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Tracce

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Tracce

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2 EDITORIALE

IndiceSulle tracce delle tracce 3Firme sulla neve 6Casa dolce casa 71000 e una traccia 8A fior di pelle 10Merda è tabù 11Resti di banchetti 12In breve 14Attività giovanili 15

ImpressumBollettino trimestrale della SezioneTicino di Pro Natura. Viene allegatoalla Rivista nazionale di Pro Natura.Editrice:Pro Natura TicinoViale Stazione 10, c.p. 23176500 BellinzonaTel.: 091 835 57 67Fax: 091 835 57 66E-mail: [email protected]: 65-787107-0Internet: www.pronatura-ti.chRedattrice responsabile:Martina SpinelliCommissione redazionale:Christian Bernasconi, FiorenzoDadò, Marzia Mattei-Roesli, AndreaPersico, Baldassare Scolari, MartinaSpinelli, Luca Vetterli.Produzione e stampa:Schlaefli & Maurer AG, InterlakenTiratura:3500Foto:Andrea Persico se non indicato altri-menti.In copertina:Tronco di castagno apprezzato dalpicchio. Da notare che l’albero è an-cora vivo!

Luca Vetterli, segretario di Pro Natura Ticino.

bili in fondo solo come tracce. Tracced’una dimensione che intravediamo eche ci sfugge al contempo come il ven-to che soffia dove vuole, come lo spiri-to che anima noi e le altre creature e ilcreato. Leggere tracce significa aprirsicreativamente ad un messaggio nasco-sto. E fare il possibile per capirlo ac-cettando al contempo l’ignoto.

Luca Vetterli

Macché, oggi non più, dirai forse an-che tu che leggi queste righe. Se cosìcredi, penso però che sbagli. Leggeretracce è e resta un approccio fonda-mentale alla vita e alla sopravvivenzaperché ci confronta fondamentalmenteall’ignoto e lo delinea senza mai darcil’illusione d’afferrarlo per intero. Tuttele cose principali della vita: nascita,relazioni, amore e morte, stanno a ca-vallo tra noto e ignoto e sono percepi-

Sopravvivi se sai leggere le tracce

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CONOSCERE 3

Sulle tracce delle tracce

Gli animali selvatici sono diffidenti eraramente si fanno vedere. Eppurespesso qualcosa tradisce la loro pre-senza: le tracce. Di solito, quando sisente questo termine, la prima imma-gine che viene in mente è quella dizampe impresse nel fango o nella neve.Le tracce però non sono solo impronte,ma anche sterchi, peli, pelli e piume,resti di cibo, borre, palchi, scorteccia-menti, odori, tane, nidi e quant’altro:tutti gli elementi che un animale puòlasciare al suo passaggio.

Rapporto uomo-naturaDiversi millenni fa tutti gli uominierano cacciatori e raccoglitori. La lorovita dipendeva da ciò che offriva lanatura di cui essi però erano anche intotale balìa. Sostentamento e soprav-vivenza erano quindi indissolubil-mente legati ad una efficiente letturadel territorio e ad una costante comu-

Ragazza della tribù White Mountains Apache

durante la Sunrise dance, rito di iniziazione

all'età adulta che fanno solo le donne. Indossa

le penne d'aquila, una madreperla tra i capelli,

un vestito di cuoio di cervo con ricamata una

farfalla ed è tinta in viso con del polline. Foto:

Sissi Gandolla.

Il rapporto e la vicinanza tra uomo e natura è cambiato nel corso dellastoria e così anche la lettura delle tracce lasciate dagli animali. Un’arteusata oggigiorno come metodo per studiare comportamento ed ecologiadelle specie ma in passato vissuta da molti popoli, tramite la caccia,come un percorso spirituale e un dialogo con gli animali.

nicazione reciproca con tutte le suecomponenti. Essendo la caccia l’ele-mento preponderante della loro esi-stenza, la profonda conoscenza delletracce e degli animali che le lasciavanoera di vitale importanza. Consci di farparte della rete alimentare, avevanoanche sviluppato un profondo legamespirituale con tutte le altre specie a cuierano collegati. Una pista quindi nonera solo una scia di tracce, ma un veroe proprio discorso e una battuta di cac-cia non era un semplice prelievo ve-natorio, ma un’intensa contrattazionetra due entità alla pari che aveva luogoprima, durante e persino dopo la vit-toria, o la sconfitta, del predatore.Con l’avvento dell’agricoltura e ancordi più con l’industrializzazione, moltipopoli hanno perso questo senso diappartenenza alla natura e nel peggioredei casi anche il contatto con essa. Nelprofondo della psiche di tutti noi, però,

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il ricordo di un’ancestrale connessionecon un mondo selvaggio è ancora pre-sente e, seppur spesso assopito, in-fluenza ogni giorno la nostra coscienzae le nostre azioni.

Caccia spiritualeIl rapporto con Madre Natura dei po-poli di cacciatori e raccoglitori, natividel continente americano, era a tuttigli effetti una religione che influenzavaogni aspetto della loro vita. L’ambientein cui vivevano era un tutt’uno con glispiriti e le creature che lo popolavano,uomini compresi. Tutto quello che ne-cessitavano veniva umilmente chiestotramite riti, preghiere e sacrifici. An-davano alla ricerca di cibo digiuni per-ché gli spiriti avessero pietà di loro e liaiutassero. La caccia era un elementoimprescindibile della loro esistenza esi basava sia su una spiccata abilitàtecnica che su un profondo legame conlo spirito della preda. L’uccisione di unanimale era vissuta come un peccatoche veniva espiato con preghiere diperdono e gratitudine perché l’animadell’ucciso non cercasse vendetta.Dalla preda si otteneva tutto il neces-sario: cibo, vestiti e arnesi.

Tracce come talismaniPer gli indiani le virtù e le caratteristi-che proprie di ogni animale erano, ein parte lo sono ancora, integralmentecontenute anche nei loro resti, quindile tracce sono anche talismani e medi-cine. Così gli artigli di un orso conferi-scono forza e leadership, le penne diun’aquila onore e saggezza e quelled’oca fanno volare più lontane lefrecce. Le impronte, che siano impressenel fango o dipinte su pelle, indumentie abitazioni, indicano la presenza diun animale e ne catalizzano le qualità.Le impronte di lupo rappresentanol’unione del clan, quelle di tasso la te-nacia nella caccia, quelle di serpentevelocità, l’immagine di una tartarugaaiuta a resistere agli inganni e quelladi un girino conferisce fertilità. In casodi bisogno gli indiani chiedono aiutodirettamente agli animali e agli spiritidella Natura comunicando con loro tra-mite sogni e visioni.

Tracce nella scienzaLa natura può apparire come un luogopacifico e bucolico ma in realtà, lon-tano dai nostri occhi, tra piante, ani-mali e funghi si consumano delitti ef-

Tracce: le parole degli animaliUna storia degli Indiani Apache dell’Arizona racconta che, prima della comparsadegli uomini, già esistevano tutti gli animali che oggi conosciamo. Essi posse-devano il dono della parola e dell’arte, passavano il tempo raccontandosi storiee barzellette, pregando, cantando e danzando.Un giorno Hussen, il Creatore, chiamò a se il Coyote per affidargli un compitomolto importante. “Coyote,” disse Hussen “hai quattro giorni e quattro notti perradunare tutti gli animali della terra e farli venire qui da me! Vai e non fallire!”Il coyote ubbidì e quando tutti i presenti furono arrivati Hussen disse loro: “Pur-troppo devo prendere da voi un ingrediente importante che necessito per la miaprossima creazione: la parola. Vi lascio ancora quattro giorni e quattro notti percantare tutte le vostre canzoni, raccontare tutte le vostre storie e barzellette edire tutte le vostre preghiere, dopodiché dovrò riprendermele!” E così gli animalisi precipitarono a fare ciò che gli era stato suggerito.Dopo quattro giorni il Creatore mantenne la promessa e con una mano si portòvia tutte le parole degli animali. Mentre con l’altra prese del fango da cui plasmòdue corpi, uno femminile ed uno maschile. Unendo i contenuti di esse, i corpisi animarono e così nacquero i primi due esseri umani.Da quel giorno gli animali non parlarono mai più e iniziarono a comunicaresolo con versi e gesti pur restando perfettamente in grado di capire le paroleormai usate dagli umani. Questi ultimi, dal canto loro, avrebbero potuto comu-nicare con gli animali unicamente in due modi: interpretando i loro segni etracce nel mondo terreno o nei sogni con la guida di persone speciali chiamatiuomini medicina.

Sopra: Apache della tribù White Mountains

che con altri tre danzatori mascherati, a sim-

boleggiare i punti cardinali, danzano incar-

nando gli spiriti della montagna: sono i Crown

Dancers che partecipano a tutte le cerimonie

importanti. Sotto: impronta di orso. Foto di

Sissi Gandolla.

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Effimera traccia umana.

ferati che non hanno niente da invi-diare agli episodi di CSI o del TeneteColombo. Furti, truffe, lotte e uccisionisono all’ordine del giorno. Il moventepiù gettonato è sicuramente la soprav-vivenza, ma nella stagione dell’amorenon mancano neppure i delitti passio-nali.I biologi possono essere considerati deiveri e propri investigatori della natura.Proprio come Sherlock Holmes, se-guendo e studiando le tracce come de-gli indizi, possono risolvere i misteridella scena di un crimine identificandole vittime, determinando lo svolgi-mento dei fatti e scoprendo l’identitàdel colpevole o dei colpevoli.La nostra società, a differenza di quellea più stretto contatto con la natura, haun approccio meramente scientificocon le tracce. Nulla viene lasciato al-l’intuizione e tutto deve essere rigoro-samente provato. Un peccato perchèle differenti interpretazioni sono indi-spensabili per una comprensione glo-bale della realtà.Bisogna ammettere però che chi studiagli animali da vicino spesso si appas-siona così tanto che sviluppa una sortadi empatia con il suo oggetto di studio,e perché no, forse anche un legameun po’ mistico.

Sissi Gandolla

Storia di un “investigatore”I resti di un cervo giacevano nel mezzo di una prateria americana. Un biologoche monitorava gli spostamenti di un branco di lupi li notò e si mise ad inve-stigare. Le strisce di sangue che percorrevano una cinquantina di metri indica-vano che il cervo era stato ucciso altrove e poi trascinato in quel punto. Lavittima presentava inoltre dei morsi al collo tipici di un agguato di puma. Maqualcosa nella scena non quadrava: tutto attorno alle spoglie era pieno di traccedi lupi ma nessun segno del felino. Fortunatamente dei campeggiatori avevanoassistito al delitto, o meglio… ai delitti. Un cervo intontito era stato attaccato eucciso da un puma. Poco dopo un branco di lupi si avvicinò e scacciò il felino.I testimoni rimasero in silenzio ad osservare il pasto dei canidi ma quest’ultimili notarono e così trascinarono via la carcassa. I sospetti del biologo sulla naturadel crimine furono così confermati, ma perché il cervo si muoveva in modostrano? Il metal detector escuse eventuali colpi di fucile e le ossa non presenta-vano fratture ma l’interno del midollo era marroncino: l’animale era debilitatoda tempo.Alla fine dell’indagine il detective era soddisfatto, perché le tracce analizzate gliavevano rivelato che anche quel giorno il suo branco di lupi aveva potuto nutrirei propri cuccioli.

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6 CONOSCERE

Firme sulla neve

Le tracce degli animali più conosciutesono sicuramente le impronte delleloro zampe: possono essere zoccoli oavere i polpastrelli, essere palmate opelose, con o senza unghie. Per osser-vare questi segni ci vogliono però lecondizioni giuste; affinché una zamparesti impressa nel suolo ci voglionosubstrati malleabili come fango e sab-bia, ma è nella neve che il mondo delleimpronte si svela al meglio.

Camminando tra la neveLa prima neve caduta al Lucomagno,oltre a ovattare l’atmosfera e a regalaredegli splendidi paesaggi, offre l’occa-sione di osservare facilmente le traccedegli animali della zona. Infatti questisegni stampati nella neve tradisconola presenza anche degli animali piùschivi, che, in cerca di cibo o di rifugio,si spostano spesso lungo i nostri stessisentieri.È nella neve compatta e non troppoalta che le impronte sono più evidentie nitide, mentre nei manti nevosi fari-nosi, ghiacciati oppure intaccati da unimportante scioglimento le dimensionie le forme delle impronte possono su-bire dei forti cambiamenti Può così ca-pitare di confondere un capriolo conun cervo.

Diversità d’impronteAncora prima di muovere i primi passidal Centro Pro Natura, si notano nu-merose impronte di volpe. Questo ani-male, riconoscibile dalle sue traiettoriepiuttosto lineari, pattuglia regolarmentela zona alla ricerca di qualche resto dicibo o di qualche piccolo roditore.Salendo lungo il fiume la coltre nevosaè segnata da molte altre orme: caprioli,cervi e lepri, difficilmente visibili inquesto periodo, lasciano delle im-

pronte inconfondibili e la cui abbon-danza ne tradisce la presenza nella re-gione. In che direzione stavano an-dando? Quanti erano? Sono solo alcunedelle domande più frequenti degliescursionisti amanti della natura.Alcuni segni sono molto più discreti epossono sfuggire all’osservatore fret-toloso: come le piccole zampette pa-rallele dell’ermellino, pure presente alLucomagno ma molto difficile da in-contrare. Ne avete mai visto uno sullaneve?

Non solo zampeDopo poco più di un’ora di cammino,la sorgente del Brenno è ormai vicina,e prima di raggiungerla abbiamo la for-tuna di incontrare un’impronta un po’diversa dal solito: non si tratta dizampe, bensì… di ali! In questa zonasi è posato un fagiano di monte e, ri-partendo, ha segnato il terreno con lasua tipica firma. Che belle tracce dibiodiversità!

Non solo animaliSulla strada del ritorno, in questo pae-saggio idilliaco, non possiamo fare ameno di notare le tracce di altri escur-sionisti, che percorrono la regione conracchette da neve, con gli sci, oppureseduti su una rumorosa motoslitta. IlLucomagno è una meta molto apprez-zata anche nella stagione fredda eognuno esplora il territorio a modosuo, chi in modo riflessivo, chi inmodo molto più… invadente. L’invitoè, per tutti, quello di far visita a questopiccolo paradiso mostrando rispettoper gli animali che popolano la zona eche cercano a fatica di sopravviveresfidando i rigori dell’inverno.

Christian Bernasconi

Una tranquilla camminata sulla neve permette un contatto privilegiatocon la natura e le scoperte emozionanti non mancano. Seguire le tracce,interpretarne forma e dimensione, dare un nome alla specie che le halasciate e percepire la biodiversità della zona del Lucomagno; il tuttonella speranza di veder spuntare un animale da dietro un tronco o tra irami di un albero.

Tracce di uomini e animali: stesso percorso,

obiettivi diversi. Foto: Christian Bernasconi.

Animali fuoripistaUn pieghevole con indicazioni per ri-durre al minimo l’impatto sullafauna quando si praticano gli sportinvernali. Conoscere la fauna selva-tica permette di avvistarla più facil-mente e meglio rispettarla. Al suointerno troverete anche i dettagli sucome riconoscere le differenti im-pronte nella neve.Potete ordinarlo gratuitamente chia-mando la sede di Pro Natura Ticinooppure al sito:www.pronatura-ti.ch/documentazione

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Casa dolce casa

Rifugi di artistiLe tane di molte specie animali sonodei veri e propri capolavori d’arte ed’ingegneria costruiti con i materialipiù svariati. Il nido del moscardino èuna sfera perfetta formata da un densointreccio di fibre con tanto di porta cheviene chiusa ogni volta che il suo oc-cupante va a farsi un giretto. Il martinpescatore scava un cunicolo lungo 75-150 cm in una parete verticale. I nididelle vespe Polystes sono dei piccolima perfetti favi appesi sotto ogni tipodi strapiombo, formati da un materialesimile al cartone creato impastando le-gno e saliva. Le vespe vasaie, invece,preferiscono utilizzare del fango con ilquale costruiscono anfore in miniaturaall’interno delle quali racchiudono unuovo e una buona scorta di cibo costi-tuita da piccoli insetti narcotizzati. Ipiccoli delle cicaline afroforidi, comu-nemente dette sputacchine, vivono innidi di schiuma formati da escrementiliquidi frullati con aria che offrono pro-tezione dal sole. Vi sono poi i nidi difoglie arrotolate come quelli dei cole-otteri sigarai, senza dimenticare infinele galle. Molte di queste bizzarre espesso variopinte escrescenze sono in-fatti dei nidi, all’interno dei quali sisviluppano varie specie di insetti.

Perché tanta fatica?Scopo della maggior parte dei nidi edelle tane è quello di offrire protezionedalle intemperie e dai predatori. Spessosono quindi ben mimetizzati oppureposti in zone difficilmente raggiungi-bili. Alcuni animali utilizzano le loroabitazioni durante tutto l’anno comela marmotta che sfrutta il suo com-plesso sistema di locali sotterranei peril letargo invernale, per mettere almondo i piccoli e come semplice rifu-gio in cui mettersi al sicuro e al riparodurante l’estate. Altri, invece, costrui-scono un nido unicamente per alle-varvi i piccoli.

Ma c’è chi fatica non fa...Vi sono poi parecchie specie che nonsono in grado di costruirsi un rifugioma si limitano a sfruttare quello pre-parato da qualcun’altro. Tra queste viè per esempio la volpe che volentierisi rifugia in una tana di tasso. Anche ivecchi nidi di picchio abbandonati dailoro proprietari sono degli alloggimolto richiesti e possono ospitare al-locchi, ghiri, scoiattoli, pipistrelli, lu-certole, calabroni, pupe di farfalle, for-miche e altri ancora.

Marzia Mattei-Roesli

Da sinistra: nido di vespe Polystes, tana di

tasso, galla di cinipide sul castagno.

Tutti noi conosciamo il piacevole sentimento che si prova rincasandola sera in una dimora calda e accogliente. Non siamo però solo noiumani a sentire il bisogno di avere una casa. Anche moltissime specieanimali investono tempo ed energia per costruirsi un riparo, tanto chein natura possiamo incontrare un’infinità di nidi e tane diverse, alcunepiuttosto grandi e appariscenti, altre piccole e ben nascoste.

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8 CONOSCERE

1000 e una traccia

EscrementiCapriolo, cervo e camoscio sono tre deinostri ungulati che defecano a “palline”che si distinguono abbastanza bene perdimensione e forma. Il capriolo le fa piùpiccole ma anche proporzionalmente piùallungate. Il cervo è quello che le fa piùgrandi mentre le palline di camoscio sonodi grandezza intermedia agli altri due. Equelle della foto sapresti a chi apparten-gono?

Larve minatriciCome si può mangiare una foglia senzaesser visti? Semplice, basta mangiarladall’interno scavando una galleria.Unico presupposto: essere abbastanzapiccolo per trovar posto in così poco spes-sore.

Piccoli artistiIl frassino di certo non avrà apprezzatodi esser stato rosicchiato. Il risultato è tut-tavia molto artistico. Si tratta forse delbruco di una farfalla notturna ma anchegli esperti interpellati non hanno ricono-sciuto il tocco del maestro!

GalleLe galle sono strane strutture sviluppatedalle piante come reazione alla presenzadi uova e in seguito di larve di insetti. Lapianta tenta in questo modo di isolarlima gli insetti ne approfittano cibandosidei teneri tessuti generati dal suo ospite.In questo caso si tratta del cinipide dellarosa.

Apertura perfettaIl moscardino è un gran dormiglione.Questo piccolo roditore rossiccio dallafolta coda adora le nocciole da cui derivaanche il suo soprannome di nocciolino. Isegni che lascia sulle nocciole sono incon-fondibili: perfettamente rotondo e contracce di denti che disegnano un bordo re-golare tutt’attorno al foro.

Lumaca leopardoQuesto resto di bava non è di una co-mune lumaca. Si tratta della grande li-maccia grigia o lumaca leopardo (per lacaratteristica livrea maculata). Appese aqusto filamento di bava, due limacce, chericordiamo sono ermafrodite, si sono ac-coppiate sospese nel vuoto.

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Un insetto... ah no!Una rapida occhiata e sembra di vedereun grosso insetto aggrappato ad uno steloche spunta da uno stagno. Che bello, nonscappa... però da vicino ecco che tro-viamo solo la “pelle”. Si tratta dell’exuviadi una libellula: la larva l’ha abbando-nata, trasformandosi in adulto, prima dispiccare il volo.

Tracce di bluNon v’è dubbio, se troviamo un simileescremento in montagna il responsabileè un uccello che ha mangiato... Il bota-nico lo capirà anche dalle foglie che si in-travvedono sulla foto. Non vi diciamo dipiù: non è possibile non saperlo!

Gallerie nel legnoL’abrasione dovuta al trasporto nel fiumeha messo in evidenza l’intricato grovigliodi gallerie che hanno protetto e nutritodecine di larve di coleotteri. Molte di loroimpiegano diversi anni per crescereprima di uscirne adulte.

OssaLe ossa rappresentano una traccia che en-tusiasma sempre, in particolare i giovani.Nella foto si tratta di una mandibola dimarmotta in cui si nota l’enorme incisivoa crescita continua, tipico dei roditori.

ImpronteSe il substrato è fangoso o sabbiosochiunque si muova non può passare inos-servato, anche uccelli (come nella foto) oaddirittura chi di zampe non ne ha, la-scia una traccia; ad esempio della coda odella pancia.

MonticelloIl caratteristico monticello di talpa... allevolte è di arvicola. Di solito la talpaforma dei cumuli di terra regolari con ilforo di espulsione del materiale centraleche normalmente è otturato. I monticellisono inoltre disposti spesso in modo piùregolare e presentano delle pallottole diterreno compresso. In questo caso si trattaeffettivamente di una talpa.

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A fior di pelle…

Il riccio lo riconosciamo bene dai suoitipici aculei (peli modificati), il pavonedalle sgargianti piume della sua codae lo stambecco maschio dalle sue im-ponenti corna ricurve. Non si trattaperò di puri e semplici ornamenti; que-ste strutture svolgono una o più fun-zioni fondamentali nella vita di chi le“indossa”.

Non solo per bellezzaI peli sono una caratteristica dei mam-miferi mentre le piume sono un’esclu-siva degli uccelli. Entrambi servono atenere caldo e lo sa bene chi oggi hamesso un maglione di lana o chi dinotte dorme sotto un piumone. Ma dipenne e peli ce ne sono tanti tipi etante sono le funzioni: mimetismo, co-municazione, protezione e percezionedell’ambiente.In inverno la lepre variabile si veste diun candido manto per restare discretatra la neve e così fa pure la pernicebianca. Al contrario c’è chi vuole atti-rare l’attenzione e così durante la sta-gione degli amori i maschi di tanti pen-nuti scelgono stravaganti e variopintelivree per conquistarsi i favori dellefemmine. Ci sono baffi per sentire (vi-brisse) e aculei o corna per proteggersi.Poi di certo non si può dimenticareche le penne concedono agli uccelli lafacoltà di volare. Remiganti per spin-gersi e timoniere per pilotare.

Oh piuma, cosa mi racconti?Quando trovi una piuma, guardati in-torno e prova a capire se si tratta diuna singola piuma caduta natural-mente dal nido o durante la muta op-pure se ti trovi sulla scena di un cri-mine dove un uccello… ci ha lasciatole penne! Nel secondo caso potrestitrovare una spiumata (tante penne ditutti i tipi) e potresti anche provare aindagare il colpevole. Se il calamo

(parte basale delle piume) è integro,sarà probabilmente un rapace che si èpreso il tempo di togliere piuma dopopiuma. Se invece sono strappate a ciuf-fetti e la base della piuma è mangiuc-chiata, si tratta di un predatore terre-stre.

Palchi e cornaNon sono tutte corna quelle che cre-scono in testa: quelle di cervo e ca-priolo sono chiamate palchi mentre ca-moscio e stambecco hanno vere corna.Quest’ultime sono strutture derivate,come le altre trattate sopra, dalle cel-lule epiteliali mentre le prime hannoun’origine ossea. Entrambe cresconocon gli anni anche se in modo diffe-rente: le corna hanno una crescita con-tinua mentre i palchi cadono ogni in-verno per ricrescere un po’ più grandie diramati. Ecco allora che un occhioesperto può stimarne facilmente l’età.E voi, avete mai trovato i palchi di uncervo?

Alla ricerca di peli e piumeGli animali sono tanti e ancora di piùsono le loro tracce ma non è semprefacile trovarne. I ciuffi di pelo sono piùfrequenti nei pressi delle tane o lungoi sentieri battuti dalla fauna ed è sicu-ramente più semplice scorgere dellepiume sotto i nidi di una colonia olungo le rive di un lago. Per trovare lepiù particolari e le più colorate ti con-siglio però di passeggiare nel bosco oai suoi margini e di aguzzare bene lavista perché con un po’ di fortuna latua ricerca sarà ricompensata con letimoniere à pois del picchio rosso, leremiganti gialle del cardellino o dellecopritrici di ghiandaia con le loro sfu-mature blu… e magari pure una piumadi rapace. Più cercate e più trovate!

Martina Spinelli

Peli, piume e corna sono strutture che derivano dalle cellule epitelialie che conferiscono agli animali, per colore e per forma, il loro aspetto.Questi annessi della pelle ci aiutano a identificare le specie ma non solo;talvolta ci danno informazioni sul sesso o sull’età dell’animale.

Piuma persa da una ghiandaia e, sotto, palco

perso da un cervo in inverno.

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Merda è tabù

Rifiuto o risorsa?Rifiuto: parola che indica qualcosa chenon si desidera o, perlomeno non più.Non significa quindi nè inutile, nètanto meno pericoloso. È tuttavia vero,e lo dico subito così da non darglitroppa importanza qui, che nelle fecibrulicano germi e viri che di salutarehanno poco: le feci sono in genere mal-sane, in particolare per i propri simili.Per questo abbiamo l’abitudine, nel-l’uomo più culturale che istintiva, dinascondere le nostre sottoterra o rele-garle alle canalizzazioni. Condivi-diamo questo atteggiamento con moltianimali, ad esempio i felini.In natura nulla va però perso e quelloche non serve a qualcuno diventa ri-sorsa per altri. Ne sanno qualcosa lelarve di numerosissimi insetti che sisviluppano cibandosi di cacche e che,scavando piccole gallerie, lasciano aloro volta delle tracce.

Un po’ qui, tanto lìMolti altri invece non si curano affattodi nascondere i loro misfatti. Gli erbi-vori ne sono grandi produttori perchéla proporzione di quanto ingurgitatorispetto a quanto assorbito dall’orga-nismo non è molto favorevole. Loro nedisseminano ovunque e senza partico-lare attenzione. Ma poco male. Infattiquesto letame verrà lentamente inte-grato nel terreno rendendolo più fertile.Chi ha un orto lo sa: “dal letame na-scono i fiori” e i frutti, e anche moltobene.Altri animali, invece, lasciano i loro ri-cordini (fantastica la ricchezza del lin-guaggio, non trovate?) in bella vista:lo fanno ad esempio i tassi, che peròlasciano le loro feci in buche che usanoregolarmente, o le volpi, che con leloro deiezioni arricchite dalle secre-zioni delle ghiandole anali marcano ilterritorio.

Chi sei? Cosa mangi?Ma queste tracce ci possono dire moltodi più. Gli escrementi sono infatti unostrumento importante per lo zoologoche riesce dalla sua analisi a determi-nare oltre alla specie, anche di cosa sinutre. Da vicino le cacche di erbivoromostrano i resti dell’erba triturata e avolte con l’aiuto di un microscopio èperfino possibile dare un nome allepiante transitate nel suo apparato di-gerente! Quelle di insettivoro conten-gono invece molti pezzi di carapace disfortunati esapodi caduti nelle suefauci.Per non parlare di chi mangia frutti.Di questi, i pigmenti restano spessoinalterati e danno un bel colore alladeiezione. I frutti carnosi sono inoltrefatti apposta per essere appetitosi enon attendono altro che farsi mangiare.I loro semi, molto resistenti, transitanoindenni nel corpo. Si ritroveranno cosìa terra in un ambiente ricco di nutrientie potranno germinare più facilmente,e siccome tutti i semi sono diversi, an-che dalla loro analisi si può risalire acosa è stato mangiato.

Ce n’è per tutti i gustiAnche senza essere esperti, è facile di-stinguere le feci degli erbivori, ricchedi fibre triturate e che spesso formanoammassi a forma sferica, da quelle deicarnivori: questi mal digeriscono pelie piume, che si ritrovano nell’ammassoespulso.Le cacchette di piccole dimensionisono invece più difficili da riconoscere:possono variare da quelle quasi cubi-che di alcuni bruchi a quelle cilindri-che e friabili dei pipistrelli, dal guanoliquido degli uccelli, agli escrementifarinosi e secchi delle camole del le-gno. La biodiversità è anche questo!

Andrea PersicoEscrementi di camoscio. Da confrontare con

quelli di cervo a pagina 8.

Ma perché? Come mai gli escrementi non sono graditi e anzi relegati atema di cui quasi non parlare? Scopriamo invece insieme la loro impor-tanza, i loro ruoli (sì, ve ne sono più d’uno!) e proviamo a dar loro piùconsiderazione. Un arduo compito, ma quantomeno... stimolante!

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12 CONOSCERE

Dalla gran quantità di piume non v’è dubbio:

un uccello, probabilmente un merlo, è stato

spiumato proprio qui.

RelazionarsiParlando di biodiversità ci si riferiscespesso agli elementi che la compon-gono: geni, specie ed ambienti. Ma anulla servirebbe tutta questa ricchezzase non vi fossero relazioni.Tra le relazioni più evidenti troviamoquella alimentare che ha dato origineal concetto di catena alimentare, poifortunatamente evoluto in rete alimen-tare per rendere maggior giustizia al-l’intrico di relazioni che di catena haben poco.Un giorno mi è capitato sott’occhiouno strano fagottino di seta: era unpiccolo scorpione rimasto vittima diun ragno che l’aveva catturato. Da al-lora, avendo molti scorpioni in casa, iragni godono di maggior rispetto. Unrapporto che curiosamente può ancheinvertirsi: uno scorpione, crescendo,da preda diventa a suo turno predatoredel ragno.

Biodiversità delle tracceVediamo per cominciare di che traccealimentari si potrebbe parlare. Ab-biamo da un lato gli escrementi ma diquesti vi abbiamo già deliziati nell’ar-

ticolo precedente. Pigne, noci e semirosicchiati, alberi scortecciati, erba efoglie brucate, rigurgiti e boli, resti diali di insetti sotto i posatoi dei pipi-strelli, carcasse di animali, galleriesotto le cortecce, nel legno e nelle fo-glie, “arature” di cinghiali, spiumatedi uccelli, buchi di picchio nel legno,resti di uova o ossa, lembi di pelle opelo, piccoli carapaci di insetti... Eccodi seguito una piccola rassegna.

Addentare e azzannareLa relazione preda-predatore è tra lepiù evidenti e questo fa parte dellavita. Pochi specialisti sono oggi ingrado di capire, dalla posizione e di-stanza dei fori dei denti, se si tratta diuna lince, un lupo o semplicemente diuna volpe che approfitta di un animalegià morto per altre cause. La volpeinoltre “ruba” volentieri dei pezzi pergustarseli in tutta tranquillità altrove.

Rosicchiare e sgranareTra le tracce più simpatiche che tro-viamo nel bosco vi sono certamente lenocciole e le pigne rosicchiate. Dalmodo in cui noci e nocciole sono rotte

Le tracce dell’alimentazione animale sono molto abbondanti. Da sem-pici foglie rosicchiate a gallerie nascoste nel legno, da resti di cadaveria discreti e minuti pezzettini di insetti non interamente divorati. E ogniresto è cibo per altri.

Resti di banchetti

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CONOSCERE 13

Gallerie di camole messe a nudo dalla caduta

della corteccia e, sotto, tracce dei denti di

cervo su un giovane tronco.

o perforate è possibile stabilire se sitratta di un balanino, di un’arvicola,di un moscardino o di uno scoiattolo.Quest’ultimo ama evidentemente an-che le pigne e dai segni lasciati dagliincisivi alcuni specialisti sono in gradodi determinare se si tratta di un destroo di un mancino!

BrucareMolti sono gli erbivori e molte le mo-dalità di brucare. Nei mammiferi c’èchi rasa l’erba come un prato verde,chi strappa ciuffi di qui e di lì, chi se-leziona scrupolosamente le erbette mi-gliori, chi s’accontenta di poco e chispilucca le foglie tenere raccolte diret-tamente dai rami.

Bucare e succhiareMolti artropodi si cibano succhiando.Lo fanno i ragni con le loro prede im-mobilizzate come mummie nel filodella loro tela, come pure gli insettiemitteri che in genere succhiano, conil rostro, la linfa dei vegetali o, in al-cuni casi, le loro prede. Se vi capitaun giorno di primavera di passare sottoun grande salice in una giornata disole e accorgervi che... piove, sappiateche si tratta della sputacchina che fapiovere l’eccesso di linfa che non di-gerisce.

Ingoiare e rigurgitareAlle volte c’è poco da ritrovare e lapreda finisce intera nelle fauci del pre-datore. I rapaci notturni non riesconoperò a digerire peli e ossa e per questodevono rigurgitare regolarmente questiresti che formano delle grosse pillolechiamati boli. In modo simile anche icormorani rigurgitano le lische avvoltein una guaina per non strozzarsi.

Raschiare e grattareNei mesi invernali, quando da noil’erba scarseggia o è completamentericoperta da neve, gli erbivori faticanoa trovare cibo a sufficienza. Il loro re-gime alimentare si allarga fino a con-siderare gemme e cortecce. Facilequindi imbattersi in primavera in gio-vani alberi con la corteccia raschiata ograttata fino a comprometterne la so-pravvivenza.

Pescare e arpionareNon tutte le tracce di alimentazionesono evidenti. Molte sono rare e altredifficili da vedere. È il caso di pesciche recano le ferite del becco di pre-datori quali aironi e cormorani o didenti di bisce o altri pesci.

ScavareUna strategia per non essere mangiatoè quella di non essere visti. Chi scavagallerie nel legno o vive nel terrenopersegue questo obiettivo. Delle ca-mole del legno ci si accorge soloquando dall’albero morto si stacca lacorteccia rivelando un intricato sistemadi gallerie mentre dei numerossimi in-setti che hanno passato il loro stadiolarvale sottoterra ci si accorge a voltesolo quando sono adulti e appaiono inmassa come nel caso del maggiolino.Dal canto loro le piante possono ripro-durre quanto perso e vivono bene an-che dimezzate. Il loro contributo è pro-prio questo: fare da intermediari tral’energia solare e gli utenti posti al-l’estremità della piramide alimentare.Un compito importante di cui si tro-vano tracce ovunque. Dalla piccola gal-leria scavata nel lembo fogliare da unaminuscola larva, allo scortecciamentopoco discreto di un cervo.

Perforare e vangareTuttavia la natura trova sempre ilmodo, prima o poi, di sfruttare unanuova risorsa. I picchi sono quindi benadattati a localizzare e poi stanare lelarve che vivono nel legno lasciandocaratteristici segni sui tronchi. I merli,le volpi o il tasso riescono a cacciareanimali nascosti sottoterra... e in que-sto il cinghiale è sicuramente il menodiscreto.

AbbandonareNon è per terminare in modo morali-sta, ma non va dimenticata l’abitudinedegli umani di lasciare tracce del loropassaggio. Tra queste tracce spiccanoin primis resti di contenitori alimentari,tanto più inquinanti quanto di bassaqualità il cibo che contengono. Perlo-meno gli animali mangiano a centime-tro zero.

Maiaradis

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14 IN BREVE

Anche Pro Natura lascia le sue tracce.Rinaturazione di ambienti, gestione dibiotopi, attività di scoperta nella na-tura, invisibili ma importantissmi la-vori dietro le quinte e tanta passioneper la natura da condividere.Tutto questo è reso possibile anche davoi membri: grazie!Vorresti che lasciassimo più tracce afavore dell’ambiente e del paesaggio?Semplice: aiutaci a trovare nuovi mem-bri per aumentare la forza della nostraassociazione!Se trovi un amico, un parente o un co-noscente interessato ad aiutare la na-tura e a diventare membro di Pro Na-

tura, avremo piacere ad offrire un re-galo anche a te.L’associazione avrà un nuovo sosteni-tore, il nuovo membro riceverà le rivi-ste della nostra associazione per sco-prire tanti aspetti differenti della naturae sarà aggiornato sulle nostre attivitàe tu potrai scegliere un regalo: unadelle magliette di Pro Natura, un col-tellino o un pratico portachiavi per chiha la testa tra le nuvole.Puoi iscrivere il tuo amico contattandola sede di Bellinzona allo 091 835 5767 oppure direttamente dal nostro sitointernet:www.pronatura-ti.ch/nuovi-membri

Un regalo a chi trova un nuovo membro NaturiamoUna formazione rivolta a chiunque vo-glia accompagnare giovani nella na-tura; a monitori, docenti ma anche atutti i curiosi che vogliono approfon-dire il loro rapporto con l’ambiente.Lo stage permette di acquisire stru-menti e conoscenze necessari a potersvolgere il ruolo di animatore nella na-tura. Lo stage si svolge su due modulie avrà luogo all’Alpe di Pazz.Organizzato in collaborazione con CEMEA Ticino, WWF Svizzera, CentroNatura Valle Maggia e GEASI. Maggioriinformazioni ed iscrizione (entro il 25febbraio) sul nostro sito:www.pronatura-ti.ch/naturiamo

Bruchi acrobati su foglie di aglio selvatico.

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Attività giovanili

Come iscriversi alle uscite?Visitate il nostro sito:www.pronatura-ti.ch/giovanidove potete iscrivervi online, oppurespedite una cartolina postale firmatadai genitori indicando nome, indi-rizzo, telefono, e-mail, data di na-scita e allergie a: Pro Natura Giovani,CP. 2317, 6501 Bellinzona, possibil-mente tre settimane prima dell’atti-vità.Attenzione: l’assicurazione è a caricodei partecipanti. Posti limitati.Agli iscritti sarà data conferma e ver-ranno fornite indicazioni sui luoghi,gli orari e il materiale da prendere.

ZERO SEDICI 15

Scivolose costruzioni di neveCosa faremo non te lo sveliamo perintero. Comunque sappi che se ti piacela neve, costruire e divertirti scivolandola giornata fa per te. Garantito!Attività in collaborazione con l’Asso-ciazione Amici capanna Brogoldone diLumino.

Data: sabato 24 gennaio 2015.Luogo: Monti di Saurù, Lumino.Durata: tutto il giorno, con picnic.Partecipanti: da 8 a 14 anni, massimo20 partecipanti.Prezzo: 15.-

Chi ha il collare?Vuoi scoprire l’animale dell’anno 2015e i suoi parenti? Questa è l’occasionegiusta per vederli nel loro ambientenaturale e per scoprire molte interes-santi informazioni sulla loro vita.Il rapporto tra l’uomo e i rettili, in par-ticolare i serpenti, non è mai stato sem-plice ma conoscerli è sicuramente ilmiglior modo per iniziare a capire lanatura e noi stessi.

Data: sabato 18 aprile 2015.Luogo: Bolle di Magadino. Tutto ilgiorno.Partecipanti: da 7 a 12 anni, massimo20 partecipanti.Equipaggiamento: buone scarpe, abiticaldi, K-way e un buon picnic.Prezzo: 10.-

“Varda giù, nèta sù”Se guardi in aria rischi di scivolare oinciampare, se guardi per terra nontrovi sempre un bello spettacolo. In-somma o trattiamo bene il nostro pia-neta oppure ci tocca rimboccarci unpo’ le maniche: vieni a darci una manoanche tu?

Data: sabato 28 febbraio 2015.Luogo e durata: Laghetto di Muzzano.Tutta la giornata.Partecipanti: da 8 a 14 anni, massimo20 partecipanti.Equipaggiamento: buone scarpe, abiticaldi, berretto, guanti, giacca calda eun buon picnic.Prezzo: 10.-

Pane e pagnottine di farina bona bonaChi ha voglia di scoprire il segreto dellastrepitosa “farina bona”? Chi vuole uti-lizzarla per impastare delle pagnotte aforma di riccio, coniglietto o orsac-chiotto? Divertiti con noi in un mulinovero... e ne uscirai con il naso tuttoinfarinato!

Data: sabato 29 marzo 2015.Luogo e durata: Loco, Val Onsernone.Tutta la giornata.Partecipanti: da 7 a 11 anni, massimo20 partecipanti.Equipaggiamento: buone scarpe, abiticaldi, K-way e un buon picnic.Prezzo: 10.-

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Vecchio tronco di larice molto decompo-

sto. Mostra le tracce di un vecchio nido di

formiche ora occupato da un’altra specie

più piccola.

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