ULTIMA Inventiamoci il lavoro! - Confraternite della...

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FUTURO IN GIOCO, seminario di 8 incontri tra Fiuggi e Frosinone di Marzia LA GUARDIA e Ilenia SCERRATO Inventiamoci il lavoro! Giovani, Vangelo e lavoro, le basi del Progetto Policoro e non solo… S iamo solo due di tutti questi giovani, e siamo le animatrici del Progetto Policoro della diocesi di Ana- gni Alatri. Cos’è il Policoro? È un Progetto organico della Chiesa italiana che tenta di dare una risposta concreta al problema della disoccupazio- ne, inizialmente al sud, oggi in tutta Italia. Il progetto nasce dalla colla- borazione tra vari uffici in particolare dell’ufficio per i problemi sociali e il lavoro, Servizio nazionale pastorale giovanile e Caritas italiana, convinti che: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le an- gosce degli uomini d´oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, so- no pure le gioie e le speran- ze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore” (GS 1). A noi animatori di comunità, o come spesso ci chiamiamo: “Policorini”, piace definire di Cristo, e nulla vi è di genuina- mente umano che non trovi eco nel loro cuore” (GS 1). A noi animatori di comunità, o come spesso ci chiamiamo: “Policorini”, piace definire. A noi animatori di comunità, o come spesso ci chiamiamo: “Policorini”, piace definire il Progetto Policoro un ge- sto concreto della Chiesa: opere concrete capaci di far germogliare speranza e svi- luppo e possibilità lavorative a migliaia di giovani; e per questo il seminario “Futuro in gioco”, è un gesto concre- to della Diocesi, pensato in base alle problematiche lavo- rative dei disoccupati e inoc- cupati sia giovani che adulti. L’obiettivo del seminario è offrire strumenti che possano essere utili alla realizzazione dei loro sogni e a vivere il la- voro secondo un’ottica diver- sa da quella predominante. La nostra società, infatti, nel- la sua espansione economica e culturale, ha prodotto una visione individualista e sog- gettivistica dell’uomo e la di- gnità del singolo è messa, quindi, in grandissima diffi- coltà. Quello che ci propo- niamo è la volontà di rimet- tere al centro la persona e il diritto-dovere del lavoro nel- la forma soprattutto della cooperazione. Proprio nel- l’ottica della cooperazione il seminario nasce dalla colla- borazione tra la Diocesi Ala- tri-Anagni e quella di Frosi- none-Veroli-Ferentino che quest’anno è entrata a far parte del Progetto Policoro. Ma com’è strutturato questo seminario? Il seminario è diviso in no- ve incontri con un totale di 18 ore che si alternano tra il Centro Pastorale diocesano di Fiuggi e la chiesa del “Sa- cro cuore” di Frosinone. Ini- zierà il 20 gennaio e finirà il 16 febbraio, dalle 18 alle 20, martedì e venerdì. È a nume- ro chiuso, prevede un massi- mo di 80 partecipanti, obbli- go di frequenza, due assen- ze, il termine di iscrizione è previsto il 10 gennaio e l’iscri- zione deve avvenire inviando una mail all’indirizzo: dioce- [email protected] t. Il seminario inizierà con la presentazione delle diverse forme imprenditoriali da par- te di Coldiretti per arrivare alla forma privilegiata della cooperativa con Confcoope- rative. Da un aspetto teorico passeremo ad uno pratico at- traverso l’incontro di diverse cooperative che vivono il la- voro come una vocazione, quali: “La Meridiana”, Agapè”, e “Diaconia”. Successivamente ci sofferme- remo sulla legalità con l’Asso- ciazione “Libera, nomi e nu- meri contro le mafie”, visi- tando anche un bene confi- scato e restituito alla comu- nità. Infine ci dedicheremo alla stesura di un progetto sulla base delle idee dei par- tecipanti, dopo aver presen- tato loro come si scrive un progetto (Mlac), come parte- cipare ad un bando ed evi- denziando le linee guida del- la progettazione europea. La stesura avverrà attraverso un lavoro di gruppo, dove i ra- gazzi metteranno insieme le loro competenze per dare animo a delle idee. Da que- sto seminario ci aspettiamo che giovani e meno giovani si mettano in gioco, rialzandosi da quella sfera di disperazio- ne del “non lavoro” che ora- mai è divenuto quasi un alibi. Dobbiamo lottare tutti insie- me per il nostro futuro e di conseguenza per quello del nostro paese. Il paese non può crescere se non insieme. Vogliamo concludere con la frase di don Mario Operti, fondatore del progetto Poli- coro (GIOVANI-VANGELO-LA- VORO): “…non esistono formule magiche per tro- vare lavoro, ma bisogna investire nel cuore e nella mente delle persone”. Fare cooperativa oggi - l’autoimprenditorialità ULTIMA Anno XVI, n. 1 - Gennaio 2015 mensile della comunità Ecclesiale N. di registrazione 276 del 7.2.2000 presso il Tribunale di Frosinone. DIRETTORE RESPONSABILE: Domenico Pompili DIRETTORE: Raffaele Tarice IN REDAZIONE: Claudia Fantini Per inviare articoli: Claudia Fantini Via Sanità, 22 03011 Alatri - Tel. 348.3002082 e-mail: [email protected] RESPONSABILE DISTRIBUZIONE Bruno Calicchia AMMINISTRATORE Giovanni Straccamore HANNO COLLABORATO: Mario Bianchi, Catia Castagnacci, Maria Grazia Costantini, Pino D’Amico, Cristiana Dobner, Marzia La Guardia, Filippo Rondinara, Ilenia Scerrato EDITORE Diocesi di Anagni-Alatri FOTOCOMPOSIZIONE E STAMPA Tipografia Editrice Frusinate srl Frosinone

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FUTURO IN GIOCO, seminario di 8 incontri tra Fiuggi e Frosinone

di Marzia LA GUARDIA e Ilenia SCERRATO

Inventiamoci il lavoro!Giovani, Vangeloe lavoro, le basi del Progetto Policoroe non solo…

Siamo solo due di tuttiquesti giovani, e siamo leanimatrici del Progetto

Policoro della diocesi di Ana-gni Alatri. Cos’è il Policoro? Èun Progetto organico dellaChiesa italiana che tenta didare una risposta concreta alproblema della disoccupazio-ne, inizialmente al sud, oggiin tutta Italia.Il progetto nasce dalla colla-borazione tra vari uffici inparticolare dell’ufficio per iproblemi sociali e il lavoro,Servizio nazionale pastoralegiovanile e Caritas italiana,convinti che: “Le gioie e lesperanze, le tristezze e le an-gosce degli uomini d´oggi,dei poveri soprattutto e ditutti coloro che soffrono, so-no pure le gioie e le speran-ze, le tristezze e le angoscedei discepoli di Cristo, e nullavi è di genuinamente umanoche non trovi eco nel lorocuore” (GS 1).A noi animatori di comunità,o come spesso ci chiamiamo:“Policorini”, piace definire diCristo, e nulla vi è di genuina-mente umano che non trovieco nel loro cuore” (GS 1). A noi animatori di comunità,o come spesso ci chiamiamo:“Policorini”, piace definire. A noi animatori di comunità,o come spesso ci chiamiamo:“Policorini”, piace definire ilProgetto Policoro un ge-sto concreto della Chiesa:opere concrete capaci di fargermogliare speranza e svi-luppo e possibilità lavorativea migliaia di giovani; e perquesto il seminario “Futuroin gioco”, è un gesto concre-to della Diocesi, pensato inbase alle problematiche lavo-

rative dei disoccupati e inoc-cupati sia giovani che adulti.L’obiettivo del seminario èoffrire strumenti che possanoessere utili alla realizzazionedei loro sogni e a vivere il la-voro secondo un’ottica diver-sa da quella predominante.La nostra società, infatti, nel-la sua espansione economicae culturale, ha prodotto unavisione individualista e sog-gettivistica dell’uomo e la di-gnità del singolo è messa,quindi, in grandissima diffi-coltà. Quello che ci propo-niamo è la volontà di rimet-tere al centro la persona e ildiritto-dovere del lavoro nel-la forma soprattutto dellacooperazione. Proprio nel-l’ottica della cooperazione ilseminario nasce dalla colla-borazione tra la Diocesi Ala-tri-Anagni e quella di Frosi-none-Veroli-Ferentino chequest’anno è entrata a farparte del Progetto Policoro. Ma com’è strutturato questoseminario?Il seminario è diviso in no-ve incontri con un totale di18 ore che si alternano tra ilCentro Pastorale diocesanodi Fiuggi e la chiesa del “Sa-cro cuore” di Frosinone. Ini-

zierà il 20 gennaio e finirà il16 febbraio, dalle 18 alle 20,martedì e venerdì. È a nume-ro chiuso, prevede un massi-mo di 80 partecipanti, obbli-go di frequenza, due assen-ze, il termine di iscrizione èprevisto il 10 gennaio e l’iscri-zione deve avvenire inviandouna mail all’indirizzo: [email protected]. Il seminario inizierà con lapresentazione delle diverseforme imprenditoriali da par-te di Coldiretti per arrivarealla forma privilegiata dellacooperativa con Confcoope-rative. Da un aspetto teoricopasseremo ad uno pratico at-traverso l’incontro di diversecooperative che vivono il la-voro come una vocazione,quali: “La Meridiana”,“Agapè”, e “Diaconia”.Successivamente ci sofferme-remo sulla legalità con l’Asso-ciazione “Libera, nomi e nu-meri contro le mafie”, visi-tando anche un bene confi-scato e restituito alla comu-nità. Infine ci dedicheremoalla stesura di un progettosulla base delle idee dei par-tecipanti, dopo aver presen-tato loro come si scrive unprogetto (Mlac), come parte-

cipare ad un bando ed evi-denziando le linee guida del-la progettazione europea. Lastesura avverrà attraverso unlavoro di gruppo, dove i ra-gazzi metteranno insieme leloro competenze per dareanimo a delle idee. Da que-sto seminario ci aspettiamoche giovani e meno giovani simettano in gioco, rialzandosida quella sfera di disperazio-ne del “non lavoro” che ora-mai è divenuto quasi un alibi.Dobbiamo lottare tutti insie-me per il nostro futuro e diconseguenza per quello delnostro paese.Il paese non può crescerese non insieme.Vogliamo concludere con lafrase di don Mario Operti,fondatore del progetto Poli-coro (GIOVANI-VANGELO-LA-VORO): “…non esistonoformule magiche per tro-vare lavoro, ma bisognainvestire nel cuore e nellamente delle persone”.

Fare cooperativa oggi - l’autoimprenditorialità

UULLTTIIMMAA

Anno XVI, n. 1 - Gennaio 2015mensile della comunità Ecclesiale

N. di registrazione 276 del 7.2.2000presso il Tribunale di Frosinone.

DIRETTORE RESPONSABILE: Domenico Pompili

DIRETTORE: Raffaele TariceIN REDAZIONE:

Claudia Fantini Per inviare articoli:

Claudia Fantini Via Sanità, 22 03011Alatri - Tel. 348.3002082

e-mail: [email protected] DISTRIBUZIONE

Bruno Calicchia AMMINISTRATORE

Giovanni Straccamore HANNO COLLABORATO:

Mario Bianchi, Catia Castagnacci,Maria Grazia Costantini,

Pino D’Amico, Cristiana Dobner, Marzia La Guardia,

Filippo Rondinara, Ilenia ScerratoEDITORE

Diocesi di Anagni-Alatri FOTOCOMPOSIZIONE E STAMPA

Tipografia Editrice Frusinate srlFrosinone

Spedizione in a.p. art. 2 comma 20c legge 662/96 filiale Frosinone - Spedito il 18 Dicembre 2014 - www.diocesianagnialatri.it

no diverse. Ma non è solola diversità di prospettivaad ostacolare il camminoecumenico: c’è anche la

Il Papa e il Patriarca, ma-no nella mano, affaccia-ti al terrazzino del se-

condo piano del palazzopatriarcale al Fanar diIstanbul. Di nuovo insie-me, di nuovo l’uno nellebraccia dell’altro. Leaderdi due Chiese che ancoranon sono in piena comu-nione tra loro, ma sonounite nella comune preoc-cupazione per le tante sfi-de che attraversano ilmondo: la povertà, il ter-rorismo, la persecuzionedei cristiani in MedioOriente. Ma se è chiaro che il dia-logo tra le Chiese si devenecessariamente confron-tare con la realtà delmondo, è altrettantochiaro che il camminoecumenico stenta a farepassi in avanti. Difficile epaludato sembra essere illavoro della Commissionemista internazionale peril dialogo teologico tra laChiesa cattolica romana ele Chiese ortodosse nel lo-ro insieme. I teologi han-no scelto di centrare il lo-ro lavoro di ricerca sulruolo del primato. Ma levisioni che le Chiese han-no maturato nel corso deisecoli di separazione, so-

questione di un mondoortodosso estremamentediviso al suo interno.Papa Francesco e il Pa-triarca Bartolomeo firma-no davanti alle telecame-re e ai giornalisti la Di-chiarazione congiunta.Un testo intenso e concre-to in cui si appellano allacomunità internazionalema si rivolgono anche al-l’islam autentico. Segnodi un cambiamento di

ANNO XVI N. 1GENNAIO 2015

PPRRIIMMOO PPIIAANNOO prospettiva di una Chiesache si apre all’esterno echiede a tutti gli uominidi buona volontà ma so-prattutto ai leader reli-giosi di promuovere la pa-ce e dire no a tutti i fon-damentalismi, rafforzan-do il dialogo interreligio-so e compiendo “ognisforzo per costruire unacultura di pace e di solida-rietà fra le persone e fra ipopoli”.

FRANCESCO E BARTOLOMEO

110000 NNOOTTIIZZIIEE Gennaio 20152222

Si è svolta il 30 novembre a Vico nel Lazio la festadella Virgo Fidelis, cerimonia nata per ricordare tre

date importanti: il Bicentenario Fondazione dell’Ar-ma, Centenario della Prima Guerra Mondiale, Anniver-sario dei Caduti di Nassirya, Ai caduti di Tutte le Guer-re.La cerimonia è iniziata con il Raduno delle autorità inPiazza XXIV Maggio, per poi raggiungere la collegiatadi San Michele Arcangelo dove è stata celebrata laSanta messa al termine della quale il Maresciallo dellastazione dei Carabinieri di Vico nel Lazio ha letto laPreghiera del Carabiniere e il coro della Collegiata hacantato l’inno della Virgo Fidelis.Subito dopo il Corteo si è diretto presso il Monumentoa Salvo D’acquisto dove il Sindaco ed il Prefetto hannodeposto una Corona al Monumento, subito dopo si so-no spostati nel piazzale XXIV Maggio dove il Sindacoha Conferito alcune onorificenze: medaglie d’argento,medaglie d’oro, attestati di Benemerenza.

Filippo Rondinara

Vico nel Lazio Festa della Virgo Fidelis 2014

Scambio di parroci

LL’AAGGEENNDDAA GGEENNNNAAIIOOGIOVEDì 1 gennaioAlatri, Concattedrale,

ore 17.00S. MESSA PRESIEDUTA

DAL VESCOVO

Ore 18.00Marcia della Pace

MARTEDì 6 gennaioAnagni, Cattedrale,

ore 11.30PONTIFICALE

DELL’EPIFANIAPresiede il Vescovo

SABATO 10 gennaioConcattedrale, ore 18.00VESPRI PONTIFICALI DISAN SISTO I, PatronoPresieduti dal Vescovo

DOMENICA 11 gennaioConcattedrale, ore 11.00PONTIFICALE DI SAN

SISTO I, PatronoPresieduto dal Vescovo

GIOVEDÌ 15 gennaioAnagni, SeminarioVescovile, ore 9.00TERZO GIOVEDI’

DEL CLERORelatore Don Salvatore

Soreca dell’UCN

VENERDÌ 16 gennaioFiuggi, Centro

Pastorale, ore 18.30CONSIGLIO PASTORALE

DIOCESANOPresieduto dal Vescovo

LUNEDÌ 26 - VENERDÌ 30 gennaio

INCONTRORESIDENZIALE DELCOORDINAMENTO

PASTORALEDIOCESANO (CO.PAS)Presieduto da Vescovo

Il 3 gennaio alle 17.30 durante la messa officiata daMons. Lorenzo Loppa nel comune di Vico nel Lazio don

Raffaele Tarice, parroco da cinque anni di S. MicheleArcangelo e di S. Maria Goretti (Vico nel Lazio), saluterài parrocchiani e lascerà il posto a don Luigi Battisti,attuale parroco di S. Pietro, S. Teresa del Bambin Gesù eS. Stefano (Fiuggi). La stessa cerimonia avverrà il giornodopo a Fiuggi, dove don Gigino (anche direttore dellaCaritas Diocesana) lascerà il posto a don Raffaele, chericopre anche la carica di direttore delle ComunicazioniSociali della Diocesi. (F.R.)

Giorni Lieti

Ésbocciata alla vita Greta Maria secondogenita deiconiugi Lucia Maria Pacetti e Simone Ambrosetti,

tra la gioia infinita dei nonni: Giorgio Alessandro edAnna Maria, Lorenzo e Luisa e soprattutto deicuginetti: Giorgio, Adriana, Alessandro e dellavezzosa sorellina Adelaide.

Auguri dalla Redazione

LLAA CCAATTTTEEDDRRAA DDEELL VVEESSCCOOVVOOAnno XVINumero 1 3333

che non ti tema? … Siamodivenuti tutti come una cosaimpura, e come panno im-mondo sono tutti i nostri attidi giustizia; tutti siamo avviz-ziti come foglie, le nostre ini-quità ci hanno portato viacome il vento …”(Is. 63,16-17; 64,5).“Come panni immondi sonoi nostri atti di giustizia”. Lacrisi che stiamo attraversan-do, il cui aspetto più eviden-te e traumatico è quello eco-nomico, è soprattutto di or-dine culturale, morale e spiri-tuale. Deriva dal fatto che,prevalentemente, si sia smar-rita la strada della giustizia.Non parlo semplicementedella giustizia che si ammini-stra nei tribunali. Mi riferiscoalla giustizia come metododi lavoro. Penso a quella giu-stizia radicale, mite, precisache è la giustizia secondo icriteri della dignità umana e

Il passaggio da un annoall’altro costringe il no-stro cuore ad ospitare

sentimenti diversi e, da uncerto punto di vista, contra-stanti. Prima di tutto non èpossibile sottrarsi ad un sen-so acuto del tempo che pas-sa. Ogni anno nuovo è unanno in più della nostra vita.I giorni che passano sono se-gno della nostra provviso-rietà e della nostra fragilità.Un bilancio retrospettivo cifa prendere atto facilmentedi tanti vuoti, di tanti falli-menti, di tante speranze cheabbiamo dovuto malinconi-camente ripiegare e mettereda parte.Eppure, in quanto figli e fi-glie, fratelli e sorelle chiama-ti alla salvezza, entriamo inquesto nuovo segmento ditempo che ci viene donatocon la sicura fiducia che essoè posseduto da una pater-nità e da un amore superioriad ogni umana immagina-zione. Il volto di Dio, nonostantetutto, illumina il nostro vol-to, splende su di noi, rischia-ra il nostro cammino, ci rapi-sce dalla disperazione che èla nostra più subdola e vicinainsidia. La certezza che cam-miniamo nel tempo da figli èun dono che ci consola e, so-prattutto, ci incoraggia a fa-re il passaggio dal risenti-mento alla gratitudine, dalladisperazione alla misericor-dia, reagendo alla crisi glo-bale in cui siamo immersi peruscirne tutti insieme.

C’è un testo di Isaia, unPadre nostro “ante litte-ram”, una sorta di preghierapenitenziale, con immaginipiuttosto forti e perfino cru-de, che fotografa abbastan-za bene la crisi di civiltà in cuici dibattiamo e da cui sem-bra difficile uscire. Ci fa beneripercorrerlo all’inizio di unnuovo anno. “Tu Signore, seinostro padre, da sempre tichiami nostro redentore. Per-ché, Signore, ci lasci vagarelontano dalle tue vie e lasciindurire il nostro cuore, così

del bene comune. Penso aciò che guarisce anziché col-pire; ciò che abbraccia, anzi-ché escludere; ciò che rinno-va la vita, anziché mortifica-re. Abbiamo smarrito questastrada e dobbiamo ritrovarlaal più presto. Ci fa bene ed èutile rileggere alcuni passag-gi di Papa Francesco nella“Evangelii Gaudium”: “La di-gnità di ogni persona umanae il bene comune sono que-stioni che dovrebbero strut-turare la politica economica,ma a volte sembrano appen-dici aggiunte all’esterno percompletare un discorso poli-tico senza prospettive néprogrammi di vero sviluppointegrale. Quante parole so-no diventate scomode perquesto sistema! Dà fastidioche si parli di etica, dà fasti-dio che si parli di solidarietàmondiale, dà fastidio che siparli di distribuzione di beni,

promozione integrale deipoveri che superi il mero assi-stenzialismo …” (nn. 203 e204).

Anche uno sguardo lucido eattento sull’Italia di oggiconsente di prendere attocome decenni di consumi-smo, di cinismo, di prepoten-za, di menzogne e di iniquitàabbiano contribuito a diffon-dere una mentalità semplice-mente contraria al bene co-mune e allo stesso messag-gio evangelico. E’ una crisi diciviltà, che investe i fonda-menti della convivenza, la re-lazione tra uomo e donna, ilrispetto dell’orfano e dellavedova, del giovane e del-l’anziano, del povero e dellostraniero, di chi lavora e dichi è ricacciato nella disoccu-pazione.Il sistema dei mercati e la fi-nanza speculativa mangiano

dà fastidio che si parli delladignità dei deboli, dà fasti-dio che si parli di un Dio cheesige un impegno per la giu-stizia … Non possiamo piùconfidare nelle forze ciechee nella mano invisibile delmercato. La crescita in equitàesige qualcosa di più dellacrescita economica, benchélo presupponga, richiede de-cisioni, programmi, meccani-smi e processi specificata-mente orientati a una mi-gliore distribuzione delle en-trate, alla creazione di op-portunità di lavoro, a una

Appunti peril Nuovo Anno

1 Gennaio 2015

vive l’umanità e la natura.Questo sistema è tenuto in-sieme dal denaro che circola,si moltiplica, si brucia e rovi-na la vita della persone.Bisogna reagire a questatrappola. Se in un organismoci sono delle cellule malate,le altre devono reagire. Biso-gna sviluppare delle difese,resistere alla distruzione, rea-gire mettendo sulla tavolaavvelenata dell’umanità deicibi alternativi. Per arginarela paura e la disperazione,che dimorano silenziosamen-te nella vita di molte perso-ne, è necessario individuaredelle possibilità di cambia-mento. E soprattutto occorreimboccare strade diverse.Servono scelte politiche ade-guate a tutti i livelli. La politi-ca e i politici devono fare illoro lavoro. Devono ritrovareil baricentro giusto a cui ag-ganciare la dignità dell’esse-re umano e la ricerca dellavera giustizia nel persegui-mento del bene comune.In tale prospettiva vannocomprese le parole con cuiPapa Francesco terminava ilsuo discorso al Parlamentoeuropeo il 25 novembre u. s.,con le quali invitava gli euro-deputati a lavorare perchél’Europa riscopra la sua ani-ma buona. E noi cristianidobbiamo pregare per chi haun ruolo pubblico e ha inmano la sorte dei popoli. Maperché la preghiera sia one-sta dobbiamo andare oltre.Che fare allora? Possiamo fa-re tanto sia a livello di comu-nità cristiana sia a livello per-sonale.

Intanto non siamo soli enon siamo condannati alfallimento.Ritorno al testo di Isaia in al-cuni passaggi carichi di con-solazione e di speranza: “Setu squarciassi i cieli e scen-dessi! Davanti a te sussulte-rebbero i monti! … Ma, Si-gnore, tu sei nostro padre;noi siamo argilla e tu coluiche ci plasma, tutti noi siamoopera delle tue mani” (Is63,19) e 64,7). Dio ha preso

sul serio il grido del profeta.Ci è venuto incontro nel Fi-glio e con la forza straordi-naria della Pasqua sta tra-sformando il mondo. GesùCristo con la sua risurrezioneè il primogenito di una nuo-va umanità rinata dalla mor-te. E non ha voluto rimaneresolo nella sua vittoria, ma hacondiviso il suo segreto contutti noi, con la Chiesa, inca-ricandola di vincere, in colla-borazione con tutti gli uomi-ni, il male, l’odio, gli egoismi,la morte. Allora possiamo edobbiamo uscire dalla crisi.Dobbiamo uscire da un pre-sente che non appare più co-me distesamente e serena-mente abitabile. Possiamo edobbiamo passare dal risen-timento per le nostre perditealla gratitudine. Possiamo edobbiamo liberarci dalla di-sperazione per entrare nellaresponsabilità. Il passo è bre-ve, quasi inavvertibile. È lascoperta della realtà di un al-tro mondo nel cuore di ciòche esiste e viviamo giornoper giorno. È il rendersi con-to di un altro modo di parte-cipare alle situazioni della vi-ta: con responsabilità, congratuità, con coraggio, congenerosità, con passione peruna felicità condivisa, conmisericordia. Alla sequela diGesù di Nazareth occorreprendere atto che la felicitàpromessa a chi si fida di Lui èla vita stessa in cui siamo,purché vissuta come un viag-gio affrontato con amore eper amore e dunque condivi-so volentieri con gli altri.“Misericordia io voglio e nonsacrifici”: due volte Gesù Cri-sto cita il profeta Osea (Mt9,13 e 12,7). La misericordianon è la semplice compassio-ne, è il prendere a cuore lamiseria dell’altro, è la rinun-cia a rendere il male per ilmale, è una forza che per-mette di rinnovare l’amoreper l’altro dentro un’espe-rienza segnata dal disamoree dalla cattiveria. La miseri-cordia, in questo senso, èuna relazione trasformatrice.Rigenera le persone. Rigene-

Gennaio20154444

ra il loro modo di agire e divivere.

La comunità cristiana, al-lora, è chiamata a dareuna risposta alla crisi diciviltà che investe tutto etutti. Bisogna ripartire dapersone che desiderano unmondo diverso e che fannodi tutto per rendere concretoquesto desiderio. Occorre ri-trovare il gusto di compren-dersi, di incontrarsi, di colla-borare. Nella comunità cri-stiana è necessario ritrovarela gioia di far cadere tantebarriere, dare risposte alladesertificazione sociale, veni-re incontro alla disperazionedi tante persone.Con la Parola e l’Eucaristia alcentro, urge che la comunitàcristiana investa di più e me-glio dal punto di vista educa-tivo e dal punto di vista dellacura attenta delle fragilità.L’evangelista Marco, che gui-da il nostro percorso di fedenell’anno liturgico in corso, cioffre uno spaccato significa-tivo della missione di una co-munità cristiana. Al capitoloVI del suo Vangelo mette in-sieme la prima moltiplicazio-ne dei pani e l’episodio in cuiGesù cammina sulle acquedel lago (6,30-52). Prima dimoltiplicare il pane e di tuttoil resto, Gesù “si mise ad in-segnare loro molte cose” (v.34). Aprire le persone alla vi-ta e al senso della vita è lapiù alta forma di carità.“Educare alla vita buona delVangelo” non è di seconda-ria importanza. Il capolavorodella speranza che è l’educa-zione si rivela come il più al-to investimento per il futuro.Poi Gesù moltiplica il panereagendo alla logica delle di-missioni e del declino di re-sponsabilità, facendo capireai suoi amici che il pane nonsi compra, si condivide. Maessi non comprendono. Nonsi ritrovano nella logica delCristo. Difatti, quando Lui livede affaticati per il ventocontrario e li raggiunge com-minando sulle acque, nonviene riconosciuto. “E’ un

fantasma”!, gridano. E Mar-co commenta così: “E dentrodi sé erano fortemente me-ravigliati, perché non aveva-no compreso il fatto dei pa-ni: il loro cuore era indurito”(vv. 51-52). Gli amici di Gesùnon capiscono: il pane non sicompra, si condivide; non simoltiplica, si distribuisce. E’importante che, o poco omolto che si abbia, quelloche si possiede si condivida,sia dal punto di vista mate-riale sia dal punto di vistadella speranza e del sensodella vita.

Anche a livello di scelte per-sonali molto si può fare perentrare nell’ottica della mise-ricordia e della speranza: ri-svegliarsi e informarsi con di-scernimento critico su questosistema assurdo e disumanocondotto dal dio vuoto che èil denaro; agire e porre com-portamenti alternativi alla ri-cerca del profitto, dell’accu-mulazione, della competizio-ne e dell’apparenza, privile-giando gli affetti, la solida-rietà, il senso della giustizia,l’ospitalità, la cura delle rela-zioni …; educare i figli a que-sti comportamenti “altri”;creare nella giornata “zonefranche” dove persone, rela-zioni, doveri e diritti, senti-menti e affetti contino piùdel denaro, del potere, del-l’interesse; ritrovarsi con ami-ci e vicini per capire le cau-se/conseguenze della crisi;stabilire relazioni di amiciziae giustizia con le vittime diquesto sistema: poveri, mi-granti, licenziati, esuberi; fa-re pressione, in modo nonviolento e secondo la legge,per spingere chi di dovere –amministratori, istituzioni,partiti – a onorare la loro re-sponsabilità verso il bene co-mune. Sono piccoli passi, masignificativi e forieri di vita.Sono scelte pregne di futuro,perché “Un grande viaggiocomincia con piccoli passi”(Lao-tze, filosofo cinese).

+ Lorenzo Loppa

LLAA CCAATTTTEEDDRRAA DDEELL VVEESSCCOOVVOO

VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA,,Anno XVI

Numero 1 5555

Per ricordareMarco un aiutoall’integrazione

Dono di una LIM all’Istituto Comprensivo Alatri II

di Catia CASTAGNACCI

Progetto Istruzione facile

La Marco Pietrobo-no Onlus, Associa-zione senza scopo di

lucro, nata per ricordareMarco Pietrobono scom-parso lo scorso anno inun incidente stradale, èimpegnata nel progettoIstruzione facile che havisto la consegna di unaLIM (Lavagna InterattivaMultimediale) alla ScuolaMedia Alatri II. L’uso del-la LIM, che si inseriscenell’ambito degli inter-venti di inclusione e inte-grazione degli alunni conDSA (Disturbi Specifici diApprendimento), è unostrumento compensativomolto importante chepermette di fare lezionein modo alternativo ed èun valido aiuto a tutti glialunni, in particolare aquelli con disturbi speci-fici dell’apprendimento.La famiglia Pietrobono,di origine alatrense maattualmente residente aRoma, in seguito ad unincidente stradale haperso il figlio Marco disoli 26 anni. I genitori,immersi nel buio piùcompleto, hanno saputotrovare uno spiraglio diluce, capendo la neces-sità di andare avanti e difare qualcosa per gli al-tri. Si sono quindi fattipromotori nel sostenere

gli alunni in difficoltà,donando alle scuole stru-menti didattici, tecnolo-gici e non solo, conti-nuando in un certo sensoi sogni e le aspettativedel loro figlio Marco. Tramite la Onlus hannodonato LIM in alcunescuole di Roma, di Raven-na, dove Marco viveva elavorava, e ne doneran-no altre nei prossimi me-si.Alla consegna, oltre al di-rigente scolastico Benia-mino Lisi e il personaledocente, hanno parteci-pato il Sindaco di Alatri,il Vescovo diocesano, il

Comandante della sez.Polstrada, il Comandantedel Nucleo radio mobiledei Carabinieri, il Ten.della Polizia Municipaledi Alatri, il Mar. dell’Ar-ma dei Carabinieri e l’As-sociazione Italiana Fami-liari e Vittime della Stra-da. L’inaugurazione èstata preceduta da unalezione di educazionestradale, tenuta dal Co-mando della Polizia stra-dale di Frosinone conl’intento di provocare neiragazzi stessi quel sensocivico necessario per an-dare in strada “in sicu-rezza” e con responsabi-

lità. Molto interessante èstata la dimostrazione daparte di Alice, un’alunnadella I B, che ha efficace-mente e con simpatia il-lustrato l’utilizzo dellaLIM. Alla presenza di tutte leautorità, degli alunni, deigenitori, dei docenti, ilPresidente della Onlus,dott.ssa Simonetta Piez-zo, ha presentato l’asso-ciazione e il libro “Il viag-gio di Marco” della scrit-trice Lauretta Chiarini,dedicato a Marco Pietro-bono, ispiratore dellaOnlus.

SSSSppppeeee cccc iiiiaaaa llll eeee ““““EEEEccccuuuummmmeeeennnniiii ssssmmmmoooo””””

Turchia, “ponte naturale tra due continentie tra differenti espressioni culturali” ha det-to Francesco. Nazione oggi di approdo per

profughi e migranti: “La Turchia in questo mo-mento è testimone, è quella che dà aiuto a tantirifugiati delle zone in conflitto, e la ringrazio perquesto servizio”.La reazione immediata, forse plebea ma nonastratta, quando si nomina la Turchia può essereuna notevole spia del nostro immaginario, da“mamma li turchi!” alla bellezza del Bosforo,dalle danze dei dervisci agli incantevoli e bruli-canti mercati.Un cristiano deve però attingere a vene piùprofonde, alla stessa Scrittura e alla tradizionedei primi anni della nascente cristianità: il profu-mo delle origini.Questi sono i segni che dobbiamo percepire. Co-me farlo?Sulla terra in cui si respira la presenza di Paoloapostolo e dove ci viene indicata la prima grotta,detta di San Pietro, che vide raccolti quei primicristiani anelli nella trasmissione della fede, noi,oggi, sostiamo oranti. Le orme geografiche non indicano solo luoghi,quanto si vuole ameni, ma luoghi diventati luo-ghi teologici e di reale vita teologale: i passi dei

grandi evangelizzatori li hanno calpestati e sulloro suolo hanno disseminato la Parola del Pa-dre, il Signore Gesù. A Tarsus Paolo nacque, adIconio, oggi Konya, vi giunse insieme a Barnaba;a Antiochia, città romana della Pisidia, l’Antakyaodierna, per la prima volta i discepoli del Nazza-reno furono chiamati cristiani.Dal porto di Pieria, Paolo salpò per il suo primoviaggio apostolico, ad Efeso visse per tre anni.Giovanni vi portò Maria ed oggi noi conosciamoil santuario di Meryemana (Casa della Madonna),mentre Pergamo è la città dell’Apocalisse.Terra, quindi, dei nostri primi grandi “rematori”della Parola, come ci tramanda la Scrittura e do-ve transitarono i grandi testimoni.Possiamo declinare tutta la chiesa degli Atti degliApostoli ma anche procedere oltre, nei secoli,con la grande fioritura del monachesimo dellaCappadocia.Attualmente terra venata dall’Islam, dove i cri-stiani sono minuscolo lievito e pochi sono gliebrei.

In Turchia la “koinonia”ha il profumodelle origini

Tre religioni che si appellano al comune PadreAbramo e che devono trovare la loro trasparen-za originaria per riconoscersi “come fratelli ecompagni di strada, allontanando sempre più leincomprensioni”, per poter favorire “la collabo-razione e l’intesa”. Indubbiamente già su di unpiano umano, in cui a ciascuna persona è garan-tita la vita e il rispetto per le sue scelte ma piùprofondamente perché “la liberta? religiosa e laliberta? di espressione, efficacemente garantite atutti, stimoleranno il fiorire dell’amicizia, diven-tando un eloquente segno di pace”.Destino - inteso in senso di tensione di un pianoprovvidenziale dell’Altissimo - di una terra, solca-ta da tre diverse strade che, pur partendo dall’u-nico Padre, tuttavia si dipartono e si concretizza-no in modelli di vita diversi e anche divergentiche non devono fagocitarsi l’un l’altro ma aprirsia spazi di comunione.Turchia, luogo di origine, da cui può scaturiresempre l’acqua viva non della tolleranza, ancoradimensione di pochezza e di sufficienza, ma di

autentica “koinonia” che sappia rispettare le co-scienze personali, le storie in cui affondano le ra-dici delle diverse comunità, perché il vissuto pos-sa davvero risultare armonico.Il discorso non poggia su vantaggi economici, ri-nomanze sociali, non cerca personaggi rampanti,si rivolge a chiunque abbia sperimentato in sestesso la presenza dell’Altissimo e sappia guarda-re agli altri con occhi nuovi e generi uno sguardoche a Lui conduca.Non parole ingenue o vagamente balsamicheper lenire i troppi strappi o addirittura le ferite,ma certezze di cammino che non può ridursi aduna sola forza, anche se deve passare per la pro-pria persona disposta ad affrontare un comunequotidiano senza prevaricazione: luoghi di cultoprima cristiani e poi musulmani oppure primaebrei e poi cristiani e poi ancora musulmani. Ten-diamo ad appropriarci di quanto non ci appartie-ne, qualunque sia la nostra coscienza religiosa, einvece spetta solo al Creatore che irrompe nelcuore di ciascuno.Francesco non si è adeguato ad una norma diprotocollo o di pseudo galateo, si è scalzato persomma riverenza e ha lasciato prorompere il suogrido muto nel silenzio della moschea.L’abbraccio dei due fratelli, Francesco e Bartolo-meo, non è una posa, è un sigillo e un auspicio,si sono ritrovati per camminare insieme: in un ca-po chinato e in un bacio di ritrovata fraternità.

Gennaio20158888 VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA

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““IInn GGeessùù CCrriissttoo iill nnuuoovvoouummaanneessiimmoo””

Verso Firenze 2015: prima di novembre prossimo,seminari ed incontri

Anche il Papa presente al V Convegno ecclesiale

FFeessttiivvaallddeellllaa DDoottttrriinnaa

SSoocciiaallee

Diocesi di Anagni-Alatri il 23 e 24 gennaio

di Mario BIANCHI

Presentati molti progetti per il lavoro

“Abbiamo fatto larichiesta perchéil Papa venga

all’apertura e la proposta èstata presa in considerazio-ne”. Così monsignor CesareNosiglia, arcivescovo di Tori-no e presidente del Comita-to preparatorio, ha descrittoai giornalisti l’attesa parteci-pazione di Papa Francescoall’apertura dei lavori delQuinto Convegno ecclesialenazionale (Cen), in program-ma a Firenze dal 9 al 13 no-vembre 2015 sul tema “InGesù Cristo il nuovo uma-nesimo”. Il Convegno affronterà il tra-passo culturale e sociale checaratterizza il nostro tempoe che incide sempre più nellamentalità e nel costume del-le persone, sradicando a vol-te principi e valori fonda-mentali per l’esistenza per-sonale, familiare e sociale.L’atteggiamento che deveispirare la riflessione è quelloa cui richiama quotidiana-mente papa Francesco: leg-gere i segni dei tempi e par-lare il linguaggio dell’amoreche Gesù ci ha insegnato. So-lo una Chiesa che si rende vi-cina alle persone e alla lorovita reale, infatti, pone lecondizioni per l’annuncio ela comunicazione della fede.All’importante appuntamen-to della Chiesa italiana, chevedrà la partecipazione di2.300 delegati in rappresen-tanza di tutte le componenti

della comunità cristiana. Lostile ecclesiale è quello pro-posto e testimoniato da Pa-pa Francesco con la sua Chie-sa in uscita: quella che alConvegno di Verona, nel2006 i vescovi hanno defini-to Chiesa missionaria, chia-mata a spendersi per la per-sona nei diversi ambiti di vi-ta. Sono le periferie esisten-ziali la priorità della comu-nità cristiana. Perché gli am-bienti della vita quotidiana –la famiglia, l’educazione, lascuola, il creato, la città, il la-voro, i poveri e gli emargina-ti, l’universo digitale e la rete– sono diventati, in questidieci anni, frontiere: nonda difendere creando mu-ri, ma da far diventare so-glie, luoghi di incontro edi dialogo “senza i quali ri-schiano di trasformarsi in pe-riferie da cui si fugge: ab-bandonate o dimenticate”.

Il Festival della DottrinaSociale della Chiesa or-ganizzato in Provincia di

Frosinone dal Comitato Sale(www.comitatosale.it/), do-po le tappe nelle diocesi diFrosinone, Sora e Montecas-sino, quest’anno si terrà nel-la Diocesi di Anagni-Alatriil 23 e 24 gennaio 2015.L’incontro di presentazionesi è tenuto a Sora e ha avutocome protagonista donAdriano Vincenzi, tra l’altroassistente nazionale Conf-cooperative e coordinatoreFestival della Dottrina Socia-le di Verona. Tema dell’in-contro “Economia, lavoroe società alla luce della‘Evangelii Gaudium’ diPapa Francesco”. Un’occa-sione di riflessione sulla pri-ma esortazione apostolicapromulgata da Papa France-sco il 24 novembre 2013. Don Adriano ha spiegatoche l’Evangelii Gaudium tra-duce un profondo bisognodi cambiamento. È propriodi “cambiamento” che biso-gna parlare, e non di crisi.Deve finire il tempo in cui lepersone impegnate, che sisforzano di essere oneste,vengono emarginate e biso-gna premiare l’impegno peril bene, fare emergere chi haparticolari talenti e condivi-derne la gioia, secondo le re-gole dell’autentica frater-nità. Per costruire il bene,però, bisogna avere il corag-gio di rischiare, bisogna su-

perare la logica delle regolee investire sulle coscienze.Don Adriano ha anche riba-dito con chiarezza che chiimpedisce la realizzazionedel bene è paragonabile achi compie il male. Spesso,invece, anche all’interno del-la stessa chiesa, all’internodelle associazioni e organiz-zazioni cattoliche, si soffoca-no i germi di bene, si impe-discono le iniziative positivedegli altri, si è vittime di ge-losie e di invidie. C’è una sor-ta di fuoco amico che è infi-nitamente pericoloso. Alle parole è immediata-mente seguita la pratica: so-no infatti stati presentati al-cuni progetti da parte delPresidente dell’AGENDI Giu-lio De Gasperis, del Presiden-te AFAS Fabio Martino, delDirettore CSM ASL SORA Do-nato Rufo, dell’assistente so-ciale della ASL di Sora AlbaCaringi, di Eliana Ferrari(AGENDI che ha messo a di-sposizione dei terreni ed altribeni per sviluppare il proget-to dell’agricoltura sociale) edi Fabio Reali, del ComitatoSale, ideatore dei progettipresentati. Sono intervenuti ancheMons. Antonio Lecce (VicarioDiocesi Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo) e Claudio Gessi,Direttore della Pastorale Re-gionale del lavoro e membrodel Comitato SALE.

Anno XVINumero 1 9999VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA

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Ciao a tutti, mi presen-to, tanto per farvi ca-pire chi sono. Mi chia-

mo Silvia (nella foto al cen-to tra le suore). Ho 27 annie ho vissuto fino all’età di18 anni nella bellissima Cio-ciaria e per l’esattezza aFumone. Ora cosa faccio?Forse inizio nel dirvi che so-no una postulante. Qualcu-no di voi si starà doman-dando cosa è? È la primafase formativa per le perso-ne che hanno avuto unachiamata alla vita consacra-ta. Vivo a Roma e faccioparte della congregazionedella SS.ma Madre Addolo-rata del terz’ordine regola-re di San Francesco D’Assisi.Vi scrivo per raccontarvi del“seme” che il Signore hapiantato, nel mio cuore,tanti anni fa. Nella vignadel Signore nessun semeandrà perduto. Quindi viinvito a continuare a semi-nare i germi di bene, con laconsapevolezza che i fruttidel Signore alcune voltepossono vedersi anche do-po molti anni. Io sono unodi questi casi.... Quandoero piccola facevo partedell’ACR! Mi tornano spes-so nella mente quelle gior-nate trascorse tutti insie-me, dove non mancava maiil sorriso, dove non manca-va mai la bellezza e la sem-plicità dello stare insieme,dove tutti ci sentivamo una

famiglia... La festa del Ciao,la giornata della gioventùa Loreto con il santo Gio-vanni Paolo II... momenti divita fraterna, dove al cen-tro c’era Cristo. Non sonostate moltissime le “espe-rienze” che ho fatto conl’ACR, ma le ricordo conmolto piacere. Quei “se-mi”, piantati dalle personeincontrate, dalle storie vis-sute, hanno fatto germo-

gliare nel mio cuore lastraordinaria e bellissimaesperienza dell’amore diCristo. Tutto ciò posso rico-noscerlo solo ora, dopoaver ripercorso la mia sto-ria, dopo aver visto le ormelasciate da Gesù sulla stra-da della mia vita soprattut-to, dopo aver fatto uncammino cristiano che miha portato a fare quel bel-lissimo salto nella fede, de-

cidendo di entrare il 16Febbraio di questo annonel convento di Roma Ca-pannelle. Il mio percorso èancora lungo ma non saròmai sola se avrò Gesù sem-pre con me. Vi saluto con leparole di Papa Francesco:“non fatevi rubare la spe-ranza”.PACE E BENEUn caro saluto

Silvia

Lettera di Silvia della congregazione della SS.maMadre Addolorata di San Francesco D’Assisi

Dall’ACR della nostra Diocesi a Fumone al conventodi Roma

IIll rraaccccoonnttoo ddiiSSiillvviiaa:: ddiivveenntteerròò

ssuuoorraa

21 novembre, GIORNATA DELLE CLAUSTRALI

Noi, contemplative siamo “scomode”Noi non contiamo nulla e nulla produciamo. Ci spendiamo così, semplicemente…

di Cristiana DOBNER, carmelitana

Una vita spesa in un perimetro fisico e geografico, senza uno scopo sociale o un’incidenza direttasui gravi problemi attuali: dal soccorso ai migranti, ai senza tetto, ad ogni povero che tenda lamano o abbia bisogno di vicinanza per giungere a sera, non suscita un sentire che, anche adefinirlo urbanamente, si avvicina al rifiuto per mancanza di sensibilità, di solidarietà umana?Questa è un’ottica che colloca il suo focus esternamente. Proviamo a collocarlo internamente?Dove però? Nella fede viva, altrimenti tutto si apparenta ad una sorta di misoginia e di misandria,nel prendere cioè le distanze dai propri simili e guardarli da lontano: per non sporcarsi le mani?Indubbiamente, noi monache contemplative risultiamo scomode, suscitiamo interrogativi chenon trovano immediata utilità in un contesto sociale dove conta solo chi produce e che cosaproduce. Noi lasciamo che Egli si esprima nel vortice del nostro secolo. Lasciamo che Egli tocchitutta la dimensione della nostra tormentata storia, le imprima un senso e porti tutti a credere nelCreatore, perché memori di una lapidaria espressione di Agostino, affermiamo: “Toccare con ilcuore, questo è credere”.È il senso recondito della nostra ubiquità, nella nostra silente e nascosta presenza in ogni luogo,in ogni persona, in ogni sofferenza e in ogni gioia. Non perché contiamo noi ma perché conta laPresenza di Colui al quale vogliamo essere trasparenti e che vogliamo trasparisca.Questa postura non conosce ruggine o intaccamento di usura dai secoli perché si radica in Diostesso, nella Sua azione salvifica per l’umanità intera: lasciarsi percorre dalla “passionedell’amore”, che già Origene aveva puntualizzato. Resa punta e vertice di un’esistenza ma anchetessuto connettivo indistruttibile, perché apre la persona all’Infinito, le indica la sua meta, larende partecipe di una corrente di salvezza che travolge. In un perimetro. Nella solitudine. Nelsilenzio. Non bomba d’acqua distruttiva ma corrente vivificante.

Gennaio 2015

CCuullttuurraa AArrttee MMuussiiccaa LLeetttteerraattuurraa SScciieennzzaa SSppoorrtt CC iinneemmaa TTeeaattrroo

11110000

L’epifania deriva da unaparola greca che signi-

fica Rivelazione o Manife-stazione. Nell’epifania re-ligiosa questo termine staa significare la rivelazionedella divinità di nostro Si-gnore Gesù Cristo ai magiai quali la tradizione hadato il nome di Baldassar-re, Gaspare e Melchiorre,saggi provenienti dall’O-riente, probabilmente dal-le Persia. Si dice che questisapienti fossero degli stu-diosi degli astri del cielo:infatti i Vangeli ci parlanodi una cometa che avreb-be guidato gli astronomiche dal loro lontano Paesesi recarono prima a Geru-salemme e poi a Betlem-me, dove trovarono ilMessia e lo adorarono co-me figlio di Dio. Nella li-turgia della Chiesa il ritooccidentale del Riconosci-mento si celebra il 6 gen-naio. A Guarcino i bambi-ni si recano in processio-ne, nel pomeriggio dellafesta, alla chiesa parroc-chiale di San Michele Ar-cangelo per rendereomaggio al Bambinello,offrono a Gesù il loroamore con preghiere, can-ti e poesie e recitano dalleggio di fronte ai fedeliche plaudono alla sempli-cità dei piccoli.

Si è tenuta ad Anagni la manifestazione dell’Accademia Bo-nifaciana giunta alla XII edizione con la consegna del Pre-

mio internazionale Bonifacio VIII per una cultura della pace IlCardinale Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesi diRoma, dopo aver letto un messaggio del Papa e aver tenuto lasua lectio magistralis, è stato insignito con la massima onorifi-cenza dell’Accademia Bonifaciana dal nostro Vescovo e dalPrefetto di Frosinone. Sono poi stati insigniti dello stesso pre-mio anche il tenente colonnello Gianfranco Paglia, medagliad’oro al valor militare grande ferito in Kossovo e la moglie delTenente colonnello Alfonso Trincone, morto a Nassiria la mo-glie. Nella stessa giornata è stata inaugurata la Scuola di for-

mazione e impegno socialepolitico e economica, intitola-ta a sua eccellenza mons Lui-gi Belloli. La manifestazione èstata accompagnata dalle no-te della Banda della Granatie-ri di Sardegna in alta unifor-me.

Attual itàTT RR AA DD II ZZ II OO NN EE

L’EPIFANIA E L’OMAGGIODEI BAMBINI

TRA PASSATO EPRESENTE

di Pino D’AMICO

PREMIOBONIFACIO VIII

di Filippo RONDINARA

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Anno XVINumero 1 11111111

CCuullttuurraa AArrttee MMuussiiccaa LLeetttteerraattuurraa SScciieennzzaa SSppoorrtt CC iinneemmaa TTeeaattrroo

Il 6 dicembre c’è stata l’inaugurazione del Museo dell’olio, intito-lato al medico Pietro Capriati, discendente di una famiglia che a

Vico ha svolto, nell’ottocento e nel secolo scorso, attività beneme-rita nel mondo agricolo, finanziario e sanitario. La famiglia Capria-ti ha gestito a lungo la farmacia, una banca popolare e un fran-toio, la cui macina veniva fatta girare da un asino, da un mulo oda un cavallo. Il frantoio, che è arrivato a noi com’era, è stato mes-so dalla famiglia Capriati a disposizione della Olivicola Monti Erni-ci, che ne ha fatto il “Museo dell’olio”. All’inaugurazione, a curadella Pro Loco con il GAL Ernici-Simbruini e l’OLIVICOLA degli Erni-ci-Frantoio culturale, era presente la moglie di Pietro Capriati, la si-gnora Fiorella Iannetti, e un figlio, visibilmente emozionati. Hannopartecipato all’inaugurazione autorità civili, tanti cittadini e glialunni della scuola primaria e della scuo-la secondaria di primo grado. Nel pome-riggio, nei locali del Frantoio culturale,un pubblico numeroso ha potuto ammi-rare “Cartoline d’epoca” di Vico ripro-dotte su tavole di legno: opere artigiana-li di notevole valore, di livello artistico. Èseguito il convegno “Aspetti qualitatividella produzione olearia: pratiche agro-nomiche, avversità, trasformazione econservazione”.

In un avamposto d’alta quota, verso la fine della prima guerramondiale, un gruppo di militari combatte a pochi metri di di-

stanza dalla trincea austriaca, “così vicina che pare di udire illoro respiro”. Intorno, solo neve e silenzio. Dentro, il freddo, lapaura, la stanchezza, la rassegnazione. E gli ordini insensatiche arrivano da qualche scrivania lontana, al caldo. Ordini te-lefonati che mandano i soldati a farsi impallinare come tordi.Torneranno i prati, scritto tutto minuscolo come si conviene aduna storia minima e morale, non è un film d’azione e non hanemmeno una trama nel senso canonico del termine, perché ipochi avvenimenti si consumano come la cera di una candela,dentro una quotidianità sporca e scoraggiata. Il film di Olmi èuna ballata malinconica come la melodia alla fisarmonica cheapre la narrazione, e triste come Il silenzio, le cui note sono in-corporate nel tema finale composto e suonato alla tromba daPaolo Fresu. torneranno i prati è un film epidermico, che ci fasentire il ruggito dei mortai in lontananza, il rosicchiare deltrapano che scava una galleria nemica sotto la trincea, il gelo ela monotonia delle giornate segnate dal rancio e dalla conse-gna della posta, unica occasione in cui i nomi dei soldati ven-gono pronunciati, riconoscendoli come esseri umani invece checome semplici numeri. I militari, dal capitano alla recluta, re-stano attoniti davanti all’orrore dell’inganno in cui sono cadutiper aver creduto nell’amor di patria e nel dovere del cittadinoitaliano.

FRANTOIO APERTO -FESTA DELL’OLIO

UNA TRE GIORNI DI:TRADIZIONE, CULTURA,

GASTRONOMIA

TORNERANNO I PRATIdi Ermanno Olmi

Attual itàLL II BB RR II

Un professore fuori dell’or-dinario fa lezioni in bici-

cletta insegnando storia, geo-grafia e vita quotidiana. Lasua è una forma di resistenzapacifica al degrado della scuo-la. Cosa accadrebbe se la scuo-la avesse le ruote? Ce lo rac-conta Emilio Rigatti in questedivertenti, ma anche commo-venti pagine di “diario di cam-po” che partono dagli anniOttanta, a quando lui insegna-va in uno sperduto paesinodella Carnia, a oggi. Ci spiega,attraverso le sue esperienzedirette, come la bicicletta siauno dei modi migliori per an-dare in esplorazione del mon-do e confrontare ciò che si èstudiato nei libri con la realtà,in antitesi alle gite organizza-te con l’autobus a noleggio,sorta di mordi e fuggi, Mc Do-nald delle esperienze. Rigattimette le ruote alla scuola, pe-dala con i suoi alunni tra chie-se e musei, parchi e apertacampagna, piccoli villaggi estrade bianche, a caccia di ar-te, storia e geografia, ma an-che di divertimento e piccoledisavventure. Insegna ai ra-gazzi la vita, assaporata lenta-mente, e a muoversi nel mon-do anche senza il navigatore.La sua è una ricetta contro lamodernizzazione imperantedella scuola che vira verso l’ap-piattimento e l’omologazione,una pacifica resistenza a peda-li, lenta ma continua.

“SE LA SCUOLAAVESSE LE RUOTE”di EMILIO RIGATTI

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