«CASO TORINO» E UNA SFIDA INCALZANTE Il Pd riapre i giochi · prossima 22 aprile – attraverso...

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Quotidiano di ispirazione cattolica www.avvenire.it Quotidiano di ispirazione cattolica www.avvenire.it IL FUTURO OGNI GIORNO 1968-2018 5 Caritas Chiesa e giovani «Mettere in moto la speranza» PRIMOPIANO A PAGINA 8 Progetto La grande opera che può difendere Genova dalle piene VIANA A PAGINA 10 Somalia Altre intercettazioni sul caso Ilaria Alpi Riaprirà il processo? ISOLA A PAGINA 12 Avvenire 1979 50 anni da rileggere Rivoluzione in Iran e i viaggi di Wojtyla FOLENA E GIORGI A PAGINA 13 ANNO LI n° 92 1,50 Mercoledì 18 aprile 2018 San Galdino vescovo Opportunità di acquisto in edicola: Avvenire + Luoghi dell’Infinito 4,20 he voice» della radiocronaca di «Tutto il calcio minuto per minuto» è stato lui, Sandro Ciotti. Sandro, l’unico figlio maschio del sor Gino, antesignano del giornalista freelance di inizio secolo e narratore innamorato della sua città raccontata in “Aria sui ponti di Roma”. I Ciotti hanno sempre vissuto lì, nel cuore della Roma tiberina, a Piazza della Libertà. Un predestinato fin dal battesimo Sandrino, per padrino ebbe il poeta Trilussa. «Erano amici con papà e lavoravano insieme al settimanale satirico “Il Settebello”», ricordava Ciotti aprendomi il salone di casa sua ricolmo di libri, dischi jazz e di foto di quando giocava nelle giovanili della Lazio. Mediano di spinta della Nazionale universitaria e poi punta di diamante alla radio. «Mi vennero a cercare due giovani colleghi, Enrico Ameri e Paolo Valenti per propormi una trasmissione radiofonica che si chiamava “Ko: Incontro e scontro della settimana sportiva”». Sport, musica e parole, quasi un “Alto gradimento” dei geniacci Arbore e Boncompagni. Ma la voce non era ancora quella del corvo intonato e ammaliante. «Accadde durante le Olimpiadi di Messico ’68. E quel giorno sotto un acquazzone monsonico mi feci 14 ore filate di diretta. Alla fine ero stremato e mi accorsi di quell’abbassamento che peggiorò il giorno dopo, fino a determinare quel timbro che mi sono portato appresso per tutta la vita...». Poteva essere l’inizio della fine, e invece una voce così non abbiamo mai smesso di “ascoltarla”. © RIPRODUZIONE RISERVATA T « CIOTTI THE VOICE Massimiliano Castellani Idee Bassetti: «De Gasperi, un modello» IL TESTO A PAGINA 20 Anticipazione Don Milani maestro di giustizia ICHINO A PAGINA 21 Il caso La favela salvata dall’orchestra BERTOGLIO A PAGINA 23 Il fatto. Alla vigilia della scelta del Presidente della Repubblica per un possibile incarico, i democratici lanciano un segnale ai 5 Stelle Il Pd riapre i giochi EDITORIALE «CASO TORINO» E UNA SFIDA INCALZANTE INTEGRAZIONE DEI DISVALORI PAOLO LAMBRUSCHI li arresti dei giorni scorsi per i fatti del giugno 2017 in piazza San Carlo a Torino sembrano dare ragione agli avversari del- la riforma della cittadinanza ri- conosciuta anche attraverso lo strumento dello ius soli e dello ius culturae, e possono far sorgere dubbi in chi la sostiene. Infatti, i capi della banda dello spray al peperoncino, che ha utilizzato lo spray urticante per crea- re deliberatamente confusione e poi deru- bare gli spettatori che guardavano sul maxi- schermo la finale di Champions League del 3 giugno 2017 persa dalla Juventus, avrebbe- ro agito altre volte con questo sistema crimi- nale. Dei dieci arrestati dalla polizia, tutti ven- tenni di origine maghrebina, si sa poi che so- no "di seconda generazione". Si tratta, cioè, di cittadini italiani provenienti da famiglie di origine straniera stabilitesi nel nostro Paese da parecchio tempo, con genitori occupati e fratelli o sorelle studenti anche universitari. Dunque non si tratta di irregolari – come di- cono le solite bufale "social" –, non hanno al- le spalle storie di emarginazione grave e po- vertà materiale. Cadute contro di loro le ac- cuse di omicidio preterintenzionale, se le al- tre accuse saranno provate, ci troveremo in- vece davanti a una banda di balordi. È lecito farsi domande ed è necessario cer- care risposte perché alle spalle dei capi di questo gruppo, ad esempio, ci sono percor- si di studio e integrazione finora ritenuti con- dizione necessaria e sufficiente per diventa- re cittadini italiani per così dire "esemplari". Il presunto capo è un 20enne italiano di o- rigine marocchina prossimo al diploma in u- na scuola che garantisce occupazione ai suoi diplomati. Colpisce, perciò, il disprezzo – desunto dalle intercettazioni – suo e dei suoi sodali per va- lori quali il lavoro, il sacrificio, il guadagno o- nesto: tutto da buttare, come per ribellione a quanto le loro famiglie invece sperimentano quotidianamente, anche con grandi sacrifici per vivere con decoro e per far studiare i figli. E proprio questo aiuta a capire che il proble- ma non è l’«integrazione», come già per i cas- seurs che lo scorso decennio misero a ferro e fuoco Parigi, calando dalla periferie per pren- dersi a forza quel che stava nelle vetrine luc- cicanti del centro città. Anche loro erano «in- tegrati», ma avevano preso dai "valori" delle so- cietà occidentali soprattutto il consumismo esasperato, la brutale voglia di accaparrarsi i simboli della ricchezza e del successo. Anche la banda torinese, fatte le debite proporzioni, ha colpito per i soldi facili, per poter avere ca- pi d’abbigliamento firmati e cellulari e dispo- sitivi elettronici di ultima generazione, per di- mostrare di essere «integrati», senza fare fati- ca, sino a mettersi al di sopra delle legge. G continua a pagina 2 GAETANO RIZZO «Grazie Italia, grazie papà». Sono queste le ultime parole pronunciate da Tesfalidet Tesfom, migrante eritreo poi ribattezzato Segen, il 12 marzo scorso. Mentre Vincenzo Morello, medico delegato di Por- to a Pozzallo, cercava di salvargli la vita in tutti i mo- di. Consumato dalla fame, dalle percosse subite in Libia e dalla tubercolosi, era arrivato sulla nave Proactiva della Ong Open arms, ora libera di salva- re altre vite. Quella di Segen, invece, s’è interrotta l’indomani, all’ospedale Maggiore di Modica. A PAGINA 11 In attesa della decisione di Mattarella per superare lo stallo, anche Salvini "apre" al presidente del Senato, Casellati: «Può fare un buon lavoro, dice il leader leghista, che aggiunge: «A differenza di Di Maio non di- co "o governo io o niente"». Dal Nazareno il reggente Martina rilancia tre proposte su povertà, famiglie e lavoro. M5s: sono utili. Ma i dem precisano: no a un governo so- lo con la Lega o i 5 Stelle. In Parlamento, dibattito sulla Siria. Gentiloni: «Noi stia- mo con gli Usa, è una scelta di campo». PRIMOPIANO ALLE PAGINE 4 E 5 Incapienti In 3 milioni perdono gli sgravi alla famiglia EUGENIO FATIGANTE Il presidente del Consiglio na- zionale dei commercialisti, Massimo Miani, va al cuore del problema: è partita la sta- gione della dichiarazione dei redditi precompilata che ve- de nuove detrazioni fiscali, ma rimane, immutato, «il no- do non affrontato» degli in- capienti. I dati parlano di a- gevolazioni Irpef che vengo- no in qualche modo "negate" a 3,12 milioni di contribuen- ti italiani incapienti, coloro che hanno un reddito troppo basso e per questo non rie- scono a usufruire, in tutto o in parte, delle detrazioni per i familiari a carico. In soldoni, sono ben 7,25 miliardi di eu- ro che, pur spettanti, non ven- gono fruiti dalle famiglie e re- stano nelle casse dello Stato. PRIMOPIANO A PAGINA 9 IL MEDICO DI POZZALLO SPIEGA L’ACCOGLIENZA DEI MIGRANTI «Arrivano fiaccati da fame e violenze Così li salviamo» Europa. L’allarme al Parlamento Ue Macron e i nazionalismi: «Rischio di guerra civile» A sette mesi dall’intervento alla Sorbona, il capo dell’Eliseo Emmanuel Macron prova a rilanciare il suo progetto euro- peo a Strasburgo, seppur ridimensionato. E punta il dito contro gli egoismi che percorrono il continente: vengono a galla gli egoismi nazionali, un pericolo per tutti. ZAPPALÀ NEL PRIMOPIANO A PAGINA 7 Emmanuel Macron (Epa) Martina prova a muovere: discutiamo di programmi Oggi mandato esplorativo alla presidente Casellati Destinazione Sinodo L’alleanza che nasce tra le generazioni ascoltando i giovani PAOLA BIGNARDI «Ma che cosa ne sapete voi di noi?». È la domanda indispettita di una ragazza verso i suoi genitori. Una reazione che apre almeno a due considerazioni: la fa- cilità con cui gli adulti presumono di co- noscere il mondo giovanile e il deside- rio dei giovani di essere guardati con oc- chi liberi e ascoltati con attenzione. A PAGINA 3 Dialogo a Bologna L’arcivescovo Zuppi al centro sociale Tpo «Si parla con tutti» CATERINA DALL ’OLIO La prima volta dell’arcivescovo Matteo Zuppi al Tpo di via Casarini a Bologna e la prima volta di un vescovo in un centro so- ciale, perlomeno in Italia. Non poteva non fare notizia l’incontro di lunedì sera. Ma Zuppi mette le cose in chiaro sin da subi- to: «No, non voglio mandare nessun se- gnale, per me è normale parlare con tutti». A PAGINA 16 Giovani ad Alessano Don Tonino Bello, la notte bianca in attesa del Papa DAVIDE RUSSO È tutto pronto ormai per il grande even- to della visita di papa Francesco sulla tom- ba del Servo di Dio, don Tonino Bello, ve- nerdì mattina dalle 8.30. Un evento tan- to atteso da parte di tutti i salentini. E tan- ti giovani parteciperanno all’evento, mol- ti dei quali si raduneranno sul piazzale di Alessano già dalla sera precedente. A PAGINA 26 I NOSTRI TEMI igurine Mondiali

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Quot id iano d i isp i raz ione catto l ica www.avvenire . i tQuot id iano d i isp i raz ione catto l ica www.avvenire . i t

IL FUTUROOGNI GIORNO

1968-20185

CaritasChiesa e giovani«Mettere in moto la speranza»

PRIMOPIANO A PAGINA 8

ProgettoLa grande operache può difendere Genova dalle piene

VIANA A PAGINA 10

SomaliaAltre intercettazionisul caso Ilaria AlpiRiaprirà il processo?

ISOLA A PAGINA 12

Avvenire 197950 anni da rileggereRivoluzione in Irane i viaggi di Wojtyla

FOLENA E GIORGI A PAGINA 13

ANNO LI n° 921,50 €

Mercoledì 18 aprile2018

San Galdinovescovo

Opportunità di acquistoin edicola:Avvenire+ Luoghi dell’Infinito4,20 €

he voice» della radiocronaca di«Tutto il calcio minuto perminuto» è stato lui, Sandro

Ciotti. Sandro, l’unico figlio maschio del sorGino, antesignano del giornalista freelancedi inizio secolo e narratore innamoratodella sua città raccontata in “Aria sui pontidi Roma”. I Ciotti hanno sempre vissuto lì,nel cuore della Roma tiberina, a Piazzadella Libertà. Un predestinato fin dalbattesimo Sandrino, per padrino ebbe ilpoeta Trilussa. «Erano amici con papà elavoravano insieme al settimanale satirico“Il Settebello”», ricordava Ciotti aprendomiil salone di casa sua ricolmo di libri, dischijazz e di foto di quando giocava nellegiovanili della Lazio. Mediano di spintadella Nazionale universitaria e poi puntadi diamante alla radio. «Mi vennero a

cercare due giovani colleghi, Enrico Ameri ePaolo Valenti per propormi unatrasmissione radiofonica che si chiamava“Ko: Incontro e scontro della settimanasportiva”». Sport, musica e parole, quasi un“Alto gradimento” dei geniacci Arbore eBoncompagni. Ma la voce non era ancoraquella del corvo intonato e ammaliante.«Accadde durante le Olimpiadi di Messico’68. E quel giorno sotto un acquazzonemonsonico mi feci 14 ore filate di diretta.Alla fine ero stremato e mi accorsi diquell’abbassamento che peggiorò il giornodopo, fino a determinare quel timbro chemi sono portato appresso per tutta lavita...». Poteva essere l’inizio della fine, einvece una voce così non abbiamo maismesso di “ascoltarla”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

T«CIOTTI THE VOICE Massimiliano Castellani Idee

Bassetti:«De Gasperi,un modello»IL TESTO A PAGINA 20

AnticipazioneDon Milanimaestrodi giustiziaICHINO A PAGINA 21

Il casoLa favelasalvatadall’orchestraBERTOGLIO A PAGINA 23

Il fatto. Alla vigilia della scelta del Presidente della Repubblica perun possibile incarico, i democratici lanciano un segnale ai 5 Stelle

Il Pd riapre i giochiE D I T O R I A L E

«CASO TORINO» E UNA SFIDA INCALZANTE

INTEGRAZIONEDEI DISVALORI

PAOLO LAMBRUSCHI

li arresti dei giorni scorsi per ifatti del giugno 2017 in piazzaSan Carlo a Torino sembranodare ragione agli avversari del-la riforma della cittadinanza ri-

conosciuta anche attraverso lo strumentodello ius soli e dello ius culturae, e possonofar sorgere dubbi in chi la sostiene. Infatti, icapi della banda dello spray al peperoncino,che ha utilizzato lo spray urticante per crea-re deliberatamente confusione e poi deru-bare gli spettatori che guardavano sul maxi-schermo la finale di Champions League del3 giugno 2017 persa dalla Juventus, avrebbe-ro agito altre volte con questo sistema crimi-nale. Dei dieci arrestati dalla polizia, tutti ven-tenni di origine maghrebina, si sa poi che so-no "di seconda generazione". Si tratta, cioè,di cittadini italiani provenienti da famiglie diorigine straniera stabilitesi nel nostro Paeseda parecchio tempo, con genitori occupati efratelli o sorelle studenti anche universitari.Dunque non si tratta di irregolari – come di-cono le solite bufale "social" –, non hanno al-le spalle storie di emarginazione grave e po-vertà materiale. Cadute contro di loro le ac-cuse di omicidio preterintenzionale, se le al-tre accuse saranno provate, ci troveremo in-vece davanti a una banda di balordi.È lecito farsi domande ed è necessario cer-care risposte perché alle spalle dei capi diquesto gruppo, ad esempio, ci sono percor-si di studio e integrazione finora ritenuti con-dizione necessaria e sufficiente per diventa-re cittadini italiani per così dire "esemplari".Il presunto capo è un 20enne italiano di o-rigine marocchina prossimo al diploma in u-na scuola che garantisce occupazione ai suoidiplomati.Colpisce, perciò, il disprezzo – desunto dalleintercettazioni – suo e dei suoi sodali per va-lori quali il lavoro, il sacrificio, il guadagno o-nesto: tutto da buttare, come per ribellione aquanto le loro famiglie invece sperimentanoquotidianamente, anche con grandi sacrificiper vivere con decoro e per far studiare i figli.E proprio questo aiuta a capire che il proble-ma non è l’«integrazione», come già per i cas-seurs che lo scorso decennio misero a ferro efuoco Parigi, calando dalla periferie per pren-dersi a forza quel che stava nelle vetrine luc-cicanti del centro città. Anche loro erano «in-tegrati», ma avevano preso dai "valori" delle so-cietà occidentali soprattutto il consumismoesasperato, la brutale voglia di accaparrarsi isimboli della ricchezza e del successo. Anchela banda torinese, fatte le debite proporzioni,ha colpito per i soldi facili, per poter avere ca-pi d’abbigliamento firmati e cellulari e dispo-sitivi elettronici di ultima generazione, per di-mostrare di essere «integrati», senza fare fati-ca, sino a mettersi al di sopra delle legge.

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GAETANO RIZZO

«Grazie Italia, grazie papà». Sono queste le ultimeparole pronunciate da Tesfalidet Tesfom, migranteeritreo poi ribattezzato Segen, il 12 marzo scorso.Mentre Vincenzo Morello, medico delegato di Por-

to a Pozzallo, cercava di salvargli la vita in tutti i mo-di. Consumato dalla fame, dalle percosse subite inLibia e dalla tubercolosi, era arrivato sulla naveProactiva della Ong Open arms, ora libera di salva-re altre vite. Quella di Segen, invece, s’è interrottal’indomani, all’ospedale Maggiore di Modica.

A PAGINA 11

In attesa della decisione di Mattarella persuperare lo stallo, anche Salvini "apre" alpresidente del Senato, Casellati: «Può fareun buon lavoro, dice il leader leghista, cheaggiunge: «A differenza di Di Maio non di-co "o governo io o niente"». Dal Nazarenoil reggente Martina rilancia tre proposte supovertà, famiglie e lavoro. M5s: sono utili.Ma i dem precisano: no a un governo so-lo con la Lega o i 5 Stelle. In Parlamento,dibattito sulla Siria. Gentiloni: «Noi stia-mo con gli Usa, è una scelta di campo».

PRIMOPIANO ALLE PAGINE 4 E 5

Incapienti

In 3 milioniperdonogli sgravialla famiglia

EUGENIO FATIGANTE

Il presidente del Consiglio na-zionale dei commercialisti,Massimo Miani, va al cuoredel problema: è partita la sta-gione della dichiarazione deiredditi precompilata che ve-de nuove detrazioni fiscali,ma rimane, immutato, «il no-do non affrontato» degli in-capienti. I dati parlano di a-gevolazioni Irpef che vengo-no in qualche modo "negate"a 3,12 milioni di contribuen-ti italiani incapienti, coloroche hanno un reddito troppobasso e per questo non rie-scono a usufruire, in tutto oin parte, delle detrazioni per ifamiliari a carico. In soldoni,sono ben 7,25 miliardi di eu-ro che, pur spettanti, non ven-gono fruiti dalle famiglie e re-stano nelle casse dello Stato.

PRIMOPIANO A PAGINA 9

IL MEDICO DI POZZALLO SPIEGA L’ACCOGLIENZA DEI MIGRANTI

«Arrivano fiaccatida fame e violenzeCosì li salviamo»

Europa. L’allarme al Parlamento Ue

Macron e i nazionalismi:«Rischio di guerra civile»A sette mesi dall’intervento alla Sorbona, il capo dell’EliseoEmmanuel Macron prova a rilanciare il suo progetto euro-peo a Strasburgo, seppur ridimensionato. E punta il ditocontro gli egoismi che percorrono il continente: vengono agalla gli egoismi nazionali, un pericolo per tutti.

ZAPPALÀ NEL PRIMOPIANO A PAGINA 7

Emmanuel Macron (Epa)

Martina prova a muovere: discutiamo di programmiOggi mandato esplorativo alla presidente Casellati

Destinazione SinodoL’alleanza che nascetra le generazioniascoltando i giovani

PAOLA BIGNARDI

«Ma che cosa ne sapete voi di noi?». È ladomanda indispettita di una ragazzaverso i suoi genitori. Una reazione cheapre almeno a due considerazioni: la fa-cilità con cui gli adulti presumono di co-noscere il mondo giovanile e il deside-rio dei giovani di essere guardati con oc-chi liberi e ascoltati con attenzione.

A PAGINA 3

Dialogo a BolognaL’arcivescovo Zuppi al centro sociale Tpo«Si parla con tutti»

CATERINA DALL’OLIO

La prima volta dell’arcivescovo MatteoZuppi al Tpo di via Casarini a Bologna e laprima volta di un vescovo in un centro so-ciale, perlomeno in Italia. Non poteva nonfare notizia l’incontro di lunedì sera. MaZuppi mette le cose in chiaro sin da subi-to: «No, non voglio mandare nessun se-gnale, per me è normale parlare con tutti».

A PAGINA 16

Giovani ad Alessano Don Tonino Bello,la notte bianca in attesa del Papa

DAVIDE RUSSO

È tutto pronto ormai per il grande even-to della visita di papa Francesco sulla tom-ba del Servo di Dio, don Tonino Bello, ve-nerdì mattina dalle 8.30. Un evento tan-to atteso da parte di tutti i salentini. E tan-ti giovani parteciperanno all’evento, mol-ti dei quali si raduneranno sul piazzale diAlessano già dalla sera precedente.

A PAGINA 26

I NOSTRI TEMI

igurine Mondiali

Page 2: «CASO TORINO» E UNA SFIDA INCALZANTE Il Pd riapre i giochi · prossima 22 aprile – attraverso manifesti, documenti, foto e filmati raccolti sotto al titolo “Vittoria italiana”

aro direttore,l’Istituto Luigi Sturzo el’Istituto di studi politicisan Pio V hanno apertoi loro Archivi per

mostrare da oggi sino a domenicaprossima 22 aprile – attraversomanifesti, documenti, foto e filmatiraccolti sotto al titolo “Vittoriaitaliana” – le immagini e le emozioniche prepararono e diedero senso esostanza settant’anni fa allagiornata elettorale del 18 aprile1948. Un passaggio attraverso ilquale l’Italia repubblicana fissavapunti fermi per il proprio futurodemocratico: la concreta possibilitànella crisi della Guerra Fredda diun’adesione unitaria all’Alleanzaoccidentale, le prospettive di libertà,di pace e di benessere diffuso.La Democrazia cristiana, su unnumero di votanti pari al 92% degliaventi diritto, raccolse oltre il 48%dei consensi contro il circa 31% delFronte Popolare e il 7% dell’UnitàSocialista.Il 10 agosto del 1946 al Palais duLuxembourg, sede del Senatofrancese Alcide De Gasperi avevachiesto, con coraggio e fermezza, airappresentanti delle potenzevincitrici del secondo conflittomondiale di «dare respiro e creditoalla Repubblica d’Italia»: dopo lastipula nel 1947 del Trattato di Parigie l’avvio dell’aiuto economicoamericano ai Paesi europei con ilPiano Marshall, la Costituzioneitaliana era entrata in vigore il 1°gennaio 1948.

Allo straordinario successo del 18aprile, mai più ripetuto, ottenutodal partito di De Gasperi e da ungruppo dirigente formato daesponenti del vecchio Partitopopolare e, in buona parte, dagiovani leader emergenti (Dossetti,La Pira, Moro, Fanfani e vari altri)contribuirono molti fattori:l’impegno anticomunista delleAssociazioni cattoliche, specie deiComitati Civici diretti da LuigiGedda, alimentato dalla gravesituazione che pativano le Chiesedell’Est europeo e dalla notizia delcolpo di stato comunista inCecoslovacchia, il coagularsi suiprogrammi sociali interclassisti difasce elettorali contadine e operaienonché dei ceti medi e borghesi,l’esplicita fiducia espressa da gruppicattolici progressisti desiderosi diun profondo rinnovamento dellastruttura dello Stato.Dopo un’aspra campagnaelettorale, fatta di accuse e anche diinsulti reciproci (ben evidenziati eillustrati dai documenti che sipropongono nella mostra), il 18aprile fu il primo esperimentopositivo della competizionedemocratica stabilita dallaCostituzione che tutti i partitiantifascisti avevano voluto comesimbolo della nuova identificazioneunitaria del Paese. La stagionepolitica e sociale che seguì fudifficile e non assopì i contrasti tra ipartiti, ma in quella giornata LuigiSturzo, all’unisono con Alcide DeGasperi, rilevò con lucidità che laDemocrazia cristiana «non ha vintoper sé, ha vinto per l’Italia, ha vintoper l’Europa, ha vinto anche per ilcontinente occidentale atlantico».

Presidente dell’Istituto Sturzo© RIPRODUZIONE RISERVATA

C

Mercoledì18 Aprile 20182 I D E E

Gentile direttore,leggo con attenzione gli articoli che“Avvenire” dedica, con costante premura, altema del lavoro. Tuttavia osservo spesso, perdirla senza inutili perifrasi, che le miglioririforme – attuate o attuabili – noncambieranno la situazione italiana: ciò nondipende dalla cronica mancanza di fondi,ma proprio dal fatto che non bisogna partireda lì. Prendiamo ad esempio il Reddito diinclusione (o di cittadinanza, che dir sivoglia): attraverso questa misura sivorrebbero sanare o almeno migliorare lesituazioni di povertà esistenti in Italia

attraverso «un’integrazione al reddito (...)anzitutto destinata a chi è sotto la soglia dipovertà, condizionata alla ricerca di lavoro eall’inserimento dei beneficiari in politicheattive, eventualmente temporanea» (riportodall’analisi del professor Antonio La Spinapubblicata il 27 marzo 2018). È necessariomettere in evidenza come questa misuraponga l’accento quasi esclusivamente sulcontenuto monetario che si intende “dovutodallo Stato” per poter vivere dignitosamente,mentre a mio parere bisogna partire da unaltro punto, ossia la ricerca di un lavoro, cheè personale e non può essere delegata alloStato; inoltre, in questo modo lo Stato stessodiventa un “ente paternalista” capacesoltanto di “elargire l’elemosina” e non,quindi, di rendere autonomi i suoi cittadini,

che dovranno un giorno correre con leproprie gambe. Trovo inoltre assurdo comespesso non ci si renda conto che il lavoro,nella tradizione cristiana (come messo inevidenza più volte dallo stesso papaFrancesco), non è soltanto un modo di“sbarcare il lunario” (e quindi non possaessere semplicemente paragonato aun’erogazione di denaro) ma è soprattuttola modalità più importante che l’uomo haper usare la sua libertà nei confronti di sestesso e della società alla quale appartiene.Se non partiamo da qui, e daun’educazione sincera alla realtà, nonandremo da nessuna parte!Cordialmente.

Michele BianchiCentro Studi Carrara

il santodel giorno

di Matteo Liut

Alla guida di Milanopartendo dai poveri

a città dell’uomo si ricostruisce a partire dai poveri:quello che oggi sembra una saggia massima per san

Galdino, vescovo di Milano, fu di fatto una regola di vi-ta. Da arcidiacono (lo era dal 1160) accanto al vescovoOberto nel 1162 si ritrovò ad assistere alla distruzionedella città perpretata da Federico Barbarossa. Tre anni piùtardi Galdino, figlio di nobili nato nel 1096, divenne car-dinale e fu scelto come successore di Oberto. Costrettoa raggiungere la sua cattedra in modo clandestino, si de-dicò al ricostruzione materiale e spirituale di Milano. Gliultimi furono al centro suo ministero, tanto che agli am-ministratori ricordava: "Voi siete qui solo per servire i po-veri". Secondo la tradizione venne aiutato a restaurarela Cattedrale dalle donne milanesi che donarono i pochigioielli sfuggiti alla distruzione. Morì nel 1176.Altri santi.Beato Luca Passi, sacerdote (1789-1866); bea-ta Savina Petrilli, fondatrice (1851-1923).Letture. At 8,1-8; Sal 65; Gv 6,35-40.Ambrosiano. At 8,18-25; Sal 32; Gv 6,1-15.

L

Galdino

«Dare reddito? Educare al lavoro»Per questo il Rei è una strada seria

Gentile professor Bianchi,il direttore mi incarica di risponderle e le dico subito checoncordo con lei sulla necessità di confermare la centralità dellavoro. Tuttavia è necessario distinguere i diversi strumenti e leloro finalità. Anzitutto vanno colte le differenze tra “Reddito dicittadinanza”, per come l’ha finora inteso e proposto ilMoVimento 5 stelle, e il “Reddito di inclusione” finalmenteintrodotto all’inizio dell’anno dal governo Gentiloni. Il primo è unsussidio destinato a tutti coloro che sono disoccupati o sotto unacerta soglia di povertà (calcolata in media intorno a 780 euro almese), parametrato sui carichi familiari ma condizionato allapartecipazione del beneficiario a programmi di formazione,all’accettazione di proposte di lavoro (massimo 3 rifiuticonsentiti) e alla disponibilità a svolgere lavori socialmente utiliper la comunità. Si tratta, semplificando al massimo, di unsussidio di disoccupazione molto rafforzato (può arrivare a 1.900euro per una famiglia con figli a reddito zero) e condizionato. Almomento questo strumento è ancora lontano dall’idea, avanzatainvece da Beppe Grillo e da alcuni economisti all’estero, di un“reddito di base” per tutti i cittadini, che possa permettere adalcuni di non lavorare del tutto o di sopperire all’espulsione dalmercato del lavoro. Il Reddito di inclusione (Rei) è invecepropriamente una misura di contrasto alla povertà assoluta, chesi propone di agire in due direzioni: fornire un sussidio

monetario (attualmente piuttosto esiguo: da un minimo di 187euro al mese per un singolo a 537 euro mensili per una famigliadi 5 o più componenti) e assicurare un progetto personalizzato diinclusione sociale appunto, finalizzato all’uscita della famigliadalla condizione di povertà. Un sussidio minimo, dunque,affiancato da una fondamentale opera di attivazione affidata aiservizi pubblici e alle associazioni del Terzo settore, affinché lapersona, pur accompagnata, esca “con le proprie gambe” dallacondizione di povertà. E lo faccia attraverso il lavoro, che restal’elemento chiave non solo per assicurarsi l’indipendenzaeconomica, ma per realizzare sé stessi, istituire e rinnovarelegami sociali, contribuire a trasformare il mondo con la propriapresenza, partecipare alla costruzione del bene comune, metterein gioco, come lei dice bene, la propria libertà per confrontarsicon la realtà. Il lavoro, infatti, è tutto questo e molto altro perl’uomo. Perciò non dovrà né potrà mai essere relegato in secondopiano nelle politiche pubbliche come nelle nostre vite, neppure inquesto presente in divenire che è già futuro prossimo,caratterizzato dall’incombenza dello sviluppo tecnologico. Sulnostro giornale lo abbiamo sottolineato più volte (da ultimo nelfebbraio scorso https://tinyurl.com/yafls5os): bene gli interventicontro la povertà, ma nessun reddito potrà mai sostituirel’esperienza fondante del lavoro. Non sarà mai un sussidio agarantire di per sé la libertà della persona dal bisogno, quanto lapossibilità e la capacità di mettere quella persona nellecondizioni di agire la propria libertà per rispondere essa stessa albisogno ed essere protagonista a pieno titolo nella vita sociale.

Francesco Riccardi

Un convegno allo “Sturzo” apre la mostra “Vittoria italiana”

18 APRILE 1948, QUANDOI CATTOLICI VINSERO PER TUTTI

di Nicola Antonetti

l problema, dunque, non è il rifiu-to dell’Occidente, ma – come per

tanti altri giovani (e no), protagonistidi storie e percorsi diversi – è l’averassorbito soltanto i disvalori del no-stro "mondo libero". Disvalori che so-no diffusi e quasi predicati da anni,proposti sistematicamente, in modosubliminale ed esplicito da miti e damodelli insistenti, da stili di vita ri-lanciati ossessivamente da tv e socialmedia. Viene irriso, anche aperta-mente, l’impegno in ogni campo eviene considerato accettabile soloquel che procura soldi e fa apparirevincenti, a ogni costo. E poiché i mi-granti spesso sono lo specchio dei no-stri comportamenti – anche di quellipeggiori – occorre drizzare le anten-ne a tutto campo, considerando i fat-ti di piazza San Carlo non come unproblema di stranieri "da cacciare" oda non rendere cittadini perché nonintegrabili, ma come un ulteriore ca-pitolo della sfida educativa che ri-guarda un purtroppo vasta porzionedi ragazzi italiani, e dunque anchequelli con radici in famiglie prove-nienti da altri continenti e con una fe-de diversa da quella cristiana.Come ci ha ricordato ieri il cardina-le Gualtiero Bassetti al convegno del-la Caritas italiana ad Abano Terme,l’unica via è «camminare accanto aloro», come fece Gesù con i disce-poli di Emmaus. Servono per que-sto educatori attenti e insegnanti ca-paci. E serve che costoro non ven-gano delegittimati dalle famigliequando fanno suonare campanellid’allarme e segnalano comporta-menti fuori dalle regole.Nella disastrosa vicenda di piazza SanCarlo a risolvere i dubbi spunta infi-ne il pentimento del capo, che avreb-be voluto costituirsi prima dell’arre-sto, sentendosi responsabile del di-sastro accaduto. Può diventare lui iltestimone più efficace per ricordarecon la propria esperienza che chi in-segue i miti della ricchezza facile, inspregio alla legge e alla giustizia, pri-ma o poi trova il carcere. Poco importache si tratti di un italiano di tradizio-ne o, invece di prima o seconda ge-nerazione: ogni pena inflitta, lieve ono, è un marchio duro e difficile, dacancellare. Lo stigma per chi spacciaquei falsi miti, che generano mostri,deve tornare a esserlo altrettanto.

Paolo Lambruschi© RIPRODUZIONE RISERVATA

I

SEGUE DALLA PRIMA

INTEGRAZIONE

Dio ci chiede poco e ci dona tanto.Ci chiede un cuore apertoper accogliere Lui e i fratelli più deboli.

Papa Francesco

a voi la parolaAvvenire, Piazza Carbonari 3, 20125 [email protected] Fax 02 6780502

botta e risposta

evidente che la quota di amicipreti che conto su Facebook, e la

quota di interazioni che ho con loro,è sufficientemente alta da far crede-re ai robot che governano il socialnetwork che sono un prete. O alme-no che sono talmente vicino ai pretida influenzare le loro decisioni. Nonche sia una novità. Prima degli algo-ritmi, sono stati gli umani a trarre lastessa deduzione, per il fatto che la-voravo per una rivista di attualità edocumentazione ecclesiale, “Il Re-

gno”, edita all’epoca da una congre-gazione religiosa, i padri dehoniani.Così, le lettere che mi arrivavano in-testate “al reverendo padre” non sicontavano. Per non dire del missio-nario che capitò in redazione per co-noscere quella che riteneva una suo-ra-redattrice, e la trovò visibilmenteincinta, oltre che sposata.Qui però c’è un salto di qualità. Rite-nendomi un prete (o un influenza-preti), Facebook mi propone, “spon-sorizzata”, un’occasione commercia-le imperdibile: calice e pisside in of-ferta speciale a 200 euro invece che290, con l’omaggio di un set d’altarein puro lino. In quasi tremila reagi-scono con “mi piace”, “wow” e persi-no “love” (177). In una ventina com-

mentano “mi interessa”: il segnale chel’azienda in questione suggerisce, inalternativa al contatto privato, per av-viare la compravendita. Niente di ma-le, ci mancherebbe. Non c’è da sor-prendersi né che la vita pastorale, esegnatamente quella liturgica, abbiaun risvolto commerciale, né che an-che per esso, come per i libri, le scar-pe, i viaggi e mille altre cose, il web of-fra un’alternativa seducente al nego-zio tradizionale. Ma certo è una con-ferma inoppugnabile che i preti stan-no su Internet. Poi fa un po’ impres-sione il linguaggio, così simile a quel-lo al quale siamo abituati per l’offer-ta di beni profani. Bastino gli incisi:«fino esaurimento scorte», «non con-tiene nikel», «spediamo in 24/48 ore»e «rigorosamente made in Italy». Aproposito di quest’ultimo: da doveverranno invece i vasi sacri “taroc-chi”? Non certo dalla Cina...

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È

WikiChiesadi Guido Mocellin

Sul web ci sono abbastanza pretida attirare le pubblicità mirate

Ogni formadi reddito

di cittadinanza,argomentaun lettore,

inclinerebbea diventareelemosinadi Stato.

Ma il redditod'inclusioneè un'arma(limitata)

contro la povertàassoluta,

ha altra strutturae confermal'urgenza

di politiche attiveper l'occupazione

LA VIGNETTA

La mostra “Vittoria italiana”, a cura di Gloria Bianchino, si apre og-gi 18 aprile e proseguirà fino a domenica 22 aprile 2018 (10,00-17,30,ingresso libero) e sarà preceduta dal Convegno “Nasce l’Italia re-pubblicana. 18 aprile 1948: vincitori e vinti” che verrà aperto da Pao-lo De Nardis, presidente dell’Istituto di studi politici san Pio V, e daGiovanni Dessì, responsabile dell’Area Ricerca dell’Istituto Luigi Stur-zo. Una prima sessione, introdotta e moderata da Nicola Antonettie dedicata a “La prima competizione elettorale”, vedrà protagonistiAgostino Giovagnoli, Silvio Pons ed Ernesto Preziosi. Una seconda ses-sione, introdotta e moderata da Gianfranco Astori e dedicata a “Leprime conquiste democratiche”, sarà animata da Gerardo Bianco,Pierluigi Castagnetti, Ciriaco De Mita, Giuseppe De Rita, Luigi Vit-torio Ferraris e Stefano Zamagni. Convegno e mostra sono ospitatidall’Istituto Luigi Sturzo, via delle Coppelle 35, Roma.

LA PUBBLICITÀDELLA “CANNABIS LIGHT”Gentile direttore,continuo ad ascoltare alla radio pub-blicità per la cosiddetta “cannabis li-ght”. Temo che non si immaginineanche il danno che si sta facendoa banalizzare l’uso di questa so-stanza. Chi vuole sballarsi non sa co-sa farne della «light», ovviamente.Ma è normale trovarla dal tabaccaio.E allora vai a dire ai ragazzi che famale! Il fumo fa male... quello dellacannabis no! Che business...

Andrea Bartelloni

PREOCCUPANTE DISINTERESSESUL DIGITALISMO POLITICOGentile direttore, ho riletto l’altra domenica, con unpo’ più di calma la lunga e profon-da analisi in due parti di Marco Mo-rosini sul «Digitalismo politico»pubblicata online su “Avvenire.it”(https://tinyurl.com/morosinim5s)assieme all’ampia sintesi propostaa pagina 3 di “Avvenire” del 27 feb-braio. Già la prima lettura mi avevafatto pensare. Il testo è realmente“drammatico” e non si può fare ameno di chiedersi perché non siastato colto nella sua importanza emaggiormente divulgato e non ab-bia avuto critiche (io almeno non

le ho trovate su social e altri gior-nali). Quanti leggeranno queste duelunghe e precise analisi e ci ragio-neranno sopra, anche dopo gli esi-ti del voto? “Avvenire” è un giorna-le che cerca di far pensare, maquanti in Italia vogliono veramen-te pensare? Leggerò e commenteròquesti due articoli con alcuni gio-vani, indipendentemente dai loroschieramenti politici; vedrò cosa nesortirà. Pensare significa seminarequalche cosa per il futuro. Speriamo

che lo tsunami elettorale non steri-lizzi tutti i terreni. Grazie,

padre Giannicola M. Simone,barnabita

Napoli

Le sue domande sono anche lemie, caro padre Giannicola. Credoche l’acuto Marco Morosini nonabbia tutte le risposte, ma ne ab-bia molte utili. Per questo conti-nuo a farmi domande e a propor-le ai lettori. (mt)