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TUTTI INSIEME IN PIEMONTE CONTRO IL BULLISMO E CYBERBULLISMO DIPARTIMENTO DI PATOLOGIA DELLE DIPENDENZE SER.D. ALESSANDRIA Equipe Prevenzione Dott.ssa Mattacheo Dott.ssa Sciamè

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TUTTI INSIEME IN PIEMONTE CONTRO IL BULLISMO E CYBERBULLISMO

DIPARTIMENTO DI PATOLOGIA DELLE DIPENDENZE SER.D. ALESSANDRIA Equipe Prevenzione

Dott.ssa Mattacheo Dott.ssa Sciamè

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Alcune considerazioni

Generazione dei cosidetti NATIVI DIGITALI

Strumenti digitali adoperati in modo rapido ed immediato

Maggiore rilevanza data agli strumenti e alle tecniche per comunicare piuttosto che al processo ossia contenuti della comunicazione e relazione interumana

Utilizzo delle nuove tecnologie ha come effetto un profondo mutamento delle modalità cognitive dei ragazzi ( apprendimento, memoria, pensiero, linguaggio)

Radicale trasformazione della comunicazione

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Modificate le modalità di apprendimento (multi-processuali)

Sovraesposizione ad input con conseguente blocchi emotivi e rallentamento delle funzioni mentali

Ricerche nazionali ed internazionali hanno studiato il rapporto con il virtuale per intercettare un confine tra un utilizzo fisiologico e un utilizzo patologico; da qui il profilo del RETOMANE, CYBER DIPENDENTE, DROGATO DI VIRTUALE

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La IAD (Internet Addiction Disorder) presenta sintomi ben delineati:

• desiderio incontrollabile (craving);

• problemi sociali e relazionali;

• isolamento e ritiro autistico;

• difficoltà nell’attenzione e nella concentrazione;

• riduzione delle prestazioni;

• alterazioni dell’umore (irritabilità o abbassamento del tono);

• perdita di controllo;

• sintomi astinenziali.

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Talvolta ci troviamo di fronte a adolescenti fragili narcisisticamente che agiscono condotte pericolose per lo sviluppo (es. sexting o hikikomori)

Tali comportamenti, che appaiono disfunzionali e in grado di

danneggiare il soggetto, possono essere letti come tentativi di trovare risposte ai problemi della crescita nella speranza di salvaguardare un Sé fragile e indebolito

Comportamenti pericolosi

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Alcuni adolescenti sono caratterizzati dal bisogno di fare mostra di sé e di grandi imprese in risposta ad una profonda fragilità del Sé e allo scacco in cui si trova il loro processo di mentalizzazione del corpo, la costruzione di ideali, la definizione dell’identità di genere

A partire da tali difficoltà possono decidere, ad

esempio, di usare internet esibendo pezzi del proprio corpo immortalati in foto o video erotici distribuiti poi in rete (sexting)

Sovraesposizione sociale

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All’estremità opposta troviamo adolescenti che per ragioni diverse hanno deciso di segregarsi in casa per proteggersi da un vissuto di profonda inadeguatezza rispetto al proprio ideale e quindi da un pervasivo senso di vergogna

Sempre più facilmente si osserva che l’auto-

segregarsi si accompagna al trovare rifugio in internet, ma questo non significa che l’autosegregazione è determinata o connessa direttamente con l’uso di internet

Ritiro sociale

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Indagine statistica dell'Università degli studi di Firenze e "Generazioni connesse“ su giovani di età compresa tra i 14 e i 18 anni

E’ emerso che essi sono molto attivi su internet

il 40% vi trascorre più di cinque ore al giorno

l’80,7% degli intervistati utilizza l’applicazione Whatsapp

il 76,8% Facebook

il 62,1% Instagram.

Il 14% non controlla la veridicità delle notizie, per cui quelle artefatte potrebbero circolare in rete distorcendo la realtà e incitando all’odio, alla xenofobia e così via.

Secondo i dati della Polizia Postale l’82% degli adolescenti non considera grave insultare, ridicolizzare o rivolgere frasi aggressive in rete.

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Indagine dell’ Osservatorio Nazionale Adolescenza su iniziativa della Polizia di Stato per il corretto uso di

Internet, su circa 8mila adolescenti di 18 regioni italiane

Analizzando la fascia del campione tra i 14 e i 18 anni emerge che: 28% è vittima di bullismo (nel 2016 erano il 20%, un aumento del

40%) l’8,5% è preso di mira sul web e sui social (6,5% lo scorso anno,

un aumento del 30%) l’80% di questi ultimi, è oggetto di insulti e violenze sia nella vita

online che in quella reale. Tra le vittime il 46% ha pensato almeno una volta al suicidio e il

32% ha messo in atto condotte autolesive; il 75% delle vittime si sente depresso e triste e il 54% ha

frequenti crisi di pianto. Le abbuffate di cibo riguardano il 57% di loro, la tendenza al

digiuno circa il 43%.

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Tra i ragazzi più piccoli, appartenenti alla fascia tra gli 11 e i 13

anni, la percentuale di vittime di bullismo e cyberbullismo sale rispettivamente al 30% e al 10%.

La frequenza di crisi di pianto (45% circa) e di tristezza e

depressione (70%) è simile sia tra chi è oggetto di violenza e comportamenti offensivi online sia tra chi li subisce nella vita reale.

Per quanto riguarda l’autolesionismo, invece, si rilevano numeri

superiori tra chi viene preso di mira in rete: si provoca ferite e contusioni circa 1 su 2, contro il 33% delle vittime del bullismo “disconnesso”.

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Dati del Dossier Bullismo 2016 di TELEFONO AZZURRO

Dal settembre 2015 al giugno 2016 Telefono Azzurro ha gestito circa 1 caso al giorno di bullismo e cyberbullismo.

Il fenomeno viene alla luce maggiormente al nord, dove sono stati gestiti circa il 45% dei casi e da dove vengono segnalati il 57% dei casi nazionali di cyberbullismo.

Le femmine vittime di bullismo sono il 45%, dato che sale al 70% per episodi di cyberbullismo; i bulli sono generalmente maschi (60% dei casi) e amici o conoscenti della vittima.

Le ragazze sono responsabili del 25% dei casi in cui la bulla agisce sola, cui si aggiunge un 15% in cui opera in gruppo

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BULLISMO E CYBERBULLISMO

Bullismo reiterarsi di comportamenti e atteggiamenti diretti o indiretti volti a prevaricare un altro con l’intenzione di nuocere, con l’uso della forza fisica o della prevaricazione psicologica

Cyberbullismo una delle forme che può assumere il bullismo; il termine è stato coniato dall’educatore canadese Bill Belsey nel 2002

la sua evoluzione è legata all’avanzamento delle nuove tecnologie

forma di prevaricazione volontaria e ripetuta nel tempo, attuata mediante uno strumento elettronico perpetuata contro

un singolo o un gruppo con l’obiettivo di ferire e mettere

a disagio la vittima di tale comportamento, che non riesce

a difendersi (Smith et al., 2006)

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Bullismo tradizionale a scuola Cyberbullismo

Le prepotenze avvengono per di più a scuola

o fuori della scuola

Le prepotenze on line possono avvenire

in qualsiasi momento e luogo in cui si è connessi

I bulli di solito sono studenti o compagni di

classe

I cyberbulli sono noti o apparentemente

sconosciuti

I testimoni delle azioni di prepotenza e di

aggressività sono i compagni o amici di

scuola o degli altri posti frequentati dalla

vittima e dal bullo

Il “materiale” usato dai cyberbulli può essere diffuso in tutto il mondo. Un

commento o un’immagine o un video

postati possono essere potenzialmente

in uso da milioni di persone

La presenza di altri del gruppo facilita e a

volte incoraggia i comportamenti di

prevaricazione

Il bullo virtuale tende a fare ciò che

non avrebbe coraggio di fare nella vita

reale se non avesse la “protezione” del

mezzo informatico

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Il bullo tradizionale ha bisogno di

dominare le relazioni interpersonali

attraverso la visibilità e il riconoscimento da parte del gruppo

Il cyberbullo approfitta della presunta

invisibilità attraverso la quale vuole

esprimere il proprio potere e dominio

Il bullo percepisce e vede le conseguenze del suo comportamento

Il bullo virtuale non vede le conseguenze delle proprie azioni

“Non è colpa mia, è uno scherzo”:

deresponsabilizzazione, minimizzazione e attribuzione di colpa alla vittima

Anche nel cyberbullismo si possono

rilevare processi di depersonalizzazione

Sono solo i bulli ad eseguire i

comportamenti aggressivi e la vittima

raramente reagisce

La vittima può diventare a sua volta un

cyberbullo

I testimoni sono tendenzialmente passivi

o incoraggiano il bullo. Raramente vanno

a chiamare un adulto

Gli spettatori possono essere attivi o passivi; la vittima non ne parla quasi mai con un adulto.

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“Gli adulti che operano nella scuola dovrebbero prestare attenzione a ciò che avviene tra i ragazzi, anche se questi non parlano, negano o minimizzano (…).Il muro di gomma può essere comodo, ma non è una buona strategia. I ragazzi si aspettano che gli adulti reagiscano e mostrino di avere controllo della situazione; inoltre, che gli adulti li difendano dai loro stessi impulsi indicando regole e limiti. (…) e questo fa parte del gioco e dell’apprendimento”

da Piccoli bulli crescono, A.Oliviero Ferraris, Ed. Bur 2006

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Segnali di disagio all’interno del gruppo classe

Eccessiva prudenza e insicurezza, incapacità di affermare se stessi, accentuata sensibilità e bassa autostima, debolezza e incapacità di difendersi da offese ricevute.

Bisogno di dominio e potere, atteggiamento ostile

verso l'ambiente, sensibilità al "prestigio” spesso ottenuto dalle prepotenze, mancanza di empatia e compassione, non adeguato riconoscimento delle emozioni altrui, tendenza alla deresponsabilizzazione per i propri gesti.

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Il silenzio-assenso e il mancato intervento da parte del gruppo legittima i bulli a continuare i maltrattamenti e può spingere altri ad imitarli e a sviluppare atteggiamenti simili o a sostenere i bulli.

Gli altri compagni raramente prendono le difese della

vittima, sia per paura di ritorsioni da parte del bullo, sia perché la vittima è spesso impopolare; altre volte perché "non ci si immischia in faccende che non ci riguardano”.

La caratteristica del cyber- bullismo è il cronicizzarsi di certe dinamiche all'interno del gruppo, dove alcuni ricoprono sempre il ruolo di

vittime e altri sempre il ruolo di bulli.

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“Gli adolescenti navigati non cercano in alcun modo insegnanti amici, ma adulti competenti (…). Come in famiglia anche a scuola è la relazione al centro dell’interesse: se ci sono buoni rapporti si può andare a scuola e apprendere, altrimenti tutto sembra molto più difficile (…) la scuola ha dovuto introdurre una nuova strategia educativa, più adeguata al funzionamento affettivo e mentale delle ultime generazioni di studenti e dei loro genitori”

Da Adolescenti navigati,

M. Lancini, Ed. Erickson, 2016

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Possibili percorsi didattici

Promozione della consapevolezza del fenomeno del bullismo e delle prepotenze a scuola attraverso l’approccio curricolare (ad es. con stimoli culturali : narrativa,film,video…)

Responsabilizzazione del gruppo classe attraverso la promozione della consapevolezza emotiva e dell’empatia (assunzione della prospettiva emotiva dell’altro)

Responsabilizzazione del gruppo classe attraverso la costruzione di regole e di “politiche scolastiche”.

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SCHEMA INTERVENTO Unità 1 Bullismo

Obiettivo generale : promuovere la consapevolezza sul fenomeno delle prepotenze

Obiettivi specifici : definire il bullismo – definirne le caratteristiche – definirne le forme

Unità 2 Emozioni e regolazione delle emozioni

Obiettivo generale : promuovere la consapevolezza delle emozioni (proprie e altrui)

Obiettivi specifici : Riconoscere ed esprimere le emozioni – essere consapevoli della propria attivazione emotiva

Unità 3 Conseguenze sulla vittima e ruolo degli spettatori

Obiettivo generale : promuovere empatia nei confronti della vittima – definire ruolo degli spettatori

Obiettivi specifici :provare empatia verso la vittima – individuare gli spettatori e capire cosa fare in quel ruolo

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Educazione tra pari: una strategia educativa

Il termine “Peer Education” indica una relazione tra

pari o tra persone appartenenti al medesimo gruppo o di stessa estrazione sociale, tra i quali si instaura un rapporto di apprendimento e influenza reciproca.

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Educazione tra pari…a scuola

I progetti di educazione tra pari si sono sviluppati a partire dagli anni ’60-’70 nei Paesi Anglosassoni e negli Stati Uniti nell’ambito di programmi di educazione sanitaria a livello scolastico relativamente alla prevenzione del tabagismo, tossicodipendenza, alcolismo e comportamenti a rischio.

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Novità e punti di forza

L’obiettivo della Peer Education è la promozione della salute e del benessere, non solo attraverso l’addestramento informativo.

I ragazzi diventano attori primari nella promozione dei propri fattori di salute (saper sperare come potere di controllo sulla situazione).

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I pari educano i propri pari meglio di chiunque altro

L’adolescente è il soggetto ideale per influenzare positivamente i coetanei perché in possesso di un comune patrimonio di valori, riti e linguaggi.

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Essere un peer educator

Il peer educator è un educatore tra pari o promotore di salute.

Egli fornisce un modello di ruolo prosociale; viene percepito come fonte di informazione credibile e consente di testimoniare i comportamenti protettivi anche al di fuori del contesto scolastico

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L’importanza del gruppo In adolescenza l’esperienza gruppale con i coetanei è

essenziale per il raggiungimento dei compiti evolutivi di questa età.

La relazione affettiva, i ruoli assunti all’interno del gruppo , il riconoscimento e le disconferme dei coetanei contribuiscono alla formazione dell’identità.

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Nel gruppo l’adolescente può chiarire quello che è, che vuol essere e quello che non è e non vuole diventare.

Nella relazione con i coetanei rinforza i bisogni di approvazione, conferma e dipendenza dal gruppo dei

pari.

Rispecchiamento nell’altro visto come simile a sé.

Nei gruppi di adolescenti non ci sono né regole rigide, né disciplina imposta dall’alto. La tendenza

dominante è un funzionamento democratico.

E’ la competenza e non il carattere forte e autoritario che legittima l’autorevolezza.

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Bibliografia e fonti

“La rete degli adolescenti o gli adolescenti nella rete” I risultati della ricerca intervento [email protected] (settembre 2009) a cura di L.Pivanti, B. Ardizzone, S. Vanetti. M. Ramella presentato al Convegno Adolescenti e adulti oggi, Torino 1/3 ottobre 2010

Giuseppe Riva, I social network, Il Mulino, 2010

Federico Tonioni, Quando Internet diventa una droga, Einaudi 2011

Paolo Crepet, Baciami senza rete, Mondadori 2016

www.generazioniconnesse.it Safer Interner Centre - Italia

www.minotauro.it

www.cremit.it Centro di ricerca sull’educazione ai media all’informazione e alla tecnologia

Matteo Lancini, Adolescenti navigati, Erickson 2016

A. Oliviero Ferraris, Piccoli bulli crescono, Ed. Bur 2006