Discutiamo di Bullismo

43
DISCUSSIONE SUL BULLISMO LUIGI RIGAMONTI “la scuola è un ospedale che cura i sani e respinge i malati” Don Lorenzo Milani

Transcript of Discutiamo di Bullismo

Page 1: Discutiamo di Bullismo

DISCUSSIONE SUL BULLISMO

LUIGI RIGAMONTI

“la scuola è un ospedale che cura i sani e respinge i malati”

Don Lorenzo Milani

Page 2: Discutiamo di Bullismo

IL BULLISMO

Il bullismo è una forma di comportamento aggressivo con caratteristiche peculiari e distintive, sulle quali c’è un vasto consenso a livello internazionale.

Il bullismo è caratterizzato da tre fattori che permettono di discriminare tale fenomeno da altre forme di comportamento aggressivo e dalle prepotenze

Page 3: Discutiamo di Bullismo

L’intenzionalità: il comportamento aggressivo viene messo in atto volontariamente e consapevolmente

La sistematicità: il comportamento aggressivo viene messo in atto più volte e si ripete quindi nel tempo

L’asimmetria di potere: tra le parti coinvolte (il bullo e la vittima) c’è una differenza di potere, dovuta alla forza fisica, all’età o alla numerosità quando le aggressioni sono di gruppo. La vittima, in ogni caso, ha difficoltà a difendersi e sperimenta un forte senso di impotenza.

Page 4: Discutiamo di Bullismo

Numerosi studi, hanno identificato diverse forme di bullismo, più o meno esplicite e osservabili, a seconda della tipologia di azioni che vengono messe in atto.

Page 5: Discutiamo di Bullismo

Bullismo diretto: comportamenti che utilizzano la forza fisica per nuocere all’altro. In questa categoria sono presenti comportamenti come picchiare, spingere, fare cadere, ecc.

Bullismo verbale: comportamenti che utilizzano la parola per arrecare danno alla vittima. Ad, esempio, le offese e le prese in giro insistenti e reiterate

Bullismo indiretto: comportamenti non direttamente rivolti alla vittima ma che la danneggiano nell’ambito della relazione con gli altri. Sono comportamenti spesso poco visibili che portano all’esclusione e all’isolamento della vittima attraverso la diffusione di pettegolezzi e dicerie, l’ostracismo e il rifiuto di esaudire le sue richieste.

Page 6: Discutiamo di Bullismo

All’interno delle scuole il bullismo riguarda tutti gli alunni, e non solo quelli che vi prendono parte in maniera più evidente. I ruoli che possono essere assunti dagli allievi, sono sintetizzati nell’elenco seguente:

Page 7: Discutiamo di Bullismo

Bullo: chi prende attivamente l’iniziativa nel fare prepotenze ai compagni

Aiutante: chi agisce in modo prepotente ma come “seguace” del bullo

Sostenitore: chi rinforza il comportamento del bullo, ridendo, incitandolo o semplicemente stando a guardare

Difensore: chi prende le difese della vittima consolandola o cercando di far cessare le prepotenze

Esterno: chi non fa niente ed evita il coinvolgimento diretto o indiretto in situazione di prepotenza

Vittima: chi subisce più spesso le prepotenze.

Page 8: Discutiamo di Bullismo

IL BULLISMO IN ITALIA

Il bullismo in Italia risulta molto diffuso sia nelle scuole elementari che nelle scuole medie inferiori cittadine. Addirittura un bambino su due dichiara di subire, infatti, prepotenze durante la permanenza nella scuola elementare, mentre nelle scuole medie abbiamo un ragazzo vittimizzato ogni tre. (Milano – Bullismo a Milano – Iannacone, Federico Colombo, Stefania Di Domizio)

Page 9: Discutiamo di Bullismo

LA LINEA DI BASELa situazione attuale nella nostra scuola

Page 10: Discutiamo di Bullismo

TRACCIARE LA LB (LINEA DI BASE)

La LB (diagnosi) viene tracciata attraverso:

1. Una Griglia di Osservazione (docenti e personale non docente)

2. Un Questionario (studenti)3. I Focus Group (alunni, genitori e

docenti)

Page 11: Discutiamo di Bullismo

LA GRIGLIA DI OSSERVAZIONE

Fenomeno di prepotenza fra pari, prevede la messa in atto di azioni di prepotenza nei confronti degli elementi del gruppo di appartenenza.

Dimensione psicologica legata a carenza affettiva ed insicurezza.

Non è un problema individuale, ma contestuale al gruppo classe.

Si parte dalla conflittualità perché il fenomeno di prevaricazione crea conflittualità nell’aula

Bullo presenta intenzionalità nei confronti della sua azione. Difficoltà di entrare in un rapporto di reciprocità. Il bullo si crea un’identità più forte rispetto agli altri, quindi

si ingenera squilibrio fra pari. Il bullo manifesta soprattutto forza psicologica.

Page 12: Discutiamo di Bullismo

I QUESTIONARI

“La mia vita a scuola - Durante questa settimana un altro mi ha…” (azioni di bullismo subite)

“La mia vita a scuola - Durante questa settimana io ho…” (azioni di bullismo agite)

Le prepotenze tra bambini/ragazzi a scuola (bullismo e intervento da parte di insegnanti e compagni)

Page 13: Discutiamo di Bullismo

I FOCUS GROUP

Le rilevazioni anche di tipo qualitativo con alunni e genitori attraverso la metodologia dei focus-group

Page 14: Discutiamo di Bullismo

COSA SONO I FOCUS GROUP

I Focus Group sono una tecnica di ricerca applicabile in un approccio valutativo soft, di tipo qualitativo

1. Sono gruppi di 6 – 12 persone2. Sono gruppi diretti da un moderatore3. Le opinioni sono libere4. Durano dai 30 ai 60 minuti

Page 15: Discutiamo di Bullismo

DISTINZIONE TRA BULLISMO ED AGRESSIVITÀ

Distinzione e diversità tra il bullismo e altri tipi di violenza.

Ruoli differenti e predefiniti che variano nel tempo.

Assenza di intenzionalità. Assenza di sistematicità. Simmetria di potere.

Page 16: Discutiamo di Bullismo

OBIETTIVI DELL’INTERVENTO

Page 17: Discutiamo di Bullismo

OBIETTIVO DELL’INTERVENTO

Obiettivo dell’intervento è quella di promuovere nei bambini, nei ragazzi e negli insegnanti la consapevolezza delle problematiche connesse al bullismo, favorendo lo sviluppo di e modalità relazionali basate su collaborazione ed empatia.

Page 18: Discutiamo di Bullismo

OBIETTIVI SPECIFICI

Imparare a riconoscere le emozioni e comprenderne il valore comunicativo

Favorire la comprensione dell’importanza di un atteggiamento empatico

Definire e riconoscere il fenomeno del bullismo e le sue diverse forme

Analizzare i ruoli e i comportamenti di bulli, vittime e osservatori

Promuovere la consapevolezza sul vissuto emotivo dei bambini e dei ragazzi coinvolti in episodi di prepotenza

Promuovere la capacità dei bambini e dei ragazzi di trovare possibili soluzioni al problema

Page 19: Discutiamo di Bullismo

LA STRATEGIA DI INTERVENTO

Page 20: Discutiamo di Bullismo

PREMESSA: L’ALLEANZA STRATEGICA CON GLI ALUNNI

I veri esperti di bullismo sono i ragazzi stessi: sanno individuare le peculiarità e le caratteristiche del fenomeno e sono a conoscenza di ciò che avviene nella classe.

Questo “sapere” si traduce con difficoltà in un “saper fare”: in altre parole i ragazzi non dispongono della competenza necessaria ad intervenire efficacemente per difendere un compagno o se stessi

L’azione educativa di una scuola attenta ai bisogni degli allievi dovrebbe tenere conto di queste evidenze e garantire un intervento continuato, strutturato e qualificato a livello di scuola.

Page 21: Discutiamo di Bullismo

LA MEDIAZIONE LINGUISTICA

La mediazione linguistica e culturale vista come strumento educativo e prassi socializzante nella fase start up del progetto è un processo attraverso il quale un soggetto esterno alla situazione conflittuale crea un contesto che facilita la comunicazione fra le persone permettendo loro di gestire o trasformare positivamente la condizione di rottura nella quale si trovano, alla ricerca di un accordo soddisfacente, ma non una riconciliazione (Bonafè Schmitt, 2000).

Page 22: Discutiamo di Bullismo

La mediazione relazionale, linguistica e culturale rappresenta:

• una valida alternativa al modello disciplinare basato sulla sanzione e sulla punizione;

• uno strumento per lo sviluppo delle competenze cognitive, relazionali, affettive;

• uno strumento per affrontare l’elevato tasso di conflittualità e di prevaricazione a diversi livelli;

• una modalità per rendere il più possibile piacevole la convivenza obbligatoria in classe (clima di classe e dispersione scolastica);

• uno strumento per supportare la costruzione di stima nei confronti delle regole e delle norme; come supporto alla ricerca di identità degli alunni.

Page 23: Discutiamo di Bullismo

METODO E STILE

Formare un equipe tra i docenti, il personale non docente e gli educatori

Promuovere nelle aule il dialogo e comunicazione come strategie per affrontare la conflittualità;

sensibilizzare alla dimensione positiva del conflitto; promuovere nei genitori e negli alunni la capacità di costruire

regole per la convivenza; migliorare il clima di convivenza; promuovere nella scuola la cultura del dialogo al di là degli

esiti immediati; far sperimentare modalità nuove di gestire la conflittualità; Supportare il superamento delle posizioni alla ricerca

dei reali interessi; riconoscere e accettare il conflitto nei suoi aspetti di rischio e

di risorsa; costruire e mantenere un setting protetto di mediazione,

creare uno spazio e un tempo della mediazione; restituire il conflitto e la responsabilità di gestirlo alle parti.

Page 24: Discutiamo di Bullismo

IL LABORATORIO

Il laboratorio intende favorire un’esperienza di gruppo in cui ciascun bambino/ragazzo abbia modo di sperimentare relazioni positive tra pari all’interno del contesto classe, modulando ciascuna attività secondo le esigenze delle specifiche realtà scolastiche. Il lavoro in classe si avvale di linguaggi espressivi diversi come canali privilegiati per incentivare la conoscenza di sé e dell’altro e l’espressione dei vissuti emotivi personali.

Page 25: Discutiamo di Bullismo

LE ATTIVITÀ DEL LABORATORIO

Materiale audiovisivo Giochi corporei Lavori di gruppo Drammatizzazione Problem solving Attività grafiche Momenti di discussione Attività sportive organizzate

Page 26: Discutiamo di Bullismo

MATERIALE AUDIOVISIVO

Visione di alcuni cortometraggi sul bullismo realizzati dall’istituto IPS Lombardini di Abbiategrasso, nel contesto di un progetto educativo ed altri video

Page 27: Discutiamo di Bullismo

GIOCHI CORPOREI

I giochi cooperativi sono utili per contrastare il fenomeno del bullismo in quanto si fondano sul lavoro di squadra in cui i partecipanti devono collaborare tra loro per assolvere ai compiti ludici, migliorando la qualità dei risultati con il livello di cooperazione che si basa sull’aiuto reciproco.

Nei giochi cooperativi i compiti possono essere realizzati solo se i componenti del gruppo uniscono le loro abilità facendo la fondamentale esperienza di apprendimento pro sociale che gli sforzi, l’iniziativa e l’impegno attivo di tutti danno un risultato che supera la soddisfazione individuale per scoprire la responsabilità per qualcosa di comune attraverso una esperienza di successo.

Page 28: Discutiamo di Bullismo

Il valore pratico del lavoro di gruppo si evidenzia quando nei giochi affiorano dei conflitti conseguenti al dover prendere decisioni difficili, quando si è sotto la pressione temporale, quando vi sono diverse strategie di soluzione od uno scarso impegno di alcuni, occasioni preziose di apprendimento in cui aiutando gli altri e lasciando che essi ci aiutino si manifesta l’impegno verso di loro, ma anche la disponibilità a riconoscere i propri limiti permettendo loro di esserci di aiuto.

Durante i giochi cooperativi l’osservazione dei comportamenti socio-affettivi può essere effettuata con una griglia di osservazione utilizzabile da un docente in compresenza con il ruolo di osservatore durante le attività condotte dall’educatore che svolge il ruolo di animatore dei giochi cooperativi.

Page 29: Discutiamo di Bullismo

GRIGLIA DI OSSERVAZIONE DEI GIOCHI

1. Autostima2. Cooperazione3. Affidabilità4. Adattabilità5. Autonomia6. Dimensione intraindividuale7. Dimensione Interindividuale

Page 30: Discutiamo di Bullismo

PRINCIPI PEDAGOGICI PER I GIOCHI

Per la “coerenza” del messaggio educativo finalizzato a contrastare il fenomeno del bullismo si raccomandano agli insegnanti-animatori i seguenti principi pedagogici adatti per i giochi:

· Inscenare il gioco: creare le condizioni per consentire agli/lle alunni/e di giocare spontaneamente.

· Imparare a restare in disparte: osservare cosa fanno, giudicare come lo fanno e il suo sviluppo.

· Aiutare a risolvere da soli i problemi: aiutare a chiarire, risolvere e attuare questioni,conflitti, idee.

· Fare attenzione alla complessità del gioco: d’accordo con gli/le alunni/e adattare le situazioni.

· Chiarire le strutture del gioco: far notare le correlazioni fra i diversi fattori rilevanti per il gioco.

· Avviare all’autoregolazione: fare in modo che le funzioni relative alla soluzione dei problemi e alle strutture dei giochi possano essere svolte dagli/lle alunni/e in modo regolare ed autonomo, senza che uno di loro si imponga sugli altri.

Page 31: Discutiamo di Bullismo

LAVORI DI GRUPPO PER I PROFESSORI

1. Il lavoro in equipe2. La comunicazione assertiva3. La lettura dei gesti4. La costruzione del rapporto di fiducia5. L’astensione dai giudizi morali6. L’empatia

Page 32: Discutiamo di Bullismo

LAVORI DI GRUPPO PER GLI ALUNNI

Attività di accoglienza e presentazione. Le mie emozioni, le tue emozioni e le

nostre emozioni. Il Bullismo. Io e il gruppo. Le strategie per combattere le

prepotenze Bullismo, emozioni e azioni. Io come bullo, io come vittima, io come

spettatore: cosa posso fare?

Page 33: Discutiamo di Bullismo

DRAMMATIZZAZIONE

Inscenare e discutere su episodi veri o inventati di aggressività o bullismo nel contesto scolastico

Page 34: Discutiamo di Bullismo

PROBLEM SOLVING Problem finding: questa prima fase è quella del riconoscimento dell’esistenza di un

ostacolo. Significa rendersi conto del fenomeno e percepirlo come “deviante dalla norma” e fonte di disagio.Può sembrare una fase ovvia ma se non mi accorgo di essere in difficoltà, difficilmente potrò risolvere il mio problema. Occorrerà anche identificare il risultato che vogliamo ottenere, gli effetti che vogliamo vedere una volta risolto il problema.

Problem setting: in questo secondo step bisognerà definire e descrivere il problema. Il riconoscimento di un disagio non basta per cambiare la situazione, occorre definirlo.

Problem analysis: nella terza fase il problema andrà scomposto in tanti secondari, più piccoli e più facilmente affrontabili e risolvibili. Occorrerà scomporre il problema principale in problemi secondari attraverso un algoritmo ad albero o altri strumenti di scomposizione e raggruppamento logico e raccogliere i dati di riferimento per comprendere i fattori rilevanti.

Problem solving: è solo la quarta fase che prenderà correttamente il nome di problem solving. Questa è la fase in cui dobbiamo riuscire a rimuovere le cause che hanno originato il nostro problema in modo che questo non si ripresenti mai più.Del resto è ovvio per risolvere un problema bisogna cambiare qualcosa. Se non cambia nulla, presto o tardi, il problema tornerà a ripresentarsi.

Decision making: nella penultima fase bisognerà prendere decisioni relativamente alle azioni da portare avanti in base alle risultanze delle fasi precedenti.

Decision taking: l'ultima fase, denominata decision taking, è quella in cui bisogna passare all’azione, monitorando il risultato ottenuto relativamente dell’atteso.

Page 35: Discutiamo di Bullismo

PROBLEM SOLVING

Partecipano alle attività di problem solving

1. Docenti2. Personale non docente3. Educatori4. Dirigente scolastico5. Gli alunni (in alcuni momenti)

Page 36: Discutiamo di Bullismo

ATTIVITÀ GRAFICHE

I ragazzi dovranno rappresentare graficamente il risultato delle attività svolte

Singolarmente ed in gruppo

Page 37: Discutiamo di Bullismo

MOMENTI DI DISCUSSIONE

Di gruppo

In classe

In istituto (assemblea generale)

Page 38: Discutiamo di Bullismo

ATTIVITÀ SPORTIVA ORGANIZZATA

Se lo sport ha come obiettivo non la vittoria, non la creazione di campioni, ma l’elogio alla fatica, al dare sempre il meglio di sé, l’attenzione al singolo più debole allora può essere qualche cosa che cura la società

l’Università Bocconi di Milano ha dimostrato come per ogni euro investito nello sport (inteso come sopra riportato) il risparmio sociale è di oltre 2 euro. (2.01 euro)

Page 39: Discutiamo di Bullismo

CONSIDERAZIONI FINALI

Page 40: Discutiamo di Bullismo

CONCLUSIONE N.1

In sintesi le attività di laboratorio determinano interazioni in un contesto esperienziale socio-affettivo di rete o "reticolare", che permette di riconoscere come "soggetto" la relazione interpersonale. Parafrasando un famoso elenco di assiomi relativi alla pragmatica della comunicazione umana (Watzlawick 1971) intendo un contesto “reticolare” se risponde ai seguenti “Assiomi della Reticolazione Umana” : · non si può non Reticolare (essere in rete per comunicare), ma dipende dal meta contesto (vissuto personale del contesto).

Page 41: Discutiamo di Bullismo

CONCLUSIONE N2

risulta fondamentale la costruzione del rapporto di fiducia (docente – alunno – docente.

Importante saper leggere i gesti e gli agiti

Determinante la comunicazione assertiva

Page 42: Discutiamo di Bullismo

CONCLUSIONE N.3

E’ necessario accettare che i risultati di un intervento socio – pedagogico non sono imminenti

Page 43: Discutiamo di Bullismo

"....poco merito nella virtù e ben poca colpa nell'errore, anche perché non ho ancora capito bene, malgrado i miei 58 anni, che cosa sia la virtù e che cosa esattamente sia l'errore...." Fabrizio de Andrè