Tutto Per Natale Filastrocche ,Poesie, Ninne Nanne, Ecc.

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Filastrocca di Natale C'e' nel cielo una grande stella, dietro di lei una pecorella. Arrivano alla capanna dove Gesu' fa la nanna. Ci sono Giuseppe e Maria che gli fanno compagnia. C'e' il timido asinello che riscalda il Bambinello. Arrivano i pastori per offrire i loro cuori. Gesù Bambino

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Filastrocca di Natale

 

 

C'e' nel cielo una grande stella,dietro di lei una pecorella.

Arrivano alla capannadove Gesu' fa la nanna.

Ci sono Giuseppe e Mariache gli fanno compagnia.

C'e' il timido asinelloche riscalda il Bambinello.

Arrivano i pastoriper offrire i loro cuori.

 

 

Gesù Bambino

 

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Gesù Bambinocol tuo ditino

mettimi un fiorenel cuoricino:

il fiore azzurrodella bontàe benedici

mamma e papà.

Babbo Nataleviene di notte

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Babbo Natale viene di notte,viene in silenzio a mezzanotte.

Dormono tutti i bimbi buonie nei lettini sognano i doni.

Babbo Natale vien fra la neve,porta i suoi doni là dove deve.

Non sbaglia certo: conosce i nomidi tutti quanti i bimbi buoni.

Gesù Bambino vestito di bianco 

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Gesù Bambinovestito di bianco,porta i tuoi doni

a chi è forte e a chi è stanco.

Porta i tuoi donia grandi e piccini,

Gesù Bambinoche ami i bambini.

Gesù Bambino

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vestito di blu,porta i tuoi doni

a chi vuoi tu.

Porta i tuoi doniche son sempre veri,

Gesù Bambinodi oggi e di ieri.

Tanti auguricon un girotondo.

Tanti auguria tutto il mondo.

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Gesù Bambinovestito di bianco,porta i tuoi doni

a chi è forte e a chi è stanco.

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Porta i tuoi donia grandi e piccini,

Gesù Bambinoche ami i bambini.

Gesù Bambinovestito di blu,

porta i tuoi donia chi vuoi tu.

Porta i tuoi doniche son sempre veri,

Gesù Bambinodi oggi e di ieri.

Tanti auguricon un girotondo.

Tanti auguria tutto il mondo.

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Se il Natale si avvicinafai attenzione, mia bambina,

che ci son dieci nanetti,dispettosi e piccoletti.

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Con gli occhioni bene apertiti controllano solerti.Riconoscerli potrai

dai colori che vedrai.

Il più dolce e il più carinoè Bianchino, piccolino.

Lui controlla i più virtuosicon la mamma affettuosi:

dorme solo se i bambinidanno tanti bei bacini.

Perciò abbracciami, su, svelta!che Bianchino si addormenta.

Limondoro è un po' monello,dispettoso e birbantello.

Lo scherzetto con lui tocca

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a chi sempre mette bocca.

Se un bambino è sapientonelui gli spruzza del limone.

Perciò adesso ascolta e tacie alla mamma dai bei baci.

calmo come un cielo terso.Ama i bimbi ben lavati,

tutti lindi e pAzzurrino è ben diverso,rofumati,

ma se un bimbo è un po' sporchettolui lo bagna per dispetto,

e perciò, mio tesorino,lava, lava il tuo visino.

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Rossolone è strano, sai?Non sorride quasi mai.

Sempre serio è il suo viso:vuole l'ordine preciso.

Fa versacci a tutto spianose il disordine è sovrano.

I balocchi presto, in fretta,ben riponi, mia bimbetta.

Verdemelo è buffo e grasso,mangia tutto con gran chiasso.

Ama tavole imbanditee pietanze ben condite,

ma se un bimbo non ha famelui gli tira un bel salame.

E tu, adesso, mangia tutto:pappa, ciccia ed un bel frutto.

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Sempre stanco è Grigiolino:non si alza mai al mattino.

Dorme sempre tutto il giorno,sia in cucina che in soggiorno.

Si trasforma in fantasminose non fai il tuo pisolino.

Perciò gli occhi chiudi, dai!e il fantasma non vedrai.

Quando poi viene il mattino,suo fratello Violaspino

s'alza sempre di buon'oraper andare presto a scuola

e ai bambini senza frettasuona forte una trombetta.

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Perciò alzati, adorata:la giornata è incominciata.

Aranciocco è allegro assai:lui non piange quasi mai:sempre pronto alla risatache rallegra la giornata,

ma i capricci di un bambinogli rattristano il visino.

Dai, non fare il capriccettoche se no piange il nanetto.

Marroncino è sempre prontoa studiare e a far di conto:

libri, penne e colorisono tutti i suoi tesori,

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e se un bimbo è un po' svogliatolo colora verde prato.

Su, finisci il compitino,fai contento Marroncino.

Il più forte e il più importanteè Nerino, gran birbante.Lui vorrebbe comandare:bimbi e nani controllare

e nell'ombra scura stae nascosto resterà

fino a quando un bel bambinogli sorride sul visino.

Perciò, bimba, ridi, dai!e Nerino scoprirai!

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  E' Natale 

 

E' Natale, è Natale,chi sta bene e chi sta male:

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c'è chi mangia il panettone,lo spumante ed il torrone:

ed invece in qualche terrai bambini fan la guerra.

Caro mio bel Bambinellofa' che il mondo sia più bello

e con gli uomini in letiziatutti in pace ed amicizia.

Ad ognuno fai trovareogni giorno da mangiare.

Della neve ogni fioccotu trasformalo in balocco

che poi cada lì vicinoad ogni piccolo bambino.

Manda a tutti il proprio donoe fammi essere più buono

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Nella notte di Natale

 

 

Nella notte di Natalevien dal cielo un angiolettoa posar presso il guanciale

del sopito fanciulletto.

E se a tavola è obbediente,se giocar sa senza chiasso,se, tranquillo, fra la gente,

sa seguir la mamma a

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spasso,

risvegliandosi, il fanciullo,troverà sul suo lettino

la sorpresa ed il trastullodi un grazioso regalino.

 

 

Auguri ai Parenti

In questio giorno santoGesu' chiedo soltantodi donare ai familiari,

agli amici ed ai miei cari,tanta gioia e tanta pace,altro dir non son capace.

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O mio caro buon Gesu'su noi tutti veglia tu!

Il Giorno Di Natale

Stanotte un angioletto,con lieve batter d'ale,disceso sul mio letto

mi sussurrò:"E' Natale!"

La magica parolami fece ridestare,in una corsa sola

venni di qui a guardare.

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Ne fui come incantato!Oh giubilo degli occhi!Gesù m'avea portatoun monte di balocchi.

"Ma prima di giocare"mi disse una vocina

"Va, corri ad abbracciareil babbo e la mammina."

Ed eccomi raggiantequi a dirvi con amore:"Lieto Natale! E tantegioie serene in cuore

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Oh stella, stellina

Oh stella, stellinache brilli lassù,ravviva la luce:or nasce Gesù!

Campana piccinache squilli lassù,

rallegra il tuo canto:or nasce Gesù!

Oh gente del mondo

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che preghi quaggiù,esulta di gioia:è nato Gesù!

Ho Sognato

Ho sognato che il Bambinovenne presso il mio lettino

e mi disse dolcemente:"Per Natale non vuoi niente?"

Io pensai per prima cosaa te, mamma, 'sì amorosa,a te, babbo, buono tanto,e Gli dissi: "Gesù santo,

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babbo e mamma benedici,fa che sempre sian felici".

Il Canto di Maria

Canta dentro la capannaMaria, figlia di Sant'Anna,

e guardando il Suo bel soledice a Lui queste parole:

"Dormi, dormi, cuor di mamma,fai la ninna, fai la nanna!

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Dormi, chiudi i lumi santi,quelle stelle fiammeggianti.

Dormi, cuore della mamma,fai la ninna, fai la nanna.Vedi, viene dall'Oriente

un corteo tutto splendente:

due re bianchi ed un re moroe con doni tutti d'oro.

Bacia, bacia la tua mamma:non più ninna, non più nanna."

 

 I racconti:

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A CASA DI

BABBO NATALE

Mancavano solo 5 giorni a Natale e i piccoli aiutanti di Babbo Natale erano molto impegnati.

Infatti stavano finendo tutti i giocattoli che i bambini e le bambine stavano aspettando per la notte del 25 dicembre.

Elfi e folletti non smettevano un attimo di cucire, incollare, assemblare e inscatolare.

"Siamo stato bravi oggi: abbiamo fatto molti giocattoli" disse uno degli elfi. "Adesso possiamo riposarci un po'".

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Non appena i piccoli operai ebbero riposto tutto per la notte, andarono a dormire nelle loro stanzette.

Dopo un po', Randy comincio' a sentire dei rumori che provenivano dal laboratorio.

Allora sveglio' gli altri e tutti si misero in ascolto. Che cosa sara' stato? si chiesero.

"Forse e' Babbo Natale che controlla che tutto vada bene", disse Al.

"Oppure e' la signora Natale che mette a posto le nostre scrivanie" replico' Bud.

Due o tre coraggiosi, in pigiama e ciabattine, uscirono dalle stanzette per andare a controllare.

Saltellando sul pavimento freddo del corridoio, i folletti tenevano gli occhi ben aperti per evitare i pericoli.

Arrivati alla porta del laboratorio, si misero l'indice sulle labbra per ricordare di fare silenzio.

Con molta, molta calma, aprirono la porta del laboratorio e videro... bambole ovunque.

Bebe' e bamboline, pupazzi e bambole di pezza: tutte erano uscite dalle scatole e stavano allegramente ballando e

scorrazzando per la stanza.

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"Che cosa state facendo?" disse Randy.Le bambole si zittirono e una di loro parlo': "Volevamo

festeggiare le nostre ultime notti al Polo Nord".Allora elfi e folletti si unirono a loro e danzarono per tutta la

notte, fino all'alba.

canzoni:

Astro del Ciel

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Astro del ciel,Pargol Divin,

mite Agnello Redentor,

Tu che i vati da lungi sognar,Tu che angeliche voci annunziar,

luce dona alle menti,pace infondi nei cuor.

Astro del ciel,Pargol Divin,

mite Agnello Redentor,

Tu disceso a scontare l'error,Tu sol nato a parlare d'amor,

luce dona alle menti,pace infondi nei cuor.

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Astro del ciel,Pargol Divin,

mite Agnello Redentor,

Tu di stirpe regale decor,Tu virgineo, mistico fior,

luce dona alle menti,pace infondi nei cuor.

 

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Tu scendi dalle stelle

Tu scendi dalle stelleo Re del cielo

e vieni in una grotta al freddo e al gelo,

e vieni in una grotta al freddo e al gelo.

O Bambino mio divinoio Ti vedo qui a tremar.

O Dio beatoah quanto ti costò l'avermi

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amato,ah quanto ti costò l'avermi

amato.

A Te che sei del mondoil Creatore

mancano panni e fuoco, o mio Signore,

mancano panni e fuoco, o mio Signore.

Caro eletto Pargolettoquanto questa povertà

più m'innamoragiacchè ti fece amor povero

ancora,giacchè ti fece amor povero

ancora.

Tu lasci del Tuo Padreil Divin Seno

per venir a penar su poco fieno,

per venir a penar su poco fieno.

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Dolce amore del mio cuoredove amor ti trasportò

o Gesù mio.Perchè tanto patir? Per amor

mio!Perchè tanto patir? Per amor

mio!

Ma se fu Tuo volereil Tuo patire

perchè vuoi pianger poi, perchè vagire?

Perchè vuoi pianger poi, perchè vagire?

Sposo mio amato Dio,mio Gesù t'intendo sì,

ah mio Signore!Tu piangi non per duol ma per

amore!Tu piangi non per duol ma per

amore!

Tu piangi per vederti

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da me ingratodove sì grande amor, sì poco

amato!Dove sì grande amor sì poco

amato!

O diletto del mio petto,se già un tempo fu così,

or Te sol bramo!Caro, non pianger più, ch'io

t'amo, t'amo!Caro, non pianger più, ch'io

t'amo, t'amo!

Tu dormi o Gesù mio,ma intanto il cuore

non dorme, no, ma veglia a tutte l'ore.

Non dorme, no, ma veglia a tutte l'ore.

Deh, mio bello e puro agnello,a che pensi dimmi tu?

O amore immenso!A morire per te, rispondi, io

penso.A morire per te, rispondi, io

penso.

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Dunque a morire per me,Tu pensi o Dio:

e chi altro, fuor di Te, amar poss'io?

E chi altro, fuor di Te, amar poss'io?

O Maria speranza mia,se poc'amo il Tuo Gesù,

non Ti sdegnare!Amalo Tu per me, s'io nol so

amare!Amalo Tu per me, s'io nol so

amare!

Testo e Musica di S. Alfonso Maria de' Liguori

Din Don Dan

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Scende giù dal ciel

su tutta la città

un candido mantel

che la ricoprirà.

La stella annuncerà

che è nato un Bambinel

nella vecchia stalla

con la mucca e l'asinel.

Din don dan din don dan

din don din don dan

Il Natale cambierà

tutti buoni renderà.

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Din don dan din don dan

che felicità!

Oggi è nato il buon Gesù

con la neve che vien giù.

La renna al Polo Nord

scampanellando va

e strenne porterà

a tutti i bimbi buoni

e dalle Alpi al mar

i bimbi di quaggiù

aspettano quei doni

che regala il buon Gesù.

Din don dan din don dan

din don din don dan

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Il Natale cambierà

tutti buoni renderà.

Din don dan din don dan

che felicità!

Oggi è nato il buon Gesù

con la neve che vien giù.

Venite, Fedeli

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Venite, fedeli,l'angelo ci invita.

Venite, venitea Betlemme.

Nasce per noiCristo Salvatore.

Venite, adoriamo. Venite, adoriamo.

Venite, adoriamoil Signore Gesù.

La luce del mondobrilla in una grotta;

la fede ci guidaa Betlemme.

Nasce per noiCristo Salvatore.

Venite, adoriamo. Venite, adoriamo.

Venite, adoriamoil Signore Gesù.

La notte risplende,tutto il mondo attende.

Seguiamo i pastoria Betlemme.

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Nasce per noiCristo Salvatore.

Venite, adoriamo. Venite, adoriamo.

Venite, adoriamoil Signore Gesù.

Il Figlio di Dio,Re dell'universo,

si è fatto bambinoa Betlemme.

Nasce per noiCristo Salvatore.

Venite, adoriamo. Venite, adoriamo.

Venite, adoriamoil Signore Gesù.

"Sia gloria nei cieli,pace sulla terra."

Un angelo annunziaa Betlemme.

Nasce per noiCristo Salvatore.

Venite, adoriamo. Venite, adoriamo.

Venite, adoriamo

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il Signore Gesù.

Ninne nanne:

Ninna Nannaa Gesù Bambin

o

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O Bambino del Cielsulla paglia assopito,

tra il bue e l'asineldormi piccolo tesor.

Mille stelle lassùfanno luce al Tuo cuor.

Bambinello GesùTu ci porti l'amor.

I tuoi occhi, Bambin,sono astri d'argento,

il Tuo bianco visin

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ha del giglio il candor.

Accorriamo fedela lodare il Signor.

Gli angioletti del cielcantan gloria fra lor.

I lavoretti:

 

 Su un barattolino di vetro

incollare tanti pezzetti di carta velina.

 Quando il lavoro sarà seccato,

mettere nel barattolo una candela scaldavivande.

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 Ritagliare un cerchio di carta

crespa o di pannolenci.  

Infilare un fiammifero o uno stuzzicadenti in una noce, poi infilarlo nel cerchio di carta o

stoffa e poi inserirlo nella mela.

 Con un pezzetto di carta crespa

fare un cappellino a punta, chiudendo a cono un

semicerchio. Decorare la base del cappellino con dell'ovatta.

Decorare anche la noce per fare i capelli e la barba.

 Incollare il cappellino alla

noce. Una volta asciutto forare la punta del cappellino e

inserirvi un nastrino colorato per appendere il Babbo Natale

all'albero.  

 

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 Piegare un cartoncino e

disegnare una calza. Ritagliare la calza e incollare i

bordi, meno quello in alto. 

Forare un angolo in alto e infilare un nastro colorato.

 Decorare la calza con ovatta o

pezzetti di carta colorata.   

 

 Tagliare a metà un cerchio di

carta crespa rossa e con il

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semicerchio ottenuto fare un cono.

 Incollare davanti un cerchio di

carta rosa per il viso, disegnandovi sopra gli occhi, il

naso e la bocca. 

Decorare con ovatta i capelli, la barba e il ponpon del

cappello. 

Forare la punta del cono e inserire un filo colorato per appendere il Babbo Natale

all'albero. 

Tradizioni Natalizie

 

Presepe significa letteralmente mangiatoia ed indica appunto la mangiatoia dove fu posto Gesù Bambino dopo la nascita.

In alcuni scritti si parla di stalla, in altri di grotta, o di stalla collocata in una grotta, dove si trovano un bue e un asinello che, col loro fiato, riscaldano il

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neonato.

Il Presepe, o meglio la rappresentazione della Natività, ha le sue radici nella storia di San Francesco.

Fu il santo, infatti, a voler ricreare, nella notte di Natale del 1223 a Greccio, la Natività nello stesso modo in cui era descritta nella Bibbia, realizzando, nella

Cappella di Santa Lucia, ricavata in una grotta, un presepe con un Bambinello, intagliato nel legno dallo stesso Santo, e utilizzando animali veri.

Il messaggio semplice e diretto del Presepe, cioè il ricordare agli uomini la nascita di Gesù, poteva perciò essere recepito da tutti, senza distinzioni.

La sua popolarità si sparse velocemente, grazie ai continui pellegrinaggi e al lavoro di divulgazione dei frati francescani.

Il primo Presepe, come lo conosciamo oggi, fu invece realizzato per la prima volta a Roma, nella Basilica di Santa Maria Maggiore.

Presto l'usanza venne adottata da altre chiese ed ognuna cercava di realizzare un presepe diverso e unico, spesso utilizzando oro e gioielli per impreziosire la

rappresentazione.

La tradizione del Presepe divenne contemporaneamente molto popolare anche tra le classi più ricche, anche se lo sfarzo nella realizzazione molto si

allontanava dal messaggio semplice e immediato voluto da San Francesco.

Ben presto la tradizione si espanse in tutto il mondo, così come la popolarità del presepe di Greccio.

Tradizioni Natalizie

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Tutti conosciamo almeno il motivo della canzoncina "Jingle Bells", ma da dove viene la tradizione delle campanelle natalizie? Ecco cosa dice la leggenda, in

una dolcissima storia.

Betlemme era affollata di pastori lì convenuti per vedere Gesù, il re appena nato.

Anche un bambino cieco sentì l'annuncio degli angeli e pregò i passanti di condurlo alla stalla dove si diceva fosse il Bambinello, ma nessuno gli badò,

nessuno ebbe tempo per lui.

Il piccolo cieco rimase solo nella strada e quando la folla fu passata sentì da lontano il rumore di una campana da bestiame.

Pensò allora si trattasse della campana di una mucca che si trovava proprio nella stalla dove era nato Gesù Bambino.

Seguì così il suono ed arrivò, con la forza della fede, alla mangiatoia del piccolo re.

Tradizioni Natalizie

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Ecco qui di seguito la leggenda che racconta la nascita del panettone, uno dei dolci tipici del Natale.

 

Nel 1400, Milano era governata dal Duca Ludovico il Moro, molto amante delle feste e dei banchetti. Durante il cenone di Natale, mentre tutta la servitù era

impegnata a servire in tavola ed il capocuoco era indaffaratissimo con i piatti di carne, a sorvegliare il forno era rimasto solo Toni, il servo più giovane, un

ragazzo di dodici anni. 

“Toni, stai attento alle focacce che stanno cuocendo”, gli aveva detto Ambrogione, il capocuoco, ma il ragazzo, stanco per la fatica si addormentò.

Quando si risvegliò, al posto delle focacce trovò soltanto carbone e fumo: le focacce erano completamente bruciate! 

Fortunatamente, Toni era un ragazzo intraprendente. In un attimo decise di rimediare al disastro che aveva combinato! Prese la pasta di pane avanzata, la

mescolò con burro, uvetta, canditi, uova, zucchero e mise tutto nel forno. 

Ne uscì una specie di pagnotta dolce! Piuttosto che non servire più niente, Ambrogione accettò il rischio di portare in tavola quel dolce improvvisato,

sperando nella fortuna.

Il dolce ebbe un grandissimo successo, il Duca in persona andò nelle cucine a complimentarsi e da quel giorno, il “pan di Toni”, ovvero il panettone, nato per

caso, divenne famoso!

 

Tradizioni Natalizie

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Chi non conosce Babbo Natale? Quel vecchio signore grosso grosso, vestito di rosso con grande barba bianca, che a Natale porta i regali ai bimbi buoni?

Eppure, chi conosce l'origine della sua leggenda? E del suo aspetto? E delle caratteristiche che lo contraddistinguono?  Cerchiamo di scoprire i misteri.

Babbo Natale, a quanto pare. è esistito davvero: era San Nicola, nato a Patara (Turchia - 300 d.C.), vescovo della città di Myra (attuale Dembre), in Lycia

(Turchia). 

Fu il primo "portatore di regali". Nacque in una famiglia ricca ma i suoi genitori morirono di peste. Rimasto orfano fu allevato in un monastero e a soli 17 anni

divenne il più giovane prete dell'epoca.

Era un uomo molto generoso: regalò la sua ricchezza ai bambini poveri della sua città natale.

Sono molte le storie che raccontano della sua grande generosità: si dice che era solito regalare grandi sacchi d'oro oppure che usava gettarli dalla finestra

dove venivano raccolti dai poveri.

Ecco qui una di quelle leggende, tra le più famose e confermata da Dante nel Purgatorio (XX, 31-33): è quella delle tre giovani poverissime. 

Nicola, addolorato dal pianto e commosso dalle preghiere di un nobiluomo

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impossibilitato a sposare le sue tre figlie perché caduto in miseria, decise di intervenire lanciando per tre notti consecutive, attraverso una finestra sempre aperta dal vecchio castello, i tre sacchi di monete che avrebbero costituito la

dote delle ragazze. La prima e la seconda notte le cose andarono come stabilito. Tuttavia la terza notte San Nicola trovò la finestra inspiegabilmente chiusa. Deciso a mantenere comunque fede al suo proposito, il vecchio dalla lunga barba bianca si arrampicò così sui tetti e gettò il sacchetto di monete

attraverso il camino, dov'erano appese le calze ad asciugare, facendo la felicità del nobiluomo e delle sue tre figlie

La stessa leggenda è raccontata in un'altra versione, come possiamo leggere qui di seguito, narrata dal greco Michele Archimandrita (sec. IX): un padre che, ridotto alla disperazione dalla grave situazione nella quale viveva, decide di far

prostituire le tre giovani figlie. San Nicola interviene per tre volte, lanciando all’interno della casa, un sacchetto d’oro. Grazie a questo, il padre riuscirà a

dare in moglie ognuna delle tre figlie, allontanandole dal peccato.

Quando divenne arcivescovo non usò i paramenti ufficiali: era infatti conosciuto per la sua lunga barba bianca e per il cappello rosso.

Alla sua morte fu fatto Santo e fu inserito nel calendario proprio in occasione delle feste per la nascità di Gesù, il 6 dicembre.

San Nicola è protettore di bambini, ragazze e studenti , tutti facenti parte dei suoi miracoli.

Così divenne il grande dispensatore di doni del periodo natalizio e in groppa a un asinello bianco oppure a cavallo, andava di casa in casa portando doni ai

bimbi buoni.

San Nicola è protettore degli studenti nel racconto, rappresentato in vari drammi latini, conosciuto come i Tre chierici, in cui tre giovani, derubati e uccisi

da un oste, vengono resuscitati dal santo.

Nel X secolo, un’historia composta da Reginoldo di Eichstätt, corredata da una melodia gregoriana, riscosse notevole successo e valse all’autore la nomina a

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vescovo, nel 966, contribuendo a decretare la supremazia del santo.

Da allora Nicola e la sua liturgia cominciarono a entrare prepotentemente nelle scuole, nei cori, nei monasteri. Chi si opponeva poteva essere punito dal santo

stesso, come accadde al priore Iterio, del monastero di Sens. 

Questi, narra un manoscritto dell’XI secolo, attribuito a un monaco dell’abbazia di Bec in Normandia, si oppose con fermezza alla richiesta dei suoi cantori di

introdurre la nuova liturgia, da lui considerata “opera da menestrello”. Ma una notte venne visitato da San Nicola che cominciò a percuoterlo “nel modo al

quale al solito ricorrono i maestri per insegnare l’alfabeto a un ragazzo svogliato”.

Le spoglie di San Nicola, o le presunte tali, vennero deposte a Myra fino al 1087, quando vennero trafugate da un gruppo di cavalieri italiani travestiti da

mercanti e portate a Bari dove sono tutt'ora conservate e di cui divenne il santo protettore.

Secondo alcune leggende, il Vescovo Nicola era venuto in possesso di un oggetto magico e sacro, il Santo Graal, grazie al quale poteva produrre

abbondanza da regalare, che però fu anche causa del trafugamento delle sue spoglie per volere di papa GregorioVII.

Così Nicola divenne dispensatore di doni, soprattutto per i bambini poveri e buoni.

Quando ci fu lo scisma tra la Chiesa Cattolica e quella Protestante, gli appartenenti a quest'ultima non vollero più festeggiare San Nicola e la sua

grande generosità e carità cristiana, perchè troppo legato alla Chiesa Cattolica.

La fama di San Nicola cominciò perciò ad essere intaccata con la Riforma. Il compito di donare regali venne allora attribuito al Christkindel o Kris Kringle, Gesù Bambino, un’altra figura sacra molto più accettabile di quella dell’antico

vescovo, un po’ troppo folcloristica e in odore di paganesimo per l’etica protestante. Fu così allontanato dalle chiese e dalle rappresentazioni sacre.

Ma troppo grande era la sua popolarità e così ogni paese inventò il suo Babbo

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Natale, per supplire all'abolizione della festa.

In Francia ci fu perciò "Pere Noel", in Inghilterra "Father Christmas" (raffigurato sempre con ramoscelli di agrifoglio, edera e vischio), e in Germania

"Weihnachtsmann" (l'uomo del natale).

Quando i comunisti presero il potere in Russia, terra di cui San Nicola è protettore, e rifiutarono la Chiesa Cattolica vollero avere anch'essi il loro

"Babbo Natale" e lo chiamarono "Il Grande Padre del Gelo", ma invece del consueto abito rosso lo vestirono di blu. 

Tutte queste figure natalizie si differenziavano fondamentalmente per il colore del vestito, o blu o nero o rosso; ma avevano in comune la lunga barba bianca

e il fatto di regalare doni. 

Il nome San Nicola per gli Olandesi era "Sinter Klaas" e i loro emigranti lo esportarono, insieme alle loro tradizioni, negli Stati Uniti dove fondarono Nuova

Amsterdam (divenuta in seguito New York). Piacque subito anche ai coloni inglesi questa figura di bontà e allegria e la adottarono storpiando però il nome

in "Santa Claus", forse abbreviazione di Sanctus Nicolaus.

Nel corso dell'Ottocento cambiò mezzo di trasporto, passando dall'asinello o cavallo alla slitta trainata da renne.

Infatti, nel 1823, il professor Clement Clark Moore scrisse il poemetto "A visit from St. Nicholas" (Una visita da San Nicola) dove descrive il Santo come un

"vecchio elfo paffuto e grassottello" e dove racconta viaggiasse in compagnia di otto renne, ognuna col suo nome, si calasse dai camini e lasciasse doni nelle

calze appese dai bambini.

Altre caratteristiche del Babbo Natale, così come lo conosciamo noi, furono introdotte tra il 1862 e il 1886 quando l'illustratore Thomas Nast disegnò una

serie di tavole su Babbo Natale, creando la Casa al Polo Nord, la lista dei bambini buoni e cattivi e la fabbrica di giocattoli dove lavorano gli gnomi.

La figura definitiva di Babbo Natale si ebbe dal 1931 al 1966, quando la Coca-Cola usò l'immagine del Babbo Natale che conosciamo noi, disegnata da

Haddon Sundblom che usò i colori della ditta e forse si ispirò a un suo vicino di casa: la lunga barba bianca, il vestito rosso, gli stivali, la cintura di cuoio, il sacco dei doni e le dimensioni naturali di vecchietto rubicondo e non più di

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gnomo.

La leggenda racconta che lo accompagnasse Peter Il Nero, uno gnomo che puniva i bambini cattivi, o comunque un "aiutante nero",che recava un sacco pieno di doni e di fruste, il Nicodemo dei Paesi Bassi, da cui probabilmente è

derivato lo Schwarzer Mann, l’uomo nero che ha terrorizzato, e continua a farlo, i bambini di mezzo mondo.

Un'altra leggenda riguarda la sede ufficiale di Babbo Natale, che abiterebbe in Finlandia, a Rovaniemi, dove si trovano anche la sua sede ufficiale e l'ufficio

postale. 

La sua casa vera, però, quella segreta, è a Korvatunturi, ma a Babbo Natale non piace che si sappia troppo in giro. 

Il nome finlandese significa "montagna-orecchio", perché la montagna presso la quale è il villaggio somiglia alle orecchie di una lepre e da queste grandi orecchie Babbo Natale ascolta quello che fanno i bambini per decidere se

meritano i doni oppure no.

 

Tradizioni Natalizie

 

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Sono molte le leggende che riguardano il bue e l'asinello. Vediamone alcune:

Si racconta che il bue non mangiò la paglia fresca della sua mangiatoia così che Maria la utilizzasse come culla per il suo bambino.

I due animali scaldarono con il loro fiato Gesù Bambino.

Ecco perchè si dice che il bue ha l'alito più dolce tra tutti gli animali. 

Nella rappresentazione del Presepe napoletano il bue rappresenta il sole mentre l'asino rappresenta la luna: due opposti come il giorno e la notte. La

tradizione più antica vuole che di questi due animali basti mettere solo la testa.

Tradizioni Natalizie

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La nona renna, quella dal grosso naso rosso.

Fu inventata nel 1939 alla Montgomery Ward, una catena di grandi magazzini, quando fu deciso di donare ai clienti una nuova favola natalizia.

Era una specie di brutto anatroccolo e fu accolta da Babbo Natale che apprezzò il suo difetto servendosene nelle notti di nebbia

Tradizioni Natalizie

 

Ci sono molte leggende che riguardano le origini dell'Albero di Natale. Ecco di seguito alcune tra le più suggestive.

L'abete era uno degli alberi del giardino dell'Eden, per la precisione l'Albero

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della Vita.

Quando Eva colse il frutto proibito, le sue foglie avvizzirono fino a diventare aghi e non fiorì più fino alla nascita di Gesù Bambino.

Un'altra leggenda parla di un altro albero dell'Eden, l'Albero del Bene e del Male.

Quando Adamo fu scacciato dall'Eden portò con sè un ramoscello che in seguito divenne l'abete che servì per la Santa Croce e diventando poi l'Albero

di Natale.

Altre leggende parlano addirittura proprio dell'Albero del frutto proibito e, nel Medio Evo, fu messo al centro delle rappresentazioni sacre.

La leggenda che segue fa invece nascere la tradizione presso i Germani.

Un boscaiolo, tornando a casa in una fredda notte invernale, restò incantato a guardare la bellezza di un abete che brillava di mille ghiaccioli e stelle.

Gli venne così l'idea di adornare con luci e carta colorata un albero simile che sorgeva davanti la sua casa.

In un villaggio, alla Vigilia del Natale, un ragazzo si recò nel bosco per cercare un ceppo di quercia da bruciare nel camino così come era tradizione (vedi

Caminetto).

Però, attardatosi, si perse durante una fitta nevicata. Per ripararsi dalla neve si rifugiò sotto l'unico albero ancora verdeggiante, in mezzo a tutte le altre piante

spoglie. Quell'albero era l'abete.

Il ragazzo, infreddolito e impaurito, si raggomitolò ai piedi del tronco e si addormentò. L'albero si impietosì e per meglio ripararlo abbassò i suoi rami fino

a terra, quasi a formare un riparo per proteggere il ragazzo dalla neve e dal freddo.

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Al mattino fu svegliato dalle voci dei suoi compaesani che lo stavano cercando. Solo dopo che si ritrovarono, tutti si accorsero del meraviglioso spettacolo che la natura aveva creato: la neve, posandosi sui rami, aveva formato decorazioni

scintillanti che, insieme ai tanti ghiaccioli, brillavano alla luce del sole.

Così l'abete venne preso come simbolo del Natale e in tutte le case lo si decora e lo si illumina per ricreare lo spettacolo sfolgorante che apparve in quel bosco

ai contadini, la mattina di Natale.

Da allora anche gli abeti nelle foreste mantennero la caratteristica di piegare i rami verso il basso.

Un'altra leggenda è invece legata al miracolo compiuto dal vescovo Winfried, divenuto poi santo col nome di Bonifacio.

Mentre era missionario nella Germania settentrionale si imbattè in alcuni pagani, adoratori di una quercia, che preparavano il sacrificio del piccolo

principe Asulf al dio Thor.

Bonifacio fermò tale atto barbaro e abbattè la quercia, al cui posto apparve subito un abete.

Il vescovo spiegò ai pagani che, trattandosi di un albero sempreverde, era l'albero della vita e pertanto rappresentava Cristo.

La natura di albero sempreverde dell'abete fa risalire la tradizione ai Romani che, alle calende di gennaio, usavano regalarsi un rametto di sempreverde

come augurio di buona fortuna...

...Oppure ai Druidi, gli antichi sacerdoti dei Galli, che fecero dell'abete un simbolo di lunga vita, onorandoli nelle feste invernali.

Oppure si dice sia nato in Norvegia. Si trattava di un grosso frassino che affondava le sue radici nel profondo della terra e le cui cime toccavano il cielo.

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Qualcuno attribuisce a questa tradizione origini pagane antichissime, quando un ceppo veniva bruciato nel giorno del solstizio d'inverno in omaggio al Sole.

Da qui deriverebbero i vari significati: le luci sono le scintille dei falò, le decorazioni sono la speranza di prosperità, l'abete è il simbolo della speranza

della rinascita e i fili d'oro e d'argento sono i capelli delle fate.

Nella tradizione cristiana l'albero di Natale è "l'albero cosmico", cioè la manifestazione divina del Cosmo, dove le luci rappresentano Cristo che

illumina l'umanità (in quanto Gesù è la luce del Cosmo) e i doni e le decorazioni simboleggiano la sua generosità verso gli uomini.

Gli antichi germani appendevano alcune pietre colorate per richiamare gli spiriti fuggiti con la caduta delle foglie. Questi sassi colorati vennero con il tempo sostituiti con ghirlande, nastri e frutti colorati e la tradizione venne

sempre più collegata al Natale al punto che i missionari sostituirono la quercia con l'abete, perchè la sua forma triangolare simboleggiava la Santissima

Trinità.

La tradizione dell'albero di Natale, così come lo conosciamo noi, nacque in Germania nel 1611.

Si racconta che la duchessa di Brieg avesse già preparato tutto nel suo castello per festeggiare il Natale ma notò che un angolo del salone appariva vuoto.

Uscì allora nel parco per cercare qualcosa di adatto e trovò un piccolo abete. Lo fece trapiantare in un vaso e trasferire nel salone.

In Francia, invece, il primo albero di Natale fu introdotto nel 1840 dalla duchessa D'Orleans.

Un'altra tradizione racconta invece che i contadini, nella Notte Santa, per

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ringraziare la terra della sua generosità, usassero appendere ad un grosso abete i frutti del loro lavoro.

Tradizioni Natalizie

 

Le usiamo per decorare la nostra casa, le porte e anche gli Alberi di Natale. Ecco la leggenda che le riguarda.

Una vigilia di Natale, quando Gesù venne a benedire gli Alberi di Natale, notò che l'albero di una casa era coperto da ragnatele, tessute da strani ragni.

Quando benedisse l'albero, Gesù trasformò le ragnatele in bellissime ghirlande d'oro e d'argento. 

Tradizioni Natalizie

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L'avvento è il periodo che precede il Natale e va dall'11 Novembre, festa di san Martino, al 25 dicembre.

In passato, durante l'avvento, i credenti non mangiavano carne e formaggio e non consumavano bevande alcoliche. Si dedicavano alla purificazione dello spirito e del corpo, addobbavano la casa e preparavano il pasto del Natale.

Ai giorni d'oggi rimane traccia di questa antica tradizione nell'usanza di mangiare di magro la Vigilia di Natale e di addobbare la casa preparando

Albero e Presepe.

Dalle antiche tradizioni deriva il Calendario, che scandiva i giorni dell'Avvento.

Ora è un gioco per i bambini che, aspettando il Natale, aprono una casellina al giorno, 25 in tutto, dove trovano compiti da eseguire, come cantare canzoncine

o preparare piccole ricette di dolci, oppure solo immagini che ricordano la nascita di Gesù e il Natale in genere.

Da qualche anno dietro le caselline si nasconde anche un piccolissimo regalo da conservare in attesa della grande sorpresa che si nasconde dietro la

casellina finale, quella del 25 dicembre.

Le regole sono due:

1 - solo i bambini che il giorno prima sono stati buoni hanno diritto, la mattina, ad aprire la casellina del giorno;

2 - vietato barare, perciò non si può sbirciare il contenuto delle caselline

Tradizioni Natalizie

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I colori tradizionali del Natale sono tre: il rosso, il bianco e il verde, ed ognuno ha il suo significato.

Il rosso come le mele e le ciliege che durante le rappresentazioni venivano appese all'Albero di Natale come simbolo del frutto proibito.

Il bianco come le cialde che rappresentano il perdono dal peccato.

Il verde come le foglie dei sempreverdi, simbolo di vita.

Tradizioni Natalizie

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I primi ad accorrere alla nascita di Gesù furono dei pastori, chiamati dall'annuncio degli angeli in cielo.

Offrirono la lana delle loro pecore affinchè Maria potesse realizzare una coperta per il Bambino Gesù.

Il più giovane di tutti però non aveva niente da offrire e donò una margheritina. Gesù Bambino toccò con le labbra i petali di questo semplice fiore: ecco perchè

spesso la punta dei petali è rosa.

Nella tradizione del Presepe si usa chiamare "pastori" tutte le statuine che rappresentano la gente del popolo che viene ad adorare Gesù Bambino, sia in

posa di preghiera sia portando doni.

Nella tradizione del Presepe napoletano molti personaggi si aggiungono alle statuine tradizionali dei pastori. Vediamo le più importanti:

Una zingara, con il volto imbronciato e con un neonato in grembo: è una specie di alter ego della Madonna ma, nello stesso tempo, una specie di veggente che

sa il futuro del Bambino Gesù, un monaco, un cacciatore, un pescatore, il diavolo, molto spesso nell'atto di riflettersi in uno specchio.

Importante è la figura di Benino, un pastorello dormiente che viene posto in cima alla collina più alta. E' circondato da 12 pecorelle bianchissime, che simboleggiano le anime pure. Benino dorme e sogna il Presepe con i suoi

particolari scenografici. Fin tanto che Benino sogna, il Presepe ci sarà, ma guai a svegliarlo, o il Presepe sparirà.

Tradizioni Natalizie

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Il famoso bastoncino, con la sua caratteristica forma, le sue strisce rosse e il suo sapore di menta.

La leggenda parla di un dolciaio che lo creò in tale foggia volendo ricordare Gesù alle persone. Vediamo qui di seguito i suoi vari significati.

La solidita' del caramello rappresenta Gesù come la solida roccia sulla quale sono costruite le nostre vite (Matteo16:18).

La forma di "J" sta per Jesus (Gesù in inglese); oppure rappresenta la forma di un bastone da pastore, perchè Gesù è il nostro pastore (Giovanni 10:11).

Il colore bianco rappresenta la purezza di Gesù.

Le strisce rosse grandi rappresentano il sangue di Cristo versato per i peccati del mondo (Giovanni 19:34-35).

Le strisce rosse sottili rappresentano le strisce lasciate dalle frustate che Gesù ricevette dai soldati romani dietro ordine di Ponzio Pilato (Isaia 53:5).

Il sapore di menta piperita ricorda il sapore dell'issopo, pianta aromatica usata nel Vecchio Testamento per purificare e sacrificare, e rappresenta Gesù come

puro agnello di Dio che si sacrificò per i peccati del mondo.

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Tradizioni Natalizie

 

E' una tradizione delle nostre campagne, quella del camino.

Nel periodo natalizio si fa bruciare un bel ceppo e poi si sparge la cenere nei campi, come augurio di buon raccolto

Tradizioni Natalizie

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Dolcissima è la leggenda che riguarda le Palle colorate che si appendono all'Albero di Natale.

A Betlemme c'era un artista di strada molto povero che non aveva nemmeno un dono da portare a Gesù Bambino.

Sapeva però fare il giocoliere e così si recò da Gesù e, con la sua arte, lo fece ridere. 

Perciò le Palle colorate ricordano il giocoliere ed essendo fatte tradizionalmente di vetro ricordano, con il loro tintinnare, le risate di Gesù Bambino.

Tradizioni Natalizie

 

Forse non tutti sanno che è uno degli animali del Presepe, più precisamente fa parte degli animali della stalla, insieme al bue e all'asinello.

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Una leggenda racconta di un piccolo uccellino marrone che si trovava nella stalla di Gesù Bambino a Betlemme.

La notte, mentre tutti dormivano, si accorse che il fuoco si stava spegnendo. Si avvicinò alle braci e, muovendo le ali, mantenne il fuoco vivo per tutta la notte,

scaldando così il Bambinello.

Al mattino si accorse di avere il petto di un bel rosso brillante, simbolo del suo amore verso il Bambino Gesù.

Un'altra leggenda invece parla di un pettirosso che aveva trovato riparo sotto il tetto della stalla.

Alla nascità di Gesù unì il suo canto a quello degli angeli. Fu il primo canto di uccello che udì il Bambino Gesù che, per ringraziarlo, rese la sua voce ancora più dolce e melodiosa durante l'inverno, specialmente nel periodo natalizio

Tradizioni Natalizie

 

Sono molti gli animali legati alla tradizione del Natale. Vediamone alcuni.

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La tortora, che con il suo canto addormentò il Bambino Gesù.

La lucciola, un minuscolo animale che seguì i pastori fino alla stalla. Era così piccola che nessuno la vide. Solo Gesù si accorse di lei, la sfiorò con un dito e la

fece diventare luminosa, per guidare i viaggiatori nelle notti d'estate.

La leggenda dice che la vigilia di Natale, nella stalla tutti gli animali si inginocchiano e niente li deve disturbare.

Allora cominciano a parlare tra di loro.

Si dice che le api mormorino un'ode al Signore, benedicendo il suo nome.

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Poesia per la befana:

Al cattivo un carboncino

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Quando è l'ora, la Befanaalla scopa salta in groppa.D'impazienza già trabocca:

l'alza su la tramontana,fra le nuvole galoppa.

Ogni bimbo nel suo lettofa l'esame di coscienza:maledice il capriccetto,benedice l'ubbidienza.

La mattina al primo raggiosi precipita al camino:

un bel dono al bimbo saggio,al cattivo un carboncino.

Letterine alla befana:

 

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luna e angelo

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Busta

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