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Teoria e Prassi rivista teorica e politica di Piattaforma Comunista “Diversi governi capitalistici, nonostante l'esistenza di parlamenti «democratici», sono controllati dalle grandi banche. I parlamenti dichiarano che sono loro a controllare i governi. In realtà, invece, avviene che la composizione dei governi è fissata in precedenza dai maggiori consorzi finanziari, i quali controllano anche l'operato dei governi. Chi non sa che in nessuna potenza capitalistica può essere formato un gabinetto contro la volontà dei maggiori magnati della finanza?” G. Stalin, 1929

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Teoria e Prassirivista teorica e politica di Piattaforma Comunista

“Diversi governi capitalistici,nonostante l'esistenza diparlamenti «democratici»,sono controllati dalle grandibanche. I parlamentidichiarano che sono loro acontrollare i governi. In realtà, invece, avvieneche la composizione deigoverni è fissata inprecedenza dai maggioriconsorzi finanziari, i qualicontrollano anche l'operatodei governi. Chi non sa che in nessunapotenza capitalistica puòessere formato un gabinettocontro la volontà deimaggiori magnati dellafinanza?”

G. Stalin,

1929

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n. 24 - luglio 2012rivista teorica e politica di

3 A mo’ di editoriale... 7 Il debito pubblico, nodo gordiano del capitalismo 15 Fronte unico e fronte popolare nella strategia del movimento comunista 25 Le democrazie popolari del Novecento 30 Il movimento operaio e i nostri compiti 42 Art. 18: nella società borghese il lavoratore è sempre una merce 46 Sviluppi e limiti della lotta di classe degli sfruttati in Italia 50 Beppe Grillo, un jolly utile alla borghesia53 Sulle tesi di “Comunisti Uniti” 56 Riunione europea dei partiti marxisti-leninisti 60 Cuore caldo, mente fredda e mani pulite61 Questo è il socialismo per il quale lottano i proletari e i comunisti62 Dizionarietto etimologico

La redazione di Teoria e Prassi invita i lettori ad esprimere la propria opinione sulcontenuto della rivista. Invita altresì a segnalare indirizzi email individuali o collettivi dipossibili interessati a ricevere le nostre pubblicazioni.La redazione ringrazia sentitamente E. Massimino la quale, dando prova di grandesensibilità democratica, ha assunto la direzione responsabile di questa rivistapermettendoci di adempiere alle formalità richieste dalla legge sulla stampa. Ribadisce, comunque, che la responsabilità politica degli articoli pubblicati è solo edesclusivamente redazionale.Per contatti, domande, etc. scrivere a: [email protected] il sito web: www.piattaformacomunista.com

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- supplemento di Scintilla -

Registrazione ROC: n. 21964 del 1.3.2012

Editrice: Scintilla Onlus.

Direttore responsabile: E. Massimino.

Redazione: via di Casal Bruciato 15, Roma.

La presente edizione, chiusa il 30.6.2012, è

stampata in proprio e pubblicata on-line.

Si autorizza la copia e la diffusione totale o

parziale, non per fini commerciali, con la

citazione della fonte.

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A mo’ di editoriale...

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Un numero in più della nostra rivista, che il collettivoredazionale produce da un decenniocon lo stesso

impegno, la stessa responsabilità, la stessa passione. Teoria e Prassi continua a dar voce alla teoria marxista-leninista - espressione scientifica degli interessi delproletariato - ad analizzare la realtà concreta, adapprofondire le questioni ideologiche e storiche, adinfondere la coscienza comunista nel movimentooperaio, ad intervenire nella battaglia per il Partito. Sbaglia chi concepisce i problemi che affrontiamo suqueste colonne come astratti o inutili. Si tratta invece di problemi che hanno un rapportoimmediato e diretto con la realtà. E dal punto di vistaorganizzativo sarebbe un tragico errore procedere senzalume. C’è chi vorrebbe che i comunisti nella situazione attualesiano ridotti al silenzio, a scimmiottare isocialdemocratici o a diffondere concezioniantiscientifiche ed eclettiche. Noi non ci zittiamo e nonscopiazziamo, anzi sentiamo in maniera ancora più acutala necessità di prendere le distanze dal revisionismo,dall’opportunismo e dal confusionismo, di sgombrare ilcampo dai detriti di ideologie avverse a quella delproletariato, di superare le debolezze e il disorientamentoideologico esistente. Come? Utilizzando gli strumentidella nostra teoria rivoluzionaria, in piena indipendenzadalla borghesia e in legame indissolubile con la praticadella lotta di classe degli sfruttati.

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A cinque anni dallo scoppio della crisi ciclica disovraproduzione nell’imperialismo USA (la primamanifestazione fu la bolla immobiliare dei subprime, poivenne il crollo dell’attività produttiva) l’economia delcapitale non riesce a risollevarsi. Grazie all’impiego dienormi risorse sottratte ai lavoratori e alla ricostituzionedelle scorte, si è verificata una certa ripresa, lenta edisuguale, che però non si è trasformata in una vigorosaascesa della produzione e in aumento dell’occupazione.C.ontinua la distruzione massiccia delle forze produttive.Oggi siamo di fronte a una nuova fase di rallentamentodella produzione che colpisce sia le principali potenzeimperialiste, sia i c.d. paesi capitalistici emergenti.Nell’eurozona la situazione si complica e non saranno i120 miliardi decisi dal recente vertice di Bruxelles apoter invertire il ciclo economico. Negli USAl’economia è ancor più vulnerabile per via del triplodeficit. Anche la Cina rallenta e si trova in difficoltà, acausa di quel “socialimo di mercato” che è incontraddizione flagrante col socialismo proletario.

L’attuale stagnazione è più difficile da combattere per laborghesia, perché ha meno disponibilità economiche epiù problemi da affrontare. I piani di sostegno agli Statie alle banche zeppe di titoli tossici (nell’UE 4.500miliardi di euro sottratti ai bilanci pubblici sono giàandati alle banche) si sono rivelati inutili sia per lacrescita economica sia per l’instabilità finanziaria, purcomportando enormi sacrifici per le masse lavoratrici. Cresce la concentrazione dei capitali nelle manidell’oligarchia finanziaria. All’altro polo della società, ilnumero dei disoccupati e dei sottoccupati crescecostantemente. Allo stesso tempo aumenta il grado disfruttamento della forza-lavoro, l’estrazione diplusvalore, che i monopoli pongono come base della loro“competitività”. Gli “effetti collaterali” delle necessità dei “mercatifinanziari” sono sotto gli occhi di tutti. Le pensionidivengono un miraggio per milioni di lavoratori. Isistemi sanitari ed educativi sono distrutti. Per interegenerazioni svanisce ogni possibilità di avere un futurodignitoso nell’ambito di questo sistema. Si diffondono lamiseria e la povertà, il degrado materiale e culturale,l’incertezza. Mentre vengono cancellate, una dopo l’altra, leconquiste faticosamente ottenute dalla classe o,peraia incento anni di lotte, un pugno di monopolisti, di ricchi edi parassiti, gli stessi che hanno provocato la crisi,continua a sguazzare nel lusso sfrenato, nello spreco, neldisprezzo delle sofferenze delle masse.La crisi attuale del capitalismo non è la crisi del debito odell’euro, sebbene si manifesti anche con questiproblemi che la borghesia non riesce a risolvere; non è lacrisi del capitalismo “cattivo” contrapposto a quello“buono”. Essa è il prodotto delle leggi fondamentali diun sistema finalizzato al massimo profitto, l’espressionedella contraddizione tra il carattere sociale delle forzeproduttive e il carattere privato, capitalista,dell’appropriazione dei prodotti del processo produttivo. Il suo carattere tortuoso, la sua eccezionale durata, la suaampiezza e profondità, derivano dal fatto che si sviluppasul terreno dell’aggravamento della crisi generale delcapitalismo.Il futuro che offre questo sistema è di miseria, diregressione sociale, di guerra, ma prima o poi ciò sitrasformerà in una nuova ondata rivoluzionaria delproletariato e dei popoli che segnerà la fine della societàbasata sullo sfruttamento del lavoro salariato.

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Risultato della prolungata crisi economica mondiale è il

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peggioramento della situazione politica nei paesicapitalistici, l’acutizzarsi dell’offensiva reazionaria delleclassi dominanti, l’aumento delle tensioni tra le potenzecapitaliste sul piano diplomatico e militare. Assieme alla trasformazione reazionaria dello Stato edella società, alla militarizzazione interna che procede inmolti paesi, si inaspriscono anche i conflitti fra imonopoli e gli stati imperialisti sul piano internazionale. I contrasti sulle misure economiche per aiutare laripresa, le dispute commerciali, le barriere protezioniste,la lotta per i mercati di sbocco, le politiche finanziare ecommerciali aggressive, il crescente nazionalismo, cosìcome la guerra in Afghanistan e in Libia, la pressionecontro Siria e Iran, le tensioni in Asia e nel Pacifico, iconflitti neocolonialisti che dilaniano l’Africa, sono tutteespressione delle contraddizioni sempre più acute fra lepotenze imperialiste. Gli Stati Uniti approntano nuove aggressioni, per reagirealla perdita di egemonia e alla avanzata di potenzecapitalistiche rivali, come la Cina. Devono salvare ildollaro, le loro sfere di influenza e strategiche, devonoimporre la loro politica di saccheggio delle risorsenaturali con tutti i mezzi. La NATO e Israele in questo contesto stanno giocandoun ruolo ancor più guerrafondaio e aggressivo. Assistiamo a un mondo che si va polarizzando attorno ablocchi regionali che fanno capo a potenze imperialiste ecapitaliste, le quali riarmano e si preparano allo scontromilitare per una nuova spartizione del mondo, come viadi uscita dalle contraddizioni che le attanagliano.

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La realtà dimostra che le istituzioni nazionali esovranazionali della borghesia sono all’esclusivoservizio degli interessi dei monopoli capitalistici. I discorsi sulla rifondazione etica dell’attuale modo diproduzione si sono trasformati in liquidazione delleconquiste dei lavoratori, saccheggio sociale, repressione.Dopo anni di illusioni, milioni di lavoratoricomprendono che siamo di fronte a una UE che liquida

le libertà democratico-borghesi, che installa governiantidemocratici, che commissaria paesi e imponesacrifici senza fine ai popoli, che ricorre a metodisempre più violenti per appropriarsi della ricchezzaprodotta dagli operai, che sfrutta a sangue milioni dilavoratori immigrati e si trasforma in fortezza contro chibussa alle sue porte, che interviene militarmente neipaesi dipendenti.L’UE e chi la manovra, chi decide la sua politica, chiimpone i diktat – in primo luogo l’imperialismo tedescoche svolge un ruolo egemonico al suo interno – agisceper soddisfare la voracità dei monopoli finanziari, deipadroni, dei banchieri, per aumentare i loro profitti ascapito dei lavoratori e dei popoli, per sopprimere i diritticonquistati a caro prezzo dalla classe operaia, perliquidare le organizzazioni di lotta dei lavoratori. Il prolungarsi della crisi economica si traduce oggi in unconsiderevole rafforzamento della reazione politica.L’Europa va a destra, si fascistizza. Sono numerosi i casi:Ungheria, Austria, l’ascesa di Marine Le Pen inFrancia… Aumenta la repressione contro chi lotta e sioppone alle controriforme, ai piani funzionali agliappetiti capitalistici. Sempre meno stato sociale e semprepiù stato poliziesco. Chi continua a parlare di “riformadella “UE” nasconde questo processo, svia l’attenzionedelle masse dai problemi reali e ritarda la presa dicoscienza del proletariato.L’unione politica degli stati imperialisti europei siconferma impossibile o reazionaria, secondo laprevisione di Lenin. La legge dello sviluppo ineguale haconseguenze assai più profonde delle decisioni delrecente Consiglio europeo, che non faranno uscirel’eurozona dalla crisi, nè produrranno una crescitadiffusaa ed omogenea. Gli squilibri, le differenzeeconomiche e politiche sono destinati ad accentuarsi.

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In questo scenario procede la decomposizionedell’imperialismo italiano, che vede incancrenire le suetare strutturali, accelerare il suo declino, perdere peso,prestigio e posizioni nei confronti delle potenzeconcorrenti. L’Italia è sempre più vaso di coccio fra vasidi ferro, sempre più dipendente dagli interessi e dallavolontà delle potenze imperialiste più forti.La crisi italiana è crisi dell'economia e dello Statoborghese. E' crisi politica, ambientale, energetica,morale, culturale. E' crisi di autorità e di consenso dellaclasse dominante e dei suoi partiti tradizionali. E' crisi neirapporti internazionali, in cui la mancanza di peso e ladebolezza politica si traducono in maggioresubordinazione agli USA, all'UE, al Vaticano.Per cercare di uscire fuori da questa situazione i gruppidirigenti borghesi adottano la politica neoliberista

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d’assalto per scaricare tutte le conseguenze della crisisulle spalle della classe operaia e delle masse lavoratrici. Le direttrici dell’aggressione portata avanti dal governoultraconservatore di Monti, installato dall’oligarchiafinanziaria per evitare il crack e portare a termine ilprogramma neoliberista di Berlusconi, sono chiare: 1. aumento dell’estrazione di plusvalore relativo eassoluto; 2. maggiore flessibilità della forza lavoro inentrata (es. apprendistato) e in uscita (modifica art. 18);3. drastica riduzione del sostegno ai lavoratori espulsidalla produzione; 4. graduale soppressione dei dirittidemocratici dei lavoratori; 5. distruzione degli elementidell’unità materiale dei lavoratori, della contrattazionecollettiva; 6. estromissione dalle fabbriche dei sindacaticombattivi e di classe; 7. privatizzazioni eliberalizzazioni; 8. politica di austerità permanente(modifica art. 81 della Cost.) e smantellamento servizisociali; 9. aumento pressione fiscale sui lavoratorisalariati; 10. attacco al diritto di sciopero, diorganizzazione, di manifestazione; 11. aumento dellarepressione nei confronti dei movimenti di lotta; 12.maggior coinvolgimento nei preparativi di guerra e nelleaggressioni ai popoli, al carro dell’imperialismo USA edella NATO.La politica economica e sociale su cui si muove ilgoverno Monti è quella definita dal “patto Europlus”, daltrattato detto Merkel-Sarkozy. E’ il programma dettatodalla UE imperialista, dalla BCE, dal FMI, perrispondere alle esigenze del capitale finanziario, deipadroni, per aumentare rendite e profitti, a detrimentodegli operai e degli altri lavoratori sfruttati.

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La borghesia imperialista in Italia porta avanti latrasformazione reazionaria dello Stato e della società,calpesta la Costituzione (chi può dire oggi che l’Italia èuna Repubblica democratica, fondata sul lavoro, in cui lasovranità appartiene al popolo?), rende il Parlamento unobbediente votificio, si genuflette all’UE, alla BCE, alFMI, agli USA, al Vaticano, alle altre potenzeimperialiste, per sopravvivere aggravando l’oppressionepolitica ed economica dei lavoratori. Al fine di portareavanti i disegni reazionari e autoritari, i gruppi dominantisi servono in questa fase dei riformisti, degliopportunisti, e dei sindacalisti collaborazionisti perdividere e ingannare i lavoratori, per cercare di frenare laloro lotta. Costoro sono veri e propri puntelli sociali del grandecapitale. In Italia sorreggono un governo “tecnico” chenon ha mandato né vasto sostegno popolare, appoggianoi suoi provvedimenti antioperai, nascondono la suanatura di classe, chiamando alla “coesione sociale”. Per difendere e salvare il capitalismo monopolistico

finanziario si spostano sempre più a destra, aprendo leporte alle bande fasciste, che finanziate dai capitalisti eprotette dai governi vengono utilizzate per attaccare laclasse operaia, le sue organizzazioni, le forze di sinistra,i comunisti.

* * *

Mentre i capi dei partiti riformisti, socialdemocratici epiccolo borghesi accettano le misure di mega-austerità eprendono in giro le masse con gli “emendamenti”,spostandosi a destra, anche nel nostro paese la classeoperaia e le masse popolari non si arrendono di frontealla crisi del capitalismo, si spostano a sinistra,radicalizzano le loro posizioni, lottano per rigettare lecontroriforme, esigono che a pagare siano i capitalisti, iricchi, i parassiti, cercano un’alternativa al sistemaattuale. Le masse sono oggi politicamente più attive e dannobattaglia a tutte le latitudini. Aumenta la loromobilitazione e combattività, che si esprime in varieforme. Siamo entrati in un periodo di sviluppo eintensificazione delle lotte della classe operaia e e deipopoli oppressi dall’imperialismo. Con il prosieguo della crisi cresce la sfiducia nelcapitalismo, che sempre più lavoratori reputanoincapace di garantire un miglioramento delle propriecondizioni di lavoro e di vita. Le illusioni sul pacifico progresso nei limiti degli attualirapporti di produzione stanno svanendo. Grandi masse dilavoratori vedono il vero volto di questo sistemacriminale. Il discredito delle istituzioni borghesi èinarrestabile. La critica, il disprezzo e le proteste operaiesi indirizzano sui comitati di affari che ci governano, suimarci partiti che sorreggono il regime dello sfruttamento,dei privilegi e dell’impunità borghese. Le masse non sono ancora pronte per dare l’assalto alcielo, ma nelle lotte, nelle proteste, nei dibattiti, tornaall’ordine del giorno in settori avanzati l’idea secondocui c’è solo una via di uscita dalla crisi del capitalismo:

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il rovesciamento rivoluzionario del dominio borghese,l’abolizione dei rapporti borghesi di proprietà, peredificare la società razionale e pianificata dei produttoriassociati.

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La crisi esacerba le contraddizioni del sistema capitalista.L’1% della popolazione mondiale controlla il 99% dellaricchezza mondiale. 1,2 miliardi di esseri umani vivonosotto la soglia della povertà. 1 miliardo di disoccupati. 3miliardi senza servizi sanitari minimi. Difficilmente la classe operaia, le masse popolari, igiovani, le donne del popolo sopporteranno a lungo lasituazione esistente. Difficilmente la borghesia potràcontinuare a governare come prima. La lotta deglioperai, dei lavoratori, dei popoli si acutizza, entrando inun conflitto stridente con le misure che la borghesiapretende di imporre, con i metodi che usa perneutralizzare e reprimere la protesta sociale. Il periodo che sta davanti a noi sarà un periodo diconflitti di classe aperti. Si avvicinano grandi battaglietra il mondo degli sfruttati e quello degli sfruttatori, tra ipopoli e l’imperialismo. Il baricentro della lotta saràsempre più nelle fabbriche e nelle piazze, non neiparlamenti e nelle istituzioni borghesi. Le vecchie formedella lotta di classe, saranno sostituite da nuove forme. In questa situazione è di vitale importanza la combattivapresenza del proletariato, la classe più rivoluzionariadella società, sulla scena politica. E’ importante comprendere l’importanzadell’organizzazione della mobilitazione proletaria.L’unità rivoluzionaria della classe operaia può essereripristinata solo sulla base della lotta di classeintransigente, dell’azione comune contro l’offensivacapitalistica, della solidarietà internazionale deilavoratori, della chiarezza ideologica. Dunque solo acondizione che si rompa con la politica di collaborazioneinterclassista, con le illusioni di una soluzione deiproblemi attuali nel quadro del capitalismo. Solo a

condizione che si realizzi il fronte unico degli operaicontro i nostri nemici di classe, per una nuova società incui siano distrutti per sempre lo sfruttamento el’oppressione capitalista. La forza del proletariato è immensa, ma i moderni operaideve ancora riprendere fiducia in essa, per moltiplicarla,per spezzare la resistenza di chi li vuole divisi, perorganizzarsi e lottare a fondo contro la classe deicapitalisti, avendo come scopo la conquista del poterepolitico e l’edificazione della nuova società.

* * *

Per poter condurre efficacemente questa lotta dobbiamocombattere i rappresentanti politici dei capitalisti,indebolirli, scalzarli dalle loro posizioni. Il boicottaggio,la denuncia e lo smascheramento dei corrotti partitiborghesi e riformisti, però da soli non bastano. A ciò sideve accompagnare il lavoro di formazione di unautentico Partito comunista nel seno stesso della classeoperaia, strumento indispensabile per l’educazione e ladirezione rivoluzionaria delle masse, per affermare ilpotere del proletariato sulla borghesia. La condizione per avanzare e realizzare questo compitostorico consiste nella rottura netta, completa e definitivache i sinceri comunisti e gli elementi avanzati delproletariato devono attuare nei confronti dei revisionisti,degli opportunisti e di tutte le altre correnti borghesi epiccolo-borghesi presenti nel movimento operaio esindacale. La situazione attuale richiede che questa lotta, lungidall’essere attenuata o ritardata, deve essere condotta inmodo aperto e fino in fondo, senza indugi ecompromessi sui principi. Ciò può essere fatto soloposizionandosi con fermezza sul terreno del marxismo-leninismo e dell’internazionalismo proletario, la cuiespressione più alta è oggi la Conferenza Internazionaledi Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti. Sulla base di queste premesse, possiamo e dobbiamounirci subito, dando vita a quel lavoro teorico-pratico incomune finalizzato a gettare le basi del Partito,superando le difficoltà e i ritardi del fattore soggettivo. I sinceri comunisti, i proletari avanzati e combattivi, igiovani rivoluzionari devono essere coscientidell’importanza di qualificare il proprio lavoroideologico, organizzativo e di direzione delle masse nellasituazione attuale, per avanzare con fermezza e conchiarezza verso quell’organizzazione politicad’avanguardia del proletariato che necessariamentedovrà nascere nel nostro paese. Questo è il compito principale di Piattaforma Comunista,che chiama alla cooperazione, all’unità strategica, tutti icomunisti che non hanno abbandonato il marxismo-leninismo come loro guida ideologica e politica.

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Introduzione: sul carattere dell’attuale crisieconomica

1.1 La crisi economica mondiale continua asconvolgere il mondo capitalista. Si tratta di una crisidi sovrapproduzione relativa, caratterizzatadall’eccesso di capitale in tutte le sue forme (mezzi dilavoro, merci, capitale da prestito e fittizio, etc.).Questa grave e prolungata crisi ciclica si è sviluppatanel quadro di una tendenza di lungo periodo allacaduta del saggio medio di profitto - divenutaevidente dagli anni ’70 del secolo scorso - imputabileall’incremento della composizione organica delcapitale, dunque allo sviluppo della produttivitàsociale del lavoro. L’insufficiente valorizzazione del capitale nelprocesso produttivo è proseguita nonostante lecontrotendenze messe in atto dalla borghesia negliultimi decenni: intensificazione dello sfruttamento,esportazione di capitale nei paesi dove si realizzanomaggiori profitti, privatizzazioni, deregulationneoliberista, etc. Ciò ha comportato la formazione di una pletora dicapitale monetario che ha trovato impiego nelleattività di fusione e nella speculazione a brevetermine.La sovraccumulazione di capitale si è manifestata incrisi ripetute e sempre più gravi, fino a sfociare inquella attuale, manifestatasi dapprima nella sferafinanziaria e poi come riduzione generale dell’attivitàmanifatturiera, contrazione del commercio, etc. Alcuore della crisi ci sono gli Stati Uniti, il paeseimperialista in declino storico da cui si è originatanell’estate del 2007 e poi diffusa a livello globale. Nella crisi attuale si manifesta con forza l’influenzadella crisi generale del capitalismo, fenomeno cheabbraccia tutti gli aspetti della vita sociale -l’economia, l’ideologia, la politica, la cultura, lamorale, il rapporto con l’ambiente, ecc. –esprimendo il fallimento e la decomposizionedell’imperialismo. Allo stesso tempo, le distruzioni egli squilibri provocati dalla crisi ciclica aggravanoulteriormente la crisi generale del sistema,rafforzando allo stesso tempo il processorivoluzionario.

1.2 Il capitale finanziario e le sue istituzioni a livello

nazionale e internazionale, cercano di uscire dallacrisi economica scaricandone tutto il peso sulproletariato, le masse lavoratrici e i popoli. Le misure e le politiche adottate sono simili in tutto ilmondo: licenziamenti di massa, ribasso dei salari,liquidazione dei diritti dei lavoratori, tagli allepensioni e alle spese sociali, ristrutturazione delmercato della forza-lavoro, sostegno finanziario abanche e imprese, sgravi fiscali per i capitalisti, etc. Il mix di liberismo e keynesismo a sostegno deimonopoli finanziari e contro i lavoratori non è peròriuscito a far uscire il sistema capitalista dalla crisi,che oggi vede una nuova fase di aggravamento. Il motivo sta nel fatto che la soluzione della crisiattuale in ambito capitalista richiede: a) un’imponente distruzione di capitale (produttivo efittizio), non ancora avvenuta; b) un massiccio investimento nell’uso di nuovetecnologie, l’adozione di fonti energetiche alternativeper rinnovare il capitale fisso, creare nuovi prodotti,nuovi bisogni e risolvere il problema energetico;c) un aumento della produzione di plusvalore econdizioni per realizzare il massimo profitto, scopofondamentale del capitalismo monopolistico. Da ciò deriva che l’indebitamento statale per salvarei monopoli finanziari, la conseguente approvazionedelle politiche di austerità, non possono risollevare diper sé il sistema capitalista. Al contrario, creano lecondizioni per un prolungamento e un aggravamentodella crisi, spingendola a un livello più devastante.Vediamo perché.

L’utilizzo del debito pubblico, tratto distintivo delsistema di sfruttamento

2.1 Il sistema del debito pubblico è all’origine stessadel capitalismo. Karl Marx nel Capitale scriveva: “Ildebito pubblico, ossia l’alienazione dello Stato —dispotico, costituzionale o repubblicano che sia —imprime il suo marchio all’era capitalistica. L’unicaparte della cosiddetta ricchezza nazionale che passieffettivamente in possesso collettivo dei popolimoderni è il loro debito pubblico. Di qui, con pienacoerenza, viene la dottrina moderna che un popolodiventa tanto più ricco quanto più a fondo s’indebita.Il credito pubblico diventa il credo del capitale. E colsorgere dell’indebitamento dello Stato, al peccato

Il debito pubblico, nodo gordiano delcapitalismo da tagliare con un

movimento di massa rivoluzionario

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contro lo spirito santo, che è quello che non trovaperdono, subentra il mancar di fede al debitopubblico». Ed ancora: «Il debito pubblico ha fatto nascere lesocietà per azioni, il commercio di effetti negoziabilidi ogni specie, l’aggiotaggio: in una parola, ha fattonascere il giuoco di Borsa e la bancocrazia moderna»(Marx, Il capitale, Libro I, cap. 24).Nell’epoca dell’imperialismo l’utilizzo del debito si èsviluppato, creando un sistema di rapporti dioppressione e assoggettamento dei lavoratori e deipopoli. Un pugno di potenze imperialiste svolge ilruolo di strozzini internazionali nei confronti dellamassa dei paesi debitori, soggiogati economicamentee politicamente.Il debito estero è uno strumento essenziale perottenere sovraprofitti, per incrementare losfruttamento e la rapina dei popoli, per sostenereborghesie nazionali compradore e corrotte al serviziodegli imperialisti. Allo stesso tempo, le potenze imperialiste, in primoluogo gli Stati Uniti, devono indebitarsi fortementeper continuare a svolgere il loro ruolo di predoniglobali, mantenendo una mostruosa macchinamilitare e un alto livello di consumo interno. Ciò hadeterminato una consistente crescita annua del debitonazionale e un aumento dello squilibrio fra paesidebitori e creditori.

2.2 Negli scorsi decenni il capitale ha cercato una viad’uscita alla progressiva discesa del saggio di profittocercando di dare ossigeno all’economia con ilsostegno alla domanda interna, remunerando ilcapitale in difficoltà di realizzazione di profitti. Ciò ha significato progressivo aumento del debitopubblico. Con lo scoppio della crisi nel 2008, lasituazione si è aggravata. Gli stati e le banche centralihanno “immesso liquidità” nel sistema, varatopacchetti di “salvataggio” per banche e imprese,

stimolato artificialmente la ripresa, utilizzando ifondi del bilancio statale. Queste manovre non sono servite ad avviare una fasedi congiuntura positiva, ma hanno acuito i problemiesistenti, poiché il debito delle banche e degli altriistituti finanziari privati è stato trasferito agli Stati. Illivello medio dei debiti pubblici dei paesi imperialistiè aumentato, superando il tetto del 100% del PIL, conil rischio di fallimenti sistemici (l’Armageddonpaventato da Obama).Questo significa che con il perdurare della crisi, ilsistema imperialista ha problemi più gravi e menomargini economici a sua disposizione.La questione del debito pubblico s’intreccia inoltrecon l’acutizzarsi della concorrenza e dellacompetizione inter-imperialista, sotto forma dicontrasti fra le aree valutarie che fanno capo agliUSA, all’UE, alla Cina, al Giappone. Sono indiscussione l’egemonia del dollaro, l’attualeripartizione del mondo, il predominio degli USA, coni pericoli di guerra imperialista che ciò comporta.

2.3 La crisi peggiora la situazione economica epolitica dei principali paesi imperialisti e capitalisti. Il debito pubblico degli USA ha raggiunto nel 2011 ilmassimo indebitamento storico. Per aggirare ilproblema il Congresso USA ha alzato il tetto deldebito pubblico. Ciò non pone fine alla crisi, ma la pospone e laaggrava, preparando le condizioni per nuovi scoppidi bolle finanziarie e una profonda depressione. Nell’Unione Europea imperialista (UE) paesi come laGrecia, il Portogallo, la Spagna, l’Irlanda, l’Italia

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sono a rischio di bancarotta; la crisi finanziariainveste anche stati forti come la Francia e laGermania, le cui banche sono piene di titoli “tossici”e di Stato a forte rischio. Il recente downgrading diFrancia, Austria, Italia, Spagna, etc., decisodall’agenzia statunitense Standard & Poor’s,aumenterà tale crisi, ripercuotendosi sul capitaledelle grandi banche private e mettendo in difficoltà ilprogetto della “banca europea”.La situazione è diventata talmente grave e intricata damettere in crisi il progetto dell’UE, scossa al suointerno dall’azione della legge dell’ineguale sviluppoeconomico e politico e dall’esterno dalle manovredelle potenze imperialiste rivali. L’11 ottobre scorso, il presidente della BancaCentrale Europea (BCE) Trichet ha affermato che lacrisi è “sistemica” e che l’UE è l’”epicentro dellacrisi mondiale”. Ad oggi, i leader borghesi dell’UE non hanno trovatouna chiara strategia per risolvere la crisi a causa delleloro divisioni. Il summit di Bruxelles del 9 dicembrescorso, che ha visto il rafforzamento dell’asse franco-tedesco e lo sganciamento della Gran Bretagna,nonostante le misure prese e le risorse stanziate non èservito ad allontanare la crisi dall’area dell’euro, chesi è acuita e può deflagrare. Il progetto degli Eurobond – sostenuto da Italia eSpagna - è rifiutato dalla Germania, che segue unapolitica volta al sostegno delle sue esportazioni e nonvuole accollarsi oneri in termini di costo del debito.Assieme al ferreo controllo dei paesi imperialisti piùforti sull’UE crolla il mito dell’”Europa sociale”,alimentato per decenni dai socialdemocratici.

2.4 Con l’esplodere della crisi dei debiti pubblici,l’UE imperialista ha imposto rigide misure perottenere la rapida riduzione del debito pubblico sottoil 60% e la riduzione del disavanzo al 3%. Perrendere permanente la politica di austeritàantipopolare Francia e Germania spingono perl’introduzione della “regola d’oro” nelle Costituzionidei paesi dell’area dell’euro, così da controllare ildeficit pubblico. Ciò significherà tagli strutturali allaspesa previdenziale e sociale, smantellamento deisistemi solidaristici conquistati dalla classe operaia,ulteriori aggressioni padronali. Per i lavoratori delnostro paese ciò si traduce in manovre a ripetizioneda 40-50 miliardi l’anno, con cui procede ilsaccheggio e la regressione sociale. I “piani di salvataggio” e di “risanamento” impostidalle istituzioni politiche e finanziarie internazionalie dai governi nazionali, le misure economiche fattepassare con una politica neoliberista d’assalto, nonporteranno però alla risoluzione della crisi

economica, ma aggraveranno la fase di stagnazione,con scarsi investimenti, ribassi salariali, aumentodella disoccupazione a lungo termine. In questa situazione si sviluppa la resistenza e la lottadel proletariato, dei giovani senza futuro, dei popolioppressi.

Il debito pubblico italiano

3.1 In Italia il debito pubblico ha cominciato acrescere con la fine del periodo espansivo post-bellico. Esso ha avuto un primo momento diespansione con lo shock petrolifero degli anni ’70 edè stato aggravato dalla politica della DemocraziaCristiana (DC) e dal Partito Socialista Italiano (PSI)che hanno favorito il clientelismo, il parassitismo egenerato un’enorme evasione fiscale per favorire icapitalisti e creare uno strato cuscinetto contro ilmovimento operaio e comunista. Un secondo boom del debito si è avuto a partire dal1981 quando fu deciso dai governi DC e PSI dilasciare ai mercati la sorte dei titoli di Stato. Ciò fecelievitare i tassi d’interesse e di conseguenza il debitopubblico. Tra i maggiori beneficiari degli alti tassi deititoli di Stato ci fu il monopolio FIAT.A causa delle crescenti difficoltà economiche, ildebito pubblico dal 1998 al 2007 è aumentato di circail 30%, raggiungendo 1.600 miliardi di euro. Taledinamica è stata agevolata da tutti i governi borghesiche si sono succeduti al fine di sopperire con

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l’assistenzialismo alle carenze strutturali deimonopoli italiani e far ingrassare un esercito diparassiti.E’ da rilevare che all’aumento del debito non è maicorrisposto un aumento delle entrate, stante l’enormeevasione fiscale praticata dalla borghesia nel suocomplesso (superiore ai 200 miliardi di euro annui).Inoltre, le politiche neoliberiste hanno determinatouna minore pressione fiscale sul capitale. Ciòdetermina la necessità di un maggiore indebitamentoda realizzare sulle spalle dei lavoratori.

3.2 Con lo scoppio della crisi economica attuale lacrescita del debito italiano è accelerata, con tassiannui di aumento del 4-5%. L’ulteriore crescita deldebito è avvenuta perché lo Stato italiano, al paridegli altri stati borghesi e della BCE, ha soccorso leistituzioni finanziarie indebitate fino al collo e zeppedi titoli tossici, i monopoli capitalistici, offrendogaranzie sui depositi, aumentando la loro liquidità,ricapitalizzandole gratuitamente, fornendo aiutipubblici. Con il denaro ricevuto (sottratto alle spesesociali) banchieri e industriali acquistano titoli diStato emessi per sovvenzionare il maggiore debitopubblico e intascare così gli interessi che lo Statodeve pagare. Gli interessi sono, in ultima analisi,plusvalore estorto dagli operai, di cui lo Stato siappropria per versarlo nelle mani dell’oligarchiafinanziaria.Dunque, non è vero che è la spesa sociale a faraumentare il debito pubblico (assistenza sanitaria,pensioni, sussidi di disoccupazione sono in realtàsalario differito perché finanziati in buona parte daicontributi provenienti dai salari). Gli squilibriderivano dall’ingente utilizzo di risorse necessarieper salvare i monopoli capitalistici dal crollo e alpagamento degli interessi usurai. E non è neanchevero che il debito acceso dai governi borghesi sia

andato a beneficio della popolazione: è andato abeneficio esclusivo del capitale.

3.3 Il debito pubblico italiano ha registrato nel luglio2011 il massimo storico con 1.911 miliardi di euro(quarto debito al mondo dopo Stati Uniti, Giappone eGermania), pari al 120% del PIL (era del 114% nel2008). Assieme alla crescita del volume dei titoli diStato si è allungata la loro durata media, oggi di 7anni. La spesa per gli interessi corrisposti ai detentoridi questi titoli nel 2010 è stata di circa 80 miliardi dieuro. Secondo alcune stime salirà a 97,7 miliardi dieuro nel 2012 e a 108,7 miliardi nel 2013, un pesoinsostenibile e destinato a crescere. I titoli di Statoitaliani sono diventati oggetto fra i più appetibilidegli attacchi del capitale speculativo e usuraiointernazionale, il vaso di coccio nella competizionefra dollaro ed euro. La crescita degli interessi suititoli di Stato, se da un lato riflette la sfiducia degliinvestitori finanziari nella capacità di rimborso,dall’altro è strettamente legata alla necessità divalorizzazione dei monopoli finanziari.

3.4 Il debito pubblico italiano è composto all’83%(circa 1.580 miliardi di euro) da titoli di Stato. Ipossessori sono in grande maggioranza (circa l’87%)banche d’affari, assicurazioni, fondi pensioni ed’investimento, imprese capitalistiche. Più della metàdel debito è detenuto da grandi investitori finanziaristranieri - francesi, tedeschi, britannici, statunitensi,cinesi, etc. - che impiegano il capitale eccedente conl’acquisto di titoli di Stato ad alta remunerazione. Questi pescecani sono gli stessi che effettuano leoperazioni di speculative sui mercati per realizzareenormi plusvalenze con il rialzo dello spread(differenziale di rendimento tra i Buoni del TesoroPoliennali (BTP) italiani e i Bund tedeschi) el’aumento di valore dei Credit Default Swaps(strumenti finanziari che assicurano anche il valoredei titoli di Stato).

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E’ dunque sbagliato parlare di “debito sovrano”; sitratta in realtà di debito privato socializzato, i cuiinteressi vengono finanziati grazie alla politica ditagli alla spesa pubblica e delle pensioni, di aumentidelle tasse che gravano sui lavoratori. Siamo di frontea un gigantesco trasferimento di ricchezza dai salarialle rendite a breve termine dei vandali dell’altafinanza, attuato dalle politiche governative e statali.

3.5 La crisi finanziaria acuitasi in questi mesi, ilciclopico debito pubblico che strangola le massepopolari italiane ha prodotto conseguenze politichedi eccezionale gravità. L’Italia capitalista è di fattooggi un paese commissariato dalla BCE, dall’UE edal Fondo Monetario Internazionale (FMI), cheimpongono i loro piani di aggiustamento strutturale.Il governo tecnico installato dall’oligarchiafinanziaria ha un carattere profondamenteantidemocratico. La stessa classe dominante cheparla di “debito sovrano” vende ai mercati finanziarila residua sovranità e indipendenza nazionale(ritenute “dogmatismi e schematismi da superare”),con il sostegno attivo delle forze liberal-riformiste edelle più alte cariche dello Stato. Come accade negli altri paesi, i dolorosi sacrificiimposti alla classe operaia e alle masse popolari sistanno dimostrando incapaci di un qualsiasi effettopositivo stabile e duraturo e di placare gli attacchi“speculativi”. Nonostante tre manovre di mega-austerità approvate in cinque mesi (due di Berlusconie una di Monti, per un totale di oltre 80 miliardi dieuro di sacrifici) lo spread è rimasto oltre quota 500punti, pari a un rendimento usuraio di circa il 7% peri BTP, mantenendo l’Italia a rischio “default”. Ildeclassamento del rating italiano da A a BBB+determinerà l’ulteriore aumento dello spread epertanto dei tassi di interesse.

3.6 La riduzione della montagna del debito in teoriasarebbe possibile con una durevole crescitaeconomica superiore al 2%. Ma l’Italia dal 2000 aoggi non ha mai raggiunto questo livello, ed ora ilPIL è di nuovo negativo e si prevede che caleràancora nel corso del 2012. La diminuzione dellaproduzione industriale (attualmente di 20 punti sottoil livello pre-crisi), l’aumento della disoccupazione,comportano l’aumento del deficit di bilancio e deldebito. In tali condizioni, il pagamento dei crescentiinteressi è insostenibile economicamente e rovinososotto ogni aspetto per gli interessi della classeoperaia. Il pagamento del debito da parte dello Statocomporta enormi privazioni per le masse, lostrangolamento dei lavoratori e delle prossimegenerazioni, lo sprofondamento in un declino e un

degrado economico e sociale ancor più profondi. Se andrà avanti la politica di “sacrifici senza fine perpagare il debito” le condizioni di vita e di lavoro delproletariato e delle masse lavoratrici peggiorerannodrammaticamente, mentre banchieri, finanzieri especulatori con gli interessi intascati avrannoulteriori capitali per puntellare il casinò mondiale,rafforzare i privilegi delle classi parassitarie e ilpotere di una minoranza famelica, finanziare lemissioni di guerra, devastare l’ambiente. Al ricatto della borghesia “pagate il debito o sarà ildisastro” rispondiamo che il vero disastro per ilavoratori è proprio pagare il debito statale, prodottodalle politiche di salvataggio dei monopoli capitalistie delle loro istituzioni, da una classe dominantecorrotta e parassitaria che vi lucra sopra.

3.7 La classe operaia e le masse lavoratrici sono difronte ad un circolo vizioso, che nell’attualesituazione bisogna spezzare con una precisarivendicazione: il rifiuto di pagare gli interessi suldebito posseduto dalle banche e dalle societàfinanziarie, dai padroni e dai ricchi, dai parassiti. Si tratta di una proposta politica rivolta alle massesfruttate e oppresse, alle loro organizzazioni, mirantea unificare e sviluppare la loro lotta control’oligarchia finanziaria. Una proposta di rottura chenecessita di essere legata alla contestuale uscitadall'UE, dalla BCE e dall'euro, poiché sono questeistituzioni ad imporre lo strozzinaggio richiesto dalsistema imperialista mondiale, perché la crisieconomica è legata a doppio filo a quelladell’eurozona. Noi comunisti avanziamo questo obiettivo di lottapolitica, il cui raggiungimento costituisceun’esigenza immediata e improrogabile per la classedei salariati ed è in connessione con mete piùavanzate. Ciò indipendentemente dalla suacompatibilità con l'economia dell’oligarchia

Il pagamento del debito daparte dello Stato comportaenormi privazioni per lemasse, lo strangolamento deilavoratori e delle prossimegenerazioni, losprofondamento in un declinoe un degrado economico esociale ancor più profondi

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parassitaria, con la sua smania inesauribile di profitti,di rendite, di interessi. La politica rivoluzionariacontrappone le necessità vitali delle masse allenecessità della putrida società imperialista. E’ tramitequesta politica che il proletariato – la classe cui spettail compito storico della liberazione universale -acquisisce una consapevolezza fondamentale:affinché l’umanità possa vivere come tale ilcapitalismo deve essere seppellito.

Il rifiuto del debito e le posizioni in campo

4.1 Come abbiamo visto i debiti non sono altro chegli interessi usurai del capitale monopolisticofinanziario, già pagati decine di volte dai lavoratori.La rivendicazione del non pagamento del debitocomincia a essere posta all’ordine del giorno da partedelle forze e dei movimenti anti-liberisti, rompendo iltabù del rimborso a tutti i costi. Sempre nuovi ecrescenti settori delle masse (la classe operaia, idisoccupati, gli altri lavoratori sfruttati, i giovani e ledonne del popolo), scendono in lotta contro il cappiodel debito. La mobilitazione si sta sviluppando inmolti paesi europei (Grecia, Francia, Spagna, Belgio,Portogallo) e anche negli Stati Uniti, così come neipaesi dipendenti dall’imperialismo. Il movimento “No debito” si sta sviluppando anche inItalia. Il 15 ottobre del 2011 un’imponentemanifestazione a Roma (300.000 manifestanti) haposto chiaramente tra le sue parole d’ordine il rifiutodel pagamento del debito. Si è costituito ilmovimento organizzato “No Debito”, che comprendediverse forze politiche, sindacali, sociali, singolimilitanti di sinistra, a cui partecipiamo. Sipromuovono nuove mobilitazioni a livello locale,nazionale ed europeo. Si comincia a sviluppare uninteressante livello di unità d’azione contro le misured’austerità.

4.2 All’interno del movimento anti-debito, così comenel movimento operaio e sindacale, si stasviluppando un dibattito sulle diverse strategie daseguire per uscire dal tunnel del debito e della crisi.In generale si riscontra una confusione fra abolizione,moratoria, congelamento, rinegoziazione, etc. deldebito. In questa confusione, frutto dei limiti politicied ideologici esistenti, la piccola borghesiariformista, i socialdemocratici e i revisionisti, sidistinguono nel mettere in campo posizioni eproposte deboli, errate e pericolose. Ne evidenziamoalcune, che hanno rilevanza anche a livellointernazionale.

4.3 Una prima posizione è quella che rivendica lasospensione del rimborso del debito per realizzareuna verifica dei conti (audit) sotto controllo deicittadini, al fine di determinare quali debiti devonoessere annullati o rinegoziati a causa della loroillegittimità o per il loro carattere odioso. Questaposizione però è limitata e monca, perché si muove inuna logica di “rinegoziazione” del debito e non sipone parallelamente l’obiettivo l’abbandonodell’euro, la rottura della gabbia dell’UE imperialistache impone il suo pagamento. L’obiettivo deipromotori consiste nel far accettare all’oligarchiafinanziaria una riduzione del debito per ragioni di“giustizia sociale” ma anche di rilancio degliinvestimenti esteri e dell’accumulazione capitalista.E’ la posizione dei socialdemocratici e di quegliattivisti della piccola borghesia che si battono controi debiti senza mettere in discussione l’imperialismo ele sue istituzioni, ma cercando delle alternativedentro il sistema. Il modello che propongono per ipaesi imperialisti europei è quello adottato daKirchner in Argentina e Correa in Ecuador. In altreparole sono alle spalle delle borghesie nazionali deipaesi dipendenti.

4.4 Una seconda posizione si pone l’obiettivo dirisolvere la questione del debito obbligando la Bancacentrale a dominare la speculazione. Propugna unaprogressiva democratizzazione delle decisionieconomiche in ambito UE, la modifica dello statutodella BCE e una politica di sviluppo economico sulmodello del “Job act” di Obama. Si tratta di tesisostenute da settori di borghesia riformista econservatrice che puntano a sostituire il neoliberismocol keynesismo e si battono per una “libertàcondizionata” del capitale. Sono degli strenuidifensori del capitalismo e il loro atteggiamento neiconfronti della classe operaia e delle masselavoratrici è quello di una società di protezione deglianimali.

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4.5 Una terza posizione è sostenuta da settori delmondo cattolico ed intellettuali liberali di sinistra chepretendono di risolvere il problema del debitoattraverso il suo congelamento, una sospensione delpagamento di interessi relativa alla parte possedutadai grandi investitori istituzionali, e la creazione diuna commissione d’indagine che faccia luce sullaformazione del debito e sulla legittimità di tutte le suecomponenti. Questa posizione, simile alla prima, fadella questione sociale del debito una questioneeminentemente giuridica e morale, da risolvere senzala partecipazione e la mobilitazione rivoluzionariadella classe operaia. L’obiettivo è limitato a ridurre laportata del debito, vale a dire rimborsarne una parte a“tassi di interessi accettabili”. Il “nuovo modello disviluppo” proposto dai compassionevoli fautori diquesta opzione è un inganno e una truffa, perchépretende di risolvere il problema del debitoconservando il dominio del capitale monopolistico etenendo buone le masse.

4.6 Esiste poi un’altra posizione, apparentemente piùradicale: è quella che partendo dalla necessità di“modificare le regole del sistema monetario efinanziario vigente”, propone la fuoriuscita“concertata” degli Stati periferici e più debolidall’Euro - ma non dall’UE imperialista - e lacreazione di una nuova moneta alternativa, con lacontestuale e simultanea riduzione di parte deldebito. In sostanza la formazione di un altro polocomposto dai paesi imperialisti e capitalistidell’Europa meridionale, supportato dai paesidell’Est europeo (governati da regimi reazionari) edei paesi arabi che si affacciano sul Mediterraneo(anch’essi in mano a forze reazionarie e liberiste),concorrente con il blocco diretto dalla borghesiafranco-tedesco. Secondo i revisionisti che sostengonoquesta posizione, il proletariato dovrebbe accodarsi atale utopico progetto interclassista, sostenendo laprospettiva di un governo di coalizione con isocialdemocratici e i riformisti, che viene spacciatocome “un primo momento di una transizionepossibile a un diverso modo di produzione”. Si trattadi una posizione tanto illusoria quanto pericolosa,che offre il fianco allo sciovinismo nei suoi aspetti dirilancio di un imperialismo fragile come quelloitaliano nei confronti di imperialismi più forti. Al di là dei diversi progetti politici, tutte questetendenze e posizioni mirano a tenere a mantenere laclasse operaia al carro della borghesia e della piccola-borghesia, a contenere le rivendicazioni e le lottedelle masse all’interno dell’ordine sociale capitalista-imperialista e impedire che esse fuoriescano dalquadro della politica borghese e riformista, si

volgano alla politica rivoluzionaria del proletariato,alla lotta per il socialismo. Perciò vanno criticate ecombattute a fondo.

L’alternativa rivoluzionaria e i compiti dei comunisti

5.1 Come comunisti (marxisti-leninisti) sosteniamol’opposizione di classe contro i capitalisti e i lorogoverni, facciamo appello alla lotta per rifiutare idiktat dell’oligarchia finanziaria e far saltare lemanovre con le quali vogliono scaricare sulle spalledella classe operaia il debito; sosteniamo la lotta peril non pagamento degli interessi, il ripudio del debito,l’uscita dall’UE e dall’euro.In questa attività ci sforziamo di far comprendere allemasse operaie e popolari che il rifiuto di pagare lacrisi e il debito devono avere un contenuto di classe,devono essere inseriti nella battaglia più generale perl’espropriazione degli espropriatori e la costruzionedel socialismo. In altre parole, per noi la questione politica delripudio del debito è strettamente legata alla questionedei limiti storici del capitalismo e dell’indispensabilerivolgimento economico e sociale che solo l’avanzatarivoluzionaria del proletariato e delle masse popolaripuò realizzare. L’alternativa dunque non consiste nel tornare alpassato, al periodo della lira e delle partecipazionistatali, e nemmeno nell’impossibile riforma delpresente (il modo di produzione capitalista-imperialista) per tentare di risolvere la sua profondacrisi, ma nel determinare una profonda e radicalerottura con un sistema che ci riserva solo aumentodello sfruttamento e regressione sociale,impoverimento e guerre banditesche, sviluppandol’organizzazione e il programma di classe, senzalasciarci influenzare e deviare dalle forze riformiste epiccolo borghesi.

Facciamo appello alla lotta perrifiutare i diktat dell’oligarchiafinanziaria e far saltare lemanovre con le quali voglionoscaricare sulle spalle dellaclasse operaia il debito;sosteniamo la lotta per il nonpagamento degli interessi, ilripudio del debito, l’uscitadall’UE e dall’euro

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5.2 E’ perciò necessario affrontare la questione deldebito:

partecipando attivamente alle mobilitazioni dimassa, ieri contro il governo Berlusconi e oggi controquello Monti, per difendere in modo intransigente gliinteressi economici e politici della classe operaia,sulla base della parola d’ordine: “La crisi e il debitodevono essere pagati dai colpevoli - i padroni, lebanche, i ricchi, i parassiti - e non dalle vittime – ilavoratori e i popoli”;

legando sistematicamente la battaglia per lasospensione immediata e unilaterale del pagamentodel debito alla lotta per l’uscita dalle istituzionisovranazionali imperialiste e le loro politicheantipopolari e guerrafondaie: “Rifiuto del debito edella guerra, fuori dall’Euro, dall’UE e dalla NATO”;

attuando il fronte unico di lotta del proletariato erealizzando, sulla sua base, un ampio fronte popolarerivoluzionario per respingere l’offensiva reazionariadel capitale e i diktat di UE- BCE- FMI;promuovendo a tali fini la costituzione nellefabbriche, nei luoghi di lavoro, nei quartieri, diorganismi quali i Comitati operai, dei disoccupati,popolari, etc.;

affermando con forza che la risoluzione delproblema del debito e l’applicazione di misureenergiche contro i monopoli e a favore delle masselavoratrici, potranno essere adottate solo da ungoverno di fronte unico proletario o di frontepopolare rivoluzionario, un governo che sia lo sboccopolitico del movimento di lotta degli sfruttati e deglioppressi e si basi sui loro organismi di massa;

sviluppando rapporti di solidarietà e di strettocoordinamento con le lotte operaie e i movimentianti-debito che si sviluppano a livello europeo emondiale, sostenendo la totale cancellazione deidebiti dei paesi dipendenti dall’imperialismo;

legando le lotte attuali al processo di formazionedel Partito comunista del proletariato d’Italia,strumento indispensabile per dirigere il processo diemancipazione e liberazione delle masse sfruttate edoppresse. Perciò ci rivolgiamo alla parte più avanzatae cosciente della classe operaia affinché rompanettamente, completamente e definitivamente conl’opportunismo e compia passi avanti nella suariorganizzazione su basi rivoluzionarie. Nessunaconvivenza, nessuna collaborazione dei comunisti edei migliori elementi del proletariato con irevisionisti, i socialdemocratici, i riformisti, gliopportunisti, con chi si concilia nei loro confronti, maunione militante sui principi marxisti-leninisti pergettare le fondamenta del Partito. Organizziamoci!

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(Articolo di Piattaforma Comunista apparso sul n. 24,aprile 2012, della rivista Unità e Lotta, organo dellaConferenza Internazionale di Partiti e OrganizzazioniMarxisti-Leninisti (CIPOML).

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1. Le origini della tattica di Fronte unico

Dopo la vittoria della Rivoluzione d'Ottobre inRussia e dopo la fondazione della IIIInternazionale comunista nel 1919, la tattica diFronte unico del proletariato venne impostata perla prima volta dall'Internazionale nel 1921, sottol'impulso di Lenin, in una situazione che vedeva,da un lato, la nascita e il primo sviluppo - inEuropa - di un certo numero di partiti comunisti, edall'altro il perdurante influsso dei principalipartiti socialdemocratici su larga parte della classeoperaia. Prendendo atto realisticamente di una situazioneoggettiva in cui il movimento rivoluzionario nonera riuscito a travolgere il capitalismo né a livellomondiale né europeo, i comunisti compresero lanecessità di sviluppare un'azione politica checercasse di conquistare alle posizionirivoluzionarie strati crescenti della classe operaiae delle masse lavoratrici che si trovavano ancorasu posizioni arretrate. E di conquistarle nonsoltanto con la propaganda e l’agitazionerivoluzionaria, ma anche sul terreno dellapartecipazione alla lotta delle masse operaie epopolari, formulando proposte pratiche di lotta econ l’incitamento a lottare per le rivendicazionipiù sentite dalle masse lavoratrici, attraverso laguida di queste lotte secondo una direttivacomunista e l'esperienza che le masse stesseavrebbero maturato. La strategia dell'Internazionale Comunista per larottura rivoluzionaria degli anelli deboli dellacatena imperialistica mondiale, per la conquistadel potere attraverso la lotta rivoluzionaria, perl’abbattimento dello Stato borghese el'instaurazione della dittatura del proletariato,rimaneva immutata, ma si articolava in una tatticaadeguata ad una situazione storica caratterizzatadal rallentamento della rivoluzione e da un feroceattacco borghese, secondo un principiochiaramente espresso da Stalin («La tattica è unaparte della strategia, le è subordinata e la serve»,«Principi del leninismo»).La tattica di Fronte unico - già sperimentata dai

bolscevichi in Russia prima della rivoluzione del1917 - trovò la sua prima espressione in Europanella Lettera aperta rivolta nel gennaio 1921 dalPartito Comunista di Germania (KPD) agli altripartiti operai (SPD, USPD e KAPD) e ai sindacati,lettera che faceva appello ad azioni comuni per leimmediate rivendicazioni economiche e salarialidegli operai, per il disarmo e lo scioglimento delleformazioni militari borghesi e la costituzione diorganizzazioni proletarie di difesa. L'appello,respinto dalle dirigenze dei tre partiti, fu allorarivolto dai comunisti alle organizzazioni di base diquegli stessi partiti, con l'invito a discutereinsieme alcune azioni comuni.Nel III Congresso del Komintern Lenin si battérisolutamente in favore della parola d’ordine delfronte unico di tutti gli operai contenuta nellaLettera aperta, e al termine del congresso le Tesisulla tattica – in cui si sosteneva la necessità delladirezione della maggioranza della classe operaia -furono approvate all'unanimità. «I partiti comunisti» - dicevano le Tesi - «debbonoavanzare rivendicazioni il cui soddisfacimentocostituisce un bisogno immediato e improrogabileper la classe operaia; debbono propugnare talirivendicazioni nella lotta delle masseindipendentemente dalla loro conciliabilità omeno con l'economia di profitto della classecapitalistica». Il nesso dialettico fra la tattica e lastrategia dei comunisti veniva indicato conestrema chiarezza dalle Tesi: «Nella misura in cuiquesta lotta contrapporrà le necessità di vita dellemasse alle necessità di vita della societàcapitalistica, la classe operaia acquisterà la

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Le tattiche di Fronte unico e di Fronte popolarenella strategia politica del movimento comunista

e il programma di un governo frontista nell’Italia odierna

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consapevolezza che perché essa possa vivere ilcapitalismo deve perire; questa consapevolezzacostituirà il fondamento della volontà dicombattere per la dittatura».Le Tesi raccomandavano inoltre ai partiticomunisti di rivolgere la più grande attenzioneanche ad ampi strati di piccoli e medi impiegati edi intellettuali, e in generale alla piccola borghesiaurbana e rurale, per cercare di schierarli a fiancodel fronte unico proletario facendo leva anche sulloro crescente impoverimento dovuto agli effettidella crisi economica capitalistica.Infine, i comunisti dovevano compiere ogni sforzoaffinché lo sviluppo delle lotte rivendicative dimassa potesse tradursi in risultati di carattereorganizzativo, cioè nella formazione di organismidi unità proletaria nelle fabbriche e fuori (comitatidi sciopero, comitati d'azione, consigli difabbrica, ecc.), che costuiscono l’impalcatura delmovimento operaio stesso.

2. Il Governo operaio quale sbocco politicodella tattica di Fronte unico

Come coronamento della tattica di Fronte unico,l'Internazionale Comunista formulò, nel suo IVCongresso del 1922, la parola d'ordine del«governo operaio» (o, a seconda delle situazioniconcrete, del «governo operaio e contadino»), che- come precisarono le Tesi sulla tattica delsuccessivo V Congresso del 1924 - non dovevaessere inteso come un governo «nel quadro dellademocrazia borghese e come un'alleanza politicacon la socialdemocrazia», ma come «un metododi agitazione e mobilitazione delle massenell'intento di provocare il crollo per viarivoluzionaria della borghesia e di edificare ilpotere sovietico». Sotto questo punto di vista la parola d’ordine del«governo operaio» era «l’inevitabile conseguenzadi tutta la tattica di Fronte unico».

In Italia, questa giusta tattica rivoluzionaria furecepita e fatta propria dal III Congresso delPartito Comunista d'Italia, svoltosi nel 1926 aLione sotto la direzione di Antonio Gramsci. Contro ogni interpretazione opportunista, le Tesipolitiche di quel Congresso affermarono che laformula del governo operaio e contadino «indicaanche alle masse più arretrate la necessità dellaconquista del potere per la soluzione dei problemivitali che la interessano e fornisce il mezzo perportarle sul terreno che è propriodell'avanguardia proletaria più evoluta (lotta perla dittatura del proletariato). In questo senso essaè una formula di agitazione, ma non corrispondead una fase reale di sviluppo storico. […] Unarealizzazione di essa infatti non può essereconcepita dal partito se non come inizio di unalotta rivoluzionaria diretta, cioè della guerracivile condotta dal proletariato, in alleanza con icontadini, per la conquista del potere».

3. Il Fronte popolare antifascista degli anni '30del Novecento e il governo di Fronte popolare

Negli anni '30, nella nuova realtà internazionalecaratterizzata dalla vittoria del fascismomussoliniano in Italia (1922) e delnazionalsocialismo in Germania (1933), si ponevacon urgenza ai comunisti il duplice compito dilottare con sempre maggior forza contro i fascismial potere e di prevenire la vittoria del fascismo neipaesi dove esso non aveva vinto. In questasituazione era necessario approfittare, da un lato,delle debolezze interne dei regimi fascisti e,dall'altro, delle profonde contraddizioni apertesinelle socialdemocrazie, all'interno delle quali unaparte crescente di operai cominciava ad opporsialla politica di collaborazione di classe dei lorodirigenti con la borghesia e si spostava suposizioni più vicine a quelle della lotta di classerivoluzionaria.Il VII Congresso dell'Internazionale Comunista(1935) indicò, come prima esigenza della lottacontro il fascismo, una vigorosa ripresa dellapolitica di Fronte unico operaio, che avrebbepotuto avere una grande influenza su altri strati dilavoratori, sui contadini e sulla piccola borghesiaurbana. «È necessario - affermò Dimitrov nel suorapporto sulla tattica - che l'unità d'azione di tuttii settori della classe operaia, indipendentementedal partito o dall'organizzazione di appartenenza,si realizzi ancor prima che la maggioranza dellaclasse operaia si unisca nella lotta per

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l'abbattimento del capitalismo e per la vittoriadella rivoluzione proletaria».«I comunisti - continuava Dimitrov - non possono

e non debbono rinunciare neanche per unmomento al loro lavoro indipendente perl'educazione comunista, per l'organizzazione e lamobilitazione delle masse. Tuttavia, allo scopo diaprire agli operai la via dell'unità d'azione, ènecessario adoperarsi in pari tempo a stringereaccordi, di breve come di lunga durata, per azionicomuni con i partiti socialdemocratici, con isindacati riformisti e con altre organizzazionioperaie, contro i nemici di classe delproletariato». E ciò sia sul piano della lottaeconomica e rivendicativa, sia per condurre azionipolitiche di massa, sia per organizzare l'autodifesacontro le aggressioni fasciste.Una terza e fondamentale esigenza veniva postaper la formazione del Fronte unico di lotta delproletariato: «I comunisti e tutti gli operairivoluzionari devono adoperasi per creare neglistabilimenti, tra i disoccupati, nei quartierioperai, tra la gente minuta delle città, nellecampagne, organismi di classe di fronte unico,non di partito, elettivi. Soltanto degli organi diquesto genere possono conquistare al movimentodi fronte unico anche l'enorme massa deilavoratori non organizzati». Per fronteggiare la minaccia fascista il VIICongresso lanciò anche la proposta della«creazione di un largo fronte popolare sulla basedel fronte unico proletario» come «alleanza dicombattimento del proletariato con i contadinilavoratori e con le masse fondamentali dellapiccola borghesia urbana che costituiscono lamaggioranza della popolazione anche nei paesiindustrialmente più sviluppati» (Dimitrov). Decisiva per la creazione del Fronte popolareantifascista veniva considerata «l'azione risolutadel proletariato rivoluzionario in difesa dellerivendicazioni di questi strati», rivendicazioni chedovevano «essere coordinate, nel corso dellalotta, con le rivendicazioni della classe operaia».Ma fondamentale era l'idea che il Fronte popolareantifascista venisse costituito sulla base del Fronteunico proletario, sulla base degli organismi dimassa del Fronte unico proletario, cioè sotto ladirezione del proletariato e nella prospettiva di ungoverno di fronte unico che potesse costituirsi«alla vigilia e prima della vittoria dellarivoluzione sovietica».Il rapporto sulla tattica affrontava, infine, laquestione del governo di fronte popolare

antifascista. «Alla domanda - affermava Dimitrov- se noi comunisti siamo sul terreno del fronteunico soltanto nella lotta per le rivendicazioniparziali o se siamo pronti ad assumere delleresponsabilità anche quando si tratterà dicostituire un governo sulla base del fronte unico,noi rispondiamo, con piena coscienza della nostraresponsabilità: sì, noi teniamo conto che si puòcreare una situazione nella quale la formazione diun governo di fronte unico, o di fronte popolareantifascista, sia non solo possibile, ma necessarianell'interesse del proletariato, e in tal caso, senzaesitazione alcuna, noi interverremo per laformazione di un tale governo». E precisava che ciò poteva avvenire a condizioneche:1. L'apparato statale della borghesia sia giàdisorganizzato e paralizzato quanto basti perché laborghesia non possa impedire la formazione di ungoverno di lotta contro la reazione e il fascismo.2. Le grandi masse di lavoratori, in modoparticolare i sindacati di massa, insorganoimpetuosamente contro il fascismo e la reazione,ma non siano ancora pronti ad insorgere perlottare, sotto la direzione del partito comunista,per la conquista del potere politico.3. La differenziazione e l'evoluzione a sinistranelle file della socialdemocrazia e degli altripartiti aderenti al fronte sia ormai giunta a unpunto tale che una parte considerevole dellasocialdemocrazia esiga delle misure spietatecontro la reazione e il fascismo.

«Dobbiamo» - avvertiva Dimitrov - «accentuarela nostra vigilanza contro le deviazioni di destra edi "sinistra" dalla linea bolscevica in questa

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questione».Un avvertimento tanto più importante in quanto idirigenti politici dei partiti revisionisti – nonchégli storici borghesi e quelli ispirati all'ideologiadel moderno revisionismo – hanno dapprimainterpretato opportunisticamente, e poi deformatoprofondamente, il significato del VII Congressodell'Internazionale Comunista, presentando le suetesi come un totale capovolgimento della linea delVI Congresso del 1928 (il congresso nel qualel'Internazionale aveva elaborato il suo«Programma rivoluzionario»). Le tesi discusse ed approvate dal VII Congressosulla rinnovata tattica di fronte unico proletario esulla nuova tattica di fronte popolare antifascistasono state per lunghi anni presentate dairevisionisti come l’avvio di una NUOVASTRATEGIA avente come contenuto un'alleanzapolitica generale con la socialdemocrazia e conaltri partiti borghesi (le cosiddette «vie nazionalial socialismo»).In Italia, ad esempio, fu sulla base di questamistificazione che il gruppo dirigente del P.C.I.,guidato da Togliatti, costruì nel secondodopoguerra la sua linea politica revisionista egiustificò l’accordo con la Democrazia Cristiana.L'indicazione strategica fondamentale del VICongresso per l'uscita rivoluzionaria dalla crisi

del capitalismo rimase, invece, fermissima anchenel 1935: mutarono, in corrispondenza dellanuova situazione storica, i metodi e le tattiche daadottare per le azioni di massa del proletariato eper gli accordi da stringere, di volta in volta, conaltri partiti al fine di condurre azioni comunicontro il fascismo e la reazione, e per lamobilitazione e la lotta contro il pericolo di nuoveguerre imperialiste.Dal punto di vista programmatico, i programmidei Fronti popolari creati in Francia e in Spagnanegli anni '30 contenevano tutta una serie dimisure e di provvedimenti da attuare in favoredella classe operaia e delle masse lavoratrici.In Francia: introduzione della settimana lavorativadi 40 ore; due settimane di ferie pagate per ilavoratori; carattere obbligatorio dei contratticollettivi di lavoro; istituzione di un fondonazionale contro la disoccupazione; estensionedegli assegni familiari ai lavoratoridell'agricoltura; un ampio regime pensionistico;un programma di lavori pubblici di vasta portata;il prolungamento dell'obbligo scolastico fino alquattordicesimo anno di età.In Spagna: una vasta amnistia (300.000 detenutierano ancora in carcere); riassunzione degli operaie impiegati delle imprese pubbliche licenziati permotivi politici; riforma democratica degli organigiudiziari; un grosso programma di lavori pubblicicontro la disoccupazione; riduzione dei latifondi eaumento dei salari dei lavoratori delle campagne;aiuti consistenti ai coltivatori diretti; riforma delsistema bancario e agevolazioni creditizie a favoredei lavoratori; aumento delle scuole elementari eprovvedimenti per facilitare l'accesso di massa alsistema di insegnamento.Attraverso scioperi, occupazioni di fabbriche e diterre, aspre e combattive lotte di massa chetalvolta andavano oltre gli stessi programmi deigoverni di Fronte Popolare, molte di questemisure diventarono conquiste effettive deilavoratori.

4. Le nuove esperienze di Fronte popolare oggi

In Palestina, il Fronte Popolare per la Liberazionedella Palestina lotta da decenni per la liberazionedel popolo palestinese dal dominio sionista.In Ecuador un Fronte popolare, composto da varieorganizzazioni di operai, contadini, studenti,insegnanti, donne e giovani, lotta per la difesadelle libertà democratiche contro la repressione,per la difesa della pubblica istruzione, per la

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difesa delle risorse nazionali contro la rapinaimperialista.Il Partito Comunista Marxista-Leninistadell'Ecuador ha criticato a fondo la teorianeoriformista dei «diritti di cittadinanza» e hariaffermato il «ruolo decisivo della classe operaiae dei lavoratori per la sconfitta definitiva delcapitalismo», concependo il Fronte popolare comestrumento offensivo nello «sviluppo dellarivoluzione ininterrotta per tappe» edell'«avanzata per via rivoluzionaria verso lacostruzione della nuova società socialista». Diqui «la necessità della lotta insurrezionale»,poiché «non è possibile il socialismo senza colpiregli interessi delle classi dominanti». Nel Messico è nato nel 2001 un Fronte PopolareRivoluzionario come «organizzazionedemocratico-rivoluzionaria delle masse lavoratricidella città e della campagna», a contenutodemocratico rivoluzionario, antifascista eantimperialista. Esso si presenta come referentepolitico di tutti coloro che aspirano a unatrasformazione radicale della società.Oltre a battersi, sul piano difensivo, perconquistare fin d'ora migliori condizioni di vita edi lavoro per le masse lavoratici messicane, essosi prefigge come obiettivo politico di fondo laformazione di un Governo ProvvisorioRivoluzionario che convochi un'AssembleaCostituente democratica e popolare.Il Fronte, al quale partecipa con ruolo attivo epropulsivo il Partito Comunista del Messico(marxista-leninista), ha già contribuito allacreazione e allo sviluppo di molteplici iniziativeunitarie come il Consiglio nazionale di sciopero, ilFronte sindacale contadino, l'Assemblea popolaredei pueblos di Oxaca, il PACTO («Movimentonazionale per la sovranità alimentare edenergetica, i diritti dei lavoratori e le libertàdemocratiche»), l'Assemblea nazionale dellaresistenza popolare, e altre.Nel 2008 il Fronte ha costituito - insieme a più ditrenta organizzazioni politiche, sindacali e sociali- il Movimento di Liberazione Nazionale, chelotta per la formazione di un governo democraticoe popolare. Per il Partito Comunista è chiara lanecessità di creare «organi insurrezionali, organiper l'esercizio del potere proletario e popolare»nella prospettiva della convocazione diun'Assemblea Costituente.In Tunisia, a seguito dei grandi cambiamentiavvenuti con la lotta rivoluzionaria del 14 gennaioche è stata il coronamento di oltre vent'anni di

lotte e di sacrifici del popolo tunisino, si ècostituito il Fronte «14 gennaio» (formato da 7movimenti e organizzazioni politiche, fra cui ilPartito Comunista degli Operai di Tunisia). IlFronte ha posto come obbiettivi politici dellarivoluzione la formazione di un governoprovvisorio, la dissoluzione della Camera deiRappresentanti, del Senato e del ConsiglioSuperiore della Magistratura, la dissoluzione dellapolizia politica e di altre strutture del regimedispotico del dittatore Ben Ali, costretto alla fugadal popolo tunisino.

Nel corso del suo sviluppo il processorivoluzionario tunisino ha visto - sotto lo stimolodel Fronte «14 gennaio» - la formazione, da partedelle masse rivoluzionarie, di comitati,commissioni o consigli a livello regionale elocale, quali organismi di lotta per impedire che larivoluzione si fermi a mezza strada e il popolo siadefraudato della sua vittoria. Successivamente siè formato, ad opera di numerose organizzazionidemocratiche, fra cui la centrale sindacale UGTT,il «Comitato per il Congresso di Salvaguardiadella Rivoluzione», con i suoi Comitati regionali elocali.Compito fondamentale del governo provvisoriodovrà essere l'organizzazione di libere elezioni dacui nasca un'Assemblea Costituente che ponga lebasi di una Repubblica tunisina realmentedemocratica nella quale una nuova politicaeconomica ponga fine alla corruzione, allosfruttamento e alla miseria delle masse popolari.

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Per questi obbiettivi si batte in prima linea, inquesta fase della rivoluzione, il Partito Comunistadegli Operai di Tunisia.In Francia, il Partito Comunista degli Operai diFrancia ha fatto un bilancio delle lotte di classesviluppatesi con forza crescente negli ultimiquindici anni (lo sciopero dei lavoratori deitrasporti del 1995, la lotta contro il Trattatocostituzionale europeo, le lotte degli immigratisans papiers per la loro regolarizzazione, lerecenti grandi mobilitazioni di massa contro lacrisi economica e finanziaria, ecc.). E a tutte leforze sociali e politiche che si sono battuteunitariamente in quelle lotte il Partito ha proposto,nel suo ultimo congresso, il programma di unFronte popolare rivoluzionario che «non limiti lasua azione al solo quadro elettorale, al quadrodelle istituzioni e della legalità esistenti», mapreveda «situazioni nelle quali un possentemovimento popolare, provocando delle crepenegli organi di repressione e isolando lo stratodominante, esca totalmente dai quadriistituzionali vigenti e imponga una nuovalegalità».Il programma contiene una serie di rivendicazionirelative al lavoro, al salario, alle pensioni, aidiritti sindacali e politici dei lavoratori nelleimprese capitalistiche. E altre rivendicazionirelative alla salute, alla scuola, all'abitazione, a unsistema adeguato di protezione sociale, ai servizipubblici, per la difesa di tutte le condizioni di vitadei lavoratori, delle donne, dei giovani, attaccatedalle politiche neoliberiste e social-liberiste delleistituzioni europee, del governo e dello Statofrancese al servizio esclusivo dell'oligarchia. Il programma del Fronte popolare proposto dal

Partito Comunista degli Operai di Francia ècompletato da altre rivendicazioni relativeall'ambiente e all'uscita dal nucleare, e darivendicazioni politiche contro la politicaimperialista della Francia, per l'uscita dalleistituzioni europee e dalla NATO, per la difesadelle libertà democratiche, il cambiamento delsistema elettorale, e la convocazione diun'Assemblea Costituente.Il programma afferma che una parte di questerivendicazioni possono essere realizzate con lamobilitazione operaia e popolare sulla base degliattuali rapporti di forza fra le classi «nel quadrodel sistema attuale», e una parte sulla base di «unrapporto di forza superiore, che porterà al potereun governo di Fronte popolare rivoluzionario». Il lavoro svolto dai compagni francesi nel Front deGauche si inscrive in questa prospettiva.In Spagna, il Partito Comunista di Spagna(marxista-leninista) sottolinea l'esistenza di uncontesto politico generale notevolmente diversoda quello francese, «una situazione di estremadebolezza e divisione della sinistra politica e digrande dispersione del movimento operaio». Ledirezioni sindacali spagnole hanno deciso dicontinuare la «linea della concertazione», che hatrovato espressione nel recente AccordoEconomico e Sociale fra il governo Zapatero, ilpadronato e i sindacati Comisiones Obreras eUGT. Di fronte all'attacco «in blocco»dell'oligarchia contro gli interessi fondamentalidegli operai e delle masse popolari, il Partitoinsiste sulla necessità di sviluppare una rispostagenerale, un blocco o Fronte popolare basatosull'unità della classe operaia e sull'alleanza conampi strati di lavoratori colpiti dalla crisieconomica capitalistica. Questa prospettiva puòtrovare impulso nel fatto che l'esperienza delFronte Popolare degli anni '30 del Novecento halasciato un'impronta profonda e un ricordopositivo negli elementi più avanzati delmovimento operaio spagnolo. Tutte le lotte di questo blocco operaio e popolaredovranno convergere verso un obbiettivo dicarattere generale: un nuovo quadro politico eistituzionale che avrà come capisaldifondamentali l'abolizione della monarchia e lacreazione della Terza Repubblica. In questocontesto si inquadra la proposta dei marxisti-leninisti spagnoli, rivolta unitariamente ad altreforze di sinistra, di presentazione di candidaturerepubblicane e di rafforzamento della coalizione“Republicanos”.

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5. La prospettiva attuale di governi di Fronteunico e di Fronte popolare

Come abbiamo visto, l’eredità politica dei frontipopolari vive oggi in importanti esperienze dilotta che vanno sviluppandosi in differenti paesidel mondo, dalla Palestina alla Tunisia, dallaFrancia alla Spagna, dal Messico all’Ecuador, esono volte a trasformare radicalmente questesocietà.Nell'acuirsi della crisi generale del mondoimperialista, stanno maturando le condizioni nellequali le avanguardie più consapevoli della classeoperaia - rompendo decisamente con la politica disubalternità ai partiti vecchi e nuovi dellaborghesia dominante - possono porre in modorivoluzionario la questione del governo e delpotere.Il proletariato, la classe più rivoluzionaria eavanzata della società, è la sola forza sociale ingrado di dar vita ad un governo che non si inchiniall'altare del profitto capitalistico e ai «sacridogmi» del costituzionalismo liberale borghese.Queste le sue fondamentali caratteristiche: * Un governo operaio, quale antitesi a tutti igoverni borghesi e socialdemocratici, che sial'espressione e il coronamento - sul pianosovrastrutturale - di un periodo di prolungate lotteeconomiche e sociali condotte dal fronte unicoproletario appoggiato e sostenuto a livello dimassa da un ampio fronte popolare rivoluzionario.* Un governo che abbia nei Comitati e Consiglioperai la sua fonte di legittimazione politica,basata sui criteri elettivi di una democrazia diclasse. * Un governo che abbia come principale, anche senon esclusiva, forza politica dirigente un partitocomunista ricostruito su basi leniniste ericonosciuto come sua avanguardia dalla classeoperaia.* Un governo di rottura rivoluzionaria, pronto adaffrontare - a tutti i livelli e con tutti i mezzinecessari - la controffensiva reazionaria dellaborghesia imperialista.Anche se oggi questo governo non è un obbiettivoimmediato, è questa la prospettiva e l’alternativapolitica che, nella nostra pratica quotidiana, noiindichiamo in Italia alle forze sociali più avanzateche negli ultimi mesi sono scese risolutamente incampo contro la borghesia dominante.In seguito all'approfondimento della crisieconomica capitalistica, in una fase di forteinasprimento della lotta di classe e di crisi acuta

dell'egemonia borghese, è anche possibile che - inItalia come in altri paesi - si creino condizioni talida favorire la nascita di governi di fronte popolarerivoluzionario sulla base del fronte unico delproletariato. Governi di carattere antimonopolistico,antimperialista, antifascista, nati sulla spinta dellalotta operaia e popolare e aventi la loro base in unampio tessuto di organismi operai elettivi (senza iquali è vano parlare di fronte unico e di frontepopolare), di sindacati, associazioni, blocchi ecoalizioni popolari. Politicamente essi potrebberoincludere anche rappresentanti di forze e partitiantifascisti, antimperialisti e progressisti che nonesprimano gli interessi di capitalisti piccoli emedi, ma gli interessi di classi e strati sociali inconflitto con il capitale monopolistico el'oligarchia finanziaria.

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Il proletariato, la classe piùrivoluzionaria e avanzata dellasocietà, è la sola forza socialein grado di dar vita ad ungoverno che non si inchiniall'altare del profittocapitalistico e ai «sacridogmi» del costituzionalismoliberale borghese

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Governi di questo tipo (che non sono governioperai, che non escono dall'ambito di una radicaledemocrazia borghese e non svolgono il ruolo e icompiti della dittatura del proletariato) potrebberotuttavia - sotto la spinta delle masse organizzate -applicare delle misure energiche contro imonopoli, la reazione e i fascisti, e adottare deiprovvedimenti a favore delle masse lavoratrici. Come marxisti-leninisti, dovremmo appoggiarequesti governi a condizione che la loro azione: 1)consenta alla classe operaia di ampliare la suaegemonia su strati sempre più ampi di lavoratori,e al suo partito - il Partito comunista - diconservare intatta la sua indipendenza ideologicae politica, la sua libertà di agitazione e dipropaganda; la sua lotta contro lasocialdemocrazia, il riformismo e il revisionismo;2) assicuri condizioni più favorevoli alla lottarivoluzionaria del proletariato e possa accelerareil cammino verso la rivoluzione socialista. Intaluni casi, potremmo non soltanto appoggiarli,ma favorirne attivamente la formazione e offrireun contributo alla definizione dei loro programmi.Chiaramente, affinché tali governi possanosorgere, la borghesia dev'essere a tal puntoparalizzata da non poter impedire la loroformazione, e le masse proletarie e lavoratrici,benché non ancora pronte a conquistare con larivoluzione il potere politico, debbono esseredecise a lottare assieme ai comunisti e airivoluzionari per imporre la creazione di questigoverni di fronte popolare.

Le organizzazioni di base della socialdemocraziae dei sindacati di massa debbono essere pronte alottare, assieme ai comunisti e ai rivoluzionari,affinché siano adottati provvedimenti diretticontro le multinazionali e i monopoli capitalisti,contro i parassiti e i corrotti, contro iguerrafondai, i reazionari e i fascisti. E a battersiper un controllo effettivo della produzione e dellebanche, per una riforma elettorale basata sullaproporzionale, per altre riforme democratichecompresa quella dei mezzi di comunicazione, perlo scioglimento degli attuali corpi di polizia, ecc.I comunisti debbono incalzare continuamente igoverni di Fronte popolare, chiedendo loro ilrispetto degli impegni presi, spingendo a sinistra illoro asse politico e lavorando affinché, quando lalotta avrà raggiunto la sua fase più acuta, la rotturarivoluzionaria avvenga nelle condizioni piùfavorevoli per la classe operaia.

6. Per un programma frontista

Per quanto riguarda l'Italia, indichiamo fin d'oratatticamente alcune soluzioni di problemi generalidi carattere economico-sociale e politico-istituzionale che - in una fase di sviluppo delmovimento di massa molto più avanzata di quellaattuale, sulla base di mutati rapporti di forza fra leclassi e della ricostruzione di un forte partitocomunista marxista-leninista - possono diventareparte integrante del programma rivoluzionario diun governo di Fronte unico proletario o di ungoverno di Fronte popolare per favorire larealizzazione di un'alternativa politicarivoluzionaria.

Soluzioni a problemi economico-sociali

Blocco dei licenziamenti e della chiusura deglistabilimenti. Rigido controllo dell’attività dellemultinazionali per evitare delocalizzazioni e usofraudolento degli aiuti pubblici. Nessunasovvenzione alle imprese che dichiarano“esuberi”. Un lavoro sicuro e dignioso per tutti.

Aumenti veri e certi di salari e pensioni,completamente detassati. Reintroduzione di unsistema di indicizzazione dei salari al costo dellavita. CCNL per tutti, senza deroghe.

Abolizione della flessibilità e del precariato.Assunzione di tutti i lavoratori precari. Un lavororegolare per tutti.

Riduzione dell’orario di lavoro a 30 oresettimanali senza decurtazioni di salario, come

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ulteriore misura per sostenere la pienaoccupazione e migliorare le condizioni di lavoro.

Lotta decisa al lavoro nero ed abolizione deisubappalti. Messa in sicurezza dei luoghi dilavoro, pene severe: arresto obbligatorio, fortimulte e requisizione degli stabilimenti, per ipadroni che violano le norme.

Diritto pieno di coscienza, di parola, di stampa,di associazione, di riunione, di manifestazione, diorganizzazione e di sciopero per i lavoratori.Eguaglianza dei diritti per tutti i lavoratoriindipendentemente dal tipo di contratto, dalledimensioni aziendali, dalla nazionalità, etc.Punizione per legge della violazione e/o dellalimitazione di questi diritti, e dell’attribuzione diprivilegi.

Abbattimento delle tariffe di luce, acqua, gas,telefonia, trasporti per gli operai, i lavoratori, idisoccupati, gli studenti, i pensionati al minimo.Abrogazione dei ticket e gli altri balzelliantipopolari. Sanità e istruzione completamentegratuite.

Attuazione di una politica per la casa popolare:affitto a prezzi popolari; blocco degli sfratti esospensione del pagamento dei mutui per lefamiglie in difficoltà; requisizione edassegnazione delle case sfitte degli entiecclesiastici e di società pubbliche e private aisenza casa e ai senza lavoro, a prezzi popolari.

Maggiori detrazioni e netta diminuzione delletasse per lavoratori dipendenti, pensionati,parasubordinati; rafforzamento delle prestazioni edelle tutele sociali per i lavoratori, i pensionati, lemasse popolari.

Riduzione delle tasse e agevolazioni per ipiccoli contadini, gli allevatori, gli artigiani, ipescatori, gli esercenti.

Lotta agli sprechi ed alle spese non rivolte adun vero sviluppo sostenibile e al benessere delpopolo.

Una politica per uno sviluppo armonico edindipendente che si caratterizzi, tra l’altro, perl’aumento della spesa sociale per l’occupazione,la ricerca, lo sviluppo tecnico-sociale, la culturaed il riassetto del territorio.

Eliminazione degli ostacoli di ogni ordine checomportano la mancata piena emancipazione edinserimento delle masse femminili, giovanili, deimigranti nell’ambito lavorativo, sociale, culturalee politico, ai vari livelli.

Recupero dell’evasione e delle frodi fiscali,blocco e sequestro dei capitali evasi, delleproprietà dei corrotti e dei mafiosi; abolizione del

segreto bancario e commerciale; divieto dellaspeculazione finanziaria e edilizia.

Imposte fortemente progressive su profitti,rendite, interessi, redditi, grandi patrimoni econsumi di lusso. Abolizione dello scudo fiscale.

Abolizione dei crediti e dei debiti nazionali edesteri, privati e pubblici, odiose catene volte asoffocare i popoli, contrari agli interessi deilavoratori e della collettività.

Nessun finanziamento agli industriali, aibanchieri, al Vaticano, alle scuole e alla sanitàprivata.

Abolizione di stipendi e pensioni d’oro dimanager parlamentari, amministratori. Divieto dicumulo. Lotta decisa contro gli spechi, ilmalaffare, il clientelismo, i privilegi della “casta”.

Soluzioni a problemi politico-istituzionali

Convocazione di un'Assemblea Costituente,eletta a suffragio universale, eguale e diretto. Leistituzioni della Repubblica italiana (governo,Parlamento, Presidenza della Repubblica,magistratura, Corte Costituzionale) funzionano abeneficio esclusivo dell'oligarchia capitalistica efinanziaria. La parte più avanzata della classeoperaia, attraverso la sua esperienza di lotta, ne ègià consapevole; ma, come dimostrano gliavvenimenti di questi ultimi anni, ne stannogradualmente prendendo coscienza anche stratipiù ampi delle masse lavoratrici. L'AssembleaCostituente avrà il compito di elaborare una nuovaCostituzione basata fondamentalmente su unaCamera Unica (Assemblea Nazionale), eletta asuffragio universale e diretto, dinanzi alla qualesia responsabile il Consiglio dei ministri, da essaformato.

Profonda e radicale trasformazione del sistemaelettorale. Il diritto di voto dovrà essere garantitoa tutte le persone, di qualunque nazionalità, etniae confessione religiosa, che risiedano e vivano nelnostro paese ed abbiano compiuto il 18° anno dietà. Esse saranno anche eleggibili a tutti i livelli.In tutte le elezioni, politiche ed amministrative,dovrà essere introdotta la proporzionale pura. Neireferendum dovrà essere abolito il quorum.

Istituzione del più ampio autogoverno locale ecompleta autonomia amministrativa delle regioni,delle municipalità, delle unità produttive, dellescuole, ecc. Eliminazione di ogni privilegio deirappresentanti politici ad ogni livello. Le autoritànominate dallo stato e dal governo negli organismilocali verranno abolite.

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Scioglimento e messa al bando delleorganizzazioni fasciste, razziste, xenofobe enazionaliste. Proibizione per legge della loropropaganda.

Soppressione del Codice Rocco, delle leggispeciali ed antipopolari. Sostituzione degli attualimagistrati di carriera con giurati popolari eletti daicittadini. Fissazione del termine massimo di unanno come limite di attesa per il giudizio.Inviolabilità della persona.

Difesa assoluta della laicità dello Stato. Revocadi tutti i privilegi economici, sociali e fiscali di cuigode, attraverso il sistema concordatario, laChiesa cattolica. Eliminazione di ogni influenzadelle confessioni religiose nelle scuole di ogniordine e grado. Rigorosa separazione fra lo Stato ele confessioni religiose. Annullamento dei PattiLateranensi, dei concordati e delle varie intesestipulate dallo Stato italiano con il Vaticano.

Uscita dell'Italia dall'Unione Europea, dall'euroe dalla NATO. Liberare il nostro paese dalcondizionamento e dal peso opprimente delleistituzioni europee al servizio dell'oligarchiafinanziaria e dai vincoli politici e militari del PattoAtlantico. Chiusura di tutte le basi militari USA eNATO nel nostro paese e divieto permanente diinstallarne altre. Uscita da ogni alleanza bellicista.Ritiro immediato delle truppe italiane da tutte learee nelle quali esse sono impegnate in impreseimperialiste all'estero. Solidarietà e appoggio allerivoluzioni proletarie, alle rivoluzioniantimperialiste, democratiche ed antifeudali in

tutto il mondo.Va da se che l’eventuale realizzazione di questesoluzioni – che oggi propagandiamo perché capacidi ampliare la nostra influenza tra la classeoperaia e di dimostrare che i marxisti-leninistisanno offrire valide soluzioni ai problemi cheagitano il paese - determinerà un ulteriorespostamento delle relazioni di forza a vantaggiodella classe operaia, ma anche un’accanitaresistenza della borghesia. Di conseguenza,l’accelerazione dello processo rivoluzionario el’inizio di lotte più profonde.

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(Articolo di Piattaforma Comunista apparsocompendiato sul n. 23, novembre 2011, dellarivista Unità e Lotta, organo della ConferenzaInternazionale di Partiti e OrganizzazioniMarxisti-Leninisti).

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1. Fra l'agosto 1944 e il maggio 1945 l'Armata Rossa,nella sua travolgente avanzata verso Berlino, liberavadal dominio nazista la Polonia, l'Ungheria, laRomania, la Bulgaria, la Cecoslovacchia e laGermania orientale, favorendo anche la liberazionedella Jugoslavia e dell'Albania.In quei paesi si erano formati, contro gli occupantinazisti, dei Fronti antifascisti (per esempio, il Frontepatriottico in Bulgaria, il Fronte dell'indipendenza inUngheria, il Fronte democratico nazionale inRomania, il Fronte nazionale antifascista inCecoslovacchia, il Fronte antifascista di liberazioneNazionale in Albania, e altri). Ad eccezionedell'Albania, nella quale il Partito comunista (poiPartito del Lavoro) assunse da solo la direzione delnuovo Stato democratico-popolare nato dalla guerradi liberazione, in altri paesi furono formati deigoverni d coalizione con la partecipazione di varipartiti politici, espressione di diverse classi sociali. Compito dei comunisti che partecipavano a questigoverni di coalizione fu, inizialmente, quello diassicurare lo sviluppo democratico di quei paesicontro le sopravvivenze reazionarie e fasciste,costruire all'interno del Fronte un blocco di sinistraed impedire che le forze di destra rafforzassero i lorotradizionali legami con i ceti medi delle città e lapopolazione delle campagne. Furono attuate delleprofonde riforme agrarie e introdotte alcunenazionalizzazioni; furono creati nuovi organi dipotere popolare, come i Consigli popolari in Albania,i Comitati del Fronte Patriottico in Bulgaria, iComitati del Fronte Nazionale in Cecoslovacchia,ecc. Ma si poneva per i comunisti, sotto il profilo teoricoe politico, il problema della prospettiva. Qual era lanatura di classe di questi nuovi regimi di democraziapopolare? E quale "via" essi avrebbero dovutoseguire nel loro sviluppo in direzione del socialismo?In questo articolo ci proponiamo di esaminare -attraverso le dichiarazioni di alcuni loro dirigenti -quali furono le posizioni assunte da alcuni partiticomunisti di quei paesi nei primi anni di esistenzadegli Stati a democrazia popolare, e come essefurono, più tardi, modificate attraverso un processo diprofonda critica e autocritica bolscevica (i nerettievidenziatori sono nostri).

2. «La lotta per il socialismo è diversa oggi da quella

che era nel 1917 e nel 1918 nella Russia zarista, neltempo della rivoluzione d'Ottobre. Allora eraessenziale rovesciare lo zarismo russo, eraessenziale la dittatura del proletariato per poterpassare al socialismo. Da allora sono trascorsi oltretre decenni, e l'Unione Sovietica, come Statosocialista, è diventata una grande potenza mondiale.[…] Che tutte le nazioni grandi e piccole sianodestinate a passare al socialismo non può esservidubbio alcuno, perché ciò è storicamente inevitabileper i piccoli come per i grandi popoli. Il puntocruciale della questione, e noi marxisti-leninistidovremmo saperlo bene, è questo: ciascuna nazioneeffettuerà il passaggio al socialismo non per uncammino già tracciato, non esattamente come èavvenuto nell'Unione Sovietica, ma seguendo lapropria strada, a seconda delle sue peculiaritàstoriche, nazionali, sociali e culturali» (G. Dimitrov,Rapporto al Congresso del Partito Operaio Bulgaro,febbraio 1946). «Il nostro popolo è per una repubblica parlamentareche non sia una repubblica plutocratica. Esso è perun regime repubblicano popolare e non per unregime repubblicano borghese. Cosa vuol dire ciò?Ciò vuol dire: 1) che la Bulgaria non sarà unarepubblica sovietica, ma una repubblica popolarenella quale la funzione dirigente sarà assolta dallagrandissima maggioranza del popolo - dagli operai,dai contadini, dagli artigiani, dagli intellettualilegati al popolo. In questa Repubblica non ci sarànessuna dittatura, ma il fattore fondamentale edecisivo sarà la maggioranza lavoratrice dellapopolazione». (G. Dimitrov, Discorso del 16.9.1946).

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Le democrazie popolari europee del Novecento:una forma specifica di dittatura del proletariato

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«L'esperienza e l'insegnamento marxista-leninistamostrano che la dittatura del proletariato e lacostruzione di un regime sovietico non sono la solastrada che conduce al socialismo. In determinatecondizioni, il socialismo può essere raggiunto peraltre vie. La disfatta del fascismo e le sofferenze deipopoli hanno rivelato in molti paesi il vero voltodella classe dominante e hanno insieme accresciutola fiducia del popolo in se stesso. In simili momentistorici appaiono nuove vie e nuove possibilità. […]Noi stiamo marciando sulla nostra strada verso ilsocialismo» (K. Gottwald, Discorso al ComitatoCentrale del Partito Comunista Cecoslovacco,ottobre 1946).«Dobbiamo mostrare da che cosa dipendono l'unadall'altra l'edificazione della democrazia popolareungherese e la via che conduce al socialismo. Ipartiti comunisti hanno imparato durantequest'ultimo quarto di secolo che non c'è una solavia del socialismo, ma che la sola che effettivamentevi conduce è quella che si prende tenendo cono dellasituazione propria di ogni paese.[…] Solo lademocrazia popolare permette al nostro paese dimarciare verso il socialismo attraverso l'evoluzionesociale, senza guerra civile» (M. Rakosi, Discorso alII Congresso del Partito Comunista Ungherese).

3. In queste analisi e in queste posizioni teoriche epolitiche è evidente la presenza di indeterminatezze,confusioni ed errori, dovuti sia a un'esperienzaancora iniziale e poco matura delle «nuove vie», siaa un rapporto poco chiaro fra il compito immediato(il consolidamento del nuovo regime democraticosorto dalla vittoria antinazista e antifascista) e icompiti a più lungo termine dell'edificazione delsocialismo. Vi è anche un'accentuazione eccessiva eunilaterale dell'elemento nazionale, che viene«isolato» e sciolto dai suoi nessi conl'internazionalismo. Si riconosce e si afferma giustamente, in questedichiarazioni, che ciascuna nazione effettuerà ilpassaggio al socialismo non «per un cammino giàtracciato», ma «seguendo una propria strada, aseconda delle sue peculiarità storiche, nazionali,sociali e culturali». Vi erano delle effettiveparticolarità in quella situazione storica: peresempio, l'estromissione dal potere delle vecchieclassi dominanti non a conclusione di una guerracivile, ma a sèguito della presenza armata - sulterritorio - dell'Esercito Rosso; la sopravvivenzadell'istituto parlamentare (eredità del periodoprebellico), che coesisteva con i nuovi organi dipotere popolare. Ma queste particolarità vengono

confuse con la questione fondamentale dellanatura di classe del nuovo potere. Non vienechiarito il problema della direzione politica. Nonviene affermato, o viene messo in ombra, il ruolodirigente della classe operaia e del suo partito - ilpartito comunista - nel sistema di potere dellademocrazia popolare (ruolo che, nella dittatura delproletariato, è decisivo e insostituibile).Negli anni successivi questi errori di analisi e diprospettiva poterono, come abbiamo già detto, esserecorretti autocriticamente, Ma non va neppuredimenticato che, all'interno di alcuni di quei partiticomunisti, erano presenti anche tendenzeopportuniste di destra che giungevano finoall'aperta revisione teorica dei fondamenti delmarxismo-leninismo. La posizione revisionista più organica fu quellaespressa, in seno al Partito Operaio UnificatoPolacco (P.O.U.P), dalla tendenza di destrarappresentata, in quegli anni, dal suo segretariogenerale Wladislaw Gomulka, Nel suo discorso del30 novembre 1946 all'Assemblea degli attivisti diVarsavia del Partito Operaio Polacco e del PartitoSocialista Polacco [che poi si fusero nel P.O.U.P.]Gomulka così si esprimeva:«Il Partito operaio polacco ha basato la suaconcezione di una via polacca verso il socialismoche non comporta la necessità di violente scosserivoluzionarie nell'evoluzione della Polonia edelimina il bisogno di una dittatura del proletariato,come forma del potere nel momento più difficile ditransizione. Sulla base di elementi reali, abbiamoavvertito la possibilità di una evoluzione verso ilsocialismo attraverso un sistema popolaredemocratico, nel quale il potere viene esercitato dalblocco dei partiti democratici». Proseguiva poi indicando «le tre principali differenzeche esistono fra la via di evoluzione dell'UnioneSovietica e la nostra».«La prima differenza sta in ciò, che i cambiamentipolitico sociali vennero realizzati attraversorivoluzioni sanguinose, mentre da noi vengonorealizzati in modo pacifico. La seconda differenza stanel fatto che, mentre l'Unione Sovietica dovettepassare per un periodo di dittatura del proletariato,da noi un periodo tale non c'è stato, e può essereevitato. La terza differenza che caratterizza le vied'evoluzione nei due paesi è che, mentre nell'UnioneSovietica il potere è nelle mani del Consiglio deiDeputati, ossia del Soviet, che riunisce in sé tanto lefunzioni legislative quanto quelle esecutive, il cherappresenta la forma del governo socialista, da noiinvece le funzioni legislative e quelle esecutive sono

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separate, e alla base del potere nazionale vi è unademocrazia parlamentare».[…] «In Russia la dittatura del proletariato rimaseuna forma di governo necessaria anche dopol'abbattimento della controrivoluzione. […] Oggi ladittatura del proletariato ha cambiato forma e sipuò dire che è andata estinguendosi con lasparizione della classe degli sfruttatori e della loroideologia; il suo posto è stato occupato dallademocrazia sovietica come forma di governo delpaese. I nemici dell'Unione Sovietica, coloro che noncomprendono che cosa significhi la dittatura delproletariato, continuano a sostenere che questadittatura esiste tuttora in Russia. Questo ènaturalmente un non senso politico (sic!)».[…] «Abbiamo così scelto una via polacca dievoluzione, che abbiamo chiamato linea dellaDemocrazia popolare. Su questa via e in questecondizioni una dittatura della classe operaia, etanto meno la dittatura di uno dei partiti non è nénecessaria, né avrebbe uno scopo. Noi pensiamo cheil potere debba essere esercitato dalla coalizione ditutti i partiti democratici. […] La democraziapolacca esercita il potere attraverso un sistemaparlamentare di più partiti, mentre la democraziasovietica realizza il potere del popolo attraverso iConsigli. […] La via del socialismo in Polonia non èquella che conduce alla dittatura della classeoperaia, e la forma per l'esercizio del potere da partedelle masse lavoratrici non deve necessariamentepersonificarsi in un sistema di Consigli».Gomulka - che giungeva a negare l'esistenza delladittatura proletaria persino nell'Unione Sovietica! -così sintetizzava le caratteristiche essenziali dellademocrazia popolare polacca: «L'eliminazione dellareazione dal potere in maniera pacifica e larealizzazione da parte della democrazia di grandiriforme sociali senza spargimento di sangue, senzarivoluzione e senza guerra civile».Queste posizioni antileniniste (che, è bene ricordarlo,non ebbero mai diritto di cittadinanza nel Partito delLavoro d'Albania sotto la ferma direzione politica eideologica di Enver Hoxha), furono sconfitte piùtardi in Polonia in seguito all'acuta lotta di classesviluppatasi all'interno del partito. Ma riemerserocon Krusciov nel XX Congresso del PCUS, dandoorigine alla principale corrente del modernorevisionismo.Altrettanto carica di errori, e particolarmentesignificativa, è questa definizione dei paesi didemocrazia popolare fornita, in Ungheria, daEugenio Varga nei primi anni del secondodopoguerra:

«Non è la dittatura della borghesia, ma non èneppure la dittatura del proletariato. Il vecchioapparato statale non è stato spezzato, come avvennenell'Unione Sovietica, ma si rinnova mediante ilcontinuo assorbimento dei sostenitori del nuovoregime. Non sono Stati capitalisti nel senso abitualedella parola, ma non sono neppure degli Statisocialisti. La loro evoluzione verso il socialismo sibasa sulla nazionalizzazione dei principali mezzi diproduzione, e sul carattere stesso di questi Stati. Purconservando il potere statale come oggi esiste, essipossono passare progressivamente al socialismospingendo avanti lo sviluppo del settore socialistache già esiste accanto al settore mercantile semplice(contadini e artigiani) e al settore capitalistico chesta perdendo la sua posizione dominante».

4. Nella seconda metà del 1947 la situazioneinternazionale subiva dei profondi mutamenti, dovutial passaggio dell'imperialismo americano a unapolitica aggressiva ed espansionistica (creazione dibasi militari nella parte orientale del bacino delMediterraneo, prestiti e aiuti militari ai regimireazionari in Grecia e in Turchia, riarmo e appoggioa tutte le forze reazionarie internazionali), politicache trovò la sua massima espressione nella «dottrinaTruman», nel «piano Marshall» e nella violentacampagna ideologica anticomunista scatenatadall'imperialismo americano a livello mondiale.Nel suo rapporto alla Conferenza di informazione deirappresentanti di nove partiti comunisti (UnioneSovietica, Jugoslavia, Cecoslovacchia, Polonia,Romania, Bulgaria, Ungheria, Francia e Italia),svoltasi in Polonia nel settembre 1947, AndrejZdanov denunciava la tendenza degli Stati Unitid'America al dominio mondiale, sottolineava laformazione - a livello internazionale - di due campi(il campo imperialista antidemocratico e il campoantimperialista e democratico), e criticava latendenza, presente in alcuni partititi comunisti, diinterpretare lo scioglimento dell'InternazionaleComunista come se esso «significasse laliquidazione di qualsiasi collegamento, di qualsiasicontatto tra partiti comunisti fratelli».A conclusione di quella Conferenza, fu costituitol'«Ufficio di informazioni fra partiti comunisti eoperai», e in seno ai partiti furono riesaminateimportanti questioni di natura teorica e politica, fracui anche quella relative al contenuto di classe degliStati di democrazia popolare.

5. Nel suo Rapporto al V Congresso del PartitoOperaio Bulgaro (19 dicembre 1948), Giorgio

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Dimitrov così dichiarava: «Per poter procedere con decisione e fermezza sullavia del socialismo, è necessario chiarirecompletamente le idee sul carattere, sulla funzione esulle prospettive della democrazia popolare e delloStato democratico popolare. A questo riguardodobbiamo definire in modo più preciso alcunenostre posizioni avute fino ad ora, e rettificarnealtre, partendo dall'esperienza accumulata fino adoggi, così come dai dati più recenti su questa nuovacomplessa questione. In che cosa consiste, in breve,la questione?Primo. […] Lo Stato democratico popolare è lo Statodi un periodo di transizione ed è chiamato adassicurare lo sviluppo del paese verso il socialismo.Questo significa che, benché il potere dei capitalistie dei grandi proprietari terrieri sia stato abbattuto ei beni di queste classi siano divenuti proprietà delpopolo, le radici economiche del capitalismo nonsono ancora state sradicate, permangono e sisviluppano ancora gli elementi capitalistici chetendono a restaurare la schiavitù capitalistica.Perciò la marcia verso il socialismo è possibile soloconducendo un'implacabile lotta di classe contro glielementi capitalistici, per la loro completaliquidazione.Secondo. Nelle condizioni create dalla disfattamilitare degli Stati fascisti aggressori, nellecondizioni del rapido aggravarsi della crisi generaledel capitalismo, dell'enorme aumento della potenzadell'Unione Sovietica, il nostro paese, come anchegli altri paesi a democrazia popolare, assicuratasi lastretta collaborazione con l'URSS e con le altredemocrazie popolari, vede aprirsi la possibilità direalizzare il passaggio al socialismo senza creareun regime sovietico, attraverso il regime didemocrazia popolare, a condizione che questoregime si rafforzi e si sviluppi con l'aiuto dell'Unione

Sovietica e dei paesi di democrazia popolare.Terzo. Rappresentando il potere dei lavoratori sottola guida della classe operaia, il regime didemocrazia popolare, in queste particolaricondizioni storiche, può e deve, come l'esperienzaha già dimostrato, esercitare con successo lefunzioni della dittatura del proletariato per laliquidazione degli elementi capitalistici deiproprietari fondiari rovesciati, schiacciare eliquidare il loro tentativo di restaurare il potere delcapitale».Non meno importante e ricca di insegnamenti èl'analisi condotta, nel suo Rapporto al I Congressodel Partito Operaio Unificato Polacco (dicembre1948) dal nuovo segretario del Partito BoleslawBierut, che aveva denunciato le posizioni diGomulka come frutto di una «limitatezzanazionalistica» e di una «mentalità piccolo-borghese», come «un ritorno a concezioniopportunistiche socialdemocratiche noncompletamente sconfitte e continuamente rinascenti,contro le quali il nostro partito ha condotto e deveincessantemente continuare a condurre una lottasenza quartiere»In quel suo rapporto, Bierut così indicava le funzionie il carattere dello Stato di democrazia popolare:«La strada polacca verso il socialismo, malgrado isuoi caratteri particolari, non è qualcosa diessenzialmente diverso, ma solo una variante dellastrada generale di sviluppo verso il socialismo,variante che può esistere proprio grazie allaprecedente vittoria del socialismo nell'URSS, unavariante basata sulle esperienze dell'edificazionesocialista nell'URSS, con riguardo alla naturaspecifica del nuovo periodo storico che determina lecondizioni dello sviluppo storico della Polonia».«Cos'è uno Stato di democrazia popolare dal punto

di vista della teoria del marxismo-leninismo? Comesi può definire l'essenza, il contenuto di classe e ilcarattere della democrazia popolare? Si fu inclini apensare che la democrazia popolare fosse unsistema che qualitativamente e fondamentalmentedifferisse dal sistema basato sulla dittatura delproletariato. Nel definire il sistema della democraziapopolare in Polonia come specifica strada polaccaverso il nuovo regime, la sua particolarità vennespesso intesa nel senso che lo si ritenne uno specialeprocesso di sviluppo, di cui non era possibile, aquanto si diceva, stabilire in precedenza il puntod'arrivo. Alcuni si raffiguravano il risultato come una sintesi«sui generis» del capitalismo e del socialismo, unparticolare regime politico-sociale, in cui su due

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binari paralleli convivessero sulla base delreciproco riconoscimento gli elementi socialisti equelli capitalistici. Altri, ritenendo che il sistemadella democrazia popolare fosse un effettotemporaneo della specifica situazione determinatadalle condizioni postbelliche, si sforzavano distabilizzare temporaneamente questa situazione,nella speranza che si potesse in un secondo temporitornare alla situazione esistente prima delsettembre [allude all'invasione nazista della Poloniadel 1° settembre 1939, n.d.r.].[…]La democrazia popolare non è una forma disintesi o di stabile convivenza di due regimi socialidi diversa natura, ma è la forma mediante la qualevengono scalzati e progressivamente liquidati glielementi capitalistici, e nel medesimo tempo laforma che permette lo sviluppo e il rafforzamentodelle basi della futura economia socialista.La democrazia popolare è la particolare forma dipotere rivoluzionario sorta nelle nuove condizionistoriche della nostra epoca, è espressione del nuovoschieramento delle forze di classe su scalainternazionale.[…] «Lo sviluppo della nostra marcia verso ilsocialismo avviene mediante la realizzazione deiprincìpi basilari del marxismo-leninismo in nuovecondizioni e in una nuova situazione internazionale.I princìpi sono i seguenti:1) necessità che la classe operaia, alla testa dellemasse popolari, conquisti il potere politico;2) posizione preminente della classe operaianell'alleanza operaia-contadina e nel frontedemocratico nazionale;3) direzione affidata al partito rivoluzionario;4) lotta di classe senza quartiere, liquidazione delgrande capitale e dei grandi proprietari fondiari,offensiva contro gli elementi capitalistici».

6. L’esperienza storica del movimento operaio ecomunista internazionale costituisce unostraordinario patrimonio di conquiste, di elaborazionie di vicende, grazie al quale sono state scritte paginefondamentali nel cammino verso il comunismo. Lacapacità di verificare nella pratica le teorie e leposizioni politiche, di correggere e superare glierrori, di giungere a nuove formulazioni econclusioni, rappresenta un tratto distintivo delmarxismo-leninismo.La creatività rivoluzionaria della classe operaia e deipopoli, ha permesso nello scorso secolo di dare vitaa forme diverse della dittatura del proletariato, daisoviet ai regimi di democrazia popolare, apparsenelle concrete condizioni storiche, di cui dobbiamo

fare tesoro per lo sviluppo della nostra teoria e dellanostra pratica rivoluzionaria, potenti strumenti per latrasformazione del mondo.L’apparizione delle democrazie popolari, comenuove forme statali della dittatura del proletariato,stati socialisti nella prima fase del loro sviluppo, iquali hanno attraversato diversi stadi e applicatodifferenti misure per distruggere i rapporti borghesidi produzione, ha una grande importanza storica eattuale. Lo studio delle forme in cui si è incarnata la necessitàe l’inevitabilità storica del dominio politico delproletariato, alla testa e in alleanza con lelavoratrici, per il passaggio alla società senza classi,è fondamentale per i comunisti di oggi. Nostrocompito è conquistare l’avanguardia del proletariatoe guidare le masse alla presa del potere, applicando iprincipi del marxismo-leninismo e trovando leforme concrete di avvicinamento ed approccio allarivoluzione proletaria ed alla costruzione della nuovasocietà in conformità con le condizioni storiche e lecaratteristiche di ogni paese. L’idea della democrazia popolare è ancora viva nellacoscienza della classe operaia e delle masselavoratrici, mantiene la sua grande forza.L’Italia del futuro sarà una democrazia popolare?Quello che è certo è che nel nuovo secolo che si èaperto e nel quale noi comunisti continuiamo lanostra battaglia, nuove rivoluzioni proletariescuoteranno il mondo e nuovi Stati sorgeranno daesse: ma ognuno di essi sarà una forma particolare didittatura del proletariato. «Che tutte le nazionigiungeranno al socialismo è assolutamente sicuro,ma tutte ci giungeranno con qualche particolarità,ognuna apporterà un qualcosa di peculiare in questao quella forma di democrazia, in questa o quellavariante di dittatura del proletariato» (Lenin).

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1. Le ripercussioni della crisi e la risposta deilavoratori, della gioventù e dei popoli

La crisi generale del capitalismo continua a scuoterela strutture e le sovrastrutture del sistema capitalistaimperialista. La crisi internazionale del 2008, definita come unadelle più gravi mai generate dal capitalismo, hasconvolto dalle fondamenta l'impalcatura economicae finanziaria, politica e sociale del sistema borghese-capitalista delle principali potenze imperialiste,propagandosi, con un vero effetto domino, a tutto ilmondo capitalista. Si tratta di un processo che ha provocato una serie diconseguenze e ripercussioni che hanno condotto adeterminare una situazione differente nelcomportamento delle classi sociali, nel ruolo delleistituzioni della borghesia e nei relativi rapporti diforza. Specialmente negli Stati Uniti e nell'Unione Europea,la borghesia imperialista ha cercato di placare glieffetti della crisi attraverso sussidi miliardari allebanche insolventi e ad alcuni grandi monopoliindustriali; è ricorsa all'utilizzo di denaro pubblicoche è andato a finire in gran parte nell'areaspeculativa, moltiplicando i benefici dei monopoli edelle banche internazionali. Tuttavia, a differenti livelli, queste misure, giustificatecome presunte "alternative" alla crisi, non hanno fattoaltro che aggiungere alla crisi nuovi ingredienti,scatenando, ad altri livelli, nuovi effetti emanifestazioni, generando perversi circoli viziosi chehanno portato al limite della bancarotta ed al collassoi paesi più colpiti dalla crisi. L'esempio di quanto successo in Portogallo, Irlanda,Spagna e soprattutto in Grecia, è verosimilmente laprova più lampante della profondità e della gravitàdella crisi, del collasso economico che minaccial'economia capitalista.

1. A. Il peso principale della crisi si scarica sullespalle dei lavoratori

La principale componente delle forze produttive

attaccata dalla borghesia imperialista nella crisiattuale, è stata la forza-lavoro. La necessità dellaborghesia di mantenere i suoi profitti ha condotto,come in altre occasioni alla distruzione massiccia diforze produttive che ha raggiunto grandi proporzionied inaspettate ripercussioni. Nella maggioranza deipaesi imperialisti, principalmente negli Stati Uniti enell'Unione Europea, si sono fermati ampi settoridell’industria. I rapporti ufficiali indicano che solamente nel ramodell'industria, tra il 2007 e il 2010 si sono persi 9,5milioni di posti di lavoro. Nell'ambito più generale, solo nel 2009, ben 22milioni di lavoratori hanno perso il loro impiego. Il2010 ha registrato 27, 6 milioni di disoccupati in piùrispetto al 2007, anno in cui il tasso di disoccupazioneè stato del 5,6 percento, raggiungendo poi il 6,2percento che equivale a un totale di 205 milioni dilavoratori disoccupati nel mondo. La profondità della crisi nei principali paesiimperialisti è dimostrata dal fatto che, in questo stessolasso di tempo, il 55 percento dell'aumento totale delladisoccupazione mondiale, si è verificato nelleeconomie sviluppate (paesi imperialisti) i qualirappresentano in totale solo il 15 percento della forza-lavoro mondiale. I dati dimostrano che la gioventù è uno dei settori piùcolpiti. Nel 2010 la disoccupazione giovanile è statadel 12,6 percento a livello mondiale, mentrenell’ambito delle cosidette economie sviluppate haraggiunto il 18,2 percento, a fronte del 12,4 percentoregistrato nel 2007. Ugualmente, il rapporto indica che "in generale, ilavoratori che sono stati licenziati hanno vistodiminuire le possibilità di trovare un impiego,riducendosi le loro capacità ed aumentandol’umiliazione associata alla disoccupazione manmano che si prolunga il periodo senza lavoro". Il problema della disoccupazione ha ed avrà un livellod’impatto tale che si rovescerà contro lo stesso regimecapitalista, nella misura in cui le sue alternative allacrisi e le possibilità di ripresa economica, noncontemplano né prevedono misure certe di soluzionedi questo grave problema.

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Il movimento operaio, le nostre responsabilità e i nostri compiti

Pubblichiamo integralmente (tranne le tabelle statistiche annesse) un importante documentoapprovato dal Plenum della CIPOML svoltosi lo scorso autunno a Madrid. Il testo riflette e sintetizzal’esperienza pratica svolta dai comunisti nel campo del lavoro sindacale nei cinque continenti.

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Alcuni indizi di "ripresa" macroeconomica registratinel 2010, in nessun modo esprimono possibilità certedi favorire un recupero dell'impiego. La questione salariale è un'altra dimostrazione delrovesciamento della crisi sulle spalle dei lavoratori. In aggiunta ai casi in cui i “pacchetti fondo-monetaristi” hanno imposto direttamente la riduzionedei salari, in generale i salari hanno sofferto impattinegativi. Nelle cosiddette economie avanzate i salari sonodiminuiti in media dello 0,5 percento nel 2008 edhanno recuperato appena uno 0,6 percento nel 2009;in America Latina si sono registrati livelli del 1,9percento nel 2008 e del 2,2 percento nel 2009; inEuropa Centrale (non Unione Europea) dell’8percento, e all’Est del 4,6 percento nel 2008 e del -0,1percento nel 2009; nell’Europa dell'Est ed in AsiaCentrale il 10,6 percento nel 2008 e il -2,2 percentonel 2009; in Asia il 7,1 percento e l’8 percento; inAfrica rispettivamente lo 0,5 percento e il 2,4percento. In riferimento a queste medie (che comprendonoanche grandi differenze tra un paese e l’altro dellastessa regione), sono ancora i paesi imperialisti,principalmente gli Stati Uniti e l'Unione Europea,quelli in cui si evidenzia una diminuzione o, nelmigliore dei casi, un congelamento dei salari reali deilavoratori. Fra gli obiettivi più attaccati nello scenario della crisici sono i diritti sociali e la previdenza sociale. Sebbene si stimi che solo il 20 percento dei lavoratorinel mondo ha accesso a sistemi integrali di protezionesociale, laddove questi esistono si sono imposte, e sicontinuano ad imporre, grandi controriforme dirette asmantellare o, in altri casi, a colpiresignificativamente importanti conquiste dellasicurezza sociale. Affermando la logica di una sicurezza sociale dimercato, la borghesia imperialista ha cercato difronteggiare gli squilibri finanziari provocati daisussidi miliardari alle banche e ai monopoli infallimento, tagliando molteplici diritti e benefici dellaprevidenza sociale. Nella generalità dei casi, si èaumentato l'importo e la quantità di contributirichiesti per accedere al diritto alla pensione e si èalzata l'età minima, che attualmente si vuolestandardizzare a 67 anni di età; si sono inoltre ristrettiin maniera significativa gli ambiti di copertura deiservizi sanitari, giungendo praticamente ai minimielementari. Altre misure tipicamente neoliberiste che vengonoadottate specialmente in Europa, mirano a ridurredrasticamente il numero di lavoratori pubblici,

attaccando in primo luogo le aree sociali, la salute el’educazione. I lavoratori che rimangono al lavorosono obbligati a rinunciare a diversi benefici e hannovisto diminuire i loro stipendi. Naturalmente, ad essere colpiti non sono stati solo ilavoratori, ma anche ampi settori della popolazioneche beneficia di quei servizi. In modo particolare glistudenti hanno visto diminuire significativamente lepossibilità di accedere all'educazione, nella misura incui il processo di privatizzazione di ampi settoridell'educazione pubblica e la conseguente crescita deicosti, li emargina. Il processo di privatizzazione degli enti e dei servizipubblici continua a svilupparsi, favorendo le impreseprivate e discriminando i lavoratori. Infine, gli alti indici di lavoratori in condizione dipovertà ed estrema povertà nel mondo, sono unaprova di quali sono i soggetti che pagano i costi dellacrisi. Secondo quanto affermato dall’ OrganizzazioneInternazionale del Lavoro-OIL, 1 lavoratore su 5 nelmondo vive assieme alla sua famiglia con un redditoinferiore a 1 dollaro e 25 centesimi al giorno, vale adire in estrema povertà; circa un miliardo e 200milioni di lavoratori vivono con due dollari al giorno,in condizioni di povertà.

1 B. La risposta dei lavoratori dimostra che nonsono più disposti a sopportare che la crisi vengascaricata sulle loro spalle

Gli ultimi mesi hanno visto vari scioperi generali,nuove e massicce mobilitazioni dei lavoratori e dellagioventù in Grecia, un massiccio sciopero dilavoratori pubblici in Inghilterra, un grande sciopero emobilitazioni in Polonia, così in Israele, la piùnumerosa mobilitazione studentesca, giovanile e diinsegnanti del Cile, una mobilitazione di medici edimpiegati della sanità in Venezuela. Lo scorso 11luglio, le organizzazioni sindacali e popolari hannodato vita a uno sciopero generale nella RepubblicaDominicana che si è trasformato in una giornata diazione di massa contro il neoliberalismo. C’è stato lo

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sciopero generale in Italia. Numerosi scioperi in Indiae Cina. Le manifestazioni degli "indignati", che hannoavuto luogo in 86 paesi, hanno mobilitato più di duemilioni di persone. Questa è una dimostrazione delladinamica che ha raggiunto la lotta di classe su scalainternazionale, mobilitando grandi masse in tutto ilmondo. Per i partiti marxisti-leninisti èimprescindibile essere presenti e incidere all’internodi questi processi. L'esperienza concreta della lotta di classe stamettendo alle corde le posizioni collaborazionistedell'aristocraia operaia e della burocrazia sindacaleche sono superate, in buona misura, dalle decisionidella base di andare avanti nella lotta per i propridiritti. La gioventù partecipa in misura maggiore inqueste giornate di lotta. Alla fine del 2010 e nella prima parte del 2011, ipopoli arabi del Nordafrica hanno fatto irruzione nelloscenario della lotta popolare con una straordinariavitalità, rivendicando libertà e democrazia; in Tunisiaed Egitto hanno cacciato dittatori complicidell'imperialismo, i quali hanno oppresso e sfruttato iloro popoli per decenni. Questi avvenimenti hanno aperto una nuova tappadella lotta per la libertà e la democrazia dei popoliarabi, si sono estesi e sviluppati in manieraintermittente, ma consistente, in Yemen, Bahrein,Giordania, Marocco, Algeria ed altri paesi. La loroeco si è ripercossa in tutti i continenti. In Libia le aspirazioni di libertà e democrazia delpopolo sono state sfruttate e manipolate da Francia,Gran Bretagna, Stati Uniti, dalla NATO, perbombardare ed invadere il paese, provocando più di50 mila morti tra la popolazione civile. In realtà,queste forze hanno mirato a una nuova ripartizionedel petrolio e del gas, col proposito di deviare ilmovimento popolare. Hanno deposto il loro vecchioalleato Gheddafi ed instaurato un governo di comodo,

altrettanto reazionario. Hanno vinto una battaglia, main Libia la lotta continua. In Siria, i paesi imperialisti pretendono di ripetere, incondizioni simili, l'esperienza della Libia. Dirigono leloro azioni allo scopo di farla finita col governo diAssad e con l'obiettivo di imporre un Stato fantoccioche permetta loro di sottomettere il paese, utilizzare lerotte del petrolio e gas e, soprattutto, stringerel’accerchiamento militare contro l'Iran. Perraggiungere i loro propositi gridano ai quatto venti ladifesa della libertà e della democrazia, che sonolegittime aspirazioni dei lavoratori e dei giovanisiriani. I marxisti-leninisti difendono il diritto diautodeterminazione dei popoli; denuncianol'intervento imperialista e proclamano che il destinodella Siria deve essere deciso dai lavoratori e dalpopolo. Nei paesi dell'Unione Europea, si sono svolte le piùgrandi azioni di lotta dei lavoratori e della gioventùche si sono viste negli ultimi decenni. Come hanno osservato l'anno scorso i partiti marxisti-leninisti d'Europa: "La resistenza della classe operaiae dei popoli all’aggressione del capitale è stataimmediata e si è sviluppata dappertutto. Parecchiegiornate di sciopero, molti scioperi generali, si sonosvolti in diversi paesi. La collera e la volontà dibattersi per rifiutarsi di pagare la crisi del sistema, idebiti dell’oligarchia e i suoi piani d’austerità, sonograndi. Questa collera preoccupa al massimo grado laborghesia e i partiti riformisti che hanno dato la loroadesione alle politiche d’austerità e che accettano direalizzarle. Parlano di “ripartire i sacrifici”, ma liimpongono solo ai lavoratori ed ai popoli”(Comunicato di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti europei, giugno 2010).Una menzione particolare meritano la classe operaia,la gioventù ed il popolo di Grecia che stannoresistendo con straordinario coraggio alla selvaggiaimposizione di un’estrema austerità per evitareapparentemente la bancarotta del paese. Sebbene, per le grandi masse operaie che scendono inlotta non è ancora chiara l'opzione della rivoluzione edel socialismo come unica alternativa certa alla crisidel capitalismo, crescenti settori delle stessecontinuano a radicalizzare le loro posizioni ecominciano a interessarsi alla discussione per trovarealternative diverse dalla realtà attuale, identificando ilcapitalismo come la causa dei loro mali. Anche negli Stati Uniti, ampi settori della classeoperaia e della gioventù sono ricorsi allamobilitazione denunciando ed affrontando leaggressive politiche imperialiste anti-crisi.

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Probabilmente, la lotta di migliaia di lavoratoripubblici e di studenti nel Wisconsin è stata una dellepiù importanti espressioni di lotta sociale negli StatiUniti negli ultimi anni, senza dimenticare lemolteplici azioni dei lavoratori immigrati contro leleggi xenofobe anti-immigrazione. In Spagna centinaia di migliaia di giovani hannooccupato le piazze per protestare contro il capitalismoe i suoi simboli. Si sono autonominati "indignati" ehanno dato vita a un movimento di massa che si èesteso ad altri paesi dell'Europa e che ora, il 15ottobre, ha manifestato in molti paesi del mondo,mobilitando milioni di persone, una parte delle qualidimostra apertamente contro i monopoli assediando inmaniera persistente il loro quartiere generale, WallStreet. Si tratta di un movimento di massa che includegiovani disoccupati, donne e adulti che respingono lemisure capitaliste contro la crisi, la disoccupazione, itagli alla previdenza sociale, alla salute eall'educazione, che condannano la corruzione e lademocrazia borghese. È un'espressione senzaorizzonti ben definiti che oltre a mettere indiscussione la realtà esige cambiamenti; ha unagrande potenzialità che la fa orbitare nella lotta controil capitalismo e l'imperialismo. Nel caso dell'America Latina, si delinea un scenarioparticolare. La tendenza progressista, democratica,patriottica e di cambiamento, sviluppata a partire dallegrandi lotte dei lavoratori, della gioventù e dei popolicontro il neoliberismo, l'oppressione ed il saccheggioimperialista, contro i corrotti governi dellapartitocrazia oligarchica e conservatrice, ha acquisitoforza e si è espansa all’insieme del Centro e del Sud-America. Le vittorie elettorali di queste alternative peril cambiamento, hanno modificato la mappa politicanella regione. Attualmente in tutti i paesi delSudamerica, eccetto Colombia e Cile, esistonogoverni che, a differente livello, si proclamano antineoliberisti, e in alcuni casi perfino rivoluzionari. Questo positivo passaggio nello sviluppo della lottaper la liberazione, è divenuto un nuovo stadio dellalotta di classe. La dinamica stessa del capitalismo,l’inevitabile processo di chiarimento nel contestodella crisi, sta conducendo in questi paesiall’acutizzazione e alla definizione dellecontraddizioni all'interno di questa tendenza. In gradodiverso, una volta affermatesi al governo, le forzesocialdemocratiche stanno passando attraverso uninesorabile processo di slittamento a destra, cercandodi prolungare la loro permanenza nei governi,rinegoziando la dipendenza con l'imperialismo,controllando e manipolando il movimento sindacale,sociale e popolare, stigmatizzando e combattendo le

forze della sinistra rivoluzionaria. A questo scopocontano sulla complicità e sull'appoggio delrevisionismo e dell’opportunismo. Ciò spiega le importanti giornate di lotta realizzate inEcuador da lavoratori, indigeni, studenti, insegnantied altri settori contro le misure e i disegni di legge dicontenuto reazionario, volute dal governo di Correa, ilquale ha rispostao con un'intensificazione dellacriminalizzazione della lotta sociale. La virata operatanella gestione da Rafael Correa, che ha abbandonatoil progetto di cambiamento per affermare un governoautoritario e repressivo, lo ha distanziato e separatodefinitivamente dalla tendenza al cambiamento. Unasituazione simile si produce in Bolivia dove unpoderoso sciopero generale ha fatto retrocedere ilgoverno di Evo Morales nel "gasolinazo” e ora difronte all’area protetta TIPNIS ed alla lotta deilavoratori e dei popoli indigeni. Simili situazioni possono riscontrarsi in Argentina,Brasile, Uruguay, Paraguay, fino al Venezuela.Sebbene l’attuale livello di agitazione sociale nellaregione non raggiunge le dimensioni di altri momenti,prende invece slancio il dibattito ideologico e politicocome alta espressione della lotta fra le classi. Inquesta cornice, agiscono le forze politiche della destratradizionale che cercano di recuperare i loro spazi,dando vita ad un’opposizione a partire dalleconcezioni più reazionarie. In Brasile, Messico, Colombia e in altri paesidell'America Latina la lotta della classe operaia controi padroni, in opposizione alle politiche antioperaie erepressive dei governi borghesi si intreccia con labattaglia ideologica e politica per definire le posizioninei confronti dell'opportunismo e del riformismo chesi appoggiano sulle sfere ufficiali e hanno la pretesa diincorporare sindacalisti, organizzazioni e dirigentipolitici rivoluzionari. In tutti i paesi, in manieraparticolare laddove esistono governi "progressisti", lacontraddizione riformismo-rivoluzione è all'ordinedel giorno e si sviluppa su tutti i terreni. In generale si può affermare che non c'è paese al

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mondo in cui, nel corso degli ultimi anni, non si sianoprodotte azioni di mobilitazione parziale o generaledei lavoratori e della gioventù. In conclusione, viviamo un momento particolare nellosviluppo della lotta di classe all’interno del convulsomondo capitalista-imperialista d’oggi, che vede laclasse operaia come uno dei principali protagonistidella resistenza, nel quale si determinano condizioniassai favorevoli per il lavoro dei marxisti-leninisti.

2. I nostri compiti attuali verso la classe operaia

2. A. Approfittare delle condizioni per promuoverela lotta dei lavoratori e dei popoli, per avanzare edaffermare l'idea della rivoluzione e del socialismo.

È un fatto certo che gli avvenimenti che si sonosviluppati come conseguenza della crisi del mondocapitalista, le misure imposte dalla borghesiaimperialista, la risposta dei lavoratori, della gioventùe dei popoli, così come le nuove espressioni dellastessa crisi, derivanti dalle "misure" per affrontarla,generano un scenario differente e nuovo. Un primo elemento si manifesta nel significativodeterioramento delle istituzioni borghesi-imperialistea livello internazionale e locale. Le istituzionipolitiche e finanziatrici internazionali si screditano esi smascherano in misura maggiore come strumenti alservizio del grande capitale. L'ONU, la NATO, il Fondo Monetario Internazionale(FMI), la Banca Mondiale (BM), la Banca CentraleEuropea (BCE), fra gli altri, svolgono un'aggressivoruolo di intervento, di aggressione frontale, dicondizionamento e di sottomissione dei popoli ai loropropositi e politiche. Hanno pianificato misurereazionarie per scaricare sui lavoratori e sui popoli ilpeso principale della crisi. In diretta relazione con ciò, le istituzioni della

democrazia borghese, i governi e e i parlamenti, iministeri e i tribunali, etc., sono caduti, con ovviedifferenze, in uno stato di profonda decomposizione ediscredito. I partiti politici tradizionali dellaborghesia, particolarmente quelli che sono stati algoverno, hanno visto ampliarsi il fossato con glielettori e sono stati puniti nelle elezioni. È importante evidenziare che come risultato dellaresistenza dei lavoratori ai pacchetti anti-crisi, nonchèdella decomposizione delle istituzioni borghesi, levecchie strutture sindacali corporativizzate dagli staticapitalisti, hanno subito le ripercussioni della crisi,che hanno determinato profonde spaccature al lorointerno. Allo stesso tempo, come risultato dellosmantellamento del cosiddetto "welfare state", si èanche esaurito, è stato reso inservibile e screditato inmodo significativo il noto rimedio del "patto sociale",strumento con il quale, la borghesia, con la complicitàdelle burocrazie sindacali ed i settori dell’aristocraziaoperaia, ha smobilitato per decenni i lavoratori. Il movimento operaio e sindacale affronta grandiproblemi e difficoltà che devono essere tenuti inconsiderazione: I - l'adesione sindacale è in generale assai limitata,approssimativamente del 5 o 6 percento; ciò significache la gran massa di lavoratori non è organizzata, nonconta su strumenti di difesa dei suoi interessi; II - l'incidenza dell'aristocrazia operaia e dellaburocrazia sindacale ha trasformato la maggioranzadei sindacati in organizzazioni di caratteremutualistico, in strumenti per la politica diconciliazione col capitale, al punto di svolgere il lororuolo di agenti del padronato, contribuendo in talmodo ad allontanare le masse degli operaidall'organizzazione sindacale; III - la burocrazia sindacale ha formato cricche chepercepiscono lauti stipendi e benefici personali,creando così odiose differenze con l'insieme dellaclasse operaia; IV - il revisionismo e le diverse correnti opportunistecontribuiscono diligentemente al mantenimento dellaconformazione generale dei sindacati; V – l’attuale struttura sindacale riafferma l'odiosadiscriminazione capitalista di genere, collocando ledonne lavoratrici in posti secondari; VI - la discriminazione contro i lavoratori migranti èun'altra delle caratteristiche dell'organizzazionesindacale; VII - l'organizzazione verticale, i privilegi dellecombriccole dirigenti, le manovre e le imposizionidella burocrazia sindacale, l'inesistenza dellademocrazia e della partecipazione degli operainell’adozione delle decisioni, fanno

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dell'organizzazione sindacale una questione lontana,aliena alle aspirazioni e alla lotta dei lavoratori. In definitiva i sindacati, con la loro configurazioneattuale, non rappresentano i genuini interessi dellaclasse operaia, si sono trasformati in strumenti delpadronato, dell'aristocrazia operaia e della burocraziasindacale Sul piano delle confederazioni internazionali, laConfederazione Sindacale Internazionale (CSI), sortae legata al sindacalismo "libero" nordamericano erisultante dalla fusione, nel novembre del 2006, dellaConfederazione Internazionale delle OrganizzazioniSindacali Libere (CIOSL) con la ConfederazioneMondiale del Lavoro (CMT), di ispirazionedemocratica-cristiana, si è avvantaggiata della crisiche ha colpito la Federazione Sindacale Mondiale(FSM), a causa del crollo del revisionismo nell'exUnione Sovietica e nell’Europa dell’est. La CSIdichiara oggi l’adesione di 175 milioni di lavoratori in151 paesi. Negli anni recenti, si è potuto osservare una certaripresa della Federazione Sindacale Mondiale, dovutaprincipalmente all’appoggio che sta ricevendo deigoverni del Sudafrica e di vari paesi dell'AmericaLatina. Attualmente dichiara l’adesione di 80 milionidi lavoratori in 120 paesi e sta reclamando un postonel Consiglio di Amministrazione dell'OIL,accusando la CSI di monopolizzare questarappresentanza. Sta svolgendo un'intensa campagnaper cercare di far aderire sindacati, federazioni econfederazioni. Si tratta di una centrale internazionalenella quale si associano organizzazioni di lavoratori esindacalisti che si definiscono classisti e di sinistra,perfino comunisti, ma è altresì un ambito diretto emanipolato dal revisionismo e dall'opportunismo. Esiste inoltre un settore del movimento sindacale chenon è legato a nessuna delle due organizzazionisindacali internazionali.È un’ineludibile necesità quella di rivitalizzare,regolarizzare ed ampliare gli Incontri di Sindacalistiche si sviluppano in Europa e in America Latina,aggregare altre forze sindacali con posizioni classistee rivoluzionarie, trovare accordi e dare impulso acompiti concreti che favoriscano degli avanzamentinell'organizzazione e nella lotta della classe operaia.Occorre lavorare per trasformare queste attività in unpunto di riferimento per altri settori della classeoperaia e dei sindacalisti. La significativa risposta dei lavoratori, della gioventùe dei popoli alla crisi e alle sue conseguenze, lemolteplici mobilitazioni, gli scioperi generali eparticolari, nonchè le altre azioni dispiegate negliultimi tempi, dimostrano una ripresa del movimento

operaio e sindacale, determinano da un lato un nuovolivello di predisposizione alla lotta e, dall’altro,esprimomo la ricerca di un’alternativa al regimeattuale. Gli elementi descritti indicano che, in generale, siamoin presenza di una nuova situazione che è favorevoleagli obiettivi rivoluzionari e ci permette di avanzare inmaniera significativa. Si tratta, altresì, di condizioni vantaggiose perdiffondere e affermare le idee della rivoluzione e delsocialismo, come alternativa sicura alla crisi e allabancarotta del capitalismo. Il forte discredito delle "misure anti-crisi", dellepolitiche neoliberiste, delle privatizzazioni, dei tagliai diritti dei lavoratori, alla previdenza sociale, etc.,apre ampi spazi per smascherare le cause e leresponsabilità della crisi; per stabilire l'insolvenzastorica del capitalismo di fronte alle necessità e allerivendicazioni dei popoli; per affermare il ruolo dellaclasse operaia e delle masse lavoratrici comeinsostituibili protagoniste della storia.

2.B. Il dovere di agire nella classe operaia conun'alternativa sindacale rivoluzionaria

La borghesia non solo scarica il peso della crisi sullespalle dei lavoratori, ma programma ed agisce perrisollevarsi accentuando lo sfruttamento edintensificando l'estrazione di plusvalore dailavoratori. La crisi e le sue conseguenze hannolasciato profonde tracce e modificato le condizioni dicontrattazione della forza di lavoro; ma, una cosa ècerta, alla borghesia è impossibile prescindere dallaclasse operaia, ha bisogno di essa per aumentare ilvalore ed intascare il profitto. Sono centinaia dimilioni che producono e lavorano per i proprietari deimezzi di produzione, ognuno dei quali svolge unruolo nell'ingranaggio dell'accumulazione capitalista. Sebbene esistono variazioni nelle percentuali dilavoratori legati a questo o quel tipo di attività, ilproletariato industriale continua ad essere la base

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della produzione, così come i salariati agricoli lo sononella produzione di alimenti. Questi sono i settoriprioritari per i rivoluzionari. Dobbiamo porre altresìgrande attenzione ai lavoratori di servizi, data la loroespansione numerica e la grande importanza cherivestono nella macchina borghese capitalista. In tutti i processi di lotta della classe operaia, dellagioventù e dei popoli che si sono sviluppati nei tempirecenti, particolarmente a causa dello scatenarsi dellacrisi, i partiti e le organizzazioni marxisti-leninistisono stati presenti, in un modo o nell’altro. Il grado dipresenza e di incidenza in questi processi è dipeso dallivello di relazioni, di presenza organizzativasindacale, politico- sindacale e di partito all'internodel movimento sindacale e della classe operaia.Tuttavia, è chiaro che la nostra forza è ancora limitataper raggiungere la capacità di determinare il carattere,la natura e la direzione dei movimenti. L'esperienza storica e, principalmente gliavvenimenti più recenti, dimostrano la tesi di Leninsecondo cui "noi conduciamo la lotta contro l’“aristocrazia operaia” in nome delle masse operaiee per attrarre queste masse dalla nostra parte;conduciamo la lotta contro i capi opportunisti esocialsciovinisti per attrarre dalla nostra parte laclasse operaia. Dimenticare questa veritàelementarissima ed evidentissima, sarebbe stolto.”(V. I. Lenin, L’estremismo, malattia infantile delcomunismo). Nella stessa opera, Lenin ribadisce che: “L’artedell’uomo politico (e la giusta concezione del propriocompito da parte di un comunista) consiste appuntonel valutare giustamente le condizioni e il momentoin cui l’avanguardia del proletariato può, con buonsuccesso, prendere il potere, in cui essa può ottenere,per la presa del potere e dopo la presa del potere, unsufficiente appoggio di strati abbastanza vasti dellaclasse operaia e delle masse lavoratrici non proletarie,in cui, dopo di ciò, essa riuscirà a mantenere il suodominio, a rafforzarlo, a estenderlo per mezzodell’educazione, dell’istruzione, della conquista di

masse sempre più numerose di lavoratori.” (ibid.)

2. B.1. Quali sindacati vogliamo

Gli interessi della classe operaia, e con essi quelli ditutte le classi lavoratrici, esigono un tipo diorganizzazione sindacale che corrisponda alla suaposizione nel processo di produzione, situata nelcentro sociale e politico dell'epoca; un sindacato cherappresenti le sue aspirazioni ed aneliti e serva perraggiungere i suoi obiettivi a breve e medio termine.Questo sindacato deve: 1. - essere espressione degli interessi di classe nel suoprogramma e nella sua organizzazione, costituirsicome strumento della classe operaia nella lotta per isuoi diritti e contro i capitalisti; deve essere unsindacato di classe. 2. - Deve svolgere una vita ed avere unfunzionamento democratico che permetta l’adozionedi decisioni con la partecipazione degli operai; lavoce e voto dei suoi aderenti devono essere una realtànelle assemblee e nelle commissioni; questacondizione favorirà il suo rafforzamento e le suecapacità; deve essere un sindacato democratico. 3. - Il sindacato deve impegnarsi nella lotta per i dirittidei suoi aderenti, deve fare suoi gli interessi di tutta laclasse e affrontare e combattere le politicheantioperaie dei padroni, deve costituire un mezzo dilotta per le libertà politiche e i diritti democratici ditutte le classi lavoratrici, dei popoli e della gioventù;deve essere un sindacato per la lotta. 4. - L'organizzazione dei lavoratori deve contribuirealla formazione sindacale e politica degli operai, deveessere lo scenario per il dibattito delle idee dellasocietà, dei problemi del paese, della situazioneinternazionale del movimento operaio e della lotta deipopopli per la liberazione; deve essere una scuola perl'educazione politica della classe operaia. 5. - Il sindacato deve costituirsi come strumento perla solidarietà della classe operaia e con gli altrilavoratori. La causa dei lavoratori, la loro liberazionedallo sfruttamento e dall’oppressione capitalistarichiede l'aiuto, opportuno e urgente da parte deisettori della classe operaia e del popolo, ai militantiche sono vittime della repressione, così comel'appoggio militante a tutti coloro che lottano per ipropri diritti a tutte le latitudini; il sindacato deveessere un'organizzazione di solidarietà. 6. - La classe operaia è internazionale, in tutti i paesiè la classe produttrice della ricchezza e soffre losfruttamento dei padroni e l'oppressione dello Statocapitalista; ogni sindacato deve educarsi ed assumereuna conformazione tale che gli permetta di afferrare i

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problemi e la causa dai lavoratori e dei popoli di tuttoil mondo; deve essere un'organizzazioneinternazionalista. 7. - L'organizzazione sindacale deve rigettare iprivilegi e le rendite della burocrazia sindacale,eliminare le differenze salariali tra i dirigenti e labase; deve far emergere dalle sue file dirigenticonseguenti che compiano i propri mandati e rendanoconto del loro lavoro. 8. - Le risorse dell'organizzazione sindacale, le quotedei suoi membri devono essere riscosse in modo dapermettere il controllo della base sul loro utilizzo; laquota sindacale è un arma per la lotta, per laformazione sindacale, per il rafforzamentodell'organizzazione. 9. - La vita dell'organizzazione dei lavoratori devescaturire dalla discussione dei suoi problemi e dalleazioni per affrontarli e risolverli, deve essere loscenario dello sviluppo del livello culturale dellaclasse operaia, per il tempo libero e l'arte; il sindacatodeve essere una casa di cultura per i lavoratori. Il dovere rivoluzionario di agire in tutti i luoghi econdizioni nelle quali si svolge la vita della classeoperaia, nei sindacati che sono e si definisconoclassisti, così come nei sindacati gialli, di contenderea tutti i costi l'influenza nelle masse operaie e ladirezione delle loro lotte, è stato ed è accettato daipartiti e dalle organizzazioni marxisti-leninisti e sisviluppa per differenti vie ed alternative. Esistono, tuttavia, alcune esperienze, nelle quali leforze rivoluzionarie ed i partiti marxisti-leninistihanno potuto conquistare la maggioranza ol'egemonia nella direzione di un sindacato, di unsettore specifico di lavoratori, hanno potutoorganizzare e condurre importanti lotte particolari eraggiungere una presenza e un prestigio significativi,conquistando dei punti di riferimento nell'insieme delmovimento sindacale, operaio e popolare, chefacilitano e favoriscono il dibattito nell'insieme delmovimento, permettono di irradiare opinioni edinfluenza in settori sempre più ampi delle masselavoratrici. Questi spazi devono essere conservati, difesi eampliati; devono essere considerati parte del processodi conquista della classe operaia alla rivoluzione ed alsocialismo. Per i partiti marxisti-leninisti, ciò significa che, oltreal doveroso lavoro di agitazione e propaganda neiconfronti dell’insieme della classe operaia, è digrande utilità costruire alternative classiste all'internodel movimento sindacale, che facilitino emoltiplichino la promozione e la pratica dei principi,delle posizioni e degli orientamenti classisti e

rivoluzionari. Si deve poter contare su un segmento del movimentoorganizzato dei lavoratori che faccia proprio e sieduchi con l'orientamento marxista-leninista, non persepararlo dall'insieme, ma affinché, agendo con unadirezione rivoluzionaria, possa incidere sul resto dellaclasse operaia alzando le bandiere più conseguenti,classiste e rivoluzionarie. A seconda delle condizioni, questo segmento puòacquisire differenti forme e caratteristicheorganizzative: corrente, fronte, sindacato o centralesindacale; può essere perfino espressione di unaconvergenza unitaria con altre forze classiste erivoluzionarie all’interno del movimento sindacale.Sarà in ogni caso una responsabilità ed un compitoquello di forgiare la più ampia unità della classeoperaia. Negli ultimi tempi, in differenti paesi si sono rivelateforze politiche e sindacali che combattono contro la

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Siamo in presenza di unanuova situazione che èfavorevole agli obiettivirivoluzionari e ci permette diavanzare in manierasignificativa. Si tratta, altresì, di condizionivantaggiose per diffondere eaffermare le idee dellarivoluzione e del socialismo,come alternativa sicura allacrisi e alla bancarotta delcapitalismo

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burocrazia sindacale, contro l'opportunismo ed iltradimento, che possono e devono confluire in unaproposta unitaria che agisca nella base sindacale econtenda la direzione delle organizzazioni deilavoratori. I proletari rivoluzionari devono parteciparein questi processi dispiegando una politica unitariache miri alla lotta operaia, all'educazione politica deilavoratori, all'unità sindacale. In nessun caso, ciò può essere inteso come unavisione o una concezione esclusivista, settaria edisolazionista, che pretenda di separare dall'insieme delmovimento un segmento che si separa e si allontanadalla classe, agendo puramente ed esclusivamente perproprio conto, per evitare la contaminazione degliopportunisti e dei riformisti. No, una politica diquesto tipo contrasta con l’aspirazione a proclamarsiil segmento più cosciente ed avanzato del movimentosindacale. Si tratta invece di conquistare, organizzaree dirigere una forza avente propria capacità di azionema, contemporaneamente, in grado di assumerecompiti e responsabilità verso l'insieme della classeoperaia e delle altre forze sociali che affrontano ilcapitalismo. Il ruolo che può e deve giocare questa forza propriadei rivoluzionari nell’insieme dei lavoratori,dipenderà molto dalle particolarità di una giustapolitica sostenuta dal partito, che si materializzi in unapratica conseguente con detta politica e con gliinteressi dell'insieme della classe operaia. Non può essere conquistata una coscienzarivoluzionaria mantenendosi al margine dei problemiconcreti che colpiscono e preoccupano i lavoratori.Dirigere la lotta per le giuste rivendicazioni dellemasse operaie è un compito ineludibile deisindacalisti classisti e rivoluzionari. Appoggiarsi sulleloro esperienze ed elevare la loro coscienza,politicizzarle ed inserirle nel dibattito sulla necessità

della rivoluzione, del ruolo che devono svolgere alsuo interno, della possibilità certa di avanzare versotale scopo, è obbligatorio per i marxisti-leninisti.

2.C. Lavorare nei settori non organizzatisindacalmente e tra i lavoratori “autonomi”

La dinamica stessa del capitalismo, specialmente inperiodo di crisi, genera la precarizzazione del lavoro,che raggiunge grandi proporzioni. Sempre più lericette degli organismi finanziari internazionali chevengono imposte nei paesi più colpiti dalla crisi,conducono inevitabilmente a nuovi livelli diprecarizzazione del lavoro, nella misura in cui laflessibilità del lavoro è una delle sue condizioniindispensabili. Definendolo come “lavoro vulnerabile”, l'OIL hastimato che nel 2009 esistevano circa 1.530 milioni dilavoratori nel mondo in tale condizione; ciò equivaleal 50,1 percento del totale dei lavoratori, ben 146milioni in più di dieci anni prima, il 1999. In condizioni di lavoro precario e vulnerabile sitrovano tutti quei settori di lavoratori senzaoccupazione permanente né stabilità lavorativa, concontratti incerti, a tempo parziale, subappaltati eterziarizzati. In generale, a costoro non vengonoriconosciuti elementari diritti lavorativi e gli èimpedito l’accesso all'organizzazione sindacale,permettendo alti livelli di supersfruttamento della loroforza-lavoro. Una componente importante di questeforze è costituita dai lavoratori immigrati,generalmente sprovvisti di documenti, costretti alavorare nelle peggiori condizioni ambientali,economiche e sociali. Le caratteristiche di questisettori rendono diffiicile, ma non impossibile la loroorganizzazione e lotta, poichè le condizioni obiettivedel loro ambiente di lavoro sono altamente favorevolialla lotta per i loro diritti e, in determinate circostanze,per esplosioni sociali più acute. I marxisti-leninistipossono e devono trovare i diversi mezzi e le formeorganizzative che riescano ad attrarre questi settori edirigere le loro giuste rivendicazioni e lotte. È ugualmente doveroso condurre un'attività politicaed organizzativa nei confronti dei lavoratoridisoccupati. Il crescente peso numerico che raggiungequesto settore, la sua composizione principalmentegiovanile e, soprattutto la sua gravissima condizionemateriale, fanno si che questo settore abbia un grandepotenziale di lotta, come hanno dimostrato le recentiesperienze verificatesi in Spagna, in altri paesid'Europa e negli Stati Uniti. Un'esperienza interessante è quella che si sviluppa inArgentina, dove gli operai di alcune fabbriche, chiuse

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durante la crisi della convertibilità, hanno occupato emesso in funzione gli stabilimenti, chiedendo alloStato crediti e garanzie.Un settore in grande espansione nello scenario dellacrisi è quello dei lavoratori informali e “autonomi”.Nella maggioranza dei casi, i lavoratori informali conle loro attività, lungi dal rappresentare soluzionistabili alle loro necessità vitali, costituisconoespedienti di fronte alla mancanza di lavoro. Sonoprincipalmente venditori ambulanti e lavoratori chepromuovono diversi servizi a domicilio. Oltre alledure condizioni nelle quali si svolge il loro lavoro, eai redditi che raggiungono solo i minimi vitali, nellageneralità dei casi, essi affrontano disposizioni eregolamenti coercitivi e repressivi che li pongono inconflitto quotidiano con le forze repressive nelle città. Le condizioni di lavoro, le proibizioni e i mezzirepressivi che vengono imposti, generano situazionipropizie per l’organizzazione e la lotta per i lorodiritti. Laddove i partiti marxisti-leninisti o le forzedella sinistra rivoluzionaria hanno appoggiato la loroorganizzazione e dispiegato un consistente lavoro dieducazione, questi settori oltrepassano la lottarivendicativa ed assumono posizioni e compiti diordine politico. I capitalisti ed i loro governi incoraggiano, attraversol'abilitazione professionale e reclamizzati programmidi credito quella che viene chiamata"imprenditorialità", dando luogo allo sviluppo di unimportante strato di lavoratori autonomi, alcuni deiquali si trasformano in piccoli impresari grazie allosfruttamento del lavoro salariato; la gran massa faparte delle classi e degli strati intermedi, coi qualidobbiamo lavorare per opporci al grande capitale, aidisegni e alle politiche dei governi edell'imperialismo.

2.D. Lavorare per l'unità del movimento sindacalee popolare

Ribadendo il fatto che la responsabilità dei partitimarxisti-leninisti è nei confronti dell’insieme delmovimento sindacale ed operaio, e non solo verso unsegmento o una frazione dello stesso, l’orientamentocorretto è quello di lavorare sistematicamente per lasua unità, partendo dalla comprensione che ognipossibilità di impulso unitario ha come fondamento ilrinvigorimento delle nostre forze. In primo luogo, concepiamo l'unità del movimentosindacale come una condizione basilare per la difesadei diritti dei lavoratori. Si tratta dell'unità di azionepiù ampia possibile, delle forze sindacalirivoluzionarie con l'insieme del movimento sindacale

per spingere, unificare e coordinare le azioni di lotta edi protesta dei lavoratori, raccogliendo e potenziandoil radicato sentimento unitario della base sindacale.Ciò implica principalmente la pratica dell'unità nellatattica della resistenza della classe operaia alcapitalismo che si sviluppa nella congiuntura. Questolivello di unità non significa ignorare le differenze conaltre forze, né dimenticarsi dei comportamentivacillanti e traditori dei dirigenti opportunisti ereazionari, bensì, il metterli in mostra all’internodell'azione unificatrice delle masse operaie, affinchéesse possano giudicare, mettere all’angolo ed isolarequei comportamenti e chi li attua. In secondo luogo, per le forze sindacali classiste erivoluzionarie è imprescindibile dare impulso aprocessi unitari con tutte le altre forze sociali epopolari che si scontrano col capitalismo. Tutte le piùimportanti esperienze di lotta generale dei lavoratorihanno raggiunto livelli più alti nel momento in cuisono stati coinvolti settori della gioventù e glistudenti; i contadini e, nel caso di paesi con presenzadi popoli e nazionalità oppresse, gli indigeni e i popolioriginari; i disoccupati e i pensionati; le masse urbane,gli artisti e gli intellettuali impegnati nelle causesociali. In determinate circostanze, si sono anchesviluppate importanti esperienze unitarie conamministrazioni locali governate da forze di sinistra odemocratiche, con i quali si è trovato un accordonell'impulso da infondere a determinaterivendicazioni sociali, democratiche edantimperialiste. La pratica della più ampia unità è fondamentale perelevare la coscienza classista e rivoluzionaria dellemasse operaie. Sgombrare la ristrettezza di unavisione esclusivamente sindacale o corporativa, apremaggiori possibilità per superare "alcuni trattireazionari, un certo angusto spirito corporativo, unacerta propensione all’apoliticismo, una certa

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fossilizzazione” (Lenin, ibid.), propri dei sindicati, eproiettare un orizzonte più ampio al fine di affermareuna vera coscienza di classe che, come indicavaLenin, è possibile unicamente quando la classeoperaia smette di guardare esclusivamente a se stessaper guardare, per porsi e per agire in relazione a ciòche fanno o non fanno tutte le altre classi dellasocietà.In terzo luogo, i sindacalisti rivoluzionari e le loroorganizzazioni devono includere ed educare le masseoperaie nella pratica dell'unità per la lotta politica.Non è possibile generare coscienza rivoluzionarianella classe operaia se essa non partecipa alla vitapolitica con le bandiere politiche democratiche erivoluzionarie, vale a dire con l'orientamento e ladirezione del partito marxista-leninista. L'unità intorno agli scopi, alle proposte e allealternative politiche è uno dei campi più importantidel lavoro rivoluzionario all'interno della classeoperaia. Si tratta di dibattere e di impegnare ilavoratori nei compiti politici della lotta per il potere.Questo livello di unità implica la partecipazione deilavoratori nell'utilizzo e nella combinazione di tutte leforme di lotta, legali ed illegali, pacifiche e violente,elettorali e rivoluzionarie. Significa portare avanti ildibattito programmatico, tattico e strategico tra ilavoratori, individuare le forze sociali e politiche conle quali avviare questa unità programmatica edaffrontare congiuntamente la questione della loroaggregazione e dei compiti che implicano taliimpegni. In quarto luogo, lavoriamo per una vera unitàinternazionale della classe operaia, per dare impulsopratico all'internazionalismo proletario. La globalizzazione imperialista e la sua crisi stannoapportando importanti elementi che favoriscono unarisposta sempre più generale.

La necessità di un nuovo livello di solidarietàinternazionale con ogni lotta locale della classeoperaia e dei popoli di ogni paese si rivela ogni voltapiù imperiosa. Inoltre, si esprimono problemi comuninella misura in cui le ricette imperialiste per affrontarela crisi sono le medesime. Ciò significa che è obbligatorio potenziare tutti glielementi di un internazionalismo proletario dinamicoe multilaterale. È impellente un rafforzamento internazionale di tutti ipassaggi organizzativi che sul piano sindacale sisviluppano in ogni paese. È obbligatorio sostenere ambiti nei quali si stabiliscel'unità internazionale del movimento sindacale contutte le forze con le quali si coincide nella lotta controil capitale e l'imperialismo.

2.E. È necessario dare impulso a una sistematicaeducazione della base sindacale e la formazione diquadri sindacali rivoluzionari L'attività pratica del sindacalismo rivoluzionariorichiede il rafforzamento di una sistematica attività dieducazione politico-sindacale. Trasmettere agli operaii fondamenti teorici del marxismo-leninismo, iprincipi del sindacalismo di classe e rivoluzionario, idiritti e la legislazione del lavoro, le forme e le tattichedi lotta, la funzione storica della classe operaia, larealtà economica, sociale e politica del proprio paesee del mondo, etc., è fondamentale per sviluppare laloro coscienza. Assumendo questa necessità, sono molteplici i mezziche possono essere utilizzati, a partire dalpotenziamento delle possibilità che ci presentanol'esperienza e gli strumenti propri delle organizzazionisindacali. L'organizzazione di Scuole Sindacali permanenti,come mezzo di attrazione dei lavoratori allaformazione sindacale, può combinarsi con l'avvio dicorsi, seminari, laboratori, forum, etc.; tenendo inconto che, per i sindacalisti rivoluzionari, il compitodell'educazione sindacale è parte integrantedell'attività e della vita dell'organizzazione sindacale. Un aspetto di questo processo è il lavoro diproduzione e la diffusione di giornali e di altrimateriali sindacali e politico-sindacali; la diffusionedei giornali di partito e dei loro materiali teorici epolitici; i classici del marxismo-leninismo; altridocumenti della letteratura comunista erivoluzionaria, i documenti della ConferenzaInternazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti, la rivista “Unità e Lotta”, etc. Una componente di grande importanzanell'educazione politico-sindacale della classe operaia

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è la formazione di quadri. I quadri politico sindacalinon sorgono da un laboratorio teorico, bensìprincipalmente dalla viva pratica della lotta di classe.Ma non è meno vero che la preparazione alladirezione, alla conduzione delle lotte delle masseoperaie a tutte le istanze e livelli ed in tutte lesituazioni, raggiungerà pienamente una proiezionerivoluzionaria allorchè numerosi quadri dirigentisvilupperanno la loro pratica conseguente con ilsostegno dei principi e della teoria rivoluzionaria. Per questo motivo è di grande importanza un lavoropianificato e sistematico, diretto alla formazione dinumerosi quadri politico-sindacali che elevino equalifichino permanentemente il loro ruolo didirezione, fino a trasformarsi in punti di riferimento ditutta la classe o, almeno, di settori più ampi di quellidel proprio ambito.

2.F. La garanzia per avanzare sta nella costruzionedel Partito nel seno della classe operaia

L'esperienza storica e la realtà concreta hannodimostrato che solo attraverso uno stretto e solidolegame ideologico, politico e, soprattutto, organicodel Partito con la classe operaia, si può garantire unavera lotta per l'influenza rivoluzionaria nel seno stessodel movimento operaio. Il fatto che, in generale, l'ideologia marxista-leninistagiunge alla classe operaia dall’esterno, come affermaLenin, non vuol dire che dentro le stesse file delmovimento operaio e sindacale non si sviluppano lecondizioni per radicare il partito e, dal suo interno,dispiegare un'ampia e multilaterale azione ideologicae politica che permetta di consolidare e di proiettare laproposta rivoluzionaria della classe operaia. Il movimento operaio e sindacale può e devetrasformarsi nel protagonista, nell’organizzatore e neldirigente della lotta rivoluzionaria nella misura in cuiil suo partito politico indipendente, il partitocomunista marxista-leninista, getta profonde radicinel suo seno, svolgendo il ruolo di avanguardiapolitica; il partito rivoluzionario del proletariato potràcrescere e svilupparsi in quanto il movimento operaioe sindacale si trasforma in soggetto della rivoluzionesociale. La classe operaia e le masse popolari hanno bisognoper la propria liberazione della teoria rivoluzionaria,vale a dire del partito marxista-leninista; e il partitocomunista potrà svolgere il suo ruolo a condizione difortificare le sue file con gli operai avanzati. Dispiegare il lavoro della costruzione del partito nelseno della classe operaia è indispensabile peravanzare nel compito di accumulare forze per la

rivoluzione. Ciò significa un lavoro multilateralediretto a stabilire ed affermare relazioni, legittimandola presenza del partito marxista-leninista nella vitasociale e politica dei lavoratori, diretto a risvegliare illoro interesse nella proposta politica ed organizzativadel partito e a trovare le vie per concretizzare vincoliorganizzativi di partito. Il radicamento e la costruzione della struttura delpartito all'interno della classe operaia, attraverso ilreclutamento e l’aggregazione di militanti operai neisuoi ranghi e l'aumento di cellule e comitati, nellefabbriche, nelle imprese, nei centri di servizi, etc.,richiede il rafforzamento di una sistematica emultilaterale educazione comunista degli operai.Questo obbligatorio lavoro di costruzione di partitodeve portare alla formazione di numerosi quadricomunisti sorti dal seno della classe operaia, cheassumano responsabilità a tutti i livelli della direzionedel partito. Questo lavoro deve mirare a migliorare lacomposizione organica dei partiti, elevando lapercentuale di militanti operai nelle loro file. In conclusione, confermiamo i nostri impegnirivoluzionari ricordando con Marx che: "La classe operaia possiede un elemento di successo:il numero, ma il numero non pesa sulla bilancia senon quando è unito in collettività e guidato dallaconoscenza" (Karl Marx, Indirizzo inaugurale dell'Associazioneinternazionale degli operai).

Madrid, ottobre 2011

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Articolo 18: nella società borghese il lavoratore è sempre una merce

Prima dell'entrata in vigore, nel 1970, dello Statutodei Lavoratori, la Legge n. 804/1966 sui

licenziamenti individuali prevedeva tre ipotesi dilicenziamento impugnabile da parte del lavoratore.a) Il licenziamento inefficace (art. 2) perché noncomunicato per iscritto al lavoratore.b) Il licenziamento annullabile (art. 3), perché nondeterminato da giustificato motivo («notevoleinadempimento degli obblighi contrattuali delprestatore di lavoro», ovvero «ragioni inerentiall'attività produttiva, all'organizzazione del lavoro eal regolare funzionamento di essa»).c) Il licenziamento nullo (art. 4) perché determinatoda «ragioni di credo politico o fede religiosa»,dall'«appartenenza ad un sindacato» o dalla«partecipazione ad attività sindacali» [licenziamentodiscriminatorio].Questi licenziamenti erano impugnabili dallavoratore in sede giudiziaria, e il giudice, sericonosceva la mancanza del giustificato motivo o ladiscriminazione, condannava il datore di lavoro ariassumere il lavoratore o a pagargli un'indennità. La forma di tutela di cui godeva il lavoratoreconsisteva, dunque, in un'obbligazione alternativaposta a carico del datore di lavoro: o la riassunzioneo il pagamento dell'indennità

* * *

Lo Statuto dei Lavoratori (nel suo testo originario (L.20 maggio 1970, n. 300) modificava la naturagiuridica della tutela concessa al lavoratore. Mentreprima essa aveva natura meramente obbligatoria(nella forma di un'obbligazione alternativa), nell'art.18 essa diventava una tutela reale: la reintegrazionenel posto di lavoro (oltre al risarcimento del danno).

Rispetto alla legislazione precedente, lo Statutorappresentava dunque, per i lavoratori, un passoavanti (con una riserva di estrema importanza di cuidiremo più avanti): il lavoratore nell'impresacapitalistica restava sempre un subordinato, ma la suasubordinazione non era più assoluta. In caso dilicenziamento illegittimo, l'obbligo giuridicamenteimposto al datore era uno solo, senza alternative: ilreintegro del lavoratore.Poteva la borghesia lasciare lo Statuto così com'era?No. Infatti, venti anni dopo, le cose cambiarono.

* * *

Con la legge modificatrice 11 maggio 1990 n. 108veniva introdotto, in primo luogo, il limite dei 15dipendenti (e dei 5 dipendenti in agricoltura) perl'applicabilità dello Statuto.Era, politicamente, il frutto di un compromessoparlamentare tra forze politiche borghesi di destra, disinistra e vertici sindacali, giustificato - come è noto- con l'idea che nelle piccole imprese il «contattodiretto» fra padroncini e lavoratori istaurerebbe… unrapporto di tipo fiduciario (!).Ma il vulnus più grave al regime dell'art. 18 venivainferto - dalla legge modificatrice del 1990 - conl'introduzione dell'«opzione del lavoratore», il qualeveniva facoltizzato a «scegliere», prima o dopo lasentenza di condanna del datore di lavoro, fra ilreintegro e il pagamento - da parte del padrone - diun'indennità sostitutiva della reintegrazione. Come seil lavoratore salariato, nel rapporto di subordinazioneche lo assoggetta al potere del capitale, fosserealmente «libero» di scegliere! Ogni presunta«scelta» è sempre, per la classe sottoposta allaschiavitù salariale, un comportamento soggetto a unacostrizione di fatto. La nuova normativa svuotava sostanzialmente loStatuto dei lavoratori di quella che era stata la suaispirazione originaria, frutto del grande ciclo di lotteoperaie della seconda metà degli anni '70 delNovecento. Al reintegro nel posto di lavoro potevaormai sostituirsi, in alternativa, il pagamento di unasomma di denaro: la monetizzazione della dignità dellavoratore.

Alcune considerazioni politiche e giuridiche sulla normativa dei licenziamenti individuali nel nostro paesee la concreta realtà dei rapporti di classe.

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Sciogliendo la riserva che abbiamo prima formulato,riesaminiamo adesso la questione del reintegro incaso di licenziamento illegittimo, Se la tutela del lavoratore si realizza nella forma di unprovvedimento di condanna, dovrebbero esisteredegli strumenti esecutivi adeguati ed efficaci, capacidi assicurare coattivamente l'adempimento dellacondanna stessa. Ma non è così. Decenni di giurisprudenza consolidata, soprattuttoquella della Corte di Cassazione, e la stragrandemaggioranza della dottrina giuslavorista, hannostabilito che le prestazioni del datore di lavorooccorrenti per la reintegrazione del lavoratore sonotutte infungibili. Che cosa significa? Significa cheviene applicato anche nello speciale ambito deldiritto del lavoro quel principio generale del dirittoborghese (risalente addirittura al diritto romano) cheè l'incoercibilità degli obblighi di fare. Di conseguenza, non è ammessa l'esecuzione forzatadell'obbligo di reintegrare il lavoratore ai sensidell'art. 18 (Cass., sentenza 8 maggio 1999, n. 4543).Cioè, detto in parole povere, il lavoratore non può farcostringere dall'ufficiale giudiziario e dai carabinieriil padrone a reintegrarlo nel posto di lavoro. Inoltre, la Corte Costituzionale (v. sentenza 23febbraio 1966, n. 44; e sentenza 7 febbraio 2000, n.46) ha dichiarato che la tutela reale stabilita dal'art.18 non ha copertura costituzionale. Il provvedimento di condanna del giudice ha,dunque, un'efficacia puramente formale. Di fatto, lareintegrazione viene surrettiziamente ridotta a unflatus vocis del legislatore, che spesso si traduce - inconcreto - in una pura e semplice monetizzazione dellicenziamento illegittimo.Infine, a proposito delle indennità e dei risarcimenti,vogliamo sottolineare che non vi è sanzione dicarattere pecuniario a carico del padrone che halicenziato illegittimamente il lavoratore. Quelle che, negli ordinamenti giuridici di altri paesi,sono le astreintes o le zwangsstrafen hanno tutte incomune la caratteristica di assoggettare l'obbligatoinadempiente al pagamento di somme superiori aquelle dovute in base al rapporto originario. Da noi queste misure non esistono, e il padrone nondeve pagare nulla di più di ciò che il lavoratoreavrebbe dovuto ricevere in base al rapporto di lavorooriginario.

* * *

L'accordo sulla nuova stesura dell'art.18, raggiunto

fra il governo e le forze politiche che lo sostengono(e che i vertici sindacali stanno di fatto accettando) è,in sintesi, il seguente:- Licenziamenti discriminatori. Sono sempre nulli edè previsto sempre il reintegro del lavoratore. Com'eragià prima della «riforma» Monti-Fornero.- Licenziamenti disciplinari illegittimi. Ci sarà menodiscrezionalità del giudice e nella scelta del reintegro,che potrà essere deciso solo nei casi previsti daiCCNL; negli altri casi ci sarà solo l'indennizzo (è laprima monetizzazione).- Licenziamenti economici (quelli dovuti a una crisieconomica dell'impresa, per «ragioni inerentiall'attività produttiva, all'organizzazione del lavoro eal regolare funzionamento di essa»). Adesso, per illavoratore, c'è solo una residuale possibilità di esserereintegrato, non più l'automaticità del suo reintegro.Il giudice potrà ordinarlo solo «nell'ipotesi in cuiaccerti la manifesta insussistenza del fatto posto abase del licenziamento economico». Dunque,estrema aleatorietà e alta improbabilità dellareintegrazione del lavoratore. «Nelle altre ipotesi», ilgiudice dispone solo l'indennizzo (la secondamonetizzazione). Se però viene effettivamente dimostrata in giudiziol'esistenza del motivo economico del licenziamento,il lavoratore viene licenziato senza indennizzo esenza reintegro.Inoltre, nel caso del licenziamento economico, èprevista una procedura obbligatoria di conciliazionepresso la Direzione territoriale del lavoro. Se iltentativo di conciliazione fallisce, il datore di lavorolicenzia il lavoratore, il quale può ricorrere al giudiceper dimostrare che il licenziamento economiconasconde motivi discriminatori o disciplinari, nelqual caso sarà reintegrato. Ma se non ci riesce, nonsolo sarà licenziato, ma perderà anche l'indennizzo acui avrebbe avuto diritto in sede conciliativa. Un belmeccanismo intimidatorio nei confronti dellavoratore: pensaci bene prima di far causa alpadrone, perché puoi rimetterci le penne!Ovviamente, anche per il nuovo testo dell'art. 18 valesempre il principio generale - che abbiamo sopraricordato - dell'incoercibilità degli obblighi di fare,

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per cui non è mai possibile costringere veramente ilpadrone a reintegrare il lavoratore nel suo posto dilavoro. Nei rarissimi casi in cui il padrone lo farà obbedendoall'ordine del giudice, sarà per un giudizio diconvenienza che lui, e lui soltanto, formulerà inrelazione ai suoi interessi e a quelli della sua impresa.Comunque, già prima della «riforma Monti-Fornero»il giudice non poteva entrare nel merito dellevalutazioni tecniche, organizzative e produttive deldatore di lavoro che licenziava. Anche adesso, colnuovo testo, le cose non sono cambiate (a parte ilcaso della «manifesta insussistenza» del motivoeconomico del licenziamento; ma quale reale fiduciail lavoratore può riporre nella magistraturaborghese?).

* * *

Dunque, il governo Monti-Napolitano è riuscitoladdove Berlusconi si era dovuto fermare. Ha messole mani sull’articolo 18, quella norma conquistata nel1970 che garantisce un minimo di sicurezza ailavoratori per non essere licenziati in base al totalearbitrio padronale. In tempi di crisi economica questosignificherà licenziamenti di massa.Allo stesso tempo sono stati fortementeridimensionati gli ammortizzatori sociali e si estendeil precariato, completando l’opera della legge Biagi edel pacchetto Treu. Con la controriforma targata Fornero tutti ilavoratori, senza distinzioni, saranno sottoposti allepeggiori condizioni di ricatto e sfruttamento.La cancellazione della sostanza dell’articolo 18 lascialiberi i padroni di ricattare i dipendenti ogni giorno,di cacciarli, di imporre forme di lavoro sempre piùprecario e con tutele assolutamente inadeguate.Questa semplice previsione (annullare il

licenziamento illegittimo, reintegrare il lavoratore erisarcirlo del danno subito) esercita infatti una forzadeterrente, e rende praticabili i diritti dei lavoratorinel concreto svolgersi dei rapporti di lavoro, a partireda quelli sindacali e da quelli sulla tutela della salutee sicurezza dei lavoratori.Chi sa di poter fruire di una tutela contro illicenziamento illegittimo ha infatti più possibilità diagire per rendere effettivi i suoi diritti di fondo nellosvolgimento del rapporto di lavoro. Tutto ciò oggi non possono fare i lavoratori precari, atermine, somministrati, assunti con pseudo-contrattidi lavoro autonomo etc., i quali, in attesa dellaauspicata stabilizzazione, sono indotti a subire ognicondizionamento del datore di lavoro.A nessuno può sfuggire che nell’applicazione dellanuova normativa alcune cose non funzionano. Non funziona la “manifesta insussistenza” posta abase del licenziamento economico per ottenere ilreintegro: i padroni non sono così fessi da licenziaresenza alcuna motivazione, perciò i giudici nonreintegreranno i lavoratori, nemmeno quandoaccerteranno la mancanza di ragioni economiche, estabiliranno nella migliore delle ipotesiun’indennizzo.Non funzionano i tempi del processo del lavoro. Setra primo, secondo e terzo grado i tempi di unacontroversia in tema di licenziamento si aggirano,mediamente, salvo i distretti giudiziari più virtuosi,tra i sei-sette anni, il giusto principio si traduce in unparadosso. E’ quindi necessario e urgente introdurremisure speciali di accelerazione delle controversiegiudiziarie in materia di licenziamenti.L’altra innegabile disfunzione consiste nel campo diapplicazione ora previsto per l’art. 18, individuatonelle unità produttive con più di 15 dipendenti. Talediscrimine fu determinato a suo tempo dallo Statutosia per l’applicazione dell’art.18 che per lacostituzione delle rappresentanze sindacali aziendalie la conseguente fruizione dei diritti sindacali inazienda. Tale soglia, relativa alla mera dimensioneoccupazionale, è obsoleta, a fronte dei diffusiprocessi di esternalizzazione del ciclo produttivo edelle previsioni relative al mancato calcolo di unnumero rilevante di dipendenti (apprendisti,somministrati, lavoratori a termine ecc.). L’art. 18 va quindi ripristinato come principio difondo ed esteso sul piano della sua applicazione.Parafrasando una nota affermazione di un grandedirigente sindacale, Giuseppe Di Vittorio, si potrebbedire: “l’art. 18 va cambiato sul piano applicativo,non per le ragioni per cui ce lo chiedono gli avversari,ma per le nostre ragioni”.

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La controriforma Fornero corrisponde invece agliinteressi dei capitalisti, ai diktat della Bce e dellafinanza internazionale. Il suo scopo è quello diestendere ovunque il lavoro a basso costo e asupersfruttamento, di creare un vasto esercitoindustriale di riserva stagnante. Dall’inizio della crisi sono stati persi in Italia 1,5milioni di posti di lavoro. Non è difficile prevedereche con la recessione in corso (quest’anno il PILscenderà del 2,4%) l’emorragia continuerà e ipadroni procederanno a brutali ristrutturazioni elicenziamenti di massa, intensificando losfruttamento per chi rimarrà in fabbrica.La più vergognosa bugia del governo è che lacancellazione dei diritti dia più possibilitàoccupazionali ai giovani, ai precari, alle donne. E’ vero l’esatto contrario: saranno proprio i giovani, iprecari e le donne a pagare i costi dellacontroriforma: il loro licenziamento sarà più facile.Questa devastante manovra antioperaia passa con ilvoto favorevole e determinante delle destre e delPartito Democratico, con la complicità di CISL e UILe la vergognosa resa della dirigenza CGIL. Aresistere sono solo ampi settori della FIOM (dopo ilcedimento della CGIL, la FIOM aveva la possibilitàe il dovere di proclamare lo sciopero contro ilgoverno; non averlo fatto dimostra la subalternità delsuo gruppo dirigente, contro la volontà della parte piùcombattiva degli iscritti all'organizzazione), le areeclassiste interne alla CGIL, il sindacalismo di base, lasinistra rivoluzionaria e i comunisti. In nessun paeseeuropeo sono passate riforme sociali così brutali,sulle pensioni, sul lavoro, sulle tasse, senza unareazione delle grandi organizzazioni di massa. Nei mesi scorsi in molte aziende c’è stata unamassiccia protesta contro lo stravolgimentodell’articolo 18, con fermate, scioperi, picchettaggi,blocchi stradali e manifestazioni. Ma i verticisindacali hanno frenato le lotte, evitato di svilupparele necessarie iniziative generali di mobilitazione deilavoratori, accettando lo smantellamento dei diritti edelle libertà conquistate a caro prezzo dalla classeoperaia. In tal modo hanno dimostrato di non averealcuna autonomia dai liberal e dai riformisti chesostengono un governo, quello di Monti, impostodall’oligarchia finanziaria.Di fronte a questa inaccettabile situazione, di fronte

all’intensificarsi dell’offensiva capitalista nelprosieguo della crisi, è necessario realizzare il fronteunico proletario dal basso, sviluppare e unificarel’opposizione sindacale di classe, per ampliare erafforzare il percorso di lotta contro le manovreantioperaie e antipopolari.Quello che oggi veramente manca alla classe operaiae la direzione politica delle lotte. Solo con laricostruzione di un partito indipendente erivoluzionario della classe operaia, avremo lostrumento indispensabile per dirigere la lotta dellemasse sfruttate e oppresse, per avanzare e vincere.

* * *

La conclusione politica che possiamo trarre da tuttequeste considerazioni è una sola: il lavoratore, nellasocietà del capitale, è sempre una mercemonetizzabile (quando lavora, con un salario; equando è licenziato, con un indennizzo). E all'interno della fabbrica, chi comanda è il padrone.Ce lo ricorda, con dura chiarezza, Marx nel Capitale:«All'interno del processo di produzione il capitale siè sviluppato in comando sul lavoro, cioè sulla forza-lavoro in attività, ossia sull'operaio stesso». […] «Ladirezione capitalistica è, quanto al contenuto, diduplice natura a causa della duplice natura delprocesso produttivo stesso che dev'essere diretto, ilquale da una parte è processo lavorativo sociale perla fabbricazione di un prodotto, dall'altra parteprocesso di valorizzazione del capitale, ma quantoalla forma è dispotica». […] «La divisione del lavorodi tipo manufatturiero presuppone l'autoritàincondizionata del capitalista su uomini checostituiscono solo le membra di un meccansmocomplessivo di sua proprietà». […] «La semplicetrasformazione del denaro in un certo numero difattori oggettivi del processo di produzione, in mezzidi produzione, trasforma questi ultimi in titologiuridico e diritto d'imperio sul lavoro e sulpluslavoro altrui». […] «Il codice della fabbrica incui il capitale formula come privato legislatore earbitrariamente la sua autocrazia sugli operai,prescinde[…] da quella divisione dei poteri tantocara alla borghesia e da quel sistemarappresentativo che le è ancor più caro».

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Una stagione di lotte incessante

In questo ultimo anno la classe operaia e i movimentidi lotta contro le politiche neoliberiste hannocontinuato la loro resistenza contro l’offensivapolitica dell’oligarchia finanziaria portata avanti dalprecedente governo Berlusconi e, con più veemenzadal nuovo governo Monti-Napolitiano. Se qualcunosi aspettava che, andato in soffitta “il reuccio diArcore”, il movimento si sarebbe spento o defluito èrimasto deluso. Masse sempre più vaste stannocapendo che il tramonto di Berlusconi non ha affattosignificato la fine del “berlusconismo”, cioè deldogma neoliberista.La situazione italiana ha molti aspetti in comune congli altri paesi europei. La classe operaia e i popoli siribellano alla “dittatura dei mercati”, alla politica diausterità imposta da Bruxelles, e con vari processi –di lotta (anche aspra) ed elettorali – puniscono igoverni. La ribellione, la protesta, lo scontentooperaio e popolare assumono varie forme, simanifestano in tendenze diverse, che spesso laborghesia qualifica come “antipolitica”, ma che inpiù occasioni, purtroppo anche non coscientemente,si è dimostrato in realtà ripulsa per la politicaborghese. Nei vari paesi, così come nel nostro, crescela conflittualità nei confronti della politica deisacrifici e del rigore finanziario, la polemica contro itrattati europei. In generale, il nostro paese sta conoscendo unastagione di lotte costante. Nell’ultimo anno ilmovimento di lotta operaio e popolare non si è maifermato ed è cresciuto. Dai metalmeccanici aglistudenti, dai precari ai lavoratori immigrati, da coloroche lottano per la casa alla mobilitazione contro le

privatizzazioni e sulle questioni ambientali (tra cui ilmovimento NO TAV e quello contro gli discariche),dai movimenti civili e democratici alle lotte di vastistrati piccolo-borghesi rovinati dalla crisi, assistiamoa fenomeni di accanita resistenza e forme di lottadure.

Alcune considerazioni sulle tendenze in atto

Dopo lo sciopero generale dei metalmeccanici del 9marzo, e gli episodi di protesta operaia che stannodurando da mesi contro la controriforma del mercatodella forza-lavoro, che comprende la riduzione degliammortizzatori sociali, l’estensione del precariato el’attacco all’art. 18, possiamo trarre alcuneconsiderazioni di tipo politico sulla situazione e leprospettive del movimento operaio in Italia.

a) La classe operaia ed in particolare i suoi settori piùavanzati, non si arrende all’attacco del capitale econtinua ad esprimere importanti momenti di duralotta. Tra gli episodi più significativi possiamoricordare la lotta operaia a Fincantieri (conl’occupazione dei cantieri), Fiat Melfi e Pomigliano,Alcoa, Piaggio, etc. Specialmente i giovani operai(italiani e immigrati) mettono in discussione ilmoderatismo riformista e la concertazione. La classe operaia si mantiene di fatto ancora alla testadel movimento di lotta. Il proletariato (in primis igiovani operai e i lavoratori immigrati) si conferma laclasse anticapitalista e rivoluzionaria per eccellenza.Essa è la classe che più di altri strati sociali è scesa incampo contro le politiche neoliberiste, quella che inalcune occasioni ha espresso le forme e i momenti dilotta più avanzati, decisi e forti.

b) La crisi economica, l’attacco sfrenato dellaborghesia imperialista avente per obiettivo politico laridefinizione dei rapporti di forza con la classeoperaia (accordo Mont-PD-PDL-UDC) e l’ennesimotradimento dei vertici CGIL che hanno cancellato losciopero generale proclamato e ricompattano ilfronte con gli altri sindacati collaborazionisti,rimandando ad un’eventuale mobilitazione generaleunitaria il prossimo autunno, da un lato e lapersistente resistenza del proletariato e delle massepopolari dall’altro, stanno producendo interessanti eimportanti effetti:

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Sviluppi e limiti della lotta di classe degli sfruttati in Italia

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*) Assistiamo alla tendenza alla acutizzazione dellecontraddizioni e dei contrasti di classe,all’inasprimento delle mobilitazioni eall’ampliamento del fronte di lotta della classeoperaia e delle masse lavoratrici. La pace sociale èun’utopia e si notano in generale degli spostamenti asinistra del movimento operaio e popolare. La lotta diclasse avanza e assume caratteri più spiccatamentepolitici.

*) Si ampliano le contraddizioni all’interno della basesocialdemocratica, riformista e dei maggiorisindacati. Il rapporto fra operai e il partito di Bersanisi va incrinando profondamente. Di recente si sonoverificati aperti episodi di contestazione di settorioperai contro il PD e alcuni dei suoi massimirappresentanti (politici e sindacali). La base operaia(in particolare FIOM ma non solo) non intendeaccettare le controriforme e si prepara a continuare lelotte.

*) Cresce la sfiducia e la protesta verso irappresentanti politici della borghesia e le istituzionidello Stato, persino quelle sinora “intoccabili” (es,Presidenza della Repubblica). Il governo Montirisulta debolissimo, senza vasto consenso sociale.

*) Stanno crollando i miti e le illusioni riformiste edeuropeiste. Assieme al malcontento di vasti stratisociali cresce anche la sfiducia nel futuro in ambitocapitalista. Un numero sempre più grande dilavoratori e giovani giudicano la società borgheseincapace di garantire un miglioramento delle lorocondizioni di lavoro e di vita. Monta la rabbia verso ipartiti e i governi borghesi. L'idea della rivoluzioneridiventa attuale nella coscienza di settori diavanguardia della classe operaia, benché ancoraminoritari.

*) A fronte della volontà della classe operaia diresistere e vendere cara la pelle ed all’aumentodell’intensità della sua risposta, dobbiamo peròconstatare che il movimento di lotta operaio non èancora capace di offrire una risposta adeguata, ossiadi carattere politico, all’offensiva capitalista e allareazione politica in atto.

In sostanza, il movimento di classe in Italia è ancoradebole ed inadeguato rispetto la portata e laprofondità dell’attacco scatenato dalla borghesia. Indefinitiva, se il punto morto inferiore per ilmovimento operaio è ormai alle spalle, secominciano a maturare le condizioni per un nuovo, e

più elevato, sviluppo e maturità delle sue lotte controil sistema di sfruttamento capitalista, molti altri passideterminanti restano ancora da fare.

Questa situazione posa su cause e limiti precisi.1) Il deficit fondamentale dell’attuale movimento diclasse è di carattere politico: esso risiede nellamancanza di prospettive politiche rivoluzionarie, diuna visione e costruzione concreta di un’alternativapolitica di rottura col sistema capitalista e costituisceun fattore decisivo della debolezza odierna dellaclasse operaia. Gli operai lottano sì contro l’attacco dei governidell’oligarchia finanziaria, ma non per un progettoalternativo rivoluzionario. Si sforzano di resistere,ma non si scagliano nei fatti contro il sistema disfruttamento di cui sono vittime. Il proletariato ècerto capace di sviluppare un livello reale diresistenza all’attacco della oligarchia finanziaria;sicuramente è meno propenso a farsi circuire edingannare dalle varie congreghe di riformisti che locircondano. Rimane però ancora in una condizione dilotta “contro” il capitalismo, e non “per” una nuovasocietà. Molte avanguardie operaie e la grande massa delproletariato di fatto rimangono in effetti ancorasubordinate e dentro logiche e compatibilità borghesie istituzionali, incapaci di riconquistare una veraindipendenza di classe. Ciò non permette alproletariato e ai suoi alleati di affrontare in campoaperto il fronte borghese e di fatto compromette lepotenzialità di controffensiva.

2) Il proletariato sta scontando una pesante situazionedi difficoltà data la sua dispersione e il suoisolamento. Questo è un dato politico centrale: levarie forze borghesi e piccolo-borghesi fanno a garaper mantenere la classe operaia divisa e separata dellemasse popolari attaccate dall’oligarchia imperialista.Se la linea dei sindacati complici e della politica

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liberal-riformista porta a questi esiti, larghi “spazivuoti” vengono lasciati spesso anche dai partitisocialdemocratici e dai radical-opportunisti.Gli scioperi e la mobilitazione dell’ala piùbattagliera, gli operai metalmeccanici che siraggruppano in gran parte dentro la FIOM, sonorimasti senza un sostanziale e concreto appoggio daparte delle altre categorie (a parte alcune, sporadicheeccezioni). Nonostante gli sforzi compiuti, sono difatto falliti vari appelli alla generalizzazione edunificazione delle lotte. Le varie forze che, pur con le varie tendenze, sirichiamano al comunismo non garantiscono in questafase storica un ruolo costante nelle lotte operaie.Questo aumenta la debolezza politica delproletariato.Chi, in queste delicate condizioni, continua ablaterare di “necessità di un nuovo movimentosindacale” – invece della necessità dello sviluppo diuna potente risposta politica da parte della classeoperaia, e della urgentissima e ormai non piùrinviabile costruzione degli storici strumenti diclasse, in primo luogo della costruzione del partitorivoluzionario del proletariato, – fa il gioco –lo sivoglia o meno- della borghesia.

Il ruolo dei riformisti e degli “oppositori”borghesi

La responsabilità della situazione di debolezza, inprimo luogo politica, della classe operaia, ricadesoprattutto sulle spalle dei liberal riformisti (PD), deiriformisti, dei socialdemocratici e dei revisionisti.Essi, nonostante la costante perdita di consenso (dicui sono per esempio indice i casi di contestazioneoperaia già ricordati, e il crollo denunciato neisondaggi e nelle votazioni), ancora nei fatti

costituiscono l’apparato dirigente della grande massadel proletariato, tramite la burocrazia sindacale daloro diretta e controllata. Particolarmente pericolosi, senza mai dimenticare ilruolo antioperaio “scoperto” dei liberal-riformisti delPD, sono coloro che sotto “parole bellicose”, inrealtà frenano le lotte operaie, o le illudono conscioperi sfogatoio o fuori “tempo massimo”. L’azione dei nemici di classe in seno al movimentooperaio si sviluppa su varie direttrici, tutte miranti amantenere il proletariato all’interno dell’orizzonteeconomico-sociale borghese, impedire la discesa inlotta politica decisa della classe operaia e il suoavvicinamento alle posizioni autenticamentecomuniste e rivoluzionarie.Due direttrici della loro infida linea politica sono leseguenti:1) si mantiene la falsa ed ingannevoledifferenziazione fra capitale produttivo (buono e concui in sostanza la classe operaia dovrebbe allearsi) ecapitale parassitario da combattere (le banche“cattive”), fra “Europa dei popoli” e “Europa deicapitali” ecc.2) si cerca ad ogni costo di mantenere lamobilitazione operaia e popolare all’interno del piùstretto economicismo borghese e del perimetrocostituzionale ed istituzionale. L’obiettivo delleprincipali forze dirigenti del movimento di lotta è ilcapitalismo “umano”, attraverso la lotta perl’applicazione dei dettati costituzionali. Il socialismo,per i “riformisti camuffati”, è “antico” e non piùvalido.Accanto a queste due direttrici, viene anche operatolo sforzo di mantenere la classe operaia e le sue lotteal carro dei settori radicali non proletari, di ostacolarequalsiasi sua risposta autonoma all’attacco delcapitale. In tal modo i socialidemocratici (così come i liberal-democratici) svolgono a pieno un ruolo attivo difreno delle lotte e di sostegno sociale della borghesiaimperialista. Contro tutti costoro è necessaria lacompleta e definitiva rottura e lo sviluppo della lottadi principio da parte dei comunisti e dei settoriavanzati della classe operaia.

Passi concreti da compiere, al più presto

Ci troviamo di fronte dunque ad una situazionedelicata, in cui la grande forza del proletariato nonriesce ad esprimersi per colpa dei riformisti e deisocialdemocratici e della debolezza eframmentazione delle forze comuniste. In questa situazione l’unica classe che può trarne

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profitto è la borghesia imperialista, che riesce amantenere una costante iniziativa antioperaia.Solo la massiccia discesa in lotta della classe operaia,sulla base di un livello politico e organizzativo piùavanzato dell’attuale, può modificare la situazione afavore suo e delle masse popolari oppresse. Se è vero che la battaglia per l’obiettivo strategicodella presa rivoluzionaria del potere e la edificazionedella società socialista è, per il proletariato, laquestione risolutiva, è oggi urgente porsi il quesito:quali sono i nodi che la classe operaia deve scioglierenella fase attuale per uscire dalle sue condizioni didebolezza politica, e portare la sua lotta ad un livellosuperiore? Ne indichiamo un paio che ci sembranoparticolarmente urgenti e decisivi, sebbene nonesaustivi:

- Lo sviluppo della politica del fronte unico e, sullasua base, di un più ampio fronte popolarerivoluzionario, costituiscono il cardine di qualsiasiprospettiva politica rivoluzionaria. Il fronte unico operaio dal basso di tutte le categoriee di tutte le tendenze, capace di attrarre a sé anchel’enorme massa degli operai non sindacalizzati,italiani e immigrati, e il fronte popolarerivoluzionario contro i governi dell’oligarchia sonoarmi fondamentali nella lotta per la sconfitta deidisegni borghesi e l’emancipazione del proletariato.Proprio per questo, i riformisti e i socialdemocraticisi sono dimostrati nei fatti avversari del fronte unico.Occorre smascherare tutti coloro che, da destra comeda “sinistra”, si dimostrano o si schierano contro ilfronte unico operaio, costruire di comitati di lotta, diagitazione, di sciopero - come suoi organismi-, perguidare le lotte dal basso. Sul fronte sindacale, vannocompiuti i massimi sforzi per la creazione diun’opposizione sindacale di classe e rivoluzionarianei sindacati in grado di contribuire a superare ledivisioni artefatte.

- Il superamento dell’atteggiamento attendista esubalterno alle burocrazie sindacali. La tendenzamaggioritaria, frutto della forza riformista dentro laclasse, è quella che punta a forzare la mano ai verticidella CGIL per arrivare allo sciopero generale ealzare il livello della mobilitazione. All’opposto, oggila classe operaia, ed in particolare le sezioni piùavanzate del proletariato, devono cominciare a porsiseriamente il problema della rottura del legalismo edei rituali sindacali, della necessità della direzioneautonoma degli scioperi. Devono dare una rispostapositiva alla esigenza storicamente matura della

direzione autenticamente operaia del movimento dilotta. Avvenimenti quali gli scioperi e le altremobilitazioni operaie indetti autonomamente, idiversi tentativi di unificazione e coordinamentooperaio alla base delle lotte possono costituire, seadeguatamente valorizzati e sviluppati, un passo inavanti in questo senso. L’esperienza maturata inquesti ultimi mesi, che hanno visto l’ennesimotradimento riformista, sarà senza dubbio importantein vista del prossimo autunno.

Sui nostri compiti

La situazione rende ancora più decisivo edirrinunciabile il ruolo dei comunisti. Oggi è particolarmente importante partecipare allaeffettuazione “pratica” delle lotte, sviluppando ilegami con la classe operaia, diffondendo le nostreparole d’ordine e proposte politiche, conquistando unruolo di orientamento e una maggiore influenza,laddove possibile la direzione del movimento operaioe popolare. Senza di ciò i comunisti abdicherebberoal loro ruolo di avanguardia. Solo l’azione politica organizzata dei comunisti ha lacapacità di far compiere i decisivi e risolutivi passi inavanti alla classe operaia. I comunisti, in particolare,devono dichiarare senza esitazioni al proletariato gliobiettivi strategici che esso deve porsi per la sualiberazione dal sistema di sfruttamento capitalista:cioè legare in ogni occasione la lotta per l’abolizionerivoluzionaria della società capitalista e per laedificazione del socialismo a quella per gli scopiimmediati.L’educazione politica rivoluzionaria, per elevare lacoscienza di classe di sempre più ampi settori delproletariato, facendo abbracciare a questo la sceltadel socialismo proletario, si deve sempreaccompagnare al costante lavoro di ricostruzione diun autentico Partito comunista nel seno stesso delmovimento operaio e sindacale. Esso è l’armadecisiva del proletariato.

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Il fenomeno Grillo è estremamente utile allaborghesia in questa fase per prevenire lo

spostamento delle masse, specie giovanili, suposizioni comuniste e rivoluzionarie, per gestire ilradicalismo popolare, la rabbia, la protesta el’indignazione contro il ceto politico borghesedirigente.Il suo movimento è un sintomo del risveglio politicoe della partecipazione alla vita sociale, della delusioneaccumulate nei confronti dei capi dei tradizionalipartiti borghesi, della domanda di cambiamento. Allostesso tempo rappresenta il “canale” entro il quale fardefluire e recuperare la protesta e la richiesta di un“modo diverso di fare politica”, evitando la presa dicoscienza di classe. E’ dunque un movimento con caratteristiche peculiari,capacità di attrazione e novità comunicative, chespecie tra i giovani meno accorti riscuote indubbiosuccesso, anche per la perdurante assenza di un partitopolitico comunista rivoluzionario.Storicamente il malcontento sociale in Italia trovasbocchi populistici (l’Uomo qualunque di Giannini, laLega ed ora il MoVimento 5 Stelle), che funzionanocome barriera di contenimento nei confronti dellapossibile avanzata delle forze comuniste, progressiste,di sinistra. Tratti comuni di queste formazioni sono lapolemica contro i “politici professionali”,l’antipartitismo, il populismo, etc. La borghesia sa bene come utilizzare figure cheprovengono dal mondo televisivo e dello spettacolo,figure carismatiche dalla grande risonanza mediaticaper trascinare milioni di persone in false soluzioni dei

problemi di fondo della nostra società e in nuoveillusioni. La funzione che viene assegnata a questi bulldozermediatici è evidentemente quella di portare a fondo ladistruzione e la rimozione dei detriti delle formazionipolitiche obsolete, per far far spazio a nuoveaggregazioni politiche, organiche all’oligarchiafinanziaria. Beppe Grillo rappresenta settori di piccoliimprenditori capitalisti e di piccola borghesia delleregioni più ricche, elementi intellettuali,professionisti, lavoratori degli strati medio alti chevengono declassati, impoveriti e privati delleprospettive di ascesa sociale dalla crisi delcapitalismo. Il suo movimento interpreta il disagio e i bisogni diquesti strati sociali in decomposizione, riflette le lorooscillazioni e la loro instabilità politica, dà voce allaloro protesta contro i partiti e le istituzioni del capitalemonopolistico finanziario, offre una sponda altentativo di riconquistare un’iniziativa storica e alprotagonismo individuale dei suoi componenti. Manon è in grado di elaborare una strategia e una tatticaconseguenti, di condurre una lotta organizzata controil regime borghese, di superarlo dialetticamente.Le istanze del jolly Grillo, volte al recupero dellapartecipazione dal basso dei cittadini e della lororiappropriazione della politica, fanno breccia perchésono temi sentiti e reali. Altra cosa è poi declinarequesti temi blaterando di reti orizzontali dipartecipazione e di organizzazioni informali di tipomovimentista, di assenza di dirigenti, francamenterisibili, ma che servono da copertura “democratica” eda acchiappa-fessi. Politicamente il MoVimento 5 Stelle ha carattereinterclassista, propugna una sorta di “rivoluzionecittadina” contro la partitocrazia, per unariorganizzazione della vita politica e una rimozionedalle loro posizioni degli elementi nocivi oincompetenti, senza rivoluzione e senza conquista delpotere. Si dichiarara portatore di “etica e buon sensoal governo”. In altri termini, rappresenta la vecchiaillusione della piccola borghesia - specie quellaurbana del nord, nelle regioni ove è più critico ilrapporto fra società civile e istituzioni borghesi - didivenire classe dirigente e l’incapacità di fondare unnuovo Stato.

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Beppe Grillo, un jolly utile alla borghesia“I partiti dovrebbero ringraziare il Fato per l'esistenza del MoVimento 5 Stelle, un movimento dicittadini, pacifico, legalitario. Se non ci fosse cosa sarebbe infatti di loro?” (Dal Comunicato n. 50 del MoVimento 5 Stelle)

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Dentro questo movimento si riassumono e si fondonole istanze piccolo borghesi “progressiste” cheabbiamo visto emergere negli ultimi anni (girotondini,popolo viola, indignati, etc.). Ma anche istanzeterritorialiste e di critica al centralismo, ad es. quelleinterpretate dal leghismo. Per le sue caratteristiche di massa, le capacitàcomunicative e di assorbimento di spinte reali, comel’insofferenza verso i privilegi e il parassitismo della“casta” politica e del Vaticano, il MoVimento 5 Stellepuò divenire - in un paese come l’Italia che vede lapresenza di vasti strati intermedi - un fenomeno chenon si esaurisce in una fiammata e affermarsi nelleprossime elezioni politiche come forza nazionale. Nonostante la base piccolo borghese, bisognaosservare che, dietro l’informalità del movimentogrillino, c’è una regia riconducibile a gruppicapitalistici (per il tramite della “CasaleggioAssociati”, società di strategie di rete e marketing),assai interessati ad un opera didemolizione/ricostruzione a destra degli assettipolitici e istituzionali del nostro paese.Ideologicamente il grillismo non ha una fisionomiacompatta, è eclettico, con una predominanza di temi econcetti liberal-democratici, ecologisti e rousseauiani.Dietro un apparente radicalismo veicola cultura econcezioni borghesi liberali e di destra, secondo cui leclassi sociali non esistono più, le relazioniinformatiche sostituiscono la militanza politica esociale e i partiti politici sono giudicati anacronistici.In questo senso, la sua ascesa ha un valorepedagogico, prima ancora che politico o materiale, edè in parte mutuato da esperienze USA (MeetUp) ebrasiliane (il bilancio partecipativo).Il programma del MoVimento 5 Stelle è indicativodella sostanza economica e politica che c’è sotto glislogan urlati dal capocomico.I suoi obiettivi centrali sono la riforma, lo snellimentoe la modernizzazione dello Stato borghese (èantisistema nel senso di volere una profonda riformadel sistema politico borghese), una sorta digiustizialismo. Il taglio delle spese pubbliche è un suotraguardo politico. E’ per il risparmio energetico e lariduzione dell’impatto ambientale, con il sostegnodelle imprese presenti nell’ecobuinness. Punta alrilancio dell’export italiano e degli investimenti esteriin Italia, a una maggiore concorrenzialità e alcunelimitazioni ai movimenti del capitale liquido, la“decrescita”, fermi restando gli attuali rapporti diproduzione. Allude alla nazionalizzazione dellebanche lasciando il potere nelle mani dei capitalisti.E’ per una riforma della UE imperialista. In effetti, il programma grillino non vuole cambiare il

rapporto fra lavoro e capitale, ma solo semplificarel’assetto del potere dei capitalisti e diminuire le spesedel loro dominio.Non è dunque un caso che la Confindustria dallecolonne del suo quotidiano, ha evidenziato che i puntidel programma grillino “sembrano dettati dal buonsenso e da una voglia di pulizia e di trasparenza”(Sole 24 Ore, 22.5.2012).Le questioni operaie e dei lavoratori, tranne unaccenno al precariato e al sussidio di disoccupazione,non compaiono nel programma di questo movimento“di lusso” (le 5 Stelle appunto…). Segno evidente chei grillini concepiscono la società come una massapiccolo borghese e a questa indistinta massa sirivolgono.La sua totale internità del MoVimento all’orizzonteborghese è dimostrato dal fatto che non si ponenemmeno lontanamente il problema del superamentodella proprietà privata dei mezzi di produzione (cheinvece difende), di una nuova organizzazione sociale,così come non concepisce la divisione in classi dellasocietà e la lotta di classe degli sfruttati (che laborghesia invece può riconoscere a patto che non sitrasformi in dittatura del proletariato). I problemi peri grillini girano attorno ai diritti individuali del piccoloproprietario e del piccolo azionista, schiacciati dalcapitale monopolistico e dai vecchi partiti. Il MoVimento 5 Stelle intende la giustizia come unfatto al di sopra delle classi ed è incapace di condurreuna lotta conseguente per la democrazia, perché nonvuole andare oltre il legalitarismo e il pacifismopiccolo-borghese. Su questo tema, come ha avutomodo di osservare un altro comico (Gene Gnocchi),“Grillo parla quasi come Berlusconi”.Il padre-padrone del movimento (figlio di unindustriale, soggetto dallo stile di vita alto-borghese,già proprietario di Ferrari e barche a vela) permascherare la sua vera natura assume atteggiamentiradicali, “r-r-rivoluzionari”. Si trova attualmente inconflitto con le due ali politiche della borghesia. Maessendo il capo indiscusso di un movimentopragmatico e de-ideologizzato potrà convergere voltaper volta con il centrosinistra o con le destre.

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Queste ultime si sentono garantite dai grillini e albisogno li appoggiano. Il caso di Parma, in cui settoridel PdL e della Lega allo sbando hanno favoritoPizzarotti parla chiaro. La spregiudicatezza del MoVimento 5 Stelle è taleche si può trovare intese perfino con i fascisti. Ad es.a Bolzano i grillini difendono Casapound, sul sito diGrillo trova ospitalità Forza Nuova e in generale idirigenti del MoVimento 5 Stelle sono noti per la lorolatitanza riguardo l’antifascismo. L’ “equidistanza” e il definirsi “nè di destra, nè disinistra” dei grillini significa che sono disposti astabilire accordi con tutti i partiti della borghesia,nelle amministrazioni locali, come nelle istituzionicentrali. A livello nazionale è perfino possibileun’alleanza con le “liste civiche” liberiste diMontezemolo e Saviano, che si propongono dioccupare lo spazio lasciato vuoto da Berlusconi.D’altro canto le forze conservatrici hanno oggi unbisogno spasmodico di tenere avvinte le masse percontinuare a dominare, e Grillo offre queste masse auna classe dominante in decomposizione e in declino.Non è nemmeno difficile prevedere che alcuni deimigliori quadri grillisti saranno selezionati e cooptatidalla borghesia imperialista, che sa far leva sulle loroaspirazioni di scalata sociale, per rivitalizzare esvecchiare i ranghi del sistema.La struttura del MoVimento è fragile: pochi iscritti,poche sedi, scarso radicamento sul territorio. Unmovimento molto virtuale e poco reale. Finora si èespanso cavalcando la voglia di cambiare, l’ondadella rivolta anti-partitica, sfruttando il web e lacapacità comunicative del leader. Ma gli elementi didebolezza organizzativa alla lunga finiranno perpesare come fattori digregativi, anche perché fra imilitanti non c’è vero collante ideologico e politico.Grillo non ha influenza diretta nella classe operaia,non partecipa alla vita e alle lotte del proletariato (maivista una bandiera del MoVimento 5 Stelle ad unosciopero o ad una manifestazione operaia), ma solo ad

alcune lotte di carattere sociale. Come abbiamo detto nel programma grillista nonfigurano istanze operaie, nè rivoluzionarie, nèriformiste, perciò questo movimento non può offrirealcuna rappresentanza politica al proletariato.Sappiamo bene che le formazioni politiche dicarattere democratico staccate dal movimento operaiopresto si tramutano in movimenti sterili o possonofacilmente virare a destra nel corso degli sviluppidella lotta fra le classi sociali. Occorre perciò farcapire ai sostenitori e ai soggetti di estrazionepopolare che animano il movimento grillino che leloro sorti non sono separabili da quelle della classeoperaia.Alla luce di queste caratteristiche si delineano diseguito alcuni elementi tattici da sviluppare neirapporti fra il movimento comunista e gli appartenential MoVimento 5 Stelle, senza limitarci alla pura esemplice condanna e senza mettere in atto operazionidi corteggiamento: 1. criticare apertamente la loro ideologia piccoloborghese, speciale variante di liberalismo politico;2. combattere la tendenza allo spostamento a destra,l’inserimento nel blocco borghese in funzioneantiproletaria, cercando di guadagnarne alcunecomponenti come possibili alleate della classe operaianella lotta contro la reazione politica, lafascistizzazione dello Stato e della società,neutralizzando le componenti più avverse; 3. poiché il movimento si definisce democratico porresempre la questione delle discriminanti antifascista eantirazzista; 4. intensificare la critica riguardo il caratterescarsamente democratico e trasparente delmovimento, specie riguardo i divieti di esprimersiimposti dal leader carismatico, depositario del“marchio di fabbrica”, che pretende il monopoliodella comunicazione pubblica e delle scelte politiche; 5. spingere gli aderenti, specie quelli appartenenti aglistrati popolari, al confronto sulle più importantirivendicazioni della classe operaia; 6. approfittare dell’istanza della “democrazia diretta”sbandierata dal MoVimento 5 Stelle per formarecomitati popolari di agitazione, di lotta, di controllodelle amministrazioni pubbliche; 7. fustigare il legalitarismo e il pacifismo delmovimento grillino, che esprimono la sudditanza allaborghesia imperialista;8. condividere le denunce contro il sistema dei partitie delle istituzioni esistenti, contro i privilegi, gli abusie la corruzione dilaganti, ma con le nostre, non con leloro motivazioni.

Grillo rappresenta la vecchiaillusione della piccolaborghesia - specie quellaurbana del nord, nelle regioniove è più critico il rapporto frasocietà civile e istituzioniborghesi - di divenire classedirigente e l’incapacità difondare un nuovo Stato

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Comunisti Uniti (CU) è un progetto politico sortonel 2008, dopo la batosta elettorale di “Sinistra

Arcobaleno” - il cartello sponsorizzato da forzeopportuniste, socialdemocratiche e revisioniste cheavevano sorretto il governo antipopolare di Prodi. Il progetto di CU, in quanto movimento trasversaleformato da militanti del PRC e del Pdci critici versole scelte di questi partiti, ma anche da compagniprovenienti da altre esperienze e da senza partito,raccolse inizialmente migliaia di adesioni. Nel tempoperò, a causa dei suoi limiti politici, ideologici eorganizzativi, ha perso capacità di aggregazione e diiniziativa politica, militanti e consenso. Alcuni settoriche si erano aggregati attorno a questa area sonoconfluiti in formazioni di carattere revisionista osono rifluiti con diverse posizioni nei loro ambiti diprovenienza. Noi compagni di Piattaforma Comunista abbiamocriticato apertamente CU fin dal suo primo appellodel 2008, per il suo eclettismo, per l’assenza diprincipi che si accompagna a uno spiccatoeconomicismo, per i suoi labili riferimenti alla classeoperaia, per il bilancio limitato e parzialissimo dellevicende del movimento comunista italiano einternazionale, e soprattutto per la sua volontà di nonrompere una volta per tutte con l’opportunismo diRifondazione, Pdci ed altre formazioni minori.Dietro la “casa comune” dei comunisti infattiscorgevamo il tentativo di riproporre vecchiaggregati rimessi a nuovo alla meno peggio,eludendo intenzionalmente il nodo delle sciaguratedirezioni politiche e delle posizioni ideologiche deipartiti opportunisti .e revisionisti. CU metteva infattisullo stesso piano lavoratori comunisti, dirigentirevisionisti ed intellettuali che hanno avuto preciseresponsabilità nelle sconfitte del movimento operaio.La sua critica a Rifondazione, Pdci, Fds, etc. si èsempre limitata alle scelte contingenti, alle “formulegià sperimentate e fallimentari”, senza andare alfondo della questione. Un progetto confuso ed eclettico come quello di CUnon può – nella nostra opinione - costituire lapiattaforma per la ricostruzione di un autenticopartito comunista, così come non può ricomporre leschegge prodotte dall’implosione del modernorevisionismo, ma solo generare ulterioreframmentazione e divisioni, produrre nuovedelusioni. A meno di operare una profondatrasformazione al suo interno.

Per rilanciarsi e riaggregare forze, CU ha presentatonel mese di giugno “sei tesi di discussione per unaunità utile dei comunisti ovunque collocati”,sollecitando il dibattito e il confronto. Ciò ci permette di intervenire nuovamente con unnostro contributo critico, in modo franco, leale esenza nessuna preclusione nei confronti di forze chein un modo o nell’altro si pongono l’obiettivo delPartito e vogliono lottare per una nuova società. Prima di tutto è necessario chiedersi: cosa significa“utile unità dei comunisti”? L’unità di cui hanno bisogno i comunisti è quella checi fa compiere passi avanti verso il Partito, su saldebasi teorico-pratiche e nella completa indipendenzanei confronti degli opportunisti. Se invece questa unità utile è rivolta a comunisti“ovunque collocati” ed è un’unità senza principisignifica una sola cosa: non rompere la catena che lilega alla socialdemocrazia e al revisionismo, nonunirsi sulla base dei principi del comunismo, marimanere nelle varie parrocchie e coordinarsi sullabase del pragmatismo, dell’utilitarismo,dell’elettoralismo e dei compromessi di principio. Per noi questa è un’unità inutile, che dura poco eserve ancora meno, una forma di passività e disubalternità all’ala sinistra della borghesia. Di frontea questa unità è preferibile mille volte unaseparazione organica, politica, ideologica edorganizzativa dai partiti e dai capi socialdemocratici,revisionisti, estremisti e trozkisti, cioè dalle varieforme in cui si manifesta l’opportunismo in Italia. L’unità ha gambe solide e concrete se ci si lega alpatrimonio teorico e di lotte del Partito del ’21,dell’Internazionale comunista, della battaglia svoltacontro il moderno revisionismo, se si guarda ad essicome il punto di partenza per affrontareadeguatamente i compiti gravosi ed irrinunciabili cheoggi ci attendono; se s’innesta l’attività dei comunistiin Italia all’interno della dimensione internazionale

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Sulle tesi di “Comunisti Uniti”

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del lavoro che il movimento comunista porta avanti. Solo attraverso questa battaglia politica e ideologicasi potrà determinare si potrà definire un programma eun'organizzazione politica rivoluzionaria della classeoperaia, un’aggregazione progressiva di elementirivoluzionari, un'azione di massa conseguente.Ben altra cosa di quella “discontinuità” che viene oratimidamente evocata da CU nei confronti dei gruppidirigenti della Federazione della Sinistra, dopo averper anni strizzato l’occhiolino ai capi di questo circoBarnum legato mani e piedi al PD social-liberista.Torniamo alle tesi di CU. Esse sono state presentateall’esplicito scopo di giungere a un’assembleanazionale “in cui discutere un fronte e un programmacomune, al di là delle collocazioni organizzative diciascuno”.Ecco un buon esempio di cosa vuol dire mischiare lecarte. La politica di fronte infatti non riguarda solo icomunisti. Noi marxisti-leninisti siamo per larealizzazione del fronte unico proletario e, sulla suabase, di un ampio fronte popolare antimperialista eantifascista. Questa politica di fronte è una necessitàurgente e immediata, giacchè bisogna costruirel’unità della classe operaia e l’unione di tutti gli strativittime del capitale finanziario, per respingere lapolitica d’austerità con cui vogliono farci pagare lacrisi e i debiti del sistema di sfruttamento.I marxisti-leninisti partecipano attivamente allacostruzione di un blocco popolare contrappostoall’oligarchia imperialista, vi contribuiscono con leloro proposte politiche e le loro piattaformerivendicative che riflettono le esigenze immediatedelle masse, senza mai rinunciare alla propriaindipendenza. Oggi è certamente possibile disegnare un’alternativapolitica globale, di rottura con le politiche liberiste esocial-liberiste (quest’ultime sistematicamentedimenticate da CU) proprie dell’oligarchiafinanziaria, per una trasformazione rivoluzionariadella società. Le forze che si rifiutano di pagare lacrisi e il debito, e fra di esse i comunisti, hanno unagrande responsabilità in tal senso. Ma questo processo di costruzione di fronti politicinon può essere scambiato con quello dellaformazione di un partito comunista, come fa CU checonfonde ad arte l’esigenza dell’unità di azione deglisfruttati e degli strati popolari colpiti dal capitalefinanziario, con l'unità strategica dei comunisti, chenecessita di ben altri requisiti e condizioni. Proseguiamo. CU individua nella costruzione di unpolo di classe alternativo alle forze che sostengono ilgoverno Monti e nella ricomposizione un bloccosociale antagonista agli interessi del capitalismo

l’obiettivo politico dei comunisti. In altre parole perCU il ruolo dei comunisti si esaurirebbe in quellodell’opposizione di classe al capitalismo in crisi.Disgraziatamente non è una novità. Caratteristica dei documenti pubblici di CU èl’assenza di qualsiasi riferimento alla lottarivoluzionaria, alla conquista del potere politico, alladistruzione del capitalismo, all’edificazione delsocialismo nel regime di dittatura del proletariato. Laprogettualità di CU si ferma alla famosa “alternativadi sistema”, una formulazione ambigua e fuorvianteripresa dal vituperato Bertinotti. Ma su quali basi si dovrebbe “romperedefinitivamente con il governismo e la subalternità alcentrosinistra” (subalternità di chi? non certo di chi liha sempre combattuti!), ricomporre i comunisti efavorire la ripresa del percorso che porta al Partito? Nelle tesi si afferma che occorre riportare al centrodella proposta dei comunisti “un programma minimoanticapitalista”, cioè un programma dirivendicazione classiste immediate. L’equivoco siripete: questo programma minimo può andare beneper un fronte popolare, per una coalizione politica diforze schierate attorno alla classe operaia, ma non peravanzare con successo sulla strada del Partito e delsocialismo proletario. CU evidentemente non sa che già la IIIInternazionale aveva superato la distinzione fra"programma massimo" e "programma minimo" eaveva dislocato la questione delle rivendicazioniparziali e di quelle transitorie su tutt'altro piano. Nelle sue tesi CU rimane perfino un passo indietro aKautsky e al programma di Erfurt che,concentrandosi sul programma minimo, giunse adallontanare a tal punto la prospettiva di realizzazionedel programma massimo (la dittatura del proletariatoe la costruzione del socialismo) da accantonarloprima e tradirlo apertamente poi.I comunisti non si uniscono strategicamente su unprogramma di rivendicazioni parziali, più o menoradicali, bensì su un programma che contenga lenostre concezioni fondamentali, che definisca i trattifondamentali dell’attuale ordinamento economico,analizzi i fattori e le prospettive della rivoluzione,indichi la posizione del proletariato nella societàattuale e le forze che gli sono alleate nella lotta controla borghesia, precisi quale deve essere l’attività deicomunisti e formuli gli obiettivi politici fondamentalidella battaglia rivoluzionaria, nonché lerivendicazioni pratiche più urgenti. Queste ultime sono indispensabili per mobilitare eunificare le forze di classe, purchè inestricabilmenteconnesse agli obiettivi rivoluzionari.

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Senza dubbio i comunisti per unirsi devono risolvereil problema del programma, che rappresental’applicazione dei principi e del metodo marxista-leninista alla realtà specifica. Ma non nel modoproposto da CU, che non va oltre il “programmaminimo anticapitalista”, scansando le questioniessenziali e compiendo così l’ennesimo scivoloneverso l’economicismo e la socialdemocrazia. Pretendere di definire il particolare su cui unirsisenza avere una visione generale, pensare dicomportarsi bene nella tattica senza definire lastrategia, è un grave errore, tipico dei revisionisti.Noi riteniamo che la funzione di un programma siafondamentale per unificare i comunisti, rafforzare illegame esistente fra questi e importanti settori dioperai avanzati e combattivi, disgregare lasocialdemocrazia.Ci rivolgiamo perciò a tutte le realtà che simantengono sul terreno rivoluzionario delmarxismo-leninismo, a tutti i sinceri comunisti, aglioperai rivoluzionari, per elaborare, insieme eunitariamente, un progetto di programma politicorivoluzionario socialista per il Partito chenecessariamente dovrà nascere nel nostro paese: ilPartito comunista del proletariato d'Italia. Questo obiettivo può sembrare ambizioso, ma èormai ineludibile e da portare avanti in un ambitoorganizzato di dibattito e di lavoro pratico da partedelle organizzazioni, dei gruppi e dei singolicompagni che in Italia vogliono avanzare verso laricostruzione del partito indipendente erivoluzionario del proletariato. Nelle tesi di CU si fa cenno alle questioniinternazionali, limitandosi alla necessità della“rottura coi vincoli imposti dalla UE e dalla BCE …e per la fuoriuscita dalle guerre e dalle alleanzemilitari imperialiste”. Obiettivi condivisibili eimportanti, certo, ma anch’essi propri di un frontepopolare rivoluzionario, che peraltro tralascianol’aspetto più importante di una politica proletaria: lalotta conseguente all’imperialismo italiano.A colpire è l’assenza dell’internazionalismoproletario nel progetto politico proposto da CU.Eppure senza questo principio non vi può essere unvero Partito comunista, così come non vi può essereunione di lotta del proletariato dei paesi imperialisticon i popoli oppressi, né abbattimento del sistemaimperialista mondiale. Dov’è nelle tesi di CU lasolidarietà internazionale del proletariato, dovel’appoggio alle lotte dei popoli che scuotonol’imperialismo? Quali sono i riferimenti nelinternazionali di CU? Che concezione ha dell’attualeMovimento Comunista Internazionale?

Chi si propone di costruire un partito comunista inItalia ha il dovere di dare risposte a tali quesiti,uscendo dal minimalismo, dal vago e dal generico.Infine, nelle tesi di CU si fa riferimento al “lavoro diformazione dei quadri” e al “rilancio della battagliadelle idee contro l’ideologia dominante”. Benissimo:sulla base di quale concezione del mondo, di qualeteoria? Il marxismo-leninismo oppure l’eclettismo eil confusionismo piccolo borghese del “socialismodel XXI secolo”? Finora uno dei tratti distintivi di CU è stato quello dievitare di mettere al centro del lavoro diricostruzione del partito la questione dell'ideologiaproletaria e del modello di organizzazione di cui habisogno l'avanguardia del proletariato. CU ha forse deciso di superare questa impostazionesbagliata e nociva e di adottare il marxismo-leninismo come guida per l’azione? Ha compresoche la vittoria della rivoluzione proletaria e lacostruzione del socialismo sono possibili soloattraverso una lotta senza quartiere contro ilrevisionismo e la socialdemocrazia? In tal casosiamo disponibili a partecipare alla formazione deiquadri, a partire dalle questioni essenziali della teoriascientifica che serve gli interessi della forzad’avanguardia della società. Il riferimento al marxismo-leninismo, ci teniamo aprecisarlo, non è una rassicurante icona, marappresenta l’effettiva concretezza storica dellabattaglia per l’emancipazione sociale, in quanto èl’unico strumento in grado di dare coscienza allecapacità rivoluzionarie implicite nel proletariato, ingrado di fornire alle classi sfruttate ed oppresse lapossibilità di costruirsi una propria storia ed unproprio avvenire fuori dal sistema capitalistico.Di fronte alla confusione teorica ed alla debolezzapolitica attuale del movimento operaio e comunistadel nostro paese è da qui occorre ripartire.

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La crisi del sistema capitalista colpisce duramentei paesi dell’U.E. Sia che entrino in recessione o

che conoscano ancora una certa crescita, le politicheimposte dai governi sono le stesse: politiched’austerità che ricadono esclusivamente sulla classeoperaia, le masse popolari, i popoli.

Le conseguenze di queste politiche si fanno sentireben oltre i confini della U.E. I popoli e i paesidominati dell’Africa le subiscono attraverso unrafforzamento delle politiche imperialiste disaccheggio delle loro risorse materiali e umane. Imonopoli e gli Stati al loro servizio rafforzano la loroconcorrenza a livello mondiale, cercando di mettere ilavoratori e i popoli gli uni contro gli altri, perrinforzare in tutto il mondo lo sfruttamentocapitalista.

Ovunque, sotto il pretesto del peso del debito degliStati, i governi di destra, social-liberisti, o dicoalizione, vogliono far pagare la crisi alla classeoperaia, ai contadini, ai piccoli commercianti eartigiani, ai giovani, alle donne degli strati popolari,alle larghe masse delle città e delle campagne.

Da un paese all’altro, i piani di austerità impongono

ribassi dei salari, aumento delle tasse,particolarmente di quelle indirette che gravanopesantemente sulle masse popolari. Perseguono edamplificano le privatizzazioni e la liquidazione deiservizi pubblici, specialmente quelli della sanità,dell’istruzione e della protezione sociale.

Ovunque sono imposte «riforme» per estendere glianni di contribuzione, ridurre l’importo dellepensioni e ritardare l’età di pensionamento. Mentre igiovani non hanno lavoro e sono condannati ai lavoriprecari, i più anziani sono condannati a lavorare piùa lungo, più duramente e per salari minori. Lelavoratrici sono particolarmente colpite da questecontroriforme, poichè sono raggruppate nelleoccupazioni in cui i salari sono più bassi e doveregnano i contratti precari.

Questi arretramenti sociali si manifestano inparticolare attraverso un forte degrado dellecondizioni di salute dei pensionati, delle famiglie conbambini piccoli, che vivono al di sotto della sogliaufficiale di povertà.

I monopoli perseguono i loro piani di ristrutturazionie di licenziamenti di massa per ottenere maggiore

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Riunione europea dei partiti e delleorganizzazioni marxisti-leninisti

Nel mese di maggio si è svolta con successo, in un un clima fraterno e di salda unità internazionalista, lariunione dei partiti e delle organizzazioni d’Europa membri della Conferenza Internazionale di Partiti eOrganizzazioni Marxisti - Leninisti (CIPOML).Il dibattito è stato incentrato sugli sviluppi della crisi capitalista, le politiche di austerità imposte dallaborghesia per far pagare la crisi alla classe operaia e ai popoli, la resistenza e le domande di alternativapolitica che esprimono le masse sfruttate e oppresse.Particolare attenzione è stata posta alle tendenze che emergono all’interno del movimento operaio esindacale, alle posizione delle diverse forze politiche che agiscono al suo interno, oltre chiaramente al lavorosvolto dai marxisti-leninisti.Notevoli i contributi sulle tattiche da seguire per far avanzare la rivoluzione proletaria. Un punto sul qualesi è sviluppato il dibattito è stata la questione dell’uscita dalla UE, diritto inalienabile dei popoli.Al termine di un dibattito ricco e profondo, che ha visto apporti da parte di tutte le realtà presenti (Francia,Germania, Spagna, Grecia, Turchia, Albania, Danimarca e Italia), è stata approvata all’unanimità unadichiarazione di carattere politico, che riprodiciamo di seguito. Sottolineiamo il ruolo della CIPOML, insostitubile punto di riferimento e di orientamento ideologico, politicoe organizzativo per i comunisti che lottano in tutto il mondo nella prospettiva della rivoluzione proletaria.

Non pagheremo né la crisi né i debitiNo al «patto di bilancio» denominato Merkel-Sarkozy

Viva la solidarietà internazionale!

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sfruttamento, maggiori profitti. La disoccupazioneraggiunge ogni mese nuovi record, colpendosoprattutto i giovani. Queste politiche d’austeritàsono accompagnate dalla rimessa in discussione deidiritti fondamentali della classe operaia: il diritto diorganizzarsi, di creare dei sindacati, di sciopero. Lelegislazioni del lavoro sono modificate per facilitarei licenziamenti.

Queste politiche anti-sociali sono applicate daidifferenti governi e sono coordinate a livello europeo.Il «patto Euro-plus», il patto di «stabilità e dicrescita», e il recente trattato europeo scritto a duemani da Merkel e Sarkozy, sono altrettantedichiarazioni di guerra contro il movimento operaio,contro il movimento sindacale e contro il movimentopopolare. Come tutti i trattati europei, essi vogliono«costituzionalizzare» le politiche antipopolari dettatedall’oligarchia finanziaria e renderli obbligatori pertutti i paesi dell’U.E.

Dappertutto, gli Stati hanno rafforzato l’arsenale direpressione e di sorveglianza poliziesca. Lacriminalizzazione della protesta sociale si amplifica.Mentre si sviluppano grandi manifestazioni,occupazioni, diverse mobilitazioni che colpiscono isimboli dell’oligarchia. I monopoli, la borghesia e lareazione rispondono con la criminalizzazione dellacontestazione di massa.

Tra i paesi più attaccati dall’oligarchia ci sono laGrecia, l’Italia e la Spagna. I piani di austerità si sonosucceduti, portando questi paesi decine d’anniindietro.

Per la prima volta nella storia della costruzioneeuropea, alcune istituzioni sovranazionali, vale a direl’U.E., la B.C.E. e il F.M.I., hanno «dimissionato»dei governi eletti e li hanno sostituiti con dei governidi cosidetti tecnici, che sono in realtà dei banchieri,dei commessi dell’oligarchia nazionale einternazionale, sostenuti dai partiti riformisti eopportunisti. In Grecia, la troika ha anche impostodei ministri provenienti da un partito d’estremadestra.

Questa è un’ulteriore prova del carattereprofondamente antidemocratico di questacostruzione europea al servizio dell’oligarchia, dellegrandi potenze imperialiste, come la Germania e laFrancia.

Le banche vogliono far pagare ai popoli il debitopubblico che esse stesse hanno creato, mentreesigono che gli Stati vadano a loro soccorso nel

momento della crisi finanziaria. Da tempo, noncessano di alimentare questo debito e di farlogonfiare in particolare attraverso i tassi d’interessedei prestiti che esse «accordano» agli Stati.

La classe operaia e le masse popolari di Grecia nonsono responsabili di questo debito, che hanno giàpagato molte volte, attraverso il supersfruttamento, ilsaccheggio delle risorse naturali del paese, lasvendita del loro patrimonio, consegnato agli appetitidelle banche, degli speculatori, della grandeborghesia greca e dell’oligarchia finanziariainternazionale.

Noi siamo solidali con il popolo greco nel suo rifiutodi pagare il debito, nel suo rifiuto dell’austerità e del«memorandum», ultima versione dei piani di mega-austerità che gli sono stati imposti. Il popolo greco haespresso senza ambiguità il suo rifiuto di tutti i partitiche hanno accettato di piegarsi alle esigenze dellatroika: l’U.E., la B.C.E. e il F.M.I.

L’imperialismo tedesco se la cava meglio dei suoialleati, e al tempo stesso rivali, dell’U.E. Ma il«miracolo tedesco» si basa principalmente su unapolitica estremamente aggressiva di ribassi salariali,flessibilità su grande scala e ricorso massiccio allavoro precario nella stessa Germania.

Di fronte al crescente malcontento e alla disponibilitàdi ampi settori di lavoratori, del settore pubblico e delsettore privato, ad impegnarsi nel movimento disciopero, il padronato e il governo hanno preferitonegoziare con le direzioni delle grandi centralisindacali un accordo che prevede degli aumentisalariali. Importanti settori della classe operaiaavrebbero voluto andare oltre ed ingaggiare unoscontro di grande ampiezza con il padronato. Questamobilitazione segna comunque l’entrata deilavoratori tedeschi nella battaglia ingaggiata dailavoratori greci, spagnoli, portoghesi, italiani,francesi, etc. per rifiutarsi di pagare la crisi e i debitidel sistema capitalista.

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I popoli non sopportano l’arroganza dellarappresentante dell’imperialismo tedesco, Merkel, ela sua volontà di far pagare loro la crisi, sostenendol’austerità e ingerendosi grossolanamente nella vitapolitica degli altri paesi. Il fatto che il suo alleatoSarkozy sia stato estromesso dal potere in Francia,soprattutto grazie alla forte mobilitazione delmovimento operaio e sindacale, contribuisce aisolarla.

E’ più che mai necessario sviluppare la mobilitazionecontro il trattato europeo detto «Merkel-Sarkozy»,sviluppare la solidarietà tra i popoli e combattere lecampagne xenofobe, nazionaliste, che cercano diaizzare i popoli gli uni contro gli altri.

I partiti d’estrema destra giocano un ruolo attivo nelladiffusione di queste idee reazionarie. Mentrecontinuano a rovesciare il loro odio contro gliimmigrati e gli «stranieri», approfittano deldiscredito crescente dei partiti tradizionali, di destra,socialdemocratici, per sviluppare un discorsopopulista, nazionalista, mascherato con accentisociali. L’estrema destra è una carta dell’oligarchiaper dividere i lavoratori e i popoli, per far passare lasua politica.

La lotta contro l’estrema destra passa attraverso lamobilitazione delle larghe masse operaie e popolariper rifiutare di pagare la crisi del sistema capitalista.

La crescita della protesta sociale e politica

La resistenza alle politiche d’austerità non ha cessatodi svilupparsi in tutti i paesi. I movimenti di scioperospontanei si sommano a movimenti di più grandeampiezza e gli scioperi generali, organizzati indifferenti paesi, mobilitano ogni volta milioni dilavoratori, di giovani, di uomini e donne degli stratipopolari.

La gioventù entra nella lotta sociale e politica, afianco degli operai, dei lavoratori, delleorganizzazioni politiche. I giovani operai apportanoil loro dinamismo e la loro combattività, facendovacillare le pratiche e le politiche riformiste diconciliazione e di collaborazione di classe.

Su questo terreno delle lotte concrete, l’aspirazioneall’unità è grande. Essa si traduce in particolare nellacreazione di piattaforme che raccolgono partiti,militanti sindacali, attivisti di associazioni, etc.

I partiti e le organizzazioni marxisti-leninistipartecipano attivamente alla costruzione di questeresistenze, con tutte le forze disponibili. Noi vicontribuiamo con le nostre proposte politiche e lenostre piattaforme rivendicative che riflettono leesigenze immediate delle masse.

Questa politica di fronte è una necessità urgente eimmediata, giacchè bisogna costruire l’unità dellaclasse operaia e l’unione di tutti gli strati vittime dellepolitiche dell’oligarchia, per opporci alla politicad’austerità con cui vogliono farci pagare la crisi delsistema capitalista.

Nei settori avanzati, si sviluppa la presa di coscienzadella necessità di un’alternativa politica globale, cherompa con le politiche neoliberiste e social-liberiste,le politiche attuali dell’oligarchia.

Cresce l’aspirazione all’unità di tutte le forze checombattono queste politiche, che lottano contro ilsistema capitalista, per un cambiamentorivoluzionario della società. Noi ci appoggiamo suqueste aspirazioni per lavorare alla costruzione di unaalternativa di rottura con il sistema capitalista.

In diversi paesi, si sono costituiti dei fronti politiciche prendono le distanze con i partiti socialisti,social-democratici, che si alternano al potere con ipartiti di destra.

Sebbene, in molti casi, questi fronti politici silimitano ad essere dei fronti elettorali, noi lottiamo

Visitate il sitoVisitate il sitointernet dellainternet della

CIPOMLCIPOML

http://www.cipoml.info

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per radicarli nelle masse, per farne degli embrioni difronti realmente popolari.

In questa politica di fronte, i partiti e organizzazionimarxisti-leninisti non nascondono la loro bandiera.Continuano la loro lotta contro il sistemadell’imperialismo e le sue politiche di dominazione,di sfruttamento dei popoli e di guerra per il controllodelle materie prime. Si battono per unatrasformazione rivoluzionaria della società e portanoavanti la lotta per l’unità politica, per l’unitàd’azione, per l’unità alla base e a tutti i livelli, controle posizioni opportuniste, di conciliazione di classe.

Per il prossimo periodo, ci siamo fissati iseguenti obiettivi e terreni di lotta comuni:

- Denunciare e combattere il trattato europeo, detto«Merkel-Sarkozy», che vuole inscrivere nellecostituzioni di ciascun paese dell’U.E. il dogmaneoliberista della «riduzione del debito pubblico»,un pretesto per la generalizzazione delle politiche diausterità.

- Sostenere e sviluppare l’esigenza del rifiuto dipagare i debiti, specialmente in Grecia, denunciare ecombattere le ingerenze delle potenze imperialiste,della troika. Il popolo greco deve essere libero di farele sue scelte politiche.

- Sostenere il diritto di ciascun popolo di decidere serimanere oppure no nella zona euro, senza ingerenze,ricatti e pressioni degli altri paesi, concretamentedelle potenze imperialiste e dei loro strumentisovranazionali.

- Sviluppare la solidarietà con le lotte dei lavoratori,dei popoli, delle loro organizzazioni politiche,sindacali, sociali, etc. dei differenti paesi dell’UE edegli altri paesi del mondo che affrontano le stessepolitiche.

Conferenza di partiti e organizzazionid’Europa, membri della ConferenzaInternazionale di Partiti e OrganizzazioniMarxisti-Leninisti (CIPOML)

Parigi, maggio 2012

Partito Comunista d’Albania - PCA

Organizzazione per la costruzione del Partitocomunista operaio di Germania

Partito comunista degli Operai di Danimarca – APK

Partito Comunista di Spagna (marxista-leninista) –PCE (m-l)

Partito Comunista degli Operai di Francia – PCOF

Organizzazione per la riorganizzazione del PartitoComunista di Grecia (1918-1955)

Piattaforma Comunista d’Italia

Partito Comunista Rivoluzionario di Turchia - TDKP

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Cuore caldo, mente fredda e mani pulite

È un libro appassionante, la biografia politica di ungrande dirigente rivoluzionario, Feliks EdmundovicDzerzinskij. Strutturato in due parti e quattordici capitoli,il volume di Tiskov accompagna il lettore per tutto l'arcodell'esistenza di Feliks, dalla nascita nel settembre 1877nel governatorato di Vilnius in Lituania, alla morteimprovvisa, avvenuta - per un attacco cardiaco - il 20luglio 1926 a Mosca, subito dopo un veemente discorsopronunciato dinanzi al Comitato Centrale del Partitobolscevico contro il blocco trotzkista-zinovievista. Una vita straordinaria quella di Feliks, «terrore dellaborghesia, fedele cavaliere del proletariato, nobilissimocombattente della rivoluzione comunista, instancabilecostruttore della nostra industria», come lo definirono imembri del Comitato Centrale nell'appello diffuso almomento della sua morte.Una definizione che scandiva vigorosamente i vari emolteplici momenti dell'esperienza rivoluzionaria di unuomo che trascorse, fra carceri zariste e confino inSiberia, undici anni della sua esistenza, che partecipò dagiovane al processo di formazione prima dellaSocialdemocrazia del Regno di Polonia e di Lituania epoi del Partito Operaio Socialdemocratico russo, chefece parte del Comitato Militare Rivoluzionarioincaricato nel 1917 di dirigere l'insurrezione di Ottobre,e che dopo la rivoluzione ricoprì vari incarichi diresponsabilità come Commissario del Popolo agli Internie Presidente del Consiglio Superiore dell'EconomiaPopolare.Nel dicembre 1917 Feliks venne nominato presidentedella VCK, la "Commissione straordinaria per la lottaalla controrivoluzione e al sabotaggio" (Ceka), con ilcompito di individuare e consegnare tutti icontrorivoluzionari e i sabotatori a un tribunalerivoluzionario perché venissero giudicati, dopo

un'istruttoria preliminare compiute dalla stessa Ceka.«La dittatura - scrisse Lenin - presuppone e sottintendeuno stato di guerra latente, di misure militari di lottacontro i nemici del proletariato». «Per noi è importanteche la Ceka realizzi direttamente la dittatura delproletariato, e sotto questo profilo la sua azione èinestimabile». In questo suo compito, Dzerzinskij seppeunire in modo esemplare la più risoluta fermezzanell'adempimento delle sue funzioni al più grande rigoreetico, che imponeva a tutti i cekisti e in primo luogo a sestesso. Fu detto di lui: «Non ci si imbatteva spesso in uncapo simile. Non minacciava, non esigeva, maraccomandava, consigliava, indicava e, cosafondamentale e del tutto inusitata, chiedeva al livelloinferiore una valutazione dell'apparato da lui stessodiretto». Feliks amava ripetere: “Un buon cekista hacuore caldo, mente fredda e mani pulite”.Nella sua ampia introduzione al volume, Adriana Chiaianon solo ricostruisce a grandi linee e con grande periziale multiformi vicende della vita e dell'opera del«giacobino proletario di Lenin», ma analizza anchemolte delle complesse questioni teoriche e politiche che,sotto la direzione di Lenin, furono affrontate e risoltevittoriosamente dal partito bolscevico prima e dopo larivoluzione d'Ottobre contro le deviazioni di destra e disinistra. E polemizza vivacemente contro i "critici" e ipentiti di vario genere che, dopo la dissoluzionedell'URSS, hanno coperto di calunnie l'esperienzasovietica e hanno sentenziato la fine del comunismo nelmondo e la vittoria definitiva del capitalismo.La compagna Chiaia adempie così a un compito cheogni comunista, ogni vero rivoluzionario, sente oggicome un compito imprescindibile. Nei tempi cheviviamo non si tratta soltanto di difendere il marxismo-leninismo da tutti gli attacchi ideologici e politici che glivengono scagliati dalla borghesia e dai revisionisti, ma diriabilitare in pieno, con intelligenza e coraggio,l'esperienza sovietica di costruzione del socialismo neglianni di Lenin e di Stalin, contro i veleni ideologici dellaborghesia che tentano di diffondere a piene mani loscoramento, il pessimismo, la sfiducia nella capacità delproletariato di cambiare il mondo. Il libro è corredato da un prospetto delle «Date principalinella vita e nell'attività di F. E. Dzerzinskij», da quindici«Note storiche» (a cura della redazione), e dai «Cennibiografici sui principali protagonisti» (a cura della stessaredazione). Invitiamo tutti i nostri lettori a leggerlo, adiscuterlo, a farlo conoscere.

Recensione di A.V. TISKOV, Dzerzinskij, il "giacobino proletario" di Lenin. Una vita per il comunismo, conuna introduzione di Adriana Chiaia, Zambon Editore, Milano 2012, pp. 584.

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«Tutti gli antagonismi storici finora esistiti tra classisfruttatrici e classi sfruttate, classi dominanti e classioppresse, trovano la loro spiegazione nellaproduttività, relativamente poco o nulla sviluppata,del lavoro umano. Sino a quando la popolazioneeffettivamente lavoratrice è stata tanto impegnata nelsuo lavoro necessario da non aver tempo di occuparsidegli affari comuni della società, direzione dellavoro, affari di Stato, questioni giuridiche, arte,scienza, ecc., ha sempre dovuto esistere una classeparticolare che, libera da effettivo lavoro, sioccupasse di questi affari, ma così facendo, in effetti,questa classe non ha mai mancato di addossare allemasse lavoratrici un fardello di lavoro semprecrescente per il proprio profitto. Solo l'enormeincremento delle forze produttive, raggiuntomediante la grande industria, permette di distribuireil lavoro fra tutti i membri della società senzaeccezione e perciò di limitare il tempo di lavoro diciascuno in tal misura che per tutti rimanga untempo libero sufficiente per partecipare, siateoricamente che praticamente agli affari generalidella società.[…] Le forme capitalistiche di produzione e discambio diventano sempre più un vincoloinsopportabile per la stessa produzione, il modo didistribuzione che quelle forme necessariamentedeterminano ha prodotto una situazione delle classiche di giorno in giorno diventa più intollerabile,quell'antagonismo che diventa ogni giorno piùacuto tra capitalisti sempre in minor numero esempre più ricchi, e salariati pauperizzati semprein maggior numero le cui condizioni nel complessodiventano sempre peggiori; infine quelleabbondanti forze produttive che si sono prodotte inseno al modo di produzione capitalistico, e che daquesto non possono più essere domate, aspettano solodi essere prese in possesso da una società organizzataper la cooperazione secondo un piano, al fine diassicurare a tutti i membri della società un liberosviluppo.[…] All'anarchia sociale della produzionesubentrerà una regolamentazione socialmentepianificata della produzione.Il modo di produzione capitalistico, trasformando inmisura sempre crescente la grande maggioranza dellapopolazione in proletari, crea la forza che, pena la

morte, è costretta a compiere questo rivolgimento.Spingendo in misura sempre maggiore allatrasformazione dei grandi mezzi di produzionesocializzati in proprietà statale, esso stesso mostra lavia per il compimento di questo rivolgimento. Ilproletariato s'impadronisce del potere dello Statoe anzitutto trasforma i mezzi di produzione inproprietà dello Stato. Ma così sopprime se stessocome proletariato.[…] L'appropriazione sociale dei mezzi diproduzione elimina non solo l'ostacolo artificialeoggi esistente nella produzione, ma anche la vera epropria completa distruzione che al presente èl'immancabile compagna della produzione e cheraggiunge il suo punto culminante nelle crisi.L'appropriazione sociale, eliminando l'insensatosciupìo del lusso delle classi oggi dominanti e deiloro rappresentanti politici, libera inoltre a vantaggiodella collettività una massa di mezzi di produzione edi prodotti. La possibilità di assicurare, per mezzodelle produzione sociale, a tutti i membri dellacollettività un'esistenza che non solo siacompletamente sufficiente dal punto di vistamateriale e diventi ogni giorno più ricca, ma chegarantisca loro lo sviluppo e l'eserciziocompletamente liberi delle loro facoltà fisiche espirituali, questa possibilità esiste ora per la primavolta, ma esiste.[…] L'anarchia all'interno dellaproduzione sociale viene sostituitadall'organizzazione cosciente secondo un piano.[…] Rivoluzione proletaria. Il proletariato siimpadronisce del potere pubblico e in virtù di questopotere trasforma i mezzi di produzione sociale chesfuggono dalle mani della borghesia, in proprietàpubblica. Con questo atto il proletariato libera imezzi di produzione dal carattere di capitale chesinora essi avevano e dà al loro carattere sociale lapiena libertà di esplicarsi. Ormai diviene possibileuna produzione sociale conforme ad un pianoprestabilito. […] Compiere quest'azione diliberazione universale è la missione storica delproletariato moderno».

(I brani soprariportati sono tratti dall'Antidühring diFederico Engels; i neretti sono nostri)

Questo è il socialismo per il quale lottanoi proletari e i comunisti

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ClasseTermine di origine greco, derivante da kalesis chesignifica chiamare, convocare. Nell’antica Roma icittadini vennero divisi in classi, secondo il reddito, echiamati a dare il loro suffragio negli affari delloStato e ad eleggere i magistrati, cominciando dallaprima classe, quella dei ricchi. Lenin scrive: “Sichiamano classi quei grandi gruppi di persone che sidistinguono tra di loro per il posto che occupano inun sistema storicamente dato di produzione sociale,per il rapporto (per lo più sanzionato e fissato daleggi) con i mezzi di produzione, per la loro funzionenell’organizzazione sociale del lavoro e, quindi, peril modo in cui ottengono e per la dimensione che haquella parte di ricchezza sociale di cui dispongono”.

ComunismoDall’aggettivo latino communis, pubblico, comune,che appartiene a tutti. Come spiega Lenin:“Comunista è una parola latina. Comunista derivadalla parola comune. La società comunista significa:tutto in comune, la terra, le fabbriche, il lavoro. Eccocos’è il comunismo”.

DemocraziaIn greco significa popolo (demos) e potere (cratos),cioè potere esercitato dal popolo.

DialetticaDal greco dialektos, dialogo, colloquio. “Perdialettica - scrive Stalin – si intendeva nell’antichitàl’arte di raggiungere la verità, scoprendo lecontraddizioni racchiuse nel ragionamentodell’avversario superandole”. La dialettica marxistaè la scienza delle leggi più generali dello sviluppodella natura, della società umana e del pensiero.

DittaturaIl dittatore era uno speciale magistrato presso iLatini, e poi nella Roma repubblicana, a cui venivaaffidato tutto il potere civile e militare nellesituazioni più difficili o pericolose. SecondoPrisciano si chiamava così perché “dettava” leggi eordini agli altri magistrati. Secondo Varrone eCicerone perché veniva “detto” (cioè nominato) daun console.

LottaDal latino lucta, avente radice greca lyg, cioè piego,avvinco, per esprimere i movimenti con i quali siabbatte con la forza e la destrezza un avversario.

MaterialismoDal latino materia, cosa misurabile, provenientedalla radice ma- a cui si riconnette mater, ovverosostanza prima da cui le altre sono formate. Nellaconcezione filosofica marxista-leninista è la realtàoggettiva, esistente in maniera indipendente dallacoscienza e dalle sensazioni dell’uomo.

PartitoCome spiega Gramsci “La parola “partito” derivadalla parola latina pars, parte. Noi marxisti diciamoche un partito è una parte di una determinataclasse”. Il partito comunista è la parte più avanzata,organizzata e cosciente di una sola classe, ilproletariato, e a questa classe lega la sua sorte.

ProletariatoParola latina. Il termine fu utilizzato da Servio Tullioper designare la classe dei nullatenenti, che comeunica ricchezza avevano la prole. Marx ed Engels lohanno ripreso per indicare “quella classe dellasocietà che trae il suo sostentamento soltanto eunicamente dalla vendita del proprio lavoro, e nondal profitto di un capitale”, cioè la classe degli operaimoderni.

RepubblicaDal latino res publica, cosa pubblica, vale a dire ciòche riguarda e appartiene al popolo.

RivoluzioneDal tardo latino revolutio, rivolgimento.Sollevazione, insurrezione di una classe o di unpopolo per abbattere l’ordine vigente.

Teoria e Prassi - luglio 2012

Dizionarietto etimologico

In memoriadi AntonioGramsci edella suain f a t i c ab i l eattività didirigente ede d u c a t o r ecomunista

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