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EU-UNICEF Education in Emergencies
Campaign Toolkit
European Union
Humanitarian Aid
UE-UNICEFIstruzione nelle emergenze
Kit
per la campagna scuole
EU-UNICEF Education in Emergencies
Campaign Toolkit
Indice
Lettera di benvenuto................................................................... 3
Informazioni sulla campagna #EmergencyLessons ................ 4
Informazioni sul partenariato UE-UNICEF.............................................4
Note sulla presentazione di #EmergencyLessons.................................5
Letture informative....................................................................... 6
Che cosa è un'emergenza?....................................................................7
Messaggi chiave……………………………………......……………….....8l
L'istruzione nelle emergenze: alcuni dati .. ..........................................9
Paesi coinvolti nella campagna ...........................................................11
I video #EmergencyLessons..................................................... 15
Attivazione della campagna nelle scuole ................................ 17 Come organizzare gli incontri ………...................................................18
Attività didattiche…………………………………………….....................20
Storie dal campo…................................................. ...…………...29
Come sostenere la campagna pubblica................................... 39
Il vostro ruolo nella campagna............................................................ 40
Messaggi chiave per i social ………..................................................41
Comunicato stampa della campagna................................................. 44
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EU-UNICEF Education in Emergencies
Campaign Toolkit
Benvenuti!
Gentili presenti,
siamo lieti del vostro interesse e del coinvolgimento dei vostri studenti nella promozione
della campagna UE-UNICEF Istruzione nelle emergenze.
Il nostro obiettivo è sensibilizzare i giovani europei e promuovere il loro sostegno alla
Campagna, condividendo l’importante ruolo che l'istruzione riveste per i bambini in
situazioni di emergenza. Ci auguriamo che gli educatori e gli studenti trovino utili e
interessanti le informazioni incluse in questo kit.
Condividendo storie di bambini in situazioni di crisi, dalla Guinea al Nepal, dall'Iraq
all'Ucraina, mostreremo come la scuola consenta loro di acquisire nuove competenze,
costruire amicizie, sentirsi protetti e usufruire del supporto psicologico che può aiutarli a
superare i traumi e a realizzare il loro pieno potenziale. Auspichiamo che gli studenti
facciano fronte comune con i bambini di tutto il mondo, riconoscendo i benefici
dell’educazione e difendendo il diritto universale all'istruzione.
Insieme, l'UE e l'UNICEF si sono impegnate per fare la differenza nella vita di questi
bambini. Il partenariato UE-UNICEF fornisce istruzione e protezione ai bambini in situazioni
di emergenza in paesi come Camerun, Guinea, Iraq, Ucraina, Pakistan, Ciad, Kenya e Sud
Sudan.
Partecipando alla Campagna Lezioni in emergenza e promuovendo l’interesse e il
coinvolgimento nelle vostre scuole, nella vostra comunità e sui social, gli studenti possono
contribuire a incrementare il sostegno per i bambini in situazioni di emergenza in modo tale
che, ovunque siano, qualunque sia la crisi che si trovano ad affrontare, possano disporre
degli strumenti e delle opportunità per condurre una vita felice, sana e produttiva.
Grazie dell'aiuto.
Cordiali saluti,
Noala Skinner Monique Pariat
Direttore, UNICEF Ufficio di Bruxelles Direttore generale
Rapporti con le istituzioni UE Direzione generale per gli Aiuti umanitari e
la protezione civile (ECHO) della
Commissione europea
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EU-UNICEF Education in Emergencies
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Informazioni sulla campagna
Per evidenziare l'importanza e il ruolo che l'istruzione riveste durante e dopo le emergenze, la
nostra Campagna presenta sette video che raccontano come i bambini apprendono in contesti
di emergenza.
Ogni video pone in primo piano uno dei benefici di cui i bambini possono usufruire attraverso
l’istruzione: amicizia e tolleranza, protezione, sostegno psicosociale offerto da insegnanti e
compagni di classe, sviluppo di capacità e abilità. Ciascun video include un “invito all’azione
sociale" facile da attuare e una richiesta per i giovani europei. Ad esempio, il video incentrato su
amicizia e tolleranza chiede agli spettatori di esprimere un’opinione, di condividere e assegnare
una tag ai propri amici sui social. Partecipando a queste "richieste", gli studenti contribuiranno
a sensibilizzare e a generare sostegno per i bambini che vivono nelle emergenze.
Questi video saranno pubblicati sui canali social dell'UNICEF e saranno messi a disposizione
tramite il referente dell’UNICEF.
La campagna si concluderà con un evento presso il Parlamento europeo a dicembre 2016.
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Questa importante alleanza ha
consentito all'UNICEF di assistere e
proteggere i bambini in situazioni di
emergenza in 60 paesi del mondo,
riuscendo a garantire una sana
alimentazione, acqua potabile, cure,
servizi igienico-sanitari. L’UNICEF ha
potuto disporre dei fondi necessari
per garantire ai bambini
un’educazione di qualità, ma anche
una rete di protezione, e il supporto
psico-sociale per aiutarli ad
affrontare le emergenze.
Insieme, l'UNICEF e l'ECHO
lavorano per garantire i diritti dei
bambini coinvolti nelle crisi
umanitarie.
Informazioni sul partenariato UE-UNICEF
Il partenariato tra la Direzione generale per gli aiuti umanitari e la protezione civile
(ECHO) della Commissione europea e l'UNICEF è stato istituito nel 1992.
EU-UNICEF Education in Emergencies
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Note sulla presentazione dia docenti e studenti
Docenti
Per i docenti sarà importantefocalizzare l’attenzione sullesituazioni di emergenza in cui l'apprendimento e il dirittoall’istruzione di un bambino vengono compromessi . Questa Campagna ha lo scopo di promuovere la consapevolezza sulruolo che l‘istruzione riveste nella vita dei bambini durante e dopo le emergenze.
Saranno utili a questo scopo le informazioni di base presenti in questokit sui paesi coinvolti nella campagna (Guinea, Iraq, Nepal e Ucraina) e le storie personali di coloro che vivonosituazioni di emergenza.
La Campagna #EmergencyLessonsvuole lanciare il messaggio che per garantire il diritto all’istruzione aibambini, non basta costruire unascuola: occorre lavorare e coinvolgerele comunità, gli insegnanti, i genitori, icoetanei; occorre creare contesti di protezione che diano stabilità e speranza ai bambini. Tutti elementiche contribuiscono a garantire aibambini uguali opportunità per sopravvivere, crescere e apprendere. Quando sopraggiunge una crisi, ai bambini viene negato il dirittoall'istruzione. Anche se molto spesso, la voglia di imparare e di insegnareriesce a superare molti ostacoli.
Studenti
Per gli studenti di tutte le età, è importante stabilire innanzitutto che cosa sia "un'emergenza", prima di esaminarne l'impatto sui bambini. Il tema della Campagna consistenell'evidenziare I benefici che la scuola e l’istruzione offrono aibambini.
Le emergenze possono essere "causate dall'uomo", ad esempio, i conflitti civili e internazionali, oppure da calamità naturali, come terremoti, inondazioni e tifoni. Ma possonosopraggiungere anche emergenze sanitarie, come ad esempio le epidemie. La crisi Ebola ne è un esempio recente.
La Campagna #EmergencyLessonsvuole mettere in luce il ruolo e ibenefici che la scuola e l’istruzione possono offrire ai bambini, tra i qualisono rintracciabili non solo il saperleggere e scrivere, ma anchel’acquisizione delle capacità per fronteggiare le difficoltà che la vita presenta.
La Campagna intende offrire agli studenti l'opportunità di riflettere sulruolo che la scuola ha per la loro vita e per quella dei loro coetanei.
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Che cosa è un'emergenza?
Per emergenza intendiamo una qualsiasi crisi che abbia un impatto sulla vita delle persone.
Alcune emergenze sono di breve durata, ma la maggior parte di esse è a lungo termine e produce effetti a catena su più generazioni.
Ci sono diverse tipologie di emergenze:
1. Causate dall'uomo - conflitti civili o internazionali, guerriglie, guerre2. Disastri naturali - inondazioni, terremoti, siccità, tifoni3. Emergenze sanitarie - epidemie
Le emergenze possono nascere da cause diverse, ma il loro impatto sullepersone produce effetti molto simili tra loro. Ad esempio l’istruzione dei bambini viene, in alcune situazioni, temporaneamente interrotta, in altre compromessa per lunghi periodi. Tutto questo ha un impatto significativo sui bambini, sulle lorocomunità, sui loro paesi, nelle nostre società.
Negare ai bambini il diritto di andare a scuola non vuol dire privarli solo dell'istruzione scolastica, ma comporta soprattutto l’allontanamento da un contesto ricco di amici con cui giocare, divertirsi, e essere educati al rispetto e all’accoglienza dell’altro. Inoltre la mancanza della scuola li priva del sostegno psicologico necessario dei loro insegnanti e rischiano di restare completamentemancanti anche dei progetti e delle ambizioni per il futuro come diventare insegnanti, medici, artisti, imprenditori e altro ancora.
Nelle situazioni di emergenza la scuola assicura ai bambini protezione, speranza e stabilità. È spesso un luogo in cui le organizzazioni umanitarie possonoraggiungerne un numero maggiore, per fornire cibo e acqua, cure, medicine e altre forme di sostegno.
La scuola aiuta i bambini a sopravvivere e a crescere. L'istruzione è un diritto universale di ogni bambino. Tale diritto deve essere difeso e garantito in tutte le situazioni.
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Messaggi chiave
L'istruzione può salvare la vita. Fuori dalla scuola, i bambini sono facili bersagli di abusi,
sfruttamento e reclutamento da parte di forze e gruppi armati. La scuola offre uno spazio sicuro
dove i bambini possono essere protetti dalle minacce e dalle crisi.
L‘istruzione è il fattore fondamentale per la crescita e lo sviluppo dei bambini. Costituisce
un passaggio fondamentale per interrompere il ciclo di crisi. Permette ai bambini di resistere
meglio a future situazioni di difficoltà e pericolo.
L'istruzione fornisce ai bambini le abilità necessarie per costruire un futuro migliore per
se stessi e per le loro comunità. Un'istruzione di qualità riduce la probabilità che i bambini
replichino la violenza che possono avere subito.
Milioni di bambini in situazioni di emergenza non vanno a scuola. Contro ogni previsione,
molti si sforzano in ogni modo di imparare nonostante gli ostacoli e i pericoli che devono
affrontare.
Il partenariato UE-UNICEF fornisce istruzione e protezione ai bambini in paesi come
Camerun, Ciad, Guinea, Iraq, Kenya, Pakistan, Sud Sudan e Ucraina.
Dando la priorità all'istruzione nelle emergenze di oggi, garantiamo ai bambini la
possibilità di acquisire le competenze per affrontare crisi future. Occorre agire per
assicurare un futuro migliore a ogni bambino.
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EU-UNICEF Education in Emergencies
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Informazioni di base: l'istruzione nelle emergenze
587 milioni di bambini vivono in paesi colpiti da crisi.
In 35 Paesi colpiti da emergenze umanitarie, almeno 75 milioni di
bambini, tra cui 16 milioni di rifugiati, hanno subito beneficiato dei
progetti finalizzati all’istruzione.
Le attività educative finanziate dall'UE sono state progettate tenendo
presente le diverse esigenze dei bambini in base all'età, al sesso e altre
circostanze specifiche.
Le ragazze che vivono in paesi colpiti da conflitti hanno una
probabilità 2,5 volte maggiore di essere escluse dalla scuola rispetto
ai ragazzi.
Fonte: UNICEF ed ECHO, 2015, 2016; ODI 2016
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EU-UNICEF Education in Emergencies
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Fatti chiave: l'istruzione nelle emergenze
L‘UE ha stanziato fino a oggi oltre 75 milioni di euro per progetti di
istruzione in situazioni di emergenza.
Attualmente la Commissione europea destina il 4% del bilancio totale
per interventi umanitari dell'UE al tema dell'istruzione in situazioni
di emergenza; l’istruzione rappresenta uno dei settori che riceve
minori finanziamenti nelle situazioni di emergenza.
A livello globale, solo il 2% dei fondi raccolti a seguito di appelli
umanitari sono destinati all'istruzione.
Fonte: UNICEF ed ECHO, 2015, 2016
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Paese coinvolto nella campagna
Ucraina
Si stima che i due anni di conflitto in Ucraina
orientale abbiano interessato direttamente 3,7
milioni di persone, tra cui 580.000 bambini. Tra
questi, circa 1,74 milioni sono sfollati interni (IDP).
Nel febbraio 2016, la ricerca UNICEF ha
dimostrato che, nelle zone controllate dal governo
di Donetsk e Luhansk, quasi 50.000 bambini di età
compresa tra 9 e 17 anni, ovvero il 25% della
popolazione scolastica, presentano elevati livelli di
stress e necessitano di supporto psicosociale che li
aiuti a far fronte all'impatto del conflitto e dello
spostamento forzato.
In tutta l'Ucraina, l'UNICEF stima che circa
215.000 bambini e genitori necessitino di sostegno
psicosociale.
I bambini nelle zone più colpite dal conflitto hanno
perso mesi di scuola o devono attraversare punti di
controllo anche solo per recarvisi. Quasi 200
strutture didattiche, una su cinque tra scuole,
scuole materne o scuole professionali, sono state
danneggiate o distrutte nelle zone colpite dal
conflitto. Molte delle scuole che svolgono ancora la
loro attività, non sono attrezzate a far fronte alle
rigidità dell’inverno. Nonostante le difficoltà, circa
70.000 bambini sfollati sono stati iscritti in nuove
scuole.
Al loro rientro a scuola, è stato rilevato un
incremento dei conflitti tra compagni, tra cui il
bullismo e la violenza esercitata tra i diversi gruppi
di bambini. Il programma di intervento dell'UNICEF
e dell'UE in Ucraina promuove la costruzione di
contesti di apprendimento in cui i bambini possano
acquisire competenze per la risoluzione pacifica
dei conflitti. Inoltre, gli insegnanti e gli psicologi
scolastici sono formati per garantire condizioni di
apprendimento protettive,che permettano loro di
individuare i bisogni di sostegno sia sociale che
psicologico di bambini e genitori.Questo genere di
aiuto viene garantito con interventi della scuola, o
in collaborazione con altre strutture specifiche.
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Paese coinvolto nella campagna
Guinea
L'epidemia di Ebola nell'Africa occidentale ha causato
molti decessi nel 2014. La decimazione dei servizi
sanitari, dei sistemi di istruzione, delle strutture di
assistenza sociale e delle reti familiari minacciava un
impatto devastante sui bambini. Un elemento
essenziale del processo di risanamento dalla malattia
causata dal virus Ebola, includeva il ripristino dei
servizi di base fondamentali, come ad esempio i centri
di assistenza sanitaria essenziali. Un'altra priorità
consisteva nel sostenere un ritorno alla normalità dopo
l'epidemia. Per questo scopo era fondamentale il
ritorno a scuola dei bambini, non solo perchè
potessero recuperare la didattica perduta, ma
soprattutto perchè l’istruzione rappresenta uno
strumento di riappropriamento dell’infanzia e della
speranza nel futuro per ogni bambino.
Durante l'epidemia, il partenariato UE-UNICEF ha
sostenuto programmi di istruzione via radio. Questi
programmi non solo trasmettevano informazioni vitali
per la prevenzione dell'Ebola, ma permettevano anche
una fruizione di lezioni didattiche, permettendo così a
milioni di bambini di non subire ritardi nel percorso
scolastico, compromettendo le opportunità future.
Inoltre, gli insegnanti erano stati formati per poter
fornire sostegno psicosociale alle persone colpite
direttamente e per aiutare i bambini ad affrontare
nel migliore dei modi paure e traumi. Attraverso la
formazione e il sostegno delle associazioni di
genitori e insegnanti, le campagne di
sensibilizzazione condotte dalla comunità hanno
fornito informazioni essenziali sulle pratiche
igieniche sicure e sul modo di prevenire l'ulteriore
diffusione del virus.
Anche i bambini hanno ricevuto la formazione
opportuna per poter contribuire, nella scuola, alla
prevenzione della diffusione del virus Ebola e
hanno avuto un ruolo strategico, nell’incoraggiare il
ritorno in classe dei loro coetanei che non
ritenevano ancora la scuola un luogo sicuro.
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Paese coinvolto nella campagna
Iraq
Negli ultimi due anni, il conflitto ha costretto oltre 3,4
milioni di iracheni a fuggire dalle proprie case. Dieci
milioni di iracheni, quasi un terzo della popolazione,
necessitano di assistenza umanitaria urgente. Inoltre,
l'Iraq ospita sul suo territorio circa 250.000 rifugiati
siriani.
La crisi in questo paese ha colpito in maniera grave i
bambini; quasi 2 milioni in tutto il paese sono esclusi
dall'accesso alla scuola.
La mancanza di accesso all'istruzione influenza
direttamente la loro sicurezza e benessere.
Infatti,non frequentando la scuola, i ragazzi sono più
esposti al rischio di violenza, sfruttamento, abuso e
abbandono, mentre l'accesso all'istruzione favorisce
la riduzione al minimo questo genere di rischi, in
quanto assicura loro un ambiente protettivo.
Il partenariato UE-UNICEF si concentra proprio
sull’implement dell'accesso all'istruzione per bambini
e giovani colpiti da conflitti e costretti alla fuga. Il
sostegno include
la ripresa delle lezioni per i bambini esclusi dalla
scuola e la creazione di un ambiente di
apprendimento a misura di bambino. Viene inoltre
fornito sostegno sia attraverso l'istruzione formale
sia con programmi didattici alternativi di recupero.
L'istruzione offre una protezione efficace nelle
scuole e nelle comunità, attivando dei progetti di
sostegno e di gestione sia delle violenze vissute
sia del trauma derivato dall’allontanamento forzato.
Questo lavoro viene svolto nelle scuole
comunitarie di base, dove gruppi composti da
genitori e studenti collaborano per impostare una
linea di condotta condivisa e progettano le
strategie e le azioni da intraprendere. La
metodologia utilizzata è quella della “disciplina
positive”, un approccio attraverso il quale dirigenti
delle scuole, insegnanti e, soprattutto genitori si
impegnano a conoscere e adottare nuovi metodi
educativi con i ragazzi, che consistono nel dare
valore ai risultati positivi e nel porre fine
definitivamente al ricorso alle punizioni fisiche.
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Paese coinvolto nella campagna
Nepal
Il Nepal nei mesi di aprile e maggio 2015 ha subito
terremoti devastanti che hanno colpito un quinto
del paese e che hanno compromesso l’accesso
all'istruzione ad oltre 1,1 milioni di bambini. Nella
maggior parte dei distretti, oltre l'80 per cento delle
strutture scolastiche, tra cui quasi 35.000 aule, è
stato distrutto o danneggiato così gravemente da
risultare inutilizzabile.
L'UNICEF, con il sostegno dell'UE e dell'USAID,
ha reso disponibili 800 centri temporanei di
apprendimento (formati da due aule ciascuno) per
permettere ai bambini di portare avanti in qualche
modo il proprio apprendimento e per ricostruire
una certa stabilità e un senso di normalità dopo la
paura vissuta. Tuttavia, un anno dopo i terremoti, il
Nepal è ancora in fase di ripresa dalla crisi.
Molti sfollati continuano a vivere in rifugi
temporanei e la loro situazione è aggravata dalle
intemperie, come i monsoni, e dalla carenza di
carburante e generi di prima necessità durata 5
mesi
La mancanza di un riparo continua a rappresentare
un grave problema per i bambini che vivono nei
distretti colpiti dal terremoto. Circa 26.000 persone
sono state sfollate e vivono in accampamenti. Un
numero più elevato di bambini e famiglie è
sistemato in alloggi di fortuna accanto alle case
distrutte nei villaggi. Un anno dopo, sono ancora
molte le esigenze da soddisfare per bambini e
famiglie nei distretti colpiti, dal momento che molti
mancano ancora di un’abitazione solida e di un
edificio scolastico sicuro o dei mezzi di sussistenza
per andare avanti. L'incertezza del momento e le
condizioni di vita improntate alla precarietà
possono influenzare non solo l'istruzione dei
bambini, ma anche la loro salute, l'alimentazione,
la protezione e lo sviluppo in generale. I bambini
che vivono in rifugi e in ambienti instabili sono
inoltre esposti a vari rischi, tra cui la mancanza di
protezione dal lavoro minorile e, di conseguenza,
l’abbandono della scuola.
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I video
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Il vostro referente UNICEF fornirà tutti i video della campagna.
Ogni video è accompagnato da una breve guida alla discussione, che
delinea il tema del video e ne illustra l'importanza per i bambini durante e
dopo una situazione di emergenza.
Segue l'elenco dei video, con le date di pubblicazione previste. I video non
saranno disponibili fino a quando non saranno stati presentati
pubblicamente. Oltre ai principali video della campagna, sarà anche
possibile scaricare un video di lancio cui partecipa un ambasciatore
dell'UNICEF nazionale. Si consiglia di iniziare con il video di lancio, che
stabilisce lo scenario della campagna.
o Video 1: tema - Protezione - maggio
o Video 2: tema - Amicizia - giugno
o Video 3: tema - Speranza per il futuro - luglio
o Video 4: tema - Ritorno alla normalità - settembre
o Video 5: tema - Alimenti - ottobre
o Video 6: tema - Aspetti psicosociali - novembre
o Video 7: tema - Resilienza- dicembre
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REALIZZAZIONE DELLA CAMPAGNA NELLA PROPRIA SCUOLA
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Linee guida per gli incontri
Lancio di #EmergencyLessons
Si raccomanda di presentare la campagna #EmergencyLessons agli studenti nell'ambito di un incontro più ampio dedicato al tema dell'istruzionea livello internazionale.
Obiettivo dell'incontro:
precedentemente alla presentazione della campagna #EmergencyLessons, si devono aiutare gli studenti a riflettere sul significato che l’istruzionerappresenta sia nella propria esperienza personale sia in quella dei lorocoetanei di tutto il mondo.
Utilizzando le informazioni generali sul paese e le storie personali incluse in questo kit, si deve chiedere agli studenti di concentrarsi su uno o due vantaggi che la scuola offre ai bambini, alternativi dall'istruzione vera e propria, e discutere il motivo per cui, secondo loro, tali vantaggi sarebbero importanti per i bambini durante e dopo le emergenze. Chiedere agli studenti di rintracciare i diritti negati ai bambini di questi paesi e di riflettere sul valore che questi stessi diritti rappresentano nella vita scolastica.
La riflessione può essere svolta in termini generali oppure attarverso piùincontri dedicati ai vari temi. Ad esempio, tramite un focus sull'educazionefisica si può aiutare i bambini a riconoscere l’importanza del lavoro di squadra nello sviluppo della fiducia reciproca, aspetto particolarmente importante per coloro che sono stati costretti a fuggire, perdendo così la propria casa nei conflitti civili.
Mostrando agli studenti il primo video di #EmergencyLessons e, utilizzando la guida alla discussione che lo accompagna, si può introdurre il concetto di scuola come luogo di "protezione" per i bambini che vivono in situazioni di emergenza. È anche possibile presentare il video di supporto dell'ambasciatore nazionale Tom Hiddleton incoraggiando gli studenti a guardare i video online, esprimendo un'opinione e incoraggiandoli a condividerli..
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Linee guida per gli incontri
Chiusura della campagna: modalità di partecipazioneall'evento che si svolgerà presso il Parlamento europeo
Per chiudere la campagna e il percorso svolto dalla scuola, organizzare un secondo incontro, per permettere l’ascolto degli studenti riguardo quantohanno appreso sull'istruzione nelle emergenze e per creare un messaggio a support della campagna da mostrare in occasione dell'evento finale che sisvolgerà presso il Parlamento europeo e da inserire sul sito web e sui canali social della campagna nazionale.
Obiettivo dell'incontro: riepilogare il ruolo e l'importanza dell'istruzione nelle situazioni di emergenza, ascoltare dagli studenti ciò che hanno imparato e inviare messaggi realizzati a sostegno del tema della campagna per l'eventoche si svolgerà presso il Parlamento europeo.
Per selezionare i ragazzi che presenteranno agli altri ciò che hanno appresocirca l’importanza dell’istruzione nelle emergenze, sarà funzionale che glistessi vengano scelti di età diverse tra loro. Concentrandosi sulle lezioni che trattavano il tema, gli studenti potranno condividere i propri pensieri prima che il video finale della campagna venga mostrato al gruppo.
Agli studenti che presenteranno il lavoro svolto può essere chiesto di utilizzare metodi esplicativi efficaci quali il disegno o l’utilizzo di "emoji" per esprimere in maniera più diretta il significato che il termine “scuola” suscitadentro di loro al termine di questo percorso, e per rendere maggiormenteesplicito l'invito all'azione lanciato nell'ultimo video della campagna.
Fotografie o brevi video di questi disegni presentati all'incontro possono poi essere inviati al referente UNICEF. Saranno quindi condivisi durante l'evento presso il Parlamento europeo e potranno anche essere pubblicati sul sito web e sui canali social della scuola, come risposte al video finale.
Le scuole possono inoltre organizzare mostre in modo che gli studenti presentino ai genitori e condividano ciò che hanno appreso sul ruolo e sull'importanza dell'istruzione nelle emergenze, implementando così in tuttila comprensione e la consapevolezza del messaggio della campagna.
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Attività didattiche
Fase 1• Attività 1: Che cosa serve per fare una scuola?
• Attività 2: La felicità è...
• Attività 3: Cara scuola
Fase 2• Attività 1: Emergenze e istruzione
• Attività 2: Notiziario dell'emergenza
• Attività 3: La nostra #EmergencyLessons
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Fase 1- Attività 1 : Che cosa serve per fare una scuola?
Obiettivo: lo scopo di questa attività è aiutare gli studenti a
comprendere il valore dell'istruzione e a rintracciare quali possano
essere le metodologie e gli strumenti utilizzati dagli insegnanti per
realizzare il loro compito educativo.
Attività 1
Materiale necessario: elenco dei materiali "scuola in scatola" dell'UNICEF
(foglio campione incluso qui); carta A3; appunti post-it; penne
• Chiedere ai bambini, divisi in
piccoli gruppi, di scrivere su un
foglio di carta A3 tutti gli elementi
che ritengono necessari per "fare
una scuola" e condividerli con la
classe, un gruppo alla volta.
• Chiedere ai bambini di leggere
ciò che hanno scritto, annotare
tutte le risposte su una lavagna
bianca oppure su una lavagna a
fogli mobili. Chiedere ai bambini
quali di queste cose li aiutano a
sentirsi al sicuro.
• Porre l’attenzione su tutto ciò che
manca ai bambini nelle situazioni
di emergenza e indagarne il
motivo; ad esempio, i computer o
una biblioteca, gli insegnanti,
un'aula, e cancellarli dalla lista.
Riflettere con loro su come poter
sostituire gli elementi eliminati.
• Dare ai bambini, divisi ancora nei
gruppi, alcuni dei materiali
contenuti nella "scuola in scatola"
dell'UNICEF [elenco sul retro del
foglio] e chiedere loro di scegliere
quale di questi utilizzare per
l’insegnamento di ciascuna
materia: italiano, scienze,
geografia, matematica, arte.
• Come attività conclusiva,
chiedere ai bambini quale
sarebbe per loro la difficoltà più
grande se si trovassero in una
scuola dove tutti gli strumenti e i
materiali a cui sono abituati non
ci fossero. Chiedere quindi quale
sarebbe il loro materiale di
apprendimento preferito tra quelli
contenuti nella "scuola in
scatola“.
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La "scuola in scatola" dell'UNICEF
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Nota: per le classi della
scuola primaria, si può
scegliere di avere
fisicamente in aula una
serie di questi oggetti
come riferimento.
Esempi
• Carta e penne
• Mappamondo
gonfiabile
• Orologio
• Righello
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Fase 1 - Attività 2 : La felicità è...
Obiettivo: lo scopo di questa attività è incoraggiare gli studenti a
riflettere sui benefici emotivi derivanti dalla possibilità di frequentare la
scuola. Attraverso l‘osservazione di una fotografia, gli alunni sono
incoraggiati a esprimere le proprie emozioni legate alla propria
esperienza scolastica e, in seguito, a iniziare un percorso di
conoscenza e condivisione con le realtà dei loro coetanei che vivono
situazioni di emergenza in tutto il mondo.
Attività 2Materiale necessario: scheda foto (in dotazione); carta A3; matite o penne
colorate; lavagna bianca o lavagna a fogli mobili.
• Mostrare agli studenti la seguente foto:
studenti a lezione in Pakistan.
Chiedere alla classe: che cosa si vede
in questa foto? Che cosa pensate
stiano facendo qui gli studenti? Porre
l’attenzione sul sesso delle persone
presenti nell’immagine. Ascoltare e
scrivere le risposte su una lavagna
normale o a fogli mobili.
• Successivamente, chiedere alla classe
quali emozioni riescono a percepire
dalla foto attraverso le seguenti
domande: “Quali sono le sensazioni
che ritenete che questi studenti provino
nei confronti della scuola? Perché
pensate che si sentano così? Nota:
l'immagine è volutamente lieta, per
esprimere il messagio che la scuola e
l'apprendimento in genere hanno un
impatto emotivo positivo sui bambini.
• In piccoli gruppi di 4-5, chiedere alla
classe di condividere ciò che, della
scuola, li rende felici.
• Suggerimento: Aiutarli a pensare agli
amici, alle lezioni e agli insegnanti che
preferiscono, alla ricreazione.
• Chiedere a ciascun gruppo di
condividere con i compagni di classe
gli aspetti della scuola che li rendono
felici.
• Annotare tutti i temi sulla lavagna .
• Proporre la visione di un video di
#EmergencyLessons e pensare a ciò
che rende felice il bambino presente
nel video; in seguito chiedere agli
studenti se si sentono nello stesso
modo pensando alla scuola. Analizzare
l'importanza dei temi presenti nel video
scelto, come l’ amicizia, il sostegno, la
speranza.
• Chiedere agli studenti di scrivere un
testo riguardante un momento in cui si
sono sentiti particolarmente felici a
scuola.
• Scegliere un paio di testi da leggere a
tutti e lasciare gli altri elaborate a
disposizone perchè la classe possa
leggerli. Variante per i bambini più
piccoli: al posto del testo,proporre di
disegnare un momento in cui I bambini
si sono sentiti felici a scuola.
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Fase 1 - Attività 3: Cara scuola
Obiettivo: lo scopo di questa attività è aiutare gli studenti a
comprendere gli importanti benefici dell’istruzione e quali siano le
sensazioni dei bambini in altri paesi che non possono andare a scuola.
Attività 3
Materiale necessario: carta e penne, una bacheca e puntine
• Invitare gli studenti a immaginare
che quello che stanno vivendo sia
il loro ultimo giorno di scuola e
porre le seguenti domande: “Che
cosa vi mancherà?” “Che cosa
potreste fare dal momento che
non sarete più a scuola? Quale
effetto può avere sul vostro futuro?
• Chiedere agli studenti di scrivere
individualmente alla loro scuola
una lettera di addio, raccontandole
i sentimenti che provano nel
doverla lasciare.
• Scegliere quattro o cinque
studenti che leggano la loro lettera
ad alta voce alla classe e
commentare insieme gli
argomenti e i sentimenti espressi
da questi alunni.
• In classe, guardare uno dei video
#EmergencyLessons a scelta tra
quello dell Nepal o dell’Iraq e,
utilizzando la guida alla
discussione, riflettere insieme su
come sia cambiata l'esperienza
scolastica dei bambini presentati
nel video.
• Condividere con la classe le emozioni
e le tematiche che gli studenti hanno
trattato, attraverso le seguenti
domande: “Come ci sentiremmo a
dover lasciare la scuola senza avere
nè tempo, nè la possibilità di
scrivere una lettera d'addio? Cosa
proveremmo se non si avessimo mai
più l’opportunità di tornare a scuola?
• Al fine di terminare l’incontro
concentrandosi su un elemento
positivo, chiedere ai bambini di
condividere un singolo aspetto per cui
vorrebbero ringraziare la scuola, ad
esempio gli amici, gli insegnanti, la
ricreazione.
• Appuntare tutte le lettere "cara
scuola" in bacheca nell'aula, o nel
corridoio della scuola, e inviarne una
fotografia al referente scolastico
UNICEF affinché venga inserita sul
sito della campagna e sui canali
social media. Queste lettere possono
anche essere utilizzate nell'incontro
scolastico conclusivo.Nota: per i bambini più piccoli, la lezione può essere adattata
chiedendo ai bambini di disegnare un'immagine di
"ringraziamento" per la scuola, proseguendo con le stesse
discussioni di cui sopra.
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Fase 2 - Attività 1 : Emergenze e istruzione
Obiettivo: lo scopo di questa attività è aiutare gli studenti a
comprendere le diverse tipologie di emergenza e dell'impatto che
hanno sui bambini e sulla loro istruzione.
Attività 1
Materiale necessario: lavagna normale o lavagna a fogli mobili; informazioni
di base sui paesi della campagna (incluse nel kit di strumenti); penna; carta
per appunti
• Iniziare scrivendo questi tre titoli sulla
lavagna: "crisi causata dall'uomo",
"calamità naturale" ed "emergenza
sanitaria".
• Chiedere al gruppo classe di
elencare ciò che associa a ognuno di
questi termini; paesi, articoli di
notiziari, eventi recenti.
• Dividere la classe in quattro gruppi e
dare a ciascuno un breve documento
informativo su uno dei quattro paesi
coinvolti nella campagna: Guinea,
Iraq, Nepal e Ucraina.
• Chiedere a ciascun gruppo di
annotare e di riflettere sugli effetti
dell'emergenza nel paese assegnato
riguardo all'istruzione dei loro
coetanei.
• Chiedere a un rappresentante di
ciascun gruppo di presentare le
riflessioni alla classe e,
successivamente, rintracciare gli
elementi principali comuni a tutti i
contesti di emergenza .
• Mostrare alla classe uno dei video
#EmergencyLessons [la scelta del
video dipende dalla tempistica di
attivazione della lezione/delle
scuole] e chiedere alla classe di
rispondere alle seguenti domande:• I bambini nel video condividono gli
stessi vostri pensieri?
• Su quali aspetti sono più concentrati?
Perché secondo voi?
• Se sono necessari suggerimenti,
discutere sull'importanza del tema su
cui è incentrato il video, ad esempio,
l'amicizia, il sostegno psicosociale e
così via, nonché delle difficoltà che i
bambini avranno affrontato.
• Concludere con una discussione
sull'impegno che la classe e i suoi
coetanei possono assumersi nella
campagna #EmergencyLessons .
• Incoraggiare gli studenti a
condividere e a esprimere
un'opinione sul video, rispondendo
all'invito all'azione sociale.
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Fase 2 - Attività 2: Notiziario dell'emergenza
Obiettivo: lo scopo di questa attività è aiutare gli studenti a
comprendere gli effetti che le emergenze possono avere sui bambini e
I motivi per cui la scuola svolge un ruolo così importante nell’ aiutarli a
gestire le conseguenze dei traumi vissuti. Il fine di questa attività è
aiutare gli studenti a conferire alla scuola un significato e una valenza
più ampia, rispetto a un semplice luogo di istruzione.
Attività 2
Materiale necessario: carta e penne; smartphone o videocamera
(opzionale)
• Fornire a ciascun gruppo informazioni
di base sul paese e sul tipo di
emergenza che I bambini che vivono
lì, si trovano a affrontare.
• Chiedere ai gruppi di creare un
breve notiziario prendendo in esame
l’istruzione e rilevando come questa
sia stata completamente negata a
causa
dell’emergenza,compromettendo il
benessere psicosociale dei bambini.
Considerazioni
• Chi vorreste intervistare?
• Quali domande vorreste porre?
• Quale aiuto potreste richiedere ai
vostri coetanei per sostenere gli
studenti che vivono in contesti di
emergenza?
• Utilizzando queste domande, invitare
i gruppi al gioco di ruolo, assumendo
a turno la parte dell'intervistatore e
dei vari intervistati.
Opzione:
Se il tempo lo permette, chiedere agli
studenti di filmarsi reciprocamente
durante la presentazione del notiziario.
• Scegliere due gruppi per la
presentazione alla classe.
• Chiedere a tutti di condividere
quali ritengono essere gli effetti
psicologici più gravi delle
emergenze sui bambini e in che
modo la scuola può offrire loro
supporto nei momenti difficili.
Approfondimento come
compito a casa - Chiedere
agli studenti di scrivere un
articolo basato sulla sessione in
aula.
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Fase 2 - Attività 3: La mia lezione di emergenza
Obiettivo: lo scopo di questa attività è incoraggiare gli studenti a
riflettere su quale sia l'aspetto più importante della scuola per loro,
potendo scegliere tra amicizie, sicurezza, materie e discipline,
strumenti utili per il futuro. Per rendere efficace questa attività, sarà
auspicabile lasciare più spazio possibile alla creatività personale e
scandirla a livello tempistico in due diversi incontri.
Attività 3Materiale necessario: carta e penne, un computer laptop/proiettore per
condividere video in classe, smartphone o videocamera se disponibile.
Parte 1
• In classe, guardare due o tre dei video
#EmergencyLessons e discutere i temi
presenti in ciascuno di essi.
Condividere il perché sia importante il
tema di ciascun contributo video e
quanto sia importante per ciascuno dei
ragazzi della classe.
• In gruppi di 3 o 4, proporre agli studenti
di sviluppare un copione riguardo alle
proprie #EmergencyLessons,
incoraggiandoli a essere quanto più
creativi possibile.
• Domande di suggerimento: quale
vantaggio imprevisto comporta la
frequenza scolastica? Qual è l'aspetto
della scuola che vi mancherebbe di più
se improvvisamente doveste lasciarla?
Incoraggiare gli studenti a inserire nel
copione anche elementi visivi: quali
"istantanee" della scuola vorrebbero
includere? Chi altri, al di fuori del loro
gruppo, coinvolgerebbero?
Parte 2
• Utilizzare la seconda lezione per la
realizzazione dei video degli
studenti, i quali potranno far uso di
smartphone o videocamera, se
disponibile.
• Chiedere ai gruppi di presentare i
propri video #EmergencyLessons
al resto della classe, facendo una
introduzione per spiegare a tutti la
loro idea e il soggetto scelto.
• Questi video possono poi essere
condivisi durante un'assemblea
scolastica e inviati al referente
UNICEF per l’inserimento nella
campagna pubblica.
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Ucraina: storie dal campo
Occorreranno anni affinché molti bambini si riprendano dall'esperienza profondamente traumatica causata dalla
guerra nelle regioni ucraine di Luhansk e Donetsk, nella parte orientale del paese. Per questo motivo, la
Commissione europea sostiene l'UNICEF nell’aiutare bambini e famiglie che hanno bisogno di sostegno
psicosociale per ritornare alla vita normale e superare il trauma. Questo è possibile grazie all'iniziativa UE Children
of Peace, un lascito del premio Nobel per la pace che finanzia azioni umanitarie volte a favorire l'accesso
all'istruzione in situazioni di emergenza.
In una bella camera accogliente piena di giocattoli e giochi, Tatyana, psicoterapeuta e direttore del Centro di
riabilitazione psicologica di Sloviansk, nella regione di Donetsk, è al lavoro con Vanja, otto anni, e la madre. La
psicologa è innervosita perché un fotografo scatterà foto di Vanya durante la sessione. Per gli ultimi sei mesi della
terapia in corso, non ha consentito l'ingresso di "estranei" nella stanza, per evitare che il ragazzo assumesse
comportamenti aggressivi e impulsivi. Oggi Vanya sorprende tutti con il suo buon umore, permettendo al fotografo
di scattare foto a lui e alla madre. Sorride persino davanti alla telecamera.
"Ritengo che queste foto costituiscano il più grande risultato del mio lavoro psicologico, da quando Vanja e sua
madre hanno iniziato le sedute con me. Significa che si fida di me e che sono stata in grado di costruire, giorno per
giorno e seduta dopo seduta, uno spazio di fiducia dove Vanya può sentirsi libero, senza paura di fattori esterni o
di persone che non conosce", osserva.
Vanya è un paziente speciale con un trauma psicologico molto profondo causato dall'aver assistito a
bombardamenti e a violenze su persone. Abitava con la sua famiglia a Sloviansk quando la città fu occupata. Era
sul balcone del suo appartamento quando gli aerei militari hanno iniziato a sorvolare la città. Oggi ricorda ancora il
rumore dei bombardamenti e le grida della gente che correva per le strade. Ha visto uomini in uniformi dell'esercito
di cui ha avuto così tanto timore che ancora oggi ha paura di utilizzare giocattoli militari.
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Vanya gioca con Tatyana. La psicologa aiuta Vanja, otto anni, a superare il trauma causato dal conflitto in Ucraina. © UNICEF
Ucraina/2015/Artem Getman
La storia di Vanya
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La famiglia di Vanya è stata costretta a fuggire dalla propria casa. Al ritorno a Sloviansk, i suoi genitori hanno
notato in Vanya una maggiore aggressività, che non aveva mai mostrato prima: segni di contrazioni sul volto,
che non riusciva a controllare, e mani tremanti. Vanya è un bambino sensibile, ed è così che il suo corpo ha
reagito agli orrori cui ha assistito a Sloviansk.
Molto spesso i genitori devono chiedere sostegno psicologico per se stessi, in quanto non sanno come
affrontare lo stress che condiziona la loro vita familiare. I genitori di Vanya non sapevano che cosa fare, così
hanno chiesto aiuto ai volontari. Ecco come sono iniziate le sessioni psicologiche con Tatyana.
"In un primo momento ho invitato Vanya alle sessioni di gruppo, ma era troppo difficile per lui. Ho capito che
era profondamente turbato e aveva bisogno di sostegno individuale. Ho suggerito questo approccio alla
madre di Vanya e abbiamo iniziato a lavorare tutti insieme", ricorda Tatyana.
"Un passo avanti, due passi indietro: questa è la realtà in cui lavoriamo", dice Tatyana. "Rappresentiamo una
sorta di ponte sociale tra gli psicologi scolastici che possono fornire sostegno psicosociale di base ai bambini
che hanno subito esperienze traumatiche e l'ospedale psichiatrico, con tutta la paura che la parola "ospedale"
suscita nella nostra società", spiega.
Il Centro di riabilitazione psicologica dove lavora a Sloviansk fa parte di un programma dell'UNICEF finanziato
dalla direzione generale per gli aiuti umanitari e la protezione civile (ECHO) della Commissione europea, nel
quadro dell'iniziativa UE Children of Peace. Grazie a questo programma, Tatyana ha partecipato a corsi di
formazione organizzati dall'UNICEF con il suo partner, l'accademia Kyiv Mohyla, per gli psicologi scolastici e
gli psicoterapeuti che lavorano con i bambini sfollati internamente e quelli che vivono nei territori colpiti da
conflitti nell'Ucraina orientale.
Entro la fine del 2016, oltre 5.000 psicologi scolastici, insegnanti, psichiatri, assistenti sociali e operatori di
comunità volontari saranno formati per individuare, segnalare e fornire sostegno psicosociale immediato ai
bambini che ne hanno bisogno.
Il sostegno psicologico può fare una differenza
significativa per aiutare i bambini ad acquisire la capacità
di recupero e di ritorno alla normalità. Un'indagine
dell'UNICEF a Donetsk "oblast" ha mostrato che il 37% di
coloro che frequentano programmi di recupero
psicosociale nelle scuole era affetto da profonda
angoscia. Dopo la partecipazione al programma
dell'UNICEF, il numero di bambini che ancora
affrontavano un disagio significativo si era ridotto all'11%.
Il sostegno psicologico continuo per i bambini in Ucraina
orientale è una componente importante della risposta
all'emergenza dell'UNICEF, al pari del miglioramento
dell'accesso all'istruzione.
Nell'ambito dell'iniziativa UE Children of Peace in Ucraina, più di 50.000 bambini avranno sostegno
psicosociale per rafforzare la propria capacità di recupero e parteciperanno ai programmi scolastici e delle
comunità di base, che forniranno loro le competenze necessarie per vivere in serenità.
Vanya nel Centro di riabilitazione psicologica di Slovianks,
Ucraina. © UNICEF Ucraina/2015/Artem Getman
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Guinea: storie dal campo
La storia di Morlaye
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"Noi diciamo: scout per un giorno, scout per sempre. Sono orgoglioso come scout di aver contribuito alla
formazione di molti ragazzi giovani che oggi stanno dando molto alla loro comunità", dice Morlaye, leader
dei Boy Scout, Guinea.
La Guinea è stata uno dei tre paesi maggiormente colpiti dal virus Ebola in Africa occidentale. Quando è
stata dichiarata in Guinea l'epidemia, l'UNICEF con il finanziamento della Commissione europea ha
sostenuto gli scout nella distribuzione di materiali per l'igiene nelle comunità colpite. La fiducia delle persone
negli scout ha contribuito a convincere le comunità che la malattia era reale e ad incoraggiare l'adozione di
precauzioni adeguate contro il contagio.
L'UE è stata attiva fin dall'inizio nella risposta all'emergenza Ebola. Ha mobilitato tutte le risorse politiche,
finanziarie e scientifiche a disposizione per contribuire a contenere, controllare, curare e alla fine
sconfiggere il virus. In accordo con gli Stati membri, ha messo a disposizione aiuti finanziari per quasi 2
miliardi di euro. Sebbene la Guinea sia ora libera dal virus Ebola, la Commissione europea segue con
attenzione la situazione nel paese insieme con i suoi partner. La prevenzione è essenziale per evitare una
nuova epidemia.
Segui questo collegamento per vedere il video: https://youtu.be/SIvTsWIoqjE
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Iraq: storie dal campo
La storia di Dima
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Testo scritto da Chris Niles
La possibilità di continuare ad andare a scuola, seppur in un campo profughi per i siriani nel nord dell'Iraq,
rappresenta una grande speranza per Dima, che resta fedele al suo sogno di diventare medico.
Dima, 12 anni, sogna di diventare medico.
Ci sono giorni, nel campo profughi di Kawergosk, in cui questo sogno sembra molto lontano.
"La situazione qui non è molto bella. Vorrei lasciare questo posto il più presto possibile", dice Dima.
Dima e la sua famiglia, che fanno parte dell'ondata di profughi entrati nel nord dell'Iraq a partire dalla metà
del mese di agosto, devono affrontare sfide ancora più difficili. Non hanno cibo a sufficienza e tre dei suoi
fratelli soffrono di disabilità.
"Non hanno medicine. Non abbiamo i soldi per sostenerli ", dice.
Dima, una ragazza vivace ed eloquente, dice che la vita nel campo la rattrista.
"Piango ogni giorno. Piango perché voglio lasciare questo posto. Mi annoio tanto."
Il primo giorno di lezione in una scuola tenda per circa 1.500 bambini, Kawergosk. L'UNICEF e il suo partner
giapponese Peace Winds stanno ora costruendo una scuola prefabbricata di 12 aule per ospitare altri 1.100 studenti
nel campo. © UNICEF Iraq/2013/Niles
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Ciò significa che i bambini come Dima potranno recuperare un senso di normalità dopo tutto lo
sconvolgimento che hanno vissuto e cominciare a rivolgersi verso il futuro anziché al passato.
"Voglio andare a scuola felice. E vedere i miei amici, in modo che possiamo giocare insieme, parlare e
divertirci insieme ", dice Dima.
Guarda il video dove Dima, 12 anni, parla delle sue lotte, tra cui quella per completare la sua istruzione, nel
campo profughi di Kawergosk, nel nord dell'Iraq.
La costruzione della scuola a Kawergosk fa parte di una più ampia
iniziativa per soddisfare le esigenze educative a livello primario e
secondario dei 10.500 bambini siriani in tutto il Kurdistan iracheno,
che assiste all'afflusso di profughi dalla metà di agosto. © UNICEF
Iraq/2013/Niles
I ricordi felici della sua vecchia vita
sono i piaceri tipici dell'infanzia:
amicizia e divertimento.
"Un tempo avevo degli amici. Eravamo
soliti giocare e andare a scuola
insieme e divertirci ", dice.
L'UNICEF ha istituito una scuola tenda
a Kawergosk, nell'ambito di una più
ampia iniziativa in tutto il Kurdistan
iracheno per soddisfare le esigenze
educative a livello primario e
secondario di 10.500 bambini. Circa
40 tende sono state fornite e
attrezzate nei campi di nuova
costruzione.
Ci sono più di 12.000 persone a
Kawergosk e circa la metà di queste
sono bambini.
La scuola in una tenda è stata aperta
qui all'inizio di ottobre, con circa 1.500
bambini. L'UNICEF lavora con il suo
partner giapponese Peace Winds per
costruire una scuola prefabbricata con
12 aule, in grado di ospitare altri 1.100
studenti.
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Nepal: storie dal campo
La storia di Ranjita
Testo scritto da Mallika Aryal
Sono le sei del mattino a Kavresthali, un piccolo villaggio quasi 10 chilometri a nord dal centro della città, e
Ranjita Bhandari, 16 anni, si è alzata più di un'ora fa. È vestita con l'uniforme della scuola, camicia blu in
ordine con un pullover blu, cravatta a righe, gonna blu a pieghe, leggings neri e scarpe nere lucide. Ha legato
i folti capelli lunghi lasciando libero il viso. Attende nervosamente in piedi fuori dalla sua casa, una piccola
capanna di lamiera e tela cerata.
Ranjita sta per sostenere l'esame finale di diploma scolastico, lo School Leaving Certificate, una prova a
livello nazionale che tutti gli studenti del decimo anno in Nepal devono superare prima di qualificarsi per gli
ultimi due anni di scuola superiore. Quest'anno, oltre 600.000 bambini di tutto il Nepal sosterranno gli esami
SLC, spesso chiamato anche il "cancello di ferro".
"Questo esame mi aprirà molte opportunità", ha detto Ranjita. "Questo è il primo certificato che chiedono
all'inizio dell'istruzione secondaria superiore, all'università, quando fai domanda di lavoro, o se vuoi andare
all'estero per lavorare o studiare".
La madre appare con alcuni fiori e altre offerte donate alle divinità indù affinché Ranjita superi bene i suoi
esami. Nella luce del primo mattino, Ranjita riceve benedizioni e abbracci dalla madre. Il resto della famiglia
si riunisce fuori per augurarle buona fortuna e Ranjita si avvia verso la sede dell’ esame, a un'ora di
cammino da casa sua.
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Ranjita Bhandari (al centro) di Kavresthali, Kathmandu, sostiene l'esame per lo School Leaving Certificate (SLC),
che ha inizio oggi. Auguri a più di 615.000 studenti che si presentano all'esame SLC! @UNICEF Nepal/ 2016/ Kiran
Panday
La storia di Ranjita
EU-UNICEF Education in Emergencies
Campaign Toolkit36
Presso la sede degli esami c'è già una folla di studenti in attesa, muniti di carta di identità. Prahlad Pokhrel,
preside della scuola secondaria di Kaveresthali, che anche Ranjita ha frequentato, attende che arrivino tutti i
suoi studenti. Mentre gli esaminandi si mettono in coda per trovare le loro aule d'esame, Pokharel controlla se
tutti i suoi studenti siano arrivati sani e salvi.
"Questo è stato l'anno più difficile per gli studenti, nessuno dei candidati all'esame SLC ha una casa, le loro
famiglie sono tutte raccolte insieme in piccole tende, non hanno uno spazio per studiare", dice Pokhrel dei
suoi studenti.
Danneggiato dal terremoto, l'edificio della scuola secondaria di Kavresthali è stato ritenuto non sicuro e non
può essere utilizzato. Le aule di questa scuola sono tra le 34.500 aule danneggiate o distrutte e fuori uso
secondo la valutazione strutturale sostenuta dall'UNICEF su tutte le scuole nei 14 distretti più colpiti dal
terremoto.
La struttura scolastica danneggiata di Kavresthali, che si trova al centro del villaggio, è stata abbandonata. La
scuola è stata spostata a pochi chilometri di distanza, in un terreno aperto, e per gli ultimi dieci mesi i bambini
hanno studiato in nove centri di apprendimento provvisori (TLC) separati, allestiti con il sostegno dell'UNICEF.
Nelle prime settimane dopo la riapertura delle scuole alla fine di maggio, Pokhrel e i suoi colleghi hanno
deciso di creare un ambiente in cui i bambini potessero venire a giocare, parlare e condividere.
"Non ci siamo concentrati tanto sugli studi perché la maggior parte dei bambini era traumatizzata, aveva
perduto la casa, alcuni avevano perso i genitori e le famiglie", spiega Pokhrel.
Tuttavia, era indispensabile che gli studenti del 10° anno terminassero il corso in modo da potersi presentare
agli esami SLC. Così Pokhrel riprese l'insegnamento. Negli ultimi mesi, gli studenti del 10° anno iniziavano le
lezioni al mattino presto, alle 7.
"Iniziavamo presto, i ragazzi si portavano il cibo, ci sedevamo e mangiavamo insieme, io parlavo dei loro
progressi e anche dei problemi che dovevano affrontare", continua Pokhrel.
A Ranjita piaceva davvero molto che il preside Pokhrel dedicasse del tempo agli studenti al mattino.
"È stato bello perché abbiamo sentito la sua vicinanza", ha detto Ranjita pochi giorni prima dell'inizio degli
esami.
È stato un anno difficile per la famiglia di Ranjita. La loro casa è stata distrutta durante il terremoto e hanno
vissuto in un rifugio di lamiera durante gli ultimi 11 mesi. La ragazza condivide quella casa con i suoi tre
fratelli e i genitori. Solo pochi giorni fa, il tetto di lamiera della loro capanna è stato spazzato via in una
massiccia tempesta di polvere.
In precedenza, la famiglia aveva sofferto i brividi del freddo durante l'inverno, quando le temperature erano
scese a condizioni di congelamento. Ora si preoccupano per l'estate calda e le piogge monsoniche che
seguiranno, perché per ora non hanno ancora abbastanza soldi per iniziare a ricostruire.
Nonostante le sfide di tutti i giorni, Ranjita è determinata a superare gli esami.
"Voglio fare bene agli esami per il mio futuro", ha detto. "Solo una delle mie sorelle è riuscita a superare
l'esame SLC finora, voglio essere la prossima nella mia famiglia a riuscirci."
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Ciad: storie dal campo
Testo scritto da Badre Bahaji
Recentemente, ho imparato un detto nella lingua Kanembu parlata nella zona del lago Ciad: "Gomay waya
dounadoum do wadji", che significa "la lotta che stai combattendo oggi sarà la tua forza domani". Ritengo
che sia in sintonia con la storia dei tanti bambini colpiti dal conflitto nella regione del lago Ciad.
Babouï, 10 anni, e Bokoï, 8 anni, vivono a Bagasola nella regione del lago Ciad. Sono così simili che,
quando li ho conosciuti, ho pensato che fossero gemelli, ma mi sbagliavo. Sono fratelli, e amici prima di ogni
altra cosa. Indossando la stessa divisa verde della scuola di cui sono così orgogliosi, sembrano proprio
uguali.
"La gente pensa sempre che siamo gemelli, ma io sono più vecchio", dice Babouï, senza mezzi termini.
Bokoï è seduto dietro di lui, ha l'aria timida: "Sì, io sono più giovane, ma a scuola siamo nella stessa classe.
So contare in francese: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 9, 8, 7". Confonde i numeri e suo fratello comincia a ridere. Bokoï
tiene il broncio in un angolo, ma il fratello maggiore aggiunge in fretta, come per rallegrare il suo stato
d'animo: "A scuola, a volte giochiamo a calcio e litighiamo, ma se qualcuno dà fastidio a mio fratello, io sono
sempre lì per difenderlo."
I due quasi-gemelli hanno vissuto con il padre in un villaggio chiamato Boularagi lungo il lago Ciad. La loro
madre è ora in Nigeria, ma da tempo non hanno sue notizie. I ragazzi erano soliti trascorrere le giornate
dedicandosi all'agricoltura e scacciando gli animali per impedire loro di distruggere i raccolti. Chiedo loro che
tipo di animali dovevano scacciare. È Bokoï a rispondere questa volta: "Tutti i tipi di uccelli, capre, mucche,
persino scimmie. Una volta, stavamo dormendo di notte e ho sentito un ippopotamo. Ho svegliato mio
fratello, ma non mi credeva. La mattina seguente, abbiamo visto le impronte dell'ippopotamo molto vicino
alla nostra casa".
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La storia di Babouïe e
Bokoï
Bokoï, 8 anni, e Babouï Saleh, 10 anni, sono fratelli e migliori amici. Questi eroi della vita reale sono sfuggiti
all'attacco di Boko Haram nel loro villaggio dove il padre è stato ucciso.© UNICEF Ucraina/2016/Esiebo
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Per loro, l'ippopotamo era un avvertimento di un pericolo imminente. Solo pochi mesi dopo, il loro villaggio è
stato attaccato da Boko Haram e i due ragazzi hanno perso il padre.
Babouï, il fratello maggiore, spiega: "Eravamo insieme nella casa, dormivamo. Tre uomini sono venuti a
bussare alla nostra porta chiedendo dov'era nostro padre. Indossavano pantaloni con molte tasche e turbanti
neri. Ho detto loro che non era lì, ma hanno forzato la porta, l'hanno preso e l'hanno ucciso. Abbiamo tentato
di fuggire ma ci hanno preso".
Sentir parlare di tutte le difficoltà che hanno attraversato non è stato facile. Continua: "Ci hanno detto che
avremmo combattuto con loro. Ero sicuro che ci avrebbero ucciso se avessimo cercato di fuggire. A un certo
punto, in un momento in cui non ci stavano sorvegliando, abbiamo deciso di strisciare via nell'erba. Era la
stagione del raccolto, quindi era alta, e ci siamo nascosti".
I fratelli hanno trascorso due giorni a piedi attraverso la boscaglia, affamati, assetati ed esausti. Dopo un paio
di giorni, un uomo con una moto li ha trovati e li ha portati al campo per sfollati di Kafia nei pressi di Bagasola,
in Ciad, dove la maggior parte delle persone del loro villaggio si precipitava in cerca di rifugio dopo l'attacco.
Dopo aver trascorso alcuni giorni lì, si sono riuniti al loro zio a Bagasola, grazie al lavoro dell'UNICEF e della
delegazione regionale per la previdenza sociale. L'UNICEF ha anche sostenuto la loro iscrizione scolastica e
ha aiutato la famiglia dello zio ad accogliere i due fratelli.
Babouï, il fratello protettivo, mi ha detto: "Voglio diventare medico. Se c'è di nuovo la guerra, aiuterò la mia
famiglia". Bokoï mi fissava cupamente e ha detto: "Io voglio fare il soldato. Se c'è un'altra guerra, mi batterò
per vendicare nostro padre".
Prima di partire, cerco di alleggerire l'atmosfera giocando con i due ragazzi. Ci siamo fotografati, ho mostrato
loro come mettere a fuoco, scattare e utilizzare i filtri. Ci siamo divertiti con Talking Tom, un'app mobile in cui
un gatto ripete tutto quello che dici con una voce divertente, e non riuscivano a smettere di ridere. L'ultima
cosa che ho detto loro a Kanembu è stata: "gomay waya dounadoum do wadji". E hanno riso di nuovo.
Bokoï e Babouï Saleh sono eroi della vita reale sfuggiti alla
violenza di Boko Haram che ha sradicato quasi 1,3 milioni di
bambini in tutto il nord-est della Nigeria, in Ciad, in Niger e in
Camerun. © UNICEF Ucraina/2016/Esiebo
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Il vostro ruolo nella campagna
Il vostro ruolo
La campagna #EmergencyLessons sarà lanciata pubblicamente il 16 maggio
2016, con il lancio di un primo video e di un video di supporto da parte di un
ambasciatore dell'UNICEF. La campagna pubblica ha lo scopo di
sensibilizzare verso l'importanza dell'istruzione in situazioni di emergenza
evidenziando la vasta gamma di benefici fondamentali che la scuola, in
aggiunta all'apprendimento, garantisce a tutti i bambini.
Vi invitiamo a condividere i video #EmergencyLessons sul sito web della scuola e
sui canali dei social media, incoraggiando tutti a guardare, condividere, esprimere
un'opinione e mettere in atto l'invito all'azione. Questo è fondamentale per
aumentare la consapevolezza dell'importanza dell'istruzione nelle emergenze.
Le pagine che seguono riportano suggerimenti di messaggi di social media per
accompagnare ciascun video e delle guide, di seguito, se si sceglie di diffondere
sui media locali il coinvolgimento della scuola nella campagna
#EmergencyLessons.
Sarà utile anche la condivisione di informazioni sul coinvolgimento della vostra
scuola nella campagna, attraverso condivisione sia dei messaggi derivanti dalle
sessioni in aula, sia dei materiali creati in classe, sul vostro sito web o sui media
locali.
È auspicabile anche l'inserimento nella newsletter scolastica e nelle
comunicazioni a casa per I genitori; qualora fossero necessarie ulteriori
informazioni potete richiederle al vostro referente UNICEF.
Convolgimento sui media locali
Se decidete di divulgare il coinvolgimento della scuola nella campagna attraverso I
media locali, fate riferimento al comunicato stampa approvato, incluso in questo
kit. In aggiunta, consultate le sintesi e le letture informative per ulteriori dettagli.
Contattate il vostro referente UNICEF se vi occorre supporto per rispondere a
eventuali domande da parte dei media.
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Guida ai social media
La realizzazione della campagna #EmergencyLessons avverrà in gran parte
attraverso i social media. L'UNICEF pubblicherà i contenuti della campagna, tra
cui video e immagini, sui propri canali social, inclusi Facebook, Twitter e
Instagram, da integrare nelle date di pubblicazione a livello mondiale. I video
della campagna saranno disponibili sul canale YouTube di UNICEF.
Nelle pagine che seguono, troverete messaggi esemplificativi per ciascun canale
social, da utilizzare come supporto, qualora decidiate di impegnarvi nella
campagna attraverso i canali social. In questo kit di strumenti sono disponibili
statistiche e immagini per i social media derivate dalle immagini condivise dal
vostro referente UNICEF.
Account rilevanti UNICEF Italia
https://www.facebook.com/UNICEF-Italia/
https://twitter.com/UNICEF_Italia
https://www.instagram.com/unicefitalia/
Flickr
• https://www.flickr.com/photos/unicefitalia/
SnapchatUNICEF Global: @unicef
YouTube
https://www.youtube.com/user/unicefitalia
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Messaggi campione per social media
Lancio della campagna
Facebook Mentre i leader mondiali si riuniscono al Vertice umanitario mondiale, siamo
entusiasti di unirci all'UNICEF e alla direzione generale per gli aiuti umanitari e
la protezione civile (ECHO) della Commissione europea nel lancio della
campagna #EmergencyLessons. Segui 7 bambini in Ucraina, Guinea, Iraq e
Nepal per capire perché l'istruzione è importante quanto il cibo o le medicine per
i bambini che vivono in situazioni di emergenza. Scopri di più sulla campagna
qui [inserire il collegamento al sito nazionale].
Siamo entusiasti di partecipare alla campagna #EmergencyLessons di
@UNICEF e @European Commission - Humanitarian Aid & Civil Protection
(ECHO). I bambini in situazione di conflitto assistono a eventi che non avrebbero
mai dovuto vedere. UNICEF ed ECHO formano insegnanti, psicologi e genitori
per meglio aiutare i bambini traumatizzati dal conflitto in Ucraina. [Includere il
collegamento al video]
Twitter Kick off dell'insegnamento sull'istruzione nelle emergenze e sostegno alla
campagna @UNICEF e @eu_echo #EmergencyLessons [includere foto
dell'incontro e collegamento al sito web della campagna]
Oggi @UNICEF e @eu_echo lanciano #EmergencyLessons. Entusiasti di
sostenere questa campagna - Per saperne di più [Inserire il collegamento al sito
della campagna e il video di lancio]
Ulteriori post saranno correlati al video specifico #EmergencyLessons e al
bambino presentato. I contenuti social proposti saranno forniti insieme a ciascun
video condiviso dal vostro referente UNICEF.
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EU-UNICEF Education in Emergencies
Campaign Toolkit
Messaggi campione per social media
Messaggi di sostegno - fungeranno da orientamento per chi sceglie di impegnarsi
pubblicamente con i contenuti della campagna.
Facebook I bambini in situazione di conflitto assistono a eventi che non avrebbero mai dovuto vedere. È
per questo che la nostra scuola sostiene @UNICEF e @European Commission -
Humanitarian Aid & Civil Protection (ECHO) partecipando alla campagna #EmergencyLessons
che evidenzia il loro lavoro di formazione per insegnanti, psicologi e genitori al fine di meglio
aiutare i bambini traumatizzati dal conflitto. [Includere collegamento al video]
Per molti membri di comunità rurali, anche soltanto arrivare a scuola è una lotta quotidiana.
Per sapere di più sui trasferimenti casa - scuola, guarda l'ultimo video #EmergencyLessons di
@UNICEF e @European Commission - Humanitarian Aid & Civil Protection (ECHO).
[Includere collegamento al video]
L'amore per la scuola è universale, anche se non tutti lo ammettono! Usando solo emoji,
abbiamo invitato i nostri studenti a dirci ciò che provano nei riguardi della scuola. Scopri alcune
delle loro osservazioni e condividi questo ultimo video #EmergencyLessons @UNICEF
@European Commission - Humanitarian Aid & Civil Protection (ECHO)! [Includere
collegamento al video]
Nelle emergenze, le scuole offrono molto di più della semplice possibilità di continuare a
imparare. Mettono a disposizione uno spazio sicuro dove i bambini possono essere protetti
dalle minacce e dalle crisi. È per questo che i bambini amano essere a scuola. Siamo
entusiasti di aver partecipato a questa campagna per @UNICEF e @European Commission -
Humanitarian Aid & Civil Protection (ECHO)! Sintonizzati sull'ultimo video nella nostra
#EmergencyLessons
Vedi l'incontro di questo mese sulla campagna @UNICEF e @European Commission -
Humanitarian Aid & Civil Protection (ECHO) #EmergencyLessons. Gli studenti hanno appreso
l'importanza dell'istruzione nelle emergenze e abbiamo discusso il nuovo video. Scoprilo!
[Inserire il collegamento al sito e la foto dell'incontro]
Twitter Sei mai stato preoccupato per la tua foto di classe? I bambini in #Ukraine si sono fatti
fotografare per celebrare #EmergencyLessons @UNICEF [includere video]
In bicicletta, a piedi, in autobus, car pool? Come andavi a scuola? Scopri i viaggi di alcuni
bambini della #Guinea nel nuovo #EmergencyLessons [includere un'immagine o un
collegamento al video]
Migliori amici si diventa a scuola! Apprendimento divertente sull'istruzione nelle emergenze
con @UNICEF e @eu_echo #EmergencyLessons [includere un'immagine o un collegamento
al video]
Abbiamo imparato che le scuole sono uno spazio sicuro per i bambini in situazioni di
emergenza. Orgogliosi di sostenere @UNICEF e @eu_echo in #EmergencyLessons
[Includere un'immagine o un collegamento al video]
Abbiamo mostrato il video #EmergencyLessons di questo mese in assemblea oggi! Guarda e
condividi con i tuoi compagni di scuola! [Includere un'immagine o un collegamento al video]
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EU-UNICEF Education in Emergencies
Campaign Toolkit
Segnaposto per il comunicato stampa approvato
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