Tu solo hai parole di vita eterna · di vita, ancor più lo è Dio e la sua Parola. Gesù, uomo...

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Tu solo hai parole di vita eterna Quaderni di Quaresima 2020

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Tu solo hai parole di vita eterna

Quaderni di

Quaresima 2020

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Quaresima 2020

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Nuovamente ci viene offerto un tempo importante e decisivo per il nostro cammino di vita cristiana.

Tempo di Quaresima, tempo di grazia per riscoprire il nostro essere cristiani in questa storia che con forza ci chiede di essere il sale della terra e la luce del mondo. La domanda che potrebbe accompagnarci, in questo itinerario, potrebbe essere: come posso diventare il “sale” e la “luce” per me e per gli altri, così da facilitare il ricapitolare della storia in Cristo ?

Questo semplice strumento ci viene offerto perché i nostri passi verso la Pasqua di Gesù siano scanditi dalla Parola di Dio, dal contributo di alcuni giovani, famiglie e assistenti dell’Opera. Ogni giorno la Parola di Dio entrerà nella nostra quotidianità e con la forza dello Spirito di Dio, diventerà vita. Lasciamoci guidare dallo Spirito di Dio: docili al Signore, affinché il nostro vivere sia manifestazione di Lui e irradiazione del suo amore, per costruire una società che ha nella ricerca sincera della pace, l'armonia con gli altri, con se stessi, con il Creato e con Dio.

Buon cammino!

Quaresima 2020

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Fra i molti stimoli che Gesù mi dona ogni giorno per vivere al cento per cento la mia vita e che, spesso, nei miei limiti, fatico a comprendere, scorgo finalmente in queste parole una chiara indicazione. Un invito inequivocabile in effetti. Eppure davanti a questo brano ancora una volta mi sento chiamato a chiedermi il perché mi venga chiesto proprio questo. Perché, Signore, mi chiedi di nascondere anche quel poco di bene che riesco a fare? Ebbene, Signore, ti ringrazio perché stasera sento forte l’invito a smettere di cercare giustificazioni al mio egoismo e piuttosto a spostare il baricentro delle mie attenzioni tutto su di te, affinché possa raggiungerti in quell’intimità profonda che ci mette davvero in contatto.

medita

«1State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. 2Dunque, quando fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 3Invece, mentre tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, 4perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.5E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 6Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.16E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un'aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 17Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, 18perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

asco

ltaLetturedel giorno: Gl 2,12-18;Sal 50 (51);

2Cor 5,20–6,2;Mt 6,1-6.16-18

mercoledì 26 febbraio

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Quante volte la continua ricerca di attenzione da parte degli altri mi allontana da Te?

Che cosa significa per me “digiunare” per il Signore?

mercoledì delle Ceneri

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“Se qualcuno vuole venire dietro me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”. Il Signore, con questa lettura, ci incita ad affidarci a lui e a seguirlo in questo cammino verso la salvezza, verso la vera felicità mettendo in valigia la nostra croce e le nostre sofferenze. Ma qual è la nostra croce? Credo sia difficile riconoscerla, portarla con me ogni giorno e quindi accettarla. Come vorrei che Dio mi liberasse dalle mie sofferenze con qualche magia o con qualche miracolo. Non sarebbe più facile così? Non dovrei pensare a ciò che mi fa soffrire, non dovrei scavare a fondo dentro di me per capire ciò che non accetto nella mia vita. Forse vivrei nella superficialità ma di sicuro sarei più spensierata. Ma sarei veramente felice? Vivrei come una vera cristiana?

medita

Riesco a riconoscere e accettare ciò che mi fa soffrire?

22«Il Figlio dell’uomo - disse - deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».23Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. 24Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. 25Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?»

asco

ltaLetturedel giorno:

Dt 30,15-20; Sal 1;

Lc 9,22-25

giovedì 27 febbraio giovedì dopo le Ceneri

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1 Grida a squarciagola, non avere riguardo;alza la voce come il corno,dichiara al mio popolo i suoi delitti,alla casa di Giacobbe i suoi peccati.2Mi cercano ogni giorno,bramano di conoscere le mie vie,come un popolo che pratichi la giustiziae non abbia abbandonato il diritto del suo Dio;mi chiedono giudizi giusti,bramano la vicinanza di Dio:3«Perché digiunare, se tu non lo vedi,mortificarci, se tu non lo sai?».Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari,angariate tutti i vostri operai.4Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchie colpendo con pugni iniqui.Non digiunate più come fate oggi,così da fare udire in alto il vostro chiasso.5È forse come questo il digiuno che bramo,il giorno in cui l'uomo si mortifica?Piegare come un giunco il proprio capo,usare sacco e cenere per letto,forse questo vorresti chiamare digiunoe giorno gradito al Signore?6Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:le catene inique,togliere i legami del giogo,rimandare liberi gli oppressie spezzare ogni giogo?7Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato,in casa i miseri, senza tetto,nel vestire uno che vedi nudo,senza trascurare i tuoi parenti?8Allora la tua luce sorgerà come l'aurora,la tua ferita si rimarginerà presto.Davanti a te camminerà la tua giustizia,la gloria del Signore ti seguirà.9Allora invocherai e il Signore ti risponderà,implorerai aiuto ed egli dirà: «Eccomi!».

Letturedel giorno: Is 58,1-9a;Sal 50 (51);Mt 9,14-15

asco

lta

venerdì 28 febbraio venerdì dopo le Ceneri

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Non è facile leggere versi risalenti a così tanti anni fa e pensare che possano dire qualcosa a me, alla mia vita. Alcune frasi, alcune parole, però mi riecheggiano dentro. Come la prima: “Grida”. Non dice “urla” e nemmeno “lamentati”, ma “grida”. Il grido è mirato, consapevole, efficace. Dio ascolta le grida del suo popolo, ma noi non sappiamo farlo. Facciamo ragionare Dio alla nostra maniera, lo modifichiamo a nostra immagine e somiglianza. Perfino nel digiuno e nella penitenza lo trattiamo come fosse un commerciante: io faccio qualcosa per te, tu fai qualcosa per me; io faccio rinunce e digiuni e tu in cambio fai sì che mi succedano cose belle. “Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso” ci esorta il brano, ma facciamolo tornando a vedere Dio nel prossimo accanto a noi, nella nostra quotidianità, col sorriso. Se il digiuno ci toglie il sorriso, siamo fuori strada.

medita

Mi è più facile gridare o lamentarmi?Tratto Dio come fosse un commerciante?

venerdì dopo le Ceneri

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“Se toglierai di mezzo da te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato…” il Signore ti promette di renderti più forte, di indicarti la via e di renderti luce nelle tenebre. Sono promesse enormi! A noi è chiesto, però, un piccolo gesto: aprire il cuore, non andare sempre “contro” ma “con”, insieme all’altro, aiutandolo nelle sue fatiche, consolandolo nei momenti di tristezza. È difficile? Forse sì… ma quante volte abbiamo la possibilità di farlo nelle nostre giornate! Spesso non ce ne accorgiamo perché siamo troppo impegnati a guardare altrove, presi da mille impegni che ci occupano la testa. Proprio per questo Isaia ci ricorda quanto sia fondamentale il fermarsi. È necessario trovare un equilibrio: fare, camminare insieme, andare incontro ma anche fermarsi, prendersi del tempo per sé e meditare, riconoscere le bellezze e i doni che ci sono regalati ma anche le fatiche e le sofferenze che viviamo. È necessario prendersi il giusto tempo per pregare e per riconoscere la bellezza e i doni di Dio.

medita

Quanto è difficile nella mia vita

prendermi tempo? Dedicare del tempo

alla preghiera e sospendere il mio

agire?Riesco ad aprire il mio cuore all’altro

per essere fortificato da Dio? Riesco a

non andare sempre “contro”?

Se toglierai di mezzo a te l’oppressione,il puntare il dito e il parlare empio,10se aprirai il tuo cuore all’affamato,se sazierai l’afflitto di cuore,allora brillerà fra le tenebre la tua luce,la tua tenebra sarà come il meriggio.11Ti guiderà sempre il Signore,ti sazierà in terreni aridi,rinvigorirà le tue ossa;sarai come un giardino irrigatoe come una sorgentele cui acque non inaridiscono.12La tua gente riedificherà le rovine antiche,ricostruirai le fondamenta di trascorse generazioni.Ti chiameranno riparatore di brecce,e restauratore di strade perché siano popolate.13Se tratterrai il piede dal violare il sabato,dallo sbrigare affari nel giorno a me sacro,se chiamerai il sabato deliziae venerabile il giorno sacro al Signore,se lo onorerai evitando di metterti in cammino,di sbrigare affari e di contrattare,14allora troverai la delizia nel Signore.Io ti farò montare sulle alture della terra,ti farò gustare l’eredità di Giacobbe, tuo padre,perché la bocca del Signore ha parlato.

Letturedel giorno: Is 58,9b-14;Sal 85 (86);Lc 5,27-32

asco

lta

sabato 29 febbraio sabato dopo le Ceneri

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Ci incamminiamo in questa nuova Quaresima con Gesù nel deserto, condotto dallo Spirito e tentato dal diavolo. Gesù, uomo come noi, ha fame. È provato e certamente del pane lo avrebbe aiutato. Ma la soluzione non sta in un rito magico. Gesù risponde alla proposta del tentatore affidandosi a Dio e alzando la posta: se è vero che il pane è buono e fonte di vita, ancor più lo è Dio e la sua Parola.Gesù, uomo come noi, è sfidato dal richiamo del potere e del possesso. Ma nemmeno tutti i regni del mondo bastano a saziare il desiderio di infinito e di felicità che solo Dio può colmare.Gesù, uomo come noi, non fugge la prova. Vi si immerge per dire anche a noi che non sono i beni a riempire la vita ma le relazioni autentiche e fedeli a Dio e ai fratelli.

medita

1 Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardoed essi ti porteranno sulle loro maniperché il tuo piede non inciampi in una pietra».7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:Il Signore, Dio tuo, adorerai:a lui solo renderai culto».11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

asco

ltaLetturedel giorno:

Gen 2,7-9; 3,1-7;Sal 50 (51);

Rm 5,12-19;Mt 4,1-11

Domenica 1 marzo

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Di cosa ho “fame”? Con che cosa sazio questa “fame”?

Mi lascio condurre dallo Spirito? A chi mi rivolgo nella prova e nella tentazione?

prima Domenica di Quaresima

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Il brano del Vangelo di Matteo invita a meditare sul tema della solidarietà e del servizio nei confronti del prossimo. Ho riflettuto in particolare sulle parole: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me”. Con questa affermazione il Signore mi invita a spendermi per l’altro, perché Egli abita il cuore e gli occhi di chi mi sta intorno. Allora un piccolo gesto nei confronti

medita

31Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi». 37Allora i giusti gli risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?». 40E il re risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». 41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato». 44Anch’essi allora risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?». 45Allora egli risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me». 46E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

asco

ltaLetturedel giorno:

Lv 19, 1-2. 11-18; Sal 18;

Mt 25, 31-46

lunedì 2 marzo

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del prossimo diventa un gesto di amore verso di lui. Alla luce di queste parole possiamo rivalutare il valore dell’altro, che è incommensurabile e che spesso viene messo in secondo piano rispetto ad alcune “priorità”. È facile proclamarsi buoni fedeli; celebrare l’Eucaristia però non basta, Dio dalla mia vita, da me, richiede un impegno costante e totalmente concreto al servizio dei più piccoli, dei più vulnerabili, perché in essi si ritrova.

Riesco nella vita di tutti i giorni a ritagliare del tempo per gli altri?

Ho il coraggio e l’umiltà di mettere da parte me stesso?

prima settimana di Quaresima

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Oggi il Signore ci insegna una cosa importante, che è “la preghiera”. La preghiera infatti ci aiuta ad entrare in contatto con il Padre Celeste. Pregare quindi è avere la conversazione con Dio. A me piace dire che “pregare è avere o fare un patto con Dio”.Riconoscendo che c’è il Padre sopra ogni cosa che conosce i nostri bisogni al quale rivolgiamo la nostra preghiera con il cuore umile e con il cuore che perdona. Perché solo con il cuore umile riusciamo a vedere, capire, apprezzare le meraviglie del Signore che non smette e non si stanca mai di fare nella nostra vita.Con il cuore umile veniamo ascoltati dal Signore e con il cuore che perdona saremo perdonati.

medita

Se Dio perdona, quanto sono pronta a perdonare?

«7Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. 8Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.9Voi dunque pregate così:Padre nostro che sei nei cieli,sia santificato il tuo nome,10venga il tuo regno,sia fatta la tua volontà,come in cielo così in terra.11Dacci oggi il nostro pane quotidiano,12e rimetti a noi i nostri debiticome anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,13e non abbandonarci alla tentazione,ma liberaci dal male.14Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; 15ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

Letturedel giorno:

Is 55, 10-11; Sal33;

Mt 6, 7-15 as

colta

martedì 3 marzo prima settimana di Quaresima

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Giona è chiamato da Dio a compiere una missione molto difficile: guidare gli abitanti di Ninive, città pagana, verso il Bene. Egli, tuttavia, fugge dal volere del Signore. A seguito di varie vicende Giona si affida a Dio e, dopo una seconda chiamata, si reca a Ninive per annunciare la parola del suo Signore. Qui, gli abitanti, si convertono al Bene e si allontanano dal peccato. Spesso anche noi come Giona, siamo legati alle nostre certezze della vita quotidiana e ci allontaniamo dal volere di Dio. Noi cristiani siamo chiamati ad essere messaggeri e profeti dell’amore di Dio per gli uomini, amore che porta verso un cammino di umanizzazione. Tutto questo però accade se, con umiltà e spirito di comunione, ci affidiamo a Lui, permettendogli di stravolgere le nostre vite, proprio come gli abitanti di Ninive.

medita

E io sono fiducioso nella misericordia di Dio?Sono pronto a diventare portatore di Bene e di Speranza?

Letturedel giorno: Gio 3, 1-10; Sal50; Lc 11, 29-32

asco

lta1Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore: 2«Àlzati, va’ a Ninive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». 3Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore. Ninive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. 4Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta». 5I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli. 6Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere. 7Per ordine del re e dei suoi grandi fu poi proclamato a Ninive questo decreto: «Uomini e animali, armenti e greggi non gustino nulla, non pascolino, non bevano acqua. 8Uomini e animali si coprano di sacco, e Dio sia invocato con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani. 9Chi sa che Dio non cambi, si ravveda, deponga il suo ardente sdegno e noi non abbiamo a perire!».10Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.

mercoledì 4 marzo prima settimana di Quaresima

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Spesso ci ritroviamo a pregare Dio quando abbiamo bisogno di qualcosa, quando ci troviamo in una situazione che abbiamo fretta di risolvere. Dovremmo invece fermarci un attimo ogni giorno e accostarci alla preghiera con fiducia e pazienza, affidandoci a Lui e ringraziandolo per quello che ci ha donato, consapevoli del fatto che Lui è con noi per aiutarci e sostenerci, perché ci ama. Quando chiediamo qualcosa a Dio, Lui ascolta la nostra richiesta; quando cerchiamo Dio, Lui si lascia trovare per incontrarlo nella preghiera; quando bussiamo alla porta della Sua casa, Lui ci apre. Allo stesso modo dovremmo comportarci con i nostri amici, familiari e fratelli che ci chiedono aiuto, prendendo spunto dal nostro Signore, impegnandoci per il loro bene e rendendoci disponibili con loro. Sarà un atto che farà bene anche a noi stessi. Impegniamoci in questa quaresima ad amare i nostri fratelli e a donare loro noi stessi.

medita

Come prego e parlo con Dio?

Come mi comporto nei confronti di chi mi chiede aiuto?

«7Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 8Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. 9Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? 10E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? 11Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono!12Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti».

Letturedel giorno:

Est 4,17n.p-r.aa-bb.gg-hh (NV);

Sal 137 (138);Mt 7,7-12

asco

lta

giovedì 5 marzo prima settimana di Quaresima

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medita

In questo brano del Vangelo di Matteo mi hanno colpita alcune parole, una tra queste è la parola “Giustizia”, ho compreso questa parola come una rivelazione di accoglienza di Dio nel mio cuore, penso che Dio mi accolga in ogni momento della mia vita, che sia esso più facile o più difficile, felice o triste, ma soprattutto perché mi accoglie con tutti i miei difetti ed i miei peccati. Ma non è sempre così, tante volte mi è capitato e continua a capitarmi, di non essere accolta o assecondata nelle mie scelte e nei miei gesti. In queste situazioni mi domando:

Come mi comporto davanti a quelle persone che non mi accettano per come sono?

Gesù come si è comportato davanti a quelli che non l’hanno accettato?

Letturedel giorno: Ez 18,21-28;Sal 129 (130);Mt 5,20-26

asco

lta«20Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.23Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.25Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. 26In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

venerdì 6 marzo prima settimana di Quaresima

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In questo passo del Vangelo Gesù ci esorta a capovolgere la nostra visione del nemico: “amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano”.L’attualità ci pone davanti a tante situazioni di conflitto che ci spingono a scegliere tra cattivi e buoni, tra giusti e ingiusti. Anche nella nostra quotidianità viviamo situazioni di risentimento, invidia, rancore e astio. Troviamo difficoltà ad amare chi ci ferisce.Solo con l’aiuto di Gesù e seguendo la Sua Parola possiamo tendere verso qualcosa di straordinario.

medita

Cosa ho fatto di straordinario?Pensa a una volta in cui sei riuscito ad amare chi non ti ama.

«43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Letturedel giorno:

Dt 26,16-19;Sal 118 (119);Mt 5,43-48

asco

lta

sabato 7 marzo prima settimana di Quaresima

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Gesù porta con sé tre fra i suoi discepoli; vuole dirci che non siamo sempre tutti pronti per ricevere il mistero? C’è un tempo che non è necessariamente il medesimo per tutti? Quello di Gesù è sempre un rivelarsi per tutti, ma i tempi e i modi sono calati nella specificità e peculiarità di ognuno. Osservando gli affanni e le preoccupazioni che a volte prendono il nostro cuore viene da pensare che il mistero dell’incarnazione e resurrezione, di cui qui Gesù dà una evidente anticipazione, non sia la misura del nostro essere quotidiano. E quando Gesù intima il silenzio sull’accaduto lo fa in modo assoluto? Chiede di vivere il mistero in forma intimistica o ci chiede solo di discernere il momento adatto? E per noi è giunto il momento di vivere e annunciare a tutti la potenza salvifica di nostro Signore Gesù Cristo o deve continuare ad essere un mero fatto privato? Solo nella sua resurrezione la nostra fede, il nostro credo e la stessa vita assumono significato e giustificano l’annuncio ai fratelli.

medita

Riesco a scorgere i modi e i tempi di Dio nella mia vita? A comprendere che a volte non sono i miei?

Letturedel giorno: Gen 12,1-4a;Sal 32 (33);2Tm 1,8b-10;Mt 17,1-9

asco

lta1Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Domenica 8 marzo seconda Domenica di Quaresima

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meditaGesù ci richiama ad essere misericordiosi, ad essere in buona condivisione con gli altri e poi alla necessità di non giudicare, non parlare male di altri quando non sono presenti, non dire le cose che non hanno fatto, non condannando quando non hanno sbagliato niente, a non farlo finché le persone sono innocenti. Gesù ci richiama a essere giusti per ogni cosa che facciamo nella vita. Gesù ci invita ad aprire il nostro cuore usando la parola “dare”, e intende con il termine dare non solo il cibo, ma anche parola, consiglio, bene materiale, aiuto reciproco, dare quello che manca, dare l’offerta. Vi sarà dato in un altro modo: può essere attraverso un’altra persona; date l’acqua, il pane, alloggio, e vita a chi ha bisogno, perché vi sarà ridato. Nel nome suo tutto è possibile perché è misericordioso, è la vita, luce, onnipotente.

Riesco a non giudicare gli altri?Sono capace di vedere e aprirmi ai bisogni degli altri?

«36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. 37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

Letturedel giorno:

Dn 9,4b-10; Sal 78 (79):Lc 6,36-38

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lta

lunedì 9 marzo seconda settimana di Quaresima

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In questo brano del vangelo Gesù si pone in modo molto diretto, utilizzando un tono di rimprovero che quasi sorprende. Non risparmia parole di biasimo verso scribi e farisei. Le critiche che muove verso di loro potrebbero sembrare ben lontane dal nostro quotidiano, ma si riflettono anche nelle nostre vite. Infatti, tra i tanti spunti su cui ci si potrebbe soffermare, credo sia tangibile un richiamo diretto alla coerenza: in quanto educatori è sempre importante dare attenzione al modo in cui ci si pone verso i ragazzi, senza, come si legge in questo passo, dire e non fare. Siamo noi per primi a dover dare l’esempio, e ci viene richiesto di farlo in modo trasparente. È proprio l’incoerenza dei nostri gesti che riflette un’incoerenza nel vivere la nostra fede e la nostra comunità. Gesù ci esorta inoltre a saper riconoscere in Lui l’unica guida, vivendo la dimensione comunitaria da fratelli, umiliandosi e non esaltandosi, spogliandosi di ogni potere e arroganza.

medita

In che modo le parole di Gesù mi riguardano in prima persona?Come fare ad essere testimoni umili e credibili?

Letturedel giorno: Is 1,10.16-20; Sal 49 (50);Mt 23,1-12

asco

lta1 Allora Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli 2dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. 3Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. 4Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. 5Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; 6si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, 7dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.8Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. 9E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. 10E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. 11Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; 12chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

martedì 10 marzo seconda settimana di Quaresima

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Il potere dell’Amore che vince su tutto non si esprime con i simboli umani di reggenza e sovranità (la madre non avendo capito, chiede che i suoi figli siedano uno alla destra e uno alla sinistra di Gesù nel regno). La croce diventa salvezza se passa per la via del quotidiano e gratuito sacrificio, del dare tutto fino in fondo, un sacrificio coraggioso e silenzioso che spesso resta incompreso e non riconosciuto agli occhi degli uomini. L’operosità silenziosa dell’Amore è quella del servizio, del saper stare vicino all’altro senza pretendere nulla in cambio, senza utilità, è l’Amore che basta all’Amore. Possiamo essere partecipi del piano di salvezza di Dio solo stando vicino a Cristo, alla sua Parola, che ogni giorno si rivela realizzazione d’Amore nella nostra vita.

medita

17Mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «18 Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte 19e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà».20Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. 21Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». 22Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». 23Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».24Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. 25Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. 26Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore 27e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. 28Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

asco

ltaLetturedel giorno:

Ger 18,18-20;Sal 30 (31);

Mt 20,17-28

mercoledì 11 marzo

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So riconoscere nella croce un segno d’amore per me?

Quanto riesco a vivere nella mia vita un servizio inteso come dono di Amore gratuito?

seconda settimanadi Quaresima

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Spesso mi comporto come il ricco: presa dalle mie attività, dalle mie relazioni familiari e affettive, mi ritrovo a darmi “a lauti banchetti”, abbuffandomi, appesantendo il mio cuore e dimenticandomi degli altri, prendendo solo quello di cui ho bisogno senza vedere la loro povertà, senza dare importanza al loro bisogno “bramoso di sfamarsi” con quello che cade dalla mia tavola. Eppure è il mio stesso bisogno, la mia stessa fame spirituale, profondamente desiderosa di essere saziata, anche solo placata da qualche briciola. Perché io sono il ricco e Lazzaro allo stesso tempo: ricca perché possiedo molto e talvolta dimentico di condividere, di mettermi a disposizione nelle relazioni e nella comunità, tenendo tutto per

medita

«19C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. 20Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, 21bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. 22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. 24Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. 25Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. 26Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. 27E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, 28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. 29Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. 30E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. 31Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Letturedel giorno:

Ger 17,5-10; Sal 1;

Lc 16,19-31 as

colta

giovedì 12 marzo

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me; povera come Lazzaro quando nei tormenti (le delusioni, le indecisioni e i dubbi) desidero la pace e l’Amore che vengono da Dio. Prego di trovare il coraggio di bussare alla porta del palazzo, di diventare umile come quei cani che raccolgono il cibo da terra ma che leccano anche le piaghe di Lazzaro, le ferite dei fratelli e sorelle che incrociamo sul cammino.

Sono capace di uscire dalla sicurezza del mio palazzo fatto di certezze per incontrare gli altri? Per incontrare Dio?

Riesco a sopportare con speranza e fiducia in Dio i miei mali?

seconda settimana di Quaresima

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Ascoltando questa parola viene da chiedersi come possiamo essere dei buoni contadini della vigna che il Signore ci ha affidato, come possiamo essere quindi uomini che possano portare frutto nelle vite che Dio ci dona. Ci si domanda anche se, alle volte, non siamo come i primi lavoratori della parabola, che, una volta venuto il tempo di raccogliere i frutti del raccolto, li tengono comunque per sé senza donarli, per indifferenza, stanchezza o convinti di aver fatto e poter continuare a fare da soli. Gesù invece ci viene incontro dicendoci che non siamo soli e che possiamo essere pietra d’angolo grazie a Lui, anche se ognuno di noi ha ferite e

medita

«33Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 34Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. 35Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. 36Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. 37Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: «Avranno rispetto per mio figlio!». 38Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: «Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!». 39Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. 40Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». 41Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».42E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:La pietra che i costruttori hanno scartatoè diventata la pietra d’angolo;questo è stato fatto dal Signoreed è una meraviglia ai nostri occhi?43Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».45Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. 46Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.

Letturedel giorno:

Gen 37,3-4.12-13a.17b-28;

Sal 104 (105);Mt 21,33-43.45-46

asco

lta

venerdì 13 marzo

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incapacità per cui si sente talvolta come la pietra scartata dai costruttori, imperfetta. In Lui e nel suo Amore possiamo essere peccatori perdonati e popolo che produce frutti, consapevoli del dono gratuito di una vigna che dobbiamo curare, senza essere come i farisei, chiusi nel proprio egoismo e nelle proprie verità dogmatiche.

Riesco a donarmi agli altri, senza chiusure?

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1 Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:11«Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. 20Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai

Letturedel giorno:

Mi 14-15.18-20; Sal 102 (103);

Lc 15,1-3.11-32as

colta

sabato 14 marzo

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Nella nostra vita capita spesso di sentirsi come uno dei due fratelli: colui che pecca e chiede perdono oppure colui che non riesce a perdonare. Nella prima condizione, nonostante la vergogna per quanto fatto o l’incapacità di ammettere i propri errori, ci viene voglia di fare quello che fa il figliol prodigo: tornare dal Padre per stare vicino a Lui e per essere rigenerati dal Suo amore incondizionato. Il sacramento della confessione ci aiuta in questo e ci dona tranquillità interiore.Anche la reazione del fratello però è umanamente comprensibile: perdonare è difficile, soprattutto se siamo oppressi da sentimenti di rabbia, delusione e rancore che non ci permettono di considerare l’altro come un nostro fratello. Credo che l’errore più comune sia quello di considerare umanamente il perdono come un “baratto”, cioè come un qualcosa che diamo solo se otteniamo qualcosa in cambio: invece la logica di Dio è ben diversa poiché il Suo perdono è libero e gratuito.

medita

È così facile perdonare gli altri o è necessario chiedere a Dio la grazia di aiutarci in questo?

Allo stesso modo con quanta facilità riesco ad accostarmi al sacramento della riconciliazione e a farmi accogliere dall’amore di Dio?

dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. 31Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

seconda settimana di Quaresima

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5Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «15Signore - gli dice la donna -, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa».

Letturedel giorno:

Es 17,3-7;Sal 94 (95);

Rm 5,1-2.5-8; Gv 4,5-42

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lta

Domenica 15 marzo

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26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». 27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «29Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui.31Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura?” Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

terza Domenicadi Quaresima

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Gesù attraversa la Samaria da straniero, il suo esserci, il suo incontrare è già messaggio di dialogo e di amore. Si avvicina a una donna senza nome, fragile e smarrita come l’umanità intera, con l’umiltà di chi crede che può ricevere molto dal suo prossimo.Lo sguardo benevolente di Gesù ama le ferite e il passato della donna samaritana ed evidenzia per due volte il positivo attraverso le parole: “hai detto bene”, “hai detto il vero”. Trova verità e amore in quella vita fragile. Dio non chiede, dona; non pretende, offre. La fonte è senza misura, senza fine. Una sorgente intera in cambio di un sorso d’acqua che se accolta riempie, tracima come una sorgente che zampilla rendendo la vita consapevole ed eterna.

medita

Come il Signore con la donna samaritana come trovo verità e amore?Come riempie la mia vita la sorgente che il Signore mi dona?

terza Domenicadi Quaresima

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1 Naamàn, comandante dell’esercito del re di Aram, era un personaggio autorevole presso il suo signore e stimato, perché per suo mezzo il Signore aveva concesso la salvezza agli Aramei. Ma quest’uomo prode era lebbroso. 2Ora bande aramee avevano condotto via prigioniera dalla terra d’Israele una ragazza, che era finita al servizio della moglie di Naamàn. 3Lei disse alla padrona: «Oh, se il mio signore potesse presentarsi al profeta che è a Samaria, certo lo libererebbe dalla sua lebbra». 4Naamàn andò a riferire al suo signore: «La ragazza che proviene dalla terra d’Israele ha detto così e così». 5Il re di Aram gli disse: «Va’ pure, io stesso invierò una lettera al re d’Israele». Partì dunque, prendendo con sé dieci talenti d’argento, seimila sicli d’oro e dieci mute di abiti. 6Portò la lettera al re d’Israele, nella quale si diceva: «Orbene, insieme con questa lettera ho mandato da te Naamàn, mio ministro, perché tu lo liberi dalla sua lebbra». 7Letta la lettera, il re d’Israele si stracciò le vesti dicendo: «Sono forse Dio per dare la morte o la vita, perché costui mi ordini di liberare un uomo dalla sua lebbra? Riconoscete e vedete che egli evidentemente cerca pretesti contro di me».

8Quando Eliseo, uomo di Dio, seppe che il re d’Israele si era stracciate le vesti, mandò a dire al re: «Perché ti sei stracciato le vesti? Quell’uomo venga da me e saprà che c’è un profeta in Israele». 9Naamàn arrivò con i suoi cavalli e con il suo carro e si fermò alla porta della casa di Eliseo. 10Eliseo gli mandò un messaggero per dirgli: «Va’, bàgnati sette volte nel Giordano: il tuo corpo ti ritornerà sano e sarai purificato». 11Naamàn si sdegnò e se ne andò dicendo: «Ecco, io pensavo: “Certo, verrà fuori e, stando in piedi, invocherà il nome del Signore, suo Dio, agiterà la sua mano verso la parte malata e toglierà la lebbra”. 12Forse l’Abanà e il Parpar, fiumi di Damasco, non sono migliori di tutte le acque d’Israele? Non potrei bagnarmi in quelli per purificarmi?». Si voltò e se ne partì adirato. 13Gli si avvicinarono i suoi servi e gli dissero: «Padre mio, se il profeta ti avesse ordinato una gran cosa, non l’avresti forse eseguita? Tanto più ora che ti ha detto: “Bàgnati e sarai purificato”». 14Egli allora scese e si immerse nel Giordano

Letturedel giorno: 2Re 5,1-15a;Sal 41(42); 42(43);Lc 4,24-30

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lunedì 16 marzo terza settimana di Quaresima

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“Và, bagnati sette volte nel Giordano: il tuo corpo ti ritornerà sano e sarai purificato”, nei panni di Naamàn probabilmente anche io avrei avuto la stessa reazione di fronte a queste parole. In fondo, razionalmente, è una richiesta assurda, come può un semplice bagno liberarmi da una situazione di dolore e sofferenza? Quant’è difficile a volte capire quello che Dio vuole da noi e per noi e forse ancora più difficile è affidarsi a lui completamente; penso che con queste parole abbia voluto dirci proprio questo, lasciati andare, fidati, non ti vergognare dei tuoi peccati, abbi il coraggio di chiedere perdono e vedrai che sarai purificato.

medita

Sono capace di affidarmi al Signore? Di fidarmi di lui senza vergognarmi?

sette volte, secondo la parola dell’uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato.15Tornò con tutto il seguito dall’uomo di Dio; entrò e stette davanti a lui dicendo: «Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele. Adesso accetta un dono dal tuo servo».

terza settimana di Quaresima

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Come faccio? Questa è la prima domanda che mi è venuta in mente leggendo questo brano. Come posso riuscire ad accettare il dolore, ascoltare la persona che me lo ha procurato e perdonarla? Credo che il perdono sia una virtù nobile, una virtù che implica un affetto sottile e non esplicito che mette in difficoltà. Questo affetto lega te alle tue emozioni e lega te al fratello da perdonare. La difficoltà sta nel cercare,

medita

21Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». 22E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.23Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. 24Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. 25Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. 26Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. 27Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. 28Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. 29Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. 30Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.31Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. 32Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. 33Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. 34Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. 35Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Letturedel giorno: Dn 3,25.34-43;Sal 24 (25);Mt 18,21-35

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martedì 17 marzo terza settimana di Quaresima

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il più possibile, di non respingere questo affetto che viene fuori nel momento in cui inizi a pensare al perdono per l’altro. Perdonare, per me, significa dare amore a qualcuno che ti ha fatto del male. Se non ci riesco è umano e comprensibile, però è importante continuare a interrogarmi sul perché non ce la faccio; cosa mi frena? Voglio veramente perdonare? Continuo a pregare il Signore di darmi la forza di continuare a domandarmi come poter amare e abbracciare l’altro e me stessa.

Riesco a perdonare? Cosa mi frena?

terza settimana di Quaresima

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Per te e per me Dio Padre ha mandato il Suo Figlio unigenito; per la nostra salvezza e per tutto il mondo. Come essere cristiani, seguaci di Cristo: cerchiamo di imitare quello che ha fatto: il compimento della Legge. È vero che “Non c’è nessun giusto, nemmeno uno”. (Rom. 3,10) Tuttavia, è una degna ricompensa per Dio. Ed è scritto che colui che fa la volontà del Padre e la fa conoscere agli altri, troverà favore agli occhi di Dio alla fine della terra. Ma perché insegniamo anche agli altri? Perché ci ricordiamo che siamo battezzati, e quindi diventati sacerdoti del nostro Dio. Credo che io e te, saremo degni di vivere il Paradiso entrambi. Ma ci sono ancora molte cattive abitudini e ostacoli da superare per raggiungerlo.Allora, siamo pronti a uscire o ancora siamo distratti dalla vita della terra? Se non siamo ancora pronti ma arriva ora la fine, dove andremo?

medita

Riesco a concentrarmi sugli aspetti veramente importanti della mia vita?Mi impegno concretamante nel fare la volontà del Padre?

«17Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. 18In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. 19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

Letturedel giorno: Dt 4,1.5-9;Sal 147;Mt 5,17-19

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mercoledì 18 marzo terza settimana di Quaresima

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Mi immagino Giuseppe girarsi nel letto, prima di prendere sonno, a riflettere e domandarsi su quale fosse la cosa giusta da fare. Quante volte capita anche a noi? Nei momenti delle scelte importanti, il tempo prima del riposo è spesso costellato di domande e riflessioni su cosa fare o non fare.Poi il sogno e l’annuncio dell’angelo del Signore. Cosa avrà pensato Giuseppe al suo risveglio? Steso sul letto, avrà avuto qualche momento di incertezza o fin da subito gli sarà stato chiaro che quel messaggio racchiudeva un disegno grande per lui?E, dunque, di questo brano mi colpisce la capacità di Giuseppe di fiducia totale verso il Signore. Un uomo giusto, come dice il Vangelo, che ha saputo affidarsi e, senza ripensamenti, vivere il progetto pensato per lui.A noi non arrivano angeli in sogno, ma il Signore ugualmente ci parla e ci chiede di affidarci a Lui. Allora mi chiedo: come riuscire a saper cogliere i segni del disegno di Dio per noi? Come avere la capacità di lasciare da parte la nostra razionalità, che spesso prevale, e saper avere fiducia in Lui?

medita

So cogliere i segni di Dio per me?Ho la capacità di fidarmi di lui?

16Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.18Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Letturedel giorno:

2Sam 7,4-5.12 14.16;Sal 88 (89);

Rm 4,13.16-18.22;Mt 1,16.18-21.24

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giovedì 19 marzo terza settimana di Quaresima

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Il brano può essere facilmente riletto in chiave attuale. Resta difficile aiutare chi vediamo in difficoltà, abbiamo altro a cui pensare, siamo sempre di corsa e indifferenti a ciò che ci accade intorno. Non ci è permesso “perdere” del tempo e tendere una mano, solamente per un nostro egoismo. Ci muoviamo in un mondo in cui ci viene imposto di essere migliori degli altri, di apparire, di essere i vincenti.La difficoltà nell’aiutare il prossimo si acuisce se questo rappresenta anche il “diverso”. Un individuo che presenta un colore della pelle, una cultura, religione diversa dalle nostre. Tendere una mano al nostro prossimo non deve esser fatto per renderci e sentirci migliori degli altri. Deve essere un movimento interiore, che ci spinge ad aiutare l’altro e che ci porta gioia, non deve risultare un peso, anche quando ci troviamo di fronte a qualcuno che non ci piace, che non ci risulta particolarmente simpatico, “un nemico”.

medita

Come mi comporto con il mio “prossimo”, riesco sempre a tendere la mano a chi incontro tutti i giorni, al diverso, al nemico?

28Allora si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». 29Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; 30amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. 31Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi». 32Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; 33amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». 34Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Letturedel giorno: Os 14,2-10;Sal 80 (81);Mc 12,28b-34

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venerdì 20 marzo terza settimana di Quaresima

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Ogni persona giovane, adulta e anziana dei giorni nostri dovrebbe leggere e tenere sempre a mente questo passaggio del Vangelo. In ogni occasione in cui ci mettiamo in gioco nello studio, nel lavoro e nelle attività quotidiane, siamo sempre convinti di “fare ciò che sentiamo più giusto fare” e ciò ci preservi dal peccare e seguire la “volontà divina”: in tal modo agiamo e pensiamo come il Fariseo. Il messaggio importante che Gesù vuole trasmetterci è essere più umili, anche e soprattutto quando siamo convinti di agire nel giusto, perché è lì che si annida la superbia di essere migliori del prossimo, dimenticandoci di essere pazienti e comprensivi.

medita

Sono abbastanza onesto con me stesso e con Dio nel riconoscermi un peccatore?Chi è senza peccato davvero scagli la prima pietra?

9Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. 14Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Letturedel giorno:

Os 6,1-6;Sal 50 (51);Lc 18,9-14

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sabato 21 marzo terza settimana di Quaresima

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1Passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» - che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: «Va’ a Sìloe e làvati!». Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda

Letturedel giorno: 1Sam 16,1b.4.6-7.10-13;Sal 22 (23); Ef 5,8-14;Gv 9,1-41

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Domenica 22 marzo quarta Domenicadi Quaresima

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non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé».22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo?Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.39Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». 40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». 41Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: «Noi vediamo», il vostro peccato rimane».

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“ Noi vediamo”: siamo tutti dottori, professori, ambientalisti, esperti in tutte le materie dello scibile umano. Basta aver letto sui social qualche notizia qua e là. Come se questo fosse sufficiente per farci un parere, per poi schierarci contro o a favore di una teoria.“Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore”: spesso ci mettiamo anche noi in posizione giudicante, dribblando i pregiudizi dominanti – un cieco è “nato tutto nei peccati” - ma sempre invocando a sostegno la legge – come i farisei – oppure chiamando in causa il nuovo profeta di turno; come fa il cieco con Gesù, anche se considerato dai blogger di allora più peccatore che profeta, perché non osserva il sabato.Gesù invece ci invita a riconoscerci ciechi, prima noi e non gli altri. Peccatori accanto ai peccatori, perché è solo attraverso di loro che si possono manifestare le opere di Dio. Onoriamolo e fidiamoci di Lui – accettando di fare senza indugi la sua volontà, come il cieco a Siloe – così Egli darà ascolto alle nostre preghiere e ci giudicherà per quello che siamo davvero.

medita

Cosa mi rende cieco ultimamente? Cosa non riesco a vedere? Come posso aprire gli occhi?In quale occasione ho avuto paura a testimoniare il Cristo? Cosa rischiavo?

quarta Domenicadi Quaresima

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Dalla lettura di questo Vangelo mi viene in mente una parola: “fede”. Dalla Lettera agli Ebrei (11, 1). “La fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono”, tante volte siamo davanti a situazioni complesse, inaspettate di cui non troviamo soluzione; è proprio in quel momento che la nostra fede viene messa alla prova. L’esempio del funzionario del Re dimostra il livello di fede che dovremmo avere, attraverso solo una frase pronunciata da Gesù lui ha creduto. Il Signore agisce sempre al momento giusto: né troppo presto né troppo tardi.

medita

Perché dovrei avere la fede?Di fronte alle difficoltà come faccio a non perdere la mia fede?

43Trascorsi due giorni, partì di là per la Galilea. 44Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. 45Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa.46Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. 47Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. 48Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». 49Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». 50Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. 51Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!».52Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». 53Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. 54Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.

Letturedel giorno:

Is 65,17-21;Sal 29 (30);

Gv 4,43-54as

colta

lunedì 23 marzo quarta settimana di Quaresima

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Leggendo questo brano Gesù ci sta dicendo che quando ci allontaniamo da Dio pensando di poter affrontare la vita senza, finiamo nel peccato e quindi ci “ammaliamo”. Gesù invece ci dice che da soli non possiamo riuscirci, ci vuole dire che solo se lo accogliamo e ci fidiamo della sua parola riusciremo a guarire. Lo strumento che utilizza per guidarci sono gli altri. È attraverso il servizio verso il prossimo che abbiamo l’occasione per fare del bene, ma anche per crescere, perché è nell’altro che si incontra Gesù. Ci viene fatto capire che il miglior modo per guarire è aiutando. Ricordandosi pero che questa non è una cosa immediata e facile, al contrario perché Gesù ti da la possibilità di metterti a nudo, fa emergere le

medita

1Dopo questi fatti, ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 2A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, 3sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. [ 4] 5Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. 6Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». 7Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». 8Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». 9aE all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare. 9bQuel giorno però era un sabato. 10Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». 11Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». 12Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina?”». 13Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. 14Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». 15Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. 16Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

Letturedel giorno: Ez 47,1-9.12;Sal 45 (46);Gv 5,1-16

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martedì 24 marzo quarta settimana di Quaresima

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tue preoccupazioni, i dubbi, le incertezze, ti porta a riflettere su te stesso, portando scombussolamento, perplessità, dubbi. Cercando di vivere queste situazioni facendosi guidare da Dio, sarà un occasione per migliorarci e arricchire la nostra vita.

Nei momenti in cui ti senti “malato”, riconosci in Dio un aiuto, una guida che ti può aiutare ad affrontare i problemi e a guarire o utilizzi altri metodi che non comportano il sostegno del signore?Come vivo il servizio? Lo vivo a pieno come occasione per aiutare gli altri e per aiutare me stesso, riconoscendo nel prossimo Dio?

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17Ma Gesù disse loro: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». 18Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.19Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. 20Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. 21Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. 22Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, 23perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.24In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. 25In verità, in verità io vi dico: viene l’ora - ed è questa - in cui i

Letturedel giorno: Is 4 9,8-15;Sal 144 (145);Gv 5,17-30

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mercoledì 25 marzo quarta settimana di Quaresima

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Gesù è il Figlio del Padre, l’inviato per la salvezza dell’uomo, colui che compie la stessa attività di Dio, incarnandone la volontà e il progetto. Essere con Gesù è essere con Dio. Agire contro Gesù è agire contro Dio. Ascoltare la parola di Gesù e credere nel Padre sono due atteggiamenti religiosi che conducono l’uomo alla fede. Credere in Gesù e nel Padre vuol dire accettare il messaggio di Dio, il suo piano di salvezza per l’uomo. Aiutaci o Padre in questo periodo di preparazione alla resurrezione di Gesù ad ascoltare la Sua parola e a credere a colui che Lo ha mandato affinché l’Amore di Dio possa penetrare dentro ognuno di noi e renderci così testimoni e messaggeri del Suo Amore.

medita

Mi metto quotidianamento in ascolto della Parola di Dio?

morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. 26Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, 27e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. 28Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce 29e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. 30Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

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Ci siamo mai domandati o chiesti come riconoscere il Figlio di Dio? Conoscerlo non significa vederlo, nel senso letterale della parola, ma viverlo, attraverso la Sua parola. È proprio grazie alle sue parole e ai suoi insegnamenti che infatti possiamo entrare in contatto con Lui. Il Signore ci ha dato un grande dono, che è quello di essere liberi di decidere a cosa e a chi credere: facciamo sì che con le nostre scelte

medita

«31Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. 32C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. 33Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. 34Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. 35Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.36Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.37E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, 38e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. 39Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. 40Ma voi non volete venire a me per avere vita.41Io non ricevo gloria dagli uomini. 42Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. 43Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. 44E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?45Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. 46Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. 47Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

Letturedel giorno: Es 32,7-14;

Sal 105 (106);Gv 5,31-47

asco

lta

giovedì 26 marzo

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quotidiane possiamo aprirci alla Sua testimonianza e alle Sue opere, traducendole nella nostra vita, nonostante le nostre mancanze, trovando il coraggio di affrontare serenamente il cammino della fede, della speranza e dell’amore. Sentiamo in primis la chiamata a testimoniare che siamo figli di Dio.

Come interpreto il Vangelo? Credo veramente alla testimonianza di Dio? Riconosco nella mia vita la presenza di Dio?

quarta settimana di Quaresima

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1 Dicono fra loro sragionando:«12Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodoe si oppone alle nostre azioni;ci rimprovera le colpe contro la leggee ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta.13Proclama di possedere la conoscenza di Dioe chiama se stesso figlio del Signore.14È diventato per noi una condanna dei nostri pensieri;ci è insopportabile solo al vederlo,15perché la sua vita non è come quella degli altri,e del tutto diverse sono le sue strade.16Siamo stati considerati da lui moneta falsa,e si tiene lontano dalle nostre vie come da cose impure.Proclama beata la sorte finale dei giustie si vanta di avere Dio per padre.17Vediamo se le sue parole sono vere,consideriamo ciò che gli accadrà alla fine.18Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiutoe lo libererà dalle mani dei suoi avversari.19Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti,per conoscere la sua mitezzae saggiare il suo spirito di sopportazione.20Condanniamolo a una morte infamante,perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».21Hanno pensato così, ma si sono sbagliati;la loro malizia li ha accecati.22Non conoscono i misteriosi segreti di Dio,non sperano ricompensa per la rettitudinené credono a un premio per una vita irreprensibile.

Letturedel giorno:

Sap 2,1a.12-22; Sal 33 (34);

Gv 7,1-2.10.25-30as

colta

venerdì 27 marzo

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Dal passo in questione emerge una netta contrapposizione tra l’empio ed il giusto e tra i pensieri e di conseguenza i comportamenti dell’uno e dell’altro; tutti noi possiamo quindi fare tesoro di queste considerazioni come parametro per analizzare e migliorare la nostra vita. L’aggettivo “giusto” è attribuibile a chi accoglie Dio nel suo cuore ed essendo consapevole di essere Suo figlio non percorre passivamente i sentieri che hanno già sperimentato gli altri, ma cerca la propria strada alla luce della fede e della condivisione dei propri talenti. Alla base del cammino di chi sceglie il bene ci deve essere un profondo discernimento, al fine di comprendere quale sia il progetto divino su di sé. Tuttavia spesso succede che dopo aver scelto il bene veniamo accusati e messi in difficoltà da chi ha una visione opposta; queste prove, che sono assimilabili a delle tentazioni, non devono stupirci, né farci desistere, anzi sono la conferma che la strada intrapresa è quella giusta.

medita

Prima di agire mi domando sempre se il mio operato è in linea con il mio percorso di fede?Fino a che punto sono disposto a rischiare e a sacrificarmi per seguire il bene?

quarta settimana di Quaresima

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“E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui”. Chi ha ragione? Qual è la verità? Poiché c’è sempre occasione di dubitare della propria convinzione, allora mi viene da riflettere. In primo luogo, questa convinzione può essere sbagliata; meglio, quindi, rimanere nella assidua “indecisione”, continuando a chiedersi quale sia la via, con la speranza di scoprire solo alla fine che quella imboccata ad ogni bivio è stata la strada giusta? In secondo luogo c’è da osservare, penso, che la vita fa di tutto per porre sul cammino, oltre ai bivi senza segnaletica, anche un’infinità di ostacoli; penso a tentazioni, illusioni, la difficoltà di uscire dal comodo. Prego affinché in tutto questo possano esserci tanti compagni di viaggio pronti a prendermi per mano, affinché io non dimentichi o ignori la presenza fissa di Uno in particolare, tra i compagni. Ed anche chiedo che mi sia mostrata la mia superbia, che io me ne renda conto, così da conoscermi e riconoscermi. Infatti, mi sembra proprio superbia quella che fa sì che coloro che “conoscono la legge” maledicano la folla, convinti della propria ragione. Signore, accompagnami nel mio cammino.

medita

Che atteggiamento ho nei confronti di Gesù?Riesco a riconoscere di aver bisogno di relazione con DIo e con gli altri?

40All’udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». 41Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? 42Non dice la Scrittura: Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo?». 43E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui. 44Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui.45Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». 46Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». 47Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? 48Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? 49Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». 50Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «51La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». 52Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». 53E ciascuno tornò a casa sua.

Letturedel giorno:

Ger 11,18-20;Sal 7;

Gv 7,40-53as

colta

sabato 28 marzo quarta settimana di Quaresima

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1 Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». 4All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». 5Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». 8I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». 9Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».11Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». 12Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». 13Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto 15e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». 16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».17Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 18Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri 19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». 23Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». 25Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque

Letturedel giorno: Ez 37,12-14;Sal 129 (130);Rm 8,8-11;Gv 11,1-45

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Domenica 29 marzo quinta Domenica di Quaresima

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vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».28Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». 29Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. 30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.32Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». 33Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, 34domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». 37Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».38Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». 40Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». 43Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

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Quando ci scontriamo con la sofferenza, la malattia, la morte, soprattutto quella di persone a noi care e vicine, restiamo disorientati e spiazzati.Quante volte, quando ci troviamo di fronte a giovani vite “spezzate”, a malattie lunghe e incomprensibili, che devastano e sembrano annientare la dignità dell’uomo, anche noi, come i Giudei, diciamo: “non poteva far sì che costui non morisse?”.Tutte le nostre certezze e sicurezze sembrano svanire.Gesù, che si commuove profondamente per Lazzaro, non dà una risposta né una spiegazione teorica, però ci dice: ti accompagno, partecipo, condivido, ci sono, piango e soffro con te. Perché sono pienamente e realmente uomo, e sono anche pienamente e realmente Dio. Perciò posso affermare che “Io sono la Resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà”.Signore, aiutaci a sentire la tua presenza, anche nei momenti più difficili e bui che viviamo.

medita

Oggi, anche a noi, chiede di rispondere alla domanda fatta a Marta: credi tu questo?Sono occasione di sollievo e di speranza per chi mi è vicino ed è nella sofferenza?

quinta settimana di Quaresima

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Ciascuno di noi, almeno una volta nella vita, si è comportato come hanno fatto gli scribi e i farisei. Nella nostra società è come se ci fosse il continuo desiderio di prevalere, mettendo in luce gli errori e i peccati degli altri. Appena un nostro fratello cade in uno sbaglio siamo così bravi a giudicare e a criticarlo che ci dimentichiamo dell’esistenza del perdono. Gesù invece conosce il perdono e crede che sia uno degli strumenti più preziosi per raggiungere la pace e la fratellanza tra uomini. È per questo che Lui è stato in grado di perdonare la donna che aveva commesso un adulterio, perché sa che ciascuna persona può sbagliare, ma non per questo non può ottenere la riconciliazione. Tutti gli esseri umani sono peccatori ed è per tale ragione che nessuno di noi potrebbe gettare la pietra contro la donna peccatrice, poiché siamo consapevoli di esserlo allo stesso modo. Gesù però non ci chiede di non sbagliare, non ci chiede di essere perfetti, ma ci chiede di riflettere sul nostro errore e di prendere come esempio il Suo amore e la Sua capacità di perdonare.

medita

Riesco facilmente a perdonare qualcuno?È mai successo che gli altri, anziché perdonarti, ti hanno fatto pesare un tuo errore?

1Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. 3Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5Ora Mosé, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». 8E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

Letturedel giorno:

Dn 13,1-9.15-17.19-30.33-62;

Sal 22 (23);Gv 8,1-11

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lunedì 30 marzo quinta settimana di Quaresima

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Mi sembra che la conversione di quei molti che credettero in lui avvenga nel momento in cui rivolgono la domanda “Tu, chi sei?”. Essi rivolgono la domanda all’uomo Gesù di Nazaret, di cui molto probabilmente non riescono a comprendere fino in fondo le parole, ma al quale si affidano.Forse anche a me capita di convertirmi ogni volta che non pretendo di capire fino in fondo ciò che Dio mi dice, ma quando mi fido: quando sono capace di fare fiducia alla Sua Parola. In questi momenti riesco a non morire nel peccato, ma a ricevere la vita piena. Col cuore del cercatore di Dio, anche oggi domandiamo al nostro Signore “Tu, chi sei?”. “Chi sei per me? Chi sei per ciò che vivo, desidero, soffro, spero oggi nella mia vita?”. Facciamo fiducia a ciò che ci risponderà.

medita

Tu chi sei?Chi sei per me? Chi sei per ciò che vivo, desidero, soffro, spero oggi nella mia vita?

21Di nuovo disse loro: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». 22Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?». 23E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. 24Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati». 25Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. 26Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». 27Non capirono che egli parlava loro del Padre. 28Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. 29Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». 30A queste sue parole, molti credettero in lui.

Letturedel giorno: Nm 21,4-9;Sal 101 (102);Gv 8,21-30

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martedì 31 marzo quinta settimana di Quaresima

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Spesso penso:“Che dono prezioso che ha fatto il Signore per noi. Ci ha reso liberi”. Gesù ci ha amato talmente tanto che è morto in croce per noi, per donarci la libertà. Noi molte volte, di questa libertà, ne abusiamo senza renderci conto che la libertà è essere veri, autentici. È, anche, dire la verità quando va contro di noi perché può metterci davanti ai nostri limiti, ai nostri sbagli, alle nostre convinzioni, alle nostre sofferenze e ci può rendere consapevoli di ciò che non possiamo essere. Gesù ci mette in guardia, dobbiamo avere fiducia nella Sua parola, essere fedeli e andare contro il proprio io e accettare di essere amati da Lui così come siamo perché possiamo vedere il cambiamento in noi stessi e adempiere al comandamento più grande, l’amore.

medita

Mi sento veramente libero? Mi affido alla Parola di Dio per esserlo?

31Gesù allora disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; 32conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». 33Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». 34Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. 35Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. 36Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. 37So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. 38Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». 39Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. 40Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. 41Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». 42Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato».

Letturedel giorno:

Dn 3,14-20.46-50.91-92.95;Dn 3,52-56;Gv 8,31-42

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mercoledì 1 aprile quinta settimana di Quaresima

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I Giudei affermano che i profeti siano morti nonostante avessero seguito i precetti di Dio; tuttavia oggi come allora c’è chi vive morendo ogni giorno per l’apatia e le altre insidie della società. Questa è la vera morte, l’annichilimento della vita; il mio ruolo, come cattolico, è dunque di portare un po’ d’amore e sollievo alle realtà ferite che mi circondano. Gesù non viene riconosciuto come figlio di Dio; i suoi interlocutori sono arroganti e non si rendono conto del loro incontro, di chi hanno davanti, nella sua umiltà e schiettezza.

medita

Nella mia quotidianità incontro molte persone, con quante di queste ho instaurato una relazione vera e sincera? In quanti riconosco Dio?

«51In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». 52Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. 53Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». 54Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite:“È nostro Dio!”, 55e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. 56Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». 57Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». 58Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». 59Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

Letturedel giorno: Gen 17,3-9;Sal 104 (105);Gv 8,51-59

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giovedì 2 aprile quinta settimana di Quaresima

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In questo brano i Giudei vogliono lapidare Gesù perché lo accusano di avere detto una bestemmia, cioè che lui è il figlio Dio. Gesù risponde loro riprendendo le parole della Legge, “io ho detto: voi siete dei” e dice di osservare le opere che ha compiuto in modo che possano vedere che il Padre è in lui. Con queste parole Gesù ci dice che ogni uomo è qualcosa di divino e che, seguendo il suo esempio, possiamo compiere opere divine. Seguendo questo ragionamento possiamo dedurre che anche gli ultimi, ovvero coloro che sono ai margini della nostra società, hanno in sé Dio. Questo ragionamento ribalta la struttura sociale dei nostri giorni in cui vengono “scartati” i disabili, gli immigrati, le prostitute, o molto semplicemente le persone che hanno delle difficoltà. È anche in queste persone che si ritrova il volto di Dio.

medita

Quali sono le opere che io compio per essere in comunione con Gesù?Riesco ad apprezzare le opere buone che compiono gli altri?

31Di nuovo i Giudei raccolsero delle pietre per lapidarlo. 32Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». 33Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». 34Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? 35Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata –, 36a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? 37Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; 38ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». 39Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. 40Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. 41Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». 42E in quel luogo molti credettero in lui.

Letturedel giorno:

Ger 20,10-13;Sal 17 (18);

Gv 10,31-42as

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venerdì 3 aprile quinta settimana di Quaresima

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In questo brano del Vangelo Gesù ci esorta ad accogliere i segni che lui compie, così come le persone che credono e si aprono alla fede, a differenza invece dei capi religiosi che, proprio a seguito di questi segni, decidono di farlo morire.Anche nella vita di tutti i giorni dobbiamo interpretare i segni che abbiamo di fronte: se li viviamo con la fede sono motivo di apertura al Signore e a all’amore, se invece li viviamo con paura ci chiudiamo e diventano la nostra rigidità.

medita

In questo periodo della mia vita, quali sono i “segni” che riconosco?E io, in che modo mi comporto davanti a questi “segni”?

45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. 46Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.47Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. 48Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». 49Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! 50Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». 51Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; 52e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. 53Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.54Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli.55Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. 56Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».

Letturedel giorno: Ez 37,21-28;Ger 31,10-12b.13;Gv 11,45-56

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sabato 4 aprile quinta settimana di Quaresima

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“Il Signore ne ha bisogno”. L’ingresso nella Settimana Santa comincia con la fiducia nella parola del Signore che ci chiede di mettere a disposizione i propri piccoli mezzi: un asino sul quale nessuno è mai salito e che verrà rimandato indietro, perché Dio non vuole toglierci niente che non possa essere strumento per il compimento della salvezza. Quante volte durante il corso dell’anno ci rivolgiamo a Dio centrati su di noi, chiedendo soddisfazione per i nostri bisogni. Ricordiamo oggi che il centro della nostra vita e della nostra storia è Gesù Salvatore, re di pace. Entriamo, acclamandolo festosi a Gerusalemme.

medita

Con quale atteggiamento del cuore mi presento davanti al bisogno di Gesù? Sono disposto a cedere qualcosa di mio, fidandomi delle sue promesse?Sono in grado di riconoscere Gesù per acclamarlo come re?

1Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli 2e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. 3E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”». 4Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. 5Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». 6Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare. 7Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. 8Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. 9Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano:«Osanna!Benedetto colui che viene nel nome del Signore!10Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!Osanna nel più alto dei cieli!».

Letturedel giorno:

Mc 11,1-10;Is 50,4-7;

Sal 21 (22); Fil 2,6-11;

Mt 26,14-27,66

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Domenica 5 aprile Domenica delle Palme

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Isaia è stato un grande profeta vissuto nell’ottavo secolo a.C. e che ci accompagna a più riprese durante l’anno liturgico con scritti densi di sapienza e profezia. Siamo in Quaresima e meditiamo il primo dei quattro Canti del servo del Signore. Un uomo anonimo, un profeta, a cui viene affidata da Dio una missione di speranza e di liberazione perché il popolo si trova in esilio.Solo nello Spirito Santo che risiede nel cuore dell’uomo abbiamo la legge autentica che alimenta ogni uomo di qualsiasi popolo, razza o nazione; è la legge di Dio che è misericordia e verità, giustizia, accoglienza. Davanti ai nostri occhi invece vediamo popoli in lotta fra loro dove le pretese politiche provocano sempre più attriti, divisioni e guerre. Ancora una volta emerge che se l’uomo non ritorna a

medita

1Ecco il mio servo che io sostengo,il mio eletto di cui mi compiaccio.Ho posto il mio spirito su di lui;egli porterà il diritto alle nazioni.2Non griderà né alzerà il tono,non farà udire in piazza la sua voce,3non spezzerà una canna incrinata,non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta;proclamerà il diritto con verità.4Non verrà meno e non si abbatterà,finché non avrà stabilito il diritto sulla terra,e le isole attendono il suo insegnamento.5Così dice il Signore Dio,che crea i cieli e li dispiega,distende la terra con ciò che vi nasce,dà il respiro alla gente che la abitae l’alito a quanti camminano su di essa:6«Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustiziae ti ho preso per mano;ti ho formato e ti ho stabilitocome alleanza del popoloe luce delle nazioni,7perché tu apra gli occhi ai ciechie faccia uscire dal carcere i prigionieri,dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre.

Letturedel giorno: Is 42,1-7;Sal 26 (27);Gv 12,1-11

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lunedì 6 aprile Lunedì della Settimana Santa

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Dio tutto si deteriora, tutto è confusione e questa ricerca di auto affermazione rende impossibile il dialogo, l’arricchimento reciproco, e soluzioni di pace. Il servo di Dio che è anche “popolo” e oggi è “Chiesa” e quindi ognuno di noi, ha quella luce e quella forza divina capace di squarciare le tenebre dell’incredulità e della presunzione umane. Oggi in questa terza guerra mondiale così come la chiama Papa Francesco, noi riceviamo di nuovo una missione da Dio che non avrà i toni forti, impositivi sugli altri, sui più deboli ma i toni di colui che dona se stesso, di colui che guarda al cuore dell’altro, di colui che valorizza il buono che c’è, di colui che serve ogni povertà, di colui che libera dai legacci dell’ingiustizia e del peccato, di colui che sa incontrare Cristo nel volto di ogni fratello.

In quali occasioni della mia vita presente posso essere testimone di speranza e di pace?

Lunedì della Settimana Santa

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Gesù ha appena lavato i piedi ai suoi.A Giovanni, a Pietro, a Giuda.Il suo cuore, commosso e turbato, annuncia la presenza di un traditore.C’è incomprensione fra i suoi.Ancora i suoi gesti e le sue parole non sono ben traducibili nell’animo dei discepoli.

medita

21Dette queste cose, Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». 22I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. 23Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. 24Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. 25Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». 26Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota. 27Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». 28Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; 29alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. 30Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte.31Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. 32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire.36Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». 37Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». 38Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».

Letturedel giorno: Is 49,1-6;Sal 70 (71);Gv 13,21-33.36-38

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martedì 7 aprile Martedì della Settimana Santa

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Questo amore così grande, dare la vita, spaventa e scombussola.Giuda si attendeva un Gesù diverso; la via del dono di sé sulla croce è troppo scandalosa per il suo modo di pensare a Dio.C’è notte dentro di lui.Ma anche Pietro, così sicuro dei suoi sentimenti d’amore per il Maestro, si sente rivelare il suo triplice, imminente tradimento.L’immagine del “discepolo amato” che reclina la testa sul petto del Signore è piena di tenerezza e amorosa confidenza.Signore Gesù, amore fedele e intero, aiutaci a guarire dalle nostre infedeltà e fa’ che sentiamo, come Giovanni, quanto siamo da te amati.

Dove sperimento, oggi, le mie infedeltà al Signore?Ricordo di aver fatto esperienza dell’Amore di Dio nella mia vita?

Martedì della Settimana Santa

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“Ho presentato le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi”. Questa profezia di Isaia si realizza pienamente in Gesù. Lui, vero Dio e vero uomo, non ritiene un tesoro geloso l’essere come Dio, ma “svuota se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini” e umilia se stesso “facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce” (cfr. Fil 2,6-8). È lui il servo obbediente che, spogliato di ogni segno esteriore di onore e di gloria, viene deriso, schiaffeggiato, flagellato. Ora capiamo cosa intendeva il Maestro quando diceva “A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche

medita

4Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,perché io sappia indirizzareuna parola allo sfiduciato.Ogni mattina fa attento il mio orecchioperché io ascolti come i discepoli.5Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchioe io non ho opposto resistenza,non mi sono tirato indietro.6Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;non ho sottratto la facciaagli insulti e agli sputi.7Il Signore Dio mi assiste,per questo non resto svergognato,per questo rendo la mia faccia dura come pietra,sapendo di non restare confuso.8È vicino chi mi rende giustizia:chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci.Chi mi accusa? Si avvicini a me.9Ecco, il Signore Dio mi assiste:chi mi dichiarerà colpevole?Ecco, come una veste si logorano tutti,la tignola li divora.

Letturedel giorno: Is 50,4-9a;Sal 68 (69);Mt 26,14-25

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mercoledì 8 aprile Mercoledì della Settimana Santa

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l’altra” (Mt 6,29). È proprio il caso di dirlo: Dio con noi ci mette la faccia! Il volto di Gesù coperto di schiaffi, di sputi, di insulti, ci dice che l’amore di Dio per noi è un amore totale, che arriva fino al dono della vita. Ma ci ricorda anche l’ingiustizia, l’incomprensione, l’umiliazione di tanti uomini e donne dei nostri giorni.

Sento la responsabilità di ciò che dico o faccio, o mi nascondo dietro quello che dicono o fanno gli altri?

Sono riuscito a prendere posizione in qualche situazione importante, a “metterci la faccia” anche se questo voleva dire soffrire e andare incontro a qualche difficoltà?

Mercoledì della Settimana Santa

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Gesù lava i piedi ai discepoli non prima, né dopo la cena in cui istituisce l’Eucaristia ma durante! Ecco lo stretto rapporto fra Eucaristia e amore-servizio. Servizio umile, semplice, come lavare i piedi, anche dei nemici: Giuda aveva già deciso di tradire, eppure l’amore non perde la speranza, Gesù lava anche i suoi. Eucaristia e servizio sono strettamente uniti contro il rischio di vivere un’Eucaristia che non si fa carità e di un servizio che non si radica nell’Eucaristia. Quest’ultima è la fonte ed il sostegno del servizio di carità, e ad essa tutto ritorna rinnovato.Gesù che lava i piedi e Pietro che se li lascia lavare ci mostrano la dinamica

medita

1Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. 2Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, 3Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, 4si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. 5Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. 6Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». 7Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». 8Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». 9Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». 10Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». 11Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».12Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? 13Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. 14Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

Letturedel giorno: Es 12,1-8.11-14; Sal 115 (116);1Cor 11,23-26;Gv 13,1-15

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giovedì 9 aprile Giovedì Santo

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dell’Amore: l’amare e l’essere amati. Dio ci ama per primo e ci fa sentire tale amore nella lavanda, da qui dunque l’importanza di sentirsi amati, di lasciarsi amare, di vincere le resistenze all’Amore. E poi noi possiamo amare come Gesù ci ha mostrato, propagando l’onda d’Amore che non si esaurisce. Amare ed essere amati è relazione per costruire relazioni più vere e profonde, in cui nessuno ha l’esclusiva di amare, in cui nessuno ha l’esclusiva di essere amato: amare è vocazione per tutti sull’esempio di Gesù, essere amato è dono per ciascuno, sull’esempio degli apostoli.

Il Vangelo accenna al tradimento di Giuda nei confronti dell’Amore di Dio, l’insensibilità all’Amore è il grande peccato. Cosa mi rende insensibile? Cosa m’impedisce di sentire l’Amore di Dio su di me e l’amore di chi mi sta intorno? Cosa m’impedisce di donare, di amare? Quali sono i piedi da lavare nella società, nell’ambiente, nei luoghi e spazi in cui vivo?

Come vivo l’Eucaristia? come un impegno tra tanti o come uno scotto da pagare per stare con gli amici? o come qualcosa di bello ma slegato dalla vita reale? o come incontro vivo col Signore dal quale nasce il mio “impegno”?

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13Ecco, il mio servo avrà successo,sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente.14Come molti si stupirono di lui– tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspettoe diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –,15così si meraviglieranno di lui molte nazioni;i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,poiché vedranno un fatto mai a essi raccontatoe comprenderanno ciò che mai avevano udito.

1Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?2È cresciuto come un virgulto davanti a luie come una radice in terra arida.Non ha apparenza né bellezzaper attirare i nostri sguardi,non splendore per poterci piacere.3Disprezzato e reietto dagli uomini,uomo dei dolori che ben conosce il patire,come uno davanti al quale ci si copre la faccia;era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.4Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,si è addossato i nostri dolori;e noi lo giudicavamo castigato,percosso da Dio e umiliato.5Egli è stato trafitto per le nostre colpe,schiacciato per le nostre iniquità.Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;per le sue piaghe noi siamo stati guariti.6Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,ognuno di noi seguiva la sua strada;il Signore fece ricadere su di luil’iniquità di noi tutti.7Maltrattato, si lasciò umiliaree non aprì la sua bocca;era come agnello condotto al macello,come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,e non aprì la sua bocca.

Letturedel giorno: Is 52,13-53,12;Sal 30 (31);Eb 4,14-16;5,7-9; Gv 18,1-19,42

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venerdì 10 aprile Venerdì Santo

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Dire che Dio è Amore, predicarlo dai pulpiti non è così difficile. L’amore vero, l’amore puro, si può descrivere, si può cantare, si può gridare. Più difficile è dimostrarlo con i fatti. Chi ha il coraggio di amare fino a dare la vita? Chi ha mai osato morire non solo per gli amici ma anche per i nemici, per chi ti ha tradito? Il quarto Canto del servo sofferente di Isaia ci parla proprio di questo: l’uomo di ogni tempo, attende la venuta di qualcuno che lo liberi dall’angoscia del non sentirsi capito, amato, perdonato! Chi mai potrà colmare questo vuoto? Solo Dio può! E infatti viene qui anticipato il mistero della Pasqua di Gesù (Jeshua, Dio che salva). Dio Amore nel suo Figlio unigenito si fa carne debole e fragile. Con questa carne che dovrà soffrire fino ad essere annientata e poi risorgere ci accoglie, ci perdona, ci ama. “Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?” Nessuno, perché non siamo

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8Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;chi si affligge per la sua posterità?Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.9Gli si diede sepoltura con gli empi,con il ricco fu il suo tumulo,sebbene non avesse commesso violenzané vi fosse inganno nella sua bocca.10Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,vedrà una discendenza, vivrà a lungo,si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.11Dopo il suo intimo tormento vedrà la lucee si sazierà della sua conoscenza;il giusto mio servo giustificherà molti,egli si addosserà le loro iniquità.12Perciò io gli darò in premio le moltitudini,dei potenti egli farà bottino,perché ha spogliato se stesso fino alla morteed è stato annoverato fra gli empi,mentre egli portava il peccato di moltie intercedeva per i colpevoli.

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credibili. Lui, il Figlio Crocifisso e Risorto, è invece degno di fede perché ci ha amato con i fatti. Ma ora anche noi, in forza del Battesimo, fatti con lui un solo Corpo, possiamo essere martiri, ovvero partecipare della sua vita umano-divina ed essere testimoni credibili, morti e risorti con Lui.

Che significa per me oggi essere martire? In altre parole dove sono chiamato ad essere testimone credibile del Vangelo?

Spesso, rischiamo di trasformare il Vangelo nel manuale del perfetto cristiano. Cerchiamo così con le nostre forze di accogliere, amare, perdonare. Ma da soli non ce la facciamo. Quanto tempo dedico alla preghiera, che è relazione viva e rigenerante con Gesù Crocifisso e Risorto? Mi sento prima di tutto accolto, amato e perdonato?

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sabato 11 aprile Sabato Santo

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“Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti” (Gv 20,9). Maria di Magdala, Simon Pietro, Giovanni, vanno al sepolcro e non trovano ciò che cercano: cercavano un Gesù morto e trovano una tomba vuota. Pensando alle nostre vite percepiamo quanto sia faticoso accogliere, e direi abituarsi, alla Grazia di Dio che ci propone una vita risorta, con un orizzonte d’eternità! E noi, ripiegati su noi stessi e chiusi, col nostro smarrimento di fronte alle prove, attraverso le nostre lotte e a volte scoraggiamenti, in un certo senso continuiamo a cercare Gesù ancora morto nella tomba. Lo cerchiamo certo sinceramente, per rafforzarci con la sua vicinanza, desiderando quasi consolazione per la sua assenza, impauriti di fronte alla vita a volte così incerta per il futuro, ma lo cerchiamo e invochiamo come un Dio disarmato, impotente, morto, che non ci sa difendere, guidare, accompagnare! E se quella tomba vuota gridasse ci direbbe: risorgi! Confida nella forza di Dio. Rialzati! Ritrova la gioia! Non permettere più che le morti della tua umanità ti ingannino facendoti dimenticare che come Cristo risorgiamo a vita nuova e che attraverso di lui respiriamo già quell’aria di eternità che ha innestato nella nostra umanità.

medita

Cosa posso fare per uscire dalle tombe vuote della mia vita e diventare annunciatore di resurrezione?Cosa c’è che mi impaurisce così tanto da dimenticare che Gesù è risorto e lotta con me per darmi pace?

1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Letturedel giorno: At 10,34a.37-43;Sal 117 (118);Col 3,1-4;Gv 20,1-9

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Pasqua di RisurrezioneDomenica 12 aprile

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Alessandra SpagnaAndrea PasquiniAnthony Essimo BlanchotBlaise Nswete KafutiCamilla BrandiCarlo BergesioChiara BoganiChiara NolanoChiara Pasquini e Leonardodon Francesco Alpidon Luca Bolognesidon Massimo Mansanidon Roberto Brandidon Stefano IsolanElisabetta FratiniElisabetta GirolamiEmma FranceschiniFabio Romiti e ChiaraFrancesco ChitiGabriele CalusiGerardine UmutoniwaseGian Lorenzo RighiGianni Agostino

Giovanni FioravantiGiulia AndreiniGiulia Fantechi e FilippoJean Nicolas Vonjinambinina FenoLaura TravagliniLetizia GamberiLetizia TorriniLorenzo BracciniLorenzo Curradi e SaraLorenzo TigliMargherita FainiMarta BenedettiMartina ZampiniMiriam PoggialiNiccolò Lenzipadre Gian Matteo SerraRoberto FondelliStefano Meli e LuciaTeresa Del BigoTeresa GiniTobia GrazianiTommaso BrandiTommaso Girolami e Anna

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Trimestrale n. 171 - Anno LII1° trimestre 2020

A cura dell’Opera per la Gioventù Giorgio La Pira - ODVSede: Via G. Capponi, 28 - 50121 Firenze

Registrazione del Tribunale di Firenze n. 1972 del 12.12.1968Poste Italiane spa - sped. in abb. postale - D. L. 353 / 03

(conv. in L. 46 / 04), art. 1 comma 1 - DCB Firenze

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redazione: Michele Damanti - Giacomo Massinidon Luca Meacci - Sara Montali - Dino Nardi

Giulia Passaniti - Gabriele Pecchioli - Carlo TerzaroliGioele Tigli - Alessandro Torrini - Simone Barlacchi

Benedetta Del Bigo - Francesco Chiti - Elisabetta Girolami Tommaso Manzini - Vittoria Paladini

Andrea Perini - Paolo Poggianti

direttore responsabile: Claudio Turrini

hanno collaborato a questo numero: Marina Mariottini - Giona Talluri