UCIIM Lazio news Gennaio 2012

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Educare i giovani alla giustizia e alla pace Gennaio 2012 e-news UCIIM Lazio

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Notiziario riservato ai soci UCIIM Lazio

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Educare i giovani alla giustizia e alla pace

Gennaio 2012

e-news UCIIM Lazio

Messaggio di Benedetto

XVI per la 45ª Giornata

Mondiale della PaceEducare i giovani alla giu-

stizia e alla pace

1. L’inizio di un nuovo Anno, dono di Dio all’umanità, mi invita a rivolgere a tutti,

con grande � ducia e a� etto, uno spe-ciale augurio per questo tempo che ci sta dinanzi, perchésia concretamente segnato dalla giustizia e dalla pace.

Con quale atteggiamento guardare al nuovo anno? Nel Salmo 130 troviamo una bellissima immagine. Il Salmista dice che l’uomo di fede attende il Signore «più che le sentinelle l’aurora» (v. 6), lo attende con ferma speranza, perché sa che porterà luce, misericordia, salvezza. Tale attesa nasce dall’esperienza del popolo eletto, il quale riconosce

di essere educato da Dio a guardare il mondo nella sua verità e a non lasciarsi abbattere dalle tribolazioni. Vi invito a guardare il 2012 con questo atteggia-mento � ducioso. È vero che nell’anno che termina è cresciuto il senso di frustrazione per la crisi che sta assillando la società, il mondo del lavoro e l’econo-mia; una crisi le cui radici sono anzitutto

culturali e antropologiche. Sembra quasi che una coltre di oscurità sia scesa sul nostro tempo e non permetta di vedere con chiarezza la luce del giorno.

In questa oscurità il cuore dell’uomo non cessa tuttavia di attendere l’aurora di cui parla il Salmista. Tale attesa è par-ticolarmente viva e visibile nei giovani, ed è per questo che il mio pensiero si rivolge a loro considerando il contribu-to che possono e debbono o� rire alla società.

Vorrei dunque presentare il Messaggio per la XLV Giornata Mondiale della Pace in una prospettiva educativa: «Educare i giovani alla giustizia e alla pace», nella convinzione che essi, con il loro entu-siasmo e la loro spinta ideale, possono o� rire una nuova speranza al mondo.

Il mio Messaggio si rivolge anche ai genitori, alle famiglie, a tutte le compo-nenti educative, formative, come pure ai responsabili nei vari ambiti della vita religiosa, sociale, politica, economica, culturale e della comunicazione. Essere attenti al mondo giovanile, saperlo ascoltare e valorizzare, non è solamente

un’opportunità, ma un dovere primario di tutta la società, per la costruzione di un futuro di giustizia e di pace.

Si tratta di comunicare ai giovani l’ap-prezzamento per il valore positivo della vita, suscitando in essi il desiderio di spenderla al servizio del Bene. È un com-pito, questo, in cui tutti siamo impegnati in prima persona.

Le preoccupazioni manifestate da molti giovani in questi ultimi tempi, in varie Regioni del mondo, esprimono il desi-derio di poter guardare con speranza fondata verso il futuro. Nel momento presente sono molti gli aspetti che essi vivono con apprensione: il desiderio di ricevere una formazione che li prepari in modo più profondo ad a� rontare la realtà, la di! coltà a formare una famiglia e a trovare un posto stabile di lavoro, l’e� ettiva capacità di contribuire al mon-do della politica, della cultura e dell’eco-nomia per la costruzione di una società dal volto più umano e solidale.

È importante che questi fermenti e la spinta ideale che contengono trovino la dovuta attenzione in tutte le compo-nenti della società. La Chiesa guarda ai giovani con speranza, ha � ducia in loro e li incoraggia a ricercare la verità, a difen-dere il bene comune, ad avere prospet-tive aperte sul mondo e occhi capaci di vedere «cose nuove» (Is 42,9; 48,6)!

I responsabili dell’educa-

zione

2. L’educazione è l’avventura più a� asci-nante e di! cile della vita. Educare – dal-latino educere – signi� ca condurre fuori da se stessi per introdurre alla realtà, ver-so una pienezza che fa crescere la perso-na. Tale processo si nutre dell’incontro di due libertà, quella dell’adulto e quella del giovane. Esso richiede la responsabi-lità del discepolo, che deve essere aper-to a lasciarsi guidare alla conoscenza della realtà, e quella dell’educatore, che deve essere disposto a donare se stesso. Per questo sono più che mai necessari autentici testimoni, e non meri dispensa-tori di regole e di informazioni; testimoni che sappiano vedere più lontano degli altri, perché la loro vita abbraccia spazi più ampi. Il testimone è colui che vive per primo il cammino che propone.

Quali sono i luoghi dove matura una vera educazione alla pace e alla giusti-zia?

Anzitutto la famiglia, poiché i genitori sono i primi educatori. La famiglia è cellula originaria della società. «È nella famiglia che i � gli apprendono i valori umani e cristiani che consentono una convivenza costruttiva e paci� ca. È nella famiglia che essi imparano la solidarietà fra le generazioni, il rispetto delle regole, il perdono e l’accoglienza dell’altro». Essa è la prima scuola dove si viene educati alla giustizia e alla pace. Viviamo in un mondo in cui la famiglia, e an-che la vita stessa, sono costantemente minacciate e, non di rado, frammentate. Condizioni di lavoro spesso poco armo-nizzabili con le responsabilità familiari, preoccupazioni per il futuro, ritmi di vita frenetici, migrazioni in cerca di un adeguato sostentamento, se non della semplice sopravvivenza, � niscono per rendere di� cile la possibilità di assicu-rare ai � gli uno dei beni più preziosi: la presenza dei genitori; presenza che permetta una sempre più profonda condivisione del cammino, per poter trasmettere quell’esperienza e quelle certezze acquisite con gli anni, che solo con il tempo trascorso insieme si posso-no comunicare. Ai genitori desidero dire di non perdersi d’animo!

Con l’esempio della loro vita esortino i � gli a porre la speranza anzitutto in Dio, da cui solo sorgono giustizia e pace autentiche. Vorrei rivolgermi anche ai responsabili delle istituzioni che hanno compiti educativi: veglino con gran-de senso di responsabilità a� nché la dignità di ogni persona sia rispettata e valorizzata in ogni circostanza. Abbiano cura che ogni giovane possa scoprire la propria vocazione, accompagnandolo nel far frutti� care i doni che il Signore gli ha accordato.

Assicurino alle famiglie che i loro � gli possano avere un cammino formativo non in contrasto con la loro coscienza e i loro principi religiosi. Ogni ambiente educativo possa essere luogo di aper-tura al trascendente e agli altri; luogo di dialogo, di coesione e di ascolto, in cui il giovane si senta valorizzato nelle proprie potenzialità e ricchezze interiori, e impari ad apprezzare i fratelli. Possa insegnare a gustare la gioia che scaturi-sce dal vivere giorno per giorno la carità e la compassione verso il prossimo e dal partecipare attivamente alla costruzione di una società più umana e fraterna.

Mi rivolgo poi ai responsabili politici,

chiedendo loro di aiutare concretamen-te le famiglie e le istituzioni educative ad esercitare il loro diritto-dovere di educare. Non deve mai mancare un adeguato supporto alla maternità e alla paternità. Facciano in modo che a nes-suno sia negato l’accesso all’istruzione e che le famiglie possano scegliere libe-ramente le strutture educative ritenute più idonee per il bene dei propri � gli. Si impegnino a favorire il ricongiun-gimento di quelle famiglie che sono divise dalla necessità di trovare mezzi di sussistenza. O� rano ai giovani un’im-magine limpida della politica, come vero servizio per il bene di tutti.

Non posso, inoltre, non appellarmi al mondo dei media a� nché dia il suo contributo educativo. Nell’odierna società, i mezzi di comunicazione di massa hanno un ruolo particolare: non solo informano, ma anche formano lo spirito dei loro destinatari e quindi possono dare un apporto notevole all’educazione dei giovani. È importante tenere presente che il legame tra edu-cazione e comunicazione è strettissimo: l’educazione avviene infatti per mezzo della comunicazione, che in� uisce, positivamente o negativamente, sulla formazione della persona.

Anche i giovani devono avere il corag-gio di vivere prima di tutto essi stessi ciò che chiedono a coloro che li cir-condano. È una grande responsabilità quella che li riguarda: abbiano la forza di fare un uso buono e consapevole del-la libertà. Anch’essi sono responsabili della propria educazione e formazione alla giustizia e alla pace!

Educare alla verità e alla

libertà

3. Sant’Agostino si domandava: «Quid enim fortius desiderat anima quam veritatem? – Che cosa desidera l’uomo più fortemente della verità?». Il volto umano di una società dipende molto dal contributo dell’educazione a mante-nere viva tale insopprimibile domanda.

L’educazione, infatti, riguarda la forma-zione integrale della persona, inclusa la dimensione morale e spirituale dell’es-sere, in vista del suo � ne ultimo e del bene della società di cui è membro. Perciò, per educare alla verità occorre innanzitutto sapere chi è la persona umana, conoscerne la natura.

Contemplando la realtà che lo circon-da, il Salmista ri� ette: «Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai � ssato, che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il � glio dell’uomo, perché te ne curi?» (Sal 8,4-5). È questa la domanda fondamen-tale da porsi: chi è l’uomo? L’uomo è un essere che porta nel cuore una sete di in� nito, una sete di verità – non parzia-le, ma capace di spiegare il senso della vita – perché è stato creato a immagine e somiglianza di Dio. Riconoscere allora con gratitudine la vita come dono ine-stimabile, conduce a scoprire la propria dignità profonda e l’inviolabilità di ogni persona.

Perciò, la prima educazione consiste nell’imparare a riconoscere nell’uomo l’immagine del Creatore e, di conse-guenza, ad avere un profondo rispetto per ogni essere umano e aiutare gli altri a realizzare una vita conforme a questa altissima dignità. Non bisogna dimen-ticare mai che «l’autentico sviluppo dell’uomo riguarda unitariamente la totalità della persona in ogni sua di-mensione», inclusa quella trascendente, e che non si può sacri� care la persona per raggiungere un bene particolare, sia esso economico o sociale, individuale o collettivo. Solo nella relazione con Dio l’uomo comprende anche il signi� ca-to della propria libertà. Ed è compito dell’educazione quello di formare all’au-tentica libertà. Questa non è l’assenza di vincoli o il dominio del libero arbitrio, non è l’assolutismo dell’io. L’uomo che crede di essere assoluto, di non dipen-dere da niente e da nessuno, di poter fare tutto ciò che vuole, � nisce per con-traddire la verità del proprio essere e per perdere la sua libertà. L’uomo,invece, è un essere relazionale, che vive in rappor-to con gli altri e, soprattutto, con Dio.

L’autentica libertà non può mai essere raggiunta nell’allontanamento da Lui.

La libertà è un valore prezioso, ma deli-cato; può essere fraintesa e usata male. «Oggi un ostacolo particolarmente insidioso all’opera educativa è costituito dalla massiccia presenza, nella nostra società e cultura, di quel relativismo che, non riconoscendo nulla come

de� nitivo, lascia come ultima misura solo il proprio io con le sue voglie, e sotto l’apparenza della libertà diventa per ciascuno una prigione, perché se-

para l’uno dall’altro, riducendo ciascuno a ritrovarsi chiuso dentro il proprio “io”. Dentro ad un tale orizzonte relativistico non è possibile, quindi, una vera educa-zione: senza la luce della verità prima o poi ogni persona è infatti condannata a dubitare della bontà della stessa vita e dei rapporti che la costituiscono, della validità del suo impegno per costruire con gli altri qualcosa in omune».

Per esercitare la sua libertà, l’uomo deve dunque superare l’orizzonte relativistico e cono-scere la verità su se stesso e la verità circa il bene e il male. Nell’intimo della coscien-za l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbe-dire e la cui voce lo chiama ad amare e a fare il bene e a fuggire il male, ad assumere la respon-sabilità del bene compiuto e del male commesso. Per questo, l’esercizio della libertà è intimamente connesso alla legge morale naturale, che ha carattere universale, esprime la dignità di ogni persona, pone la base dei suoi diritti e doveri fondamentali, e dunque, in ultima analisi, della convivenza giusta e paci� ca fra le persone.

Il retto uso della libertà è dunque cen-trale nella promozione della giustizia e della pace, che richiedono il rispetto per se stessi e per l’altro, anche se lontano dal proprio modo di essere e di vivere. Da tale atteggiamento scaturiscono gli elementi senza i quali pace e giustizia rimangono parole prive di contenuto: la � ducia reciproca, la capacità di tessere un dialogo costruttivo, la possibilità del perdono, che tante volte si vorrebbe ottenere ma che si fa fatica a concedere, la carità reciproca, la compassione nei confronti dei più deboli, come pure la disponibilità al sacri� cio.

Educare alla giustizia

4. Nel nostro mondo, in cui il valore della persona, della sua dignità e dei suoi diritti, al di là delle proclamazioni di intenti, è seriamente minacciato dalla di! usa tendenza a ricorrere esclusiva-

mente ai criteri dell’utilità, del pro� tto e dell’avere, è importante non separare il concetto di giustizia dalle sue radici trascendenti. La giustizia, infatti, non è una semplice convenzione umana, poiché ciò che è giusto non è originaria-mente determinato dalla legge positiva, ma dall’identità profonda dell’essere umano. È la visione integrale dell’uomo che permette di non cadere in una con-cezione contrattualistica della giustizia e

di aprire anche per essa l’orizzonte della solidarietà e dell’amo-

re.

Non possiamo ignorare che certe

correnti della cultura moderna, sostenute da principi econo-

mici razionalistici e individualisti,

hanno alienato il concetto di giustizia

dalle sue radici trascenden-ti, separandolo dalla carità e dalla

solidarietà: «La “città dell’uomo” non è promossa solo da rapporti di diritti e di doveri, ma ancor più e ancor prima da relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione. La carità manifesta sempre anche nelle relazioniumane l’amore di Dio, essa dà valore teologale e salvi� co a ogni impegno di giustizia nel mondo».

«Beati quelli che hanno fame e sete del-la giustizia, perché saranno saziati» (Mt 5,6). Saranno saziati perché hanno fame e sete di relazioni rette con Dio, con se stessi, con i loro fratelli e sorelle, e con l’intero creato.

Educare alla pace

5. «La pace non è la semplice assenza di guerra e non può ridursi ad assicurare l’equilibrio delle forze contrastanti. La pace non si può ottenere sulla terra senza la tutela dei beni delle persone, la libera comunicazione tra gli esseri umani, il rispetto della dignità delle persone e dei popoli, l’assidua pratica della fratellanza»8. La pace è frutto della giustizia ed e! etto della carità.

La pace è anzitutto dono di Dio. Noi cristiani crediamo che Cristo è la nostra vera pace: in Lui, nella sua Croce, Dio ha riconciliato a Sé il mondo e ha distrutto le barriere che ci separavano gli uni da-gli altri (cfr Ef 2,14-18); in Lui c’è un’unica

Matteo 5,1-7,28

5,1 Gesù, vedendo le folle, salì sul monte e si mise a sedere. I suoi discepoli si accostarono a lui, 2 ed egli, aperta la bocca, insegnava loro dicendo:

3 «Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli.

4 Beati quelli che sono a� itti, perché saranno consolati.

5 Beati i mansueti, perché eredite-ranno la terra.

6 Beati quelli che sono a� amati e assetati di giustizia, perché saranno saziati.

7 Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta.

8 Beati i puri di cuore, perché ve-dranno Dio.

9 Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati � gli di Dio.

10 Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli.

11 Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia.

12 Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli; poi-ché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi.

Salmo 121,1

famiglia riconciliata nell’amore.

Ma la pace non è soltanto dono da ricevere, bensì anche opera da costruire. Per essere veramente operatori di pace, dobbiamo educarci alla compassione, alla solidarietà, alla collaborazione, alla fraternità, essere attivi all’interno della comunità e vigili nel destare le coscienze sulle questioni nazionali ed internaziona-li e sull’importanza di ricercare adeguate modalità di ridistribuzione della ricchez-za, di promozione della crescita, di coo-perazione allo sviluppo e di risoluzione dei con$ itti. «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati & gli di Dio», dice Gesù nel discorso della montagna (Mt 5,9).

La pace per tutti nasce dalla giustizia di ciascuno e nessuno può eludere questo impegno essenziale di promuovere la giustizia, secondo le proprie competenze e responsabilità. Invito in particolare i giovani, che hanno sempre viva la ten-sione verso gli ideali, ad avere la pazien-za e la tenacia di ricercare la giustizia e la pace, di coltivare il gusto per ciò che è giusto e vero, anche quando ciò può comportare sacri& cio e andare contro-corrente.

Alzare gli occhi a Dio

Di fronte alla di/ cile s& da di percorrere le vie della giustizia e della pace possia-mo essere tentati di chiederci, come il Salmista: «Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto?» (Sal 121,1).

A tutti, in particolare ai giovani, voglio dire con forza: «Non sono le ideologie che salvano il mondo, ma soltanto il volgersi al Dio vivente, che è il nostro creatore, il garante della nostra libertà, il garante di ciò che è veramente buono e vero… il volgersi senza riserve a Dio che è la misura di ciò che è giusto e allo stes-so tempo è l’amore eterno. E che cosa mai potrebbe salvarci se non l’amore?». L’amore si compiace della verità, è la forza che rende capaci di impegnarsi per la verità, per la giustizia, per la pace, per-ché tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta (cfr 1 Cor 13,1-13).

Cari giovani, voi siete un dono prezioso per la società. Non lasciatevi prendere dallo scoraggiamento di fronte alle di/ coltà e non abbandonatevi a false soluzioni, che spesso si presentano come la via più facile per superare i proble-mi. Non abbiate paura di impegnarvi,

di a0 rontare la fatica e il sacri& cio, di scegliere le vie che richiedono fedeltà e costanza, umiltà e dedizione. Vivete con & ducia la vostra giovinezza e quei pro-fondi desideri che provate di felicità, di verità, di bellezza e di amore vero! Vivete intensamente questa stagione della vita così ricca e piena di entusiasmo.

Siate coscienti di essere voi stessi di esempio e di stimolo per gli adulti, e lo sarete quanto più vi sforzate di superare le ingiustizie e la corruzione, quanto più desiderate un futuro migliore e vi impegnate a costruirlo. Siate consapevoli delle vostre potenzialità e non chiudete-vi mai in voi stessi, ma sappiate lavorare per un futuro più luminoso per tutti. Non siete mai soli. La Chiesa ha & ducia in voi, vi segue, vi incoraggia e desidera o0 rirvi quanto ha di più prezioso: la possibilità di alzare gli occhi a Dio, di incontrare Gesù Cristo, Colui che è la giustizia e la pace.

A voi tutti, uomini e donne che avete a cuore la causa della pace! La pace non è un bene già raggiunto, ma una meta a cui tutti e ciascuno dobbiamo aspirare. Guardiamo con maggiore speranza al futuro, incoraggiamoci a vicenda nel nostro cammino, lavoriamo per dare al nostro mondo un volto più umano e fraterno, e sentiamoci uniti nella respon-sabilità verso le giovani generazioni pre-senti e future, in particolare nell’educarle ad essere paci& che e arte& ci di pace.

È sulla base di tale consapevolezza che vi invio queste ri$ essioni e vi rivolgo il mio appello: uniamo le nostre forze, spirituali, morali e materiali, per «educare i giovani alla giustizia e alla pace».

Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi

verrà l’aiuto?

Il mio aiuto viene dal Signore, che ha

fatto cielo e terra.

Non lascerà vacillare il tuo piede,

non si addormenterà il tuo custode.

Non si addormenterà,

non prenderà sonno,

il custode d’Israele.

Il Signore è il tuo custode,

il Signore è come ombra che ti copre, e

sta alla tua destra.

Di giorno non ti colpirà il sole, né la luna

di notte.

Il Signore ti proteggerà da ogni male,

egli proteggerà la tua vita.

Il Signore veglierà su di te, quando esci e

quando entri, da ora e per sempre.

L’amore è il primo articolo della

legge dell’educatore.

Quello che si spera si deve credere

che possa essere ottenuto; è quan-

to aggiunge la speranza al puro

desiderio.

Fede e ragione si possono concilia-

re, anzi, la ragione serve agli esseri

umani per interrogarsi anche su

alcuni enigmi di fede. Lo scopo del-

la fede e della ragione è lo stesso, se

poi la ragione si trova in contrasto

con la fede deve cedere a questa.

Solo Cristo è il vero sacerdote, gli

altri sono i suoi ministri.

Tu non possiedi la Verità, ma è la

Verità che possiede te.

Umiltà è la virtù che frena il deside-

rio innato dell’uomo di innalzarsi

sopra il proprio merito.

Guardati dall’uomo d’un solo libro,

Davanti a me, nella scuola, io vedevo un ragazzo come fosse il solo, e lo vedevo con la sua storia, le sue virtù e i suoi difetti, le sue gioie e i suoi dolori e la sua prepotente vitalità. E così io parlavo e dialogavo con ciascuno di questi ragazzi.

L’amore diventa per l’insegnante la chiave di tutte le soluzioni, la direttiva universale della con-dotta da tenersi nei più disparati casi, il sostegno per il compi-mento dei doveri anche gravosi e senza ricompensa; e diventa per lo scolaro lo stimolo normale del suo lavoro.

La massima parte dell’opera edu-cativa è opera correttiva. L’anima della correzione deve essere un retto amore per l’alunno. Punire è facile e sbrigativo; far ravvedere è più di� cile… La correzione è ispirata dall’interesse per il bene dell’alunno, mette al centro lui invece dell’educatore, lo aiuta ad orientarsi, lo incoraggia, gli dà credito e � ducia, lascia aperte le porte al dialogo, al colloquio al lento ravvedimento… Per far ravvedere occorrono tempo, abil-ità, amore, pazienza, sopportazi-one senza lamenti e irritazioni

UCIIM Roma:

8 febbraio 2012

La corporeità rivelazione del

mistero dell’uomo

– Mons. G. D’Agata, Consulente ecclesiastico provinciale in Via Crescenzio 25 Roma

UCIIM Viterbo:

30 gennaio 2012

Santa Messa presso il Duomo di Civita Castellana (VT) ore 17.30

“Occorre essere vigilanti e fermi contro ogni ricaduta nel nazionalismo, nella ricerca del ne-

mico, nel ri� uto del diverso”

“La Giornata della Memoria che abbiamo celebrato oggi è tra le più intense di questi ultimi anni”

Giorgio Napolitano

Legge 20 luglio 2000, n. 211Art. 1.1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memo-ria”, al � ne di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzi-one italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonchè coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al proget-to di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i persegui-tati.

Art. 2.1. In occasione del “Giorno della Me-moria” di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti co-muni di narrazione dei fatti e di ri� essione, in modo particolare nelle scuole di ogni or-dine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel

futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e a� nchè simili eventi non pos-sano mai più accadere

“Se comprendere è im-possibile, conoscere è necessario”

Primo Levi

Son morto ch’ero bambino: son morto con altri cento, passato per il camino, e adesso sono nel vento.

Ad Auschwitz c’era la neve: il fumo saliva lento nel freddo giorno d’inverno e adesso sono nel vento.

Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio; è strano: non riesco an-cora a sorridere qui nel vento.

Io chiedo come può l’uomo uccidere un suo fratello, eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento.

Ancora tuona il cannone, ancora non è contento di sangue la belva umana, e an-cora ci porta il vento.

Io chiedo quando sarà che l’uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare, e il vento si poserà

Francesco Guccini

SE QUESTO È UN UOMO

Voi che vivete sicuri

nelle vostre tiepide case,

voi che trovate tornando a sera

il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo

che lavora nel fango

che non conosce pace

che lotta per mezzo pane

che muore per un si o per un no.

Considerate se questa è una donna,

senza capelli e senza nome

senza più forza di ricordare

vuoti gli occhi e � eddo il grembo

come una rana d’inverno.

Meditate che questo è stato:

vi comando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore

stando in casa andando per via,

coricandovi, alzandovi.

Ripetetele ai vostri � gli.

O vi si sfaccia la casa,

la malattia vi impedisca,

i vostri nati torcano il viso da voi.

Nella Regione UCIIM

Educarsi alla comunicazione

vuol dire imparare ad ascol-

tare, a contemplare, oltre che a

parlare, e questo è particolar-

mente importante per gli agenti

dell’evangelizzazione: silenzio e

parola sono entrambi elementi

essenziali e integranti dell’agire

comunicativo della Chiesa, per un

rinnovato annuncio di Cristo nel

mondo contemporaneo.

Benedetto XVI - 24 gennaio 2012

UCIIM Rieti

Corso “La classe: luogo di

crescita personale e profession-

ale”

Articolazione: 4 incontri (tre ore ad incontro = 12 ore) in presenza e tematiche per la piattaforma (3 ore per ciascuna tematica= 12 ore) per un totale certi� cabile di 24 ore

Luogo: Sala Rinaldi P.za S. Rufo Rieti

Corso: “I Social Media al serviz-

io della didattica - Da Facebook

all’aula: un percorso di social

media education”

in collaborazione con l’Istituto d’Istruzione Superiore “U. Cian-carelli” di Rieti

Articolazione: 4 incontri (3 ore ad incontro = 12 ore) in presenza e tematiche per la piattaforma informatica (3 ore per ciascuna tematica= 12 ore) per un totale certi� cabile di 24 ore

UCIIM TRASTEVERE

Sabato 4 febbraio 2012 ore 14:00

Visita guidata alla Basilica di S.

Pietro

Sabato 18 febbraio ore 21:00 -

Domenica 19 febbraio ore 17:00

“L’importanza di chiamarsi Er-

nesto” di O. Wilde

Teatro S. Paolo – Via Ostiense,190-

Roma € 12,00

Venerdi 24 febbraio 2012 ore

16:00

Laboratorio di Lettura

John Boyne Il Bambino con il

pigiama a righe –ed. Rizzoli

Proiezione del ! lm “Io non ho

paura”

Sede UCIIM, Via Crescenzio n. 25

– Roma

Informazioni e Prenotazione:

prof. Mario Emidio Tieri – Cell.

330402316 Ab. 065561821

Prof.ssa Di Gregorio Anna – cell.

3382434667

UCIIM NOSENGO

Corso: OltrelaMedia - Laborato-

rio di orientamento scolastico

Tematiche fondamentali:

- il quadro di riferimento

normativo;

- conoscenze scolastiche

e orientamento: dimensione

culturale e formativa dei saperi

disciplinari;

- orientamento e dinami-

che a" ettive: interessi, attitudini,

motivazione;

- valutazione e orientam-

ento: consapevolezza del proprio

sapere, saper fare, saper essere;

- un modello di orientam-

ento.

Modalità di svolgimento:

- 3 incontri in presenza (6

ore);

- tutoraggio e monitoraggio

del lavoro on line o in presenza.

Quota di iscrizione

La quota di iscrizione è � ssata in

50 € per i non soci (è possibile as-

sociarsi qualora si condividano le

� nalità dell’Associazione), mentre

per i soci 2012 il corso è gratuito.

Premessa

L’UCIIM Lazio ha sperimentato con suc-cesso una metodologia di formazione che viene riproposta anche in questo percorso di formazione e di supporto alla preparazione per la selezione all’accesso al TFA (Tirocinio formativo attivo) di prossima attivazione o al Concorso.

La struttura del percorso:

Tematiche fondamentali:

� Autonomia scolastica - organiz-zazione del sistema scolastico

� I rapporti sindacali e l'organizzazione delle rappresentanze nella scuola (Organi collegiali)

� Principali teorie sull'apprendimento

� La struttura delle indicazioni nazionali disciplinari

� Didattica e metodologie (in sintesi)

� Integrazione scolastica

Gli argomenti disciplinari saranno trat-tati analizzando le Indicazioni Nazionali delle varie discipline.

Attività:

� Test su area logica del tipo com-prensione del testo

� Test “disciplinari” anche in lin-gua

� Rielaborazioni tipo presen-tazioni in powerpoint o mappe mentali o schemi in generale per i contenuti disci-plinari desunti dalle indicazioni nazionali

� Esame delle indicazioni nazion-ali in funzione delle progettazioni delle attività di classe nei diversi tipi e ordini di scuola a seconda dei percorsi scelti

Questo percorso è di sostegno e sup-porto alla preparazione personale ed è così articolato:

A) Piattaforma on line con:

• materiali di approfondimento delle tematiche principali generali e trasversali

• materiale metodologico sulle tipologie di prove

• attività di rielaborazione di contenuti

• forum di discussione e supporto

B) Incontri laboratoriali :

ogni incontro sarà centrato su una aree tematiche, con queste modal-ità:

o somministrazione di contenuti fondamentali di legislazione scolastica, pedagogia e didattica

o ri$ essioni ed esercitazioni sulle varie tipologie di prove

o approfondimento di aspetti particolari delle tematiche trattate che risultano più di& cili

È possibile organizzare incontri provin-ciali se si raggiunge un minimo di 10 corsisti a provincia.

Costi:

A. Il corso completo (laboratori+ piattaforma on line), comprensivo dell’iscrizione all’UCIIM ha un costo di € 100.

B. Il corso solo on line ha invece un costo di € 50, comprensivo dell’iscrizione all’UCIIM.

Ulteriori informazioni possono essere richieste tramite mail [email protected] o per telefono ai seguenti numeri: 066875584 oppure 3494200955.

Il modello di iscrizione è a disposizione sul sito www.uciim.lazio.it.

Progetto di supporto all’accesso al TFA