UN BENE STORICO DA TUTELARE E VALORIZZARE: LO … · contributo responsabile di ognuno al fine di...

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Liceo Artistico Statale A. Volta di Pavia UN BENE STORICO DA TUTELARE E VALORIZZARE: LO STABILIMENTO GENIO MILITARE DI PAVIA 9 - 13 giugno 2010 Musei Civici del Castello Visconteo di Pavia

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Liceo Artistico Statale A. Volta di Pavia

UN BENE STORICO DA TUTELARE E VALORIZZARE:

LO STABILIMENTO GENIO MILITARE DI PAVIA

9 - 13 giugno 2010

Musei Civici del Castello Visconteo di Pavia

“Le nostre città, ma anche i nostri luoghi degli affetti e del lavoro, sono ricchi di memorie, di oggetti, di soluzioni progettuali

preesistenti; occorre guardare in questi ambiti del vivere collettivo prima di disegnare il futuro, perché, forse, l’essenzialità è già

presente (magari solo in nuce) al giorno d’oggi. Bisogna saperla cogliere, farla riemergere, e dare una nuova identità, aperta anche ai

linguaggi del contemporaneo; è un lavoro molto difficile ma affascinante. Non possiamo farci condizionare dalla storia, ma nemmeno

pensarci come abitanti di un mondo che non ha radici. E’ da qui che riparte il futuro”.

Michele De Lucchi, “Abitare la storia”, L’Europeo, 12/ 2009

Prefazione

Progetto Scuola 21 si inserisce nel piano d’azione di Fondazione Cariplo “Promuovere il miglioramento dei processi educativi per

favorire la crescita delle persone nella comunità” il cui obiettivo di fondo è contribuire a modificare l’atteggiamento delle giovani

generazioni verso aree significative del sapere, accrescendone le conoscenze e le competenze, nonchè la capacità di tradurle in

comportamenti concreti.

In quest’ottica, Progetto Scuola 21 intende contribuire al miglioramento dell’offerta formativa della scuola secondaria di secondo

grado attraverso lo sviluppo di una metodologia didattica interdisciplinare che insegni a cogliere il contributo delle diverse discipline e

prospettive mediante la rigorosa analisi e la soluzione di problematiche ambientali complesse e controverse.

L’azione formativa che nasce dalla partecipazione a tale progetto dovrà avere alcune caratteristiche:

1. agire sul territorio;

2. essere interdisciplinare;

3. fare emergere la complessità delle problematiche e offrire metodi/strumenti concreti per gestirla;

4. essere realizzabile e operativa nel contesto delle scuole superiori;

5. superare la logica autoreferenziale che troppo spesso contrassegna l’agire della scuola.

Il Liceo Artistico Statale “A. Volta” di Pavia, selezionato da Fondazione Cariplo come scuola pilota, ha realizzato nella fase di

sperimentazione un PROGETTO DI VALORIZZAZIONE DELLE QUALITA’ CULTURALI DEL TERRITORIO. Le classi coinvolte sono

la 4^AL (indirizzo Disegno Industriale) e la 4^BL (indirizzo Beni Culturali) con la collaborazione della 5^AL (indirizzo Disegno

Industriale).

Presentazione del Progetto: obiettivi

In coerenza con il corso di studi del Liceo Artistico è stato scelto come tema di progetto la VALORIZZAZIONE DI UN BENE

CULTURALE appartenente alla città di Pavia. Tale intervento ha inteso promuovere la conoscenza del Patrimonio culturale presente

nella nostra città con l’obiettivo primario di trasmettere agli allievi, attraverso lo studio e l’approfondimento della realtà locale e delle

testimonianze del passato presenti sul territorio, la consapevolezza di possedere un bene importante per il quale è fondamentale il

contributo responsabile di ognuno al fine di garantire la sua tutela e la sua conservazione. Contestualmente sono state affrontate e

approfondite le problematiche relative ai beni culturali a partire dalla definizione stessa di “bene culturale”, più volte trasformatasi nel

corso degli anni oltre che dall’analisi dei rischi cui il patrimonio nazionale è quotidianamente esposto, illustrando la normativa che ne

disciplina la tutela. La conoscenza, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale rivestono un’importanza rilevante

per il progresso civile di una comunità che in esso ritrova le tracce della propria storia, le sue radici e la sua identità, nonché la

capacità di programmare il suo futuro su basi solide.

Il lavoro degli studenti, nel complesso, è stato rilevante per il valore educativo, e i docenti, attraverso il progetto, hanno rivitalizzato e

innovato sia strategie che contenuti dell’insegnamento e dell’apprendimento delle discipline tradizionali. Le esperienze concrete

creano le condizioni ottimali per sviluppare motivazione, interesse, coinvolgimento e senso di responsabilità negli allievi, che si

sentono impegnati in prima persona, e la materia trattata non è estranea alla loro vita, ma è parte integrante di essa.

Con il progetto si è avviata un’attività di scoperta della città e delle sue peculiarità culturali, incentrata sulla didattica del fare, con lo

scopo di aprire la scuola al territorio per sviluppare negli alunni il senso di appartenenza e la consapevolezza della propria memoria

storica e identità culturale. Sono stati presi in esame quelle potenzialità offerte dal territorio, e in particolare monumenti, aree verdi e

dismesse la cui valorizzazione fosse sentita e condivisa e il tipo di intervento pertinente al corso di studi. La scelta è ricaduta sullo

Stabilimento del Genio Militare di Pavia (ex-Arsenale), ritenuto una preziosa testimonianza storica, economica, sociale e culturale. Il

complesso, che fino ad oggi non è stato oggetto di studi specifici, occupa una vasta area collocata ad ovest della città, a ridosso del

centro storico ed è di particolare pregio sia dal punto di vista ambientale, per la sua ubicazione all’interno del Parco del Ticino, sia dal

punto di vista architettonico, in particolare per la presenza di edifici risalenti alla fine dell’Ottocento. La struttura fa parte del patrimonio

immobiliare che il Ministero della Difesa intende alienare dopo il trasferimento del personale in servizio presso lo Stabilimento in altra

sede, a partire dal 1 aprile 2010. Gli allievi hanno individuato in tale complesso un’occasione per declinare le problematiche ambientali

su un manufatto importante e sul quale è in atto una valutazione di utilizzo.

Il progetto non si limita allo studio e all’analisi del Bene ma propone un’ipotesi della sua valorizzazione, muovendo dall’idea che il

Bene culturale deve appartenere al suo territorio e che il miglior modo per conservarlo sia farlo vivere, riutilizzandolo. Sviluppare

ipotesi di recupero di questo luogo ricco di storia, integrandolo con il resto della città, nel rispetto delle preesistenze e dei vincoli di

carattere operativo, ha significato, da un lato, ricercare e confrontarsi con la memoria storica di Pavia e, dall’altro, individuare

destinazioni d’uso in grado di ridare vita a quest’area dismessa che deve essere considerata come risorsa e occasione di sviluppo

sostenibile della città e del territorio. Le aree dismesse sono il risultato di un processo di cambiamento che ha interessato sia la

struttura produttiva ed il modello economico di sviluppo, sia il modo di “vivere” il territorio; esse costituiscono un indicatore delle

dinamiche passate e di sviluppo futuro del territorio, sono spazi simbolo di un’identità ormai perduta ma che possono divenire uno

strumento importante per lo sviluppo locale sostenibile fondato su regole condivise di relazione tra insediamento umano e ambiente,

attuabile attraverso processi in cui la società e gli enti locali si devono rendere responsabili della valorizzazione delle risorse offerte

dal proprio territorio riconosciuto come bene collettivo.

Il progetto ha inteso sensibilizzare gli allievi sul tema della sostenibilità ambientale, ampliando le loro conoscenze e competenze nel

settore dell’energia alternativa e rinnovabile, dei materiali riciclabili ed eco-compatibili e delle nuove tecnologie ad essi connessi.

Pensare ad un progetto di recupero eco-sostenibile ha significato partire dall’analisi delle sue componenti: morfologica, botanico-

vegetazionale, architettonica per arrivare ad una soluzione che restituisse alla fruizione l’intera area con l’intento di m igliorare la

qualità della vita e dei servizi ritenuti carenti nell’ambito della città, verso i quali gli allievi hanno dimostrato particolare interesse.

Contenuti: fasi del progetto

Attraverso la documentazione storica raccolta sono state individuate le principali fasi di costruzione e trasformazione dei fabbricati

costituenti il complesso (vedi tavola di progetto T01) e gli edifici di valore storico-architettonico da recuperare, quelli da riqualificare e

riorganizzare e infine quelli da demolire (vedi tavola di progetto T02). Dopo un’attenta analisi di alcune proposte progettuali, si è giunti

alla soluzione definitiva di riqualificazione dell’area (vedi tavole di progetto: T03-T04-T05) che prevede in sintesi la costituzione di un

“polo culturale” attraverso il recupero degli edifici di fine Ottocento, di maggiore pregio dal punto di vista architettonico, destinandoli

una volta restaurati ad attività didattiche (struttura scolastica pubblica), museali, culturali e sportive. Il progetto si caratterizza, in

particolare, per l’incremento dell’area verde con la realizzazione di un parco pubblico e la riqualificazione sia delle sponde del Ticino,

sia della fascia verde lungo il Navigliaccio, ipotizzando un collegamento pedonale dell’area naturalistica delle due sponde del Ticino e

ampliando i percorsi ciclo-pedonali esistenti di interesse paesaggistico. Elemento qualificante del progetto è la Piazza dell’Energia

(vedi tavola di progetto T06) intesa come luogo dello stare e del conoscere, prevista nell’area dove il Navigliaccio risulta attualmente

interrato. Tale idea nasce dalla volontà degli studenti di apportare elementi nuovi nell’ambito della città con l’obiettivo di migliorarne la

qualità ambientale. La loro ricerca è ricaduta su di un nuovo format commerciale: l’ecoshop che ha lo scopo di riunire,

commercializzare e spiegare i prodotti utili per la riconversione energetica degli edifici che la tecnologia mette a disposizione.

Collocato al centro della piazza, sull’area di preesistenti fabbricati demoliti in quanto privi di interesse, l’ecoshop si sviluppa su tre corpi

di fabbrica di due piani fuori terra (vedi tavola di progetto T09): il piano interrato ospita una turbina collocata nell’alveo del Navigliaccio

per la produzione di energia dall’acqua; il piano terra si compone di una zona di sperimentazione della tecnologia a led, dei materiali

termo cromatici e dell’energia dalla terra, di uno spazio espositivo e di vendita, di un bookshop, di uffici e di una caffetteria; il piano

primo di una zona di esposizione-sperimentazione dell’energia fotovoltaica, solare termica, eolica, di prodotti d’isolamento passivo.

Sulla copertura è prevista l’installazione di un impianto fotovoltaico, di un impianto solare termico e di tegole fotovoltaiche. Nei vani

scala si ipotizza l’installazione di schermi led che proiettano filmati relativi all’ambiente, al risparmio energetico, alla raccolta

differenziata e forniscono in tempo reale indicazioni sull’energia prodotta dall’edificio nel suo complesso.

Nell’area ove sorgeva la sala mensa è stata realizzata una serra, luogo di ritrovo e ristorante con menù a kilometri zero e Slow Food,

con l’obiettivo di educare al piacere legato al cibo, alla degustazione di ricette e sapori diversi riconoscendo la varietà dei luoghi di

produzione nel rispetto dei ritmi, delle stagioni e del convivio, contro l'omologazione e a tutela delle cucine locali. Lungo il perimetro

della piazza trova spazio un belvedere, punto di osservazione dell’area rinaturalizzata e del porticciolo, un giardino decorativo e

didattico ove è possibile osservare i ritmi della natura e le tecniche orticole e floreali attraverso l’alternarsi delle stagioni e la varietà dei

colori, un albero fotovoltaico per la produzione di energia elettrica per l’illuminazione di una parte della piazza e infine uno spazio

dedicato alla esposizione delle sculture realizzate dagli allievi che trovano collocazione anche all’interno del parco creando una sorta

di percorso nel verde e segnalando al visitatore punti di interesse e scorci suggestivi con l’obiettivo di stimolare la curiosità e creare

aspettative nella ricerca (vedi tavola di progetto T08). Nell’area adiacente la piazza il progetto prevede un nuovo ponte su via Riviera

(con la demolizione del muro che oggi occulta la vista ai passanti del corso del Navigliaccio), un centro di attività sperimentale

sull’energia, una pista ciclo-pedonale che lascia il corso del Navigliaccio e raggiunge la piazza lungo un viale alberato attrezzato di

panchine e rastrelliera per biciclette, dove è possibile effettuare una sosta con ristoro alla caffetteria dell’ecoshop; il progetto prevede

altresì la realizzazione di pavimentazioni in pietra secondo i caratteri (materiali e sistemi di posa) delle pavimentazioni storiche di

Pavia e l’inserimento di elementi di arredo urbano appositamente studiati dagli allievi (vedi tavole di progetto T07a-T07b).

L’abbattimento del muro lungo via Riviera, che attualmente delimita l’area in quanto militare, consente l’integrazione degli edifici

esistenti con il tessuto cittadino prevedendo per essi, in considerazione del loro rapporto diretto con la strada, una destinazione di tipo

commerciale. Oltre il corso del Navigliaccio si prevede il recupero di parte degli edifici esistenti per adibirli a residenze studentesche

con piazze alberate e parcheggi, mentre la demolizione di alcune tettoie e magazzini permette di creare una continuità con l’intorno

urbano attraverso l’inserimento di nuovi edifici residenziali atti a favorire l’integrazione e l’ampliamento della zona residenziale a nord-

ovest dell’area.

All’interno del parco, lungo il fiume, è stato progettato un teatro a gradoni naturali con palco per concerti e spettacoli durante la

stagione primaverile ed estiva. La proposta di recupero dell’area si conclude con un’analisi di valutazione dell’impatto amb ientale

delle trasformazioni apportate dal progetto e con un approssimativo calcolo dell’aumento del valore ecologico (vedi tavola di progetto

T10).

Per non perdere le tracce di una così importante esperienza e per divulgare al territorio i risultati della ricerca, gli elaborati grafici,

pittorici, plastici e la ricca documentazione storica realizzati dagli allievi sono stati raccolti, selezionati ed organizzati per la

realizzazione della presente pubblicazione e per l’allestimento della mostra.

Il progetto ha rappresentato un momento importante per la crescita culturale degli allievi, che, stimolati dall’insolita esperienza, hanno

partecipato con trasporto all’attività di studio e di ricerca, acquisendo la consapevolezza di quanto importante sia l’apporto

responsabile di ciascuno per lo sviluppo culturale di una comunità e quanto esso passi anche attraverso la conoscenza, la tutela e la

salvaguardia del patrimonio collettivo rappresentato dai beni culturali.

Mediante lo studio di tale struttura si è fornito agli studenti lo spunto per riflettere sul valore di “bene culturale” e sull’importanza che il

suo riconoscimento e la sua conservazione rivestono per la collettività locale. I ragazzi, stimolati all’interesse per la conservazione e

valorizzazione dell’esistente, alla fine del percorso acquisiranno, oltre a nuove competenze e conoscenze relative al proprio territorio,

anche una rinnovata coscienza critica e strumenti idonei di lettura di manufatti che costituiscono importanti testimonianze del passato

preservandoli, quali futuri tecnici del territorio, dallo snaturamento o dalla demolizione.

Nonostante le numerose difficoltà incontrate in particolare per l’accesso all’area con gli allievi durante la fase di studio e la complessità

di gestione del progetto soprattutto nel coordinamento delle varie attività interdisciplinari, si è cercato attraverso uno sforzo comune

da parte degli allievi e dei docenti di dare un contributo mettendo in rilievo, oltre alle qualità intrinseche del manufatto dal punto di

vista storico-culturale, la necessità di un suo riutilizzo che eviti ulteriore consumo di suolo e che al contempo valorizzi le potenzialità di

interventi eco-sostenibili dell’intero complesso.

Prof.ssa Silvana Colombi

(Project Leader d’Istituto)

Ringraziamenti

Si ringraziano per la collaborazione e la disponibilità dimostrata nelle diverse fasi del progetto :

Fondazione Cariplo

La Direzione dello Stabilimento Genio Militare di Pavia

I Musei Civici di Pavia

In particolare, il gen. Agatino Condorelli, l’arch. Massimo Giuliani, la dott.ssa Gigliola De Martini, il dott. Luca Bisogni.

NOTIZIE STORICHE E URBANISTICHE SULLA CITTA’ DI PAVIA

CON RIFERIMENTI AL SUO ARSENALE

VEDUTA DI PAVIA IN SAN TEODORO

di Carlo Montanari L’ affresco conservato in San Teodoro, probabile opera di Bernardino Lanzani, raffigura una veduta a volo d’uccello della città di Pavia. Esso è un importante fonte per ricostruire l’ aspetto della città in epoca sforzesca. Il dipinto risale al 1522 e, pur rimanendo un immagine di carattere riassuntivo, offre uno spaccato chiaro di come Pavia era strutturata. L’ affresco è stato dipinto prima delle modificazioni al castello e alle fortificazioni in generale, tanto che queste appaiono ancora di aspetto quattrocentesco. Nel dipinto è presente anche il ponte coperto sul Ticino, ricostruito, al posto di quello di epoca romana, tra il 1351 e il 1354 sotto i Visconti. Il fiume è ricco di vita: barche, donne con ceste e uomini che pescano. Il ponte, che è legato alla cinta muraria, appare come una fortificazione a causa delle torri e della copertura, al fine di renderlo omogeneo con le mura. Al centro dell’ affresco è ben evidente Strada Nuova che, come il Ticino, risulta viva, infatti uomini comuni e soldati si trovano a camminarci. Il castello, fondato nel 1361 da Galeazzo II Visconti, è posizionato nella parte alta del dipinto, contrapposto al

ponte. Probabilmente il castello fu costruito su una precedente fortificazione ma con un aspetto più residenziale che militare, inedito fino ad allora. Esso risultò anche luogo importante a livello europeo per le arti tanto che risiedettero nelle sue stanze anche Petrarca e Leonardo da Vinci. All’interno della città appaiono molte torri, caratteristica per cui Pavia è famosa. Alla base dell’affresco di trova San Teodoro, protettore di Pavia assieme a San Siro e a Sant’ Agostino. La storia di San Teodoro, infatti, è molto legata a Pavia poiché, fin dalla giovinezza, fece parte del clero pavese: prima arciprete, poi arcidiacono e infine vescovo di Pavia nel 740. I primi anni del suo episcopato furono turbati dalla guerra tra i Franchi e i Longobardi, culminata con l’assedio di Pavia del 754, che durò dieci mesi. Per motivi non ancora chiari fu esiliato, ma ritornò alla propria sede dopo la vittoria definitiva di Carlo Magno. Numerose leggende fiorirono attorno alla sua vita: fu eletto per designazione angelica, difese la città di Pavia dall’occupazione delle truppe franche, deviò una freccia che stava per colpirlo, rivolgendola verso l’attentatore stesso, un parente di Carlo Magno, per poi risuscitarlo. Morì attorno al 769. Fu deposto nella basilica di Sant’ Agnese, che in seguito fu a lui intitolata. In questa basilica, posti nella testata del transetto sinistro, sono presenti anche due affreschi (sempre attribuiti al Lanzani) che raffigurano le storie di Sant’ Agnese e di San Teodoro.

VIEW OF PAVIA IN SAINT THEODORE'S CHURCH

The fresco in Saint Theodore 's Church , probably a work by Bernardino Lanzani ,represents a bird's eye view of the city of Pavia . The painting is an important source to reconstruct the layout of the city during the Sforza period.The painting dates back to 1522 and even if it is not a very detailed image , it offers a clear cross-section of the layout of Pavia . The fresco was painted before the modifications to the Castle and the Fortification , in fact these buildings still have a fifteenth century style. In the painting there is also the new Ponte Coperto on the Ticino , rebuilt on the ruins of a Roman bridge between 1351 and 1354 under the Visconti's rule.The river is full of life : ships , women with baskets and men who are fishing.The bridge , which is linked to the town walls , looks like a fortification because of the towers and the roof , which were built to make it harmonious with the city walls. In the centre of the fresco there is Strada Nuova which , like the river Ticino , is full of life: in fact common men and soldiers are walking together. The Castle, which was built in 1361 by Galeazzo II Visconti, is situated in the upper part of the fresco and it is opposite the bridge. Probably the Castle was built on a previous fortification but with a more residential look and not with a military one , which was unusual for that period.It was also an important place known all overEurope for its art treasures:even Petrarch and Leonardo da Vinci lived there.In the town there are many towers , a characteristic which made Pavia famous.At the bottom of the fresco there is saint Theodore ,patron of Pavia , with Saint Siro and Saint Augustine. Saint Theodore's story ,actually, is strictly linked to Pavia because , since he was young , he was a member of the clergy of Pavia: first he became an archpriest , then an archdeacon and finally the archbishop of Pavia.The first years of his episcopate were troubled by the war between the fraks and the Lombards and culminated with the siege of Pavia of 754 which lasted ten months.He was exiled for unknown reasons but he returned to his place after the final victory of Charles the Great. Several legends flourished about his life: he was elected by angelic designation ,he protected Pavia from the occupation of the Franks, he diverted an arrow which was going to hit him and turned it against his attacker , a relative of Charles the Great, but then he brought him back to life.

He died around 768 . He was buried in the Basilica of Saint Agnes , which later was dedicated to him. In this church , located in the head of the left transept, there are also two frescos (always attributed to Lanzani) which represent the stories of Saint Agnes and Saint Theodore.

SAN MARTINO OFFRE IL MANTELLO AL POVERO

SULLO SFONDO LA CITTA’ DI PAVIA di Carla Bossi

San Martino offre il mantello al povero; sullo sfondo la città di Pavia. L’affresco risale al XVI secolo e si trova all’interno della chiesa di San Salvatore. E’ uno dei dipinti della cappella di San Martino di Tours, cappella a destra dell’altar maggiore, eseguito dal Lanzani o molto più probabilmente dalla sua scuola. L’immagine di Pavia ha caratteri comuni con quelli presenti nell’affresco conservato nella chiesa di San Teodoro. Martino, nato circa l’8 novembre 397 in Pannonia, fu vescovo e confessore, venerato come santo dalla Chiesa cattolica. E’ uno tra i primi santi non martiri proclamati dalla Chiesa. Suo padre, che era un importante ufficiale dell'esercito dell'Impero Romano, gli diede il nome di Martino in onore di Marte, il dio della guerra. Con la famiglia si spostò a Pavia e, quindicenne, dovette entrare egli stesso nell'esercito. Quando Martino era ancora un militare, ebbe la visione che diverrà l'episodio più narrato della sua vita. Si trovava alle porte della città di Amiens, città Francese, con i suoi soldati quando incontrò un mendicante seminudo. D'impulso tagliò in due il suo mantello militare e lo condivise con il mendicante. Quella notte sognò che Gesù si recava da lui e gli restituiva la metà di mantello che aveva condiviso. Udì Gesù dire ai suoi angeli: "Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito". Quando Martino si risvegliò, il suo mantello era integro.

Il mantello miracoloso venne conservato come reliquia, ed entrò a far parte della collezione di reliquie dei re Merovingi, prima dinastia dei Franchi. Bernardino Lanzani o la sua scuola collocarono questa scena sulle rive del Ticino nei sobborghi di Pavia vicino alla zona denominata San Martino Siccomario. Sullo sfondo, al posto della città di Amiens, si trova l’immagine di Pavia. Dall’affresco si nota una prospettiva aerea della città. Sulla sinistra, a fianco del Cavaliere, si trova l’originario ponte coperto distrutto dai bombardamenti avvenuti durante la II guerra mondiale, a sinistra la piazza del Regisole con la statua equestre e il Castello Sforzesco che, invece, fa da chiusura alla città circondata da tutti i lati da alte mura. Al di fuori della mura è raffigurato il parco Visconteo con il monastero della Certosa.

Lanzani, pittore Lombardo, autore di numerosi quadri ed affreschi, nacque a San Colombano al Lambro attorno al 1460; della sua giovinezza non si sa molto, tranne che fin da giovane fu allievo e poi seguace del pittore lombardo Ambrogio da Fossano detto il Bergognone. Visse prima a Pavia e poi a Bobbio dove continuò a lavorare fino alla morte. A Pavia egli realizzò per la Chiesa di Santa Maria del Carmine un trittico a tempera su tavola raffigurante la Madonna in trono tra i SS.Agostino e Ambrogio. Affrescò anche, nel 1524 all’interno della chiesa di San Teodoro l’affresco del ponte coperto. Di lui non si hanno più notizie dopo il 1527.

Particolare

ST. MARTIN OFFERS HIS CLOAK TO A POOR MAN, IN THE BACKGROUND PAVIA TOWN. The fresco dates back to XXVI century and it is placed in S.Salvatore 's church. It is one of the paintings of the chapel of Saint Martin from Tours, located on the right side of the high altar, painted by Lanzani or more probably by his school. The picture of Pavia has similar characteristics to those in the fresco of St. Teodor’s church. Martin, born in Pannonia about 8th. November 397, was a bishop and a confessor venerated as a saint by the Catholic Church. He is one of the first new martyrs proclaimed saint by the Church. His father, who was an important officer of the Roman empire army, gave him the name Martin in honour of Mars, the God of war. With his family he moved to Pavia and at the age of 15 he had to enlist in the army. While Martin was near the town of Amiens with his soldiers he met a half naked beggar. He suddenly cut off his military cloak in two parts and shared it with the beggar. That night he dreamed of Jesus coming to him and giving back the half part of the cloak he had shared. He heard Jesus saying to his angels: ”Here is Martin, the Roman soldier, who isn’t baptized, he clothed me”. When Martin woke up his cloak was intact. The miraculous cloak was kept as a relic and became part of the collection of relics of Marovingi Kings. Bernardino Lanzani or his school set this scene on the banks of the Ticino in the suburbs of Pavia, near the area called San Martino Siccomario. In the background, instead of the city of Amiens, there is the image of Pavia.

From the fresco we see an aerial perspective of the city. On the left side of the knight there is the original covered bridge destroyed during the bombing of the second world war, on the left the Square of Regisole with the equestrian statue and the “Castello Sforzesco” which closed the city surrounded on the each side by high walls. Outside the walls is painted the Visconti’s park with the monastery of Certosa. Lanzani, an artist from Lombardia, author of numerous paintings and frescoes, was born in San Colombano al Lambro around 1460. We don’t know much about his youth except that when he was young he was an apprentice and later a follower of the painter Ambrogio da Fossato called “Bergognone”.He lived first in Pavia and later in Bobbio where he continued to work until his death. In Pavia he created for the church of “St. Maria del Carmine” a tempera triptych on wood showing the Virgin on her seat between Saint Agustine and Saint Ambrose. In 1524 he also painted the fresco of the covered bridge in the church of St. Teodor. There aren’t any news about him after 1527.

LA BATTAGLIA DI PAVIA (GHERARDO POLI) di Eugenia Bernardotti

Descrizione dell’opera Il quadro rappresenta la Battaglia di Pavia che si combatté il 24 febbraio 1525. Sullo sfondo è raffigurata Pavia con torri, mura e il Castello Visconteo occupato dagli spagnoli. Durante la battaglia, i francesi, posti in Borgo, posizionarono 4 cannoni sulla riva del Ticino e occuparono la Torre del Catenone che sorgeva in mezzo al fiume. Qui vi era un presidio di archibugieri spagnoli che vennero poi impiccati, sebbene avessero chiesto salva la vita. In primo piano, invece, è visibile il re francese Francesco I prossimo alla cattura, dopo esser stato disarcionato. Nella rappresentazione della Pavia cinquecentesca vi sono due errori evidenti: il Castello viene dipinto già mutilato del suo lato nord, mentre solo nel 1527 i Francesi riuscirono a distruggere quest’ ala dell’edificio. Il secondo errore riguarda la Torre Civica che si trovava di fianco al Duomo e che crollò nel 1989. Nel dipinto compare sulla sommità della torre la cella campanaria che fu realizzata solo nel 1583. Non ci sono riproduzioni pittoriche della Battaglia che si possano considerare inerenti alla realtà paesaggistica di quel periodo.

Gli artisti non conoscevano la città di Pavia né il campo di battaglia e prendevano spunto, per rappresentarla, da fonti letterarie. Tuttavia risponde al vero la netta separazione tra città e campagna definita dal perimetro delle mura di Pavia, come mostrano diverse altre fonti. Oggi, invece, questa separazione non esiste più dato che, dopo l’abbattimento delle mura, la città si è estesa occupando il territorio limitrofo lungo le principali vie di comunicazione e, nel contempo, sono sorti centri urbani più piccoli in prossimità di antiche cascine. Gherardo Poli (Firenze 1676 - Pisa 1739) era specializzato in vedute di città e porti di mare popolati di figurine stilizzate e vivaci, ricchi di architetture fantasiose e scenografiche. Dipinse soprattutto capricci, vedute e rovine. La battaglia di Pavia Il 24 febbraio 1525 segnò per l'Europa una svolta di fondamentale importanza. Dopo un lungo periodo di lotta tra Francia (Francesco I) e Impero (Carlo V) ebbe luogo lo scontro decisivo tra i due eserciti che sancì la successiva e duratura egemonia spagnola in Italia. Pavia fu, suo malgrado, protagonista della vicenda. Seconda città del Ducato, posta in posizione strategicamente e militarmente importante, fu per questo sempre contesa e spesso teatro di combattimenti, così da trovarsi ad essere al centro di una dura battaglia. Nell'autunno del 1524 iniziò l'assedio di Pavia ad opera dei francesi di Francesco I. Le sue truppe si accamparono ad est e a nord, all'interno del grande Parco Visconteo il cui perimetro esterno era delimitato da possenti mura. Fu proprio all'interno del Parco che dopo quasi quattro mesi di assedio tra Imperiali e Francesi, nelle cui fila figuravano illustri rappresentanti della nobiltà francese e spagnola, che scoppiò la battaglia, breve, ma decisiva per le sorti italiane ed europee. All'inizio della mattinata del 24 febbraio 1525, infatti, la battaglia si concluse. I francesi lasciarono sul campo 6.000 uomini. Francesco I fu catturato e deportato in Spagna come prigioniero. Per il fatto clamoroso della cattura del Re, la battaglia ebbe fin da subito una forte risonanza popolare e un immediato riscontro nella produzione letteraria e iconografica, oltre che fortuna storiografica. La pace tra Carlo V e Francesco I fu sancita con l'accordo di Barcellona e la Pace di Cambrai, nella quale Carlo V fu cinto della corona del Sacro Romano impero e del regno Italico. In effetti, l'Italia ormai era sua, ad eccezione di Venezia. Il campo di battaglia fu il Parco Visconteo, che si sviluppava alle spalle del Castello e arrivava fino alla Certosa. Il Parco fu costruito per volere di Gian Galeazzo Visconti alla fine del XIV secolo. Nacque come riserva di caccia completamente circondata da mura e come spazio per la conduzione di attività agricole; inoltre vi erano vari luoghi e strutture dedicati allo svago e al divertimento. Dopo la Battaglia di Pavia, in seguito alle mutate condizioni politiche e anche a causa della sottrazione di materiale edilizio dalle brecce, aperte dagli eserciti nelle sue mura, il Parco iniziò a disgregarsi. Oggi la presenza secolare del Parco è quasi illeggibile a causa dell’urbanizzazione attorno a Pavia, anche se la visione dall’alto del territorio rivela ancora, nel tracciato delle strade e del canale del Naviglio, l’antico perimetro del Parco.

Carlo Magenta (1840-1893),docente di Storia all’Università di Pavia,si interessò in particolare alle vicende dei Visconti e degli Sforza, del castello di Pavia e della Certosa, pubblicando alcuni volumi che si possono trovare ancora oggi nella Biblioteca dei Musei Civici. Il disegno a fianco, realizzato da lui stesso, offre una ricostruzione del territorio del Parco visconteo, in base alle informazioni che il professore ricavò da fonti antiche come resoconti di viaggio, lettere e cronache del tempo.

THE BATTLE OF PAVIA (GHERARDO POLI)

Description of the work

The painting represents the battle of Pavia which was fought on 24th February 1525. In the background Pavia is shown with its towers, walls and the Visconti's castle occupied by the Spanish; the French during the battle settled in Borgo: they positioned four guns on the Ticino banks and they occupied the tower of Catenone which stood in the middle of the river. In this tower there was a garrison of Spanish harquebusiers who were

hanged, although they had pleaded for their life. In the foreground the French king, Francis I can be seen after being unsaddled when he is about to be captured . In the representation of 16th century Pavia there are two evident errors: the castle is painted already mutilated of his north side, while only in 1527 the French succeeded in destroying this wing of the building; the second error concerns again the Civic Tower near the Cathedral which fell down in 1989. In the picture on the summit of the tower we can see the belfry which was built only in 1583. There aren’t any paintings of the battle which can be considered faithful to the landscape reality of that period. Artists didn’t know the city of Pavia or the battlefield so they were inspired by literary sources. The clear separation between the city and the country is however true and it is defined by the perimeter of the walls of Pavia as different other sources show.

Nowadays, on the contrary, this separation does no exist any longer: after the demolition of the walls, the city extended and occupied the neighboring territory along the main lines of communication and meanwhile smaller urban centers rose near old dairy-farms.

Gherardo Poli (Florence 1676 – Pisa 1739) was specialized in city views and in seaports populated by stylized and lively characters and rich in fanciful and spectacular architectures. He painted above all capriccios, views and ruins.

The battle of Pavia

24th February 1525 marks an important turning point for Europe.

After a long period of struggle between France (with Francis I) and the Empire (with Charles V) the decisive fight takes place between the two armies, which will sanction the subsequent and enduring Spanish hegemony in Italy. Pavia is, unfortunately, the protagonist of the event. It is the second city of the Duchy , it has a strategic position and military importance an for this reason Pavia is often the theatre of combats: in fact it is at the centre of a hard battle. In autumn 1524 the French of Francis I began the siege of Pavia. His forces camped to the east and to the north, in the big Visconti 's park delimited by powerful walls. Inside the park, after almost four months of siege between the Imperials and the French, in whose lines there were representatives of the French and Spanish nobility ,the battle began: it was short but decisive for the future of Italy and of Europe. The battlefield was the Visconti 's park which spread behind the castle and stretched as far as Certosa.

The park was created according to Gian Galeazzo Visconti’s view the end of the XIV century. It was born as an hunting reserve completely surrounded by walls and as an area for agricultural activities; besides there were various places and structures devoted to veneration and amusement. After the battle of Pavia, owing to the change of the political conditions and also because of the removal of building materials from the breaches, opened in its walls by the armies, the park began to break up. Now the ageold presence of the park is almost illegible because of the urbanization around Pavia ,even if the aerial view of the territory still reveals the old perimeter of the park in the layout of the streets and of the Naviglio channel. Early in the morning of 24th February the battle finished. The French left on the battlefield 6000 men. Francis I was captured and deported to Spain as a prisoner. Because of the sensational fact of the king’s capture the battle had an immediate influence on the literary, iconographic and historiographical production. The peace between Charles V and Francis I was ratified with the Barcelona agreement and the Cambrai peace thanks to which Charles V was given the crown of the Holy Roman Empire and of the Italic Kingdom. In fact, Italy was under his control with the exception of Venice.

Carlo Magenta (1840-1893) was lecturer of history at the University of Pavia ;he was especially interested in the historical events of the Visconti and Sforza, in the castle of Pavia and in Certosa, he published some volumes which can be found also in the Civic Museum library. The drawing, realized by Carlo Magenta offers a reconstruction of the territory of the Visconti's park on the basis of the information that he obtained from old sources as travel reports letters and chronicles of the time.

PIANTA INEDITA DI PAVIA (1590 CIRCA) DI G.B. CLARICIO.

(PARTICOLARE DI UNA LITOGRAFIA) di Monica Lauretti

La famosa pianta di Pavia, disegnata verso il 1590 dal grande architetto Giovanni Battista Claricio, è proprietà del conte Sola di Milano e fu pubblicata dal prof. Magenta, nella sua opera sul Castello di Pavia. Questa carta è disegnata a volo d'uccello con veduta dal mezzogiorno e presenta le tre cerchie di mura della città. La parte centrale, limitata dalla cinta quadrilatera delle mura più antiche, contiene gli edilizi più vetusti: la duplice cattedrale del XI secolo, la torre di Severino Boezio, il palazzo dei Consoli romani ed altri edifici dell'alto medioevo. Non sono segnate le vie e le porte si aprono con grande simmetria nel perimetro delle mura; si possono riconoscere: la porta Palacense ad est, la porta Maricia (o Marengo) ad ovest, a nord, invece, si devia verso sinistra a Porta Palazzo o a destra verso Porta s. Pietro, mentre a sud si trova la porta del ponte. Diritto alla linea del ponte, nel lato settentrionale delle mura, si presenta un torrione con un segno di pustierla, accanto al palazzo dei Consoli romani. A questa apertura corrisponde in linea retta una porta nel muro meridionale della “Cittadella” in cui sono contenute la chiesa di s. Pietro in Ciel d'oro e la chiesa, ora scomparsa, di

s. Agostino.

A nord questa linea continua con la porta settentrionale della Cittadella e con la strada suburbana, la quale attraversa in modo rettilineo tutta la regione che definiva il parco Visconteo, per poi proseguire ulteriormente a nord in ricordo dell'antica via che collegava Pavia a Milano. Il Claricio indica con molta precisione le fondazioni longobarde, le antiche strutture romane che le cronache attestano come ancora esistenti al tempo di Teodorico: in particolare ricostruisce le mura urbiche, su cui il sovrano ostrogoto attuò opere di ampliamento e “restauro” e i monumenti medioevali.

CLARICI, Giovanni Battista. - Nacque ad Urbino nel 1542. Trasferitosi a Milano nel 1570, vi passò il resto della vita, ottenendone la cittadinanza; nel 1588 sposò Bianca Gallarati, da cui ebbe due figlie. Divenne Ingegnere, Cartografo e Architetto lavorando per lo Stato di Milano; dei suoi lavori sono giunte fino a noi soltanto la carta del Ducato di Urbino, la carta dei dintorni di Milano (datata 1583 e poi rifatta nel 1600), la rappresentazione di Pavia (sopra citata) e poche altre.

Il Claricio fu uno dei più grandi ingegneri idraulici dei suoi tempi. Morì a Milano il 1º dicembre 1602. Venne sepolto nella cappella Gallarati della Chiesa di S. Francesco. In un testamento rinvenuto, Claricio indicò come beneficiari dei suoi beni i familiari o, qualora fossero mancati prima, le monache milanesi di S. Orsola. Queste, a loro volta, dovevano osservare certe condizioni, altrimenti l'eredità sarebbe passata ai frati di S. Francesco e, in ulteriore caso di inadempienze, all'ospedale Maggiore di Milano che, in effetti, incamerò l'eredità. I beni nel ducato di Urbino, invece, erano destinati all'ospedale cittadino dopo la morte degli eredi legittimi.

UNPUBLISHED PLAN OF PAVIA (ABOUT 1590) BY G.B. CLARICIO (DETAILS OF A LITHOGRAPHY)

The famous plan of Pavia drawn by the famous architect Giovanni Battista Claricio in about 1590 was owned by the count of Milan Sola and was published by professor Magenta in his work about the castle of Pavia. This plan shows a bird’s eye view from the west and presents three circles of the city walls. The central part is limited by a quadrilateral boundary of the oldest walls and contains the most ancient buildings: the double cathedral of XI century, Severino Boezio’s tower, the palace of the Roman Consuls and other early medieval buildings. The roads aren’t marked and the city gates open with great symmetry in the perimeter walls; we can find: the Palacense gate to the east, the Maricia gate (or Marengo gate) to the west; on the contrary in the northern part we can find S. Pietro’s gate to the right or Palazzo gate to the left, while the Bridge gate is situated to the south. A tower with a sign of pusterla can be seen straight on the line of the bridge, in the northern side of the wall, near the Roman Consuls’ palace. This opening matches a gate in a straight line, in the southern walls of the “Cittadella” which encloses S. Pietro in Ciel d’oro’s church and S. Agostino’s church now disappeared. This line continues with the northern gate of the Cittadella and the suburban road. This road crosses in a straight line the region that represented the Visconti’s park and continues further to the north on the traces of the historic road connecting Milan to Pavia. Claricio indicates the Lombard foundations, the ancient Roman structures that the chronicles attest as still existing at the time of Theodoric, with great precision. CLARICI, Giovanni Battista. – He was born in Urbino in 1542. He moved to Milan in 1570, he was given the citizenship and there he would spend the rest of his life. He married Bianca Gallarata in 1588. They had two children: Clara, wife of G.B. Conti and Camilla, wife of G.P Recalcati. He

was an engineer, cartographer and architect for the state of Milan. One the plans of the Duchy of Urbino, the map of the surrounding area of Milan (in 1589 and rebuilt in 1600), the representation of Pavia and a few others have survived among his works. Claricio was one of the greatest hydraulic engineers of his time. He died in Milan on December 1st, 1602. He was buried in the Gallarati’s Chapel of S. Francesco’s church.In Claricio’s will his heirs were his relatives or, in case of their death, S. Orsola’s nuns. They had to respect particular conditions otherwise the inheritance would pass to S. Francesco’s monks or to the hospital of Milan which actually received the inheritance. On the contrary, the possessions in Urbino were given to the hospital after the legimate heirs' death.

OTTAVIO BALLADA, PIANTA DI PAVIA 1653 di Ilaria Zoggia

Pianta della città di Pavia all’inizio del XVII secolo con 112+23 richiami di luoghi ed edifici, elencati dalla A alla Z in 15 colonne. In basso a sinistra nella prima colonna si legge un’iscrizione: <<Ottavio Ballada Prevosto/ della Collegiata Paroch.e/ di S. Gio. Domnarum fece/ intagliare da/ Cesare Bonacina Milanese/ l’anno 1617>>. In alto a sinistra si trova un cartiglio con dedica: << All’Illmo Signor Mastro/ di Campo Verzellino Maria/ Visconte March.e di S. Alessandro/…Ottavio Ballada/ … Pavia li 29 Aprile dell’Anno 1654>>. Particolare della pianta in basso a sinistra Particolare della pianta in alto a sinistra Ottavio Ballada, prevosto della chiesa di San Giovanni Domnarum e famoso storico e letterato, fece intagliare la pianta da Cesare Bonacina nel 1653 e 1654 su un disegno di Ludovico Corte del 1617. la pianta è comunemente detta “Pianta del Ballada”.

La tecnica utilizzata è la xilografia. Si usa come matrice una tavoletta di legno duro (pero, ciliegio, bosso), che viene intagliata con un coltellino. Viene poi inchiostrata: le parti incise costituiscono i bianchi, quelle a rilievo lo scuro.

Nel particolare della pianta si possono individuare nella zona cerchiata in rosso i primi edifici dell’Università, nati dalla ristrutturazione della casa di Azzone Visconti. Essa era attigua a un edificio, a croce greca, con quattro cortili. Particolare della pianta L’edificio è contrassegnato con la lettera M e indicato come Ospedale San Matteo che sorse a Pavia nella seconda metà del 1400.

PLAN OF PAVIA OF 1653 BY OTTAVIO BALLADA Plan of Pavia at the beginning of XVII century with 112+23 references to places and buildings, which are listed from the A to the Z in 15 columns. Bottom left in the first column we can read an inscription: << Ottavio Ballada Provost of Saint John Domnarum’s Parish Church ordered the carving to Cesare Bonacina in 1617>>. Top left we can find a cartouche with a dedication: << To the very revered Mr. Mastro of Campo Verzellino Maria, Viscount Marquis of Saint Alexander/…Ottavio Ballada/… Pavia on April 29TH 1654>>. Ottavio Ballada was a parish priest of the church of Saint John Domnarum and a famous historian and man of letters. He ordered the carving of the plan from a 1617 drawing by Ludovico Corte (from Cesare Bonacina in 1653 and 1654). The plan is commonly called “Plan of Ballada”.

The technique used is the xylography. A hard wood mould (pear-tree, cherry-tree..) is used then it is carved with a box cutter and it is inked. The etched parts are white, the raised parts are black. In the detail of the plan we can identify in the area circled in red the first buildings of the university. These buildings derive from the restoration of Azzone Visconti’s house. It was adjacent to a building with a Greek cross plan and four courtyards. The building is marked with the letter M and indicated as Saint Matthew Hospital which was built in Pavia in the second half of 1400.

DISEGNO ACQUARELLATO DELLA CINTA MURARIA DI PAVIA di Maggi Edoardo

Disegno acquerellato della cinta muraria di Pavia, sec XVII, Archivio di Stato di Milano (particolare). Il particolare comprende il castello, la cittadella, il Carmine e, in alto a destra il complesso di San Salvatore. Nel disegno, seppur molto impreciso, si distinguono chiaramente il Castello Visconteo con la cittadella fortificata ad esso affiancata, la cinta muraria che, costeggiando il Navigliaccio arriva fino al fiume, la chiesa di Santa Maria del Carmine e il complesso monastico di San Salvatore. Nell’ estremità superiore è rappresentato il fiume Ticino.

Watercoloured Indian Ink of Pavia’s walls, XVII century, Milan, National Archives (particular).

In the drawing, which is very inaccurate, we can see the castle, built by the powerful Visconti family, with the fortified citadel near it, the wall which skirts the canal Navigliaccio and arrives at the river, the Church of Santa Maria del Carmine and the Church of San Salvatore. On the top there is the river Ticino

PROVINCIA DI PAVIA A NORMA DEL COMPARTIMENTO DELLA LOMBARDIA AUSTRIACA, 1786

di Alessia Boggiani

La carta è un incisione originale stampata da matrice in rame, incisa con la tecnica dell’acquaforte, impressa in color nero su carta pesante, realizzata da Domenico Cagnoni e pubblicata tra il 1786 e il 1789 dal monaco olivetano Mauro Fornari, dopo la riforma di Giuseppe II d’Asburgo. È dedicata al principe Alberico XII di Belgioioso D’Este, discendente della famiglia Barbiano di Belgioioso, (una delle principali famiglie nobili dell’Italia settentrionale) che ottenne il feudo con titolo principesco dal 1769. Faceva parte di una raccolta di sei mappe rappresentanti le province di Como, Cremona, Lodi, Milano, Varese e Pavia, secondo il compartimento della Lombardia austriaca nel 1786, che insieme formano l’intera carta dello stato di Milano. Con la pace di Aquisgrana nel 1748 l’Austria confermava il proprio dominio sul territorio milanese, suddiviso in sei province. Secondo quanto stabilito dall’editto teresiano del 10 giugno 1757, nel compartimento figuravano, oltre al ducato di Milano, anche la città e il principato di Pavia, la città e il contado di Cremona, la città e il contado di Lodi, la città e il territorio di Como, il contado di Como e la valle Intelvi; vi erano poi la giurisdizione della Calciana e le cosiddette “terre separate”, indipendenti dalle rispettive province: Treviglio nel ducato di Milano, Castelleone, Fontanella, Pizzighettone e Soncino nel cremonese; infine la città e il territorio di Casalmaggiore. Con la salita al trono di Giuseppe II nel 1780, il territorio venne riorganizzato e il 26 settembre 1786 venne pubblicato il nuovo editto per il compartimento territoriale che prevedeva la suddivisione della lombardia austriaca in otto province: Milano, Mantova, Pavia, Cremona, Lodi, Como, Bozzolo e Gallarate.

La provincia di Pavia era formata dalla città stessa, dai corpi santi di Pavia (insieme di comunità rurali disseminate intorno alle mura, l’immediato circondiario), costituenti la delegazione I della provincia, e da altre diciasette delegazioni comprendenti: il parco vecchio, situato a nord della città, cinto da mura e formato dalla parte originaria dell’antico parco visconteo (delegazione XII), il parco nuovo, tra il parco vecchio e la Certosa (delegazione XIII), la campagna Soprana, a nord della città, da Porta Laudense fino al Ticino (delegazioni II-V), la campagna Sottana, a est della città da Porta Oria fino al Po (delegazioni VI-XI), il vicariato di Settimo territorio milanese tra la Campagna Soprana e Sottana e il Parco Nuovo, amministrato da Pavia, comprendente Bornasco e Zeccone (delegazione XIV), il vicariato di Binasco, comprendente, i comuni di Badile, Binasco, Bubbiano, Calvignasco, Campo Morto, Casarile, Casirate, Cassina Bianca, Cavagnera, Gnignano, Lacchiarella, Mandrino, Mandrugno, Mettone, Moirago, Moncucco, Pasturago, Ponte Longo, San Novo, San Pietro Cusico, Vairano, Vernate, Viano, Vidigulfo, Vigonzino, Villa Maggiore, Zavanasco, Zibido al Lambro e Zibido San Giacomo (delegazione XV), Pieve di Corbetta (delegazione XVI), Pieve di san Giuliano ( delegazione XVII) e pieve di Rosate (delegazione XVIII).

PROVINCE OF PAVIA DURING THE PERIOD OF THE AUSTRIAN DOMINATION IN LOMBARDY The map is an etching engraving. It is printed from a copper mould and impressed in black on heavy paper, it was made by Domenico Cagnoni and it was published, between 1786 and 1789, by the olivetan monk Mauro Fornari, after the reform of Joseph II of Habsburg. The map is dedicated to Prince Alberico XII of Belgioioso of Este, descendant of the Barbiano Family who obtained the feud of Belgioioso with princely title in 1769. The map belongs to a collection of 6 maps that represent the provinces of Como, Cremona, Lodi, Milan, Varese and Pavia, in accordance with the compartment of Austrian Lombardy in 1786 ; all these maps form the complete map of the State of Milan. With the peace of Aachen in 1748, the Milanese territory was under the Austrian rule. The Milanese territory was divided into 6 provinces. The edict of Mary Theresa of Austria (10 June 1757) established that in the compartment there were, in addition to the Duchy of Milan, the city and the principality of Pavia, the city and the countryside of Cremona, the city and the countryside of Lodi, the city and the territory of Como, the countryside of Como and the Intelvi valley; there were then the jurisdiction of Calciana and the Separate lands independent from the respective provinces: Treviglio in the duchy of Milan, Castelleone, Fontanella, Pizzighettone e Soncino in the province of Cremona; finally the city and the territory of Casalmaggiore. When in 1780 Joseph II became emperor, the territory was reorganized and on 26 September 1786 the new edict for the territorial compartment was published ,which provided for the subdivision of the Austrian Lombardy in 8 provinces: Milan, Mantova, Pavia, Cremona, Lodi, Como, Bozzolo and Gallarate.

The province of Pavia was composed of the city itself and the “Santi corpi”of Pavia (rural communities around the town walls), which constituted the first province delegation. The other 17 delegations included: the Old Park, in the north of the city, surrounded by town walls and formed the original part of the ancient Visconti Park (delegation XII), the New Park, between the Old Park and Certosa of Pavia (delegation XIII), the Soprana farmland in the north of the city, from Laudense gate to the Ticino (delegation II-V), Sottana farmland and the New Park,governed by Pavia, which included Bornasco and Zeccone (delegation XIV), the Binasco vicariate which included the town councils of Badile, Binasco, Bubbiano, Calvignasco, Campo Morto, Casarile, Casirate, Cassina Bianca, Cavagnera, Gnignano, Lacchiarella, Mandrino, Mandrugno, Mettone, Moirago, Moncucco, Pasturago, Ponte Longo, San Novo, San Pietro Cusico, Vairano, Vernate, Viano, Vidigulfo, Vigonzino, Villa Maggiore, Zavanasco, Zibido al Lambro e Zibido San Giacomo (delegation XV), Pieve of Corbetta (delegation XVI), Pieve of San Giuliano (delegation XVII) and Pieve of Rosate (delegation XVIII).

LA GUIDA DI PAVIA COME FONTE DI INFORMAZIONI di Galano Claudio

La “Guida di Pavia” è stata scritta nel 1819 dal marchese Luigi Malaspina di Sannazzaro (1754-1835). Nell’introduzione l’autore sottolinea i cambiamenti geografici della città di Pavia, prestando particolare attenzione sulla sua posizione di confine. La guida vuole istruire il lettore dando informazioni sull’aspetto, politico, storico e scientifico della città. L’autore,marchese illuminista, originario di Pavia e nipote per parte di madre di Cesare Beccaria fu ultimo discendente della famiglia Malaspina, ricevette l’investitura dal re di Sardegna per metà del feudo di Sannazzaro e ne ereditò l’altra metà dal cugino Ercole IV, progettò e fece costruire la chiesa del feudo. Spiccò nella sua città natale fra le persone più stimabili, molto erudito ed appassionato di scienze, pubblicò numerosi scritti che gli valsero rinomanza letteraria. Da distinto letterato ed esperto in architettura e protettore di Belle Arti, raccolse un tesoro di oggetti tra dipinti e incisioni; da una sua donazione nacque la Pinacoteca Malaspina. In seguito al trattato di Vienna fu nominato rappresentante per regolare l’assetto territoriale, amministrativo e commerciale di tutto il Lombardo-Veneto. Il marchese si spense a Milano ormai ottantenne.

THE GUIDE OF PAVIA AS A SOURCE OF INFORMATION “The Guide of Pavia” was written in 1819 by Marquis Luigi Sannazaro(1754-1853). In the introduction, the author underlined the geographic changes of Pavia, with particular attention to its border position. The book wants to teach the reader historical, political and scientific aspects of the city. The author, enlightened marquis of Pavia and grandson of Cesare Beccaria on his mother's side and last descendant of the Malaspina

family, received the investiture of half of the feud of Sannazaro by the Sardinian king and inherited the other half from his cousin Ercole IV. He designed and built the church of the feud.He was very famous among the men of letters of Pavia; he was very erudite and passionately fond of science, he published many letters. As a distinct man of letters, expert in architecture and protector of the Fine Arts, he assembled a treasure of paintings and engravings and with his endowment the Malaspina Gallery was created in Pavia. After the Treaty of Vienna, he was appointed representative to control the territorial, administrative and commercial structure of Lombardo-Veneto. The Marquis died in Milan at he age of 80.

ELIA GIARDINI - “ MEMORIE TOPOGRAFICHE DEI CAMBIAMENTI E DELLE OPERE ESEGUITE NELLA CITTA’ DI PAVIA”

di Francesca Scanavini

Chi fu Elia Giardini Elia Giardini, professore di grammatica e retorica nelle scuole minori dell’Università di Pavia, nel 1796 divenne docente alle Facoltà di Legge e di Filosofia. Intanto lavorava come precettore nelle case degli aristocratici più in vista della città, come Botta, Adorno e Belcredi. Durante la sua maturità e vecchiaia fu attivo più che mai, infatti, dal 1806 al 1825, diventò direttore della Biblioteca Universitaria di Pavia. Nel 1817 riprese i suoi studi seminaristici diventando sacerdote. Morì nel 1832 a Pavia. Giardini rappresenta l’uomo di cultura della città di quel tempo, rinomato e richiesto per i suoi versi, in italiano e latino, apprezzato sia per i contenuti che per la forma classicheggiante. Memorie topografiche dei cambiamenti avvenuti e delle opere state eseguite nella città di Pavia Le città piccole come Pavia sono cresciute e hanno mutato aspetto attraverso tante piccoli interventi urbanistici, ambientali e culturali. Chi vuole sapere che cosa si è costruito e distrutto a Pavia tra il Millesettecento e Milleottocento, può andare a leggere questo interessante libro, dal titolo lungo, che spiega i vari cambiamenti di vie, edifici e piccole aree della graziosa Città: “Memorie topografiche dei cambiamenti avvenuti e delle opere eseguite nella città di Pavia sul fine del secolo XVIII e nel principio del XIX, fino

all’anno MDCCCXXX”. Questo trattato presenta un concreto e preciso ritratto della città in trasformazione tracciato dal Giardini che unisce documenti, testimonianze orali e ricordi personali per accompagnare il lettore in una straordinaria passeggiata con frequentissime soste, raccontando, con poche parole chiare, la storia di muri antichi e recenti. Le “ memorie topografiche ” sono di grande importanza storica e urbanistica, poiché è uno dei pochissimi libri che racconta gli eventi urbanistici avvenuti a Pavia nella metà del XVIII. Di questo trattato sono state pubblicate due edizioni: la prima nel 1830, mentre la seconda fu aggiornata nel 1871 da Gaetano Capsoni. Dall’esterno circondario della città di Pavia LA PARTE SETTENTRIONALE DELLA CITTÀ Nella parte d’ introduzione del libro, Giardini prende in considerazione la parte settentrionale della città, la quale venne modificata agli inizi del 1800 da alcuni eventi urbanistici ; questo è raccontato nel capitolo “Dall’ esterno circondario della città di Pavia” . <<L’esterna parte della città dal lato Settentrionale non mi ricordo d' aver visto a’ miei giorni notabile cambiamento ad eccezione dello scavo e della costruzione del nuovo Naviglio perfezionato nel 1816 e delle magnifiche sue conche, come pure della strada, con alea di piante, e passeggio formato lungo il medesimo , non che delle poche fabbriche intraprese nel borgo Calvenzano sulla lusinga, che pel comodo di tal canale stabilir si potesse un vivo commercio colla navigazione. Fu però demolito anche in questa parte nel 1816. Un piccolo Oratorio di Maria Vergine esisteva sulla strada alla Torretta Menocchio, in cui adempì vasi il legato d' una messa fondata senza dubbio per comodo di quegli abitanti , e principalmente dei vecchi, che ora ne' tempi delle maggiori intemperie sono costretti venire alla città, o mancare ai doveri di Religione.>> PARTE SUD-OVEST DELLA CITTÀ Giardini, poi, continua il suo racconto volgendo ' attenzione al lato sud-ovest della città: da Porta Borgorato prosegue, attraverso un viale ombreggiato da annose piante, verso S. Salvatore de’ Monaci Cassinesi. Il vasto e magnifico chiostro serviva per un Collegio di giovanotti. Da S. Salvatore discendendo per via diritta si giunge all' antica Abbazia di S. Lanfranco dove vi erano i

Monaci di Valle Ombrosa che furono secolarizzati fin dal 1781 e il loro convento utilizzato per altri scopi.

Con l’arrivo di Napoleone numerosi conventi diventarono caserme a causa delle frequenti guerre che vi erano a quell’ epoca. Anche S. Salvatore fu soggetto a questa trasformazione, infatti nel 1861 il chiostro e il convento vennero occupati per la costruzione del nuovo Arsenale Militare.

ELIA GIARDINI: “TOPOGRAPHICAL NOTES ON THE CHANGES WHICH TOOK PLACE AND ON THE WORKS WHICH WERE CARRIED OUT IN PAVIA” Biographical notes Elia Giardini was professor of grammar and rhetoric in the minor schools at the university of Pavia and in 1796 he became a lecturer of a variety of subjects in the faculties of law and philosophy. In the meantime, he worked as a tutor in the best aristocratic houses of Pavia, such as Botta, Adorno and Balcredi. During his maturity and old age, Giardini was more active, in fact from 1806 to 1825 he became the director of the university library of Pavia. In 1817 Giardini took again his seminary studies and became a priest. He died in 1832 in Pavia. Elia Giardini represented the typical man of letters of the town in fact, during that period, he was renowned for his Italian and Latin poems because they were very interesting and rich in meaning. “Topographical notes on the changes which took place and on the works which were carried out in Pavia The small towns like Pavia have grown and have changed their look through a lot of little urban interventions.

If you want to known what was built and demolished in Pavia between 1600 and 1800, you can read this beautiful book, with a long title, which explains the different changes in the streets, buildings and small areas of the town : “Topographical notes on the changes which took place and on the works which were carried out in Pavia at the end of XVIII century and at the beginning of the XIX cenury to MDCCCXXX”. This treatise introduces a concrete and accurate portrait of the transformation of Pavia analyzed by Giardini who collects documents, oral evidence and personal memories to accompany the reader on a beautiful journey, characterized by frequent stops. He tells the story of the recent and antique walls in a few clear words. The “ Topographical notes” are more important from a urban and historical point of view, because it is one of the few books that describes the urban events happened in Pavia in the second half of XVIII. Of this treatise two editions were published : the first was published in 1830, the second was brought up to date in 1871 by Gaetano Capsoni. “From the outskirts of the town of Pavia” THE NORTHERN PART OF THE TOWN Giardini, in the introductory part of the book, considers the northern part of Pavia which was changed at the beginning of 1800 by some urban events: this is dealt with in the chapter “From the outskirts of the town of Pavia”. Here Giardini says: “In the northern side of Pavia I didn’ t see remarkable changes with the exception of the digging and the building of the new Naviglio, which was improved in 1816, and of his magnificent basins as well as the tree-lined avenue and along it a promenade and a few factories created to make the most of the canal navigation for their trade in village Calvenzano. In Torretta Menocchio there was a little oratory of the Virgin Mary which was founded to help especially old people; so they weren’ t obliged to come to town to attended the divine service”. THE SOUTH-WESTERN PART OF THE TOWN Then Giardini, goes on with his story shifting the attention to the south-western side of Pavia; in fact he continues from Borgorato Gate, through a tree-lined avenue, to S. Salvatore of Cassinesi Monks. The vast and magnificent cloister was used as a boarding school for young men. From S. Salvatore we take a straight road and we reach the ancient Abbey of S. Lanfranco. Here there were the monks of Valle Ombrosa, who were laicized in 1781 and their monastery was used for other purposes. When Napoleon arrived in Italy, a great number of monasteries became barracks because in that period there were frequent wars. This happened to S. Salvatore too,in fact in 1861 the cloister and the monastery were occupied for the new building of the Military Arsenal.

PIANTA DELL’ARSENALE DI PAVIA, DATABILE ATTORNO AL 1770 (MILANO, ARCHIVIO DI STATO)

di Sara Olivari

L’arsenale, scomparso sotto la dominazione spagnola, insieme alla darsena, ricompare collocato nel ”Salone delle Palle “del Castello Visconteo utilizzato come fonderia per i cannoni. All’inizio del XVI secolo inizia il lento declino di Arsenale e Darsena. Il 22 Ottobre del 1525, durante lo svolgimento della famosa Battaglia di Pavia, i francesi dopo un lungo fuoco di artiglieria, penetrarono nella torre dell’isolotto e poi nello stesso Arsenale, occupandolo e costringendo il piccolo presidio rimasto alla resa. Nel 1580 la darsena fu occupata da un allargamento del Chiostro dei frati Cappuccini e con la dominazione spagnola Arsenale e Darsena vennero definitivamente abbandonati. Dopo la pace di Acquisgrana (1748) gli

austriaci costruirono un terrapieno che, da Porta Stoppa e Porta Garibaldi fino al baluardo della Darsena, servì per le esercitazioni degli eserciti che si susseguirono. Terminava così la vita dell’Arsenale in riva al Ticino che ricompare collocato nel “Salone delle Palle” del Castello Visconteo a Pavia e utilizzato come fonderia per i cannoni; questi ultimi ebbero fama internazionale. Oggi sono ancora ammirabili nelle fortezze del Cremlino e del Cairo, nel Cortile del Museo degli Invalidi di Parigi e nell’attuale Stabilimento Genio. La costruzione del nuovo Arsenale, fu stabilita da un decreto regio datato 8.6.1802 firmato dall’allora vice presidente Francesco Melzi d’Eril che ne stabilì finanche l’ubicazione, trovando collocazione lungo il lato orientale dell’attuale viale XI Febbraio, mentre la fonderia dei cannoni e i relativi magazzini vennero dislocati lungo il lato occidentale della stessa via. Nel 1806 lo stesso Napoleone visitò l’Arsenale di Pavia. In seguito alla caduta napoleonica, in conseguenza della battaglia di Lipsia, la municipalità decise di smantellare l’Arsenale e le fonderie. Il 30 Gennaio 1816 furono infatti venduti all’incanto carri d’artiglieria e munizioni, mettendo la parola fine su un altro capitolo di storia dell’Arsenale.

Il salone visconteo per il gioco della palla nei pressi del castello di Pavia è stato abbattuto nel 1929 per la costruzione dell'edificio I.n.c.i.s., opera dell' architetto Carlo Morandotti.

PLAN OF THE ARSENAL OF PAVIA, DATING FROM AROUND 1770 (MILANO, STATE ARCHIVE) The arsenal, disappeared under the Spanish rule, with the dock, has a new location in the “Hall of Balls” of the Visconti Castle used as a foundry for guns. In the early sixteenth century the slow decline of the arsenal and dock begins. On 22nd October 1525, during the famous Battle of Pavia, the French ,after a long artillery fire, penetrated into the tower of the islet and then into the arsenal, occupying it and forcing the small garrison to surrender. In 1580 the dock was occupied by a widening of the Cloister of the Capuchin friars and with the Spanish domination the arsenal and dock were finally abandoned. After the Aix-la-Chapelle Peace (1748) the Austrians built an embankment that, from Stoppa Gate and Garibaldi Gate up to the dock bulwark, was used for the exercises of the armies. This was the end of the arsenal near the Ticino; its new location was the “Hall of Balls” of the Visconti's Castle in Pavia and used as a foundry for guns; these were internationally renowned. Today they can be still admired in the fortitudes of the Kremlin and Cairo; in the Courtyard of Paris Museum of the Invalid and in the present Establishment of the Engineer Corps. The building of the new arsenal was established by a regal decree, dated 8.6.1802 and signed by the president Francesco Melzi d’Eril, who established even the location: along the oriental side of the present XI February avenue, while the foundry of the guns and the relative stores were displaced along the western side of the same street. In 1806 Napoleon himself visited the Arsenal of Pavia. Following Napoleon’s fall, as a result of the Battle of Lipsia, the municipality decided to dismantle the arsenal and foundries. On 30th January 1816 in fact artillery and ammunition wagons were sold by auction, putting an end to another chapter in the history of the arsenal. The Visconti's salon for playing ball near the castle was knocked down in 1929 for the construction of the I.n.c.i.s. building, by the architect Carlo Morandotti.

CHIESA DI SAN SALVATORE - SCHEDA DI CATALOGO DI TIPO A di Celeste Trabatti (III BL)

Tipologia di bene_ immobile di tipo A Provincia e comune_ Pavia, (PV) Luogo_ via Riviera 20 Oggetto_ edificio religioso Datazione_ 1453-1467 Autore_ gotico rinascimentale. Realizzata da un architetto locale. Direttore dei lavori Martino Fugazza, anch'egli di Pavia. Destinazione originaria_ luogo di culto. Uso attuale_ luogo di culto. Condizione giuridica_ proprietà ecclesiastica.

Pianta_ L’edificio presenta uno sviluppo planimetrico a croce latina immissa. Il corpo longitudinale è tripartito. La navata centrale è larga circa quattro volte le laterali, dalle dimensioni molto ridotte. La prima è composta da tre campate quadrate, separate dall’alternarsi di pilastri compositi, quelli posti a metà di ogni campata rettangolari e di dimensioni minori rispetto quelli in corrispondenza dei quattro vertici. Le navate laterali sono accompagnate in lunghezza da sei cappelle poligonali, invisibili all’esterno a causa della presenza di una cortina muraria rettilinea su entrambe i lati. L’area presbiteriale è rialzata all’incrocio della navata centrale ed il transetto, così come l’altar maggiore. L’ambiente in cui esso è collocato è un rettangolo sui cui vertici sorgono quattro imponenti pilastri cruciformi. Al di là dell’altare si trovano tre absidi poligonali. Quella in corrispondenza della navata centrale è circa il doppio delle due adiacenti, aventi le stesse dimensioni delle cappelle. Esse sono precedute da due ambienti quadrati che si aprono sui bracci del transetto e sulla porzione di spazio che anticipa l’abside centrale. Alla basi lica si accede grazie ad un unico ingresso. esso si apre sulla navata centrale, nella facciata. Questa è tripartita da contrafforti, secondo la suddivisione degli ambienti interni. Coperture_ volte a crociera costolonate nella navata centrale, volte a botte e acute con pennacchi nelle laterali. Catino absidale ombrelliforme sulle prime cappellette laterali. Nell’incrocio fra navate e transetto è presente una cupola. Tecniche murarie_ mattoni in cotto, pilastri in muratura intonacati. Pavimenti_ in marmo, simili agli originali. Decorazione esterna_ pareti legate da un interrotto disegno perimetrale gradonato. Facciata a salienti monocuspidata a frontone spezzato, tripartita da contrafforti rastremati a gradonature. Portale rinascimentale profilato in cotto sovrastato da un timpano sorrette da mensole. Nella parte superiore oculo con doppia orlatura in cotto, nel timpano una semplice apertura ad arco. I contrafforti continuano sui fronti del transetto e su tutta la parte absidale, più sottili rispetto quelli della facciata e senza rastremature. Su abside e

transetto vi è interazione tra il rosso dei mattoni e le fasce d’intonaco dipinte: visibili le decorazioni sotto la gronda e quelle della strombatura degli oculi. Su tutte le pareti sono numerose le buche pontaie. Decorazione interna_ capitelli dorati scolpiti a delfini, ornati da cornici in legno, pilastri affrescati a grottesche con candelabre, fregio affrescato, tondi con ritratti dei Cesari, volte profilate da decoro a grottesche e oculi con busti di santi, coro ligneo, altare lapideo con rilievi e iscrizioni in oro. Sulla controfacciata cornice policroma a stucchi a gran rilievo. Coro ligneo settecentesco nel presbiterio, due organi sopraelevati del primo 1900 con balaustre lignee settecentesche si impostano appena prima dell’incrocio del corpo longitudinale e il transetto. Strutture sotterranee_ non rilevate. Vicende costruttive_ La chiesa attuale viene edificata tra il 1453 e il 1467 dalla Congregazione dei Padri si Santa Giustina di Padova, sulle fondamenta di un edificio realizzato tra il 653 e il 662 destinato alla sepoltura del re Longobardo Ariperto, a sua volta abbattuto e riedificato nel 971, per volere della regina Adelaide. La realizzazione dell'apparato decorativo dell'edificio attuale risale ai secoli XV e XVI. Esso subisce un intervento rilevante di rinnovamento nella prima metà del XVIII secolo. Nel 1859 la chiesa viene occupata dall'autorità militare per essere utilizzata come alloggio per i Pontieri, destinazione che presto diventa definitiva (rimarrà tale per circa quarant'anni) e determina lo spoglio dell'edificio che rischia la distruzione. Nel '900 la chiesa viene riacquisita al culto grazie alla Società per la Conservazione dei Monumenti Cristiani. La riapertura ufficiale è del marzo 1901. Sistema urbano_ A poca distanza dalla cinta muraria, lungo la direttrice viaria connessa con la porta occidentale della città. La facciata è rivolta a settentrione, parallela a via Riviera, il corpo longitudinale si sviluppa perpendicolarmente alla via. L’orientamento inconsueto è dettato dalla presenza della strada che porta a Novara passando per Vigevano, prosecuzione del decumanus maximus (attuale corso Cavour), e dal corso del fiume Ticino. Rapporti ambientali_ nel mezzo della campagna, si affacciava sulle rive del Ticino, leggermente sopraelevata, e verso le mura di Pavia. Era poco lontana dal ponte sul Navigliaccio che lì confluiva nel Ticino. Per giungere alla basilica dalla città si varcava l’attuale Porta Cavour (già Porta Borgoratto, prima ancora Porta Marica) e si percorreva un tratto della strada per Novara.

ALMANACCO SACRO PAVESE PER L’ ANNO SANTO

di Edoardo Maggi

Almanacco Sacro pavese per l’ Anno Santo, Pavia 1900, copertina:

L'almanacco (parola che deriva dall'arabo al-manākh, "calendario") è una pubblicazione annuale simile al calendario, ma con informazioni aggiuntive, come indicazioni astronomiche, geografiche e statistiche. L'almanacco nacque nel Medioevo, i primi di cui si hanno traccia risalgono al 1088, ed in un primo tempo era formato da tavole astronomiche. In un secondo tempo,invece, divenne una pubblicazione periodica che forniva notizie di vario genere che venivano aggiunte alle nozioni astronomiche, utili agli agricoltori ed ai naviganti.

Recava anche informazioni sul raccolto, sulle nascite, sui mercati e su altri aspetti della vita sociale. Nel 1500 l'avvento della stampa favorì l'ulteriore successo degli almanacchi, in quanto rappresentava il principale, a volte l'unico, mezzo di diffusione culturale tra la popolazione contadina ed artigiana. Il 1700, poi, si rivelò il secolo della massima voga degli almanacchi.

Al giorno d’ oggi gli almanacchi vengono considerati, alla pari di carte, mappe e atti, importanti documenti storici proprio grazie al fatto che contengono numerose informazioni sulla vita nel periodo in cui sono stati scritti.

Esempi di almanacco

Almanacco Sacro pavese per l’ Anno Santo, Pavia 1900, pagine 12 e 13. In queste pagine del volume, sono conservate, nella parte dell’ appendice, informazioni importanti per quanto riguarda le vicende che coinvolsero il monastero e la basilica di San Salvatore. Nel 1782 il monastero, che possedeva anche una tipografia al suo interno, venne soppresso, ma i monaci si trattennero fino al 1795, come si rivela dalla serie di abati che furono in carica fino a quella data, quando la comunità fu definitivamente soppressa. La chiesa rimase ancora aperta al culto di San Lanfranco, fatto che, fortunatamente, non permise la deturpazione del tempio. L’ uso del convento fu concesso al Municipio che ne aveva fatto richiesta per stabilirvi un collegio di giovani che volevano dedicarsi agli studi classici. Sul finire del 1859 l’ autorità militare chiese di occupare d’ urgenza e temporaneamente la basilica per alloggiarvi i pontieri, occupazione che arrecò non pochi danni all’ edificio. Nel 1874 la basilica corse il pericolo di essere distrutta poiché designata per stabilirvi una caserma, progetto che fu rifiutato dal Ministero della Pubblica Istruzione. Infine nel 1900 la Società per la conservazione dei monumenti si occupò del recupero e della valorizzazione della basilica.

THE ALMANAC The Almanac is an annual publication very similar to the calendar but with a large number of useful information such as astronomical, geographic and statistic notes. The Almanac was born in the Middle Ages (the first was probably written in 1088) and, at first, it was composed by astronomical plates. Later, instead, it became a periodical publication and it gave various news and information which were added to the astronomical notions useful to farmers and sailors. It contained also information about the harvest, the births, the trades and about other aspects of the social life. During the XVII century the introduction of printing favoured the development of Almanacs because they permitted the diffusion of culture among the less well educated people, such as the farmers and the artisans. During the XVIII century Almanacs became widely used. Now Almanacs are considered important historical documents, such as maps, deeds and papers because they contain several information about the social life of the period in which they were written. In these pages there are, in the appendix, important information about the events which involved the cloister and the Church of San Salvatore. In 1782 the church was suppressed but the monks didn’t leave it until 1795, as we can see from the series of abbots who were elected until this date, when also the community was dissolved for good. The Church, instead remained open and this fact didn’t permit the disfigurement of the building. The use of the monastery was granted to the municipality, which established a school attended by young students who wanted to study the classics. At the end of 1859 the military authority took up the Church to quarter the Pontoneers, occupation that gave several damages to the building. In 1874 the Church ran the risk of being destroyed because it was chosen to establish an army barracks. This project was fortunately rejected by the Ministry of Education. At the end in 1900 the Society for the Preservation of Monuments decided to carry out projects of restoration and revival of the basilica.

CHIESA S. LANFRANCO di Sahara Cordani

Storia: Una primitiva chiesa dedicata al Santo Sepolcro era ubicata nei pressi del piccolo centro di Santa Sofia, ad ovest della città. I documenti derivanti dal Funus monasticum*, , riportano come data di fondazione il 1090. La chiesa fu eretta vicino alla via di collegamento con Pavia, percorsa da viandanti e pellegrini che potevano trovare ristoro presso l’”hospitium”* del monastero. Poche notizie sono rimaste dei primi anni di vita del monastero. Il periodo forse più significativo coincide con gli anni di episcopato di Lanfranco Beccari, spesso ospite di questo monastero in cui decise di trascorrere l’ultimo periodo della sua vita e dove fu sepolto con fama di santità. Al suo nome si lega la nuova dedica della chiesa. L’anno della sua morte (1198) e la datazione degli affreschi a lui dedicati vengono considerati termini di riferimento cronologico per la ricostruzione della chiesa. Nel Funus monasticum vengono indicate tre date significative: il 1236 per la consacrazione della chiesa, il 1237 per la costruzione del campanile e il 1257 per la costruzione della facciata. Il marchese Pietro Pallavicini de’ Scipione, nel 1497 finanziò l’arca di San Lanfranco e la ricostruzione del presbitero in forme rinascimentali (compiuto intorno al 1509);questa impresa motivata probabilmente dall’esigenza di dare adeguata collocazione al monumento. Nel 1525 durante il conflitto tra Francesco I di Francia e l’imperatore Carlo V, il monastero, scelto da Francesco I come propria sede, fu teatro di scontri e dovette subire i danni di un incendio. Nel 1576 il monastero fu oggetto della visita apostolica di Angelo Peruzzi, su incarico del vescovo Ippolito De’ Rossi, commendatario dell’abbazia era allora il cardinale Albani. Nel verbale di tale visione la chiesa risulta in buone condizioni. Nel corso del Seicento sono testimoniati diversi lavori di manutenzione. Emblematica risulta la demolizione dell’ala meridionale del complesso,necessaria per gravi problemi di infiltrazione delle acque del Ticino. Risultano interessanti le relazioni presentate nel giugno e nell’ottobre del 1745, con la proposta di sopraelevare la copertura della navata e inserire un armatura lignea tra le volte e il nuovo tetto. Altri più drastici interventi come l’eliminazione della prima campata e l’arretramento della facciata non vennero realizzati. Nel 1782 il procuratore Luigi Poggi fece demolire tre lati del chiostro piccolo. Poco dopo venne soppresso il monastero i cui beni passarono alla Confraternita dell’Ospedale San Matteo. Nel settembre 1783 fu istituita la parrocchia.

* Funus monasticum = antico rituale religioso commemorativo, durante il quale,attraverso testi scritti si ricordavano le date principali della costruzione della struttura e la successione dei maggiori esponenti del clero

*Hospitium= luogo interno alla chiesa, progettato per offrire ai pellegrini un rifugio per il riposo e il sostegno nel cammino intrapreso verso I luoghi santi della cristianità La chiesa. La facciata a capanna risalente al 1257, è tripartita da sottili paraste a sezione ottagonale che dalla riquadratura del portale salgono fino alla cornice terminale ad archetti pensili intrecciati. Al centro,il portale modanato, inserito in una riquadratura in pietra, gioca sulla policromia del materiale lapideo. Il dipinto posto nella lunetta allude alla più antica denominazione della chiesa e raffigura, seduto accanto al sepolcro vuoto, l'angelo che annuncia le Resurrezione di Cristo. Nella parte mediana si aprono tre aperture circolari.. Il paramento murario, di mattoni regolari con sottili stesure di malta, contiene bacini ceramici, alcuni di provenienza orientale, altri della prima produzione locale di maiolica, da collocarsi intorno alla metà del 1200. I fianchi sono ritmati da poderosi contrafforti che si interrompono al livello dei resti del fregio corrispondente all'impostazione del tetto antico. Alla parete meridionale si addossa il lato superstite del chiostro piccolo. Il tiburio ottagonale presenta la caratteristica loggetta cieca. La modificazione della copertura nella navata, con l'inserimento di una armatura lignea, ha determinato l'innalzamento delle pareti e il conseguente parziale occultamento del tiburio. Al transetto settentrionale si addossa il campanile costruito nel 1237. La struttura è scandita in cinque ordini da file di archetti pensili, divise in due da una sottile parasta centrale che sale fino alla cella campanaria.L’interno dell’ edificio è semplice ed è composto da una sola navata ricca di affreschi e dipinti.

S.LANFRANCO' S CHURCH History: A primitive church dedicated to the Holy Sepulcher was located near the small village of S. Sofia, to the west of the city. The documents resulting from “ Funus Monasticum” reported 1090 as the foundation date. The church was erected near the road connecting Pavia to Vercelli, a route of pilgrims and travellers who might find comfort in the “ Hospitium” of the monastery. The period coincides with the year of the episcopate of Lanfranco Beccari, who was a frequent guest of this monastery, where he decided to spend the last period of his life and where he was buried with a reputation of sanctity. His name is linked to the new dedication of the Church. The year of his death ( 1198) and dating of the frescoes dedicated to him are considered terms of reference for the chronological reconstruction of the church. In the “ Funus Monasticum” three important dates are indicated: 1236: consecration of the church 1237: construction of the tower 1257: construction of the facade.

The marquis Pallavicini Pietro de Scipio in 1497 financed the Ark of San Lanfranco and the reconstruction of the presbytery in Renaissance Style ( made around 1509); a decision probably motivated by the need to give a proper placement to the monument. In 1525 during the conflict between Francis I of France and Emperor Charles V, the monastery was chosen by Francis I as his seat, it was the scene of riots and had to suffer the damage of a fire. In 1576 the monastery was the subject of the apostolic visitation of Angelo Peruzzi, sent by Bishop Ippolito De Rossi. Cardinal Albani was then patron of the abbey. According to the report of that visit, the church is in good condition. During the seventeenth century several maintenance works are described - the demolition of the southern wing of the complex is emblematic because of serious problems of water infiltration of the Ticino. There are interesting reports in June and October 1745, with the proposal to raise the cover of the nave to insert a wooden armature between the vaults and the roof. Other more drastic measures, such as the elimination of the first bay and of the facade were not realised. In 1782 the prosecutor Luigi Poggi demolished three sides of the small cloister. Shortly after the monastery was suppressed and its possessions passed to the confraternity of the Hospital of S. Matteo. In September 1783 the parish was established. The Church: The gable facade built in 1257 is tripartited by slim pilasters with on octagonal section. They rise to the terminal frame as interlaced hanging arches. The moulding portal is inserted in a stone frame and plays on the polichromy of the stone material. The painting placed in the lunette alludes to the most ancient denomination of the church and represents the angel sitting near the sepulchre who announces the resurrection of Christ. We can find three circular openings in the mid part of the facade. The masonry has regular bricks with slim drafting of mortar and contains ceramic basins. Some of them came from the East, others came from the first local production of majolica, dating back to the first half of 1200. The sides are characterized by powerful counterfeiters which are interrupted at the level of the remains of the frieze, which correspond to the laying out of the ancient roof. The surviving side of the small cloister leans on the southern wall. In the octagonal lantern there is the characteristic blind loggia. The modification of the nave cover with the insertion of a wooden armature has determined the raising of the wall and the consequent partial hiding of the lantern. The bell-tower built in 1237 rises on the northern transept. The bell-tower structure is decorated by five orders of lines of hanging arches. The hanging arches are divided into two parts by a central slim pilaster which rises to the belfry. The interior of the building is simple and composed by one nave rich in frescos and paintings. On the right wall of the nave, a fresco represents the murder of Thomas Becket, archbishop of Canterbury.

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STABILIMENTO GENIO MILITARE DI PAVIA (ex Arsenale): SCHEDA DI CATALOGAZIONE

Tipologia di bene: bene immobile di tipo A. Provincia e comune: Pavia. Luogo: via Riviera 42. Oggetto: ex arsenale pavese. Datazione: seconda metà dell’ XIX secolo. Presumibilmente costruito a partire dal 1861- 62. Destinazione originaria: industria per la produzione di materiale bellico. Uso attuale: stabilimento genio militare. Condizione giuridica: demaniale, di proprietà del Ministero della Difesa.

Pianta: l’edificio è a pianta rettangolare, si articola intorno ad un cortile centrale diviso a metà da un altro edificio trasversale. Nei due cortili sono presenti superfetazioni.

Coperture: gli edifici che si affacciano sul primo cortile hanno tetto spiovente con tegole in cotto sorretto da capriate lignee; altri edifici che si affacciano sul secondo cortile, interno, hanno tetti di epoca successiva, alcuni in eternit. Tecnica muraria: muratura in mattoni a vista e decorazioni in pietra. Pavimenti: pavimentazione originaria in legno e successivamente coperta da piastrelle.

Decorazioni esterne: la facciata si compone di due corpi diversamente aggettanti. Il primo, più aggettante, è determinato dalla parte centrale, mentre il secondo si apre ai lati di questo. Il primo è suddiviso verticalmente in tre parti da due massicci contrafforti che racchiudano l’ entrata sormontata da un’ arco ribassato. Sopra di essa si aprono tre finestre centinate sorrette da una cornice che corre per tutta la facciata. Al di sopra di queste è presente una decorazione curvilinea che segue l’ arco delle finestre. La parte delimitata dai contrafforti termina con una cuspide e divide il primo corpo in due ali speculari che si aprono ai suoi lati. Queste sono divise orizzontalmente nel centro dalla cornice che percorre tutto l’ edificio. Al di sotto e al di sopra di essa si vengono così a formare due specchiature leggermente incassate nella parete che racchiudono due finestre ciascuna. Quelle della parte inferiore poggiano su mensole e sono sormontate da archi a tutto sesto ribassati, mentre quelle nella parte superiore poggiano direttamente sulla cornice e sono sormontate da archi a tutto sesto.

Le due ali sono coronate da un cornicione che corre anche per tutto il secondo corpo. L’ orologio, situato al di sopra delle tre finestre centinate, è coperto da una tettoia a forma di cuspide. Il quadrante, di forma circolare, è situato al centro di uno spazio decorato con elementi floreali in stile liberty. Vicende costruttive: fino alla seconda metà del 1800 l’ area sulla quale è stato costruito lo Stabilimento del Genio Militare era sgombra e coltivata a prati e ad orto. Nel 1862 il terreno fu espropriato per costruirvi due lunghe tettoie parallele che, attualmente sono adibiti a magazzini, ma che in precedenza dovevano costituire il primo nucleo dell’ arsenale. Una delle tettoie corre lungo la scarpata adiacente alla caserma Rossani, mentre l’ altra corre parallelamente alla Roggia di Folla. Nel 1888 lo Stabilimento, che prima era delimitato alla Roggia di Folla, si estese fino al Navigliaccio, mentre dal 1890 al 1910 non ci furono ulteriori ampliamenti. Nel periodo della prima Guerra Mondiale (1915-1918) l’ Arma del Genio Militare moltiplicò e ampliò i suoi reparti in vista della necessità di nuovi mezzi per affrontare il conflitto. Durante questo periodo l’ arsenale lavorò a pieno regime e il numero degli operai salì fino a 1200 individui. Nel 1916 venne posto l’ orologio sulla facciata, che doveva già essere stata costruita, e nel 1918 l’ Officina passò alle dipendenze del Servizio degli Specialisti del Genio a riconoscimento del lavoro svolto durante il conflitto mondiale. Il 13 giugno del 1980 un incendio distrusse l’ ala posteriore sinistra, che fu successivamente ricostruita. Sistema urbano: l’ area dell’ ex arsenale si pone, all’ interno del contesto urbano della città di Pavia, al termine della continuazione di Corso Cavour, al di fuori di Porta Cavour che, anticamente, era chiamata Porta Marica, poi divenuta Porta Borgoratto. Utilizzando come punti di riferimento il fiume e la città, lo Stabilimento sorge presso la confluenza del Navigliaccio col fiume Ticino, lungo la direttrice viaria che porta a centri importanti come Vercelli e Novara. La facciata dell’ edificio ottocentesco, il quale si affianca al complesso di San Salvatore, è parallela a Via Riviera e il corpo dello stabile si sviluppa perpendicolare ad essa. La posizione geografica è anche oggi strategica perché legata alla direttrice Milano-Genova della statale dei Giovi, nell’importante triangolo industriale Milano-Torino-Genova. Questa posizione è servita da strade (uscita tangenziale che si collega direttamente all’autostrada A7 Milano-Genova,attraverso la S.S.35 dei Giovi; in direzione sud alla A21 Torino-Piacenza-Brescia e in direzione nord-est alla A1 Milano-Napoli), e, a 500m., dalla stazione FS con linea ferroviaria confinante. Rapporti ambientali: la costruzione dell’ arsenale ha determinato la modificazione del corso d’ acqua naturale denominato Navigliaccio in quanto il terreno accidentato tra la Roggia di Folla ed il suo letto fu sistemato e vennero rinforzati gli argini.

Guardando l’ area dall’ alto, il corso del Navigliaccio, che l’ attraversa da una parte all’ altra, risulta interrotto, anche se in realtà viene solo coperto, per poi continuare verso il fiume Ticino. Bibliografia:

L. Erba (in collaborazione con l’ Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici della Diocesi di Pavia), Le Chiese di Pavia: San Salvatore, Tipografia Commerciale Pavese, Pavia, maggio 2002.

Atti del seminario sull’ Arsenale pavese:

Intervento dell’ architetto Massimo Giuliani ( 16 novembre 2009).

Intervento dell’ ambientalista Dott. Luca Bisogni ( 23 novembre 2009).

Intervento della Dott.ssa Gigliola De Martini ( 27 novembre 2009).

Intervento del Brigadier Generale e Vicedirettore dello Stabilimento del Genio Militare Agatino Condorelli ( 8 febbraio 2010).

THE MILITARY ENGINEERS ESTABILISHMENT (EX ARSENAL) OF PAVIA : THOROUGH DESCRIPTION Typology : architectural real estate. Area : Pavia. Place : 42, Riviera Road. Object : ex arsenal of Pavia. Date : 2nd half of the 19th century. Alleged erection starting date: 1861-2 Original use : factory for the production of war material. Present use : military engineers’ establishment. Legal position : state property of the Ministry of Defense. Plan : the building has a rectangular plan with a courtyard in the middle which is divided in half by another building. In both courtyards there are superfetetions. Coverings: the buildings around the first courtyard have a terracotta tiled roof, held by wooden tie beams; the other buildings around the second yard, internal, have later roofs, some of them in asbestos. Building technique: red brick masonry and stone decorations. Floors: original wooden flooring, later tiled. External decorations: the front is composed of two parts that protrude differently. The more protruding one determines the central part, whereas the other opens at the sides of it. The former is divided vertically by two buttresses that delineate the entry, surmounted

by a short arch. On it there are three rounded windows held by a cornice that runs all along the front. Over them there is a curvilinear decoration that follows their arches. The central part, finishing with a cusp, divides the first body into two symmetrical wings opening at the sides. They are horizontally divided in the middle by the cornice that runs along the whole building. Under and above it two specular parts are thus formed, enclosing two windows each. The two in the lower part rest on brackets and are surmounted by round arches, whereas those in the upper part rest directly on the cornice and are surmounted by round arches. The two wings are crowned by an entablature that runs also along the second body. The clock, situated above the three round windows, is protected by a cusp-ending roof. The round clock-face is situated in the middle of a space decorated with style liberty floral elements. Building history : till the 2nd half of the 19th century the area of the Military Engineers’ Establishment was free and covered by meadows and vegetable gardens. In 1862 the land was confiscated to build two long parallel canopies that are now used as stores, but that must have been the first nucleus of the arsenal. One of the canopies runs along the slope next to Rossani Barracks, while the other runs parallel to the Roggia di Folla. In 1888 the Establishment was extended up to the Navigliaccio. Then there was no further extension up to 1910. During the 1st World War the Military Engineers multiplied and developed their bases in sight of the need for new means to face the war. During this period the arsenal worked at full capacity and the number of the workers reached 1200 people. In 1918 the factory passed to the Specialized Military Engineers, in acknowledgment of the work they had done during the world war. On 13th June a fire destroyed the rear left wing that was then rebuilt. Urban system : the area of the Military Engineers is, in the context of the town of Pavia, at the end of the prosecution of Cavour Avenue. Using as reference points the town and the river Ticino, the establishment rises at the confluence of the Ticino and the Navigliaccio, along the road directory leading to important centres, such as Vercelli and Novara. The front of the XIX century building is parallel to Riviera Road, while the central body develops perpendicular to it. The geographical position is still nowadays strategic, being linked to the directory Milan-Genoa of the statale dei Giovi in the important industrial triangle Milan-Genoa-Turin. This position is served by roads ( town orbital road directly connected with the motorway A7 Milan-Genoa northward; direct connection with the A21 Turin-Piacenza-Brescia southward and with the A1 Milan-Naples northward ) and by the train station. Environmental links : the building of the arsenal has determined some modifications in the watercourse called Navigliaccio, as the uneven land between the Roggia di Folla and its bed was arranged and its banks were strengthened. Watching the area from above we can realize that the course of the Navigliaccio, running from one side to the other, seems interrupted, because part of it is covered, and only when it becomes visible again it flows toward the Ticino. GLOSSARY

ENGLISH ITALIAN

Real estate Military engineers State property Sloping roof Terracotta tiles Truss Tie beam Asbestos Masonry Building work Brickwork Stonework Buttress Cusp Rest Entablature Canopy Bracket

bene immobile genio militare demaniale tetto spiovente tegole in terracotta capriata catena di capriate eternity opera o arte muraria opera muraria muratura di mattoni muratura di pietra contrafforte cuspide poggiare cornicione tettoia mensola

STABILIMENTO GENIO MILITARE DI PAVIA: ATTIVITÀ PRODUTTIVA E STORIA

Classe 4AL

Una Posizione Geografica Strategica: MILANO, TORINO, GENOVA Lo stabilimento Genio Militare di Pavia sorge in posizione geografica strategica, e precisamente sulla direttrice Milano-Genova della statale dei Giovi nell’importante triangolo industriale circoscritto nel perimetro Milano-Torino-Genova Nel 1888 lo Stabilimento, prima delimitato dalla roggia Folla, si estese fino al Navigliaccio, previo adattamento del terreno accidentato situato tra i due corsi d’acqua Officina del Genio 1926

Ubicazione nella Città

Testimonianze storiche documentano l’esistenza in Pavia di un opificio militare già al tempo degli Sforza. Dalla guida di Pavia del Malaspina si desume che fin dal 1819 “sussisteva un vasto e ben esteso fabbricato eretto ad uso di fonderia di cannoni e di arsenale per costruzione e conservazione di attrezzi militari”. Il primo aprile 1861 veniva formato a Pavia il IX Reggimento Artiglieri Pontieri e la Direzione d’Artiglieria delle Officine Pontieri. Il primo gennaio 1874 le officine di Pavia diventarono “Direzione dell’Officina del I Reggimento Genio”

Centro studi - Esterno

Centro studi - cortile interno

Centro Studi “Il governo fascista riafferma la sua volontà di porre il problema della scienza e delle ricerche scientifiche al primo piano dei problemi nazionali. Dobbiamo creare la nostra falange di ricercatori e dare ad essi non la sensazione ma la sicurezza che potranno vivere nella scienza e per la scienza, poiché essi rappresentano una delle forze vitali della Nazione.”Mussolini (dal discorso del 2 febbraio 1929 in occasione dell’insediamento del Consiglio nazionale delle ricerche) Finalità Del Centro Studi a. seguire i progressi della tecnica nazionale ed estera nel campo militare e nel campo civile. b. studiare i nuovi materiali per le specialità dell’arma e le trasformazioni da apportare in quelli già in adozione. c. eseguire prove tecniche e di collaudo sulle lavorazioni compiute nell’officina. d. eseguire studi ,ricerche ed esperimenti. e. attendere alla preparazione culturale degli ufficiali del genio per tutte le specialità dell’arma attraverso gli annuali corsi sulle comunicazioni ed applicazioni tecniche varie. Il 23 luglio 1927 furono istituiti quattro centri studi: uno a Pavia, due a Roma e uno a Torino. Il 5 aprile 1934, i quattro centri suddetti vennero sostituiti da un unico centro studi del genio con sede a Pavia sito nella piazza san Pietro in Ciel d’Oro.

Costruzione e collaudo passerella Oltre che nella costruzione, trasformazione e riparazione del materiale, l’Officina ha svolto una notevole attività anche nel campo degli studi. Tra gli studi più interessanti nel decennio dell’era Fascista, vanno ricordati gli studi inerenti ai materiali per il passaggio dei corsi d’acqua. Nell’era fascista si arrivò fino costruire 325 sezioni di passerelle, costruzione di carri, carrette e vetture per un complesso di 1ooo unità .

1 2 3 4 1-Ponti in barche: ponte di equipaggio in riva al Ticino 2-Ponte d’equipaggio che consente il passaggio sia di autoveicoli del peso massimo di 20 tonnellate, sia di obici da 305 mm con relativo trattore, sia di colonne di fanteria su sei file, sia infine di colonne di cavalleria su tre file. 3-Ponti di barche in costruzione: ponte di barche portata 18 tonnellate 4-Zattera k, della portata utile di 1000 kg, costruita con materiali di sezione della passerella e complementari

Primo passaggio di mezzi Lo Stabilimento Genio Militare di Pavia nasce nel 1861 come LABORATORIO DELLE OFFICINE PONTIERI DELLA DIREZIONE DI ARTIGLIERIA presso la Caserma ROSSANI, per la costruzione riparazione di materiale militare. Nel 1862 venne espropriata l’area confinante, corrispondente all’attuale Stabilimento, per la costruzione di due lunghe tettoie parallele destinate a stoccaggio di materiali

Laboratorio costruzioni barche I nuovi laboratori ,costruiti secondo il sistema di capannoni luminosi e dotati di moderni impianti generali, sono adeguati all’utilizzo delle maestranze e dei macchinari e sono divisi in tre sezioni. Al loro interno si svolgeva la quotidiana attività produttiva dello stabilimento attraverso molteplici laboratori che costituiscono l’officina

1 2 1-Reparto aggiustaggio. Spazio attrezzato completamente per la riparazione delle diverse componenti 2-Costruzione cerchi di biciclette Sotto il ministero Pelloux ,tra il 1890 e il 1910, furono portate migliorie nei vari laboratori in relazione ai progressi delle industrie e alle esigenze delle nuove lavorazioni, fra le quali importante quella delle biciclette per il servizio militare, oltre a studi ed esperienze che fruttarono nuovi materiali per l’esercito,quali apparati telefonici ed ottici ,esploditori , carrette leggere per zappatori e telegrafisti

Il Lavoro nei diversi ambiti Il numero degli operai impiegati nell’officina ha subito oscillazioni rilevanti corrispondenti al variare delle attività all’interno dello stabilimento. Nell’anno 1910 gli operai erano 160, mentre nel 1911, al tempo della guerra libica, salirono a 250. Nel 1917-18,con la prima guerra mondiale , fu necessario assumere 900 operai, di cui 150 militari. Negli anni successivi alla guerra l’attività rallentò fino a raggiungere il numero minimo di 146, per poi riprendere con la seconda guerra mondiale in cui si raggiunse il numero di 1000.

Locale mensa I locali destinati al dopolavoro constano di più spazi adibiti alla ricreazione del personale operante all’interno dello stabilimento: un grande refettorio (vedi l’immagine) adibito anche a sala di riunione; una sala per bagni, una sala medica ,un deposito per biciclette, un piazzale per giochi vari. Tali spazi sono stati collocati in un’area contigua a quella occupata in origine e di proprietà demaniale.

Discorso alle maestranze L’avvento del Fascismo al potere infuse nuovo fervore all’opera dello stabilimento: aumentò il numero degli operai. Furono avviate e intensificate nuove produzioni in relazione ai mutati obiettivi politici-militari.

Festa aziendale all’Arsenale Il personale che operava all’interno dello stabilimento , in occasione di festività religiose o anniversari celebrati dal regime si riuniva con le proprie famiglie in feste aziendali che servivano a consolidare il corporativismo del Fascio e lo spirito di appartenenza ad un gruppo aziendale che lavorava per la Patria secondo gli ideali del regime.

1 2

1-Schieramento Picchetto d’Onore . Celebrazione di Anniversari e consegna di benemerenze. 2-Parata Militare. Uscita di automezzi dall’Arsenale Militare di Pavia seguiti da un reparto della Milizia Fascista

Produzione di Mobili Il Laboratorio falegnameria comprendeva un reparto segheria e macchine per la lavorazione industriale del legno

Produzione Mobili per Ufficio Composizione coordinata per ufficio in stile moderno

Baracche in legno Strutture modulari in legno progettate e realizzate con le attrezzature e le ricchezze professionali presenti nell’Arsenale di Pavia per il nuovo e rinnovato esercito

I Cannoni dell’Arsenale I Cannoni fabbricati nell’Arsenale di Pavia ebbero fama internazionale. Ancora oggi è possibile ammirarli nelle fortezze del Cremlino e del Cairo, nel Cortile del Museo degli Invalidi di Parigi e in quello del Castello Visconteo di Pavia.

Rilievo aerofotografico dell’Arsenale La sede principale di via Riviera sorge su un’area di circa 135.000 mq., di cui: 40.000 mq. di superficie edificata per una cubatura complessiva di 240.000 mc.; 60.000 mq. di piazzali e strade; 35.000 mq. aree a verde. L’Ente dispone, in via Folla di Sopra, di un’area destinata a magazzini e denominata “Tettoie nuove”, avente una superficie complessiva di 13.000 mq. e una cubatura di 34.000 mc.

Logistica e sviluppo Sulla base delle potenzialità dell’Ente e delle sue specificità, il Ministro della Difesa, con D.M. del 9.5.2001, ha disposto l’attribuzione dello Stabilimento Genio di Pavia al Ministero dell’Interno per le esigenze della Protezione Civile ma tale decreto è stato successivamente revocato a causa della soppressione dell’Agenzia di Protezione Civile.

Flussi maestranze Il grafico mostra la variazione degli addetti assunti dal 1910 fino al 1934 Durante il secondo conflitto mondiale gli operai raggiunsero la cifra record di 2000 unità.

Attività nel dopoguerra 1954 – 55

• Furono caratterizzati da una grande produttività dei laboratori per la costruzione di materiali relativi a:

• Ponti.

• Accenditori Sperimentali per antirimozione delle mine.

• Apparecchiature per la determinazione della potenza di scoppio delle reti esplosive.

1966

• In occasione dell’alluvione di Firenze le maestranze dello Stabilimento contribuirono al soccorso della popolazione attraverso la fornitura di materiali vari, mezzi e complementi del Genio.

1974

• In occasione del primo centenario dello Stabilimento Genio Militare, venne coniata una medaglia commemorativa su un bozzetto di G. Bossi dipendente dello stesso Ente .

Flussi Lavorativi 2003 – 2007 Dalla tabella si evince, dal 2007, il mancato interesse per lo Stabilimento del Genio Militare di Pavia non più strategico per lo strumento militare.

SETTORE 2003 2004 2005 2006 2007

FALEGNAMERIA 1600 2695 6462 2830 861

TENDE PNEUMATICHE ED ACCESSORI 0 3435 8388 11252 866

SHELTER COMMISSARIATO E SANITA’ 0 0 6057 2538 44

MEZZI VARI DEL GENIO 10295 15400 18014 7089 120

ATTIVITA’ VARIE 32520 24158 13560 10107 8775

TOTALE 44415 45688 52481 33816 10666

Epilogo: 1 Giugno 2010. Scriviamo l’ultima pagina dello storico Stabilimento del Genio Militare di Pavia.

E’ ufficiale: la realtà dell’ Arsenale, patrimonio del tessuto sociale di Pavia per un lungo periodo della storia della città, sarà soppressa nelle sue funzioni il primo giugno 2010, così prevede il decreto del Ministro della difesa Ignazio La Russa. A nulla è valso l’impegno dei politici locali, dei rappresentanti delle maestranze, così i novanta lavoratori superstiti saranno trasferiti a Milano e a Piacenza.

Verso un progetto di riqualificazione dell’area Arsenale Militare di Pavia Dopo alcune proposte avanzate in questi ultimi anni, tra cui quella recente del Ministro Ignazio La Russa, tesa a valorizzare il patrimonio immobiliare della Difesa, conforta la sua dichiarazione di intenti che le strutture esistenti potranno essere messe direttamente a disposizione delle amministrazioni comunali e, come già auspicato dagli esponenti politici istituzionali del territorio, si prevede il pieno recupero funzionale dell’area in progetto sia come occasione di sviluppo turistico con la creazione di una darsena-porto sul Ticino e sia come polo scolastico. In questa fase dialettica rientra la nostra proposta progettuale di recupero eco-sostenibile di “Scuola 21” volta a valorizzare una testimonianza storica della nostra città che ritornerebbe così ad essere vissuta dalla cittadinanza come espressione di sviluppo urbano integrato nel territorio. Il progetto prevede la creazione di un “Polo culturale” attraverso il recupero di pregevoli architetture di fine Ottocento destinandole ad attività didattiche (struttura scolastica pubblica), museali, culturali, sportive e per il tempo libero. L’intervento si qualifica inoltre per l’incremento assegnato all’area verde e alle sue attrezzature, ai percorsi ciclo-pedonali, allo spazio d’incontro e di socializzazione quale la Piazza dell’energia, come luogo dello stare e del conoscere, e a un teatro a gradon i per spettacoli lungo il fiume.