Tra gli shampoo si prova a convivere con l´autismo · di quattro persone affette da autismo. «Si...

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Tra gli shampoo si prova a convivere con l´autismo Nello stabilimento de L´Oreal di Settimo, shampoo, mascara e altri cosmetici scorrono sulle linee di produzione. Sembra una giornata qualsiasi, eppure oggi ci sono visitatori speciali: alcuni membri dell´Angsa, Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici. Proprio qui, nello stabilimento, è da poco partito un loro progetto: l´inserimento lavorativo di quattro persone affette da autismo. «Si tratta di un´iniziativa pilota di cui siamo contenti», spiega Tiziana Melo De Acetis, presidente di Angsa Piemonte. L´associazione è nata negli anni 80 a Roma; la sezione piemontese si è costituita nel 1997. «Quando è nata si parlava molto poco di autismo; ancora oggi non c´è una risposta chiara. Ci sono però buone pratiche ormai consolidate che l´associazione vuole difendere. Insieme alla corretta informazione». L´autismo, spiega, si può presentare con forme molto diverse: per questo si parla di disturbi dello «spettro dell´autismo». C´è ad esempio chi ha anc he una forma di ritardo mentale (circa il 60 per cento dei casi), chi invece ha un´intelligenza nella norma. «Alcune caratteristiche sono comuni: difficoltà di avere relazioni sociali o comunicative adeguate, comportamenti o pensieri rigidi, pensiero concreto e poca capacità di astrazione. Le modalità, però, variano molto». Tanto da rendere difficile la diagnosi: «Le più difficili sono nei bambini piccoli; ma non solo. Arrivano da noi persone che solo in età adulta si rendono conto di avere qualcosa riconducibile alla famiglia dell´autismo. Angsa si occupa anche dei casi in cui l´autismo non è stato riconosciuto come tale». Sono circa 200 le famiglie di Angsa Piemonte. Nel 2006 alcuni genitori hanno dato vita alla Fondazione Teda per l´autismo, per portare avanti alcuni progetti. «Nei nostri spazi di via XX Settembre 54 abbiamo organizzato servizi adeguati alle esigenze delle persone con autismo - spiega Oretta Lippi, vicepresidente Angsa - i servizi che proponiamo sono riconosciuti dalle istituzioni come servizi di interesse sociale. Sono gestiti in associazione temporanea d´impresa con la cooperativa sociale Interactive». Spazi e progetti pensati ad hoc: «Un´équipe di professionisti segue circa 80 persone dai 2 ai 50 anni. Tutto è nato dall´esigenza di avere spazi per le attività extrascolastiche - spiega Lippi - purtroppo per questi ragazzi dopo la scuola non è previsto nulla, c´è il vuoto dei servizi. Vogliamo dimostrare che se opportunamente seguiti possono migliorare molto la qualità della loro vita». Ultima iniziativa, la collaborazione con l´Oreal: «L´idea è venuta a un genito re, Davide Bartalini, che lavora in azienda», spiegano dall´Angsa. Per ora i ragazzi (20-35 anni) fanno un tirocinio. L´ambizione è di costruire delle strategie». I giovani sono impiegati in lavori manuali, nella revisione dei prodotti non conformi. «Spesso chi ha forme di autismo è abile nei lavori manuali e ripetitivi, più di altri». «L´Oreal è molto soddisfatta del progetto - spiega Davide Boccardo, direttore delle risorse umane - prima di avviarlo abbiamo organizzato momenti di formazione con il personale. È occasione di crescita per tutti». fonte: repubblica.it – 2 aprile 2012

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Tra gli shampoo si prova a convivere con l´autismo

Nello stabilimento de L´Oreal di Settimo, shampoo, mascara e altri cosmetici scorrono sulle linee di produzione. Sembra una giornata qualsiasi, eppure oggi ci sono visitatori speciali: alcuni membri dell´Angsa, Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici. Proprio qui, nello stabilimento, è da poco partito un loro progetto: l´inserimento lavorativo di quattro persone affette da autismo. «Si tratta di un´iniziativa pilota di cui siamo contenti», spiega Tiziana Melo De Acetis, presidente di Angsa Piemonte. L´associazione è nata negli anni 80 a Roma; la sezione piemontese si è costituita nel 1997. «Quando è nata si parlava molto poco di autismo; ancora oggi non c´è una risposta chiara. Ci sono però buone pratiche ormai consolidate che l´associazione vuole difendere. Insieme alla corretta informazione». L´autismo, spiega, si può presentare con forme molto diverse: per questo si parla di disturbi dello «spettro dell´autismo». C´è ad esempio chi ha anc he una forma di ritardo mentale (circa il 60 per cento dei casi), chi invece ha un´intelligenza nella norma. «Alcune caratteristiche sono comuni: difficoltà di avere relazioni sociali o comunicative adeguate, comportamenti o pensieri rigidi, pensiero concreto e poca capacità di astrazione. Le modalità, però, variano molto». Tanto da rendere difficile la diagnosi: «Le più difficili sono nei bambini piccoli; ma non solo. Arrivano da noi persone che solo in età adulta si rendono conto di avere qualcosa riconducibile alla famiglia dell´autismo. Angsa si occupa anche dei casi in cui l´autismo non è stato riconosciuto come tale». Sono circa 200 le famiglie di Angsa Piemonte. Nel 2006 alcuni genitori hanno dato vita alla Fondazione Teda per l´autismo, per portare avanti alcuni progetti. «Nei nostri spazi di via XX Settembre 54 abbiamo organizzato servizi adeguati alle esigenze delle persone con autismo - spiega Oretta Lippi, vicepresidente Angsa - i servizi che proponiamo sono riconosciuti dalle istituzioni come servizi di interesse sociale. Sono gestiti in associazione temporanea d´impresa con la cooperativa sociale Interactive». Spazi e progetti pensati ad hoc: «Un´équipe di professionisti segue circa 80 persone dai 2 ai 50 anni. Tutto è nato dall´esigenza di avere spazi per le attività extrascolastiche - spiega Lippi - purtroppo per questi ragazzi dopo la scuola non è previsto nulla, c´è il vuoto dei servizi. Vogliamo dimostrare che se opportunamente seguiti possono migliorare molto la qualità della loro vita». Ultima iniziativa, la collaborazione con l´Oreal: «L´idea è venuta a un genito re, Davide Bartalini, che lavora in azienda», spiegano dall´Angsa. Per ora i ragazzi (20-35 anni) fanno un tirocinio. L´ambizione è di costruire delle strategie». I giovani sono impiegati in lavori manuali, nella revisione dei prodotti non conformi. «Spesso chi ha forme di autismo è abile nei lavori manuali e ripetitivi, più di altri». «L´Oreal è molto soddisfatta del progetto - spiega Davide Boccardo, direttore delle risorse umane - prima di avviarlo abbiamo organizzato momenti di formazione con il personale. È occasione di crescita per tutti». fonte: repubblica.it – 2 aprile 2012

Ecco i nuovi corsi di specializzazione sul sostegno Arrivano i nuovi corsi per formare gli insegnanti di sostegno. È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale di ieri, 2 aprile 2011, il decreto del 30 settembre 2011 che dà i criteri per l’avvio dei corsi di formazione per il conseguimento della specializzazione per attività di sostegno. I nuovi corsi sono previsti dal decreto n. 249 del 10 settembre 2010, che ridisegnava complessivamente la formazione iniziale dei docenti, prevedendo per la prima volta che tutti gli insegnanti avessero almeno un’infarinatura di formazione specifica sulla didattica speciale. In attesa di specifiche classi di concorso e relative lauree magistrali, gli insegnanti di sostegno dovranno essere abilitati attraverso i nuovi corsi istituiti dal decreto, che partiranno nelle Università in base alla programmazione regionale degli organici del personale e del fabbisogno specifico di personale specializzato per il sostegno didattico degli alunni con disabilità. I corsi sono riservati a docenti già in possesso dell’abilitazione all’insegnamento per il grado di scuola per il quale intendono specializzarsi ulteriormente sul sostegno, dureranno almeno otto mesi, con il conseguimento di 60 crediti formativi e prevedono 300 ore di tirocinio (12 crediti), di cui 150 in aula. I tutor saranno altri docenti specializzati, con almeno 7 anni di insegnamento di cui 5 sul sostegno. Non è stata accolta nel decreto la richiesta che attraverso VITA aveva fatto, un anno e mezzo fa, un esperto di didattica speciale come Dario Ianes: «Una specializzazione non per ordine di scuola, come fa lo schema, ma specializzandosi sui singoli bisogni degli alunni, come autismo, dsa, comunicazione. Questo sì sarebbe un percorso articolato: una piattaforma comune e poi una specializzazione vera». I laboratori, come si vede dagli allegati del decreto, restano articolati sui diversi ordini di scuola. fonte: vita.it – 3 aprile 2012

Aumentano le possibilità d'impiego per le persone d isabili Si amplia la base di calcolo per le quote riservate e arrivano più controlli La riforma varata dal governo prevede un ampliamento della base su cui è calcolata la quota di riserva per l’assunzione di persone con disabilità. Aumentano così le possibilità di lavoro per le persone portatrici di disabilità. In particolare, il disegno di legge interviene sull’articolo 4 della legge del 1999 che regola la materia, in cui si dice che «agli effetti della determinazione del numero di soggetti disabili da assumere, non sono computabili tra i dipendenti i lavoratori occupati con contratto a tempo determinato di durata non superiore a nove mesi, i soci di cooperative di produzione e lavoro, nonchè i dirigenti». La riforma, invece, prevede che si prendano in considerazione «tutti i lavoratori assunti con contratto di lavoro subordinato», mentre rimangono esclusi «i soci di cooperative di produzione e lavoro, i dirigenti» e i lavoratori appartenenti ad alcune tipologie. Non saranno insomma grandi numeri, ma qualcosa si muoverà. La nuova legge, inoltre, intende contrastare l’abuso, da parte delle aziende, dell’esonero all’assunzione dei disabili: per questo entro sessanta giorni dall’entrata in vigore delle nuove norme con l’emanazione di un decreto del ministero del Lavoro saranno «ridefiniti i procedimenti relativi agli esoneri, i criteri e le modalità per la loro concessione e sono stabilite norme volte al potenziamento delle attività di controllo». E a onor del vero, bisogna dire che in fatto di controlli, questo governo sembra essersi mosso un po' più dei precedenti, il che fa anche in questo caso ben sperare. Infine gli uffici competenti saranno tenuti a comunicare, anche in via telematica, con cadenza almeno mensile, alla competente Direzione territoriale del lavoro il mancato rispetto degli obblighi, nonchè il ricorso agli esoneri, ai fini della attivazione degli eventuali accertamenti. fonte: la stampa.it – 6 aprile 2012

Al Parlamento Europeo tirocini retribuiti per perso ne disabili Il Parlamento europeo ha lanciato un bando con il quale offre tirocini retribuiti alle persone con disabilità, così da agevolarne l’ingresso nel contesto lavorativo. Possono fare domanda le persone in possesso di un diploma di laurea rilasciato da università o da istituti equivalenti o con qualifiche di livello inferiore a quello universitario. Si tratta di una esperienza formativa della durata di cinque mesi (con inizio da ottobre 2012), non prolungabile. Nel bando leggiamo che il tirocinio non costituisce per il tirocinante l'assunzione al Parlamento europeo: i funzionari sono assunti in base a concorsi organizzati da EPSO; gli agenti contrattuali sono assunti in base agli inviti a manifestare interesse pubblicati da EPSO. I requisiti dei partecipanti sono: • essere cittadini di uno Stato membro dell'UE o di un paese candidato; • avere compiuto 18 anni alla data di inizio del tirocinio; • avere una conoscenza approfondita di una delle lingue ufficiali dell'UE e una buona conoscenza di una seconda di queste lingue; • non aver svolto nessun altro tirocinio retribuito o nessuna attività lavorativa retribuita per più di quattro settimane consecutive presso un'Istituzione europea, un deputato o un gruppo politico del Parlamento europeo; • essere in grado di certificare di avere disabilità (certificato medico o apposito certificato o tesserino rilasciato da un ente nazionale). Il bando scade il 15 maggio 2012 Per tutte le informazioni, visitate il sito: www.europarl.europa.eu/ fonte: smartstudenti.it – 10 aprile 2012

Riforma lavoro: efficace attuazione del diritto al lavoro dei disabili

Riforma del lavoro: norme volte a favorire maggiormente l’inserimento e l’integrazione nel mondo del lavoro delle persone con disabilità

La riforma del marcato del lavoro, all’art 57, contiene una norma che mira a tutelare una classe di lavoratori particolarmente svantaggiata, i disabili. Tale articolo, denominato appunto, “Efficace attuazione del diritto al lavoro dei disabili” vuole favorire maggiormente l’inserimento e l’integrazione nel mondo del lavoro delle persone con disabilità. A tal fine, si prevedono delle modifiche sulla vigente normativa (legge 12 marzo 1999, n. 68, recante “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”), estendendone il campo di applicazione. In particolare, la riforma vuole includere nel numero di lavoratori utilizzato quale base per il calcolo della quota di riserva per l’assunzione dei disabili tutti i lavoratori assunti con vincolo di subordinazione, con l’esclusione di alcune tipologie.

Così, all’articolo 4, comma 1, della legge 13 marzo 1999, n. 68, è sostituito il primo periodo; si dispone che:

“Agli effetti della determinazione del numero di soggetti disabili da assumere, sono computati di norma tra i dipendenti tutti i lavoratori assunti con contratto di lavoro subordinato”.

Sono esclusi da tale computo:

• i lavoratori occupati ai sensi della presente legge; • i soci di cooperative di produzione e lavoro, i dirigenti, i lavoratori assunti con contratto di

inserimento, • i lavoratori occupati con contratto di somministrazione presso l’utilizzatore, • i lavoratori assunti per attività da svolgersi all’estero per la durata di tale attività, • i soggetti impegnati in lavori socialmente utili assunti ai sensi dell’articolo 7 del decreto

legislativo 28 febbraio 2000, n. 81, • i lavoratori a domicilio, • i lavoratori che aderiscono al programma di emersione, ai sensi dell’articolo 1, comma 4-bis,

della legge 18 ottobre 2001, n. 383.

Inoltre, al fine di evitare l’abuso dell’istituto degli esoneri, totale o parziale che, la legislazione vigente consente ad alcuni datori di lavoro che operano in particolari settori o per le speciali condizioni della loro attività e, nel caso delle attività svolte dalle amministrazioni pubbliche e dagli enti pubblici non economici, per determinate mansioni, l’esclusione totale dall’obbligo di assunzione delle persone con disabilità o l’esonero parziale con occupazione dei disabili in misura ridotta – si vanno a potenziare i controlli. Così, all’articolo 5 della legge 12 marzo 1999, n. 68,”Esclusioni, esoneri parziali e contributi esonerativi” è aggiunto il comma 8-quinquies: “Al fine di evitare abusi nel ricorso all’istituto dell’esonero dagli obblighi di cui all’articolo 3 e di garantire il rispetto delle quote di riserva, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, da emanare, ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente disposizione, sono ridefiniti i procedimenti relativi agli esoneri, i criteri e le modalità per la loro concessione e sono stabilite norme volte al potenziamento delle attività di controllo.” Infine, si potenziano i controlli in materia, con la previsione , in capo ai Centri per l’impiego dell’obbligo di comunicazione alle competenti Direzioni territoriali del lavoro del mancato rispetto delle quote di riserva o dei vincoli previsti dalla disposizioni in materia di esoneri, al fine di consentire l’attivazione degli strumenti di verifica ed eventualmente dei meccanismi sanzionatori. fonte: lavoroediritti.com – 18 aprile 2012

Lavoro volontario, nel 2013 l'Istat misurerà il val ore economico Misurare il valore economico delle attività di volontariato, sia dei singoli che delle organizzazioni, è ora possibile. Lo farà l'Istat, a partire dal 2013, introducendo un modulo di indagine secondo le linee guida Ilo, che si affiancherà anche al Censimento no profit. Lo ha annunciato Linda Laura Sabbadini, direttore del Dipartimento per le statistiche sociali ed ambientali dell'Istat, in occasione della presentazione del Manuale Oil sulla misurazione del lavoro volontario avvenuta ieri mattina al Cnel. Dopo Ungheria e Polonia che hanno già adottato il Manuale, ora tocca l'Italia. "Finora l'Istat ha rilevato il volontariato come elemento cruciale della qualità della vita e ha anche valorizzato, dal 1983, il grande contributo dei care giver e soprattutto delle donne nell'aiuto a anziani, disabili e donne che lavorano con figli, anche se non nell'ambito del volontariato. - ha spiegato - Ma oggi accettiamo una nuova sfida, misurandolo dal punto di vista economico. Il volontariato è una grande risorsa del Paese ed è in crescita. Voglio sottolineare che lo faremo nonostante la difficile situazione economica. I tagli non ce lo permetterebbero. Riusciremo a implementare il Manuale Oil anche grazie all'importante accordo con Spes, CSVnet e Fondazione Volontariato e Partecipazione, che sosterranno il progetto con risorse umane". La direttrice ha poi preso un impegno formale ad allargare la rilevazione in Ue: "Mi farò promotrice - ha detto - nell'ambito dell'organismo che riunisce i direttori di statistiche sociali di Eurostat e proporrò che il modulo sia introdotto per regolamento nell'indagine forze lavoro e quindi sia vincolante per i Paesi, in modo da garantirne continuità di rilevazione e comparabilità". Secondo gli ultimi dati forniti dall'Istat, i residenti in Italia coinvolti in attività gratuite di volontariato sono passati dal 6,9% nel '93 al 10% nel 2011. Gli seguono gli altri tipi di associazioni, anch'essi in aumento negli stessi anni dal 2,7% al 3,7% e, infine, e i partiti politici, in calo dall'1,7 all'1,2. A fare volontariato nelle associazioni sono soprattutto uomini (nel 2011 il 25,1% contro il 19,4% di donne), mentre per quanto riguarda gli aiuti informali - ovvero quelle azioni di tutti i giorni fatte a titolo gratuito senza essere inquadrati in associazioni - la situazione si ribalta: 24,6% uomini e 28,8% donne (dati 2009). In generale l'aiuto informale cresce: dal 21% del ‘98 al 26,8% del 2009. La popolazione italiana spende oltre 3,2 miliardi di ore all'anno in aiuti informali. Le donne ne producono il 66,7%, con oltre 2 miliardi di ore (dati 2009) e sono fortemente sovraccariche. Per Andrea Olivero, portavoce del Forum Terzo Settore il Manuale Oil sarà "uno dei modi per far vedere la ricchezza del Terzo settore e del volontariato, capace di incidere sotto il profilo economico". "Il volontariato - spiega - non solo muove risorse economiche rilevanti, ma va a dare nuovo significato al modello economico che andremo a costruire. Non vogliamo trasformarci in enti economici, ma vogliamo dare forma a una nuova economia, civile, che tutti a prescindere dalle diverse credenze politiche riteniamo un fattore determinante per uscire dalla crisi". "Con l'adozione del Manuale Oil sarà possibile misurare non solo il "capitale sociale" - commenta Giuseppe Guzzetti, Presidente Acre - prodotto dal volontariato, ma anche l'impatto economico del lavoro di milioni di volontari in tutto il mondo, 3 milioni solo in Italia". fonte: superabile.it – 23 aprile 2012

Se ti viene riconosciuta un’invalidità civile superiore al 50%,

hai diritto ad un periodo di congedo retribuito per cure

mediche connesse con lo stato di invalidità della durata

massima di 30 giorni all’anno, da fruire anche in maniera frazionata (art.

7 D.Lgs. 119/2011).

Il datore di lavoro ti accorderà il congedo a seguito di domanda,

accompagnata dalla richiesta del medico convenzionato con il

Servizio Sanitario Nazionale o appartenente ad una struttura

sanitaria pubblica, dalla quale risulti la necessità della cura in

relazione all’infermità invalidante riconosciuta. Il relativo trattamento

economico del periodo di congedo, calcolato secondo il regime delle

assenze per malattia, è a carico del datore di lavoro (Interpello Ministero

del Lavoro n. 25/I/0006893/2006).

In caso tu abbia la necessità di sottoporti a trattamenti terapeutici

continuativi, non sei obbligata/o a produrre in ogni circostanza la

giustificazione dell’assenza, in quanto la medesima può essere prodotta

un’unica volta mediante un’attestazione cumulativa.

I giorni di congedo per cure si aggiungono ai giorni di malattia previsti

dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) applicato alla

propria categoria e, pertanto, non ti verranno computati ai fini del

periodo di comporto (periodo durante il quale la/il lavoratrice/tore

assente per malattia non può essere licenziata/o).

… e di permessi?… e di permessi?Ottenuto il riconoscimento dello “stato di handicap in situazione di

gravità”, la/il lavoratrice/tore con disabilità può usufruire, a scelta, di un

permesso retribuito di 2 ore giornaliere o di 3 giorni mensili (art. 33,

comma 6, L. 104/1992).

Devi presentare apposita domanda all’INPS che te ne rilascerà una

copia timbrata e firmata da consegnare al tuo datore di lavoro.

I tuoi familiari hanno diritto:

! ad un permesso retribuito di 3 giorni

mensili a condizione che la persona da

assistere non sia ricoverata a tempo pieno

(art. 33, comma 3, L. 104/1992), salvo eccezioni;

! ad un permesso retribuito di 3 giorni lavorativi

all’anno (art. 4, comma 1, L. 53/2000);

! alla priorità della trasformazione del contratto di

lavoro a tempo pieno in lavoro a tempo parziale in

caso di patologie oncologiche riguardanti il coniuge, i

figli o i genitori della/del lavoratrice/tore, nonché nel

caso in cui la lavoratrice o il lavoratore assista una

persona convivente con totale e permanente inabilità

lavorativa, che assuma connotazione di gravità.

La/il lavoratrice/tore che abbia trasformato il rapporto

di lavoro a tempo pieno in rapporto di lavoro a tempo

parziale, ha diritto di precedenza nelle assunzioni con

contratto a tempo pieno per lo svolgimento delle

stesse mansioni o di quelle equivalenti a quelle

oggetto del rapporto di lavoro a tempo parziale (art.

12-bis, comma 2 e art. 12-ter, D.Lgs. 61/2000);

! ad un periodo di congedo straordinario retribuito,

continuativo o frazionato, fino a un massimo di 2

anni, a condizione che la persona da assistere non

sia ricoverata a tempo pieno, salvo che, in tal caso,

sia richiesta dai sanitari la presenza di colui che

presta assistenza (art. 42, comma 5, D.Lgs.

151/2001).

I tuoi familiari possono usufruire del suddetto periodo di

congedo straordinario retribuito secondo il

seguente ordine di preferenza:

! coniuge convivente del malato (non ricoverato)

portatore di handicap in situazione di gravità;

! genitori (naturali, adottivi e affidatari) anche non

conviventi, in caso di mancanza o decesso del

coniuge o in presenza di altre cause impeditive;

! figlio convivente, sempre che gli altri familiari siano

impossibilitati a fruire del congedo per fornire

assistenza;

! fratello o sorella conviventi con il portatore di

handicap grave, in caso di decesso o di impossibilità

delle altre categorie di familiari sopra indicate.

I tuoi diritti e gli adempimenti I tuoi diritti e gli adempimenti

nel caso di malattia oncologicanel caso di malattia oncologica

Ogni Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL)

prevede la durata massima del periodo di malattia.

Durante questo periodo (detto periodo di comporto) la/il

lavoratrice/tore ha diritto alla conservazione del posto di lavoro e

alla retribuzione nella misura e nei modi previsti dal contratto

collettivo nazionale di riferimento. Oltre al prolungamento del

periodo di comporto alcuni contratti prevedono ulteriori

agevolazioni come ad esempio sul passaggio al lavoro part-time

o sui periodi di aspettativa non retribuita. Altri contratti collettivi

escludono dal calcolo del periodo di comporto i giorni di

ricovero ospedaliero o di day-hospital e i giorni di assenza

dovuti alle conseguenze delle terapie antitumorali, purché

debitamente certificati. I contratti/accordi aziendali e/o territoriali

potrebbero prevedere altre agevolazioni.

Il tuo contratto collettivo potrebbe Il tuo contratto collettivo potrebbe

p r e v e d e r e m i g l i o r i t u t e l e p r e v e d e r e m i g l i o r i t u t e l e

riconosciute dalla leggericonosciute dalla legge

Puoi usufruire di congedi?Puoi usufruire di congedi?… e i tuoi familiari quali diritti … e i tuoi familiari quali diritti

hanno?hanno?

Sai che hai il diritto a chiedere il Sai che hai il diritto a chiedere il

passaggio a un contratto partpassaggio a un contratto part--time?time?

Se sei una/un lavoratrice/lavoratore affetta/o

da patologia oncologica hai diritto alla

trasformazione del rapporto di lavoro a

tempo pieno in lavoro a tempo parziale

verticale o orizzontale (art. 12-bis, comma 1,

D.Lgs. 61/2000) qualora per te residui una ridotta capacità

lavorativa, anche a causa degli effetti invalidanti delle

terapie salvavita.

Quando il tuo stato di salute lo renderà possibile potrai

chiedere di trasformare nuovamente il rapporto di

lavoro a tempo parziale in rapporto di lavoro a tempo

pieno. Si tratta di un tuo diritto.

Le esigenze della/del lavoratrice/tore e dell’azienda si

incontrano nel concordare le migliori modalità di

svolgimento dell’orario ridotto.

Hai anche diritto, ove possibile, a scegliere la sede di

lavoro più vicina al tuo domicilio e serve il tuo

consenso per il trasferimento in un’altra sede (art. 33,

comma 6, L. 104/1992).

Se sei iscritto all’INPS (con 5 anni di contribuzione e

assicurazione, di cui 3 anni nel quinquennio precedente la

data di presentazione della domanda) e ti viene

riconosciuta una invalidità tra il 74% e il 99%, hai diritto di chiedere

l’assegno ordinario di invalidità. A tal fine devi presentare una

specifica domanda di invalidità all’INPS su apposito modulo,

allegando i certificati indicati, fra cui il certificato medico attestante

l’infermità che ha ridotto la capacità di lavoro.

Quando, invece, ti viene riconosciuta una invalidità totale –100% –

e permanente hai diritto di chiedere la pensione di inabilità. Anche

in questo caso devi presentare la domanda all’INPS su apposito

modulo, corredata da certificazione medica.

Puoi chiedere un sostegno economico?Puoi chiedere un sostegno economico?

Il lavoro, per una persona disabile, è sempre una « festa»... Vengo anch'io. No, tu no. Alla Festa dei Lavoratori, fra pochi giorni, potrà partecipare soltanto una persona disabile su cinque. E forse il dato è per eccesso. Il tasso di disoccupazione di questi Cittadini, infatti, supera l'80 per cento, e sono cifre vecchie (le si veda nel sito Disabilità in Cifre.it), di prima della crisi. Alle liste del collocamento mirato risultavano nel 2007 quasi 800.000 potenziali lavoratori con disabilità. Penso al noto quadro di Pellizza da Volpedo, il Quarto Stato, che risale al 1901: è ancora il simbolo più potente ed emozionante del movimento dei lavoratori italiani. Mi accorgo che vi sono uomini, donne e bambini, ma che logicamente neppure qui compare una persona con disabilità. Ai primi del Novecento tutto ciò era comprensibile, naturale. Ma è duro dover constatare che a distanza di oltre un secolo, nelle parole d'ordine sindacali, nel dibattito delle categorie produttive, nell'agenda politica dei partiti, nel calendario del Governo, questo aspetto, che potrebbe essere fortemente innovativo ed equo, è praticamente assente. Faccio due conti, molto banali. Se ogni anno, nei prossimi tre anni, venisse offerta una reale possibilità di inserimento lavorativo a 50.000 persone con disabilità fisica, sensoriale o intellettiva, potremmo contemporaneamente assicurare alle casse dello Stato un risparmio secco di altrettante pensioni di invalidità. E inseriremmo nel mercato globale un piccolo esercito di nuovi consumatori, affrancati dall'assistenzialismo, liberi dal bisogno. E alla fine rimarrebbe ancora una folla smisurata di persone in attesa. Molte di loro, ormai, hanno rinunciato, non ci credono neanche più. Dopo aver completato l'iter previsto dalla Legge 68 del '99, si iscrivono alle liste degli Uffici Provinciali (sarebbe una delle poche competenze importanti delle Province, ma ovviamente funziona poco e "a macchia di leopardo"), e poi non succede niente, per anni. Neppure un colloquio, nemmeno una parvenza di opportunità. Anche per persone che hanno un titolo di studio, un percorso di formazione, delle capacità "residue" (che brutto termine…) importanti. Strana sensazione, poi, quando si va per caso a spulciare la lista delle ricerche di lavoro, magari le segnalazioni delle agenzie interinali, e si vede che vengono espressamente richiesti, per mansioni del tutto impensabili, solo "lavoratori inseriti nelle liste della legge '68". Ai quali si chiede ottimo standing, esperienza pluriennale, conoscenza fluente di due lingue, automuniti, e via elencando, come se niente fosse. Ma dove sta il trucco? Sta nelle sanzioni, neppure lievi, per chi non assume: 62 euro e rotti, al giorno, di multa. Ma le aziende preferiscono pagare piuttosto che assumere. Perché? Hanno paura, non conoscono questo mondo, non si fidano. Cresce il monte di denaro accumulato con le multe, ma neppure in questo modo si modifica la situazione. Molti grandi nomi dell'industria si fanno belli con progetti di responsabilità sociale, e citano i loro splendidi casi di inserimento riuscito. Ma se si va a ben guardare, si tratta sempre di poche unità lavorative, e magari per pochi anni. Adesso la riforma del mercato del lavoro proposta dal Governo dedica effettivamente poche frasi anche al lavoro per le persone con disabilità. Infatti, alla pagina 70 (su 84) del Disegno di Legge, si trovano, al titolo V, tre frasi, altrettante enunciazioni di principio, di buona volontà, per contrastare il fenomeno dell'elusione dell'obbligo di legge e per allargare la platea potenziale dei possibili beneficiari. Troppo poco, davvero. Un'occasione persa, se non cambierà il testo.

Sarebbe bello, infatti, approfittare proprio di un ripensamento complessivo del mercato del lavoro, per mettere mano a meccanismi diversi di incentivazione fiscale e previdenziale, di promozione del lavoro corretto delle cooperative sociali, di maggiore possibilità di scelta e di incrocio competente fra domanda e offerta. Ho l'impressione invece che ci sia tanta rassegnazione, e che si consideri, complessivamente, il lavoro delle persone con disabilità come un "impaccio", un "peso", un "vincolo negativo" per le aziende e non, come potrebbe essere, una grande risorsa umana, professionale, persino morale, per tutti. Questo, dunque, vuol essere anche un appello ai Lettori con disabilità a raccontare le proprie storie di lavoro, le vittorie e le sconfitte. Credo infatti che anche noi dobbiamo partecipare alla Festa del Lavoro, perché il lavoro, per una persona disabile, è sempre una festa, non solo il 1° Maggio. fonte: superando.it – 26 aprile 2012