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5° CORSO PER TECNICI NAZIONALI DELLA FIT CON VALORE DI ALLENATORE DI QUARTO LIVELLO EUROPEO CONI - FIT Anno 2008 PROJECT WORK Effetti di diverse tipologie di allenamento tennistico sulle capacità condizionali specifiche e sulla flessibilità in giovani atleti adolescenti Autori: Lilly Raffa e Giovanni Giordano Supervisore: Prof. Claudio Mantovani Roma, 19- 20 novembre 2008

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5° CORSO PER TECNICI NAZIONALI DELLA FIT CON VALORE DI ALLENATORE DI QUARTO LIVELLO EUROPEO CONI - FIT

Anno 2008

PROJECT WORK

Effetti di diverse tipologie di allenamento

tennistico sulle capacità condizionali

specifiche e sulla flessibilità in giovani

atleti adolescenti

Autori: Lilly Raffa e Giovanni Giordano

Supervisore: Prof. Claudio Mantovani

Roma, 19- 20 novembre 2008

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ABSTRACT Data la stretta e sempre più evidente connessione tra il tennis di vertice e

l’allenamento giovanile, già dalle prime fasi dell’ avviamento, ma soprattutto nel

settore della costruzione per l’alto livello, il presente lavoro ha avuto come

finalità generale quella di descrivere il quadro di riferimento attuale della

metodologia dell’ insegnamento e il modello prestativo del tennista di alto livello,

per specificare poi gli obiettivi, con questo interrelati, al centro della nostra

discussione.

Pertanto abbiamo indagato, mediante la somministrazione di una batteria di test

e mirate rilevazioni statistiche, gli effetti di due diverse metodologie di

allenamento tennistico sull’incremento delle capacità condizionali specifiche e

della flessibilità in giovani tennisti adolescenti.

Da tale ricerca si è evinto che, tra i campioni di riferimento presi in

considerazione, il gruppo di lavoro che ha svolto una quantità di allenamento a

sfondo prettamente tecnico-tattico dentro il campo da tennis non ha mostrato

incrementi significativi nei vari test, se non in quello di Cooper per la resistenza

organica; mentre l’altro gruppo, il quale ha svolto una quantità di allenamento

superiore a carattere fisico-atletico fuori dal campo, ha rivelato variazioni

relative alle prove di velocità, resistenza e mobilità.

A conclusione di ciò si è potuto ipotizzare un potenziale tipo di allenamento

integrato in maniera ottimale tra le due metodologie, con una percentuale

maggiore di allenamento per la resistenza da effettuare in maniera specifica

dentro il campo da tennis.

Ringraziamenti

Ringraziamo sentitamente il direttore della Scuola Nazionale Maestri dott.

Roberto Lombardi, il prof. Santini, lo staff docente e il nostro tutor prof. Claudio

Mantovani.

Ringraziamo inoltre lo staff tecnico della Bologna Tennis Academy e del Circolo

Tennis Palermo per la professionalità e la competenza dimostrate nella

collaborazione alla somministrazione dei test e all’ implementazione delle

metodologie d’ allenamento proposte nel progetto.

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SOMMARIO

ABSTRACT Pag. 2 RINGRAZIAMENTI Pag. 2 INTRODUZIONE Pag. 4 1. IL QUADRO DI RIFERIMENTO Pag. 6 1.1. L’ orientamento attuale della metodologia dell’insegnamento Pag. 6 1.2. Il modello funzionale del tennista Pag. 7 1.2.1. La rapidità Pag. 8 1.2.2. La forza Pag. 9 1.2.3. La resistenza Pag. 11 1.2.4. La mobilità articolare Pag.12 2. IL CONTESTO: ANALISI DELLA PROBLEMATICA E DEFINIZIONE DELLE DIMENSIONI DEL PROBLEMA Pag. 13 2.1. Fasi propizie all’allenamento delle capacità condizionali, della flessibilità e di alcune capacità coordinative e all’apprendimento motorio della tecnica sportiva Pag. 13 2.2. Analisi della letteratura Pag. 15 3. METODOLOGIA Pag. 16 3.1. Tema d’indagine e ipotesi della ricerca Pag. 16 3.2. Campioni di riferimento Pag. 17

3.3. Descrizione quantitativa dei tipi di allenamento Pag. 17 3.4. Materiali e metodi della valutazione Pag. 18 3.4.1. Batteria dei test Pag. 19 4. ELABORAZIONE DEI DATI Pag. 21 4.1. Risultati dei test Pag. 21 4.2. Analisi dei risultati Pag. 24 4.3. Problematiche e precisazioni Pag. 24 5. CONCLUSIONI E ULTERIORI IPOTESI Pag. 25 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Pag. 27

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INTRODUZIONE

Considerando gli ultimi decenni, nel settore giovanile la quantità

dell’allenamento ha continuato ad aumentare in maniera esponenziale,

tendendo verso una specializzazione precoce ( soprattutto dai 10 anni in su ),

senza troppa cura per l’individualizzazione nel processo d’apprendimento, nel

rispetto di ogni persona e della propria specificità. L’aspetto competitivo ha

preso sempre più piede, per cui la qualità della proposta didattica assume

un’importanza quasi assoluta ai fini dell’efficienza e dell’efficacia nel

raggiungimento degli obiettivi di apprendimento individuali.

Gli addetti ai lavori hanno il duplice compito, da una parte,di fornire i giusti input

mediante l’implementazione di strategie operative mirate a rispondere a

domande quali “Chi è il soggetto discente (allievo)?”, “Quale compito specifico

vuole essere in grado di effettuare (abilità target)?” e “In quale ambiente

particolare vuole realizzare tale abilità (contesto target)?”, prendendo in esame

preliminarmente elementi relativi alle caratteristiche dell’allievo, del compito e

del contesto, per poi fissare gli obiettivi di apprendimento; dall’altra, di

strutturare e potenziare l’esperienza d’apprendimento motorio, integrandola con

valutazioni appropriate e l’uso di feedback.

In età compresa tra zero e undici anni si verifica lo sviluppo delle capacità

coordinative, in concomitanza con l’acquisizione di una stragrande gamma di

esperienze cognitive e motorie. Queste considerazioni hanno rilevanza in

materia di apprendimento di gesti ad elevata complessità tecnica, come nello

specifico del tennis, mettendo altresì in risalto l’incidenza dell’intervento

educativo nell’età evolutiva, quando esiste ancora la cosiddetta “plasticità

neuronale”, ossia la possibilità di sviluppare potenzialmente alcune vie

neuronali finalizzate all’esecuzione ottimale del movimento.

La specializzazione precoce, utilizzando soltanto la componente tecnica ed

energetica del movimento come metodo prioritario per lo sviluppo delle abilità

motorie, determina un incremento notevole delle prestazioni nelle fasi iniziali,

cui seguono però una stagnazione e una successiva caduta della performance;

e, come conseguenza di tutto ciò, l’interruzione anticipata dell’attività sportiva

per demotivazione.

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La filosofia del minitennis e la relativa proposta didattica fungerebbero da

deterrente contro ogni cattiva o eccessiva sollecitazione nei confronti della

motricità infantile, grazie ai principi di multilateralità, multiformità e

progressività, che includono anche i tempi personalizzati di apprendimento di

ogni bambino, nella direzione di un’attività motoria polivalente e variegata, che

si ponga come obiettivi primari lo sviluppo parallelo e contemporaneo delle

qualità psico-fisiche del bambino e l’arricchirlo di più schemi motori nel periodo

di avviamento (5-7 anni) per dotarlo dei pre-requisiti tecnici, ma che si

specializzi già da subito e nel giusto modo in quello successivo di pre-

perfezionamento (8-10 anni), ponendo le basi per lo sviluppo tecnico vero e

proprio. Nell’ottica di un approccio multilaterale, la tecnica specifica viene

utilizzata come mezzo per favorire la crescita motoria (soprattutto tra i 6 e i 12

anni, quando il bambino è caratterizzato dalla massima voglia di apprendere) e

preparare il processo di specializzazione futura con risultati a lungo termine.

Partendo dall’ipotesi che giocando di più a tennis si producano negli atleti in età

post-puberale degli adattamenti con conseguente incremento di alcune capacità

condizionali e della mobilità di alcune articolazioni, l’obiettivo del presente

lavoro è quello di rilevare e valutare gli effetti di diverse metodologie di

allenamento tennistico sullo sviluppo di tali capacità, mediante:

• La verifica dei livelli di sviluppo delle capacità condizionali specifiche di

due gruppi di giovani tennisti adolescenti di entrambi i sessi.

• La valutazione, in termini di effetti sullo sviluppo delle capacità

condizionali specifiche, dell’efficacia di due diverse tipologie di

allenamento tennistico.

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1. IL QUADRO DI RIFERIMENTO

1.1. L’ orientamento attuale della metodologia dell’insegnamento

I canoni tradizionali di insegnamento fanno capo ad un approccio tecnico o

technical approach (T.A.) di tipo “molecolare”. Una metodologia di tipo analitico,

con una struttura a carattere piramidale, alla cui base si trova la tecnica intesa

come obiettivo primario di apprendimento; mentre la tattica e la strategia sono

al vertice come punto di arrivo (risoluzione di un compito tecnico, poi tattico,

infine strategico).

I canoni moderni di insegnamento invece sostengono un approccio basato sul

gioco o game based approach (G.B.A.) di tipo “olistico”. Un metodo globale

secondo il quale l’insegnamento è considerato come una struttura unitaria, a

carattere circolare, in cui i vari elementi (strategia, tattica, tecnica) confluiscono

sin dal principio in percentuali via via diverse. Tattica e strategia costituiscono

gli obiettivi primari di apprendimento, mentre la tecnica è un aspetto da

sviluppare nel contesto del gioco e non precedentemente.

L’evoluzione della didattica ha portato all’ integrazione dei due approcci nella

strutturazione delle esperienze di apprendimento: serie di ripetizioni a blocchi

(aspetto tecnico-motorio) ma con principi tattici, cioè proposte in situazioni

target, verosimili, vicine alla gara (aspetto cognitivo) e non standardizzate.

Nel quadro delle nuove frontiere metodologiche, dopo una prima fase (4-8 anni)

in cui si adotta un approccio integrato (T. A. + G. B. A.) utile allo sviluppo delle

capacità motorie e cognitive, si dovrebbe passare nelle fasi successive a quello

basato sul gioco, perché migliora l’apprendimento di esse.

(Seminario di aggiornamento “Strategia e tattica” F.I.T. 2006)

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1.2. Il modello funzionale del tennista Il tennis è un gioco ad elevato contenuto tecnico e quindi necessita a livello

fisiologico di un’elevata coordinazione neuromuscolare nell’esecuzione dei

movimenti; inoltre, a livello agonistico richiede una chiara visione del gioco,

dunque capacità strategiche contestuali alla situazione di gara.

E’ necessario tenere in conto questi ed altri elementi, come ad esempio l’analisi

dello svolgimento medio di un incontro di tennis e quali sono le richieste bio-

energetiche in funzione della durata e del tipo di azioni di gioco, identificandone

le situazioni più ricorrenti, nell’analisi del modello prestativo del tennista, al fine

d’impostare una corretta pianificazione del lavoro fisico-atletico fuori e dentro il

campo. Dallo studio degli elementi peculiari della prestazione, si evince che

l’atleta durante il match impiega più della metà del tempo in pause di gioco

(cambi campo, pause tra i punti…) ed il resto in attività fisica vera e propria.

Il tipo di gara che questi deve sostenere pone richieste di impegni muscolari

caratterizzati da alta intensità e breve durata, combinati con altrettanto brevi

periodi di recupero (la durata media di un punto è inferiore a 15’’). Tuttavia

l’alternanza tra tempi di lavoro e tempi di recupero è altamente variabile e

coinvolge diversi gruppi muscolari. Il rapporto tra volume e densità del carico

riveste un’ importanza notevole nella progettazione di programmi di

condizionamento fisico per i tennisti. Tutti motivi per i quali l’allenamento per il

tennis è complesso.

Le caratteristiche delle azioni di gioco sebbene molteplici possono essere

identificate principalmente come:

• Azioni di velocità e rapidità

• Azioni di esplosività

Questi tipi di azioni si susseguono con tempi e in modi casuali, richiedendo

impegni di forza notevoli e una considerevole capacità di resistenza organica

specifica, che in uno sport di situazione, “open skill” e aciclico come il tennis è

di tipo aerobico- anaerobico alattacido alternato.

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Pertanto le qualità fisiche fondamentali del tennista risultano essere:

• La rapidità

• La forza esplosiva ed esplosivo- elastica

• La resistenza organica specifica

1.2.1. La rapidità

La rapidità può essere attribuita sia alle capacità condizionali che a quelle

coordinative (per la sua dipendenza sia dalla forza che dal sistema nervoso), e

consiste nella capacità di eseguire azioni motorie nel minor tempo possibile.

Riferita ai giochi sportivi, è una qualità complessa composta da varie capacità

psicofisiche quali:

Rapidità di percezione (delle situazioni di gioco e delle loro variazioni)

Rapidità di anticipazione (mentale dello sviluppo successivo del gioco e

del comportamento dell’avversario)

Rapidità di presa di decisione (di scelta tra più azioni possibili)

Rapidità di reazione (a situazioni imprevedibili)

Velocità di movimento ciclica e aciclica (senza l’ attrezzo di gioco)

Rapidità di azione semplice (con l’ attrezzo di gioco, in situazioni di gara)

Rapidità di azione complessa (capacità di agire durante la partita

efficacemente integrando tutte le qualità cognitive, tecnico- tattiche e

condizionali)

Le forme pure, dipendenti dal sistema nervoso centrale e da fattori genetici,

sono la capacità di reazione (ad uno stimolo nel minor tempo possibile), la

rapidità d’azione semplice o coordinazione rapida (aciclica: esecuzione di un

gesto unico) e la rapidità di frequenza (ciclica: esecuzione di movimenti ripetuti

alla stessa velocità).

Le forme complesse, con elevata componente di forza o esecuzione di lunga

durata, sono invece costituite dalla rapidità di forza o forza rapida (capacità di

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impartire l’ impulso più elevato di forza possibile) e dalla resistenza alla forza

rapida (capacità di opporsi alla diminuzione della velocità).

A noi interessa la rapidità o velocità d’azione complessa, relativa sia ai

processi cognitivi di presa ed elaborazione dell’informazione, sia all’esecuzione

di gesti tecnico- tattici appropriati e adeguati alla situazione di gioco, controllati

in maniera individuale dal punto di vista emotivo e motivazionale.

La forza muscolare condiziona l’ ampiezza dei movimenti e ciò è importante nei

giochi sportivi caratterizzati da movimenti aciclici, che richiedono velocità di

spostamento (che dipende anche e soprattutto dalla padronanza della tecnica

di movimento specifica) e capacità di accelerazione e decelerazione, sia di

tutto il corpo che di alcune parti di esso. Nel tennis, in relazione alle

caratteristiche degli spostamenti e agli spazi molto contenuti in cui avvengono,

tale capacità ha bisogno di essere incrementata attraverso mezzi tecnici di

allenamento diversi (ad esempio prove di esplosività e accelerazione su 5 –

15 m a navetta con cambi di direzione), in quanto consente di adattarsi

immediatamente a situazioni di gioco imprevedibili.

La velocità di esecuzione di movimenti complessi, poiché dipendente da fattori

sia muscolari che nervosi (qualità delle fibre muscolari e rapidità di trasmissione

degli impulsi) può essere incrementata dal perfezionamento del gesto tecnico e

della coordinazione, sviluppando al contempo la forza reattivo-elastica e

migliorando la capacità di anticipazione motoria.

1.2.2. La forza

Nei vari sport la forza non si presenta mai nella sua forma “pura”, bensì

combinata; per cui si parla di manifestazioni della forza o espressioni di forza

speciale, tipiche di uno sport.

Le tre forme principali sono la forza massimale, la forza rapida e la resistenza

alla forza. La prima è quella che meno interessa il nostro modello funzionale, e

funge soprattutto da base su cui far sviluppare la forza rapida ed esplosiva

(specifica della nostra disciplina).

L’esplosività è una qualità fisica che coinvolge in gran percentuale il sistema

nervoso (velocità di contrazione muscolare nell’ esecuzione di un movimento) e

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che tanto più è sviluppata nel tennista tanto più renderà il suo gioco incisivo ed

efficace. Se si pensa all’importanza del servizio come chiave di volta di un

incontro, s’intuisce la necessità di inserire largamente nella programmazione

metodiche di accrescimento di tale qualità sia per gli arti inferiori che per gli arti

superiori.

La forza esplosiva, come ad esempio la forza di lancio o la forza di salto, è un

tipo di forza massima dinamica, ma anche rapida, caratterizzata da una

contrazione muscolare concentrica e il più potente possibile, che permette di

spostare un carico (anche semplicemente il corpo stesso) alla massima velocità

e in un tempo minimo (0- 3’’). La forza esplosivo- elastica è invece un tipo di

forza reattiva data da un lavoro muscolare eccentrico- concentrico, che sfrutta

la componente di restituzione elastica dei muscoli (stiffness). Queste capacità

sono interrelate con la forza rapida (6’’- 10’’) soprattutto nei movimenti che

implicano accelerazioni (salti, scatti…) e decelerazioni (cambi di direzione…)

improvvise.

Lo sviluppo della forza, così come quello della velocità, deve essere

caratterizzato da un’ elevata specificità.

Sarebbe bene che ogni allenamento della forza fosse accompagnato da un

parallelo programma di allungamento, per abbassare il “tono” muscolare (livello

di tensione del muscolo) e diminuire i tempi di recupero, nonché per evitare

traumi e prevenire infortuni, causati dall’ eccessivo accorciamento dei muscoli.

Bisognerebbe pure fare attenzione allo sviluppo armonico sia dei muscoli

agonisti (interessati nel movimento specifico) che antagonisti, evitando un

allenamento unilaterale e incompleto, che potrebbe contribuire a determinare

vizi posturali e apportare modificazioni dell’ equilibrio tra le forze muscolari che

fanno capo ad un’ articolazione, alterandone la posizione fisiologica, all’ origine

di fenomeni degenerativi da usura.

Allungare in precedenza gli antagonisti rende più efficace il potenziamento degli

agonisti.

Per queste ragioni ogni allenamento della forza speciale deve essere preceduto

da un allenamento generale ed accompagnato da uno complementare, volto ad

evitare la formazione di squilibri muscolari.

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1.2.3. La resistenza

Si potrebbe definire come la qualità che consente di minimizzare gli effetti

dell’affaticamento dell’organismo e di tutte le sue parti.

Una buona efficienza cardio-vascolare e respiratoria può rendere l’atleta

capace di svolgere più quantità di lavoro, favorendo il recupero e velocizzando il

ripristino delle fonti energetiche, poiché legata alla capacità di resistenza

aerobica (disponibilità a resistere nel tempo senza prematuri sintomi di

affaticamento ad uno sforzo di media o alta intensità) e al metabolismo dei

grassi, che impedisce l’impiego dei carboidrati nel rifornimento energetico,

essenziali nel tipo di impegno richiesto dallo specifico tennistico. Ma bisogna

tener conto che un eccessivo orientamento verso l’allenamento di tipo aerobico,

con l’adattamento muscolare che ne consegue, conduce inevitabilmente al

decadimento delle altre qualità neuro-muscolari, decisamente più importanti per

la prestazione del tennista. Nonostante l’organismo sia sottoposto a stress

cardiaco, la maggior parte delle azioni motorie specifiche è di tipo esplosivo.

Poiché queste ultime dipendono dalla funzionalità del sistema anaerobico,

nasce l’esigenza di far coesistere positivamente e sviluppare qualità aerobiche

e anaerobiche mediante lavori con variazioni di ritmo cardiaco. La resistenza

aerobica interviene dunque soprattutto come meccanismo di recupero

energetico e non nel lavoro, risultando importante come base su cui poggiare le

successive forme di allenamento finalizzato (forza, rapidità, tecnica e tattica).

Mentre va’ curata maggiormente la resistenza specifica (capacità di produrre

per tempi lunghi movimenti che coinvolgono solo alcuni distretti muscolari) della

nostra disciplina sportiva, di tipo anaerobico alattacido, soprattutto integrando

nel campo da tennis il lavoro atletico con quello tecnico-tattico (metodo

intervallato). Essa comporta l’ utilizzazione esclusiva dei depositi di glicogeno

presenti nei muscoli (glicolisi anaerobica: combustione degli zuccheri in

assenza di ossigeno) e ciò permette, con lo svuotamento di tali depositi, una

supercompensazione molto marcata. Il sistema anaerobico alattacido funziona

entro i 10’’, oltre i quali entra in gioco quello lattacido e si parla di resistenza alla

velocità (tra i 10’’ e i 40’’). Quindi si tratta di un tipo di resistenza di breve durata

e alta intensità. È da evitare un uso spropositato del lavoro lattacido in quanto

altamente stressante e fonte di esaurimento delle risorse energetiche

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dell’organismo. Un’ atleta più resistente possiede non solo uno stato di fitness

migliore ma soprattutto una capacità di lavoro e una lucidità mentale e tecnico-

tattica ottimali sia in allenamento che in partita.

1.2.4. La mobilità articolare

La mobilità articolare si pone ad un livello intermedio tra capacità coordinative

e condizionali, dipendendo dalla struttura osteoarticolare (struttura anatomica)

e dal sistema nervoso che regola il tono muscolare (capacità di allungamento

dei muscoli deputati al movimento). Essa risulta fondamentale per la corretta

esecuzione di gesti tecnici (efficienza e possibilità di utilizzare le articolazioni

nell’interezza delle loro capacità di movimento) e per la prevenzione da

eventuali danni muscolari e articolari. E’ la qualità fisica che tende ad

invecchiare prima delle altre ed è condizionata fortemente dal lavoro svolto

(l’uso parziale dell’articolazione nel tempo provoca un adattamento che

comporterà un limite articolare), per cui sarebbe opportuno prevedere attività

specifica di mobilità e allungamento sin da giovani, che riguardi soprattutto

movimenti di oscillazione, circonduzione e flesso - estensione.

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2. IL CONTESTO: ANALISI DELLA PROBLEMATICA E DEFINIZIONE DELLE DIMENSIONI DEL PROBLEMA

2.1. Fasi propizie all’allenamento delle capacità condizionali, di alcune capacità coordinative e

all’apprendimento motorio della tecnica sportiva

Le forme principali di sollecitazione motoria costituite da forza, velocità,

resistenza, mobilità articolare e capacità coordinative sono i presupposti

fondamentali per l’apprendimento e la realizzazione di azioni motorie fisico-

sportive. Non esiste alcun movimento esclusivamente coordinativo o

condizionale, ma prevalentemente di un tipo o dell’altro, soprattutto nei giochi

sportivi, in cui l’interazione tra condizione fisica e abilità tecnica diventa un

punto cardinale verso cui far convergere tutte le componenti dell’allenamento;

mentre l’integrazione tra queste risulta un obbligo metodologico. Alcuni gesti

sono impossibili senza un adeguato livello di forza ma anche senza un

altrettanto adeguato livello tecnico. Il miglioramento tecnico-tattico dell’atleta

non può prescindere dalla componente coordinativa né da quella condizionale.

L’incremento di tutte queste capacità deve sempre e necessariamente essere riferito al modello di prestazione. Inoltre, più è elevato il livello di

qualificazione dell’atleta più è specifico l’intervento atto a migliorare le qualità

fisiche richieste dal compito. Per cui molte esercitazioni potranno essere

tecnico-tattiche con finalità condizionale, mentre attività a carattere più generale

riguarderanno il recupero e la rigenerazione. Un po’ diverso è l’approccio con i

giovani in cui prevale la ricerca del miglioramento progressivo di forza, velocità,

resistenza e mobilità, senza però mai perdere di vista la specificità

dell’allenamento e senza eccedere nella scelta di lavori che incrementino

qualità di scarso interesse per il tennis.

Le capacità condizionali o organico-muscolari possono e devono essere

allenate correttamente sin dall’infanzia, tenendo presenti le varie “fasi sensibili” o “sensitive” dello sviluppo giovanile (periodi della crescita

favorevoli al loro incremento) e le varie metodologie di allenamento a

disposizione per la proposta di lavori adeguati.

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La capacità di orientamento è l’unica capacità coordinativa che si struttura

completamente soltanto dopo i 12 anni, al contrario di altre (equilibrio, ritmo,

reazione) che hanno scarsissime possibilità di sviluppo oltre quest’ età. Mentre

le capacità condizionali trovano poca rispondenza in età infantile, eccetto la

rapidità, che tra gli 8 e i 12 anni gode del momento di massimo sviluppo e può

essere allenata sotto diversi aspetti anche in seguito (come abbiamo detto, si

tratta di una capacità complessa); in particolare tra i 12 e i 14 anni si può

incrementare la rapidità esecutiva.

Nella prima fase puberale (generalmente intorno ai 10-11 anni per le femmine,

12-13 anni per i maschi) diminuisce la capacità di coordinazione, peggiora il

rapporto peso-forza a causa dell’aumento di statura e peso e, nei maschi,

aumentano la massa muscolare e la forza. Questa risulta essere l’ età ideale

per allenare in modo ottimale i fattori condizionali.

Nella seconda fase puberale o inizio dell’adolescenza (12-13 anni per le

femmine, 14-15 per i maschi), al completamento della crescita in altezza e

all’armonizzazione di tutte le funzioni organiche consegue la migliore capacità

di dosare l’impiego delle forze nel movimento dunque una maggiore scioltezza

durante l’esecuzione tecnica. Questa è l’ età da sfruttare per il perfezionamento

della tecnica specifica e l’acquisizione delle capacità condizionali ad essa

collegate.

Nel pieno dell’adolescenza (14-15 anni per le femmine, 16-18 per i maschi) le

competenze coordinative acquisite possono essere utilizzate in modo variato e

la capacità di coordinazione riceve un’impronta individuale.

Le capacità motorie, in quanto fattori che intervengono sulla prestazione,

possono essere migliorate, educate e trasformate attraverso varie forme di

movimento. Esse sono molteplici e facenti parte di un processo unitario, fatto di

interscambi importanti ai fini della distribuzione dei carichi di lavoro nella

programmazione. Il loro incremento è strettamente legato al fattore tecnico-

tattico (ad esempio lo sviluppo della velocità di base deve corrispondere alla

parallela abilità tecnica di trasformare tale capacità in velocità di gioco) per cui

si propina a tale scopo l’integrazione del lavoro fisico e tecnico-tattico.

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In particolare, nel periodo dello sviluppo che interessa il presente lavoro (fase

di costruzione per l’alto livello), tra i 12 e i 17- 18 anni, si verifica un graduale e

sempre maggiore dinamismo della tecnica, fino ad arrivare

all’automatizzazione dei gesti e ad una coordinazione a disponibilità variata,

per cui si può lavorare in maniera ottimale sul miglioramento delle abilità

tecnico- tattiche e delle capacità condizionali specifiche.

2.2. Analisi della letteratura

Temi analoghi o simili quali lo sviluppo delle capacità coordinative e

condizionali in età giovanile correlate allo specifico tennistico sono stati trattati

e affrontati da precedenti lavori di altri colleghi. Si citano ad esempio i project

works di Altomare- Carlone- Pellegrino “Incidenza del training coordinativo

sulla velocità nei tennisti U16”, Carnovale- Paolisso- Rossi “Valutazione delle

caratteristiche condizionali in atleti nazionali giovanili di tennis”, Dell’Aversana-

Guglielmi- Guglielmi “Presentazione di un metodo innovativo per l’allenamento

dell’equilibrio nei giovani tennisti”, Panella “Definizione di circuiti tecnici

specifici nella formazione del tennista. Possibilità di sviluppo del potenziale

motorio attraverso circuiti tecnici specifici”.

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3. METODOLOGIA

3.1. Tema d’indagine e ipotesi della ricerca

Il presente lavoro intende assumere un aspetto sperimentale, procedendo su

una strada inversa all’usuale, ovvero proponendosi d’indagare su un

argomento quale l’incidenza e gli effetti di diverse tipologie di allenamento

tennistico sullo sviluppo delle capacità condizionali specifiche e della

flessibilità in giovani atleti adolescenti di ambedue i sessi, al fine di

verificare se una quantità notevole di allenamento prevalentemente a carattere

tecnico- tattico svolto in campo apporti variazioni e/o incrementi significativi

delle capacità specifiche del tennista in età giovanile.

Le due diverse metodologie di allenamento qui interessate saranno nominate

come:

o Tennis a orientamento condizionale ( T.O.C. ) o Tennis a orientamento tecnico- tattico ( T.O.T. )

Tali denominazioni sono determinate dall’ aspetto quantitativo delle stesse

metodologie, secondo cui la prima (T.O.C.) ha un considerevole volume di

allenamento fisico a carattere condizionale svolto fuori dal campo, mentre la

seconda (T.O.T.) contiene più lavori specifici a carattere tecnico- tattico svolti in

campo.

Queste due tipologie di allenamento verranno poi comparate a supporto o

smentita dell’ipotesi di partenza secondo la quale l’una o l’altra influiscano

maggiormente sullo sviluppo delle capacità sopraccitate.

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3.2. Campioni di riferimento

Descrizione dei gruppi

o Gruppo sottoposto alla metodologia di allenamento T.O.C.:

formato da 9 soggetti di entrambi i sessi in età compresa tra i 13 e i 17 anni

appartenenti al C.T. Palermo

o Gruppo sottoposto alla metodologia di allenamento T.O.T.:

formato da 7 soggetti di entrambi i sessi in età compresa tra i 12 e i 17 anni

appartenenti alla B.T.A. ( Bologna Tennis Academy )

Analisi delle differenze

Quantità ore dedicate all’allenamento fisico-atletico

Quantità ore dedicate all’allenamento tecnico- tattico

3.3. Descrizione quantitativa dei tipi di allenamento

Sulla base dell’osservazione di una settimana tipo di allenamento, è stato

rilevato un monte ore medio così distribuito:

GRUPPO T.O.T.

- Da 2 a 4 ore resistenza anaerobica e resistenza alla velocità (in campo)

- Da 2 a 5 ore forza rapida ed esplosivo-elastica (in campo)

- Da 4 a 6 ore tecnica dei colpi e gioco di gambe (in campo)

- Da 8 a 14 ore esercitazioni tecnico- tattiche simili alla gara e match

d’allenamento

- Da 3 a 5 ore allenamento della flessibilità e rigenerazione

- Da 4 a 5 ore preparazione atletica

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GRUPPO T.O.C.

- Da 7 ore e mezzo a 9 ore di preparazione atletica così suddivisa:

- 1 ora di resistenza aerobica;

- Da 2 a 3 ore resistenza anaerobica e resistenza alla velocità;

- Da 2 a 3 ore forza rapida ed esplosivo-elastica;

- Da 2 a 3 ore allenamento della flessibilità e rigenerazione.

- Da 10 a 12 ore di tennis con esercitazioni a carattere condizionale

specifico ed esercitazioni tecnico-tattiche, simili alla gara e match di

allenamento.

3.4. Materiali e metodi della valutazione

La valutazione è stata effettuata mediante la somministrazione in due sessioni

di una batteria di test motori atti a misurare le capacità condizionali specifiche

per il tennis (forza rapida, forza esplosiva ed esplosivo-elastica, resistenza

organica, mobilità delle anche e del tronco).

La prima sessione è stata collocata temporalmente in luglio, al fine di assumere

dati oggettivi circa la situazione di partenza dei soggetti appartenenti ai gruppi

presi in esame in relazione alle capacità da misurare.

Mentre la seconda sessione, in ottobre, ha assolto il compito di comparare sia i

dati iniziali con quelli finali di ognuno dei due campioni di riferimento considerati

individualmente, sia i dati finali dei due gruppi a seguito dell’ applicazione di

approcci metodologici tendenzialmente opposti o comunque differenti.

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3.4.1. Batteria dei test

Prove effettuate in entrambi i periodi considerati

Salto in lungo da fermo senza contro movimento

Obiettivo: misura della forza esplosiva degli arti inferiori

Eseguito da dietro la linea di fondo del campo da tennis

Esecuzione: balzo da fermo con posizione delle gambe piegate a 90°

senza nessun contro movimento prima dello stacco dei piedi da terra

Migliore prova su tre tentativi

Salto in lungo da fermo con contro movimento

Obiettivo: misura della forza esplosivo-elastica degli arti inferiori

Eseguito da dietro la linea di fondo del campo da tennis

Esecuzione: balzo da fermo con posizione delle gambe piegate a 90° e

leggero contro movimento prima dello stacco dei piedi da terra

Migliore prova su tre tentativi

Lancio palla zavorrata 2 kg

Obiettivo: misura della forza esplosiva degli arti superiori

Eseguito da seduti, gambe incrociate, schiena ritta appoggiata ad una

parete, braccia al petto

Esecuzione: lancio esplosivo in avanti

Misurazione dalla linea delle ginocchia

Migliore prova su tre tentativi

Sprint 20 m

Obiettivo: misura della forza veloce

Eseguito nel campo da tennis (spazio esterno laterale al corridoio)

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Esecuzione: scatto alla massima velocità

Media tra due cronometristi (uno all’inizio e uno alla fine del tracciato)

Migliore prova su tre tentativi

Navetta a ventaglio

Obiettivo: misura della forza rapida

5 coni distanti ognuno 4 m dal centro nel perimetro dell’area del

fondocampo

Esecuzione: effettuare alla massima velocità spostamenti di andata e

ritorno per ogni birillo passando dal centro dopo ogni toccata

Migliore prova su tre tentativi

Test di Cooper 12’

Obiettivo: misura della resistenza organica

Esecuzione: corsa a velocità sostenuta e costante

Sit and reach

Obiettivo: misura della mobilità delle anche e del tronco

Misurato oltre o entro le punte dei piedi in posizione a martello

Esecuzione: seduti, gambe distese, braccia in alto distese, flettere il

busto in avanti fin dove possibile, senza piegare le ginocchia

Nella somministrazione dei test e nell’implementazione delle due metodologie si

è tenuto conto principalmente del periodo interessato (periodo pre-gara e di

gara). Ciò soprattutto per quanto attiene al rapporto tra i carichi di lavoro e i

tempi di recupero nelle singole sedute di allenamento e al dosaggio tra i giorni

di carico e di scarico alternati nell’ambito di ogni microciclo, in funzione della

loro vicinanza alla gara.

21

4. ELABORAZIONE DEI DATI

L’elaborazione dei dati raccolti è stata effettuata mediante l’ analisi descrittiva

dei test d’ingresso e finali dei due campioni di riferimento presi separatamente,

nella quale sono stati calcolati:

- Media

- Deviazione standard

- Valore minimo

- Valore massimo

- Range

E mediante il confronto dei risultati ottenuti utilizzando l’ analisi della varianza

come strumento statistico a nostra disposizione per analizzare le differenze tra i

risultati dei test d’ingresso e finali di ogni gruppo preso singolarmente.

Inoltre, il calcolo dei coefficienti di correlazione è servito a stabilire le relazioni

tra le variabili esaminate (cioè le capacità specifiche) in ogni batteria di test

effettuata (iniziale e finale gruppo T.O.T., iniziale e finale gruppo T.O.C.).

(Vedi allegati fogli di lavoro Excel)

4.1. Risultati dei test

Nelle due pagine seguenti sono riportate le tabelle illustrative con i risultati

dell’analisi della varianza effettuata tra le batterie di test iniziale e finale del

gruppo T.O.T. (Tab. 1) e le batterie di test iniziale e finale del gruppo T.O.C.

(Tab. 2), della quale sono stati peraltro evidenziati i dati maggiormente

significativi.

Tale analisi è stata componente essenziale e determinante i risultati e le

conclusioni del nostro lavoro.

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GRUPPO T.O.T. Valori del p (differenza) nel t-test tra la valutazione iniziale e quella finale Tab. 1

TEST

p

Lungo da fermo

senza contro movimento

Ns

Lungo da fermo

con contro movimento

Ns

Lancio palla zavorrata 2 kg

Ns

Sprint 20 mt

Ns

Navetta a ventaglio

5 x 4 mt

Ns

Test di Cooper 12’

0,008

Sit and reach

Ns

23

GRUPPO T.O.C. Valori del p (differenza) nel t-test tra la valutazione iniziale e quella finale Tab. 2

TEST

p

Lungo da fermo

senza contro movimento

Ns

Lungo da fermo

con contro movimento

Ns

Lancio palla zavorrata 2 kg

Ns

Sprint 20 mt

0,02

Navetta a ventaglio

5 x 4 mt

0,008

Test di Cooper 12’

0,0005

Sit and reach

0,001

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4.2. Analisi dei risultati Nel gruppo tennistico al quale è stata somministrata una procedura di

allenamento di tipo tecnico- tattico, denominato T.O.T., la sola differenza

statisticamente significativa è stata rilevata nel test di Cooper per la

misurazione della resistenza organica (vedi tab. 1 , pag. 22).

Invece, nel gruppo tennistico ad orientamento prevalentemente condizionale,

denominato T.O.C., sono emerse differenze nella prova di sprint sui 20 mt,

nella prova della navetta a ventaglio, nel test di Cooper e nel test Sit and reach

che misura la mobilità delle anche e del tronco (vedi tab. 2, pag. 23).

Confrontando i risultati dei due gruppi si può inoltre constatare un valore del p

maggiore rispetto alla prova di resistenza nel gruppo T.O.T. piuttosto che nel

gruppo T.O.C. (0, 008 vs. 0, 0005).

4.3. Problematiche e precisazioni Nella somministrazione delle batterie di test sono state riscontrate alcune

problematiche, soprattutto in merito alla precisione e all’ accuratezza della

rilevazione in alcune prove, atte alla misurazione della capacità di velocità e

rapidità (sprint, navetta), poiché sprovvisti di strumenti altamente scientifici

deputati a tale compito (fotocellule).

Vi sono stati altri problemi in funzione del periodo in cui sono state effettuate le

prove attitudinali e le relative rilevazioni quantitative.

Periodo del maggior numero di competizioni in ambito giovanile, che non ha

permesso una perfetta coincidenza cronologica nella somministrazione dei test,

soprattutto di quelli iniziali, ai due campioni di riferimento.

Il numero dei soggetti esaminati è stato relativamente esiguo ma nel complesso

omogeneo rispetto agli obiettivi prefissatici (misurazione delle capacità

specifiche in età adolescenziale).

25

Le metodologie considerate in questo lavoro sono state applicate in maniera

scrupolosa soprattutto nei periodi più lontani dalle competizioni principali, con

tempi individualmente diversi, ma comunque con una continuità implicita data

dalla pianificazione annuale dell’ allenamento già in itinere.

I due gruppi in questione (T.O.C. e T.O.T.), sebbene l’uno a carattere

condizionale e l’altro a carattere tecnico- tattico hanno svolto comunque un tipo

di allenamento che nel complesso conteneva tutti gli aspetti della preparazione

del tennista, sebbene in percentuali diverse relative soprattutto alle ore

settimanali di preparazione atletica.

5. CONCLUSIONI FINALI E ULTERIORI IPOTESI

Dopo aver analizzato mediante valutazioni oggettive i due gruppi tennistici

T.O.T. e T.O.C. e averne rilevato le differenze sopradette grazie all’ analisi della

varianza, siamo giunti alle seguenti conclusioni:

1. La differenza nei risultati del test di Cooper che attesta un incremento della

resistenza organica (base essenziale della prestazione su cui costruire e

accrescere le capacità specifiche della nostra disciplina, oltre che fonte di

recupero e rigenerazione a garanzia di un percorso di allenamento a lunga

scadenza) in maniera più significativa nel gruppo a orientamento tecnico-

tattico, ci apre una strada relativamente nuova, già intravista nel campo della

teoria e metodologia dell’allenamento.

Ci fa cioè presupporre che un allenamento per la resistenza più a carattere

specifico, svolto in campo, non soltanto di tipo anaerobico alattacido, ma anche

di tipo aerobico, produca maggiori effetti di adattamento sull’ organismo dei

giovani atleti, incrementando la loro capacità di tollerare efficientemente e per

un periodo di tempo più lungo i carichi di lavoro imposti dall’ allenamento.

2. Le prove relative all’ espressione della forza rapida hanno avuto un riscontro

maggiore nel gruppo T.O.C., che ha incrementato la suddetta capacità

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soprattutto fuori dal campo, nella parte della programmazione dell’allenamento

dedicata alla preparazione fisico- atletica.

3. Da quest’ ultima considerazione si deduce la notevole e quasi preminente

importanza dell’ aspetto fisico- atletico nella programmazione dell’ allenamento.

Infine, da tutte queste conclusioni si può trarre un’ ulteriore ipotesi o

prospettiva, quale quella della necessaria e compiuta integrazione,

nell’allenamento di costruzione dei giovani tennisti, della parte tecnico- tattica e

di quella fisico- atletica poste sullo stesso piano, nella globalità della proposta

didattica, ai fini del raggiungimento del massimo livello di prestazione

individuale.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Platonov, V., (2004). L’organizzazione dell’ allenamento e dell’ attività di

gara- Teoria generale della preparazione degli atleti negli sport olimpici, Calzetti- Mariucci Editori. Schmidt, R. A., e Wrisberg, C. A., (2006). Apprendimento motorio e

prestazione- Un metodo basato su problemi reali, Roma, Società Stampa Sportiva. Weineck, J., (2001). L’ allenamento ottimale, Calzetti- Mariucci Editori.