Trimestrale della Comunità Protetta Psichiatrica “Elio Zino” e ......Trimestrale della...

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1 Editoriale a cura di Giorgio Castignoli, Direttore Struttura Complessa Psichiatria Area Nord ASL NO Riprendo le note di Bruno Ragni che, nell editoriale del mese di marzo 2016 descriveva la nascita della Comunità Psichiatrica nella visione che Basaglia, pro- motore della moderna concezione extra-ospedaliera della psichiatria italiana, mutuava dalle prime esperienze inglesi. Comunità era allora concepito come ambito di cure, prima ancora che come ambiente inteso come luogo, da contrapporsi e distanziarsi dal manicomio. Tale contrapposizione verteva sul con- fronto tra una istituzione retta da una rigida gerarchia, che vedeva i curanti in posizio- ne dominante ed i curati in posizione sottomessa ed un nuovo modello di assistenza dove vigeva uno stile condiviso e si privilegiava una comunicazione il più possibile tra pari in un clima dialettico e democratico. Il progetto di riforma, convogliato nella famosa legge 180 del 1978 e confluito nella legge 833 dello stesso anno (quella che ha istituito il Sistema Sanitario Nazionale, che tuttora il mondo ci invidia), non arriverà tuttavia a definire strutture atte al trattamento residenziale di quelle forme di patologia psichiatrica più complesse che sono le psico- si croniche. Su questultimo punto verte leditoriale del nostro giornalino, del giugno 2017, dove viene accolto uno scritto del dott Pedrali. Un lungo cammino di ricerca, fatto di tentativi esplorativi, errori e correzioni, ha con- dotto negli anni a concepire nuovi presidi di cura, anche di natura residenziale, che fossero pienamente iscritti in una organizzazione di psichiatria di comunità, cioè di psichiatria prevalentemente centrata su un modello territoriale. Nell ambito del Dipar- timento di Salute Mentale si sono individuate Strutture di diverso tipo e diversa operatività: ambulatoriali, di degenza ospedaliera, semiresidenzia- li e residenziali. Come già anticipato nelleditoriale del dicembre 2017, tale organizzazione dipartimentale, già oggetto della DGR 357, trova ora un nuovo riferimento normativo nel- la Legge Regionale 29. Questultima Trimestrale della Comunità Protetta Psichiatrica “Elio Zino” e Gruppi Appartamento di Oleggio n. 1/2019 GENNAIO, FEBBRAIO E MARZO Sommario: Editoriale pagg. 1/2 Al Carnevale pag. 3 Il Coro pag. 3 Gita a Villa Pan- za pag. 4 Mostra Macchiaiolipag. 5 Il Pirin e la Majn in visita pag. 6 Tanti auguri apag. 6 Ciak si girale nostre recensioni pag. 7 Oggi cucino io: pag. 7 Gita al Tredicino di Arona pag. 8 Gita a Villa Toe- plitz di Varese pag. 8 Le nostre attività pag. 9 Le cronache sportive pag. 10 Auguri per l’8 marzo pag. 10 La parola ai Poeti pag. 11 Prendersi cura dei più fragilipag. 12

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Editoriale a cura di Giorgio Castignoli,

Direttore Struttura Complessa Psichiatria

Area Nord ASL NO

Riprendo le note di Bruno Ragni che, nell’editoriale

del mese di marzo 2016 descriveva la nascita della

Comunità Psichiatrica nella visione che Basaglia, pro-

motore della moderna concezione extra-ospedaliera

della psichiatria italiana, mutuava dalle prime esperienze inglesi. Comunità era allora

concepito come ambito di cure, prima ancora che come ambiente inteso come luogo,

da contrapporsi e distanziarsi dal manicomio. Tale contrapposizione verteva sul con-

fronto tra una istituzione retta da una rigida gerarchia, che vedeva i curanti in posizio-

ne dominante ed i curati in posizione sottomessa ed un nuovo modello di assistenza

dove vigeva uno stile condiviso e si privilegiava una comunicazione il più possibile

tra pari in un clima dialettico e democratico.

Il progetto di riforma, convogliato nella famosa legge 180 del 1978 e confluito nella

legge 833 dello stesso anno (quella che ha istituito il Sistema Sanitario Nazionale, che

tuttora il mondo ci invidia), non arriverà tuttavia a definire strutture atte al trattamento

residenziale di quelle forme di patologia psichiatrica più complesse che sono le psico-

si croniche. Su quest’ultimo punto verte l’editoriale del nostro giornalino, del giugno

2017, dove viene accolto uno scritto del dott Pedrali.

Un lungo cammino di ricerca, fatto di tentativi esplorativi, errori e correzioni, ha con-

dotto negli anni a concepire nuovi presidi di cura, anche di natura residenziale, che

fossero pienamente iscritti in una organizzazione di psichiatria di comunità, cioè di

psichiatria prevalentemente centrata su un modello territoriale. Nell’ambito del Dipar-

timento di Salute Mentale si sono

individuate Strutture di diverso tipo e

diversa operatività: ambulatoriali, di

degenza ospedaliera, semiresidenzia-

li e residenziali. Come già anticipato

nell’editoriale del dicembre 2017,

tale organizzazione dipartimentale,

già oggetto della DGR 357, trova ora

un nuovo riferimento normativo nel-

la Legge Regionale 29. Quest’ultima

Trimestrale della Comunità Protetta Psichiatrica “Elio Zino”

e Gruppi Appartamento di Oleggio

n. 1/2019 GENNAIO, FEBBRAIO E MARZO Sommario:

Editoriale pagg. 1/2

Al Carnevale pag. 3

Il Coro pag. 3

Gita a Villa Pan-

za pag. 4

Mostra

“Macchiaioli” pag. 5

Il Pirin e la Majn

in visita pag. 6

Tanti auguri a… pag. 6

Ciak si gira… le nostre recensioni

pag. 7

Oggi cucino io: pag. 7

Gita al Tredicino di Arona

pag. 8

Gita a Villa Toe-plitz di Varese

pag. 8

Le nostre attività pag. 9

Le cronache sportive

pag. 10

Auguri per l’8 marzo

pag. 10

La parola ai Poeti pag. 11

Prendersi cura

dei “più fragili”

pag. 12

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Maria Irma Carbaial Laura Cutrona Maria Luisa D’Esposito Laura Di Chio Nina Dutkevjch Patrizia Mancini Silvana Passarella Carlotta Pirali Carlotta Sella

Periodico di informazione della Comu-nità Protetta Psichiatria “Elio Zino” e Gruppi Appartamento di Oleggio Direttore Editoriale: Daniela Forti, Presidente AiutaPsiche onlus Responsabile Editoriale: Giorgio Castignoli Direttore Responsabile: Elena Vallana Comitato di Redazione: Gabriella Belfiore

Hanno collaborato a questo numero: Ospiti delle Comunità Elio Zino e Gruppi Appartamento di Oleggio Pagina facebook : Aiutapsiche onlus e i Racconti degli Altri—Guardare oltre Alcune immagini sono liberamente tratte da internet

I RACCONTI DEGLI “ALTRI”

ha imposto, come già riferito nelle riunioni con le famiglie tenutesi presso la nostra Comunità, una

scelta tra modello di gestione pubblico e modello di gestione privato.

Ad oggi, come è noto, la Comunità Protetta Psichiatrica “Elio Zino” era organizzata su un modello

misto, pubblico-privato, che prevedeva una strettissima sinergia tra il DSM e la Cooperativa Prometeo.

Tale gestione mista non è più praticabile perché non contemplata dalla nuova normativa. Ci si sta ado-

perando per portare a compimento i lavori per una gara pubblica per l’affidamento della gestione della

Struttura: nei dettami del capitolato che fornisce i criteri di valutazione delle proposte presentate spicca

il coordinamento obbligato tra Dipartimento di Salute Mentale e Gestore.

Stiamo quindi attraversando un periodo di grandi cambiamenti, segnato da tre fatti concomitanti: la

scadenza del contratto quindicinale, stipulato all’epoca tra ASL Novara e Prometeo, la conversione

nella gestione privatistica (che rimane totalmente affidata ad un regime di piena convenzione con il

SSN, senza oneri economici per l’utente) e la partenza del Dirigente Medico Responsabile dott. Bruno

Ragni. Ed è proprio in sintonia con quanto scritto dal nostro dirigente nei trimestrali del dicembre 2017

e del dicembre 2018, che si affronta il tema del cambiamento nella continuità.

Il dott. Ragni ha operato ad Oleggio fin dalla sua apertura, incarnandone l’anima e lo spirito, accompa-

gnando l’equipe in una positiva, non scontata, ricerca di sintonia tra organizzazione del servizio pub-

blico e del gestore privato, sempre rimanendo in linea con il modello proposto dal Direttore Michela

Vanetti prima, dalla dott.ssa Piera Mainini poi.

Sempre attento a creare attorno ai progetti individuali dei singoli ospiti una fattiva coesione di intenti

tra paziente, famiglia, operatori di comunità e dei Centri di Salute Mentale. Tutto ciò, promuovendo

una attentissima operazione di coordinamento con il territorio oleggese e le agenzie ivi operanti.

Questo spirito di collaborazione tra pari, per il quale il ringraziamento che formulo non sarà mai abba-

stanza (mi rivolgo in particolar modo alla generosa professionalità degli operatori Prometeo e all’in-

stancabile sostegno di Aiutapsiche onlus e ISPAM), non verrà meno.

Intendiamo promuovere una più attenta opera di trattamento curativo e riabilitativo: tra le nuove inizia-

tive mi limito a segnalare l’avvio di un progetto di psico-educazione, che intende sviluppare le cono-

scenze scientifiche che si hanno della psicosi e dei suoi trattamenti, medici, psicologici e riabilitativi.

Personale psicologo ed educativo si sta formando con operatori molto esperti del Centro Diurno di

Arona e Borgomanero.

L’attività verrà rivolta tanto ai famigliari, quanto agli ospiti.

Questa iniziativa è solo un esempio che riflette l’attenzione che il Dipartimento ha verso la costruzione

di una piena condivisione di cultura scientifica, modelli operativi e pratiche condivise con il gestore

della Comunità “Elio Zino”, al fine di rendere il soggiorno in comunità veramente terapeutico e pro-

motore di un cammino di crescita, volto al raggiungimento della migliore realizzazione personale pos-

sibile.

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Al Carnevale A cura di Alessandro Monteleone e Bianca Maria Tavernier

n. 1/2019

Il nostro compagno di avventure Mauro Forti, domenica

17 febbraio 2019 ci ha fatto una sorpresa, ed è venuto

con noi ragazzi dei gruppi appartamento al Carnevale di

Oleggio.

Dopo una sua assenza di circa un mese e mezzo per una

bronchite, siamo riusciti finalmente a ritrovarlo appunto

per il Carnevale.

Daniela gentilissima ci ha offerto una buonissima frit-

tella e un caffè.

La giornata è stata particolare abbiamo visto la sfilata

dei carri e della banda militare che suonava il flauto.

Entusiasti di aver rivisto finalmente Mauro siamo rien-

trati a casa.

E’ stata una bella giornata in compagnia di tutti.

Ciao Mauro guarisci presto

Il Coro A cura di Bianca Maria Tavernier

All’inizio di Novembre io e Alessandro abbiamo iniziato l’attività del coro Kalicanto con il Centro Diurno di

Arona tutti i giovedì pomeriggio.

Dopo aver cambiato alcuni maestri è arrivata Valentina una maestra molto simpatica. All’ inizio per noi era tutta una novità perché siamo passati dal cantare i salmi, ai canti popolari delle Mondine,

ad esempio “La Pasquella”, “Addio morettin,

ti lascio”, “La mia morosa cara” ed altri.

Prima dei canti di solito facciamo un po’ di

ginnastica per scaldarci sia il corpo che la vo-

ce.

Il numero di partecipanti è abbastanza elevato,

tra l’uno e l’altro c’è molta sintonia.

E’ un’esperienza molto particolare perché im-

pariamo i vecchi canti del territorio.

L’iscrizione è aperta a tutti vi aspettiamo!

Un ringraziamento ai Servizi alla Persona del Comune d Oleggio e ai Volontari

del “Mosaico delle Opportunità” che ci sostengono con il trasporto degli ospiti

per l'attività di calcetto.

Grazie di cuore a Diana Saba e Claudio Giovanardi per i numerosi libri e il cal-

cio balilla donati alla Comunità.

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I RACCONTI DEGLI “ALTRI”

Il 21 febbraio u.s. ci siamo recati a Varese per visitare una bella villa del settecento:

Villa Panza.

Appena arrivati siamo entrati nella biglietteria che dava accesso a un cortile con al

centro un’opera moderna: un vascone che sembrava un enorme piatto del diametro di

circa 3 metri colmo di acqua semi immobile riflettente la luce del cielo. Sembrava un

grande specchio.

Alcuni archi separavano il cortile dai giardini davvero vasti. Più che un giardino era un

parco di ben tre ettari. Intorno a noi vi erano siepi e alberi e cespugli potati con forme

diverse, per lo più geometriche e regolari.

Il parco era ricco di fontane di diverse dimensioni. C’era an-

che un’antica serra con un rudimentale impianto di riscalda-

mento risalente alla fine dell’ottocento.

Abbiamo visto la “scarpinata” una galleria di alberi fatta per il passeggio delle dame

che un tempo doveva essere fatto all’ombra. Abbiamo visto la “ruota di rami” opera

moderna , e la ghiacciaia.

“Passeggiare nel giardino è parso come stare in una fiaba che ha avuto un lieto fi-

ne” (Alberto) “Se fossimo andati in primavera sicuramente avremmo assistito ad una

esplosione di colori.” (Alberto)

Il parco è come un’enorme balconata che si apre sulla città di Varese che, da qui, può

essere vista dall’alto. “Finalmente entriamo nella Villa con il cuore in gola perché era-

vamo emozionati” (Raffaella).

Ci accoglie una guida FAI (Fondo Ambiente Italiano) associazione che protegge e cura siti particolarmente belli

nel nostro Paese. La guida ci spiega che la Villa è stata ampliata nel ‘700 a partire da un nucleo più semplice

preesistente. Ai Menafoglio Marchesi succede la famiglia Litta, imparentata con i Visconti di Milano, fino a giun-

gere alle soglie del ‘900, anni in cui la Villa viene acquistata da Panza. Giuseppe Panza degli anni ’50 la arricchi-

sce con circa 30 opere di arte contemporanea americane. La Villa ospita la collezione fieramente. Le opere sono

per lo più tele monocrome separatamente incastonate sulle pareti in armonia con gli arredi e con i colori predomi-

nanti. Vi erano anche dipinti su legno o opere minimaliste che affidavano la loro suggestione agli effetti ottici.

La protagonista indiscussa della Villa e dei suoi tesori è la luce riflessa dal mondo esterno sulle tele monocrome

riflessa da specchi e da aperture improvvise appositamente create su alcune pareti dagli stessi artisti che Panza

ospitava e ai quali dava carta bianca per le loro espressioni artistiche.

Siamo colpiti soprattutto dal fatto che a seconda delle vicinanze e distanze da quadri o dal punto di vista da cui si

osserva essi risultavano cangianti con effetti metallici e riflettenti o oscuranti.

“I quadri ci hanno spostati in un mondo astratto dove il loro riflesso ci ha fatto incuriosire” (Alberto).

“Vale sempre la pena guardare l’arte solo perché è arte ed è

bella” (Rosaria)

“Le opere d’arte anche se sono strane servono ad accendere la

fantasia” (Franco)

“Stimolano anche l’intelletto” (Manuela)

“Nel giardino c’erano piante secolari , magnificen-

ti” (Domenico)

“Se la gita fosse stata un’opera lirica per noi avrebbe toccato

le corde vocali più preziose dell’universo” (Alberto).

Gita a Villa Panza A cura di Manuela Bertoni, Franco Gattone, Rosaria Prandi, Domenico Talarico, Alberto Valsesia e Raffaella Zanetta

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n. 1/2019

Siamo arrivati a Novara nel pomeriggio del 17 gennaio con il nostro furgone per

vedere la mostra di pittura sui “Macchiaioli” al Castello Visconteo/Sforzesco.

Il clima era uggioso e umido, la nostra operatrice ci aveva preparati durante il viag-

gio su ciò che avremmo potuto ammirare.

Entrando al piano terra abbiamo visitato l’esposizione di arte moderna di opere di

una scultrice realizzati con plastica riciclata: bottiglie, tappi, bicchieri, unghie finte

e altri oggetti di uso comune come strofinacci, spille da balia e spugnette di allumi-

nio. Queste originali sculture quasi tutte a forma di donna davano un senso di luce,

c’erano anche lampadari fatti con bottiglie di plastica smembrata in diverse forme

e colori. Quindi abbiamo proseguito al piano di sopra dove era ospitata la mostra di

pittori dell’ottocento e abbiamo iniziato a percorrere le otto sale in cui era allestita.

I quadri erano tutti esposti con cornici molto belle in legno dorato che

conferivano maggiore luce ai dipinti. Nella sala c’erano dipinti di diver-

se dimensioni, alcuni molto grandi a soggetti e temi Risorgimentali ossia

rappresentanti temi di battaglie, reggimenti, soldati, cavalli e accampa-

menti. I soggetti erano patriottici…siamo in clima di “Unità d’Italia”.

Nelle sale successive i temi mutano. L’Italia nel 1861 sentiva il bisogno

di esprimere altri sentimenti come l’amore per la propria terra…

subentrano scene Naturalistiche e Realistiche.

Anche le tecniche dei pittori mutano, la mostra raccoglie opere con tec-

niche differenti. Un gruppo di pittori toscano : i Macchiaioli ottenevano

un effetto a macchie. Entrando nell’ultima sala vediamo opere divisioniste…siamo alla fine del secolo. Il divi-

sionismo prevede la “divisione” netta dei colori tramite piccoli tratteggi sulla tela.

“Apprezzo il fatto che le esecuzioni vengono fatte magistralmente dando molto

senso allo spazio e alla profondità. Mi sembra traspaiano luci tutto intorno alla

natura. Mi ha colpito il quadro di E. Tito…c’è un bel paesaggio, c’è una donna

che è una bambina che alleva il bestiame e sullo sfondo c’è il lago.” (Marco)

“Questi quadri hanno aperto la nostra anima come pulcini sgusciati dall’uovo,

hanno illuminato un arcobaleno di colori dopo una tempesta.” (Alberto)

“Ogni quadro dava qualcosa all’anima e mi sembrava di caderci dentro. Mi ha

colpito “Emiliano di Boldini…la donna ha un aspetto etereo con vesti non defi-

nite ma lei è molto definita…appare come una donna non vera.” (Silvana)

“I quadri erano fatti con olio su tela e risaltavano i colori. Mi è piaciuto France-

sco Paolo Ranzoni…rappresentava la guerra ma sembrava l’allegoria di una

guerra allegra fatta con fucili e baionette.” (Raffaella)

“Mi ha colpito l’Ave Maria..c’è una bimba inginocchiata in preghiera davanti

ad una madonnina. Il paesaggio è di alta montagna….mi è piaciuto perché mi ha ricordato l’Elvi-

ra.” (Giovanni)

“Mi è piaciuta la bambina venditrice ambulante…mi ricorda mia sorella.” (Filomena)

“Mi è piaciuto anche Carlo Fornaia con “Aquilone” perché mi dava un senso di pace e tranquillità.” (Marco)

“Alcuni quadri erano così belli che mi hanno illuminato l’anima…mi hanno toccato maggiormente i paesaggi

di montagna.” (Renato)

Mostra “Macchiaioli” A cura di Filomena Brunacci, Giovanni De Bei, Renato Calandra, Marco Demurtas, Silvana Malandra, Alberto Valsesia e Raffaella Zanetta

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Il Pirin e la Majn in visita A cura di Franco Gattone

L’ultima settimana di carnevale sono venuti a

trovarci in Comunità il Pirin e la Majn: le ma-

schere di Oleggio.

Ci hanno offerto tanti buoni biscotti.

Creatore delle maschere Pirin e Mainn fu Pine-

la, poeta dialettale oleggese che, rifacendosi

alla leggenda del contadino insofferente delle

prepotenze del despota Barnabò Visconti e del

suo tentativo di dargli la morte con i Tapitt

(dolcetti tipici del carnevale oleggese fatti di miele). avvelenati, sostituì Gianduia e le altre maschere nel teatrino

dei bambini con “Pirin ad San Duna”, giustiziere degli empi e difensore dei deboli.

Già dal 1930 si accenna al suo primo discorso alla popolazione e da allora le maschere oleggesi si chiamano Pirin

e Majn.

La scelta elettiva fra le diverse candidature ad inter-

pretare le maschere è deliberata dal consiglio della

Società ed ha durata triennale, salvo diverse esigen-

ze dettate da difficoltà nel ricambio.

I prescelti dovranno essere in possesso di valide

qualità rappresentative dell’Ente e di una completa

padronanza del dialetto oleggese.

L’impegno durante il periodo del Carnevale e dopo

è gravoso ed impegnativo, la presentazione delle

sfilate nelle tre domeniche di Carnevale sarà seguita

da serate pubblicitarie organizzate in collaborazione

con emittenti radiotelevisive e da numerosi inviti

che pervengono da associazioni consorelle nell’arco

dell’anno.

Pinela, nel descrivere il personaggio Pirin, gli diede

un carattere anche attraverso il modo di vestire dettando l’abbigliamento per ambedue.

Il Pirin ci ha proposto di replicare con lui una bellissima esperienza fatta l’anno scorso…delle passeggiate tra i

luoghi tipici di Oleggio descritti e raccontati da lui in persona.

I RACCONTI DEGLI “ALTRI”

Tanti auguri a Buon compleanno a Silvana che il 18 gennaio

ha compiuto gli anni…. auguri a Manuela e a Titti che hanno

festeggiato il compleanno rispettivamente il 3 febbraio e il 19

febbraio.

Tanti auguri anche a Domenico e a Renato che il 5 e il 6 hanno

soffiato le candeline…..a tutti

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n. 1/2019

Oggi cucino io…: Frittelle di carnevale A cura di Rosaria Prandi

Ingredienti:

1.5 kg di farina 5 uova 200 g di zucchero 60 g lievito di birra

400 ml latte tiepido 120 g burro fuso pizzico di sale

Procedimento: sbattere le uova con lo zucchero, fare scioglier e il lievito

nel latte tiepido e aggiungere un pizzico di sale. Su un asse da lavoro mettere

la farina a montagna e creare un buco al centro nel quale inserire il composto preparato, aggiungere il burro e

impastare poco per volta. Coprire con panno e lasciare lievitare per 40 minuti, stendere sull’asse lasciando la

pasta alta 2 cm poi con un bicchiere fare le forme delle frittelle. Scaldare l’olio e friggere.

La ricetta di Rosaria è stata eseguita da Filomena.

Ciak si gira… le nostre recensioni: Aquaman A cura di Alessio Griselli, Silvana Malandra, Alberto Valsesia e Raffaella Zanetta

È un film d’azione e fantascienza ambientato ai giorni d’oggi.

Racconta la storia del guardiano del faro sull’oceano che in una notte di tempesta trova una donna svenuta sulla

spiaggia .

L’uomo si prende cura di lei e si innamorano. Danno alla luce un figlio. Un giorno vengono aggrediti da tre uomi-

ni che si rivelano le guardie di Atlantide venuti a riprendere la principessa scappata da un matrimonio combinato.

La donna per il bene della famiglia è costretta ad andare nel suo regno. Il figlio viene cresciuto dal padre e dal

capo di uno dei cinque regni che lo addestra ai suoi poteri: si rende conto che può parlare in acqua, comunica con

gli animali, si sposta molto velocemente sia in acqua che sulla terra ferma, si rimargina le ferite… lotta contro il

crimine. Ritrova un’amica con la quale torna ad Atlantide dove conosce il suo fratellastro e si sfidano a duello.

Il primo scontro vede Aquaman sconfitto.

A questo punto il protagonista costretto a scappare va alla ricerca del tridente d’oro. Continua a combattere contro

i nemici al fianco dell’amica, ritrova la madre ad un certo punto il suo destino si incrocia ancora con quello del

fratellastro e con l’aiuto del tridente d’oro riescono a sconfiggerlo.

Aquaman diventa il nuovo re di Atlantide.

Lo consigliamo ad un pubblico di adulti appassionati

di fantascienza.

Molto belle le ambientazioni marine, un buon ritmo

ma la trama un po’ scontata.

Il film ci insegna che le battaglie intraprese per soddi-

sfare il proprio ego non portano ad avere vittorie al

contrario se mossi da ideali e attenzione agli altri non

esiste sconfitta perché la vittoria è già la crescita inte-

riore.

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Gita al Tredicino di Arona A cura di Raffaella Zanetta

I RACCONTI DEGLI “ALTRI”

Come ogni anno l’Associazione Aiutapsiche onlus ha organizzato un pomeriggio al Tredicino, con passaggi gratis

sulle giostre del luna park.

Tutti in gruppo sul nostro pulmino, siamo andati al Tredicino di Arona.

Arrivati abbiamo visto le grandiose giostre, ci siamo stupiti e per salire do-

vevamo avere coraggio….ma non tutti avevano coraggio….

per alcuni è stato meglio pensare alle frittelle, offerte da Daniela, le abbiamo

mangiate tutti e assaporato con soddisfazione lo zucchero che le rivestiva.

Poi Raffaella ha visto una giostra che l’attirava ….gli autoscontri che gira-

vano sulla pista.

Con Patti siamo saliti e

ci siamo divertiti un

sacco!!!!

Gita a Villa Toeplitz di Varese A cura di Renato Calandra, Marco De Murtas, Maria Ielpo e Silvana Malandra

La nostra esplorazione del territorio varesino continua poiché è occasione per noi di vedere meraviglie naturali e

artistiche… ville, castelli, parchi, giardini, fontane, gallerie d’arte.

La nostra terza tappa oggi è Villa Toeplitz .

Il tempo è variabile e il paesaggio è offusca-

to ed ha toni romantici.

La visita alla villa inizia in modo orginale…

infatti si accede ad essa attraverso un ponte

sopraelevato che introduce, scavalcando la

strada, al parco di notevoli dimensioni con

alberi secolari dalle altezze inconsuete, dai

tronchi di diametri ad occhio e croce di al-

cuni metri.

Essi sono di differenti specie infatti i primi

proprietari della villa ossia i loro costruttori

e ideatori erano appassionati di botanica.

Molte piantine di primule ci attendono sul

prato.

Notiamo un grande ciliegio sulla sinistra del viale che percorriamo proprio di fronte alla grande cisterna d’acqua

costruita per alimentare l’importante impianto idraulico

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n. 1/2019

Le nostre attività

Nelle foto alcuni momenti

delle nostre attività

da sinistra: la partita di cal-

cetto ASHD disputata a Mi-

lano, di seguito….portiamo a

casa le primule; di seguito.

da sinistra:

ancora sotto, da sinistra: il

laboratorio di disegno e la

passeggiata a Piazza Torna-

vento

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Per i quarti di Coppa Italia 2018/2019 si affrontano allo Stadio Azzurri di

Bergamo Atalanta (padrona di casa) e Juventus.

La partita inizia fortissima per l’Atalanta che si porta in vantaggio dopo

appena un quarto d’ora.

La Juventus non reagisce e vede piuttosto l’Atalanta raddoppiare con il

centravanti di colore Dunovan Zapata (con un tiro formidabile fuori area).

Il secondo tempo è a senso unico e vede l’Atalanta triplicare grazie ad un

errore del terzino della Juve De Ceglie e il terzo goal di Zapata. L’Atalanta

vola in semifinale.

Per la 27° giornata del campionato 2018/2019 (girone di ritorno) si affrontano allo Juventus Stadium, Juventus

(padrona di casa) e Udinese.

La Juve fa giocare le seconde linee. Soprattutto in attacco un giovane italiano di colore (classe 2000) di nome

Moise Kean. Proprio lui tocca il primo pallone e segna una rete stupenda e ancora nel 1° tempo raddoppia con

un tiro angolato.

Quindi Kean si procura il rigore che Emre - Can realizza nel secondo tempo Matuidi di testa fa poker.

Nel finale Lasagna segna il goal dell’1 a 4.

Le cronache sportive

I RACCONTI DEGLI “ALTRI”

De Bei giornalista sportivo...

Vogliamo celebrare la donna

con questa poesia di Alda Merini:

A TUTTE LE DONNE

Fragile, opulenta donna,

matrice del paradiso

sei un granello di colpa

anche agli occhi di Dio

malgrado le tue sante guerre

per l’emancipazione.

Spaccarono la tua bellezza

e rimane uno scheletro d’amore

che però grida ancora vendetta

e soltanto tu riesci

ancora a piangere,

poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,

poi ti volti e non sai ancora dire

e taci meravigliata

e allora diventi grande come la terra

e innalzi il tuo canto d’amore.

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n. 1/2019

Il Carnevale

Carri matti

molto astratti

Questo è il carnevale

non è una festa normale

Si fa la guerra con i coriandoli

per la città in tutti i suoi angoli

Si fa battaglia di filanti stelle

e indigestione di caramelle

caldarroste, zucchero filato e frittelle

Questa è una delle feste più belle

Sonny Sauro

Poesia espressionista

Se io sono a guanti di latta,

faccio fatica a muovere le mani

ma la mia mente questo lo baratta con la convivenza di

un piccolo pezzo di stanchezza

che stanca ma non crolla

perché c’è anche gioia…

è per questo che la gioia è sempre stata gioia.

Ma il mal tempo è un vomito di cane

che alza la sabbia sopra la burrasca,

e brucia gli occhi,

per questo ci lancio un po’ di balsamo

per ammorbidire, addolcire sciogliere i nodi del dolore

anche se la guerra fa male e

mi scontro con questo con un sacco di fatica mentale

ma il terremoto è sempre in giro e

sono brutti segni

ma cerchiamo di rassicurare e far smetter di tremare.

Marco Demurtas

Le mie mattine

Le mie mattine,

sia esse col bel tempo, o incerte o brutto.

Le mie mattine,

assolate o piovose,

le mie mattine,

d’ Autunno, d’Inverno, in Primavera od Estate.

Le mie mattine,

tristi, angosciate e qualche volta allegre.

Le mie mattine,

dove non è mai festa o domenica.

Le mie mattine,

sono ancora un peso per me,

ma credo e sento che presto cambieranno in meglio,

molto meglio.

E forse solo allora saranno sul serio

Le mie mattine!

Mauro Forti

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Assistere una persona cara, ed esserle d’aiuto nella gestione della vita quotidiana è una sfida continua, una libera

scelta basata su motivazioni emotive e sentimentali che spinge il familiare, in maniera informale e gratuita, a

prendersi cura di una persona (spesso - ma non necessariamente - un congiunto) in condizioni di non autosuffi-

cienza e/o disabilità, che necessita di un’assistenza di lunga durata.

Nel fare questo spesso bisogna riorganizzare completamente l’assetto familiare, in funzione della nuova necessi-

tà, stravolgendo abitudini e progetti; frequentemente si verifica un drastico cambiamento dello stile di vita, con

la rinuncia al tempo libero e alla vita sociale e di relazione, nonché diversi tipi di restrizioni rispetto all’eventua-

le attività professionale svolta. Si tratta di situazioni ed esperienze che incidono profondamente sulle capacità di

resilienza della persona che si fa carico delle cure del familiare, talvolta non più giovane e quindi meno attrezza-

to a rimodellare i propri equilibri esistenziali.

Nella mia esperienza personale, ho potuto constatare quanto difficile fosse, fin dall’inizio capire quale tipo disa-

gio venisse espresso ed arrivare ad una vera e propria diagnosi, spesso finendo per perdersi nei meandri di un

sistema che, quarant’anni fa, veniva completamente stravolto dal progetto di riforma delle strutture residenziali

nell’ambito delle malattie psichiatriche. E’ stato un lungo calvario, nello spostarsi da una struttura all’altra, sem-

pre carichi di nuove aspettative e appesantiti da tutte quelle precedentemente disattese.

E’ difficile mantenere viva la speranza, in contesto di malattia che mette in crisi il nostro sistema di significati,

tutto quello che dovrebbe essere spontaneo e naturale è spesso molto faticoso e bizzarro.

La mancanza di supporto emotivo, la solitudine, le incomprensioni sono spesso la cornice di riferimento che ren-

de faticosa e problematica l’esperienza personale del familiare, con il conseguente rischio di non essere più in

grado di affrontare il peso dell’assistenza, con conseguenze negative per se stessi e per la persona assistita.

Queste situazioni mi hanno fatto maturare la consapevolezza dell’importanza di organizzarsi in associazioni di

familiari , come nel caso dell’associazione AiutaPsiche, che svolgano la funzione di un sostegno reciproco attivo

fra persone che vivono una stessa situazione di vita.

Si basa sull’idea della mutualità, dello scambio reciproco di aiuto, dell’impegnarsi per se stessi e per l’altro nel

condividere informazioni ed esperienze di vita simili, nella valorizzazione di se stessi in quanto soggetti attivi ed

il riconoscimento dell’altro in quanto interlocutore degno di competenze e fiducia.

L’importanza del contatto diretto e della partecipazione personale assolve la funzione principale di fornire aiuto

e sostegno ai vari membri del gruppo in relazione al fronteggiamento delle loro situazioni problematiche ed al

miglioramento delle loro competenze. La fonte di aiuto principale risiede, quindi, negli sforzi e nelle abilità dei

vari partecipanti posti in una relazione paritaria. I membri vivono al contempo la duplice condizione sia di rice-

vere che di offrire il loro aiuto valorizzando quel tipo particolare di conoscenza che scaturisce dall’aver vissuto

in prima persona la condizione problematica su se’ stessi e nella propria famiglia. Offrendo il proprio aiuto agli

altri si accresce la competenza interpersonale ed il senso di autoefficacia, ci si sente meno dipendenti e meno

soli. Ricevendo aiuto dagli altri membri si è stimolati ad accrescere le proprie abilità nella risoluzione e nella

capacità di affrontare i problemi, in quanto si ha la possibilità di osservare le situazioni di difficoltà da punti di

vista differenti.

L’incontro periodico in comunità residenziale, vuole essere uno spazio dedicato allo scambio di vissuti ed espe-

rienze personali, in cui il confronto ed il dibattito, anche acceso, tra lo svolgimento della quotidianità, dubbi e

fatiche del percorso, che permetta di dipanare l’intricata matassa di una malattia che risulta ancora oggi così dif-

ficile comprendere ed accettare.

Confrontarsi significa anche costruire una rete sempre più fitta, a sostegno della persona ammalata, che funzioni

a 360° in tutti gli ambiti di vita, col il sistema di cure, nella rete sociale e nello sviluppare progetti di vita in cui

poter davvero valorizzare le capacità residue in modo ottimale.

Prendersi cura dei “più fragili” A cura di Daniela Forti e Carlotta Pirali