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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

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Anno CLVIII n. 48 (4 7. 7 8 1 ) Città del Vaticano mercoledì 28 febbraio 2018

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Decisa dal Cremlino per permettere l’arrivo dei convogli e l’evacuazione dei civili

Tregua umanitaria in SiriaAnkara si oppone a una sospensione delle ostilità nella regione di Afrin

DA M A S C O, 27. Il presidente russo,Vladimir Putin, ha deciso una treguaumanitaria di cinque ore ogni gior-no, dalle 9 alle 14, per permetterel’arrivo di convogli umanitari nelGhouta orientale e in altre zone diconflitto in Siria, a partire dalla re-gione di Afrin, assediata dall’e s e rc i t oturco. La pausa quotidiana nei com-battimenti servirà anche all’evacua-zione dei civili dalle zone di guerra.

Il ministro della difesa russo, Ser-ghei Shoigu, ha precisato che «saràaperto un corridoio umanitario affin-ché i civili se ne possano andare: lecoordinate sono state preparate e sa-ranno segnalate nel prossimo futu-ro». Come accennato, Mosca peròchiede che la tregua sia rispettataanche su altri fronti: ad Afrin daparte della Turchia, e ad Al Tanf,una località al confine della Giorda-nia, dove molti civili e sfollati sonobloccati alla frontiera. Inoltre, ilCremlino ha annunciato che sta pre-parando un incontro tra Putin, ilpresidente turco, Recep Tayyip Er-doğan, e quello iraniano, HassanRohani. Non è stata ancora fissatauna data, ma il principale tema inagenda sarà senza dubbio la carnefi-cina siriana.

Stati Uniti e Unione europea han-no dato un parere favorevole allatregua decisa da Putin. Il portavocedella Casa Bianca, Sarah HuckabeeSanders, ha lanciato ieri un appello«per una fine immediata delle ope-razioni offensive e un accesso urgen-te per gli operatori umanitari» in Si-ria, dove il governo «sta terrorizzan-do centinaia di migliaia di civili conattacchi aerei, artiglieria, razzi e im-minenti attacchi di terra». Dal cantosuo il presidente francese, Emma-nuel Macron, ha sottolineato «l’im-perativo assoluto che lo stop delleostilità» in Siria «stabilito dal Con-siglio di sicurezza venga immediata-mente e pienamente rispettato perporre fine ai bombardamenti indi-scriminati e consentire nella massimaurgenza, nelle prossime ore e neiprossimi giorni, la consegna degliaiuti umanitari e l’evacuazione di fe-riti e malati». In una nota diffusadall’Eliseo Macron ha espresso «vivapreoccupazione per il proseguimentodegli attacchi contro i civili e gliospedali nel Ghouta orientale».

La tregua è scattata alle nove diquesta mattina. Stando alle primetestimonianze dirette, non sono stateancora registrate violazioni. «Il ces-sate il fuoco umanitario è entrato invigore e in tutte le zone del Ghoutaorientale la situazione è ora calma»ha detto Rami Abdel Rahman, diret-tore dell’Osservatorio siriano per idiritti umani (voce dell’opp osizionein esilio a Londra).

L’annuncio della tregua da partedi Mosca è arrivato — dicono fontidella stampa internazionale — dop o

Sospese le ostilità in vista delle elezioni colombiane

L’Eln prontoa negoziare con Bogotá

BO GOTÁ, 27. L’Esercito di libera-zione nazionale (Eln), l’ultimogruppo di guerriglia ancora attivoin Colombia, ha annunciato uncessate il fuoco in occasione delleelezioni parlamentari che si terran-no l’11 marzo. La cessazione delleostilità sarà in vigore dal 9 al 13marzo «in segno di rispetto per icolombiani che andranno a votare»ha annunciato l’Eln in un comuni-cato. Il gruppo ha anche reso notodi voler «rilanciare rapidamente inegoziati» con il governo di Bogo-tá. I precedenti negoziati sono statisospesi a gennaio.

Il presidente Juan Manuel San-tos ha accolto con favore la notiziadel cessate il fuoco, affermandoche «se sostenuto dalle azioni, que-sto annuncio è esattamente il gestonel quale speravamo per riprendereil dialogo».

L’Eln conta circa duemila com-battenti ed è l’ultimo gruppo guer-rigliero ancora attivo in Colombia,dopo l’accordo di pace siglato trale Forze armate rivoluzionarie dellaColombia (Farc) e il governo nelnovembre 2016. Come accennato, ildialogo tra l’Eln e il governo erastato sospeso all’inizio di gennaio.In effetti, scaduta la tregua, ilgruppo di guerriglieri aveva decisodi tornare alle azioni armate, sceltache aveva portato a un’escalationdi uccisioni, rapimenti e danni alleinfrastrutture, e che aveva costrettoi negoziatori del governo a lasciareil tavolo delle trattative. L’attaccopiù cruento era avvenuto nella cittàcostiera di Barranquilla: almenocinque poliziotti erano morti e altri41 erano rimasti feriti a causadell’esplosione di una bomba con-tro la stazione di polizia.

Alla fine di gennaio Santos ave-va dichiarato la cessazione definiti-va del negoziato. «Ho deciso di

sospendere l’apertura del quintoround di conversazioni fino aquando non sarà possibile riscon-trare una qualche coerenza fra pa-role e azioni da parte dell’Eln»aveva detto il presidente Santos.La nuova riunione fra i rappresen-tanti del governo e della guerrigliadoveva svolgersi a Quito.

Il 2018, va detto, sarà un annomolto importante per la Colombia:il prossimo marzo ci saranno le ele-zioni legislative e il prossimo mag-gio le presidenziali. Le aspettativesono piuttosto alte soprattutto perdue motivi: l’evoluzione del pro-cesso di pace con le Farc e una se-rie di cambiamenti a livello politicoe amministrativo.

Soccorritori in azione sotto le bombe nel Ghouta orientale (Ap)

Quasi due terzi della popolazione a rischio malnutrizione

Allarme carestia nel Sud SudanLa Corte suprema statunitense

salva i dreamers

Guerriglieri dell’Eln

le ripetute violazioni della risoluzio-ne delle Nazioni Unite che avevachiesto un cessate il fuoco generaledi trenta giorni. Oltre ai bombarda-menti e agli scontri c’è anche il so-spetto di un attacco con gas cloronel Ghouta orientale. Lo ha denun-ciato il servizio sanitario gestito dai

ribelli, che ha anche raccolto testi-monianze della popolazione locale.Le testimonianze riportate dai mediasembrano confermare l’ipotesi del-l’attacco chimico. Dopo «un’enormeesplosione» nell’area di Al Chaifou-nia, attaccata ieri dall’aviazione e an-che dalle truppe di terra, «è stato

avvertito un forte odore di cloro» di-cono i testimoni. Diciotto personehanno riportato sintomi di esposi-zione al gas. L’Osservatorio sirianoper i diritti umani ha riferito che unbambino è morto, ma ha precisatodi non essere in grado di stabilire seil decesso sia legato all’uso di gastossici.

L’esercito siriano ha smentito lanotizia. Fonti vicine al regime hannofatto notare che la foto del bambinomorto sarebbe stata diffusa dal lea-der del principale gruppo ribelle delGhouta, Mohammed Alloush, a ca-po di Jaysh Al Islam (Esercitodell’Islam). Il governo di Damascoha sempre negato l’uso di armi chi-miche nella guerra con i ribelli. Ciònonostante l’Onu sospetta che negliultimi anni siano avvenuti numerosiattacchi con gas cloro e almeno due,più gravi, con gas sarin.

Intanto, nel nord-ovest della Siriaprosegue l’operazione turca contro icurdi ad Afrin. Il governo turco si èdetto contrario a una tregua nellazona. «Le operazioni aeree vengonocondotte quando è necessario. Unachiusura dello spazio aereo siriano èfuori discussione nell’area in cui sisvolge l’offensiva» si legge in unanota. Le forze speciali turche hannocompletato ieri l’accerchiamento del-la regione curda, sotto attacco diAnkara da oltre un mese. Obiettivo:contrastare possibili infiltrazioni dimiliziani curdi dell’Ypg (Unità diprotezione popolare) nei villaggi giàpassati sotto il controllo turco e par-tecipare all’assedio del centro urbanodi Afrin. L’Ypg è considerato vicinoal Pkk, organizzazione che Ankararitiene terroristica e illegale.

Eduardo Francisco Pironio

Uomodel sorriso

KEVIN JOSEPH FARRELL A PA G I N A 7

I cardinali di Bergoglio

Un servizio che hai confini del mondo

ÓSCAR ANDRÉSRODRÍGUEZ MARADIAGA A PA G I N A 7

NOSTREINFORMAZIONI

Il Santo Padre ha nominatoNunzio Apostolico in SantaLucia, in Grenada e in Baha-mas Sua Eccellenza Monsi-gnor Fortunatus Nwachu-kwu, Arcivescovo titolare diAcquaviva, Nunzio Apostoli-co in Trinidad e Tobago, An-tigua e Barbuda, Barbados,Dominica, Giamaica, SaintKitts e Nevis, San Vincenzoe Grenadine, RepubblicaCooperativistica della Guya-na e Delegato Apostoliconelle Antille.

Nominadi Vescovo Ausiliare

Il Santo Padre ha nomina-to Vescovo Ausiliare dell’Ar-cidiocesi di Warmia (Polo-nia) il Reverendo JanuszOstrowski, del clero dellamedesima Arcidiocesi, finoraVicario Giudiziale Aggiuntodel Tribunale Metropolitano,assegnandogli la Sede titola-re di Caltadria.Una famiglia del Sud Sudan

Donne abusate in cambio di aiutiAccusati operatori dell’Onu e di altre ong

NEW YORK, 27. Donne siriane sono state abusate daoperatori dell’Onu e di altre ong che scambiavano ciboe altri aiuti con favori sessuali. A rivelarlo è la Bbc, cheha intervistato diverse cooperanti. Il fenomeno è cosìdiffuso — spiegano i testimoni — che molte donne siria-ne ormai si rifiutano di andare presso i centri di distri-buzione degli aiuti perché temono di essere ricattate eabusate.

Gli operatori «non consegnavano gli aiuti fino aquando le donne non si concedevano» ha rivelato unacooperante alla Bbc descrivendo il terribile modusoperandi di alcuni suoi colleghi delle agenzie Onu edelle ong attive in Siria. «Mi ricordo di una donna chepiangeva in una stanza, stava molto male. Una donnache si trova in un centro e aspetta di ricevere cose es-senziali per poter vivere come cibo o sapone deve esse-re protetta. L’ultima cosa di cui ha bisogno è un uomoche la ricatti chiedendole di fare sesso con lei in cam-bio di quegli aiuti».

Ma c’è di più: alcune ong stanno attualmente chiu-dendo un occhio sugli abusi perché — spiegano le fonti— si stanno servendo di organizzazioni terze e di fun-zionari locali per distribuire aiuti in zone pericolose,dove lo staff internazionale non può avere accesso.Non hanno quindi il controllo diretto della distribuzio-ne degli aiuti e dipendono da altri.

Le prime denunce di abusi sono arrivate nel 2015,ma non hanno avuto alcun seguito. Nel giugno diquell’anno l’International Rescue Committee aveva ri-velato che nelle città siriane di Daraa e Quneitra su 190donne e ragazze circa il quaranta per cento aveva subi-to violenza sessuale mentre cercava di avere assistenza.A queste accuse, tuttavia, non è seguita alcuna inchie-sta interna né un provvedimento formale.

«Da qualche parte è stata presa una decisione per laquale va bene che i corpi delle donne continuino a es-sere usati, violati, abusati in cambio di un aiuto per ungruppo più numeroso di persone» afferma la Bbc.

WASHINGTON, 27. I dreamers conti-nueranno ad avere le loro tutele. LaCorte suprema degli Stati Uniti hadeciso di non intervenire sulla que-stione della sospensione del pro-gramma di protezione voluta dalpresidente Donald Trump. A tirareun sospiro di sollievo sono circa700.000 persone che dal prossimo 5marzo rischiavano l’espulsione, do-po tanti anni di permanenza e dilavoro negli Stati Uniti.

Il programma di protezione degliimmigrati irregolari entrati negliStati Uniti quando erano bambini— chiamato Daca e varato da Ba-rack Obama — resta dunque in pie-di. Ogni decisione sulla proposta diabolizione del programma sembradestinata a slittare alla prossima le-gislatura, dopo le elezioni di metàmandato a novembre. La vicendaebbe inizio lo scorso settembre,quando il presidente annunciò chenon avrebbe rinnovato il Daca (De-ferred Action for Childhood Arri-vals) alla sua scadenza del 5 marzo.Una mossa decisa anche per mette-re pressione sul Congresso affinchéraggiunga un accordo complessivosulla riforma dell’immigrazione. Ac-cordo finora fallito, anche per l’im-possibilità di trovare un compro-messo sulla costruzione del muro alconfine col Messico.

JUBA, 27. Oltre sette milioni di persone in Sud Sudan— poco meno dei due terzi della popolazione — rischia-no di essere colpiti da livelli critici di malnutrizione einsicurezza alimentare nei prossimi mesi se non verràgarantito a loro accesso agli aiuti. Questo il messaggiolanciato ieri da tre agenzie delle Nazioni unite (Fao,Unicef, Pam). Se queste condizioni dovessero verificar-si, si raggiungerebbe il numero più alto di sempre dipersone colpite da insicurezza alimentare nel paese afri-cano. Il periodo di maggiore rischio è la stagione dimagra, tra maggio e luglio. Circa 150.000 persone, tra iquali 29.000 bambini, «sono particolarmente a rischiodi scivolare nei livelli di fame più estremi» si legge nelrapporto. A gennaio, 5,3 milioni di persone avevanodifficoltà a procurarsi il cibo quotidiano, rientrando neilivelli di «crisi» o «emergenza» alimentare, avverte ilrapp orto.

Nel documento si fa riferimento a «un aumento delquaranta per cento del numero di persone colpite daalti livelli di insicurezza alimentare rispetto a gennaio2017». Il rapporto viene pubblicato a un anno dalla di-chiarazione dello stato di carestia in alcune regioni delpaese, emessa appunto nel febbraio del 2017.

Nel cristianesimo tardoantico

Fedeli e controversiedottrinali

GI O VA N N I CERRO A PA G I N A 5

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 mercoledì 28 febbraio 2018

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La Cdu approva l’accordo di governoSui 975 delegati soltanto 27 hanno votato contro l’intesa raggiunta con i socialdemocratici

Corbyn favorevole mentre May vuole l’uscita

S c o n t rosull’unione doganale

BE R L I N O, 27. La Cdu tedesca di An-gela Merkel ha approvato a grandis-sima maggioranza l’accordo per laformazione di una nuova GroßeKoalition (grande coalizione) con isocialdemocratici dell’Spd. Inoltre,nel corso del congresso del partito aBerlino Annegret Kramp-Karren-bauer è stata eletta segretario gene-rale dai delegati a larghissima mag-gioranza.

La luce verde della Cdu rappre-senta un indubbio passo in avantiverso la formazione del nuovo esecu-tivo tedesco, dopo mesi di trattativee attesa. Sui 975 delegati presenti,soltanto 27 hanno votato contro l’in-tesa raggiunta con i socialdemocrati-ci. Per il definitivo varo di un gover-no di Große Koalition (grande coali-zione) è decisivo, adesso, il voto del-la base dell’Spd, che sta consultandocon un voto a distanza i suoi463.000 tesserati. Il risultato sarà no-to domenica 4 marzo.

L’intervento di Angela Merkel alcongresso di Berlino si è concentratosoprattutto sui rapporti con l’E u ro -pa. «Chi fa i suoi compiti a casaavrà la nostra solidarietà» ha detto ilcancelliere. «Ma non potrà accadereche si viva a spese degli altri» ha ag-giunto rassicurando i colleghi delpartito a proposito delle politicheeuropee del prossimo governo echiedendo ai delegati di approvare ilprogramma di coalizione. Il cancel-liere ha quindi insistito sul fatto chel’Europa va rafforzata. «La forzadell’Europa è interesse della Germa-nia» ha spiegato. Nel suo interventoMerkel ha anche ribadito che il go-verno non farà nuovi debiti e nonalzerà le tasse, ma ha citato anche«l’importanza degli investimenti,

nelle infrastrutture e nella digitaliz-zazione».

Importanti anche le parole di con-danna del razzismo e dell’antisemiti-smo. «L’antisemitismo in questopaese non ha nulla da cercare» hadetto Merkel. «E gli antisemiti chenon lo hanno capito, come coloroche seminano odio contro gli stra-nieri, e gli estremisti di destra e sini-stra pronti alla violenza: tutti questiincontreranno la nostra ferma resi-stenza» ha aggiunto.

«I singoli non devono essere star.Star è la squadra. La Cdu è la verastar» ha detto Kramp-Karrenbauer,parlando al congresso prima che lasua nomina a segretario generale fos-se posta al voto dei delegati. Il di-scorso è stato accolto da un’ovazionedella platea.

Per la presidente uscente del Saar-land, che ha 55 anni ed è figura poli-tica molto vicina ad Angela Merkel,sono stati 785 i voti favorevoli deidelegati, sui 794 validi.Merkel insieme al nuovo segretario generale della Cdu Kramp-Karrenbauer (Afp)

LONDRA, 27. Uscire o rimanerenell’unione doganale dell’Ue? Nonsi spegne in Gran Bretagna il di-battito sulla scelta da adottare do-po la Brexit. Per il governo conser-vatore di Theresa May, il RegnoUnito non farà parte di «alcunaforma di unione doganale» conl’Unione europea dopo il 29 marzo2019. Termini perentori tenuti ierida un portavoce di DowningStreet, in risposta alla posizione disegno opposto espressa lo stesso

giorno dal leader laburista JeremyCorbyn. Resta il “no” anche a unapermanenza nel mercato unico do-po la transizione, ha detto il porta-voce, precisando che il governo siriunirà per confermare questa lineaprima di un discorso annunciatoda May per venerdì.

Anche il ministro per il commer-cio internazionale britannico LiamFox, convinto sostenitore della Bre-xit, ritiene che rimanere all’internodel mercato unico «limiterebbe lepossibilità per il Regno Unito digiungere a nuovi accordi commer-ciali con le economie più dinami-che del mondo». Ma Fox è statocontraddetto da Martin Donnelly,ex numero uno del dipartimentoper il commercio internazionale,secondo il quale lasciare l’unionedoganale equivale a «rinunciare aun pasto completo per la promessadi un pacchetto di patatine».

Ieri, Corbyn, anche lui a favoredi un’unione doganale con l’Unio-ne europea, ha accusato il governoMay di lasciare il paese «al buio»sulla strategia negoziale in vistadell’uscita della Gran Bretagnadall’Ue. L’esecutivo «non ha unpiano per l’economia e non ha unpiano sulla Brexit» ha tuonato illeader dell’opposizione laburista,evidenziando l’impatto di questostallo su un paese la cui economia«è stata già danneggiata da ottoanni d’austerità sotto i governi deiTo r y » .

L’Onu attivauna linea telefonica

c o n t role molestie sessuali

NEW YORK, 27. Il segretario genera-le dell’Organizzazione delle NazioniUnite, António Guterres, ha creatouna linea telefonica aperta 24 ore su24 per assistere e incoraggiare alladenuncia i dipendenti dell’Onu chesiano stati vittima di molestie sessua-li sul luogo di lavoro.

Denominato “Speak up” e opera-tivo da oggi, questo servizio di assi-stenza telefonica consente al perso-nale di parlare in maniera confiden-ziale con un interlocutore imparzialee addestrato a fornire informazionisui meccanismi di protezione, soste-gno e denuncia. In questo modo, ildipendente è in grado di prendereuna decisione ragionata su ciò chebisogna fare, nel caso in cui ritienenecessario agire. L’iniziativa fa se-guito a un proliferare di accuse neiranghi delle Nazioni Unite che neigiorni scorsi hanno costretto alle di-missioni il numero due dell’U n i c e f,Justin Forsyth.

Inoltre, un servizio è stato creatoper indagare sui casi di molestie ses-suali e ulteriori investigatori sonostati assunti, tra cui molte donne, haannunciato il capo dell’O nu.

«Ribadisco il mio impegno ad at-tuare una politica di tolleranza zeroverso le molestie sessuali e insistosul fatto che ogni tipo di molestie ècontrario ai principi difesi dall’o rg a -nizzazione», ha dichiarato Guterresin una nota interna indirizzata alpersonale. «Facciamo parte diun’istituzione che deve dare l’esem-pio — ha insistito — e dobbiamo per-tanto impegnarci a promuovere unambiente inclusivo dove ciascuno èvalorizzato e rispettato».

Almeno dieci i morti a causa dell’ondata di freddo

Burian gela tutta l’E u ro p a

Una fontana ghiacciata a Malmö in Svezia (Epa)

Conferenza internazionaleper salvare il lago Ciad

Erdoğan in Algeria per colloquisu commercio ed energia

È mortoMassimo Rastrelli

prete antiusura

È morto nella notte tra il 26 e il 27febbraio a Rovarè, in Trentino, ilgesuita Massimo Rastrelli, che hadato vita a Napoli alla prima fon-dazione antiusura di matrice eccle-siale in Italia. Novantenne, nato aPortici, sacerdote dal 1958, era datempo malato. Il 3 febbraio scorsoil Papa, ricevendo la Consulta na-zionale antiusura, aveva rivolto unpensiero a padre Rastrelli, chedell’organismo era stato ispiratore eprimo presidente.

Proprio l’attuale presidente dellaConsulta, monsignor AlbertoD’Urso, ha ricordato in una nota«il servizio evangelico» del sacer-dote «ai poveri e alle famiglie in-debitate e strozzate dall’usura».Tanto che «se oggi la Chiesa è ingrado di offrire un esempio di apo-stolato competente e perseverantenei confronti delle famiglie flagella-te dai debiti, lo deve» proprio a luiche, con la fondazione San Giu-seppe Moscati, «ventisette anni fa,da parroco del Gesù Nuovo a Na-poli — dove la mattina di venerdì 2marzo saranno celebrate le esequie— ha denunciato la presenza diquesta piaga sommersa». Soprat-tutto, ha spiegato monsignor D’Ur-so, «ha insegnato a tanti volontaria non giudicare ma ad aiutare lepersone cadute nella trappoladell’usura», indicando un modelloper le trenta fondazioni in Italia.

Il capo dell’opposizione laburistaJeremy Corbyn (Afp)

ALGERI, 27. Il presidente turco Re-cep Tayyip Erdoğan ha iniziato ie-ri con l’Algeria un viaggio di cin-que giorni in Africa, che prosegui-rà attraverso altri tre paesi (Mauri-tania, Senegal e Mali) di questocontinente con cui Ankara intendeda tempo rafforzare i rapporti.«L’Algeria è uno dei nostri princi-pali partner della regione. Voglia-mo rafforzare le nostre relazionisul piano militare, culturale e dellasicurezza», ha annunciato il capodi stato prima della partenza. Er-doğan, accompagnato da numerosi

imprenditori, ha altresì dichiaratoche si sarebbe intrattenuto con idirigenti algerini per discutere diprogetti comuni nell’ambito ener-getico. Oggi è prevista l’ap erturadi un importante forum che riuni-sce rappresentanti del mondodell’industria e della finanza deidue paesi. Secondo fonti statali al-gerine, sono 796 le imprese turcheche impiegano circa 28.000 perso-ne in Algeria. Ankara è il primoinvestitore straniero nel paese delMaghreb, se si esclude il settoredegli idrocarburi.

ABUJA, 27. Aperta ieri nella capitaledella Nigeria una conferenza sul la-go Ciad organizzata da governo eUnesco, con l’obiettivo di preserva-re questa regione devastata daicambiamenti climatici e dai conflit-ti. Sono presenti i rappresentantidei quattro stati che si affaccianosul lago — Camerun, Ciad, Niger eNigeria — e della Repubblica Cen-trafricana.

Il bacino del Ciad rappresentaquasi l’otto per cento della superfi-cie del continente africano con unapopolazione di 40 milioni di perso-

ne secondo le stime del 2010. Il la-go costituisce una risorsa d’acquaindispensabile per la pesca, l’alle-vamento e l’agricoltura dei paesi li-mitrofi che sono tra i più poveridel mondo. Negli anni sessanta lasuperficie del lago Ciad era di25.000 chilometri quadrati e vi sitrovavano 135 specie di pesci. Inquarant’anni il lago ha perso ilnovanta per cento della sua super-ficie.

Una diminuzione che ha provo-cato anche minacce e insicurezzanell’intera area.

Ucciso un notogiornalista

investigativoslovacco

BR AT I S L AVA , 27. Il noto giorna-lista investigativo slovacco JanKuciak è stato ucciso insiemealla sua fidanzata con un colpodi pistola. Lo ha reso noto lapolizia. Secondo i media slovac-chi, l’omicidio, avvenuto nelweekend, sarebbe legato all’atti-vità del reporter impegnato inindagini su frodi fiscali riguar-danti persone vicine al partitoal governo dei Democratici so-ciali (Smer) del premier RobertFico. Kuciak, 27 anni, ha lavo-rato per l’importante sitoA k t u a l i t y. s k . «L’omicidio è pro-babilmente connesso con il la-voro del giornalista» ha dettoieri Tibor Gaspar, della poliziaslovacca, in conferenza stampaa Bratislava. Kuciak è stato uc-ciso con un colpo di pistola in-sieme alla sua fidanzata nel suoappartamento nel comune diVelka Macia, nei pressi di Trna-va, nell’ovest della Slovacchia.Si tratta del primo omicidio diun giornalista nella storia delpaese. Secondo Gaspar, le vitti-me sono state uccise tra giovedìe domenica scorsa da un profes-sionista con un colpo solo: ilgiornalista è stato colpito alpetto, la fidanzata alla testa.L’arma non è stata ritrovata.Kuciak l’anno scorso era statominacciato da un imprenditore.

PARIGI, 27. La perturbazione Burian imperversa su tut-ta l’Europa: neve e gelo assediano il continente e nonlo abbandoneranno per tutta la settimana. Soltanto dadomenica farà la sua comparsa un timido anticipo diprimavera. Almeno dieci i morti negli ultimi tre giornisu tutto il continente. Particolarmente esposti clocharde senzatetto: in Francia ne sono stati ritrovati morti duenelle ultime ore. In Gran Bretagna particolarmente col-pito dal gelo l’est dell’Inghilterra, mentre all’aerop ortolondinese di Heathrow sono stati parecchi i voli annul-

lati o ritardati. Disagi anche all’aeroporto di Stoccol-ma, molti i treni bloccati nell’ovest della Svezia.

Quattro morti in Polonia negli ultimi tre giorni: salecosì a 48 il numero delle vittime dell’inverno da no-vembre. Tre i decessi anche in Lituania, e uno in Bul-garia, mentre in Russia si attende ancora il picco delfreddo nel centro del paese e a Mosca, dove sono statitoccati i meno 24 gradi. Meno 23 anche in Austria, vi-cino a Salisburgo. Non si contano più i disagi anche inGrecia e in Romania.

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L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 28 febbraio 2018 pagina 3

Washington pronta al dialogo ma alle giuste condizioni

Apertura di Trumpa Pyongyang

Sull’annosa disputa dei confini marittimi

Accordo tra Australia e Timor OrientaleI talebaniprop ongono

collo quicon gli Stati UnitiKABUL, 27. I talebani hanno pro-posto agli Stati Uniti «l’avvio dicolloqui diretti» per porre fine aquasi 17 anni di sanguinosa guer-ra in Afghanistan. In un comuni-cato diffuso dal sito web, i tale-bani auspicano una soluzione pa-cifica. «L’ufficio politico taleba-no chiede ai funzionari statuni-tensi colloqui diretti per trovareuna soluzione politica al dilem-ma afghano», afferma il testo dif-fuso.

Il messaggio, firmato dal lea-der del movimento fondato dalmullah Omar e diffuso dopo chegli Stati Uniti, nei giorni scorsi,hanno fatto sapere che «la portaè aperta» ai colloqui con i taleba-ni, ribadisce come la «guerra siastata imposta» all’Afghanistan.«La questione afghana non puòessere risolta sul piano militare»,si legge nel testo, che — eviden-ziano gli analisti politici — nonriporta la richiesta dei talebani ri-guardo il ritiro delle truppe stra-niere dall’Afghanistan come con-dizione per l’avvio dei colloqui.

Per mercoledì, a Kabul, è pre-visto l’avvio dei lavori di unanuova conferenza internazionalenel quadro del Processo di Kabulincentrato — nelle parole del mi-nistero degli esteri afghano — sul«processo di pace e sulla lotta alterrorismo». Alla conferenza par-tecipano 23 paesi, l’Unione euro-pea e la Nato.

Lo scorso anno, gli Stati Unitihanno aumentato l’assistenza mi-litare a Kabul, e, soprattutto, in-tensificato i raid aerei. Tuttavia,secondo una recente inchiestadella Bbc, i talebani avrebbero ilpieno controllo di 14 distretti delpaese (il 4 per cento del territo-rio) e sarebbero attivi e chiara-mente presenti in altri 263 di-stretti (il 66 per cento).

I talebani hanno rivendicatodue dei sanguinosi attacchi che ilmese scorso a Kabul hanno pro-vocato centinaia di morti e feriti.

WASHINGTON, 27. «La Corea delNord per la prima volta vuole parla-re e noi vogliamo parlare, ma soloalle giuste condizioni». Lo ha dettoieri sera il presidente degli StatiUniti, Donald Trump, durante unincontro con i governatori alla Casa

Bianca. Domenica scorsa, a pocheore dalla chiusura delle Olimpiadiinvernali nella località sciistica sud-coreana di PyeongChang, la Coreadel Nord si è detta disponibile a te-nere colloqui diretti con l’ammini-strazione di Washington.

Una possibilità che ha ricevutol’approvazione di Cina e Russia.«Vediamo ora cosa succede», ha ag-giunto Trump, ricordando che gliStati Uniti sono stati in passatomolto duri con la Corea del Nord.

L’ipotesi di dialogo tra Washing-ton e Pyongyang è riapparsa dopoil disgelo in nome delle Olimpiaditra le due Coree. Gli Stati Uniti,tuttavia, restano molto cauti e con-trari al «dialogo per il dialogo»:Washington, ha infatti spiegato inuna nota il portavoce della CasaBianca, Sarah Sanders, vuole primavedere se le affermazioni del regimecomunista nordcoreano possanorappresentare il primo passo versola denuclearizzazione della penisola.

Sulla vicenda è intervenuto ancheil Giappone, che ha chiesto di incre-mentare la pressione sul regime diPyongyang, con l’unico scopo diporre uno stop al programma missi-listico e nucleare nordcoreano. Loha detto il capo di gabinetto nippo-nico Yoshihide Suga nel corso diuna conferenza stampa, spiegandoche la posizione di Tokyo non cam-bierà fino a quando la Corea delNord «sarà costretta, e non avrà al-tra scelta, a cercare il dialogo».

La linea del rigori è stata confer-mata anche da un esponente del di-partimento alla difesa statunitense,in visita nella capitale giapponese,che ha ribadito al ministro della di-fesa nipponico, Itsunori Onodera,che le esercitazioni militari congiun-te tra Stati Uniti e Corea del Sud —posticipate in nome della treguaolimpica — riprenderanno, come an-nunciato, il 18 marzo, giornata dichiusura dei giochi paralimpici.

Futuro incerto per i rohingyaPreoccupazione per l’imminente arrivo della stagione delle piogge

Un maori leaderdei conservatori

in Nuova Zelanda

WELLINGTON, 27. Per la prima voltanella storia politica della Nuova Ze-landa, il principale partito conserva-tore del paese dell’Oceania — il Na-tional Party — ha scelto un esponen-te maori come leader.

Reduci da una sconfitta elettora-le, i rappresentanti del partito con-servatore hanno infatti incoronatoieri il quarantunenne Simon Brid-ges, ex avvocato e procuratore, elet-to per la prima volta in parlamentodieci anni fa. I maori costituisconocirca il 15 per cento dei cinque mi-lioni di cittadini della Nuova Zelan-da. Il paese dell’oceano Pacifico haavuto tre donne primo ministro, mamai un capo dell’esecutivo maori,un’opportunità che avrebbe Bridgesse vincesse le prossime elezioni poli-tiche nel 2020.

«Sono davvero entusiasta dellachance che ho avuto — ha dichiara-to Bridges nel corso di una confe-renza stampa — e spero che i maorisiano fieri di me». Bridges ha rico-perto diversi portafogli ministerialinei passati governi, tra cui energia,lavoro e trasporti. Sostituisce BillEnglish, che ha annunciato all’iniziodi questo mese di dimettersi.

Il National Party è stato al potereper nove anni prima delle elezionilegislative dello scorso settembre,quando è stato sconfitto dal Partitolaburista.

Non si fermail dibattito sulle armi facili

WASHINGTON, 27. Il presidente sta-tunitense, Donald Trump, ha an-nunciato che se il Congresso non lofarà, sarà lui stesso «a mettere albando i bump-stock», i potenziato-ri delle armi semiautomatiche usatenella strage di Las Vegas dello scor-so ottobre. Ieri in un’intervistaTrump ha detto che, dopo la terri-bile strage della scuola di Parkland,la National rifle association (Nra),la potente lobby delle armi, «ap-poggerà i limiti alle armi nell’ambi-to di un progetto di legge che arri-verà a breve». In precedenza la Nrasi era sempre opposta a qualsiasimisura di limitazione della venditae della circolazione delle armi negliStati Uniti.

Intanto, ieri una nuova manife-stazione si è svolta davanti al parla-mento della Florida contro le spara-torie di massa. Dopo gli studentidel liceo di Parkland, teatro dell’ul-

tima strage scolastica, oggi sonoscesi in piazza circa mille attivistiindossando una t-shirt arancionecon l’hashtag #gunreformnow (ri-forma delle armi ora). L’iniziativa èguidata dall’ex sindaco di MiamiBeach, Philip Levine, candidato de-mocratico per la carica di governa-t o re .

Ed è finito nella bufera, nel frat-tempo, lo sceriffo Scott Israel, dellacontea di Broward, dove si trovaParkland. L’uomo è stato fortemen-te criticato per la condotta tenutadalle forze dell’ordine prima e du-rante la strage compiuta il 14 feb-braio alla Marjory Stoneman Dou-glas High School. Durante la stra-ge, costata la vita a 17 persone, unvice sceriffo, Scott Peterson, è rima-sto all’esterno dell’edificio senza in-tervenire. Anche per questo sonostate chieste da più parti le dimis-sioni.

Mogherini auspica una soluzione politica per superare la grave crisi

L’Ue aumenta la pressione su Caracas

Rohingya in un campo profughi attendono la distribuzione del cibo (Epa)

CANBERRA, 27. Australia e TimorOrientale, ex colonia portoghesedell’arcipelago delle Piccole Isoledella Sonda, hanno raggiunto ieriun accordo presso la Corte di arbi-trato dell’Aja nell’annosa disputa suiconfini marittimi nello stretto che lisepara, ricco di giacimenti di petro-lio e di gas. L’accordo — che moltianalisti non hanno esitato a definire

«storico» — stabilisce per la primavolta la linea di confine e chiarificalo status legale dei giacimenti di gasnello stretto di Timor, nell’area det-ta Greater Sunrise, e stabilisce unregime di condivisione dei proventi.Secondo un comunicato della Cor-te, la quota di introiti dei giacimentioffshore sarà in proporzione ai be-nefici che sorgeranno dai «differenti

concetti di sviluppo». Un primo ac-cordo generale era stato raggiuntonel 1972, il cosiddetto Seabed Boun-daries Agreement. Un’altra intesa erastata siglata nel 2002 — quando Ti-mor Orientale era sotto occupazio-ne indonesiana, quindi concordatidall’Australia con Jakarta — e proro-gata nel 2006, dopo l’indip endenzadel paese. Non seguivano la lineamediana ma quella della piattaformacontinentale, lasciando in campoaustraliano la massima parte dei gia-cimenti Greater Sunrise, che secon-do le stime contengono 144 miliardidi metri cubi di gas e 226 milioni dibarili di condensati, per un valorestimato di 50 miliardi di dollari.

Obiettivo di Timor Orientale è dicostruire un impianto di raffinerianel suo territorio per potenziarel’economia, piuttosto che un im-pianto offshore. Secondo l’a c c o rd o ,Timor Orientale potrebbe riceverefino all’80 per cento degli introiti,ma potrebbe accettare una quota in-feriore se il gas sarà pompato a unterminale nel suo territorio.

I governi di Canberra e di Dili siincontreranno all’Onu il 6 marzoper firmare il nuovo trattato, annun-cia il comunicato della Corte di ar-bitrato. Il rapporto completo sullaconciliazione sarà reso pubblico ametà aprile. Il ministro per il petro-lio timorese, Leste Hermani Filome-na Coelho da Silva, ha ribadito chela preferenza è che il gas sia direttoa Timor Orientale per aiutare lo svi-luppo, mentre un portavoce del di-partimento degli esteri australianoha dichiarato che i due paesi «conti-nueranno a lavorare verso una deci-sione concordata sul concetto di svi-luppo di Greater Sunrise».

Venezuelani in marcia lungo un’autostrada verso il confine con la Colombia (Reuters)

DACCA, 27. Non si arresta la dram-matica fuga dei rohingya dal Myan-mar, mentre l’avvicinarsi della sta-gione delle piogge rende ancora piùdifficile la situazione dei 700.000profughi arrivati in Bangladesh. Lodenunciano le organizzazioni uma-nitarie internazionali, a sei mesidall’inizio della fuga della minoran-za etnica musulmana dallo stato del

Rakhine, in Myanmar. I rohingya,scappati dalle violenze perpetratenel Rakhine dai militari governativi,sono ammassati in fatiscenti e affol-lati campi profughi collocati nel di-stretto meridionale bengalese diCox’s Bazar (Jantoli, Hakimpara,Moynhargona). Campi ormai al li-mite del collasso e con evidenti pro-blemi sanitari e igienici. E ad ag-

giungere preoccupazione c’è anchel’imminente arrivo della stagionedelle piogge, che potrebbe scatenareun’emergenza nell’emergenza. Mon-soni e tempeste tropicali, che po-trebbero abbattersi sui fragili e pocosalubri campi dove vive la maggiorparte dei rifugiati, possono infattiprovocare inondazioni, ma ancheportare a un aumento di malattie

veicolate dall’acqua. «Questa è unacrisi che non ha soluzioni rapide,potrebbero volerci anni prima che sirisolva, a meno che non ci sia unosforzo concertato per affrontare lecause alla radice», ha dichiarato inuna nota Manuel Fontaine, direttoredei programmi di emergenzadell’Unicef, il Fondo delle NazioniUnite per l’infanzia.

Nella nota, i rohingya sono de-scritti come un popolo alla deriva,allontanati dalle loro abitazioni ecomunità, intrappolati in un limboe privati dei loro diritti di base,mentre affrontano nuove minacceper le loro vite.

Intanto, i ministri degli esteridell’Unione europea, riuniti ieri aBruxelles, hanno invitato l’Alto rap-presentante dell’Ue per gli affariesteri e la politica di sicurezza, Fe-derica Mogherini, a stilare una listadi sanzioni mirate nei confronti de-gli ufficiali militari del Myanmar, inrelazione agli abusi perpetrati con-tro la minoranza rohingya.

In particolare, viene chiesta unaestensione dell’embargo esistente suarmi e attrezzature che possono es-sere utilizzate per la repressione in-terna, ma anche misure restrittivemirate nei confronti di alti ufficialimilitari del paese asiatico, «respon-sabili — si legge in una nota da Bru-xelles — di gravi e sistematiche vio-lazioni dei diritti umani».

BRUXELLES, 27. L’Unione europeaaumenta la pressione sul Venezuela.«Siamo pronti a prendere decisionie a reagire, dipende dalla situazio-ne che si svilupperà sul terreno»,ha affermato ieri l’Alto rappresen-tante dell’Ue per gli affari esteri ela politica di sicurezza, FedericaMogherini, al Consiglio degli affariesteri di Bruxelles. «Queste sonoore cruciali per il Venezuela. Po-tremmo prendere delle decisioni,ma non posso annunciarne né icontenuti né i tempi», ha aggiuntoMogherini, spiegando che tutto di-penderà «dall’impegno al dialogofra tutte le forze politiche», e riba-dendo la necessità che le prossimeelezioni nel paese, il 22 aprile, sia-no «libere e trasparenti». L’Altorappresentante ha poi confermatoun aumento degli aiuti umanitariper i venezuelani, «al centro dellenostre preoccupazioni».

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 mercoledì 28 febbraio 2018

Bibliotecheal freddo

Per garantire la digitalizzazione dei manoscritti

di CESARE PASINI

È prerogativa di una biblio-teca conservare con cura ivolumi che lungo i secolivi sono stati raccolti. Ecomprendiamo quanta at-

tenzione sia stata assicurata a quei vo-lumi per permettercene la consultazio-ne ancora molti secoli dopo la loroorigine: pensiamo a un incunabolo oa una cinquecentina, che sfogliamo estudiamo cinquecento e più anni do-po la loro stampa. E, per i manoscrit-ti, possiamo ancora consultare confrutto pagine vergate mille o persinoduemila anni fa. Conservare è un do-no prezioso, per il quale siamo grati amolti che ci hanno preceduto.

Si sa che oggi alla conservazionetradizionale si è affiancato un ulterio-re strumento: la digitalizzazione ad al-ta definizione. Fotografando un ma-noscritto, conservo infatti memoria diesso come si trova ora, prima di even-tuali deperimenti che possono pur-troppo sopravvenire nel corso di annie di secoli. Inoltre, fornire una copiadigitalizzata significa dare in consulta-zione quel manoscritto per tutto iltempo necessario ma dopo aver lavo-rato sulle sue immagini riprodottesenza quindi accedere a tempo pienoall’originale.

Si presenta ora un’ulteriore modali-tà: la conservazione digitale su nastro.Da vari decenni, è vero, è stata adot-tata la pratica di microfilmare i mano-scritti, così da averne una copia di ga-ranzia. Ma ciò di cui sto parlando è una nanotecnologia brevettata dallasocietà Piql As di Drammen (Oslo) èqualcosa di nuovo. Si tratta infatti dipreservare, all’interno di una specialepellicola, la cui durata è garantita peralmeno 500 anni, qualsiasi tipo di datidigitali in forma binaria semplice(0101), in una modalità open source,che rimanga inalterabile e che possaallo stesso tempo venir recuperata infuturo in modo facile e veloce.

Per quale motivo anche questo tipodi conservazione dei dati? Semplice-mente, ma certo saggiamente, per un

che lo aggiorna da più di quarant’an-ni, in quanto estremamente flessibile.Inoltre una recente intesa con la Eu-ropean Space Agency (Esa) ci permet-te di collaborare al Long Term DataPreservation programme in vista diuna standardizzazione del formato fitsa livello europeo.

Ora, collaborando con la societàPiql, la Vaticana accosta a quella con-servazione, per un gruppo particolaredi suoi manoscritti, anche questa ulte-riore tecnologia, conservando questistessi dati digitali su nastro. Un pro-totipo di questo progetto è stato rea-lizzato sul codice urbinate de La divi-na commedia (Urb. lat. 365): oltre alnastro conservato in Biblioteca, unasua copia è stata collocata nell’A rc t i cWorld Archive, alle isole Svalbard, inNorvegia: un luogo particolarmenteprotetto, visto che le isole sono statedichiarate territorio demilitarizzato eche l’archivio si trova all’interno di

Tra filosofia e teologia

Nuova solidarietà

Pablo Picasso, «Ragazza di fronte allo specchio» (1932)

Eve Meyer, «Alterità»

Lo spirito che guida il lavorodella Vaticanasi esprime ora nel progettoche vede la triangolazionecon una società thailandese e una norvegese

una montagna a prova di disastro nu-cleare; inoltre, grazie alla temperaturarigida del luogo, la durata del nastroviene garantita, in questo caso, per1000 anni.

Il 28 febbraio, con la firma di undocumento fra la Biblioteca Vaticana,la società Piql e la società thailandeseSCG Chemicals e grazie alla generosasponsorizzazione di quest’ultima,prenderà avvio la digitalizzazione diun gruppo di manoscritti, alcuni diarea thailandese, altri fra i più preziosidella raccolta vaticana: i dati digitalidelle immagini verranno conservati sianel Data Center della Biblioteca, nelformato fits di lunga conservazione,

atteggiamento di prudenzialità: me-glio avere una copia in più che con-servi i dati digitali così faticosamenteraccolti.

La Biblioteca Apostolica Vaticana siè specializzata nella conservazione alungo termine dei dati digitali grazieall’utilizzo del formato Fits (FlexibleImage Transport System), affidato al-la comunità scientifica internazionale

sia sulla speciale pellicola predispostada Piql.

Lo spirito originario, che ha per-messo alla Vaticana di conservare ipropri manoscritti e stampati per se-coli sino a oggi, si esprime ora in unagradita cooperazione con le compe-tenze tecniche di due società, norve-gese e thailandese anche in questa ul-teriore modalità di conservazione.

L’Arctic World Archive (Isole Svalbard, Norvegia)

Unità dei saperi

Pubblichiamo alcuni stralci dallarelazione L’unità dei saperi. Per unasintesi interdisciplinare tra teologia,filosofia e diritto che l’arcivescovo diChieti-Vasto ha tenuto allaPontificia università Lateranense.

Ciò che oggi rendeparticolarmente vicinigli studiosi delle due disciplineè l’esperienza di una comune povertàdi fronte alla mancanzadi un orizzonte condiviso

Verwunderung der Ver-nunft di Schelling).

Agonia è parimentiun volto dell’esp erienzadell’alterità: il rapportocon l’Altro è agone, lot-ta. Agonia è sperimenta-re in sé la frontiera davarcare, avvertita nellaforma dell’i n t e r ro g a z i o -ne, che incessantementeprovoca il pensiero atrascendersi. È questa laragione speculativa piùprofonda della compre-

di BRUNO FORTE

Nella storia del pensiero occi-dentale teologia e filosofiasi coappartengono così pro-fondamente da potersi de-scrivere come «inseparabili,

mai unite». In più, esse scoprono unanuova solidarietà di fronte alle sfide delnostro tempo. Ciò che oggi rende filosofie teologi particolarmente vicini è l’esp e-rienza di una comune povertà di frontealla percezione diffusa nella cultura con-temporanea di una radicale assenza dipatria (la Heimatlosigkeit heideggeriana),della mancanza cioè di un orizzonte con-diviso rispetto a cui concepire l’ethos, nonsolo come prassi e costume, ma anche co-me radicamento e dimora, fondamentodel vivere, dell’agire e del morire umani.

Questo senso di addio, questa fragilitàe debolezza, sono il luogo in cui filosofie teologi non possono più confrontarsi ocombattersi muovendo da facili certezze,quasi che ciascuno possegga la clava del-la verità con cui giudicare l’altro. La lamadel dolore del tempo, la sfida di questainafferrabile «liquidità» (Zygmunt Bau-man), che tutto sembra pervadere, nonpuò non interrogarci nel cambiamentod’epoca che stiamo vivendo. Teologia efilosofia più povere, meno ideologiche,sono proprio per questo più aperte allaricerca, e perciò accomunate nell’esp e-rienza e nel bisogno di pensare entrambel’alterità che le provoca, così come il mo-derno le aveva entrambe provocate con lasua ambizione di comprendere la totalitàdel reale nell’esercizio della ragione adul-ta ed emancipata.

Soprattutto in tre forme la sfida del-l’alterità sembra offrirsi come il luogo do-ve filosofi e teologi possono oggi incon-

dell’Altro nello stupore del suo inter-rogarsi sull’abisso dell’inizio, dove sisperimenta la meraviglia coscientizzatadel pensare (lo «stupore della ragione» —

senzweig in apertura de La stella della re-denzione — prende inizio e si eleva ogniconoscenza circa il Tutto».

È anche per questo che il pensiero nonpuò far a meno dell’etica: questa è nonsolo l’impegno di esistere davanti all’Al-tro e di resistere nella lotta con l’A l t ro ,ma anche la coscienza di esistere per glialtri. L’etica è pertanto il campo dellaterza, grande sfida dell’alterità, rivolta afilosofi e teologi nel dolore del tempopresente, nell’assenza di patria: la sfidasul piano dell’agire morale. Gli altri nonvanno colti soltanto come produzione delnostro pensiero, come limite o sfida dellanostra libertà e delle nostre scelte, ma an-che e soprattutto come domanda radica-le, fondamento dell’esistere eticamente re-sponsabile, della vita come corrisponden-za. È qui in gioco l’altro invocato da Em-manuel Lévinas come crisi della metafisi-ca a favore di un suo superamentonell’etica.

È ancora più radicalmente l’altro dellacaritas evangelica, del comandamento “si-mile” al primo, partecipativo e realizzati-vo di esso, che è il comandamento del-

timore, è, come osserva Platone, la pas-sione del filosofo, ma è anche — comesottolinea Karl Barth nella sua I n t ro d u z i o -ne alla teologia evangelica — la condizionedel teologo.

La meraviglia nasce dal sapere di nonpossedere l’Altro da parte di un pensiero,che sa di essere per sua natura trascendi-mento verso l’Altro: Denken heißt über-s c h re i t e n , affermava a ragione Ernst Blo-ch, pensare è trasgredire, non fermarsi altranquillo possesso, ma lasciarsi raggiun-gere e provocare dal nuovo e dal diverso.Scriveva Friedrich W.J. Schelling: «È unasentenza nota di Platone: la passione delfilosofo è la meraviglia. Se questa senten-za è vera e profonda, allora la filosofia,invece di essere limitata a ciò che deveessere compreso come necessario, sentiràpiuttosto la tendenza a trapassare da ciòche essa deve riguardare come necessario,che pertanto non provoca nessuna mera-viglia, a ciò che sta fuori e al di sopra diogni esame e conoscenza necessari; essanon troverà nessuna pace, prima di esserearrivata a qualcosa che sia degno di unaassoluta meraviglia».

Chi vive la fatica del concetto sa diavere a che fare con la pura e forte al-terità dell’Altro. Questo Altro il teologolo esperisce non soltanto nella forma di

Non si dà solamente un esistere davan-ti all’Altro, che viene a noi e ci turba, siaesso inteso come indifferenza dell’Inizioo come Deus adveniens, ma anche un esi-stere con l’Altro nella lotta, il vivere ilpensiero come fatica e passione. Il cristia-nesimo, poi, in quanto esperienza del di-vino Altro che viene a noi, è per sua na-tura agonia, come sostiene Miguel deUnamuno. Teologia sarà, dunque, porta-re al concetto le agonie del vissuto cri-stiano e filosofia pensare le agonie dellostesso pensiero.

In questa condizione agonica, filosofoe teologo si incontrano: il pensiero nascedal dolore, e senza l’interruzione provo-cata dalla ferita del male e della mortenon si darebbe pensiero. «Dalla morte,dal timore della morte — scrive Franz Ro-

l’amore. Gli altri sfidano filosofi e teologia superare la falsa separatezza di teoreti-ca ed etica: la dimensione morale investeoggi la teoresi in maniera forte, come do-manda di esistere e di pensare l’esistenzanon solo in sé, ma per gli altri. Su questifronti della meraviglia, dell’agonia edell’etica siamo dunque oggi tutti piùpoveri: la condizione di smarrimento, didebolezza, di fragilità, che ne deriva, puòessere accolta come sfida a fuggire, a ca-dere e, dunque, a non pensare, o può es-ser vissuta come provocazione a un pen-siero non negligente, che abbia il corag-gio della solitudine in cui far spazio allameraviglia e che accetti di vivere la re-sponsabilità per gli altri nel primatodell’a m o re .

senza della fede e dellanon credenza in ciascu-no di noi, perché tutti,nel momento in cui sia-mo non negligenti nelpensare e ci apriamo fi-no in fondo all’alteritàdell’Altro e al suo inces-sante metterci in que-stione, viviamo l’inquie-tudine della sua inaffer-rabile alterità.

trarsi: la meraviglia,l’agonia e l’etica.Nella meraviglial’alterità si presentain maniera pura eforte: essa nascedall’impatto conl’Altro, con la suaindeducibile e im-programmabile pre-senza, con la suaassenza inquietante.La meraviglia, cheè insieme stupore e

un ascolto intellettuale, ma anche nelladensa, provocatoria esperienza del divinoAltro, che è la preghiera. Non di meno, ilfilosofo può aprirsi alla radicale alterità

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L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 28 febbraio 2018 pagina 5

Nel cristianesimo della tarda antichità

La partecipazione dei fedelialle discussioni dottrinali

Il primo Concilio di Costantinopoli(Stavropoleos, Romania)

Michelangelo e Caravaggio in mostra a Forlì

All’eterno dal tempo

Marca España e il progetto per il 2019

La risposta dello spagnolo d’America

Il confronto tra opinioni diverseè un dato strutturaledel mondo cristiano dell’epocaEd è uno degli elementiche contribuì a definirne l’identitànel corso del tempo

Caravaggio, «La Madonna dei pellegrini» (1604-1606, particolare)

di GI O VA N N I CERRO

«U omini nati ieri eil giorno innanzi,persone dedite avili attività, teo-logi improvvisati

che dogmatizzano, forse schiavi chehanno conosciuto la frusta e che sonofuggiti dal lavoro servile, tutti loro sivantano di filosofare su cose incompren-sibili. Voi certo non ignorate di chi par-lo. Dappertutto, la città brulica di gentedi tal fatta: ne sono piene le strade, lepiazze, i viali, i quartieri, le botteghedei sarti, dei cambiamonete e dei vendi-tori di spezie. Provate a farvi cambiaredel denaro e vi intratterranno sul gene-rato e sull’ingenerato. Chiedete il prez-zo del pane e vi risponderanno che ilPadre è il più grande e che il Figlio èinferiore. Informatevi se il bagno èpronto e vi mostreranno che il Figlio èstato creato dal nulla».

Queste parole, tratte da un’omeliapronunciata nel 383 a Costantinopoli daGregorio di Nissa, hanno posto fin daitempi di Edward Gibbon e della suaStoria e decadenza dell’impero romano unproblema storiografico di vasta portata:le dispute teologiche interne al cristia-nesimo tardoantico furono soltanto unadiscussione tra dotti o invece ebbero unriflesso nella vita quotidiana delle co-munità?

È a questa domanda che cerca di ri-spondere Michel-Yves Perrin, directeurd’études all’École Pratique des HautesÉtudes di Parigi e specialista di storiacristiana antica, nel suo bel libro Civitasconfusionis. De la participation des fidèlesaux controverses doctrinales dans l’An t i -quité tardive (Paris, Nuvis, 2017, pagine405, euro 27). L’analisi si concentra sul

no scarsa attenzione all’esame di alcunefonti, considerate marginali, o sottovalu-tano gli stretti rapporti esistenti nelmondo tardoantico tra oralità e scrittu-ra. Ecco perciò che l’interesse dell’auto-re si concentra soprattutto sulle diffe-renti strategie discorsive (le «arti dellapersuasione» come le definisce), a parti-re dalla produzione omiletica, di cuiuna parte significativa era dedicata allequestioni dottrinali. Dal punto di vistameramente quantitativo, si può calcolareche ciò valga per almeno un quarto deisermoni di Agostino giunti fino a noi,che non presentano argomentazioni dif-ferenti da quelle utilizzate nella trattati-stica contro donatisti e pelagiani.

È curioso inoltre notare che Pelagiosia nominato esplicitamente per la pri-ma volta proprio nel corso di una predi-ca tenuta a Ippona tra la fine di maggioe l’inizio di giugno del 416. Fino ad al-lora, negli scritti De peccatorum meritis etre m i s s i o n e e nel De natura et gratia, Ago-stino aveva soltanto evocato le dottrinedel suo avversario senza mai citarlo. Ilcontesto in cui i sermoni, non solo quel-li agostiniani, erano pronunciati ci è og-gi pressoché sconosciuto, ma le indica-zioni presenti nei testi o nei titoli per-mettono comunque allo storico di ipo-tizzare che molti di essi fossero associatia celebrazioni in onore di santi e martiri(durante le quali venivano anche lettitesti agiografici, che non di rado faceva-no riferimento a polemiche teologiche)o cerimonie funebri. Si trattava di riu-nioni che avvenivano in chiese o spazisacri di varia natura e a cui potevanoprendere parte fasce della popolazionetradizionalmente escluse dall’accesso al-la cultura.

Accanto alla predicazione, devonopoi essere considerate le dispute pubbli-che, che si svolgevano in concomitanzadi assemblee e sinodi. Nel III secolo lefonti parlano di fedeli che assistono alledeliberazioni conciliari e che possonocosì ricoprire il ruolo di testimoni nelladisapprovazione espressa verso posizionigiudicate eterodosse. Un documentoprezioso in tal senso è rappresentato dalresoconto tachigrafico di una disputache ebbe luogo tra il 244 e il 249 e chevide opposti Origene e il vescovo Era-clide a proposito della relazione tra ilPadre e il Figlio: nel papiro su cui è tra-mandato il testo, scoperto nel 1941 a Tu-ra in Egitto, si ricorda che il dibattitoavvenne alla presenza non solo dei ve-scovi, ma di «tutta la Chiesa che ascol-ta». L’espressione fa pensare quindi aun coinvolgimento largo dei fedeli.

Non bisogna dimenticare che i nume-rosi testi redatti nel periodo preso inesame da Perrin erano spesso oggetto diletture private, a cui potevano assistereservitori e schiavi. Non si tratta di unamera supposizione se anche Agostino inuna delle sue celebri epistole si premuradi mettere in guardia la nobildonnaGiuliana, vedova di un senatore, affin-ché il trattato pelagiano rivolto alla fi-

glia Demetriade non insinui sentimenti«pericolosi» non solo nell’animo loro,ma anche in quello dei loro domestici edelle loro domestiche. Alla lettura pub-blica o comunque a una circolazionepiù ampia erano destinate le lettere epi-scopali, secondo un’usanza già attestatanegli scritti paolini. In una lettera indi-rizzata al tribuno e notaio Marcellino,Agostino si raccomanda che gli atti del-la conferenza di Cartagine del 411, du-rante la quale furono confutate le tesidonatiste, siano affissi nella locale chie-sa di Theoprepia o in un luogo più fre-quentato della città così che tutti nevengano a conoscenza. Allo stesso mo-do, in una lettera festale del 338 il ve-scovo di Alessandria Atanasio fa riferi-mento alla crisi ariana e alle difficoltàche ne derivano. Comunicazioni di que-sto tipo, il cui scopo principale era an-nunciare la data stabilita di anno in an-no per la Pasqua, erano rivolte a tuttechiese d’Egitto. La loro diffusione eraperciò piuttosto capillare.

Probabilmente non sapremo mai se leparole di Gregorio di Nissa citate al-

l’inizio rispondessero a un modello reto-rico o descrivessero in modo puntuale larealtà contemporanea, ma le fonti di cuidisponiamo lasciano pensare che tra IIIe V secolo le controversie dottrinali nonfossero una prerogativa esclusiva delclero. Vi parteciparono anche quelli cheoggi chiameremmo con un termine im-proprio i “laici”, a cui talvolta era rico-nosciuta una competenza equivalente oaddirittura superiore rispetto ai religiosi.Dalla lettura del libro di Perrin — chemeriterebbe di essere al più presto tra-

dotto in italiano — emerge come siamolto complesso affermare quali stratisociali fossero realmente coinvolti nelledispute. Altrettanto problematico è sta-bilire i meccanismi e le forme in cui siespresse tale partecipazione.

Quel che è certo è che il confrontotra opinioni diverse e la capacità di ge-stire il dissenso è un dato strutturale delmondo cristiano della tarda antichità euno degli elementi che contribuirono adefinirne l’identità nel corso del tempo.

di LUISA NIEDDU

Si è da poco aperta, presso ilMuseo San Domenico di Forlì,la mostra L’Eterno e il Tempo tra

Michelangelo e Caravaggio che attra-verso un percorso di 190 opere pre-senta il processo di rinnovamentodelle arti in Italia sotto l’impulso deitempestosi avvenimenti che attraver-sarono l’Europa del Cinquecento.Lungo tredici capitoli, l’itinerario pre-senta i momenti cruciali del secolo,dalla Riforma luterana al concilio diTrento, passando per la diaspora deimaggiori artisti italiani impegnati nel-le imprese romane a seguito del sac-cheggio della città, agli affreschi delGiudizio sistino e della cappella Pao-lina, che occuparono l’ormai vecchioMichelangelo a partire dal 1541-1542,per chiudere con la morte del Cara-vaggio e il Sidereus Nuncius di Galileo(1610).

Lungo la scia di tali sconvolgimen-ti, e della profonda crisi spirituale deltempo, un comune filo conduttorepareva consacrare all’immortalità duegiganti del secolo, Michelangelo Buo-narroti e Caravaggio, in nome dellaconquista verso il pieno affrancamen-to espressivo dell’artista: per il Meri-si, attingendo dagli strati popolari;nell’inquieto sperimentalismo forma-le, il Buonarroti.

la guida della Chiesa.L’itinerario si dispiega illustrando

la nuova ondata della pittura “di ma-niera”, col Pontormo, tra cui la Ma -donna con il Bambino e san Giovanni-no degli Uffizi (1528-1529), RossoFiorentino, Beccafumi con lo Sposali-zio di santa Caterina, dell’Ermitage,Lorenzo Lotto, Daniele da Volterra,la maestosa Deposizione di GiorgioVasari (1539-1540) del monastero diCamaldoli, il Ritratto del cardinal Re-ginald Pole di Perino del Vaga, an-ch’esso dall’Ermitage (1542).

Nel capitolo Su modello di Miche-langelo l’accento si pone sulle inven-zioni grafiche, il Crocifisso e la Pietà,e la loro fortuna, che Michelangelotra il 1538-1541 e il 1546, dedicò allacara amica, l’aristocratica poetessaVittoria Colonna, con la quale condi-videva, in stretta affinità intellettuale,riflessioni sulla fede e speranze di rin-novamento.

Apre la sesta sezione uno tra i do-cumenti figurativi più emblematici diquella fase di riorganizzazione rigori-stica della Chiesa di Roma indetta daPaolo III, col sussidio della nuovaCompagnia di Gesù. Negli stessigiorni dell’apertura del concilio, Ti-

la Compagnia di Gesù (sezione quar-ta). La novità coinvolse anche la con-cezione della pala d’altare unificata,atta a catturare emotivamente il fede-le, secondo istanze a cui il marchigia-no Federico Barocci aderì profonda-mente nella finissima Deposizione diPerugia (1568-1569) (sezione ottava).La reazione classicista dei cugini Car-racci si esprime invece nella glorifica-zione dei valori di umiltà dei “nuovisanti”, secondo i principi tridentini,come nel San Francesco in adorazionedel Crocifisso di Ludovico (1585 circa)o San Francesco che mostra il crocifissodi Annibale (1586 circa).

Con l’aprirsi del nuovo secolo, Ro-ma teatro del giubileo si affollò di ar-tisti di tutta Europa mossi dalla ne-cessità di produrre un’arte meno dog-matica e più ancorata alla vita terre-na. Il sacrificio di Isacco (1600) degliUffizi e La Madonna dei pellegrini(1605) in Sant’Agostino a Roma,esprimono la carica realistica del nuo-vo naturalismo caravaggesco, una le-zione recepita appieno dal fiammingoRubens nell’Adorazione dei Pastori diFermo (1608), a chiudere un’ep o catra le più avvincenti e artisticamentefeconde della storia europea.

sculture lignee, inmarmo e in bronzo,libri a stampa, arredisacri, paramenti,progetti, disegni, in-cisioni. Gli ideali diclassica bellezzavengono rappresen-tati dall’opera diMichelangelo — macompletata da unignoto — il CristoGiustiniani (1513-1514) dove il nudoviene ancora intesocome somma fusionedi arte e fede. Con iprincipi figurativi diclassicismo dell’araz-zo leonino, giuntiormai verso il tra-monto del Rinasci-mento negli anni deifermenti riformistici,si riafferma invece ilprimato di Pietro al-

periodo che va dall’inizio del terzo se-colo al primo trentennio del quinto, at-traverso la lettura approfondita di unnumero davvero imponente di docu-menti e il richiamo costante, dal puntodi vista metodologico, alla tradizionestoriografica italiana (Cantimori, Maz-zarino e Simonetti) e francese (Febvre,Le Roy Ladurie e Veyne).

Uno dei presupposti dell’indagine diPerrin è che le controversie dottrinalinon possono essere comprese fino infondo se si prescinde dalla dimensioneeminentemente orale che esse ebbero.Dimensione la cui entità talvolta sfuggeanche agli stessi studiosi, i quali presta-

Così, nella chiesa conventuale diSan Giacomo Apostolo, per la primavolta utilizzata come sede espositivadopo il suo recupero, l’arazzo di ma-nifattura belga, su cartone del Raf-faello (1515-1519), dei Musei Vaticani,raffigurante la pesca miracolosa conscene della vita di Leone X, apre lavasta rassegna, composta da dipinti,

ziano è chiamato a celebrare il casatoFarnese, dove il vecchio Pontefice sie-de affiancato dal cardinal nipoteAlessandro e al giovane fratello Otta-vio. L’esigenza di uno spazio sacroatto ad accogliere il maggior numerodi fedeli incentivò il rinnovamentodella concezione spaziale delle chiesecon l’impianto ad aula promossa dal-

Lo spagnolo come lingua globale saràuna delle nuove priorità del governo, hadetto il presidente Mariano Rajoy il 24gennaio scorso; il 2019 sarà dichiaratol’anno della lingua spagnola, haconfermato la scorsa settimana il ministrodella cultura spagnola Íñigo Méndez deVigo. L’iniziativa farà parte di Ma rc aEspaña, un progetto che ha la finalitàdi promuovere un’immagine positivae innovativa del paese. Non sonomancate le critiche provenienti dal —vastissimo — mondo ispanofono. Am é r i c atambién reclama el espanol è il titolo di unampio articolo dedicato a questo tema daJesús Ruiz Mantilla, pubblicato su «ElPaís» del 27 febbraio. L’impero spagnoloha lasciato dietro di sé una grandissimaenclave linguistica, e le piccole e grandidiscrepanze tra le varietà di spagnolo

parlate in Colombia o in Messico sonouna ricchezza che non può esseretrascurata. Soprattutto nel lessico; perfare un esempio, “p enna” in Spagna èb o l í g ra f o o semplicemente boli, in Messicopluma, in Colombia esfero, in Argentinal a p i c e ra . «Proporrei una correzione — hadetto il venezuelano Francisco JavierPérez, segretario generale dellaAsociación de Academias de la LenguaEspañola commentando la notizia — dicarattere prettamente linguistico: che siparli piuttosto di una MarcaPanispanica, condivisa dai ventitrè paesiin cui si parla spagnolo». Come disseOctavio Paz nel celebre discorso diringraziamento per il Nobel, nel 1990,«le lingue sono realtà molto più vaste diquelle entità politiche e storiche chechiamiamo nazioni». Michelangelo, «Cristo Giustiniani» (1514-1516)

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 mercoledì 28 febbraio 2018

Padre Scalese racconta la missione in Afghanistan

Segno piccolo ma visibile

Per i siriani rifugiati in Libano

Là dove abitala speranza

Dopo l’appello del cardinale Souraphiel interviene della cabriniana suor Maria Regina Canale

L’Etiopiaha bisogno di pace

KABUL, 27. «L’Afghanistan è statocompletamente distrutto, non solomaterialmente, da questa intermina-bile guerra. La gente è stanca e hapaura. Da alcuni segnali sembrereb-be di capire che entrambe le parti incausa, il governo e gli insorgenti, sirendano conto di non avere la forzaper imporsi e, quindi, sentano il bi-sogno di giungere a un accordo. Perquesto bisogna pregare molto perchéla situazione si evolva in modo posi-tivo». È quanto ha affermato inun’intervista al Sir padre GiovanniScalese, religioso barnabita al qualePapa Francesco, nel 2015, ha affidatola missione sui iuris in Afghanistan,paese in cui si combatte una guerracontro i talebani, Al-Qaeda e jihadi-

sti di ogni genere. Proprio, sabatoscorso, un’ondata di attentati che hacolpito Kabul e le province di Farahe Helmand ha causato la morte dialmeno 26 persone, fra cui moltissi-mi militari, e numerosi feriti. In que-sto scenario, il religioso considera«quanto mai opportuna» la giornatadi preghiera e digiuno per la pace divenerdì scorso, indetta da Papa Fran-cesco. «La preghiera e il digiuno —sottolinea padre Scalese — sono leuniche armi che abbiamo a disposi-zione e sono armi molto più potentidi quelle che finora hanno seminatodistruzione e morte, senza risolverealcun problema». Raccontando comevive la comunità cattolica in Afgha-nistan, il religioso barnabita dice che

«è costituita da una piccola partedella comunità internazionale: nontutti i membri di quest’ultima sonocattolici e, tra i cattolici, non tuttisono praticanti. È una comunitàpiuttosto instabile: in genere, la per-manenza degli stranieri in questopaese ha breve durata». Padre Scale-se racconta che «molti di loro lavo-rano per le organizzazioni interna-zionali. La loro partecipazione allacelebrazione eucaristica è condizio-nata da tanti fattori, quali la loropresenza a Kabul, gli impegni pro-fessionali, la sicurezza». La missioneha sede all’interno dell’ambasciataitaliana in Afghanistan. «La vita pa-storale — spiega — si riduce alla mes-sa quotidiana. Altre iniziative è im-possibile prenderle. Non esiste, almomento, alcuna forma di dialogointerreligioso; la situazione generalenon lo permette. Il motivo dell’esi-stenza della missione è il servizio pa-storale ai cattolici presenti in Afgha-nistan. Qualsiasi forma di proseliti-smo — sottolinea il religioso barnabi-ta — è esclusa dagli accordi con cuilo stato afghano ha autorizzato lacostruzione di una chiesa cattolicaall’interno dell’ambasciata d’Italia».In ogni caso, «la presenza di unapiccola comunità cristiana in un pae-se totalmente musulmano costituisceun piccolo segno, forse trascuratodai più, ma pur sempre dotato diuna certa visibilità». Parlando dellasituazione del paese, padre Scalesespiega che «al di là delle lotte inter-ne tra le varie fazioni, l’Afghanistanè al centro di giochi politici interna-zionali fra le grandi potenze globalie regionali. Sarà ben difficile che rie-sca a sottrarsi a tali giochi e a risol-vere autonomamente i propri proble-mi interni». Quindi, «constatata lacomplessità della situazione e la ste-

rilità degli sforzi finora intrapresi,sono giunto alla conclusione chel’unica soluzione possa venire dall’al-to. Per questo motivo, il 13 ottobrescorso, centenario dell’ultima appari-zione di Fatima, ho consacrato, oltrela missione, anche l’Afghanistan alCuore immacolato di Maria, convin-to che solo da lei potrà venire un po’di pace».

Oltre ai danni provocati dalla guerra l’Afghanistanha avuto a che fare anche con violenti terremoti, l’ultimo dei quali il 31 gennaio scorso

†La Congregazione per l’Educazione Cattoli-ca si unisce alla preghiera di suffragio per ilcompianto

M o n s i g n o reGIUSEPPE BALDANZA

che fu lunghissimi anni Officiale e successi-vamente Sottosegretario della medesimaCongregazione e ne ricorda con viva grati-tudine il servizio, reso con profonda com-petenza e doti di grande umanità e spiritua-lità. Il Signore ricompensi l’anima eletta delSuo servo fedele.

Città del Vaticano, 27 febbraio 2018

ADDIS ABEBA, 27. Profonda preoccu-pazione per il clima di violenza incui versa da anni l’Etiopia è statoespresso in un comunicato dal presi-dente della Conferenza episcopaledi Etiopia ed Eritrea e arcivescovodi Addis Abeba, cardinale Demerew

Berhaneyesus Souraphiel. «Sebbenesiamo orgogliosi dello sviluppo delnostro paese, siamo allo stesso tem-po rattristati dai recenti disordini edai conflitti che si stanno verifican-do in Etiopia. La perdita di viteumane e la perdita delle proprietà —

sottolinea il porporato — ci riporta-no indietro invece di andare avanti.Questo non va bene per il nostropaese. In considerazione di ciò, noiresponsabili religiosi ci siamo impe-gnati con i leader politici per pren-dere misure adeguate in grado diportare la pace e la serenità».

Nel ricordare che «siamo tutti fi-gli di Dio», il cardinale ha sottoli-neato che «le violenze che si stannoverificando in Etiopia sono caratte-rizzate da divisioni etniche e daodio. Tutto ciò è molto triste e inac-cettabile per tutte le religioni. So-prattutto per noi etiopi è vergogno-so, perché non sono questi i nostrivalori». Di qui, l’appello affinchétutti si impegnino a riportare la pa-ce e a «rispettare la vita e la dignitàdella persona».

Grande contributo alla pace e allastabilità del paese viene dato quoti-dianamente da missionarie e missio-nari cattolici. Come spiega all’O s-servatore Romano suor Maria Regi-na Canale, missionaria cabriniana:«Il nostro impegno fa sì che le dif-ferenti realtà del paese convivano inun clima sereno. Nelle nostre scuolee nei nostri asili accogliamo ragazzie bambini di religioni ed etnia diffe-renti. Molti musulmani frequentanoi nostri istituti e con le famiglie siinstaura un rapporto gioviale e ri-spettoso. Purtroppo, l’Etiopia è unpaese molto povero e la fame e lasiccità lasciano profonde ferite sullapopolazione e inducono alcunigruppi a commettere violenzecontro piccole comunità andando adestabilizzare il già precario equili-brio. Dobbiamo impegnarci quoti-dianamente e fino in fondo — sotto-linea — per impedire che l’o dioabbia il sopravvento sulle relazioniquotidiane. Ma anche grazie al so-stegno della Chiesa cattolica,presente con molte missioni, in par-ticolare nel sud del paese, e dei tan-ti missionari, gli etiopi possono con-tinuare a sperare in un futuro mi-g l i o re » .

BE I R U T, 27. «Qui riceviamoassistenza medica gratuita.Non abbiamo soldi per pa-gare le strutture private. Nelcentro clinico Caritas sonotutti gentili. Ci accolgonocon un sorriso e sono moltoprofessionali»: è la testimo-nianza di Fatima, una mam-ma siriana che, insieme almarito, ha portato la lorobambina, Soad, presso ilcentro medico di Caritas Li-bano, poco fuori Beirut, aRayfoun, per sottoporla allevaccinazioni. Di sanità pub-blica, per loro che sono rifu-giati, nemmeno a parlarne.Anche il pagamento del tic-ket rappresenta un problema.Il suo racconto è stato rac-colto dai rappresentanti delleCaritas diocesane, in questigiorni in visita di solidarietàin Libano, presso i campiche accolgono migliaia dip ro f u g h i .

«Vengono da ogni partedel paese. Spesso — raccontaRania Bteich, responsabiledelle infermiere del centro —si sobbarcano ore di sposta-menti per ricevere una degnaassistenza sanitaria». I loroneonati portati in braccio,avvolti in coperte. Nessunadi loro ha una carrozzina oun passeggino. «Molti rifu-giati siriani — spiega ancoraBteich — vivono in ambientidi fortuna, spesso non hannoriscaldamenti, per questo iloro bambini presentano casidi malattie da raffreddamen-

to come tosse, bronchiti, oti-ti».

Ai profughi ora si aggiun-gono anche i libanesi appar-tenenti alle fasce più poveredella popolazione, quelle chehanno maggiormente risenti-to dell’arrivo dei rifugiati edella crisi economica e socia-le che ne è derivata. Nel cen-tro, uno dei dieci di CaritasLibano sparsi nel territorio, efinanziati in parte anche daCaritas italiana si effettuanooltre settecento visite mensili,ambulatoriali e specialistiche.È attiva anche una farmacia,che soddisfa oltre un mi-gliaio di richieste di medici-nali al mese. «I casi con pa-tologie più gravi — sottolineaRania Bteich — vengono co-munque indirizzati negliosp edali».

Il marito di Fatima,Ahmed, di mestiere fa l’elet-tricista e come tutti i sirianirifugiati nel paese dei Cedrinon può lavorare legalmenteche in tre settori: edile, agri-colo e ambientale. Il suo èun lavoro saltuario e queipochi soldi che guadagnanon bastano per la famiglia.Soad ha tre fratelli di 13, 8 e7 anni. «Non possiamo per-metterci una macchina — rac-conta Fatima, una laurea ineconomia e commercio con-seguita ad Aleppo — così permuoverci a Beirut facciamol’autostop». In Caritas Liba-no hanno trovato un soste-gno forte, ma la nostalgia sifa sentire. «La Siria mi man-ca molto. Le poche forze cheabbiamo — ha sottolineato ladonna — sono per i nostri fi-gli, sono loro il nostro futu-ro. Vogliamo che vadano ascuola, che possano viveresereni, magari in Europa onegli Stati Uniti».

Negli ultimi anni sono ar-rivati in Libano oltre un mi-lione di siriani, senza contaregli iracheni e la presenza ul-tradecennale dei palestinesi.Secondo padre Paul Karam,presidente di Caritas Libano,«solo nel primo semestre del2017 sono nati centosettanta-mila bambini da famiglie ri-fugiate. Sono bambini chenon hanno diritti e cittadi-nanza, nati invisibili».

Celebrata anche a Mosca la domenica dell’orto dossia

La fede cristianadifesa a costo della propria vita

MOSCA, 27. «Mai la difesa dellafede è stata accompagnata dapersecuzioni così terribili e san-guinose come quelle subite dalnostro popolo» in quei secoli.Per questo, «oggi commemoria-mo in modo particolare i nostrinuovi martiri e confessori, il cuisacrificio ha oltrepassato ognialtra sofferenza sopportata daicristiani nel corso della storia».Anche il patriarca di Mosca, Ci-rillo, ha sottolineato l’imp ortan-za del Trionfo dell’orto dossiache si celebra tradizionalmentein occasione della prima dome-nica di Grande quaresima, que-st’anno, per la Chiesa ortodossarussa che segue il calendariogiuliano, festeggiata il 25 feb-braio. Cirillo ha presieduto ladivina liturgia di san BasilioMagno nella cattedrale di CristoSalvatore e nell’omelia del ritodel Trionfo dell’ortodossia — checommemora la fine della contro-versia iconoclasta — ha ricordatocome questa festa sia stata isti-tuita nel IX secolo, cinquant’an-ni dopo il settimo concilio ecu-menico (che si svolse a Costanti-nopoli nel settembre 787), ilquale pose appunto fine all’ico-noclastia riaffermando l’orto dos-sia.

«Perché è stato necessario co-sì tanto tempo per testimoniare

finalmente la verità della venera-zione delle icone? Perché — harisposto il patriarca di Mosca —gli imperatori bizantini e gli al-tri grandi della terra avevanocercato di usare le controversieecclesiastiche per raggiungere ipropri scopi politici. Per questoil settimo concilio ecumenico,che ha riaffermato l’orto dossia,non poteva vincere l’icono cla-smo in maniera definitiva e labattaglia è proseguita per altricinquant’anni. Solo con la piaimperatrice Teodora di Costanti-nopoli ebbe luogo la confermafinale della venerazione delleicone e fu così che nel febbraio843, in occasione della primadomenica di Grande quaresima,vennero pronunciati per la pri-ma volta gli anatemi contro glieretici e glorificato il successodei difensori dell’ortodossia». Èdunque dall’843, cioè da quellafesta che ebbe luogo a Costanti-nopoli, che la Chiesa ortodossacelebra questo rito nel quale sifa memoria nella preghiera ditutti coloro che hanno soffertoper la fede, di tutti coloro chehanno difeso l’ortodossia duran-te i secoli. Nel giorno del Trion-fo dell’ortodossia, ha spiegatoCirillo, «commemoriamo gli an-tichi difensori della fede orto-dossa e i nostri padri che hanno

donato la propria vita difenden-do la fede cristiana, difendendola Chiesa». Sono primati, vesco-vi, preti, laici che «non hannotemuto né le sofferenze né lamorte nel martirio, ma che han-no salvaguardato per noi, per legenerazioni successive, il tesoroinestimabile dell’orto dossia».

Secondo il patriarca, è diffici-le dire cosa sarebbe statodell’ortodossia universale se essafosse stata annientata in Russia:«Per grazia di Dio, ciò non èavvenuto, e ricordando nellapreghiera tutti coloro che, daiprimi secoli del cristianesimo aoggi, hanno difeso e difendonola fede ortodossa affermandolanel popolo, ci rivolgiamo al Si-gnore con una preghiera parti-colare che aiuti a superare leprove difficili alle quali è espo-sta la fede dell’uomo contempo-raneo, affinché l’attuale genera-zione, come avvenuto in passa-to, la trasmetta alla generazionesuccessiva». Solo in questo mo-do — ha concluso il primate del-la Chiesa ortodossa russa — «lafede cristiana verrà salvaguarda-ta fino alla fine dei secoli e icredenti conserveranno il corag-gio e la volontà incrollabile diaffermare l’orto dossia».

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L’OSSERVATORE ROMANOmercoledì 28 febbraio 2018 pagina 7

Un servizioche ha i confini del mondo

I cardinali di Bergoglio

Eduardo Francisco Pironio

Uomo del sorrisofrequente il tema del mistero pa-squale, a lui molto caro: la certezzache Cristo, dopo aver sperimentatola morte, è entrato nella pienezzadella vita e ora, vivente, comunica laluce e la gioia pasquale alla Chiesae a ogni battezzato, soprattutto neimomenti di buio e di abbattimento.Non per caso il tema centrale chescelse quando fu chiamato a predi-care gli esercizi spirituali al Papa e

alla Curia nel 1974 fu proprio «laChiesa della Pasqua». Così dice-va in una di quelle meditazioni:«Tutta la Chiesa è essenzial-mente pasquale... la vita nuovadel cristiano, che ha rivestitoCristo è una vita essenzial-mente pasquale: di risuscitaticon Cristo».

Ed è stato un sacerdote,un cristiano, che ha vera-mente compreso e vissutoil mistero della croce.Così ha lasciato scrittonel suo testamento spi-

sì tanto! Perché anche in loro, so-prattutto in loro, il cardinale vedevala presenza di Dio, e sapeva “gusta-re ” la loro amicizia. I giovani perce-pivano che egli era contento di starecon loro e che desiderava accompa-gnarli e incoraggiarli come un veropadre. I giovani si sentivano amati,rispettati e stimati da lui. Si sentiva-no capiti nei loro desideri più pro-fondi e nelle difficoltà che provava-no di fronte alla vita. Il cardinalePironio viene ricordato ancora oggicome “il cardinale dei giovani”. Èstato colui che ha aiutato a realizza-re il desiderio di san Giovanni Pao-lo II di istituire le giornate mondialidella gioventù, organizzandone bensei, e lo ha fatto non come sempliceadempimento d’ufficio, ma metten-dovi il suo cuore di pastore e diamico dei giovani. Abbiamo ascolta-to nella prima lettura la promessa diDio fatta ad Abramo: «Renderòmolto numerosa la tua discendenza,come le stelle del cielo e come lasabbia che è sul lido del mare» (Ge-nesi, 22, 17). Possiamo dire che i mi-lioni di giovani che in tutti questianni hanno partecipato alle gmg,sono la «discendenza numerosa co-me le stelle del cielo» che Dio hadonato al cardinale Pironio.

È impossibile ricordare qui, peresteso, l’immensa opera pastoraledel cardinale Pironio, sempre vissu-ta con generosità e con grande amo-re alla Chiesa. Basti ricordare l’inse-gnamento della teologia, la forma-zione di giovani candidati al sacer-dozio, il ministero episcopale in va-rie diocesi e nella presidenza delCelam, il servizio della Curia roma-na che lo ha visto impegnato a fa-vore dell’ecumenismo, dei religiosi edegli istituti secolari, dei laici, deigiovani.

Il cardinale è stato un grande uo-mo di Chiesa, un sacerdote zelante,animato da profonda vita interiore,innamorato della Vergine Maria, ef-ficace nella predicazione e instanca-bile nelle opere apostoliche. Ma èstato soprattutto un cristiano esem-plare, dalla fede limpida e profonda.Una fede che ha professato con laparola, ma soprattutto con la testi-monianza della sua vita e del suoservizio agli altri.

Sono particolarmente grato al Si-gnore di essere qui oggi a ricordarloe a ricevere ispirazione dal suoesempio, non solo perché ne ho ere-ditato l’incarico come prefetto delDicastero per i laici, la famiglia e lavita, ma anche perché la Provviden-za ha voluto che fossi ordinato sa-cerdote proprio da lui quaranta annifa, la vigilia di Natale del 1978. So-no convinto che le sue preghiere miassisteranno ora nel mio ministero enel continuare la sua opera a servi-zio dei laici e dei giovani. Perciò miunisco di cuore a tutti voi nel rin-graziare il Signore per averci donatoquesto padre, questo fratello nellafede, questo testimone esemplaredell’amore di Cristo.

di KEVIN JOSEPH FARRELL

La Pasqua gloriosa di Cristo e il mi-stero della croce dei cristiani sonostati due pilastri della vita spiritualedel cardinale Pironio.

Egli era davvero un “uomo pa-squale”! Nei suoi discorsi ritorna di

di ÓSCAR ANDRÉSRODRÍGUEZ MARADIAGA

Quando nel febbraio del 2001san Giovanni Paolo II impose laberretta cardinalizia a quaranta-quattro nuovi cardinali, non sa-pevamo ancora che tra di noi(io ero uno di quei quaranta-quattro, ed ero il primo cardina-le creato nel mio paese, l’Hon-duras) fosse presente anche ilfuturo Papa, l’arcivescovo diBuenos Aires, il gesuita monsi-gnor Jorge Mario Bergoglio. Ar-rivava dall’Argentina, sorridentee all’apparenza anche un po’ ti-mido, e stava lì, in piazza SanPietro insieme a noi, emoziona-to, in attesa di esser chiamatodal Santo Padre per ricevere laberretta e il titolo cardinalizio.

In quell’occasione Papa Woj-tyła tenne un’omelia memorabi-le, nella quale ci spiegava qualesarebbe stata la nostra missione,appena rientrati nei nostri paesid’origine. «Il vostro servizio allaChiesa — disse il Papa polacco— si esprime poi nel prestare alsuccessore di Pietro la vostra as-sistenza e collaborazione per al-leviarne la fatica di un ministeroche si estende fino ai confinidella terra. Insieme con lui do-vete essere difensori strenui del-la verità e custodi del patrimo-nio di fede e di costumi che hala sua origine nel Vangelo. IlPapa conta sul vostro aiuto aservizio della comunità cristiana,che si introduce con fiducia nelterzo millennio». Ecco, quelleparole di san Giovanni Paolo IIsono rimaste impresse nei nostricuori e anche in quello del no-stro Papa Francesco, che neisuoi anni da arcivescovo di Bue-nos Aires ieri e da Papa oggi stamettendo in pratica quanto gliera stato chiesto nel momento incui diventava prima sacerdote,poi arcivescovo e cardinale.

A distanza di tanti anni, lecongregazioni generali che han-no preceduto il conclave del2013 sono state vissute da noicardinali, chiamati a eleggere ilnuovo Papa, con quello spirito,uno spirito di servizio alla Chie-sa universale per trovare un de-gno successore di Benedetto XVIche potesse curare le ferite dellaChiesa colpita da vari scandali.Il discorso dell’arcivescovo diBuenos Aires ci stupì: il cardina-le Bergoglio si presentava umil-mente, quasi chiedendo scusaper aver preso la parola, ponen-do però interrogativi che stava-no a cuore a tanti altri porporatie che fino ad allora non eranostati ancora affrontati. Ci parlòdella gioia di evangelizzare, del-la necessità di uscire e andarenelle periferie «non solo geogra-fiche ma anche esistenziali»,ammonendo che «quando laChiesa non esce per evangeliz-zare, diventa autoreferenziale esi ammala» di narcisismo teolo-gico, credendo involontariamen-te di avere una luce propria.Bergoglio parlò della Chiesamondana, che vive in sé e per sestessa, chiarendo che «questaanalisi dovrebbe far luce suipossibili cambiamenti e sulle ri-forme che devono essere fatteper la salvezza delle anime». Ri-cordo che prima di concludere ilsuo breve intervento, l’a rc i v e s c o -

vo di Buenos Aires definì l’iden-tikit del futuro Papa dicendo:«Pensando al prossimo Papa, c’èbisogno di un uomo che, dallacontemplazione e dall’adorazio-ne di Gesù Cristo, aiuti la Chie-sa a uscire da se stessa verso laperiferia esistenziale dell’umani-

gano come la Chiesa di oggi siconfronta con questo mondosempre più globalizzato, dal-l’Africa all’Oceania, tra povertà,guerre civili, crisi di vocazioni,secolarizzazione e avanzata dellesette, con la certezza che le feri-te della Chiesa stiano pian pia-

Primo papa non europeo da quasitredici secoli, Francesco ha creatofinora 49 cardinali elettori: tra loro,un terzo sono europei (e cioè 16, tracui 7 italiani). Così, dopo la quartacreazione cardinalizia di Bergoglio,il 27 febbraio 2018 gli elettori sono118. Tra questi i 68 non europeisono ormai in maggioranza (giàregistrata per brevi periodinell’ultimo quarantennio, ma ora piùaccentuata e destinata ad aumentare)a fronte dei 50 europei (tra loro ben21 sono gli italiani). Nel complessosi presenta un quadro moltovariegato, che rispecchia ed esprimedavvero l’universalità della Chiesa,come ha detto il pontefice unsettantennio dopo il primoconcistoro di Pio XII che ne avviòl’internazionalizzazione. Unacomunità realmente cattolica,dunque, che il 24 dicembre 1945,annunciando la creazionecardinalizia, l’ultimo papa romanodefinisce «soprannazionale»: unamadre, che «non appartiene né puòappartenere esclusivamente a questo

o a quel popolo» e che «non è népuò essere straniera in alcun luogo».Così, è un singolare panorama delcattolicesimo contemporaneo quelloche emerge dal libro Tutti gli uominidi Francesco. I nuovi cardinali sira c c o n t a n o (Cinisello Balsamo,Edizioni San Paolo, 2018, pagine384, euro 18) scritto dal vaticanistaFabio Marchese Ragona. Presentatoa Roma il 28 febbraio da CesaraBuonamici, vicedirettore del Tg5,dall’arcivescovo di Tegucigalpa (dicui pubblichiamo parte dellaprefazione) e dal prefetto dellaSegreteria per la comunicazione,monsignor Dario Edoardo Viganò, ilvolume ha il suo punto di forzanelle interviste alla maggioranzadelle “c re a t u re ” — questo era l’anticotermine curiale che designava icardinali — del papa. E a questel’autore ha aggiunto il racconto di«un momento della vita quotidiana»degli intervistati o il ricordopersonale ed emozionatodell’annuncio della nomina, chespesso li ha colti di sorpresa. (g . m . v. )

tà, in modo da essere madre fe-conda della “dolce e confortantegioia di evangelizzare”».

I confratelli porporati intervi-stati da Fabio Marchese Ragonaraccontano in questo volume laloro esperienza, il loro servizioper la Chiesa e per il Papa, spie-

no guarendo. Un racconto ine-dito dalla viva voce degli “uomi-ni di Papa Francesco” che rie-scono con armonia e delicatezzaa spiegare le sfide che si trovanoad affrontare nella Curia Roma-na e nei Paesi dove svolgono laloro missione.

L’assemblea annualedel Circolo San Pietro

Lutti nell’episcopato

Monsignor Mariadas Kagithapu,arcivescovo emerito di Visakha-patnam, in India, è morto lunedìpomeriggio 26 febbraio nel St.Joseph’s hospital. Nato il 7 set-tembre 1936 a Visakhapatnam, il5 giugno 1958 aveva emesso i pri-mi voti nell’istituto dei missionaridi San Francesco di Sales d’An-necy. Aveva ricevuto l’o rd i n a z i o -ne sacerdotale il 10 giugno 1961.Nominato vescovo di Guntur il19 dicembre 1974, aveva ricevutol’ordinazione episcopale il succes-sivo 5 maggio. Il 10 settembre1982 era stato nominato vescovodi Visakhapatnam. E con l’eleva-zione ad arcidiocesi della circo-scrizione ecclesiastica, il 16 otto-bre 2001 ne era divenuto primoarcivescovo. Il 3 luglio 2010 ave-va rinunciato al governo pastora-le. Le esequie saranno celebratemercoledì 28 febbraio nella catte-drale di San Pietro a Visakhapat-nam.

Monsignor Joseph DanlamiBagobiri, vescovo di Kafanchan,in Nigeria, è morto improvvisa-mente a Kaduna martedì mattina27 febbraio. Nato l’8 novembre1957 a Fadan Kagoma, nella dio-cesi di Kafanchan, era stato ordi-nato sacerdote l’11 giugno 1983.Nominato il 10 luglio 1995 primovescovo di Kafanchan, aveva rice-vuto l’ordinazione episcopale ilsuccessivo 21 ottobre

A vent’annidalla morte

A vent’anni dalla morte del cardinaleEduardo Francisco Pironio, domenica 25febbraio a Percoto (Udine), paese nataledei genitori del porporato argentino, èstata celebrata la messa presieduta dalcardinale prefetto del Dicastero per i laci,la famiglia e la vita. Hanno concelebratoil vescovo Brian Farrell, segretario delPontificio consiglio per la promozionedell’unità dei cristiani, il vescovoFernando Vérgez Alzaga, segretariogenerale del Governatorato dello Statodella Città del Vaticano, il nunzioapostolico Diego Causero e una decinadi sacerdoti friulani. Pubblichiamo quasiper intero l’omelia del porporatostatunitense, che è stato ordinatosacerdote dal cardinale Pironio e che oraricopre quello che fu — dal 1984 al 1996— uno dei suoi incarichi al servizio dellaSanta Sede come presidente delPontificio consiglio per i laici.

felici nella misura in cui entriamo incomunione con Dio, intuendo e gu-stando la sua presenza nella bellez-za delle cose o nella sincerità degliamici, perché anche in questo Dio sirivela e si comunica». E veramenteil cardinale Pironio aveva unosguardo di fede per cogliere la pre-senza di Dio negli altri! Per questotrattava tutti con rispetto, quasi convenerazione, e sapeva “g u s t a re ” labellezza e la gioia dell’amicizia, co-me segno dell’amore di Dio per noi.Per questo i giovani lo amavano co-

rituale: «Ringrazio ilSignore per il privile-gio della sua croce.Mi sento felicissimo diaver sofferto molto.Mi dispiace solo dinon aver sofferto benee di non aver assapo-rato sempre in silenziola mia croce. Desideroche almeno adesso, lamia croce cominci adessere luminosa e fe-conda». Che grandetestimonianza questaper tutti noi! Invecedi ribellarci e indurircidi fronte alle nostrepiccole o grandi soffe-renze, impariamo an-che noi a pregare ilSignore affinché le no-stre croci siano lumi-nose e feconde!

Il cardinale Pironioè stato anche un gran-de testimone dellagioia cristiana. Tutti loricordano per il suosorriso, il suo buonumore, la sua capacitàdi rallegrarsi per il be-ne che sapeva vederein ogni persona e inogni situazione. Com-mentando l’esortazio-ne apostolica di PaoloVI sulla gioia cristianacosì scriveva «Saremo

Nomina episcopalein Polonia

Gunter Tanzerel«A braccia aperte»

Janusz Ostrowskiausiliare di Warmia

È nato il 16 novembre 1964 ad Olsz-tyn, nell’arcidiocesi di Warmia. Su-perati gli esami di maturità è statoammesso al seminario maggiore me-tropolitano Hosianum e ha ricevutol’ordinazione sacerdotale il 25 mag-gio 1991 per quell’arcidiocesi. Nel1997 ha conseguito il dottorato indiritto canonico alla Pontificia uni-versità Gregoriana. È stato vicarionella parrocchia di Santa Caterina aBraniewo (1991-1993); notaio dellacuria metropolitana (1997-1998); vi-cerettore del seminario maggiore edocente di diritto canonico (1998-1999); Missionario fidei donum in

Togo (1999-2006); vicario nella par-rocchia di Sant’Adalberto ad Olsz-tyn (2006-2008); postulatore delprocesso di beatificazione di 46martiri di Warmia durante la secon-da guerra mondiale (2007-2011); re-sponsabile della pastorale dei giuri-sti dell’arcidiocesi (2008-2009); refe-rente della pastorale missionariadell’arcidiocesi (2010-2013). Dal2006 è giudice del tribunale metro-politano e dal 2009 vicario giudizia-le aggiunto del medesimo. Dal 2011è anche docente aggiunto presso lafacoltà teologica dell’università sta-tale di Warmia e Mazury. Inoltre ècanonico effettivo del capitolo colle-giale di Lidzbark Warmiński emembro del gruppo per le visite ca-noniche.

«Ogni volta che, seguendo le paroledel Papa, viene servito un pasto cal-do alla mensa del Circolo San Pie-tro, ogni volta che un abito vienedonato a chi ne ha bisogno, ognivolta che si accoglie nella casa fami-glia un nuovo ospite, è Chiesa. È latestimonianza viva di cosa sia laChiesa». Lo ha sottolineato il vesco-vo Fernando Vérgez Alzaga, segreta-rio generale del Governatorato delloStato della Città del Vaticano, salu-tando i soci del sodalizio romano inoccasione dell’assemblea solennesvoltasi lunedì pomeriggio, 26 feb-braio, presso la sede di Palazzo SanCalisto a Trastevere.

«Generazione dopo generazione —ha spiegato il presule — il circolo èrimasto fedele al proprio carismaparticolare, che è quello di conforta-re e assistere. In una parola: acco-gliere. Ed è proprio accoglienza laparola scelta da Francesco per defi-nire ciò che siamo noi cristiani».

Il pensiero del vescovo è andatopoi «ai soci più giovani, ai soci di

domani», ai quali si è rivolto anchel’assistente ecclesiastico del sodali-zio, monsignor Franco Camaldo, cheha ricordato le parole pronunciateda Paolo VI nell’udienza ai soci del31 maggio 1969, nel centenario dellafondazione.

Forte di un nuovo gruppo di«giovanissimi soci», il circolo si pre-para a festeggiare i 150 anni di attivi-tà: «Un traguardo certamente im-portante — ha ricordato il presidenteLeopoldo Torlonia — che impone unimpegno ancora maggiore».

Al discorso del presidente, comeogni anno, sono seguiti il giuramen-to dei soci effettivi e il conferimentodel distintivo dorato e della meda-glia dorata a chi ha compiuto, ri-spettivamente, venticinque e cin-quant’anni di appartenenza al circo-lo. Prima dell’Oremus pro pontifice,preghiera serale dei soci, il cardinaleFrancesco Monterisi, arciprete emeri-to della basilica di San Paolo fuorile Mura, ha benedetto i presenti e leloro famiglie.

Page 8: Tregua umanitaria in Siria a negoziare con Bogotá · ha detto Rami Abdel Rahman, diret- ... to Vescovo Ausiliare dell’Ar-cidiocesi di Warmia (Polo-nia) ... alla sua scadenza del

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 mercoledì 28 febbraio 2018

Messa a Santa Marta

Come un padre col figlio

Il volto di una Chiesa in stato di missioneIntervista all’arcivescovo Cyril Vasil’ dopo la sua visita in India

di NICOLA GORI

Una comunità in piena espansione, doveil numero dei fedeli è in crescita, le voca-zioni sacerdotali e religiose sono abbon-danti e lo slancio missionario raggiungeterritori lontani migliaia di chilometri dalsuo centro originario che è lo stato delKerala in India: è la Chiesa siro-malabare-se, che ultimamente ha visto aumentare ilnumero delle sue eparchie perché sia assi-curata la cura pastorale a tutti i fedelisparsi nel paese. L’arcivescovo segretariodella Congregazione per le Chiese orienta-li Cyril Vasil’, che nello scorso mese digennaio ha compiuto un viaggio in India,accompagnato dal sotto-segretario del di-castero, il domenicano Lorenzo Lorusso,racconta nell’intervista all’Osservatore Ro-mano alcune impressioni su questa realtàecclesiale.

Quali sono stati i motivi di questo viaggio?

Il 9 ottobre 2017, nel contesto della ple-naria della Congregazione, è stato pubbli-cato un documento del Papa con il qualesi erigevano due eparchie siro-malabaresi— Hosur e Shamshabad — e si estendeva-no i confini di due già esistenti nel suddell’India. In questo modo, è stata assicu-rata la cura pastorale e una giurisdizioneper la Chiesa siro-malabarese che copretutto il paese. Un altro motivo del mioviaggio è stato il venticinquesimo anniver-sario della elevazione a sede arcivescovilemaggiore della Chiesa siro-malabarese.

Quali mete ha toccato la visita?

La prima tappa è stata a Hyderabad,nello stato di Telangana, con la visita allerealtà pastorali di quella città e poi nellanuova eparchia di Shamshabad, la cui se-de episcopale si trova in una zona perife-rica, nei dintorni dell’aeroporto di Hyde-rabad. Poi si è svolta la presa di possessodel nuovo vescovo Raphael Thattil, fino-ra visitatore dei siro-malabaresi fuori daiterritori coperti dalla giurisdizione dellaChiesa siro-malabarese. Perciò, il nuovovescovo eparchiale continua la sua missio-ne di contatto con i fedeli dispersi finoraaffidati alla cura dei vescovi latini. Conquesto provvedimento si gettano le basinon solo per un’apertura pastorale per ifedeli siro-malabaresi trasmigrati dall’ori-ginale zona del Kerala, dove la Chiesa hala sua sede storica, ma anche per l’op eramissionaria in questo territorio. La curia ètutta da costruire dal punto di vista pa-storale, le persone però ci sono, perchéc’è già una bella collaborazione tra lerealtà più povere e quelle missionarie. Lacelebrazione è stata molto seguita e si èsvolta in un clima festoso. C’erano i car-dinali George Alencherry, arcivescovomaggiore dei siro-malabaresi, e BaseliosCleemis Thottunkal, arcivescovo maggio-re della Chiesa siro-malankarese, più dicinquanta vescovi, anche quelli apparte-nenti alla Chiesa latina, e oltre quattromi-la fedeli.

Quali sono le sfide principali che deve affron-tare la Chiesa siro-malabarese?

Questo provvedimento è un avvenimen-to storico, perché la Chiesa siro-malabare-se può a pieno titolo curare pastoralmentei propri fedeli dovunque si trovino neglistati dell’India. Allo stesso tempo, le per-mette di impegnarsi nella missione adgentes su tutto il territorio, mentre fino aora ciò avveniva solo nelle parrocchie oeparchie missionarie create a partire daglianni sessanta a macchia di leopardo senzaun nesso logico od organico. Così si sonocompiute le indicazioni del Vaticano II,che ha affermato che tutte le Chiese suiiuris hanno pari dignità per quanto ri-guarda la possibilità dell’opera missiona-ria. Adesso le Chiese sui iuris operanti inIndia sono tutte allo stesso livello, comeha spiegato il cardinale Leonardo Sandri,prefetto del dicastero, nel messaggio cheho letto durante la celebrazione.

Anche la Chiesa siro-malankarese ha esten-sione giurisdizionale su tutta l’India?

La Chiesa siro-malankarese ha già avutoqualche anno fa una estensione: non delterritorio proprio, ma della possibilità dioccuparsi in tutta l’India dei propri fedelie anche di svolgere la missione ad gentes,attraverso l’erezione di due circoscrizionigiuridiche, considerate appartenenti allaChiesa malabarese ma “fuori territoriop ro p r i o ” di questa Chiesa. Anche se essa èuna Chiesa numericamente più piccola ri-spetto alla siro-malabarese, ha avuto que-sta apertura prima per varie ragioni. Nellamia visita ho avuto l’opportunità di incon-trare alcune realtà missionarie delle dueChiese, nelle zone di eparchie nate comemissionarie. In effetti, è stata la prima vol-ta che ho potuto vedere una Chiesa orien-tale in missione ad gentes. Questa è unacaratteristica delle Chiese siro-malabaresee siro-malankarese, che fra tutte quelleorientali cattoliche forse sono le unicheche operano massivamente come Chiesemissionarie. Al contrario, molte Chieseorientali sono impedite in questa opera.Basti pensare a quelle che vivono in Me-dio oriente dove le conversioni sono prati-camente inammissibili per ragioni socio-politiche e culturali; oppure alle Chiese inEuropa orientale, che si considerano vin-colate a una determinata regione o etnici-tà. La Chiesa in India, invece, ha un ane-lito e uno spirito missionario. Per l’evan-gelizzazione, utilizza le lingue locali edentra nella cultura della gente di quei ter-ritori, creando un legame organico secon-do il rito in cui l’evangelizzazione avviene.

Che consistenza ha oggi la realtà della Chie-sa siro-malabarese?

Conta quattro milioni e cinquecentomi-la fedeli, per la maggior parte concentratinelle eparchie del Kerala e delle zoneadiacenti. Da diversi decenni, assistiamo auna massiccia emigrazione dei fedeli all’in-terno dell’India per ragioni di lavoro. Per-ciò, da vari anni la Sede apostolica hacreato nuove strutture ecclesiastiche ri-

spondenti alle necessità, a partiredall’eparchia di Kalyan, creata nel 1987,con centro nella zona di Bombay. Così èstata eretta nel 2012 l’eparchia di Farida-bad, che si trova vicino a New Delhi, op-pure si è esteso il territorio delle eparchieesistenti per includere una grande cittàmetropolitana, come è stato fatto per Ban-galore. Con la creazione dell’eparchia diHosur si è inserito anche il territorio diChennai, una volta chiamata Madras, do-ve c’è un gruppo notevole di fedeli siro-malabaresi migranti. Anche nella stessacittà di Hyderabad e dintorni ci sono circaventimila fedeli siro-malabaresi che costi-tuiscono il punto di partenza di questae p a rc h i a .

Qual è la geografia dei riti in India?

Tutto il territorio indiano è coperto datre giurisdizioni: latina, siro-malabarese e

gono un ruolo importante e sono ancheoccasione per entrare in contatto con lapopolazione locale. Il terzo vettore è l’an-nuncio diretto attraverso i programmi dievangelizzazione, ma soprattutto attraver-so la testimonianza di questi cristiani chevivono con molta serietà e impegno la lo-ro fede. Considerando anche che sonouna minoranza rispetto agli induisti e pro-vengono dagli strati sociali più deboli. Hovisitato, tra l’altro, l’eparchia di Kalyan, laregione missionaria di Saugli, dove svol-gono servizio i sacerdoti dei missionari diSan Tommaso, società di vita apostolicanata in Kerala per dare slancio missionarioalla Chiesa siro-malabarese. La visita si èconclusa a Mount Saint Thomas, nella cit-tà di Ernakulam, dove si trova la sededell’arcivescovo maggiore della Chiesa si-ro-malabarese. Lì si è svolto il sinodo dei

Chiesa siro-malabarese considera come unsuo patrimonio disciplinare, ma ciò nonsignifica la mancanza delle vocazioni. Laquestione del celibato quindi non è deter-minante per ovviare alla carenza di voca-zioni. Talvolta si indica come difficoltàdella crescita della Chiesa l’obbligo vigen-te del celibato nella Chiesa latina.

Cosa favorisce tante vocazioni?

Uno dei motivi è senz’altro dovuto alfatto che esiste un’esemplare vita familiare.Le famiglie sono ancora numerose rispettoall’Europa. Consideriamo poi che nellaChiesa vige un ottimo sistema scolastico ecatechetico. Si dà molta importanza allacatechesi. Il bambino siro-malabarese perdodici anni fa catechismo — cioè da 6 a 18anni — con una preparazione molto benstudiata. Questo è uno dei punti di forzadi questa Chiesa. Se pensiamo che la fre-

pars populi Dei. Per meglio comprendere,quella parte del popolo di Dio è legata auna determinata Chiesa sui iuris e a un ve-scovo, non al territorio. La zona territorialeè un contenitore che ha al suo interno variraggruppamenti di fedeli di diverse Chiesesui iuris. Così sullo stesso terreno si so-vrappongono le giurisdizioni a diversi ve-scovi che curano ognuno i propri fedeli.

L’evangelizzazione è una priorità in India?

Per quanto ho potuto vedere ci sono si-tuazioni veramente incoraggianti riguardoa una missione diretta ad gentes. Siamoandati in alcuni villaggi veramente poveri,dove esistevano poche famiglie cristiane,in quanto la maggioranza era induista omusulmana. Ho potuto vedere il preziosolavoro delle suore in zone molto disagiatee ho notato che l’opera missionaria simuove su tre vettori. Anzitutto, il volto diuna Chiesa caritatevole con moltissimeistituzioni a carattere sociale. Poi l’educa-zione: le scuole gestite dai missionari svol-

Shai Yossef, «Padre e figlio»

La cerimonia di inaugurazione dell’eparchia siro-malabarese di Shamshabad

«Un caffé» con il Signore e poi,con «la ricevuta del perdono»,avanti «nel cammino di conversio-ne». Con la consapevolezza che ilSignore ci chiama in tutti modi aincontrarlo, Papa Francesco ha in-dicato — nella messa celebratamartedì 27 febbraio a santa Marta— l’immagine del padre che ha chefare con «le ragazzate del figlioadolescente» ma gli dà «fiducia»perché non le ripeta.

«Il Signore non si stanca dichiamarci alla conversione, a cam-biare vita» ha subito ricordato ilPapa. E «tutti dobbiamo cambiarevita: tutti sempre abbiamo bisognodi convertirci, di fare un passoavanti nella strada dell’i n c o n t rocon Gesù». La Quaresima «ci aiu-ta a questo, alla conversione, acambiare vita». Ma «questa — haspiegato Francesco — è una graziache chiediamo al Signore perché,come abbiamo pregato nella ora-zione colletta, la Chiesa non puòsostenersi senza il Signore: è luiche ci dà la grazia».

«Il Signore — ha fatto presenteil Pontefice — ci rimprovera tantevolte, in diversi modi, ci avverte, cispaventa, ci fa vedere il peccato

come è tanto brutto». Ma «il Si-gnore cambia il modo di farci ve-dere la malizia del peccato e conquesto ci aiuta alla conversione».

Proprio nella liturgia del giorno,ha rilanciato il Papa riferendosi albrano del profeta Isaia (1, 10.16-20), «abbiamo sentito nella primalettura una chiamata alla conver-sione, ma è una chiamata in uno

stile speciale: non minaccia, lì, ilSignore», ma «chiama con dolcez-za, dando fiducia».

«Dopo aver detto le cose che sidovevano fare e non si dovevanofare — ha ricordato Francesco — ilSignore dice: “Vieni, su; venite ediscutiamo, parliamo un po’”». IlSignore, dunque, «non ci spaven-ta, è come il papà del figlio adole-

scente che ha fatto una ragazzata edeve rimproverarlo e sa che se vacol bastone la cosa non andrà be-ne, deve entrare con la fiducia».

Dunque, ha proseguito il Ponte-fice, «il Signore in questo brano cichiama così: “Su, venite, prendia-mo un caffè insieme, parliamo, di-scutiamo, non avere paura, nonvoglio bastonarti”». E «siccome sache il figlio pensa. “ma io ho fattodelle cose...”, subito» aggiunge:«Anche se i tuoi peccati fosserocome scarlatto, diventeranno bian-chi come neve. Se fossero rossi co-me porpora, diventeranno comelana». Insomma, «il Signore dà fi-ducia, come il papà dà fiducia alfiglio adolescente».

Francesco ha fatto notare che«tante volte il Signore ci chiamacosì». E ha fatto riferimento a unepisodio evangelico. quando Gesù,in pratica, dice: «Ehi tu, Zaccheo,scendi! Scendi, vieni con me, an-diamo a pranzo insieme!». E inquella occasione, ha affermato ilPapa, «Zaccheo chiama tutta lacordata dei suoi amici — che nonerano propriamente dell’Azionecattolica! — ma chiama tutti eascoltano il Signore». Proprio«con quel gesto di fiducia il Si-gnore li avvicina al perdono ecambia il cuore».

Lo stesso sistema Gesù ha mes-so in atto anche con Matteo, di-cendogli: «Devo andare a casatua». Ecco che «il Signore semprecerca il modo»; invece «altre volteavverte: “no, maledetti, voi chenon avete fatto questo, questo...”».È un avvertimento «forte», haspiegato il Pontefice, «ma anchenella nostra vita il Signore prendequesto atteggiamento di papà colfiglio adolescente, cercando di far-gli vedere con la persuasione chedeve fare un passo adelante, avanti:fare un passo avanti nel camminodella conversione».

«Ringraziamo il Signore per lasua bontà» ha rilanciato France-sco, spiegando che «lui non vuolebastonarci e condannarci: ha datola sua vita per noi e questa è lasua bontà e sempre cerca il mododi arrivare al cuore». Per questaragione, ha affermato, «quandonoi sacerdoti, nel posto del Signo-re, dobbiamo sentire le conversio-ni, anche noi dobbiamo averequesto atteggiamento di bontà, co-me dice il Signore: “Venite discu-tiamo, non c’è problema, il perdo-no c’è”». E «non la minaccia,dall’inizio».

In proposito il Papa ha confida-to di essere «rimasto commosso al-cuni giorni fa quando un cardinale

che confessa parecchie volte la set-timana, nel pomeriggio qui a San-to Spirito in Sassia — due ore diconfessione fa, ogni giorno — miha raccontato come è il suo atteg-giamento: “Quando io vedo unapersona che fa fatica a dire qualco-sa, che si vede che è grossa grossa,e io capisco subito quale è, dico:ho capito, ho capito, sta bene, al-tra cosa?”». E questo atteggiamen-to, ha fatto presente Francesco,«apre il cuore e l’altra persona sisente in pace e va avanti e conti-nua il dialogo».

Ma questo è anche ciò che fa «ilSignore con noi: “Venite, discutia-mo parliamo; prendi la ricevutadel perdono, il perdono c’è; adessoparliamo un po’ perché tu nonfaccia un’altra ragazzata dopo”».

«A me aiuta vedere questo at-teggiamento del Signore: il papàcol figlio che si crede grande, chesi crede cresciuto e ancora è a me-tà strada», ha aggiunto il Pontefi-ce. E «il Signore sa che tutti noisiamo a metà strada e tante volteabbiamo bisogno di questo, disentire questa parola: “Vieni, nonspaventarti, vieni, il perdono c’è”».Questo, ha concluso, «ci incorag-gia: andare dal Signore col cuoreaperto, è il padre che ci aspetta».

siro-malankarese. La maggio-ranza dei fedeli in India ap-partiene alla Chiesa latina. Fi-no a poco tempo fa, la Chiesasiro-malabarese era considera-ta una Chiesa regionale, conqualche eccezione per la curapastorale dei propri fedeli chevivevano nei grandi centri.D’ora in poi questa situazioneamministrativa non esiste più.Per quanto si poteva temereche ciò nuocesse alla Chiesaunita o unica, al contrario,abbiamo visto che, dove nelmondo convivono e collabo-rano sul medesimo territoriosia la Chiesa latina che quelleorientali, la pastorale ne bene-ficia. Questi provvedimenticambiano anche la prospettivateologica, perché l’eparchia ola diocesi non viene più con-cepita come un governo su unterritorio affidato a un vesco-vo, ma come il governo sullepersone che abitano in un de-terminato territorio, cioè sulla

vescovi nel venticinquesimo anniversariodell’elevazione ad arcivescovado maggiore.

Cosa l’ha colpita dello slancio missionario deis i ro - m a l a b a re s i ?

Attualmente, la Chiesa siro-malabareseconta sessantaquattro vescovi. Se pensia-mo che cento anni fa ne aveva solo tre e ilsuo territorio era limitato a una piccolazona del Kerala, vediamo quale crescita haavuto. Dopo cento anni vediamo unaChiesa radicata nel suo territorio originale,forte nella sua struttura gerarchica, nellasua presenza e nella sua dimensione mis-sionaria. Posso dire che è una delle Chiesepiù fiorenti che ho incontrato. Molte voltenelle vecchie terre cristiane si percepisceun certo scoraggiamento e una sfiducia.Raccomanderei perciò la visita alla Chiesain Kerala ai pastori che si sentono tristiper la diminuzione della presenza cristia-na. È una Chiesa giovane piena di voca-zioni, con 8600 sacerdoti e 36000 religio-se. In essa vige pure il celibato, che la

quenza alla messa domenicale è del 95-98per cento, vuol dire che il cristiano consi-dera come una cosa fondamentale la parte-cipazione. Inoltre, i laici si identificanonella fede e hanno un forte senso della vitaparrocchiale. Si sentono molto vincolati auna parrocchia concreta, partecipano alledecisioni importanti. In pratica, esiste unaforte presenza del laicato ben formato eben conscio della propria responsabilità,dignità e delle possibilità di collaborazionearmoniosa con il clero e i religiosi. Questoè un altro aspetto meraviglioso e da quiscaturiscono le altre dimensioni. Non di-mentichiamo che la Chiesa siro-malabareseoffre numerosi sacerdoti alla Chiesa latina,sia in India sia in altre parti del mondo. Èuna Chiesa con ottimi missionari, che lavo-rano anche nelle strutture della Chiesa lati-na in molte parti dell’Europa e dell’Africa.Il rito è secondario per i siro-malabaresi ri-spetto all’universalità. I fedeli amano ilproprio rito ma si sentono cattolici, apertialla collaborazione con le altre Chiese.