U un futuro oltre le Winx? - d110erj175o600.cloudfront.net · un problema di costi più che di...

1
LIBRI A cura di LUDOVICA RICCIARDI pag.diciassette pag.sedici Il Paginone Il Paginone 1. 14-27gennaio2008 1. 14-27gennaio2008 U n settore nato in ritardo rispet- to ai concorrenti americani e europei, ma che in pochi anni ha colmato la distanza. Oggi l’animazione in Italia, con le sue produzioni per la televisione e il cinema, è in grado di sfornare cartoni di alta qualità e di vantare aziende che vendono le loro creazioni made in Italy in tutto il mondo. Si tratta di un mercato dalle caratteristiche uniche: chi pensa che tutto oggi si faccia al computer deve ricredersi, buona parte dell’animazio- ne si fonda ancora sui disegni realizzati a mano. Un film di animazione può richie- dere fino a tre anni di lavoro, centinaia di disegnatori e budget elevati. Per avere un ritorno sull’investimento, l’unico sistema è vendere all’estero. “Il mercato italiano è troppo piccolo”, dice Andrea Severini, cfo della Rainbow, l’azienda marchigiana salita alla ribalta internazionale grazie alle popolarissime Winx. “La Rainbow è un caso quasi isolato per il successo ottenuto in tutto il mondo con i suoi prodotti e la distribuzione a livello internazionale è ciò che garantisce il ritorno economico e la possibilità di finanziare sempre nuove produzioni di qualità”. La Rainbow trova uno dei punti di forza nel diretto coin- volgimento dell’ad Iginio Straffi che si circonda di un team altamente qualificato di collaboratori; molti disegnatori della Rainbow sono all’estero, ma le attività di analisi di mercato, acquisto, realizzazione e sviluppo delle properties, produzione delle animazioni, controllo della commercializ- zazione delle properties e della concessione dei diritti di licenza restano in Italia. Per la creazione di un film animato in Europa (negli Usa i budget sono molto più ricchi) si spendono anche 10 milioni di euro, ma la Rainbow (utile netto di 8,6 milioni nel 2006) non ha difficoltà a finanziarsi perché riesce a vendere i diritti già durante la fase finale della produzione. Per altre aziende, il percorso può non essere così diretto. “Sia in Europa che in America, a livello nazionale e regionale, esistono fondi pubblici o misti pubblico/privato che supportano la produ- zione, e ciò ha ha permesso, negli anni, una forte crescita quantitativa e qualitativa. In Italia siamo molto indietro”, dice Stefania Raimondi, presidente di Enarmonia/ Enanimation, che realizza e vende film e serie tv di animazione in tutto il mondo. “Il sistema dei finanziamenti è legato al Fondo unico dello spettacolo che non tiene conto delle peculiarità delle produzioni anima- te; per questo sempre più società italiane cercano prodotti che possano essere finan- ziati da partner stranieri: all’estero ottenere fondi per l’animazione è più facile”, spie- ga Franco Bevione, direttore generale di Virtual reality&multimedia Park. Altro punto debole del sistema italiano: si investe poco in marketing e promozione. Per il lancio di un film di animazione ame- ricano la società produttrice spende tanto quanto ha investito per la realizzazione (50 milioni di dollari per la realizzazione e 50 milioni per la promozione, per esempio), mentre in Europa un film di animazione costato sui 10 milioni di euro non riceve più di 1 milione per il lancio. “Perciò i prodotti Basta il successo di un lm a dare solidità al settore animazione? Nonostante i molti poli di eccellenza le società cercano sempre più coproduzioni con l’estero per far quadrare i budget europei hanno meno forza di espansione sui mercati mondiali”, secondo Bevione. Così, le nostre aziende dell’animazione devono barcamenarsi tra “budget almeno dieci volte inferiori agli americani. E costi del lavoro 10 volte più alti dei Paesi asiatici”, dice la Raimondi. Una soluzione per molte italiane è allearsi con società estere che co- producono il film o la serie e affidare molte parti della realizzazione a service anche stranieri, in Cina o India, per esempio: “Le mansioni più creative restano in Italia, l’in- tervento di routine spesso finisce in Asia”, dice Maria Fares, produttore esecutivo di Lanterna Magica. “All’estero l’animazione costa molto meno e noi dobbiamo far quadrare i bu- dget, sempre più non del tutto italiani. È un problema di costi più che di mancanza di eccellenze nel nostro Paese. Da noi continuano ad essere realizzati gli aspetti più qualificanti progetto: concept, sceneg- giatura, regia, musica, montaggio, ecc.”. Allearsi tra realtà geograficamente vicine aiuta a dare forza alla spinta verso l’este- ro: il cluster Torino-Piemonte Animation raccoglie alcune delle maggiori aziende del settore - Enanimation/Enarmonia, Lanterna Magica (ha fatto la storia dell’animazione italiana con film come “La gabbianella e il gatto” e “La freccia azzurra” ), Lastrego & Testa, Lumiq Studios, Motus, Virtual reali- ty & multimedia park - per un giro d’affari stimato oltre 10 milioni, circa 250 addetti tra creativi, disegnatori, tecnici e operatori (ma variano a seconda della produzione in corso) e 1.000 addetti nell’indotto. Le aziende del polo piemontese guar- dano molto ai mercati internazionali e alle coproduzioni con aziende estere: Enarmonia/Enanimation porterà in primavera sul grande schermo “Mia et le Migout” coprodotto con una società francese (8 milioni budget); Lastrego e Testa ha interessato i cinesi con “Amita della Giungla”, serie che coprodurrà con la Rai, ed è in trattativa con gli indiani della Kahani World per un lungometraggio dalla serie “Le avventure di Aladino”. Lanterna Magica sta sviluppando nuo- ve serie e un lungometraggio, “Le balene di Gajas”, con i francesi e sta mettendo a punto con due società di Singapore un progetto per produrre episodi della serie “Gattopeppa”. A ciò si aggiungono le incursioni nei settori del publishing e del merchandising, fondamentali per allargare il giro d’affari. PATRIZIALICATA Film & innovazione. Le strategie delle società, tra artigianato e corsa all’hi-tech Per avere un ritorno sull’investimento l’unico sistema è vendere all’estero E molte fasi produttive vengono affidate a service Animazione made in Italy un futuro oltre le Winx? Il Don Chisciotte è tecnologico In uscita il film in 3D prodotto dalla società piemontese Lumiq È il primo film animato in 3D realizzato in Italia: “Donkey Xote”, coproduzione della Lumiq di Torino e della spa- gnola Filmax, è il controverso “fiore all’occhiello” di Torino e Piemonte, uno dei poli di produzione cinematografica nazionale. Costato 15 milioni di euro (la Lumiq ha parteci- pato con 3,5 milioni), questo Don Chisciotte è stato realiz- zato per metà a Torino, impiegando 70-80 persone per 30 mesi. La Lumiq ha puntato sull’alta professionalità dei suoi disegnatori usando solo personale italiano. “Il costo della manodopera è stato alto”, spiega Franco Bevione, direttore generale di Virtual reality & Multimedia park che ha riac- quisito di recente la Lumiq tentando il salvataggio da una nuova crisi con un’operazione che ha fatto scattare un ter- remoto politico (creata cinque anni fa, la società è da tempo in difficoltà economiche: la vicenda è divenuta oggetto di un’inchiesta della Procura di Torino). La Lumiq vanta una dotazione tecnologica d’avanguardia per le realizzazioni in 3D e, tramite il Virtual reality&multimedia park, si occupa anche di formazione. ITALIA & SPAGNA Il primo film in 3D italiano è stato realizzato dalla piemontese Lumiq Torino apre all’incontro fra hi-tech e cinema con Faber, il concorso rivolto alle opere audiovisive e 3D del web/web design. I guru dell’animazione digitale mondiale a convegno su tecnologie e cinema al Future Film Festival di Bologna (15-20 gennaio). L’ industria italiana dell’ani- mazione è giovane. Le idee non mancano, ma la filiera ha dei “buchi”. Un film di animazione può richiedere anche 1.000 disegnatori “e in Italia si fatica a trovarne 200-300. Perciò ci si rivolge a Cina, India, Corea, dove tra l’altro la manodo- pera costa meno”, dice Bevione di Virtual reality&multimedia park. “L’Asia sta investendo molto nel settore: Shanghai progetta di far sorgere 300 università con corsi di animazione capaci di sfornare ciascuno 1.000 disegnatori. Per ora non tengono testa in termini di qualità agli europei, ma stanno colmando il gap”. Al momento, tecnici e disegna- tori stranieri vengono utilizzati dalle società italiane per le mansioni meno “creative”. Le fasi più delicate legate al concept restano in Italia. Quanto agli sceneggiatori, secondo Bevione, in Italia, ma anche nel resto d’Europa, “mancano autori credibili”. Per Stefania Raimondi di Enar- monia il problema è un altro: gli sceneggiatori italiani, come quelli europei, sono troppo “bravi”. Il ricco bagaglio culturale dell’autore italiano lo spinge a inserire nei suoi testi e nel- la sua storia riferimenti che non tutti i bambini di tutto il mondo potranno comprendere. “Lo sceneggiatore de- ve saper ‘scrivere in inglese’, non nel senso che deve usare la lingua inglese - dice la Raimondi -, ma che deve scrivere rivolgendosi a una platea culturale internazionale, come sanno fare gli americani. Dobbiamo poter vendere i nostri prodotti dovunque nel mondo, le sceneggiature devono essere accattivanti per culture molto diverse”. “Le sceneggiature ci sono”, ribadisce Maria Fares, produttore esecutivo di Lanterna Magica, “ma i nostri sceneggiatori hanno un gusto troppo nazionale e può capitare che sceneggiature proposte in Italia non passino le valutazioni di partner stranieri. Da questo punto di vista, dobbiamo ancora crescere”. Poca tecnologia, molta matita (cinese e coreana) ENARMONIA Stefania Raimondi: «Sceneggiatori italiani troppo sofisticati». La tecnologia più utilizzata in Italia per le produzioni animate è il 2D, dove i disegni si fanno a mano (per un film occorrono anche 130mila disegni) e si interviene successivamente al computer per la colorazione; i software usati sono quelli stan- dard per il mercato internazionale e questo garantisce tra l’altro alle aziende piena compatibilità con le partner straniere con cui sempre più spesso lavorano. Il futuro è però rappresentato dal 3D che richiede un altissimo utilizzo delle tecnologie e dove c’è spazio per l’innovazione e la ricerca, oltre che per le nuove figure professionali, come il modeler (crea il modello 3D), il rigger (si occupa del movimento), l’animator (anima il modello), il renderer (fornisce l’aspetto finale al modello e all’animazione), ecc. “Anche il lavoro su computer è un processo lungo, com- plesso e costoso; richiede doti tecniche ma anche artistiche”, dice Bevione del Virtual reality & multimedia park. “La vera sfida dell’industria dell’animazione è produrre qualcosa di artistico tramite la tecnologia; il software è solo lo strumento”, concorda Stefania Raimondi, presidente di Enarmonia e Enanimation. Ma ancora vince l’«handmade» «La qualità è un valore ma il business è nel 3D» «L’Italia non sempre in grado di rispondere alla domanda crescente di innovazione» N egli Stati Uniti ha co- nosciuto un esempio di enorme successo nel film “Chi ha incastrato Roger Rabbit?”, ma in Italia la tecnica mista - animazione più fiction - non ha mai conquistato la produzione. Si tratta di una sfida complessa e costosa, che Gruppo Alcuni, uno dei big dell’animazione italiana, con 3 milioni di euro di utile nel 2006 e diverse serie di successo co- me “Cuccioli”, venduto in 30 Paesi del mondo, è pronta a rilanciare in Italia con “Eppur si muove”, al cinema da febbraio 2008. I due attori “umani” sono i due creatori di tutte le serie della società di Tre- viso, nonché direttori dell’azienda: Sergio e Francesco Manfio. “Siamo partiti dal successo ottenuto dalla nostra serie animata in tecnica mista ‘Eppur si muove’ e abbiamo deciso di realizzarne un film per il cinema”, spiega Francesco Manfio. Gruppo Alcuni è favorita nell’im- presa dal fatto di avere competenze non solo nell’animazione ma anche nella live action. La trama si basa su una storia “mozzafiato” per il pubblico dei più piccoli: una strega cattiva ruba il lieto fine di una nota fiaba lasciando la principessa senza il suo principe azzurro. Di qui una serie di peripezie per recuperare il finale. Il film, coprodotto con Rai- Fiction, DQ Entertainment e Mno- go Film, è interamente realizzato in Hd. Ci sono altri primati all’attivo di Gruppo Alcuni: “La nostra serie ‘Cuccioli’ in onda su Rai2 dal 2005 ha uno share del 13% con punte del 22%”, dice Francesco Manfio. Gruppo Alcuni sta già producendo la quarta serie del cartone, che sarà pronta per la televisione italiana e per il mercato internazionale entro fine 2008. “Ci stiamo avvicinando al traguardo dei 104 episodi pro- dotti, un risultato che pochissime serie in animazione nel mondo hanno ottenuto”, nota Manfio. Produzioni come “Cuccioli” co- stano intorno ai 4 milioni di euro, richiedono una ventina di mesi di lavorazione e impiegano oltre 500 persone, di cui molte all’estero. “La qualità del prodotto made in Italy è il valore che tuteliamo, per questo la creazione delle storie, dei per- sonaggi, la grafica, il background, il montaggio, il compositing, il doppiaggio vengono sempre fatti in Italia, ma l’animazione sempre più spesso viene realizzata in Asia, soprattutto in India”, spiega Fran- cesco Manfio. “Del resto, grandi aziende come Gruppo Alcuni ogni anno hanno in produzione 3 serie e 1 film e per ognuno occorrono centinaia di disegnatori, molti più di quanti se ne trovino in Italia”. Quanto alle sceneggiature, le pro- duzioni di Gruppo Alcuni cercano di proporre ai bambini un contenu- to educativo. La seconda serie di “Cuccioli”, per esempio, ripercorre le avventure narrate nel Milione di Marco Polo. E in primavera arriverà su Rai2 una serie animata che racconta in maniera diverten- te l’infanzia di Leonardo da Vinci. “Dal punto di vista produttivo la serie ‘Leonardo’, costata 4 milioni di euro, raccoglie sfide molto impe- gnative: la prima è l’ambientazio- ne completamente calata nel ‘400 italiano, che richiede un’accurata ricerca nelle scene e nei costumi; la seconda è l’integrazione di ani- mazione in 2D e in 3D”, spiega Francesco Manfio. “Il 3D è il vero futuro dell’animazione e anche noi stiamo progettando un film in 3D per Natale 2009, ispirato alla serie Cuccioli”, continua Manfio. “Le aziende dell’animazione italiana usano ancora per il 60% il 2D, dove si lavora prevalentemente a mano. Il 3D richiede invece l’uso di tecnologie sempre più avanzate e Gruppo Alcuni, come le big del settore, è in grado di sviluppare propri software. Non direi tuttavia che in Italia in generale”, nota Manfio, che è anche vice-presi- dente dell’associazione di settore, CartooItalia, “si riesce ancora a fare molta innovazione nella tecnologia per l’animazione, non al livello del- le grandi americane”. P.L. «Creazione di storie, grafica e montaggio vengono fatti in Italia. Ma molte fasi dell’animazione si spostano in India» L’intervista. Sergio e Francesco Manfio, direttori del Gruppo Alcuni È attraverso il palinsesto che ven- gono scanditi i ritmi e il susseguirsi dei programmi televisivi ma, con l’avvento di nuovi sistemi quali il digitale terrestre, la tv satellitare, la web tv e l’Iptv stiamo as- sistendo alla sua pro- gressiva scomparsa: è lo stesso spettatore ad avere la possibilità di costruirsi una te- levisione su misura, divenendo “l’autore” della programmazione. In questo panorama anche la pubblicità e il suo posizionamento nelle trasmissioni ha subito notevoli trasfor- mazioni. È per questo che, oltre all’analisi dell’evoluzione del sistema audiovisivo, l’au- tore descrive anche le strategie messe in atto da agenzie, network e siti web in relazione al problema della raccolta pubblicitaria. La televisione senza palinsesto DI ANTONIO PASCOTTO 128 PAGINE, 10 EURO DE ANGELIS EDITORE Le nuove tecnologie come agenti vetto- riali determinanti nell’ecosistema contempo- raneo per la definizione delle nostre identità. Portano alla ribalta il tema i contributi di una schiera nutrita di esperti chiamati a raccolta dalla sezione Processi e Istituzioni Culturali dell’Associazione Italiana di Sociologia nell’intento di cogliere le soluzioni che sorti- scono dal processo di ridefinizione cui siamo chiamati. Modulata sugli ambiti della tecnologia e dei consumi, la discussione sull’identità ci offre una visione dei processi di ristrutturazione che accompagnano la nostra esistenza. Tecnologie e culture dell’identità DI AA. VV. 352 PAGINE, 25 EURO FRANCO ANGELI La “cultura di massa” è quella consu- mata dalle grandi masse? Assolutamente no. Rientra nella definizione di prodotto desti- nato alla cultura di massa anche un disco rivolto a una minoran- za di ascoltatori. Oggi la maggioranza dei prodotti culturali non è di massa: viviamo in un mondo di infinite nicchie e sottogeneri. L’autore, direttore del Comparative Media Studies Program del Mit ci introduce con linguaggio semplice e brillante in un viaggio sui fabbricanti di contenuti di media. Non, cioè, sui mezzi di comunicazione, ma su coloro che li usano per comunicare. Cultura convergente DI HENRY JENKINS 368 PAGINE, 22 EURO APOGEO

Transcript of U un futuro oltre le Winx? - d110erj175o600.cloudfront.net · un problema di costi più che di...

LIBRIA cura di LUDOVICA RICCIARDI

pag.diciassettepag.sedici Il PaginoneIl Paginone N°1. 14-27gennaio2008N°1. 14-27gennaio2008

Un settore nato in ritardo rispet-to ai concorrenti americani e europei, ma che in pochi anni ha colmato la distanza. Oggi

l’animazione in Italia, con le sue produzioni per la televisione e il cinema, è in grado di sfornare cartoni di alta qualità e di vantare aziende che vendono le loro creazioni made in Italy in tutto il mondo. Si tratta di un mercato dalle caratteristiche uniche: chi pensa che tutto oggi si faccia al computer deve ricredersi, buona parte dell’animazio-ne si fonda ancora sui disegni realizzati a mano. Un film di animazione può richie-dere fino a tre anni di lavoro, centinaia di disegnatori e budget elevati. Per avere un ritorno sull’investimento, l’unico sistema è vendere all’estero. “Il mercato italiano è troppo piccolo”, dice Andrea Severini, cfo della Rainbow, l’azienda marchigiana salita alla ribalta internazionale grazie alle popolarissime Winx. “La Rainbow è un caso quasi isolato per il successo ottenuto in tutto il mondo con i suoi prodotti e la distribuzione a livello internazionale è ciò che garantisce il ritorno economico e la possibilità di finanziare sempre nuove produzioni di qualità”. La Rainbow trova uno dei punti di forza nel diretto coin-volgimento dell’ad Iginio Straffi che si circonda di un team altamente qualificato di collaboratori; molti disegnatori della Rainbow sono all’estero, ma le attività di analisi di mercato, acquisto, realizzazione e sviluppo delle properties, produzione delle animazioni, controllo della commercializ-zazione delle properties e della concessione dei diritti di licenza restano in Italia. Per la creazione di un film animato in Europa (negli Usa i budget sono molto più ricchi) si spendono anche 10 milioni di euro, ma la Rainbow (utile netto di 8,6 milioni nel 2006) non ha difficoltà a finanziarsi perché riesce a vendere i diritti già durante la fase finale della produzione. Per altre aziende, il percorso può non essere così diretto. “Sia in Europa che in America, a livello nazionale e regionale, esistono fondi pubblici o misti

pubblico/privato che supportano la produ-zione, e ciò ha ha permesso, negli anni, una forte crescita quantitativa e qualitativa. In Italia siamo molto indietro”, dice Stefania Raimondi, presidente di Enarmonia/Enanimation, che realizza e vende film e serie tv di animazione in tutto il mondo. “Il sistema dei finanziamenti è legato al Fondo unico dello spettacolo che non tiene conto delle peculiarità delle produzioni anima-te; per questo sempre più società italiane cercano prodotti che possano essere finan-ziati da partner stranieri: all’estero ottenere fondi per l’animazione è più facile”, spie-ga Franco Bevione, direttore generale di Virtual reality&multimedia Park. Altro punto debole del sistema italiano: si investe poco in marketing e promozione. Per il lancio di un film di animazione ame-ricano la società produttrice spende tanto quanto ha investito per la realizzazione (50 milioni di dollari per la realizzazione e 50 milioni per la promozione, per esempio), mentre in Europa un film di animazione costato sui 10 milioni di euro non riceve più di 1 milione per il lancio. “Perciò i prodotti

Basta il successo di un lm a dare

solidità al settoreanimazione?

Nonostante i molti poli

di eccellenzale società cercano

sempre più coproduzioni

con l’estero per far quadrare

i budget

europei hanno meno forza di espansione sui mercati mondiali”, secondo Bevione. Così, le nostre aziende dell’animazione devono barcamenarsi tra “budget almeno dieci volte inferiori agli americani. E costi del lavoro 10 volte più alti dei Paesi asiatici”, dice la Raimondi. Una soluzione per molte italiane è allearsi con società estere che co-producono il film o la serie e affidare molte parti della realizzazione a service anche

stranieri, in Cina o India, per esempio: “Le mansioni più creative restano in Italia, l’in-tervento di routine spesso finisce in Asia”, dice Maria Fares, produttore esecutivo di Lanterna Magica.

“All’estero l’animazione costa molto meno e noi dobbiamo far quadrare i bu-dget, sempre più non del tutto italiani. È un problema di costi più che di mancanza di eccellenze nel nostro Paese. Da noi

continuano ad essere realizzati gli aspetti più qualificanti progetto: concept, sceneg-giatura, regia, musica, montaggio, ecc.”. Allearsi tra realtà geograficamente vicine aiuta a dare forza alla spinta verso l’este-ro: il cluster Torino-Piemonte Animation raccoglie alcune delle maggiori aziende del settore - Enanimation/Enarmonia, Lanterna Magica (ha fatto la storia dell’animazione italiana con film come “La gabbianella e il gatto” e “La freccia azzurra” ), Lastrego & Testa, Lumiq Studios, Motus, Virtual reali-ty & multimedia park - per un giro d’affari stimato oltre 10 milioni, circa 250 addetti tra creativi, disegnatori, tecnici e operatori (ma variano a seconda della produzione in corso) e 1.000 addetti nell’indotto.

Le aziende del polo piemontese guar-dano molto ai mercati internazionali e alle coproduzioni con aziende estere: Enarmonia/Enanimation porterà in primavera sul grande schermo “Mia et le Migout” coprodotto con una società francese (8 milioni budget); Lastrego e Testa ha interessato i cinesi con “Amita della Giungla”, serie che coprodurrà con la Rai, ed è in trattativa con gli indiani della Kahani World per un lungometraggio dalla serie “Le avventure di Aladino”.

Lanterna Magica sta sviluppando nuo-ve serie e un lungometraggio, “Le balene di Gajas”, con i francesi e sta mettendo a punto con due società di Singapore un progetto per produrre episodi della serie “Gattopeppa”. A ciò si aggiungono le incursioni nei settori del publishing e del merchandising, fondamentali per allargare il giro d’affari.

PATRIZIALICATA

Film & innovazione. Le strategie delle società, tra artigianato e corsa all’hi-tech

Per avere un ritorno sull’investimento l’unicosistema è vendere all’estero E molte fasi produttivevengono affidate a service

Animazione made in Italyun futuro oltre le Winx?

Il Don Chisciotte è tecnologicoIn uscita il film in 3D prodotto dalla società piemontese LumiqÈ il primo film animato in 3D realizzato in Italia: “Donkey Xote”, coproduzione della Lumiq di Torino e della spa-gnola Filmax, è il controverso “fiore all’occhiello” di Torino e Piemonte, uno dei poli di produzione cinematografica nazionale. Costato 15 milioni di euro (la Lumiq ha parteci-pato con 3,5 milioni), questo Don Chisciotte è stato realiz-zato per metà a Torino, impiegando 70-80 persone per 30 mesi. La Lumiq ha puntato sull’alta professionalità dei suoi disegnatori usando solo personale italiano. “Il costo della manodopera è stato alto”, spiega Franco Bevione, direttore generale di Virtual reality & Multimedia park che ha riac-quisito di recente la Lumiq tentando il salvataggio da una nuova crisi con un’operazione che ha fatto scattare un ter-remoto politico (creata cinque anni fa, la società è da tempo in difficoltà economiche: la vicenda è divenuta oggetto di un’inchiesta della Procura di Torino). La Lumiq vanta una dotazione tecnologica d’avanguardia per le realizzazioni in 3D e, tramite il Virtual reality&multimedia park, si occupa anche di formazione.

ITALIA& SPAGNAIl primo filmin 3D italianoè stato realizzato dalla piemontese Lumiq

Torino apre all’incontro fra hi-tech e cinema con Faber, il concorso rivolto alle opere audiovisive e 3D del web/web design.

I guru dell’animazione digitale mondiale a convegno su tecnologie e cinema al Future Film Festival di Bologna (15-20 gennaio).

L’industria italiana dell’ani-mazione è giovane. Le idee

non mancano, ma la filiera ha dei “buchi”. Un film di animazione può richiedere anche 1.000 disegnatori “e in Italia si fatica a trovarne 200-300. Perciò ci si rivolge a Cina, India, Corea, dove tra l’altro la manodo-pera costa meno”, dice Bevione di Virtual reality&multimedia park. “L’Asia sta investendo molto nel settore: Shanghai progetta di far sorgere 300 università con corsi

di animazione capaci di sfornare ciascuno 1.000 disegnatori. Per ora non tengono testa in termini di qualità agli europei, ma stanno colmando il gap”. Al momento, tecnici e disegna-tori stranieri vengono utilizzati dalle società italiane per le mansioni meno “creative”. Le fasi più delicate legate al concept restano in Italia. Quanto agli sceneggiatori, secondo Bevione, in Italia, ma anche nel resto d’Europa, “mancano autori credibili”.

Per Stefania Raimondi di Enar-

monia il problema è un altro: gli sceneggiatori italiani, come quelli europei, sono troppo “bravi”. Il ricco bagaglio culturale dell’autore italiano lo spinge a inserire nei suoi testi e nel-la sua storia riferimenti che non tutti i bambini di tutto il mondo potranno comprendere. “Lo sceneggiatore de-ve saper ‘scrivere in inglese’, non nel senso che deve usare la lingua inglese - dice la Raimondi -, ma che deve scrivere rivolgendosi a una platea culturale internazionale, come sanno

fare gli americani. Dobbiamo poter vendere i nostri prodotti dovunque nel mondo, le sceneggiature devono essere accattivanti per culture molto diverse”. “Le sceneggiature ci sono”, ribadisce Maria Fares, produttore esecutivo di Lanterna Magica, “ma i nostri sceneggiatori hanno un gusto troppo nazionale e può capitare che sceneggiature proposte in Italia non passino le valutazioni di partner stranieri. Da questo punto di vista, dobbiamo ancora crescere”.

Poca tecnologia, molta matita (cinese e coreana)

ENARMONIAStefania Raimondi: «Sceneggiatori italiani troppo sofisticati».

La tecnologia più utilizzata in Italia per le produzioni animate è il 2D, dove i disegni si fanno a mano (per un film occorrono anche 130mila disegni) e si interviene successivamente al computer per la colorazione; i software usati sono quelli stan-dard per il mercato internazionale e questo garantisce tra l’altro alle aziende piena compatibilità con le partner straniere con cui sempre più spesso lavorano. Il futuro è però rappresentato dal 3D che richiede un altissimo utilizzo delle tecnologie e dove c’è spazio per l’innovazione e la ricerca, oltre che per le nuove figure professionali, come il modeler (crea il modello 3D), il rigger (si occupa del movimento), l’animator (anima il modello), il renderer (fornisce l’aspetto finale al modello e all’animazione), ecc. “Anche il lavoro su computer è un processo lungo, com-plesso e costoso; richiede doti tecniche ma anche artistiche”, dice Bevione del Virtual reality & multimedia park. “La vera sfida dell’industria dell’animazione è produrre qualcosa di artistico tramite la tecnologia; il software è solo lo strumento”, concorda Stefania Raimondi, presidente di Enarmonia e Enanimation.

Ma ancora vince l’«handmade»

«La qualità è un valore ma il business è nel 3D»

«L’Italia non sempre in grado di rispondere alla domanda crescente di innovazione»

Negli Stati Uniti ha co-nosciuto un esempio di

enorme successo nel film “Chi ha incastrato Roger Rabbit?”, ma in Italia la tecnica mista - animazione più fiction - non ha mai conquistato la produzione.

Si tratta di una sfida complessa e costosa, che Gruppo Alcuni, uno dei big dell’animazione italiana, con 3 milioni di euro di utile nel 2006 e diverse serie di successo co-me “Cuccioli”, venduto in 30 Paesi del mondo, è pronta a rilanciare in Italia con “Eppur si muove”, al cinema da febbraio 2008. I due attori “umani” sono i due creatori di tutte le serie della società di Tre-viso, nonché direttori dell’azienda: Sergio e Francesco Manfio. “Siamo partiti dal successo ottenuto dalla nostra serie animata in tecnica mista ‘Eppur si muove’ e abbiamo deciso di realizzarne un film per il cinema”, spiega Francesco Manfio. Gruppo Alcuni è favorita nell’im-presa dal fatto di avere competenze non solo nell’animazione ma anche nella live action. La trama si basa su una storia “mozzafiato” per il pubblico dei più piccoli: una strega cattiva ruba il lieto fine di una nota fiaba lasciando la principessa senza il suo principe azzurro. Di qui una serie di peripezie per recuperare il finale. Il film, coprodotto con Rai-Fiction, DQ Entertainment e Mno-go Film, è interamente realizzato in Hd. Ci sono altri primati all’attivo di Gruppo Alcuni: “La nostra serie ‘Cuccioli’ in onda su Rai2 dal 2005 ha uno share del 13% con punte

del 22%”, dice Francesco Manfio. Gruppo Alcuni sta già producendo la quarta serie del cartone, che sarà pronta per la televisione italiana e per il mercato internazionale entro fine 2008. “Ci stiamo avvicinando al traguardo dei 104 episodi pro-dotti, un risultato che pochissime serie in animazione nel mondo hanno ottenuto”, nota Manfio. Produzioni come “Cuccioli” co-stano intorno ai 4 milioni di euro, richiedono una ventina di mesi di lavorazione e impiegano oltre 500

persone, di cui molte all’estero. “La qualità del prodotto made in Italy è il valore che tuteliamo, per questo la creazione delle storie, dei per-sonaggi, la grafica, il background, il montaggio, il compositing, il doppiaggio vengono sempre fatti in Italia, ma l’animazione sempre più spesso viene realizzata in Asia, soprattutto in India”, spiega Fran-cesco Manfio. “Del resto, grandi aziende come Gruppo Alcuni ogni anno hanno in produzione 3 serie e 1 film e per ognuno occorrono

centinaia di disegnatori, molti più di quanti se ne trovino in Italia”. Quanto alle sceneggiature, le pro-duzioni di Gruppo Alcuni cercano di proporre ai bambini un contenu-to educativo. La seconda serie di “Cuccioli”, per esempio, ripercorre le avventure narrate nel Milione di Marco Polo. E in primavera arriverà su Rai2 una serie animata che racconta in maniera diverten-te l’infanzia di Leonardo da Vinci. “Dal punto di vista produttivo la serie ‘Leonardo’, costata 4 milioni di euro, raccoglie sfide molto impe-gnative: la prima è l’ambientazio-ne completamente calata nel ‘400 italiano, che richiede un’accurata ricerca nelle scene e nei costumi; la seconda è l’integrazione di ani-mazione in 2D e in 3D”, spiega Francesco Manfio. “Il 3D è il vero futuro dell’animazione e anche noi stiamo progettando un film in 3D per Natale 2009, ispirato alla serie Cuccioli”, continua Manfio. “Le aziende dell’animazione italiana usano ancora per il 60% il 2D, dove si lavora prevalentemente a mano. Il 3D richiede invece l’uso di tecnologie sempre più avanzate e Gruppo Alcuni, come le big del settore, è in grado di sviluppare propri software. Non direi tuttavia che in Italia in generale”, nota Manfio, che è anche vice-presi-dente dell’associazione di settore, CartooItalia, “si riesce ancora a fare molta innovazione nella tecnologia per l’animazione, non al livello del-le grandi americane”.

P.L.

«Creazione di storie, grafica e montaggio vengono fatti in Italia. Ma molte fasi dell’animazione si spostano in India»

L’intervista. Sergio e Francesco Manfio, direttori del Gruppo Alcuni

È attraverso il palinsesto che ven-gono scanditi i ritmi e il susseguirsi dei programmi televisivi ma, con l’avvento di

nuovi sistemi quali il digitale terrestre, la tv satellitare, la web tv e l’Iptv stiamo as-sistendo alla sua pro-gressiva scomparsa: è lo stesso spettatore ad avere la possibilità di costruirsi una te-levisione su misura, divenendo “l’autore”

della programmazione. In questo panorama anche la pubblicità e il suo posizionamento nelle trasmissioni ha subito notevoli trasfor-mazioni. È per questo che, oltre all’analisi dell’evoluzione del sistema audiovisivo, l’au-tore descrive anche le strategie messe in atto da agenzie, network e siti web in relazione al problema della raccolta pubblicitaria.

La televisione senza palinsestoDI ANTONIO PASCOTTO128 PAGINE, 10 EURODE ANGELIS EDITORE

Le nuove tecnologie come agenti vetto-riali determinanti nell’ecosistema contempo-raneo per la definizione delle nostre identità.

Portano alla ribalta il tema i contributi di una schiera nutrita di esperti chiamati a raccolta dalla sezione Processi e Istituzioni Culturali dell’Associazione Italiana di Sociologia nell’intento di cogliere le soluzioni che sorti-scono dal processo di

ridefinizione cui siamo chiamati. Modulata sugli ambiti della tecnologia e dei consumi, la discussione sull’identità ci offre una visione dei processi di ristrutturazione che accompagnano la nostra esistenza.

Tecnologie e culture dell’identitàDI AA. VV.352 PAGINE, 25 EUROFRANCO ANGELI

La “cultura di massa” è quella consu-mata dalle grandi masse? Assolutamente no. Rientra nella definizione di prodotto desti-

nato alla cultura di massa anche un disco rivolto a una minoran-za di ascoltatori. Oggi la maggioranza dei prodotti culturali non è di massa: viviamo in un mondo di infinite nicchie e sottogeneri. L’autore, direttore del Comparative Media

Studies Program del Mit ci introduce con linguaggio semplice e brillante in un viaggio sui fabbricanti di contenuti di media. Non, cioè, sui mezzi di comunicazione, ma su coloro che li usano per comunicare.

Cultura convergenteDI HENRY JENKINS368 PAGINE, 22 EUROAPOGEO