dicembre N° - d110erj175o600.cloudfront.net · direttore tecnologie e marketing di Alcatel-Lucent...

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22. 17-31dicembre2007 pag.tre ENRICOGARDUMI COPERTURA Le regioni più rappresentate sono quelle montuose dove il WiMax potrà dare una mano a risolvere il problema del digital broadband divide I l WiMax mobile ha grandi prospet- tive di mercato ma i tempi non sono ancora maturi per una sua diffusione su vasta scala. Gli anni decisivi saranno quelli tra il 2010 e il 2013 quando saranno circa 80 milioni gli utenti mondiali che potranno accedere al bradband mobile utlizzando il WiMax. Lo rivela uno studio condotto da Juniper Research’s che ha fotografato lo stato dell’arte delle speri- mentazioni attualmente in corso. “Stiamo assistendo a una proliferazione dei trial per quanto riguarda lo standard 802.16e, quello che consente un uso mobile del WiMax - sottolinea Howard Wilcox, l’analista di Juniper che ha realizzato lo studio - inizialmente però i network che verranno realizzati con questo standard supporteranno l’accesso in banda larga fisso e nomadico e solo successivamente supporteranno servizi mobili”. Per quanto riguarda la mobilità, infat- ti, i nodi da risovere sono ancora tanti: “L’hand over tra le celle radio deve essere perfezionato - sottolinea Wilcox - ma c’è ancora molto da fare sul fronte della co- pertura di rete, degli accordi di roaming e della la disponibilità di handset in grado di supportare la mobilità”. Problemi superabili, comunque, vi- sto che Alcatel-Lucent ha recentemente realizzato una rete WiMax mobile nella Repubblica Domenicana. Il network è in grado di supportare servizi di videotele- fonia, streaming video in alta definizione, accesso in banda larga in mobilità e Voip. Inoltre, Alcate-Lucent ha utilizzato fre- quenze a 3,5Ghz per reallizzare la rete, una banda ritenuta da molti inadeguata per supportare servizi in mobilità. Un giudizio, secondo Juniper, mo- tivato da considerazioni di carattere economico più che da veri e propri nodi tecnologici . “Se si utilizzano frequenze ‘alte’ le celle radio che si ottengono sono più piccole e hanno un raggio di copetura minore - dice Wilcox - occore quindi moltiplicare le antenne e aumentare gli investimenti per realizzare network in grado di supportare la mobilità”. Juniper stima che i costi di realizza- zione possano variare anche del 30% passando da una banda in 3,5Ghz a una in 2,5Ghz. “Ma si tratta di costi infrastrut- turali che possono essere ammortizzati in breve tempo vista la grande remune- ratività di un network WiMax che offre servizi mobili”, sostiene Wilcox. A spianare la strada al WiMax Mobile è anche l’International Communication Union (Itu) che lo scorso ottobre 2007 ha ufficialmente inserito la tecnologia radio nel 3G Portfolio. Si tratta di una lista che include tutte le tecnologie wireless ritenute idonee a offrire servizi di telecomunicazione e accesso Internet in mobilità. E per il mobile bisognerà aspettare fino al 2010 Alcatel-Lucent a sorpresa fra i candidati. Ecco perché ci sono «Dati e voce per le Pmi Così il nostro wireless» A lcatel-Lucent ci ha messo il cappello ma non è ancora certo di partecipare alla ga- ra per l’assegnazione delle frequenze WiMax. “Siamo arrivati alla fase della pre-qualifica - spiega - Alberto Lotti, direttore tecnologie e marketing di Alcatel-Lucent Italia - ma non è scon- tata la nostra presenza all’asta. Perchè arrivare a questo punto se poi non si ha intenzione di fare l’ultimo passo? Consideriamo e puntiamo molto sulla nuova tecnologia. Ma il percor- so è lungo: tocca al ministero delle Comunicazioni stabilire quali delle 48 aziende in lista ha i requisiti di idoneità. Poi si aprirà la fase di offer- te e rilanci. Qual è la vision di mercato di Alcatel-Lucent sullo sviluppo del WiMax in Italia? Negli ultimi mesi abbiamo avuto colloqui con i nostri clienti e non na- scondo che abbiamo più volte cambiato idea sulle applicazioni più remunerati- ve per il WiMax. Ora abbiamo le idee Una sola antenna WiMax per zona industriale consentirà di fornire servizi integrati ai dipendenti ALBERTO LOTTI. Il direttore tecnologie e marketing di Alcatel Lucent per il momento non conferma la reale partecipazione alla gara. STRATEGIE più chiare. Cioè? Oltre alle applicazioni di cui si parla solitamente, come accesso broadband, digital divide, monitoraggio del ter- ritorio, ce ne sono altre inesplorate. Un mercato promettente è quello dei servizi voce e dati in mobilità per le Pmi. Finora le aziende si sono affidate soprattutto a network WiFi per offrire ai dipendenti soluzioni di comunica- zione integrata, ma il WiMax offre dei vantaggi maggiori. Si spieghi meglio. Una sola antenna WiMax posiziona- ta in una zona industriale è sufficiente a fornire servizi voce e dati. Questo consente di realizzare infrastrutture di rete più economiche rispetto a quelle dei network WiFi, che necessitano di numerosi hotspot per garantire una buona copertura radio. Paragonando, poi, WiMax rev. “d” e WiMax rev. “e”, stimiamo che a parità di investimenti la Rev. “e” offra una larghezza di banda doppia rispetto alla Rev. “d”, oppure un raggio di copertura radio moltipli- cato per due. Dipende da quello che si vuole ottenere. Ma la banda di frequenza di- sponibile per il WiMax in Italia, quella a 3,5Ghz, è compatibile con la mobilità? Sì, ma sviluppare una rete mobile paragonabile a quella Gsm utilizzando il WiMax non conviene. Perchè se la banda di frequenza utilizzata è alta (co- me quella a 3,5Ghz ndr.), la cella radio che si ottiene con una sola antenna è piccola e occorre utilizzarne tantissime e spendere molto, solo per realizzare un network radio in piena regola. Il gioco non varrebbe la candela. Ma la mobilità dei dipendenti all’interno di un’azienda è relativa, e celle radio piccole supportano bene servizi voce e dati. Alcatel-Lucent non guarda al WiMax come a uno strumento per abbattere il digital divide? La tecnologia si presta a questo uti- lizzo, ma il problema è un altro. Senza un intervento pubblico è difficile che si facciano avanti soggetti interessati a realizzare reti WiMax in aree geografi- che svantaggiate: chi sarebbe disposto a investire senza certezze sul ritorno degli investimenti? Fatta eccezione per Trentino Network, nella lista dei candidati in gara per il WiMax non figurano società pubbliche o enti territoriali. Come mai secondo lei? La spiegazione più plausibile è che i tempi stretti imposti dalle procedure del bando - 45 giorni per presentare le candidature - non siano in linea con la lentezza delle amministrazioni. Lʼoperatore telefonico concentrerà gli sforzi sullʼevoluzione dellʼUmts E Vodafone snobbò la gara V odafone Italia non parteciperà all’asta sulle frequenze per il WiMax. Nella lista dei 48 candidati al vaglio del Ministero delle Comunica- zioni - che dovrà ora stabilire chi ha le carte in regole per approdare alla fase della gara vera e propria - non compare il nome del secondo ope- ratore mobile del Paese. Dietro alla rinuncia una netta scelta di campo. Vodafone ha intenzione di concentrare gli sforzi sulla sua rete Umts, aumen- tando gli investimenti per estendere e potenziare il network. “Abbiamo deciso di non correre per l’assegnazione delle licenze WiMax perché crediamo molto nel- lo sviluppo dell’Hspda - fa sapere in una nota la compagnia telefonica - la tecnologia scelta da Vodafone ha il vantaggio della mobilità che al momento il WiMax non assicura” . Ed è proprio sul grado di immaturità della nuova tecnologia radio che si sono appuntate le maggiori perplessità dell’operatore. Vodafone ritiene infatti affidabile lo standard D, che consente di realizzare network WiMax per ac- cesso in banda larga fisso o nomadico, ma non la revisione E, che permette l’accesso in mobilità, ma su cui si registra ancora un certo ritardo dell’industria sulle sperimentazioni di rete (handover tra celle radio, per- formance di servizio e roll out della rete) e nella messa a punto di apparati hardware standardizzati. Lanciarsi nel Wimax con l’obiettivo di utilizzarlo per la mobilità equivarrebbe, quindi, a un salto nel buio. Ma sarebbe anche una scelta poco strategica, considerato che Vodafone ha già un network in grado di offrire il broadband mobile. “La nostra rete umts permetterà con successivi sviluppi di raggiungere una velocità di trasmissione fino a 14me- gabyte al secondo: una performance paragonabile a quella del WiMax”, sostiene la compagnia. Nemmeno la prospettiva di mettere le mani su una tecnologia più economica del 3G è stata una molla sufficiente. Realizzare network a copertura nazionale utiliz- zando il WiMax è comunque molto dispendioso a giudizio dell’opera- tore: “Tra licenze e nuovi apparati la somma da investire è alta, senza considerare che avremmo dovuto ricominciare tutto da capo”. Per tuffarsi nel WiMax Vodafone avrebbe inoltre dovuto sottrarre pre- ziose risorse all’upgrade della sua rete Umts: il traguardo si chiama long term evolution (Lte). Presentato lo scorso anno da alcuni tra i maggiori produt- tori di reti mobili al Gsm Worldwide Forum di Barcellona, la long term evolution consentirà alle reti 3G di aumentare significativamente la capacità di trasporto dati. Risultato: l’accesso a Internet e il download di contenuti in rete via cellulare e pc sarà molto più veloce, e la rete Umts potrà competere ad armi pari con il WiMax sul fronte dell’accesso bra- dband mobile. Il potenziamento della rete coin- ciderà anche con l’ampliamento del suo raggio di copertura. Obiettivo dell’operatore è infatti di arrivare nei prossimi mesi a estendere la rete 3G all’80% del territorio italiano, la stessa fetta di Paese raggiunta oggi dall’Adsl. A quel punto Vodafone riterrà di essere sufficientemente attrezzata su due fronti: quello dell’accesso bradband in mobilità e quello della connettività da rete fissa, garantito dalla recente acquisizione di Tele2. “Con l’hspda offriremo accesso bradband nei comuni sotto i 30mila abitanti, mentre in quelli più popolosi la soluzione ottimale rimane l’unbundling, una scelta che Vodafone sarà in grado di operare dalla rete di Tele2. E.G.

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N°22. 17-31dicembre2007 pag.tre

ENRICOGARDUMI

COPERTURALe regioni più rappresentatesono quelle montuose dove il WiMax potrà dare una mano a risolvere il problema del digital broadband divide

Il WiMax mobile ha grandi prospet-tive di mercato ma i tempi non sono

ancora maturi per una sua diffusione su vasta scala. Gli anni decisivi saranno quelli tra il 2010 e il 2013 quando saranno circa 80 milioni gli utenti mondiali che potranno accedere al bradband mobile utlizzando il WiMax. Lo rivela uno studio condotto da Juniper Research’s che ha fotografato lo stato dell’arte delle speri-mentazioni attualmente in corso. “Stiamo assistendo a una proliferazione dei trial per quanto riguarda lo standard 802.16e, quello che consente un uso mobile del WiMax - sottolinea Howard Wilcox, l’analista di Juniper che ha realizzato lo studio - inizialmente però i network che

verranno realizzati con questo standard supporteranno l’accesso in banda larga fisso e nomadico e solo successivamente supporteranno servizi mobili”.

Per quanto riguarda la mobilità, infat-ti, i nodi da risovere sono ancora tanti: “L’hand over tra le celle radio deve essere perfezionato - sottolinea Wilcox - ma c’è ancora molto da fare sul fronte della co-pertura di rete, degli accordi di roaming e della la disponibilità di handset in grado di supportare la mobilità”.

Problemi superabili, comunque, vi-sto che Alcatel-Lucent ha recentemente realizzato una rete WiMax mobile nella Repubblica Domenicana. Il network è in grado di supportare servizi di videotele-

fonia, streaming video in alta definizione, accesso in banda larga in mobilità e Voip. Inoltre, Alcate-Lucent ha utilizzato fre-quenze a 3,5Ghz per reallizzare la rete, una banda ritenuta da molti inadeguata per supportare servizi in mobilità.

Un giudizio, secondo Juniper, mo-tivato da considerazioni di carattere economico più che da veri e propri nodi tecnologici .

“Se si utilizzano frequenze ‘alte’ le celle radio che si ottengono sono più piccole e hanno un raggio di copetura minore - dice Wilcox - occore quindi moltiplicare le antenne e aumentare gli investimenti per realizzare network in grado di supportare la mobilità”.

Juniper stima che i costi di realizza-zione possano variare anche del 30% passando da una banda in 3,5Ghz a una in 2,5Ghz. “Ma si tratta di costi infrastrut-turali che possono essere ammortizzati in breve tempo vista la grande remune-ratività di un network WiMax che offre servizi mobili”, sostiene Wilcox.

A spianare la strada al WiMax Mobile è anche l’International Communication Union (Itu) che lo scorso ottobre 2007 ha ufficialmente inserito la tecnologia radio nel 3G Portfolio. Si tratta di una lista che include tutte le tecnologie wireless ritenute idonee a offrire servizi di telecomunicazione e accesso Internet in mobilità.

E per il mobile bisognerà aspettare fino al 2010

Alcatel-Lucent a sorpresa fra i candidati. Ecco perché ci sono

«Dati e voce per le Pmi Così il nostro wireless»

Alcatel-Lucent ci ha messo il cappello ma non è ancora certo di partecipare alla ga-

ra per l’assegnazione delle frequenze WiMax. “Siamo arrivati alla fase della pre-qualifica - spiega - Alberto Lotti, direttore tecnologie e marketing di Alcatel-Lucent Italia - ma non è scon-tata la nostra presenza all’asta.

Perchè arrivare a questo punto se poi non si ha intenzione di fare l’ultimo passo?

Consideriamo e puntiamo molto sulla nuova tecnologia. Ma il percor-so è lungo: tocca al ministero delle Comunicazioni stabilire quali delle 48 aziende in lista ha i requisiti di idoneità. Poi si aprirà la fase di offer-te e rilanci.

Qual è la vision di mercato di Alcatel-Lucent sullo sviluppo del WiMax in Italia?

Negli ultimi mesi abbiamo avuto colloqui con i nostri clienti e non na-scondo che abbiamo più volte cambiato idea sulle applicazioni più remunerati-ve per il WiMax. Ora abbiamo le idee

Una sola antenna WiMax per zona industrialeconsentirà di fornire servizi integrati ai dipendenti

ALBERTO LOTTI. Il direttore tecnologie e marketing di Alcatel Lucent per il momento non conferma la reale partecipazione alla gara.

STRATEGIE

più chiare.Cioè?Oltre alle applicazioni di cui si parla

solitamente, come accesso broadband, digital divide, monitoraggio del ter-ritorio, ce ne sono altre inesplorate. Un mercato promettente è quello dei servizi voce e dati in mobilità per le Pmi. Finora le aziende si sono affidate soprattutto a network WiFi per offrire ai dipendenti soluzioni di comunica-zione integrata, ma il WiMax offre dei vantaggi maggiori.

Si spieghi meglio.Una sola antenna WiMax posiziona-

ta in una zona industriale è sufficiente a fornire servizi voce e dati. Questo consente di realizzare infrastrutture di rete più economiche rispetto a quelle dei network WiFi, che necessitano di numerosi hotspot per garantire una buona copertura radio. Paragonando, poi, WiMax rev. “d” e WiMax rev. “e”, stimiamo che a parità di investimenti la Rev. “e” offra una larghezza di banda

doppia rispetto alla Rev. “d”, oppure un raggio di copertura radio moltipli-cato per due. Dipende da quello che si vuole ottenere.

Ma la banda di frequenza di-sponibile per il WiMax in Italia, quella a 3,5Ghz, è compatibile con la mobilità?

Sì, ma sviluppare una rete mobile paragonabile a quella Gsm utilizzando il WiMax non conviene. Perchè se la banda di frequenza utilizzata è alta (co-me quella a 3,5Ghz ndr.), la cella radio che si ottiene con una sola antenna è piccola e occorre utilizzarne tantissime e spendere molto, solo per realizzare un network radio in piena regola. Il gioco non varrebbe la candela. Ma la mobilità dei dipendenti all’interno di un’azienda è relativa, e celle radio piccole supportano bene servizi voce e dati.

Alcatel-Lucent non guarda al WiMax come a uno strumento per abbattere il digital divide?

La tecnologia si presta a questo uti-lizzo, ma il problema è un altro. Senza un intervento pubblico è difficile che si facciano avanti soggetti interessati a realizzare reti WiMax in aree geografi-che svantaggiate: chi sarebbe disposto a investire senza certezze sul ritorno degli investimenti?

Fatta eccezione per Trentino Network, nella lista dei candidati in gara per il WiMax non figurano società pubbliche o enti territoriali.

Come mai secondo lei?La spiegazione più plausibile è che

i tempi stretti imposti dalle procedure del bando - 45 giorni per presentare le candidature - non siano in linea con la lentezza delle amministrazioni.

Lʼoperatore telefonico concentrerà gli sforzi sullʼevoluzione dellʼUmts

E Vodafone snobbò la garaVodafone Italia non parteciperà

all’asta sulle frequenze per il WiMax. Nella lista dei 48 candidati al vaglio del Ministero delle Comunica-zioni - che dovrà ora stabilire chi ha le carte in regole per approdare alla fase della gara vera e propria - non compare il nome del secondo ope-ratore mobile del Paese. Dietro alla rinuncia una netta scelta di campo. Vodafone ha intenzione di concentrare gli sforzi sulla sua rete Umts, aumen-tando gli investimenti per estendere e potenziare il network.

“Abbiamo deciso di non correre per l’assegnazione delle licenze WiMax perché crediamo molto nel-lo sviluppo dell’Hspda - fa sapere in una nota la compagnia telefonica - la tecnologia scelta da Vodafone ha il vantaggio della mobilità che al

momento il WiMax non assicura” . Ed è proprio sul grado di immaturità della nuova tecnologia radio che si sono appuntate le maggiori perplessità dell’operatore. Vodafone ritiene infatti affidabile lo standard D, che consente di realizzare network WiMax per ac-cesso in banda larga fisso o nomadico, ma non la revisione E, che permette l’accesso in mobilità, ma su cui si registra ancora un certo ritardo dell’industria sulle sperimentazioni di rete (handover tra celle radio, per-formance di servizio e roll out della rete) e nella messa a punto di apparati hardware standardizzati. Lanciarsi nel Wimax con l’obiettivo di utilizzarlo per la mobilità equivarrebbe, quindi, a un salto nel buio. Ma sarebbe anche una scelta poco strategica, considerato che Vodafone ha già un network in

grado di offrire il broadband mobile. “La nostra rete umts permetterà con successivi sviluppi di raggiungere una velocità di trasmissione fino a 14me-

gabyte al secondo: una performance paragonabile a quella del WiMax”, sostiene la compagnia. Nemmeno la prospettiva di mettere le mani su una tecnologia più economica del 3G è stata una molla sufficiente. Realizzare network a copertura nazionale utiliz-zando il WiMax è comunque molto dispendioso a giudizio dell’opera-tore: “Tra licenze e nuovi apparati la somma da investire è alta, senza considerare che avremmo dovuto ricominciare tutto da capo”.

Per tuffarsi nel WiMax Vodafone avrebbe inoltre dovuto sottrarre pre-ziose risorse all’upgrade della sua rete Umts: il traguardo si chiama long term evolution (Lte). Presentato lo scorso anno da alcuni tra i maggiori produt-tori di reti mobili al Gsm Worldwide Forum di Barcellona, la long term

evolution consentirà alle reti 3G di aumentare significativamente la capacità di trasporto dati. Risultato: l’accesso a Internet e il download di contenuti in rete via cellulare e pc sarà molto più veloce, e la rete Umts potrà competere ad armi pari con il WiMax sul fronte dell’accesso bra-dband mobile.

Il potenziamento della rete coin-ciderà anche con l’ampliamento del suo raggio di copertura. Obiettivo dell’operatore è infatti di arrivare nei prossimi mesi a estendere la rete 3G all’80% del territorio italiano, la stessa fetta di Paese raggiunta oggi dall’Adsl. A quel punto Vodafone riterrà di essere sufficientemente attrezzata su due fronti: quello dell’accesso bradband in mobilità e quello della connettività da rete fissa, garantito dalla recente acquisizione di Tele2. “Con l’hspda offriremo accesso bradband nei comuni sotto i 30mila abitanti, mentre in quelli più popolosi la soluzione ottimale rimane l’unbundling, una scelta che Vodafone sarà in grado di operare dalla rete di Tele2.

E.G.