Tettonica delle Placce

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1 6 CFU: 40 ore lezione 8 ore esercitazione Testi consigliati: Lazzarini L. (2004) Pietre e Marmi Antichi. Cedam Editore, Padova, P. Primavori (1999) Pianeta Pietra. Giorgio Zusi editore Morbidelli (2003) Le rocce e i loro costituenti. Bardi Editore, Roma Peccerillo A & Perugini D. (2003) Introduzione alla petrografia ottica. Morlacchi, Perugia.200 pp Appunti del docente in formato elettronico Per approfondimenti sulla microstruttura e composizione mineralogica delle rocce è disponibile in Internet un atlante della collezione petrografia (www.atlantepetro.unito.it/). Modalità di esame prova orale Alessandro BORGHI E-mail: alessandro.[email protected] Dip. Scienze Mineralogiche e Petrologiche Via Valperga Caluso 35 Corso di Laurea in Scienza e Tecnologia dei materiali Petrografia Finalità: Fornire i criteri essenziali per il riconoscimento e la classificazione delle rocce, e le conoscenze specifiche per la determinazione e classificazione di geomateriali di interesse per i Beni Culturali Programma Composizione della crosta terrestre; ciclo delle rocce e loro costituenti principali. Rocce magmatiche, sedimentarie e metamorfiche: caratteri strutturali e mineralogici; principi di classificazione, di nomenclatura e di distribuzione. Analisi delle applicazioni petrografiche più significative ai Beni Culturali, con esemplificazione delle metodologie analitiche correnti. Esercitazioni in laboratorio: Riconoscimento e classificazione di rocce e lapidei ornamentali alla scala macroscopica e valutazione del loro stato di conservazione; introduzione alle tecniche di microscopia ottica per il riconoscimento e classificazione di materiali lapidei mediante l’osservazione di sezioni sottili al microscopio a luce polarizzata

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Descrizione della Teoria della Tettonica delle placche terrestri

Transcript of Tettonica delle Placce

  • 1

    6 CFU: 40 ore lezione 8 ore esercitazione

    Testi consigliati:

    Lazzarini L. (2004) Pietre e Marmi Antichi. Cedam Editore, Padova,

    P. Primavori (1999) Pianeta Pietra. Giorgio Zusi editore

    Morbidelli (2003) Le rocce e i loro costituenti. Bardi Editore, Roma

    Peccerillo A & Perugini D. (2003) Introduzione alla petrografia ottica. Morlacchi, Perugia.200 pp

    Appunti del docente in formato elettronico

    Per approfondimenti sulla microstruttura e composizione mineralogica delle rocce disponibile in Internet un atlante della collezione petrografia (www.atlantepetro.unito.it/).

    Modalit di esame

    prova orale

    Alessandro BORGHI

    E-mail: [email protected]

    Dip. Scienze Mineralogiche e Petrologiche Via Valperga Caluso 35

    Corso di Laurea in Scienza e Tecnologia dei materiali

    Petrografia

    Finalit: Fornire i criteri essenziali per il riconoscimento e la classificazione delle

    rocce, e le conoscenze specifiche per la determinazione e classificazione

    di geomateriali di interesse per i Beni Culturali

    Programma Composizione della crosta terrestre; ciclo delle rocce e loro costituenti

    principali. Rocce magmatiche, sedimentarie e metamorfiche: caratteri

    strutturali e mineralogici; principi di classificazione, di nomenclatura e di

    distribuzione. Analisi delle applicazioni petrografiche pi significative ai

    Beni Culturali, con esemplificazione delle metodologie analitiche correnti.

    Esercitazioni in laboratorio: Riconoscimento e classificazione di rocce e

    lapidei ornamentali alla scala macroscopica e valutazione del loro stato di

    conservazione; introduzione alle tecniche di microscopia ottica per il

    riconoscimento e classificazione di materiali lapidei mediante

    losservazione di sezioni sottili al microscopio a luce polarizzata

  • 2

    Caratterizzazione minero-petrografica e

    geochimica di materiali lapidei

    Il diffuso utilizzo fin dai tempi antichi di materiali lapidei in

    architettura, ma anche come strumenti di vita quotidiana si

    manifestano ora come un immenso patrimonio di beni culturali

    da valorizzare e salvaguardare

    In alcuni casi le rocce utilizzate sono facilmente riconoscibili e

    attribuibili a siti di estrazione prossimi al bene culturale in cui

    sono stati impiegati. In altri casi, si pone invece il problema

    della loro natura e provenienza.

    In questi casi lapplicazione di metodologie scientifiche pu dare informazioni essenziali per la loro caratterizzazione,

    problema eminentemente petrografico, anche se integrato

    da metodi di tipo fisico e chimico.

    - Identificazione delle fasi mineralogiche in essi contenute

    - Determinazione dei rapporti quantitativi e spaziali che

    legano tra loro i vari minerali (tessitura, forma, grana,

    orientazione)

    - Determinazione della composizione chimica della intera

    roccia o dei singoli minerali

    Classificazione del materiale lapideo

    Valutazione del suo stato di conservazione

    Determinazione della provenienza del materiale lapideo

    Caratterizzazione dei materiali lapidei

  • 3

    - Tecniche non distruttive Osservazione macroscopica

    Fluorescenza Rx in aria (XRF)

    Microanalisi protonica in aria (PIXE)

    - Tecniche distruttive Microscopia ottica

    Microscopia elettronica

    Microanalisi elettronica

    Catodoluminescenza

    - Diffrattometria Rx

    - Analisi isotopica

    Principali tecniche analitiche

    Analisi mineralogica

    Analisi chimica

    Analisi minerochimica

    Tempi di conteggio

    Programmi di elaborazione

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    Certificazione Petrografica

    La caratterizzazione petrografica considerata dagli addetti ai lavori come il test fondamentale

    per il riconoscimento e la classificazione dei materiali lapidei impiegati nei campo dei Beni

    Culturali

  • 4

    Osservazione macroscopica

    Granito rosa di Baveno Granito a grana medio grossolana costituito da quarzo, K-

    feldspato rosa per la presenza di inclusioni di

    ematite, plagioclasio e biotite

    Chiesa di San Carlo

    La facciata ottocentesca stata realizzata

    in Granito rosa di Baveno, con alla base

    marmo bianco

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    Certificazione Petrografica

    Sfruttando le propriet ottiche dei minerali (rilievo

    birifrangenza abito pleocroismo segno ottico) mediante

    un microscopio ottico a luce trasmessa polarizzata

    rettilinearmente possibile individuare e classificare

    tutte le fasi silicatiche presenti in natura. L'osservazione

    avviene mediante l'interposizione tra analizzatore e

    oculare di una lamina sottile 30 m di roccia

  • 5

    Condizioni del campione

    - Dimensioni

    - Grana

    - Stato di conservazione

    - Possibilit di lucidatura,

    - taglio, metallizzazione

    occorrono:

    un microscopio ottico a

    luce polarizzata

    una sezione sottile

  • 6

    Struttura della Terra

  • 7

    la Terra risulta costituita da un nucleo e da involucri concentrici chiamati nucleo,

    mantello, astenosfera e litosfera. Quest'ultima si presenta come una buccia molto sottile

    (circa 100 km) e rappresenta la porzione di pianeta direttamente studiabile. La litosfera

    comprende la crosta e il mantello sup. La crosta a sua volta si suddivide in continentale

    e oceanica

    Suddivisione

    Fisica

    Chimica mineralogica

    Discontinuit di

    Mohorovicic (Moho)

    Discontinuit di

    Gutenberg (2900 km)

  • 8

    Onde Sismiche. Un terremoto genera onde sismiche che si propagano in

    tutte le direzioni. Sfruttando queste onde stato possibile conoscere meglio

    la struttura interna della terra (altrimenti inesplorabile)

    Onde P onde prime, onde di compressione

    Onde S onde seconde, onde di taglio

    Le onde si propagano

    dallIPOCENTRO di un terremoto seguono percorsi curvi (in funzione

    della diversa densit delle rocce

    attraversate giungono sulla

    superficie dove vengono registrate da

    sismografi

    limite litosfera/astenosfera un limite reologico e separa una porzione solida

    (litosfera) da una parzialmente fusa (astenosfera), corrisponde alla isoterma dei

    1280; in corrispondenza di questo limite la V delle onde sismiche diminuisce

    (per la presenza di una piccola % di materiale fuso)

  • 9

    Calore interno della Terra e cicli di convezione

    La Terra un pianeta attivo con un motore termico interno rappresentato da correnti convettive che generano rilievi montuosi e un motore termico esterno dovuto alla energia solare responsabile del clima che a sua volta smantella i rilievi;

    La Terra si sta raffreddando mediante trasporto di calore dallinterno verso la superficie; Questo flusso di calore pu anche essere definito come gradiente geotermico (cio

    variazione della temperatura in funzione della profondit) e varia in funzione delle

    strutture geologiche regionali: pu variare tra 50/km (elevato) a 10/km (molto basso);

    Evidenze del raffreddamento (dissipazione del calore): vulcani, sorgenti calde

    Il campo magnetico terrestre

    Il campo magnetico terrestre molto simile, per landamento delle sue linee di flusso, al campo che verrebbe prodotto se al centro

    della Terra fosse posta una gigantesca barra magnetica, inclinata di

    11 rispetto allasse di rotazione.

    le cause del campo

    magnetico sono poco

    note si ipotizza un

    meccanismo tipo

    dinamo interna

    (ubicata nel nucleo

    esterno liquido) che

    genera una corrente

    elettrica in un mezzo

    conduttore in

    movimento (movimenti

    convettivi del ferro

    fuso);

  • 10

    Et della Terra

    Metodi datazione

    I processi geologici sono troppo lenti per poter

    essere misurati direttamente; quindi per poter

    stabilire la loro cronologia necessaria la

    testimonianza delle rocce che registrano cio

    conservano la memoria degli eventi geologici del

    passato;

    I principi base sono quelli della stratigrafia:

    sovrapposizione degli strati e orizzontalit

    originaria unita,ente allutilizzo dei fossili

    I fossili

    rappresentano resti di antichi organismi

    viventi: alcuni sono molto simili a organismi

    attuali, altri sono molto diversi;

    per primo William Smith (1793) si rese conto

    che i fossili potevano essere utilizzati per

    datare le rocce sedimentarie: differenti strati

    contenevano differenti tipi di fossili

    Nelle rocce sedimentarie vennero

    distinte singole formazioni -

    Formazione: serie di strati con

    circa le stesse caratteristiche

    litologiche e con le stesse

    associazioni fossili una successione di formazioni

    rappresenta una sequenza

    stratigrafica

  • 11

    Ricostruzione sequenza

    stratigrafica del Plateaux

    del Colorado

    Rocce sedimentarie di

    et compresa tra 570 e

    50 Ma in cui regitrata la

    storia geologica di questa

    area di piattaforma

    continentale.

    Tipo di roccia ambiente di formazione

    Nessun evento

    deformativo- alcuni

    momenti di interruzione

    della sedimentazione

    Negli ultimi due secoli

    combinando sequenze

    stratigrafiche e successioni

    faunistiche sono state

    correlate formazioni in tutto

    il mondo riuscendo a

    costruire una scala

    geocronologica relativa

    valida per lintero pianeta; la scala geocronologica

    divisa in quattro principali

    intervalli di tempo: eoni, ere,

    periodi, epoche. la scala

    cronostratigrafica fornisce

    un valore relativo dellet di un evento geologico o

    dellet di una formazione rocciosa.

  • 12

  • 13

    Le datazioni assolute

    Allinizio del 1900 Rutherford ipotizzo che si potesse utilizzare la radioattivit per misurare let di una roccia (datazioni radiometriche);

    la velocit media di disintegrazione

    nucleare costante; se si conosce

    la velocit di decadimento e si

    contano il numero di atomi discendenti neoformati e il numero

    di capostipiti rimasti si pu calcolare

    let della roccia; per contare il numero di atomi

    capostipiti e discendenti si utilizza

    uno spettrometro di massa;

    le velocit di decadimento sono proprie per ogni elemento radioattivo e vengono

    espresse in tempo di dimezzamento: intervallo di tempo necessario per far

    decadere la met del numero originario di elementi radioattivi: alla fine del primo

    tempo di dimezzamento rimangono la met degli isotopi radioattivi iniziali, alla fine del

    secondo periodo di dimezzamento rimangono

  • 14

    Composizione della Terra

    La crosta continentale

  • 15

    I continenti sono sempre rimasti immobili sulla

    superficie terrestre ?

    Come hanno fatto i continenti a muoversi lungo la superficie terrestre?

    Inversione dei poli magnetici Lespansione dei fondi oceanici venne scoperta nei primi anni '60 grazie ad

    osservazioni di tipo geofisico. Vine e

    Matthews, (1963) osservarono che le

    anomalie magnetiche dovute all'inversione

    periodica dei poli erano disposte in maniera

    simmetrica e speculare rispetto all'asse

    della dorsale medio atlantica. Inoltre l'et

    delle fasce di anomalia magnetica

    aumentava allontanandosi dalla dorsale.

  • 16

    Le dorsali oceaniche

    Un tipo di margine divergente rappresentato dalle dorsali oceaniche, in

    corrispondenza delle quali avvengono importanti fenomeni geologici rappresentati dalla

    risalita dell'astenosfera verso la superficie terrestre, la fuoriuscita di magma basaltico e la

    conseguente espansione dei fondi oceanici.

    La crosta terrestre non omogenea e regolare ma suddivisa mediante

    profonde fratture litosferiche (margini di placca) in una serie di zolle o placche

    tettoniche che migrano nel tempo lungo la superficie terrestre.

    Tettonica delle Placche

  • 17

    La crosta oceanica: et e struttura

    La litosfera galleggia sullastenosfera e viene trasportata passivamente grazie ai movimenti plastici di questultima.La crosta terrestre suddivisa in placche. Le placche si muovono reciprocamente tra loro: nelle zone in

    allontanamento reciproco (dorsali oceaniche) si forma nuova crosta oceanica,

    mentre nelle zone di avvicinamento reciproco (sistemi arco-fossa) la crosta

    oceanica viene distrutta in subduzione (si immerge nel mantello) e si formano

    rilievi montuosi

    Margini di placca

    Dorsale = margine divergente Zona di subduzione = margine convergente

    Le placche si muovono reciprocamente tra loro: nelle zone in allontanamento reciproco

    (dorsali oceaniche) si forma nuova crosta oceanica, mentre nelle zone di avvicinamento

    reciproco (sistemi arco-fossa) la crosta oceanica viene distrutta in subduzione (si

    immerge nel mantello) e si formano rilievi montuosi

  • 18

    Sulla superficie terrestre si possono individuare 12 placche principali.

    Le placche possono essere costituite da crosta continentale o crosta oceanica

    Le fratture che le delimitano si possono separare in margini di

    placca divergente (zone di rift continentale e dorsale oceanica)

    convergente (zone di subduzione - sistemi arco fossa) o

    trascorrente.

  • 19

    I margini di tipo divergente su crosta continentale sono rappresentati dalle zone

    di rifting continentale, che mediante una tettonica prevalente di tipo

    estensionale portano alla lacerazione della crosta continentale e all'apertura di

    un oceano impostato su crosta oceanica. Un buon esempio di rift e

    rappresentato dalla Rift Valley

    I margini divergenti

  • 20

    Morfologia della crosta oceanica

    Margine continentale passivo

  • 21

    Margini di placca convergenti

    I margini di placca di tipo convergente

    sono rappresentati dalle zone di

    subduzione e di collisione

    continentale. Le prime si collocano in

    corrispondenza dei sistemi arco-

    fossa, dove le placche litosferiche di

    tipo oceanico vengono inghiottite

    nell'astenosfera. I margini di placca di

    tipo convergente corrispondenti alle

    zone di collisione continentale

    coincidono con le aree della Terra

    dove si avuto un raddoppio della

    crosta continentale. Questo ha portato

    ad un rapido sollevamento della

    placca superiore e conseguentemente

    ad una sua rapida erosione. Il

    risultato di tale processo

    rappresentato dalla formazione delle

    catene montuose

    ANDE

    GIAPPONE

    ALPI

  • 22

  • 23

    I margini di placca rappresentano le aree

    pi interessanti da un punto di vista

    geologico dove si concentrano importanti

    fenomeni quali la produzione di nuova

    crosta oceanica (dorsali oceaniche) o la

    sua consunzione (zone di subduzione

    accompagnate da attivit vulcanica e

    sismica e la formazione di nuove catene

    montuose (zone di collisione

    continentale). Tali margini possono venir

    facilmente osservati grazie all'ausilio di

    immagini dal satellite. Elementi

    morfotettonici molto evidenti risultano

    essere le dorsali oceaniche, dislocate

    dalle fagli trasformi, le scarpate

    continentali che segnano il passaggio tra

    crosta continentale ed oceanica, le fosse

    oceaniche che rappresentano

    l'espressione morfologica superficiale

    delle zone di subduzione, i rilievi dovuti a

    vulcani sottomarini che talora emergono in

    superficie come nel caso delle Isole

    Hawaii, le imponenti conoidi sottomarine

    in corrispondenza dei Fiumi Gange e Indo.