The Mente numero di dicembre 2010

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Aperiodico dell’I.T.C. G.D. Romagnosi di Piacenza, esente dalla legge sulla stampa, in quanto soggetto alla C.M.P.I. n. 242 d el 2/09/1988.

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il numero monografico dedicato ai 150 anni del Romagnosi

Transcript of The Mente numero di dicembre 2010

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Aperiodico dell’I.T.C. G.D. Romagnosi di Piacenza, esente dalla legge sulla stampa, in quanto soggetto alla C.M.P.I. n. 242 del 2/09/1988.

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L‟attesa è finita. Finalmente si può festeggiare il compleanno del nostro intramontabile Istituto.

Dal 1860 ai giorni nostri, una lunga storia che verrà raccontata in un libro, ma non solo!

Anche noi della redazione del “The Mente” abbiamo avuto l‟invito: possiamo spegnere le candeline

e celebrare l‟anniversario dell‟ ITC G.D. Romagnosi.

Ci è sembrata subito una grande occasione, potere contribuire ad organizzare l‟attesissima ricor-

renza e così abbiamo realizzato un intero numero del giornale d‟Istituto per manifestare la nostra

gratitudine. Vi potrà sembrare un‟uscita azzardata, sicuramente avrete pensato che i nostri arti-

coli fossero il bigino del libro o che l‟intero giornale il suo sommario, ma Vi accorgerete che non è

così.

Non vi resta che leggere! Damiano Borella, III P/A

La nostra redazione Professore Referente: Paola Cordani

Caporedattore e Grafica: Damiano Borella

Redattori: Mara Merlini Erika Manfredi Rebecca Bettera

Viola Sturaro Cristina Sartori Barbara Bonini

Letizia Del Giudice Asmae Laghrik Silvia Segalini

Lorena Pasquali Donald Gjni Manjola Kosta

Luca Tinelli Georgiana Palladino Andrea Rebecchi

Serena Bertoncini Katri Ennada Khalfaoui Francesca Carini

Pyetri Antigona Giovanni Chiapparoli Elisa Ricci

Aurora Ceriani Simone Bertozzi Mauro Tirelli

Morila Corti Giada Cazzola Tianrau Wang

Seif Amal Samantha Nicolini Federica Baldini

Silvia Giani Chiara Morisi Loredana Bucur

Erica Corradini Federica Visconte Elisa Chiariello

Samuele Cesa Federica Villa Esmir Sinanovic

Jessica Berko Giulia Luberti Federica d‟Avolio

Oprea Rodica Elaina Isufi Susanna Dosi

Alessia Romagnoli Simone De Lorenzi Matteo Scotti

-Marco Popolla Agata Paleari Samuele Briggi

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Passando in piazza Cavalli, davanti alla chiesa di S. Francesco vedo

sempre un uomo molto pensieroso. Ogni volta mi chiedo a cosa stia

pensando quel misterioso individuo. Incuriosita mi sono avvicinata a lui

e, facendomi coraggio, gli ho chiesto cosa lo turbasse. Lui mi ha rispo-

sto che ogni giorno pensa gli studenti, che lui considera come figli, di

quell‟istituto di ragioneria che si trova in via Cavour. La curiosità au-

menta e un‟ istintiva simpatia mi spinge ad avvicinarmi sempre più per

riuscire a leggere il nome sull‟ epigrafe. Non faccio in tempo. Lui con

un sorriso mi annuncia il suo nome: Gian Domenico Romagnosi. Non so-

no riuscita a trattenermi. L‟ho intervistato.

Egr. Sig. Romagnosi, da quanto tempo e perché è in questo po-

sto?

Sono qui dal 1867, da quando l‟artista Cristoforo Marzaroli mi ha fat-

to in questa statua e la popolazione mi ha messo qui. Nel corso della

mia vita ho pubblicato opere famose e fondamentali in tutta Europa

nel campo del diritto, dell‟organizzazione politica e sociale ma oltre ad essere noto per i miei studi

filosofici, giuridici ed economici, ho anticipato la scoperta dell‟elettromagnetismo.

La gente mi reputa un personaggio fondamentale della storia piacentina.

Cosa pensa della nostra scuola?

Vorrei che tutti sapessero che sono fiero che una scuola qualificata e conosciuta come (sorridendo)

il Romagnosi porti il mio nome! Ho visto tante persone capaci uscire da quella scuola e sono sicuro

che tante ne vedrò! Esteticamente mi piace molto. Ha un aspetto imperiale ma allo stesso tempo ac-

cogliente. Vorrei raccontarla in una libro!

Lei di libri ne ha scritti tanti. Riguardo allo scrivere, ha letto il nostro giornalino?

Certo! Non me ne perdo un numero! Mi piace molto e io di giornali me ne intendo. In particolare tro-

vo gli articoli dei ragazzi sinceri ed espressivi e il modo di esprimersi è diretto e coinvolgente. Le

foto sono ben scelte e traspare un ottimo gioco di squadra.

Secondo lei, cosa manca all’ Istituto Romagnosi?

Mmm… (si fà pensieroso più del solito). La domanda è complessa, ma avrei un desiderio: poter augu-

rare ogni mattina” buona scuola” a tutti gli allievi tramite un busto che mi raffigura nell‟atrio

dell‟Istituto. In modo da essere più vicino a coloro che io considero come figli. Il prossimo anno ri-

corre il 250° anniversario dalla mia nascita, potrebbe essere l‟occasione giusta!

Oltre agli studi, quale ideale aveva nel cuore?

Per tutta la vita ho creduto nel profondo e nobile significato di libertà. I bisogni della gente cam-

biano, seguono le novità scientifiche, le scoperte tecnologiche, ma per me la libertà resta un diritto

fondamentale e irrinunciabile dell‟uomo. Su questo argomento ho scritto vari libri e se potessi ne

scriverei tanti altri perché finché esisterà un uomo sottomesso occorre che la società partecipi alla

sua liberazione.

Arrivederci, signor Romagnosi, spero di rivederla presto… non solo in piazza Cavalli! Francesca Carini, II E

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La vita segreta del Giangi

Se fosse nato in America sarebbe stato uno yankee, se fosse nato a Parigi sarebbe stato un fau-

tore della Rivoluzione, se fosse nato a Vienna avrebbe assistito dal vivo a un concerto di Mozart.

Invece nasce a Salsomaggiore nel lontano 11 Dicembre 1761, trascorre quasi tutta la vita

nell‟ancor divisa Italia ma ciò nonostante è stato uno degli uo-

mini più eclettici vissuti a cavallo fra il Settecento e

l‟Ottocento. Chi è?

Bravi, avete indovinato: è Gian Domenico Romagnosi, l‟uomo a

cui è stata dedicata la nostra scuola! Scommetto che molti di

voi ignorano chi sia stato cotale misterioso figuro. E‟ quindi

giunta l‟ora di squarciare il velo e far entrare un po‟ di luce

nelle vostre menti.

Gian Domenico Romagnosi, meglio conosciuto come Giangi, tra-

scorre la giovinezza a Piacenza, chino sui libri proprio come

Leopardi, per laurearsi a Parma in Giurisprudenza. Novello

Perry Mason, decide di lavorare a Piacenza per tre anni come

notaio (ovviamente, perché tutti i laureati in legge sognano di

fare i notai) con scarsi risultati finché, illuminato dalla Musa

dell‟Intelligenza, scrive nel 1791 Genesi del Diritto Penale che

gli consente di ottenere la carica di Pretore del Principato di Trento, dove dimora dal 1792 fino al

1802.

Nonostante sia sommerso da una moltitudine di impegni, fra qualche altoatesino con problemi le-

gali e mucche Milka in sciopero, si interessa sempre più ai parigini figli della Rivoluzione, ma que-

sto gli costa una denuncia da parte di un tal Francesco Slop (ma secondo voi ci si può fidare di uno

che si chiama Slop?!) per sospetto Giacobinismo e ben 15 mesi di carcere preventivo (per la serie

“prevenire è meglio che curare”) fino al proscioglimento avvenuto a Innsbruck.

Tre anni più tardi, tornato a Parma, il nostro Giangi diventa Consulente del Regno d‟Italia (non

quello dei Savoia, quello di Napoleone per chi l‟avesse dimenticato!) e dopo un periodo di intenso

lavoro a Milano, nel 1808 decide di trasferirsi definitivamente nel capoluogo lombardo. “Tutto

qui?” direte voi... Eh no, cari lettori, come nei migliori film il meglio deve ancora venire. Torniamo

indietro nel 1802: forse per gli effetti dell‟aria strana che si respira in Austria, Giangi scopre

un‟improvvisa passione per la corrente elettrica e si dedica allo studio dell‟elettromagnetismo; do-

po molte scosse e qualche effetto collaterale indesiderato invia la sua relazione all‟Accademia

delle Scienze Francesi e nel 1820 sarà il fisico danese Ǿrsted, scopritore dell‟elettromagnetismo

(e di che altro sennò?) ad affermare “Il Giangi è un grande, mi ha anticipato di ben 18 anni. Que-

sti Italiani sono troppo avanti, se si voltano vedono il Futuro che li saluta”. Terminato questo a-

moroso idillio con la Gaia Scienza Giangi torna al suo primo amore, il Diritto, e mentre insegna

scrive libri su libri: scrive così tanto che a Milano si comincia a valutare l‟ipotesi di utilizzare la

carta riciclata per evitare il disboscamento delle aree circostanti la città. Fra le sue opere ricor-

diamo soprattutto Quale sia il Governo più adatto a perfezionare le legislazioni civili, Istituzioni di Diritto Amministrativo, Assunto primo della Scienza del Diritto Naturale. Non pago di questo,

collabora anche con la rivista Conciliatore... Cosa vi dice questo nome? Silvio Pellico, sempre lui, il

Silvio! (Silvio, un nome un perché).

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Lo spirito ribelle del Giangi si scatena, insieme a

Pellico, Maroncelli e Confalonieri

partecipa ad una congiura per rovesciare il governo austroun-

garico, la famosa congiura

“I Wurstel tornino in Austria, noi preferiamo la Pizza”, ma pur-

troppo il tentativo fallisce (mancavano Mazzini e Garibaldi, col-

pa loro che decisero di non partecipare perché preferivano un

altro nome per il movimento, qualcosa come “Non ci piacciono i

Wurstel, preferiamo la Carbonara... pardon, la Carboneria”) e il

Giangi si trova coi suo amici incarcerato a Venezia.

La Serenissima lo proscioglie da ogni accusa nel 1821 ma gli

preclude l‟insegnamento

e la possibilità di lasciare l‟Italia.

Persa l‟occasione di raggiungere Corfù e di insegnare per conto

di Sua Maestà la Regina Vittoria,

Giangi decide di non abbattersi e vive i suoi ultimi anni come un

nuovo Leonardo. Si interessa

di Letteratura, Scienza, Matematica, Fisica, raccoglie intorno a sé molti giovani desiderosi di impa-

rare finché Madama Morte non lo invita ad un tète a tète nel 1835. Carlo Cattaneo, il suo allievo

prediletto, raccoglie il suo testamento e la sua eredità filosofica diventando il suo degno successo-

re e facendo pubblicare i suoi manoscritti inediti.

Il Giangi dorme da più di un secolo nella cappella Cusani Confalonieri del cimitero di Carate Brianza,

ma a noi piace pensarlo su qualche nuvola a bere un caffè con altri geni come Leonardo, Archimede,

Einstein, Mozart, Picasso...

Gente strana, ma che ha dato tutta se stessa per cercare di migliorare il mondo e forse c‟è riusci-

ta.

Ah, scusate, mi è appena arrivato un sms: è il Giangi che mi prega di farvi leggere la massima che

meglio racchiude il suo pensiero:

L‟Etica, la Politica e il Diritto si possono bensì distinguere ma non disgiungere. [...] Non esiste un‟Etica pratica, se non mediante le buone leggi e le buone amministrazioni”. E vedendo come ultimamente vanno le cose nel nostro paese possiamo solo dire tutti insieme: Gian-

gi, hai ragione tu! Rebecca Bettera, IV P/B; foto di Lorena Pasquali & Manjola Kosta, IV A

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Provate a prendere le lettere del nome del nostro Istituto, una ad

una, per creare con queste delle parole come se foste nel bel mez-

zo di una partita di Scarabeo.

Scoprirete con stupore che nel nome Romagnosi si nascondono al-

tri sostantivi.

La più facile da notare è ovviamente “Roma”, la nostra capitale che

rappresenta l‟inizio del nome del nostro Istituto, quasi come se

stesse a significare l‟importanza di quest‟ultimo, addirittura a li-

vello nazionale. In seguito, con un po‟ d‟impegno e utilizzando

l‟ultima parte del termine, potremmo creare la parola “sogni”. Essa

rappresenta un po‟ tutti gli studenti, che hanno frequentato il Ro-

magnosi, ma anche ogni insegnante, bidello e segretario che ci la-

vora. Ciascuna di queste persone ci ha vissuto una parte della sua

vita e ha portato con sé, e maturato nel corso di questo periodo,

molti sogni. Per i più fortunati si sono realizzati,

mentre per gli altri sono ancora nel cassetto che attendono il loro

momento. Direi che il fatto di avere dei progetti (ma sempre con la testa sulle spalle!) è una del-

le caratteristiche che rende una persona “uno del Romagnosi”.

Inoltre, continuando l‟analisi che stavamo eseguendo in precedenza, se guardiamo la parte cen-

trale del cognome dell‟uomo a cui è stata dedicata la nostra scuola, possiamo verificare che è

presente il termine “magno”, che significa grande. Ad alcuni potrebbe venire in mente la gran-

dezza del nostro edificio, altri potrebbero fare di questo aggettivo un‟altra caratteristica

dell‟individuo del Romagnosi.

Ebbene sì, la descrizione del nostro Istituto sta già per buona parte nel nome che gli hanno at-

tribuito; sta a voi cercare gli altri termini nascosti tra queste nove lettere e, se non siete anco-

ra soddisfatti, ed io lo spero, venire al Romagnosi per scoprire le emozioni e le opportunità che

vi potrà regalare ed iniziare un cammino che, quando sarà terminato, non scorderete per tutta

la vostra vita! Mara Merlini, V Co.C

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Non vi è mai capitato di dire “Non lo conosci? È Tizio quello che fa il Gioia”.

Oppure quando incontriamo un ragazzo in giro, e chi è con noi ci chiede chi era, noi rispondiamo:

“E’ uno del Romagnosi” o di un’altra qualsivoglia scuola.

In realtà cosa intendiamo noi quando diciamo “è uno del Roma-

gnosi”? per alcuni sarà solo una semplice informazione sulla

scuola frequentata, ma per altri, come il sottoscritto, essere

“uno del Romagnosi” ha un significato molto più importante. Ri-

guarda il senso di appartenenza che tutti noi abbiamo dentro,

chi più e chi meno, quando facciamo parte di un gruppo, in que-

sto caso la scuola. Si viene a creare un certo feeling fra i ra-

gazzi pure all‟esterno della scuola, anche se non si fa parte

della stessa classe.

Così la scuola diventa una sorta di famiglia formato Extra-

Large. Penso sia bello essere consapevoli che tutte le mattine quando andiamo a scuola ci aspetta-

no le solite avventure (piacevoli e spiacevoli), le nostre abitudini quotidiane o quelle situazioni che

molte volte ci mettono di buon umore.

Non so voi, ma a me la cioccolata calda delle nostre macchinette alla mattina, l‟Ida che che passa

il mocio alle 8 quando dobbiamo entrare e lo scambio di battute con il mitico Pietro mancherebbe-

ro e so già che mi mancheranno tanto; per non parlare dell‟adrenalina che sale nei giorni in cui

s‟interroga o c‟è una verifica importante che deve andare bene. Tutte queste piccole cose che ci

accomunano fanno sì che fra di noi incondizionatamente si crei un‟intesa perché tutti noi siamo ac-

comunati da queste singole esperienze che solo noi viviamo e che possiamo descrivere, ma soprat-

tutto comprendere.

Molto probabilmente ognuno di noi ha o starà iniziando ad avere dei ricordi e delle abitudini che

solo “uno del Romagnosi” può avere e spetta adesso alle nuove generazioni, guardarsi intorno e vi-

vere quelle avventure che quotidianamente la nostra bella scuola ci offre. Solo allora si potrà de-

finire UNO DEL ROMAGNOSI. Mattia Stuto, 5 P/A

Il Romagnosi è la scuola della mia famiglia: mio padre, mia madre, mia zia e mia sorella, ma la mia

scelta non è stata condizionata, anzi i professori delle medie volevano a tutti costi mandarmi al

liceo. Ho preferito una scuola che forse, dico forse perché è ancora da verificare, dicevo, che

forse può preparare al lavoro e alla vita pur permettendoti di andare all‟università.

Uno del Romagnosi frequenta una delle scuole più conosciute ed apprezzate di Piacenza, con una

storia e un “buon nome” da portare avanti. Alcune aule e arredi dovrebbero però essere rinnovati

e ristrutturati perché fra un po' cadono a pezzi, ma pare che si stia cominciando dallo storico

portone di ingresso. I laboratori sono un punto di forza. Continua >>

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Uno del Romagnosi non entra a scuola con il motto “che palle, proprio non mi va”… Potrà

succedere ogni tanto che desideri di essere in qualsiasi altro posto piuttosto che a scuola,

ma visto che si è convintamente iscritto, almeno cerca un motivo per ritrovare il sorriso… ad

esempio uno strafalcione memorabile del prof o del compagno di classe, meglio se del prof.!

Uno del Romagnosi, ammettendo che gli insegnanti siano di quelli “in

gamba”, si ricorda che deve fare la sua parte e impegnarsi a costrui-

re con loro un rapporto quanto più sereno possibile. Per quelli non

tanto in gamba si ricorda che si tratta pur sempre di persone (anche

nel caso qualcuno sia antipatico/a), da rispettare comunque.

Ma sì, è vero che i professori vengono a volte anche odiati, qualcuno

riesce pure a renderci la vita un inferno, ma dopotutto come si fa-

rebbe se non ci fossero?! Non solo perché hanno l‟importante com-

pito di trasmetterci il sapere, ma soprattutto perché alcuni sono

dei veri “personaggi” e le loro stranezze ci permettono di spettego-

lare e riderci su appena si ha un momento libero tra una lezione e

l‟altra, se non, addirittura, durante la lezione stessa… Certo, in qual-

che risatina “sotto banco” non c'è niente di male (bisogna pur trova-

re spunti piacevoli per poter alleviare le fatiche di una lezione matta

e disperatissima), ma uno del Romagnosi si ricorda che sono pur sempre esseri umani con dei senti-

menti e dopo poco la smette!

Comunque, uno del Romagnosi, è meglio che non faccia casini, non può andare e venire quando vuole,

è tenuto al rispetto delle regole, volente o nolente, a volte per evitare inutili quanto, per lui, danno-

se discussioni … È giusto confrontarsi e difendere le proprie idee, ma a tutto c‟è un limite (uno di

questi è l‟interlocutore!).

Uno del Romagnosi conosce tutti i collaboratori scolatici, una volta detti più umanamente bidelli, ed

instaura con loro un rapporto di amore-odio: figure mitiche, colonne portanti della scuola, con la

loro presenza costante, in alcuni casi, aiutano a vivere meglio la scuola, figure sempre presenti nella

realtà di ogni studente, a volte più dei professori: se si possono cambiare i prof, in genere loro ri-

mangono sempre al loro posto, bene o male ci fanno trovare le aule sempre sistemate, anche se le

condizioni nelle quali le lasciamo sono, a volte, discutibili.

Uno del Romagnosi fa fatica a sopportare uno/una del Gioia, forse perché sono troppo vicini, forse

perché se la tirano troppo, ma può essere amico di uno/una del Respighi forse perché sono un po‟

più lontani, forse perché se la tirano meno.

Uno del Romagnosi … è forte!!

Valerio Bertuzzi, IV P/B

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Romagnosi: i pensieri che rievoca questa semplice e, apparentemente, innocua parola sono tan-

ti, ma è bello dire che sono quasi tutti positivi.

Amata e molto spesso odiata, per ognuno di noi la scuola può assumere un

significato particolare.

Negli ultimi anni si è andata diffondendo la liceo-mania. Sembra quasi che

tutti debbano andare o al classico o allo scientifico, perché altrimenti nella

vita non si è nessuno.

Per me nulla di più sbagliato: un istituto tecnico ben fatto, può aprire mol-

te più strade di un liceo. Il nostro paese è pieno di piccole e medie imprese

sempre alla ricerca di figure specializzate. Insomma, gli istituti tecnici non

devono essere considerati come una ruota di scorta, ma anzi come una vali-

da scelta. Lo svantaggio rispetto ad un liceo risiede in una minore capacità

di studio autonomo che potrebbe creare qualche iniziale problemino, e par-

lo per esperienza personale, qualora si scegliesse di proseguire con l'uni-

versità.

Mi sono diplomata nel 2006: il ricordo dei compagni, dei professori, di alcu-

ni di loro in particolare, dei bidelli, delle aule, è ancora molto vivo. La mia

scuola, IL ROMAGNOSI.

Per quanti stanno vivendo la scuola in modo stressante, considerate che

prima o poi finirà e arriverà il giorno in cui finalmente potrete dire addio a professori, interrogazio-

ni e compiti in classe e sentirvi più sollevati. E intanto, se vi manca ancora parecchio a quel fatidico

giorno, non sprecate tempo in inutili angosce e provate a trovare un modo per rendere più piacevole

questo periodo.

E quando alla fine sarà terminato, non importa quanto dolce o amaro esso sarà stato: quello che vi

rimarrà sarà il ricordo di uno dei periodi più belli della vostra vita. Come tutti i momenti fondamen-

tali l‟importante è viverli intensamente, dando il meglio di se stessi.

Camilla Bertuzzi, una del Romagnosi di qualche anno fa

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L‟11 febbraio 1860 nasceva l‟Istituto Romagnosi. A distanza di 150 anni posso dire

di aver fatto parte di questa lunga e importante storia. Cinque anni trascorsi in una scuola

che è stata un simbolo esemplare per la storia della nostra città, con il suo apice negli anni ‟50 e ‟60

quando “sfornava” ragionieri per l‟Italia del miracolo economico.

Scelsi il Romagnosi per l‟interesse che ho sempre coltivato verso l‟economia (soprattutto quella poli-

tica), ma ho anche dovuto fare i conti con materie per me assai ostiche: matematica e chimica. Sono

stati anni impegnativi, che oltre alle conoscenze economiche di base, mi hanno permesso di cresce-

re; non posso dimenticare l‟entusiasmante esperienza del giornalino scolastico che mi ha consentito

di esprimere pensieri e riflessioni. Continua >>

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Amici, batticuori e le relazioni più o meno approfondite con

i professori e il personale scolastico, ma poi c‟erano le verifiche,

le interrogazioni...il lato oscuro della vita tra i banchi.

Il carico di studi era impegnativo, temporeggiare sulle date delle prove

scritte e orali era (e credo sia) l‟arte preferita. Non tutti i professori erano

fortemente motivati, altri invece trasmettevano il sapere con passione.

Gioie e insoddisfazioni, ma sono proprio le difficoltà a formare gli uomini del

domani, se siamo capaci di trovare nelle sfide il lato positivo della crescita.

Ricordo una lettura: “Siate allegri nella speranza, pazienti nelle tribolazio-

ni...” (San Paolo apostolo ai Romani 12,12). Ecco qui una delle chiavi d‟uscita,

una fonte che mi trasmise la consapevolezza di essere perseverante, seppur

le aspettative talvolta venivano deluse. Questo fu un lato della mia persona

che proprio nel corso del quinquennio si formò ed emerse al momento delle

votazioni finali.

Sono passati due anni dalla mia uscita dal civico 45, dai giorni affannosi e

allo stesso tempo appassionanti della maturità e non mi sono mai pentito di

aver scelto questo indirizzo che oggi proseguo all‟università; un mondo total-

mente diverso, che ho avuto modo di apprezzare anche con l‟ingresso nella

Fuci (Federazione Universitaria Cattolica Italiana). Quel che invece manca

nella realtà accademica è il rapporto umano tra studenti e docen-

ti...centinaia di iscritti e legami meno radicati rispetto alle superiori.

Spesse volte, in diverse occasioni ripenso a quegli anni in via Cavour con un

po‟ di nostalgia, ma con una grande pace interiore dettata dalla capacità di

aver saputo cogliere tutte le opportunità che ogni giorno formarono le mie

conoscenze intellettuali e morali.

Colgo l'occasione per augurare a tutti un sereno Santo Natale.

Luca Albieri, l’ex-scrive

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Aspettative di un fiducioso primino

Dimenticati i felici i giorni d'estate,quando le mattine scorrevano

veloci e leggere, e il suono delle onde che si infrangevano a riva ac-

compagnavano i sorrisi di graziose bionde occhi azzurri,è già ora,

purtroppo, di prepararsi per la nuova scuola.

La mitica, temuta e desiderata Scuola Superiore! Le matti-

ne,temo,diverranno noiose e pesanti,e gli unico suoni che sentirò sa-

ranno le urla dei prof.,sempre e comunque arrabbiati per la nostra

esuberanza. Spero,ovviamente,che questa mia nuova scuola non ci

tolga l'aria per respirare e non ci impedisca di esprimerci con la no-

stra creatività. Noi giovani saremo anche ingenui,ignoranti , maledu-

cati e chi ne ha più ne metta,ma se c'è una cosa che non ci man-

ca,questa è sicuramente la fantasia.

Si: abbiamo fantasia! Siamo giovani,siamo creativi e, soprattutto,

abbiamo un'immensa voglia di vivere. Spero che i prof. sapranno a-

prire gli occhi su questo e ci concederanno la libertà per poterci e-

sprimere come solo noi sappiamo. In questo modo,le lezioni potreb-

bero non essere più" il processo grazie al quale gli appunti del professore diventano appunti dello

studente senza passare per la mente di nessuno dei due",ma un modo per scambiare ide-

e,conoscenza, verità.

Spero dunque che il Romagnosi si dimostrerà una scuola seria e impegnativa, ma anche un luogo

che si frequenta volentieri, dove si cresce insieme ed ognuno può esprimersi per quello che è.

Mauro Tirelli, I A

Oggi, il Romagnosi è una delle scuole principali di Piacenza, una delle poche che hanno compiuto

150 anni. E’ un istituto superiore, che come sappiamo, prepara i giovani al futuro, offrendo loro

diverse opportunità di lavoro e di studio. Ma è proprio così che vorremmo il Romagnosi?

Sicuramente sempre con queste possibilità, ma le risposte che ho raccolto fra gli studenti si rife-

rivano ad una scuola più moderna e tecnologicamente più avanzata, anche più confortevole e rinno-

vata. Ad esempio: lavagne elettroniche, un‟aula cinematografica, palestre più confortevoli, le aule

meno spente e vuote, computer più moderni. Un‟altra idea potrebbe essere quella di ripulire le

macchinette da tutte quelle merendine nocive per la salute e di sostituirle con cibi più sani e più

leggeri. Anche la creazione di un‟aula dove gli studenti, durante il tempo libero, possono riunirsi e

svolgere attività scolastiche ed extrascolastiche tra loro, senza dover uscire da scuola. Sarebbe

un‟ottima opportunità per conoscersi meglio e condividere più tempo soprattutto con gli studenti

delle altre classi.

Per gli studenti che rimangono assenti sarebbe utile creare sul sito della nostra scuola uno spazio

in cui ogni professore di ogni classe potesse inserire la lezione del giorno.

Gli studenti si troverebbero più agevolati e il nostro Istituto si trasformerebbe in una scuola mi-

gliore come migliore deve essere il futuro di chi la frequenta.

Susanna Dosi, II co.C

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Spesso noi ragazzi ci ritroviamo a pensare al futuro, a cosa ci aspetta, alle scelte che dovremo

fare, alla moltitudine di ambizioni e sogni che vorremmo realizzare. A volte preferiamo continua-

re a sognare, dimenticandoci però che il futuro è dietro l‟angolo e che, molto prima di quanto

pensiamo, dovremo anche noi prendere la nostra scelta dalla quale dipenderà, forse, il nostro de-

stino.

Per questo motivo e per farci un po‟ gli affari dei nonni che sono tra noi, siamo andati a curiosare

tra i ragazzi di quinta, facendo un breve sondaggio, per sapere quali sono i loro progetti dopo a-

ver superato la tanta agognata maturità e quindi dopo aver finalmente terminato la cura.

I risultati del sondaggio ci portano a pensare che la maggior parte di loro non ha

cambiato idea rispetto alla motivazione che solitamente spinge i ragazzi a iscriversi,

cioè quella di poter lavorare subito dopo essersi diplomati.

Oltre a questo piccolo sondaggio, abbiamo intervistato per voi tre coraggiosissimi, uno per corso,

con i quali abbiamo approfondito i loro progetti e la loro permanenza qui al Romagnosi. Oltre alla

loro splendida disponibilità ci ha colpito molto anche la loro spontaneità e sincerità che hanno

messo nel rispondere alle nostre domande.

I tre ragazzi che hanno dato la loro disponibilità sono Ester Fusca di 5°coA, Stefano Lavarini di

5°A IGEA e Nicholas Libelli di 5°A programmatori.

Perché hai scelto il Romagnosi?

E: Perché la prima fermata del pullman è davanti al Romagnosi quindi anche se arrivo in ritardo

non devo correre.

S: Me lo sto chiedendo ancora adesso, ma principalmente per la preparazione in vista di un lavoro

futuro.

N: Perché pensavo di essere bravo in matematica e perché voglio andare in banca.

Cosa pensavi di fare dopo la scuola quando ti sei iscrit-

to?

E: Pensavo di andare a lavorare

S: Andare a lavorare

N: Volevo andare in banca assolutamente.

Cosa pensi di fare adesso, dopo cinque anni passati in

questa scuola?

E: Vedremo alla fine della scuola, comunque credo che

cercherò un lavoro.

S: Andare a lavorare.

N: Voglio ancora andare in banca a lavorare.

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Ester Fusca 5°coA

Prima & dopo la cura

Stefano Lavarini 5°A IGEA

Prima & dopo la cura

Nicholas Libelli 5°P/A

Prima & dopo la cura

Come hai vissuto questi cinque anni?

E: Sono stata molto bene, devo dire che sono stata di lusso!!

S: Sono stato molto bene sotto tutti i punti di vista.

N: Al biennio è stato molto divertente e anche abbastanza facile mentre al triennio la cosa è sta-

ta molto più dura ma grazie all‟affiatamento che si è creato con i compagni di classe si sta bene lo

stesso.

Cosa ti resterà più impresso del Romagnosi?

E: La disponibilità dei bidelli! Sono grandi!

S: I compagni di classe.

N: Il laboratorio linguistico!

Una cosa positiva e una negativa.

E: La cosa positiva è Davide, la cosa negativa invece è la burocrazia.

S: La cosa positiva è la preparazione dei professori mentre la cosa negativa sono le palestre.

N: La cosa positiva è che ci sono un sacco di donne mentre la cosa negativa è la burocrazia.

Simone De Lorenzi & Alessia Romagnoli, IVP/A I nostri protagonisti

The Mente

Prendiamo un attimo di pausa prima di continuare

e concentriamoci sul SUDOKU

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Tutti ci siamo chiesti almeno una volta chi è il nostro preside e perché ha scelto questo lavoro.

Beh, noi ce lo siamo fatti dire da lui...

Qual era la sua passione?

La mia passione era ed è quella della musica...

Suonavo il sassofono, ma ho smesso perchè ero troppo impegnato... però quando ho un po‟ di tempo

lo riprendo ancora qualche volta in mano.

Secondo Lei, è importante che i giovani coltivino le loro passioni?

Certo, perchè le passioni aiutano a crescere e soprattutto ci fanno sognare...

il mio sogno, ad esempio, era diventare un musicista... ma ho dovuto aprire gli occhi e allora,

siccome un'altra mia passione era la scuola, mi sono dedicato ad essa.

Com'era il suo andamento scolastico?

Discreto, direi...perchè la scuola era importante nella mia scala dei valori, ma non ho mai dedicato

ad essa tutto il mio tempo....

Quando è nata la sua passione da preside?

Negli anni '80, quando ho ricoperto la carica di vice preside per circa vent'anni,attraverso la quale

ho potuto toccare per mano e gestire i problemi burocratici di una scuola.

Per questo motivo ho risentito un po‟ di questa carica, perchè chi dirige una scuola non ha un con-

tatto diretto con la vita di classe, cosa che mi manca molto.

Quale materia insegnava? E quale è stata la ''sua scalata'' per diventare preside?

Io insegnavo chimica e scienze, e dal 1976 ho incominciato la mia ''scalata '' per diventare preside.

All'inizio ho ricoperto il ruolo di insegnante,poi sono passato a vice preside,poi a preside provvisorio

e successivamente a preside.

Lei è a favore dell'attività fisica?

Assolutamente sì, perchè essa è fondamentale se fatta in modo intelligente... in particolare penso

che lo sport abbia un ruolo importante per l'educazione e che sia un elemento di crescita insostitui-

bile soprattutto perchè abitua al rispetto delle regole e alla conoscenza di noi stessi.

Io facevo nuoto e sono anche un istruttore di esso.

Cosa migliorerebbe del Romagnosi?

Tutto è migliorabile. Il Romagnosi ha una tradizione storica e delle radici profonde sul territorio

piacentino. E‟ da sempre una scuola di qualità e chi l ha frequentata ha un grande senso di apparte-

nenza ed un certo orgoglio di essere stato uno scolaro del Romagnosi.

Cercherò di migliorare il servizio erogato da questa scuola cercando di interpretare le esigenze

professionali del territorio e quelle formative dei giovani frequentanti la nostra scuola.

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Che scopo hanno i televisori acquistati?

Innanzitutto volevo chiarire che sono tre. Di cui uno posizionato al primo piano, uno nell'aula

magna e uno sarà collocato all'ingresso. Lo scopo di essi è di trasmettere un'informazione più pre-

cisa ad alunni, impiegati e bidelli.

Perchè non si ha un miglioramento delle palestre?

Perchè le infrastrutture sono di competenza non della scuola, ma della provincia, e le spese che si

possono effettuare sono quelle che la scuola si può permettere.

Perchè gli studenti del Romagnosi non effettuano gite?

Perchè la scuola ha pochi fondi (per le assicurazioni e altre spese) per affrontare queste spese.

Inoltre per non addossare ulteriori spese alle famiglie e anche come protesta contro la riforma.

Quale è stato l’effetto della riforma sulla nostra scuola?

Sicuramente non molto buono, perchè con la riforma si effettuano tagli di fondi

e questo va a svantaggio di tutti. Il presupposto di questa riforma é il seguente:

la scuola deve essere titolare di tagli consistenti (con molti meno soldi) e nel frattempo deve mi-

gliorare le sue prestazioni....

Un aggettivo per gli studenti e la scuola Romagnosi..

Gli studenti del Romangosi non si possono definire ottimi,ma i migliori.

La scuola ha ottime qualità!!

L‟impressione che ci lascia è che abbiamo una gran fortuna ad avere un preside così.

Simone Bertozzi, I H & Loredana Bacur I C

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Laureata in giurisprudenza la prof. Patrizia Pugni insegna diritto, economia e scienze delle finanze nel

nostro istituto fin dal 1985. Le sue classi vanno dalla 1^ alla 5^ sezione A del corso IGEA (Indirizzo

Giuridico Economico Amministrativo).

Una raffinatezza ed una gentilezza naturale inspirano subito simpatia e fiducia; quindi approfittiamo

della sua preziosa esperienza per suggerire e consigliare un orientamento dei corsi di studi che, dal

terzo anno, ogni studente del Romagnosi è chiamato a scegliere. Le abbiamo rivolto alcune domande

sull‟argomento.

Quali le sembrano i punti di forza del corso IGEA? Credo che i punti di forza siano la preparazione nelle materie specifiche professionali, come diritto

ed economia. Ad esse è dedicato il maggior numero di ore alla settimana dalla 1a alla 5a con l’intento di

agevolare i futuri ragionieri all‟entrata del mondo del lavoro

Perché consiglierebbe questa scuola e questo corso di studi? Perché è una scuola tradizionalmente seria. I ragazzi fanno fatica, ma si formano per un futuro lavo-

ro o per continuare gli studi universitari. Non a caso molti dei nostri ragazzi superano con facilità i

primi due anni di università.

Consiglio inoltre questa scuola perché ha un biennio in comune con tre indirizzi, così gli studenti hanno

più tempo per valutare il corso di studi da intraprendere.

Quali suggerimenti dà ai ragazzi che vogliono frequentare questo indirizzo? Un suggerimento molto importante che do ai ragazzi, ma che serve anche ai professori, è di tenersi

sempre aggiornati perché ci sono molte materie dinamiche che cambiano ogni anno e non sempre i libri

sono al passo con i continui cambiamenti.

In base alla sua esperienza, qual è il bilancio del corso IGEA? Negli anni in cui ho lavorato al Romagnosi il bilancio è stato pressoché stabile. Appena si formò, il cor-

so programmatori ebbe un‟po‟ più iscrizioni perché era considerato una novità, ma adesso il numero di

richieste è all‟incirca uguale.

Che caratteristiche deve avere lo studente IGEA? Il triennio IGEA richiede grande volontà e serietà, ma anche impegno e costanza. Inoltre, come ho

già detto, bisogna saper tenersi aggiornati.

Cosa cambierebbe di questo corso? Io aumenterei le ore di 100

diritto, delle lingue straniere e di economia che sono state, invece, ridotte dal ministero.

Francesca Carini, II E

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Che dire di questo corso di studio? Beh, intanto si può partire illustrando la denominazione uffi-

ciale: Perito Aziendale Corrispondente in Lingue Estere. Di cosa si tratta? Si tratta di un indirizzo

completo, valido e ben strutturato che punta al consolidamento e all‟approfondimento delle lingue

straniere. Le lingue trattate sono sicuramente quelle più conosciute e utilizzate nell‟ambito commer-

ciale, ovvero l‟Inglese, il Francese, lo Spagnolo e il Tedesco. Si possono potenziare le proprie cono-

scenze seguendo anche dei corsi specifici offerti dalla scuola, validi per ottenere i crediti formativi.

Oltre a questo, l‟indirizzo offre anche una formazione economico-aziendale che risponde alle nuove

tendenze del mondo del lavoro nella prospettiva dell'Unione Europea, consentendo di inserirsi in più

settori: commercio estero, pubbliche relazioni, turismo, gestione a ricezione congressuale, istituti di

credito e aziende.

Quest‟anno però, con la Riforma Gelmini, il nostro vecchio corso ha subito vari cambiamenti.

Le classi prime che hanno iniziato la loro avventura al Romagnosi nell‟anno scolastico 2010/2011 sono

entrate in una realtà diversa rispetto agli alunni degli anni precedenti. L‟indirizzo E.r.i.c.a è stato in-

fatti sostituito da Relazioni Internazionali per il Markenting, che comprende anche alcune materie

di studio nuove, come Tecnologia della Comunicazione, Relazioni Internazionali ed Economia Geopoli-

tica. In merito al nostro corso di studio e alla nostra scuola, abbiamo intervistato la professoressa

Emanuela Ghizzoni, docente di inglese e la professoressa Valeria Damigella, insegnante di italiano. Professoressa Ghizzoni:

Cosa ne pensa dei tagli di ore delle lingue straniere apportate al nostro corso di studio dalla

riforma Gelmini? Non le sembra penalizzante per gli studenti?

Certo che sì, è molto penalizzante, l‟E.r.i.c.a ormai non ha più senso. A questo punto, tanto vale iscri-

versi all‟Igea.

Dopo diversi anni di insegnamento in questa scuola e nello specifico nel corso E.r.i.c.a, trova

che il Piano D’Offerta Formativa sia all’avanguardia e si sia via via migliorato oppure abbia

perso in qualità?

Con la riforma Gelmini, il Piano D‟Offerta Formativa è diventato inesistente.

Negli ultimi anni si è verificato un boom di iscrizioni ai licei; secondo Lei è un fenomeno di sola

moda oppure gli Istituti Tecnici si stanno veramente svalutando e non danno più quelle garanzie

“lavorative” di un tempo?

Se uno studente va al liceo, sicuramente non lavorerà. Tutti i diplomati del Romagnosi, parlando del

periodo antecedente la crisi che stiamo vivendo, hanno subito trovato il posto di lavoro. Forse la

gente preferisce essere più “ignorante” (dal verbo ignorare, sia chiaro) ma aver frequentato un lice-

o.

Professoressa Damigella:

Il mitico Istituto Romagnosi compie 150 anni. Nella nostra città è stato per anni un’eccellenza;

secondo Lei, lo è ancora oggi?

Sì, penso che il Romagnosi sia ancora valido. Ha un‟ottima funzione formativa e una buona prepara-

zione professionale ed educativa. I diplomati di questo Istituto sono in grado di fare scelte respon-

sabili, come decidere se intraprendere subito la carriera lavorativa oppure proseguire gli studi

all‟università. Insomma, direi che ancora oggi è un buona scuola. Continua >>

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Nel corso dei suoi anni di insegnamento ci sono stati cambiamenti significativi

nella tipologia dei ragazzi che scelgono di frequentare questo Istituto?

Il livello si è un po‟ abbassato, ma diciamo che rispecchia i cambiamenti sociali che ci sono

stati. Vent‟anni fa i ragazzi avevano meno stimoli esterni, c‟erano meno interessi e quindi si era più

concentrati sulla scuola e sullo studio. Al giorno d‟oggi, invece, i giovani hanno più cose da fare, ci

sono tanti impegni soprattutto extra-scolastici e sono più curiosi. La differenza è notevole.

Insegnare letteratura e storia in un Istituto Tecnico la soddisfa pienamente

o qualche volta desidererebbe essere in un Liceo Classico? Ha un riscontro positivo

dai ragazzi?

Sì, a volte mi è capitato di pensarlo. Per quanto riguarda il riscontro, varia da ragazzi a ragazzi. In-

segnare in questo Istituto una materia umanistica è importante, si hanno molte responsabilità per-

ché tutto ciò di cui si parla incide sulla persona, al co100trario delle altre materie di indirizzo, che

hanno uno scopo più tecnico e professionale.

Viola Sturaro & Cristina Sartori, IV Co.A

La parola scuola signifi- ca impegno, nuove esperienze, amicizie, cultura, svi- luppo e crescita

che a loro volta danno vita al saper fare, quindi alla possibilità di lavorare con successo.

Questo è un concetto che riguarda i giovani e non solo.

Bene o male tutti siamo “costretti” a fare delle scelte, soprattutto i giovani: come guadagnare di

più, cosa comprare, dove investire e soprattutto che scuola scegliere. La scelta della scuola ho dovu-

to farla anch‟Io e felicemente posso dire di non aver sbagliato, anzi questo corso serale è più di una

scuola: ti permette di studiare e allo stesso tempo lavorare e,

perché no, applicare le tue competenze in ambito lavorativo.

Tra le caratteristiche positive c‟è da dire che si vive anche una

diversa emozione: quella di essere ogni giorno tra adulti e sen-

tire sulla propria pelle come cambia la visione della vita con

l‟età. Personalmente ritengo che questo corso apra gli occhi su

realtà molto diverse, e che abbia un valore molto più grande ri-

spetto a quello che si può percepire dall‟esterno: a questo pro-

posito faccio riferimento al fondatore della lingua italiana che

dice “che „ntender no la può chi non la prova”. Essendo sempre

tra adulti ho l‟occasione di capire quanto peso abbia lo studio e quanto sia importante e questo mi

permette ancora di più di apprezzare quello che faccio.

I rapporti professori-alunni e le relazioni tra compagni si mantengono in equilibrio, ma lasciano spa-

zio anche agli scherzi.

Essendo il terzo e lultimo anno, tra l‟altro mi sembra normalissimo studiare la sera e avendo anche

precedente “esperienza” al diurno non vedo alcuna differenza.

Io sono del parere che questo corso serale funzioni e debba continuare ad esistere.

Un‟altra cosa che spinge ad apprezzare lo studio è la consapevolezza del valore del sacrificio che si

sta facendo. Io, ad esempio, ho pensato: “Se sono senza lavoro, vuol dire che non basta l‟istruzione

che ho e quindi faccio questo sacrificio così un domani non avrò più questo rimpianto e sarò felice di

aver dormito qualche ora in meno”.

Nicolae Cebanu, V Sirio

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Intervista alla professoressa Lorenza Nillucci, insegnante al corso programmatori 1. Perchè gli studenti dovrebbero scegliere il corso

Mercurio invece che il corso Igea o Erica?

Perchè il corso Mercurio per le discipline insegnate

prepara gli studenti nel modo migliore per affrontare

il lavoro e l'università.

2. Secondo lei, che conoscenze di base dovrebbe

avere un ragazzo che sceglie il corso Mercurio?

Non sono richieste particolari conoscenze all'inizio,

basta il desiderio di imparare perchè chi ce l'ha riesce

ad affrontare qualsiasi difficoltà, utilizzando anche la

ragione; il Mercurio è un corso in cui la ragione viene

costantemente applicata, in qualsiasi materia.

3. Cosa è cambiato con la recente riforma riguardante la scuola? Che differenze vede tra la

struttura e l'organizzazione del corso Mercurio confrontando l'anno passato e quello a venire?

La riforma ha posto il problema del tempo che i ragazzi devono passare a scuola; il Ministero ha ri-

scontrato che il tempo trascorso a scuola non incide in modo particolare sull'istruzione. Al contrario,

il tempo trascorso all'esterno dell'ambiente scolastico può influenzare in modo positivo il rendimento

degli studenti. Le ore sono quindi diminuite ed inoltre c'è stata una riorganizzazione delle discipline

con la diminuzione delle ore di compresenza.

4. E' possibile a suo parere strutturare in modo migliore il corso?

Innanzitutto se la scelta che lo Stato ha fatta sia giusta o no lo si capirà solo con il tempo, certo,

l'aver introdotto Informatica a partire dalla prima superiore consentirà ai ragazzi di avere una mi-

gliore preparazione una volta terminati gli studi. C'è stato un ritorno al risparmio, lo Stato o non ha i

soldi oppure non ha intenzione di spenderli nella scuola pubblica, è stato diminuito il numero degli as-

sistenti di laboratorio (come me), ma introducendo , come ho già detto precedentemente, informati-

ca a partire dalla prima si arriverà ad un livello di istruzione per cui gli assistenti (in particolar modo

nella classe quinta) non saranno più necessari.

5. L'aver terminato con successo gli studi presso il corso Mercurio che opportunità "apre" nel

mondo del lavoro?

Sicuramente tante opportunità; il corso Mercurio offre infatti tante competenze che oggi sono par-

ticolarmente richieste e che altri indirizzi di studio non possono dare, come il saper utilizzare cor-

rettamente i programmi gestionali e il mondo di internet. Il corso Mercurio offre poi una tale prepa-

razione che anche all'Università si riesce ad arrivare alla laurea più facilmente.

6. Tra gli studenti del biennio gira voce che il corso Mercurio sia più impegnativo rispetto ai

corsi Igea ed Erica. Lei cosa ne pensa?

La difficoltà non preclude la possibilità di farcela. Intanto dipende da cosa uno studente è portato

a fare; di certo è impegnativo (anche gli altri lo sono), ciò però non preclude la possibilità di riuscire

a cavarsela, di terminare gli studi. Se sia più difficile saranno gli studenti a deciderlo, forse la cosa

che più "spaventa" è che i programmatori sono continuamente portati al ragionamento.

Matteo Scotti & Marco Popolla, IVP/A

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Intervista a: Don Mario Tambini

Siamo tre alunni della 1°C, ed essendo nuovi in questa scuola abbiamo pensato di intervista-re il nostro prof di religione: Don Mario Tambini, che subito dai primi giorni ci ha accolti bene-

volmente sembrandoci davvero molto simpatico.

1. Dove è nato?

Nel comune di Bardi in provincia di Parma

2. Quanti anni ha?

63

3. Da quanti anni insegna al Romagnosi?

Insegno in questa scuola dal 1977, cioè da 33 anni_

4. Perché non ha mai chiesto il trasferimento?

Perché non mi è mai venuto in mente…

5. Perchè ha deciso di fare l’insegnante? Insegna anche in altre scuole?

Si vede che sono nato così, mi piace e basta. Si insegno anche in altre scuole_

6. Perché ha un rapporto così confidenziale con gli alunni?

Perché non ho paura che dandogli fiducia questi se ne approfittino_

7. Preferisce insegnare nelle prime o nel triennio?

Mi piace stare in contatto con persone di tutte le età_

8. Ha mai incontrato difficoltà particolari in alcune classi?

Si, Ogni tanto. Ci sono più difficoltà nelle seconde e nelle terze, le altre classi, invece, vanno be-

ne_

9. Ha mai avuto ostacoli nella vita?

Si, ho incontrato tantissimi ostacoli perché non sono portato ad obbedire; una persona che non

incontra ostacoli è come tutte le altre, non si sa distinguere. Però non ho mai incontrato ostacoli

in questa scuola_

10. Perché non ha mai studiato inglese?

Mi è cordialmente antipatica la lingua, non mi piace l‟inglese.. preferisco il tedesco che, invece, ho

studiato a Vienna_

11. Qual è il suo animale preferito?

La civetta perché, di notte, vede tutto quello che gli altri non vedono_

12. Cosa fa nel tempo libero?

Non ho molto tempo libero, però d‟estate mi piace andare sui monti a camminare e d‟inverno stare

davanti al caminetto_

13. Che musica ascolta?

Musica classica_

Adesso possiamo dire di conoscerlo almeno un po‟ di più… ma il resto sarà tutto da scoprire…!

Samuele Cesa, Silvia Giani & Federica Visconte, I C

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Il primo dicembre è stata una giornata importante per l‟Istituto G.D. Romagnosi: alla Fondazione di

Piacenza e Vigevano si è infatti tenuta la presentazione del libro che festeggia un secolo e mezzo di

vita della nostra scuola.

Il libro raccoglie in sé la storia e i personaggi che hanno fatto grande l‟ Istituto che ha influenzato

Piacenza e la sua vita.

L‟incontro si è aperto con le parole del Dirigente Scolastico del Romagnosi, Franco Balestra, che ha

voluto sottolineare il senso di appartenenza che si crea frequentando questo Istituto. Un Istituto

che affonda le sue radici nel territorio e che ancora oggi come in passato crea persone competenti,

in grado di affermarsi in un mondo difficile e competitivo.

Il Romagnosi ha, infatti, visto fra i suoi banchi personaggi illustri e famosi che hanno lasciato il se-

gno nella storia della città e non solo.

Dell‟aspetto storico ha invece parlato il giornalista Ersilio Fausto Fiorentini, che ha raccontato la

Piacenza in cui nel 1860, con la Legge Casati, nacque l‟Istituto Romagnosi.

Il Romagnosi è una sola grande famiglia ed esiste un legame profondo tra la città e la scuola, come si

evince dalla lettura del libro che corona i 150 anni di un Istituto prestigioso, dove “l‟orgoglio degli ex

studenti di questa scuola riesce a stupire”, come dichiara il Presidente all‟Amministrazione Provincia-

le Massimo Trespidi.

Il Romagnosi, testimonia il Dirigente dell‟Ufficio Scolastico Territoriale Armando Acri, è un Istituto

che si avvicina alle famiglie e che punta all‟obiettivo delle tre T: Tecnologia, Talenti e Tolleranza.

Obiettivo che in questi anni ha pienamente raggiunto, grazie anche ai presidi e a tutti coloro che si

sono impegnati in questo progetto e che hanno creduto nei ragazzi che hanno frequentato e reso im-

portante la scuola.

Molto significativo anche l‟intervento di Nadia Cocco e Stefano Pareti, entrambi ex studenti del Ro-

magnosi, che attraverso la proiezioni di foto di ieri e di oggi, hanno reso il vero spirito dell‟Istituto.

Immagini che raccontano la vita scolastica quotidiana, la felicità nelle occasioni di aggregazione, ma

anche i momenti difficili della guerra.

Molti furono i caduti durante i due conflitti mondiali e il Romagnosi per onorare la loro memoria ha

dedicato loro l‟”Albo d‟oro ai gloriosi caduti per la patria viva” e una lapide all‟ingresso della scuola.

Tra coloro che si sono sacrificati per l‟Italia ricordiamo il partigiano Pietro Inzani, Antonio Ferrari e

Tina Pesaro che morì in campo di concentramento.

L‟attaccamento all‟Istituto da parte degli ex alunni è stato tanto forte che quattro studenti della

classe 1964 hanno dato vita, nel 2003, all‟associazione “Amici del Romagnosi”, le cui finalità sono sta-

te illustrate dal Presidente Mario Ambrogi.

Il Romagnosi è stato e resterà per sempre un simbolo di unità che legherà tra loro i cuori di chi ne

ha fatto parte e che continuerà a segnare la storia di Piacenza con studenti che, anche in momenti

difficili come quelli che il nostro Paese sta attraversando, saranno in grado di cambiare le cose.

Rebecca Bettera, IVP/B

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Far parte della redazione del giornale d‟Istituto è una delle esperienze più coinvolgenti e motivan-

ti che la scuola possa offrire.

Ci dà coscienza di essere persone che pensano in proprio, che han-

no qualcosa da dire e che vale la pena di ascoltare.

Scrivere sulle pagine del giornalino di come ci si è liberati della

scimmia malefica dell‟anoressia o di come si sta cercando di supe-

rare il trauma del divorzio fra i propri genitori o di un lutto, o an-

cora parlare dell‟accettazione della propria omosessualità fa cre-

scere. Fa crescere chi, scrivendo, riflette e si conosce e soprat-

tutto fa crescere chi legge, ragazzi e adulti.

Ecco, il giornalino rende vero il principio tante volte affermato,

ma troppo spesso disatteso, che la scuola è un luogo dove si cre-

sce insieme.

Dalle riunioni della redazione si esce carichi, pieni di entusiasmo. Ed è bello nei giorni successivi

incontrarsi in corridoio con la consapevolezza di essere uniti da un unico progetto.

Anche le esperienze scolastiche vengono poi vissute con uno spirito diverso, con maggiore intensi-

tà.

La scuola diventa davvero una “res publica”, una cosa di tutti coloro che col loro impegno concor-

rono a renderla migliore.

Grazie al giornale, ci si sente parte attiva di una realtà accogliente.

Se puntualmente ci ritroviamo è perché il lavoro non ci spaventa, perchè non abbiamo perso il gu-

sto del lavorare insieme e delle cose ben fatte, perchè crediamo nell‟impegno personale e colletti-

vo, che porti alla realizzazione piena di ogni persona.

In questi tempi così tristi per la scuola italiana, che pare inerme di fronte ai tagli e alla miope po-

litica di cui è oggetto, non mi resta che dire a ciascuno dei redattori semplicemente grazie per

l‟onesta del loro lavoro, per la generosità e la libertà della loro fatica.

Se i giovani resistono, il loro futuro sarà migliore del presente che la mia generazione ha loro con-

segnato. Paola Cordani

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Anche quest‟anno la nostra redazione ha guadagnato tante piccole soddisfazioni; non per vantar-

ci, ma basta leggere la scheda di valutazione che ci hanno assegnato alla sedicesima rassegna:

“Con i giornali studenteschi per un nuovo protagonismo giovanile”. Evento che si è tenuto al cen-

tro di Piacenza: Cariparma Credìt Agricole. Speriamo veramente di poter continuare così!

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Caro Babbo Natale,

questa non è una delle tante lettere che ricevi tutti

gli anni, ma è una forte richiesta di aiuto da parte di

tutti gli studenti del Romagnosi.

Noi desidereremmo non tanti e a volte futili regali, ma

un'unica utile soluzione ai nostri complessi problemi. Il

punto è, che con tutti i tagli che sono stati fatti alla

scuola pubblica, il nostro istituto di ben 150 anni non

se la passa tanto bene.

Ci sono diversi campi per cui avremo bisogno del tuo

aiuto, ma per quest‟anno ci accontenteremo se tu ci

aiutassi nella sistemazione delle palestre. Ci lamentia-

mo delle loro condizioni: il problema sta nel fatto che

abbiamo due palestre, ma nessuna delle due veramen-

te adeguata allo svolgimento delle lezioni. A volte dob-

biamo ricorrere al campo Daturi anche durante

l‟inverno perché l‟ampiezza delle palestre non consen-

te di svolgere determinate attività. Le palestre sono

ancora stile 1860 e, nonostante le recenti ristruttura-

zioni, le condizioni di sicurezza non sono migliorate.

Se le nostre richieste non sono troppe, accetteremmo

volentieri nuove attrezzature che promettiamo di non

rovinare, e soprattutto una porta che separi la palestra dallo spogliatoio.

Come tu ben sai, quest‟anno le classi prime sono molto numerose: per questo motivo ci capita di

fare educazione fisica con tre classi in un‟unica palestra. Non è certo uno spettacolo; pensa che

ci hanno proposto di fare teoria per cercare di risolvere questo problema. Che dramma!!

Abbiamo un urgente bisogno di te, speriamo che tu non ci deluda. In cambio ti promettiamo di

studiare di più, di impegnarci, di lamentarci di meno e di essere sempre presenti a scuola.

Il problema è che fino ad oggi i nostri accorati appelli sono serviti a poco: per questo, non pos-

siamo far altro che affidare i nostri desideri a stelle troppo lontane per sentirci e a te, caro

Babbo Natale, sperando che tu non sia troppo impegnato per accontentarci.

Barbara Bonini & Letizia Del Giudice, IV A

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Un colore sarebbe il verde speranza che noi riponiamo nel futuro; Un animale sarebbe un predatore sempre a caccia di novità; Un calciatore sarebbe Del Piero per il suo attaccamento alla maglia; Un numero sarebbe il 3; Uno stato sarebbe la Svizzera per il suo rigore e ordine; Uno sport sarebbe il nuoto, completo;

Una carta sarebbe la Polla; Una figura geometrica sarebbe un cubo;

Un vegetale sarebbe una pianta carnivora devastante perché ci divora tutto il nostro tempo;

Una scarpa sarebbe una Hogan per la sua sobrietà ed eleganza; Un uomo del passato sarebbe stato un antico romano; Uno scrittore sarebbe Dante;

Un politico sarebbe Bertinotti ma solo ed esclusivamente per la sua eleganza.

Simone Scotti & Stefano De Lorenzi, IV P/A

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La nostra scuola ospita 172 alunni stranieri

su un totale di circa alunni.

Provengoniamo da diversi paesi sparsi in

tutto il mondo; c'è chi viene dal continente

sud Americano e chi viene dal medio Orien-

te, chi dalla Bielorussia e chi addirittura

dalle Maurizius!!

La percentuale più alta è rappresentata

dagli alunni di origine albanese, a cui seguo-

no quelli di origine bosniaca, ecuadoriana,

macedone e romena.

Per valorizzare questa ricchezza, abbiamo

pensato di organizzare una giornata inter-

nazionale dedicata interamente ai ragazzi

che provengono da altri paesi. Non abbiamo

ancora pensato bene a cosa si potrebbe

fare ma..ogni suggerimento da parte vostra

sarebbe apprezzato!

Asmae Laghrik, III A

CITTADINANZA

N. ALUNNI

ALBANESE 37

ANGOLANA 1

BIELORUSSA 2

BOSNIACA 12

BRASILIANA 1

BURKINA FASO (ALTO VOLTA) 1

CINESE 4

CONGOLESE 1

CROATA 4

ECUADORIANA 19

FILIPPINA 1

GHANESE 2

INDIANA 8

IVORIANA 2

MACEDONE 27

MAROCCHINA 9

MAURIZIANA 1

MOLDAVA 9

PERUVIANA 1

POLACCA 1

ROMENA 15

SENEGALESE 1

SERBA 2

TUNISINA 3

UCRAINA 8

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Osservando questo grafico si è indotti immediatamente a riflettere su due aspetti fondamentali della no-

stra società, due macrofenomeni che risultano evidenti anche nella nostra scuola: la globalizzazione e l'inte-

grazione dei cittadini stranieri.

In primo luogo, come ci è ben noto, la globalizzazione consiste nel fenomeno di crescita progressiva delle

relazioni e degli scambi a livello mondiale. In secondo luogo, l'integrazione dei cittadini comunitari o extra-

comunitari permette la conoscenza dei diversi stili di vita, delle tradizioni, costumi, festività.

Questo due aspetti sono importanti anche per un” piccolo” Istituto scolastico come il nostro in quanto avere

ragazzi provenienti da ben 25 paesi diversi permette di capire come anche la nostra piccola “società” evolva.

Bisognerebbe, però, porre attenzione su questo patrimonio culturale, non tanto per riflettere sull'integra-

zione o sui vari aspetti della globalizzazione poiché sono questioni che in un Welfare State come il nostro

sono già attuati, ma su come si potrebbe valorizzare questo tipo di patrimonio.

La scuola promuove diversi progetti in diversi campi,come la solidarietà,la lotta alla discriminazione, la tute-

la dei diritti: uno di questi progetti, dunque, potrebbe consistere nel lavoro collettivo tra ragazzi stranieri e

italiani, per realizzare per esempio un approfondimento sulla lotta contro il lavoro dei minorenni. Lo scopo

del progetto sarebbe quello di mettere assieme idee di ragazzi di origini diverse che potrebbero portare la

loro esperienza. Importante sarà la partecipazione dei ragazzi cinesi o africani che provengono dai paesi

dove il lavoro dei minorenni non è tutelato, anzi sfruttato!

Si tratta semplicemente di dedicare alcune ore scolastiche ai progetti che possono migliore la nostra socie-

tà e permettere una maggiore riflessione grazie al confronto di idee fra ragazzi che hanno stili di vita com-

pletamente diversi. Manjot Kaur, VP/A

ALBANESE22%

ANGOLANA1%

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BOSNIACA7% BRASILIANA

1%

BURKINA FASO (ALTO VOLTA)

1%

CINESE2%

CONGOLESE1%

CROATA2%

ECUADORIANA11%

FILIPPINA1%GHANESE

1%INDIANA

5%

IVORIANA1%

MACEDONE16%

MAROCCHINA5%

MAURIZIANA1%

MOLDAVA5%

PERUVIANA1%

POLACCA1%

ROMENA9%

SENEGALESE1%

SERBA1%

TUNISINA2% UCRAINA

5%

The Mente

Page 30: The Mente numero di dicembre 2010

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Foto di Andrea Rebecchi, III B & Silvia Segalini IIIP/B

Page 32: The Mente numero di dicembre 2010

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The Mente

CONCORSO LETTERARIO (PAGINE DI VITA) 1- Scrivi un testo che parli di te (lunghezza massima: 2 car-telle dattiloscritte) 2- Mettine 5 copie anonime all’interno di una busta ripor-tante nome, cognome e classe 3- Consegna il plico a Damiano Borella in 3 PA entro e non oltre il 28/02/2011

Ricchi premi ai primi 3 classificati

secondo l‟insindacabile giudizio di:

Barbara Garlaschelli

Girolamo Lacquaniti

Maurizio Matrone

Rosella Tiadina

CONCORSO FOTOGRAFICO

1- Il soggetto è libero (possono

essere presentate al massimo 2

foto per persona e dovranno

avere un titolo)

2- Mettine una copia anonima

stampata su carta 20x30

all’interno di una busta ripor-

tante nome, cognome e classe

3 - Consegna il plico a Damiano

Borella in 3 PA entro e non

oltre il 28/02/2011

Ricchi premi ai primi 3 classificati

secondo l‟insindacabile giudizio di:

Gianni Cravedi

Mauro Ferrari

Carlo Pagani

Paolo Terzago

Page 33: The Mente numero di dicembre 2010

33

Come avrete di certo notato il 150 è un numero che ricorre spesso in questa nostra edizione

del “The Mente” e, come se non bastasse, Vi proponiamo altrettanti libri…

- "L'ultima riga delle favole",

Massimo Gramellini

- "Dove gli uomini diventano eroi",

John Krakauer

- "Assassinio sull'Orient express",

Agatha Christie

- "Follie di Brooklin", Paul Auster

- "La città delle bestie", Isabel Allende

- "La foresta dei pigmei", Isabel Allende

- "Il cimitero di Praga", Umberto Eco

- "3 metri sopra il cielo", Federico Moccia

- "Quaderni di Lanzarote", Josè Saramago

- "Lettere contro la guerra", Tiziano Terzani

- "Storia di una gabbianella e del gatto che le inse

gnò a volare", Luis Sepùlveda

- "Il bambino con il pigiama a righe", John Boyne

- "Il cacciatore di aquiloni", Khaled Hosseini

- "Mille splendidi soli", Khaled Hosseini

- "Gomorra", Roberto Saviano

- "L'ombra del vento", Ruiz Zafòn Carlos

- "La cattedrale del mare", Ildefonso Falcones

- "Orgoglio e pregiudizio", Jane Austin

- "Il sentiero dei nidi di ragno", Italo Calvino

- "Il deserto dei tartari", Dino Buzzati

- "La fattoria degli animali", George Orwell

- "Io non ho paura", Niccolò Ammaniti

- "La solitudine dei numeri primi", Paolo Giordano

- "Qualcuno con cui correre", David Grossman

- "Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte",

Marc Haddon

-"Cent'anni di solitudine", Gabriel Garcia Màrquez

Stieg Larsson:

- “Trilogia Millennium”

- "L'uomo che odiava le donne"

- "La regina dei castelli di carta"

- "La ragazza che giocava con il fuoco"

- "La caduta dei giganti", Ken Follet

- "1984", George Orwell

- "Addio alle armi", Ernest Hemingway

- "Per chi suona la campana", Ernest Hemingway

- "Il bambino che imparò a colorare il buio", B.Mills

N.Sparks

- "L'occhio del lupo", Daniel Pennac

J.K.Rowling:

-"Harry Potter e la pietra filosofale"

-"Harry Potter e la camera dei segreti"

-"Harry Potter e il prigioniero di Azkaban"

-"Harry Potter e il calice di fuoco"

-"Harry Potter e l'ordine della fenice"

-"Harry Potter e il principe mezzosangue"

-"Harry Potter e i doni della morte"

-"No logo", Naomi Klain

-"Stupid white men", Michael Moore

-"Signor Malaussene", Daniel Pennac

-"L'anello di re Salomone", Konrad Lorenz

-"Il Profumo", Patrick Suskind

-"Un altro giro di giostra", Tiziano Terzani

-"Il codice Da Vinci", Dan Brown

-"La Masseria delle Allodole", Antonia Arslan

-"Il quinto giorno", Frank Schatzing

-"Tabù", Piers Paul Read

-"Il silenzio degli innocenti", Thomas Harris

-"La casa delle bambole", KA-TZETNIK-135633

"La Mennulara", Simonetta Agnello Hornby

-"Il giardino segreto", Frances Hodgson Burnett

-"Pappagalli verdi", Gino Strada

-"Cecità", Josè Saramago

-"Oceano mare", AlessandroBaricco

-"Mezzanotte e cinque a Bhopal", Dominique Lapierre

-"Sostiene Pereira", Antonio Tabucchi

..Bene se siete arrivati fin qui e avete letto tutti i ti-

toli..fatevi un applauso!! Il resto nel prossimo numero.

Buona lettura!

Agata Paleari & Donald Gjni, I A

Secondo noi del Romagnosi The M

ente

Page 34: The Mente numero di dicembre 2010

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- Teenage Dream – Katy Perry

- I Like It – Enrique Inglesias

- Just The Way You Are – Travie Mccoy

- Hallelujah – Rufus Wainright

- C‟era una volta il west – Ennio Morricone

- Respiro – Vibrazioni

- OMG – Usher

- Michel – Soldiers Of Peace

- Puro Bogotà – Club Dog

- Shame – Robbie Williams & Gary Barlow

- The Catalyst – Linkin Park

- Poker Face – Lady Gaga

- Yesterday – Beatles

- We Will Rock You – Queen

- Pescatore – De Andrè

- Bocca di rosa – De Andrè

- Blowing in the wind – Bob Dylan

- Lo strano percorso – Max Pezzali

- Beatiful day – U2

- Everything – Anastacia

- Supermassive black hole – Muse

- Tik tok – Kei$ha

- Gipsy – Shakira

- Rude boy – Rihanna

- Waka Waka – Shakira

- Mamma mia – ABBA

- Nuvole rosa – Giuliano Palma

- Fare a meno di te – Due di picche

- La solitudine – Laura Pausini

- Mondo – Cesare Cremonini

- Love the way you lie – Eminem & Rihanna

- Wherever you will go – The Colling

- Clair de lune– Claude Debussy

- Senza nuvole – Alessandra Amoroso

- Beatiful monster – Ne-Yo

- Aria sulla IV corda Suite n°3 – Johann Seba-

stian Bach

- New York New York – Frank Sinatra

- Vamos a bailar – Paola e Chiara

- Will always love you – Witney Houston

- Alejandro – Lady Gaga

- Twist and showt – Beatles

- Don‟t worry be happy – Bob Marley

- Certe notti – Ligabue

- Una Ragazza In Due – I Giganti

- Billy Jean – Michael Jackson

- Time is runnig out – Muse

- Somewhere over the rainbow – Norah Jones

- La guerra di Piero – Fabrizio De Andrè

- California girls – Katy Perry

- Moon river – Audrey Hepburn

Francesca Carini, II E

The Mente

Page 35: The Mente numero di dicembre 2010

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Il Romagnosi del futuro...

The Mente

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The M

ente

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150 BESTIALITA’… VOLENDO POTEVAMO ARRIVARE ANCHE A 1500 PERO’ PER QUESTA VOLTA ACCONTENTATE-

VI DI QUESTE 50 PERLE DI SAGGEZZA.

► Prof.: “ Ils ne se sont pas promenés… che tradotto vuol dire: essi non si sono passeggiati se stessi.”

► Il piede del pollice.

► Quando si applica l‟ALIVA… (ALIVA = aliquota + IVA).

► Magrolino di statura.

► Sono due cose diversamente diverse

► Quando avrete il LEBRO.

► Lo Statio. (Trad. Lo Stato)

► Prof.: “ Qual è il problema? Me lo dicete?”

► Coloro che fanno pugilato sono i pugilatori.

► Prof: “ Gli uomini primitivi costruivano le armi con il legno di renna.” (Dato che le renne non sono di le-

gno, si presume anzi, si spera, che la prof intendesse le corna di renna…)

► Prof.: “ Vedi io qui ho semplificheto”

► Prof.: “ Ragazze ora andate a pagina… non lo so…”

► Prof.: “ Ragazze! Si parla una volta alla persona!”

► Voce del verbo bisognare.

► Approssimiamo per effetto. (Ma dai?! Non sapevo che si potesse approssimare anche per effetto!!)

► Come eravamo visto…

► È un calcolo molto semplicistico.

► La fattura è un decmento.

► Prof.: “ È inutile che ci guardate con l‟occhio d‟ameba!” (Prof scusi… Ma l‟ameba essendo un organismo

unicellulare… non ha gli occhi!)

► E se facciamo questo calcolo alla fine faccerà…

► La libreria è il mobile dove metto i mobili. >>

► Prof.: “Andate a pagina qui!”

► Prof.: “E si… c‟è scritto… ma non c‟è scritto… però c‟è scritto”. (Ma dire che bisognava leggere tra le

righe non era più semplice?!)

► I papi si arricchivano attraverso distribuendo cariche religiose.

► Prof.: “Non voglio vedere gioielli attaccati alle braccia!!” (Ma non era più semplice dire braccialetti?!)

► I problemi SCATURANO… (Ma non si diceva SCATURISCONO?)

► Prof.: “ Aprite le finestre che c‟è un caldo angosciante!” (E da quando il caldo angoscia?!?!)

► Sono elementi da ornamentazione… (Ornamentache?!?)

► L‟altro giorno mi è scappato l‟occhio e non l‟ho più ripreso.

► L‟appendicite è l‟attaccapanni di Tarzan.

► Ndo Cojo Cojo è il famoso campione giapponese di lancio dei coltelli e sua moglie si chiama So‟ Tutt‟Un

Tajo.

► La principale differenza tra il teatro Greco e quello Romano è che quello Greco è Greco e quello Roma-

no è Romano. (Un ragionamento che non fa una piega! Bella Prof!)

► Don‟t Worry era il mio prete

► La pittura Romana si differenzia in quattro stili diversi, ogni stile ha un nome… il primo si chiama Giu-

seppe.

► I Sarmati erano un popolo che viveva vicino ai Rottofreni e ai Sannicoli.

The Mente

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39

► Prof.: “ Cos‟è un tumulo?” Alunne: “ Booooh” Prof.: “ Esatto!!”

► Prof.: “Dove si trova l‟Istria?”

Alunne: “Donde?”

Prof.: “Ma no ragazze! L‟Istria è in Jugoslavia, non a donde in Toscana!” (A parte il fatto che la Jugoslavia

non esiste più… ma un paese toscano chiamato DONDE, non è mai esistito!!).

► Guardate quanta sfilza di paesi.

► Fornici si scrive con la N di bicicletta… No, con la N di Milano… No, scusate con la N di Bologna… Ah no!

Con la N di Napoli!!

► Per dipingere, i romani utilizzavano diversi colori. Se ad esempio mischiavano il rosso col giallo,creavano il

rosso Verona; se invece mischiavano il verde col nero creavano il verde Guatemala, che però non era anco-

ra stato scoperto, e quindi lo chiamavano con un altro nome.

► A water of glass.

► Non vorrei dire che siete fastidiose, non mi permetterei mai… però siete come una radio accesa su una

frequenza disturbata, come un televisore che si vede tutto squadrettato, come guardare una lavatrice

spenta… e adesso non mi vengono in mente altri esempi stupidi, ma se ci penso un attimo poi mi vengono in

mente… (dopo qualche minuto)… siete come un gesso che stride sulla lavagna, come le posate che stridono

nel piatto, come la marcia di una macchina quando gratta, come il camion di Bottazzi in mezzo alla via dove

stai passando…

► La parola rendita non so se l‟avete mai sentita parlare.

► Se voglio sapere il valore finale calcherò.

► Sono settici. (Forse scettici??)

► Non tutti i paesi hanno aderiti.

► È uno specie.

► Prima di farlo incoronarlo.

► Pergamo è l‟altro nome di una città… infatti non avete mai sentito dire la famosa espressione “Brutto figlio

di Pergamo!” ?

► Alunna: “ Prof. cosa vuol dire fida?”

Prof.: “Eh??”

Alunna: “Cosa vuol dire fida?”

Prof.: “Eh??”

Alunna: “FIDA!!!”

Prof.: “ Aaaaah, avevo capito un‟altra cosa…”

Cristina Sartori, IV co.A

Soluzioni dei SUDOKU

5 6 3 8 2 7 9 4 1

8 4 7 1 9 3 6 2 5

9 1 2 6 5 4 7 8 3

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6 7 9 3 1 8 2 5 4

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7 9 6 4 8 1 5 3 2

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1 4 6 9 3 8 2 7 5

5 3 9 2 7 4 8 6 1

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3 6 1 8 5 9 7 4 2

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8 1 7 6 9 5 3 2 4

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6 2 4 1 8 3 5 9 7

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