Totalitarismo: un concetto fuorviante (da Teoria & Prassi...

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  • Totalitarismo: un concetto fuorviante

    (da Teoria & Prassi n.10)

    Da parecchi anni si consolidata in Italia la presenza di un blocco storico-giornalistico revisionista1 tendente a rilegittimare il fascismo (o quantomeno alcuni aspetti di esso) e ad attribuire letichetta di male assoluto al binomio comunismo-nazismo accomunato dallinfamante epiteto di totalitarismo. Questultima concezione penetrata anche negli Istituti Storici della Resistenza, che in passato avevano rifiutato di associarsi allopera di mistificazione storica promossa dai revisionisti. Su questo argomento intendiamo intervenire su Teoria e Prassi al fine di confutare la diffusa opera di mistificazione storica in atto; ci riferiamo in particolare al libro Lager, totalitarismo, modernit pubblicato a cura dellIstituto ligure per la storia della resistenza e dellet contemporanea che contiene alcuni saggi ispirati allideologia dellinclusione del comunismo e del nazismo allinterno di un unico genere, quello, appunto, del totalitarismo.2 L esperienza storica del nazismo e del comunismo viene racchiusa nella formula, adottata dallo storico Traverso, che il novecento ha fatto naufragio del politico, se si intende per politico uno spazio aperto al conflitto, al pluralismo delle idee e dellazione dei cittadini, allalterit, alla divisione del corpo sociale.3 Il politico cui si riferisce Traverso lidea della democrazia borghese liberal-democratica alla quale si opporrebbe il totalitarismo che ha cercato di eliminare questo spazio riducendo lumanit a comunit organica, monolitica, chiusa; il totalitarismo ha assorbito la societ civile nello stato, sopprimendola, soffocandola.4 La dialettica concettuale liberalismo-totalitarismi (nazismo-comunismo), inventata dagli storici totalitaristi, una dialettica astratta e non reale. Tale dialettica risponde allesigenza, da parte della storiografia liberale, di conferire valore universale, di civilt, alla politica conservatrice di classe

    adottata dai partiti liberali a cavallo tra a fine del XIX secolo e linizio del XX secolo. Totalitarismo non un concetto storico, una categoria storica, cio un principio euristico di ricerca storica, ma uno schema pratico-ideologico utile alla propaganda politica della borghesia liberale in quanto risponde:

    1) allesigenza della cultura borghese di conferire valore universale alle istituzioni ed ai valori borghesi storicamente in crisi, in quanto divenuti sul piano concreto della storia elementi di copertura di brutali interessi particolari di classe. A Traverso sfugge che la prassi delle societ borghesi la negazione storica della sua idea di politico; gli sfugge che stata la stessa borghesia a ritrarsi dai suoi immortali principi (libert, uguaglianza, fratellanza), ad abbandonarne il progressivismo ottimista a mano a mano che la coscienza di classe del proletariato si elevava in coscienza della sua universale funzione storica in cui sinverava la lotta per la sua emancipazione e i suoi diritti. Per usare la stessa terminologia di Traverso il politico stato abbandonato e distrutto dalla stessa borghesia imperialista che ha finanziato e sostenuto il fascismo e il nazismo scegliendoli come forma di governo totalitaria di gestione della societ borghese italiana e tedesca.

    2) Ad unesigenza politica contingente. Scrive Traverso: Il concetto di totalitarismo necessario per conservare la memoria di un secolo che ha conosciuto Auschwitz e Kolyma, i campi di sterminio nazisti e i gulag di Stalin [] il concetto di totalitarismo iscrive questa esperienza del Novecento nella nostra coscienza storica e nella nostra memoria collettiva. Per questo non possiamo farne a meno.5

    Il concetto totalitarismo che riduce Hitler e Stalin a due facce, due attributi della medesima sostanza unipostasi, cio una entificazione, una sostantificazione del

  • concetto sul piano storico come soggetto ontologico, reale. Il totalitarismo, inteso come lin s del comunismo e del nazismo, una realt limite teoretica che paralizza la ricerca storica, piegandola allobiettivo di ridurre le differenze etiche, di substantia tra nazismo e comunismo, a semplici accidens della medesima sostanza per cui lesperienza storica del comunismo e del nazismo si astrae dalla sua storicit e finisce per polarizzarsi attorno allipostasi totalitarismo. I campi di concentramento sono una creazione dei regimi liberali Ad una verifica storica tutti i luoghi comuni risultano falsi; falsa la tesi secondo cui i campi di concentramento del XX secolo siano la diretta filiazione dei regimi totalitari. Storicamente linventore dei campi di concentramento fu il generale Valeriano Weyler y Nicolau che, al fine di reprimere la rivolta in corso negli ultimi anni del XIX secolo a Cuba contro la dominazione spagnola, stabil la deportazione di circa 400.000 vecchi, uomini, donne, bambini in Campos de concentracion provocando un numero estremamente elevato di vittime; la cattolicissima Spagna premi il generale Weyler insignendolo di numerose onorificenze nobiliari e nominandolo per ben tre volte ministro della guerra. Pochi anni dopo furono gli Stati Uniti a ricorrere ai campi di concentramento nella Filippine come deterrente per combattere la guerriglia guidata da Emilio Aguinaldo contro loccupazione statunitense. Loriginale spagnolo e la copia americana vennero ben presto superati dagli inglesi quando i boeri si rivoltarono contro le truppe britanniche. Gli inglesi distrussero le fattorie boere ed imprigionarono donne e bambini in concentration camps fatti di tende e baracche, privati di riscaldamento e di cibo, condannati a morire di stenti. In Italia il governo liberale di Giolitti (marzo 1911-marzo 1914) fa ricorso alla deportazione di massa in campi di concentramento nelle isole italiane Ustica, Tremiti, Ponza, Favignana per stroncare la resistenza della popolazione araba alla occupazione della Tripolitania da parte delle truppe italiane. Le

    migliaia di libici deportati in Italia morirono falcidiati dalla fame e dalle epidemie e nessuno torn nel proprio paese. In piena continuit con il liberale Giolitti, il governatore della Libia occupata dai fascisti, Badoglio, deport lintera popolazione della citt di Gebel (100.000 persone) in 15 campi di concentramento con il vessillo tricolore. Alla fine tra le esecuzioni sommarie dei deportati, lestenuante marcia forzata di trasferimento nei lager, la fatica del lavoro forzato, furono 50.000 il numero dei libici che non riuscirono a sopravvivere a quelle disumane condizioni di prigionia. Lager liberal-nazifascisti in Europa e campi di lavoro coatto in URSS Esiste una differenza di principio tra lager liberal-nazifascisti e i campi di lavoro coatto sovietici, scartata la quale si cade in una analogia fuorviante. I campi di lavoro coatto comunisti non sono stati un mezzo di assoggettamento dei popoli (come nei casi precedentemente esaminati) ma uno strumento di autodifesa, dagli attacchi interni ed esterni del mondo capitalista liberal-nazifascista, di un soggetto etico nuovo, strutturato secondo i principi e la prassi della libert degli oppressi storici emancipati a soggetti attivi di storia. Per la prima volta nella storia dellumanit una Costituzione, come quella Federale dei Soviet di Russia del 1918 sanc i diritti di libert e di uguaglianza non delluomo o del cittadino-ipostasi, ma degli uomini concreti: i lavoratori. Infatti tale Costituzione assicur ai lavoratori:

    la vera libert di opinione, consegnando alla classe operaia e ai contadini poveri tutti i mezzi tecnici e materiali per la pubblicazione di giornali, libri, opuscoli ed altre produzioni di stampa (art. 14);

    la vera libert di coscienza, separando la Chiesa dallo Stato e la scuola dalla Chiesa (art. 13);

    la vera libert di riunione, mettendo a disposizione della classe operaia e contadina tutti i locali adatti alle assemblee popolari (art. 15);

  • la vera libert di associazione, offrendo agli operai e ai contadini poveri tutto il suo aiuto materiale e quantaltro occorre perch possano unirsi ed organizzarsi (art. 16);

    un istruzione completa ed universale (art. 17).

    Inoltre in base al principio di solidariet dei lavoratori di tutte le nazioni la Repubblica Socialista Federale dei Soviet di Russia accorda tutti i diritti politici dei cittadini russi agli stranieri che lavorano nel territorio della Repubblica russa e che appartengono alla classe operaia e alla classe dei contadini, che non vivono del lavoro altrui (art. 20); inoltre essa accorda il diritto di asilo a tutti gli stranieri perseguitati per delitti politici e religiosi (art. 21). Contrariamente a quanto succedeva nei regimi parlamentari borghesi dellepoca che prevedevano lesclusione dei lavoratori dal dritto di voto per motivi di censo, la Costituzione della Repubblica Socialista Russa del 1918 negava il diritto di voto e di eleggibilit a tutti coloro che si valevano del lavoro altrui per trarne profitto o che vivevano di rendita, ai preti, alla borghesia mercantile, agli ex agenti della polizia zarista (art. 65). Il comunismo sovietico garantiva i diritti della persona umana che costruiva concretamente se stessa costruendo la societ, la comunit socialista fondata sulla pratica della libert, delluguaglianza e della solidariet. Al contrario i diritti universali liberal-borghesi si svelano come diritti astratti perch sono diritti dellastratta (metastorica) natura umana; ed proprio questo carattere di astrattezza che rende possibile la loro contaminazione con gli interessi particolari della borghesia ed in ci risiede la radice della crisi di universalit degli immortali principi borghesi. La Costituzione sovietica del 1918 ispirandosi agli interessi della classe lavoratrice nel suo insieme, priva gli individui e i gruppi isolati dei diritti, dei quali essi userebbero a danno degli interessi della Rivoluzione socialista(art. 23): questo principio sintetizzava le esigenze di autodifesa proprie della costituzione di una societ nuova.

    Lenin sottolineava al riguardo che una rivoluzione ha valore solo nella misura in cui impara a difendersi.6 Il dominio dellavanguardia di tutti i lavoratori e di tutti gli sfruttati, il dominio cio del proletariato sottolineava Lenin - indispensabile in questa fase di transizione per sopprimere completamente le classi, per schiacciare la resistenza degli sfruttatori, per unire intorno agli operai delle citt e far alleare strettamente con essi la massa dei lavoratori e degli sfruttati, oppressa, soffocata e dispersa dal capitalismo. 7 Per far trionfare la rivoluzione occorreva spezzare la resistenza della borghesia ed in questo senso Lenin, replicando agli intellettuali filistei che si aggrappavano agli errori commessi dalla Ceka per denunciarne presunte crudelt, affermava: limportante che la Ceka realizzi direttamente la dittatura del proletariato, e sotto questo profilo la sua funzione inestimabile. Il solo mezzo per emancipare le masse quello di schiacciare con la violenza gli sfruttatori.8 I kulak e gli speculatori rilevava Lenin sono nemici non meno pericolosi dei capitalisti e dei grandi proprietari fondiari. E se il kulak rester indenne, se noi non riusciremo ad avere la meglio sugli speculatori, lo zar e il capitalista torneranno inevitabilmente.9 Leliminazione dei kulak come classe ( ma anche dei controrivoluzionari rinchiusi nei campi di lavoro coatto, quali ex zaristi, guardie bianche e successivamente anche collaborazionisti con gli invasori nazisti durante il secondo conflitto mondiale) non comportava assolutamente la programmazione dellannientamento biologico di unintera classe sociale, ma comportava la necessit di liquidarla socialmente, anche attraverso la rieducazione degli individui. A partire dalla primavera del 1930 vennero riesaminati un numero significativo di casi, annullate condanne precedentemente inflitte; nel 1934 fu concesso il diritto alla cittadinanza agli ex kulaki che ne erano stati privati; sul finire del 1935 venne eliminato il divieto di accesso alle universit per i figli di appartenenti alle classi privilegiate dellepoca

  • pre-rivoluzionaria; persino un anticomunista come lo storico Gozzini deve ammettere che nel biennio 1937-1938 poco pi di un terzo dei detenuti dei campi di lavoro correttivo viene liberato. 10 Negli anni del secondo conflitto mondiale molti ex controrivoluzionari usufruirono della possibilit di una riabilitazione sociale. Molti di essi vennero liberati, promossi a ruoli di rilievo nellesercito e svolsero un ruolo significativo nella lotta antinazista. Il campo di lavoro coatto nella rivoluzione bolscevica stato quindi un momento intrinseco di un atto eticamente costruttivo che nella dialettica storica ha creato una nuova realt etica, una nuova societ, una nuova struttura sociale basata sulla prassi della libert, delluguaglianza e della solidariet.11 Allopposto il lager nazista stato un momento intrinseco di un attivismo pseudo-rivoluzionario che si fonda sulla fede palingenetica in un rinnovamento escatologico dal fondo della crisi della societ borghese e che sfocia nel conservatorismo del sistema borghese capitalistico e nel reazionarismo mediante la prassi repressiva e segregazionistica dei sovversivi sociali della nuova societ borghese. Tra il concetto di rivoluzione nellattivismo pseudo rivoluzionario (tipico del fascismo o del nazismo) ed il concetto di rivoluzione come energia morale costruttiva vi una sostanziale differenza: il primo una rivolta violenta diretta a realizzare cambiamenti violenti, rapidi dei valori, delle istituzioni politiche, della leadership nellambito di un sistema sociale da conservare e difendere con una prassi repressiva; il concetto di rivoluzione si prefigge di costruire oltre a nuove istituzioni politiche, ad un nuovo personale di governo, a nuove politiche di governo, a nuovi valori, di creare anche una nuova struttura sociale, cio una rivoluzione investe tanto la struttura quanto la sovrastruttura. Ogni processo di accostamento del secondo al primo un processo di surrezione negativa, di depotenziamento etico della rivoluzione, diretto a ridurla a bestiale violenza, a terrore; si tratta di un tentativo

    mistificatorio che va contrastato con risolutezza. Fascismo e liberalismo: due forme di dominio borghese Un altro luogo comune della storiografia revisionista la contrapposizione liberalismo-fascismo; secondo questimpostazione il fascismo fu una rivoluzione politica e culturale, mir alla distruzione del regime liberale e tent la costruzione di uno stato nuovo concepito secondo la forma inedita di organizzazione totalitaria della societ civile e di un sistema.12 Lantitesi fascismo-liberalismo, radicale sul piano astratto, nella realt politica fu inesistente perch un filo nero legava la pratica liberale dei governi e la prassi del regime fascista. Il regime parlamentare italiano post-unitario fu un regime di classe, basato su distinzioni di natura censitaria, sul ricorso sistematico ai brogli elettorali organizzati dai governi e sulla discriminazione di sesso, con esclusione delle donne dal diritto di voto. Nel 1871 in Italia, per effetto della legge elettorale censitaria del 1860, , su una popolazione di 25 milioni gli elettori iscritti erano 530.000, cio l1,98 % della popolazione; tra il 1870 e il 1879 il numero degli elettori arriv a 621.000 cio al 2,2 % della popolazione. La classe votante era quindi la grande borghesia terriera, manifatturiera, commerciante e professionista. Salita al potere nel 1876 la sinistra, sperando di estendere la base elettorale piccolo-borghese, riform nel 1882 la legge elettorale riconoscendo ai cittadini il diritto di voto in base al censo e al titolo di studio: per effetto di tale legge il corpo elettorale sal a 2.100.000, arrivando nel 1892 a 3.000.000, cio al 9,8% della popolazione. Nel 1894 in seguito allo scoppio dei Fasci siciliani e al diffondersi del movimento socialista nellItalia centro-settentrionale una nuova legge elettorale ordin unepurazione straordinaria delle liste elettorali e il numero degli elettori scese dai tre milioni raggiunti nel 1892 a 2.160.000, cio il 6,89% della popolazione. Inoltre la borghesia per garantirsi il proprio dominio di classe cre un sistema elettorale penalizzante il partito socialista. I socialisti avevano nel 1895 il 6,7% dei voti ma il 2,9 % dei seggi (15), nel 1900 il 13% dei voti con appena il 6,5% dei seggi (33), nel 1904 il 21,3% dei voti e il 5,7% dei seggi (29), nel 1909 il 19% dei voti e l8,1% dei seggi (41). Persino con il suffragio universale maschile (1913), restando il collegio

  • uninominale, i socialisti ufficiali con il 17,7% dei soci ottenevano solo il 10,2% dei seggi (52). Inoltre i governi borghesi, per rafforzare il potere politico, ricorrevano alla prassi dei brogli elettorali; in questo campo Giolitti fu maestro indiscusso, superato negli anni successivi solo da Mussolini. Larea geopolitica interessata alla prassi dei brogli fu lItalia meridionale dove venivano eletti i 2/5 dei deputati eletti in Italia.. I brogli riguardavano tanto il parlamento quanto gli enti locali. La prassi consisteva nel denunciare allautorit giudiziaria sindaci e assessori per reati inesistenti e cos renderli in eleggibili, 13 oppure quando i sindaci e i consiglieri comunali erano riluttanti ai buoni consigli del prefetto venivano sottoposti a ispezioni su ispezioni, a scoprire irregolarit le quali potessero servire di pretesto per licenziate sindaci, assessori e consiglieri. Se non si trovavano irregolarit si ricorreva alle cosiddette cio il partito di opposizione in combutta con il locale delegato di pubblica sicurezza metteva su una dimostrazione contro lamministrazione comunale, tirava qualche sassata, rompeva qualche vetro, e allora il prefetto interveniva per e proponeva al Ministro degli Interni lo scioglimento del Consiglio Comunale. E allora un Commissario regio prendeva il posto del sindaco, degli assessori e dei consiglieri elettivi. Inoltre allapprossimarsi della giornata campale (il giorno delle elezioni n.d.r.) la polizia dava i permessi darma alla malavita della citt e delle citt limitrofe. I mazzieri si concentravano sulle citt da essere conquistate avendo, come si diceva, . Gli oppositori non potevano tenere comizi in pubblico, erano assediati nelle case; se uscivano erano randellati o messi senzaltro in prigione fino al giorno dopo le elezioni. Gli elettori in sospetto di appoggiare lopposizione non ricevevano i certificati elettorali, e quindi non potevano votare. [] Uno dei metodi pi comuni per vincere, era fare il ; il il ramaiolo con cui si aggiunge acqua nella pentola; lacqua consisteva nei voti che si aggiungevano nellurna . La pratica liberale di governo in Italia dallunit allavvento del fascismo associava organicamente una prassi parlamentare di classe ad una prassi repressiva attuata con: 1) misure penali ed amministrative limitanti i diritti di libert, di organizzazione, di manifestazione e di lotta sociale del proletariato;14 2) limpiego dellesercito in servizio dordine pubblico per stroncare le lotte proletarie, a sostegno della repressione poliziesca;15 3) il ricorso ai tribunali militari con funzioni antiproletarie ed antisocialiste;16 4) il pieno appoggio al fascismo come strumento di repressione del proletariato e delle sue organizzazioni politiche, sociali,

    sindacali fino allottobre del 1922; 5) la partecipazione organica al primo governo Mussolini e alla sua attivit repressiva dei diritti democratici del proletariato. I governi liberal-democratici nel biennio 1921-22 lasciarono alle bande fasciste la libert di scorazzare armate e ad esse accordarono ogni possibile protezione; ad essi si associava loperato della magistratura che copriva le malefatte degli squadristi, assolvendo spesso i delinquenti fascisti e condannando le loro vittime. Il mondo della cultura liberale non insorse con indignazione contro il manganello e lolio di ricino, anzi giustific la violenza e i delitti del fascismo in funzione antirivoluzionaria. La stampa liberale, che esaltava con sconfinata ammirazione i fascisti morti durante le spedizioni punitive, bollava la barbarie bolscevica che voleva precipitare il paese nel baratro della rivoluzione. I liberali entrarono a far parte del primo governo Mussolini perch, come scriveva Einaudi, con Mussolini i principi liberali sono ritornati al potere e, motivando il proprio voto di fiducia al governo diretto da Mussolini Einaudi affermava: Sul programma che stato in altra sede esposto al governo io non ho sostanzialmente nessuna obiezione da fare ma non ho che da rivolgere ampia lode ai ministri competenti [] per questa risurrezione di antichi principi non posso che dar lode al governo.17 Il sostegno al fascismo fu rafforzato in considerazione degli arresti di oltre 2000 comunisti operati a cavallo tra il 1922 e il 1923; la classe politica dirigente liberale si rese complice anche della promulgazione della legislazione repressiva contro la libert di stampa funzionale a stroncare la presenza della stampa comunista nel Paese. Lantinomia tra fascismo e liberalismo, affermata dai teorici del totalitarismo, nel concreto processo storico non esiste perch il fascismo stato visto dallo schieramento liberale come uno strumento di rafforzamento dello stato liberale per la sua azione repressiva antiproletaria che era stata, nel corso della sua storia, una componente organica della sua prassi di governo.

  • Il fascismo non fu una rivoluzione perch non conquist il potere, ma lo ricevette dalla monarchia come premio per i suoi delitti di classe, fu protetto dalle questure, dai carabinieri, dalla passivit compiacente dellesercito e fu sostenuto dalla simpatia della borghesia, dalla Chiesa e dai partiti liberal-democratici. Alla luce dellexcursus storico che abbiamo presentato si evince che non esiste alcuna rottura tra liberalismo e fascismo perch entrambe sono facce della medesima dittatura di classe. Il concetto totalitarismo non rappresenta un concreto regime con diverse varianti perch un tale soggetto storico nella realt effettuale non mai esistito; oggi esso ha la funzione di schema del pensiero politico liberale e della storiografia che ne rappresenta la diretta emanazione: il revisionismo. . 1 Ricordiamo al riguardo Renzo De Felice ed i suoi epigoni tra gli storici; Ernesto Galli della Loggia tra i politologi; Mieli, Liguori, Lerner, Vespa tra i giornalisti. 2 Ci riferiamo agli scritti di Enzo Traverso Il totalitarismo. Usi ed abusi di un concetto e di Giovanni Gozzini Lager e gulag: quale comparazione? in AA. VV. Lager, totalitarismo, modernit, Mondatori, Milano, 2002. 3 Ibidem, p. 181. 4 Ibidem. 5 Ibidem. 6 V. I. Lenin, Rapporto alla seduta comune del Comitato Esecutivo Centrale di Russia, del Soviet di Mosca, del Comitati di Fabbrica e di Officina e dei Sindacati, in Opere Complete, vol. XXVIII, Editori Riuniti, Roma, 1967, p. 125 7V. I. Lenin in Opere Complete, vol. XXVIII cit., p. 97. 8 V. I. Lenin, Discorso al comizio dei membri della Commissione Straordinaria di Russia, in Opere Complete, vol. XXVIII cit., p. 172. 9 V. I. Lenin, Discorso ai delegati dei contadini poveri, in Opere Complete, vol. XXVIII cit., p. 174. 10 G. Gozzini, in AA. VV. Lager, totalitarismo, modernit, cit., p. 214. 11 Ci fa giustizia delle critiche che certi intellettuali di sinistra fanno a campi di concentramento sovietici

    alla luce dei principi dellastratta persona umana cristiano-borghese e dimostrano il carattere sterile delle posizioni di Costanzo Preve che non fa di meglio che porre il problema di unassurda ed improponibile equivalenza tra Auschwitz, Kolima ed Hiroshima ( si veda la riguardo C. Preve, Sulle categorie di destra e di sinistra e sulla loro evoluzione storica, in Rosso XXI, n. 16, settembre 2003, p. 54). 12 Emilio Gentile citato in D. Rodogno, Il nuovo ordine mediterraneo, Bollati Boringhieri, Torino, 2003, p.27. 13 G.Salvemini, Fu lItalia pre-fascista una democrazia?, in Il Ponte n. 2 /1952, p. 179. Al medesimo scritto (pp.179-180) si riferiscono le citazioni immediatamente successive, riportate nel testo. 14 Le norme maggiormente applicate in funzione repressiva erano gli articoli 165-167 del codice penale del 1889 che prevedevano la reclusione nelle carceri regie per chi impedisce in qualsiasi modo la libert dellindustria o cagiona o fa perdurare una cessazione o una sospensione del lavoro per imporre, sia ad operai, sia a padroni o imprenditori, una diminuzione od un aumento dei salari, ovvero patti diversi da quelli precedentemente consentiti. La legge sulla pubblica sicurezza del 23 dicembre 1888 esplicitava senza mezzi termini la propria natura di classe e prevedeva addirittura, nel titolo III, apposite Disposizioni relative alle classi pericolose della societ, con lapplicazione di misure restrittive della libert quali lammonizione, la vigilanza speciale di pubblica sicurezza e il domicilio coatto. 15 Emblematico di questa prassi di guerra civile di classe fu leccidio di Milano del 1898, culminato nellonorificenza conferita dal re buono Umberto I al generale assassino Bava Beccaris. Vigo, negli Annali dItalia (Garzanti, Milano, 1947, vol. VII, pp. 315-316), raccont cos quel barbaro eccidio: I lavoratori e le lavoratrici indignati dalle notizie dellarresto operaio erano andati alla sede della Questura e vi avevano emesso grida sovversive, scagliati sassi e rotti i vetri. Le guardie di pubblica sicurezza, uscite, avevano fatto fuoco sui tumultuanti, dei quali cinque o sei furono uccisi, e altri e in maggior numero furono feriti. [] Il giorno 7 si formarono a Milano assembramenti di operai che emettevano grida e cantavano lInno dei Lavoratori. [] In questa lotta sorprendevano le donne, per lo pi giovanissime [] queste [] inzuppavano il fazzoletto nel sangue dei feriti e se ne macchiavano la faccia, per alimentare lira propria e quella degli altri. Per riportare lordine in Milano e altrove fu proclamato lo stato dassedio (a Napoli si verific un eccidio analogo n.d.r.) ed ogni potere venne affidato al generale Bava Beccaris il quale represse il movimento impiegando lesercito e, per avere salvato Milano e la nazione dalla rivoluzione e dal pericolo anarchico, su proposta del ministro della guerra gli fu concessa lonorificenza dal Re con la seguente motivazione : Ho preso in esame le proposte delle ricompense presentatemi dal ministro della guerra lieto e orgoglioso di onorare la virt di

  • disciplina, abnegazione e valore di cui esse offersero mirabile esempio. A lei personalmente volli offrire di motu proprio la Croce di GrandUfficiale dellOrdine Militare di Savoia, per rimeritare il grande servizio che Ella rese alle istituzioni ed alla civilt e perch Le attesti col mio affetto la riconoscenza mia e della Patria. Umberto. La politica degli eccidi continu durante il periodo giolittiano, infatti durante tale periodo la polizia comp numerosi omicidi di manifestanti: sotto il piombo tricolore caddero un bracciante a Marmorata, due lavoratori a Biennio, uno a Berra Copparese, un manifestante a Cassano delle Murge, due contadini a Giarratana di Sicilia, tre contadini a Petacciato, un manifestante a Candela, due a Camaiore, sette a Torre Annunziata, tre contadini a Bugerru, complessivamente furono uccisi, tra il 1901 e il 1904 una cinquantina di lavoratori e pi di cinquecento furono i feriti. 16 Emblematica fu, al riguardo, la repressione scatenata in Sicilia in seguito ai Fasci siciliani, con larresto ed il processo davanti ai Tribunali militari di De Felice (nonostante la qualifica di deputato socialista), e di altri esponenti di primo piano della rivolta dei Fasci siciliani. 17 L. Einaudi, Sulla buona via, in Il corriere della sera, 18 novembre 1922.