TUTTO TROVA POSTO SUO CUORE… nel · 2018. 11. 18. · dere , credo per capire” : Non importa se...

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La ricerca della verità TRA RAGIONE E FEDE di ALBERTO CASERTANO e qui il tuo dito e guar- da le mie mani; tendi la tua mano e mela nel mio fianco; e non essere incre- dulo, ma credente!”. (Gv 20,27) Non so a voi ma a me questo pic- colo passo del vangelo ha fao afferrare veramente la grandezza della nostra fede e dell’aenzio- ne del Signore per l’uomo che si mee alla Sua ricerca; Tomma- so arriva a credere perché vede e tocca e Gesù non si nasconde a chi lo cerca araverso la ragione. Dopo la risurrezione l’incredulità e l’insicurezza di tu gli altri di- scepoli verranno stravolte dalle apparizioni del risorto come ad Emmaus o nel cenacolo : “Guarda- te le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho”.( Lc, 39) Al cospeo della Santa Sindone ho pensato che la passione e la risur- rezione non sono una fantasia, ep- pure ancora l’uomo ne cerca i segni ! In un momento così arido della storia dell’umanità dove coesisto- no l’ateismo, gli oroscopi, i santoni e i falsi profe Gesù ribadisce con il Segno per eccellenza che Egli è la via, la VERITÀ e la vita! È la verità che con osnazione si mostra al mondo : “Non c’è nulla di nascosto che non sarà manifestato, nulla di segreto che non sarà conosciuto e non ver- rà in piena luce” (Lc,17) ;ancora si fa toccare e osservare,soprauo dalla scienza, araverso i se- gni impressi sul Sacro Lino. Eppure a qualcuno dà fasdio la luce perché rende liberi… Il male si annida nella menzogna e ali- menta l’ignoranza perché illude di trovare appagamento evaden- do dalla realtà nell’irrazionale! Ed ecco che si cerca di ostaco- lare l’incontro tra scienza e fede nell’orientamento dell’uomo alla verità, alla felicità, araverso la di- sinformazione e la misficazione da cui crescono le see e i fonda- mentalismi da un lato e il materiali- smo e il relavismo eco dall’altro. Si traa della disintegra- zione del crisanesimo! Ora mi sono più chiare le parole di S.Agosno “Capisco per cre- dere , credo per capire” : Non importa se il Signore si manifes a noi prima araverso la ragione o araverso la fede perché l’im- portante è meersi alla ricerca della verità ed Egli ci viene incon- tro per la nostra buona volontà. “M di DON MARIO RUSSO SEGUE A PAGINA 2 TUTTO TROVA POSTO nel SUO CUORE… È il Mistero del Cuore di Cristo, trafitto perché amante La Solennità del S. Cuore di Gesù resta un Miste- ro stupendo che, straordinariamen- te, collega la più alta teologia alla più diffusa pietà popolare, la più ampia grandezza all’in- timità più personale… In quel Cuore ciascuno trova la sintesi, la perso- nificazione, la sorgente della propria vita; trova il rifugio nell’incompren- sione, la saldezza nella prova… Ciascuno trova la misura dell’amore: l’Amore con il quale quel Cuore, secondo l’espres- sione con cui Egli stesso si rivela a Santa Marghe- rita Maria Alacoque, “ha tanto amato il mondo!E T ERRITORIO dossier TORINO 2010 In pellegrinaggio alla Santa Sindone di Enzo Aulio 4 - 5 L’ANTICO TEMPIO DI GIOVE Excursus storico sul Duomo di Pozzuoli di Luigi Zeno 6 IN CAMMINO CON MARIA Peregrinao Mariana di Mariano Amirante 3 SENSI DELLA MEMORIA 400 anni di storia della Città di Pozzuoli Cià di Pozzuoli Giambasta Albrizzi 1761

Transcript of TUTTO TROVA POSTO SUO CUORE… nel · 2018. 11. 18. · dere , credo per capire” : Non importa se...

  • La ricerca della verità tra ragione e fede

    di ALBERTO CASERTANO

    etti qui il tuo dito e guar-da le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel

    mio fianco; e non essere incre-dulo, ma credente!”. (Gv 20,27)Non so a voi ma a me questo pic-colo passo del vangelo ha fatto afferrare veramente la grandezza della nostra fede e dell’attenzio-ne del Signore per l’uomo che si mette alla Sua ricerca; Tomma-so arriva a credere perché vede e tocca e Gesù non si nasconde a chi lo cerca attraverso la ragione. Dopo la risurrezione l’incredulità e l’insicurezza di tutti gli altri di-scepoli verranno stravolte dalle apparizioni del risorto come ad Emmaus o nel cenacolo : “Guarda-te le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho”.( Lc, 39)Al cospetto della Santa Sindone ho pensato che la passione e la risur-rezione non sono una fantasia, ep-pure ancora l’uomo ne cerca i segni ! In un momento così arido della storia dell’umanità dove coesisto-no l’ateismo, gli oroscopi, i santoni e i falsi profeti Gesù ribadisce con il Segno per eccellenza che Egli è la via, la VERITÀ e la vita! È la verità che con ostinazione si mostra al mondo : “Non c’è nulla di nascosto che non sarà manifestato, nulla di segreto che non sarà conosciuto e non ver-rà in piena luce” (Lc,17) ;ancora si fa toccare e osservare,soprattutto dalla scienza, attraverso i se-gni impressi sul Sacro Lino.Eppure a qualcuno dà fastidio la luce perché rende liberi… Il male si annida nella menzogna e ali-menta l’ignoranza perché illude di trovare appagamento evaden-do dalla realtà nell’irrazionale! Ed ecco che si cerca di ostaco-lare l’incontro tra scienza e fede nell’orientamento dell’uomo alla verità, alla felicità, attraverso la di-sinformazione e la mistificazione da cui crescono le sette e i fonda-mentalismi da un lato e il materiali-smo e il relativismo etico dall’altro.Si tratta della disintegra-zione del cristianesimo! Ora mi sono più chiare le parole di S.Agostino “Capisco per cre-dere , credo per capire” : Non importa se il Signore si manifesti a noi prima attraverso la ragione o attraverso la fede perché l’im-portante è mettersi alla ricerca della verità ed Egli ci viene incon-tro per la nostra buona volontà.

    “Mdi dON mARiO RuSSO

    SEGuE A PAGiNA 2

    TUTTO TROVA POSTO nel SUO CUORE…

    È il Mistero del Cuore di Cristo, trafitto perché amante

    La Solennità del S. Cuore di Gesù resta un Miste-ro stupendo che, straordinariamen-

    te, collega la più alta teologia alla più diffusa pietà popolare, la più ampia grandezza all’in-timità più personale… In quel Cuore ciascuno trova la sintesi, la perso-nificazione, la sorgente della propria vita; trova il rifugio nell’incompren-sione, la saldezza nella prova… Ciascuno trova la misura dell’amore: l’Amore con il quale quel Cuore, secondo l’espres-sione con cui Egli stesso si rivela a Santa Marghe-rita Maria Alacoque, “ha tanto amato il mondo!”

    E

    TerriToriodossier

    TORINO 2010

    In pellegrinaggio alla Santa Sindonedi Enzo Aulitto

    4 - 5

    l’aNTIcO TempIO dI GIOve

    Excursus storico sul Duomo di Pozzuolidi Luigi Zeno

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    IN cammINO cON maRIa

    Peregrinatio Marianadi Mariano Amirante

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    SENSI DELLA MEMORIA

    400 anni di storiadella Città di Pozzuoli

    Città di PozzuoliGiambattista Albrizzi 1761

  • dell’evacuazione del Rione Terra riprese nel filmato della videoteca Rai e di cui è neces-sario tenerne sempre viva la memoria. La mattinata si è conclusa nel piazzale d’ingresso della rocca antica dove la Pro Loco di Pozzuoli ha organizzato la degu-stazione di piatti tipici locali che, ricordiamo-lo, fanno anch’essi par-te del nostro immenso patrimonio artistico e culturale. Questo la-voro di squadra tra la nostra associazione e MAGMA, nata in occa-sione della manifesta-zione “Pozzuoli città futura” che si tenne sul nuovo lungomare a giugno 2009, si con-solida sempre di più e ne è testimonianza il successo dell’evento

    di quest’anno. Siamo ben disposti a colti-vare questo percorso

    virtuoso, innanzitutto perché ce lo impone il nostro statuto che,

    tra le altre cose, si prefigge di mirare alla conoscenza, cura e va-

    lorizzazione dei beni comuni e cioè dell’am-biente, dei beni ar-cheologici ed artistici di cui la nostra città è ricca, per dirigere l’at-tenzione dei giovani alla loro salvaguardia, prevedendo percorsi progettuali mirati allo sviluppo del turismo sociale e ambientale. E poi perchè crediamo che fare cultura non sia cosa fine a sé stessa, ma è occasione per in-contrarsi, conoscersi, confrontarsi, progetta-re e, perché no, creare opportunità di svilup-po sociali ed econo-miche in un territorio, quello nostro, davvero povero sotto questo particolare aspetto.

    s a c r o c u o r e ai g e r o l o m i n is a c r o c u o r e ai g e r o l o m i n i 3

    il Mistero del Cuore di Cristo, tra-fitto perché amante: che si offre, che esce fuori di Sé, che si supera; che va oltre ogni offesa, ma anche oltre ogni tornaconto perso-

    nale. Che va oltre ogni sentimen-to… sì, amare è più che sentire.Senza il Mistero del Cuore di Gesù, il nostro Dio non sarebbe comprensibile… senza il Miste-ro del Cuore, noi non potremmo, nel senso più profondo del ter-mine, “conoscere” Dio. È il Suo Cuore che parla al nostro cuore.«Tutto è compiuto» (Gv 19,30)…sono le Sue ultime parole… pa-role che Egli pronuncia prima di quel colpo di lancia con il quale il Suo stesso Cuore si rivelerà. Per-ché tutto si compia, potremmo dire, l’amore di quel Cuore deve essere riversato completamente nel mondo; non solo: in un certo senso, deve essere reso visibile. «Guarderanno a Colui che hanno trafitto» (Gv 19,37, cfr Zc 12,10)… dice l’antica profezia di Zaccaria che l’evangelista richiama. E il ter-mine greco “orào”, che traduce il verbo guardare, nel Vangelo non si riferisce esclusivamente allo sguar-do del corpo, ma dice anche espe-rienza, percezione, visione… con-templazione! La tenerezza di Dio, con la Sua Parola, ci aiuta così ad entrare meglio nel significato del grande dono della vita contempla-tiva a cui si lega inscindibilmente la devozione al Sacro Cuore di Gesù. “Guardare”: il Mistero del S. Cuo-re, sembra dire il Vangelo, deve essere contemplato. Giovanni è l’evangelista che ci dona questa indicazione sul Calvario; e Giovan-ni, “il contemplativo dell’Amore”, è colui che, per così dire, era entrato in anticipo in quel Cuore, Lo aveva ascoltato, pog-giando il suo capo sul Cuore di Gesù in quell’Ultima Cena. Ora è lì sotto la Cro-ce, quell’apostolo… e solo quell’aposto-lo! È lì… e non perde di vista il Cuore del Maestro, il Cuore del Figlio di Dio. Conti-nua a seguirlo con gli occhi, quasi a vo-lerne ancora di più penetrare il Mistero...Quanto è importante che la contempla-zione sgorghi dall’ascolto! Quanto è ne-

    cessaria la Parola di Dio per nutrire la nostra preghiera! E quanta adorazione del Suo Cuore è racchiusa nel nostro cuo-re, quando esso diventa docile ad ogni Parola che esce dalla bocca del Signore!In Giovanni, la Tradizione vede l’icona della verginità e della contemplazione; quell’in-

    teriorità che non solo guarda “dal di den-tro” del proprio cuore, ma sa guardare anche “dentro” il cuore. Dentro il Cuore di Cristo e, perciò, dentro il cuore dell’uomo. “Uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco” (Gv 19,34)… Se l’essere uma-no può entrare nel Cuore di Gesù è in virtù di questo colpo di lancia. «L’evan-gelista ha usato un verbo significativo, commenta S. Agostino richiamando il termine “aperuit” della traduzione lati-na del brano. Non ha detto colpì, ferì il

    suo costato, o qualcosa di simile. Ha det-to aprì, per indicare che nel costato di Cristo fu come aperta la porta della vita, donde fluirono i sacramenti della Chiesa, senza i quali non si entra in quella che è la vera vita» (S. Agostino, Commen-to al Vangelo di Giovanni, Omelia 120).

    “E subito ne uscì sangue ed ac-qua” (Gv 19,34)… Da quel Cuore sgorga sangue e acqua; zampil-lano... l’immagine evangelica richiama la visione di Ezechie-le, l’acqua che scende dal lato destro del tempio (cfr Ez 47,1), ma ci riporta al significato del nuovo Tempio che è Cristo. Dio non solo non si stanca dell’uo-mo: Dio vuole salvare l’uomo. Il nostro Dio non ha altra intenzio-ne, altro progetto che questo… eppure, quanti progetti umani contraddicono questo progetto di Dio! Penso a tanti atteggia-menti o norme impietose verso gli ultimi, i poveri, gli immigrati; e penso alla disumanità di tanti comportamenti e leggi che at-tentano alla vita dell’uomo dal suo inizio nel grembo mater-no fino alla sua naturale fine…Dio vuole salvare tutto e tutti, per questo tutto tro-va posto nel Suo Cuore !Abbiamo tanto bisogno di di-menticare noi stessi… è il Cuo-re di Cristo che ce lo chiede… che ci chiede di entrare nella

    “fornace ardente di carità”Nella fornace, lo capiamo bene, ci si brucia ma, allo stesso tem-po, si risplende di luce, illu-minando al mondo la via che conduce a Dio. Come, infatti,

    dice ancora S. Agostino, la fiamma di una torcia accesa, in qualunque posi-zione la torcia sia tenuta, “si innalzerà lo stesso verso il cielo” perché “il fuoco dell’amore tende sempre verso l’alto”.Ci infiammi del suo amore il Cuore di Cristo, per essere una “torcia accesa”, rischiarando e accompagnando i pas-si di questa Chiesa tanto bisognosa di testimoni credibili capaci di illuminare con la loro vita anche le notti più scure.

    E così sia!

    Èdalla PAGiNA 1

    ensi della me-moria” è il tito-lo della mostra

    che è stata allestita al palazzo Migliaresi del Rione Terra negli scor-si week end di maggio e organizzata dall’as-sociazione MAGMA diretta dall’architetto Pasquale Manduca, alla cui realizzazione hanno partecipato i

    giovani della nostra associazione “Incon-tra il tuo futuro”, oltre a Gennaro Chiocca e Vincenzo Aulitto della commissione cultura-le della comunità del Sacro Cuore ai Gero-lomini che hanno im-preziosito l’evento for-nendo materiale video fotografico di valore storico e culturale. In sintesi, per chi non ha avuto la possibilità di partecipare all’even-

    to aperto al pubblico, la mostra, mediante videoproiezioni e alle-stimenti, ha ripercorso i 400 anni di storia di Pozzuoli compresi tra l’eruzione del monte Nuovo e la frettolosa e dolorosa evacua-zione del Rione Terra ordinata a seguito del bradisisma degli anni settanta. Non pote-vamo, quindi, manca-re all’evento: sabato 22 maggio, infatti, i

    giovani dell’associa-zione “Incontra il tuo futuro” hanno potu-to assistere all’evento frutto della loro colla-borazione e del lavo-ro di squadra dell’as-sociazione MAGMA e di tante altre persone innamorate di questa meravigliosa terra. Guidati dall’architetto Giovanna Caiazzo, ab-biamo potuto innanzi-tutto ammirare l’opera artistica curata da Giu-

    seppe La Mura che at-traversa i momenti più significativi della storia puteolana, dal perio-do greco fino ai giorni nostri. Molto interes-sante è stata la video proiezione del percor-so relativo al periodo storico oggetto della mostra, efficacemen-te commentato con la consulenza di Raffaele Giamminelli e Mario Sirpettino. Oltremodo toccanti le immagini

    “Sdi ANGELO VOLPE

    SENSI DELLA MEMORIA400 anni di storia della Città di Pozzuoli

    ualcuno potreb-be pensare che basta poco per sentirsi buoni

    cristiani. Effettivamen-te basterebbe recita-re quotidianamente le proprie preghiere, par-tecipare all’Eucaristia domenicale… in altre parole “tenersi buono” Dio, ricorrere a Lui ma-gari solo nel momento del bisogno, e dimenti-carsi di dire ogni tanto un semplice “grazie”. Ma essere veri discepoli di Gesù è ben diverso: non significa compiere semplici pratiche “pro forma”, ma essere te-stimoni coraggiosi per chi non ha ancora spa-lancato la porta a Dio, e orgogliosi di esserlo. In altre parole, “metterci la faccia”. Siamo pronti a farlo senza vergogna? La Pentecoste ci ricor-da che lo Spirito Santo è irrefrenabile, mette in moto, in cammino…È quello che è successo quest’anno, durante il mese di Maggio, nella nostra comunità par-rocchiale. Ogni lunedì, grazie all’intervento di alcuni collaboratori, è stata data la possibili-tà a tutti di recitare in-

    sieme la preghiera del Santo Rosario, e parte-cipare alla celebrazione Eucaristica, presiedu-ta dal nostro parroco nei principali quattro rioni del territorio par-rocchiale. Un’iniziativa nata inizialmente per sopperire alla mancan-za delle benedizioni pasquali “a domicilio”, dovuta a motivi orga-nizzativi, ma che si è rivelata in seguito edi-ficante per chi l’ha vis-suta e un’ottima “arma” pastorale. Quasi in ogni famiglia, infatti, duran-te il periodo pasquale, si aspetta la “tradizio-nale” benedizione…che se non arriva è come se ci mancasse qualcosa. Spesso dimentichiamo che in chiesa c’è bene-dizione ogni giorno, du-rante la Santa messa, e non è quella che dà il sacerdote in conclusio-ne della celebrazione, ma quell’effusione dello Spirito santo che insie-me al pane e al vino tra-sforma anche noi. È sta-to emozionante vedere tutta la comunità attiva: chi ordinava le sedie, chi con cura improvvi-sava un altare e anche chi pensava ad immor-talare il momento con foto. Emozionante era il silenzio che si perce-piva, quasi non fossimo

    all’aperto, come se in quel momento erava-mo noi le colonne della chiesa. È in queste oc-casioni che ci si rende conto che la Chiesa non si limita a quattro mura, non è l’edificio fatto di mattoni e cemento; la vera Chiesa siamo noi, che nonostante le no-stre diversità ci ricono-sciamo uniti in un solo corpo, come ci ricorda il motto episcopale del cardinal Ursi: “Grano multa una Hostia”. In-camminarsi e ritrovarsi tra le strade del nostro territorio è stato segno

    del nostro cammino in-contro al Signore, non un cammino prepoten-te di chi l’ha incontrato e vuole annunciarlo a tutti, ma un cammino umile di chi è ancora alla ricerca, di chi ogni giorno si sforza di co-noscere un po’ di più Gesù, senza aver paura. Uscire fuori, incammi-narci, ci ha fatto sentire veri pellegrini, e quale periodo migliore se non quello dedicato a Ma-ria? È con lei che abbia-mo pellegrinato in que-sti quattro lunedì, con Maria, che Benedetto

    XVI ha definito il rove-to che brucia perenne-mente per amor nostro senza mai consumarsi. È lei che ringraziamo quindi per averci guida-to per le vie di Gesù e per averci permesso di portare a compimento quest’iniziativa, che vi-sta la numerosa e sen-tita partecipazione, non resterà sicuramente esclusiva di quest’anno.

    TerriToriodossier

    TerriToriodossierTUTTO TROVA POSTO nel SUO CUORE…

    PEREGRINAtIO MarianaIn cammino con Maria per le strade della comunità parrocchiale

    Qdi mARiANO AmiRANTE

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  • ravamo nella fila per la contem-plazione della Sindone, quan-do dei bravi vo-

    lontari ci hanno offer-to un giornale tutto dedicato al sacro lino. Vi era nell’articolo in prima pagina una di-scutibile affermazione: “…nonostante tutti gli sforzi delle scienze, il mistero della Sindone si fa sempre più fitto”. Ho pensato: certamen-te il giornalista si rife-risce all’unico test a favore della datazione medioevale del San-to oggetto (quello del carbonio 14) a fronte delle restanti centina-ia di prove che inve-ce rimandano a Gesù, alla morte in croce e persino alla Resurre-zione dopo tre giorni. Poi mi sono detto: no, non è possibile che il giornalista non sappia del manoscritto Pray, risalente con certez-za a 150 anni prima della data indicata dai “carbonisti”, dove è presente un’inequi-vocabile rappresenta-zione della Sindone. Forse il giornalista si è anche distratto sui le-gami evidentissimi tra la Sindone ed il suda-rio di Oviedo, oggetto risalente almeno al settimo secolo dopo Cristo; così come non conosce le enormi contraddizioni sulla datazione tramite car-bonio 14, ad esempio quelle foto del tessu-to analizzato che non si riferiscono al tes-suto della Sindone! Mentre pensavo a

    queste cose, la fila di noi pellegrini è arriva-ta davanti ad un telo cinemascope su cui è stato proiettato un breve filmato, molto commovente, sui se-gni della flagellazione e della crocifissione romana presenti sul sacro lino, operazioni feroci, di cui tra l’altro si era persa comple-tamente memoria nel medioevo. Mi sono detto: è probabile che l’autore dell’articolo e quello del film non si siano parlati, così come è probabile che questi potenti segni e la loro perfetta corri-spondenza coi Vangeli abbiano lasciato solo

    sparute tracce nella mente del giornalista. Entrati nel duomo, sia-mo passati vicino alla tomba del Beato Pier Giorgio Frassati. Ho pensato a lui, giovane, colto, vivace, pieno di carità, vicino al telo del Nostro Signore, muto testimone insieme a Maria, così come lo fu il giovane apostolo Giovanni ai piedi della croce. Di lì la fila sareb-be proseguita veloce verso la Sindone, per la contemplazione tanto desiderata da noi tutti; da quel momento fino all’uscita dal duomo ognuno di noi avrebbe messo nelle mani del Signore personalmen-

    te il proprio vissuto in un rapporto intimo. Io sono tornato con la mente a vent’anni fa, al mio incontro casua-le con Gesù, che fin lì avevo creduto una fi-gura mitica, un’inven-zione delle religioni di salvezza, costruita ad arte per gli schiavi dell’Impero. Dopo un lungo cammino ero dunque finalmente arrivato innanzi alla radice dell’uomo, di fronte alla sua saluta-re Verità: il Cristo che ha sudato sangue, che ha desiderato insoddi-sfatto la consolazione degli uomini, che ha supplicato di essere risparmiato. “Mio Dio,

    mio Dio perché mi hai abbandonato?”: que-sta è la vera prova che il cristianesimo è qual-cosa di divino. Ci vole-va un Uomo giusto da imitare, perché l’imita-zione di Dio non fosse una semplice parola. Iddio ci ha insegnato che per essere giusti bisogna essere nudi e morti. Senza immagi-nazione e senza sovra-strutture. Solo la croce non può essere imitata in modo immaginario. E questa è anche la più grande prova che la Sindone non mentisce.Uscito dal duomo, volgendo come mol-ti istintivamente lo sguardo al cielo, ho

    In pellegrinaggio alla Santa SindoneEdi Vincenzo Aulitto

    TORINOincrociato i segni anco-ra evidenti dell’incen-dio che nel 1997 ha ri-schiato di distruggere il sacro lino. Come è stato possibile non aver intrapreso i necessari e banali accorgimenti tecnici perché ciò non accadesse? Perché du-rante il restauro, in via precauzionale, l’ogget-to più caro alla cristiani-tà non è stato spostato in altro luogo? Quante incredibili distrazioni s’incontrano sul cam-mino per la Sindone!A questo punto ho pen-sato che contatterò il giornalista appassiona-to dei misteri fitti, per chiedergli piuttosto di indagare sugli even-

    ti, questi sì misteriosi, che hanno rischiato di distruggere la Sindone. Il primo, da un punto di vista mediatico nel 1988/1989, il test del carbonio 14, che sempre più va assumendo i toni del falso ideologico. Il secondo, l’incendio del 1997, di cui già ho det-to; il terzo, il veramente ridicolo documentario sulla presunta Sindone realizzata da Leonar-do da Vinci. Ci sarebbe solo da ridere se non fosse che nuovamente ci troviamo innanzi al filone “Leonardo, alter ego laico e dissacran-te di Gesù”, proposto da un’inquietante lob-by culturale che già ha

    programmato il “Co-dice Da Vinci” e simili. Alle anime buone ed ingenue che stranite si chiedono il motivo per cui delle persone possa-no avere interessi con-tro la Sindone, rispondo con le parole di Gesù: “Il mondo non può odiare voi, ma odia me, perché di lui io attesto che le sue opere sono cattive (Gv. 7,7)”. Questo è an-che il motivo per cui noi cristiani dobbiamo non solo contemplare la Sin-done, ma anche vigilare su di essa, informarci in modo attento e consa-pevole, soprattutto evi-tare le troppe ingenuità e le troppe distrazioni. Ad esempio, per me è

    “ingenuità” se si defini-sce “icona” la Sindone, anche se ciò inserito nell’ambito di altissimi discorsi. E’ fin troppo evidente il senso preva-lente del termine “ico-na” nel linguaggio dei computer “di falso che rimanda ad altro”; del resto questo termine è stato usato in antitesi al termine “reliquia” pro-prio nella famosa con-ferenza del Cardinale Ballestrero all’indoma-ni della pubblicazione dei risultati del test col carbonio 14. Reliquia o icona? Ballestrero con buona dose di since-ra ingenuità sottolineò troppo frettolosamente nel 1988: purtroppo ico-

    na, intendendo quindi falsa. Quella conferen-za rimarrà nella storia quale esempio di come delle intelligenze altissi-me (quella di Ballestre-ro) proprio perché buo-ne ed oneste possano essere indotte in errore se portate ad esprimersi sul terreno della malizia e della furbizia tattica. Il timore che le persone brave, possano essere messe in difficoltà dal-le persone abituate ad operare con furbizia era molto presente anche a Gesù, se una volta ha chiosato con amarezza: “I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce (Lc.: 16,8)”.

    s a c r o c u o r e ai g e r o l o m i n i 4 s a c r o c u o r e ai g e r o l o m i n i 5

  • el mezzo, dove oggi è Pozzuoli, era il tempio di

    Giove (che di presente serve per Chiesa Catte-drale) sontuosissimo, fabbricato tutto di qua-dri di marmo sì grossi, che la medesima pietra fa faccia dentro e fuo-ri, con colonne grosse, ed alte, sopra le quali era un ordine d’archi-travi di mirabil lavoro e grandezza. Fu questo Tempio edificato da Cal-purnio, ad onore d’Ot-taviano Augusto come dalla seguente iscri-

    zione collocata ne suo frontespizio: Calphur-nius L.E. Templi Augusto cum ornamentis D.D.” . Così, Mons. Pompeo Sarnelli (1649 – 1724), Vescovo di Bisceglie, nella “Guida de’ fore-stieri” (foto 1), pubbli-cata a Napoli per la V volta nel 1784, avviava il turista dell’epoca alla scoperta dei monumen-ti di Pozzuoli. Se non si proseguisse nella let-tura , saremmo portati a credere di aver let-to una guida moderna (foto 2-3). La verità è ben diversa. La Catte-drale, frutto dell’adat-tamento di un tempio che si pensa sia stato costruito prima del 530 a.C. (fondazione di Dice-

    archia), col passare dei secoli ha subito numerose modifi-che. Tra queste, le più radicali, furono certamente quelle decise dal Vescovo Martino de Leòn Y Cardenas che, il 30 aprile del 1633, dopo appena undici mesi dall’inizio dei lavori, consacrò la nuova Cattedrale. Nei secoli succes-sivi, la Cattedrale fu oggetto di molti restauri e fu arric-chita con altari , con la nuova canto-ria e l’organo e con

    numerosi dipinti (foto 4-5). Dell’antico tem-pio, completamente in-globato in una struttura barocca, non restò altro che il disegno di Giu-liano San Gallo (1490), unica testimonianza grafica antecedente alla trasformazione. Nella notte tra il 16 e 17 mag-gio del 1964, un violen-to incendio interessò la Cattedrale . Il crollo di parte della muratu-ra, portò alla luce i re-sti della struttura che il Vescovo, Martino de Leòn y Cardenas, aveva fatto ricoprire (foto 6). I danni furono gravi ma la volontà di porvi rime-dio fu altrettanto forte. Si diede immediato av-vio alla progettazione e, nel 1968, fu dato inizio ai lavori di restauro che però non portarono al recupero del Duomo. Infatti, la recrudescen-za del bradisisma del 1970 determinò il com-pleto sgombero del Rio-ne Terra e, il successivo terremoto del 1980, obbligò il Vescovo ad allontanarsi dalla Catte-drale. Tutto il rione fu lasciato alla mercè dei ladri che in breve tem-po, favoriti anche dallo sgombero dell’intero centro storico deciso per la recrudescenza bradisismica del 1983, spogliarono la Catte-

    drale di tutto ciò che era possibile asportare (foto 7). L’abbandono del rione durò circa do-dici anni. Nel gennaio del 1992, anche se con lentezza, furono av-viati i lavori di risana-mento del primo lotto dei fabbricati del rione. Il Duomo doveva at-tendere ancora. Infatti, solo nel luglio del 2004, espletato il concorso a cui parteciparono ben dodici gruppi di proget-tazione, la redazione del progetto definitivo per il restauro e la siste-mazione liturgica della Cattedrale, fu affidata al gruppo di progetto del Prof. Arch. Marco Dezzi Bardeschi. Per il restauro, finanziato con i fondi P.O.R. Campa-nia 2000/2006, furono stanziati 9.967.618,15 euro. L’opera doveva essere completata en-tro il 2008 ( foto 8-9). Sono passa-ti due anni dalla data fissata per la sua con-segna ma, finalmente, si può affer-mare che i lavori sono stati quasi completati. Il restauro restituisce, come si

    prefiggeva “.. il Tempio – Duomo alla sua storia e alla sua Città..”. Certa-mente, chi ha memoria del Duomo prima del 1964, stenterà a ricono-scerlo ma, la “leggerez-za” con cui furono ese-guiti i lavori di restauro nel 1968 e i furti operati dal 1980 al 1992, non avevano lasciato molto da recuperare. La Catte-drale, oggi, rappresenta il luogo ove si è tenta-to di rispondere “…alle istanze religiose, cultu-rali e sociali di una com-mittenza di tipo archeo-logico e liturgico” (foto 10-11). Molti si chiede-ranno se le aspettative sono state soddisfatte . Ai puteolani, custodi delle vecchie memorie, dopo 46 anni di attesa, basterà soltanto po-ter tornare a visitarlo.

    “Attraverso secoli di tribolazioni ripercorriamo le principali vicende che hanno portato l’antico tempio di Giove alla restaurazione definitiva della Cattedrale, finalmente restituita ai cittadini puteolani”

    “Ndi LuiGi ZENO

    Excursus Storicosul Duomo di Pozzuoli

    Il Laboratorio della Fedea Resurrezione del Signore è sicuramente il fondamento, il centro della fede cristiana, l’evento da cui tutto ha inizio e Giovanni nel capitolo 20 del suo Vangelo narra degli incon-tri del Risorto con i discepoli ed il conseguente mandato

    per la loro missione: annunciare la Parola, vista, udita e toccata.La prima a fare esperienza di tale incontro è una donna, Maria di Magdala, la quale si reca al sepolcro per vedere il corpo del Signore ma la pietra era stata ribaltata. Era il primo giorno dopo il sabato ed era ancora buio, la “Luce del mondo”, Gesù, infat-ti non c’era. Spaventata la donna corre da Simon Pietro che, con il discepolo che Egli amava, si reca al sepolcro. Il discepolo corre più veloce, vede le bende per terra e crede. Gesù era re-suscitato dai morti! La Scrittura che non avevano inizialmente compreso ora si era compiuta. La donna invece rimane lì al se-polcro piangendo, ma una voce la chiama per nome scuoten-dola e lei, voltatasi, riconosce che l’uomo che credeva essere il custode del giardino era invece il suo Rabbunì. Aveva visto il Signore prima che ascendesse al cielo, al Padre Nostro. Una simile notizia andava annunciata subito agli altri discepoli rin-chiusi nel cenacolo. Ma la sera di quello stesso giorno il Risorto incontra anche gli altri discepoli ed alitando su di loro consegna lo Spirito Santo, forza rinnovatrice e permanente che li guiderà nella loro missione di testimoni del Vangelo per la conversione di molti e la remissione dei peccati. Gli incontri con il Risorto non terminano quella notte e c’è chi come Tommaso è ancora incredulo all’affermazione dei discepoli: “Abbiamo visto il Si-

    gnore”. Anche Tommaso ha bisogno di vedere per credere ed il Signore lo accontenta: dopo otto giorni ritorna nel cenaco-lo per mostrarsi a lui, invitandolo a toccare le sue piaghe e a non essere più incredulo ma credente. Il discepolo non tocca le ferite: quell’incontro e la Parola di Gesù gli fanno sgorgare dal cuore la sua professione di fede: “Mio Signore e mio Dio”. Il Vangelo di Giovanni narra di incontri e di segni compiu-ti da Gesù risorto in presenza dei suoi discepoli, segni vi-sibili che portano questi ultimi a vivere la piena comunio-ne di amore con Lui, a riconoscerlo come il Figlio di Dio. E noi che non abbiamo visto? come riconosciamo che Gesù è il Cristo? È il Risorto? Anche noi abbiamo bisogno di vede-re per credere ed affermare che Gesù è il nostro Signore?“Beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”. A noi basta la Sua Parola e quella dei suoi discepoli. Paro-la ascoltata, meditata, interiorizzata, vissuta. Se rima-niamo fedeli alla sua Parola, uniti a Lui come tralci alla vite, anche per noi si realizzerà quella comunione di amo-re che genera gioia vera, vera essenza della vita cristiana.A conclusione degli incontri di Laboratorio della Fede che hanno alimentato il nostro cammino di fede attraverso l’a-scolto e la meditazione di brani contenuti nel vangelo di Gio-vanni, possiamo affermare di aver fatto esperienza del Risor-to, di quell’ “incontro” che cambia la vita e dire come Maria Maddalena e i primi discepoli,“Abbiamo visto il Signore!” E, come gli apostoli hanno ricevuto l’incarico di annunciare a tutti il messaggio pasquale, cosi noi abbiamo il compito di testi-moniare con la nostra vita i doni del Signore risorto mediante lo Spirito Santo: la gioia, la pace, il perdono e l’amore reciproco.

    Ldi ANNA GROSSi

    abbiamo vistoiL Signore

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    -MARTEDì catechismo Secondo anno dalle ore 17,00 alle ore 18,30.

    -VENERDì catechismo Primo anno dalle ore 17,00 alle ore 18,30.

    Il Sacramento del Battesimo viene amministrato ogni ultima domenica del mese e gli incontri si tengono i tre sabato che precedono la celebrazione del Sacramento.

    Sabato dalle ore 16:00 alle ore 18:00

    Sabato delle ore 17.00

    Animazione liturgica S.Messa dei bambini ore 10:00 -Prove canti dei bambini sabato dalle ore 16:00 alle ore 17:00 Animazione liturgica S.Messa ore 11:30 -Prove Coro Giovani mercoledì ore 19:00

    Centro ASCOLTO martedì dalle 17:00 alle 19:00

    Dispensa Lunedì, mercoledì, venerdì dalle 17:00 alle 19:00

    Ogni primo venedì del mese alle ore 18:00

    Orario Sante Messe

    Adorazione Eucarist ica d e l mese

    Catechesi d i Prima Comunione

    I ncontr i Pre-Battesimal i

    Orator io DopoCOmuNione

    Col leg io de i MiNiSTranTi

    Percorsi B ibl ic iVenerdì dalle ore 19:00 incontri di approfondimento e conoscenza della Sacra Scrittura tenuti da don Mario Russo

    Gruppo G iovaniIncontro ogni mercoledì alle ore 20:30 con don Mario Russo

    Cori Parrocch ia l i

    Lettor iIncontro alle ore 18:30 ogni secondo lunedì del mese

    Caritas

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