Trieste. Ho attraversata tutta la città. Poi ho salita unerta popolosa in principio, in là...

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Trieste

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Trieste

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Ho attraversata tutta la città.Poi ho salita un’ertapopolosa in principio, in là deserta,chiusa da un muricciolo:un cantuccio in cui solosiedo; e mi pare che dove esso terminatermini la città.

Trieste ha una scontrosagrazia. Se piace,è come un ragazzaccio aspro e vorace,con gli occhi azzurri e mani troppo grandiper regalare un fiore;come un amorecon gelosia.

Da quest‘erta ogni chiesa, ogni sua viascopro, se mena all'ingombrata spiaggia,o alla collina cui, sulla sassosacima una casa, l'ultima, s'aggrappa.Intornocircola ad ogni cosaun'aria strana, un'aria tormentosa,l'aria natia.

La mia città che in ogni parte è viva,ha il cantuccio a me fatto, alla mia vitapensosa e schiva.

La poesia Trieste è stata scritta da Umberto Saba ed è inserita nella raccolta “Trieste e una donna” (1910-12) ,che canta i due amori di Saba:la città natale e la moglie.

Il cuore dell’ispirazione di questa poesia è l’amore per Trieste come “essere vivente” partecipe del creato. La descrizione della città sfugge ad ogni intento naturalistico, si tratta infatti, di una dichiarazione d’amore che unisce all’espressione di un affetto profondo un senso di appassionato tormento (vv.20-22).

La forma metrica è di tre strofe irregolari con versi di varia lunghezza (endecasillabi,settenari,quinari, trisillabo solo il v. 19) liberamente rimati.

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Ho attraversata tutta la città.Poi ho salita un’ertapopolosa in principio, in là deserta,chiusa da un muricciolo:un cantuccio in cui solosiedo; e mi pare che dove esso terminatermini la città.

La prima strofa è contraddistinta da un andamento prosastico,narrativo. Il poeta attraversando la città raggiunge la parte più alta e da lì, rifugiandosi dal mondo esterno si sofferma a contemplarla. Spiccano in particolare le figure di suono quali le allitterazioni t- e p- ma anche in s- (vv. 1-3-6-7) che trasmettono una sensazione di tristezza e riflessione profonda.

Ho attraversata tutta la città.Poi ho salita un’ertapopolosa in principio, in là deserta,chiusa da un muricciolo:un cantuccio in cui solo/siedo; e mi pare che dove esso terminaterminatermini termini la città.

La strofa è inoltre, sostenuta da un accurato sistema di rime : primo e ultimo verso hanno la stessa parola (città); i versi 2 -3 e 4-5 sono in rima baciata ; i versi 6-7 sono collegati da una paronomasia( termina ,termini). La presenza di forti enjambement (vv. 5-6 -9) e l’estrema colloquialità del discorso poetico, tendono ad accelerare il tono discorsivo della strofa

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Trieste ha una ssccontrosaontrosagrazia. Se piace,è come un ragazzaccio aspro e vorace,con gli occhi azzurri e mani troppo grandiper regalare un fiore;come un amoreamorecon gelosia.gelosia.

La seconda strofa è del tutto descrittiva e si apre con una figura ossimorica (scontrosa grazia) che descrive il fascino di Trieste personificandola di una bellezza delicata, ma nel contempo ritrosa e sfuggente. Proprio con questa personificazione la città può essere amata dal poeta e venire paragonata, attraverso una similitudine, a un ragazzaccio aspro e vorace dagli occhi azzurri come il mare e da una rozza gentilezza, oppure ad un amore con gelosia: questi stessi sentimenti ossimorici sono messi in risalto dall’enjambement che valorizza i termini della contrapposizione e accentuati dalla ripetizioni contrastanti del suono della -c- dolce e il suono aspro della –z- oltre che sulla vivacità delle rime baciate.

Dal verso 15 la poesia riprende il tono discorsivo, descrivendo prima la Trieste marina con la sua spiaggia chiassosa e la Trieste collinare, solitaria e silenziosa come suggerisce quell’ultima casa aggrappata sulla sassosa cima.

Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua viascopro, se mena all'ingombrata spiaggia,o alla collina cui, sulla sassosacima una casa, l'ultima, s'aggrappa.

Intornocircola ad ogni cosaun'aria strana, un‘aria tormentosa,l'aria natia.

Dal verso 19 al 22 il ritmo cambia assumendo un accensione lirica. Alla descrizione subentra la riflessione, negli ultimi versi della strofa dove si ripete la parola aria, termine chiave della lirica , intesa come atmosfera della terra natia tratteggiata da complesse sfumature del sentimento

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La mia città che in ogni parte è viva

ha il cantuccio a me fatto alla mia vita

pensosa e schiva.

Nella strofa conclusiva si precisa e si riassume il tema fondamentale della lirica , diviso tra il partecipare attivamente alla vita sociale e il bisogno di solitudine e di fermarsi a pensare che rispecchia sia la natura della città che quella di Saba. L’ intera strofa è giocata sulle allitterazioni della – i – e della – v - .

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Ho attraversata tutta Ho attraversata tutta la città.la città.Poi ho salita un’ertaPoi ho salita un’ertapopolosa in principio, in là deserta,popolosa in principio, in là deserta,chiusa da un muricciolo:chiusa da un muricciolo:un cantuccio in cui soloun cantuccio in cui solosiedo; e mi pare che dove esso terminasiedo; e mi pare che dove esso terminatermini la città.termini la città.

TriesteTrieste ha una scontrosaha una scontrosagrazia. Se piace,grazia. Se piace,è come un ragazzaccio aspro e vorace,è come un ragazzaccio aspro e vorace,con gli occhi azzurri e mani troppo grandicon gli occhi azzurri e mani troppo grandiper regalare un fiore;per regalare un fiore;come un amorecome un amorecon gelosia.con gelosia.

Da quest‘erta ogni chiesa, ogni sua viaDa quest‘erta ogni chiesa, ogni sua viascopro, se mena all'ingombrata spiaggia,scopro, se mena all'ingombrata spiaggia,o alla collina cui, sulla sassosao alla collina cui, sulla sassosacima una casa, l'ultima, s'aggrappa.cima una casa, l'ultima, s'aggrappa.IntornoIntornocircola ad ogni cosacircola ad ogni cosaun'aria strana, un'aria tormentosa,un'aria strana, un'aria tormentosa,l'aria natia.l'aria natia.

La mia cittàLa mia città che in ogni parte è viva, che in ogni parte è viva,ha il cantuccio a me fatto, alla mia vitaha il cantuccio a me fatto, alla mia vitapensosa e schiva.pensosa e schiva.

Le particolarità dello stile è data dall’uso di diminuitivi come muricciolo e cantuccio che esprimono l’amore per la città definita così in modo generico (v.1),poi chiamata con il nome proprio (Trieste v.8) e infine indicata in dimensione soggettiva e familiare (La mia città v.23). Il ritmo varia tra il lento della prima strofa,durante la narrazione,e accelera di poco nelle ultime due strofe.