TOFFOLO, A. - Varèse, E., Ionisation CMP2

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Edgard Varèse, Ionisation Questo pezzo è scritto interamente per un ensemble di percussioni (anche se è presente un pianoforte verso la conclusione, esso viene usato proprio come una percussione attraverso cluster nel registro grave) scelte in modo da coprire l’intero spettro delle frequenze: pelli, piatti e legni vengono ordinati dal più grande al più piccolo, creando così una vera tavolozza di colori. Un posto speciale occupano le sirene, che con il loro glissando riescono ad attraversare tutte le frequenze. La scelta delle percussioni comporta delle conseguenze ben presenti a Varèse: per la loro natura infatti esse sfuggono all’aspetto aneddotico tipico della musica che, attraverso la melodia, porta l’ascoltatore ad andare dietro ad essa e a seguirla (Ionisation non ha quindi carattere narrativo). Per Varèse il timbro è un parametro costruttivo e ci deve essere quindi una chiara distinzione tra le varie sonorità; non ci deve essere un semplice impasto di ingredienti. Inoltre la sua riflessione musicale sul ritmo e la forma sono di particolare importanza. Dal punto di vista del ritmo egli si oppone alla sua identificazione con la metrica e lo considera invece la componente musicale che dà vita e unità alla composizione (il principio formante e stabilizzatore. La forma invece, considerata dai compositori come punto di partenza o uno stampo da riempire, è da lui concepita come il risultato di un processo. Rilevante è l’analogia che propone tra il suo modo di comporre e il processo della cristallizzazione: il cristallo infatti è caratterizzato da una forma esterna e da una struttura interna ben definite, e l’espansione della struttura interna forma il cristallo; sebbene le strutture interne siano limitate, le forme esterne possibile sono potenzialmente infinite (queste sono quindi un risultato e non una caratteristica primaria). È il raggruppamento più piccolo degli atomi (la struttura interna) che contiene il principio compositivo insomma. Ecco cosa dice Varèse a proposito del suo lavoro: Vi è un’idea, il principio di una struttura interna, in espansione e frazionata in diverse strutture o in gruppi sonori che cangiano costantemente forma, direzione e velocità, attratte e respinte da diverse forze. La forma dell’opera è il risultato di questa interazione. Le forme musicali possibili sono altrettanto illimitate quanto le forme esterne dei cristalli. Connesse alla controversa questione della forma musicale è la distinzione veramente futile tra forma e contenuto. Non vi è nessuna differenza. Forma e contenuto sono la medesima cosa. Prima sezione Ionisation si apre con un colpo di grancassa che dà l’avvio all’intero processo musicale, e viene subito seguito da altre percussioni (compresa la sirena) realizzando una densità media e non troppo forte. Il risultato è quello di un magma sonoro originario, che copre lo spettro di tutte le frequenze, una sorta di impulso primordiale da cui scaturirà tutto; questo gruppo timbrico, ritmico e strumentale può essere chiamato A. Con il numero 2 viene introdotto un altro gruppo completamente diverso (B) caratterizzato da registro discontinuo e poliritmia. Segue quindi al numero 2 nuovamente A e prima di arrivare al numero 3 compare all’ultima battuta un frammento di B. Un nuovo gruppo (C) apre questo nuovo numero che si configura come un contrappunto di masse, dato soprattutto da una fascia sonora molto variegata (legno, pelle, metallo). Seconda sezione Al numero 4 viene introdotta una nuova sezione, caratterizzata dalla compenetrazione dei i gruppi precedentemente esposti nella prima sezione (A, B e C). La collisione dei diversi strumenti con le loro caratteristiche timbriche e ritmiche comporta una serie di relazioni nuove e di scontri inaspettati. Se la prima sezione conteneva in sé la struttura interna di un cristallo, questa seconda sezione è già costruita come una ovvia conseguenza di quelle premesse, come appunto la forma esterne che si configura in base alla struttura molecolare. Terza sezione Introdotta da un crescendo nella parte finale della seconda sezione, questa sezione è completamente differente dalle altre: si passa infatti ad un fortissimo mentre il ritmo si trasforma da quartina in terzina. Questo comporta anche una forte convergenza ritmica (rispetto alla poliritmia delle sezioni precedenti) e una predominanza del registro medio-acuto.

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Edgard Varèse, Ionisation Questo pezzo è scritto interamente per un ensemble di percussioni (anche se è presente un pianoforte verso la conclusione, esso viene usato proprio come una percussione attraverso cluster nel registro grave) scelte in modo da coprire l’intero spettro delle frequenze: pelli, piatti e legni vengono ordinati dal più grande al più piccolo, creando così una vera tavolozza di colori. Un posto speciale occupano le sirene, che con il loro glissando riescono ad attraversare tutte le frequenze. La scelta delle percussioni comporta delle conseguenze ben presenti a Varèse: per la loro natura infatti esse sfuggono all’aspetto aneddotico tipico della musica che, attraverso la melodia, porta l’ascoltatore ad andare dietro ad essa e a seguirla (Ionisation non ha quindi carattere narrativo). Per Varèse il timbro è un parametro costruttivo e ci deve essere quindi una chiara distinzione tra le varie sonorità; non ci deve essere un semplice impasto di ingredienti. Inoltre la sua riflessione musicale sul ritmo e la forma sono di particolare importanza. Dal punto di vista del ritmo egli si oppone alla sua identificazione con la metrica e lo considera invece la componente musicale che dà vita e unità alla composizione (il principio formante e stabilizzatore. La forma invece, considerata dai compositori come punto di partenza o uno stampo da riempire, è da lui concepita come il risultato di un processo. Rilevante è l’analogia che propone tra il suo modo di comporre e il processo della cristallizzazione: il cristallo infatti è caratterizzato da una forma esterna e da una struttura interna ben definite, e l’espansione della struttura interna forma il cristallo; sebbene le strutture interne siano limitate, le forme esterne possibile sono potenzialmente infinite (queste sono quindi un risultato e non una caratteristica primaria). È il raggruppamento più piccolo degli atomi (la struttura interna) che contiene il principio compositivo insomma. Ecco cosa dice Varèse a proposito del suo lavoro:

Vi è un’idea, il principio di una struttura interna, in espansione e frazionata in diverse strutture o in gruppi sonori che cangiano costantemente forma, direzione e velocità, attratte e respinte da diverse forze. La forma dell’opera è il risultato di questa interazione. Le forme musicali possibili sono altrettanto illimitate quanto le forme esterne dei cristalli. Connesse alla controversa questione della forma musicale è la distinzione veramente futile tra forma e contenuto. Non vi è nessuna differenza. Forma e contenuto sono la medesima cosa.

Prima sezione Ionisation si apre con un colpo di grancassa che dà l’avvio all’intero processo musicale, e viene subito seguito da altre percussioni (compresa la sirena) realizzando una densità media e non troppo forte. Il risultato è quello di un magma sonoro originario, che copre lo spettro di tutte le frequenze, una sorta di impulso primordiale da cui scaturirà tutto; questo gruppo timbrico, ritmico e strumentale può essere chiamato A. Con il numero 2 viene introdotto un altro gruppo completamente diverso (B) caratterizzato da registro discontinuo e poliritmia. Segue quindi al numero 2 nuovamente A e prima di arrivare al numero 3 compare all’ultima battuta un frammento di B. Un nuovo gruppo (C) apre questo nuovo numero che si configura come un contrappunto di masse, dato soprattutto da una fascia sonora molto variegata (legno, pelle, metallo). Seconda sezione Al numero 4 viene introdotta una nuova sezione, caratterizzata dalla compenetrazione dei i gruppi precedentemente esposti nella prima sezione (A, B e C). La collisione dei diversi strumenti con le loro caratteristiche timbriche e ritmiche comporta una serie di relazioni nuove e di scontri inaspettati. Se la prima sezione conteneva in sé la struttura interna di un cristallo, questa seconda sezione è già costruita come una ovvia conseguenza di quelle premesse, come appunto la forma esterne che si configura in base alla struttura molecolare. Terza sezione Introdotta da un crescendo nella parte finale della seconda sezione, questa sezione è completamente differente dalle altre: si passa infatti ad un fortissimo mentre il ritmo si trasforma da quartina in terzina. Questo comporta anche una forte convergenza ritmica (rispetto alla poliritmia delle sezioni precedenti) e una predominanza del registro medio-acuto.

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Quarta sezione Con il numero 9 si passa ad una nuova sezione che inizia con A, quasi come una ripresa, mentre al numero 10 vi è un ritorno dell’intreccio tra i tre gruppi che caratterizzava la seconda sezione. Fino al numero 12 (separato da una corona) vi è una stratificazione di A, B e C che comporta una sorta di iper-caos, dato appunto dalla progressiva accumulazione di elementi sempre più diversi e caratterizzato da una sonorità man mano sempre più forte. Al numero 12 i registri coinvolti sono quelli esterni (grave e acuto) e si attua un allineamento di accento di A, B e C (è una vera cristallizzazione, in quanto viene come orchestrata la figura ritmica). A questo punto inizia un’alternanza tra il caos precedente e questa nuova configurazione cristallizzata che porta fino al termine della sezione, che non è altro che l’ultima battuta con cui si concludeva A (vi è quindi un ritorno all’origine). Quinta sezione Questa ultima sezione (numero 13) introdotta dal precedente frammento di A vede l’ingresso di tre nuovi strumenti non ancora impiegati: il pianoforte, il glockenspiel e le campane. Usati in senso eminentemente percussivo, il pianoforte soprattutto è gestito come strumento generatore: oltre a determinare l’inizio delle altre percussioni, esso è pensato come suono fondamentale che genera gli altri suoni armonici (tutte le altre percussioni). Vi è l’intuizione della percussioni come armonici indeterminati quindi. Questo è anche il motivo per cui nella sezione grave del pianoforte ci sono dei cluster suonati fortissimo mentre nella sezione acuta delle quinte suonate forte (che vanno intese non armonicamente): è l’idea del totale sonoro che diventa più rarefatto man mano che ci si allontana. Ionisation si conclude con il suono della sirena e degli altri strumenti che proseguono verso il pianissimo conclusivo; vi è una polverizzazione degli elementi ritmici e timbrici. Tutta l’ultima sezione può essere descritta comunque come un decrescendo generico, all’opposto quindi della sezione iniziale. Proprio come la sirena, a livello microscopico, copriva l’intero spettro sonoro attraverso il suo crescendo-decrescendo, così l’intero pezzo, a livello macroscopico, può essere descritto allo stesso modo: un crescendo iniziale che comporta la saturazione dello spettro sonoro (terza e quarta sezione) e un successivo decrescendo conclusivo (quinta sezione).