Troia e proci, gioia e fauci
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l’EditorialeSO
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Troia e proci, gioia e fauci
Cotignola chiama Teramo. Teramo risponde?
Giorgio D’Ignazio si confessa
Il racconto dei volti, il racconto delle pietre
Cesare Battisti a Teramo. Parte seconda
Buona o cattiva scuola?
Servono regole anche per noi Prof.
I Queen, la Regina e le circolari di una Preside
Piazza Kabul
Il libro del mese
Embargo alla teramana
L’oggetto del desiderio
Musica
Festival Incontri d’Opera 2015
Dura lex sed lex
Note linguistiche
Il museo di Celano
Cinema
Calcio
Pallamano
Direttore Responsabile: Biagio TrimarelliRedattore Capo: Maurizio Di Biagio
Hanno collaborato: Domenico Attanasii, Maurizio Carbone, Maria Gabriella Del Papa, Maurizio Di Biagio, Maria Gabriella Di Flaviano, Carmine Goderecci, Maria Cristina Marroni, Piero Natale, Orbilius, Leonardo Persia, Mario Rusconi, Sergio Scacchia, Rossella Scandurra.
Gli articoli firmati sono da intendersi come libera espressione di chi scrive e non impegnano in alcun modo né la Redazione né l’Editore. Non è consentita la riproduzione, anche solo parziale, sia degli articoli che delle foto.
Impaginazione: Imago ComunicazionePeriodico Edito da “Teramani”, di Marisa Di MarcoVia Paladini, 41 - 64100 - Teramo - Tel 0861.250930per l’Associazione Culturale Project S. GabrieleOrgano Ufficiale di informazionedell’Associazione Culturale Project S. GabrieleVia Paladini, 41 - 64100 - Teramo - Tel 0861.250930Registro stampa Tribunale di Teramo n. 1/04 del 8.1.2004Stampa: Gruppo Stampa AdriaticoPer la pubblicità: Tel. 0861 250930347.4338004 - 333.8298738Teramani è distribuito in proprio
è possibile scaricare il pdf di questo e degli altri numeri dal sito web
www.teramani.infoscriveteci a [email protected]
111diDomenicoAttanasiiTroia e proci,
gioia e fauci
P er essere una bufala fatta in casa è di sicuro
una bella insaponata di ingredienti prove-
nienti da tutti e quattro i punti cardinali messi
in fila per due tenuti per mano a pararsi il culo.
Adesso, dato per scontato che qui da noi le cose
vanno così come vanno e che se si continuerà di
questo passo finanche “l’omicidio volontario” sarà
presto derubricato in “procurata e indebita antici-
pazione di decesso” non c’è nemmeno stavolta la
scusa giusta per tentare di difendere l’indifendibile.
Ma chi ci crede che Ulisse, dopo avere combattuta
la guerra di... - e ci si trattiene a stento per non
stampare una parolaccia su un giornale - di colpo
si perde in mezzo al mare per dieci anni dopo
essersi imbattuto in un bestiario umano di per-
sonaggi da zoo. E ci manca pure la balla infantile
di un cieco, di un cantacazzate, che s’inventa di
tutto e di più come la Rai, per seminare gramigna
e zizzania in giro. Tra pecore imbecilli e ciclopi
morti di sonno, guarda caso, dov’è che Odisseo va
a trattenersi in quei due lustri? Per sette anni si
ingroppa la bellissima ninfa Calipso. Sparate le ul-
time cartucce, prende la via di casa giusto per fare
venire un infarto a quel poverino di Argo. Solo a un
cane poteva mancare uno stronzo di padrone che
lo abbandona per una Troia qualunque. Tra la realtà
e il sogno c’è sempre la nostra esistenza. A guerra
finita, Ulisse torna a casa un attimino in ritardo,
giusto in tempo per sbarazzarsi della bestiola che
alla sera gli toccava ogni volta di uscire a farle
fare il bisognino prima che quella gliela mollasse
sopra la tela. Quella coglionata da Penelope, da
fare e disfare la notte. Una barzelletta, dunque.
E non finisce qui la farsa. Il reduce, come tutti i
reduci dei Puttan Tour, anche il ritornato a Itaca si
dichiara sfiancato dalle avversità del mare, sfinito
dagli eventi, con i coglioni pieni di tutta quell’acqua
attorno. E allora, via fuori di casa a tutti quei proci
puzzolenti. Probabilmente, questa è la vera storia
di come è nato il prosciutto, come lo conosciamo
oggi. Proci nostrani provenienti da allevamenti
intensivi nella Bassa e allevati con una “passione”
che solo chi ama i prodotti autoctoni può garantire
di mettere nel proprio lavoro, nell’arte del buon
gusto. Del Made in Italy. Il prosciutto nostrano di
proci tirati su da mani esperte è apprezzato sopra
qualunque tipo di tavola conquistandosi giorno per
giorno dignità e nobiltà. Importantissima, la prove-
nienza delle carni dei proci d’allevamento. Spesso
sono nate polemiche sulla reale origine di proci
macellati e lavorati sì nel Bel Paese ma spesso
giunti da paesi extraeuropei come la Turchia, in cui
gli standard sono molto più bassi rispetto all’Italia.
Quanto alla legge europea sulle etichettature,
essa non impone l’obbligo di specificare l’origine
delle materie prime sui salumi. Una nota azienda
produttrice di salumi si è pure recata negli studi
televisivi della “Gabbia” e, nel corso della puntata,
il conduttore e giornalista Paragone ha chiesto:
“Cos’è che impedisce di scrivere il Paese di origine
dei suini?”. La risposta dei salumieri è stata assai
rasserenante: “Perché costa il 40% in più tracciare
la carne”.
La paura ci ha fatto inventare i limiti e i confini.