TUMORE AL SENO, UN TEST GENOMICO PER SCEGLIERE … · Una sorta di screening nelle pazienti con...

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Anno V Numero 1159 Venerdì 14 Luglio 2017 S. Camillo de Lellis AVVISO Ordine 1. ORDINE: Progetto “Un Farmaco per tutti”; i 2. Eventi Mese di Luglio Notizie in Rilievo Scienza e Salute 3. Tumore al seno, un test genomico per scegliere chi sottoporre a chemioterapia 4. Tiroide, come accorgersi della presenza di un nodulo? Prevenzione e Salute 5. Quali sono i segni dell'artrosi all'anca? 6. Vene varicose degli arti inferiori Meteo Napoli Venerdì 14 Luglio Sereno Minima: 24° C Massima: 31 °C Umidità: Mattina = 56% Pomeriggio = 67% TUMORE AL SENO, UN TEST GENOMICO PER SCEGLIERE CHI SOTTOPORRE A CHEMIOTERAPIA Una sorta di screening nelle pazienti con tumore al seno per individuare le candidate alla chemioterapia. Grazie a un test genomico, chiamato Oncotype Dx, si può prevedere in quali donne questo tipo di trattamento potrebbe essere più efficace. Oncotype DX fornisce preziose informazioni sulla neoplasia mammaria, la forma di tumore più diagnosticata nel sesso femminile e la responsabile di più decessi per cancro fra le donne. Il test genomico analizza infatti l'attività di un insieme di geni che riguarda il modo in cui un tumore potrebbe evolvere e rispondere ai trattamenti. Grazie ai risultati di questo esame si può avere un quadro più chiaro della prognosi della malattia oncologica: i medici possono avere un'idea più chiara di quali pazienti potrebbero avvantaggiarsi di un trattamento chemioterapico in aggiunta alla terapia ormonale. Il test è anche in grado di valutare il rischio di ricaduta del tumore al seno. Sono 21 i geni che vengono analizzati con il test genomico e la sua validità è stata oggetto di studi scientifici che hanno coinvolto circa 4mila pazienti. Le pazienti su cui potrebbe essere effettuato il test sono donne con “tumore invasivo della mammella, linfonodi negativi o positivi fino a un massimo di 3, con recettori ormonali positivi, pazienti che in base ai prelievi anatomo-clinici e biologici sono in una zona di confine, in una fase in cui si può includere o escludere con certezza il trattamento chemioterapico rispetto alla sola ormonoterapia”, spiega l'oncologo Francesco Cognetti, direttore dell'Oncologia medica dell'Istituto nazionale Regina Elena di Roma. L'ospedale romano è tra gli 11 centri del Lazio che hanno aderito al programma di sperimentazione PONDx. (Salute, Sole 24Ore) SITO WEB ISTITUZIONALE : www.ordinefarmacistinapoli.it E-MAIL: [email protected] ; [email protected] SOCIAL Seguici su Facebook Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli iBook Farmaday Proverbio di oggi……… 'E figlie se vasano 'nzuonno

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Anno V – Numero 1159 Venerdì 14 Luglio 2017 – S. Camillo de Lellis

AVVISO Ordine

1. ORDINE: Progetto “Un

Farmaco per tutti”; i

2. Eventi Mese di Luglio

Notizie in Rilievo

Scienza e Salute 3. Tumore al seno, un test

genomico per scegliere chi

sottoporre a

chemioterapia

4. Tiroide, come accorgersi

della presenza di un

nodulo?

Prevenzione e Salute 5. Quali sono i segni

dell'artrosi all'anca?

6. Vene varicose degli arti

inferiori

Meteo Napoli

Venerdì 14 Luglio

Sereno

Minima: 24° C Massima: 31 °C Umidità: Mattina = 56%

Pomeriggio = 67%

TUMORE AL SENO, UN TEST GENOMICO PER SCEGLIERE CHI SOTTOPORRE A

CHEMIOTERAPIA

Una sorta di screening nelle pazienti con tumore al seno per individuare le candidate alla chemioterapia.

Grazie a un test genomico, chiamato Oncotype Dx, si può prevedere in quali donne questo tipo di trattamento potrebbe essere

più efficace. Oncotype DX fornisce preziose informazioni sulla neoplasia mammaria, la forma di tumore più diagnosticata nel sesso femminile e la responsabile di più decessi per cancro fra le donne. Il test genomico analizza infatti l'attività di un insieme di geni che riguarda il modo in cui un tumore potrebbe evolvere e rispondere ai trattamenti. Grazie ai risultati di questo esame si può avere un quadro più chiaro della prognosi della malattia oncologica: i medici possono avere un'idea più chiara di quali pazienti potrebbero avvantaggiarsi di un trattamento chemioterapico in aggiunta alla terapia ormonale. Il test è anche in grado di valutare il rischio di ricaduta del tumore al seno. Sono 21 i geni che vengono analizzati con il test genomico e la sua validità è stata oggetto di studi scientifici che hanno coinvolto circa 4mila pazienti. Le pazienti su cui potrebbe essere effettuato il test sono donne con “tumore invasivo della mammella, linfonodi negativi o positivi fino a un massimo di 3, con recettori ormonali positivi, pazienti che in base ai prelievi anatomo-clinici e biologici sono in una zona di confine, in una fase in cui si può includere o escludere con certezza il trattamento chemioterapico rispetto alla sola ormonoterapia”, spiega l'oncologo Francesco Cognetti, direttore dell'Oncologia medica dell'Istituto nazionale Regina Elena di Roma. L'ospedale romano è tra gli 11 centri del Lazio che hanno aderito al programma di sperimentazione PONDx. (Salute, Sole 24Ore)

SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it

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Proverbio di oggi……… 'E figlie se vasano 'nzuonno

Chi troppo s’inchina, mostra il sedere

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PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1159

SCIENZA E SALUTE

TIROIDE, come accorgersi della presenza di un nodulo?

Tra le patologie più frequenti a carico della tiroide c’è il nodulo tiroideo.

È prevalente nel sesso femminile e nella maggior parte dei casi si rivela essere una formazione benigna.

Tendenzialmente il nodulo tiroideo è silente e la sua scoperta è spesso incidentale ma ci sono casi in cui può sorgere il sospetto di un nodulo alla tiroide: «Quando un paziente lamenta difficoltà nella deglutizione o un senso di costrizione al collo o quando il nodulo è chiaramente visibile», ricorda il prof. Andrea Lania, docente di Endocrinologia presso Humanitas University. «Il nostro è un Paese a endemia gozzigena per via di una carenza lieve/moderata di iodio, un elemento essenziale per la funzionalità della tiroide. E’ quindi necessario apportare con la dieta una adeguata quantità di iodio, cosa possibile se si utilizza il sale iodato. L’apporto di iodio diventa ancora più importante – spiega il professor Lania – in condizioni particolari come la gravidanza».

Ci sono fattori associati allo stile di vita che potrebbero favorire l’insorgenza di un nodulo? «No. L’unico che può essere associato a un incremento di rischio è il consumo quasi esclusivo nella dieta di brassicacee (la famiglia dei cavoli, cavolfiori, ecc.), uno scenario difficilmente ipotizzabile se consideriamo le abitudini alimentari prevalenti nel nostro Paese». A proposito di noduli tiroidei si parla di incidentalomi, ovvero di nodularità riscontrate per caso (incidentalmente) in corso di esami eseguiti per sintomi non chiaramente riconducibili ad una malattia della tiroide: «Come accade durante un ecocolordoppler dei vasi sovraortici o una risonanza magnetica della colonna vertebrale a livello cervicale. La presenza di un nodulo può essere dunque riscontrata casualmente oppure può essere sospettata semplicemente osservando il collo del paziente», aggiunge lo specialista. Ci sono invece sintomi che dovrebbero spingerci a cercare specificamente la presenza di un nodulo? «Solo in due casi: principalmente quando si lamenta una sintomatologia compressiva sulla trachea o sull’esofago e quindi si ha difficoltà a deglutire o a respirare; più raramente se si manifestano i sintomi tipici dell’ipertiroidismo. In questi casi si procede con un’ecografia per escludere o meno la presenza di un nodulo». Tra i sintomi principali dell’ipertiroidismo ci sono la tachicardia, l’aritmia cardiaca, la perdita improvvisa di peso, l’aumento dell’appetito e della sudorazione.

UNA VOLTA DIAGNOSTICATO UN NODULO COME SI PROCEDE? «Dopo aver valutato lo stato funzionale della ghiandola si decide se procedere o meno con l’esame citologico del nodulo mediante agoaspirazione per escludere la presenza di un carcinoma tiroideo. L’indicazione all’esecuzione di tale approfondimento diagnostico si base sulle caratteristiche ecografiche del nodulo e sulla presenza di fattori di rischio specifici quali una pregressa irradiazione al collo». «Nei casi in cui il nodulo tiroideo risulti citologicamente o ecograficamente benigno e quando le sue dimensioni non sono tali da determinare compressione tracheale o esofagea sarà sufficiente monitorare ecograficamente le eventuali modificazioni dimensionali del nodulo con cadenza non inferiore all’anno». Quali terapie sono previste? «Non ci sono terapie mediche per prevenire la crescita del nodulo. Sarà prescritta una terapia medica solo in caso di disfunzione tiroidea. Nel caso di noduli di grosse dimensioni associati a sintomatologia compressiva o nel caso di un esito citologico positivo per neoplasia tiroidea è indicato l’intervento chirurgico. Nel caso invece di un nodulo iperfunzionante (associato cioè ad ipertiroidismo) si potrà decidere se optare per la chirurgia o per il trattamento radiometabolico con iodio», conclude il professor Lania. (Salute, Humanitas)

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PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1159

PREVENZIONE E SALUTE

QUALI SONO I SEGNI DELL'ARTROSI ALL'ANCA?

Segnale tipico è la difficoltà a mettere le calze o le scarpe per un dolore alla coscia durante il movimento

Metà delle persone dopo i 60 anni soffre di artrosi. «L'artrosi dell'anca (coxartrosi) è frequente e comporta la progressiva distruzione della cartilagine articolare, con conseguenti danni anche all'osso e interessamento della muscolatura circostante».

Come si presenta l’artrosi dell’anca? «I tre segnali caratteristici sono dolore, rigidità e zoppia. All’inizio il dolore è di solito all'inguine o al gluteo, spesso anche lungo la coscia, anteriormente, fino al ginocchio. La limitazione del movimento è un segno che in genere appare quando l'artrosi comincia ad essere di grado più elevato e può compromettere alcuni movimenti. La zoppia appare quando il dolore è tale da indurre a mettere in atto meccanismi di protezione per abbreviare l'appoggio sull'arto dolente. Per confermare la presenza di un processo coxartrosico, basta una radiografia dell'anca, solo in alcuni casi servono TAC o RMN per capire meglio le cause del problema». «Non ci sono farmaci capaci di guarire l'artrosi o di farla regredire, ma solo medicinali che aiutano a controllare il dolore. Se l'artrosi è in fase iniziale si può però tentare di rallentarne l'evoluzione con alcuni accorgimenti, per esempio perdendo peso, se si è in sovrappeso, ed evitando di affaticare l'articolazione con attività sportive (calcio, tennis, sport di contatto, ecc.) o lavorative pesanti. Per migliorare la mobilità dell'articolazione può essere utile un programma personalizzato di fisioterapia, una moderata attività fisica, privilegiando nuoto, bicicletta, ginnastica dolce».

«Quando l'artrosi causa importanti limitazioni funzionali e il dolore non è più controllabile. Negli ultimi anni ricerche sui materiali, biotecnologie e procedure chirurgiche meno invasive, hanno permesso notevoli progressi; gli approcci chirurgici mininvasivi, ovvero di risparmio dei tessuti (tissue sparing), ci hanno permesso di ottenere recupero funzionale più rapido, abbattimento del dolore, cicatrici più piccole, riduzione delle perdite di

sangue intra e post-operatorie. Oggi in centri specializzati questa chirurgia sta raggiungendo l'obiettivo di essere eseguita "senza o con minimo impegno doloroso"; Un programma di questo tipo conduce il paziente da un’accurata pianificazione preoperatoria all'intervento mini invasivo fino al post-operatorio senza dolore e all'assistenza domiciliare condivisa tra tutti gli specialisti. Dopo questo tipo di intervento non serve un programma di riabilitazione particolare, ma solo un controllo fisioterapico della deambulazione per circa 40 giorni a domicilio». (Salute, Corriere)

QUANDO È

NECESSARIO

RICORRERE ALLA

PROTESI?

Quando a essere interessata è

l’articolazione dell’anca, la più

grande del corpo, il problema non

può essere trascurato.

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PREVENZIONE E SALUTE

VENE VARICOSE DEGLI ARTI INFERIORI

L’insufficienza venosa cronica degli arti inferiori e le sue manifestazioni (varici e

telangiectasie) rappresentano una delle più frequenti patologie nei paesi

industrializzati. Ne è affetto infatti tra il 10 e il 40% della popolazione adulta.

In Italia ne soffre almeno il 40% delle donne e il 25% degli uomini.

Per vene varicose (o varici) si intendono delle tortuosità, delle dilatazioni (i gavoccioli venosi) evidenti sul decorso delle principali vene superficiali della gamba. In posizione eretta il ritorno del sangue dagli arti inferiori al cuore (sangue venoso) è facilitato dalla presenza di numerose valvole all’interno dei condotti venosi. La perdita di funzionalità di queste valvole associata ad alterazioni della parete delle vene comporta la comparsa di vene varicose. Teleangiectasie indica il termine medico per descrivere quelle antiestetiche trame di capillari che spesso compaiono sulle gambe di chi soffre di insufficienza venosa.

La sintomatologia classica è data dalla sensazione di pesantezza delle gambe, dai crampi notturni, dal formicolio, dal bruciore e dal gonfiore. I disturbi si fanno sentire soprattutto in estate quando le vene, di per sé poco

toniche, vengono indotte dalle alte temperature esterne a dilatarsi ulteriormente. Le varici diventano così più evidenti e “palpabili”, a volte dolenti; le gambe si appesantiscono, le caviglie si gonfiano, le scarpe stringono. Con l’aggravarsi della patologia possono comparire macchie brune, eczemi, ipodermiti (aree cutanee più o meno estese, arrossate, dolenti e indurite), tromboflebiti, ulcerazioni e sanguinamenti.

Per la diagnosi viene effettuata una visita specialistica di chirurgia vascolare e, se necessario, un ecocolordoppler venoso degli arti inferiori. L’ecocolordoppler

rappresenta attualmente la metodica diagnostica più efficace per ottenere un quadro obiettivo e inequivocabile delle caratteristiche funzionali delle vene. Si tratta di un esame non invasivo che consente di analizzare il circolo venoso superficiale, valutare la continenza delle valvole e di individuare le vene “insufficienti”. Permette inoltre di verificare che il circolo venoso profondo non presenti occlusioni: una condizione determinante per decidere se effettuare o meno l’intervento di asportazione del circolo superficiale delle safene.

Non si riconosce un fattore causale diretto evidente che spieghi l’eziologia della patologia varicosa; esistono ipotesi patogenetiche e fattori favorenti. Le ipotesi patogenetiche sono rappresentate dall’incontinenza ostiale valvolare (safeno-femorale o safeno-poplitea) o delle valvole iliaco-femorali e dalla debolezza primitiva

della parete venosa per diminuzione degli elementi elastici. I fattori che favoriscono la malattia sono: familiarità, sesso femminile, abitudini di vita (soprattutto vita sedentaria), attività lavorativa (professioni che costringono a stare molto tempo in posizione eretta), peso corporeo (obesità), gravidanza (per modificazioni ormonali e per la compressione causata dal feto sulle vene iliache),

farmaci estro-progestinici, dieta e fumo.

Diagnosi

Come si

Riconoscono

no?

Chi si

Ammala?

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PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1159

Ci sono diverse tipologie di trattamento.

Trattamento medico. Consiste nell’uso di calze a compressione graduata

(scelte con l’aiuto del medico) di bendaggi elastici che aiutano a compensare parzialmente

l’insufficienza venosa, (favorendo il ritorno di sangue verso il cuore)

nell’uso di farmaci vasotonici che tonificano la parete venosa (favorendone la funzionalità e riducendo sintomatologie ed edema).

: Le teleangiectasie vengono trattate ambulatorialmente con iniezioni sclerosanti o attraverso l’uso del laser. Nel primo caso viene iniettato un liquido che provoca la sclerosi del vaso e la sua successiva chiusura.

La terapia con il laser utilizza un mezzo fisico differente (la luce) per ottenere lo stesso effetto di chiusura del capillare. Entrambe le terapie, essendo praticate su vasi molto piccoli e in zone limitate, non creano problemi di irrorazione e non hanno conseguenze particolari.

: L’asportazione completa del vaso si esegue solo per la grande e per la piccola safena varicose e prevede l’intervento chirurgico di safenectomia. La safenectomia rimane l’intervento classico e più usato. Il suo successo dipende sia dall’esperienza

maturata in anni di pratica chirurgica, sia dal fatto che la tecnica iniziale è stata costantemente aggiornata con l’introduzione di nuovi materiali e nuovi tipi di anestesia. Il recupero nel postoperatorio è rapido, in genere bastano quattro o cinque giorni di riposo moderato e i risultati a lungo termine, anche dal punto di vista estetico, sono ottimi. L’asportazione di piccole vene varicose che non interessano la piccola o grande safena è chiamata flebectomia e può essere effettuata anche in anestesia locale. L’avere una vena in meno non crea alcun problema alle gambe del paziente perché, quando l’indicazione è corretta, il circolo venoso profondo e, in parte, il circolo cutaneo riescono a drenare efficacemente anche

le zone normalmente vascolarizzate delle safene. : È la versione endoscopica della classica terapia laser e viene utilizzata per il trattamento della piccola e della grande safena varicose. Il chirurgo deve pungere la safena all’altezza del ginocchio e introdurre una sonda a fibre ottiche. La sonda viene fatta avanzare sotto guida ecografica e, giunta nel tratto di vaso

da trattare, emette il fascio di luce laser che chiude il vaso sanguigno. L’intervento risulta meno invasivo e può essere effettuato in anestesia locale. (Salute e Benessere)

Trattamento Ambulatoriale

Trattamento Chirurgico

Endo Venous Laser Therapy

(EVLT).

Come si curano?

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FAD in farmaDAY: un NUOVO MODO di AGGIORNARSI

FAD in farmaDAY è una nuova opportunità che l’Ordine da ai propri iscritti per ottemperare

all’obbligo dell’aggiornamento ECM

Gentili Colleghi,

Vi comunichiamo che Martedì 11 LUGLIO è stato pubblicato su Farmaday l'ultimo micro modulo che

ha concluso il corso FAD in farmaDAY

"Sintomi in Farmacia – Ruolo del FARMACISTA

(Influenza, Raffreddore, Influenza e Raffreddore, Mal di Gola, Rinite, Tosse, Sinusite, Patologie

dell’Orecchio)" che consente l’acquisizione di ben 30 CF.

hanno partecipato al corso più di 800 Colleghi che hanno fruito 30 CF leggendo

solamente il farmaDAY

1. Tutti coloro che avranno completato il percorso potranno stamparsi l'attestato del Corso o richiederlo inviando una mail a [email protected]

2. Tutti coloro che NON hanno completato il percorso avranno la possibilità di completarlo fino al 31 Luglio

Abbiamo deciso di prorogare fino al 31 LUGLIO le iscrizioni per dare loro un ulteriore possibilità a

fruire del Corso che, ricordiamo, consente l'acquisizione di ben 30 Crediti Formativi.

Inviare all’indirizzo [email protected] la richiesta di fruizione del Corso.

Tale richiesta deve contenere i seguenti dati:

a) Nome,Cognome; b) Luogo e Data di Nascita; c) Codice Fiscale; d) Num. di Iscrizione all'Albo; e) Indirizzo mail, f) Num. Telefonico: sarà utilizzato solo per comunicazioni ufficiali dell'Ordine.

Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli

La Bacheca

Per i Colleghi che NON hanno Partecipato

COME PARTECIPARE

In 48 ore sarà inviata una Username e una Password personale all’indirizzo e-mail da

Voi indicato

RISULTATI

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ORDINE: Progetto “UN FARMACO PER TUTTI” Il progetto ha come finalità l’utilizzo di farmaci, le cui confezioni siano integre, ma anche di prodotti diversi dai farmaci come presidi medico chirurgici o integratori e dispositivi medici non ancora scaduti provenienti da donazione spontanea da parte di cittadini e Aziende farmaceutiche, nonché di privati a seguito di cambio/fine terapia o decesso di un congiunto malato.

I colleghi volontari che intendono partecipare al progetto condiviso dalla Associazione Cattolici Farmacisti Italiani – sez. Napoli (UCFI) potranno farlo contattando gli Uffici dell’Ordine o inviando una e-mail all’indirizzo: [email protected]

FARMACIE - COME ADERIRE: Clicca sul link sottostante e compila il form in modo da avere le informazioni utili riguardo il luogo di consegna del contenitore per la raccolta dei farmaci.

http://www.ordinefarmacistinapoli.it/ordineNuovo/news/1097-un-farmaco-per-tutti

ORDINE: SERATA STRAORDINARIA in OCCASIONE della VISITA del CARDINALE di

Napoli, S.E. Crescenzio SEPE, presso la Sede dell’ORDINE

Lunedì 3 Luglio, ore 20.30, Sede Ordine- Arcivescovo Metropolita di Napoli

Se vuoi vedere la registrazione della Visita del Cardinale S.E. Crescenzio SEPE, presso la sede dell’Ordine, basta cliccare sul seguente link:

http://www.ordinefarmacistinapoli.it/ordineNuovo/?option=com_content&view=article&layout=edit&id=1801

FARMACISTI VOLONTARI: Come Aderire

RACCOLTI FINORA PIÙ DI 70.000 CONFEZIONI DI FARMACI E DISPOSITIVI DONATI AI SEGUENTI ENTI ASSISTENZIALI:

La Tenda, La Casa di Tonia, Emergency, Ordine di Malta, UNITALSI Campania, Stelle in Strada, Suore della Carità di Madre Teresa di Calcutta,

Elemosiniere del Santo Padre, Croce Rossa,

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ORDINE: CAMPAGNA INFORMATIVA DI PREVENZIONE AL MELANOMA

L’Ordine in collaborazione con il Comune di Napoli, la Fondazione melanoma ONLUS e Federfarma Napoli ha predisposto “La Prevenzione sul Melanoma”.

CALENDARIO visite gratuite per la Prevenzione del MELANOMA

Un gruppo di Dermatologi è a disposizione dei Cittadini per un CONSULTO GRATUITO presso la Sede dell’Ordine dei Farmacisti della Provincia di

Napoli secondo il Calendario riportato nella locandina

LUGLIO: Venerdì 21 Luglio ore 16.00 – 19.00