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Fernando Saunders featuring Lou Reed Quello che ci insegniamo a vicenda Speciale Sposi: Consigli Utili Teatro: intervista ad Emilio Solfrizzi / Mafia: i volti del coraggio Animali: dalla paura alle coccole / Musica: Nadar Solo www.trantran.net | n. 35 mensile | 14 Febbraio 2013 | DISTRIBUZIONE GRATUITA

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Fernando Saunders featuring Lou ReedQuello che ci insegniamo a vicenda

Speciale Sposi: Consigli Utili

Teatro: intervista ad Emilio Solfrizzi / Mafia: i volti del coraggioAnimali: dalla paura alle coccole / Musica: Nadar Solo

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Sommario

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Raccolta Pubblicitaria

Direttore CommercialePaola scappatura

[email protected]

[email protected] editore s.r.l.

sede Via Cesare battisti 121Vedano al Lambro (Mb)[email protected]

Si ringraziano per questo numero:si ringraziano per questo numero: giovanni

Pollastri per la sua gentilezza e disponibilità, umberto grasso per essere la persona

stupenda che è, ringraziamo tutti i lettori che ci sostengono e che ci scrivono ( nando e bruno in particolare), Letizia schiavello,

Chiara tentorio, andrea Pelù. ringrazio Mirella, la bella, brava e importante alice e il mio spatastroccolo rafa che nonostante il

volo di 6 metri non si è rotto niente. ringrazio albi e Fra per essere sempre entusiasti,

buoni, professionali e gentili. ringrazio la tenacia, mamma, papà e rocco, la mia Princi

e Claudia attanasi per il sostegno.

Foto di CopertinaFernando saunders e Lou reed foto di amy

beth Mcneil

Stampareggiani s.p.a. 20126 gavirate (Va)

Tiratura26.000 Copie

Febbraio 2013

35 Sportivamente

Diavoli a tre ruote. Vincere nonostante tutto

21 Speciale sposi

5 EditorialeLa mafia si batte dicendo la verità

10 Teatro ManzoniSpettacoli al Manzoni

20 BisNadar solo

43 Il Comune di Monza

13 Speciale SaluteOvale sigarette elettroniche

31 In cuccia

14 Brigantia

Dinosauri e t-rex, il parco di monza diventa giurassico

12 AltroveAfrica: Quanto serve per fuggire?

19 BisSafari tribute band

41 La Provincia 45 Il Commercialista informaTony non ci sono paragoni

42 Cosa Succede in CittàConcerti, eventi, musica

45 Le SciureConcerti, eventi, musica

36 Lo ChefLa luna e i falò

16 ReportageI volti del coraggio

18 RaccontiamociMusica contro le mafie

33 Il Vetrinario rispondeL’agopuntura veterinaria

29 Odontoiatria VeterinariaSoffrire in silenzio

40 Psicologia OggiIl mio capo è una persona impossibile: come faccio?

38 PendolareL’altra faccia della luna

24 Viaggi di nozze: o famo strano?

26 Fotografie, bomboniere e altre pazzie...

28 L’essenza delle nozze? E’ racchiusa nel bouquet!

37 RealityDario e Miriam

34 Su la testaI marziani siamo noi

22 L’amore vince la crisi

6 Spunti di VistaDonne e mafia: vittime, mediatrici, garanti

11 ClochartEmilio Solfrizzi. Due di noi

4 L’energia che unisceIl piano sviluppo di ACSM AGAM

Io e Lou Reed: we both teach other, la bellezza dell’oscurità e il sole

7Fernando Saunders: intervista esclusiva

anno iV - numero 35 - 14 Febbraio 2013editore: trantran editore s.r.l. sede: Via Cesare battisti 121

Vedano al Lambro C.F./P.i./riMb 06774520966

rea Mb 1864900 reg. trib. di Monza n.1995 del 29/06/2010

Per [email protected]@[email protected]

FondatoriMarta Migliardi, elena gorla,

adriana Colombo, guido bertoni

Direttorealfredo rossi

Capo RedattoreMarta Migliardi

Vice Capo Redattoreelena gorla

Inviata Specialeadriana Colombo

Grafica e Fotografi Ufficialialberto zanardo e Francesca Fawn Masperi

RedazioneJuri Casati, guido Caimmi, gabry, gaber

(utgaber), niccolò rossi, alberto zanardo, Francesca Fawn Masperi, Jacopo rossi, Luca Vanni e il misterioso redo alfossi.

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SEDE MONZA Via Meda 63 • Tel. 039 74 84 34 • Cell: 3316260000 • Struttura accreditata privata Direttore Sanitario Dott. Iliano Desiderati

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La mafia si battedicendo la verità

Editoriale | Il Direttore Alfredo Rossi

Da cosa derivi esattamente il termine “mafia” non si sa con certezza. C’è chi lo fa derivare da una parola araba che significa “spavalderia, vanto”, chi da un acronimo composto dalle prime lettere della frase “Mazzini Autorizza Furti Incendi Avvelenamenti” (con riferimento al 1860, quando la Sicilia fu annessa, controvoglia, al regno d’Italia) o da un atro acronimo ancora, avvolorato anche da Tommaso Buscetta, uno dei mafiosi storici, e che risale ai Vespri siciliani del XIII secolo: “Morte Alla Francia Italia Anela”. Del resto poco importa saperne l’origine: quel che è certo è che la mafia c’è e non è solo un cancro che avvelena una parte d’Italia. Sì, perché la mafia che prima era problema essenzialmente circoscrivibile alla Sicilia è stato esportato negli Stati Uniti, si è diffuso in tutto il mondo, Italia compresa, assumendo via via nomi diversi: ‘ndrangheta,

camorra, eccetera. E oggi, avendo cambiato completamente pelle (le organizzazioni malavitose sono passate dal gestire le zone contadine alla capacità di spostare capitali ingenti e con questi costruiscono case, comprano negozi e giocano in borsa.Ma aldilà di queste organizzazioni criminali, che uccidono per difendere i propri interessi, che infrangono ogni legge che non sia la propria, la mafia o, per meglio dire, il comportarsi in modo mafioso è davvero entrato nel nostro costume. Già, perché comportarsi in modo mafioso significa, in fin dei conti, non essere rispettosi degli altri, ritenersi al di sopra della legge, fare dell’arroganza e della forza le armi con cui avere dei vantaggi, per sé o per i propri amici, andando contro le legittime aspirazioni degli altri. E così essere mafioso, oltre a comportarsi da criminale spacciando

droga, compiendo attentati, uccidendo e ferendo, può anche voler dire non pagare le tasse che si dovrebbero pagare, lasciando che siano gli altri (che sbuffano, sacramentano, ma che alla fine pagano tutto, fino all’ultimo centesimo) ad alimentare le risorse dello stato per provvedere ai propri cittadini; significa far finta di non vedere quando invece davanti ai nostri occhi avviene qualcosa che è contro le regole e che quindi, per ritenerci dei buoni cittadini, dovremmo contrastare. Dire sempre la verità e rispettare la legge: forse basterebbe che queste due semplici (ma durissime!) regole fossero seguite dalla maggior parte dei cittadini per rendere la mafia un cancro che si estinguerebbe da solo. Mica facile, però…

Il Piano Sviluppodi ACSM AGAM

Presentato nelle scorse settimane: investimenti per 83 milioni

Il presidente Roberto Colombo, il vicepresidente Umberto D’Alessandro e l’amministratore delegato di Acsm Agam Enrico Grigesi hanno presentato il Business Plan del gruppo per il periodo 2013-2015, approvato dal Consiglio di Amministrazione. Il Piano prevede investimenti per complessivi 83 milioni di Euro principalmente nel settore distribuzione gas (50 milioni di Euro gli investimenti previsti nel triennio 2013-2015). Il Gruppo, negli ultimi due anni, ha partecipato a numerose gare per l’affidamento del servizio di distribuzione del gas naturale e risulta attualmente titolare di concessioni in 48 Comuni localizzati tra Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia. A copertura dei fabbisogni derivanti dall’importante programma di investimenti nella distribuzione gas, il Gruppo ha ottenuto da Cassa Depositi e Prestiti un finanziamento per un importo massimo di 39,8 milioni di Euro, di cui 21,8 milioni a valere su fondi concessi dalla Banca Europea per gli Investimenti. Investimenti significativi sono previsti nel triennio 2013-2015 anche nelle attività ambiente (8,5 milioni di Euro) e cogenerazione e teleriscaldamento (7,3 milioni di Euro). I risultati economici nell’arco del Piano sono attesi in crescita; in particolare è previsto che l’Ebitda superi i 43 milioni di Euro nel 2015 rispetto i 37,5 milioni del 2011. Anche l’Ebit è previsto in aumento sino a superare i 20 milioni di Euro (16,9 milioni nel 2011), nonostante la crescita degli ammortamenti conseguenti al consistente piano di sviluppo infrastrutturale. La redditività netta dopo le imposte, prevista in lieve crescita, risente del maggiore onere fiscale che grava sugli operatori in ambito energetico. Nel settore della distribuzione gas si prevede

una crescita sia nel numero degli utenti serviti (da 212.000 a fine 2011 a 236.000 a fine 2015) sia nell’estensione delle reti (da circa 1.890 km a fine 2011 a 2.300 km a fine 2015). Inoltre il Gruppo intende partecipare alle gare per il servizio di distribuzione gas nei cosiddetti ATEM (ambiti territoriali minimi) nei quali è presente storicamente, ovvero Como 1 (Triangolo Lariano e Brianza Comasca), Como 2 (Como e Olgiatese), Monza Brianza 1 (Est), Venezia 2 (Entroterra e Veneto Orientale), valutando ipotesi di partnership nei singoli contesti. Nell’ambito della vendita gas ed energia elettrica si prevede l’ingresso nel mercato retail della vendita di energia elettrica e lo sviluppo delle vendite legato all’offerta congiunta di gas ed energia elettrica anche in nuovi ambiti. Il Gruppo si attende un intervento dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas che porterà ad una riduzione dei margini unitari nella vendita gas, riduzione che il Gruppo intende compensare, almeno parzialmente, con la crescita dei clienti e dei volumi venduti. Nel settore della cogenerazione e teleriscaldamento è previsto uno sviluppo progressivo delle vendite a saturazione della capacità dell’impianto di teleriscaldamento di Monza Nord e grazie a un potenziamento dell’impianto di Monza Centro. Nel settore ambiente sono previsti investimenti volti a mantenere ed aumentare l’efficienza produttiva del termovalorizzatore di Como e all’ampliamento dell’offerta dei servizi con ingresso in altri comparti della filiera ambientale (impianto per il pretrattamento dei rifiuti). Il quadro normativo del settore distribuzione acqua e fognatura è in evoluzione e presenta una serie di incognite. I Comuni

della provincia di Monza e Brianza hanno deliberato l’affidamento del servizio integrato ad un soggetto pubblico, secondo il cosiddetto modello ‘in house providing’. Analogo orientamento si sta delineando per i Comuni della provincia di Como. In tale contesto è stata ipotizzata una continuità della gestione durante l’orizzonte del piano. Anche per il settore gestione calore è ipotizzata una sostanziale continuità di gestione. Sul fronte patrimoniale e finanziario, l’indebitamento complessivo netto è previsto pari a 159,9 milioni di Euro nel 2015 (125,1 milioni di Euro di fine 2011). Tale crescita è conseguenza del consistente piano di investimenti i cui fabbisogni sono coperti anche con autofinanziamento. Nell’arco del Piano si prevede che il rapporto Posizione Finanziaria Netta / Patrimonio Netto non superi l’unità e che il rapporto Posizione Finanziaria Netta / Ebitda non superi 4. Il ROI è previsto in leggera crescita dal 6,1% del 2011 a 6,3% di fine 2015. Il ROE è previsto stabile intorno al 3%; su questo indicatore impatta fortemente la componente fiscale, che grava particolarmente sulle attività energetiche (cd. Robin Tax): è infatti sufficiente osservare che il rapporto Risultato ante imposte/Patrimonio Netto si presenta stabilmente intorno al 9%. Il Gruppo intende mantenere una politica di dividendi stabile e sostenibile nel medio periodo, con un pay out ipotizzato attorno al 40% del risultato netto.

ACSM AGAM | L’energia che unisce

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Spunti di Vista | L’innocenza del principio relativo

Donne e Mafia: vittime, mediatrici,

garanti

Da sempre, il ruolo della donna all’interno delle cosche è oggetto di studio di sociologi e magistrati i quali hanno potuto osservare come la posizione della donna nelle organizzazioni si sia sviluppata ed evoluta nel corso degli anni. Parlare della figura femminile della “donna di mafia”significa anche affrontare un’ottica in cui si fondono valori mafiosi e valori non mafiosi. La donna non è solo la muta compagna di un uomo d’onore ma è anche la depositaria della mafiosità; a essa è deputata la trasmissione di valori tipicamente mafiosi come il “culto del rispetto e dell’omertà”, e questo ruolo così delicato non può essere affidato a una donna qualsiasi ma solo colei che già proviene da un ambiente mafioso. La donna è sempre stata fondamentale nel replicare e rafforzare i valori della propria cultura di provenienza. Questo vale per tutti i valori, siano essi concernenti la religiosità, alla buona educazione o la mafiosità.Le mafie sono sistemi di violenza e d’illegalità finalizzate all’accumulazione del capitale e all’acquisizione di posizioni di potere, basate su codici culturali codificati e capaci di godere di un certo consenso sociale.Sono, infatti, proprio il codice culturale e il consenso sociale a distinguere le mafie da tutte le altre forme di organizzazione criminosa e chi meglio di una madre di famiglia, può garantire il perpetuarsi di un codice culturale? Chi se non una donna di casa morigerata, affettuosa, che tiene ai figli, alla casa e alla religione, che ha rapporti con il vicinato e non si dimentica mai un dovere, può garantire il consenso sociale?Per queste ragioni, già nella classica definizione di ruolo, la donna è stata e continua a essere, un elemento fondante della cultura mafiosa anche se lo stesso contesto sociale di cui lei è “sacra garante” e dominato e retto su di un’ideologia maschilista che ha sempre rifiutato di considerare la donna come un soggetto detentore di diritti e poteri. Le donne non “fanno parte” ma “appartengono” all’organizzazione mafiosa, nel senso che letteralmente sono viste come delle proprietà. Esse, tuttavia, non sono solamente le riproduttrici della cultura mafiosa presso i propri figli, in quanto, soprattutto negli ultimi anni con il dilagare del fenomeno del pentitismo che ha minato alle basi l’immagine della forza e della compattezza delle mafie, queste hanno

affidato alle proprie donne un compito molto importante: nell’affermare pubblicamente la loro appartenenza totale a quel mondo hanno il compito di comunicare al mondo esterno la potenza del sistema mafioso. Quando sposano un famoso latitante, quando hanno figli da lui, intendono rivolgere allo stato e alla società un messaggio di potenza e d’inattaccabilità. Quando rinnegano mariti o figli “infami” non lo fanno solamente per il loro specifico interesse o per il timore di rappresaglie ma perché così facendo incarnano un ruolo codificato all’interno dell’organizzazione e della famiglia. Sono, infatti, questi i soli momenti di visibilità pubblica e politica delle donne di mafia.Alle donne non è consentito scegliere, le loro sorti sono inevitabilmente determinate dall’oggettività della situazione: la moglie del latitante è rispettata e protetta, quella del pentito se non fugge o non dichiara immediatamente la sua dissociazione, può essere liberamente stuprata o uccisa. Le donne di mafia sono, quindi, in un duplice senso mediatrici con il mondo esterno della cultura mafiosa: sia attivamente che passivamente. La loro subalternità diviene essa stessa messaggio al di là di ogni possibile presa di parola.Per queste complessità che la sua figura incarna nell’ordine maschilista mafioso, il ruolo della donna nella mafia risulta essere difficilmente interpretabile con i comuni strumenti di analisi della criminalità.Tutto questo fa della donna una parte integrante dell’universo mafioso e come tale è quindi necessario che un ultimo equivoco venga dissipato, quello della condizione di minorità giuridica femminile: risale, infatti, solo al 2001 la prima condanna di una donna per associazione mafiosa. La stessa legge è stata per lungo tempo influenzata dal pregiudizio sociale senza rendersi pienamente conto dei mutamenti insiti nelle organizzazioni mafiose e della conseguente maggior preminenza del ruolo delle donne al loro interno. Se, infatti, da un lato queste strutture malavitose restano fortemente maschiliste, dall’altro sono riuscite utilitaristicamente a sfruttare al meglio la presenza delle donne di famiglia nel momento del bisogno. Che le donne sappiano essere supporti molto validi, efficaci, intelligenti, pragmatici e, soprattutto, fidati è cosa nota anche agli uomini di mafia che, in seguito alle ondate di pentitismo hanno iniziato ad affidare dal carcere

ruoli di responsabilità, se non addirittura di comando momentaneo, alle proprie donne (per lo più mogli o sorelle) piuttosto che a qualche improvvisato gregario di dubbia fiducia. Oltre a questo lo sviluppo dei traffici internazionali, dalla droga alle armi, e l’espansione finanziaria mediante società di varia natura per il riciclaggio dei capitali illeciti, hanno creato l’occasione per un largo impiego delle capacità gestionali femminili. In moltissimi casi, infatti, le donne si sono rivelate essere non semplici e inconsapevoli prestanome per gli affari delle cosche ma direttamente, abilmente e spietatamente coinvolte nella gestione delle stesse. Moltissimi sono gli esempi di donne di mafia che hanno sviluppato un grande interesse per la gestione del potere e dell’autorità, anche se queste erano mere emanazioni dell’autorità incarnata del boss assente. In molti casi questa emersione femminile nel mondo della malavita organizzata è stato visto come un carattere di emancipazione femminile rispetto a un sistema culturale di stampo maschilista ma questo, a mio avviso, non è che un altro grave fraintendimento. Quale emancipazione della donna può esserci quando le donne per emergere nella propria individualità sono costrette a fare propri, a discapito delle proprie peculiarità femminili, i meccanismi e gli schemi di un sistema maschio- centrico che sta sfruttando il loro desiderio di riscatto per i propri fini? Forse i veri casi di emancipazione femminile nell’universo mafioso sono da identificarsi in quelle donne coraggiose che hanno realmente saputo ripudiare quel sistema culturale e sociale attraverso la scelta di collaborare con la giustizia.Ma in fondo, potrà pensare qualcuno, cosa centriamo noi che viviamo al nord, in provincia di Monza e Brianza, con questo sistema culturale? Perché perdere tempo in riflessioni sul ruolo della donna nell’universo mafioso? Perché in realtà siamo un paese molto più unito e coeso di quanto vogliamo credere, come sanno bene di noi gli stranieri: “Ah Italia, Mafia, pizza e mandolino!”. Il mandolino, probabilmente, oramai è andato fuori moda ma la buona pizza e la Mafia si trovano sempre in ogni luogo. E il recente caso dell’omicidio di Lea Garofalo (del 24 Novembre 2009), donna di mafia colpevole di avere scelto di collaborare con la giustizia e per questo uccisa e sciolta nell’acido a San Fruttuoso, sembra volercelo ricordare.

Partiamo dal tuo ultimo lavoro Happiness, come lo definiresti?

«La canzone Happiness è nata tempo fa quando stavo lavorando al mio album precedente Plant a seed. Volevamo pubblicarlo in Italia e non sapevamo come fare, così parlando con Giovanni Pollastri e Videoradio, Raitrade abbiamo deciso insieme che avrei inciso delle nuove tracce e remixato altre registrazioni passate, dando rilievo soprattutto alla mia figura di musicista oltre che di cantante; e questo divenne una sfida eccitante per me. Giovanni mi mise subito in condizioni di poter esprimere il mio talento senza avere pressioni esterne o scadenze temporali, lasciandomi quindi carta bianca per tutti gli strumenti e i generi delle varie tracce; mi ritrovai da lì a poco con molto materiale sia strumentale sia vocale, dove potevo esprimere tutta la mia creatività di musicista, e così nacque Happiness. Il testo di questa canzone è molto significativo perché rivela un percorso e uno stato dell’animo, ti chiedi dove realmente sei, prima appari e poi scompari, e quindi è il messaggio della canzone che la rende così speciale per me. Poi ho mandato la canzone a “Pete il Belga”, un mio amico molto bravo con cui avevo scritto altri pezzi, e voleva essere un mio regalo per lui, ma poi si sono aperte nuove strade e ho così messo in contatto anche altri amici come Lou Reed, Tom Petty e la canzone si è trasformata in molte varianti, fino a diventare un vero album».

Esiste una linea comune, un file rouge che lega insieme le tracce e gli artisti che hanno suonato con te in Happiness, mi riferisco a Lou Reed , Susanne Vega e Jan Hamnmer.

«Tutto nasce e si riferisce ai diversi significati della parola felicità e lo puoi raffigurare come un percorso della vita e ad ogni emozione relativa che ne scaturisce, così sono nati altri brani come Feel like crying e Plant a Seed. In particolare quest’ultima è molto importante per me perché l’ho scritta in un momento di dolore quando mio padre è morto, e questo e’ accaduto mentre ero in Itala in tour con Lou Reed, e mi sono ritrovato al suo funerale e il giorno dopo ancora in concerto in Sardegna con Lou,

e questo periodo di lavoro intenso ha congelato le mie emozioni fin quando poi mi sono trovato , sempre per lavoro , a Tokyo e in quel momento ho lasciato libero il mio dolore per la perdita di mio padre e ho iniziato a pensare alla morte, e sono arrivato al’idea che i genitori sono le piante, e noi figli, le foglie che loro crescono, poi la pianta muore e noi foglie diveniamo piante ; e’ un concetto molto semplice che racchiude tutto l’album, cioè che la perdita non e’ la fine ma una porta che si apre, che da una perdita poi scopri altre nuove realtà, e ciò che hai seminato 10 anni prima, alla fine poi prende forma, vita e lo ritrovi nella tue giornate. Questo è il vero concetto dell’ album, che esistono gli alti e bassi, ma non bisogna mai darsi per vinti e continuare a guardare in avanti».

di Elena Gorla

Clochart | Interviste a volti noti in giro per la Brianza

servizio a cura di Marta Migliardi

E’ uscito il nuovo album di Fernando Saunders, Happiness ( che vede la collaborazione d Lou Reed e Susan Vega) e, in esclusiva, abbiamo la possibilità di intervistarlo via skype. Una lunga chiacchierata, generosa e intensa, che ci fa viaggiare dalle strade di Detroit ai grandi palcoscenici, da lui calcati anche in compagnia di artisti del calibro di Lou Reed, Lu-ciano Pavarotti ( e tantissimi altri), fino alle viscere dei suoi pensieri più profondi. L’amicizia con Lou Reed, la musica corale, la timidezza e la gentilezza, palpabili anche dalla generosità delle sue parole. Presto sarà in Italia per alcune tappe del suo tour. Lo aspettiamo, come il sole in primavera.

di Antonello Radice

Fernando Saunders: intervista esclusiva

Io e Lou Reed: We both teach other, la bellezza dell’oscurità e il sole

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Pietro Ferri, che rappresenta la casa discografica che ha prodotto il tuo album, ha scritto una profonda recensione sul tuo lavoro; come ti sei trovato a lavorare qui in Italia a contatto con la nostra cultura, visto che già in passato avevi collaborato con Pavarotti?

«Ti racconto un aneddoto molto significativo a proposito di Ferri: quando avevamo concluso le registrazioni si doveva creare la playlist dell’album, e questa e’ una cosa che non ho mai delegato in passato, ma i commenti e le reazioni che ha avuto Ferri e Pollastri erano così sincere e spontanee, che ho lasciato a Ferri stesso la libertà di decidere lui la playlist, ed è quella che trovate nell’album. L’Italia e gli italiani sono i destinatari di questo mio lavoro sin dal principio, e io mi sento molto legato a voi e alla vostra musica, grazie anche Lou Reed, Jeff Beck e soprattutto a tutti i film che ho guardato dei vostri grandi registri del passato; quindi ho sempre seguito la vostra arte e cultura, in tutte le sue forme musica, pittura, moda…. E ovviamente anche la cucina!E’ stato proprio quando ho lavorato con Pavarotti e conosciuto sua moglie, che mi hanno portato a scoprire dei gioielli del vostro Paese come Modena, Bologna che all’estero non sono così famose ma che hanno davvero un fascino speciale, dove puoi scoprire venti diversi stili di vita che convivono perfettamente insieme».

Sei un musicista molto versatile e crei molte emozioni con la tua musica, da dove nasce questa tua costante passione per la ricerca? Esiste uno stile musicale a cui sei più legato ?

«Tutto nasce dalla mia città di origine, Detroit, la capitale del soul e della Mototown. Sono cresciuto da adolescente negli ultimi anni prima che la Motown si trasferisse in California e , per dirti, ascoltavo Lou Reed e tutto il meglio della musica Old school che veniva trasmessa dall’unica radio musicale di Detroit a quel tempo, la CKLW, che era il faro per la musica di noi giovani e trasmetteva qualsiasi genere . Inoltre la mia famiglia frequentava molto la chiesa, e così anche io da piccolo ci andavo, anche se onestamente non ne avevo voglia, ma tutto questo ha però caratterizzato l’atmosfera di casa e ognuno di noi cantava gospel , qualsiasi fosse la sua professione. Alla fine anche io sono entrato nel coro e davanti a casa nostra sorgeva un luogo dove cantavano “do-up” ( a cappella), e quindi la mia voce e’ stato il mio primo vero strumento, e ho imparato a conoscerlo e svilupparlo prima di tutto a casa mia. A Detroit una cosa davvero meravigliosa era che i “vecchi “ musicisti si prendevano cura dei nuovi, li istruivano perche potessero realizzarsi, mettendo da parte il loro ego e insegnando tutto il loro sapere; lo stesso principio e’ divenuto parte della mia vita e così anche io mi apro e aiuto chiunque voglia conoscere e suonare musica. Quando avevo 16 anni suonavo con musicisti di 35/40 anni che

erano anche dei maestri della musica mondiale, perché la Motown a Detroit era il fulcro della musica tutta, venivano Eric Clapton, Jeff Beck e io suonavo con gente del calibro di Marcus Belgrave che era uno dei membri della band di Ray Charles, o Hamilton Bohannon, che faceva disco music ma era anche il leader della Motown band dove suonava Stevie Wonder; quindi mi sentivo come un bambino nel negozio di caramelle ! Essere un musicista a Detroit in quel periodo significava saper suonare e conoscere ogni genere e io sono stato molto fortunato nel poter sviluppare la mia voce e imparare a suonare con persone di questo spessore e la musica classica e’ la mia preferita».

Sei un polistrumentista, da dove nasce il tuo amore per il basso?

«Questa e’ una storia divertente, a quei tempi a Detroit suonava con i Jackson’s Five e i Temptations tale James Jamerson, uno dei più grandi bassisti della storia musicale e anche definito il musicista più emblematico della Motown e lui e’ stato il mio più grande insegnante, ma prima di lui ho imparato a suonare altri strumenti nella mia scuola, che era all’avanguardia rispetto al sistema standard per quanto riguarda l’arte e la musica; cosi’ ho iniziato con il clarinetto, e poi sono passato alla tromba fino a quando mio zio, che era molto popolare all’epoca come musicista con i Temptations mi ha regalato una chitarra elettrica, di cui mi sono innamorato immediatamente e, siccome il mio amico vicino di casa anche lui suonava la chitarra, abbiamo deciso di formare una band e io sono passato al basso. Ma ho proseguito a studiare altri strumenti e anche a comporre musica per

arrivare a scoprire il limite di ogni strumento e quindi portare me stesso e i musicisti con cui collaboro a quel livello».

Quali sono i musicisti emergenti che più apprezzi e che definiresti “ricercatori” nel panorama musicale odierno?

«Sono molto attratto dalla musica rap e hip hop, soprattutto perché utilizzano dei sample di musiche passate che altrimenti sarebbero rimaste sconosciute ai giovani, e mi riferisco a brani di Joni Mitchell, Elton John, Sting, Tempations e Motown in generale; in questo modo hanno aperto le porte per un nuovo approccio alla musica anche per noi musicisti . A me in particolare piace Eminem che e’ grande narratore di storie – storyteller, , e ne discutevo proprio con Lou Reed poco tempo fa e anche lui lo rispetta molto, Adele e anche Rhianna, di cui mi ha colpito la canzone Umbrella, per il suo groove e perchè e’ ben costruita; comunque in generale credo che oggi ci sia della buona musica in giro. Rimane sempre in auge la vecchia scuola come Pat Metheny, Marcus Miller , il cui ultimo lavoro mi piace parecchio. Infine per sintetizzare, venendo da Detroit, sembrerà strano ma mi affascina la pop music, perché è fondamentale avere un chorus, una linea vocale principale o che segue quella degli strumenti per rendere completa una traccia, anche Bob Marley amava l’ apporto dei cori nella sua musica».

Sei sia un produttore che un musicista, quale è il tuo approccio al mondo discografico odierno, in continua evoluzione tecnologica ma

caratterizzato allo stesso tempo da una rivalutazione del passato.

«La parte buona di Itunes e youtube e’ la possibilità che danno ai ragazzi di conoscere qualsiasi tipo di musica e genere perché loro sono attratti dalla canzone in se,e sebbene a loro piace la musica moderna, tramite questi mezzi amano quella passata in maniera più profonda e così scoprono artisti come Janis Joplin, Rolling Stones, Beatles o Bowie e contestualmente seguono i concerti dei Ramones o Iggy Pop piuttosto che nuovi artisti in voga in questo momento. E lo stesso processo e’ accaduto nel mio album Happiness, amo la tecnologia in tutte le sue forme, ma sono ritornato ad ascoltare album di artisti del passato e riprodurre alcuni dei loro suoni con strumenti analogici ed e’ giunto in un momento perfetto, non mi dovevo sentire ne troppo giovane ne troppo vecchio, ho semplicemente espresso chi sono oggi».

Quanto influisce nella tua musica la situazione della società oggi, nelle sue dinamiche economiche e cambiamenti sociali.

«Feel like crying è l’espressione di quello che io provo guardandomi intorno e ascoltando le storie della gente ogni giorno, esprime il senso di dolore o sconforto , che non possiamo evitare, ma con cui ci confrontiamo quotidianamente e allo stesso modo e’ lo stimolo per guardare avanti e trovare il buono e il bello che possiamo avere dalla vita. Ora vivo qui in Repubblica Ceca e ho appena incontrato l’ex presidente Havel con Lou Reed a favore di una fondazione,

sono legato ad Amnesty International e credo che e’ nostro compito aiutare e dare supporto a chiunque abbia dei problemi, così e’ la mia vita e ne sono felice».

Hai appena menzionato Lou Reed, che ti ha descritto come “un umano molto avanzato”. A quale lato della tua persona si riferiva a tuo parere?

«(ridendo)… sapevo che me avresti posto una domanda su Lou Reed prima o poi… Eravamo a Losanna per un’intervista ad una radio locale per promuovere Baton Rouge, che era al primo posto della classifica, e al termine Lou prese la parola e disse proprio questo con una tale semplicità che mi sorprese parecchio, perché per tutta l’intervista non era riuscito a dare le risposte che voleva, e questa era la vera cosa che gli interessava comunicare. Il nostro rapporto e’ nato molto tempo fa, quando lui mi venne a sentire in un mio concerto a Detroit e mi propose di suonare con lui per il suo album The Blue Mask, e paradossalmente, lui sembrava molto più entusiasta di me, che ero invece e timido e impacciato all’idea di suonare insieme a Lou Reed. Onestamente il nostro e’ stato sin dal principio un rapporto di piena trasparenza e complicità e supporto vero, come due veri amici; lui usciva da un periodo difficile e si confidava con me apertamente, dal mio canto gli ho dato tutto il mio animo e la mia musica in modo sincero, perche Lou e’ davvero una persona speciale che pochi davvero, e io sono uno di questi fortunati, hanno potuto scorgere oltre la corazza che lui si e’ creato per difendersi dalle pressioni e dai sciacalli che hanno sempre contraddistinto il mondo

della musica. Mi ha dato il soprannome di “the Judge”, e questo mi ha davvero reso orgoglioso sia come musicista che come uomo, in quanto lui sì e’ sempre fidato di me da quando ha iniziato a praticare il Tai Chi durante il primo periodo perche io gli parlavo dello Yoga e la meditazione, che ai quei tempi praticavo, così come allo stesso modo entrambi rispettiamo e cerchiamo l’opinione dell’altro nella musica quando suoniamo insieme.We both teach other - Noi insegniamo l’un l’altro, questo e’ davvero il motivo che ci lega cosi profondamente ogni giorno. Ti racconto questo aneddoto: come sai Lou ha un forte temperamento, e una sera viene da me dopo aver litigato con una persona e mi dice che alla fine si è scusato, e voleva ringraziare me per essere riuscito a farlo, allo stesso modo lui mi ha aiutato a capire di chi fidarmi e a non essere sempre così buono e aperto con tutti, perché molti cercano solo di sfruttarti e lui ne ha avuto una grande esperienza negativa a riguardo nella sua vita. Io ho fatto scoprire a Lou il lato solare della vita e lui mi ha insegnato la bellezza dell’oscurità, la gioia nel suo estremo limite può essere molto dolorosa».

Infine quali sono le date del tuo nuovo Tour ora che e’ uscito “Happiness”?

«Non conosco ancora le date precise, ma sicuramente l’Italia e’ il primo posto dove voglio suonare perche’ l’album ha davvero uno spitiro italiano e amo il vostro paese, magari riesco a inserire una data e vi faccio una sorpresa e porto Lou Reed e Susanne Vega a suonare con me lì da voi per uno special show !!!»

Clochart | Interviste a volti noti in giro per la BrianzaClochart | Interviste a volti noti in giro per la Brianza

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Da Giovedì 28/02 a Domenica 03/03 ore 21.00Domenica anche ore 16.00

Lunetta Savino e Emilio Solfrizzi in “DuE DI NOI”

Venerdì 15 Febbraio ore 21.00 Giuseppe Giacobazzi in

“APOCALyPSE”

Mercoledì 20 Febbraio ore 18.30 Biblioteca Triante Via Monte Amiata 60, Monza

IL TEATRO IN BIBLIOTECASabato 23 Febbraio ore 21.00

Teatro dell’Opera di Milano in

“PAGLIACCI” di Ruggero Leoncavallo

Venerdì 22 Febbraio ore 21.00 “IL SIGNOR G”

Spettacolo in occasione del decennale della scomparsa di Giorgio Gaber

Posto unico numerato€ 20 + prevendita

Biglietti da € 22 a seconda dei settori;

Riduzioni per Abbonati Stagione Prosa, università della terza età, enti

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Tre atti unici, concepiti per essere recitati da un’unica coppia d’attori.Tre emblematiche e paradossali situazioni matrimoniali.

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Tel. 039 386500

Progetto divulgativo ufficiale della Fondazione Giorgio Gaber, a cura di Andrea Pedrinelli, storico collaboratore della Fondazione.

Un percorso unico attraverso il pensiero e l’ironia di Gaber,grazie anche alla presenza dell’attrice Rossella Rapisarda.

Un nuovo spettacolo dove Giacobazzi, con la sua tipica ironia, prende in

esame l’attualità italiana con la sua mimica ed il suo umorismo unici.

Dai reality show ai telegiornali, dalla pubblicità alle mode del momento.

Presentazione del libro dedicato al delitto a cui si è ispirato Ruggero Leoncavallo per l’opera

“Pagliacci” con gli autori Mario Riccardo Migliara (regista dello spettacolo) e Giovanna Ferrante

Info: Biblioteca Triante di Monza [email protected]

Pagliacci è un’opera lirica divisa in due atti. Si ispira a un delitto realmente accaduto a

Montalto Uffugo, in Calabria, quando il compositore era bambino,

e in seguito al quale il padre di Leoncavallo,che era magistrato, istruì il processo che

portò alla condanna dell’uxoricida.

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DAI 14ANNI

Clochart | Interviste a volti noti in giro per la Brianza

Emilio Solfrizzi

Due di Noi

Emilio Solfrizzi sarà al Teatro Manzoni insieme a Lunetta Savino dal 28 febbraio al 3 marzo con lo spettacolo Due di noi di

Michael Frayne per la regia di Leo Moscato.Noi lo abbiamo raggiunto telefonicamente

per parlare con lui di questo suo ritorno a teatro e conoscere un po’ meglio questo

grande attore italiano che ha vestito i panni di molti personaggi cari al pubblico

televisivo.

Qualche aneddoto del dietro le quinte?

«Avrei solo l’imbarazzo della scelta…se verrai a vederlo sarà facile capire a cosa mi riferisco: soprattutto l’ultimo atto è una specie di girandola, dove i personaggi escono da una porta e rientrano dall’altra in una veste diversa! Solo nell’ultimo atto io ho undici cambi di costume per entrate e uscite di personaggi diversi… più volte il direttore di scena mi ha fermato mentre mettevo una parrucca sbagliata o prendevo un oggetto sbagliato».

Si può dire che il teatro è il tuo primo amore?

«Il palcoscenico lo è indubbiamente perché lì hai il vero riscontro del pubblico. Il teatro non tradisce. Al cinema o in televisione se sbagli una scena, hai la possibilità di rifarla fino a quando non sei soddisfatto; in teatro questa possibilità non ce l’hai per cui energia, concentrazione, determinazione devono essere sempre al massimo. La cosa che continua a emozionarmi ogni giorno è che lo spettacolo non è mai uguale a se stesso: ci sono state persone che sono venute più volte a vederlo e lo hanno trovato sempre diverso e questo dipende anche dal pubblico: il pubblico è parte fondamentale dell’esperienza teatrale. Il pubblico è attore a sua volta e questa continua

a essere un’esperienza straordinariamente emozionante».

Non mancano, però, nella tua carriera importanti lavori televisivi in cui interpreti ruoli spesso molto distanti fra loro: c’è qualche personaggio cui sei rimasto più legato?

«Io sono totalmente affascinato dalle sfide! Sono una persona curiosa e questo, ovviamente, si ripercuote anche sul lavoro: andare a esplorare ambiti per me nuovi è sempre stata una cosa che mi ha divertito. Io ero noto nell’ambiente per fare cose divertenti, comiche, per avere mostrato sempre e solo il mio lato più umoristico. Poi, ho avuto la fortuna di incontrare registi come Enzo Monteleone che mi ha offerto il primo ruolo drammatico in un film che io considero un capolavoro della cinematografia italiana El Alamein - la linea del fuoco. Sono davvero molto grato a Enzo Monteleone per avere visto in me potenzialità che altri che si fermano alla superficie non avevano visto. Non ho mai voluto essere etichettato in categorie, ho sempre cercato di essere un attore a tutto tondo: da bambino sognavo di fare l’attore proprio perché questo mestiere permette di potere vestire dei panni

completamente diversi uno dall’altro. In seguito, ed è stata un’esperienza molto bella, ho avuto la possibilità di interpretare anche personaggi storici come il giudice Borsellino, il padre di Anna Frank e Ferdinando di Borbone (nel film tv Luisa Sanfelice di Paolo e Vittorio Taviani)».

Televisione, cinema, teatro: un pregio e un difetto per ognuno…

«Il difetto più grosso del teatro è la turné che mi costringe a stare lontano da casa, dalla famiglia, dai figli. Costringe a un grande sacrificio perché coinvolge la tua sfera privata e, questa, per me è la fatica più grossa: stare quattro, cinque mesi lontano da casa. Lo spettacolo in sé è entusiasmante.Quanto alla televisione, la considero un grande contenitore da riempire di contenuti: può essere anche un luogo in cui sperimentare nuovi linguaggi. Io, ad esempio ho avuto la fortuna di essere protagonista di Tutti pazzi per amore dove, sono certo di potere dire di avere scritto una piccola pagina di televisione nuova. Credo che questa, che è stata definita una fiction “leggera”, sia stata davvero un’innovazione per la nostra televisione perché i bei risultati ottenuti sono frutto del grande sforzo necessario

Partiamo dalla fine, ossia dal tuo ultimo lavoro. Ci parli di Due di noi che andrà in scena al Teatro Manzoni, dove lavori con Lunetta Savino ?

«Sono felicissimo di affrontare questa avventura con Lunetta. Ci conosciamo da molto tempo perché abbiamo lavorato insieme in uno dei primi film importanti delle nostre carriere, Matrimoni di Cristina Comencini, poi, sempre per la regia della Comencini, abbiamo lavorato insieme anche in Liberate i pesci. È stata proprio Lunetta a propormi questo testo dopo averne parlato con il regista Leo Muscato, con cui lei aveva già lavorato in Casa di bambola.Cercavo da anni una bella occasione per tornare a lavorare in teatro (dal quale mancavo da una decina d’anni) e Lunetta e Leo Muscato me l’hanno offerta ed io mi ci sono buttato a capofitto!Due di noi è un testo meraviglioso e, per fortuna, non sono io a dirlo ma i critici! E’ il testo d’esordio in teatro di Michael Frayne, un autore che è diventato poi famosissimo in tutto il mondo con Rumori fuori scena, la sua seconda opera teatrale. Due di noi contiene tutti gli elementi che poi Frayne svilupperà in Rumori fuori scena. È uno spettacolo scritto per due soli attori che devono interpretare ben cinque ruoli: da attore posso dirti che è davvero una bellissima esperienza. E’ uno spettacolo agile, leggero, molto divertente che dura un’ora e quarantacinque minuti senza interruzioni».

Foto di Fabio Lovino e Save the Children

di Adrianza Colombo

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per ottenere la leggerezza pur affrontando temi complessi come l’omosessualità, la malattia, la morte di un amico.Il cinema, è talmente bello ed emozionante che vivo il fatto di essere chiamato ogni tanto a farlo scome un privilegio enorme di cui sono consapevole».

Hai ricevuto anche molti premi lungo la tua carriera…ce ne è uno che ti ha reso più orgoglioso?

Devo dire che i premi mi lasciano sempre piuttosto indifferente ma al momento sono sempre orgoglioso di riceverli!Un premio tra gli altri che mi ha reso particolarmente felice perché, riguarda un lato di me che è rimasto sempre un piacere privato, è il Nastro d’Argento che ho ricevuto nel 2011 per la canzone Amami di più (Ndr. Scritta con Francesco Cerasi e Alessio Bonomo) che ho scritto per Se sei così ti dico sì di Eugenio Capuccio. Comporre canzoni è una cosa che avevo sempre lasciato al mio divertimento privato invece, mi è capitata l’occasione di potere pubblicare una canzone ed è stato davvero emozionante…il fatto, poi di ricevere anche un premio per questa canzone è stato straordinario e, quindi, ero un po’ in imbarazzo nel ritirare il premio… mio ego, però, era completamente soddisfatto!».

C’è qualche esperienza che vorresti fare e che non hai ancora fatto?

«Tantissime. Una cosa che sto facendo e mi piacerà tantissimo andare a vedere quando arriverà nelle sale il prossimo anno, è il film di animazione a cui sto prestando volto (che sarà però deformato) e voce. Si tratta di una produzione italo-francese in cui attori di entrambe le nazionalità daranno il volto a scimmioni dell’età della pietra: non vedo l’ora di andarlo a vedere con mio figlio!Io sono un appassionato di fantasy, mi piacerebbe da morire fare un film fantasy… con tutti quegli effetti speciali! Conosco a memoria tutti gli eroi della Marvel e faccio finta con mia moglie, quasi fosse un sacrificio, di andare al cinema a vederne i film solo per fare felici i miei figli mentre, in realtà, ci vado con grandissimo piacere».

Testimonial della campagna Every One di Save the Children. Pensi che voi operatori dello spettacolo abbiate il dovere di essere esempi?

«Questo è un argomento molto delicato, perché attiene al privato di ognuno di noi. Da un lato c’è la consapevolezza di avere avuto molto e, allora, anche un po’ la voglia di restituire; da un lato c’è, ad esempio, nel mio caso anche una particolare sensibilità al tema dei bambini e, quindi quello che chiami spendersi o, dare un volto non è un dovere morale dell’attore ma, credo sia un dovere morale di ognuno di noi. È chiaro che sono molto felice se poi, la mia immagine pubblica serve ad una buona causa. Il problema è che mi piacerebbe, come dire, sostenere molte

più situazioni, associazioni e iniziative ma, spesso bisogna scegliere. Every One è una campagna meravigliosa di cui sono testimone anche dei risultati: adesso stiamo tentando di organizzare una visita ai vari luoghi che hanno beneficiato dei proventi delle campagne, proprio per testimoniarle con la mia presenza e descriverle».

Se tu dovessi esprimere tre desideri oggi, quali sarebbero?

Col primo rischio la banalità ma è il mio desiderio più grande: mi piacerebbe che si aprisse un orizzonte un po’ più fiducioso nel paese, tale da ridare alle persone la speranza e la voglia di credere nel futuro. Il secondo desiderio riguarda i giovani. Io ho due figli e mi piacerebbe che anche loro potessero guardare con più ottimismo il futuro: potere investire su se stessi certi di potere trovare una strada.Il terzo: mi auguro di campare a lungo (Ndr. Ride)».

Un tuo pregio e un tuo difetto?

«Un difetto che mi attribuiscono è che sono un precisino. Detesto le cose abborracciate e la superficialità. Un pregio è che… sono un precisino. Per cui mi capita di volere fare bene le cose, di rifiutare la superficialità!A me hanno insegnato a scuola, quando

studiavo filosofia, che gli opposti coincidono, e io ci credo molto».

Che consiglio daresti oggi a dei ragazzi che volessero entrare nel mondo dello spettacolo?

«Di non farsi incantare dalle sirene. Il problema è che negli ultimi anni è venuto sempre più fuori come messaggio dalla televisione, dalla società, dalla politica di inseguire il minimo impegno per il massimo risultato. Invece bisognerebbe tornare a qualche valore un po’ più vecchio, sarà l’età a farmelo dire (Ndr. Ride), io mi ricordo mio padre che diceva: “Se ti impegni, ce la farai”. Adesso si pensa: “se hai la raccomandazione, se conosci tizio o caio allora entri”. Io, invece, credo che l’impegno, il sacrificio la determinazione, la voglia e l’entusiasmo producano dei risultati veri e positivi. Io ci credo ancora e provo continuamente a trasmetterlo ai miei figli. Nella vita di certo non passa un solo treno ma quando arrivac bisogna essere pronti a salirci e arrivarci preparati. Inoltre se qualcuno scegliesse di fare questo lavoro, deve farlo “per questo lavoro”, non per gli effetti collaterali che produce: notorietà, fama , ecc. Chi affronta questo lavoro debba volerlo fare per passione. Questo è un lavoro che bisogna amare veramente tanto perché, costringe anche a moltissime rinunce».

Clochart | Interviste a volti noti in giro per la Brianza

Siamo qui, all’Ovale Store di Desio ( C.so Italia 12, [email protected] oppure 0362/308679), in compagnia di Simone Bignotti, uno dei gestori, per parlare della sigaretta elettronica. Se ne sentono tante in merito a questa innovativa realtà, ma noi vogliamo scoprire i vantaggi della sigaretta Ovale direttamente da chi se ne occupa ed ha, pertanto, le reali competenze per spiegarci con parole semplici ma chiare, questo prodotto e indirizzarci positivamente verso il suo utilizzo.

Ci spiega Simone:« …all’interno delle sigarette ci sono migliaia di sostanze nocive e talvolta cancerogene. Questa è senz’altro già un ottima motivazione per smettere di fumare. Partendo dal presupposto che nella sigaretta Ovale vi è nicotina ma in quantità infinitesimale e per lo più si tratta di una nicotina farmacologica, ovvero studiata apposta per essere supportata dal nostro organismo in maniera migliore. A differenza di quella tradizionale, di cui si sente sempre il bisogno e la dipendenza, questa, al contrario, provocando una sorta di fastidio,ti porta ad abbassarne l’uso».

Oltre che per motivi di salute, c’è anche un

vantaggio economico?

« Certamente! In media un pacchetto di sigarette costa intorno ai 5 euro, mentre una boccetta da 20ml va dai 13 ai 15 euro ma equivale a quattordici pacchetti di sigarette!Diciamo che il costo arriva ad essere di 1/5 rispetto alla sigaretta tradizionale!»

Tutte le sigarette elettroniche sono uguali o vi è qualche differenza?

«C’è sigaretta e sigaretta! Ovale è stata la prima ed è il leader sul mercato. Oltretutto non si tratta di una realtà locale, intesa come italiana: da Dublino a Londra, agli Stati Uniti…con Ovale troverete le medesime sigarette ed i medesimi liquidi che sono, tra l’altro, prodotti dalla Life Prodotti di Piacenza, che produce per tutto il mondo!»

Anche sul piano etico Ovale è coerente, ci spiega sempre Simone:«… noi per scelta non vendiamo la Ovale ai minorenni. Anche se adesso va molto di moda, e li vedi fuori dalle scuole con la sigaretta elettronica in mano, io, sia come gestore sia per le direttive della casa madre, ai minorenni non la vendo».

Perché, quindi, comprare Ovale?

«Innanzitutto per la salute, perché Ovale è l’unica che ha fatto veramente degli investimenti, perché quasi tutte le altre comprano dagli stessi fornitori che forniscono lo stesso prodotto per tutti. Ovale ha ideato e studiato un nuovo sistema: il sistema Tank! E’ molto complesso perché riscalda i componenti che sono all’interno dei liquidi dagli 80 al massimo a 140 gradi. Dopo di che c’è il

blocco automatico. Gli elementi che danno la vaporizzazione hanno il punto di infiammabilità a 150 gradi, il che vuol dire che sopra questa temperatura cominciano a diventare nocivi per l’organismo! La differenza sostanziale tra Ovale e tutto il resto del mercato è proprio che Ovale blocca questa temperatura a 140 gradi. Bisogna pensare alle sigarette Ovale come un Aereosol, perché hanno lo stesso meccanismo. Infatti ci sono tante persone che decidono anche di fumare a zero nicotina semplicemente per il gusto degli aromi».

Aiuta davvero a smettere di fumare?

«E’ più facile che non accenda più una sigaretta un fumatore da tre pacchetti al giorno di chi ne fuma, per dire, due. Il grosso fumatore smette. Tutti comunque, possono venire a chiedere informazioni sia a Desio che a Monza, dove troveranno me o i miei colleghi anche solo per farci delle domande!»

Ovale Store, oltre che a Desio lo trovate a Monza in Via Zucchi angolo Carlo Alberto, nella zona pedonale per la comodità dei tanti monzesi.

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Brigantia: Storia ed escursioni nel nostro territorio Brigantia: Storia ed escursioni nel nostro territorio

Dinosauri e T-rex, il parco di monza diventa giurassico

Dinosauri nel Parco di Monza. No, non è un sogno e nemmeno un incubo, ma la mostra «Dinosauri in carne e ossa» organizzata dal Consorzio di gestione di Parco e Villa con la collaborazione dell’associazione Paleontologica di Parma.L’esposizione aprirà i battenti il prossimo 1 marzo, ma da qualche giorno sono iniziate le operazioni allestimento e nei prati adiacenti Villa Mirabello, la tenuta settecentesca voluta dalla famiglia Durini che d’improvviso si tro-verà catapultata in una realtà simile a quella di Jurassic Park. In totale, fra t-rex, triceratopo e velociraptor saranno esposti una quarantina di

esemplari dell’era Mesozoica, più altri animali dell’era Glaciale come il mammuth, il bradipo e lo scoitattolino reso famoso dal film della Warner Bros, che ha concesso all’associazione emiliana di utilizzare il marchio.La mostra, oltre a denti aguzzi e artigli peri-colosi, prevede anche itinerari didattici aperti alle scuole con convegni, incontri, laboratori e, cosa curiosa, la simulazione di uno scavo paleontologico. L’area dove la mostra è in fase di allestimento è, appunto, quella di Villa Mirabello, una delle più suggestive coi suoi prati e boschi. Lorenzo Lamperti, il direttore del Consorzio, ha spiegato che l’iniziativa

rientra in un quadro di rilancio del Parco a livello internazionale. Un primo passo è stata la Biennale Italia – Cina, il secondo la mostra in questionee adesso il consorzio sta lavorando sulla possibilità di far tornare nel polmone verde i grandi gruppi del rock internazionale.

di Riccardo Gerosa

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I Volti del Coraggio

Reportage Reportage

Tre associazioni con sedi, finalità e attività diverse si mettono in reteper realizzare un progetto di alto valore sociale e culturale.

Si sente spesso parlare di fare rete, nel senso di creare collegamenti tra organizzazioni situate in città diverse o aventi differenti finalità, al fine di sfruttare le sinergie che così si sviluppano e di rendere più efficienti e incisivi i programmi che assieme studiano e realizzano. L’importanza di fare rete è ancor più evidente nel territorio della Brianza, dove, a parte Monza, le realtà locali sono di piccole o medie dimensioni, con un variegato tessuto di associazioni, impegnate nei diversi campi, dal sociale al culturale, allo sportivo. Da queste considerazioni è nata la decisione di tre associazioni brianzole di unire le proprie forze per preparare un progetto culturale di grande importanza, che interesserà nei prossimi mesi alcune centinaia di studenti delle scuole superiori, con i rispettivi insegnanti, e decine di professionisti, tra avvocati, commercialisti, imprenditori, educatori. Il progetto, che ha per titolo “I volti del coraggio”, si prefigge di far crescere tra i giovani e tra i professionisti che operano sul nostro territorio, la consapevolezza della gravità e della diffusione del fenomeno mafioso in Monza e Brianza. Lo spunto per affrontare un tema così impegnativo è stato preso dalla conclusione del percorso processuale dell’operazione “Infinito”, che ha visto coinvolti 119 imputati di mafia, tutti residenti nel territorio di Monza e

Brianza. L’associazione “Senza confini” di Meda, l’associazione “N.A.T.U.R.& - onlus” di Seveso e la Sezione scout della C.N.G.E.I. di Cesano Maderno hanno presentato il progetto al bando regionale 2012-2013 e hanno vinto, grazie all’importanza del tema scelto, alla cura nella definizione delle fasi di realizzazione e per l’organizzazione in rete scelta dai partecipanti, unico caso tra tutti i progetti presentati. Due parole sulle tre associazioni. “Senza confini” è stata costituita ufficialmente tre anni fa, per iniziativa di Roberta Miotto e di un gruppo di amici che dal 2009 organiz-zano a Seveso delle manifestazioni per il Giorno della Memoria. Negli anni seguenti, a queste iniziative si sono aggiunti programmi di formazione e sensibilizzazione dei cittadi-ni sui temi della difesa dei diritti umani, del-la pace e della legalità. L’impegno principale dell’associazione “Senza confini” è rivolto ai giovani e negli ultimi tre anni ha organiz-zato incontri didattici in numerose scuole di ogni ordine della Brianza. N.A.T.U.R.& è un’associazione nata nel 1995 con lo scopo di fornire servizi di sostegno ai genitori nel compito quotidiano di far crescere ed edu-care i propri figli. Utilizzando una struttura situata a Seveso nel parco della Villa Dho, Natur& gestisce un servizio di Affidamento-Residenzialità per ragazze adolescenti e un servizio di Ospitalità diurna per bambini, preadolescenti e adolescenti, con attività

di doposcuola e ricreative, che coprono anche il periodo estivo. Infine la sezione Scout C.N.G.E.I. di Cesano Maderno svolge programmi con ragazzi e ragazze della valle del Seveso, finalizzati alla esplorazione dei parchi naturali e alla formazione di cittadini responsabili.Il progetto “I volti del coraggio” comprende innanzi tutto incontri e percorsi didattici con le scuole medie e superiori, sul tema “I testimoni di legalità contro le mafie”. Sarà dato particolare risalto al contributo delle donne contro la mafia, con il ricordo di Lea Garofalo, la collaboratrice di giustizia barbaramente uccisa da membri della sua famiglia.In marzo e aprile saranno inoltre organizzati corsi di formazione per avvocati e impren-ditori sui temi dell’antiriciclaggio e dei reati ambientali e per operatori sociali e inseg-nanti su esperienze di accoglienza di donne e di educazione di adolescenti per contras-tare la cultura mafiosa attraverso pratiche di buona cittadinanza.Il 10 maggio infine si terrà una cerimonia al “Bosco dei Giusti” nella sede del Parco delle Groane a Solaro, con la messa a dimora di alberi, intitolati alle figure di Giusti, volti del coraggio che si sono esposti con la pro-pria vita per lasciare un segno di civiltà. A parlarci di loro saranno presenti tre relatori testimoni delle storie di questi Giusti.

di Sergio Canova

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Bis: Teatro, Musica ed EventiRaccontiamoci: Libri, racconti, scrittura e poesia

Safari Tribute Band: intervista a Giuseppe Giove Liga

Musica contro le mafie: la musica che scrive le parole che si fanno sentire.

“Una tribute band (dall’inglese tribute, “tributo”, “omaggio”) è un gruppo musicale creato con l’intento esplicito di riproporre (di solito dal vivo) brani di un complesso o di un artista famoso del passato, talvolta arrivando al punto di imitare tale artista nell’aspetto, nell’equipaggiamento, e così via”. Così recita l’incipit dell’enciclopedia online più famosa del mondo alla voce “tribute band” ma per conoscere e capire meglio questa realtà musicale diffusa in tutto il mondo, facciamo una chiacchierata con Giuseppe Giove Liga, musicista, autore e anche voce di una tribut band molto brava e attiva…Noi di Trantran siamo andati anche ad ascoltarli dal vivo e, possiamo garantire per loro: non si limitano ad imitare, ma interpretano e, soprattutto, sposano la filosofia di vita del loro artista di riferimento, niente meno che Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti.

La Safari Tribute Band, com’è facile intuire dal nome è una tribute band di Jovanotti…com’è nata?

«Quattro dei sei componenti, tra cui io, già suonavano insieme in cover band... avevamo però un po’ perso gli stimoli perché c’erano già una marea di cover band e così abbiamo scelto di focalizzarci sul percorso di un solo artista, uno che io stimo parecchio, per l’appunto Jovanotti. Inizialmente eravamo Marco Preti (chitarra e cori) Gianni Vetta (batteria) Luigi Rugiano (basso) ed io, Giuseppe Giove Liga (voce). A noi si è aggiunta Chiara Borgonovo (tastierista nonché violinista), un’aggiunta dovuta sia alla volontà di arricchirci con un elemento femminile sia all’indiscutibile bravura di Chiara, e in fine Alex Tambora (percussioni) ».

Perché proprio Jovanotti?

«In Jovanotti io ravviso una forte somiglianza, non tanto dal punto di vista vocale, aspetto su cui invece ci sono molte differenze, ma dal punto di vista del sentire, della sensibilità umana. In molte tribute band il cantante cerca di somigliare il

più possibile all’artista a cui rende tributo, nella voce, nell’abbigliamento e nelle movenze, ma questa è una cosa che io non amo fare. Credo che sul palco sia indispensabile essere ciò che si è, essere genuini, anche se si cantano le canzoni di un altro. Sicuramente Jovanotti è molto fisico e le sue canzoni hanno un tiro molto alto, motivo per cui, cantando alcune sue canzoni non si può certo restare impalati sul palco, ma non faccio dell’imitazione pedissequa la mia regola. Di Jovanotti amo molto la scrittura semplice, diretta ma mai banale che denota una sensibilità molto acuta e profonda che, non a caso, piace molto alle donne, che sa coniugare la malinconia con una grande positività di fondo. Nello studiare la sua discografia sono rimasto davvero molto colpito da questa sua continua positività».

So che anche tu scrivi musica, sei un compositore…non hai mai trovato frustrante esibirti sempre con i pezzi di un altro mai con i tuoi?

«Fare i pezzi di Jovanotti non è mai una cosa frustrante perché, essendo un artista che stimo davvero molto, per me è un piacere portare in giro la sua musica, il non avere mai occasione di esibirmi con i miei pezzi, invece, è un’altra cosa e di certo frustrante lo è! Ma questo è un altro discorso, è un problema che deriva da un mercato musicale che oramai non esiste praticamente più…fare la propria musica è oggi molto più facile da un punto di vista tecnico ma esibirsi è praticamente impossibile perché le richieste dei gestori dei locali sono oramai sempre le stesse».

Secondo te i talent show quanto hanno influito nel cambio del mercato musicale?

«Prima di tutto ci tengo a dire che non credo affatto che quanti arrivino a un talent, soprattutto a uno come X factor, sono persone che non hanno mai fatto la gavetta. Questo sicuramente non è vero anche perché sono tutti davvero molto bravi, con una grande preparazione alle spalle e, quindi

anche con anni di gavetta. A riprova di questo aggiungo, inoltre, che oggi sono sicuramente anche le major discografiche a fare partecipare le proprie nuove proposte ai talent in quanto questi sono un’ottima vetrina prima dell’uscita di un disco».

Parteciperesti a un talent?

«Per la verità in passato ho fatto un provino per X factor ma oggi come oggi mi sento molto più vicino al mondo del cantautorato e i talent, invece, sono per lo più incentrati sull’interpretazione trascurando l’aspetto autorale».

La tua canzone preferita, non necessariamente di Jovanotti…

«Difficile! In ambito musicale spazio davvero in tantissimi generi, non è facile ridursi a scegliere una canzone…posso dirti che una canzone che ascolto volentieri in qualsiasi momento è Somebody to Love, dei Queen…ma solo per dirti la prima bella canzone che mi viene in mente! »

Tre motivi per cui vale la pena vivere?«C’è l’imbarazzo della scelta, sono così tanti i motivi per vivere, anche nei momenti bui. Basta avere pazienza e dopo la pioggia torna sempre il sereno».

E’ uscito, il 23 gennaio per Rubbettino/Mk Records Musica contro le Mafie.Molti artisti hanno aderito a questa iniziativa, partecipando, con loro frasi e riflessioni, poesie e immagini, consapevoli che si trattasse di una “cassetta di primo soccorso” una sorta di blando integratore…un integratore culturale, come spiega, nell’introduzione Gennaro di Rosa (uno dei curatori insieme a Marco Ambrosi).E’ un progetto molto interessante che vede coinvolti oltre 60 artisti che esprimono in varie forme il proprio punto di vista ed il proprio rifiuto verso le mafie di ogni tipo. Da Roy Paci ai Marlene Kuntz, da Eugenio Finardi ai Perturbazione, da Cisco a Brunori SAS, Marco Notari e moltissimi altri. La Musica è sempre stata in prima linea nella lotta alle mafie, ma relegata ad un ruolo di colonna sonora delle lotte di quegli uomini che sono diventati eroi o martiri del nostro tempo.In questo libro si ascoltano voci eterogenee che vogliono continuare a sensibilizzare con parole sempre nuove le persone nella lotta contro le mafie. Ammettiamo che a volte se ne parla davvero poco, che sembra quasi che vi sia un atteggiamento di rassegnazione verso questa società criminale che avvelena le nostre città, da nord a sud, e permea le nostre vite di valori violenti e sbagliati. In questo libro la cultura e la musica diventano mezzi di rivoluzione e divulgazione, di rabbia, in alcuni casi, e riflessioni in altri, ma tutti con un unico scopo comune: prevenire, cancellare e controllare il giogo opprimente delle mafie. “ Credo inoltre nel potere che ha l’arte di andare a riempire spazi che se lasciati senza presidio, vengono occupati dall’ignoranza e dalla violenza…” scrive Teresa De Sio nel suo intervento. Intensa e poetica

anche la partecipazione di Giulio Casale, che frappone il valore della musica con la deleteria furbizia e tracotanza delle mafie. I Modena City Rambles, da sempre attenti a questo tema, ci raccontano la loro esperienza in Palestina confrontandola con un concerto tenuto a Polistena, in Calabria, dove gli vennero lanciati sassolini. Sfogliando il libro, si entra in un labirinto di poliedriche riflessioni, dove, come nelle migliori favole è l’arte a vincere senza falsa retorica e senza indulgenza. L’arte come cultura, la cultura come difesa e inizio di un nuovo modo di sconfiggere la mafia, smitizzando i concetti e i personaggi mafiosi e valorizzando la libertà e l’onestà.“La cultura per la legalità è lo strumento essenziale per sconfiggere un giorno la mafia e le forme criminali. Non si può pensare che il compito di lottare la criminalità possa essere delegato solo alla forma repressiva. E’ necessario far crescere il seme di una nuova cultura”. Questo quanto affermava Giovanni Falcone, dinanzi ai ragazzi di Palermo nelle scuole, prima di essere barbaramente ucciso dal tritolo di Cosa Nostra. Uno degli argomenti che molti sociologi, e studiosi del fenomeno criminale hanno spesso dibattuto è quello di valutare concretamente quanto abbia influito una certa cultura romanzesca e popolare sulla crescita del mito della figura del padrino. Credo, a questo punto, sia efficace questa lotta culturale, che distrugga il mito mafioso anche tramite altri miti, idoli musicali, artisti rispettati, attori e cantanti amati ed ammirati dai giovani e non solo.

Il Libro (con cd allegato contenente i brani di alcuni degli artisti coinvolti nel progetto), insieme ai contributi degli artisti e alle prefazioni dei due curatori contiene gli interventi di Carlo Lucarelli, dell’antropologo Vito Teti e di Don Luigi Ciotti dell’Associazione LIBERA

(Associazioni, Nomi e numeri contro le mafie) alla quale saranno destinati i proventi del volume.

ARTISTI COINVOLTI

Cristiano Godano dei Marlene Kuntz, Eugenio Finardi, Sergio Cammariere, Simone Cristicchi, Paolo Belli, Teresa De Sio, Sud Sound System, Roy Paci, Brunori Sas, Frankie Hi Nrg, Modena City Ramblers, Raiz, Roberto Angelini, Andrea Satta dei Tetes De Bois, Marco Notari, Marta sui Tubi, I Giganti, Perturbazione, Piotta, Tinturia, Enrico Capuano, Marco Cocci, Yo Yo Mundi, e poi ancora Marlene Kuntz, Il Parto delle Nuvole Pesanti, Marino Severini dei Gang, Kiave, Nobraino, 24 Grana, Lo Stato Sociale, Cisco, Nuju, Giulio Casale, Spasulati, Maurizio Capone e Bungt & Bangt, Lucariello, Boom Boom Vibration, Capatosta, Combass, Mirco Menna, Daniele Sanzone degli A67, Vito Ranucci, Vov, Danilo Montenegro, Guna, Kalafro, Arangara, Cataldo Perri, QBeta, Rosa Martirano, Alfonso De Pietro, Almamediterranea, Dario De Luca e Omissis Mini Orchestra, U’ Papun.

di Gorla e Migliardidi Marta Migliardi

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Speciale Sposi

in Italia sono stati celebrati 204.830 matrimoni 12.870 in meno rispetto al 2010

seconda dati ISTAT e dell’associazione consumatori Adoc è emerso che nel 2011:

è stato stimato a 525€ il costo medio per le fedi nuziali

è stato stimato a 3000€ il costo medio per l’abito da sposa

il 51,7% delle coppie si è sposata in comune, contro il 48,3% in chiesaCapitolo 1

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Bis: Teatro, Musica ed Eventi

Nàdar solo.In uscita il secondo disco: Diversamente come?

Primo pomeriggio. Redazione Trantran. Telefono con viva voce in una mano e registratore nell’altra. Inizia così l’intervista a Matteo De Simone, cantante della band Nàdar Solo, il cui secondo disco Diversamente come?, è uscito il 29 gennaio. Nel frattempo, per scaldare le orecchie e soddisfare la vista del pubblico, è online da quasi un mese il videoclip de Il vento, primo singolo estratto dell’album, per la cui stesura i Nàdar solo hanno collaborato con Pierpaolo Capovilla e Il teatro degli orrori. Definiti “tre ragazzi freschi e geniali” da rockit, i Nadar vantano un’intensa attività live negli ultimi 2 anni. Molte anche le aperture di concerti di artisti importanti del panorama musicale italiano come Bugo, The Niro, Pan Del Diavolo, Perturbazione, Amor Fou.La formazione è così costituita: Matteo De Simone: voce, basso; Federico Puttilli: chitarra, cori; Alessio Sanfilippo: batteria, cori.Bene. Il telefono suona libero. Matteo al quarto squillo risponde. Inizia dunque la trantran intervista.

Cosa volete trasmettere con il disco “Diversamente, come?”

«Diversamente, come?” è una frase estrapolata dalla canzone Quel sabato mattina, contenuta ovviamente nell’album. E’ una canzone d’amore che parla di una coppia che non si sopporta più e cerca di trovare nel cambiamento la soluzione alle proprie vicissitudini. La voglia di mutare in meglio la situazione da parte dei due esiste. La modalità rimane invece un’incognita. Ecco, quasi tutte le canzoni contenute nel disco, sia quelle scritte da me che quelle scritte da Federico (chitarrista ed autore), sono in un modo o nell’altro riconducibili alla visione di vite irrisolte e, in alcuni casi, all’esigenza di cambiamento, alla voglia di svolta».

Nel disco è presente la canzone Il vento che, riagganciandosi al concetto di “diversamente, propone l’aggiunta di sonorità per voi “poco consuete”.

«Si. Questo è forse il brano più arrangiato dell’album. Alla formazione di base, chitarra – basso- batteria, si sono aggiunte infatti un’altra chitarra, una seconda batteria, un synth e gli archi. Nell’arrangiamento hanno collaborato Il teatro degli Orrori e Pierpaolo Capovilla canta delle parti all’interno della canzone. La presenza poi di un reverbero un po’ più marcato, che dà ai pezzi la sensazione di “distanza”, di dimensione onirica, è un elemento che si ritrova in tutto il progetto».

Mi ha molto incuriosito la copertina del disco. Com’è ricaduta la scelta su questo concept grafico?

«Siamo molto contenti di questa copertina. E’ opera di Jacopo Lietti, grafico e cantante dei Fine Before You Came. Con lui avevamo già collaborato alla copertina dell’album precedente, Un piano per fuggire. E’ stata partorita in una notte dopo alcuni tentativi di bozze non andate a buon fine. Da subito ne siamo rimasti entusiasti. A livello personale trovo molto simbolico il fatto dell’aver invertito il cielo e la terra. Vedere le nuvole nella parte inferiore e un’albero rovesciato a testa in giù nella parte superiore della copertina crea molta suggestione, un’atmosfera che ben si sposa coi propositi delle canzoni. Da ricordare anche il collegamento grafico che si può notare con l’immagine e le atmosfere del videoclip de Il vento, il cui regista è Bruno D’Elia».

C’è qualche aneddoto particolare sulla registrazione in studio dei brani che puoi raccontarci?

«Ce ne sarebbero milioni da raccontare! Il tempo trascorso in studio è stato comunque relativamente poco perché arrivavamo da un percorso di pre-produzione molto lungo e ben studiato. Abbiamo lavorato negli studi della Massive Arts, che è anche la nostra etichetta».

Com’è stata l’esperienza in studio con Il teatro degli Orrori?

«E’ stato davvero bello. Con loro non abbiamo fatto un vera e propria prova collettiva. Con Pierpaolo Capovilla ci siamo infatti spediti a vicenda diversi provini. Loro venivano a registrare le rispettive parti uno per volta, in giorni differenti. Ovviamente si sono rivelati bravi, preparatissimi e molto professionali. Mi ha sorpreso la loro disponibilità, umiltà e simpatia. Siamo rimasti inoltre stupiti dalla voglia di Piearpaolo di collaborare attivamente alla stesura del testo e dell’arrangiamento del brano Il vento. All’inizio doveva essere infatti solo un piccolo intervento ma lui ha poi chiesto di poter contribuire in maniera più ampia e da li è nata una vera e propria partecipazione».

Escluso Il vento, di cui abbiamo già ampiamente parlato, quale altro pezzo ritieni il più importante dell’album?

«Io citerei Le case senza le porte. Tutte le canzoni partono fondamentalmente da un spunto molto

intimista, quasi autobiografico e questo brano parla del concetto di amore assoluto tra uomo e donna, rappresentato in questo caso metaforicamente da una casa dentro la quale per potervi accedere non ci deve essere bisogno di una chiave: è appunto “una casa senza porte” ».

Ora una domanda che non c’entra nulla col disco. Sanremo è alle porte. Cosa ne pensi?

«Sanremo, come tutti del resto, l’ho molto seguito da ragazzino. Sono cresciuto con Sanremo. Poi col tempo le cose cambiano. Cambiano i gusti musicali. Sanremo con gli anni è diventato l’ultimo altare di un certo tipo di musica commerciale e del vecchio modello discografico italiano.Si è passati al digitale, all’mp3, il mondo della discografia e della musica in generale è radicalmente cambiato, eppure rimangono ancora in piedi questi vecchi colossi, queste vecchie istituzioni che sembrano un po’ degli animali morenti che cercano di salvare il salvabile mentre la barca sta andando a fondo. Esiste tutta un’altra scena musicale italiana, forse la più rappresentativa, che è presente nei vari locali, club di tutta italia, nelle case degli artisti stessi. Bisognerebbe che Sanremo diventi una vetrina anche per questa fetta della canzone italiana. Leggendo i nomi degli artisti in gara quest’anno credo che un piccolo passo avanti in questo senso sia stato fatto ma rimane comunque un macchina che si muove con una lentezza esasperante.Ad ogni modo se la domanda è: “Andresti a Sanremo?” La risposta è: “Perchè no?” Noi non siamo nemici di questa manifestazione. Siamo un po’ contrari a questa obsoleta direzione».

Quali saranno i vostri prossimi impegni?

«Partiremo a fine febbraio con tre presentazioni del disco a Torino, Milano e Roma. Da li poi partirà per tutto marzo e aprile la prima parte del tour che toccherà un po’ tutte le regioni italiane».

Per chi volesse maggiori info digitate su Facebook Nàdar solo. La pagina è aggiornatissima e contiene tutti i riferimenti della band, nonché foto, video e date dei prossimi concerti.Bene. Ora mi metto le cuffie e continuo ad ascoltare in anteprima assoluta i brani dell’album.Ho già cliccato “Mi piace” alla loro pagina, ho già visto il videoclip de Il vento. Non mi rimane che andare a vederli al primo concerto che faranno qui in zona.Meritano!

di G. Mazzola

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Speciale Sposi Speciale Sposi

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L’amore vince la crisi

Per realizzare questo speciale sposi siamo andati in giro per le strade, i bar, le palestre e i vari luoghi di ritrovo e abbiamo parlato con la gente, domandandogli non solo cosa ne pensasse del matrimonio, ma anche come si affrontano le nozze oggi, al tempo della crisi. Parliamo di un campione di gente incontrata nella

nostra Provincia di Monza e Brianza, probabilmente non farà statistica il nostro campione, ma siamo stati felici di apprendere che, nonostante la crisi, le coppie innamorate credono ancora nel matrimonio. Non solo per il sogno che da sempre questa giornata crea nelle nostre menti ma anche per i più cinici è un modo per mettere ordine e rispetto

in rapporti d’amore. «I miei genitori sono sposati da 30 anni, hanno avuto tante crisi ma non hanno mai pensato di separarsi davvero…» ci dice Silvia, 33 anni sposa a Marzo. In effetti bisognerebbe davvero riflettere sul significato di questo avvenimento senza prendere esempio dalle star per lo più americane, che si sposano un

Speciale Sposi

a cura di Marta Migliardi e Elena Gorlagiorno e dopo tre chiedono il divorzio. Bisognerebbe sposarsi per amore e solo per amore, per cercare di mettere dei paletti almeno emotivi a questa crisi, per regalarsi delle certezze, se la società non è in grado di darcele. In due è più facile, anche pagare le bollette! Sapete cosa significa la parola matrimonio? La parola deriva dal latino matrimonius ed ha per radice mater-tris che sta a significare madre. Un qualcosa di indissolubile, quindi. La forza di due persone è quella di sentirsi imbattibili di fronte alle situazioni che la vita ti presenta, in quanto si può contare sull’appoggio dell’altro.

Nelle circa 5000 società conosciute dagli antropologi il matrimonio è contornato da riti: nella nostra civiltà europea il matrimonio, sia civile sia religioso, esige testimoni e firme al consenso degli sposi. Pur nella loro diversità questi riti hanno uno stesso scopo: rendere pubblico e sacro il matrimonio. Svelare, insomma il segreto di un amore. C’è chi è tradizionalista e vuole bomboniere, banchetti e abiti lussuosi, chi fa da se, chi scappa da amici e parenti e va a sposarsi su una barca! Queste sono scelte personali. Ma nulla dovrebbe mettere in dubbio che sposarsi deve essere un atto d’amore, e niente più!

Oggi poi, in molti stati, sono consentiti anche i matrimoni gay. Questo perché, com’è giusto che sia, l’amore non ha pregiudizi, ne confini. In abito bianco, rosso giallo o blu, davanti a 300 persone o solo ai propri genitori, in chiesa al cospetto di Vasco Rossi (come ha fatto la ex velina, Maddalena Corvaglia, sposa di Stef Burns, chitarrista del Vasco nazionale)non bisognerebbe mai perdere di vista l’aspetto più importante e commuovente: trascorrere il resto della propria vita insieme ad una persona. E non c’è crisi che tenga, i matrimoni non cessano di esistere e di farci sognare.

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Speciale Sposi Speciale Sposi

Mara Brioni Art Photography

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Tutti voi vi ricorderete delle strampalate coppie ( ma nemmeno troppo surreali) del film Viaggi di Nozze, di Carlo Verdone. Persone diverse, modi differenti di vivere sia il fatidico giorno del sì, sia la luna di miele. Pare che, per molti, non basti più decidere una meta affascinante, preferibilmente esotica e calda, pare, infatti che anche in questo tradizionale avvenimento si stiano cercando e raggiungendo, nuove avanguardie. Partendo dalle sistemazioni: gli alberghi più pazzi del mondo! Ce n’è per ogni gusto: nella cabina di un aereo, sotto il livello del mare, incastonati tra i ghiacci o sopra

i rami di un albero. Grandi e comodi o piccoli come loculi. Per chi non soffre di claustrofobia e vuole capire cosa si prova a stare al centro della terra, tra le braccia del proprio innamorato, consigliamo il Sala Silvermine Hotel, nella suite più profonda del mondo nel cuore di un’antica miniera di argento in Svezia.Dotata di un letto matrimoniale e lussuosi arredi argentati, la Mine Suite permette di vivere l’esperienza di dormire nel cuore della Terra, talmente in profondità che l’unico modo per comunicare con l’esterno è attraverso l’apposito interfono radio. Il

pernottamento prevede un tour guidato nelle tortuose gallerie della miniera perfettamente conservata, visitando il magico lago sotterraneo Christina e le caverne mozzafiato. Attenzione però all’abbigliamento: a quella profondità la temperatura rimane costante intorno ai 2°C, mentre la suite è riscaldata a 18 gradi. A fianco della suite si trovano anche un ristorante, un museo e un teatro, per chi volesse organizzare eventi che lascino un’impronta “profonda” nei partecipanti, come meeting aziendali o matrimoni.

Viaggi di nozze:o famo strano?

di Marta Migliardi

Ma che dire di vivere sott’acqua, in un acquario vivente i giorni più felici ( almeno si spera) della vostra vita? Spostiamoci allora nel Poseidon Undersea Resort, albergo extralusso situato a 13 metri sott’acqua e a cui si arriva tramite due ascensori. Costruite con materiali acrilici e trasparenti le camere vi daranno l’impressione di essere in un acquario fantastico, ma se la sera volete la vostra privacy 8 (ovvero che i pesci non vi scrutino dal mare) potrete oscurare tutto tramite pannelli. Il costo? Circa 15.000 dollari a persona a settimana, ma incluso c’è un corso di pilotaggio per sub! Potete trovare tanti altri hotel su:

www.focus.it/curiosita/Un_hotel_di_ordinaria_follia_C9.aspx

Ma per tutti coloro che si accontentano delle “normali” mete da viaggio di nozze consigliamo di chiedere alla vostra agenzia di fiducia: ricordate che spesso ci sono degli sconti e delle offerte per gli sposi e che, durante tutto l’anno le mete meravigliose sono tantissime, sia per chi vuole semplicemente rilassarsi, sia per chi ama scoprire i paesi in cui si avventura.

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Speciale Sposi

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Volendo metterla un po’ sul ridere, sappiamo tutti che, se non abbiamo le idee chiare, i preparativi per le nozze, possono trasformarsi in un vero e proprio incubo.

Consiglio n.1: non farsi aiutare dai suoceri. Con tutto il rispetto, loro il sogno lo hanno già vissuto e finirebbero per proiettare i loro desideri nella vostra giornata speciale, obbligandovi a fiori che non vi piacciono, menù non graditi e, soprattutto, ad accumulare molto stress.

Consiglio n.2: le foto del matrimonio le riguarderete mille volte nella vostra vita, le incornicerete e le mostrerete ai vostri figli. Siate spontanei! E’ passata l’era delle foto impostate. Se vi avvarrete di un bravo fotografo farà tutto lui, fidatevi e siate voi stessi.

Consiglio n.3: le bomboniere devono essere un pensiero gradito a tutti, non un oggetto trash che si mette nella teca degli orrori una volta giunti a casa e che sarà motivo di scherno e dibattito tra i vostri amici per gli anni a seguire. Niente pacchianerie: sia che vogliate spendere tanto, sia poco la semplicità è sempre gradita.

Consiglio n.4: il buffet è importante, a tutti piace mangiare. Tenete conto che le persone vegetariane stanno aumentando sempre più, quindi cercate di accontentare tutti. Se proprio ci tenete mettete il segnaposto ai tavoli, ma le persone che abbiamo intervistato ci hanno suggerito di riservare solo quello degli sposi e dei parenti più stretti e di lasciare gli altri liberi di disporsi come vogliono. Meno vincolati, si divertiranno

di più.

Consiglio n.5: la musica aiuta sempre nella riuscita di una bella giornata. Un dj, musica gitana, una classica piccola orchestrina sono sempre graditi.

Nel prossimo numero approfondiremo molti aspetti del fatidico giorno del sì e intervisteremo per voi addetti ai lavori: wedding palnner, damigelle e i ristoranti che fanno i migliori buffet! Sempre con un po’ di ironia… ne sentiremo delle belle e ci faremo dare tanti consigli! Evviva l’amore!

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Soffrire in silenzio: Le fratture dentali nel cane e nel gatto

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Ora anche cani e gatti possono andare dal den-tista, nasce infatti a Desio Dentalvet, il primo ambulatorio veterinario in Italia che si occupa esclusivamente di odontoiatria e chirurgia maxillofacciale. Provvisto di strumentazi-one dentistica, anestesiologica e radiologica d’avanguardia, offre un servizio di alto livello professionale. Vengono trattate tutte le patolo-gie del cavo orale, partendo da quelle dentali per giungere a quelle traumatiche e tumorali di cani, gatti, conigli e altri animali esotici. L’odontoiatria veterinaria moderna ci permette oggi di realizzare: devitalizzazioni, otturazioni, ricostruzioni dentali, corone estetiche e tratta-menti ortodontici esattamente come viene fatto in campo umano.

Le fratture dentali sono un evento molto comune nei cani e nei gatti e possono essere causate da traumi (investimenti, cadute, traumatismi durante il gioco) o in seguito alla masticazione di oggetti duri (giochi, legni, sassi). Tutti i denti del cane e del gatto possono andare incontro a fratture, tuttavia alcuni si fratturano più di altri. I denti più comunemente fratturati sono i canini, e il quarto premolare superiore (il dente più grande in alto nella parte posteriore). In seguito alla frattura i batteri presenti nella cavità orale raggiungono la polpa dentale (parte vascolarizzata e innervata del dente), la colonizzano e, dopo aver oltrepassato l’apice della radice, aggrediscono l’osso circostante. In un tempo variabile in base alle difese dell’organismo e alla patogenicità

della carica batterica presente, si avrà la formazione di, granulomi, ascessi e fistole. In seguito, i vasi sanguigni all’apice della radice raccoglieranno i batteri e li trasporteranno ad altre zone del corpo; più precisamente al fegato, ai reni e alle valvole cardiache, dove più facilmente tendono a localizzarsi. In questi organi i batteri formano micro-ascessi, e col tempo ne diminuiscono l’efficienza. A livello cardiaco danno origine a endocarditi, malattie infiammatorie e degenerative del cuore. I denti fratturati causano dolore, come può testimoniare chiunque abbia subito una frattura dentale. Purtroppo, solo molto raramente i nostri animali presentano segni evidenti di sofferenza, e la valutazione del dolore nel cavo orale di cani e gatti è molto difficile. Mai come in questi casi il detto “ soffrire in silenzio” è stato più appropriato. Proprio questa mancanza di segni clinici porta molto spesso sia i proprietari sia i veterinari a ignorare il problema. Grazie alle numerose pubblicazioni scientifiche, sappiamo che le fratture dentali causano ripercussioni sia a livello locale che sistemico e ignorare il problema, oltre a minare la loro qualità di vita, determina rischi per la salute

generale. Ho avuto numerosi clienti che mi hanno detto che il loro cane non mostrava sintomi in seguito alla frattura del dente ma che, successivamente al trattamento e quindi alla rimozione dello stimolo doloroso, hanno riportato: “Sembra ringiovanito”. Gli antibiotici non sono in grado di tenere sotto controllo gli ascessi conseguenti a tali fratture, se il dente non è trattato, l’ascesso dopo una temporanea regressione tende a ripresentarsi entro poco tempo. Ci sono due possibilità per la gestione di un dente fratturato. La prima è la terapia canalare (devitalizzazione). Con questo procedimento la polpa infetta è rimossa e il dente è riempito con appositi materiali volti a scoraggiare future contaminazioni batteriche. L’altra possibilità è l’estrazione del dente fratturato. Ci sono diversi motivi per cui, quando possibile, si preferisce evitare l’estrazione del dente. In primis è una chirurgia invasiva a causa delle dimensioni delle radici dentali di cani e gatti. Per esempio la radice del canino è due volte più lunga e più ampia rispetto alla corona (parte visibile del dente). Si tratta di una chirurgia orale vera e propria e non di una semplice estrazione. In secondo luogo, il paziente perde la funzione del dente, che può essere molto importante per la presa per la masticazione e per la solidità della mandibola. Ciò che comunque mi preme sottolineare più di ogni altra cosà è l’importanza del trattamento di un dente fratturato, sia come detto in precedenza per il dolore che esso causa nell’immediato, sia per le ripercussioni sulla salute generale dell’organismo.

Speciale Sposi

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L’essenza delle nozze? È racchiusa

nel bouquet!

Continua sul prossimo numero...

Da sempre l’idea delle nozze è stata accompagnata da un’immagine floreale: i fiori d’arancio, che sono arrivati a noi dall’antica tradizione araba, infatti, sono il simbolo del matrimonio e rappre-sentano purezza e augurio di fertilità.Nel mondo greco, invece, era il mirto, fiore sacro a Venere, che rappresentava l’amore e tale tradizione fu importata dai popoli germanici che associarono tale fiore alle spose.Shakespeare ci racconta invece che in epoca elisabettiana gli inglesi per festeg-giare il matrimonio usavano il rosmarino, simbolo di fedeltà e di ricordo, raccolto in mazzetti. E oggi? Quali tradizioni ancora fanno del bouquet un elemento tanto importante per ogni sposa?Secondo, la tradizione Il bouquet è l’ultimo omaggio che il futuro sposo fa alla sua promessa, chiudendo il ciclo del cor-teggiamento, per questo deve essere lui a ordinarlo. Per la scelta può farsi consigli-are da una parente stretta o da un’amica, che deve essere informata sul look della futura sposa.

Un’altra tradizione che vede protagonista il bouquet della sposa si perpetua alla fine del banchetto quando la sposa regala il bouquet all’amica nubile più cara, come augurio di nozze per lei entro l’anno. Se le amiche sono più di una, però, si procede al classico lancio che decreterà il buon auspicio per la fortunata.Vediamo ora praticamente quali regole seguire per una felice scelta del proprio bouquet!

Il bouquet della sposa può avere innumer-evoli forme e colori, ma la sua compo-sizione floreale dovrà essere robusta e

resistere, intatta, fino al ricevimento. Nella scelta fate soprattutto attenzione che:

- duri tutti il giorno

- non sporchi l’abito o, se li avrete, i guanti

- sia maneggevole e non troppo pesante

Quanto alla scelta del fiore, essa dipende innanzitutto dalla stagionalità delle specie. Oggi sul mercato è possibile trovare praticamente di tutto in ogni periodo dell’anno ma la scelta di varietà di stagione, oltre ad essere sicuramente più economica è anche sicuramente più elegante e armoniosa. Proprio perché costituisce un abbinamen-to importante, è fondamentale che ben si armonizzi all’abito, nei colori, nelle forme e nei tessuti.

Se prevale la linea classica, allora il miglior bouquet è quello bianco, a compo-sizione tondeggiante, compatto e com-posto da piccoli fiori non troppo appar-iscenti e accompagnato da qualche nastro compatibile con il tessuto dominante nell’abito. In linea di massima questa è la soluzione tradizionale, adatta a ogni abito, fatta eccezione per i più eccentrici.A seguire una breve carrellata dei differ-enti tipi di bouquet, con brevi indicazioni

circa il loro utilizzo. Non sottovalutate l’importanza del perfetto abbinamento fra il bouquet e la sposa. Spesso ciò che più ci piace può non essere la scelta giusta per il nostro tipo di fisico: ricordate sempre che anche il bouquet, proprio come un abito, deve essere “indossato” e non si può quindi prescindere, nella sua scelta, dalle caratteristiche fisiche della sposa:

Il bouquet classico: è quello dalla forma rotonda e compatta, che ben si adatta a ogni tipo di situazione.

Il bouquet voluminoso: in questo caso la sposa dovrebbe essere alta e magra, per evitare l’effetto “bomboniera”.

Il bouquet a cascata: è composto da fiori a grappolo che si allungano verso il suolo. E’ molto elegante ma è consigliato solo se avete un abito importante, se siete alte e un po’…”in forma”. Decisamente scon-sigliato a chi è piccola di statura.

Il bouquet a fascio: Può essere formato da fiori a gambo lungo (rose, tulipani o, oggi molto di moda, calle) da portare appoggiandoli al braccio: anche in questo caso è richiesta una statura slanciata e una discreta disinvoltura nel portamento.

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In Cuccia

ONLUS

Magghie: da Lipari a Monza per cercare una nuova vita

Dalla paura alla voglia di coccole ora Pipino cerca casa

La piccola Magghie è arrivata il 19 maggio 2012 al canile di Monza dalla lontana Lipari, un’isola che offre molto per la villeggiatura, mare e spiagge bellissime, ma che per i cani randagi è l’inizio della fine.Salvata dall’associazione Eolo a 4 zampe, era una cucciola spaventata di pochi mesi quando è arrivata a Monza. I mesi passavano ma per lei nessuna richiesta di adozione. Sempre un po’ diffidente, dalle sbarre ringhiottava un po’ e abbaiava per paura, quando si entrava nel box si faceva piccolissima e se avesse potuto si sarebbe rintanata in un qualsiasi nascondiglio. Grazie al lavoro iniziato

dalla volontaria ENPA Loretta e portato avanti da Claudia (con lei nella foto), Magghie ha fatto notevoli progressi. Con i volontari che conosce adesso viene incontro alle sbarre e non abbaia più per paura, ma cerca le mani per dare una leccatina, esce al guinzaglio e ha imparato perfino ad andare per strada in passeggiata. E’ giovane e carina e ha dimostrato che ce la può fare. Ma nessuno chiede di lei: la sua paura verso le persone la rende poco disponibile a un approccio immediato e spontaneo e in canile le persone passano oltre. Magghie chiede poco: qualcuno che voglia fermarsi un po’ di più davanti a quel box, il box numero 23, magari

abbassarsi e chiamarla dolcemente. Qualcuno che capisca che per certi cani non è facile: la strada li ha resi diffidenti e devono trovare la fiducia nelle persone. Tra Claudia e Magghie è nata una simbiosi magica che speriamo di trasmettere presto a qualcun altro al fine di trovarle una casa definitiva. Magari insieme a un altro cane che le possa dire: “Forza Magghie! Dai che insieme ce la faremo!” Per informazioni sulla sua adozione, rivolgersi direttamente al canile/gattile di via Buonarroti 52 (aperto tutti i pomeriggi dalle 14,30 alle 17,30, tranne mercoledì e festivi), o scrivere a [email protected].

Un’ordinaria storia di abbandono e intolleranza alle spalle. Trovato nel parcheggio di un ospedale, per due anni ha fatto la vita del randagio. Pian piano ha cominciato a fidarsi di Ledy, l’unica persona che si è occupata di lui. Dopo aver ricevuto una comunicazione

da parte del direttore della struttura in cui si intimava l’immediato allontanamento del micio, e non potendolo accoglierlo in casa sua, Ledy ha chiesto aiuto all’ENPA monzese. Pipino è arrivato in Gattile alla fine di novembre 2012, impaurito e con tosse e un bel

raffreddore. Ora è guarito e sta lentamente imparando di fidarsi delle persone e di apprezzare le coccole. E’ bellissimo vedere la sua trasformazione da gatto terrorizzato, che allontanava tutti con soffi e zampate, a simpatico e dolce micio bisognoso di affetto e compagnia!

Per Pipino si cerca una persona paziente e sensibile che gli dia il tempo necessario per ambientarsi nella nuova casa. Per ulteriori informazioni o per conoscerlo di persona, rivolgersi al canile/gattile di Monza o scrivere a [email protected].

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L’Agopuntura Veterinaria

L’Agopuntura è una branca della Medicina Tradizionale Cinese (MTC) che prevede l’inserimento di aghi sottili in punti ben precisi del corpo del paziente (Agopunti).E’ una tecnica molto antica, applicata da circa 5.000 anni. Il primo medico veterinario agupuntore di cui si ha notizia è Zao Fu (974 a.C.) che trattava diverse patologie del cavallo proprio con l’Agopuntura. Nel corso dei secoli la tecnica è stata perfezionata e attualmente, a completamento del trattamento con l’inserimento degli aghi, possono essere impiegate altre tecniche quali la stimolazione termica o moxibustione, il massaggio, l’elettrostimolazione o la stimolazione laser.L’Agopuntura, antichissima procedura medica, si esprime con un linguaggio simbolico e metaforico spesso molto lontano dal linguaggio scientifico Occidentale.Per la Medicina Veterinaria Tradizionale Cinese (MTC) ogni paziente è unico, quindi il piano terapeutico è assolutamente individuale. Per ottenere i migliori risultati, il medico veterinario agopuntore tratta il soggetto nella sua interezza e globalità e non la singola patologia o solo il singolo sintomo.Secondo le dottrine classiche della MTC, sia il corpo animale che quello dell’uomo sono percorsi da un incessante flusso di energia vitale che li attraversa. Questa energia vitale, chiamata Qi (o Chi o Ki), origina dai principali organi e fluisce in un sistema circolatorio di canali detti ‘Jing - Mai’ (‘meridiani’); è responsabile dell’attivazione di tutti i processi dell’organismo, quindi rende possibile le trasformazioni, riscalda il corpo, ha funzione protettiva, comanda la conservazione delle sostanze che formano l’organismo. Quando il flusso energetico è scorrevole ed in equilibrio, l’animale è in salute; se l’equilibrio è turbato, allora l’animale sarà malato o proverà dolore.Uno degli effetti più studiati dell’ Agopuntura è quello antalgico/analgesico i cui meccanismi sono

stati individuati sin dal 1965 e confermati successivamente anche con la PET (Tomografia ad Emissione di Positroni).Le patologie algiche, osteo-muscolari e locomotorie sono quindi quelle che vengono trattate con più successo con L’Agopuntura. Ma il suo campo di applicazione non si ferma qui.Si ottengono eccellenti risultati anche nelle patologie geriatriche, nei problemi comportamentali, in neurologia. L’Agopuntura è inoltre efficace sulla motilità gastrica, intestinale, della vescicola biliare, sulla secrezione del succo pancreatico e della bile, sulla regolazione del ritmo cardiaco, ed ha anche influenza sul tono bronchiale. I fattori che determinano l’effetto terapeutico dell’Agopuntura sono:•Azione specifica dei diversi punti

•Metodo di stimolazione e manipolazione dell’ago•Modalità di associazione dei puntiIl piano di trattamento è individuale e si basa sul tipo di patologia, gravità della condizione, durata della malattia e stato fisico del soggetto. I casi acuti dovrebbero essere trattati almeno due volte a settimana per alcune settimane, continuando poi il trattamento prolungando gli intervalli tra le sedute. I casi cronici necessitano di uno o due trattamenti a settimana. Se la reazione al trattamento è lenta, il paziente dovrebbe essere ulteriormente trattato poiché la maggior parte di questi casi richiede più sforzi nel ristabilire l’equilibrio energetico. Le sedute durano circa 15-20 minuti dal posizionamento degli aghi, i quali possono essere manipolati oppure scaldati per esaltarne l’azione. L’inserimento

degli aghi non è assolutamente doloroso per il paziente, grazie alla particolare conformazione degli stessi.Uno dei grossi vantaggi dell’Agopuntura è che, poiché non vengono somministrate sostanze chimiche, non si pongono problemi di intolleranza, allergia ed effetti collaterali, come spesso succede con l’uso di alcuni farmaci. Questo fatto la rende una tecnica sicura ed applicabile in tutti i soggetti.Per concludere,l’Agopuntura è una metodica dalle notevoli potenzialità terapeutiche. Come per tutte le tecniche mediche specialistiche è però fondamentale che a praticarla sia un Medico Veterinario esperto e diplomato presso una delle società di Agopuntura presenti sul territori italiano.

Il Veterinario Risponde | L’Agopuntura Veterinaria

A Cura del Dottor Maurizio Tomassini

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In Cuccia

Tutti matti per i gatti! ENPA festeggia gli amici mici in centro Monza

Il Bosco di Vanzago: un Oasi senza pace...

Torna la tradizionale manifestazione dedicata ai nostri fedeli compagni baffuti. Enigmatico ed elegante, silenzioso e spensierato, il gatto è una creatura dai mille volti: l’animale dallo spirito libero per eccellenza che ci onora della sua presenza in casa, una zampa sul divano e l’altra (ideale) nella foresta. Sabato 16 febbraio i volontari dell’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali) di Monza e Brianza vi aspettano in via Italia nei pressi della libreria Feltrinelli. Troverete ai due gazebo, presenti dalle 9,00 alle 19,00, esposizioni fotografiche a tema, pannelli informativi e numerosi volantini sulle molteplici attività della nostra sezione a favore dei gatti. Come gli “SfiGatti”, gli ospiti particolarmente sfortunati bisognosi di un’adozione del cuore. O i residenti della nostra Oasi, una folta banda di mici selvatici o semi selvatici che per svariati motivi non possono tornare in colonia e nemmeno affrontare un affido a domicilio (ma si possono adottare a distanza!). Poi i mici liberi sterilizzati e successivamente

rilasciati nelle loro colonie feline d’origine. O, ancora, il progetto Asilo dei Cuccioli, istituito per salvare gli eserciti di gattini che, tutti gli anni all’inizio della primavera, cominciano a bussare al portone rosso del canile/gattile di Monza. Grazie infatti a un crescente numero di volontari ENPA e di preziosissimi collaboratori “arruolati” nel progetto, accudendo uno o più gattini a casa propria, ogni anno abbiamo la possibilità di salvare numerosi cuccioli. I volontari saranno naturalmente a disposizione a rispondere a tutte le vostre domande. Troverete anche un banco stracolmo di accattivanti idee regalo e simpatici gadget, tutti a tema felino, per voi, per i vostri amici e per la casa. Sarà inoltre possibile iscriversi all’ENPA per il 2013.Presso il gazebo verrà allestito inoltre un Punto Raccolta dove sarà possibile lasciare i doni per i mici del Gattile di via Buonarroti 52. Per indicazioni sui materiali che più servono, consultare il sito www.enpamonza.it.

Gli ultimi in ordine di tempo sono stati un cigno e un falco pellegrino. L’ENPA di Monza e Brianza ha sempre potuto contare sulla professionalità e sulla dedizione degli operatori e dei volontari del CRAS, il centro specializzato per il recupero degli animali selvatici ospitato nell’Oasi WWF di Vanzago (MI), affidando a loro le sorti dei selvatici recuperati sul nostro territorio. Proprio per questo è amareggiato e preoccupato per quanto sta accadendo in questo periodo. La parola “oasi” evoca un posto di pace e di tranquillità, eppure non c’è pace ultimamente per quest’area boschiva protetta.Il primo brutto episodio risale alla notte fra giovedì 20 e venerdì 21 dicembre: dei malviventi sono entrati nell’Oasi, sottraendo alcune grondaie in rame e una piccola somma di denaro custodita presso il centro visite ma, cosa ben più grave, portandosi via Muffy, l’esemplare femmina di muflone (Ovis musimon) che dal 2006 era ospite al CRAS.Muffy non poteva essere liberata in natura ed era diventata la mascotte dell’Oasi. Seguiva tutti, accompagnava i gruppi nel giro guidato dell’Oasi come un cagnolino, si divertiva perfino a correre dietro alle macchine che saltuariamente entravano in Oasi. Al Bosco di Vanzago, luogo di conservazione ed educazione ambientale, si organizzano anche campi per bambini e tutti le volevano bene. D’inverno, quando scarseggiava il cibo, Muffy veniva tenuta in un recinto e alimentata con fieno e mangimi nelle giuste quantità. Si ipotizza che la banda di delinquenti abbia aperto il cancellino e lei sia schizzata fuori saltellando, per poi seguirli

in tutto il loro giro. Muffy da selvatica è diventata domestica e questa fiducia nell’uomo l’ha tradita. Lungo il tragitto, che dal CRAS porta all’area dove è stato parcheggiato il furgone dei malviventi, sono state rinvenute tracce di sangue e peli del muflone, resi più evidenti dalla neve. Privata dell’unica vera possibilità che gli animali hanno di salvarsi - la loro diffidenza nei nostri confronti - l’allegra ruminante corritrice ha conosciuto l’altra faccia di Homo sapiens, morendo per soddisfare i bisogni del palato umano.La seconda brutta vicenda risale alla notte tra domenica 13 e lunedì 14 gennaio, quando ignoti hanno appiccato il fuoco a un capannone, mandando in fumo circa 700 quintali di paglia e danneggiando la struttura dell’edificio. Una nutrita squadra dei vigili del fuoco è riuscita a domare l’incendio solamente alle prime ore del mattino. L’origine dolosa è confermata dalle parole di Paola Brambilla, Presidente del WWF Lombardia: «Sospettiamo che dietro questo grave episodio ci siano mire speculative sulla zona, e un chiaro avvertimento di sapore mafioso contro il WWF, che come ente gestore dell’oasi (che è sito di interesse comunitario e zona di protezione speciale tutelato da direttive comunitarie) ha formulato pareri negativi e rigorosi contro molti Pgt dei Comuni vicini, che hanno previsto ambiti di trasformazione a ridosso dell’oasi: ricordiamo che quest’isola incontaminata e protetta dal WWF è adiacente all’area Expo 2015.»Sito: www.boscowwfdivanzago.it

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Sportivamente | Monza e Brianza in movimentoSu la testa

di Jacopo Rossi

Piccoli diavoli 3ruoteVincere Nonostante Tutto

Noi italiani siamo strani: a volte scopriamo delle cose che sono sotto gli occhi tutti i giorni e ci entusiasmiamo come se fosse una cosa nuova. Un esempio? Durante le olimpiadi “scopriamo” la scherma e il tiro perché ci portano delle medaglie, come è successo a Londra l’estate scorsa.E sempre a Londra e sempre l’estate scorsa, durante le Paraolimpiadi, tutti ci siamo entusiasmati per le imprese di Alessandro Zanardi, l’ex pilota di Formula 1 che con la maglia azzurra dell’Italia ha vinto due medaglie d’oro individuali e una d’argento a squadre nell’handbike. Già, perché dopo un terribile incidente automobilistico nel 2001 che gli causò la perdita di entrambe le gambe, Alex non si è dato per vinto e ha ricominciato una nuova vita, dimostrando a tutti, e forse prima di tutti a se stesso, che l’uomo ha sempre la capacità di ricominciare per tornare a essere protagonista.Ma se Zanardi, eroe internazionale, oggi

è conosciuto in tutto il mondo, a Monza, da diverso tempo, esiste un’associazione, “Piccoli diavoli 3ruote”, che ha fatto dell’handbike un’attività sportiva che permette a tanti disabili di fare sport, a livelli agonistici d’eccellenza. E i “diavoli” hanno già organizzato due volte un “GP handbike” sul circuito dell’autodromo di Monza. E lo scorso anno, il 6 ottobre, quasi cento atleti si sono dati battaglia. Naturalmente, ha vinto Alex Zanardi, fresco di medaglie olimpiche.

Ma cosa è l’handbike? L’handbike è una bicicletta speciale nella quale la spinta proviene dalle braccia e non dalle gambe, utilizza tre ruote (due dietro ed una centrale davanti) e permette allo sportivo diversamente abile su sedia a rotelle o con difficoltà di deambulazione, di usare questo mezzo “pedalando con le mani”; inoltre, essendo dotata di un cambio a più rapporti, permette di superare dure pendenze e di

raggiungere elevate velocità.

Nelle gare nazionali e internazionali, gli atleti gareggiano suddivisi in tre categorie, sia maschili che femminili, in modo da garantire a tutti gli atleti un confronto equo con i propri avversari.Ma torniamo ai “Piccoli diavoli 3ruote”, associazione che è nata a Monza grazie ai due fratelli Alessandro e Federico Villa, che sono entrambi stati colpiti dalla sindrome atassica, malattia rara e degenerativa che fa perdere la coordinazione dei movimenti. Oltre a organizzare gare, partecipare a manifestazioni internazionali, mettono tutto il loro impegno nell’organizzazione del GP handbike. E anche quest’anno hanno intenzione di organizzarlo, sempre attorno al mese di ottobre. Ne riparleremo…

Non starò a raccontarvi la rava e la fava

degli ominidi verdi provenienti da Marte e nemmeno

dei famosi canali di Gian Domenico Cassini (famoso

astronomo italiano vissuto nel XVII secolo) grazie ai

quali per un certo periodo si era fantasticato su forme

di vita intelligente su Marte.

Bene, lasciamo da parte queste che possiamo definire

leggende metropolitane e limitiamoci a esporre i tratti

più salienti che caratterizzano questo pianeta.

Marte, il pianeta rosso per antonomasia, è uno dei

quattro pianeti rocciosi del nostro sistema solare.

L’osservazione al telescopio permette di distinguere

alcuni dettagli, come le calotte polari estese durante

l’inverno marziano e quasi assenti in estate, e la

presenza di un’atmosfera di trasparenza variabile in

relazione alle condizioni meteorologiche.

E’ certamente il pianeta più simile alla Terra, malgrado

la sua dimensione sia circa la metà del nostro.

Una caratteristica che esalta questa somiglianza è

la durata del giorno marziano quasi eguale a quello

terrestre, cioè di 24h 37min 27 sec, nonché l’alternarsi

delle stagioni, in modo singolarmente analogo a quanto

avviene sulla Terra.

Infatti l’equatore di Marte è inclinato sul piano dell’orbita

di 25 gradi quasi come quello terrestre che è di 23.5.

Una differenza sostanziale è rappresentata invece

dall’anno marziano che è di 687 giorni, pari a 23 mesi

terrestri; quindi ogni stagione durerebbe in media circa

180 giorni terrestri.

La variazione giornaliera di temperatura è molto più

marcata che non sulla Terra; basti pensare che in un

mezzogiorno estivo la temperatura può raggiungere

anche i 10° sopra lo zero salvo poi scendere la notte

a -70°.

Tuttavia, nelle regioni polari, la temperatura scende oltre

i 120 gradi sotto lo zero a causa della bassa densità

dell’atmosfera che non agisce da volano termico come

da noi.

Infatti l’atmosfera di Marte è estremamente rarefatta,

composta per il 95% di diossido di carbonio e intrisa

di polveri che le conferiscono una caratteristica

colorazione arancione-marrone.

La sua superficie, caratterizzata da formazioni

vulcaniche e crateri da impatto, ci appare al telescopio

come un immenso deserto sabbioso.

A proposito di vulcani, su Marte ce ne sono di notevoli

dimensioni, quali l’Olimpus Mons che s’innalza per

26 chilometri (circa 3 volte il nostro Everest), con un

diametro di 600 chilometri ed una bocca di 90 km.

Dopo l’invio di sonde automatiche, la Nasa ha

mandato sul pianeta dei rover (letteralmente significa

“vagabondo” e sono dei veicoli che possono muoversi

e mandano immagini e altro sulla Terra) allo scopo di

studiare l’ambiente marziano con prelievi e analisi di

roccia e sabbia per accertare la presenza di acqua e

quindi l’esistenza di forme di vita di un lontano passato.

Tutti ricordiamo i due robot gemelli Spirit ed

Opportunity, da otto anni “itineranti” sul pianeta in grado

di percorrere distanze di centinaia di metri al giorno.

Dovevano avere una “vita” di soli tre mesi e sono tuttora

al lavoro con successo malgrado piccoli problemi

meccanici.

Dallo scorso 5 agosto sul suolo marziano c’è Curiosity, il

robot della Nasa di ultima generazione.

Una “automobilina” di 900 kg circa con sei grandi

ruote indipendenti, strumentazioni avveniristiche da

laboratorio e, da subito, ha fatto le prime scoperte

“storiche”.

Già i suoi predecessori avevano trovato terreni con

tracce di acqua presente nel passato.

Bene, Curiosity, ha utilizzato i suoi strumenti per l’analisi

del suolo marziano per scoprire molecole di zolfo,

carbonio e cloro. Non si tratta ancora di molecole

organiche da giustificare una possibilità di vita, ma

lasciamo a questo robot tutto il tempo necessario per

soddisfare le nostre aspettative.

C’era vita sul pianeta Marte? Il genere umano proviene

da Marte?

Questi quesiti e molti altri ancora rimangono tuttora

senza risposta!

Dobbiamo aver pazienza… ancora probabilmente una

ventina d’anni, quando forse avremo la tecnologia per

inviare su questo pianeta un equipaggio umano.

Saranno i primi marziani... provenienti dal pianeta Terra.

Attimo.

I Marziani siamo noi

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Il ristorante La luna e i falò è a Desio, via Trezzi n. 1, pur essendo di recente apertura è già diventato punto di riferimento per la città; tanto da meritarsi anche una segnalazione televisiva nel programma Alice di Sky tv.L’ambiente è elegante e curato e si presta ad ogni tipo di evento dal pranzo di lavoro alla cena di galà.Il ristorante è parte del gruppo Original Italy di Edoardo Raspelli è gestito dal Signor Nicola e la moglie Teresa, lo Chef che, strabilia anche con le presentazioni dei piatti.Al La Luna e i falò potrete gustare carne, pesce e selvaggina della migliore qualità, infatti qui si è in continua ricerca degli ingredienti migliori.Ci spiega il signor Nicola che prevalgono nel menù i piatti a base di pesce che

La luna e i falò

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qui viene proposto sia cotto che crudo, da assaggiare sicuramente, come antipasto, le cruditè con crostacei, capesante, ostriche, pesce spada e tonno: una vera delizia! Il pesce lo fanno arrivare due volte a settimana da Mazzara del Vallo per garantirne qualità e freschezza.Tra i primi piatti da segnalare, senza ombra di dubbio, il riso venere con code di scampi e gli scialatelli di Gragnano con rucola, ciliegine e provolone del Monaco.Tra i secondi per chi non ama le cruditè ma, non vuole rinunciare ad assaggiare il pesce consigliamo anche: il dentice con carciofi violetti e

olive tagiasche e lo scorfano in crosta di patate con verdurine croccanti.Ma, anche per gli amanti della carne vi sono pietanze molto gustose tra cui la Tagliata di Fassona in riduzione con vino stappato al tavolo.Al La luna e i falò avrete anche la possibilità di abbinare il vino giusto al piatto giusto, in questo vi potrà aiutare il Signor Nicola e la fornitissima cantina di cui dispone il ristorante.La luna e i falò organizza anche serate a tema dedicate a piatti tipici come il Baccalà veneto, lo stracotto d’asino o il cervo in umido con polenta.Anche gli amanti dei dolci

qui, troveranno soddisfazione per il proprio palato sia con i prelibati dolci preparati dallo chef Teresa quale, ad esempio, la torta con crema Chantilly e fragole, il tiramisù o le crostate di frutta, sia con cassate e cannoli che arrivano direttamente da Palermo.A mezzogiorno La luna e i falò propone un Menù lavoro con variazioni di tre primi piatti, tre secondi piatti e contorni a soli 10 euro.La luna e i falò chiude la domenica ma, su prenotazione aprirà comunque per voi.Per informazioni e prenotazioni 0362.1787184oppure 338.6989079.

I Segreti dello Chef | Ricette e trucchi in Cucina

La Luna e i Falò

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Frutti di Mare gratinati, Alici ariganatePolpo rucola e pomodorini,

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INCLuSO COPERTO - BEVANDE ESCLuSE

CHIuSO LA DOMENICA

Dario

Miriam

Nome:Dario

Età:44

Dove sei nata?Monza

Dove vivi?Opera

Vivi da solo o con la famiglia?Con la mia famiglia

Che lavoro fai?Ho un bar

Cosa ti piace di Monza e della BrianzaLa gente

Associazione di idee. Se ti dico verde...Ambiente

Tu vai qualche volta al parco?Talvolta

Chi è Dario Allevi?Il Presidente della provincia di Monza e Brianza

Dai un voto a Monza e alla Brianza8

Trasporti?6 politico

Commercio?8

Se non a Monza e Brianza dove vorresti vivere?A Roma

Esprimi un desiderio.Che l’Italia torni ad essere un Paese che abbia speranza

Metropolitana a Monza: favorevole o contrario?Favorevole

Dimmi un proverbioVolere è potere

Dì qualcosa ai nostri lettoriNon mollate mai! Inseguite i vostri sogni con coraggio e costanza

Nome:Miriam

Età:32

Dove sei nata?Locri

Dove vivi?Opera

Vivi da solo o con la famiglia?Con la mia famiglia

Che lavoro fai?Visual merchandaiser

Cosa ti piace di Monza e della BrianzaIl paesaggio, il verde, il parco è fantastico

Associazione di idee. Se ti dico verde...Il tè

Tu vai qualche volta al parco?Si, spesso per rilassarmi

Chi è Dario Allevi?Non lo so

Dai un voto a Monza e alla Brianza9

Trasporti?Non lo saprei

Commercio?9

Se non a Monza e Brianza dove vorresti vivere?A me piacerebbe vivere in Spagna

Esprimi un desiderio.Sarò banale: vincere all’enalotto

Metropolitana a Monza: favorevole o contrario?Favorevole

Dimmi un proverbioChi troppo vuole nulla stringe

Dì qualcosa ai nostri let-toriBisogna sorridere di più anche se si hanno problemi. Nega-tivo attira negativo

Reality - Venti domande per vedere la Brianza con gli occhi dei Brianzoli

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Pendolare | Il viaggio quotidiano è per me una vocazione Pendolare | Il viaggio quotidiano è per me una vocazione

Tutti noi che per andare a lavoro compiamo sempre lo stesso tragitto ogni giorno, nel corso degli anni abbiamo assistito al progressivo consumarsi del territorio che fiancheggiava il nostro itinerario: prati, aiuole, e anche aree semplicemente vuote hanno lasciato il posto a centri commerciali, strade, rotonde, parcheggi e soprattutto a una miriade di palazzi. Sotto i nostri occhi, giorno dopo giorno, abbiamo purtroppo visto conseguire alla provincia di Monza e Brianza il poco invidiabile primato – che è stato certificato di recente – di essere la prima provincia lombarda per il consumo del proprio suolo, e ciò ha portato la Brianza anche a diventare la seconda provincia italiana, dopo Napoli, per densità abitativa. Abbiamo tutti la netta impressione che tale abnorme crescita urbanistica, e il conseguente aumento della densità abitativa, siano stati processi sregolati. In particolare abbiamo l’impressione che non si sia debitamente tenuto conto degli enormi flussi di traffico che questi insediamenti – costruiti gli uni addosso agli altri senza ordine,

logica e soluzione di continuità – avrebbero generato. Non a caso tutti noi ci rendiamo conto che per andare a lavoro ci mettiamo più tempo rispetto a quanto ce ne mettessimo qualche anno fa. Secondo alcuni, dietro a una parte di questa cattiva gestione della crescita urbanistica, ci sarebbero anche interessi mafiosi. Vediamo di capire meglio di cosa si tratta. Di mafie ne esistono tante: Cosa Nostra, la Camorra, la ‘Ndrangheta, la Sacra Corona Unita, la mafia cinese, quella albanese, quella russa, quella del Brenta, la Stidda e ne dimentico senz’altro qualcuna. La mafia che va per la maggiore dalle nostre parti è la ‘Ndrangheta. Secondo la Commissione Antimafia, oggi la ‘Ndrangheta è l’organizzazione malavitosa più potente della Lombardia. A Milano la ‘Ndrangheta si spartisce il territorio con altre organizzazioni mafiose, ma nel resto della Lombardia, Brianza inclusa, ha il sostanziale monopolio nel traffico di droga e fortissimi interessi in tutta la filiera dell’edilizia: dalle cave al movimento terra, dal noleggio di ponteggi alle demolizioni e via dicendo.

La relazione della Commissione Antimafia del 2008, a proposito dell’attività della ‘Ndrangheta sul nostro territorio, parla chiaro: «il settore dell’edilizia privata è sottoposto soprattutto nell’hinterland (di Milano, ndr) ad un controllo quasi monopolistico da parte delle cosche». La situazione nell’edilizia è di tale gravita che la relazione riconosce che: «in ampie zone della Brianza o del triangolo Buccinasco-Corsico-Trezzano non è nemmeno pensabile che qualcuno con proprie offerte o iniziative “porti via il lavoro” alle cosche calabresi». Sostanzialmente la Commissione Antimafia sostiene che dalle nostre parti la ‘Ndrangheta tragga enormi profitti dal settore dell’edilizia privata e che quindi prema per far aprire nuovi cantieri. Io so a cosa stanno pensando molti nostri lettori. Che sì, qualche «pressione» della ‘Ndrangheta in ambito edilizio ci sarà pure stata. Che sì, ciò avrà comportato anche qualche speculazione edilizia, ma che comunque in Brianza non si spara. Cominciamo subito con il correggere quest’ultimo punto.

In Brianza la ‘Ndrangheta ha minacciato, ha sparato e ha anche ucciso. Pensiamo per esempio a Lea Garofalo, che a Monza è stata torturata, uccisa e poi bruciata. Sì: certamente non come in altre zone d’Italia, ma anche in Brianza la ‘Ndrangheta ha mostrato comportamenti violenti, e ne è ulteriore conferma il fatto che recentemente siano stati chiesti sedici ergastoli per alcuni esponenti di una cosca locale.Ma dobbiamo soprattutto correggere l’idea che la ‘Ndrangheta sia artefice solo di «qualche» speculazione edilizia, come se avesse reso illegalmente abitabile solo qualche mansarda. In realtà svariate indagini delle forze dell’ordine hanno portato alla luce la portata enorme dei suoi interessi edilizi e quanto essi c’entrino poco con l’abusivismo edilizio. Chiariamo il concetto con un esempio: recentemente un Comune della Brianza (per la prima volta in Lombardia!) è stato commissariato a seguito di infiltrazioni di una cosca che miravano a modificare il piano regolatore per poter edificare in aree agricole che la ‘Ndrangheta aveva acquistato poco prima e a poco prezzo. E questo non è stato

un caso isolato.Mettiamo meglio a fuoco questo importante aspetto. La ‘Ndrangheta non ha semplicemente assecondato «la domanda» di case ponendosi come un costruttore che è riuscito ad estromettere dal mercato, con le minacce o con la forza, i costruttori onesti. No: la ‘Ndrangheta in realtà ha forzato anche «l’offerta» di case, riuscendo ad ottenere illegalmente (attraverso tangenti, scambi di voti o minacce) concessioni edilizie perfettamente legali per costruire – punto fondamentale – anche là dove non sarebbe stato interesse della collettività costruire. Perché – sia chiaro un altro punto – non è che ogni centimetro quadrato

disponibile di una città debba per forza essere cementificato. La città infatti sono un ecosistema in cui devono trovare posto anche spazi vuoti e spazi verdi, e in cui devono comporsi in modo equilibrato le esigenze abitative e il diritto a spostamenti rapidi.Anche in questo caso so cosa stanno pensando molti lettori. Che sì, la ‘Ndrangheta esisterà anche dalle nostre parti ma che essa, utilizzando intimidazioni, minacce, violenze e tangenti, in fondo governa «solo» cave, cantieri, appalti e piani regolatori: tutte cose che non incidono negativamente sulla nostra vita quotidiana, al contrario di quanto invece ci accade quando subiamo furti in casa, rapine e violenze: i reati da strada insomma.

Intendiamoci: il timore dei reati da strada è perfettamente comprensibile. Tuttavia non è corretto pensare che le azioni della ‘Ndrangheta non ci tocchino da vicino. Il Procuratore dello Stato della Florida a Tampa, Julie Tingwall, che ha studiato bene la ‘Ndrangheta americana, ne ha parlato come «l’altra faccia della luna», cioè la metà della luna che non vediamo mai, ma che è comunque silenziosamente presente.Innanzitutto la ‘Ndrangheta è il primo importatore di droga in Italia, tanto da essere il fornitore di droga di Camorra e Cosa Nostra. E ciò ha una ripercussione diretta sui reati da strada, dato che gran parte dei reati da strada, e in particolare

i reati più violenti, sono dovuti all’uso di stupefacenti. Inoltre anche lo squilibrio edilizio che abbiamo visto crescere sotto i nostri occhi in questi anni – e di cui la ‘Ndrangheta è riconosciuta essere come uno dei principali artefici e beneficiari – ha avuto pesanti ricadute sulla nostra vita quotidiana. Esso infatti ha portato a un’erosione significativa degli spazi verdi; ad un vertiginoso aumento della densità abitativa; all’intensificarsi di un traffico sempre più inquinante e ad un sistematico rallentamento dei nostri spostamenti quotidiani. E l’inquinamento, la sottrazione di tempo e quella di spazi verdi ci toccano da vicino perché abbassano la qualità della nostra vita quotidiana.

L’altra faccia della Luna

di Juri Casati

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Riflessioni sull’oggi nell’incontro con grandi filosofi8 Febbraio 2013

eMAnuele seVeRinoL’isolamento della terraMonza - Teatro Manzoni Via Manzoni, 23

8 Marzo 2013

fRAncesco BottuRiFilosofia dell’amore apparenteGiussano – Sala ConsiliarePiazzale Aldo Moro, 1

15 Aprile 2013

RoBeRto MoRdAcciLa libertà non appareDesio - Auditorium Liceo Scientifico E. Majorana - Via Agnesi, 20

14 Febbraio 2013

Michele lenociRealtà, apparire, apparenza, parvenza: il mondo è forse un sogno coerente?Cesano Maderno – Teatro ExcelsiorVia S. Carlo, 20

15 Marzo 2013

clotilde cAlABiChe cosa è un’illusione percettiva?Vimercate – Centro OmnicomprensivoVia Adda, 6

25 Febbraio 2013

MAssiMo cAcciARiLa realtà e i nomi dei mortaliMonza – Teatro ManzoniVia Manzoni, 23

5 Aprile 2013elio fRAnziniArte tra apparenza e realtà?Arcore - Teatro NuovoVia S. Gregorio, 25

4 Marzo 2013

giulio gioRelloFilosofi e fantasmiLissone – Palazzo TerragniPiazza Libertà

12 Aprile 2013

AndReA MoRoL’effetto “Babele”. Cervelli e grammaticheVillasanta – Teatro AstrolabioVia Mameli, 8

ingResso liBeRo

ore 21fino ad esaurimento posti

Programma dettagliato su: www.provincia.mb.it/cultura

PROVINCIAMONZA BRIANZA

un progetto dei comuni diMonza, Arcore, Cesano Maderno,Desio, Giussano, Lissone,Villasanta, Vimercate.

coordinato dallaProvincia di Monza e della Brianza Settore Cultura e Beni Culturali

curatela scientificaProf. Michele Di FrancescoPreside Facoltà di FilosofiaUniversità Vita-Salute San Raffaele di Milano

conduzione incontri Fabio Botto

da un’idea dei Comuni di

Comune di Villasanta

assessoratoalla Cultura

Riflessioni sull’oggi nell’incontro con grandi filosofi8 Febbraio 2013

eMAnuele seVeRinoL’isolamento della terraMonza - Teatro Manzoni Via Manzoni, 23

8 Marzo 2013

fRAncesco BottuRiFilosofia dell’amore apparenteGiussano – Sala ConsiliarePiazzale Aldo Moro, 1

15 Aprile 2013

RoBeRto MoRdAcciLa libertà non appareDesio - Auditorium Liceo Scientifico E. Majorana - Via Agnesi, 20

14 Febbraio 2013

Michele lenociRealtà, apparire, apparenza, parvenza: il mondo è forse un sogno coerente?Cesano Maderno – Teatro ExcelsiorVia S. Carlo, 20

15 Marzo 2013

clotilde cAlABiChe cosa è un’illusione percettiva?Vimercate – Centro OmnicomprensivoVia Adda, 6

25 Febbraio 2013

MAssiMo cAcciARiLa realtà e i nomi dei mortaliMonza – Teatro ManzoniVia Manzoni, 23

5 Aprile 2013elio fRAnziniArte tra apparenza e realtà?Arcore - Teatro NuovoVia S. Gregorio, 25

4 Marzo 2013

giulio gioRelloFilosofi e fantasmiLissone – Palazzo TerragniPiazza Libertà

12 Aprile 2013

AndReA MoRoL’effetto “Babele”. Cervelli e grammaticheVillasanta – Teatro AstrolabioVia Mameli, 8

ingResso liBeRo

ore 21fino ad esaurimento posti

Programma dettagliato su: www.provincia.mb.it/cultura

PROVINCIAMONZA BRIANZA

un progetto dei comuni diMonza, Arcore, Cesano Maderno,Desio, Giussano, Lissone,Villasanta, Vimercate.

coordinato dallaProvincia di Monza e della Brianza Settore Cultura e Beni Culturali

curatela scientificaProf. Michele Di FrancescoPreside Facoltà di FilosofiaUniversità Vita-Salute San Raffaele di Milano

conduzione incontri Fabio Botto

da un’idea dei Comuni di

Comune di Villasanta

assessoratoalla Cultura

Patologia aziendale: “Il mio capo è una persona impossibile: come faccio?”

lei, è fondamentale riuscire a conciliare i tempi del lavoro con quelli della famiglia: ciò significa anche riuscire a valorizzare le proprie competenze, facendosi rispettare e riconoscere nel proprio ruolo professionale e aziendale. Come comportarsi allora? Un metodo efficace consiste nel lavorare sulla propria stabilità interna. È necessario aumentare la propria capacità di modificare l’energia psichica e il livello di potenziamento personale attraverso tattiche strategiche. Come può una persona che sta male riuscire ad avere la forza di trasformare il disagio e le comunicazioni negative? Le relazioni negative creano delle vere e proprie patologie nell’azienda. La situazione riportata da Lei, cara Giovanna, è vissuta al contempo da molte persone che lavorano. I modi aggressivi e squalificanti

attuati dal suo responsabile creano in Lei una situazione che va a modificare la percezione della sua autostima e della sua identità professionale. Ne consegue che si sviluppano i pensieri negativi come, per esempio, “Mi sento inutile” “Sono incapace” “Non ce la farò mai”. Le reazioni depressive e sintomi di blocco ed inibizione delle parole sono alcuni dei segnali che indicano che è necessario fermarsi ed intervenire, per evitare l’innescarsi di comportamenti automatici negativi che creano circoli e situazioni difficili.

In che modo intervenire? I percorsi di comunicazione e di

potenziamento personale offrono l’opportunità di sperimentare, attraverso esercizi mirati, nuove modalità di negoziazione e di gestione delle situazioni problematiche, per affrontare in modo più efficace collaborazioni e conflitti. L’emotività positiva si può recuperare imparando ad affermare se stessi e, rendendo più visibili agli altri, le proprie competenze. In quest’ottica, diventa più semplice gestire al meglio le emozioni grazie all’aiuto di un lavoro esperienziale specifico, che consente di mettersi in gioco e sciogliere le paure. Sentirsi protagonista e leader della propria vita è un obiettivo sempre possibile da raggiungere, con un po’ di volontà e con il coraggio di farsi aiutare.

Gentile dott.ssa Convertino, sono una donna sposata di 35 anni, con un figlio, e lavoro da 3 anni in un’azienda produttrice di mobili. Da alcuni mesi a questa parte la situazione è diventata insostenibile: nonostante l’impegno, la disponibilità e i sacrifici, il mio responsabile non è mai soddisfatto, esige sempre di più e critica in continuazione come svolgo la mia attività, spesso arrivando a parole molto forti e offensive. Il clima è diventato sempre più pesante e i rapporti con i colleghi si sono modificati ed ora mi evitano. Ogni mattina è sempre più difficile ed estenuante andare al lavoro, anche perché sono arrivata a pensare di non valere più nulla. Cosa posso fare? Come posso essere incisiva ed assertiva con il mio capo pur mantenendo un buon rapporto?

Giovanna

Gentile signora, grazie per la sua lettera. La situazione che si è creata all’interno dell’azienda dove lavora è purtroppo una realtà piuttosto diffusa, ed è importante cercare di capire come comportarsi e quali decisioni prendere, per venirne fuori nel migliore dei modi. Affinché possa esserci una certa produttività ed una buona qualità del lavoro in un’azienda, è necessario che si crei e si mantenga un clima positivo e di scambio, conseguenza di un dialogo e di una comunicazione chiara e precisa, che permetta a tutti di svolgere i propri ruoli e compiti con efficacia e completezza. Soprattutto per giovani donne e mamme come

Psicologa psicoterapeuta della coppia e della famiglia da 26 anni.Esperta in psicodiagnosi e psicologia clinica.

“Il percorso di potenziamento personale aiuta ad essere assertivi, a diventare leader e a sciogliere le paure”

Per chi volesse contattare la dott.ssa Ornella Convertino:SEDE: Monza-Lissone | Tel: 039.2301179 | [email protected] | www.studio-convertino.it

Psicologia OggiLa Dottoressa Convertino risponde

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8 Marzo 2013

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12 Aprile 2013

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un progetto dei comuni diMonza, Arcore, Cesano Maderno,Desio, Giussano, Lissone,Villasanta, Vimercate.

coordinato dallaProvincia di Monza e della Brianza Settore Cultura e Beni Culturali

curatela scientificaProf. Michele Di FrancescoPreside Facoltà di FilosofiaUniversità Vita-Salute San Raffaele di Milano

conduzione incontri Fabio Botto

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Comune di Villasanta

assessoratoalla Cultura

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tMONzA

Teatro Villoresi Sabato 23 Febbraio ore 21

IF - Pink Floyd Tribute BandIl Teatro Villoresi e IF - Pink Floyd Tribute Band, presentano “AGAINST THE WAR WITH MUSIC TEARS”Uno spettacolo musicale interamente basato sulla musica dei Pink Floyd, con un contesto audiovisivo concentrato sul tema della guerra. Con l’aiuto non solo della musica, ma anche del video, del ballo e della narrazione, lo spettacolo spazia dagli anni della psichedelica fino al rock progressivo dolce e ricco di malinconia, per generare emozione e coinvolgimento nel pubblico.

MONzA

Teatro Binario 7Stagione “Teatro+Tempo Presente”

ODISSEA | 23 febbraio 2013, ore 21 – 24 febbraio 2013, ore 16 e ore 21scritto, diretto e interpretato da Mario PerrottaPremio Hystrio alla drammaturgia 2009Finalista Premio Ubu 2008 Miglior Attore

C’è un personaggio nell’Odissea che molti non ricordano neanche: Telemaco. Non ha ricordi di Ulisse, non l’ha mai visto, non sa come è fatto, non sa il suono della sua voce. Per Telemaco Ulisse è solo un racconto della gente. I pensieri di Telemaco, forse, sono l’unico luogo dove Ulisse può essere ancora un eroe. Ma gli eroi durano il tempo di un romanzo.

NOVA MILANESE

Iniziativa della Libera Accademia di Pittura

In occasione del sessantesimo anniversario della Libera Accademia di Pittura di Nova Milanese, sono stati prodotti dei brevi scritti che ripercorrono la storia di questa grande associazione, dei suoi insegnanti e dei suoi allievi.Questi libretti sono il frutto di ricerche nell’archivio dell’Accademia e racchiuderanno, oltre ad articoli, opuscoli, cataloghi dei premi e recensioni di critici, anche testimonianze di persone che hanno vissuto realmente la vita nell’Accademia.Considerato il particolare valore storico e culturale dell’iniziativa, per presentare la prima parte del lavoro organizzeremo un incontro arricchito da filmati e materiale fotografico, in Villa Brivio, sabato 16 febbraio 2013 alle ore 17:00, al quale sono invitate tutte le realtà associative e culturali della città.I libretti saranno messi in vendita a offerta libera a sostegno economico della Libera Accademia di Pittura.

DESIO

Villa TittoniMostra fotografica “MUNNIZZA” (dedicata a Peppino Impastato)La mostra rimarrà aperta fino al 21 febbraioOrari: Martedì, Giovedì, Sabato e Domenica ore 16 -18 (sabato 16 e domenica 17 apertura ore 10-19) Mercoledì 27 febbraio ore 21 Concerto di Lorenzo Monguzzi (ex Mercanti di Liquore) e Daniela Savoldi Giovedì 28 febbraio ore 21 Rappresentazione teatrale “Il paese della vergogna, storie di mafie” di Daniele BiacchessiSabato 2 marzo ore 21 - Spettacolo circense “Lui chi è” a cura de I ragazzi del Tappeto di Iqbal ONLUSINGRESSO LIBERO A TUTTI GLI APPUNTAMENTI

VERANO BRIANzA

Da Verano Brianza (palazzetto dello sport comunale, via Dante Alighieri), il 28 Marzo parte il viaggio social di Davide Van de Sfroos nei principali teatri del centro Nord. Teritori tour 2013, due ore di puro spettacolo i cui protagonisti saranno il territorio e la gente dei luoghi sedi dei concerti.

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Circolo Numismatico Monzese: continua il secondo ciclo de “Storia della scienza e della tecnica”

Continua con successo il secondo ciclo de “Storia della scienza e della tecnica: dalle origini alla modernità” promosso dal Circolo Numismatico Monzese e dedicato all’evoluzione del pensiero scientifico in ambito meccanico, ingegneristico e più in generale delle costruzioni.Una proposta che -a fronte del rigore del titolo- è accessibile, piacevole e condotta con il consueto metodo dialogico dall’ingegner Dante Casati, socio del Circolo e curatore degli incontri. Di fatto, si tratta di un ciclo di lezioni multimediali, che si rivolgono a tutti, ma risultano espressamente ideate per le scuole. L’intento è di fare scoprire il faticoso cammino dell’uomo nella sua emancipazione dalla fatica materiale e di riscoprire la bellezza del sapere tecnico.Il riferimento indiretto ad alcuni esempi monzesi, soprattutto in ambito architettonico, quali il castello visconteo e la basilica di San Giovanni Battista, conferma la profonda attenzione del Circolo per la storia della città.L’appuntamento per la lezione dedicata al Seicento e al primo Settecento è per sabato 16 febbraio, ore 20,30, presso la sala del centro civico polifunzionale di via Lecco 12. Alla fine di questo periodo sorge in Monza anche una accademia di eruditi, presso l’ex collegio Bosisio, curiosamente poco nota e quasi per nulla studiata. La prossima tappa in questa avventura del sapere - dopo la serie dell’anno scorso, riservata al mondo romano e medievale- sarà dedicata all’età dei Lumi e alla rivoluzione industriale ed è fissata per il 16 marzo, alle ore 20,30, sempre presso la sede civica di via Lecco 12. Ingresso libero.

di Paolo Paleari

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Firma il tuo capolavoro.Campagna di finanziamento per il restauro

delle opere d’arte del Museo della Città.

Info: www.comune.monza.it/parteciparteNell’immagine Mosè Bianchi “Nel Duomo di Monza”, 1871-1872, olio su tela

Monza città per l’arte

Proe

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ww

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Nella foto: modellino in scala del Castello Visconteo di Monza

Cosa Succede in Città

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Usape S.r.l Monza Via Cavour tel 039.329754

Buon giorno a Voi tutti, Cari lettori, ma soprattutto Buon Anno Nuovo. Con tanta sofferenza abbiamo superato il 2012 che, essendo stato un anno “Bisesto” era proprio un anno “Funesto” ed abbiamo anche “scampato” la profezia dei Maia. È dunque arrivata l’ora della ripresa! Intanto vorrei esporvi i contenuti più significativi della Legge di Stabilità 2013:Nuova fattura Iva:- Il numero di fattura deve contenere anche l’anno; ad esempio fattura n° 01/2013 del 10/01/2013;- Bisogna specificare con una descrizione, gli art. di legge; ad esempio art. 10 diventa esente IVA in base all’art. 10 DPR 633/72, art. 15 diventa Escluso dalla base imponibile IVA in base all’art. 15 DPR 633/72, art. 17 diventa Inversione Contabile in base all’art. 17 DPR 633/72, ecc. ecc.- Quando ricevete da un fornitore una fattura art. 17, bisogna predisporre su carta intestata della ditta, l’autofattura con numero progressivo rispetto alle

vendite; se avete fatto la fattura n. 10/2013, sarà autofattura n. 11/2013 e la prossima fattura che emetterete avrà il numero 12/2013. Indicare che si tratta di autofattura per inversione contabile di cui all’art. 17 DPR 633/72.- Tares: la nuova tassa sui rifiuti e i servizi che prenderà il posto della Tarsu e della Tia.Tenuto a pagarla non sarà il proprietario dell’abitazione, ma “chi occupi o detenga locali atti a produrre rifiuti”. Si comincerà a versarla a partire dal 1° aprile, data in cui ne scatterà la prima rata se non posticipata dai singoli Comuni, la base imponibile sarà costituita dalla superficie calpestabile degli immobili.- Rivalutazioni beni d’Impresa: riapertura di termini in materia di rivalutazione di beni di impresa e di rideterminazione di valori di acquisto. Necessario il possesso dei beni in questione alla data del 1° gennaio 2013 e il pagamento dell’imposta sostitutiva, anche in relazione alla prima rata, entro il 30 giugno 2013. Le imposte sostitutive possono essere rateizzate fino ad un massimo di tre rate annuali di pari importo, a decorrere dalla data del 30 giugno 2013; sull’importo delle rate successive alla prima sono dovuti gli interessi nella misura del 3 per cento annuo, da versarsi contestualmente. La redazione e il giuramento della perizia devono essere effettuati entro la predetta data del 30 giugno 2013.- IVA al 22%: dal 01/07/2013 l’aliquota ordinaria Iva del 21% passa al 22%.- Detrazioni per figli a carico: dal 2013, quindi a valere per la dichiarazione dei redditi del 2014, aumentano le detrazioni Irpef per figli a carico:- a 950 euro per ciascun figlio;

- aumenta a 1.200,00 euro per ciascun figlio di età inferiore a tre anni;- con ulteriore aumento, di un importo pari a 400,00 euro, per ogni figlio portatore di handicap.- Deducibilità Auto: riduzione della deducibilità delle spese auto nell’esercizio di impresa, arti e professioni dal 40% al 20%. La previsione decorre dal periodo di imposta 2013.- Annullamento ruoli: cancellazione dei debiti fino a 2 mila euro, comprensivi di capitale e interessi, iscritti a ruolo fino al 31 dicembre 1999 e che non sono ancora stati riscossi. L’annullamento avrà decorrenza a partire dal 1° luglio 2013.Tornando alle nostre PMI, queste devono cambiare modello di Business; le sofferenze bancarie sono all’ordine del giorno ed i fallimenti aumentano sempre più. Devono ristrutturarsi! Per ristrutturazione aziendale s’intende una serie di operazioni che aiutano a superare una fase di forte crisi. Sotto il profilo legale si parla dell’art. 67 della legge Fallimentare, dell’art. 182/bis e dell’art. 160. Si riscontra spesso la volontà degli imprenditori di salvaguardare i posti di lavoro, anche per il radicamento al territorio dove operano. Ristrutturare vuol dire anche preservare la continuità aziendale, e riportare le imprese a fare utili. Certo, anche gli imprenditori devono cambiare la cultura familiare che hanno, legata a tante idee ed a pochi capitali. Prima di arrivare alle pratiche legali, si può anche procedere informalmente, in assenza di pubblicità, cosa che evita il precipitare di relazioni commerciali, bancarie e sindacali. Entrano in gioco interessi diversi:

quello dell’imprenditore e della sua famiglia, spesso impegnata magari con fideiussioni personali, quello dei soci di minoranza, quello dei lavoratori, quello delle banche. Bisogna ristabilire l’equilibrio di cassa, impostare un piano industriale concreto e fattibile, dimostrare risultati positivi nel breve termine, invertendo quelli negativi. Il ruolo del Commercialista, dunque, non è solo quello di “dare pareri” . “Dobbiamo coordinare il traffico, altrimenti le cose non vanno avanti!”. Per lungo tempo l’attività del Commercialista è rimasta focalizzata su problematiche fiscali. La crisi ci impone una riqualificazione professionale; sempre più siamo coinvolti in decisioni extra tributarie. Il professionista deve essere la guida dell’imprenditore con competenze quali il Controllo di Gestione, l’Analisi finanziaria, la Ristrutturazione del debito, la gestione del Credito. Analizzando i bilanci societari, il Patrimonio aziendale, la redditività e la struttura finanziaria, ha anche il compito di coordinare, agevolare, semplificare i rapporti con il sistema bancario il quale deve sostenere le PMI per dare loro la forza di crescere. Scegliere un iscritto all’Ordine dei Dottori e Ragionieri Commercialisti, significa affidarsi ad un professionista qualificato che ha vincoli etici, che dà garanzia di riservatezza, che ha competenze tecniche aggiornate derivanti anche dall’obbligo della formazione professionale continua. Il nostro studio è pronto ad affrontare la sfida del futuro e ad assistervi al meglio, affinché il 2013 sia l’anno della ripresa.Cordialmente vi saluto.

Umberto Grasso

Non abbiamo resistito… non potendo, causa par condicio, pubblicare le vostre divertentissime mail di stampo politico, proponiamo la poesiola del nostro super lettore Nando… la sapete tradurre? Se no leggete il prossimo numero! Baci. Le Sciure

PIERINO E IL LUPO

In dal busk, dadré d’un pîn un bel luf l’è lì a spetà. Un’uğjada a l’urelóğ:Vot e ‘n quârt! Pasa nisön?Bizóň kapì ke ul lufal g’era no intensjónda salüdà un quajvön;kunt una fam da luf

al spetava ul so diznà.Tüt a ‘n trat al sent “krak krak”,G’è un quajvön k’al ven vèrs kì.L’era ğjüst un bagajót.Daj, ven kì, ta fo la festa!Al fa un sâlt in sül sentêe al ga mustra tüt i dentperkè inšì al ga mèt paürae quel là al sa kaga adós.Ma ul Pjerîn, ul bagajótk’al pasava in mèz al buskper fà in temp a rivà in ğezaper la Mèsa aj vot e mèza,quând al ved ul luf al rid,ga ven nanka per la mentda kagà lì, in sül sentê,e al ga diz, quièt quièt:“ Čjau, bel luf, ta vét a spas?

A vedèt ma veň in mentke una volta, san Frančèskl’era fâ una paseğjàdakunt un luf kumpàň da tie al g’aveva fà prumètda fà pü ul brigânt da strada.L’è per quest ke mi ta dizi:Daj, fàm no ‘sti öğ da fög,mustra no tüt i dinčjuni, mi pretendi no da fàtdiventà kumè un berîn,ma s’ta vörat la speransad’andà in čjel, in Paradìz,t’hé da fà prupuniméntda fà pü kagà i pôr ğentquând ta védan sül sentê,da rubàn pü da fjulìtper manğjaj a lès o a rost,

da rubà nanka i berìte fà pjânğ la sua mamìna.Daj, dàm kì la man, bel luf,fa anka tì la tua prumèsa!”.Al s’è mis a pjânğ, ul luf,un miràkul a vedèun bestjón k’al pjânğ ‘me ‘n fjö,ma ul miràkul püsé grosl’è una roba maj vedüda:ul diskurs dal nost Pjerînl’è rivâ sü al mund da là,ga l’han dâ al destinatàri,San Frančèsk l’è veňü in tèrae l’ha fâ un mirakulón:l’ha inventâ lì süj dü pèul prîm luf veğetarjàn.

Nando, 5.10.2012

Il Commercialista Risponde

Le Sciure

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Trantran è anche su facebook e su myspace…dalla Brianza una finestra sul mondo!

Chi smette di fare pubblicità per risparmiare soldi è come se fermasse l’orologio per risparmiare tempo

(Henry Ford, imprenditore statunitense)

www.trantran.net

Viene distribuita tramite hostess la mattina

dell’uscita nelle stazioni ferroviarie di

Monza, Lissone, Arcore, Desio, Meda , Seregno,

Seveso e presso la fermata MM di Cologno

Monzese/Brugherio

Nelle 13 sedi presenti sul territorio provinciale di APA

Monza e Brianza -

Confartigianato Imprese

Monza via GB Stucchi, 46

Carate Brianza via Matteotti, 19

Cesano Maderno via Matteotti, 16

Desio via Garibaldi, 258

Giussano Largo Europa, 7

Lissone via San Rocco, 97

Meda viale Francia, 15

Muggiò via I° Maggio ang. via San Rocco 

Nova Milanese via Berlinguer, 2

Seregno via Rismondo, 28

Seveso via Solferino, 16

Triuggio viale Rimembranze, 3

Vimercate via Ronchi, 12

Bar La Piazzetta via San Bernardo, 5 - Carate

Brianza

EXPO Cafè via E. Toti, 41- Carate Brianza

Vista Caffè via John Kennedy, 2 - Correzzana

Tennis Concorezzo via Libertà, 1 - Concorezzo

Enoteca Brambilla via C. Cattaneo, 57- Lissone

Bar Borgo Caffè via Bergamo, 9 - Monza

Buffetti c.so Milano, 38 - Monza

Edicola Siria via Solferino

(davanti Ospedale Vecchio)- Monza

Info Point Comune di Monza Piazza Roma -

Monza

Speedy Bar via Appiani, 22 - Monza

Tabacchi Ambrosini piazza Carducci, 2 - Monza

Turné trattoria e bistrot via Bergamo, 3 - Monza

Baby College-Oxford Group via Verdi, 83 -

Seregno

Edicola Enrico via Cavour, 12 - Seregno

Osteria dei Vitelloni via Garibaldi, 25 - Seregno

Panificio Corti via Garibaldi - Seregno

Studiofluido via Leonardo da Vinci, 30 - Seregno

Tambourine via C. Tenca, 16 - Seregno

Bar Boulevard viale C. Battisti, 121 - Vedano al

Lambro

Ottica Mottadelli via Preda, 13 - Verano Brianza

Panetteria Duca via IV Novembre, 33 Zoccorino

(Besana)

Cosval via Porta D’Arnolfo, 87/89, Biassono

Edicola Di Enrico Giannone, via Monte Amiata,

Monza ( zona Triante)

Piscina comunale di Desio

Clinica del sale, via Sempione 13/g, Monza.

In tutte le biblioteche Comunali di Monza

e in tutte le biblioteche locali della rete provinciale

Brianza Biblioteche.All’interno della Galleria

Auchan di via Lario a Monza, collocate in

appositi espositori, a disposizione dei numerosi clienti

che vi transitano.

… e inoltre presso principali bar, parrucchieri, studi

medici di base dei comuni di Monza, Vedano al

Lambro, Lissone, Desio, Seregno, Brugherio

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Carabinieri | 112

Centro antiveleni (ospedale niguarda)02 66101029

Croce rossa italiana | 039 322384-32365

emergenza sanitaria | 118

guardia medica | 840 500092

ente nazionale Protezione animali (sezione Monza e brianza)039 388304

guasti acqua e gas | 800 388088

guasti illuminazione strade | 800 901050

guasti enel | 800 023421

Polizia di stato | 039 24101

Polizia municipale di Monza | 039 28161

Polizia stradale arcore | 039 617333

Polizia stradale seregno | 0362 239077

Protezione civile | 039 28161

soccorso stradale | 116

Vigili del fuoco | 115

s.i.a.e. Circoscrizione di Monza 039 2326323

PER LA PUBBLICITà

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C I VE D IAM O I L 26 MAR Z O

N U M E R I U T I L I

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