Testimonianza di una famiglia di donatore · marito una telefonata dal Pronto Soccorso...

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TESTIMONIANZE Signora, nel 1995 Lei ha avuto un grande dolore; può dirci che cosa è successo? La sera del 21 novembre del 1995, giunse a me e a mio marito una telefonata dal Pronto Soccorso dell'Ospedale C.T.O. di Torino, con la quale ci avvertivano che il nostro primogenito Claudio aveva avuto un incidente. Ci recammo subito al P.S. e il medico di turno ci accolse nel suo studio e ci spiegò che Claudio era stato investito da un'auto che gli aveva provocato un grave trauma cranico. Purtroppo dopo vari e vari esami e controlli, avevano accertato che il suo cervello non dava più segni di attività, quindi avevano diagnosticato la morte cerebrale. Durante le sei ore di osser- vazione da parte del collegio medico-legale il suo respiro era mantenuto artificialmente e, nonostante la nostra speranza, Claudio non si è più ripreso. Quali emozioni, quali reazioni ha provato quando Le hanno chiesto di acconsentire al prelievo di organi e tessuti dal cadavere di Suo figlio per dare vita e salute a tante persone malate? Nessuna emozione, ma solo una reazione di rabbia e di rancore verso quel medico che aveva fatto quella richiesta che ci toglieva ogni speranza, cioè il consenso al prelievo degli organi e dei tessuti di mio figlio a scopo di trapianto. Risposi d'impulso che in quel momento non mi importava proprio nulla di aiutare persone malate a vivere o a fare una vita migliore, ma volevo che si facesse qualsiasi cosa per salvare la vita di mio figlio Claudio, che aveva solo 25 anni e una gran voglia di vivere. Non era giusto che la sua vita fosse spezzata per sempre. Qual'é stato il pensiero dominante che l'ha portata ad acconsentire al prelievo? Premetto che in famiglia non avevamo mai affrontato un discorso sulla donazione degli organi dopo la morte, anche perché non avevamo mai immaginato che potesse capitarci una simile tragedia. Non conoscendo quale sarebbe stato il parere di mio figlio Claudio, dovetti fare mente locale e ripensare ai suoi 25 anni di vita trascorsi: ricordando il suo carattere dolce, la sua bontà, il suo altruismo e la sua voglia di dare tanto e molto a tutti, senza chiedere nulla in cambio. Tutti questi ricordi di Claudio mi fecero dire di sì al prelievo dei suoi organi e tessuti, salvando così 5 persone, con la donazione di due reni, due cornee e il fegato. Quando ha saputo di avere il fegato malato e di aver biso- gno di un trapianto, che cosa ha pensato? La mia malattia è iniziata nel 1995, subito dopo la scompar- sa di mio figlio Claudio, anche a seguito del grande dolore e del forte dispiacere. Non mi alimentavo più correttamente, trascorrevo le mie giornate al camposanto, con qualsiasi intemperie. Ai primi di luglio del 1997 fui ricoverata d'urgen- za in ospedale per forti dolori addominali, accompagnati da febbre e vomito. Dopo vari accertamenti, la diagnosi fu "cirrosi epatica". Ricordo perfettamente le parole del medico: "signora, lei ha bisogno di un trapianto di fegato". Il mio primo pensiero è stato: "questa è una lezione di vita, perché quando mi è stato chiesto il consenso al prelievo degli organi di mio figlio la mia prima reazione è stata molto egoistica!". Da qual momento ho capito che possiamo essere sia dona- tori che riceventi: ricevere, quando hai bisogno, è una fortu- na grande; ma riuscire a donare, anche nel momento del dolore, ti fa sentire in pace con te stesso e con il mondo. Com'è cambiata la Sua vita dopo il trapianto di fegato? La mia vita: dopo il trapianto di fegato, avvenuto il 10 settembre del 1998, è molto migliorata. Ho riacquistato la forza fisica che avevo perso durante gli anni della sofferen- za e della malattia; quindi sono tornata a svolgere la mia attività di casalinga, di moglie, di madre (ho altri due figli) e, soprattutto, di nonna. Ringrazio sempre nelle mie preghiere il mio donatore e la sua famiglia per la vita che mi hanno donato. Devo un grazie riconoscente anche al carissimo dottor Mauro Salizzoni e a tutta la sua equipe medica e infermieri- stica; un grandissimo grazie a mio marito Franco e ai miei figli che mi sono stati vicini con tanto amore e comprensio- ne. Ma mi fa piacere pensare che questa vita ritrovata sia merito anche di mio figlio Claudio, che di lassù continua a proteggermi. Che cosa si sente di dire alle persone in buona salute, che non conoscono i problemi delle donazioni e dei trapianti di organi e tessuti? Alle persone in buona salute, che non conoscono i problemi delle donazioni e dei trapianti di organi e tessuti, mi sento di dire innanzitutto di informarsi da fonte competente e poi di fare la loro scelta per scritto. Inoltre, consiglio di parlarne in famiglia per comunicare la propria decisione e conoscere quella dei propri cari; così se si dovesse presentare un giorno, il più lontano possibile, un problema simile al mio sono preparati ad affrontarlo. È già molto difficile sopportare il dolore per la perdita di una persona cara, ma è ancora più difficile dover prendere una decisione senza conoscere il suo parere circa il consenso al prelievo di organi e tessuti per aiutare persone malate. Testimonianza di una famiglia di donatore Intervista di Anna Mirone alla signora Carmela R., mamma di un donatore e trapiantata di fegato « »

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Signora, nel 1995 Lei ha avuto un grande dolore; può dirci che cosa è successo?La sera del 21 novembre del 1995, giunse a me e a mio marito una telefonata dal Pronto Soccorso dell'Ospedale C.T.O. di Torino, con la quale ci avvertivano che il nostro primogenito Claudio aveva avuto un incidente. Ci recammo subito al P.S. e il medico di turno ci accolse nel suo studio e ci spiegò che Claudio era stato investito da un'auto che gli aveva provocato un grave trauma cranico. Purtroppo dopo vari e vari esami e controlli, avevano accertato che il suo cervello non dava più segni di attività, quindi avevano diagnosticato la morte cerebrale. Durante le sei ore di osser-vazione da parte del collegio medico-legale il suo respiro era mantenuto artificialmente e, nonostante la nostra speranza, Claudio non si è più ripreso.

Quali emozioni, quali reazioni ha provato quando Le hanno chiesto di acconsentire al prelievo di organi e tessuti dal cadavere di Suo figlio per dare vita e salute a tante persone malate?Nessuna emozione, ma solo una reazione di rabbia e di rancore verso quel medico che aveva fatto quella richiesta che ci toglieva ogni speranza, cioè il consenso al prelievo degli organi e dei tessuti di mio figlio a scopo di trapianto.Risposi d'impulso che in quel momento non mi importava proprio nulla di aiutare persone malate a vivere o a fare una vita migliore, ma volevo che si facesse qualsiasi cosa per salvare la vita di mio figlio Claudio, che aveva solo 25 anni e una gran voglia di vivere. Non era giusto che la sua vita fosse spezzata per sempre.

Qual'é stato il pensiero dominante che l'ha portata ad acconsentire al prelievo?Premetto che in famiglia non avevamo mai a�rontato un discorso sulla donazione degli organi dopo la morte, anche perché non avevamo mai immaginato che potesse capitarci una simile tragedia. Non conoscendo quale sarebbe stato il parere di mio figlio Claudio, dovetti fare mente locale e ripensare ai suoi 25 anni di vita trascorsi: ricordando il suo carattere dolce, la sua bontà, il suo altruismo e la sua voglia di dare tanto e molto a tutti, senza chiedere nulla in cambio. Tutti questi ricordi di Claudio mi fecero dire di sì al prelievo dei suoi organi e tessuti, salvando così 5 persone, con la donazione di due reni, due cornee e il fegato.

Quando ha saputo di avere il fegato malato e di aver biso-gno di un trapianto, che cosa ha pensato?La mia malattia è iniziata nel 1995, subito dopo la scompar-sa di mio figlio Claudio, anche a seguito del grande dolore e del forte dispiacere. Non mi alimentavo più correttamente, trascorrevo le mie giornate al camposanto, con qualsiasi intemperie. Ai primi di luglio del 1997 fui ricoverata d'urgen-za in ospedale per forti dolori addominali, accompagnati da febbre e vomito. Dopo vari accertamenti, la diagnosi fu "cirrosi epatica". Ricordo perfettamente le parole del medico: "signora, lei ha bisogno di un trapianto di fegato". Il mio primo pensiero è stato: "questa è una lezione di vita, perché quando mi è stato chiesto il consenso al prelievo degli organi di mio figlio la mia prima reazione è stata molto egoistica!". Da qual momento ho capito che possiamo essere sia dona-tori che riceventi: ricevere, quando hai bisogno, è una fortu-na grande; ma riuscire a donare, anche nel momento del dolore, ti fa sentire in pace con te stesso e con il mondo.

Com'è cambiata la Sua vita dopo il trapianto di fegato?La mia vita: dopo il trapianto di fegato, avvenuto il 10 settembre del 1998, è molto migliorata. Ho riacquistato la forza fisica che avevo perso durante gli anni della so�eren-za e della malattia; quindi sono tornata a svolgere la mia attività di casalinga, di moglie, di madre (ho altri due figli) e,soprattutto, di nonna. Ringrazio sempre nelle mie preghiere il mio donatore e la sua famiglia per la vita che mi hannodonato. Devo un grazie riconoscente anche al carissimo dottor Mauro Salizzoni e a tutta la sua equipe medica e infermieri-stica; un grandissimo grazie a mio marito Franco e ai miei figli che mi sono stati vicini con tanto amore e comprensio-ne. Ma mi fa piacere pensare che questa vita ritrovata sia merito anche di mio figlio Claudio, che di lassù continua a proteggermi.

Che cosa si sente di dire alle persone in buona salute, che non conoscono i problemi delle donazioni e dei trapianti di organi e tessuti?Alle persone in buona salute, che non conoscono i problemi delle donazioni e dei trapianti di organi e tessuti, mi sento di dire innanzitutto di informarsi da fonte competente e poi di fare la loro scelta per scritto. Inoltre, consiglio di parlarne in famiglia per comunicare la propria decisione e conoscere quella dei propri cari; così se si dovesse presentare un giorno, il più lontano possibile, un problema simile al mio sono preparati ad a�rontarlo.È già molto di�cile sopportare il dolore per la perdita di una persona cara, ma è ancora più di�cile dover prendere una decisione senza conoscere il suo parere circa il consenso al prelievo di organi e tessuti per aiutare persone malate.

Testimonianza di una famiglia di donatore

Intervista di Anna Mirone alla signora Carmela R., mamma di un donatore e trapiantata di fegato

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La mia storia ha inizio moltissimi anni or sono, quando avevo da poco compiuto 19 anni: un giorno, per scherzo, mi hanno misurato la pressione e con enorme sorpresa ho scoperto di averla decisamente alta. Pochi giorni dopo, proprio per rassi-curarmi, ho e�ettuato alcuni controlli ematochimici il cui esito ha evidenziato una insu�cienza renale. Certo, scopri-re che all'inizio della tua vita si presenta un problema così grave non è semplice; sapere che i tuoi reni smetteranno lentamente di funzionare e quindi sarai costretto a vivere, per molti anni, dovendoti sottoporre, prima ad una dieta aproteica rigorosissima e poi a dialisi non è facile da accetta-re. Ma è pur vero che, se vuoi continuare a vivere, lo devi fare.Inizia così un lungo susseguirsi di anni, tra di�coltà di vario genere: la dieta, la vita come la vorresti e che non riesci a fare, le continue rinunce, tutto sempre per cercare di preservare quel minimo di funzionalità dei miei reni che mi consentisse di non entrare in dialisi. Nonostante tutti gli sforzi, ad un certo punto i medici mi hanno detto che era arrivato il momento tanto tenacemente respinto: la dialisi.All'inizio mi sembrava di stare molto meglio: ma con il passa-re del tempo la terapia dialitica, ma soprattutto la vita in dialisi mi pesava sempre di più: quegli irrinunciabili appunta-menti trisettimanali in ospedale che si protraevano non meno di 4 ore tutte le volte stavano segnando sempre di più la mia vita. C'era la dialisi prima di tutto, poi il resto. Allora, insieme alla mia famiglia e a mia madre in particolare, decidiamo, anche dietro consiglio medico, di tentare la strada della terapia domiciliare, cioè imparare a fare una dialisi autogestita a casa senza così doverti recare con quella terribile frequenza in ospedale.Naturalmente, dopo pochi mesi dall'inizio della dialisi, mi sono sottoposto ad una lunga serie di analisi ed esami per potermi iscrivere nella liste di coloro che aspettano un trapianto di rene. Mi dicono subito che l'attesa non sarà breve, ma la speranza che il tempo passi velocemente in attesa di poter finire quel tipo di vita, mi sosteneva nei momenti più di�cili. Dopo un primo periodo di dialisi abba-stanza buono, sono iniziati i primi problemi: la terapia dialiti-ca consente una buona depurazione del sangue, ma molte altre attività che i nostri reni svolgono all'interno del nostro organismo non possono essere suppliti dalla dialisi. Così possono aggiungersi all'insu�cienza renale altre patologie che vanno a complicare la situazione: problemi vascolari, problemi pressori, problemi alle ossa e così via. Dopo circa 5 anni, inizio ad avere problemi alle gambe, prima più deboli e poi con dolori sempre più forti da costringermi a utilizzare le stampelle per poter camminare.Poi, finalmente, il momento tanto atteso, quella telefonata che mi preavvisava di un imminente trapianto: era arrivato il mio momento. Mi sono recato all'Ospedale Molinette di Torino dove sono stato sottoposto a questo intervento chirurgico. Ricordo ancora oggi la trepidazione, l'ansia, il timore di quei momenti. I giorni successivi al trapianto sono stati colmi di speranza: il rene stava iniziando a funzionare bene e, finalmente, riuscivo a camminare senza dolore e

quindi senza l'ausilio delle stampelle.Da quel giorno è passato molto tempo: sono oramai oltre 9 anni, che ho impiegato a cercare di recuperare il tempo perduto, ma non in maniera insensata. Certo sono tornato ad una vita assolutamente normale, riesco a lavorare con molta meno fatica di prima, faccio sport anche a livello agonistico facendo parte della Nazionale Italiana Atleti Trapiantati, mi occupo di un'associazione (ANED - Associa-zione Nazionale Emodializzati - Onlus) di autotutela delle persone in dialisi ma che si occupa anche della promozione sociale del trapianto.Per ultimo una cosa, ma non ultima per importanza: un enorme grazie riconoscente al mio donatore. Questa perso-na sconosciuta, con un grande atto di solidarietà mi ha permesso di tornare a vivere una vera vita.

Testimonianza di un trapiantatoCI RACCONTA LA SUA ESPERIENZA PIERANTONIO CAPITINI

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TESTIMONIANZA DI “VIP”Riportiamo sotto i commenti di vari personaggi

del mondo dello sport e dello spettacolo.

UGO RICCARELLI (scrittore): "Un trapianto è un'occasione di vita, un modo per dare un'opportunità a chi, altrimenti, sarebbe condannato alla malattia o alla morte. E per far questo, il trapianto agisce come una vera e propria catena, che non può realizzarsi se non pone, come suo primo anello, quel gesto di grande senso civile qual è la donazione di organi. Arrivati alla fine della propria vita, nel momento più triste e più tragico, la donazione diventa così, insieme, un gesto di riscatto e di grande generosità. Una vera e propria sta�etta nella quale viene passato e trasmesso il testimone della vita. Da quindici anni io vivo grazie a un trapianto di cuore e polmoni. Lavoro, cammino, incontro gente, viaggio, compio tutti quei gesti semplici e preziosi che sono la vita di tutti. Questo è stato possibile grazie alla volontà di una persona il cui ricordo porterò sempre con me, come uno stimolo per vivere con forza e felicità l'oppor-tunità che mi è stata regalata."RICCARDO PITTIS (campione di pallacanestro):" La solidarietà penso sia un impegno morale per tutti, e non voglio identificarla con un dovere, quanto nel piacere di aiutare la gente, di poter dare felicità a chi ne ha davvero necessità. Nel caso dell'Aido questo piacere viene elevato all'ennesima potenza; nasce dallo stimolo di voler donare la vita a coloro che stanno su di un baratro: sarebbe bene che tutti conoscessero quel lato del vostro "piacere", la possibi-lità per un uomo che non c'è più, di continuare a vivere attraverso un altro uomo."MICHELE PLACIDO (attore e regista): "Ben vengano le iniziative della donazione. Io sono il primo ad essere dispo-nibile. Penso a quante volte nella vita siamo ingenerosi e a questa grande opportunità di ridare la vita ad altri attraver-so un corpo che non ci serve più. Mi piacerebbe coinvolgere registi ed attori e fare qualcosa per di�ondere quest'idea: siate generosi una volta tanto o anche una volta di più!".

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DATI STATISTICIQualità del trapianto del rene, cuore, fegato

PERCENTUALI DI SOPRAVVIVENZA

DATI

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Percentuale di sopravvivenza nei mesi successivi al trapianto

TRAPIANTO DI CUORE: valutazione di qualità dell'attività 2000 / 2013

00 12 mesi

Trapianto di rene Trapianto di fegato Trapianto di cuore

24 mesi 36 mesi 48 mesi 48 mesi

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Paziente Organo

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DATI STATISTICIRiabilitazione dei pazienti

CONDIZIONI DI VITA SOCIALE DEI PAZIENTI TRAPIANTI

DATI

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TRAPIANTO DI FEGATO: valutazione di qualità dell'attività 2000 / 2013

Paziente

Pazienti che lavorano o potrebberlo farlo

Non lavora per scelta Non lavora per malattia

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Ospedalizzato Altro

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TRAPIANTO DI RENE: valutazione di qualità dell'attività 2000 / 2013

Paziente

Pazienti che lavorano o potrebberlo farlo

Non lavora per scelta Non lavora per malattia

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Ospedalizzato Altro

DATI STATISTICIRiabilitazione dei pazienti

CONDIZIONI DI VITA SOCIALE DEI PAZIENTI TRAPIANTI

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DATI

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TRAPIANTO DI POLMONE: valutazione di qualità dell'attività 2000 / 2008

Paziente

Pazienti che lavorano o potrebberlo farlo

Non lavora per scelta Non lavora per malattia

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Ospedalizzato Altro

DATI STATISTICIRiabilitazione dei pazienti

CONDIZIONI DI VITA SOCIALE DEI PAZIENTI TRAPIANTI

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Sappiamo infatti che ogni stato di malattia costituisce, a qualsiasi età, un vero e proprio “attacco” all’integrità fisica e corporea, e la possibilità di tollerarlo ed a�rontarlo e�cace-mente dipende da vari fattori quali: la gravità della malattia ed il grado di compromissione dell’identità psicofisica ad essa conseguente, la struttura di personalità individuale, la qualità delle relazioni intra ed extra familiari, ecc..Se già si presenta gravosa la situazione, per il malato e per i familiari nei casi in cui la patologia, seppur invalidante, presenta uno spiraglio di luce nel percorso di guarigione, ben più drammatica è la situazione nella quale si combina-no in breve tempo gli esiti di una malattia ingravescente con lo stress acuto della malattia terminale, il senso di minaccia per la vita e la percezione del proprio decadimen-to e fragilità. A ciò si aggiunga l’e�etto shock della comunicazione sulla necessità del trapianto che costituisce un vero trauma e che

dà inizio ad un vissuto di ambivalenza tra angosce di morte e speranze.Il soggetto deve elaborare in qualche modo, prima il “lutto di morire” …per poi accettare “il rischio di vivere”, dopo un complicato intervento e tutto il complesso percorso riabili-tativo che ne consegue.Il già di�cile processo viene aggravato dalla permanenza in lista di attesa, con la duplice prospettiva di morte/vita, con l’ansia che l’organo non arrivi in tempo: quest’angosciosa attesa viene descritta da molti pazienti come il periodo più stressante mai sperimentato.Orbene, al 20 Settembre 2016, le persone in lista d’attesa in tale situazione sono 9220ma il numero di pazienti che attendono di entrare in lista d’attesa è altrettanto cospicuo, per cui il numero di persone che attendono l’intervento è decisamente superiore rispetto ai soli numeri della sola “lista di attesa”.

La stessa iscrizione alle liste di attesa varia a seconda della tipologia di trapianto.Per il trapianto di rene, il soggetto può iscriversi nelle liste di un centro trapianti della Regione di residenza e di un altro centro trapianti del territorio nazionale di sua scelta.Per il trapianto di fegato e per altre tipologie di trapianto (cuore, polmone, pancreas) si privilegia la mono iscrizione

sul territorio nazionale, in un centro scelto dal paziente.Per il trapianto di intestino, attualmente ci si può rivolgere solo presso i tre centri autorizzati sul territorio nazionale (Roma, Milano, Bologna).I soggetti in età pediatrica vengono inseriti in un’unica lista nazionale per tutti i programmi di trapianto.

Il fattore principale che permette ad ogni essere umano di porsi obbiettivi ed avere aspettative sottende la necessità di mantenere un buon stato di salute.

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STATISTICHE LISTE DI ATTESA al 30/09/2016

LISTA PEDIATRICATipo Organo N. PazientiRENE 120FEGATO 30CUORE 71POLMONE 21

LISTE DI ATTESA STANDARDTipo Organo N. PazientiRENE 6.595PANCREAS /CELLULE PANCREATICHE 240FEGATO 1.036POLMONE 364CUORE 753

Dati del Centro Nazionale Trapianti

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Il Trapianto è un intervento che rientra nei livelli essenziali di assistenza, il che significa prestazioni e servizi gratuiti per tutti i cittadini ed i notevoli progressi compiuti in Italia in ambito trapiantologico sono sostenuti da una vasta orga-nizzazione su scala regionale, interregionale e nazionale.Tutto ciò contribuisce a rendere il trapianto un intervento ragionevolmente sicuro che garantisce il totale rispetto della volontà del donatore.

Chi è il potenziale donatore La persona deceduta e in condizione di “morte cerebrale accertata” che non sia portatrice di patologie contagiose (es:sieropositività da H1V1 o H1V2, Epatite B e D,ecc..).I soggetti in coma per danno al tronco cerebrale non sono sempre necessariamente in coma irreversibile in quanto possono mantenere alcune funzioni vitali (controllo della deglutizione, della respirazione, del centro termoregolato-re…). Ecco perché l’accertamento della morte cerebrale viene e�ettuato da una commissione composta da un medico legale, da un’anestesista-rianimatore e da un neuro-logo, il loro giudizio deve essere unanime dopo un periodo di osservazione che varia tra adulti e bambini dalle 6 alle 24 ore (per bambini entro i 12 mesi).

Come avviene l’accertamento?Attraverso il riscontro,per il periodo di osservazione previ-sto, della contemporanea presenza delle seguenti condizio-ni per almeno 2 volte:– assenza dei riflessi del tronco encefalico:a) assenza dei riflessi corneale, fotomotore, oculoencefalico,

oculo vestibolare, carenale e assenza di reazioni a stimoli nel territorio del V nervo cranico.

b) assenza di respiro spontaneo alla sospensione della ventilazione meccanica con CO2 >60 mmHg e pH< 7.4

c) silenzio elettrico cerebraled) cuore battente

La morte cerebrale è l’unico criterio per determinare la diagnosi di morte ed ha inizio con la cessazione irreversibile di tre essenziali funzioni:a) cardiocircolatoria : morte clinicab) respiratoria : morte realec) nervosa: morte legale

Nessuno potrà mai essere espiantato, se sussiste anche una pur minima possibilità di ripresa, tramite le più avanzate tecniche ed apparecchiature rianimatorie.

Che cosa si può donare?Organi e tessuti.

Organi Rene, Cuore, Polmone, Fegato, Pancreas, Intestino.

RENEil trapianto di rene rappresenta il trattamento ottimale per la maggior parte delle insu�cienze renali croniche, gli ottimi risultati ottenuti non bastano però a diminuire il “gap” fra il numero di pazienti che necessitano di trapianto ed il numero di trapianti eseguiti, dovuto alla sempre scarsa disponibilità di organi. Per arginare tale carenza, si può procedere all’espianto di rene “da vivente” ed in e�etti negli ultimi anni si è registrato un notevole incremento di trapianti con tale metodologia.Basti pensare che negli ultimi 10 anni in Italia sono stati eseguiti oltre 1.200 trapianti di rene da donatore vivente. Possono donare: genitori, figli, fratelli e altri consanguinei, ma dal 2010 è possibile anche (se manca la disponibilità familiare), la cosiddettadonazione “samaritana” (fra viventi che non si conoscono).

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1992 1993

Rene vivente

Fonte dati: report Crt

Incluse tuttele combinazioni

* Dati definitivi al 31/12/2015

Rene cadavere

1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 20022003200420052006200720082009 2010 2011 2012 2013 2014 2015

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TRAPIANTO DI RENE: anni 1992-2015*

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DATI

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1993

Fonte dati: report Crt

Incluse tuttele combinazioni

* Dati definitivi al 31/12/2015

1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 20022003200420052006200720082009 2010 2011 2012 2013 2014

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243 229 302 390 348 373 337 337 298 316 312 317 353 344 344 311 326 355 273 278 231 219 227

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TRAPIANTO DI CUORE: anni 1992-2015*

CUOREnonostante risalga a 49 anni fa il primo trapianto cardiaco (dott. Barnard 1967),l’e�ettivo inizio dell’attività di trapianto cardiaco su larga scala è da ricondurre all’avvento della ciclosporina (1980) che, grazie alla importante attività immunosopressiva, ha ridotto notevolmente il pericolo di rigetto.

Il fabbisogno nazionale di cuori si aggira attorno ad un numero di 800 organi/anno ma per mancanza di donatori i trapianti cardiaci sono al massimo circa 300 all’anno.L’indicazione clinica per condurre al trapianto è rappresen-tata da cardiopatia in fase terminale, per la quale non ci sia possibilità di terapia medica e chirurgica tradizionale e per la quale l’aspettativa di vita sia inferiore a 6-12 mesi.

1992 1993

Fonte dati: report Crt

Incluse tuttele combinazioni

* Dati definitivi al 31/12/2015

1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 20022003200420052006200720082009 2010 2011 2012 2013 20142015

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58 83 67 101 60 61 59 65 85 97 93 112 94 112 107 120 114 141126 112

TRAPIANTO DI POLMONE: anni 1992-2015*

POLMONEil trapianto di polmone sta incrementanto, dagli ultimi 15 anni , la possibilità di sopravvivenza nei tanti casi di Mucovi-scidosi, patologia genetica che prima dell’era trapiantologi-ca impediva la sopravvivenza, nei casi più gravi, oltre l’età adolescenziale. Oltre alla Fibrosi Cistica, le indicazioni al trapianto polmonare possono includere le patologie polmo-nari in fase terminale (non neoplastiche). Nelle broncopneu-mopatie cronico-ostruttive è già di grande importanza

poter trapiantare almeno un polmone a testa, per poter così soddisfare le aspettative di due pazienti. Per quanto concerne la donazione di polmone “da vivente”al momento in Italia non è ancora consentita. È in corso di approvazione una legge che dovrebbe consentire in un prossimo futuro la donazione di polmone “da vivente”. In ogni caso la donazione sarebbe possibile utilizzando un solo lobo polmonare e non un intero polmone.

1992

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DATI

STA

TIST

ICI

1992 1993

Fonte dati: report Crt

Incluse tuttele combinazioni

* Dati definitivi al 31/12/2015

1994 1995 1996 1998 1999 2000 2001 20022003200420052006200720082009 2010 2011 2012 2013 2014 2015

202 216 326 404 426 470 482 629 651 711 746 788 922 926 967 924 904 985 918 951 900 922 1000 993

TRAPIANTO DI FEGATO: anni 1992-2015*

FEGATOdal 1963 anche il trapianto di fegato ha salvato la vita a decine di migliaia di persone (oltre 80.000 in tutto il mondo). Sono molteplici le patologie che danneggiano irreparabilmente il fegato, ad esempio l’insu�cienza epatica in fase terminale che richiede il trapianto come unica via per la sopravvivenza.

Così come per il rene, nonostante si stia di�ondendo la cultura della donazione, il numero di organi disponibili resta gravemente insu�ciente e, per ovviare almeno in parte , è possibile prelevare una porzione di fegato da un donatore compatibile e trapiantarla nel paziente.Ciò è possibile grazie alla straordinaria capacità del fegato di rigenerarsi quando ne venga asportata una porzione.

1992 1993

Fonte dati: report Crt * Dati definitivi al 31/12/2015

1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 20022003200420052006200720082009 2010 2011 2012 2013 2014 2015

19

19

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1

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2

4

3

3

3

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13 22 19 26 25 44 35 42 61 50 53 55 53 63 58 47 58 27 41 53 43 29 31

TRAPIANTO DI PANCREAS: anni 1992-2015*

PANCREASil trapianto di pancreas è riservato a pazienti a�etti da diabete di tipo 1 (che insorge in età giovanile). In tal tipo di patologia, sono talmente elevate le complicanze organiche,

che spesso si rende indispensabile il doppio trapianto: pancreas-rene, ciò per l’irreparabile insu�cienza renale che ne consegue.

7857

768668

84

76

9211712212794

79848577

56

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Fegato split

Fegato intero

Pancreas

Rene-Pancreas

Altri comb.

1997

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DATI

STA

TIST

ICI

2002

Fonte dati: report Crt * Dati definitivi al 31/12/2015

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015

6 7

TRAPIANTI DI INTESTINO: anni 2002-2015*

TESSUTI1. elementi ossei (es. testa del femore) o muscolo-scheletrici

(cartilagini, tendini)2. tessuto oculare (cornea)3. tessuti cardiovascolari (vasi, arterie, valvole cardiache )4. tessuto cutaneo5. membrana amniotica

1. Il trapianto di midollo, detto anche trapianto di cellule staminali emopoietiche, è una terapia salvavita atta a ristabilire la normale produzione di cellule del sangue.Le patologie che possono richiedere l’esecuzione di un trapianto di midollo sono principalmente l’Anemia aplastica, la Leucemia , il Linfoma non-Hodgking e le malattie geneti-che del sangue o del Sistema Immunitario.2. Il trapianto di cornea è un intervento di microchirurgia, richiede una cornea prelevata da cadavere. Ciò è possibile anche in presenza di donatori con patologie quali miopia, cataratta ecc. L’assenza di vasi sanguigni sul tessuto corne-ale da trapiantare riduce i problemi di compatibilità, di riget-to ed il rischio di trasmissione di infezioni da parte del dona-tore. Nel caso di traumi meccanici, ustioni chimiche, infezio-ni alla superficie dell’occhio, il solo trapianto di cornea può non risultare su�ciente e richiedere l’immissione di nuove cellule staminali (prelevate dall’occhio sano del paziente). Queste una volta innestate saranno in grado di riformare lo strato epiteliale danneggiato.3. Da circa 20 anni considerata la necessità di reperire valvole cardiache ad uso pediatrico, presso l’Azienda Ospedaliera Città della Salute e della Scienza di Torino è iniziata l’attività di prelievo, dissezione e criopreservazione di valvole cardiache umane da donatore cadavere.

Per la sostituzione valvolare nell’età adulta si è ormai conso-lidato l’uso di protesi valvolari meccaniche riservando solo in alcuni specifici casi l’uso di valvole cardiache umane.4. Il trapianto di cute rappresenta il salvavita per il tratta-mento dei soggetti gravemente ustionati ma può rappre-sentare anche un intervento migliorativo in casi meno gravi (esiti gravi cicatrici posttraumatiche, ecc..).5. La membrana amniotica viene utilizzata in diverse pato-logie correlate all’oculistica, all’odontostomatologia e in chirurgia plastica (ulcere cutanee distrofiche).Con appositi accorgimenti di liofilizzazione e criocongela-mento la membrana amniotica può essere conservata per un tempo illimitato.

CHE COSA NON È POSSIBILE DONARENon è possibile donare encefalo (cervello) e gonadi (ovaio/testicolo) che contengono il nostro patrimonio genetico.

Queste brevi considerazioni dovrebbero aiutarci a riflettere sulla indiscutibile necessità dell’azione di sensibilizzazione alla “donazione” a tappeto, su tutto il territorio nazionale e con il coinvolgimento del maggior numero di persone possibile, senza distinzione delle diverse fasce d’età.Paradossalmente, con l’incremento esponenziale del numero di trapianti ed il perfezionamento delle tecniche chirurgiche, il fabbisogno di donatori e di organi deve essere altrettanto esponenzialmente incrementato... senza “abbassare la guardia” !

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Intestino comb.

Intestino

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