UN CAPPELLANO BARNABITA PER IL MAUSOLEO OSSARIO … › wp-content › uploads › 2017 ›...

7
STORIA DELL’ORDINE Eco dei Barnabiti 1/2017 20 T utto ebbe inizio allorché il Cardinale Vicario per la città di Roma, Francesco Marchetti Selvaggiani († 1951), nel settembre dell’anno 1942 autorizzava i Barnabiti di San Carlo ai Catinari ad assumere la sovraintendenza spirituale del Mausoleo Ossario Gianicolense. Il P. Canobbio, a questo proposito, bene ricorda come la scelta del Go- verno di invitare proprio i Barnabiti, piuttosto che altri, era da addebitarsi al fatto che essi erano i più conosciuti per via dell’ormai famoso confratello P. Ugo Bassi: «… apostolo e martire della libertà d’Italia dei più eroici e memorandi. Nessun italiano dovrebbe ignorare che parte egli ebbe nella ge- sta del nostro Risorgimento e con che generosità sacrificò la vita a quel san- to ideale», scriveva il P. Giuseppe De Ruggiero, nel suo articolo Ugo Bassi, pubblicato a Bologna nel 1929 (p. 3). Così gli Acta in Collegio SS. Blasii et Caroli de Urbe a die 21 Septemb. 1941 ad diem 31 Oct. 1956, ne ri- portavano la notizia: «Il Giornale “Il Popolo di Roma”, in data 16 settem- bre 1942, pubblica quanto segue: “L’assistenza spirituale al Mausoleo Gianicolense. In seguito a proposta della Legione Garibaldina, il cardinal Vicario per l’Urbe ha autorizzato i RR. Padri Barnabiti della Chiesa di S. Carlo ai Catinari, ad assumere la So- vraintendenza Spirituale al Mausoleo Ossario Gianicolense. È noto come nel 1849 durante l’epica difesa roma- na quella Chiesa fosse diventata il se- polcreto degli Ufficiali Superiori della Legione garibaldina caduti in quelle giornate. Il Martire Ugo bassi è tut- t’ora venerato come confratello di quel benemerito Ordine”». Il Cancelliere, in un momento suc- cessivo, si premurò di aggiungere, a bordo pagina, una nota: «Per il servi- zio della cappellania il Governatore di Roma ha assegnato la somma di £ 500 annue: + generose offerte per ogni prestazione = poi £ 5.000 (1949)» (Acta, 16 settembre 1942, p. 41). L’ombra sua torna, ch’era dipartita… La Rassegna storica del Risorgimen- to, anno 1943, a p. 143, annotava: «ROMA. L’attività del Comitato du- rante il decorso anno fu in massima parte conseguente a quanto era stato compiuto nel 1941 in occasione del- la erezione del Mausoleo Ossario Gia- nicolense e della creazione dell’area sacra-garibaldina. Per il primo ed in seguito ad accordi intervenuti fra il Comitato, la Legione garibaldina e il UN CAPPELLANO BARNABITA PER IL MAUSOLEO OSSARIO GIANICOLENSE Sito in Via Garibaldi, 29e, il Mausoleo – ubicato a poche centinaia di metri dalla Curia Generalizia dell’Ordine dei Chierici Regolari di San Paolo e dal suo Studentato Internazionale Sant’Antonio M. Zaccaria – passa oggi inosservato perfino agli stessi Barnabiti! Ben pochi, infatti, ricordano che, seppur per una decina d’anni, furono i cappellani del Sacrario garibaldino romano, quando i resti degli ex combattenti, tolti dai sotterranei di San Carlo ai Catinari, vennero traslati nel Mausoleo dei Caduti al Verano e poi nel nuovo Mausoleo Ossario del Gianicolo, su proposta della Legione garibaldina, per celebrare la memoria di tutti i caduti nelle battaglie per Roma Capitale dal 1848 al 1870. l’austero quadriportico in travertino del Mausoleo Ossario Garibaldino in Roma

Transcript of UN CAPPELLANO BARNABITA PER IL MAUSOLEO OSSARIO … › wp-content › uploads › 2017 ›...

  • STORIA DELL’ORDINE

    Eco dei Barnabiti 1/201720

    Tutto ebbe inizio allorché ilCardinale Vicario per lacittà di Roma, Francesco

    Marchetti Selvaggiani († 1951), nelsettembre dell’anno 1942 autorizzavai Barnabiti di San Carlo ai Catinari adassumere la sovraintendenza spiritualedel Mausoleo Ossario Gianicolense.Il P. Canobbio, a questo proposito,

    bene ricorda come la scelta del Go-verno di invitare proprio i Barnabiti,piuttosto che altri, era da addebitarsial fatto che essi erano i più conosciutiper via dell’ormai famoso confratello

    P. Ugo Bassi: «… apostolo e martiredella libertà d’Italia dei più eroici ememorandi. Nessun italiano dovrebbeignorare che parte egli ebbe nella ge-sta del nostro Risorgimento e con chegenerosità sacrificò la vita a quel san-to ideale», scriveva il P. Giuseppe DeRuggiero, nel suo articolo Ugo Bassi,pubblicato a Bologna nel 1929 (p. 3).Così gli Acta in Collegio SS. Blasii

    et Caroli de Urbe a die 21 Septemb.1941 ad diem 31 Oct. 1956, ne ri-portavano la notizia: «Il Giornale “IlPopolo di Roma”, in data 16 settem-

    bre 1942, pubblica quanto segue:“L’assistenza spirituale al MausoleoGianicolense. In seguito a propostadella Legione Garibaldina, il cardinalVicario per l’Urbe ha autorizzato iRR. Padri Barnabiti della Chiesa diS. Carlo ai Catinari, ad assumere la So-vraintendenza Spirituale al MausoleoOssario Gianicolense. È noto comenel 1849 durante l’epica difesa roma-na quella Chiesa fosse diventata il se-polcreto degli Ufficiali Superiori dellaLegione garibaldina caduti in quellegiornate. Il Martire Ugo bassi è tut-t’ora venerato come confratello diquel benemerito Ordine”».Il Cancelliere, in un momento suc-

    cessivo, si premurò di aggiungere, abordo pagina, una nota: «Per il servi-zio della cappellania il Governatore diRoma ha assegnato la somma di £ 500annue: + generose offerte per ogniprestazione = poi £ 5.000 (1949)»(Acta, 16 settembre 1942, p. 41).

    L’ombra sua torna,ch’era dipartita…

    La Rassegna storica del Risorgimen-to, anno 1943, a p. 143, annotava:«ROMA. L’attività del Comitato du-rante il decorso anno fu in massimaparte conseguente a quanto era statocompiuto nel 1941 in occasione del-la erezione del Mau soleo Ossario Gia-nicolense e della creazione dell’areasacra-garibaldina. Per il primo ed inseguito ad accordi intervenuti fra ilComitato, la Legione garibaldina e il

    UN CAPPELLANO BARNABITAPER IL MAUSOLEO OSSARIO

    GIANICOLENSESito in Via Garibaldi, 29e, il Mausoleo – ubicato a poche centinaia di metri dalla CuriaGeneralizia dell’Ordine dei Chierici Regolari di San Paolo e dal suo Studentato InternazionaleSant’Antonio M. Zaccaria – passa oggi inosservato perfino agli stessi Barnabiti! Ben pochi,infatti, ricordano che, seppur per una decina d’anni, furono i cappellani del Sacrario garibaldinoromano, quando i resti degli ex combattenti, tolti dai sotterranei di San Carlo ai Catinari,vennero traslati nel Mausoleo dei Caduti al Verano e poi nel nuovo Mausoleo Ossario delGianicolo, su proposta della Legione garibaldina, per celebrare la memoria di tutti i caduti nellebattaglie per Roma Capitale dal 1848 al 1870.

    l’austero quadriportico in travertino del Mausoleo Ossario Garibaldino in Roma

  • Gover natorato, si è provveduto allacustodia permanente del Mausoleocon adatto perso nale. È stata assicu-rata altresì l’assistenza spirituale al-l’Ossario a mezzo dei RR.PP. Barna-biti della Chiesa di S. Carlo ai Catina-ri, dove, durante il periodo dellaRepubblica romana del 1849, officiòUgo Bassi. Tutti gli anniversari di datee di episodi del patriottismo romanosono stati degnamente ricordati du-rante l’anno. Dopo ripetuti sopralluo-ghi è stato delineato il perimetro del-la zona gianicolense che fu teatrodell’assedio del 1849. Si spera chequesto porti ad un maggiore interes -samento per la conservazione dellazona stessa».Il Sovraintendente Reggiani, il 5 mar-

    zo 1943, scriveva all’Eccellenza EzioGaribaldi, Comandante la Legionegaribaldina, Via Sardegna 119, Ro-ma: «Con la piena adesione del-l’Ecc.mo Vicariato dell’Urbe e conl’accettazione dei MM.RR.PP. Bar-nabiti di San Carlo ai Catinari, è stataregolarmente istituita la Cappellaniapresso il Mausoleo Ossario Giani-colense. Ne ho data comunicazio-ne alla competente Ripartizione delGovernatorato per l’erogazione del-la somma di £. 500 che l’Ecc.mo ilGovernatore stesso ebbe a disporrea favore della istituenda Cappella-nia. Cappellano al Mausoleo Ossa-rio Gianicolense è stato nominato ilP. Barnabita Enrico M. Rizzi, ViceParroco, patriota fervente, garibaldi-no di fede, valoroso ex combattentenella guerra 1914-18. Nel 1849 dal-la Chiesa di San Carlo ai Catinari, ilCappellano Maggiore della Legionegaribaldina, P. Barnabita Ugo Bassi,era solito salire sul Gianicolo perconfortare, sul campo di battaglia imoribondi, e per dare sepoltura aicaduti. Nel 1943 per iniziativa d’undegno nipote dell’Eroe, i Fratelli nel-la Fede di Ugo Bassi, dalla Chiesadi San Carlo ai Catinari, ritornanosul Gianicolo a continuare la mis-sione ereditata dal loro ConfratelloMartire. L’ombra Sua torna, ch’eradipartita…»; e davvero essa sem-brava tornare ad aleggiare sul colledel Gianicolo.

    perché proprio tu?

    Non ci volle molto tempo per or-ganizzarsi. Nello Status personarumdel 1943, tra gli incarichi affidati ai

    Padri di San Carlo ai Catinari: Manzi-ni, Borsieri, Balzarotti, Rizzi, D’Ad-derio, Maggiani e Macalli, non appa-riva ancora quello legato alla nuovaCappellania; anche se venne assun-to, provvisoriamente, dal Vice Parro-co, P. Rizzi, come attesta il trafilettoapparso su “L’Avvenire” di venerdì12 marzo 1943, che, a proposito del-la visita del Re Imperatore al Mauso-leo Ossario Gianicolense, informavacome oltre al Governatore di Roma,al Comandante della Legione gari-

    baldina Gen. Ezio Garibaldi, al suoAiutante maggiore, al Comandante laCoorte Garibaldina romana Giaco-mo Medici del Vascello, al Sovrain-tendente al Mausoleo, era presenteanche «il Cappellano del Mausoleo,Vice Parroco della Chiesa di San Car-lo ai Catinari».P. Borsieri, in quel momento Su-

    periore e Parroco di San Carlo aiCatinari, a partire dal 1943 avevainfatti delegato, come Cappellanodel Mausoleo Ossario del Gianico-

    lo, il P. Enrico Rizzi, giunto a Romail 4 novembre 1936, in sostituzionedel P. Giovanni Gurlino, trasferito aTorino.Con questa lettera del 5 marzo

    1943, Antonio Reggiani, Sovrainten-dente alla Zona Sacra Gianicolense,dava comunicazione al P. Superioredella «regolare costituzione dellaCappellania, alla IX Ripartizione delGovernatorato, ed all’Ecc. il GeneraleGaribaldi, come dalla copia della let-tera che allego alla presente. – Ag-

    giungendo: – Con l’Architetto Jaco-bucci, sto cercando di concretare ilvostro desiderio per la costruzione diun altare, anche portatile, smontabi-le, da porsi volta per volta nell’inter-no della Cripta appoggiato alla co-lonna centrale…».Oltre a quanto sottolineato dal So-

    vraintendente, che lo descriveva co-me un «patriota fervente, garibaldinodi fede, valoroso ex combattente nel-la guerra 1914-18», la scelta caddesul P. Rizzi per i meriti da lui acquisi-

    STORIA DELL’ORDINE

    Eco dei Barnabiti 1/2017 21

    SPQR. Progetto per un altare da collocarsi nelle cerimonie religiose alMonumento Ossario Gianicolense

  • ti presso l’Associazione dei CadutiGaribaldini, in quanto aveva rinve-nuto un importante documento ri-guardante la morte e sepoltura di

    Goffredo Mameli: «Dai Registri dimorte di S.M. in Monticelli che siconservavano nell’Arch. Parrocchialedi S. Carlo ai Catinari in Roma perl’anno 1849, p. 150: “Die 7 Julii1849. 39° Mamelli (sic!) Godefridusmiles Reipublicae Romanae. MamelliGodefridus Caesaris Comitis. Januen-sis Miles Legionis Garibaldi, Reipu-blicae Romanae proelia praeliandovulnere accepto ad Hospitale SsmaeTrinitatis portatus fuit, ibique Sacra-mentis Ecclesiae munitus animamSuam Creatori restituit aetatis suaeanno 21, ejusque Cadaver, prius aro-matibus conditum a me delatum fuitad Ecclesiam Sacrorum Stigmatumibique expletis funeribus caeremoniismore solemni repositum fuit ut in lo-co depositi. Ita est Joseph CappelliParochus”».Non dunque nella Chiesa di S. Car-

    lo ai Catinari!, dove erano del restogià stati tumulati diversi alti Ufficiali:«in quanto negli ultimi giorni del giu-gno 1849, in seguito a violento bom-bardamento francese, la Chiesa stessaera stata in parte danneggiata; per cui

    rimase chiusa la porta principale edaperta quella secondaria, che dà sullavia di Monte della Farina. Nel 1941,lo stesso P. Rizzi aveva reso un buon

    servizio alla Commissione per il Mau-soleo, quando questa s’interessò peril rinvenimento della salma del Mag-giore Alessandro Meloni, imolese, fe-

    rito gravemente fuori porta S. Pancra-zio, il 12 giugno 1849. L’indagine fulunga e difficile anche per diversecontraddizioni, che sorgevano fraquanto aveva annotato negli Atti ilnostro P. Vercellone e altri Cronisti.Nonostante le difficoltà, si arrivò adaccertare che il Meloni era stato se-polto nella cripta della cappella Co-staguti, nella nostra Chiesa, dove le ri-cerche eseguite sul fondo tombaleportarono al rinvenimento di un ca-davere, che si riconobbe con certez-za essere quello ricercato».Gli Atti del P. Vercellone ricordava-

    no, infatti, il rito funebre per alcunimembri dello Stato maggiore dellaLegione Garibaldi: il 1° maggio 1849per il maggiore Alessandro Montalto(o Montaldo), il 5 giugno per France-sco Daverio (morto il 3 giugno nel-l’assalto alla Villa Corsini), il 16 giu-gno quelle per un altro comandantee il 26 giugno si seppellì il capitano(o generale) Gabriel-Joseph-Hippoly-te Laviron, morto il 25, comandantedella Legione straniera, costituitasi aRoma ai primi di maggio del 1849.Vi furono anche: il 13 giugno le ese-quie per il maggiore Pietro Panizzi (oPanizza), comandante del 2° Batta-glione del Reggimento Unione; il 19giugno per il capitano dei PontonieriCarlo Tavolacci (o Tavolazzi) di Peru-gia (morto al Vascello); e il 23 giu-gno per un tenente della LegioneMedici (o Battaglione VolteggiatoriItaliani). I Barnabiti dovettero occu-parsi di recuperare anche i corpi delmarchese Luciano Manara (a VillaSpada) e dell’uruguaiano di Montevi-deo Andrea Aguyar (il Moro di Gari-baldi), presso S. Maria in Trastevere,morti il 30 giugno.Nel maggio del 1851 il Cardinale

    Vicario per la città di Roma, Costan-tino Patrizi Naro Montoro († 1876),impose ai Barnabiti di rimuovere orivoltare la lapide sepolcrale del Da-verio, che nel frattempo era stata co-perta da un genuflessorio. Il 12 no-vembre 1938 fu fatta una ricognizio-ne dei resti di questi garibaldini e il5 giugno 1940 furono riesumati dalsepolcro posto nella cappella di S. Cecilia: oltre a quelli citati (tranneil Daverio), anche i resti di altri due,morti il 14 giugno 1849, e quelli diColomba Antonietti Porzi (13 giugno1849), moglie del tenente Pino Por-zi; mentre il 28 maggio 1941 furonoriesumati i resti del maggiore Ales-

    STORIA DELL’ORDINE

    Eco dei Barnabiti 1/201722

    da sinistra, in piedi; P. Paolo Molteni, P. Enrico Rizzi (con barba e in grigioverde), P. N. Marinelli. Seduti: P. Antonio Barzaghi, P. Carlo A. Riva

    P. Enrico Rizzi

  • sandro Meloni di Imola (morto il 12giugno 1849 fuori Porta San Pancra-zio), sepolto nella cappella Costagu-ti, per essere trasferiti il giorno se-guente nel Mausoleo dei Caduti alVerano e poi al Mausoleo Ossariodel Gianicolo.

    al Mausoleo, che cosa facevi?

    Così, nel suo necrologio, P. Giu-seppe De Ruggiero ne tratteggiaval’attività: «Come Cappellano del Mau-soleo, P. Rizzi presenziò, invitatoviufficialmente, a periodiche cerimo-nie, raccogliendone, in un albo, foto-grafie e dati. E benché l’incarico fos-se solo onorario, gli fu concesso, unavolta tanto, l’emolumento di lire ven-ticinquemila. In genere di questo suoufficio, che gli offrì il modo di trattarecon personaggi ben qualificati, eraschivo dal farne parola. Evitò, anzi,annotazioni di quelle stesse cerimo-nie, a cui era invitato. D’una sola tro-va un cenno molto sobrio, al giorno8 novembre 1953. “Per invito specia-le cortesissimo, debbo partecipare al-lo scoprimento e consegna al Munici-pio di una stele dei Garibaldini Um-bri, con partecipazione di quelli diPerugia e altre due o tre città umbre,tutti in camicia rossa, come questi diRoma ed il generale della LegioneEzio Garibaldi”».

    dal tuo Diario

    Il 4 febbraio 1945, il PresidenteReggiani scriveva al P. Rizzi, Sovrin-tendente spirituale al Mausoleo Os-sario Gianicolense: «Venerdì 9 feb-braio p.v., con austera cerimonia,consegneremo alla gioventù romanaquella bandiera del “BattaglioneUniversitario Romano” che si copri-va di gloria nelle campagne per il Ri-sorgimento Nazionale 1848-1849.Gradirei che a detta cerimonia allaquale, con tutte le scuole, interver-ranno anche le autorità politiche emilitari, partecipasse anche la S.S. Lacerimonia è alle 10.00 e si svolgeràsul piazzale del Mausoleo OssarioGianicolense».Con queste parole, lo stesso P. Riz-

    zi, l’11 febbraio 1945, raccontavanel suo Diario quella sua partecipa-zione: «All’Ossario garibaldini Giani-colense si è svolta stamattina una ce-rimonia di consegna agli StudentiUniversitari arruolati (bisogna scuo-

    terli un po’!). Invitato come “Inten-dente spirituale”, mi sono confusonella folla composta dai garibaldiniin camicia rossa – pochi vecchi delletre guerre, ormai – dagli studenti,banda metropolitana, ragazzi di al-cune scuole elementari, popolo atti-rato dallo sfollamento, con la musicainnanzi, da Piazza Mastai. Parlò ilMinistro della Pubblica Istruzione,poi un Garibaldino (il Colonnello?)per la consegna, uno studente uni-versitario per il ricevimento. Tonotutto mazziniano-repubblicano. In-tanto si viene a sapere che Ezio Gari-baldi, che era l’esponente del Gari-

    baldinismo, è in campo di concen-tramento a Padula, e radiato dalla Le-gione garibaldina che comandava(ndr: Più tardi, riabilitato, diventòonorevole della Democrazia Cristia-na e Consigliere comunale di qui)»(pp. 48-49).

    ma che cosa accaddedieci anni dopo?

    Nello Status personarum dell’an-no 1944, in effetti, risulta tale Cap-pellania ufficialmente attribuita alP. Enrico Rizzi: «Cappell. Delegatus“Mausolei Janiculensis”» (p. 88). In-

    STORIA DELL’ORDINE

    Eco dei Barnabiti 1/2017 23

  • carico riconfermato anche negli an-ni 1945 e 1946 (Cancelliere lo stes-so P. Rizzi).P. Giuseppe De Ruggiero divenne

    Parroco di S. Carlo ai Catinari nel me-

    se di novembre del 1946. Proprio dal-la data del suo insediamento, essendotale carica delegata dal Parroco, que-st’ultima ufficialmente scompare dalloStatus personarum, benché il P. Rizzi

    continuasse comunque a rimanerepur sempre il suo Vice Parroco e Can-celliere della Comunità locale. Nonse ne conoscono i motivi, ma si puòsupporre per un prudenziale “accor-

    do” interno alla stessa Comunità, tesoa non dare eccessiva visibilità nell’Ur-be e Oltretevere a un incarico sempremolto sensibile, e che il P. Rizzi inter-pretava a modo tutto suo!

    A partire dall’anno 1947 in poi,tale dicitura, infatti, scompare defi-nitivamente (pur continuando adessere Cancelliere lo stesso P. Rizzi)e negli Acta non si trova più alcunriferimento alla Cappellania delMausoleo Gianicolense, pur sapen-do con certezza che tale incaricovenne da lui ricoperto fino all’anno1953.Per cercare di comprenderne i mo-

    tivi, oltre alle ferite risorgimentalinon ancora sanate nel sempre diffici-le rapporto Chiesa-Stato, occorre ri-chiamare, benché a sommi capi, al-meno alcuni tratti dell’inquieta tem-perie sociale e politica di allora.Proprio nell’anno 1953 il nuovo

    “Corriere della Sera”, nella sua edi-zione di venerdì 6 marzo, intitolavain prima pagina, a caratteri cubitali:«Il Maresciallo Stalin è morto. Moscaannuncia che il trapasso è avvenutoieri alle 19.50».Proprio nell’anno 1953, nel conte-

    sto nazionale del tempo, esacerbatodalla nuova legge elettorale subito ri-battezzata: “legge truffa”, si registra-va il tramonto di De Gasperi, messoall’angolo dalla Democrazia Cristia-na e dallo stesso Vaticano, per il vetoposto dallo statista trentino a un’alle-anza con i post-fascisti in occasionedelle elezioni amministrative del Co-mune di Roma.Proprio nell’anno 1953, nel conte-

    sto romano, compariva la delibera-zione n° 1050 del 23 luglio 1953,con la quale il Comune capitolinoaffidava ex novo il Mausoleo adun’altra associazione. In quel climadi rivalsa si cercò perfino di cancel-lare ogni traccia del passato, al pun-to che il Mausoleo, in alcune sueparti, venne perfino scalpellato (og-gi purtroppo è aperto solo per treore il giovedì, e ormai da diversimesi la cripta – che ospita i loculidei caduti e il sarcofago in porfidocon le spoglie di Goffredo Mameli –è chiusa al pubblico in seguito alcedimento del soffitto a volta conmosaico in oro). Da qui la reazionecon una successiva e opposta deliberache annullava la precedente – que-st’ultima giustamente contestata daEzio Garibaldi (figlio di RicciottiGaribaldi) – con l’atto Comunale del4 aprile 1956, che confermò l’affi-damento simbolico del Mausoleoalla Società di Mutuo Soccorso Re-duci Garibaldini; nel frattempo, la

    STORIA DELL’ORDINE

    Eco dei Barnabiti 1/201724

    solenne inaugurazione del Mausoleo Ossario Gianicolense, Roma 3 novembre1941. Il P. Rizzi accanto a S. Ecc. Mons. Bartolomasi Ordinario Castrense

    P. Rizzi mentre benedice il labaro dei Gruppi di Azione Nizzarda, MausoleoOssario Gianicolense, Roma, 30 aprile 1943

  • Cappellania barnabita scivolava nel-l’oblio!Pochi sono comunque i documenti

    rimasti e difficile si presenta la ricer-ca viste le forti passioni che tale ar-gomento è capace ancora di suscita-re, soprattutto a motivo della scom-parsa di Erika Knopp Garibaldi,vedova del Gen. Ezio Garibaldi, el’ingiustificata mancanza della suadocumentazione presso l’Istituto Mu-tuo Soccorso.

    …e i tuoi confratelli?

    Dal versante barnabitico venne me-no la determinazione nel voler man-tenere quell’incarico ormai divenutosempre più “intrigante”. Da registra-re, come possibili chiavi di lettura,l’elezione, avvenuta l’anno prima,del nuovo Superiore Generale, nellapersona del belga P. Èmile Schot(1952), e la nomina del già citato lu-cano P. Giuseppe De Ruggiero a Par-roco di S. Carlo ai Catinari nel no-vembre del 1946; per quest’ultimo, inparticolare, non si trattò tanto di unaopposta corrente di pensiero – comegià visto fu l’autore di un apprezzatoarticolo su Ugo Bassi, e condivise di-verse esperienze della guerra e deldopo guerra col P. Rizzi (si vedano leloro schede personali nel box) –,quanto, probabilmente, per il sorgeredi un antagonismo personale, a moti-vo del caratteraccio di entrambi.Il P. Rizzi, sempre attivissimo e dallo

    spirito combattente fino alla fine, con-tinuò, benché nel riservo quasi assolu-to, la Cappellania, ormai a titolo “per-sonale”, fino all’ultima testimonianzaritrovata in tal senso nel suo Diario,che termina, appunto, nell’anno 1953.Provvidenza volle!?, che alla data

    della sua morte († 1959) fosse lo stes-so P. De Ruggiero, in qualità di Supe-riore e Parroco, a dover redigere ilsuo necrologio. Egli, attingendo apiene mani dal Diario del confratello,parlò della Cappellania dedicandogliun paragrafo dal titolo: Cappellanodel Mausoleo Ossario Gianicolense(pp. 46-50); senza però riportare al-cun commento personale, limitando-si a pubblicare testi e documenti uffi-ciali al riguardo.Non altrettanto però fece nel deli-

    neare – a tutto tondo – la personalitàdel P. Rizzi, dalla tempra “garibaldi-na”, dal carattere focoso e semprepronto “alla battaglia verbale, in cui

    sapeva far uso di cavilli e sottigliezze,che, resi insistenti e accompagnati daun sorriso un po’ sornione e sarcasti-co, finiva, talora, per urtare gli inter -locutori”. Non mancarono pertantoscaramucce con gli stessi romani deRoma, che sempre la sapevano lun-ga; a dir la verità, chiassosi litigi, avolte col rischio di volgere al peggio,volendo il P. Rizzi sempre avere l’ulti-ma parola! Ma poi, passata la bufera,non nutriva rancori e tutta l’animositàse la portava via… er Biondo Tevere.Nelle pagine conclusive del necro-

    logio, lo stesso De Ruggiero scriveva,infatti, sempre a proposito della “tipi-ca figura [del P. Rizzi] che se ne va”:«… e ciò mi fece riflettere che taloraè doveroso rettificare i propri giudizisu persone e fatti, a costo di sacrifica-re qualche cosa che ci pare più fortedi noi, vittime più o meno consape-voli di preconcetti o giudici tropposeveri ed affrettati» (p. 60). – «Ciò ci èparso bene di chiarire, prima di con-cludere queste memorie, per sdebita-re il Nostro da certe sue miserie, allequali si dava peso nel giudicarlo, o al-

    STORIA DELL’ORDINE

    Eco dei Barnabiti 1/2017 25

    Per un approfondimento sulla Re-pubblica Romana, si veda l’ultimapubblicazione di Giovanni Adducci,Un garibaldino a casa Giacometti.Roma 1849-1943, Palombi Editori2015.

    Giuseppe Francesco De Ruggiero, nacque a Stigliano (Provincia diMatera e Diocesi di Tricarico), il 17 novembre 1889. Terminati gli studi ele-mentari, cominciò a frequentare la Scuola Apostolica dei Barnabiti a Perugiae poi a San Giorgio a Cremano (Napoli). L’8 dicembre 1908 emise la Primaprofessione religiosa a San Felice a Cancello (Caserta), spostandosi successi-vamente a Lodi per il Liceo. Arruolatosi nel 1909 come volontario, continuòi suoi studi presso l’Istituto Zaccaria di Milano, dove dal 1911 vi frequentò iprimi anni di Teologia. Il 13 agosto 1913 emise la Professione solenne a Mon-za, spostandosi a Roma per la conclusione della Teologia. Richiamato allearmi l’8 agosto 1914, rimase di stanza a Roma, dove venne ordinato sacerdo-te il 3 maggio 1915. Ma poco dopo, il 17 maggio verrà richiamato alle armi, eil 15 luglio nominato Cappellano militare. A conflitto terminato, pluridecora-to, tornò a Roma, nella Comunità di San Carlo ai Catinari, il 13 ottobre 1919.Da allora fu tutto un susseguirsi di nuove destinazioni nelle diversi vesti diprofessore, rettore, predicatore, parroco…: 1920 all’Istituto Bianchi di Napo-li; 1922 ad Arpino; 1923 a Firenze; 1924 di nuovo al Bianchi; 1926 a Cre-mona; 1928 a Milano; 1932 a Lodi; 1934 a Genova. Nel 1935 viene richia-mato nuovamente alle armi in Africa Orientale. Al suo ritorno, nel 1937 lo siincontra a Genova, nel 1940 a Bologna, nel 1946 a Roma, nel 1967 a Peru-gia, dove rimase fino alla data della sua morte, avvenuta il 3 maggio 1975.

    Enrico Rizzi, nacque a Incino di Erba (Como), il 27 novembre 1880.Entrato nei Barnabiti, fu apostolino a Cremona per tutte le classi del ginna-sio. Professò a Monza il 9 ottobre 1900. Consacrato sacerdote dal beatoCardinale Ferrari a Milano il 25 maggio 1907, ebbe diverse destinazioni:come Vice Rettore e Professore all’Istituto Vittorino di Genova e al CollegioS. Cuore di Voghera, come Vice Parroco a San Dalmazzo (Torino). Arruolatoin Sanità nella Grande Guerra, al suo termine si portò a Perugia e a Livorno,e poi a S. Martino in Asti, dove formò ottimi giovani di Azione Cattolica.Nel 1936 fu chiamato a San Carlo ai Catinari in Roma, come Vice Parrocoe Economo, dove rimase fino alla morte, avvenuta il 24 giugno 1959.

  • meno nel parlarne, come avviene franoi. Sotto la scorza del suo carattere,che a certi pareva scontroso e ribelle,c’era un’anima ingenua e buona, esoprattutto, più ricca spiritualmente,che non sembrasse…» (p. 61).Un rammarico tardivo, purtroppo

    non raccolto. Va da sé che nella bella

    pubblicazione dell’Eco dei Barnabiti,numero speciale, ottobre 1975, dedi-cata ai “Barnabiti. Quattrocento annia Roma. 1575-1975”, non venganemmeno citata la Cappellania delSacrario Mausoleo Ossario Gianico-lense, limitandosi a riportare, fra itanti e quasi sconosciuti collaboratori

    parrocchiali succedutisi nell’ultimoventennio, solo il suo nome e cogno-me, e niente più (cfr. p. 40).

    per te, ci vorrebbe un amico

    Nella riservatezza della sua fervidaimmaginazione, che sempre attenta

    cercava le asperità del “suo” MonteResegone, il P. Rizzi godeva di ami-cizie sempre comunque gradite, dainomi famosi di Renzo e di Lucia,dell’Innominato e di Don Abbondio,del P. Cristoforo e di Don Rodrigo…Cultore di studi manzoniani, spe-

    cialmente in merito ai luoghi e ai

    personaggi dei Promessi sposi – si ve-dano le sue opere manoscritte anco-ra inedite Romanzo e Storia nei Pro-messi Sposi e Iria di Vallimagna eDue Bravi (Roma 1957) – amava per-dersi dietro le loro tracce, per ritro-varsi appassionato nei loro camminiesistenziali verso l’integrità della co-scienza e il rigetto del sopruso.Oltre a rivelarsi un attento osserva-

    tore socio-politico, autore, tra l’al-tro, di Roma, l’Italia. Il fascismo e laguerra. Note, tutt’oggi dimenticato,fu un apprezzato storico domestico(si veda, tra l’altro, il suo articolo:Le scuole dei Barnabiti in Livornodel 1923), e un buon poeta; da ri-cordare, per esempio: Epitalamio eFoglie di color di sangue, dove al-l’inizio del manoscritto annotava:«Non sai che tutto è rima nel crea-to? Il dì ch’è nato e quello tramon-tato? C’è una musica in fondo adogni cosa, c’è una nota che palpitaarmoniosa anche nel vento che fru-sciando posa. Rime son le favilledella fiamma, e rime sono i bacidella mamma, rime le spume gracilidell’onde, come le stelle nelle nottifonde, come i singhiozzi dell’ultimopianto, come le note che trillan nelcanto».Al di là della dura scorza, dunque,

    un cuore gentile e ricco di spiritualità.Così scriveva, il 14 novembre 1916,in un suo poemetto dal titolo Inbreve licenza. Visitando l’Altare dellaB. Vergine di Provvidenza in Roma:«Riposo il capo alfin sulle tue brac-cia, Vergine Santa Maria di Provvi-denza. Col tuo sorriso volgi a me lafaccia e un dolce sguardo della tuaclemenza. Vengo dal campo là dovela guerra infuria atroce sempre e lapotenza dell’uom si sforza a insan-guinar la terra…».Parole che certo gli vibravano den-

    tro, come Cappellano del MausoleoOssario del Gianicolo, facendolosembrare per un istante altro da sé,quando riandava in un moto di im-peto passionale alle vicende tristi egloriose della Repubblica romanadel 1849 e, in particolare, a quelledel suo confratello, dal nome caro diUgo Bassi, la cui ombra, per losprazzo di qualche istante, vedevariavvolgere ancora l’amato colle delGianicolo. Chissà se mai un giornovi farà ritorno!

    Filippo Lovison

    STORIA DELL’ORDINE

    Eco dei Barnabiti 1/201726