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UGO FOSCOLO Tre sonetti: A Zacinto In morte del fratello Giovanni Alla Sera Approfondimenti Titolo: Mar 5-3:29 PM (Pagina 1 di 18)

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UGO FOSCOLO

Tre sonetti:

A Zacinto

In morte del fratello Giovanni

Alla SeraApprofondimenti

Titolo: Mar 5-3:29 PM (Pagina 1 di 18)

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A Zacinto

Né più mai toccherò le sacre spondeove il mio corpo fanciulletto giacque,Zacinto mia, che te specchi nell'ondedel greco mar da cui vergine nacque

Venere, e fea quelle isole fecondecol suo primo sorriso, onde non tacque

le tue limpide nubi e le tue frondel'inclito verso di colui che l'acque

cantò fatali, ed il diverso esiglioper cui bello di fama e di sventurabaciò la sua petrosa Itaca Ulisse.

Tu non altro che il canto avrai del figlio,o materna mia terra; a noi prescrisse

il fato illacrimata sepoltura.

A Zacinto : Note

EVIDENZIALE RIME DITUTTI I VERSI

Titolo: Mar 5-3:26 PM (Pagina 2 di 18)

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v enere fece quelle isole

feconde

col suo primo sorriso

onde non tacio le tue

limpide nubi e le tue

sponde inclino verso

colui che naque

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Esercitazione.... Ricostruisci A Zacinto

Né più mai ____________________ le _______________ spondeove il mio corpo_______________ __________________,

Zacinto mia, che te specchi _________ ____________del greco mar da cui vergine nacque

____________, e fea ____________ ___________ fecondecol suo primo sorriso,___________ ______ _____________

le tue limpide nubi e le tue fronde___ _________ ___________ di colui che __ ______________

cantò fatali, ed il diverso _________________per cui bello ____ ___________ e disventura

baciò la sua petrosa _____________ ________________ .Tu non altro che il canto avrai del figlio,

o materna _______ ________________; a noiprescrisseil fato _______________________ sepoltura

Toccheròsacre

fanciulletto giacque

nell'onde

Venere quelle isole

onde non tacque

l'inclito verso l'acque

esiglio

di fama

Itaca Ulisse

mia terra

illacrimata

Parole

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Esercitazione.... Divisione in SILLABE A Zacinto

Né più mai toccherò le sacre sponde

ove il mio corpo fanciulletto giacque,

Zacinto mia, che te specchi nell'onde

del greco mar da cui vergine nacque

Quanto è lunga la SILLABA di A Zacinto?

Titolo: mar 10-12:36 (Pagina 5 di 18)

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Esercitazione.... Divisione in SILLABE A Zacinto

Quanto è lunga la SILLABA di A Zacinto?

Venere, e fea quelle isole feconde

col suo primo sorriso, onde non tacque

le tue limpide nubi e le tue fronde

l'inclito verso di colui che l'acque

Titolo: mar 10-12:36 (Pagina 6 di 18)

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Esercitazione.... Divisione in SILLABE A Zacinto

Quanto è lunga la SILLABA di A Zacinto?

cantò fatali, ed il diverso esiglio

per cui bello di fama e di sventura

baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.

Titolo: mar 10-12:36 (Pagina 7 di 18)

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Esercitazione.... Divisione in SILLABE A Zacinto

Quanto è lunga la SILLABA di A Zacinto?

cantò fatali, ed il diverso esiglioper cui bello di fama e di sventurabaciò la sua petrosa Itaca Ulisse.

Tu non altro che il canto avrai del figlio,o materna mia terra; a noi prescrisse

il fato illacrimata sepoltura.

Tu non altro che il canto avrai del figlio,

o materna mia terra; a noi prescrisse

il fato illacrimata sepoltura.

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IN MORTE DEL FRATELLO GIOVANNI

Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo di gente in gente, me vedrai seduto su la tua pietra, o fratel mio, gemendo

il fior de' tuoi gentil anni caduto.

La Madre or sol suo dì tardo traendo parla di me col tuo cenere muto, ma io deluse a voi le palme tendo e sol da lunge i miei tetti saluto.

Sento gli avversi numi, e le secrete cure che al viver tuo furon tempesta, e prego anch'io nel tuo porto quiete.

Questo di tanta speme oggi mi resta! Straniere genti, almen le ossa rendete

allora al petto della madre mesta.

In morte del fratello Giovanni : Note

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Titolo: Mar 5-3:26 PM (Pagina 10 di 18)

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Esercitazione.... Ricostruisci In morte del fratello Giovanni

1 Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo2 di gente in gente, me vedrai seduto

3 ____________________________________________4 il fior de' tuoi gentil anni caduto.

5 ____________________________________________6 parla di me col tuo cenere muto,7 ma io deluse a voi le palme tendo

8 ____________________________________________9 Sento gli avversi numi, e le secrete

10 ____________________________________________11 e prego anch'io nel tuo porto quiete.12 Questo di tanta speme oggi mi resta!

________________________________________________________________________________________

I versi

su la tua pietra, o fratel mio, gemendo

La Madre or sol suo dì tardo traendo

e sol da lunge i miei tetti saluto.

cure che al viver tuo furon tempesta,Straniere genti, almen le ossa rendete

allora al petto della madre mesta.

Titolo: Mar 5-5:12 PM (Pagina 11 di 18)

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Forse perché della fatal quïeteTu sei l'imago a me sì cara vieniO sera! E quando ti corteggian liete

Le nubi estive e i zeffiri sereni,E quando dal nevoso aere inquïeteTenebre e lunghe all'universo meniSempre scendi invocata, e le secrete

Vie del mio cor soavemente tieni.Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme

che vanno al nulla eterno; e intanto fuggequesto reo tempo, e van con lui le tormeDelle cure onde meco egli si strugge;e mentre io guardo la tua pace, dormeQuello spirto guerrier ch'entro mi rugge.

Alla Sera

Alla Sera : Note

Titolo: Mar 5-4:12 PM (Pagina 12 di 18)

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Titolo: Mar 5-3:26 PM (Pagina 13 di 18)

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Esercitazione.... Ricostruisci Alla Sera

1 Forse perché della fatal quïete2 ______________________________________

3 ______________________________________ 4 Le nubi estive e i zeffiri sereni,

5 ______________________________________

6 ______________________________________7 Sempre scendi invocata, e le secrete

8 ______________________________________

9 ______________________________________10 che vanno al nulla eterno; e intantofugge

11 ______________________________________

12 ______________________________________13 e mentre io guardo la tua pace, dorme

14 ______________________________________

I versi

Tu sei l'imago a me sì cara vieniO sera! E quando ti corteggian liete

E quando dal nevoso aere inquïeteTenebre e lunghe all'universo meni

Vie del mio cor soavemente tieni.Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme

questo reo tempo, e van con lui le tormeDelle cure onde meco egli si strugge;

Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.

Titolo: Mar 5-7:04 PM (Pagina 14 di 18)

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APPROFONDIMENTI

Titolo: Mar 5-6:28 PM (Pagina 15 di 18)

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A Zacinto : Notizie

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A Zacinto , il nono dei sonetti di Ugo Foscolo, presenta numerose affinità con In morte del fratello Giovanni , che occupa la decima posizione. I due componimenti presentano temi affini, un linguaggio poetico corrispondente,

e sono stati entrambi composti in un periodo circoscritto. Il decimo è stato scritto successivamente e completa il nono.

Se il nono sonetto guarda al passato, il decimo guarda al futuro; se il motivo ispiratore del nono sonetto è la condizione esistenziale di esule del Foscolo e il presagio di avere una tomba senza pianto, il decimo sonetto, ispirato dal suicidio del fratello, constatata la disperazione del tempo presente e conferma i dubbi sul futuro e

cioè di morire in terra straniera.Fooscolo fu buon profeta del proprio destino: morì a Londra e solo grazie alla generosità degli inglesi, le sue

ossa nel 1871 sono state rese all'Italia e traslate a Firenze, dove riposano.Il tema del sonetto verte sulla precarietà della condizione di esule e sul sentimento nostalgico nei confronti di

una piccola isola del mar Ionio, molto amata, dove il poeta è nato. Il nocciolo della poesia è l'amore per la patria, lontana e irraggiungibile. E la triplice negazione iniziale esprime per l'appunto la convinzione del poeta

di non poter farvi più ritorno. Ripensando alla fanciullezza il poeta ricorda le bellezze del clima e della vegetazione dell'isola, creata dalla dea Venere – nata dalle acque del mare – che lei rese fertile con il suo

primo sorriso; e il sublime poema di Omero non poté tacerne il limpido cielo e la vegetazione e narrò le acque fatali e il diverso destino di Ulisse il quale, esule anch'egli, ricco di fama e di sventura, riuscì a ritornare ad Itaca. Tu, o materna mia terra, conclude il Foscolo, non avrai che questa poesia da tuo figlio, perché il Fato ha

prescritto a me una tomba senza pianto.La poesia procede senza soluzione di continuità in un crescendo di tensione che toglie il respiro. L'ultima

terzina riprende e chiude il tema iniziale.Il motivo della disperazione del poeta è la condizione dell'esule che lancia il suo grido di dolore contro il fato avverso. Ma il Foscolo sviluppa questo messaggio in un crescendo di confronti tra sé e Omero e tra sé e Ulisse.

Il Foscolo canta le proprie sventure, mentre Omero celebrò i viaggi di Ulisse, che potè a ritornare a baciare la «petrosa Itaca», mentre a lui non riuscirà di ritornare nella sua piccola isola. Ma come la poesia di Omero ha reso immortale Ulisse e Itaca, così la poesia di Foscolo ha una possibilità di perpetuare la fama di Zacinto e il

ricordo del poeta che la canta.Il fato avverso lo costringe a peregrinazioni senza sosta e il poeta sente che e stata stabilita per lui una

sepoltura solitaria.La composizione è perfetta, a rima ABAB ABAB CDE CED, ricca di allitterazioni consonantiche come la c- l - f - e

suoni vocalici come la e - i - o.Marcello Pagnani nel suo studio approfondito ha messo in luce la centralità dell'idea di maternità, laddove

Zacinto viene vista come madre, e dell'idea di acqua marina come generatrice della dea Venere ed elemento sul quale navigò Ulisse. Il tema di maternità verrà ripresa in modo diretto nel sonetto “gemello” In morte del

Fratello Giovanni .

Il lessico della poesia è altamente letterario, aulico, pregiato, selezionato e connotativo. La poesia ha un lungo periodo ipotattico che abbraccia le due quartine e la prima terzina. L'ultima terzina ha due periodo

paratattici, ma il secondo è in effetti una subordinata causale, introdotta dal punto e virgola. Il primo periodo sintattico ha un andamento sinuoso e veloce, come le acque di un fiume che scorre tra le anse sempre più

veloce, fino ad arrivare alla cascata finale, e di nuovo nel letto piatto lentamente il fiume riprende la sua corsa. Così in questo sonetto dopo l' incipit si susseguono sei relative, una dopo l'altra, in un crescendo di

immagini nuove e creative fino all'ultima che descrive Ulisse nel suo drammatico viaggio. Il sonetto nella sua ultima terzina riprende il percorso, lentamente, per finire il senso drammatico espresso nei primi due versi.

«Il discorso lirico del poeta, con la sua libera associazione di immagini, vìola i modelli tradizionali (che stabilivano

una certa corrispondenza tra gli aspetti prosodici e il discorso sintattico) e, deludendo l'orizzonte d'attesa del

lettore, conferisce una particolare intensità significativa al componimento» (C. Salinari e C. Ricci p. 2115). «Un'altra

caratteristica del sonetto, destinata a creare un senso di attesa e di sospensione nel lettore, è costituita dalle

costanti dilazioni, cioè dalla posizione dell'oggetto delle apostrofi, rivolte all'isola animisticamente invocata e dei

soggetti grammaticali» ( ibidem p. 2116).Le figure retoriche donano al sonetto purezza formale e una perfezione stilistica e, insieme ai riferimenti alla

cultura classica, una forma neoclassica all'interno della quale si materializzano i tumultuosi pensieri dell'autore.

«Nel Foscolo il sentimento individuale, la passione, l'effusione della propria intimità sono sempre temperati, filtrati

dal confronto con la cultura neoclassica, con quel mondo dei miti sui quali il poeta aveva formato la sua esperienza

artistica» (M Dardano e C. Giovarnardi, I testi, le forme, la storia, p.84).Due sineddoche, una perifrasi, un iperbato, un'apostrofe, una litote, enjambements , il neologismo

«illacrimata»: la composizione è caratterizzata da un altissimo e raffinatissimo linguaggio poetico.Scritto dal Foscolo tra il 1802 e il 1803, il sonetto costituisce una perfetta sintesi della dominante tradizione

neoclassica e degli innovativi orientamenti romantici dell'autore. Richiama il mondo della Grecia arcaica e manifesta i sentimenti tipici delle tendenze dello Sturm und Drang : l'amor di Patria, l'ossessione della morte, la

precarietà del tempo, la Poesia, che celebra eroismo e sventura... La vita è avversa e va affrontata secondo una concezione materialistica che esclude un possibile rifugio nella religione. Tra le due componenti è l'anima

romantica a prevalere.Il sonetto A Zacinto è un piccolo gioiello della letteratura italiana, in anticipo su quello che sarà quel grande e

raffinato capolavoro che è il carme De' Sepolcri .

Titolo: Mar 5-3:44 PM (Pagina 16 di 18)

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In morte del fratello Giovanni : Notizie

Gemello del sonetto A Zacinto, ne riprende i temi, introducendo l'evento luttuoso del suicidio del fratello minore di Ugo Foscolo, Giovanni Dionigi, ufficiale dell'esercito della Repubblica Cisalpina, uccisosi a vent'anni nel 1801, forse per il disonore di aver sottratto

alla cassa del reggimento la somma necessaria a saldare i propri debiti di gioco. A lui dedicato, ne prende anche il titolo: In morte del

fratello Giovanni . Decimo dei dodici Sonetti del Foscolo, come il precedente, fonde la tradizione neoclassica con la cultura del Romanticismo.

Composto nel 1803 a Milano, dove il Foscolo si trovava in esilio, il sonetto, altrettanto bello quanto il precedente, ne accentua ulteriormente il senso di sconforto esistenziale. Anche stavolta il poeta si avvale dei temi della cultura classica. Compaiono riferimenti ad alcuni celebri versi che il poeta Catullo scrisse per commemorare la morte del

proprio fratello, e la composizione risuona degli echi di Tibullo, Virgilio e Petrarca.

L' incipit che fu di Catullo («Dopo aver traversato terre e mari») assume qui l'impeto della poesia foscoliana («Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo»). Il poeta afferma di sperare un giorno di recarsi sulla tomba del fratello a piangere la sua giovinezza così bruscamente stroncata. La

madre, rimasta sola e in età avanzata, ormai trascina gli anni, e il poeta la immagina impegnata in un monologo delirante, mentre parla, con il fratello morto («cenere muto») del fratello assente. Preclusa la possibilità di rientrare a Venezia, ceduta proditoriamente da Napoleone all'Austria, il poeta tende le mani, in saluto, da lontano, in volo col pensiero sopra i tetti della

città.

Una sfortuna ostinata ai tavoli da gioco, le angosce serbate nel privato e, forse per vergogna, mai condivise con alcuno, che il poeta riconosce nel tragico, improvviso gesto di Giovanni, lo inducono a pregare che il

fratello possa trovare almeno in morte quella serenità che gli è stata preclusa in vita. Per quanto, di tutte le belle speranze che il poeta riponeva – in se stesso, nel futuro del fratello, nel destino politico di Venezia e nella possibilità dell'esistenza di Dio – «questo» è quanto resta: «vane parole» direbbe Catullo, il cui verso,

nella traduzione di Savatore Quasimodo, recita: «a dire vane parole alle tue ceneri mute» ( * ). Quando sarà il suo momento, per sé prega il poeta il popolo straniero sul cui suolo si sarà trovato a passare, di voler rendere

le proprie spoglie al cordoglio della madre. Un gesto di grande umanità e, allo stesso tempo, di alta simbolicità: pietà e dolore si uniscono nell'invocazione alla comprensione tra i popoli.

I sonetto, a rima secondo lo schema ABAB ABAB CDC DCD, possiede l'allitterazione consonantica con il dominio delle consonanti t, r e d e l'allitterazione assonantica con il dominio delle vocali o ed e . Una

metonimia, due sineddoche, un'ipallage, una metafora, iperbati, enjambement, un'apostrofe.

Periodi sintattici in prevalenza paratattici con poche subordinate. La lexis [LEXIS. dal greco "parola". lessico, cioè l’insieme delle parole che compongono l'opera.] è meno complessa rispetto al sonetto A Zacinto , ma non per questo meno convincente, anzi è più pacata e più calma, sorretta dai riferimenti ai classici.

Come scrivono C. Salinari e C. Ricci a pagina 2117: «La parola moderna si fonde così con gli echi della poesia classica, dei suoi miti, delle sue immagini».

La morte del fratello, la madre anziana e sola, la condizione di esule sono sentimenti romantici che danno al sonetto un'intensità vibrante ed estrema. Questa lirica sovverte l'ideale del Winckelmann per il quale, secondo

il principio per il quale il fondo del mare rimane sempre tranquillo per quante agitata possa essere la superficie, così nell'arte greca l'ideale della bellezza è specchio di un'umanità autonoma, caratterizzata da

una armonica fusione di corpo e di spirito, da un nobile dominio delle passioni. In morte del fratello Giovanni mette in primo piano il tumulto delle passioni e infonde vivacità e agitazione anche alla forma che diviene

essa stessa più movimentata e calda.

(*) NOTE

DOPO AVER TRAVERSATO TERRE E MARI Dopo aver traversato terre e mari,

eccomi, con queste povere offerte agli dei sotterranei,

estremo dono di morte per te, fratello,

a dire vane parole alle tue ceneri mute,

perché te, proprio te, la sorte m’ha portato via,

infelice fratello, strappato a me così crudelmente.

Ma ora, così come sono, accetta queste offerte

bagnate di molto pianto fraterno:

le porto seguendo l’antica usanza degli avi,

come dolente dono agli dei sotterranei.

E ti saluto per sempre, fratello, addio!

(Catullo, traduzione di Salvatore Quasimodo)

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Titolo: Mar 5-3:44 PM (Pagina 17 di 18)

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Alla sera : Notizie

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Ultimo dei Sonetti, Alla sera fu ritenuto proemiale da Ugo Foscolo, tanto che egli gli riservò il primo posto nella edizione definitiva dell'opera.

Il tema è la sera, vista come immagine della morte, la «fatal quiete», cioè una dimensione cosmica atemporale, ma anche la pace dell'anima. Per questo motivo è molto cara al poeta. Ma affine a questo,

emerge dalla poesia anche un altro tema fondamentale: il sofferto rapporto tra il desiderio di pace del poeta e il senso angoscioso della vita che lo travaglia. La sera è descritta quindi dal Foscolo sia portatrice di bei

tramonti estivi, accompagnata da venti leggeri, sia foriera di atmosfere invernali, tenebrose e nevose, ma in entrambi i casi la sera è sempre desiderata, perché essa ispira i più intimi pensieri, le più segrete aspirazioni.

Rivolgendosi direttamente ad essa, l'autore confida che l'apparizione della sera lo induce a meditare sulla vita e sulla morte, sul «nulla eterno», condizione dell'uomo che si configura come un annullamento totale e definitivo. Ma a questa dimensione indefinita ed infinita si contrappone il tempo, elemento immediato e

fuggente che passa rapido recando con sé avversità indicibili, nel suo processo di autoconsunzione. E mentre il poeta contempla il silenzio e la pace della notte la sua anima attanagliata dalla rivolta interiore, per un

attimo si placa e gli dona attimi di godimento, di dolcezza e di riposo.

Il messaggio è certamente il binomio costituito dal desiderio di pace e dalla negatività del presente storico. Il poeta esprime il dolore e la tristezza della sua condizione, in attesa della sera come momento di pace e di riflessione, anche sui temi della morte. L'attende con ansia per placare angoscie e incertezze, come momento di liberazione e di pace. La sera ha il potere di placare l'anima ribelle e guerriera che lo agita e di donargli un

momento di riposo, liberandolo dalla tristezza della giornata.

L'obiettivo della poesia è anche quello di sintetizzare la concezione di vita del poeta. Secondo il Foscolo, che si ispira alla filosofia sensistica ( * ) e materialistica dell'illuminismo, la morte annulla ogni cosa; egli concepisce la

vita dell'universo come un ciclo perenne di nascita, di morte e di trasformazione della materia, che costituisce l'unica realtà. Ma da questa Weltanschauung ( * ) di sottofondo la poesia lascia trasparire anche una Sehnsucht

( * ), un'aspirazione struggente e inappagata all'infinito, un atteggiamento di inquietudine e di nostalgia, un desiderio di conoscere ciò che sta fuori dei limiti del finito, che si concretizza nella sofferenza per

l'impossibilità di appagare questo desiderio.

Le figure foniche del sonetto, con rima secondo lo schema ABAB ABABA CDC DCD, sono le allitterazioni dei suoni chiari delle vocali e ed i nelle quartine, e quelle dei suoni cupi delle vocali o ed u delle terzine.

La poesia esprime pessimismo e preoccupazione nel poeta, intristito dalle avversità del «reo tempo» e volontà di allontanarsi dal presente per immergersi in una dimensione cosmica e fuori del tempo, nella morte,

che è totale annullamento ma anche pace, in cui si placa il tumulto interiore.

La sera è anche la confidente del poeta; è il momento in cui il poeta riflette sulla propria vita e sulla morte chiarendo a se stesso la sua visone di vita.

Il lessico è altamente letterario, costruito con parole auliche e poetiche; molte di queste latinismi (reo, aere, secrete, torme, cure) che danno al sonetto una forma neoclassica, mentre i sentimenti espressi sono

decisamente romantici. Il sonetto è dunque la sintesi della cultura del tempo: dominio delle passioni, secondo le indicazioni del Winckelmann, ma concetti nuovi come la Sehnsucht ( * ) , propria dei romantici.

La poesia è composta da periodi paratattici e ipotattici. Nelle quartine i periodi son più ampi e complessi, mentre nelle terzine i periodi sono più corti e concitati. Il movimento ampio delle quartine è affidato al

parallelismo delle due frasi coordinate («E quando… e quando…»). La lexis ( * ) della poesia è affascinate e suggestiva, ricca di richiami vocali e di una ricercatezza lessicale che danno alla poesia grazia e levità. Ma il

più importante procedimento formale consiste nell'accostare immagini contrastanti, in modo da ottenere quel chiaroscuro che è considerato dalla critica come una delle conquiste più importanti della poesia

foscoliana ( La Realtà e la Parola pag.143). Le più importanti figure retoriche della poesia sono: l'ossimoro, l' enjambements e l'antitesi. L'ossimoro del primo verso «fatal quiete» e il «Nulla eterno» del 10 verso. L' embejement dei versi 5-6 (inquiete/ tenebre e lunghe). L'antitesi si trova negli ultimi due versi «e mentre io

guardo la tua pace, dorme / quello spirto guerriero ch'entro mi rugge».

La lirica trae la sua bellezza innanzitutto dalla perfetta sintesi tra linguaggio poetico e sentimenti sottesi, dal tono emotivo languido e dalle riflessioni filosofiche ed esistenziali che il poeta sviluppa nel breve

componimento, raggiungendo elevate altezze poetiche ed estetiche. Questo sonetto trasmette un messaggio filosofico ed esistenziale chiaro. La vita termina nel «Nulla eterno», nell'annullamento totale e definitivo nella natura, e di questa nell'universo. Al di là di questa concezione, che alcuni possono trovare non condivisibile, il

sonetto cattura per il suo linguaggio e per il suo contenuto. La sua bellezza è intrisa di una malinconia universale, lontana dalla fede per cui la morte e solo l'inizio della vera luce e della vita vissuta accanto a Dio.

(*) NOTE

LEXIS. dal greco "parola". lessico, cioè l’insieme delle parole che compongono l'opera.

SEHNSUCHT. Una parola che significa allo stesso tempo desiderio e languore, aspirazione e nostalgia. Mette a nudo "una forza selvaggia che svela un individuo e porta in sé un pizzico dolce e amaro di separazione, di rassegnazione" (Valeska Grisebach, autore del film omonimo).

SENSISMO. Elemento ideologico settecentesco. Posizione estrema in campo religioso delle dottrine sensiste, che riducono tutte le attività dello spirito alle sensazioni fisiche.

WELTANSCHAUUNG. Una bellissima parola che gli autori di lingua tedesca dichiarano pressoché intraducibile e i non tedeschi lasciano volentieri non tradotta, concedendosi di interrompere il flusso del loro dettato perché consapevoli che un equivalente di fatto non esiste. Un corrispettivo italiano

potrebbe essere "visione del mondo", dal momento che, nel composto tedesco, è presente, insieme al sostantivo Welt che significa "mondo", un "vedere a" o, anche, un "vedere su" (anschauen). Preferibile, forse, è la traduzione "concezione del mondo", non perché s'approssimi di più al termine tedesco, ma

perché in grado di veicolare significati ulteriori (Giorgio Antonelli).

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