Trafficanti di antichità 1
-
Upload
storiadossier -
Category
Documents
-
view
7 -
download
0
description
Transcript of Trafficanti di antichità 1
Trafficanti di antichità: Operazione Gerione
Era il 20 gennaio 1994, una rapina sesnò l’inizio di una delle più grandi operazioni del Reparto
Carabinieri per la tutela del patrimonio artistico.
Tutto iniziò con una rapina al castello-museo vicino Melfi.
In questa zona dal paesaggio selvaggio, dovuto alle tracce di
terremoti antichi, spicca il castello medievale di Melfi. Si dice
contenga 365 camere, una per ogni giorno dell’anno e consti
di nove torri di mattoni quadrati, la più antica delle quali,
venne costruita nel 1041, in epoca Normanna. Qui vicino vi è
il Monte Vultura, una massa di roccia rosso-scuro, che si
innalza per oltre 4.000 metri. Storicamente, Melfi era stata
capitale normanna, ed è qui che papa Urbano II pose le basi
per indire la prima Crociata in Terra Santa.
La rapina al castello-museo di Melfi
Il 20 gennaio del 1994 era il giovedì di una fredda giornata, il castello era deserto, non vi
furono ospiti quel giorno ad ammirare la sua principale attrazione, i vasi di Melfi. Si tratta di otto
vasi in terracotta risalenti a circa 2500 anni, riportanti storie del periodo greco classico. Luigi
Maschito era una guardia al Museo di Melfi da quasi tre anni e spesso, in giornate come quella, si
annoiava nella desolazione di quelle stanze deserte. Se ne stava seduto a fare cruciverba e
sonnecchiare dopo aver pranzato.Quando si chinò a raccogliere il cruciverba che gli era caduto dalle
ginocchia, la sua testa urtò qualcosa di duro, si trattava della canna di una pistola.
L’uomo che la teneva in pugno non disse nulla, si limitò a far segno a Maschito di restare in
silenzio. Venne legato alla sedia dai banditi, tre uomini con occhiali da sole e capelli neri.
Immobilizzata la guardia, pensarono a dedicarsi al vetro di sicurezza che li separava dai vasi, che
cedette quasi subito sotto i violenti colpi di una grossa chiave inglese. Gli uomini non proferirono
parola, si mossero rapidamente sotto gli occhi della guardia e sottrassero, uno dopo l’altro, gli otto
vasi.
L’uomo con la pistola la puntò nuovamente
contro Maschito, e nuovamente gli fece segno di
starsene buono e in silenzio, portando la canna
vicino alle labbra. Poi sparì anche lui. Su come
avessero fatto i tre a penetrare inosservati
all’interno del castello in pieno giorno, resta un
mistero, dal momento che al castello si può
accedere soltanto attraverso un vecchio ponte in
pietra e oltrepassare due alti muri di protezione,
restò un mistero. Inoltre, Maschito non era
l’unica guardia in servizio quel giorno, gli altri
suoi due colleghi dissero di non aver udito ne i
colpi che stavano frantumando il vetro di sicurezza, mentre attribuirono ad uno dei soliti falsi
allarmi, il suono delle sirene di allarme che automaticamente entrarono in funzione alla rottura del
vetro, senza neppure pensare minimamente, così dissero, che si trattava di una rapina in corso.