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TU SEI BELLEZZA COR CORDIUM SEMINARIO SAN PIO X - CATANZARO ANNO XI N°2 - MAGGIO 2017

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TU SEIBELLEZZA

COR CORDIUMSEMINARIO SAN PIO X - CATANZARO ANNO XI N2 - MAGGIO 2017

PAGINA 2 C O R C O R D I U M

La Vocazione: Vedere se davvero cercano la bellezza!

Scrive S. Benedetto nella sua regola: Quando un giovane vuole entrare nel noviziato, bisogna mettergli a fianco un anziano che verifichi si revera Deum quaerit (= se davvero cerchi Dio). (Reg. ben., 58,7).Parafrasando questa indicazione di S. Benedetto, ci viene da pensare che la vita di ogni uomo, ma in particolare dei futuri presbiteri, possa essere riassunta nella ricerca di Dio come ricerca della bellezza. Siamo, infatti, profondamente convinti che la Bellezza sia Ges Cristo e Dio si pu incontrare soltanto in Ges Cristo. Egli la Bellezza in quanto immagine perfetta di Dio (Col 1,15), che Amore. Solo leggendo la vita e la figura di Ges sotto il profilo dellamore si pu scoprire la bellezza, anzi la Bellezza che salva! (Fdor Dostoevskij). La Bibbia ci indica a pi riprese questa identificazione tra il Cristo e la bellezza e vale la pena portare alla luce questa che Von Balthasar indicava come Rivelazione dellestetica.Anzitutto essa ci porta a vedere tutta la creazione nella sua dimensione estetica. A conclusione di ogni giorno della creazione, lautore sottolinea il fatto che Dio vide che era cosa bella! (Ki tov).Dunque il cosmo testimonianza di bellezza, non in s, ma in quanto portatore di quellidea che lo performa e ne fa espressione del Logos: tutto stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla stato fatto di ci che esiste. (Gv 1,3)Anche nel passaggio dal cosmo alluomo riappare il concetto del bello che il contrario della solitudine: non bello che luomo sia solo. (Gen 2,18). La bellezza delluomo sta nella sua relazionalit che ha la sua pi originale espressione nella reciprocit del dono tra uomo

e donna, ma ha il suo culmine nel dono totale che di s fa il pi bello tra i figli delluomo (Sal 45,3), fino al punto di spogliarsi della sua bellezza in quel mistero di Kenosi, per cui Non ha apparenza n bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere(Is 53,2). Per amore Egli si carica delle nostre iniquit e per le sue piaghe noi siamo stati guariti. (Is 53,5) In tal modo Egli si presenta come il pastore bello; il pastore bello d la vita per le sue pecore. (Gv 10,11) Ecco allora che la pienezza della Bellezza sta nella pienezza dellAmore di Colui che ha dato la sua vita per noi. Diceva don Primo Mazzolari nel suo Diario: Per essere uomini veri, bisogna essere uomini interi e sappiamo che Cristo rivela luomo alluomo (GS, 22). In Lui il vero umanesimo, perch in Cristo c la verit di tutto luomo e, in Lui, limmagine divina deformata dal primo peccato stata restaurata nella sua bellezza originale e nobilitata dalla grazia di Dio (CCC, 1701).Diceva Von Balthasar che Il criterio della verit la bellezza! E qual questa verit delluomo e dunque la sua bellezza? Certamente la sua capacit di relazione come dono di s. In Cristo tale dono reciproco si compie nel rapporto di fraternit che stabilisce con i suoi discepoli: Va a dire ai miei fratelli: ascendo al Padre mio e Padre vostro. (Gv 20,17). A partire dalla Redenzione la bellezza si ha dunque nella fraternit tra gli uomini! Ecco perch il Salmista esclama: Ecco, com bello e com dolce che i fratelli vivano insieme! (Sal 133,1).A conclusione di questanno formativo in cui ci siamo lasciati guidare dalle parole di S. Francesco: Il Signore mi ha donato dei fratelli, anche noi possiamo appropriarci delle parole del Salmista e augurare a quanti ci leggeranno di poter gustare la bellezza e la dolcezza della fraternit

d. Rocco

Direttore: Don Salvatore Bilotta - Redazione: Giovanni Rigoli,Tommaso Calipa, Valerio Prestia, Saverio Menniti, Giuseppe Vallone, Giuseppe Scarfone

Copertina: Basilica di S. Maria Novella, Firenze - Crocifisso in bronzo del Giambologna Stampa: Grafiche Simone

editoriale

Sommario

LA BELLEZZA NELLA BIBBIAdi Frdric Manns, OFM pag. 3TUTTO PARTECIPA DEL BELLOdi Valentina Zaffino pag. 4SACERDOZIO MINISTERIALE E BELLEZZA AFFIDATA di Domenico Concolino pag. 5LA BELLEZZA TRA ESTETICA E TEOFANIAdi Pierpaolo Antonio Madia pag. 6PRIMA FONTE DELLA VITA CRISTIANAdi Giuseppe Vallone pag. 7LEMBRIONE TRA SCIENZA ED ETICAdi Simona Ceglia pag. 8UN SALTO NEL PASSATO (1912-2017)di Stefano Lafranconi pag. 10

LETTERA 22 di Giovanni Rigoli pag. 11DIARIO DEL SEMINARIO pag. 12FESTA DELLA MATER BONI CONSILII pag. 14UNA PRESENZA SEMPRE VIVA: MONS. GABRIELE BILOTTI di Giuseppe De Simone pag. 15LA BELLEZZA DELLA VOCAZIONE di Suor Marilena pag. 16IL DEBITO DELLA RINASCITA a cura del Centro Calabrese di Solidariet e del Sem. Roberto Oliva pag. 17NELLA PACE DEL SIGNORE pag. 17 MEMORANDUM pag. 19

PAGINA 3S A C R A S C R I T T U R A

Se vero, come dice Dostojevski, che la bellezza salver il mondo, conviene approfondire nella Bib-bia il tema, per non ripetere con San Agostino; Tardi ti ho amato, bellezza antica e nuova, tardi ti ho amata.

1. La bellezza del creatoNellinno al Dio Creatore di Gen 1 lautore sacerdotale ripete sette volte il ritornello: Dio vide che era buono. La liturgia ebrea lo traduce nel Targum: Dio vide che era bello e buono. Echi alla bellezza del cosmos si trovano nei Salmi 103 (104) 24 e in Siracide 39,33-35. La gloria del Libano celebrata in Is 10,18; 35,2; 60,13. Is 35,2 canta la gloria del Libano e lo splendore del Carmelo e del Saron. Tutte le opere del Signore lodano il Creatore.Per lautore del libro della Sapienza convinto che esiste il pericolo di di-vinizzare la natura: Se stupiti per la loro bellezza li hanno presi per di, pensino (gli uomini) quanto supe-riore il loro Signore perch li ha creati lo stesso autore delle bellezza (Sap 13,3). Di fatti dalla bellezza del creato per analogia si conosce lautore.

2. La bellezza delluomo e della donnaIl Salmo 8 ricorda che Dio ha coro-nato luomo di gloria e di splendore. Anche Ez 28,7.17 canta la bellezza di Adamo nellEden. Giuseppe e Davide che hanno avuto un ruolo importante nella storia della salvezza erano belli (Gen 39,6; 1 Sam 16,12). La Bibbia greca sottolinea che Davide era bello davanti a Dio. La sua bellezza era fisica e spirituale.La bellezza delle madri dIsraele, Sara, Rebecca e Rachele, rimasta famosa

(Gen 12,11-14). Anche Eva era bella secondo la tradizione ebraica. Sul ba-stone di Mos erano incisi i nomi dei Padri e delle madri dIsraele. Fu il loro merito, la loro bellezza spirituale, ad ottenere i miracoli operati da Mos. Grazie alla sua bellezza Esther ha po-tuto salvare il popolo (Est 2,7). Siraci-de 36,22 associa in modo realistico la bellezza della donna e il desiderio delluomo: la bellezza che seduce luomo. Anche gli angeli furono tenta-ti dalla bellezza delle donne secondo Gen 6, 1-4. Dallunione tra gli angeli e le figlie degli uomini nacquero i gigan-ti. Faraone fu sedotto dalla bellezza di Sara (Gen 12) come Davide fu attratto dalla bellezza di Betsabea (2 Sam 11).La bellezza dello sposo e della spo-sa nel Cantico dei Cantici rimasta proverbiale a tal punto che durante le nozze in Israele venivano cantati passi del Cantico. LApocalisse di Gv 21,2 descrive la Gerusalemme celeste bella come la sposa adornata per lo sposo.

3. La bellezza del cultoRendete grazie al Signore perch buono, buono rendere grazie al Si-gnore, ripetono molti Salmi (106,107, 119, 136). Siracide 50 celebra il som-mo sacerdote circondato dal popolo nel Tempio. Somigliava alla stella del mattino, alla luna e al sole. La gloria del Signore abita nel Santuario. Anche i sacerdoti erano vestiti di una tunica bianca che doveva creare unatmosfe-ra di purit. Difatti il Tempio veniva chiamato il Libano, per evocare la bel-lezza del Libano, ma anche per ricor-dare che i peccati del popolo venivano purificati, come lo ricorda il profeta Is 1,18. Il culto doveva essere lantica-

mera del Paradiso dove luomo poteva incontrare e passeggiare con Dio.Durante i sacrifici i leviti cantavano i Salmi per dare un tocco di bellezza al culto.

4. La bellezza del Re MessiaTu sei il pi bello tra i figli delluo-mo, afferma il Salmo 44 (45), 2 par-lando del Messia. Stranamente il Servo di Dio in Is 53,2 non ha n bellezza n splendore. chiaro che la bellezza del Re Messia deve essere spirituale, anche se fisicamente pu aver perso la bellezza come nel caso del Servo, figu-ra del Messia. Il Targum di Gen 49,11-12 insister con molti dettagli sulla bellezza del Messia: i suoi occhi e i suoi denti sono descritti attentamente. perfetto in tutti i sensi.

In conclusione la bellezza del creato fornisce una base scritturista per la teo-logia del rispetto del creato. La bellez-za delluomo e della donna significa che leros deve essere messo al servi-zio dellagap. Non si pu accettare la teoria del gender. La gioia della scoper-ta della tenerezza da parte delluomo fa parte del piano divino. La bellezza del culto ricorda poi che la cultura ha una dimensione religiosa. Eliminare Dio della societ significa distruggere luomo. La morte di Dio provoca la morte delluomo. La storia recente ce lo insegna. La bellezza del Messia in-fine evoca la sua glorificazione. San Giovanni presenter la passione di Cri-sto come la sua glorificazione. Maria, la nuova Eva, sar celebrata come la tota pulchra.

LA BELLEZZA NELLA BIBBIAdi Frdric Manns, OFMProfessore emerito di esegesi neotestamentaria presso la Facolt di Scienze Bibliche e Archeologia di Gerusalemme (Studium Biblicum Franciscanum).

PAGINA 4 F I L O S O F I A

Omne de nihilo attractum per pulchritudinem inquantum

de nihilo accedit ad pulchritudinem,in tanto de nihilo ad esse accedit.

La Filosofia si caratterizza come ricer-ca razionale dellarch, ovvero della prte aita. Fin dallantichit classica, il filosofo e pertanto luomo, in quanto essere razionale si interrogato circa lessere e lessere cos della physis, della quale egli stesso parte. Lordine intrinse-co del kosmos ha determinato, in prima battuta, un senso di meraviglia (thauma1) non riconducibile soltanto allo stupore apollineo dellaccordo armonioso tra luomo e la natura, bens anche a un dio-nisiaco sentimento di inquietudine e di turbamento dinanzi a una realt sensibile tanto bella quanto incomprensibile e mi-steriosa. Tale latteggiamento dei primi filosofi; peraltro, ancora Kant individua nellindomabilit della natura il coesiste-re del dramma propriamente umano e dellaltissima vetta del sublime2.Perci la causa prima che luomo non capace di cogliere pienamente non pu che essere bella: essa ge-

1 Cfr. Aristotele, Metaph. I 2, 980a 1.

2 Cfr. I. KAnt, Critica del giudizio, 25.

nera il cosmo, poich tutto gestito da leggi universali che garantiscono lequilibrio e lintrinseca razionalit della natura. Ogni cosa bella perch partecipa dellEssere, fonte e causa di ogni realt, e cos la realt bella per natura (physei3). Pertanto, mentre sul piano gnoseologico lordine universale giustifica la nostra comprensione della bellezza della causa prima, sul piano ontologico questultima fonda lessere e lessere bello del mondo sensibile. Platone e lintera tradizione neoplato-nica rintracciano nel cosmo le vestigia del Bello in s, il quale partecipa al sensibile la propria immagine intelli-gibile4. La Bellezza, infatti, ha creato tutte le cose chiamandole a s dal nul-la, sicch il passaggio dal non-essere allessere coincide con il passaggio dal non-essere alla bellezza: bellezza sen-sibile immagine della Bellezza eterna. Di conseguenza, non pu esservi qual-cosa che non partecipa del Bello, ov-vero dellEssere.I diversi gradi ontologici degli enti di-pendono dal loro grado di assimilazio-ne della Bellezza, e luomo giunge alla

3 Cfr. Aristotele, Metaph. I 11, 982b 14.

4 Cfr. PlAtone, Phaedr. 250 b-e.

forma divina e sostanziale attraverso la bellezza accidentale, alla quale egli perviene mediante la conoscenza sen-sibile che procede dallapparenza del-le immagini esteriori. Tutti gli enti che esistono sono dunque generati dalla Bellezza assoluta, e sono generati a sua propria immagine.In tale prospettiva, ci piace prestare attenzione anche alle prime pagine dellOratio de hominis dignitate dellu-manista Pico della Mirandola. Egli, in linea con lHeptaplus, il suo com-mento alla Genesi osserva che Dio, dopo aver compiuto ogni cosa (opere consummato5), desider che vi fos-se qualcuno capace di comprendere e amare la bellezza della vastit del creato. Quindi il sommo Artefice cre luomo, il contemplatore delluniverso (universi contemplator6) affinch co-stui, godendo della bellezza sensibile voluta da Dio, godesse della Bellezza eterna e rendesse gloria per sempre al suo Creatore7 .

5 G. Pico della Mirandola, Oratio de hominis dignitate, 132r.

6 Ibidem.

7 Ibidem.

TUTTO PARTECIPA DEL BELLOdi Valentina ZaffinoPontificia Universitas Lateranensis Universit G. dAnnunzio, Chieti-Pescara.

Il passaggio dal non-essere alla bellezza nella filosofia neoplatonica.

PAGINA 5T E O L O G I A

C una bellezza che insita nella creazione e che la abita fin dal principio, fatta di armonia, ordine, giustizia, verit dellessere, finalismo, e c una bellezza che proviene dallagire umano che desidera corrispondere a quel principio. Ogni sacerdote, con i mezzi propri del suo stato, pu diventare un costruttore di bellezza in questo mondo. Se apriamo la prima pagina della Sacra Scrittura, scopriamo lagire di un Dio che crea con la sua parola e perci fa sorgere bellezza. Il Dio dei cristiani infatti il creatore della Bellezza, che, si badi, non solamente quella del cielo invisibile, ma piuttosto quello della terra visibile. Il termine bellezza, bello, () infatti ripetuto, come un ritornello, al termine di ogni atto creativo. Dio crea (creatio ex nihilo) nel e attraverso il Verbo suo, e constata bellezza. Dice Genesi nella sua versione latina: E Dio vide che era cosa buona ( et vidit Deus quod esset bonum), ma a partire dal sua versione greca, troviamo che: E Dio vide che era cosa bella (... ). Proprio questa bellezza si offre realmente come frutto dellopera creatrice, e come tale bellezza che sta nelle opere da Lui compiute come segno della sua gloria (cf. Rm 1, 18-23).Esiste, dunque, una originaria bellezza che pro-viene dalla parola creatrice di Dio e che gratuitamente ed universalmente si offre allo sguardo delluomo e non solo di quello divino (cf. Gen 2,9). Di tale bellezza il pensiero antico ed in particolare il pensiero greco, ne fu un convinto assertore. Tuttavia, il testo biblico, ricorda che essa una bellezza che esige non solo riconoscimento, ma anche cura e custodia. Essa , infatti, una bellezza affidata alla responsabilit delluomo (cf. Gn 2,15).Questultimo aspetto si comprende meglio se, seguendo il racconto di Genesi, si osserva lesistenza di unaltra forma di bellezza che appare l dove luomo vive lontano dal Dio Creatore, una lontananza che ha il potere addirittura di modificare lo sguardo delluomo su Dio e sul giardino in cui stato posto. Il racconto biblico delle origini descrive questaltra bellezza che a suo modo attrae. Genesi dice: Allora

la donna vide che lalbero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza (Gn 3,6). Lattrazione verso lalbero proibito in realt ci descrive lo spezzarsi delloriginario legame tra Parola di Dio e bellezza, a causa della parola differente, ambigua, manipolatrice, del serpente. Esso definito astuto, perch portatore di un sapere contrario a Dio. Tale sapere usato precisamente per spingere la donna ad infrangere il limite posto da Dio (cf. Gn 2,16), abbandonare il legame di obbedienza con il suo Signore e cos

diventare fonte indipendente di ogni atto morale. Insomma, Genesi 3 ci parla del cambiamento di direzione delluomo, proprio a partire dalla parola del serpente, che potremmo pensarla come una specie di anti-logos primordiale, che mira ad un nuovo orientamento di vita nelluomo, dove bont, piacere e desiderio, tipiche potenze insite in ogni persona, seguono adesso una direzione contraria a quella voluta dal creatore. Da questo momento in poi la bellezza ricercata dalluomo posta al servizio della dissomiglianza piuttosto che alla ricerca vera e sincera del Signore Dio (Agostino). Da questo momento in poi il cammino delluomo

verso la bellezza di Dio, appare come un compito da realizzare, una mancanza da colmare. Bisogner attendere il bel Pastore, il nuovo Adamo datore dello Spirito, perch quella bellezza infranta possa nuovamente essere recuperata nei rapporti con Dio, con luomo e con il mondo. In questo orizzonte, la missione del sacerdote acquista un nuova dimensione. Se il sacerdozio ministeriale un servizio al regno di Dio e alla Chiesa, nella forza della parola abitata dallo Spirito e nella vita di comunione alimentata dai sacramenti, allora la bellezza dellInizio non pu che essere il suo principale apostolato ed il proprio dovere di testimonianza. Ges stesso secondo levangelista Matteo dice che bisogna vedere bellezza per arrivare, forse, pi direttamente a riconoscere Dio: vedano le nostre opere belle ( ) e rendano gloria al Padre vostro che nei cieli (Mt 5,16). Per questo lapostolato dei ministri di Cristo in larga misura diretto a promuovere la primordiale alleanza di parola di Dio e bellezza del mondo. Egli ad immagine del Creatore, pu davvero con i mezzi derivanti dal sacramento ricevuto, diventare un creatore di continua bellezza. Servitore di Cristo e amministratore dei misteri di Dio (1 Cor 4,1) appare in tale contesto un infaticabile esteta, costruttore di quella bellezza originaria venuta meno oggi nel mondo nella pratica di un anti-logos pervasivo.Il suo compito missionario intessuto di discernimento, cura, offerta di s, preghiera, carit, grazia, comunione di vita, possiede dunque il potere di rimettere in luce quella particolare bellezza che salva perch ricolloca luomo nella sua verit creaturale. Cos ogni volta che la sapienza di Dio () attraverso il suo ministero plasmer profondamente i vari campi della umana, come leconomia, lecologia, lagricoltura, la politica, larte, la scienza, la medicina, lo sport il mondo potr riprendere il suo cammino verso la sua verit e dunque verso lantica bellezza. L il tutto potr risplendere nuovamente di una luce amica delluomo, di una bellezza apportatrice di vita, una bellezza attraente perch vera.

SACERDOZIO MINISTERIALE E BELLEZZA AFFIDATA:UN LEGAME NECESSARIOdi Domenico ConcolinoCappellano Campus Universitario Magna Graecia Catanzaro

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Parlare della bellezza in riferimen-to alla teologia significa appro-fondire lo studio su Dio (significa-to letterale di teologia) anzi vuol dire approfondire lo studio sul Dio bello. Bisogna affinare il linguaggio per evi-tare equivoci, facendo scelte coraggio-se, dirette ed immediate per ovviare criticit lessicali e aprire un ventaglio pi ampio di termini che descrivono la bellezza. Pertanto, rifacendoci a quel-le scelte dirette e coraggiose, conside-riamo subito la bellezza su un piano oggettivo, sia nella sua trascendenza che nella sua immanenza. Oggetti-vamente significa mantenere concre-tezza, fermezza e verit di quanto in analisi (bellezza), incardinando cos un intero impianto teologico su que-sta unit valoriale. I due strumenti di indagine saranno perci la filosofia e la teologia alla luce della bellezza di Dio. Tra filosofia e teologia per vige un proprium che permette di accostare le parole, ma al contempo di distin-guerle: differenziando cos il Logos dei Greci dal Logos Cristiano1. proprio la matrice del culto cristiano, che verte sullIncarnazione del Figlio di Dio, a garantire almeno due principi: Partecipazione di Dio alla natura umana - La divinit non esente da ci che accade nel mondo, anzi entra in contatto. Quel leggero platonismo scompare permettendo al Dio invisibi-le di essere visibile. Superamento delle categorie empiri-che - Attraverso questo passaggio che spezza le categorie cronologiche e ontologiche, possiamo introdurre con linguaggi seppur parziali, un discorso su Dio con categorie umane che lo descrivono limitatamente rispetto alla sua totalit.La Kenosi conforma espressioni e veri-t di fede della cristianit, stimolando anche il discorso sulla bellezza cos da strutturare limpianto metafisico, partendo dal basso concreto e non dallalto ideale. La bellezza si fa in-

1 Cfr L. STEFANINI, Linee di unestetica del cinematografo, Rivista di Estetica, maggio-a-gosto 1956, 5 in: S. BABOLIN, La via della Bellezza per una Teologia cristiana, Via Pul-chritudinis & Mariologia, AMI, Roma 2003, p. 65.

contro tra Dio e luomo, facendone di esso il luogo privilegiato della bellez-za2. Se lincarnazione lincipit che mostra la bellezza di Dio, proprio la bellezza la categoria che ci permette di avvicinarci al trascendente, come una finestra per contemplare Dio. Ed contemplando Dio che, nella sua Sum-ma Theologiae, San Tommaso riesce ad approcciare con quelle categorie cos fragili per esprimere il mistero di Dio, attribuendogli quattro caratteristiche essenziali, meglio note come i quattro trascendentali. Tra unit, verit e bon-t, la via pulcritudinis diventa il ponte tra fisica e metafisica che permette di fare un discorso su Dio, delineando i tre fattori che strutturano la bellezza in s3: Perfezione. Lintegrit dellopera ap-pare solo a chi sappia vedere il tutto nellatto di animare le parti, di costru-irsele e reclamarle e ordinarle4. Con questo pensiero, distinguiamo:- Perfezione come una compiutezza espressa attraverso un dinamismo. Af-fermiamo la perfezione nella bellezza dicendo che in s c il compimento di ci che aggrada e piace, attuandosi in maniera completa. - Perfezione come espressione formale che si riscontra con un criterio estetico. Attestando che la bellezza trova pieno compimento nella forma, ne intrave-diamo la perfezione come costitutiva proprio dellessere. Per cui ogni forma bellezza poich perfetta, compiuta. Armonia. In relazione alla perfezione e allunita, larmonia rappresenta lin-tegrit della bellezza che anche nella sua pluralit ricapitola tutto median-te una sola attrazione. I tanti colori, le tante forme, i tanti modi di vedere non sono brutture o soggettivit uma-ne; sono espressioni armoniche che riconducono il parziale al totale. La proporzione viene rapportata alla tota-lit, e questo significa armonizzare, ri-

2 S. BABOLIN, La via della Bellezza op. cit., p. 76.

3 Cfr TOMMASO DAQUINO, Summa Theo-logiae, Ia, q. 39, a. 8, co.

4 L. PAREYSON, Estetica, Edizioni di Filoso-fia, Torino 1954, p. 284 in: BRUNO FORTE, La porta della Bellezza, per unestetica teologi-ca, Morcelliana, Brescia 19991, p. 24.

tenendo che nella disparit c sempre un riferimento primo che la bellez-za stessa. Il bello il frammento che mantiene a s il rapporto delle parti del tutto, analogamente riproducendolo, forma da forma, misura da misura5. Luce. La luce, che si irradia dal pro-fondo tanto della creazione originaria sempre in atto, quanto della Reden-zione che riguarda ogni creatura, uni-fica linizio e il compimento6. La luce un unico faro ma dal doppio raggio:- La luce della creazione. Col fiat lux lordine del mondo ha inizio. La luce creata non solo il primo elemento creato, ma diventa il requisito essen-ziale per proseguire latto creativo, lo spartiacque tra caos e cosmo. Una strumentalit questa, di una metafisi-ca luminosa che propria di Dio che ci crea e ricrea mediante la bellezza, la quale si mostra nella perfezione unita-ria, solo per mezzo della luce primor-diale.La luce di Genesi fa vedere la bel-lezza.- La luce taborica. il caso di dire che alla luce di Cristo trasfigurato, possibile vedere tutte le componenti della bellezza per ricondurla a Dio. La perfezione e larmonia vengono sapientemente ostentate con la lumi-nosit dellincontro tra cielo e terra, lasciando dentro di noi ammirazio-ne e meraviglia cos da esclamare: bello per noi stare qui7. La luce dellincontro con Dio, sfolgora anche noi mostrandoci belli: fare esperienza di Cristo illumina la nostra esistenza. La bellezza luminosa non soltanto loggetto della visione, ma ne anche la condizione8.La luce del Tabor rivela la bellezza.Concludendo la bellezza non solo una via dellessere, ma diventa la cate-goria prediletta per incontrare Dio, una bellezza perfetta, armoniosa, luminosa che coniuga il momento estetico al momento teofanico9. Lelaborazione di

5 BRUNO FORTE, La porta della Bellezza op. cit., p. 25.

6 Ivi, p. 73.

7 Mt 17,4.

8 Ivi, p. 75.

9 Cfr U. ECO, Il problema estetico in Tomma-so dAquino, Bompiani, Milano 19822, p.29

LA BELLEZZA TRA ESTETICA E TEOFANIAdi Pierpaolo Antonio Madia

Laureato in Scienze Religiose con una tesi su La bellezza salver il mondo. Un nuovo umanesino alla scuola di Maria

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Tommaso va oltre le nostre aspettative, risolvendo il dilemma fisico e metafisi-co, la complicanza estetica da quella ontologica, ammettendo un principio analogico per declinare la bellezza a tutto ci che ci circonda. Riportiamo

in: B. FORTE, La porta della Bellezza op. cit., p. 27.

la sintesi del Prof. Colafati:Siccome le caratteristiche che rendono un oggetto bello derivano dallessere, che nella concezione tommasiana atto di ogni atto e perfezione di ogni perfezione, evidente da una parte, come per gli altri trascendentali, la convertibilit o equivalenza anche tra

pulchrum ed ens, e, dallaltra parte, che Dio, essendo lessere per essenza, non soltanto bello, ma la stessa Bel-lezza suprema e assoluta.10

10 N. COLAFATI, Introduzione alla Filosofia dellEssere, Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ) 2008, p. 81.

PRIMA FONTE DELLA VITA CRISTIANAdi Giuseppe ValloneSeminarista

Quando si parla di liturgia il nostro pensiero va subito alle forme rituali che essa com-porta, alle solenni celebrazioni o alle cerimonie sontuose. Ma che cos ef-fettivamente la liturgia? E dove affonda le sue radici nella storia? Per guardare alla bellezza della liturgia fondamen-tale conoscere come essa sia nata, si sia sviluppata e comprenderne il senso allinterno della vita della Chiesa.Innanzitutto, parlare di liturgia signifi-ca fare riferimento al culto. Le prime forme liturgiche, si pu dire, erano gi presenti allepoca del popolo del Vec-chio Testamento. Nella LXX quando si parla di culto vengono menzionati due termini che si riferiscono ad esso: sheret, che significa servizio cordiale e abhodh, che vuol dire servizio onero-so, cio quello che il servo rendeva al padrone. La traduzione di questi due termini stata resa con liturgia quan-do si tratta del culto reso dai sacer-doti a Dio e latreia e dulia quando il popolo a rendere culto a Dio. Dal termine latreia deriva poi idolatria. NellEsodo troviamo la prima forma di culto che il popolo rende a YHWH su sua richiesta esplicita. Esso si esplica in una forma esteriore che quella del sacrificio dellagnello per la Pasqua. La dimensione del sacrificio contestata nel corso del periodo profetico perch luomo sacrifica a Dio gli animali, ma rende il suo cuore duro. Lesempio sono i brani di Os 6,6, che verr ripre-so poi da Mt 13. Il sacrificio del po-

polo dellA.T. rappresentava un modo per espiare i propri peccati attraverso lofferta di un capro espiatorio, cos da poter rientrare nella comunione con YHWH. Nel N.T. il sacrificio non pi carat-terizzato da un animale, ma il Figlio di Dio stesso che si offre come vittima per la santificazione delluomo e per la sua salvezza. proprio sulla croce che scaturisce il mirabile sacramento di tutta la Chiesa (SC, 5). La liturgia si evolve poi in riunioni di cristiani che, dopo la missione affidata da Ges, si riuniscono per celebrare il mistero della salvezza. Con la celebrazione liturgica della messa, tutto il popolo, eleva a Dio per mezzo del ministro il suo rendimento di grazie e partecipa attivamente dellopera salvifica. im-portante, perci, non soffermarsi sol-tanto allestetica della liturgia, ma importante capire gesti e parole che si compiono. Il Vaticano II, specie nei primi tre articoli della costituzione sul-la sacra liturgia, pone laccento sullal-tissimo e incommensurabile valore della celebrazione eucaristica in cui Cristo si rende presente nella persona del sacerdote che celebra. Ogni qual-volta il sacerdote, con lassemblea, ce-lebrano i divini misteri, Cristo stesso che opera. La bellezza, dunque, non si sofferma soltanto al decoro esteriore di paramenti e decorazioni, ma pone la centralit su parole, gesti e modo di celebrare. Ogni qualvolta il ministro si presenta a celebrare la messa deve

farlo cogliendo il significato di ci che compie e celebra, perch in quel mo-mento offre il sacrificio, non solo suo, ma quello di tutta la comunit e attua lopera di salvezza, giacch egli me-diatore tra il popolo e Dio. La svolta apportata dal Concilio Vaticano II, che ammette la liturgia nella lingua vol-gare, rende lassemblea partecipe in maniera attiva dei misteri che si cele-brano. La bellezza della liturgia sta nel fatto che, come dice la Sacrosanctum Concilium, attua lopera della salvezza propria della Chiesa (SC, 6). Lazione liturgica opera di tutta la Trinit, per-ch Dio, per salvare lumanit, manda nel mondo il Figlio, Verbo fatto carne e lazione compiuta nello Spirito San-to. La liturgia cos assume una duplice dimensione: ascendente e discenden-te. Paolo VI soleva definire la liturgia come prima fonte della vita cristia-na. Lopera della salvezza continua la SC compiuta da Cristo che si rende presente nella vita liturgica: nel-la messa, nella parola e nei sacramenti ed mediata dal ministero sacerdota-le. La bellezza della liturgia consiste anche nella sua nobile semplicit, perch non si riduca a soli ritualismi, ma risalti il significato dei gesti e dei segni che vengono compiuti. Il popolo diviene parte attiva. Infatti, il termine liturgia significa proprio azione del po-polo. Quindi per un pastore di fonda-mentale importanza educare il popolo a riscoprire nelle celebrazioni il vero significato della liturgia che celebra.

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Lembrione, inteso come esse-re vivente, uno dei temi pi discussi della bioetica contem-poranea, la quale si occupa di com-prendere e spiegare il significato e il valore della vita fin dal concepimento. La questione centrale del dibattito bio-etico : possiamo definire lembrione umano una persona vera e propria, e in quanto tale, come dovrebbe essere trattata? Per rispondere occorre partire dalla definizione biologica di persona, per poi risalire alla sua sostanza indi-viduale.Un individuo umano un soggetto do-tato di un codice genetico (DNA) uni-co ed irripetibile e la cui esistenza si sviluppa attraverso quattro eventi: na-scita, crescita, riproduzione e morte. Affinch avvengano questi eventi (che si basano su una serie di reazioni chi-miche e fisiche) la Natura si organizza in maniera razionale e ordinata. Lordinata e perfetta sequenza dei processi biologici, attraverso i quali si sviluppa la vita, sono ben osserva-bili fin dal concepimento di un indi-viduo, costituito dalla fusione di due cellule, lo spermatozoo e lovocita. Gli spermatozoi sono le cellule ger-minali maschili prodotte dal testi-colo. La loro produzione avviene in maniera continuativa senza alcuna ciclicit. Gli ovociti sono le cellule germinali femminili, si trovano nellovaio fin dalla vita intrauterina e solitamente ogni mese uno solo di loro riesce ad arrivare a maturazione. La ma-turazione di un ovocita avviene nei primi 13-14 giorni circa del ciclo mestruale. Un ovocita maturo un ovocita che in grado di incontrarsi con successo con uno spermatozoo.Milioni di spermatozoi si avvicinano allovocita ma solo uno di essi rie-sce a penetrare allinterno di questo (fecondazione) rendendo imme-diatamente impossibile lingresso degli altri spermatozoi. A questo punto il DNA dello spermatozoo (23 cromosomi) si unisce con quello dellovocita (23 cromosomi); il pro-cesso avviene in circa 24 ore e porta alla formazione della prima cellula dellembrione (cellula detta zigote), una cellula con 46 cromosomi che contiene linformazione genetica

completa per formare un individuo.Lo zigote va incontro a divisione cellulare dando origine ad un em-brione di 2 cellule (30 ore dopo la fecondazione); si passa poi da 2 a 4 cellule (40 ore dalla fecondazio-ne), da 4 a 8 cellule (stadio della morula), da 8 a 16 cellule, da 16 a 32 cellule e cos via, fino alla for-mazione della blastocisti (una sfera cava ripiena di liquido).In questa fase lembrione ha rag-giunto lutero e per sopravvivere deve necessariamente impiantarsi ovvero attaccarsi allendometrio che il tessuto che tappezza inter-namente la cavit uterina. Se questo processo non avviene correttamente, lembrione non riesce a sopravvivere perch non ha pi a disposizione le sostanze nutritive. Limpianto avvie-ne in tre fasi (che durano complessi-vamente circa 7 giorni): nella prima fase (apposizione) lembrione deve appoggiarsi allendometrio, nella se-conda (adesione) deve contrarre le-gami importanti con lendometrio (si deve agganciare), nellultima fase (invasione) deve penetrare allinter-no dellendometrio stesso per esser-vi completamente accolto. In tutte queste fasi sia lembrione che lendometrio partecipano attivamente: entrambi secernono svariate sostan-ze biochimiche istaurando un vero e proprio ponte comunicativo. Ha inizio cos lintimo legame tra madre e fi-glio. Il fatto che lembrione secerna sostan-ze chimiche necessarie per la sua so-pravvivenza la prima dimostrazione biologica che lembrione un soggetto attivo, altamente vitale. Gi a partire dallottava settimana possibile udire il ritmo cardiaco e dalla nona alla do-dicesima settimana lembrione comin-cia ad acquisire le prime percezioni sensoriali e ad eseguire i primi movi-menti articolari. Dopo il terzo mese di gestazione lembrione grande ap-pena 5 mm ma gi completamente formato. quindi biologicamente evidente che la vita prenatale vita umana che ini-zia con il concepimento. Lembrione umano fin dalla fecondazione un in-dividuo umano che inizia il suo ciclo vitale, sviluppa un programma interno

suo proprio, il quale come programma gi completo, sufficiente, individua-lizzato e attivante se stesso (Identit e statuto dellembrione umano; Do-cumento, in Medicina e Morale).Tuttavia, viviamo in una societ in cui la ricerca della verit sostituita dal-la ricerca della novit e tutto ci che possibile scientificamente ritenuto lecito.Negli ultimi quarantanni la ricerca biomedica ha introdotto nuove cono-scenze sulla genetica di alcune patolo-gie ed ha contribuito positivamente al miglioramento delle condizioni di vita umane. Daltronde, la scienza ha in-fluenzato negativamente levoluzione culturale attraverso lintroduzione di strumenti artificiali che ledono la di-gnit dellessere umano e sopprimono il significato etico e morale della vita prenatale.

In particolare, la legalizzazione della-borto (Interruzione Volontaria della Gravidanza), lo sviluppo di tecniche in vitro di procreazione medicalmente assistita (FIVET) e di tecniche di terapia genica, hanno messo in discussione lo statuto ontologico dellembrione uma-no.

Lutilizzo di queste procedure sanitarie non limitato solo a situazioni ritenute contingenti, quali la malattia della ma-dre o del nascituro, ma la vita embrio-nale diventata un bene di consumo paragonabile ad altri beni, che deve corrispondere ai criteri di mercato e di proprio gradimento.

Inoltre, non bisogna sottovalutare le conseguenze a lungo termine causate dai suddetti metodi clinici.

Si tratta di interventi altamente delica-ti, nonch procedure invasive, che spesso provocano possibili complican-ze fisiche, oltre che inevitabili riper-cussioni psicologiche su tutti i soggetti coinvolti (pazienti, bambini e persona-le sanitario). Per ognuno di questi interventi esi-stono diverse procedure tecniche. Ad esempio, per la fecondazione in vi-tro, negli ultimi trentanni sono state sviluppate diverse tecniche, cosiddette omologhe (nel caso in cui i gameti provengono dai genitori biologici che fanno richiesta di intervento) ed etero-

LEMBRIONE TRA SCIENZA ED ETICAdi Simona CegliaRicercatrice Post-Doctoral in Oncologia Molecolare presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica dellUniversit Magna Graecia di Catanzaro.

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loghe (uno dei gameti estraneo alla coppia). Di seguito sono riportate brevemente le principali fasi che caratterizzano la riproduzione dellembrione in provet-ta. La prima tappa consiste nella sti-molazione ovarica della donna, attra-verso la somministrazione dellormone follicolostimolante (FSH) in dosi ben definite, questo permette linduzione della super-ovulazione della donna, che verr poi opportunamente monito-rata per seguire la crescita dei follicoli ed accertare il numero degli ovociti. Gli ovociti prelevati per via transad-dominale o transvaginale vengono poi messi in coltura per completare la ma-turazione e contemporaneamente si raccoglie il liquido seminale, che viene esaminato ed even-tualmente selezio-nato. Gli ovociti vengono poi sepa-rati e trasferiti sin-golarmente in una provetta dove viene aggiunta la sospen-sione fecondan-te (contenente da 10.000 a 100.000 spermatozoi); lo spermatozoo pu essere direttamente iniettato nel cito-plasma dellovo-cita con una mi-crosiringa (ICSI: IntraCytoplasmic Sperm Injection), oppure iniettato direttamente uno spermatide (ROSI, ROund Spermatid Injection) o il suo nucleo (ROSNI, ROund Spermatid Nuclear Injection). Gli zigoti ottenuti vengono esamina-ti per controllarne la qualit, e quelli considerati pi adatti a proseguire lo sviluppo, vengono trasferiti singolar-mente in terreni di crescita e fatti cre-scere, in un termostato a 37C. Gli embrioni cos prodotti sono poi ulte-riormente vagliati e selezionati, e quel-li pi adatti vengono trasferiti in utero dal ginecologo (per un numero mas-simo di cinque secondo la normativa vigente in Italia); lo zigote pu essere anche trasferito allo stadio pronuclea-re (PROST, PROnuclear Stage Transfer) o 410 ore dopo questo stadio (ZIFT, Zygote Intrafallopian Transfer). La crio-conservazione degli embrioni in so-

prannumero vietata legalmente per evitarne lutilizzo a fini di sperimenta-zione (Legge n40 96/2015). A prescindere dalle difficolt tecniche, che rendono bassa la percentuale di successo della FIVET, i problemi legati a queste procedure cliniche sono mol-to pi complessi e riguardano la re-sponsabilit morale di ogni individuo. I motivi infatti che rendono bioetica-mente discutibile lapplicazione della FIVET sono numerosi, tra cui leleva-ta incidenza di embrioni che vengono solitamente prodotti ed intenzional-mente eliminati, ed i rischi per la sa-lute della donna, come la sindrome da iper-stimolazione ovarica e la ri-dotta recettivit endometriale causata dallalterata produzione ormonale.

Inoltre, ci sono importanti evidenze scientifiche dellinsorgenza di compli-cazioni (disturbi nella crescita, svilup-po di patologie cardiovascolari, distur-bi dellumore) nei bambini concepiti in provetta, rispetto a quelli concepiti naturalmente (R. G. Edwards, The bu-mpy road to human in vitro fertiliza-tion , Nature Medicine 2001, 7: 10911094). Ci sono poi da considerare le conse-guenze di ordine sociale legate soprat-tutto allutilizzo della fecondazione eterologa, leventuale figlio concesso a coppie omosessuali o il fenomeno dellutero in affitto (quando la madre biologica diversa da quella che ne ha

fatto richiesta), e lanonimato del geni-tore biologico nel caso delle tecniche di fecondazione eterologa. Lo sviluppo delle tecniche di fecon-dazione in provetta ha comportato anche lintroduzione delle cosiddette diagnosi pre-impianto, eseguite al fine di aumentare lefficienza della FIVET e permettere la selezione degli embrioni pi adatti al trasferimento, eliminando invece quelli portatori di malattie ge-netiche o cromosomiche. In alcuni pa-esi del mondo, dove la FIVET consi-derata un esclusivo mezzo procreativo, le diagnosi pre-impianto sono destina-te anche alla selezione del sesso e dei caratteri fenotipici dellindividuo, per-mettendo cos di concepire un figlio secondo i propri gusti etnici e sociali.

Si va costituendo quella che il cardi-nale Joseph Ratzin-ger definiva ditta-tura del relativismo che non riconosce nulla come defi-nitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie: Adul-ta non una fede che segue le onde della moda e lulti-ma novit; adulta e matura una fede p r o f o n d a m e n t e radicata nellami-cizia con Cristo. questamicizia che ci apre a tutto ci che buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verit afferm il cardinale durante lomelia della santa

messa per lelezione del Santo Ponte-fice; e aggiunse dicendo: Lamicizia con Cristo coincide con quanto espri-me la terza domanda del Padre nostro: Sia fatta la tua volont come in cielo cos in terra. dunque doveroso sottolineare che la medicina ha il compito di salvaguarda-re il benessere dellessere umano nella sua totalit e quindi nelle sue condi-zioni fisiche, psichiche e sociali. Ma spesso lerrata e superficiale interpreta-zione, induce luomo a perdere di vista il suo obbiettivo primario che la tute-la della vita, come il dono di Dio agli uomini nella sua assoluta bellezza.

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Come tutte le famiglie anche la nostra ha alle spalle momenti felici, lieti, che danno gioia al cuore, e altri un po grigi, che magari avremmo sperato mai accadessero. Ma in fine dei conti anche questi ci appartengono e ci descrivono.La nostra origine trova albori agli inizi del secolo scorso, quando per la volont di San Pio X papa, furono pensati seminari che abbracciassero pi realt ecclesiali, che sconfinassero dai limiti imposti dalle diocesi, favorendo cos una rinnovata for-mazione per un clero sempre pi adulto nella fede e nella conoscenza delle scien-ze teologiche.E cos che il 4 gennaio del 1912 il Semi-nario veniva ufficialmente inaugurato dal Card. De Lai. Dapprima il vescovo De Lucchi e poi i Padri Gesuiti della provincia napoletana si susseguirono nella reggenza della comuni-t vedendola fruttificare e crescere.Il periodo che va dal 1912 al 1943, che tra i vari momenti conoscer lincendio del 21-23 settembre 1941 e il bombardamen-to del 27 Agosto 1943, trova sintesi nella-forisma Ad Jesum per Maria volendo con questo sottolineare la particolare devozio-ne, dei devoti figli della Famiglia del San Pio X, nei confronti della Vergine Maria.Secondo quando ci dato sapere, dalle poche ma significative informazioni di fonte scritta e figurativa, il titolo sotto la cui protezione il Seminario era solerte invoca-re la Madonna era Regina Apostolorum, primaria protettrice del San Pio X e titolare della Cappella Maggiore (attuale aula ma-gna) e titolare della fiorente congregazione mariana, cos come dalle riviste Unione Sacra si pu evincere. Per quanto concerne licona della Regina Apostolorum, perduta durante lincendio, rimangono a noi poche fotografie, dalla quali possiamo desumere la sua collocazione, allinterno dellallora Cappella Maggiore, e la sua ispirazione, che come in modo evidente si mostra e come ancora ci riferito dalla sopracitata rivista, si rif a un noto quadro dellartista Guido Reni, Madonna con Bambino in gloria, san Tommaso e san Girolamo.Rispetto alla tela originale, lartista che ha riprodotto la stessa, ha sostituito ai san-ti Tommaso e Girolamo, i due principali apostoli Pietro e Paolo. Volendo azzardare unipotesi, credo di po-ter fare un parallelo con lattuale cappella maggiore al cui centro sorge la Mater Boni Consilii nostra protettrice e regina e ai lati gli apostoli Pietro e Paolo. Probabilmente lartista avrebbe riproposto in chiave mo-

derna il trittico originario. Un significativo particolare che va ancora in tal senso e che a questo punto ci pare bene ricordare unaltra figura mariana, una statua lignea molto cara alla comunit, reduce del gran-de incendio e del bombardamento, cono-sciuta fino ai nostri giorni sotto il titolo di Immacolata, ma che in realt porta con se un nome che sar immagine di una storia ben precisa che per il momento non pos-siamo ricostruite.Questo simulacro, situo attualmente nel corridoio del rettore accanto alla stanza del Papa in realt la Madonna Mutilata giunta in mezzo a noi il 1 agosto del 1933 da Obletter a Ortisei e protagonista di gran-de venerazione non solo nel passato ma anche oggi.Circa la fede dei giovani seminaristi non possiamo non fare menzione del Santo Calabrese San Francesco di Paola, che ha sempre occupato un posto donore per il suo messaggio sempre nuovo e per la sua testimonianza viva, soprattutto in un popo-lo che calpesta il suolo che lui ha calpesta-to. Tuttavia sembra dalle informazioni che possediamo che la sua elezione a patrono primario del Seminario sia postuma, dal 1954 in poi quando terminati i lavori di ricostruzione i seminaristi rientravano dal lungo soggiorno dal Pio XI di Reggio Ca-labria.Un altro evento, momento di grande e fe-sta e felice memoria, vissuto nel Semina-rio San Pio X di Catanzaro il 3 giugno del 1967, quando per le mani di Monsignor Fares viene consacrata la nuova Cappella Maggiore, che rappresenter e tuttora rap-presenta per tutte le generazioni dei semi-naristi che ivi passeranno, un monumento alla santit, una casa di preghiera, un luo-go di riparo nelle piccole sofferenze, un ritrovo per condividere la propria gioia, un monte per lincontro con il Signore.Sono davvero tante le generazioni dei se-minaristi che da questo luogo hanno fat-to passaggio nel loro percorso formativo verso il luogo comune che la santit e la particolare vocazione al Sacerdozio, alcu-ni solo per pochi anni altri per un po pi di tempo. Ciascuno di loro avr certamen-te dato ma sicuramente avr anche tanto ricevuto.La famiglia del S. Pio X, ha dato al mondo tante grandi figure, alcune conosciute altre nascoste ma che nel loro silenzio hanno contribuito alledificazione del Regno di Dio. Possiamo anche noi essere fra que-sti.

UN SALTO NEL PASSATO (1912-2017)Cammino storico- religioso percorso dalla famiglia del San Pio X di Catanzaro.Nel ricordo grato del 50esimo anniversario di consacrazione della Cappella Maggiore.

di Stefano Lafranconi - Seminarista

Figura 1Dipinto di GUIDO RENI : Madonna con Bambino in gloria, san Tomma-so e san Girolamo.

Figura 2Affresco andato perduto posto sullaltare delle ex Cappella Maggiore attuale aula magna.

Figura 3Fotografia riportata sulla rivista Unione Sacra XIV N.5 (1934).

Figura 4Fotografia della Madonna Mutilata riportata sulla rivista Unione Sacra XIV- N.1-2 (1934).

Figura 5Aspetto attuale della statua lignea Madonna Muti-lata.

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Lettera 22

Dialogo per arginare lo tsunamidellodio xenofobo

di Giovanni Rigoli - Seminarista

Boato che rompe il silenzio e diven-ta paura, terrore, terrorismo. Non stiamo parlando n degli anni di piombo n del periodo stragista di Cosa Nostra che sfida lo Stato, n di un ne-mico ben identificato a livello interna-zionale: questa, pi che una guerra di trincea, una guerra nuova, uno scontro di civilt ed interessi politico-economici sempre vecchi ma che hanno un nuovo habitus ed un nome differente, sinoni-mi di ingiustizia sociale, intolleranza e sordit ai veri bisogni della gente. E una guerra mossa solo da interessi ideologici che non sono n rossi, n neri ma che questa volta hanno la maschera del fon-damentalismo pseudo-religioso. Bisogna per non essere buonisti n qualunquisti evitando di lasciarsi trascinare dallo tsu-nami (onda anomala e violenta) emotivo: pi che parlare di guerra aperta, di nemi-ci da eliminare, rimpatriare, espatriare, parliamo invece di Fede, quella vera, di dialogo culturale ed interreligioso, di di-ritti inviolabili. LItalia nel suo piccolo ha vissuto in diversi frangenti il terrore sulla propria pelle, quello degli anni di piom-bo in cui le frange estreme della politica extraparlamentare si sfidavano a suon di bombe, attentati e sequestri eccellenti oppure quello del periodo stragista di Cosa Nostra che oltre alle persone, aveva cominciato a prendere di mira le bellez-ze artistiche e storico-architettoniche del Bel Paese, in quanto secondo una logica smodata, cruenta ed assassina, gli uomi-ni dello Stato possono essere sostituiti da altri, ma una volta che vai ad eliminare

parte della storia artistica e culturale ne cancelli, per sempre, un pezzo didenti-t. Questa volta il nemico internazionale indicato nello Stato dellISIS, acronimo che starebbe ad indicare Islamic State of Iraq and Syria, e da pi parti vi sono in-viti ad usare la forza, rispondere colpo su colpo alla loro strategia del terrore con la violenza, la forza bellica dellOc-cidente per ristabilire la pace tacciando lIslam come una non religione di odio. davvero cos? La violenza mai stata il vero antidoto a se stessa o piuttosto una metastasi che diventa sempre pi in-contrastabile se non diagnosticata, argi-nata in tempo? Nessuna religione, tanto-meno quella islamica predica la guerra, bens la pace, la concordia, larmonia tra i popoli. Il musulmano, linduista, il cristiano, lateo, lebreo, etc, sono tutti esseri umani ed in quanto figli di Dio, fratelli. Piuttosto che proporre una guer-ra su scala internazionale, perch non proporre con decisione e non solamente nelle occasioni convenevoli, un dialogo costruttivo, proficuo, tra religioni diver-se? Forse davvero ora che lOccidente e lOriente si siedano allo stesso tavolo non in modo guardingo, non mettendo da parte le differenze ma svilupparle, di-scuterle, affrontarle per trovare un punto dincontro. Qui non si tratta di un nuovo colonialismo, n del fardello delluomo bianco o di giudicare chi la pensa come noi una persona perbene e assennata e chi la pensa diversamente come una mi-naccia. Immaginiamoci per un attimo di professare la nostra Fede in modo cor-

retto e pacifico, rispettando il prossimo ed i fratelli; bene, se qualcuno del nostro stesso credo uccidesse per proprio tor-naconto in nome di Dio, noi saremmo vittime o carnefici? La risposta scon-tata. Non sono i musulmani ad essere assassini, guerrafondai o costruttori di odio, bens i fondamentalisti! Quindi inutile e dannoso, ingiusto e scorretto sia umanamente, sia politicamente pren-dersela con lIslam. Siamo noi cristiani ed anche loro figli di Dio! Se un nostro fratello vittima di sopruso o accusato ingiustamente, infieriamo o dimostria-mo la sua innocenza cercando di far giudicare e condannare i veri colpevo-li? Pace, dialogo, preghiera. Siamo tutti americani, siamo tutti parigini, siamo tutti musulmani, cristiani, italiani. Siamo tutti uomini, fratelli, figli di Dio. Dialogo e preghiera, non buonismo ma azioni si-nergiche e diplomatiche concrete, armi da fuoco e piani di guerra sostituiti da aiuti umanitari e mezzi di comunica-zione che comunicano lamore, la bel-lezza, i valori evangelici. Pi che pre-mere la mano sul grilletto, necessario tenderla al fratello e capire, dialogare, interloquire, confrontarsi verbalmente, spiegarsi, accettarsi ed amarsi. La guerra non igiene del mondo, ne piuttosto la fine, il cancro, il sonno della ragione in cui il cuore e lintelletto, il principio di solidariet e responsabilit, i valori evan-gelici vengono sostituiti dallistinto omi-cida, dalla legge del pi forte, dallodio e dalla paura verso chi diverso da me.

201618-23/09EsErcizi spiritualiBiennio: Torre di Ruggero (CZ); Predicati da Don Franco Guida a partire dallimmagine lucana del Duc in altum (Lc 5,4).Triennio: Centro Presenza di Barritteri di Seminara (RC). Pre-dicati da S.E. Rev.ma Mons. Vanni Tani su Atto di fede in Dio creatore e Misericordia di Dio manifestata in Cristo Ges.24/09 - 02/10 Missioni popolari a Sersale (CZ) e San Calogero (VV).Dopo gli esercizi spirituali dinizio anno, i seminaristi (dal II al V anno), guidati dai fratelli del VI anno (novit formativa per il S. Pio X ) si sono immersi con zelo e gioia in una settimana di missioni popolari e vocazionali nelle comunit ospitanti.4/10inizio attivit accadEmica itc 05/10Santa messa nella Cattedrale di Catanzaro presieduta da S.E.Rev.ma Mons. Bertolone che ha segnato linizio effettivo delliter formativo del nostro Seminario.15-16/10inizio tirocini pastorali E laboratori formativiI seminaristi del primo biennio, ogni fine settimana, hanno seguito dei laboratori di Pastorale Giovanile e Vocazionale, di Psicologia e Discernimento Vocazionale, di Sacra Scrittura, di Catechesi e di Liturgia; i seminaristi del triennio si sono cimen-tati, invece, nel tirocinio pastorale: si sono messi a disposizione delle parrocchie nellambito della catechesi, della carit e della liturgia e di alcune strutture caritative.10-19/11novEna E fEsta dElla Mater Boni Consilii, patrona dEl sEminario. Fin dai primi Vespri (18 novembre) stato presente in Semi-nario S.E.Rev.ma Mons. Giuseppe Mani. Alla festa, come da tradizione, sono state invitate le comunit che hanno ospitato le missioni popolari.30/11 - 02/12prEsEnza dEl padrE missionarioVisita del Padre Missionario padre Alberto Rovelli della congre-gazione dei padri bianchi PUM.

16/12 - 22/12novEna di natalEDurante la Novena di Natale, alcune celebrazioni sono state presiedute da novelli sacerdoti, ex alunni del Seminario. Come da tradizione, il III anno ha animato le giornate e le serate con giochi ed iniziative a tema per vivere meglio ed in fraternit il clima natalizio. Il 19/12 la Santa Messa Solenne stata presie-duta da S.E. Rev.ma Mons. Luigi Renzo (Vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea).

201709/01Riprendono le attivit in Seminario il 09 gennaio con la Santa Messa presieduta dal Rettore.02/03Incontro comunitario con don Ennio Stamile (responsabile re-gionale di Libera) e Simona Dalla Chiesa in vista della Giornata del 21 marzo in ricordo delle vittime delle mafie. 13-15/03CEC in Seminario.14-17/03 Roma, Palazzo della Cancelleria. Il V anno partecipa al XXVIII Corso sul Foro Interno organizzato dalla Penitenzieria Aposto-lica.21/03Una delegazione di seminaristi ha partecipato alla giornata na-zionale in memoria delle vittime di mafia a Locri. 8 dei nostri seminaristi sono stati testimoni di bellezza in luoghi di spe-ranza.28-29/03convEgno vivarium su cassiodoroCollaborazione attiva e proficua tra Seminario e ITC dal punto di vista culturale e formativo.31/03 02/04Il I Anno ha partecipato alla 15 Edizione della Cattedra Ro-smini (Isola di Capo Rizzuto - KR) sul tema Quale spazio per i valori di sempre, nella societ liquida del relativismo, del nichilismo e del post-verit?.01/04 Il II Anno partecipa al IV Convegno Ecumenico Regionale pro-mosso dalla Commissione per lEcumenismo e il Dialogo In-

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Diario del Seminario 2016/2017

2 marzo 2017

Laboratori di Pastorale Giovanile 5 aprile 2017

1 aprile 2017

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terreligioso della Conferenza Episcopale Calabra sul tema Il Grande e Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa. Presenti S.Em. Athanasios, Metropolita di Achaia, Mons. Andrea Palmieri, Sot-to-Segretario del Pontificio Consiglio per lUnit dei Cristiani, S.E. Mons. Leonardo Bonanno, Vescovo di San Marco Argen-tano-Scalea e S.E. Mons. Donato Oliverio, Vescovo di Lungro.05/04 in prEparazionE alla pasqua i sEminaristi dEl s. pio X cantano la passionE dEl signorE.La schola cantorum del nostro Seminario si cimentata nel canto della Passione dal Vangelo di Matteo. Lesibizione stata trasmessa in diretta Facebook ed ha ricevuto molti attestati di stima e una nutrita partecipazione da tutta la citt.25/04giornata di studio sulla ratioI seminaristi, divisi per tappe di formazione, hanno approfondi-to alcuni aspetti della nuova Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis e hanno condiviso a livello comunitario riflessioni e proposte per il nuovo anno. 28-30/04prEsEnza in sEminario di don samuElE marElliDon Samuele Marelli, Responsabile FOM della Diocesi di Mi-lano, ha incontrato i seminaristi della tappa discepolare e della tappa pastorale su argomenti di pastorale giovanile e vocazio-nale.01/05giornata dEllE famigliECome da tradizione, si tenuto lincontro tra tutta la comuni-t del Seminario e le famiglie dei seminaristi. Sono state ap-profondite tematiche relative alliter formativo e spirituale dei seminaristi per poi condividere tutti insieme il pranzo e nel po-meriggio aver modo di riflettere grazie ad un filmato sul come superare le difficolt fisiche .08-09/05convEgno moralEI seminaristi del San Pio X hanno partecipato non solo in qua-lit di studenti ma anche di futuri presbiteri, al convegno orga-nizzato dai docenti dellarea morale dellITC S.Pio X sui temi della dignit dellinizio e del fine vita10/05s. mEssa in dirEtta su radio maria stata trasmessa in diretta radiofonica dalla Cappella Maggiore del nostro Seminario la S. Messa presieduta dal Padre Spirituale

del Seminario don Eugenio Aiello. 13-14/05finE laboratori di biEnnio E tirocinio pastoralE15/05convEgno vocazionalEI seminaristi del primo anno hanno partecipato insieme al Ret-tore al Convegno Vocazionale organizzato a Taverna (CZ).17-18/05incontro sulla ratio con mons. nico dal molinI formatori ed i seminaristi hanno approfondito a livello comu-nitario la Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis grazie allarricchente presenza di Mons. Nico dal Molin (Direttore dellUfficio Nazionale per la Pastorale delle Vocazioni).19/05finE propEdEutico - finE vi annoLa comunit del seminario ha salutato i fratelli in discernimen-to vocazionale della comunit del propedeutico ed i fratelli del VI anno che hanno terminato il loro iter formativo verso il sacerdozio.20/05incontro con i sEminari di calabriaCentro Presenza di Seminara. I seminaristi hanno partecipato allincontro regionale dei Seminari di Calabria confrontandosi sul tema della piet popolare.21/05pastoralE vocazionalE a locriAlcuni dei nostri seminaristi guidati dal Rettore hanno parte-cipato ed animato la Veglia e la S. Messa vocazionale nella diocesi di Locri-Gerace.26/05 convEgno studEnti itcI seminaristi hanno partecipato al convegno organizzato dagli studenti dellITC di CZ su La dimensione sociale dellevange-lizzazione. Sfide e prospettive.27/05ritiro comunitario mEnsilESi svolto lultimo ritiro spirituale dellanno formativo, per classi, in diverse localit della Calabria.29/05incontro con i parroci doriginE E dEi ministEriA conclusione delliter formativo, si tenuto lincontro di veri-fica tra lequipe educativa del Seminario ed referenti diocesani, i parroci dorigine e i parroci del tirocinio pastorale.

1 maggio 2017 17/18 maggio 2017

20 maggio 2017 20 maggio 2017

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Festa della Mater Boni Consilii10-19 Novembre 2016

Venerd 11 - S. Messa presieduta

da Don Giuseppe Megna nel 50 anniversario

dellOrdinazione sacerdotale

Gioved 10 - S. Messa presieduta dal Rettore Mons. Vincenzo Rocco Scaturchio

Gioved 17 S. Messa presieduta

da S.E. Rev.ma Mons. Antonio Cantisani

in occasione del suo 90 genetliaco

Luned 14 - S. Messa celebrata d

ai sacerdoti

che ricordano il 20 anniversario

dellOrdinazione sacerdotale

Marted 15 S. Messa presieduta da Don Pasquale Galat, Rettore del Seminario Minore dalla Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi

Mercoled 16 - S. Messa celebrata da Don Fabio Pullano e Don Ivan Sorrentino, novelli

sacerdoti ex-alunni del nostro Seminario

Sabato 12 - S. Messa presieduta da Don Giorgio Pil, Parroco di S. Maria della Speranza

Venerd 18 - S. Messa presieduta da Don Domenico Concolino nel 25

anniversario dellOrdinazione sacerdotale

Venerd 18Primi Vespri solenni presieduti da S.E. Rev.ma Mons. Giuseppe

Mani, Arcivescovo Emerito di Cagliari

Sabato 19 Solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Rev.ma Mons. Giuseppe MANI

Viaggio nel Seminario:

i seminaristi raccontano

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Marted 2 maggio u.s. la Comu-nit intera del nostro Semina-rio, in sintonia con lIstituto Teologico Calabro ha vissuto una gior-nata molto forte, in memoria di Don Gabriele Bilotti, ritornato alla Casa del Padre nellagosto del 2013, che ha servito con intelletto damore il Re-gionale S. Pio X per cinquantanni. Gli ex-alunni, i confratelli e gli amici lo hanno voluto ricordare con un mo-mento assembleare, svoltosi nellAula magna, fin dal mattino, alla presenza di Mons. Domenico Graziani e Mons. Luigi Renzo, gi alunni di Don Gabriele e a lui molto lega-ti da sentimenti di stima e di collaborazione per il bene del Seminario. Varie sono state le testimonianze degli ex-alunni e dei confratelli, che hanno evidenziato il grande amore di Don Gabriele per il Seminario regionale e soprattutto latten-zione che egli ebbe verso tutti gli alunni e i seminaristi, ve-nendo incontro in alcuni casi anche ai loro bisogni materia-li. Erano presenti anche alcuni rappresentanti dellAC, di cui Don Gabriele stato per lun-ghi anni assistente regionale e tanti amici di Cosenza, la sua Diocesi di appartenenza. A Don Gabriele stata dedicata unaula dellIstituto teologico, che era stata da lui restaura-ta alcuni anni orsono e che stata, per loccasione, ripulita in tutte le sue parti. Il Diretto-re dellIstituto Teologico Don Vincenzo Lopasso ha ricordato Don Gabriele con un appassionato di-scorso e ha offerto le motivazioni della celebrazione in suo onore. Un bassori-lievo, riproducente il suo volto, stato collocato nella stessa aula e benedetto da Mons. Domenico Graziani, Arcive-scovo di Crotone - S. Severina, gi Di-rettore dellIstituto Teologico e grande amico di Don Gabriele. Era presente anche un nipote di Don Gabriele ed alcuni familiari dello stesso, che hanno preso parte alla concelebrazione eu-caristica, vissuta nella Cappella mag-

giore e presieduta dallo stesso Mons. Graziani, a cui si unito Mons. Luigi Renzo, Vescovo di Mileto - Nicotera - Tropea, diversi sacerdoti ex-alunni e docenti dellIstituto teologico. Chi stato Don Gabriele? stato prima di tutto un uomo, un amico, un educa-tore che ha vissuto la sua missione di prete a servizio della Chiesa calabre-se con fedelt e passione, svolgendo nel Seminario tutti i servizi e gli uffici del tempo: prefetto di ordine, V. Ret-tore del Ginnasio-liceo, V. Rettore dei Teologi, economo, docente, Diretto-

re dellIstituto teologico, dal 1958 al 2008. La simpatia verso tutti, limpe-gno per il Seminario e per la Chiesa calabrese, il sacrificio per il bene della nostra terra, lattenzione ai fermenti sociali e culturali hanno caratterizzato unesistenza umana e sacerdotale tut-ta spesa per la crescita dei futuri preti di Calabria. Del Seminario conosceva ogni pietra ed ogni aspetto della sua storia. In uno degli ultimi miei incontri con lui, mentre io ero ancora v. Ret-tore nel 2009, nella sua ultima visita

al Seminario, volle accompagnarmi personalmente e mi indic tutti i pezzi del primo Pio X, rimasti illesi dallin-cendio del settembre 1941, dai sedili in legno dellex- Sala dudienza allin-gresso, alla sede con lo stemma di Pio X, alla Madonna Immacolata di legno di Ortisei. Quanta accortezza, mista a venerazione per lantico Seminario, da lui servito ed amato, in quelle parole E nel 2010 volle offrirci una lunga in-tervista sul Cor cordium del mese di maggio: la intitolammo Una colonna del S. Pio. Quasi alla vigilia del cen-

tenario, vissuto poi nel 2012, Don Gabriele offriva una sua lettura del ruolo del Seminario regionale e si proiettava verso il futuro, auguran-dosi che il Centenario del S. Pio X fosse un momento sentito coral-mente da tutti, a cominciare dallE-piscopato calabrese e significasse un effettivo rilancio dellistituzione. Don Gabriele stato, a mio parere, un grande tessitore di comunione e di amicizia, come ebbi modo di scrivere in un mio articolo, in suo ricordo, nellagosto del 2013, ad alcuni giorni dalla sua morte. Co-nosceva molto bene la nostra terra, visitata in lungo e in largo in occa-sione di incontri dell AC, di con-vegni, di ordinazioni sacerdotali ed era un punto di riferimento per tutti. Lo stesso compito di segretario ge-nerale del C.E.R. (Centro ecclesiale regionale), svolto per lunghi anni - organismo invocato e voluto dai Convegni ecclesiali regionali fin dal 1978 - trovava in lui il pi ade-guato interprete ed esecutore del

discernimento pastorale delle Chiese di Calabria. Grazie Don Gabriele per la tua testimonianza e per il tuo amore al S. Pio X, a tutti gli alunni e a tut-ti i tuoi confratelli, che hanno potuto sperimentare la tua paternit e la tua vicinanza in alcuni momenti della loro vita. Continua vigilare da lass e a pregare per il tuo Seminario, per-ch possa continuare la sua missione nella Calabria di oggi, secondo il pro-gramma del suo Santo fondatore Pio X: Instaurare omnia in Christo !

Una presenza sempre viva:Mons. Gabriele Bilottidi Don Giuseppe De Simone

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La bellezza dipende dagli occhi, dal modo in cui guardiamo in noi, in cui guardiamo gli altri e i vari aspetti che viviamo. Crediamo che la bellezza di ogni vocazione stia proprio nel cambio di sguardo che dalla chiamata a seguire, il Signore ci ha proposto attraverso il Vangelo e attraverso la sua presenza. Ciascuno di noi potrebbe raccontare la propria storia a partire da questo sguardo pi bello che solo il Dio della vita pu donare.Lo sguardo in noi. Il Signore qui ci propone occhi che abbiano il corag-gio di guardare nella nostra anima, considerando tutte le sfaccettature conosciute, perch si raccolgano nel Suo sguardo solo dopo essere passate dalla nostra consapevolezza. Leserci-zio sta proprio nellavere uno sguar-do che come un fascio di luce solare, vede tutto il mondo, quindi anche ci che ci fa paura o che non vogliamo accettare. La coltivazione di questo sguardo in noi allora la bellezza della certezza che la nostra voca-zione risiede in noi, l nello stesso luogo in cui risiede Dio che Amore e Bellezza infinita. In questo luogo avviene lincontro personale con Dio che ci rende belli e ci mantiene tali nonostante il tempo. Questo cammino dura tutta la vita e vi siamo tutti chiamati. Non c chi pi avanti e chi pi indietro, in quanto le situazioni e i contesti cam-biano e la nostra storia a volte si ar-ricchisce anche di piccoli episodi che facciamo fatica ad integrare nella bel-lezza che Dio ci propone di essere. Personalmente oggi conosco religio-se che sono anche avanti negli anni ma vedo in loro la bellezza come una coerenza di vita in quanto anche nei loro difetti esse restano ferme alla loro bellezza interiore, perch rispondenti alla bellezza che Dio chiede loro. Come guardiamo gli altri. Nessuno pu toglierci il luogo in cui il Signore ci abita e quindi nessuno rappresenta una minaccia alla nostra libert o alla nostra espressione. Anche lo sguar-do sugli altri allora uno sguardo di bellezza, come se fossimo divertiti di scoprire come il Signore abita gli altri

e come li rende belli nel loro insieme e nelle loro specifiche caratteristiche. Spesso, come religiose presenti nei servizi di accoglienza, siamo chia-mate ad abitare con persone che

molto difficile accogliere, per il loro carattere, per quanto ci fanno rischia-re con inganni, per le energie che ci richiedono. Eppure con pazienza e con il tempo, si assiste a piccoli passi che raccontano di una relazione che nata e che nessuno canceller pi. Anche nelle persone pi difficili, se si abita e si condivide la vita con loro, possibile cogliere come il Signore abiti nel segreto di loro stesse ed allora possibile cogliere come siano

belle e uniche. Come guardiamo gli ambiti in cui viviamo (studio, lavoro, tempo libe-ro, ecc..). Lo sguardo che il Signore qui ci propone non uno sguardo a scompartimenti ma sempre intero. Ogni aspetto bello e noi siamo belli se viviamo la nostra vocazione come opportunit di continuare ad appren-dere, senza il timore di doverci sem-pre dimostrare allaltezza dei pi, ma di coloro che hanno il coraggio di lasciare emergere la bellezza in loro stessi. Gli ambiti sono esercizi in cui potremmo osservare come la bellez-za di ciascuno se condivisa si molti-plica, in soluzioni nuove, in situazio-ni difficili che si riescono a sostenere perch portate da tutti.Spesso temiamo di dedicare del tem-po a scrivere una poesia, ad approfon-dire un tema che ci interessa, a colo-rare un disegno, ma proprio questa umanit che ci ricorda di quante cose autentiche il Signore ci ha resi capa-ci perch le condividessimo. E solo da questo esercizio continuo di affi-damento, nasce una storia che pro-seguir sempre e dovunque nel Dio della vita e della Bellezza, che ci ha amati fino a dare la vita per noi.Concludiamo nella certezza di essere allora dei ciechi guariti dalla Bellez-za che non si pu afferrare ma che solo donata se accade e irrompe nel-la vita di ciascuno, in modo unico e irresistibile. Vi lasciamo la poesia di una donna che ha molto sofferto il suo tempo e la sua Bellezza ma che come molti intellettuali e artisti aveva compreso che la Bellezza non si pu pretendere, limite che tuttavia diviene condizione del suo stesso dono.

LA BELLEZZA (Emily Dickinson)Non causata la bellezza ma Inseguila ed essa cessa non la insegui e sta ferma.Afferra pure le ondate nel campo quando il vento vi passa le sue dita la divinit far in modo chetu non ce la faccia.

LA BELLEZZA DELLA VOCAZIONEdi Suor MarilenaSuora delle poverelle dellIstituto Palazzolo

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Lamorevole cura di un Pastoredi Don Massimo Cardamone

Mons. Antonio Ci-liberti, nato il 31 gennaio 1935 a San Lorenzo del Vallo (CS), Diocesi di Rossano-Caria-ti, stato ordinato presbitero il 12 lu-glio 1959, da S.E.

Mons. Giovanni Rizzo, di cui stato segretario. Parroco per oltre 20 anni della Parrocchia SantAntonio in Co-rigliano Calabro, ha ricoperto diversi incarichi pastorali a livello diocesano.Eletto alla Chiesa di Locri-Gerace, stato ordinato Vescovo il 28 gennaio 1989.Cos ricordava Mons. Nadile la sua azione pastorale in quella diletta Chie-sa di Locri: Appena giunto in Dioce-si, l11 marzo 1989, si subito messo allopera, dando un impulso nuovo a tutte le attivit diocesane, con parti-colare attenzione alle Associazioni, ai Gruppi e ai Movimenti di ispirazione cristiana, non trascurando i problemi della vita sociale nel difficile conte-sto. Per cercare di migliorare la situa-

zione, Mons. Ciliberti si occupato in primo luogo della formazione e della promozione del Laicato promuoven-do diverse opere pastorali. Sul versante sociale va ricordata la sua azione profetica con cui si pro-digato per contrastare, con il Vangelo in mano, la criminalit organizzata, che non manc di attentare alla vita dello stesso Presule, esplodendo al-cuni colpi di fucile contro il portone dellepiscopio. Erano gli anni dei se-questri di persone, gli anni in cui co-nobbe la mamma di Cesare Casella, la quale sincaten nella piazza di Lo-cri per protestare contro il sequestro del figlio, chiedendone limmediata liberazione. Quel gesto eroico che alla donna valse lappellativo di ma-dre coraggio, aiut Mons. Ciliberti a comprendere che il cambiamento di quel territorio doveva passare dalle donne, in particolare dalle madri, alle cui cure era affidata leducazione dei figli.Il 6 maggio 1993, Mons. Ciliberti ven-ne trasferito alla Chiesa di Matera-Ir-sina. In quella porzione del popolo di Dio, fece della parola partecipazione il suo motto programmatico. A tal fine promosse una serie di iniziative a scadenza triennale: il primo trien-

nio fu dedicato alla visita pastorale, il secondo alla preparazione del Giubi-leo e il terzo al Congresso Eucaristico Diocesano. Nei 10 anni di episcopato ebbe la gioia di ordinare 20 sacerdoti, primi frutti del Seminario Regionale e di costruire ben 10 complessi parroc-chiali.Mons. DElia, suo vicario episcopale, cos ne delineava il suo stile pastora-le: Caratterizzato da accorta mode-razione e da prudente sensibilit nei riguardi di tutti e dei sacerdoti in parti-colare: una paternit capace di atten-dere, protesa a promuovere pi che a censurare, unattenzione soffusa di delicatezza, ispirata dalla carit e gui-data dal desiderio di aiutare le perso-ne pi che dalla fretta di normalizzare le situazioni [] Uno stile improntato alla mitezza e mai sollecitato dalla fretta e dallefficienza, sempre prote-so alla meta educativa di maturare le coscienze nel rispetto scrupoloso dei ritmi dello Spirito.Quando il 31 gennaio 2003 venne eletto alla nostra Chiesa di Catanza-ro-Squillace, Mons. Cantisani nel pre-sentarlo alla comunit diocesana si esprimeva con queste parole: Alle-sperienza pastorale, di cui ho gi detto, si pu senzaltro aggiungere:

NELLA PACE DEL SIGNORE

Lesperienza di sofferenza e di falli-mento che ciascuno di noi ritrova guardando al nostro passato, ci fa assaporare meglio la vita che seppur unica ci d la possibilit di rinascere pi volte. Rinascita infatti la parola che per noi esprime meglio il valore e il senso della vita: vero occorre scegliere e accettare di rinascere per lunico modo per volere e saper vivere dopo il buio e il dolore di anni trascorsi dietro le droghe che pensavamo fossero la stra-da della felicit. Abbiamo creduto che la felicit fosse rinchiusa nelle cose da comprare e nelle persone da possede-re, cos siamo rimasti ingannati. Infatti entrando in comunit abbiamo preso consapevolezza che non eravamo pro-tagonisti della nostra stessa vita, trascor-reva velocemente ma senza un senso profondo e cos non ci siamo accorti

della ricchezza della famiglia, della bel-lezza delle piccole cose e dei valori che adesso riaffiorano e siamo stupiti nel ri-scoprirli.Rinascere infatti vuol dire per noi tor-nare a ripercorrere un sentiero che ave-vamo smarrito senza neanche accorger-cene, vuol dire riconquistarsi cio darsi una dignit per crescere di nuovo nella sicurezza e nellautostima. Rinascere per noi scegliere di sperare che pos-siamo realmente scoprire ancora tanto oltre lillusione, le lacrime e il sudore. una speranza che noi stessi, forse inconsapevolmente, abbiamo sempre avuto di investire le nostre capacit e potenzialit per il bene e non per il male. Non superfluo aggiungere che questo percorso arduo e tutto in salita: ritornare in se stessi e fare i conti con le proprie fragilit, tessere relazioni auten-

tiche e libere, perdonare e perdonarsi provoca tanta sofferenza e paura. Que-sti sentimenti non descrivono sufficien-temente quello che la nostra umanit si trova a vivere in questa fase di passaggio molto delicata, per vogliamo crescere nellumilt e lasciarci aiutare, in fondo nellamore donato e ricevuto che scor-giamo lo stupore di nuovi orizzonti e la gioia che c in una nuova vita. Rinascere non significa per bastare a se stessi: lentamente scopriamo le fe-rite che abbiamo procurato agli altri e matura in noi la coscienza di essere in debito verso le istituzioni e la fami-glia. Rinascere allora anche maturare una nuova responsabilit nei confronti della societ che attende anche da noi di riscoprire il valore della comunit e dellonest.

Il debito della rinascitaA cura dei ragazzi del Centro Calabrese di Solidariet e del Sem. Roberto Oliva

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lesemplare finezza del suo tratto, la sua grande apertura al dialogo, la di-namicit dellazione pastorale, la ca-pacit di promuovere la comunione, le indubbie doti organizzative, la forte sensibilit culturale, la lucida atten-zione alloggi della storia e in partico-lare ai problemi sociali, la ricchezza della sua calabresit.Nella sua prima omelia, tenuta nella Chiesa Cattedrale di Catanzaro, il 5 aprile 2003, Mons. Ciliberti afferma-va: Dobbiamo uscire dal rettangolo sacro del tempio, che rimane sempre il luogo privilegiato della preghiera e dellincontro con Dio, per andare nel tempio vivo del territorio, costituito dalle anime di tutti i nostri fratelli. Durante il suo episcopato a Catanza-ro individu nella Parrocchia, nella Famiglia, nella Scuola i luoghi privi-legiati della nuova evangelizzazione e indic nella Sacra Liturgia, nella Caritas e nella testimonianza i mez-zi che la favoriscono. In ogni ambito Diocesano si sempre speso per la promozione della comunione. Ebbe anche qui la gioiosa consolazione di ordinare 35 sacerdoti diocesani e 2 religiosi.A chiusura del saluto, rivolto il 29 maggio 2011 al nuovo Arcivescovo, S.E. Mons. Vincenzo Bertolone, af-fermava: Grazie e arrivederci, nella speranza che, dopo il pellegrinaggio terreno, anche il mio corpo riposer in pace tra voi. Questa sua volont oggi ha trovato esaudimento: i suoi resti mortali riposano nella cripta di quella che un tempo fu la sua Chiesa Cattedrale, in mezzo a quella porzio-ne di popolo di Dio che egli ha affa-bilmente guidato e amato.

A Dio, don Antonio!di Don Letterio Festa

Allalba del 5 ot-tobre 2016, don Antonio Fazzola-ri, Sacerdote della Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi, allet di 48 anni, chiudeva gli occhi

allesistenza terrena per aprirli alla vita eterna. Nella notte dellUltima Cena, Ges, seduto a tavola con i suoi discepoli, mentre questi erano in di-scussione tra di loro su chi fosse pi grande, sorprendendo tutti, si alz, si tolse il mantello e, cingendosi il grem-biule dei servi, si mise a lavare i piedi ai discepoli.

Ecco, io sto in mezzo a voi, come co-lui che serve (cf. Lc 22,27).Amo pensare a don Antonio come a un Prete che ha saputo raccoglie-re linvito di Ges nellUltima Cena. Egli, dopo la formazione spirituale e umana e gli studi filosofici e teologici nel nostro Pontificio Seminario Teo-logico Regionale San Pio X in Ca-tanzaro, fu ordinato Sacerdote nella chiesa Cattedrale di Oppido Mamer-tina, il 26 agosto 2007, dal Vescovo, di venerata memoria, Mons. Luciano Bux. Svolse il suo ministero dapprima come Collaboratore parrocchiale nel-la Parrocchia di San Francesco di Pao-la in Gioia Tauro, quindi fu nominato Vicario parrocchiale nella Parrocchia di Maria SS. di Portosalvo in Gioia Tauro. Il 22 Aprile 2009, fu nomina-to Parroco della Parrocchia di Santa Maria delle Grazie e San Giorgio in Sinopoli fino al primo agosto 2016, quando fu nominato Parroco della Parrocchia dei Santi Nicola e Fantino in Santa Cristina dAspromonte. Il breve ministero di don Antonio, Sa-cerdote a servizio di tutti, a disposi-zione di tutte le anime, non passato invano, non ha svolto semplicemente il suo dovere di stato, ma ha interpre-tato la caratteristica principale che deve avere il Sacerdote cattolico: una grande capacit di relazione. Lo stare in mezzo, lessere crocevia di molte relazioni, lessere animatore attento e premuroso di fattive colla-borazioni, questo il grande luogo spirituale del Sacerdote-Parroco: e questo non solo nei momenti ufficia-li, ma anche in quelli personali: don Antonio stato Prete in confessionale, Prete accanto al malato, confessore e guida spirituale, punto di riferimento e consigliere sicuro a cui rivolgersi nelle scelte importanti e nei momenti difficili. Egli stato un Prete cordiale e umile, disponibile e poco appariscen-te. Cos rapida stata la sua partenza che ci pare ancora di vederlo, ci pare ancora di sentirlo e di conversare con lui, tanto ritorna vivo il suo ricordo in noi. Non a caso, il grande SantAgo-stino insegna: I morti sono invisibili, non sono assenti. Limpida figura di Sacerdote, la sua persona buona, cal-ma, umile, sorridente, attraeva ed in-citava al bene. A lui, da confratello e amico, sento il bisogno di rivolgere, ancora una volta un saluto fraterno e commosso: Riposa in pace, carissimo don Antonio, noi non ci dimentiche-remo di te! La scia che hai lasciato, solcando il mare di questa vita, una di quelle scie luminose che il tempo non pu e non deve cancellare. A

Dio, Sacerdote di Cristo, continua a volare verso il cielo dove ti attende, con la corona e il premio, il nostro Re divino, il Sommo ed unico Sacerdote Ges Cristo, il Re della luce e della vita.

Nel silenzio... la dignit di un lavoratoredi Valerio Prestia - Seminarista

Ho avuto la gioia e la fortuna di co-noscere Bruno sin dai primi anni del-la mia formazione avendolo come do-cente di religione nella scuola prima-

ria e nella scuola secondaria di primo grado. Lho incontrato nuovamente come un padre e come un amico con cui ho condiviso diversi momenti di gioia e di allegria, riscoprendo in lui delle buone qualit: padre di famiglia, uomo di cultura che ha servito instan-cabilmente per diversi anni il mondo della scuola, dando un valido contri-buto a favore delle nuove generazioni; buon cristiano e onesto cittadino. Si impegnato molto anche per il bene del nostro Istituto Teologico Calabro San Pio X di Catanzaro ricoprendo lincarico di aiuto in segreteria. Bru-no era una persona di grande rispetto verso gli altri. La sua formazione uma-na e cristiana lo ha sempre portato a offrire una chiara testimonianza di fede, svolgendo un ruolo attivo nella societ. La sua saggezza lo ha aiuta-to a rispondere alle sfide educative utilizzando un linguaggio attuale ed efficace, capace di stabile un contatto empatico con i ragazzi e un dialogo sereno e proficuo.Era una persona silenziosa che si met-teva subito a disposizione degli altri impegnandosi negli spazi che la vita parrocchiale offre. Faceva parte del consiglio pastorale parrocchiale e del gruppo dei catechisti. Amava molto la famiglia e metteva al centro lEu-carestia partecipando con vero spi-rito di fede. Ricorder sempre la sua personalit, cercando per quanto mi possibile di mettere in pratica tutti gli insegnamenti che lui mi ha lasciato nel corso della sua vita terrena dando-mi sempre il coraggio di continuare a camminare nel silenzio e nellamore totale a Cristo, servendo i fratelli che il Signore ha messo sul mio cammino.

COR

CORD

IUM

PA G I N A 1 9C O R C O R D I U M

MemorandumAmmissione trA i cAndidAti Allordine sAcroLuca Daniele(Diocesi di Mileto - Nicotera - Tropea) 6 dicembre 2016 Davide Moschella (Diocesi di Mileto - Nicotera - Tropea)6 dicembre 2016 Giuseppe Vallone(Diocesi di Mileto - Nicotera - Tropea) 6 dicembre 2016Francesco Maria Castelluzzo(Diocesi di San Marco Argentano - Scalea) 31 Maggio 2017

lettorAtoFrancesco Condello(Diocesi di Mileto - Nicotera - Tropea) 6 dicembre 2016Vincenzo Nano(Diocesi di Mileto - Nicotera - Tropea) 6 dicembre 2016 Bruno Rizzuto (Diocesi di Mileto - Nicotera - Tropea) 6 dicembre 2016

AccolitAtoGiuseppe Pileci(Diocesi di Mileto - Nicotera - Tropea) 6 dicembre 2016 Guido Quintieri(Diocesi di San Marco Argentano - Scalea) 31 Maggio 2017

diAconAtoGianluca Gerace(Diocesi di Locri - Gerace) 6 gennaio 2017 Lorenzo Santoro(Diocesi di Locri - Gerace) 6 gennaio 2017 PresbiterAtoAngelo Festa(Diocesi di Locri - Gerace) 4 dicembre 2016 Marco Mastroianni (Diocesi Lamezia Terme) 24 marzo 2017

6 dicembre 2016

6 dicembre 2016

6 dicembre 2016

6 gennaio 2017

24 marzo 2017

4 dicembre 2016

31 maggio 2017

31 maggio 2017

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