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1 0 scsc costituzioni direttorio spirito e missione cost 1919 rev. 28 giu 2005 || 06 lug 2006 Testi fondativi SCSC Regola e vita dei Fratelli e delle Sorelle del Terzo Ordine Regolare di san Francesco, pag. 4 Costituzioni delle Suore Cappuccine del Sacro Cuore, 1989 . . . 10 Direttorio delle Suore Cappuccine del Sacro Cuore, 1989 . . . 47 Spirito e Missione, 1989 . . . . . . . 71 Costituzioni 1919/1927 . . . . . . . 101 Ordinazioni / Proposizioni capitolari (1989, 1994, 2000, 2003*) . . Bibliografia ARCIDIACONO sr. Luisa (+ ..), BRUSCHETTA sr. Francesca Maria (+ ..), Cenni biografici su Mons. Francesco Maria Di Francia, in CI 4a 11.. e CI 6c 54. .

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1 0 scsc costituzioni direttorio spirito e missione cost 1919

rev. 28 giu 2005 || 06 lug 2006

Testi fondativi SCSC

Regola e vita dei Fratelli e delle Sorelle del Terzo Ordine Regolare di san Francesco, pag. 4

Costituzioni delle Suore Cappuccine del Sacro Cuore, 1989 . . . 10

Direttorio delle Suore Cappuccine del Sacro Cuore, 1989 . . . 47

Spirito e Missione, 1989 . . . . . . . 71

Costituzioni 1919/1927 . . . . . . . 101

Ordinazioni / Proposizioni capitolari (1989, 1994, 2000, 2003*) . .

Bibliografia

ARCIDIACONO sr. Luisa (+ ..),

BRUSCHETTA sr. Francesca Maria (+ ..), Cenni biografici su Mons. Francesco Maria Di Francia, in CI 4a 11.. e CI 6c

54.

.

2

Regola e Costituzioni delle Suore Cappuccine del Sacro Cuore.

Roma, Casa generalizia, 1989

[pag. 07]

Presentazione

Carissime sorelle.

L’amore del Cuore di Cristo regni nei nostri cuori!

Presentiamo il nuovo testo delle Costituzioni, che il nostro X Capitolo Generale ha voluto rivedere per adat-

tano al nuovo codice di diritto canonico e per codificare le linee essenziali del nostro essere e del nostro ope-

rare nella Chiesa, confermate dal Capitolo Spirituale celebrato nel dicembre 1987.

L’approvazione della Santa Sede è garanzia sicura di fedeltà all’ideale dei nostri Fondatori e di adeguato a-

dattamento ai segni dei tempi.

Nella varietà di doni e carismi di cui lo Spirito Santo arricchisce la Chiesa di Cristo, la vita religiosa rappre-

senta la forma più tipica per vivere l’ideale del Vangelo nella sua radicalità e nella forza della sua testimo-

nianza come segno di fronte al mondo.

A questo scopo lo stesso Spirito suscita anime generose ed eroiche, particolarmente docili alla sua azione,

affinché, realizzando una più profonda unione a Cristo siano in grado di diventare nella Chiesa depositarie e

trasmettitrici di doni e di grazie che sono alla sorgente delle differenti famiglie religiose.

La nostra Congregazione rientra in questa provvidenziale azione di Dio, incarnando nella persona del suo

Fondatore e della sua prima collaboratrice, e poi nella famiglia a cui la loro opera ha dato origine, un parti-

colare aspetto del multiforme mistero di Cristo (cf. Ef 2, 7) che si esprime sinteticamente nel titolo Suore

Cappuccine del Sacro Cuore. [pag. 8]

La persona del Verbo Incarnato, nell’atto in cui, mostrandoci il cuore, ci manifesta le insondabili ricchezze

della sua carità, è l’ideale concreto a cui si ispira la nostra vita di consacrate e di apostole. Noi vogliamo es-

sere nel mondo le portatrici di quel messaggio di carità che è stato all’origine del disegno di salvezza, e che

Cristo ha compiuto amando e donando se stesso al Padre per noi (cf. Ef 5, 1-2).

Questo ideale ispirò la vita e l’azione del nostro Padre Fondatore, fino al punto da indurlo a dimenticare se

stesso per orientare energie, talenti, tempo, vita intera all’esercizio concreto della carità, in tutte le forme che

le situazioni gli permisero. La realizzazione di un programma così eroico esigeva che egli si tenesse costan-

temente a contatto con la fonte stessa della carità, il Cuore di Cristo in una vita eminentemente cristocentri-

ca, fatta di adorazione, di preghiera, specialmente eucaristica.

La nostra consacrazione nella famiglia religiosa che dal Sacro Cuore attinge la sua ispirazione fondamentale

deve portare tutte noi ad essere anime piene di carità protese incessantemente verso Cristo per essere da Lui

sostentate e nutrite, per poi andare verso i fratelli, specialmente i più bisognosi, con l’unico anelito di rende-

re presente e credibile nel mondo il suo amore (cf. 1Gv 4, 7-16).

Dobbiamo vivere e comunicare l’amore di Cristo nel contesto dell’ideale serafico del Poverello d’Assisi.

Come san Francesco così anche il nostro venerato Fondatore ricercò nelle virtù evangeliche della semplicità,

dell’umiltà, della povertà di spirito, la maniera concreta con cui esprimere la sua carità, non dimenticando

che sullo sfondo di queste disposizioni si delinea sempre il mistero della croce. Esso portò san Francesco a

quella totale trasfigurazione nel Crocifisso che le Stimmate rappresentano in maniera viva e drammatica.

Portò anche il nostro Fondatore al totale spogliamento di sé che lo fece diventare povero con i poveri. [pag.

9]

La fraternità, infine, che il nostro appellativo di Suore ci ricorda, è l’atmosfera in cui deve trovare espressio-

ne e alimento tutta la nostra esistenza. La carità è comunione, non solo con Cristo e con il Padre, ma anche

tra di noi. Per il fatto che abbiamo creduto all’amore e lo abbiamo accolto nei nostri cuori, esso ci deve por-

tare alla realizzazione di una perfetta fraternità, in cui consiste la caratteristica della vita religiosa.

I voti, la disciplina regolare, la guida animatrice delle Superiore, sono altrettanti aiuti per maturare ogni

giorno più in noi un rapporto di autentica carità, che ci rende sorelle non nella carne e nel sangue, ma nello

Spirito Santo.

3

Essa deve compenetrare talmente le nostre intime disposizioni, da permeare la nostra preghiera, perché sia

preghiera ecclesiale; i nostri vicendevoli rapporti, perché ovunque regni semplicità, gioia e umiltà (cf. Fil 2,

1-4; Col 3, 12-15); il nostro apostolato, perché sia compiuto con il cuore unito interiormente al corpo

dell’Istituto e alle singole sorelle, specialmente alle superiore, e in vista della Chiesa universale e locale.

La particolare devozione alla Vergine, che brillò come luce di letizia spirituale nella vita del nostro Padre

Fondatore, ci deve sospingere ad imitare Maria che nella sua immacolata purezza si colloca volontariamente

a fianco di Cristo per la nostra salvezza, percorre con Lui ed in Lui il cammino della croce e vive nella Chie-

sa come suo ideale e suo sostegno nella fase pellegrinante verso la Patria (cf. LG 68).

Alla luce di queste considerazioni le presenti Costituzioni ci appariranno come guida facile e giogo soave,

che generosamente abbracciato ci porterà alla totale trasformazione in [pag. 10] Cristo, per cui ciascuna so-

rella possa ripetere, con gioia ed umiltà: Non sono più io che vivo ma Cristo vive in me (Gal 2, 20).

Roma, 19 febbraio 1989

136° anniversario della nascita del Padre Fondatore.

Suor Maria Laura Di Mauro, Superiora Generale

[pag. 11]

Congregatio pro religiosis et institutis saecularibus

Prot. n. C 125 - 1/89

Decreto

La Superiora Generale delle Suore Cappuccine del S. Cuore a nome del Capitolo generale, alfine di confor-

mare al nuovo codice di diritto canonico le Costituzioni, già approvate dalla Sede Apostolica, implora

l’approvazione di alcuni adattamenti.

Questo Dicastero per i Religiosi e gli Istituti secolari, dopo aver attentamente esaminato tali adattamenti, li

approva in virtù del presente Decreto, secondo l’esemplare redatto in lingua italiana che si conserva nel suo

archivio.

Le Suore Cappuccine del S. Cuore nel loro essere e nel loro agire siano sempre consapevoli che la loro spiri-

tualità affonda le sue radici nel mistero dell’Incarnazione. La persona di Cristo, che mostrando il suo cuore

all’umanità, manifesta le insondabili ricchezze della sua carità (cf. Ef. 2, 7), sia il loro ideale.

Comunichino l’amore di Cristo agli uomini del nostro tempo, seguendo le orme di S. Francesco d’Assisi,

che il vero amore di Cristo aveva già trasformato nella sua stessa immagine 1, tanto che non era più lui che

viveva, ma Cristo che viveva in lui (cf. Gal 2, 20).

Nel loro apostolato le Cappuccine del S. Cuore ricordino il progetto del Fondatore, Can. Francesco Maria Di

Francia: Figlie dilette, nella Chiesa ogni istituzione ha una missione da compiere. Il vostro Istituto deve es-

sere il più povero, il più umile strumento nelle mani di Dio; e parimenti l’esortazione della Confondatrice,

Madre Vero- [pag. 12] -nica [Veronica] Briguglio: Usa sempre carità con tutti. La carità supera ogni altra

cosa e ti forma un cuore d’oro. La nostra dote è la carità.

Le Cappuccine del S. Cuore si affidino alla B.V. Maria e La amino, sull’esempio del loro Serafico Padre,

che circondava di indicibile amore la Madre del Signore Gesù, per il fatto che ha reso nostro fratello il Si-

gnore della Maestà e ci ha ottenuto la misericordia 2.

Roma, 3 febbraio 1989

39° Anniversario della morte di Madre Veronica Briguglio.

Regola e vita

1 2 Cel, 135 : FF 719. [Il contesto ci porta alla stigmatizzazione (ovvero Occultamento delle stimmate) di Francesco.]

2 S. Bonaventura, LegMag, 9, 3 : FF 1165. [Parallelo di 2 Cel 198 : FF 786.]

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dei Fratelli e delle Sorelle

del Terzo Ordine Regolare di san Francesco

Costituzione Apostolica Franciscanum Vitae

Giovanni Paolo II

a perpetua memoria

L’ideale di vita francescano anche in questo nostro tempo, non in modo diverso che nei secoli passati, affa-

scina incessantemente molti uomini e donne desiderosi di perfezione evangelica e assetati del Regno di Dio,

ispirandosi all’esempio di San Francesco d’Assisi i Membri del Terzo Ordine Regolare intendono seguire

Gesù Cristo, vivendo nella comunione della fraternità, professando con voti pubblici l’osservanza dei consi-

gli evangelici di obbedienza, povertà e castità, e dedicandosi alle molteplici opere dell’attività apostolica.

Per meglio realizzare il loro programma di vita attendono con assiduità alla preghiera, alimentano la carità

fraterna, vivono nella vera penitenza e nell’abnegazione cristiana. Poiché invero questi specifici elementi e

maniere di vivere l’ideale Francescano sono abbondantemente contenuti nella Regola e Vita dei Fratelli e

delle Sorelle del Terzo Ordine Regolare di San Fran- [pag. 16] -cesco [Francesco] e poiché così delineati

convengono interamente all’autentico spirito Francescano. Noi, nella pienezza della Nostra autorità aposto-

lica, stabiliamo, dichiariamo e ordiniamo che la presente Regola abbia vigore e importanza per illustrare ai

Fratelli e alle Sorelle il senso della genuina vita Francescana, essendosi pienamente tenuto conto di quanto a

loro tempo stabilirono su questa materia i nostri Predecessori Leone X e Pio XI con le Costituzioni Aposto-

liche Inter cetera e Rerum condicio.

Poiché ci è noto con quanta diligenza e con quanto impegno questa Regola e Vita ha compiuto il cammino di

aggiornamento e come felicemente ha ottenuto la desiderata convergenza di pareri attraverso discussioni e

consultazioni collegiali, con proposte e meditate elaborazioni, per tale ragione abbiamo fondata speranza che

i desiderati frutti di rinnovamento conseguano pienamente la loro attuazione. Ordiniamo pertanto che questa

Nostra approvazione abbia valore fin d’ora e ottenga i suoi effetti tanto nel presente come nel futuro, senza

che nulla possa ostacolare il conseguimento di questi intenti.

Dato a Roma, presso San Pietro, sotto l’anello del Pescatore,

il giorno 8 dicembre, anno del Signore 1982, anno quinto del Nostro Pontificato.

Agostino card. Casaroli, Affari Pubblici della Chiesa

[pag. 17]

Parole di San Francesco rivolte ai suoi seguaci (Lett Fed 1, 1-)

"Tutti coloro che amano il Signore con tutto il cuore, con tutta l’anima e la mente, con tutte le forze, e ama-

no il loro prossimo come se stessi, e hanno in odio i loro corpi con i vizi e peccati, e ricevono il corpo e il

sangue del Signore nostro Gesù Cristo, e fanno frutti degni di penitenza: oh, quanto sono beati e benedetti

quelli e quelle che fanno tali cose e perseverano in esse! Infatti riposerà su di loro lo Spirito del Signore ed

Egli farà la sua abitazione e dimora in essi; e sono figli del Padre celeste, del quale compiono le opere, e

sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo.

Siamo suoi sposi quando l’anima fedele si unisce al Signore nostro Gesù Cristo per virtù di Spirito santo.

Siamo suoi fratelli quando facciamo la volontà del Padre che è nei cieli. Gli siamo madri quando lo portia-

mo nel cuore e nel corpo nostro per mezzo del divino amore e della pura e sincera coscienza; e lo generiamo

attraverso le opere sante, che devono splendere di esempio agli altri.

Oh, come è glorioso, santo e grande avere un Padre nei cieli! Com’è santo, consolante, bello e ammirabile

avere un tale sposo! Quanto sacro e caro, piacevole, umile, pacificante e dolce, amabile e desiderabile sopra

ogni cosa, avere un tale fratello e un tale figlio: il Signore no- [pag. 18] - stro [nostro] Gesù Cristo, il quale

ha offerto la vita per le sue pecore e ha pregato il Padre dicendo:

Padre santo, custodisci nel tuo nome quelli che mi hai dato nel mondo; Erano tuoi e li hai dati a me. Le pa-

role che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e hanno creduto veramente che sono uscito

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da te e hanno conosciuto che tu mi hai mandato. Io prego per loro e non per il mondo. Benedìcili e san-

tìficali; per loro io consacro me stesso. Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in

me attraverso la loro parola, perché siano santificati nell’unità come lo siamo noi. E voglio, Padre, che do-

ve sono io siano anche loro con me, perché contemplino la mia gloria nel tuo regno. Amen.3 [pag. 19]

I. Nel nome del Signore! Incomincia la Regola e Vita dei Fratelli e delle Sorelle del Terzo Ordine Regolare

di San Francesco.

1. La forma di vita dei fratelli e delle sorelle del Terzo Ordine Regolare di San Francesco è questa: osserva-

re il santo vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, in povertà e in castità.

Coloro che seguono Gesù Cristo secondo l’esempio di San Francesco, sono tenuti a fare di più e cose più

grandi, osservando i precetti e i consigli del Signore nostro Gesù Cristo, e devono rinnegare se stessi come

ognuno ha promesso a Dio.

2. I fratelli e le sorelle di questo Ordine, in unione con tutti quelli che vogliono servire il Signore Dio nelle

santa chiesa cattolica e apostolica, perseverino nella vera fede e nella penitenza. Essi intendono vivere que-

sta conversione evangelica in spirito di preghiera, di povertà e di umiltà. Si astengano da ogni male e siano

perseveranti nel bene sino alla fine, poiché lo stesso Figlio di Dio verrà nella gloria e dirà a tutti quelli che lo

conobbero, lo adorarono e lo servirono nella penitenza: Venite, benedetti del Padre mio, prendete possesso

del regno, che è stato preparato per voi fin dalle origini del mondo [Mt ..]. [pag. 20]

3. I fratelli e le sorelle promettono obbedienza e riverenza al Papa e alla chiesa cattolica. Con lo stesso spi-

rito obbediscano a coloro che sono stati costituiti nel servizio della fraternità. Dovunque sono e in qualunque

luogo si incontreranno, si accolgano spiritualmente e con amore e si onorino a vicenda.

Promuovano sempre l’unità e la comunione con tutti i membri della famiglia francescana. [pag. 21]

II. Come intraprendere questa vita

4. Coloro che, per ispirazione del Signore, vengono a noi con la volontà di intraprendere questa vita, siano

accolti benevolmente. Al momento opportuno saranno presentati ai ministri che hanno l’incarico, l’autorità

di ammetterli nella fraternità.

5. I ministri si accertino che gli aspiranti aderiscano sinceramente alla fede cattolica e ai sacramenti della

chiesa. Se sono idonei, siano iniziati alla vita di fraternità. Si esponga loro diligentemente tutto ciò che ap-

partiene a questa vita evangelica, in particolare le seguenti parole del Signore: Se vuoi essere perfetto, va,

vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi. E se qualcuno vuo-

le venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua [Mt ..].

6. Così, sotto la guida del Signore, incomincino la vita di penitenza, consapevoli che tutti dobbiamo con-

vertirci incessantemente. In segno di conversione e di consacrazione alla vita evangelica, portino vesti umili

e vivano insieme con semplicità. [pag. 22]

7. Terminato il periodo di prova, siano ricevuti all’obbedienza, promettendo di osservare sempre questa

vita e la regola.

Messi da parte ogni preoccupazione ed ogni affanno, si adoperino nel migliore dei modi per servire, amare,

onorare ed adorare il Signore Dio con cuore puro e con mente pura.

8. Sempre costruiscano in se stessi una abitazione e una dimora permanente a Colui che è il Signore Dio

onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, perché possano crescere nell’amore universale con cuore indivi-

so, convertendosi incessantemente a Dio e al prossimo. [pag. 23]

3 [I Lettera a tutti i Fedeli 1-19: FF2 178/1-3].

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III. Lo spirito di preghiera

9. Ovunque, in ogni luogo, ad ogni ora e in ogni tempo, i fratelli e le sorelle credano veramente e umilmen-

te, conservino in cuore ed amino, onorino, adorino, servano, lodino, benedicano e glorifichino l’altissimo e

sommo Dio, l’eterno Padre e il Figlio e lo Spirito santo. E lo adorino con cuore puro, poiché è necessario

pregare sempre senza desistere [..]; il Padre, infatti, cerca tali adoratori. Con identico spirito celebrino

l’ufficio divino in unione con la chiesa universale.

I fratelli e le sorelle, che il Signore ha chiamato alla vita contemplativa, con gioia sempre nuova testimonino

ogni giorno la propria consacrazione a Dio e celebrino l’amore che il Padre ha per il mondo, Lui che ci ha

creati e redenti e ci salverà per la sua sola misericordia.

10. I fratelli e le sorelle lodino il Signore, re del cielo e della terra, insieme con tutte le sue creature e gli

rendano grazie poiché, per la sua santa volontà e per mezzo del suo unico Figlio con lo Spirito santo, ha cre-

ato tutte le cose spirituali e corporali, e ha fatto noi a sua immagine e somiglianza. [pag. 24]

11. Conformandosi totalmente al santo vangelo, i fratelli e le sorelle scolpiscano nella propria mente e con-

servino le parole del Signore nostro Gesù Cristo, il Verbo del Padre, e le parole dello Spirito santo, che sono

spirito e vita.

12. Partecipino al sacrificio del Signore nostro Gesù Cristo e ricevano il suo corpo e il suo sangue con pro-

fonda umiltà e venerazione, memori di ciò che dice il Signore: Chi mangia la mia carne e beve il mio san-

gue ha la vita eterna [Gv ..].

Dimostrino quanto più potranno, ogni riverenza e ogni onore al santissimo corpo e sangue del Signore no-

stro Gesù Cristo, al santo nome e alle parole scritte di Colui nel quale sono state pacificate riconciliate a Dio

onnipotente tutte le creature del cielo e della terra.

13. Per ogni loro colpa, i fratelli e le sorelle non tardino a pentirsi interiormente con la contrizione ed este-

riormente con la confessione; e facciano frutti degni di penitenza.

Devono anche digiunare; sempre però cerchino di essere semplici e umili.

Niente altro desiderino, pertanto, che il Salvatore nostro, il quale offrì se stesso, mediante il suo sangue, co-

me sacrificio e come vittima sull’altare della croce per i nostri peccati, lasciando a noi l’esempio, affinché

seguiamo le sue orme. [pag. 25]

IV. La vita in castità per il regno dei cieli

14. I fratelli e le sorelle considerino in quanta dignità li ha posti il Signore Dio; che li ha creati e formati a

immagine del Figlio suo nel corpo e a somiglianza di lui nello spirito.4

Creati per Cristo e in Cristo, hanno scelto questa forma di vita che è fondata sulle parole e sugli esempi del

nostro Redentore.

15. Professando la castità per il regno dei cieli, sono solleciti delle cose del Signore e non debbono fare al-

tro che seguire la volontà del Signore e piacere a lui.5

E operino sempre in maniera che nelle loro azioni risplenda la carità verso Dio e verso tutti gli uomini.

16. Ricordino che per singolare dono della grazia, sono chiamati ad esprimere nella loro vita quel mirabile

mistero della chiesa, per cui essa è unita a Cristo sposo divino.

17. Abbiano presente anzitutto come modello la beatissima vergine Maria, madre di Dio e del Signore no-

stro Gesù Cristo. E questo facciano secondo l’esortazione del beato France- [pag. 26] -sco [Francesco], il

quale ha venerato sommamente la santa Maria, Signora e Regina, vergine fatta chiesa. Ricordino che

4

5

7

l’immacolata vergine Maria si proclamò ancella del Signore e seguano il suo esempio. [pag. 27]

V. Come servire e lavorare

18. Da poveri, i fratelli e le sorelle, ai quali il Signore ha concesso la grazia di servire o lavorare, servano e

lavorino con fedeltà e con devozione, cosicché, allontanato l’ozio, nemico dell’anima, non estinguano lo spi-

rito della santa orazione e della devozione, al quale tutte le cose temporali devono servire.

19. Traggano dal frutto del lavoro il necessario al corpo, per sé, per i loro fratelli e sorelle, e questo umil-

mente, come conviene a servi di Dio e a seguaci della santa povertà. Il superfluo lo distribuiscano ai poveri.

E mai debbono desiderare di essere sopra gli altri, ma anzi devono essere servi e soggetti a ogni umana crea-

tura per amore di Dio.

20. I fratelli e le sorelle siano miti, pacifici e modesti, mansueti e umili, parlando a tutti dignitosamente, co-

me si conviene. E dovunque si trovino o vadano per il mondo, non litighino ed evitino dispute di parole, e

non giudichino gli altri; piuttosto si mostrino lieti nel Signore, ilari e garbatamente cortesi. E rivolgano il

saluto: il Signore ti dia pace! [pag. 28, bianca] [pag. 29]

VI. Vita in povertà

21. Tutti i fratelli e le sorelle si impegnino a seguire l’umiltà e la povertà del Signore nostro Gesù Cristo che,

essendo incomparabilmente ricco, volle scegliere nel mondo insieme con la beatissima Vergine sua madre,

la povertà e spogliò se stesso.

E ricordino che niente altro è necessario che noi abbiamo di questo mondo se non, come dice l’Apostolo,

avendo il cibo e le vesti, essere contenti (cf. 1Tim 6, 8) di questo. E si guardino molto dal denaro.

E devono godere quando si intrattengono con persone umili e disprezzate, tra i poveri e i deboli, gli infermi

e i lebbrosi, e i mendicanti della strada.

22. Coloro che sono veramente poveri in spirito, seguendo l’esempio del Signore, non si appropriano di al-

cuna cosa né contendono nulla ad alcuno, ma vivono in questo mondo come pellegrini e forestieri.

Questa è l’eccellenza dell’altissima povertà che ci costituisce eredi e re del regno dei cieli; ci ha resi poveri

di cose, ma sublimi per virtù. Sia questa la nostra porzione, che ci conduce [pag. 30] nella terra dei viventi.

Aderendo totalmente alla povertà, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, mai vogliamo possedere altro

sotto il cielo. [pag. 31]

VII. Vita fraterna

23. I fratelli e le sorelle si amino a vicenda per amore di Dio, come dice il Signore: questo è il mio coman-

damento, che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi [Gv ..]. E mostrino con le opere l’amore che

hanno tra loro. E con fiducia vicendevolmente l’uno manifesti all’altro le proprie necessità, affinché procu-

rino ed offrano ciò di cui ognuno ha bisogno.

Beati quelli che amano l’altro quando è malato, e non può compensarli, tanto come lo amano quando è sano

e può compensarli.

E di tutto ciò che accade loro rendano grazie al Creatore e desiderino essere come li vuole il Signore, sia in

buona salute che infermi.

24. Qualora sorgesse tra loro, a motivo di parole o di atteggiamenti, occasione di turbamento, chiedano subi-

to umilmente perdono l’uno all’altro prima di offrire a Dio la loro preghiera.

Se qualcuno avesse trascurato gravemente gli impegni di vita che ha professato, sia ammonito dal ministro o

da coloro che saranno venuti a conoscenza della sua colpa. Però questi non gli procurino vergogna né diso-

nore, ma [pag. 32] abbiano grande misericordia verso di lui. Tutti, poi, devono evitare attentamente di adi-

8

rarsi e di scandalizzarsi per il peccato di qualcuno, poiché l’ira e il turbamento in sé e negli altri impedisco-

no la carità. [pag. 33]

VIII. L’obbedienza caritativa

25. I fratelli e le sorelle, sull’esempio del Signore Gesù che consegnò la sua volontà alla volontà del Padre,

si ricordino che per amore di Dio hanno rinunziato alla propria volontà. In tutti i capitoli che tengono, cer-

chino in primo luogo il regno di Dio e la sua giustizia [Mt ..], e si esortino vicendevolmente ad osservare

meglio la regola che hanno professato e a seguire con fedeltà le orme del Signore nostro Gesù Cristo. Non

esercitino potere o dominio soprattutto tra loro, ma in spirito di carità, volontariamente si servano e si obbe-

discano a vicenda. Tale è la vera e santa obbedienza di nostro Signore Gesù Cristo.

26. Siano tenuti ad avere sempre uno di loro come ministro e servo della fraternità e a lui obbediscano fe-

delmente in tutto ciò che hanno promesso al Signore di osservare, purché non sia contrario all’anima e a

questa regola.

27. Coloro che sono ministri e servi degli altri, li visitino e li ammoniscano con umiltà e carità e li conforti-

no. E dovunque siano dei fratelli e delle sorelle che fossero convinti di non [pag. 34] poter osservare spiri-

tualmente la regola, hanno l’obbligo e il diritto di rivolgersi ai propri ministri. I ministri li accolgano con ca-

rità e benevolenza e dimostrino tanta familiarità verso di loro che quelli possano parlare e comportarsi con

essi come fanno i padroni nei riguardi dei servi; infatti così deve essere, che i ministri siano i servi di tutti.

28. Nessuno si appropri di alcun ministero; ma, giunto il tempo stabilito, ognuno lascerà volentieri il proprio

incarico. [pag. 35]

IX. La vita apostolica

29. I fratelli e le sorelle amino Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e la mente, con tutte le loro forze

[Mt ..] e amino il prossimo come se stessi. Ed esaltino il Signore nelle loro opere, poiché Egli li ha inviati

per il mondo intero a testimoniare la sua presenza con la parola e con le opere e perché facciano conoscere a

tutti che non c’è altro Onnipotente fuori di lui.

30. Come annunciano la pace con la bocca, così la portino, ed ancora più abbondante, nei loro cuori. Nessu-

no per causa loro sia provocato all’ira o allo scandalo, ma tutti siano attirati, per la loro mitezza, alla pace,

alla bontà e alla concordia. Infatti, i fratelli e le sorelle sono stati chiamati a curare i feriti, risollevare gli ab-

battuti e richiamare gli smarriti.

E ovunque siano, si ricordino di aver donato se stessi e di aver offerto il proprio corpo al Signore Gesù Cri-

sto. Per suo amore devono esporsi ai nemici visibili e invisibili, poiché dice il Signore: Beati quelli che sono

perseguitati a causa della giustizia, poiché di essi è il regno dei cieli [Mt ..].

31. Nella carità che è Dio, tutti i fratelli e le sorelle - sia che preghino, sia che servano, [pag. 36] sia che la-

vorino - cerchino di umiliarsi in ogni cosa, di non gloriarsi, di non compiacersi in se stessi, né insuperbirsi

interiormente per le buone parole ed opere, e neppure di alcun bene che Dio compie o dice e opera eventual-

mente in loro e per mezzo loro.

In ogni luogo e in ogni circostanza riconoscano che tutti i beni sono del Signore Dio altissimo e dominatore

di tutte le cose: rendano grazie pertanto a Lui, dal quale procedono tutti i beni.

Esortazione e benedizione

32. I fratelli e le sorelle devono desiderare di avere sopra ogni cosa lo spirito del Signore e il suo santo ope-

rare.

9

E sempre sudditi alla santa Chiesa e saldi nella fede cattolica, osservino la povertà, l’umiltà e il santo van-

gelo del Signore nostro Gesù Cristo, i come hanno fermamente promesso.

E chiunque osserverà queste cose sia colmato in cielo della benedizione dell’altissimo Padre e in terra sia

ripieno della benedizione del suo Figlio diletto con il santissimo Spirito paraclito e con tutte le potenze cele-

sti e con tutti i santi.

E io, frate Francesco, piccolo servo vostro, per quanto è in mio potere, confermo a voi dentro e fuori questa

santissima benedizione 6.

6

10

[pag. 37]

Costituzioni [SCSC]

[pag. 38 bianca] [pag. 39]

Capitolo I

Natura e fine dell’Istituto

Torna a vantaggio della Chiesa stessa che gli Istituti abbiano una loro fisionomia e una loro propria fun-

zione (PerfCar 2).

Figlie dilette nella Chiesa ogni Istituzione ha una missione da compiere. Il vostro Istituto deve essere il più

povero, il più umile strumento nelle mani di Dio. Questo è quello che vorrei scrivere a caratteri indelebili

nel vostro cuore per fondarvi tutte nella più grande umiltà (Padre Francesco) 7

Se il Signore ci ha chiamate a formare una grande famiglia l’ha fatto per noi e per il suo grande amore, e

noi questo Amore lo dobbiamo riversare su tutti gli uomini con l’esempio, la preghiera e l’aiuto scambievo-

le.

(Madre Veronica) 8

Francesco affrontò con molta fiducia il cammino, deciso a realizzare con i fatti e a insegnare con la parola

la verità della perfezione evangelica che aveva concepito nella mente e promessa in voto con la professione.

Nella preghiera comprese che egli era stato inviato da Dio a questo scopo: guadagnare a Cristo le anime.9

[pag. 40, bianca]

[pag. 41]

1. Sulle orme dei Fondatori

Il nostro Istituto, dono di Dio alla Chiesa, ha il suo germe nella particolare intuizione evangelica del

nostro Fondatore Sacerdote Can. Francesco Maria Di Francia e della Fondatrice Madre Veronica Briguglio,

i quali colsero nella multiforme ricchezza di Cristo1 l’umiltà, la povertà e la carità

2 .

Esso accoglie e riunisce in fraterna comunione di vita coloro che, sotto la mozione dello stesso Spirito, vo-

gliono vivere radicalmente il battesimo nella totale consacrazione a Cristo, mediante i voti di castità, povertà

e obbedienza.

Noi Suore Cappuccine del Sacro Cuore, depositarie di tale eredità, ci poniamo nella Chiesa a servizio dei più

bisognosi, per manifestare ai fratelli il Cristo che ama e che serve3 .

2. Nostra identità

La denominazione di Suore Cappuccine del Sacro Cuore sintetizza l’ispirazione originaria del Fondatore e

ci impegna in maniera particolare a contemplare e a imitare gli atteggiamenti di umiltà e di mitezza [pag.

42] del Cuore di Cristo e a trasmettere il suo Amore misericordioso ai fratelli più bisognosi4.

7 BRUSCHETTA sr. Francesca M., Cenni biogr., p. 19 [Testamento del P. Fondatore], in CI 4a 110; CI 6c 546).

8 ARCIDIACONO sr. Luisa, Testim., in TmV CII 6c 546 (Sr. Luisa Arcidiacono)

9 LegMin 2, 5 : FF 1343.

1 Cf. Ef 3, 10.

2 Cf. PpF: CI 3c 67 Lettera al fratello Annibale sulle opere del Cusmano,18 ottobre 1896.

3 Cf. LG 46; cf. Mt 20,28; cf. PmV: CII 1b 2. [ CII 1b 614 pag.31 N° 48]

4 Cf. HA 18; TmV : CII 5c 546.[cf. TmV: 6C 546 Sr Luisa Arcidiacono ; Roccalumera 24-06-1970]

11

3. Vita cristocentrica.

Cristo, centro del cosmo e della storia, capo del Corpo mistico che è la Chiesa5, deve essere il centro del no-

stro Istituto e di ognuna di noi.

Terremo perciò il Vangelo come regola suprema di vita6; cercheremo di avere «gli stessi sentimenti che fu-

rono in Cristo Gesù»7; tenderemo a raggiungere lo «stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla

piena maturità di Cristo»8; rinnegheremo noi stesse perché Egli viva pienamente in noi.

4. Vita mariana.

La Beata Vergine «nella Chiesa Santa occupa, dopo Cristo, il posto più alto e più vicino a noi»9. «Essa

primeggia tra gli umili e i poveri del Signore, i quali con fiducia attendono e ricevono da Lui salvezza»10

.

Il Fondatore nutrì per Lei un amore tenero e fervido e, con mirabile sintesi, espresse tutto il suo amore

nell’invito ad «ascoltare [pag. 43] Maria, imitare Maria, imparare ad amare e soffrire con Maria»11

.

Sul suo esempio nutriamo anche noi per Lei un particolare amore e veneriamo con culto speciale la sua Im-

macolata Concezione e la sua intima partecipazione al mistero pasquale di Cristo12

.

5. In sintonia con la Chiesa

Il Fondatore sentì urgente e fece suo l’anelito del Cuore di Cristo: servire la Chiesa sua sposa ed estendere

il Regno di Dio a tutti gli uomini, attraverso l’esercizio del ministero sacerdotale.

Noi, secondo il suo spirito, sentiamo vivissimo l’amore per la Chiesa e intendiamo servirla con donazione

totale in unione con il Sommo Pontefice, con i Vescovi, con il clero, con il laicato cattolico e vivere così il

nostro Sacerdozio comune cui la castità consacrata conferisce un pregio e un valore apostolico tutto partico-

lare.

6. ... nello spirito francescano...

Il nostro Fondatore nell’attuazione profonda dello spirito evangelico di povertà, di semplicità, di umiltà e

di carità, scoprì l’affinità del suo sentire e del suo operare con quello del poverello di Assisi13

. Egli stesso

infatti volle far parte della famiglia francescana professando la Regola del Terzo Ordine.

[pag. 44] La nostra Fondatrice, seguendo l’esempio del Padre, assimilandone lo spirito e interpretando la sua

volontà, animò l’Istituto dello spirito francescano 14

.

7. L’Istituto, quindi, pur avendo una fisionomia propria, è aggregato all’Ordine dei Frati Minori Cappuccini,

professa la Regola e Vita dei Fratelli e delle Sorelle del Terzo Ordine Regolare di s. Francesco d’Assisi e

gode dei benefici spirituali della famiglia francescana15

.

5 Cf. Col 1, 18.

6 Cf. LegPer 69 : FF 1622; SpecPerf 76 : FF 1771.

7 Fil 2, 5.

8 Ef 4, 13.

9 LG 54.

10 LG 55.

11 PpF: CI 1c 31 I gradi della devozione mariana (manca la data)

12 Cf. RM 42.

13 PpF: CI, 4b, 111[ cf. TmF: CI 4a 111; Sr. M. Pia Tartaglia. Roccalumera ,10 sett. 1940]

14 PmV: CII, 1b, 2.[ cf. PmV: CII 1b 614 pag.31 N° 49]

15 Cf. DA 1. 12. 1915.

12

8. ...a servizio dei fratelli...

L’Istituto si dedica principalmente all’assistenza, all’istruzione e alla formazione della gioventù più ab-

bandonata, in conformità alla sua caratteristica fondamentale che è l’amore verso i bisognosi di qualsiasi

condizione 16

.

Seguendo come criterio ispiratore la povertà sia nelle scelte delle opere che nello stile apostolico, tiene in

particolare considerazione le zone sottosviluppate e le urgenze dei tempi.

9. Il carattere missionario, proprio della vita religiosa, è custodito con gioia nel nostro Istituto che intende

viverlo con la preghiera assidua per le vocazioni e per i mis- [pag. 45] -sionari, nello spirito primordiale dei

Fondatori e con l’apertura di nuovi campi di presenza nei modi suggeriti dalla Chiesa e in rispondenza alle

finalità proprie dell’Istituto.

10. Spetta al Capitolo Generale e, in casi urgenti, alla Superiora Generale con il consenso del Consiglio,

ponderare quali attività in concreto possono assumersi in consonanza con la natura e lo spirito dell’Istituto.

11. Nostra denominazione

Il nostro Istituto è di diritto pontificio. La natura, il fine e la denominazione ufficiale di Suore Cappuccine

del Sacro Cuore approvati dalla Congregazione per i Religiosi 17

non possono essere modificate senza il

consenso della S. Sede 18

.

12. Interpretazioni delle Costituzioni

Per modificare le Costituzioni occorrono i due terzi dei voti del Capitolo Generale e l’approvazione della

S. Sede, alla quale spetta pure la loro autentica interpretazione.

[pag. 46, bianca]

[pag. 47]

Capitolo II

Vita consacrata

«Salì sul monte chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono a Lui».

Mc 3, 13

«Il nostro pensiero, il nostro agire deve essere Gesù, per questo ci siamo fatte suore».

Madre Veronica [PmV: CII 1b 614; pag 32 N°53]

«Egli mi ha chiamato per sola sua benignità e grazia».

Clareno, Tribolaz. 1, 4 : FF 2133, 2

[pag. 48 bianca]

16

PpF: ? [ cf. TmF: CI 6d 311; Sr. Giacomina Costanzo pag.1 .Catania,10 feb. 1975] 17

Cf. DAD n. 3027/37, c. 125, 16/2/1957. 18

Cf. ES II 6; c.583.

13

[pag. 49]

13. Alla sequela di Cristo…

La professione dei consigli evangelici, mediante i voti pubblici che costituiscono una speciale consacra-

zione, la quale ha le sue profonde radici nella consacrazione battesimale, ci impegna in modo tutto par-

ticolare a prendere come norma di vita Cristo vergine, povero e obbediente per giungere alla carità perfetta e

dare al mondo pubblica testimonianza dei beni celesti e dell’unione indissolubile di Cristo con la Chiesa.

14. … per servire Dio nei fratelli.

La consacrazione ci pone nella Chiesa come continuatrici della vita di Cristo e come testimoni

dell’Amore che Dio ha per gli uomini. Animate, quindi, dalla carità che lo Spirito Santo infonde nei nostri

cuori, viviamo ogni giorno per Cristo e per la sua Chiesa 1offrendoci a Lui con una donazione totale. Nella

misura in cui sapremo unirci a Cristo saremo apostole per la gloria di Dio, come lo è stato il nostro Fondato-

re.

15. Castità : dimensione teologica e fondamento giuridico…

Dio è amore e, creandoci a sua immagine e somiglianza, ci ha comunicato la capacità e l’esigenza di ama-

re.

[pag. 50] La castità volontariamente abbracciata «per il Regno dei cieli»2è un insigne dono dell’amore di

Dio e nostra risposta all’Amore alimentata dalla fede.

...dimensione giuridica...

Con il voto di castità ci obblighiamo ad osservare la perfetta continenza nel celibato.

La castità consacrata attesta l’amore preferenziale ed esclusivo per il Signore, trasforma e penetra l’essere

umano fino nel suo intimo, mediante una misteriosa rassomiglianza con il Cristo 3

16. La castità è una consacrazione totale a Dio che solo merita un dono così assoluto 4 .Essa accresce la li-

bertà di spirito nell’orientamento al bene, aumenta la carità verso Dio e verso il prossimo e costituisce un

mezzo efficacissimo per dedicarci generosamente al servizio di Dio e alle opere di apostolato 5.

17. Dimensione escatologica [della castità].

La castità perfetta è una splendida testimonianza dei beni celesti che già si riversano in questa vita su chi

vive solo per Dio. Professandola diventiamo per tutti gli uomini «un richiamo di quel mirabile connubio o-

perato da Dio» 6con l’umanità at- [pag. 51] -traverso [attraverso] Cristo e che si manifesterà pienamente nel

secolo futuro quando «si è come gli angeli di Dio»7.

18. Modelli e mezzi [per la vita in castità].

La castità perfetta trova la sua profonda motivazione e il suo sostegno principalmente nel rapporto perso-

nale e intimo con Cristo, vivente nella Chiesa e sacramentalmente nel Mistero Eucaristico. Impegniamoci,

perciò, ad orientare a Lui il cuore e a fare dell’Eucaristia il centro di attrazione e di irradiazione di tutta la

nostra esistenza.

19. Con filiale fiducia, affidiamo a Maria il nostro impegno di consacrate, per essere, con il suo aiuto e alla

luce del suo esempio, vergini fedeli, vigilanti, operose, interamente protese a glorificare Dio nel servizio del-

la Chiesa.

20. Renderemo fecondo, inoltre, questo eccelso dono di Dio, amandoci le une le altre come Cristo ci ha ama-

1 Cf. Col 1, 24.

2 Mt 19, 12; cf. PC 12; cf. Chiara 1Lett 8-9 : FF 2862.

3 Cf. TpF : CI 6c 278 (Sr. Francesca Bruschetta; dal “Pane di S. Antonio” 1953/54/55 pag.4)

4 Cf. LG 44; Rnb 23, 27-29 : FF 70.

5 Cf. 1 Cor 7, 32.

6 PC 12.

7 Mt 22, 30.

14

to8, consapevoli che con la professione della castità perfetta non abbiamo rinunciato ad amare, ma ab-

biamo scelto come unico oggetto del nostro amore Dio9, il Quale vuole essere amato anche nei nostri fratelli.

[pag. 52]Realizzeremo un autentico amore fraterno nella vita comune, affinché ognuna trovi in essa il soste-

gno efficacissimo e la vera gioia di una famiglia unita nel Signore.

Il clima fraterno delle nostre comunità sarà salvaguardia della nostra castità e valido aiuto per una crescita

umano-affettiva 10

.

21. Povertà: fondamento teologico…

Ispiriamo i nostri rapporti con il mondo ad una visione positiva dei valori e degli affetti umani, senza ve-

nire meno alla prudenza e al riserbo nelle relazioni sociali e mantenendo un atteggiamento sereno e di-

sinvolto, frutto dell’interiore equilibrio dei nostri sentimenti.

22. Cristo, Figlio di Dio, scelse la via della povertà e dell’umiltà; «pur essendo di natura divina.., spogliò se

stesso, assumendo la condizione di servo »11

e per noi «da ricco che era si è fatto povero» 12

.

La povertà ci rende discepole di Cristo. Siamo così anche associate al mistero della Chiesa che, nella povertà

e nelle persecuzioni, rende testimonianza al suo Signore e comunica agli uomini i frutti della salvezza 13

.

[pag. 53]

23. … dimensione giuridica [della povertà].

Con il voto di povertà ci obblighiamo a non disporre né usare dei beni materiali senza licenza delle legit-

time superiore. Conserviamo la proprietà dei beni patrimoniali e la capacità di acquistarne altri, a meno che

la religiosa faccia volontariamente la rinuncia radicale a tenore del n. 140.

24. Tutto ciò che riceviamo per motivo del nostro lavoro o in vista dell’Istituto, come pure pensioni, sov-

venzioni, assicurazioni, doni, tutto appartiene all’Istituto 14

.

25. [Povertà e] testimonianza.

La povertà francescana è la via maestra tracciataci dai nostri Fondatori15

per donarci più liberamente a

Dio, ai poveri e abbandonati. Così vissuta diventa segno e testimonianza della nostra presenza nella Chiesa e

manifesta ai fratelli, con la comunione dei beni in cui si esprime, l’avvento del Regno di Dio e i beni celesti

già presenti in questo mondo.

26. Lavoro.

Memori del nostro stato di povertà e fiduciose nella Provvidenza, accettiamo la comune legge del lavoro

ricordando che esso è continuazione dell’opera creativa, redentiva, santificatrice di Dio. Il lavoro in ogni sua

mansione è di per sé mezzo di perfezione e di apostolato; costituisce anche la [pag. 54] fonte ordinaria del

nostro sostentamento e una genuina testimonianza della povertà evangelica alla Chiesa e al mondo16

.

Ciascuna di noi, quindi, «sappia trafficare i talenti che ha ricevuto da Dio»17

contribuendo con il proprio

lavoro a soddisfare le esigenze della comunità.

8 Cf. Gv 15, 12.

9 Cf. 1 Cor 7, 32-33.

10 Cf. PC 12.

11 Fil 2, 6-7.

12 2 Cor 8, 9; Mt 8,20;cf. Rnb 6, 4 : FF 90.

13 Cf. LG 8.

14 Cf. CIC 668, 3.

15 Cf. TmV : CII 5d 592.[ 6d 592, Sr. Calogera Panepinto. Roccalumera,7 Mar. 1975]

16 Cf. Eccleston, Cron. 127 : FF 2566.

17 PmV : CII 4b 479.[5b 479, Numero unico “In Memoria…” 1950; pag. 15]

15

27. Quali figlie di Dio, lavoriamo per il cielo18

Nel nostro lavoro non abbiamo di mira la retribuzione e-

conomica, ma la manifestazione della Provvidenza divina che non mancherà di assisterci con generosità.

28. Spirito di povertà.

Saremo anzitutto povere personalmente: nell’interiore distacco da ogni bene e anche da noi stesse,

nell’uso moderato di quanto ci è concesso sia in comunità sia nell’apostolato, nella fuga di ogni ricercatezza 19

.

29. Condivisione dei beni.

Poiché il pregio più bello della povertà evangelica è la comunione dei beni, come espressione della pro-

fonda comunione spirituale che lega i discepoli di Cristo tra loro e con il Signore, viviamo la vita fraterna

nella generosa compartecipazione dei beni 20

.

[pag. 55]30. Per esprimere in modo tangibile la comunione che ci lega nel Signore, viviamo la nostra pover-

tà collettiva, mettendo volentieri tutto in comune in modo che l’Istituto possa sovvenire alla necessità delle

comunità, ai bisogni della Chiesa e dei poveri, aiutare le nostre missioni e le giovani chiese 21

.

31. Nella misura in cui la nostra povertà personale e comunitaria sarà da tutte vissuta in modo autentico, di-

venterà sorgente di fecondità apostolica. Ci sarà così facile esprimere la nostra solidarietà con gli emarginati

e conseguire quella perfetta libertà interiore che ci renderà vigili e deste nell’ascolto del «grido dei pove-

ri»22

a cui la Chiesa ci invita.

32. Obbedienza : fondamento teologico.

L’obbedienza, mistero centrale del cristianesimo23

, colloca noi religiose così vicine a Cristo, da associarci

alla sua oblazione al Padre per la salvezza del mondo.

Essa non è una virtù passiva, ma esige da parte nostra l’impegno all’attività più profonda, per essere stru-

menti capaci di collaborare «alla edificazione del Corpo di Cristo secondo il piano di Dio »24

.

[pag. 56] 33. Dimensione giuridica [dell’obbedienza].

Con il voto di obbedienza ci obblighiamo a sottomettere la nostra volontà alle superiore legittime, quali

rappresentanti di Dio, quando comandano secondo le Costituzioni 25

.

In forza del voto siamo tenute ad obbedire anche al Sommo Pontefice come nostro Superiore supremo26

.

34. Solo la Superiora Generale, in casi eccezionali e per motivi gravi, può imporre ordini in virtù

dell’obbedienza.

Tali ordini che obbligano gravemente siano dati per iscritto e dopo aver pregato e aver usato mezzi idonei

per indurre la sorella alla doverosa sottomissione.

35. Configurate a Cristo…

L’obbedienza «lungi dal diminuire la dignità della persona umana la fa pervenire al suo pieno svilup-

po»27

perché la configura più perfettamente a Cristo crocifisso.

36. … in spirito di fede.

18

PmV : C II 1b 2.[ 5b 479,Numero unico “In Memoria…” 1950; pag.15] 19

Cf. Ruggero di Wendover 1 : FF 2279. 20

Cf.. S Comm 32 : FF 1990; cf. PC 13. 21

Cf. CIC 640. 22

ET 17;cf. Sal 9,13; Gb 34,28; Prv 21,13. 23

Cf Rm 5, 7-12; cf. Amm 3, 1-4 : FF 148. 24

PC 14. 25

Cf. CIC 601; cf. PmV : CII 5c 542.[ cf. TmV: CII 6c 542; Sr. Raffaella De Pasquale: Roma, 24-giu-1970 26

Cf. CIC 590, 2. 27

PC 14.

16

La nostra vita di obbedienza sia sempre animata da un profondo spirito di fede, che porterà le superiore

a scoprire nelle suore il volto di Dio e le suore a vedere nelle superiore un segno tangibile della pre- [pag.

57] -senza di Cristo e della loro unione nell’unica famiglia di Dio28

.

37. Ricerca della volontà di Dio.

Affinché l’obbedienza ci aiuti a crescere come persone e come figlie di Dio29

, si richiede che ciascuna so-

rella «in spirito di fede e di amore verso la volontà di Dio, secondo quanto prescrivono le Costituzioni, presti

umile ossequio alle superiore col mettere a disposizione tanto le energie della mente e della volontà, quanto i

doni di grazia e di natura, nella esecuzione degli ordini e nel compimento degli uffici loro assegnati »30

.

Questo comporta che tutte siano impegnate a ricercare, in comunione fraterna e dietro animazione delle su-

periore, la volontà di Dio nelle situazioni concrete, attraverso la preghiera, il sacrificio, il dialogo.

38. [Volontà di Dio e] mediazioni.

Come Gesù obbedendo al Padre ne colse i voleri non solo nella diretta comunicazione con Lui, ma anche

attraverso la mediazione delle creature, così noi, nel desiderio di conformarci al Signore, volentieri accet-

tiamo che la sua volontà salvifica ci sia comunicata per mezzo del Magistero della Chiesa, delle Regole, del-

le legittime autorità 31

.

[pag. 58]Le superiore siano le prime a dimostrarsi docili a tale mediazione perché solo così potranno esigere

dalle sorelle la piena disponibilità all’obbedienza che verrà loro richiesta.

39. Obbedienza caritativa.

L’obbedienza attiva e responsabile esige l’unione delle forze di tutte, per il bene dell’Istituto e della Chie-

sa 32

.

L’autorità e l’obbedienza saranno viste come aspetti complementari dell’unica offerta di se stesse a Cristo.

Il ruolo dell’autorità, indispensabile in ogni comunità religiosa, dovrà soprattutto servire per orientare e sti-

molare le sorelle a una concorde e generosa donazione di sé a Dio e ai fratelli.

[pag. 59]

Capitolo III

Vita di preghiera e penitenza

«Pregate in ogni tempo, con ogni forma di orazione e di supplica per mezzo dello Spirito». (Ef 6, 18)

«Preghiamo e facciamo pregare perché i lumi sicuri ci debbono venire dal cielo».

Padre Fondatore [CI 1g 39]

«Noi dobbiamo essere le lampade ardenti, perpetue dinanzi al tabernacolo. Quello deve essere il nostro po-

sto abituale».

28

Cf. PmV : CII 1b 2 [ CII 1b 614 ; pag 38 N° 77]; Amm 3, 5-6 : FF 149. 29

Cf. Rnb 5, 16-17 : FF 20. 30

PC 14. 31

Cf. PmV : CII 3a 29; Relazione sull’Istituto al Cardinale Prefetto dei Religiosi ; 9-02-1937

cf. 1Cel 34. 62 : FF 377. 432. 32

Cf. Chiara, Test. 67-70 : FF 2849.

17

Madre Veronica [CII 6d 593 ; Sr. Rosaria Panepinto]

«Temete e onorate, lodate e benedite, ringraziate e adorate il Signore Dio onnipotente nella Trinità e

nell’Unità, Padre e Figlio e Spirito Santo creatore di tutte le cose. Fate penitenza, fate frutti degni di peni-

tenza».

RegNonBoll 21, 2-3 : FF 55

[pag. 60, bianca]

[pag. 61] 40. Vita contemplativa.

La preghiera fu il respiro della vita di Cristo, l’intimità col Padre e il suo anelito costante; a tale intimità

egli vuole portare tutti i suoi seguaci. Perciò in sintonia con la professione dei consigli evangelici, che e-

sprimono la nostra perfetta sequela di Cristo, in tutte le circostanze alimenteremo la nostra vita nascosta con

Cristo in Dio1.

Coltiveremo «con assiduità lo spirito di preghiera e la preghiera stessa attingendoli dalle fonti genuine della

spiritualità cristiana»2.

41. Accoglienza della Parola.

Per acquistare la sovraeminente scienza di Cristo3 e configurarci sempre più a Lui, è di fondamentale aiu-

to la lettura e la meditazione dei libri sacri.

La Sacra Scrittura, in cui il Padre ci parla per mezzo del suo Figlio, è fonte e sostegno della vita spirituale;

quindi ci accosteremo ad essa aprendoci all’azione dello Spirito Santo con impegno, amore e religioso ascol-

to.

[pag. 62]42. Vita liturgica.

La Sacra Liturgia, esercizio del Sacerdozio di Cristo, è azione sacra per eccellenza. Per essa offriamo a

Dio la lode più perfetta, veniamo santificate e collaboriamo alla santificazione degli altri. Viviamola con

impegno, alimentiamoci a questa ricchissima fonte di vita spirituale e manifestiamo i tesori che da essa at-

tingiamo.

Il Mistero Eucaristico e l’Ufficio Divino saranno le azioni liturgiche più apprezzate della vita comunitaria.

43. [Vita] eucaristica.

Consapevoli che il Mistero Eucaristico è «sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità, convito

pasquale nel quale si riceve Cristo»4,partecipiamo quotidianamente al sacrificio della S. Messa alimentando

nella comunione del Corpo e Sangue del Signore la volontà di amare veramente. Impariamo altresì ad offrire

noi stesse per mezzo di Cristo mediatore, per raggiungere la perfetta unità con Dio e tra noi 5.

Perciò «le singole case devono avere almeno un oratorio, in cui si celebri e si conservi l’Eucaristia, in modo

che sia veramente il centro della fraternità»6 .

[pag. 63]44. Liturgia delle Ore.

Per meglio unirci all’inno di lode che Cristo Gesù Sommo Eterno Sacerdote eleva incessantemente al Pa-

dre per mezzo della Chiesa, in tutte le nostre case celebreremo, in comune ogni giorno, Lodi, Vespri e Com-

pieta.

1 Cf. Col 3, 3; PC 6.

2 PC 6; cf. PmV : CII 4b 483.[ CII 5c 483 P. Stanislao Rigano ; Messina 19-10-1964. Pag.16]

3 Cf. Fil 3, 8; PC 6.

4 SC 47 ( sacramento di amore).

5 Cf. SC 48.

6 CIC, 608.

18

Consapevoli dell’onore che ci fa la Chiesa di renderci partecipi della sua vita liturgica7, diremo l’Ufficio Di-

vino in atteggiamento di adorazione e di amore «davanti al trono di Dio, in nome della madre Chiesa»8 .

45. Preghiera personale.

La nostra vita spirituale non si esaurisce nella partecipazione alla liturgia e alla preghiera comunitaria9,

ma ci impegna a raccoglierci nel segreto per vivificare il nostro rapporto personale con Cristo nell’orazione

mentale e nella preghiera individuale10

.

46. La preghiera personale, dialogo di amore dei figli col Padre, l’attueremo nel silenzio e nella solitudine

interiore quale mezzo efficacissimo per ottenere un autentico spirito di adorazione che ci unisce intimamente

per Cristo a Dio.

[pag. 64]Essa deve compenetrare tutte le manifestazioni della nostra vita: pensiero, lavoro, apostolato, sì da

trasformarla in testimonianza della presenza di Dio ai fratelli.

47. Meditazione.

La meditazione quotidiana, in orario comune di almeno mezz’ora, alimenta in noi lo spirito di fede, ci

mette a contatto intimo con Dio, ci fa scoprire noi stesse, il Padre e la sua volontà, prepara e prolunga

l’efficacia della liturgia e facilita la nostra totale donazione.

48. Adorazione.

L’unione con Cristo, cui tende la preghiera, ci deve portare ad un costante rapporto di amicizia personale

con Lui. Questa trova la sua più naturale espressione nella visita al Santissimo Sacramento e nell’adorazione

eucaristica che ci impegna personalmente e quotidianamente ad «essere lampade ardenti dinanzi a Gesù Sa-

cramentato »11

e ad alimentare la nostra comunione fraterna nell’Amore.

49. Cristo, scuola e sorgente di amore.

Consideriamo la nostra devozione al Sacro Cuore come rapporto di comunione con la Persona del Verbo

Incarnato in cui il Padre, ricco di misericordia, ha manifestato il suo amore per gli uomini e da cui fluisce

tutto l’amore per il Padre e per i fratelli12

.

[pag. 65]Sull’esempio dei nostri Fondatori, attingiamo con gioia a questa fonte perenne di salvezza, per a-

mare Dio e i fratelli con gli stessi sentimenti di Gesù, «mite e umile di cuore»13

.

Eseguiremo, con diligenza, gli atti di culto consigliati dalla Chiesa e indicati nel Direttorio.

50. Preghiera per le vocazioni.

Sull’esempio dei Fondatori preghiamo per le vocazioni sacerdotali e religiose per rispondere al desiderio

del Cuore di Gesù espresso nelle parole: «Pregate il Padrone della messe che mandi operai nella sua mes-

se»14

.

51. Il primo giovedì di ogni mese, ogni fraternità terrà un’ora di adorazione per unirci alle sofferenze di Ge-

sù nell’orto degli ulivi e per implorare la santificazione dei sacerdoti, così terremo viva la tradizione molto

7 Cf. ES 11, 20.

8 SC 85.

9 Cf. SC 12.

10 Cf. Mt 6, 6.

11 Cf. TpF : CI 6c 284; ( Sr. Alfonsa Rigano ; Roma, Agosto 1970)PmV : CII 4b 479; [ 5b 479, 6d 593 ;Sr Rosaria Panepinto]cf.

2Cel 95 : FF 682. 12

Cf. HA 22, 34. 13

Mt 11, 29; cf. PpF : CI 4a 110 ( TmF: Sr. Francesca Bruschetta; pag.21) 14

Mt 9, 38; cf. PmV : CII 4b 479[5b 479 “In Memoria…” Mons.Scarcella; Roccalumera, 3-03-1950. pag.6]

19

sentita dai Fondatori 15

.

Un’altra ora di adorazione si terrà pure durante il mese nel giorno più adatto alla fraternità, per le vocazioni

sacerdotali, religiose e laicali.

52. Preghiera ecclesiale.

Perché la nostra preghiera sia profondamente ecclesiale, associamo le nostre in-

[pag. 66] -tenzioni a quelle della Chiesa universale e locale, facendo nostre le ansie del Papa, del Vescovo,

le necessità di tutti specialmente dei fratelli nella fede 16

.

53. Santo Rosario.

Veneriamo in modo particolare la Vergine Santissima con la recita quotidiana del S. Rosario. In unione

all’umile Ancella di Nazaret, che ripete lungo i secoli la sua perfetta adesione alla volontà di Dio, impariamo

a contemplare i misteri della vita, della morte e della risurrezione di Cristo. Troveremo così forza e conforto

nelle varie difficoltà della vita 17

.

54. Esercizi spirituali.

Per un continuo rinnovamento della vita religiosa si tengano gli esercizi spirituali ogni anno e mensilmen-

te il ritiro.

55. Licenza di predicazione.

Perché i sacerdoti predichino alle suore, nella loro chiesa o oratorio, si richiede la licenza della superiora

locale per le singole comunità; della Superiora Generale per l’intero Istituto 18

.

56. Via Crucis.

In rispondenza alla nostra spiritualità francescana il pio esercizio della Via Crucis sia compiuto come

mezzo efficacissimo per conformarci a Cristo crocifisso1019

.

[pag. 67]57. [Fraternità e preghiera]

Si assicuri alle suore il tempo sufficiente, durante la giornata, per la preghiera, lo studio e la meditazione

personale della parola di Dio.

Ogni fraternità, con l’approvazione della Superiora Generale stabilirà l’orario della preghiera comunitaria in

relazione alle attività, ai luoghi e ai tempi.

58. Penitenza : fondamento teologico.

Cristo riconciliò il mondo con il Padre per mezzo della sua morte e risurrezione20

.

Inserite nel mistero della Chiesa, in forza del Battesimo e della Professione religiosa, dobbiamo sentire il

bisogno di una costante purificazione e ogni giorno compenetrarci della forza della parola di Gesù: «Conver-

titevi e credete al Vangelo»21

La «conversione», cambiamento di mentalità, passaggio dalle «opere della

carne ai frutti dello Spirito»22

è il contrassegno di ogni autentica vita cristiana.

59. Spirito di penitenza.

L’ascolto della Divina Parola e la preghiera, ci spingano ogni giorno, a confrontarci con la volontà di Dio

e con le esigenze della nostra consacrazione, per conseguire lo spirito di compunzione di fronte alla inade-

guatezza della nostra risposta a ciò che il Signore ci chiede.

15

TpF : CI 3d 103. ( Nota alla lettera riportata nel periodico “Dio e il Prossimo” Annibale M. Di Francia ;3 genn.1914) 16

Cf 1Tim 2, 1; 4, 10. 17

Cf MC 42; cf. CIC 663, 4. 18

Cf. CIC 765. 19

Cf. PpF : CI 4a 110; ( TmF: Sr. Francesca Bruschetta )cf. Leg Per 40 : FF 1444; cf. LegChiara 30 : FF 3216. 20

Cf. Rm 5, 10. 21

Mc 1, 15. 22

Gal 5, 19-22.

20

[pag. 68]60. Sacramento di [: della] riconciliazione.

Questi sentimenti autenticamente cristiani ci accompagnino specialmente nella celebrazione della peni-

tenza sacramentale. Essa infatti, come sacramento istituito da Cristo, possiede una intrinseca efficacia di pu-

rificazione, di fortezza e ripara le ferite che ogni peccato, anche il più leggero, infligge alla comunione con

Dio e con la Chiesa; perciò nel sacramento della penitenza23

non solo la singola suora si purifica, restaura

l’unione con Cristo e con la Chiesa, ma anche la comunità intera sperimenta i benefici effetti della morte e

risurrezione di Cristo.

Accostiamoci a questo sacramento, con fede e umiltà, desiderose di immergerci, come in un bagno salutare,

nel Sangue di Cristo per esserne purificate e corroborate 24

.

61. Per la frequenza si segua quanto raccomanda la Chiesa: ogni suora si confessi possibilmente ogni due

settimane 25

.

Le superiore provvedano con premura che le religiose abbiano disponibilità di confessori idonei26

, ai quali

possono confessarsi con frequenza.

[pag. 69]62. Esame di coscienza.

Teniamo in grande considerazione l’esame di coscienza e la direzione spirituale, nella linea della tradizio-

ne della Chiesa che sempre li ha raccomandati come mezzi efficaci di vigilanza cristiana e di sicurezza nelle

nostre scelte.

63. Tempi forti dell’anno liturgico.

Perché il Mistero Pasquale operi in noi sempre più efficacemente una vera conversione diamo particolar-

mente risalto all’aspetto penitenziale dei tempi forti dello spirito, Avvento e Quaresima in conformità a

quanto raccomanda il Concilio e cercando di dare alle pratiche penitenziali di questi periodi liturgici un ca-

rattere non solo interno e individuale, ma anche esterno e sociale.

64. Atti penitenziali.

Memori del dovere che abbiamo, più degli altri fedeli, di dedicarci alle opere di penitenza e di mortifica-

zione, seguendo l’esempio dei Fondatori e traendo forza dalla fede, attinta dall’unione con Dio, sentiamo

l’esigenza di sacrificarci per il bene di tutti, dando «esempio di austerità gioiosa ed equilibrata, accettando le

difficoltà inerenti al lavoro e ai rapporti sociali e sopportando pazientemente le prove della vita»27

.

[pag. 70 : bianca]

[pag. 71]

Capitolo IV

Vita fraterna

«Tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me ed io in te».

Gv 17, 21

«Siate unite in accordo sempre in un so! cuore e le benedizioni del Signore scenderanno sopra di voi».

23

Cf. DM 13. 24

Cf. CIC 664. 25

Cf. DSP 8.12.1970, n. 3. 26

Cf. CIC 630, 2. 27

ET 30; cf. PmV : CII 5c 564.[TmV: CII 6c 564; Pagano Antonina; Roccalumera, 10-02-1975]

21

Madre Veronica [ CII 2a 3; 1b 614 pag.35 N°67; pag.35]

Francesco ebbe «desiderio costante e vigile premura mantenere tra i figli il vincolo dell’unità, in modo che

vivessero concordi nel grembo di una sola madre quelli che erano stati attratti dallo stesso spirito e genera-

ti dallo stesso padre».

2 Cel 191 : FF 777

«Siate sollecite di conservare sempre reciprocamente l’unità della scambievole carità, che è il vincolo della

perfezione».

Chiara, Regola 10, 7 : FF 2810

[pag. 72 : bianca]

[pag. 73]

65. Fondamento teologico [della vita fraterna].

La nostra vita in comune è il riflesso della vita comunitaria di Dio Uno e Trino ed è particolarmente

chiamata ad esprimere il mistero di comunione che è la Chiesa 1e a significare a tutti gli uomini la potenza

dell’autentico amore fraterno.

66. Esistenzialmente unite a Cristo...

Essa attinge la sua forza dall’Eucaristia, dove Cristo raduna ogni giorno la sua Chiesa e dove ciascuna so-

rella, incontrando il Signore, deve impegnarsi a fare spazio al suo Amore e a non impedire che esso circoli

come linfa vitale in tutto il corpo comunitario.

67. ...[unite] tra noi.

Ogni nostra fraternità deve abitare in una casa legittimamente costituita, sotto l’autorità della superiora 2Viviamo la nostra vita fraterna osservando le norme stabilite e tenendo conto che non ci possiamo assentare

senza il dovuto permesso 3.

68. Ascesi [e vita fraterna]...

I voti religiosi non solo trovano nella vita fraterna le condizioni migliori per essere pienamente vissuti, ma

a loro volta rendono più facile e gioiosa la vera comunione [pag. 74] di vita, aprendo il cuore a un reale e

sincero affetto per le consorelle, facilitando la perfetta comunanza di beni e unendo le energie per un effica-

ce impegno apostolico.

69. …nella dinamica fraterna...

Come sorelle unite nel Signore saremo liete di aiutarci a di donarci le une alle altre affinché l’Istituto usu-

fruisca del beneficio di anime unite e concordi. A ciò contribuirà, soprattutto un dialogo attento, leale e sin-

ceramente fraterno.

La stima vicendevole, l’affetto nel Signore, l’armonia nella diversità di cultura, uffici, età, saranno le caratte-

ristiche della nostra carità fraterna 4.

70. Portando le une i pesi delle altre 5facciamo nostra quella carità che tutto scusa, tutto crede, tutto spera,

tutto sopporta, tutto perdona, come si conviene a membra di Cristo 6.

71. Sarà nostro impegno creare e favorire, in seno alla fraternità, un clima sereno e fraterno che contribuirà

1 (cf. 1 Cor 1, 1-9)Cf 1 Cor 1,9

2 Cf. CIC 608.

3 Cf. CIC 665, 1.

4 Cf. 1 Cel 38 : FF 387; cf. PmV : CII 1b 2.[1b 614;pag 36 N° 70]

5 Cf. Gal 6,2; cf. Rom 15,7.

6 Cf. 1 Cor 13, 7; Pr.10,12.

22

alla crescita spirituale di tutte. Il segno della sua autenticità si riscontrerà nella lieta semplicità, con la

quale ci sforziamo di comprendere ciò che sta a cuore a ciascuna 7 .

[pag. 75]

72. …nell’apostolicità.

Sull’esempio della Chiesa primitiva, in cui la moltitudine dei credenti era di un solo cuore ed un’anima

sola, amiamo e apprezziamo la vita fraterna quale manifestazione dell’avvento di Cristo e perseveriamo

nell’orazione e nella stessa unità di spirito perché da essa promana energia per l’apostolato 8.

73. Alla scuola del P. Fondatore.

Sull’insegnamento del nostro Padre che soleva ripetere: «Vorrei fondarvi tutte nella più grande umiltà»

(Fondatore, Testamento C I Sez. 4a 110), pratichiamo questa virtù che porta ad accogliere le sorelle come

dono di Dio, rende più pronte a perdonare che a giudicare, più premurose a far conoscere le loro virtù che le

loro debolezze.

Apprezziamo le doti personali di ognuna, godiamo delle loro gioie e partecipiamo alle loro sofferenze.

74. Correzione fraterna.

Nello spirito evangelico pratichiamo la correzione fraterna, accettando quei richiami al bene che facilitano

il superamento delle umane debolezze. Viviamo il proposito di costruire un’autentica fraternità di riconcilia-

zione nella carità e nel mutuo perdono9.

[pag. 76]

Quando è necessario mettere a conoscenza l’autorità [di ...]° si faccia con prudenza e mosse unicamente dal-

la volontà di aiutare chi ne ha bisogno 10

.

75. Revisione di vita.

In ogni fraternità sia praticata la revisione di vita quale mezzo efficace di confronto e di verifica della no-

stra consacrazione e come stimolo alla conversione per rispondere meglio alla voce di Dio, alla volontà della

Chiesa, alle esigenze spirituali e apostoliche della nostra comune vocazione.

76. Ricreazione.

Partecipiamo con gioia alla ricreazione, cercando di portare il proprio contributo di serena fraternità, con-

sapevoli che essa costituisce un mezzo di sollievo spirituale, di distensione gioiosa, di arricchimento scam-

bievole, di unione di cuori.

77. Sofferenza redentiva.

In casi di infermità accetteremo la malattia come partecipazione alla sofferenza redentrice di Cristo e la

offriremo a Lui con serenità e amore. Assimilate così a Cristo saremo sostegno della Chiesa e preziosa ric-

chezza dell’Istituto 11

.

78. Dedizione alle sorelle anziane e inferme.

La superiora abbia cura delle suore anziane e delle inferme, sia sollecita nel provvedere a quanto necessi-

ta al corpo e allo spirito e faccia in modo che vengano trattate con massima carità.

[pag. 77]

Le visiti spesso e le sproni alla fiducia nel Signore e all’abbandono amoroso alla sua volontà.

7 Cf. ET 39; cf. Gal 6,2 cf. TmV : CII 5d 590;[ 6d 590; TmV Sr. Bertilla La Naia; Roccalumera, 06-03-1975] cf. TpF : CI 6c 280

( Sac. D’Attila Antonino; Messina 11-03-1963. Pag.1]. 8 Cf. PC 8; cf. 1Cor 12,4; cf. Rom 12,5 ; cf. At. 4,32.

9 Cf. PmV : CII 1b 2;[ 1b 614 ; pag, 36 N° 69] CII 4b 472;[ 5d 472 “auguri a M. Veronica dalle Suore”; Roccalumera, 24-11-

1915] cf. Comm. Pater 17-18 : FF 273. 10

Cf. Mt 18, 15-17; cf. Rnb 23, 1-3 : FF 172. 11

Cf. PmV : CII 4b 479[5b 479 “In Memoria…” Roccalumera,03-03-1950.Pag.5]

23

Nel caso di malattia grave sappia trovare il modo più delicato per disporre la sorella a chiedere spontanea-

mente i sacramenti, attuando così l’insegnamento di Madre Veronica: «Se ci riesce dobbiamo sorridere per-

fino morendo, perché lasciamo l’esilio per la Patria» 12

.

79. L’infermiera veda nell’ammalata Cristo sofferente e presti a lei, con affettuosa dedizione, la sua assi-

stenza. Si adoperi a non far mancare nulla alle inferme, compatendo eventuali fragilità e debolezze, sollevi il

loro spirito con tutti i mezzi suggeriti dalla carità 13

.

80. [Sorella morte].

Avvenuta la morte di una suora, daremo comunicazione alla Superiora Generale, ai familiari e a tutte le

comunità dell’Istituto.

Le esequie siano celebrate con semplicità, secondo lo stile dell’Istituto, ma con quella ricchezza spirituale

tipica di una persona consacrata.

Per i suffragi ci si attiene a quanto prescritto nel Direttorio.

[pag. 78]

81. Silenzio.

Nutriamo particolare stima per il silenzio. La religiosa avverte il silenzio come esigenza dell’amore divi-

no, e una certa solitudine è a lei normalmente necessaria per sentire Dio che le «parla al cuore» 14

(Os 2, 16).

82. Essendo il silenzio non semplice assenza di rumori o di parole, ma un tempo prezioso in cui l’anima

può ritemprarsi nell’intimità con Dio15

, si cerchi di creare in ogni comunità quell’atmosfera in cui si avverte

la presenza di Dio.

83. Mass media.

Nell’uso dei mezzi di comunicazione sociale ci regoleremo rispettando le esigenze della nostra consa-

crazione e ce ne serviremo con vero senso di responsabilità, evitando quanto può costituire causa e occa-

sione di danno spirituale 16

.

84. Una suora, per potere pubblicare scritti che trattano questioni di religione e di costumi, necessita anche

della licenza della Superiora Generale 17

.

85. Ospitalità.

Animate da spirito fraterno le sorelle non trascurino l’ospitalità cordiale verso tutti 18

.

[pag. 79]

Siano accolti dalla fraternità con particolare gentilezza e apertura i familiari delle suore.

Per i sacerdoti e i religiosi si abbia rispetto e venerazione secondo l’esempio dei nostri Fondatori 19

.

86. Clausura.

In ogni casa ci saranno sempre ambienti esclusivamente riservati alle suore, per l’intimità della vita co-

munitaria, dove ognuna possa agevolmente ritemprare lo spirito.

12

Cf. PmV : CII 4b 479 [5b 479 “ “ “ .Pag.15] 13

Cf. Rb 6, 11 : FF 92. 14

Cf. ET 46; Leg. Chiara 36 : FF 3227. 15

Cf. ET 46. 16

Cf. CIC 666. 17

Cf. CIC 832. 18

Cf. Eb 13, 1-2. 19

Cf. PmV : CII 4b 486.[non corrisponde][ 5b 479 “ In Memoria…”Mons. Scarcella Roccalumera 03-03-1950]

24

87. Abito.

L’abito religioso è segno della nostra consacrazione a Dio e testimonianza della povertà che professiamo.

Lo portiamo sempre20

La Superiora Generale, tuttavia, con il consenso del suo Consiglio, può permettere per giustificati motivi,

finché questi durano, di indossare un abito diverso.

[pag. 80 : bianca]

[pag. 81]

Capitolo V

Vita apostolica

«Risplenda la vostra luce agli occhi degli uomini affinché diano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

Cf. Mt 5, 16

«Il Signore ti vuole tanto bene, perciò ti dà la grazia di lavorare per la gloria di Dio e per il bene delle ani-

me».

Madre Veronica [PmV: CII1b 614 pag. 42 N° 93]?

La vita del P. Fondatore è stata un continuo appuntamento con Dio e con i fratelli: sacerdote di Dio, padre

degli orfani, samaritano per tutti i sofferenti incontrati sul suo cammino, distributore di conforto e di spe-

ranza.

Testimonianza sul Padre Fondatore [?]

«Ti ammiro stringere a te, mediante l’umiltà, con la forza della fede e le braccia della povertà, il tesoro in-

comparabile, nascosto nel campo del mondo e dei cuori umani.., e, per avvalermi delle parole medesime

dell’Apostolo, ti stimo collaboratrice di Dio stesso e sostegno delle membra deboli e vacillanti del suo inef-

fabile corpo».

Chiara, 3Lett 8 : FF 2886

[pag. 82 : bianca]

[pag. 83]

88. Chiamate e inviate…

La vocazione religiosa comporta l’impegno a dedicarsi con tutte le forze all’apostolato, per l’avvento del

Regno di Cristo sulla terra. Gesù infatti chiamando a sé i dodici che formarono la prima comunità consacrata

totalmente a Lui, li scelse perché rimanessero con Lui (cf.Gv.15,4;6;7;8) e fossero inviati ad annunziare il

Regno di Dio 1.

La consacrazione e l’apostolato sono perciò due aspetti di una medesima realtà spirituale, cioè la perfetta

sequela di Cristo.

89. …nella Chiesa e nel mondo.

20

Cf. CIC 669.

1 Cf. Mc 3, 14; cf. Comm. Pater 8-12 : FF 270.

25

I consigli evangelici per mezzo della carità alla quale conducono, congiungono in modo speciale i loro

seguaci alla Chiesa e al suo Mistero, la cui vita spirituale deve essere pure consacrata al bene di tutta la

Chiesa 2.

Ciascuna di noi, quindi, ha il dovere di lavorare con tutte le proprie forze, sia con la preghiera, sia anche

con l’attivà effettiva, a radicare e consolidare negli animi il Regno di Cristo e a dilatarlo in ogni parte della

terra 3.

[pag. 84]

90. L’impegno apostolico sia concepito e vissuto come un momento integrante della vita spirituale, e com-

penetri tutte le espressioni della nostra esistenza; la Chiesa ricorda, infatti, alle persone consacrate che

«l’azione apostolica e caritatevole rientra nella natura stessa della vita religiosa, in quanto costituisce un

ministero sacro e un’opera di carità che sono stati loro affidati dalla Chiesa e devono essere esercitati in

suo nome»4.

91. 1. Per continuare l’opera dei nostri Fondatori siamo chiamate a servire Cristo nelle sue membra

5 per cui è

necessario che la nostra azione apostolica si svolga in intima unione con Dio.

2. Le osservanze regolari e gli usi si armonizzino convenientemente con le esigenze dell’apostolato 6.

3. Il carisma specifico, che conserva tutto il suo valore, in quanto dono dello Spirito alla Chiesa, deve perciò

trovare la sua rinnovata vitalità nel continuo confronto con le esigenze apostoliche 7.

92. Portatrici dell’Amore…

Chiamate a perpetuare nella Chiesa l’ansia apostolico-caritativa dei nostri Fondatori e delle prime suore,

nella nostra attività ci rivolgiamo di preferenza ai più [pag. 85] bisognosi8, in modo da incarnare in noi Cri-

sto nell’atto di compassionevole misericordia con cui si china verso l’umanità dolorante, abbandonata e sen-

za guida, e a tutti fa del bene, sempre docile alla volontà del Padre che lo manda 9.

93. …tra la gioventù povera...

In particolare le sorelle, impegnate nelle differenti attività educative ed assistenziali, si sentano umili colla-

boratrici di Dio, che chiama ogni suo figlio a realizzarsi pienamente, come persona umana e come membro

della Chiesa. Esse perciò, cerchino di acquistare un fine intuito soprannaturale, che le spinga non tanto ad

imporre ai giovani un proprio «tipo» di formazione, ma ad interpretare per ciascuno il preciso disegno del

Padre e ad aiutarlo nella difficile strada della sua piena realizzazione.

94. Una completa formazione umana, culturale e civile deve essere sempre orientata alla formazione so-

prannaturale, che consiste nel pieno sviluppo della grazia battesimale.

95. Le suore educatrici, in questo difficile compito, si avvalgono di tutte le risorse e di tutti i sussidi ag-

giornati che la pedagogia [pag. 86] e la didattica possono offrire, ma in definitiva sappiano che il vero prota-

gonista della formazione è il Signore. Per questo le persone loro affidate siano sempre oggetto della loro

preghiera fervente ed assidua.

96. Ricordando che la loro opera formativa non è in sostituzione ma in collaborazione con le famiglie, col-

gano tutte le occasioni per stabilire rapporti di attiva e responsabile cooperazione con i genitori e con le fa-

2 Cf. LG 44.

3 LG 44.

4 PC 8.

5 PpF : CI 4a 110[ Cf. TmF: CI 4a 110; Sr. Francesca Bruschetta].

6 Cf. PC 8.

7 Cf. PC 8.

8 Cf. PpF : CI 5b 124 [TmF : Ercole Bonetti;24-05-1935]; CI 6d 311 ( Sr. Giacomina Costanzo; Catania, 10-02-1975.Pag.1).

9 Cf. LG 46.

26

miglie in genere.

97. ...nelle famiglie...

Memori della dedizione silenziosa dei nostri Fondatori verso tutti i bisognosi, sentiamo l’esigenza di por-

tare il messaggio di speranza, di pace e di amore ai poveri e ai sofferenti anche attraverso la pastorale fami-

liare.

98. ...nelle parrocchie...

Non può essere vera comunità apostolica una famiglia religiosa che non sia anche comunità aperta, vigile

scrutatrice dei bisogni sempre nuovi della Chiesa locale, del quartiere, della zona in cui vive ed opera.

Nella misura delle possibilità e in collaborazione con le altre componenti della Chiesa locale, si cerchi di

dare sempre una risposta concreta e impegnata ai vari bisogni.

99. ...nelle giovani chiese...

Fedeli allo spirito missionario dei nostri Fondatori siamo chiamate ad annunciare l’Amore di Dio a tutti

gli uomini (Spirito e missione 94).

[pag. 87]

Le suore che operano nelle giovani chiese siano animate da viva fede, aperte alla comprensione dell’uomo e

alle diverse culture, sicure di trovare sostegno nella preghiera e forza nella comunione fraterna.

100. Le nostre case siano centri di irradiazione spirituale specialmente per gruppi desiderosi di incontrarsi

con Cristo nella preghiera.

101. ...fedeli alle direttive gerarchiche...

Nella partecipazione sempre più attiva al ministero pastorale, ci considereremo soggette alla podestà dei

Vescovi verso i quali nutriremo rispetto e riverenza (cf. CIC 678, §1).

Nell’esercizio del nostro apostolato saremo sottomesse alle superiore e fedeli alla disciplina dell’Istituto 10

.

In tale impegno pastorale sentiamoci responsabili non solo a livello esecutivo ma anche di programmazione,

recando il nostro contributo di scienza e di esperienza come espressione della presenza sempre più cosciente

della donna consacrata nella vita della Chiesa.

102. ...attente ai segni dei tempi...

Questa fedeltà a Cristo Signore e ai Fondatori, comporta per noi, depositarie di tanta eredità spirituale,

l’impegno di un continuo aggiornamento nel campo apostolico. Esso ci spingerà non solo a rinnovarci quo-

tidianamente alla fonte della carità ma a riesaminare costantemente le nostre scelte [pag. 88] concrete, per

vedere se rispondono alle esigenze dei tempi e dei luoghi.

103. ...nell’imitazione della V[ergine] Maria...

§ 1. L’esercizio dell’apostolato non può essere condotto senza grande fede e pazienza, perché irto di difficol-

tà di ogni genere.

§ 2. Allo scopo di essere corroborate in questo difficile e gioioso impegno, guardiamo sempre Maria, Regina

degli apostoli e Madre della Chiesa, che sorresse con la sua materna presenza la Chiesa nascente.

§3. Affidiamo a Lei tutte le sorelle, la loro quotidiana fatica, sapendo che così essa non è vana nel Signore.

104. ...inviate dalla fraternità…

Come religiose, ricordiamo che il nostro apostolato porta l’impronta della comunione di vita abbracciata.

Sentiamoci quindi inviate e responsabili di fronte alla fraternità. Questa si sforzi di crescere con la parteci-

pazione al lavoro di ogni membro.

105. …a lavorare per il Signore.

10

Cf. CIC 678, § 2.

27

Si abbia somma stima del lavoro di ciascuna, qualunque sia la mansione a lei affidata.

Lavorando tutte per il Signore, il valore salvifico dell’azione apostolica non deriva tanto dal tipo di attività

che si svolge, quanto dall’amore e dalla fedeltà con cui ciascuna si sforza di rispondere ogni giorno il pro-

prio «sì» all’appello dello sposo.

[pag. 89]

Capitolo VI

Formazione

Per tutta la vita le religiose si adoperino a perfezionare diligentemente la preparazione spirituale, dottrinale

e apostolica per rendere sempre più intima la loro unione con Dio e comunicare agli uomini il messaggio

della salvezza.

Cf. PC 18 [ConcilOecumDecreta]

«Crescete nella virtù, crescete nell’amore a Gesù».

Madre Veronica [CII 5b 479; p. Alessandro OFMCap, pag.9]

«Felici coloro che si studiano con fedeltà e devozione di vivere secondo la loro vocazione, e osservano fino

alla fine con purezza e semplicità quello che hanno promesso al Signore».

Clareno, Cron. 1, 4 : FF 2133

[pag. 90 : bianca]

[pag. 91]

art. 106.

Pastorale vocazionale.

Dio Padre, autore di ogni vocazione, attrae coloro che sceglie a lasciare ogni cosa per seguire Cristo Signore

e per unirli più strettamente a Sé.

Noi siamo chiamate ad educare le giovani alla ricerca e alla scoperta della propria vocazione, ad aiutarle a

rispondervi con generosità per il bene di tutti.

art. 107. Ogni fraternità si senta responsabile della pastorale vocazionale in coerenza con il nostro progetto di vita

evangelica francescana.

Vi contribuirà principalmente con la preghiera, con la testimonianza di vita, in sintonia con le indicazioni del

rispettivo Segretariato e secondo i criteri segnalati nel Piano di formazione.

108. La Suora Cappuccina del Sacro Cuore è consapevole che con la sua autenticità di vita povera, umile e sem-

plice, manifesta la gioia della propria consacrazione ed offre la migliore proposta vocazionale.

109.

Principi generali della formazione.

La formazione è un impegno costante della vita religiosa, perché si possa giungere alla piena maturazione in

28

Cristo 1.

[pag. 92] È dovere nostro rinnovarci di giorno in giorno e non considerare mai concluso questo processo di

sviluppo.

È dovere ed esigenza soprattutto per le nuove generazioni che entrano a far parte della nostra famiglia2.

110.

Comunità formativa.

Accogliamo nel nostro Istituto le vocazioni come dono di Dio; siano esse motivo di gioia e stimolo di rinno-

vamento per la nostra vita spirituale, sentiamoci impegnate a offrire loro una testimonianza personale e co-

munitaria di vita religiosa.

111. L’Istituto dedica ogni premura ed impegna le sue migliori energie alla formazione delle giovani, perché, sot-

to ogni aspetto umano, culturale e soprannaturale, nulla ad esse manchi per diventare religiose spiritualmen-

te e apostolicamente mature.

112.

Facoltà e requisiti per l’ammissione.

La facoltà di accettare le aspiranti alla vita religiosa appartiene alla Superiora Generale o ad una sua delega-

ta.

113. Nella accettazione delle candidate si tenga conto che le condizioni fisiche e psichiche, la maturità, siano tali

da permettere loro di abbracciare responsabilmente la vita fraterna e religiosa.

[pag. 93]

114. Tappe iniziali.

La formazione iniziale, in conformità alle direttive della Chiesa, abbraccia ordinariamente tre periodi: il Pre-

noviziato, il Noviziato, e lo Juniorato.

I diversi periodi di formazione, attraverso lo sviluppo progressivo della personalità umano-religiosa, avviano

le nostre giovani ad inserirsi nel piano di Dio e a vivere, con progressiva pienezza, la propria vocazione, in-

serendosi nelle attività apostoliche dell’Istituto a servizio della Chiesa.

115.

Metodi e mezzi di formazione.

La formazione sia graduale e diretta allo sviluppo integrale di tutta la persona, nutrita dalla Parola di Dio,

dalla vita liturgica e dalla nostra spiritualità in modo che le candidate possano acquistare un più maturo sen-

so di responsabilità sia nella ricerca e nella realizzazione della libertà di spirito, sia nell’attuazione degli im-

pegni specifici dell’Istituto.

116. La biografia dei Fondatori, la storia e il Patrimonio dell’Istituto, la spiritualità francescana costituiscono per

le candidate oggetto di studio, di edificante esempio e di guida sicura per acquistare e perfezionare l’identità

propria della Suora Cappuccina del Sacro Cuore.

117.

Le norme, i mezzi e il programma sono specificati nel Piano di formazione il [pag. 94] quale comprende:

principi, criteri e orientamenti per la formazione umana, cristiana, religiosa, apostolica, culturale, dottrinale

e professionale. Tale piano verrà opportunamente aggiornato dai Capitoli Generali.

1 Cf. Ef 4, 13; cf. Ef.1, 23;cf. GE 2.

2 Cf. Clareno, Cron. 1, 4 : FF 2133.

29

118.

Attitudini delle formatrici.

Le responsabili della formazione siano esperte della vita religiosa, dotate di particolari qualità intuitive e

comunicative, con la necessaria preparazione pedagogica per potere influire positivamente sulle giovani;

collaboreranno perché sia assicurata l’unità e la continuità dell’opera formativa.

A fianco delle dirette responsabili, l’intera fraternità si senta coinvolta nell’opera di formazione, specialmen-

te con l’autenticità della vita umana, con l’esempio di una sincera carità e con la gioia di vivere la propria

vocazione.

119.

Prenoviziato : finalità.

Il Prenoviziato è un periodo di specifica preparazione al Noviziato. Esso ha per fine di permettere un giudi-

zio sulle attitudini e sulla vocazione delle candidate; di verificare il loro grado di cultura religiosa, comple-

tandolo quando occorra, nella misura ritenuta necessaria; di permettere un passaggio progressivo dalla vita

del mondo a quella propria del Noviziato.

120.

Requisiti per l’ammissione.

Durante questo periodo ci si dovrà assicurare se la candidata alla vita religiosa [pag. 95] possieda requisiti di

maturità umana ed affettiva, tali da lasciare sperare che ella sarà in grado di assumersi gli obblighi dello sta-

to religioso e di continuare a progredire verso una più completa maturità.

121.

Sede [del Prenoviziato].

Il Prenoviziato abbia luogo in quella casa determinata dalla Superiora Generale, dove le candidate possano

venire a contatto con le opere apostoliche specifiche dell’Istituto per scoprire in esse le caratteristiche della

nostra spiritualità.

122.

Linee formative [del Prenoviziato].

Le postulanti siano aiutate a vivere sempre più consapevolmente le esigenze del Battesimo e a trovare nel

Mistero Eucaristico il centro della loro giornata. A tale scopo sia loro impartita un’adeguata formazione bi-

blica, teologica e liturgica.

123. Sotto la guida di una maestra, vivano come in una famiglia in un clima di fiducia e di serenità che permetta a

ciascuna di sviluppare la propria personalità, nel desiderio crescente di donarsi in pienezza al Signore, con

senso di responsabilità, attraverso l’obbedienza.

124.

Sia data loro una copia delle Costituzioni affinché abbiano la possibilità di conoscere la vita religiosa che

intendono abbracciare.

[pag. 96]Durante il Prenoviziato si può dare l’opportunità alle giovani, a giudizio della Superiora Generale,

di andare in famiglia per maturare la propria decisione.

125.

Durata [del Prenoviziato].

La durata del Prenoviziato potrà variare secondo la maturità delle candidate; non deve essere inferiore ai sei

mesi, né superare i due anni.

126.

Noviziato : finalità.

30

Il Noviziato è la fase più impegnativa e fondamentale della formazione. Esso ha lo scopo principale di

fare conoscere alla novizia le esigenze essenziali della vita religiosa e, in vista di una carità più perfetta, la

pratica dei consigli evangelici della castità, povertà e obbedienza di cui dovrà fare professione con i voti.

127.

Responsabili [del Noviziato].

La direzione delle novizie è riservata unicamente alla maestra sotto l’autorità della Superiora Generale3.

Tale compito sarà affidato ad una suora di voti perpetui, nominata per un triennio, con possibilità di ricon-

ferma dalla Superiora Generale con il consenso del Consiglio4 .

La Superiora Generale, se lo crederà opportuno e il numero delle candidate lo richiede, può nominare una

vice maestra che [pag. 97] collabori pienamente con la maestra per quanto riguarda la direzione del Novizia-

to e l’attuazione del Piano di formazione 5.

La maestra e la vice maestra delle novizie siano libere da occupazioni e uffici che possono impedire la dire-

zione e la cura delle novizie.

128.

Formazione allo spirito dell’Istituto.

Le novizie siano introdotte ad una conoscenza graduale della natura e del fine dell’Istituto e della sua speci-

fica vocazione apostolica in modo da realizzare quell’unione intima con Cristo che renderà feconda la loro

vita.

129.

La formazione spirituale sia strettamente collegata con quella dottrinale, con lo studio e la meditazione della

Sacra Scrittura, con la conoscenza e la partecipazione alla vita liturgica e alla spiritualità dell’Istituto 6.

130. Siano aiutate a comprendere più per maturazione interiore che per semplice istruzione la superiorità della

verginità consacrata a Cristo, in modo da fare a Dio la donazione completa del corpo e dell’anima per mez-

zo di una scelta operata con matura deliberazione e magnanimità. 7[pag. 98]

131. Imparino a conoscere il valore della vita comune per vivere e realizzare, in reciproca fiducia e fraterna col-

laborazione, l’unità di spirito8, « sostegno vicendevole di una comunanza di vita, scelta per un migliore ser-

vizio del Cristo»9.

132. Le novizie imparino il distacco da tutto ciò che non ha rapporti con il Regno di Dio, la pratica dell’umiltà,

dell’obbedienza, della povertà, della preghiera, dell’unione abituale con Dio nella disponibilità allo Spirito

Santo e, finalmente, l’aiuto spirituale reciproco che si devono prestare mediante la carità sincera ed aperta10

.

133.

Requisiti per l’ammissione [al Noviziato].

La Superiora Generale con il consenso del suo Consiglio non ammetta al noviziato se non quelle candidate

che presentino le attitudini e i requisiti di maturità ritenuti necessari per iniziare la vita religiosa propria del

3 Cf.. CIC 650, 2.

4 Cf. CIC 651, §1.

5 Cf. CIC 651, §2.

6 Cf. CIC 652, §2.

7 OT 10

8 Cf. PmV: CII 4b 479 [5b 479 “ In Memoria…” Roccalumera, 03-03-1950.Pag.15]

9 ET 39.

10 Cf. PmV : CII 1b 2 [1b 614; pag.36 N° 70]; cf. LegMag 4, 7: FF 1075.

31

nostro Istituto11

e che non abbiano alcun impedimento previsto dal diritto universale12

.

Le candidate per essere ammesse al Noviziato devono avere 18 anni di età. [pag. 99]

134.

Inizio e durata [del Noviziato].

Il Noviziato inizia secondo il nostro i rituale con un rito presieduto dalla Superiora Generale o da una sua

delegata.

La sua durata sarà di due anni. Dodici mesi per la validità da trascorrere nella casa di Noviziato, il resto per

consolidare le novizie nella formazione già ricevuta e iniziarle all’apostolato secondo lo stile e la fisionomia

dell’Istituto, intercalando qualche periodo di esercitazione apostolica13

Durante l’anno canonico le novizie non vengano impegnate in studi o incarichi non finalizzati alla loro for-

mazione.

135. Rapporti [delle novizie] con la comunità.

Le novizie possono avere con le professe quei rapporti che, a giudizio della maestra, saranno utili alla loro

formazione e al graduale inserimento nella nostra vita perché sperimentino il valore del reciproco amore fra-

terno, come fattori di più facile progresso e perseveranza nella loro vocazione.

136. Assenze [dal Noviziato].

Le assenze dalla casa di Noviziato durante il periodo canonico che superano i tre mesi continui o interrotti

rendono invalido il Noviziato. Le assenze superiori ai 15 giorni devono essere recuperate 14

. [pag. 100]

137. Prima professione.

La novizia con la professione dei «consigli evangelici si dona totalmente a Dio sommamente amato, così da

essere con nuovo e speciale titolo destinata al servizio e all’onore di Dio»15

e perciò stesso si consacra più

intimamente a Lui.

138.

Requisiti per l’ammissione [alla prima professione].

Nell’ammettere le novizie alla professione religiosa si faccia attenzione ai segni positivi della vocazione, in

particolare alle motivazioni sulla scelta fatta, alla maturità umana e psichica, alle capacità di soddisfare gli

impegni assunti e di dedicarsi alle attività apostoliche proprie dell’Istituto.

139. Per essere ammesse alla professione si richiede:

a) l’età di 20 anni; per la professione perpetua, di 25 anni;

b) il Noviziato portato a termine validamente; per la professione perpetua, la previa professione temporanea

di almeno tre anni;

c) l’ammissione, fatta liberamente da parte della Superiora Generale con il consenso del suo Consiglio16

;

d) la professione sia espressa e venga emessa senza che ci sia violenza, timore grave o inganno; [pag. 101]

e) sia ricevuta dalla Superiora Generale personalmente o per mezzo di una sua Delegata.

140. Rinuncia radicale dei beni.

Prima della professione temporanea, la novizia ceda l’amministrazione dei propri beni a chi preferisce e di-

sponga liberamente del loro uso e usufrutto. Essa deve, inoltre, «redigere il testamento che risulti valido an-

che secondo il diritto civile». 17

11

Cf. CIC 642. 12

Cf. CIC 643. 13

Cf. CIC 648, 2. 14

Cf. CIC 649. 15

LG 44. 16

Cf. CIC 656, 3. 17

CIC 668, 2.

32

Per modificare il testamento, la cessione e la disposizione, come per porre qualunque atto relativo ai beni

temporali, la suora necessita della licenza della Superiora Generale18

.

Ma le sorelle che si sentono chiamate a fare la rinuncia radicale ai propri beni devono redigerla in favore di

chi preferiscono, se fosse possibile in forma valida anche secondo il diritto civile, prima della professione

perpetua con valore decorrente dal giorno della professione stessa.

Questa rinuncia però riguarda i beni che attualmente possiedono; per quelli futuri bisogna rinnovare di volta

in volta la rinuncia.

Identica rinuncia possono fare con il permesso della Superiora Generale, le professe di voti perpetui. [pag.

102]

141. Voti temporanei.

La Superiora Generale può, per motivi giustificabili, permettere che la prima professione venga anticipa-

ta non però più di quindici giorni19

.

Alla fine del noviziato si emette la professione temporanea prima per un biennio e dopo per un triennio.

È in facoltà della Superiora Generale col consenso del suo Consiglio fare emettere i voti ogni anno se il caso

lo richiede.

142. Formula della professione.

La formula della professione è la seguente:

Io N.N. spinta da ferma volontà di consacrarmi più intimamente a Dio e di seguire Cristo più perfettamente,

nelle sue mani, N.N., Superiora Generale (oppure: N.N. Delegata della Superiora Generale), faccio voto

(oppure rinnovo i voti) di castità, povertà, e obbedienza per due anni (oppure per tre o per tutta la vita) e

mi impegno di fronte alla Chiesa e ai fratelli tutti di vivere secondo la Regola e Vita dei Fratelli e delle So-

relle del Terzo Ordine Regolare di San Francesco, a norma delle Costituzioni delle Suore Cappuccine del

Sacro Cuore. Pertanto imploro la grazia dello Spirito Santo, mi affido alla Vergine Immacolata affinché

possa conseguire la perfetta carità nel servizio di Dio e della Chiesa.

143. Juniorato: durata e finalità.

Lo Juniorato comprende il periodo di voti temporanei ed ha la durata di cinque anni.

Le juniores, in tale tappa formativa, mediante corsi ciclici, riceveranno una formazione teologica oggi ne-

cessaria ad ogni religiosa che voglia vivere la sua consacrazione e il suo apostolato con piena consapevolez-

za in un mondo che sempre meno comprende i valori del nostro ideale.

144. La formazione religiosa e apostolica deve portare le giovani suore a vivere in Cristo i loro impegni di

apostolato, fiduciose nell’aiuto divino. Tale formazione non deve essere subordinata a quella professionale e

deve durare sempre; deve animarle a una consacrazione sempre più profonda a Dio, alla Chiesa, all’Istituto.

145. La formazione dottrinale deve essere tale che non solo alimenti la vita religiosa delle juniores, ma le

aiuti a essere nel mondo testimoni di Cristo anche con la parola.

146. Docili allo Spirito Santo le juniores si sforzino di acquistare una vita interiore profonda, in unione e

conformità a Cristo e di alimentare in essa il loro apostolato.

147. Si impegnino a ricercare nell’attività apostolica, come pure nei momenti dedicati alla preghiera, al

raccoglimento, allo studio [pag. 104] o al lavoro, la purità dell’intenzione e l’unità della carità verso Dio e

verso il prossimo20

.

148. Luogo [dello Juniorato].

Le juniores trascorreranno gli anni della formazione in una casa appositamente designata, possibilmente in

gruppi omogenei e tali da favorire una sufficiente comunione di vita. L’ambiente comunitario sia animato da

18

Cf. CIC 668, 2. 19

Cf. CIC 649, 2. 20

Cf. TmV : CII 1b 2.[1b 614 pag.36 N°70]

33

intensa spiritualità vissuta in apertura apostolica e non dissimile da quella in cui la suora dovrà vivere ed

operare.

149. Professione perpetua.

La professione perpetua è un atto pubblico con il quale la persona si consacra per tutta la vita a Dio21

e al

bene dei fratelli e, con la pratica dei consigli evangelici, la conduce alla carità perfetta e alla imitazione più

completa di Cristo.

Per essa la religiosa partecipa definitivamente alla nostra vita e alle responsabilità dell’Istituto.

150. Formazione continua.

Ogni sorella, anche dopo i periodi strettamente formativi, si senta in dovere di continuare per tutta la vita

la propria formazione spirituale, dottrinale, culturale e apostolica per portare a compimento la maturazione

della persona, con senso umano, cristiano e religioso1122

. [pag. 105]

151. A tale scopo la vita di fraternità, i ritmi della preghiera e del lavoro siano ordinati in modo da creare

spazio sufficiente per un serio impegno di studio e di ininterrotto rinnovamento.

152. Alle sorelle che lo desiderano sia data la possibilità, dopo alcuni anni della professione perpetua, di

trascorrere un congruo periodo di tempo per una preghiera più intensa, in qualche casa dell’Istituto adatta

allo scopo.

153. Separazione dall’Istituto.

La suora che scaduto il tempo dei voti temporanei vuole lasciare l’Istituto può farlo.

Così pure la Superiora Generale udito il suo Consiglio può non ammettere una suora alla rinnovazione dei

voti o alla professione perpetua.

154. La suora che, durante il periodo dei voti temporanei per grave causa, vuole lasciare l’Istituto può otte-

nere il relativo indulto dalla Superiora Generale con il consenso del suo Consiglio.

Una religiosa professa di voti perpetui che, per gravissime cause, ponderate dinanzi a Dio ritenesse di non

dover proseguire nella vita di consacrazione, farà domanda di lasciare l’Istituto indirizzandola alla Superiora

Generale che la trasmetterà alla S. Sede [pag. 106] insieme con il voto suo e del suo Consiglio 23

.

L’indulto di lasciare l’Istituto, una volta concesso, notificato e non rifiutato, comporta per il diritto stesso la

dispensa dei voti e da tutti gli obblighi derivanti dalla professione 24

.

155. Per la dimissione di una suora sia di voti temporanei che perpetui, come pure per il passaggio dal no-

stro ad altro Istituto o viceversa si osserveranno le norme del diritto universale25

.

156. Una suora che legittimamente esce dall’Istituto o ne è dimessa non ha diritto ad alcun compenso per il

servizio prestato nel medesimo. Tuttavia si userà verso di lei carità evangelica ed equità 26

.

21

Cf. CIC 607, 1. 22

Cf. Sp Perf 72 : FF 1766 ( Cf. paralleli); cf. PC 18. 23

Cf. CIC 691, 1. 24

Cf. CIC 692. 25

Cf. CIC 684, 1. 26

Cf. CIC 702.

34

[pag. 107]

Capitolo VII

Governo

«Chi governa sia come colui che serve… Io sto in mezzo a voi come uno che serve».

Lc 22, 26-27

I Superiori esercitino l’autorità..., in modo da esprimere la carità con cui Dio ci ama.., e promuovano

l’unione delle forze per il bene dell’istituto e della Chiesa.

PC 14

«Il comando deve essere dolce e soave».

Madre Veronica [CII 5b 479; “In Memoria…” pag.15]

Colui al quale è affidata l’obbedienza e che ne è ritenuto maggiore, sia come il minore e servo degli altri

fratelli, usi e abbia nei confronti di ciascuno dei suoi fratelli quella misericordia che vorrebbe fosse usata

verso di sé qualora si trovasse in caso simile.

Cf. 2LettFed 41-43 : FF 197

[pag. 108 : bianca]

[pag. 109]

157. Servizio dell’autorità.

Le parole di Gesù: Il figlio dell’uomo è venuto per servire1, esprimono il senso e il fine dell’autorità nella

Chiesa e nelle famiglie religiose. Essa è vincolo visibile di unione tra i suoi membri e strumento di servizio

della carità per la crescita nella verità e nella santità, e valido aiuto nella ricerca della volontà di Dio2 .

158. Lo stato religioso è un dono fatto dal Signore alla Chiesa che, sotto la guida dello Spirito Santo, inter-

preta e regola la pratica dei consigli evangelici3 .

In forza della nostra professione ci uniamo più intimamente al suo mistero e alla sua missione.

159. Capitolo Generale : ordinario e straordinario.

Il Capitolo Generale è l’organo collegiale supremo del governo dell’Istituto e può essere ordinario e stra-

ordinario: L’ordinario si celebra ogni sei anni o anche prima se per qualsiasi motivo restasse vacante

l’ufficio di Superiora Generale. [pag. 110]

Lo straordinario può avere luogo per trattare affari importanti in circostanze speciali.

160. Finalità [del Capitolo Generale].

Il Capitolo Generale è un momento forte della vita dell’Istituto, ne promuove e incrementa la vitalità spi-

rituale e apostolica.

Perché sia l’espressione della volontà e della partecipazione dell’Istituto è richiesta la collaborazione di tutti

i membri attraverso consultazioni, secondo le norme del Direttorio4 .

161. Convocazione [del Capitolo Generale].

Esso è convocato dalla Superiora Generale e, in sua mancanza, dalla vicaria generale con il consenso del

1 Cf. Mt 20, 28.

2 Cf. Rnb 4, 1-6 : FF 13.

3 Cf. LG 43.

4 Cf. ES 2, 4.

35

Consiglio con lettera circolare da inviare a tutte le comunità almeno sei mesi prima della celebrazione del

Capitolo. In detta circolare siano designati il luogo del Capitolo e la data di apertura.

162. Nel periodo che intercorre tra la convocazione e la celebrazione del Capitolo ci sia una preparazione

prossima di preghiera e di studio, in modo che i membri vi partecipino con responsabile consapevolezza.

163. Elezioni delle delegate [al Capitolo Generale].

Per le elezioni delle delegate al Capitolo si richiede la maggioranza relativa. Le suore di voti perpetui go-

dono di voce attiva [pag. 111] e passiva; le suore di voti temporanei soltanto di voce attiva.

164. Membri [del Capitolo Generale].

Al Capitolo Generale sono membri n di diritto: la Superiora Generale, le quattro consigliere generali, la

segretaria generale, l’economa generale, l’ultima ex Superiora Generale.

Sono membri delegati le suore che vengono elette a norma del Direttorio in numero non inferiore ai membri

di diritto.

165. Per la validità del Capitolo Generale è necessaria la presenza almeno di due terzi delle suore aventi

diritto a partecipare al Capitolo, purché siano state tutte convocate.

166. Sede [del Capitolo Generale].

Il Capitolo si tiene ordinariamente s nella Casa Generalizia. La Superiora Generale con il consenso del

Consiglio può convocarlo in un’altra casa.

167. Competenze [del Capitolo Generale]

È competenza del Capitolo Generale:

a) esaminare la relazione sullo stato personale, spirituale, apostolico ed economico dell’Istituto;

b) esaminare le proposte fatte pervenire dalle suore al Capitolo;

c) esaminare le attività dell’Istituto, la preparazione dei membri e studiare i mezzi adatti per incrementare la

vitalità spirituale ed apostolica dell’Istituto; [pag. 112]

d) eleggere la Superiora Generale e le quattro consigliere;

e) rivedere il Direttorio;

f) stabilire la somma di denaro di cui può disporre e la Superiora Generale e la superiora locale secondo le

norme stabilite nelle Ordinazioni;

g) formulare le Ordinazioni valevoli per tutto il sessennio;

h) tutelare il patrimonio dell’Istituto di cui al canone 578 (CIC) e promuovere un adeguato rinnovamento

che ad esso si armonizzi 5;

i) trattare gli affari di maggiore importanza.

168. Presidenza [del Capitolo Generale].

Il Capitolo è presieduto dalla Superiora Generale, in sua mancanza dalla vicaria generale;

La presidente del Capitolo, nella conduzione pratica dei lavori dell’assemblea, sarà collaborata dal Consiglio

di presidenza formato da quattro membri eletti dal Capitolo.

169. Maggioranze richieste [nel Capitolo Generale].

Tutti gli affari che si trattano in Capitolo e che richiedono votazione si decidono a maggioranza assoluta.

La Presidente può sospendere la trattazione per riprenderla in un momento più opportuno e decidere se sia

necessaria la maggioranza assoluta o relativa. [pag. 113]

170. Per tutte le elezioni, eccetto quella della Superiora Generale, si richiede la maggioranza assoluta al

5Cf. CIC 631, 1.

36

primo e secondo scrutinio, relativa al terzo. Dopo il terzo se rimane la parità fra due candidate si ritenga

eletta la più anziana di professione o di età se hanno emesso la professione lo stesso giorno6.

Se fossero più di due ad aver riportato ugual numero di voti al terzo scrutinio, avranno voce passiva al quar-

to scrutinio le più anziane di età.

171. Elezione della Superiora Generale.

La prima elezione sarà quella della Superiora Generale con votazione a maggioranza assoluta. Nel caso

che i primi tre scrutini siano inefficaci si procederà ad un quarto in cui avranno voce passiva, e non attiva, le

due suore che abbiano ottenuto la maggioranza dei voti. A parità di voti prevale la più anziana di professione

o di età se hanno emesso la professione lo stesso giorno.

172. Requisiti [della Superiora Generale].

Per essere eletta Superiora Generale una suora, si richiede che abbia almeno dieci anni dalla prima profes-

sione e almeno cinque dalla professione perpetua.

Viene eletta per sei anni. La Superiora Generale uscente può essere rieletta per un se- [pag. 114] -condo (se-

condo) sessennio solo con maggioranza qualificata dei due terzi almeno nel secondo scrutinio. Terminato il

suo mandato non può immediatamente far parte del Consiglio né può essere nominata economa o segretaria

generale.

173. Elezioni delle Consigliere [generali].

Alla elezione della Superiora Generale segue quella delle quattro Consigliere, che possono essere confer-

mate per un secondo sessennio eccezionalmente per un terzo.

La prima eletta sarà la vicaria generale, le altre tre avranno la precedenza secondo l’ordine di elezione.

174. Le elezioni della Superiora Generale e delle consigliere si faranno nei giorni che il Capitolo riterrà più

opportuno.

Per favorire scelte consapevoli e serene è conveniente che i primi giorni di lavoro assembleare siano occupa-

ti nello studio di alcuni dei problemi proposti al Capitolo.

175. Nomina : Segretaria, Economa generale.

La Superiora Generale con il consenso del Consiglio nomina la segretaria e l’economa generale. La nomi-

na di quest’ultima non è legata al mandato della Superiora Generale. [pag. 115]

176. Superiora Generale : competenze [e] doveri.

La Superiora Generale, chiamata a reggere la Congregazione nella perenne continuità della volontà dei

Fondatori e nell’espressione dei valori divini secondo l’indole e le finalità dell’Istituto, realizza l’unità intera

delle sorelle, delle case e delle opere; qualifica e significa la comunione nostra e della Chiesa e, per essa,

l’unione con Cristo in Dio.

177. La Superiora Generale, consapevole che il servizio religioso è un servizio di amore nel dono di sé in

conformità allo spirito dei nostri Fondatori, eserciti nell’umiltà il suo mandato dando esempio di vita radica-

ta in Dio e aperta alle esigenze dell’apostolato.

178. Come prima responsabile curi con bontà e fermezza l’osservanza regolare, mostrandosi comprensiva

con le sorelle nelle loro difficoltà.

179. Dispense [di competenza della Superiora Generale].

Non può dare interpretazioni autentiche, né dispense generali sulle Costituzioni, né sancire modifiche e

deroghe alle medesime.

Per giuste ragioni però, in casi particolari e per tempi determinati, può dispensare le singole sorelle ed anche

6 Cf. CIC 119,1.

37

con il parere del Consiglio, una intera comunità dalla osservanza di qualche punto disciplinare delle Costi-

tuzioni. [pag. 116]

180. Nell’assegnazione degli uffici e nei trasferimenti, la Superiora Generale, pur avendo ogni facoltà di

decisione, cerchi per quanto è possibile di armonizzare le capacità e le attitudini personali delle sorelle con

le necessità dell’Istituto, attraverso un dialogo fraterno con le persone interessate.

181. Visita alle fraternità [da parte della Superiora Generale]

Uno strumento efficace del governo è la visita che la Superiora Generale compie ogni tre anni 7alle singole

fraternità dell’Istituto o personalmente o nominando una delegata col consenso del Consiglio. Tale atto ten-

de a promuovere la vitalità spirituale e apostolica delle sorelle e della fraternità.

182. Durante la visita apra con tutte le sorelle un dialogo fraterno, individualmente e comunitariamente sui

problemi spirituali e apostolici della fraternità per recare animazione e stimolo ad un sempre maggiore im-

pegno.

183. La Superiora Generale, consapevole di essere la prima animatrice della comunità, non si attenga solo

alla visita canonica, procuri di visitare spesso le fraternità per stimolare un continuo rinnovamento spirituale

e apostolico nella fedeltà alla nostra vocazione e per alimentare l’unità nell’autentica carità fraterna. [pag.

117]

184. Consiglio Generale : competenze [e] doveri.

Il Consiglio Generale, organo di governo dell’Istituto, si compone dalla stessa Superiora Generale e dalle

quattro consigliere.

185. Il Consiglio Generale sente vivo il senso della comunione da alimentare e promuovere con incontri di

preghiere e di studio sui problemi dell’Istituto.

186. Le consigliere aiutano la Superiora Generale nel governo dell’Istituto dando il loro parere o il loro

consenso a norma del diritto universale e proprio. Sentendo profondamente questa grave responsabilità, agi-

scano sempre con grande lealtà, franchezza e apertura reciproca.

Per una maggiore collaborazione la Superiora Generale può affidare loro degli incarichi speciali attinenti

all’Istituto.

187. Dovere del Consiglio è vivere lo spirito evangelico francescano dei Fondatori, studiare, stimolare la

ricerca e stabilire in qual modo l’Istituto possa dare meglio testimonianza di fede e del «primato dell’amore

di Dio»8 .

188. La Superiora Generale e le consigliere consapevoli che a loro compete il dovere [pag. 118] di attuare

le decisioni del Consiglio, siano unite da reciproca concordia, animate da spirito soprannaturale, liete di sa-

crificarsi per il bene dell’Istituto, riservate e prudenti nelle parole e negli atti, attente nell’osservare il segre-

to.

189. Richiesta di consenso [del Consiglio Generale]

Spetta alla Superiora Generale con il consenso del suo Consiglio:

a) erigere e chiudere case; per erigerle si richiede il consenso scritto dal Vescovo9; per sopprimerle basta

consultarlo ;

b) nominare la segretaria generale, l’economa generale, l’archivista e la rappresentante legale;

c) nominare le superiore locali, la maestra delle novizie, delle postulanti, delle juniores;

7 Cf. CIC 628, 1.

8 ET 1.

9 Cf. CIC 609, 1.

38

d) ammettere le candidate al Noviziato, alla prima professione e alla professione perpetua;

e) determinare la sede del Noviziato mediante decreto scritto10

;

f) approvare il rendiconto dei beni dell’Istituto alla fine di ogni semestre e quello che deve presentarsi al

Capitolo Generale ; [pag. 119]

g) completare il Consiglio Generale quando venisse a mancare una consigliera;

h) trasferire la sede della Casa Generalizia e notificarlo alla S. Sede;

i) stipulare per mezzo di una rappresentante legale contratti per conto dell’Istituto, contrarre debiti, alienare

beni, Osservando oltre le prescrizioni dei Sacri Canoni le norme del Capitolo Generale;

1) deliberare casi sottoposti alla decisione del Consiglio Generale, dal diritto universale e quelli più gravi

che hanno bisogno della licenza della S. Sede ;

m) dividere in province o entità simili l’Istituto qualora se ne presenti la necessità;

n) risolvere i dubbi, colmare le lacune che si trovano nel nostro diritto particolare; tuttavia queste soluzioni

hanno valore fino al prossimo Capitolo.

190. [Richiesta di] parere [del Consiglio Generale]

È competenza della Superiora Generale udito il Consiglio:

a) nominare delle commissioni per lo studio di particolari problemi;

b) costituire le comunità locali, tenendo conto delle esigenze del luogo, delle attività che le suore sono te-

nute a prestare non solo nell’Istituto ma anche nella Chiesa locale, delle particolari situazioni che po-

trebbero incidere sull’andamento della vita comunitaria e apostolica ; [pag. 120]

c) ammettere le suore alla rinnovazione dei voti temporanei;

d) dimettere le postulanti.

191. È conveniente che il Consiglio si riunisca non solo per i casi di diritto ma anche per esaminare

l’andamento dell’Istituto e provvedere i mezzi al suo normale sviluppo.

Le consigliere conservino il segreto dei loro incontri fino ad avvenuta pubblicazione delle delibere.

192. Possibilmente due delle consigliere dimorano nella Casa Generalizia, le altre possono risiedere altro-

ve, purché siano facilmente convocabili.

193. [La] Vicaria Generale.

La vicaria generale è la più diretta collaboratrice della Superiora Generale. Condivide più da vicino la re-

sponsabilità del governo dell’Istituto e la sostituisce in sua assenza ed esegue quelle competenze che le ven-

gono affidate.

Nel caso che la Superiora Generale venisse a mancare durante il sessennio, convoca il Capitolo Generale per

procedere alla elezione della nuova Generale, non oltre i sei mesi dalla vacanza dell’ufficio.

194. Segretaria Generale.

È compito della segretaria generale redigere i verbali delle sedute consiliari, scrivere lettere di ufficio se-

condo le diretti- [pag. 121] -ve della Superiora Generale e aiutarla nel disbrigo delle pratiche inerenti al go-

verno dell’Istituto.

195. La segretaria è tenuta al segreto su tutto quanto spetta al suo ufficio, che richiede riservatezza, pruden-

za, equilibrato senso di discernimento.

196. L’ufficio di segretaria è compatibile con quello di archivista.

197. Economa generale.

All’economa generale è affidata l’amministrazione dei beni temporali dell’Istituto sotto la direzione della

Superiora Generale e del suo Consiglio11

.

10

Cf. CIC 647, 1. 11

Cf. CIC 636.

39

198. L’economa generale, possibilmente, non sia una delle consigliere. Renderà conto

dell’amministrazione alla Superiora Generale e al suo Consiglio riunito quando verrà richiesta e al Capitolo

Generale alla fine del sessennio.

199. È conveniente che intervenga alle riunioni del Consiglio Generale quando si tratta di affari che riguar-

dano il suo ufficio per gli opportuni suggerimenti e le necessarie documentazioni, senza diritto al voto.

200. Rappresentante legale.

Negli atti civili l’Istituto è rappresentato dalla rappresentante legale. [pag. 122]

Tale rappresentanza che spetta di diritto alla Madre Generale, può essere affidata ad una religiosa designata

dalla stessa Madre Generale con il consenso del Consiglio.

201. La rappresentante legale agisce a nome e per conto dell’Istituto. È la esecutrice delle deliberazioni del

Consiglio Generale per gli atti civili.

Può compiere tutti gli atti di ordinaria amministrazione previo il consenso della Superiora Generale. Inoltre,

avuta la deliberazione del Consiglio e l’autorizzazione tutoria, ove essa è richiesta, compie gli atti di ordina-

ria amministrazione.

202. Amministrazione dei beni.

L’Istituto conserva la capacità di acquistare, possedere, amministrare e alienare beni temporali12

. Per gli

atti che riguardano acquisti di beni e alienazioni si richiede la licenza della Superiora Generale con il con-

senso del suo Consiglio. Quando il valore dei beni che si intende acquistare o alienare supera la somma sta-

bilita dalla S. Sede, si richiede pure la licenza della S. Sede stessa.

Alla medesima si dovrà ricorrere quando si tratta di alienare oggetti preziosi per arte o storia, ovvero doni

votivi13

.

203. Archivista Generale.

L’archivista generale ha cura dell’archivio nel quale devono essere conservati i documenti e gli scritti che

interessano la vita e le attività dell’Istituto.

È tenuta al segreto su tutto quanto riguarda il suo ufficio.

Non può permettere che si asportino dall’archivio documenti senza un ordine della Superiora Generale dato

per iscritto.

204. Superiora locale.

La superiora locale partecipa al governo della Congregazione nel proprio ambito; esercita l’autorità nella

maggiore unione con il governo superiore, per un ordinato svolgimento della vita e delle opere nella comu-

nità in cui si trova.

205. Nomina [delle Superiore locali].

Le superiore locali vengono nominate, previa consultazione, per un triennio, potranno essere riconfermate

per un secondo triennio, eccezionalmente per un terzo, ma nelle Delegazioni la durata può protrarsi per altri

due trienni14

.

206. Competenze e doveri [della Superiora locale].

In ogni circostanza la superiora proceda con prudenza e carità. Queste virtù, indispensabili per un saggio

governo, le consoliderà con una fervorosa e umile preghiera nel rapporto intimo e personale con Cristo15

.[pag. 124]

207. La superiora ricordi che da lei dipende in gran parte la vitalità spirituale e apostolica della fraternità.

Ispiri fiducia e con amorevole comprensione si interessi delle attività e delle difficoltà che le suore possono

12

Cf. CIC 634, 1. 13

Cf. CIC 638, 3. 14

Cf. CIC 624, 2. 15

Cf. PmV : CII 4b 483 [ 5c 483;P. Stanislao Rigano, Messina,19-10-1964.Pag.22]; cf. Leg. Mag 12, 1 : FF 1203).

40

incontrare nello svolgimento del loro ufficio, le incoraggi e le aiuti nelle loro necessità.

208. Struttura delle fraternità.

La superiora sarà aiutata dal consiglio locale. Esso si compone dalla stessa superiora, dalla vicaria e da tre

consigliere; queste ultime vengono elette dalla fraternità, lì dove ci sono almeno quattordici suore.

Nelle case il cui numero è inferiore, tale consiglio si compone dalla superiora, dalla vicaria e da una consi-

gliera, anche questa eletta dalla fraternità. Dove le suore sono quattro il consiglio locale si identifica con il

consiglio di famiglia a cui fanno parte tutte le suore della casa stessa.

209. Consiglio [della Fraternità] locale.

Per le elezioni delle consigliere locali si richiede la maggioranza assoluta, al primo e secondo scrutinio re-

lativa al terzo.

Le consigliere locali devono essere confermate dalla Superiora Generale.

210. Vicaria locale.

La vicaria locale è la diretta collaboratrice della superiora e fa le sue veci tutte le volte che questa è impe-

dita ad adempiere il suo ufficio. [pag. 125]

Viene nominata dalla Superiora Generale con il consenso del suo Consiglio.

211. Economa locale.

L’economa amministra i beni della casa e fa le spese ordinarie secondo le direttive della superiora; può

essere chiamata dal consiglio locale per gli affari di sua competenza.

212. Nelle piccole comunità l’ufficio di superiora è compatibile con quello di economa locale, se la neces-

sità lo richiede, a giudizio della Superiora Generale e del suo Consiglio.

213. Delegazioni.

Al fine di servire meglio le chiese locali e per provvedere più facilmente ai bisogni di alcune fraternità, che

si trovano lontano dal governo centrale o in particolari condizioni, in seno all’Istituto si possono costituire

Delegazioni o entità simili, affidate a una suora di voti perpetui con poteri delegati dalla Superiora Generale.

214. La Delegazione ha statuti propri, approvati dalla Superiora Generale con il consenso del suo Consi-

glio.

215. Delegata generale.

La delegata rappresenta l’Istituto presso le autorità ecclesiastiche e civili.

Può essere coadiuvata da un numero adeguato di consigliere e da una economa, no- [pag. 126] -minata dalla

Superiora Generale con il consenso del suo Consiglio.

216. Impegno di fedeltà.

Le Costituzioni approvate dalla Chiesa sono un dono in quanto ci aiutano a dare la risposta concreta a Dio

che ci ha chiamate a vivere una vita di speciale consacrazione.

È nostro dovere osservarle fedelmente nella loro totalità come richiede l’impegno assunto nella professione,

vedendo in esse l’espressione della divina volontà.

L’esempio di Madre Veronica che visse e morì nella piena osservanza della Regola e delle Costituzioni 16

, ci

sia di guida nel cammino di fedeltà.

Ricordiamo le parole di S. Francesco: «grandi cose abbiamo promesso a Dio, ma cose più grandi Dio ha

promesso a noi»17

.

**

16

Cf.. PmV : CII 3a 29 (Relazione sull’Istituto al Cardinale Prefetto dei Religiosi;09-02-1937) 17

2 Cel 191 : FF 778.

41

42

Direttorio

delle Suore Cappuccine del Sacro Cuore

Roma, Casa generalizia, 1989, 73 pp.

[pag. 7]

Presentazione

Carissime sorelle

Il presente Direttorio, approvato dal decimo Capitolo Generale elettivo, nella sua stesura, vuole essere

l’applicazione pratica dei principi evangelici e teologici espressi nelle nostre Costituzioni.

Nel suo contenuto esplicita con chiarezza la spiritualità del nostro Istituto, regola le varie forme di culto, de-

termina particolari aspetti della nostra povertà, indica la preferenza da tenere per alcune attività apostoliche.

Queste indicazioni, in rispondenza alla nostra identità di Suore Cappuccine del Sacro Cuore, esprimono lo

stile della nostra vita francescana e le tradizioni che, per essere sempre attuali, richiedono una precisazione

concreta e particolareggiata.

Per questo il Direttorio è un testo esplicativo delle Costituzioni e dello spirito che le anima.

Esorto quindi ciascuna sorella e ogni comunità ad accoglierlo come guida pratica del nostro agire e ad os-

servarne le direttive con fedeltà, poiché ci aiuta a vivere lo spirito e l’ideale dei nostri Fondatori e ad essere

nella Chiesa le portatrici dell’Amore redentivo di Cristo.

Roma, 2 giugno 1989

Solennità del Sacro Cuore

Superiora Generale

[pag. 8 : bianca]

[pag. 9]

Capitolo I

Natura e fine dell’Istituto

1. Identità [dell’Istituto]

L’esperienza evangelica vissuta dai nostri Fondatori e trasmessa a noi è una presenza di grazia e un impe-

gno a vivere il loro insegnamento.

Nella contemplazione del mistero di Cristo: Incarnazione, Passione, Eucaristia 1essi trovarono l’ispirazione

del dono d’amore a Dio e ai fratelli.

Viviamo quindi in intimità con Gesù mite e umile di Cuore per essere portatrici dell’Amore che tanto ha

amato gli uomini 2.

2. Fisionomia [dell’Istituto]

Lo spirito profondamente francescano dei nostri Fondatori ci spinge a praticare l’umiltà e la povertà come

fisionomia propria della nostra famiglia religiosa 3.Ci renderemo in tutto «umili strumenti nelle [pag. 10]

mani di Dio »4 vivendo in semplicità e letizia, libere da noi stesse, dalle cose e dagli altri.

1 Cf.. Scr pF : CI 1a 1 ( Poesia “Il Natale”;24-12-1869 ; Messina). 10. (Poesia “ La Passione” Messina,11-04-1870) 4 (Poesia “La

SS. Eucarestia” Messina,27-08-1869). 2 Cf.. CC 2-3.

3 Cf. TspF : CI 4a 110 ( Sr. Francesca Bruschetta).

4 Cf. TspF : CI 4a 110 ( Sr. Francesca Bruschetta).

43

Queste caratteristiche sono essenziali perché lo Spirito del Signore riposi sulle nostre fraternità.

3. Facciamo nostre le ansie della Chiesa universale (cf. CC 5). Ansie vive per i nostri Fondatori e per noi.

Pregheremo:

— perché il Padrone della messe mandi operai alla sua Chiesa;

— per le ansie apostoliche del Papa;

— per la Patria, per la pace, per il bene comune, per i governanti;

— per l’umanità sofferente e bisognosa.

4. Missione [dell’Istituto].

Il fine del nostro Istituto ci orienta verso quelle forme specifiche di promozione umana e religiosa intese

dai nostri Fondatori.

Animate dal loro ideale presteremo il nostro servizio:

— a tutta la gioventù che cerca la maturità personale; ma nelle scuole, nelle case di accoglienza e di assi-

stenza, privilegeremo quella disorientata ed emarginata;

— ai poveri e all’umile gente, mettendo in atto le opere di misericordia, secondo [pag. 11] quanto ci esorta-

no la Regola e le Costituzioni da noi professate;

— alla collaborazione parrocchiale e alle missioni popolari ed estere, consapevoli che la nostra consacrazio-

ne per la Chiesa universale si realizza entro le strutture della Chiesa locale 5.

5. Segretariati.

Un continuo rinnovamento della nostra vita spirituale, una maggiore vitalità del nostro carisma e una più

viva partecipazione alla nostra missione sarà realizzata con l’attiva funzionalità dei seguenti segretariati:

a) Spiritualità dell’Istituto e formazione.

b) Scuole e attività assistenziali.

c) Pastorale parrocchiale, giovanile, vocazionale e familiare.

d) Stampa, missioni al popolo ed estere.

6. Competenze [dei Segretariati].

Ogni segretariato è composto da una responsabile, possibilmente consigliera generale e da alcune dirette

collaboratrici; esso ha il compito di promuovere iniziative e favorire la formazione specifica dei membri che

operano nei singoli settori.

Le competenze specifiche di ogni segretariato sono indicate nei relativi capitoli del presente direttorio. [pag.

12]

Ciascun segretariato si darà un proprio piano con concrete piste di lavoro.

7. Segretariato [della] spiritualità e [della] formazione.

Il segretariato responsabile della spiritualità dell’Istituto e della formazione ha il compito di promuovere

iniziative che favoriscono piena fedeltà al Carisma che è una forza viva, una energia dello Spirito per vi-

vificare tutta la nostra vita e la nostra attività.

Lo stesso segretariato curerà la formazione culturale, religiosa e pastorale delle suore, poiché la formazione

è un processo che comporta una essenziale continuità della crescita della persona e del suo attivo inseri-

mento nella comunità sociale ed ecclesiale.

Data l’affinità agli ideali francescani, il segretariato stimolerà anche la collaborazione e la partecipazione al

MO.RE.FRA. e alle associazioni similari.

[pag. 13]

5 Cf. CC 8-9.

44

Capitolo II

Vita consacrata

8. Consapevoli della portata profetica della vita consacrata, facciamoci annuncio vivente di Cristo; viviamo

la vita religiosa non solo come un vincolo particolare con Dio, ma anche come un dono ricevuto dal Padre

per la promozione umana e spirituale dei fratelli; scopriamo nel carisma la nostra particolare missione nella

Chiesa e il nostro particolare modo di fare apostolato.

9. Castità.

La vera integrazione affettiva della nostra personalità si realizza nella comunione interiore con Dio e tra di

noi.

Apriamoci all’amore gratuito di Dio che ci libera dalle grettezze dell’io: ambizioni, affezioni, egoismi, va-

nagloria, autosufficienza.

Vivremo così consapevolmente la castità consacrata manifestando le caratteristiche di benignità, sopporta-

zione, umiltà, servizio, disinteresse, giustizia e verità, segni di un maturo amore oblativo e di una ricchezza

da condividere con gli altri. [pag. 14]

10. Mezzi [per vivere la castità consacrata].

Per vivere la castità consacrata con amore e gioia ciascuna sorella:

— chieda a Dio con perseveranza la grazia della fedeltà, non presumendo delle proprie forze;

— usi i mezzi ascetici, quali la mortificazione, la prudenza, il dominio di sé e gli aiuti naturali necessari per

crescere nell’amore;

— abbia un atteggiamento riservato, modesto e, nello stesso tempo, aperto e sereno, secondo lo stile di vita

semplice del nostro Istituto.

Facciamo sì che il nostro modo di amare il prossimo nobilitato, arricchito, perfezionato, esprima e manifesti

la presenza di Dio in noi.

11. Povertà.

La povertà generosamente vissuta ci rende libere interiormente e ci impegna a dare testimonianza anche

comunitaria del dono totale di noi per il Regno.

Pertanto evitiamo ogni attaccamento e ogni lusso, anche solo apparente, nell’edificare e nell’arredare gli

ambienti; lo stile delle nostre case rispecchi la semplicità francescana.

Nelle nostre attività miriamo principalmente all’avvento del regno di Dio nelle persone e non a criteri di ri-

munerazione. Destiniamo parte dei beni alle necessità della Chiesa, alle iniziative spirituali e aposto- pag.

15] -liche, alle missioni, ai poveri delle nostre comunità scolastiche ed educative, alle famiglie bisognose 1.

12. Cassa comune.

Come segno di partecipazione fraterna nell’Istituto esiste la cassa comune costituita dai versamenti delle

eccedenze delle case locali 2.

La somma verrà versata secondo le modalità stabilite dalla Madre Generale e dal suo Consiglio.

13. Commissione [per le] spese straordinarie.

1 Cf. CC 25. 30.

2 Cf. CC 29.

45

La commissione per le spese straordinarie, formata da alcune suore nominate dal Consiglio Generale, ha

il compito di esaminare le richieste di costruzioni e di ristrutturazioni di ambienti con i relativi preventivi di

spesa, presentati alla Superiora Generale dalle varie fraternità.

Dopo aver vagliato attentamente l’opportunità e l’utilità di detti lavori la commissione darà relazione alla

Superiora Generale e Consiglio a cui spetta l’approvazione.

È opportuno che la stessa commissione segua responsabilmente il procedimento dei lavori sotto la vigile

sorveglianza della Superiora Generale. [pag. 16]

14. Coerenti con la nostra povertà siamo tenute:

— a spendere il denaro in maniera consona al nostro stato di vita;

— a praticare la giustizia nel dare compensi adeguati;

— a utilizzare con responsabilità il tempo che deve essere speso per la preghiera, la formazione, il lavoro,

l’apostolato e lo studio.

15. Spirito di povertà.

Per lo spirito di povertà dobbiamo:

— mantenere libero il cuore da ogni attaccamento alle nostre idee per accogliere l’altra con apertura di men-

te e di cuore;

— mettere a disposizione i doni che il Signore ci ha dato per manifestare la gloria di Dio, servire in umiltà e

costruire la comunione fraterna.

Ad imitazione delle nostre prime sorelle cureremo lo spirito di adattamento alle varie circostanze e saremo

gioiose in ogni evento, anche nelle privazioni.

16. Rinuncia radicale.

Le sorelle che intendono rinunciare radicalmente ai propri beni, in conformità all’art. 140 delle Costituzio-

ni presentino domanda formale alla Superiora Generale alla quale, con il consenso del Consiglio, spetta con-

cedere l’autorizzazione richiesta 3[pag. 17]

17. Dipendenza.

In sintonia con la povertà volontariamente abbracciata manteniamo lo spirito di dipendenza per non creare

esigenze poco conformi alla stessa povertà.

Informiamo la superiora anche delle piccole spese, quando non ci è possibile chiedere il permesso immedia-

tamente 4.

18. Le superiore da parte loro provvederanno volentieri le suore di tutto ciò che è necessario e conveniente

e non permetteranno ciò che è contrario alla povertà professata o meno coerentemente con essa.

Esse stesse diano esempio di una povertà autentica.

19. Trasferimenti.

Consapevoli che nello spirito di povertà abbiamo rinunciato a disporre di noi stesse, accettiamo i trasferi-

menti con semplicità dando testimonianza di distacco e di disponibilità, liete di metterci a servizio dove

l’Istituto ha bisogno della nostra opera.

20. Sussidi didattici.

L’uso responsabile dei mezzi della tecnica e dei mass media rispecchi le caratteristiche della nostra pover-

tà e nello stesso tempo soddisfi le esigenze dell’apostolato e del lavoro nelle varie attività 5[pag. 18]

21. Abbandono alla Provvidenza.

3 Cf. CC 23.

4 Cf. CC 31.

5 Cf. CC 83.

46

Viviamo l’abbandono totale alla divina Provvidenza, senza porre la nostra fiducia nell’appoggio delle

persone o delle risorse economiche, rallegrandoci anzi quando ci tocca sperimentare gli effetti della povertà.

22. Obbedienza.

Consideriamo il carattere specifico della nostra obbedienza come:

— un modo di consegnare l’intera nostra esistenza nelle mani di Dio, si che possa disporre a suo piacimento;

— un impegno a vivere la comunione evangelica in una fraternità non nata dalla carne e dal sangue, ma frut-

to dello Spirito e della chiamata alla fede;

— un dono del nostro essere nei suoi aspetti interni ed esterni e di tutta la nostra attività;

— un intensificare la carità, obbedendo per amore di Dio che porta alla ricerca della sua volontà salvifica e

alla utilità dei fratelli.

23. Mediazioni [e obbedienza].

Cerchiamo la volontà di Dio nella sua Parola, nelle Costituzioni, nella vita della Chiesa secondo le sue ne-

cessità, le sue direttive, i suoi richiami per aprirci a realizzazioni più pure e più universali, ricordando che

con la professione di obbedienza emessa davanti alla comunità ecclesiale ci vincoliamo sempre più stretta-

mente al ser- [pag. 19] -vizio della Chiesa 6nella realtà storica che ci si presenta.

24. Viviamo l’obbedienza come ci insegna Madre Veronica in spirito di fede e, con impegno e amore, ac-

cogliamo la mediazione delle sorelle chiamate a servire quali legittime superiore e rappresentanti di Dio 7.

[pag. 20 : bianca]

[pag. 21]

Capitolo III

Vita di preghiera e penitenza

25. Le nostre Costituzioni ci esortano a coltivare «lo spirito di preghiera e la preghiera stessa» 1e poiché la

Liturgia è la realizzazione perenne e sacramentale dei misteri della salvezza di Cristo, nel pregare mettiamo

particolare attenzione all’Ufficio Divino, fonte di pietà e nutrimento dello spirito 2.

26. Liturgia delle Ore.

Celebriamo in comune:

— Lodi, normalmente fuori del contesto della Messa, per consacrare l’inizio della giornata a Dio;

— Vespri per rendere grazie a Dio per tutto quello che ci ha concesso nel corso della giornata;

— Compieta per chiudere nella lode la fatica del nostro lavoro e affidare a Dio il riposo notturno 3[pag. 22]

27. Dove particolari circostanze lo richiedono, possiamo inserire Lodi o Vespri in un’unica celebrazione

col Sacrificio Eucaristico anche con la partecipazione dei fedeli.

Quando non è possibile celebrare l’Ufficio comunitariamente lo diremo individualmente.

E’raccomandabile che individualmente si reciti anche l’Ufficio delle letture, a preferenza di qualsiasi altra

forma di preghiera devozionale.

28. Meditazione e Adorazione.

6 Cf. CC 38.

7 Cf. PmV : CII 5c 542[ 6c 542; Sr.Raffaella De Pasquale.Roma,24-06-1970].

1 Cf. CC 40.

2 Cf. CC 42.

3 Cf. CC 44.

47

Secondo quanto prescrivono le Costituzioni art. 47 e 48, disponiamo la nostra giornata in modo tale che,

oltre la meditazione, possiamo sostare in adorazione per almeno mezz’ora dinanzi a Gesù Eucaristia.

Come eredi della profonda devozione del nostro Fondatore verso il SS. Sacramento, memori

dell’esortazione di Madre Veronica: «Fate in modo che Gesù in chiesa non resti mai solo», è bene dedicare

più tempo all’adorazione per essere «lampade ardenti dinanzi al tabernacolo» 4.

29. Visita [a Gesù Eucaristia].

Manteniamo la tradizione della visita quotidiana a Gesù Sacramentato, che faremo individualmente e a

tempo opportuno 5[pag. 23]

30. Lettura spirituale.

Per evitare che occupazioni e preoccupazioni possano causare dispersione o dissipazione nella vita interio-

re, la nostra lettura personale quotidiana sia curata in modo che ci aiuti a dominare e a dirigere le nostre a-

zioni.

31. Culto al Sacro Cuore.

La nostra famiglia religiosa trae la sua ispirazione dalla Persona del Verbo Incarnato, contemplato nell’atto

in cui ci mostra il suo Cuore.

Sentiamoci impegnate:

— a ravvivare la meditazione sul mistero dell’amore misericordioso del Cuore Divino, particolarmente nel

mese di giugno;

— a solennizzare la festa del Sacro Cuore con particolare devozione;

— a celebrare Lodi e Vespri facendo memoria del suo amore infinito ogni primo venerdì del mese se il pro-

prio della Liturgia delle Ore lo permette;

— a recitare le Litanie del Sacro Cuore dopo il Rosario, ogni primo venerdì del mese 6.

32. Via Crucis.

Pratichiamo individualmente la Via Crucis nei venerdì dell’anno e nei giorni di Quaresima, e comunita-

riamente nei venerdì di Quaresima, ricordando quanto insegnava [pag. 24] il nostro Fondatore:«Sono con-

vinto che non vi è mezzo più adatto per far crescere nelle anime il fuoco della carità quanto la pia medita-

zione della Passione adorabile di nostro Signore Gesù Cristo» 7.

33. Veglie bibliche.

Prepariamo con brevi preghiere vigiliari la celebrazione delle principali feste dell’Istituto: Sacro Cuore,

Immacolata, san Giuseppe, san Francesco, santa Chiara.

Commemoriamo l’anniversario della fondazione dell’Istituto e della nascita al cielo dei nostri Fondatori.

34. Preghiera per i sacerdoti.

Fedeli alle raccomandazioni dei nostri Fondatori, oltre l’adorazione mensile, pregheremo quotidianamente

per la santità dei sacerdoti.

35. Messe da celebrare.

Una volta al mese in tutte le case celebreremo cinque sante Messe:

— una per la santificazione dei sacerdoti;

— una per le missioni e le vocazioni sacerdotali e religiose;

— una per i parenti delle suore e per i benefattori vivi;

— una per le consorelle defunte;

4 PmV : CII 4b 479[ 5b 479 “ In Memoria” P. Alessandro OFM.Pag.9/ CII 6d 593,Sr. Rosaria Panepinto].

5 Cf. CC 48.

6 Cf. CC 49.

7

48

— una per i parenti delle suore e per i benefattori defunti. [pag. 25]

36. Sarà celebrata una messa:

— per i genitori e i parenti defunti delle suore nell’ottava dei morti;

— alla morte del S[ommo] Pontefice e del Vescovo della Diocesi in cui si trova la comunità;

— alla morte dei genitori delle suore nella comunità in cui si trova la figlia suora.

37. Suffragi.

Alla morte di ogni consorella o novizia, celebreremo:

— tre messe in ogni casa;

— applicheremo il rosario per tre giorni;

— una Via Crucis in comune.

Per la Superiora Generale in carica e per le ex Superiori Generali i suffragi saranno raddoppiati.

38. Vita di penitenza.

La nostra specifica consacrazione esige uno slancio interiore maggiore per proseguire il nostro cammino di

perfezione, che ha come condizione la negazione del proprio io e la purificazione progressiva del cuore.

39. Il passaggio «dalle opere della carne ai frutti dello Spirito »8 ci ricorda che la integrale ed effettiva

conversione a Dio è un atteggiamento di tutta la persona. Espri- [pag. 26] miamola in tutte le relazioni con

atti concreti di carità, di giustizia, di costante superamento di noi stesse, di cambiamento di comportamenti.

40. Atti penitenziali.

Consapevoli del rapporto che intercorre tra atto esterno e conversione interiore, valorizziamo le opere di

mortificazione per cui sarà nostro impegno:

— vivere meglio la nostra consacrazione;

— accettare tutte le consorelle come dono;

— rispettare la disciplina comunitaria con l’osservanza degli orari stabiliti;

— osservare il silenzio come segno di raccoglimento e di dominio di noi stesse;

— accettare qualche atto di rinuncia, comunitario e personale, per condividere la situazione di chi è nel bi-

sogno;

— praticare qualche mortificazione tutti i venerdì dell’anno (digiuno, opere di misericordia, rinnegamento

della propria volontà) 9.

41. Avvento e Quaresima.

È raccomandabile esprimere orientamenti più estesi nei consigli di famiglia, i quali possono esemplificare

e suggerire sensibilmente qualche rinuncia che vada praticata nei tempi forti di Avvento e di Quaresima in

conformità a quanto suggerito dal Concilio 10

.

[pag. 27]

Capitolo IV

Vita fraterna

8 Cf. CC 58; cf. Gal 5, 19-22 .

9 Cf. CC 64.

10 Cf. CC 63.

49

42. La carità, dote della Suora Cappuccina del Sacro Cuore1, anima tutta la nostra vita e trova il suo luo-

go privilegiato nella comunione fraterna.

Senza esserci scelte, ci troviamo unite per l’amore di Cristo; vivere in fraternità è vivere l’amore reciproco

come Cristo ci ha amate e perciò, ci fa considerare l’una dono per l’altra.

43. Correzione fraterna.

Convinte che tutte siamo impegnate nella crescita umana e spirituale della fraternità, pratichiamo la corre-

zione fraterna. Se vediamo una consorella mancare per fragilità o debolezza, avvertiamola con molta carità,

umiltà e mansuetudine mosse unicamente dal suo bene.

Solo per motivi gravi e compromettenti il bene dell’Istituto e nell’intento di giovare realmente alle sorelle,

ricorreremo all’autorità e nello spirito indicatoci dalle Costituzioni.2 [pag. 28]

44. Perdono [evangelico].

Rinsaldiamo la comunione fraterna ricordando che, come membra del Corpo di Cristo, dobbiamo preve-

nirci con segni di mutuo rispetto, accoglierci e perdonarci reciprocamente quando qualcuna ha di che lamen-

tarsi di un’altra.

Ricordiamo pertanto l’esortazione di Madre Veronica:« Siate generose nel perdono. Perdonate tutte le offe-

se, anche le più gravi »3 e quella di san Paolo: «Non tramonti il sole sopra la vostra ira» .

4

45. Incontri comunitari.

Perché la vita fraterna sia veramente vita di unione di mente e di cuore, sentiamoci personalmente coinvol-

te:

— negli incontri settimanali, che nelle grandi comunità si possono attuare in piccoli gruppi;

— nella preparazione della liturgia domenicale;

— nella programmazione e nell’attua[lizza]zione [?] del Progetto Comunitario.

46. Ad imitazione delle nostre prime suore che gioivano nel trovarsi insieme, ogni sorella consideri gli in-

contri comunitari un momento forte di comunione fraterna, di formazione, di crescita spirituale, di chiara

verifica, di riflessione e discernimento. [pag. 29]

47. Revisione di vita.

La revisione di vita comunitaria praticata mensilmente in spirito di fede, di umiltà e di sincerità ha lo sco-

po di valutare:

— la nostra vita spirituale e liturgica;

— la nostra comunione fraterna nei suoi vari aspetti;

— la nostra vita apostolica nelle sue risposte concrete alle esigenze della chiesa locale;

— l’attuazione delle varie iniziative programmate insieme.

48. Consiglio di famiglia.

Per mezzo dei consigli di famiglia favoriamo un clima di condivisione e di corresponsabilità, mettendo al

corrente le sorelle delle varie situazioni meritevoli di essere conosciute; come pure della condizione econo-

mica.

49. Orari comunitari.

Concordiamo comunitariamente l’orario degli atti della nostra vita fraterna e facciamo in modo che esso

sia considerato soltanto in funzione di mezzo per ottenere una migliore distribuzione delle occupazioni e

delle attività.

1 Cf. PmV : CII 5c 542[TmV : CII 6c 542; Sr. Raffaella De Pasquale. Roma,24-06-1970}

2 Cf. Mt 18, 19; Lc 17, 15; cf. CC 74 [? correzione fraterna].

3 PmV : CII 4b 479 [5b 479 “ In Memoria…” pag.15]

4 Ef 4, 26.

50

50. Silenzio.

Stimiamo grandemente il silenzio come ci esortano le Costituzioni, esso è manifestazione di raccoglimento

e di rispetto vicendevole e presupposto perché ogni sorella possa svolgere serenamente il proprio lavoro.

[pag. 30]

Perciò parleremo a voce bassa, particolarmente nei luoghi adiacenti alla cappella e alle camere da letto, a

refettorio, quando non ne siamo dispensate dalla superiora.

Poniamo particolare attenzione al silenzio della sera, da dopo Compieta fino al mattino dopo la Messa 5.

51. Clausura.

Come è richiesto da esigenze di riserbo e di silenzio alcuni luoghi della comunità siano riservati esclusi-

vamente alle religiose per favorire l’intimità e per mantenere un’atmosfera di quiete e di raccoglimento:

— il Noviziato e tutti gli ambienti in cui dormono le suore;

— la sala degli incontri comunitari, dove eccezionalmente, possono accedere altre persone;

— il refettorio, nel quale, in certe circostanze, si possono ammettere persone estranee previo accordo tra su-

periora e comunità, senza creare abusi e discriminazioni;

— l’infermeria per rispettare le esigenze di intimità delle suore che vi abitano. In orari stabiliti però si pos-

sono ammettere i parenti e le persone amiche che vogliono visitare le ammalate 6[pag. 31]

52. Mensa comune.

La mensa comune è un altro segno della comunione fraterna che esprime l’immagine della famiglia riunita

nel nome di Dio.

Anche la lettura a tavola è elemento unificante; ogni fraternità deciderà se deve essere fatta in tutti e tre i pa-

sti o solo in alcuni.

53. Ricreazione [comune].

La ricreazione comune è un momento integrante della vita di comunione, incrementa i rapporti fraterni e

favorisce un clima di distensione.

Le suore vi partecipino, quotidianamente, contente di trovarsi insieme e di contribuire al reciproco sollievo

nell’orario e nelle modalità che ogni fraternità stabilirà 7.

54. Abito religioso.

Consideriamo l’abito religioso come segno che ci distingue in quanto persone consacrate, come segno di

distacco dal mondo, di richiamo alle realtà celesti, di testimonianza della dedizione totale a Dio e indice di

appartenenza alla nostra famiglia francescana.

Esso è costituito da:

tunica marrone alta 15 cm. da terra;

cuffietta bianca con velo nero;

cordone francescano;

scarpe e calze nere. [pag. 32]

Nelle terre di missione, dove il clima lo richiede, l’abito può essere diverso 8.

55. Mass media.

Usiamo i mezzi di comunicazione sociale cercando di selezionare con senso di responsabilità i programmi

e tenendo presente le esigenze della nostra consacrazione e della vita comunitaria.

Se un programma televisivo presenta un interesse particolare disporremo l’orario in modo tale che, chi vo-

lesse, potrà seguirlo senza trascurare la priorità dei valori spirituali 9.

5 Cf. CC 81.

6 Cf. CC 86.

7 Cf. CC 76.

8 Cf. CC 87.

9 Cf. CC 83.

51

56. Telefono.

Fedeli alla nostra speciale consacrazione, che ci vuole separate dal mondo ma immesse in esso, non ecce-

diamo nell’uso del telefono; le comunicazioni siano brevi, essenziali e negli orari opportuni, a meno che seri

motivi non richiedano diversamente.

57. Visite in famiglia.

Una volta l’anno e per otto giorni andremo in famiglia per portarvi la gioia e la letizia sperimentate a con-

tatto con il Signore; il periodo va concordato con la superiora per non creare difficoltà nella vita fraterna.

Si terrà conto di particolari situazioni familiari: genitori anziani, ammalati o soli, pa- [pag. 33] -renti [paren-

ti] provati dal dolore. In tali circostanze la suora esponga alla superiora le esigenze particolari e ottenutone il

permesso, secondo i casi, potrà fare loro una breve visita per portare il conforto della fede e della carità di

Cristo. Se è necessario sostare in famiglia per più giorni si richiede il permesso della Superiora Generale.

58. Ospitalità.

Nello spirito della carità e della semplicità francescana, pratichiamo l’ospitalità specialmente verso i fami-

liari delle suore e verso i poveri 10

.

[pag. 34 : bianca]

[pag. 35]

Capitolo V

Vita apostolica

59. Nostra missione.

L’unità concreta tra Consacrazione e Missione e la realizzazione dell’una mediante l’altra ci impegna ad

essere parte viva nella vita della Chiesa, ad inserirci in essa con i doni del nostro carisma e a partecipare

all’opera di salvezza innanzi tutto con la testimonianza di vita, vissuta nella comunione fraterna, nella pre-

ghiera, nel sacrificio 1.

60. Opere assistenziali.

La Suora Cappuccina del Sacro Cuore nella missione apostolica si occupa principalmente dell’infanzia e

della gioventù bisognosa, in case di accoglienza permanente o diurna e nelle varie forme di collaborazione

anche con enti laici.

61. Scuole.

L’attività apostolica nelle nostre scuole ha lo scopo di annunciare Cristo attraverso la cultura, di dar vita a

un ambiente comunitario permeato dallo spirito evangelico di libertà e di carità, di aiutare gli ado- [pag. 36]

-lescenti [adolescenti] perché nello sviluppo delle loro personalità crescano secondo la nuova creatura che in

essi ha realizzato il Battesimo, e di coordinare l’insieme della cultura umana con il messaggio di salvezza,

sicché la conoscenza del mondo, della vita, dell’uomo sia illuminata dalla fede.

62. Facciamo tesoro del Magistero della Chiesa e di quanto suggerisce a proposito della formazione profes-

sionale della comunità educante.

Le suore insegnanti quindi curino la loro formazione mediante un continuo studio e aggiornamento, ma

soprattutto diano testimonianza «sia con la vita che con la dottrina all’unico maestro che è Cristo» 2.

63. Segretariato [per le] attività assistenziali e scuole.

10

Cf. CC 85. 1 Cf. CC 88.

2 GE 8.

52

Il segretariato per le attività assistenziali e per le scuole ha come prioritaria responsabilità quella di po-

tenziare le attività e la preparazione specifica delle suore, perché si dedichino più efficacemente alla ac-

coglienza, alla formazione e all’istruzione di bambine e ragazze bisognose e in particolari situazioni familia-

ri.

64. Attività parrocchiale.

In sintonia con i Vescovi e con i parroci offriamo una presenza più incisiva nella Chiesa locale. [pag. 37]

Testimoni autentiche di Dio vivo, esperte di comunione, metteremo al servizio della Chiesa locale il nostro

carisma particolare, cercheremo di essere una pagina aperta del Vangelo, scritta con lo spirito dei nostri

Fondatori, nella dimensione contemplativa e nell’impegno fattivo della promozione umana 3.

Terremo conto dei destinatari a cui viene rivolto l’annuncio e delle mutevoli condizioni della società odier-

na.

Nella preparazione ai sacramenti della iniziazione cristiana aiuteremo i fanciulli e gli adolescenti a crescere

nella fede e nel graduale rapporto con Cristo 4.

65. Pastorale giovanile.

La pastorale giovanile comporta pro-poste di valori ideali e guida delle esperienze personali.

Il segretariato ditale settore si impegna a tracciare proposte concrete di lavoro perché le suore orientino le

giovani a scelte libere e responsabili alla luce della fede.

66. [Momenti forti della vita parrocchiale].

Oltre ad offrire la nostra collaborazione pastorale ai parroci, facciamo di tutto per partecipare ai momenti

forti di culto parrocchiale, specie nelle varie solennità dell’anno liturgico. [pag. 38]

67. Pastorale familiare.

In collaborazione con le associazioni parrocchiali e con il volontariato offriamo il nostro servizio a domici-

lio, andando verso persone ammalate, anziane, sole, povere, portando la testimonianza della misericordia di

Cristo che ha dato la vita per i fratelli.

68. Segretariato [della] pastorale parrocchiale, giovanile, familiare.

Il segretariato responsabile della pastorale parrocchiale, giovanile e familiare ha il compito di sostenere e

promuovere la formazione dei membri dell’Istituto impegnati in tale settore.

Con zelo si deve preoccupare che le suore siano a conoscenza dell’insegna-mento della Chiesa, del valore

della persona umana e della sua libertà, del valore della famiglia, della sua unità e stabilità.

69. Missionarietà.

L’attività missionaria sarà svolta con lo stesso spirito dei nostri Fondatori; saremo al servizio della gente

umile, dei poveri, della gioventù.

Collaboriamo con spirito di fede e di obbedienza perché il messaggio evangelico sia conosciuto da tutti 5.

70. Nei luoghi di missione siano mandate quelle suore «insignite di una vocazione [pag. 39] specifica, for-

nite di naturali attitudini e capaci per qualità e ingegno »6.

71. Le suore missionarie tornino in patria ordinariamente ogni cinque anni, per alcuni mesi di riposo; è op-

portuno che dopo dieci anni ritornino e, perché si possano rinfrancare nel corpo e nello spirito, si fermino

per un tempo conveniente.

3 Cf. CCM 18.

4 Cf. CC 98.

5 Cf. CC 99.

6 AG 23.

53

La Superiora Generale però potrà richiamarle prima del tempo stabilito o sostituire una suora con un’altra,

qualora ne vedesse la necessità.

72. Segretariato [delle] missioni e [per la] stampa.

Il segretariato responsabile delle missioni al popolo ed estere curerà la formazione missionaria delle suore,

perché siano all’altezza del compito da svolgere.

73. Interazione : apostolato e vita fraterna.

Pur tenendoci disponibili per qualsiasi attività apostolica, prima di impegnarci prendiamo accordi con la

superiora perché tali attività vengano armonizzate con le esigenze della vita comunitaria 7.

[pag. 40 : bianca]

[pag. 41]

Capitolo VI

Formazione

74. 1 Le nuove esigenze della vita religiosa manifestano con rinnovata chiarezza i motivi e l’importanza della

formazione.

2 Ricordiamo che da essa dipendono la nostra vitalità, la fecondità spirituale e gli impulsi decisivi per

l’apostolato.

75. Case di prepostulato.

Le giovani, che presentano il germe della vocazione e chiedono di entrare nel nostro Istituto, siano accolte

nelle fraternità designate come case di prepostulato.

Vengano seguite nel loro cammino spirituale e aiutate nella loro crescita umana e cristiana 1.

76. La fraternità che accoglie e accompagna le giovani per la scelta della loro vocazione presenta alcune

caratteristiche:.

— è animata da religiose in relazione con la Chiesa locale;

— è protesa a vivere la consacrazione totale della vita per il regno di Dio ; [pag. 42]

— aiuta le giovani nella maturazione della loro scelta e si impegna perché l’orientamento vocazionale sia un

itinerario formativo.

La durata di permanenza della giovane varia a seconda delle esigenze personali 2.

77. Ammissione al Prenoviziato.

Solo quando le giovani, accolte e seguite, mostrano una chiara decisione e sono ritenute dall’Istituto ido-

nee per la vocazione di speciale consacrazione, possono essere ammesse al prenoviziato.

78. Requisiti [per l’ammissione al prenoviziato].

Requisiti per l’ammissione al prenoviziato:

— retta intenzione, volontà libera, idoneità morale, intellettuale e sociale;

— sufficiente salute fisica e psichica 3

7 Cf. CC 104.

1 Cf. CC 106.

2 Cf. CC 110.

3 Cf. CC 113.

54

79. Per ammettere una candidata al prenoviziato si richiede il parere del Consiglio quando:

— l’età della giovane è superiore ai 35 anni;

— la situazione familiare può creare dei problemi (figlia unica, genitori o fratelli bisognosi di assistenza);

— proviene da altri Istituti o prima è uscita dal nostro. [pag. 43]

80. Documenti richiesti.

Le candidate prima dell’ammissione al prenoviziato presentino:

— estratto dell’atto di nascita;

— certificato di battesimo e di cresima;

— dichiarazione ecclesiale di stato libero;

— cittadinanza di provenienza;

— titolo di studio.

Per ogni candidata si abbia una cartella che contenga i documenti personali.

81. Rapporti con la comunità.

Il prenoviziato e il noviziato, a motivo della loro fisionomia e finalità, richiedono una certa separazione

dell’ambiente di residenza delle suore.

Le postulanti e le novizie pertanto possono prendere parte ai momenti comunitari, ma abbiano rispettiva-

mente tra di loro gli incontri formativi 4.

82. Periodi apostolici [durante il Prenoviziato].

Tenuto conto delle finalità proprie del prenoviziato e del suo carattere di verifica vocazionale, l’Istituto

durante quest’arco di tempo, prevede alcuni periodi apostolico-formativi, affinché la postulante possa speri-

mentare le opere proprie dell’Istituto, scoprire lo spirito di umiltà, di povertà e di semplicità con cui vengono

realizzate.

Tale esperienza, perché sia armonizzata con gli altri impegni specifici della formazione, [pag. 44] sarà rego-

lata per orari e periodicità dalla responsabile in accordo con la superiora locale e in rispondenza alle direttive

date dalla Madre Generale.

83. Perché le postulanti abbiano la convinzione di trovarsi in uno stadio di scelta non portino un abito par-

ticolare che indichi appartenenza all’ Istituto.

84. Durante il periodo del prenoviziato, qualora lo si ritenesse opportuno, le candidate possono conseguire

un titolo di studio o portare a termine corsi particolari già iniziati.

85. Domanda di ammissione [al Noviziato].

Tre mesi prima dell’ammissione al noviziato, alla prima professione, alla rinnovazione dei voti e alla pro-

fessione perpetua, le candidate rivolgeranno domanda alla Superiora Generale, la quale personalmente o per

mezzo di una delegata, verrà a dialogo con esse e con le rispettive maestre per ammettere le giovani ai vari

stadi della vita religiosa.

86. Relazione delle responsabili.

Le responsabili delle postulanti, delle novizie e delle juniores, alla domanda della candidata alleghino la

relazione scritta da presentare alla Superiora Generale; tale relazione sarà redatta in collaborazione con la

candidata ed evidenzierà le attitudini, l’impegno e il progresso spirituale. [pag. 45]

A fine del primo anno di noviziato la maestra presenterà pure una relazione che indichi il cammino spirituale

di ciascuna novizia.

87. Esercizi spirituali [nei momenti significativi della formazione iniziale].

L’inizio del noviziato, la prima professione e la professione perpetua siano preceduti da un corso di eserci-

zi spirituali, affinché le candidate si preparino nella riflessione e nella preghiera, all’atto che si accingono a

compiere.

4 Cf. CC 135.

55

88. Attitudini delle responsabili [della formazione].

Le sorelle incaricate dei vari stadi della formazione ricordino che sono le prime collaboratrici nel progetto

di Dio sulle giovani. A tale scopo, procurino di avere:

— profonda esperienza di Dio;

— sensibilità ecclesiale;

— sufficiente competenza nelle scienze umane e religiose;

— maturità personale e apertura al rinnovamento e all’aggiornamento.

Valutino periodicamente i programmi e i metodi e si tengano in rapporto tra loro e con la Superiora Genera-

le.

89. Responsabile del Prenoviziato.

La responsabile del prenoviziato:

— collabori con le altre sorelle incaricate della formazione;

— svolga il programma secondo le indicazioni suggerite dal Piano di formazione e si assicuri che venga

svolto qualora la [pag. 46] postulante si trovasse in altra comunità dell’Istituto.

90. Noviziato.

Le novizie, consapevoli della propria responsabilità, si impegnino a un’attiva collaborazione con la propria

maestra per potere rispondere fedelmente alla grazia della vocazione divina.

Il primo anno di noviziato sia regolato in modo che le novizie non siano impegnate in compiti, uscite e visite

che ostacolano il passaggio dalla mentalità secolare a quella propria della vita religiosa 5.

91. Periodi apostolici [durante il Noviziato].

Durante il secondo anno le novizie per integrare la propria formazione vengano inserite nelle opere: assi-

stenza alla gioventù bisognosa, catechesi parrocchiale, animazione dei gruppi giovanili e nelle altre attività

consoni alla missione propria dell’Istituto.

92. Prima professione.

La prima professione si emette nella comunità del noviziato; a meno che la Superiora Generale non di-

sponga diversamente 6.

93. Ruolo della maestra [delle novizie].

La responsabile del noviziato guidi le novizie: [pag. 47]

— alla meditazione, alla adorazione eucaristica, alla lettura spirituale quotidiana, a vivere la liturgia ;

— a scoprire i doni personali per svilupparli e potenziarli secondo il progetto di Dio su ciascuna di loro ;

— alla esperienza concreta della disciplina religiosa e delle virtù proprie del nostro Istituto;

— alla comprensione e alla pratica dei voti e dei principi fondamentali della vita apostolica;

— allo studio della Regola, delle Costituzioni, del Direttorio, della storia, dello spirito e della missione

dell’Istituto ;

— alla capacità di autodeterminarsi e di rapportarsi con le sorelle della comunità.

94. Lo Juniorato.

Lo Juniorato ha il compito di curare la coerenza e la continuità con il lavoro già cominciato, per evitare

quel brusco cambiamento di vita che talvolta ostacola la crescita vocazionale.

95. Rinnovazione dei voti.

La rinnovazione dei voti si farà nel giorno anniversario della professione e non potrà essere differita nem-

meno di un giorno. La Superiora Generale, per giusta causa, potrà anticiparla, ma non più di un mese. [pag.

48]

96. Criteri formativi [nello Juniorato].

5 Cf. CC 126.

6 Cf. CC 137.

56

Le Juniores, che per esigenza di studio o di attività dimorano in case diverse da quella di formazione,

rimarranno sotto la direzione della superiora locale che agirà in stretta collaborazione con la responsabile

delle Juniores.

Saranno chiamate e riunite periodicamente nella sede dello Juniorato per uno scambio di esperienza tra loro

e per una più intensa azione unificatrice della formazione stessa.

Quelle che si trovano all’estero saranno riunite periodicamente dalla suora incaricata, in una delle case appo-

sitamente designate dalla Superiora Generale.

97. Professione perpetua.

Alcuni mesi prima della professione perpetua si dia alle giovani la possibilità di una intensa preparazione,

preferibilmente insieme, in una delle case di formazione.

98. La responsabile delle Juniores, come pure le superiore delle case ove le giovani risiedono, le aiutino ad

approfondire sempre più il valore della propria consacrazione perché possano viverla in novità di vita; favo-

riscano il proseguimento della loro formazione spirituale, teologica, pastorale e professionale; le guidino a

vivere con coerenza lo spirito proprio del nostro Istituto e a inserirsi pienamente nella vita fraterna e aposto-

lica. [pag. 49]

99. Formazione continua.

La formazione continua abbraccia tutta la vita, poiché nella perfezione della carità non siamo mai arrivate.

Impegniamoci dunque in una continua conversione del cuore e in un sano aggiornamento culturale e profes-

sionale.

100. È dovere di tutte le sorelle curarla, in forza della nostra consacrazione.

Le superiore soprattutto la promuovano e la incoraggino nelle singole suore e nelle fraternità, poiché è loro

dovere prioritario l’animazione spirituale 8.

101. Mezzi ordinari [di formazione continua].

Momenti privilegiati di tale formazione sono:

— la vita liturgica intensamente vissuta;

— l’Eucaristia e la Liturgia delle Ore;

— la riflessione comunitaria sulla Parola di Dio;

— la lectio divina;

— il ritiro mensile;

— l’adorazione eucaristica;

— la visita quotidiana a Gesù eucaristia;

— la lettura spirituale quotidiana;

— le varie pratiche di pietà comunitarie;

— la meditazione e i periodi di silenzio;

— la revisione di vita;

— il dialogo e la correzione fraterna;

— gli incontri di fraternità; [pag. 50]

— la conoscenza e l’approfondimento delle fonti della nostra spiritualità e di quella francescana;

— lo studio personale perseguito con impegno e metodo;

— tempi liberi da dedicare alla formazione continua.

102. Mezzi straordinari [di formazione continua].

Mezzi straordinari di formazione continua sono:

— l’opera di animazione della Superiora Generale e del Consiglio;

— le attività del segretariato e le varie iniziative a diversi livelli;

— i corsi di aggiornamento e di rinnovamento;

— la creazione di comunità di preghiera;

8 Cf. CC 150. 207.

57

— la partecipazione a seminari e a corsi di studio;

— gli esercizi spirituali. [pag. 51]

Capitolo VII

Servizio di autorità

103. Struttura di governo.

Il nostro Istituto è composto di fraternità guidate dalla Superiora Generale.

A ogni fraternità è proposta una superiora locale.

L’anzianità nella fraternità si computa dalla prima professione.

104. Le cariche dell’Istituto vengono conferite per elezione o per nomina.

Nell’assegnazione ditali compiti si abbia di mira il bene dell’Istituto e soprattutto la realizzazione del piano

di Dio. Per questo è necessario un serio discernimento fatto alla luce dello Spirito che porterà a eleggere o

nominare persone adatte al ruolo da svolgere.

105. Finalità [del governo]

La finalità del governo religioso consiste nel costruire una fraternità unita in Cristo, nella quale Dio è cer-

cato e amato al di sopra di tutto, dove la missione di Cristo è adempiuta con generosità. [pag. 52]

106. Capitolo Generale.

Il Capitolo Generale è composto da membri delegati eletti che ordinariamente si riuniscono per un solo

Capitolo.

Rappresenta l’intero Istituto quando in sessione esercita l’autorità suprema a norma del diritto universale e

delle Costituzioni 1.

107. [Capitolo Generale come] segno di unità.

Il Capitolo deve essere rappresentativo di tutto l’Istituto in modo da essere veramenre segno e nello stesso

tempo fattore di unità nella carità; ognuna al suo posto, con la azione che è chiamata a prestare nella fase

preparatoria e poi nello sviluppo del Capitolo stesso, si senta responsabile e collabori attivamente per la

buona riuscita.

108. Esso deve essere tale da esprimere in concreto la mente e la volontà dell’Istituto e quindi dei suoi

membri. Ciascuna sorella può inviare, nel tempo e nelle modalità previste dal Consiglio, suggerimenti e for-

mulare proposte. I membri eletti al Capitolo saranno guidati dal senso di responsabilità personale avendo di

mira ciò che secondo coscienza serve allo sviluppo e all’unità dell’Istituto. Se incaricati di esprimere pro-

poste di altre le faranno presentandole così come le hanno ricevute 2.

109. Commissione preparatoria [del Capitolo Generale].

La Superiora Generale e il suo Consiglio, in tempo utile, sceglieranno alcune suore che insieme con loro

formeranno una commissione di studio che prepari il prossimo Capitolo.

110. Compito [della Commissione preparatoria].

È compito della commissione:

1 Cf. CC 159.

2 Cf. CC 160.

58

— il previo esame del Direttorio, delle Ordinazioni Capitolari e del manualetto di preghiere;

— la redazione di questionari su argomenti da trattare in Capitolo, da inviare a tutti i membri dell’Istituto e

la coordinazione delle risposte;

— l’invio, almeno tre mesi prima della celebrazione del Capitolo, di tutto il materiale necessario per lo stes-

so, a ogni sorella delegata o capitolare.

111. Commissioni precapitolari.

La Superiora Generale e il suo Consiglio, per lo studio dei problemi specifici da trattarsi in Capitolo, pos-

sono costituire delle commissioni precapitolari.

I membri di dette commissioni se non sono capitolari di diritto o capitolari delegati, possono essere convoca-

ti al Capitolo come esperti.

112. Compito [delle Commissioni precapitolari].

E’ compito delle commissioni formulare tecnicamente per ogni singolo argomento, schema, questionari,

testi che pos- [pag. 54] -sono servire come base di discussione durante il Capitolo.

113. Ogni commissione sceglierà tra i suoi membri una presidente che organizzerà il lavoro dopo aver sen-

tito il parere delle singole componenti; a meno che la commissione non sia tenuta a osservare speciali diret-

tive impartite dalla Superiora Generale e suo Consiglio.

114. Elezioni delle delegate [al Capitolo Generale].

Spetta alla Superiora Generale e al suo Consiglio indire, in tempo utile, le elezioni delle delegate al Capi-

tolo e determinare il luogo, il giorno in cui saranno scrutinate le schede.

Lo scrutinio delle schede deve avvenire almeno tre mesi prima della celebrazione del Capitolo.

115. Rappresentatività [delle delegate al Capitolo Generale].

Per un maggior senso di partecipazione alle elezioni, è ammesso scambiarsi consigli sulla scelta della per-

sona da eleggere, per rendere il Capitolo maggiormente rappresentativo purché non si imponga, nella manie-

ra più assoluta, la propria volontà e si eviti un modo di agire contrario alla verità e alla carità.

116. Compilazione delle schede.

Nell’elenco si inseriranno i nomi di tutte le suore di voti perpetui, in doppia lista; il numero delle Capitola-

ri compresi i [pag. 55] membri di diritto sarà stabilito di volta in volta dai Capitoli Generali e riportato nelle

Ordinazioni Capitolari.

Se nessuna delle suore missionarie venisse eletta, la Superiora Generale e il suo Consiglio nominerà una o

più rappresentanti se occorre, con diritto di voto.

117. Invio [delle schede].

Per l’elezione delle delegate al Capitolo ci si attiene alle indicazioni della Superiora Generale.

Insieme alla lettera circolare che indice il Capitolo Generale verranno spedite alle comunità tante schede

quante sono le suore aventi diritto al voto.

118. Votazione [per le delegate al Capitolo Generale].

La superiora di ogni comunità leggerà la circolare e consegnerà ad ogni suora la busta contenente la sche-

da che essa voterà con calma dopo averla ben esaminata e dopo attenta riflessione e preghiera.

Il giorno della consegna delle schede votate, alla presenza di tutte le suore, la superiora dopo averle contate e

averle trovate corrispondenti al numero delle votanti le deporrà in una busta in cui inserirà il verbale firmato

da lei e dalla segretaria.

Poi, possibilmente lo stesso giorno, le invierà in plico sigillato alla sede generalizia. [pag. 56]

119. Scrutinio.

Nel giorno stabilito si procederà allo scrutinio delle schede pervenute.

A tale scrutinio interverranno la Superiora Generale, le consigliere e la segretaria generale.

59

120. Fatto lo scrutinio la Superiora Generale comunichi tempestivamente l’esito a tutto l’Istituto indicando

il nome delle elette e il numero dei voti riportati.

Per l’elezione delle delegate al Capitolo Generale è richiesta la sola maggioranza relativa.

121. Se più candidate risultassero elette a pari voti, si riterrà eletta la più anziana di professione e qualora

avessero emesso la professione nello stesso giorno la più anziana di età.

122. Voce attiva e passiva delle capitolari.

Tutte le suore vocali presenti al Capitolo ordinario o straordinario hanno voce attiva nelle elezioni e diritto

di voto nelle deliberazioni.

Per quanto concerne la voce passiva nelle elezioni della Superiora Generale ci si attenga a quanto stabilito

nelle Costituzioni ai nn. 171, 172.

Al Capitolo possono essere convocate altre persone, membri dell’Istituto o anche estranei come esperti ma

senza diritto di voto. [pag. 57]

Per lo svolgimento del Capitolo si segua il Rituale.

123. Superiora Generale.

La Superiora Generale, nel suo servizio di autorità secondo lo spirito dei Fondatori, attenda con sollecitu-

dine al proprio ufficio.

Esercita il suo compito secondo il Diritto universale, le Costituzioni e il Direttorio.

124. Non trascuri gli incontri periodici con le superiore locali per una collaborazione attiva, in vista di un

maggiore bene dell’Istituto.

Abbia una particolare attenzione per le superiore di prima nomina e per le suore appena trasferite incorag-

giandole e aiutandole a inserirsi nella nuova fraternità.

125. Visita canonica.

A norma delle Costituzioni, visiti ogni tre anni personalmente o per mezzo di una delegata tutte le fraterni-

tà.

Questo atto, previsto dal diritto universale, gioverà molto all’animazione della nostra vita spirituale, al rin-

novamento e all’unità dell’Istituto.

Al termine della visita in ogni fraternità, nello spirito del servizio di carità, dia relazione scritta alle singole

fraternità sull’andamento della vita spirituale e apostolica, e [pag. 58] al Consiglio Generale, sulla vita

dell’intero Istituto 3.

126. Le suore, memori dell’insegnamento di Madre Veronica vedano nella Superiora Generale la prima

rappresentante di Dio e collaborino con lei in tutto per la gloria di Dio e il bene dell’Istituto.

127. Consigliere generali.

Il primo momento di incontro della Superiora Generale con la Congregazione si realizza in seno al Consi-

glio.

Le consigliere, coscienti della delicatezza del loro incarico, siano nell’Istituto esempio di collaborazione,

aperte e leali con la Superiora Generale, fedeli al Magistero della Chiesa e in unione di carità.

Esercitino il loro compito con responsabilità, comprensione e sollecitudine.

Curino soprattutto rapporti di fiducia tra le suore e la Superiora Generale.

3 Cf. CC 181.

60

128. Perché una decisione sia valida basta che siano intervenute al Consiglio la Superiora Generale e due

consigliere, purché anche le altre siano state legittimamente convocate. [pag. 59]

129. Atti e verbali del Consiglio [generale].

Gli atti del Consiglio Generale siano redatti dalla segretaria generale la quale però se non è consigliera,

non ha diritto di voto nel Consiglio.

I verbali siano firmati da tutti i membri che hanno preso parte alle decisioni.

130. Vicaria generale.

La vicaria generale si sentirà unita con speciale vincolo di carità alla Superiora Generale, sostenendola nel

governo con una presenza discreta e vivo desiderio di collaborare.

In caso venisse a mancare o non potesse più continuare per motivi giustificabili, se ne eleggerà un’altra in

seno al Consiglio e poi si procederà alla nomina di una nuova consigliera.

131. Sia nominata all’ufficio di segretaria generale una suora di voti perpetui, di sufficiente istruzione e di

grande discrezione, prudenza e riservatezza.

È suo compito:

— scrivere lettere e atti inerenti agli affari dell’Istituto, secondo le direttive della Superiora Generale;

— redigere i verbali delle sedute consiliari che avrà cura di far firmare a tutte le partecipanti e conserverà

sotto la sua personale responsabilità;

— tenere aggiornato il registro generale di [pag. 60] tutti i membri dell’Istituto, inoltre aggiornare le schede

personali di ogni suora con il curriculo della vita, perché sia a disposizione della Superiora Generale

quando occorre;

— redigere la cronaca dell’Istituto;

— custodire l’archivio generale avendo cura di ordinare i relativi documenti debitamente classificati e in-

ventariati.

Avrà cura anche dell’archivio storico se le verrà assegnato il compito di archivista.

132. Archivista generale.

All’archivista generale è affidato l’archivio storico dell’Istituto dove saranno custoditi, ordinatamente

classificati e inventariati tutti gli atti e documenti relativi alle persone e alla storia dell’Istituto.

Tali documenti non potranno essere mostrati in visione e tanto meno rilasciati né in originale né in copia

senza esplicito permesso dato per iscritto dalla Superiora Generale.

133. Economa generale.

L’ordinaria amministrazione dell’Istituto è affidata alla economa generale la quale dovrà essere tecnica-

mente preparata, dotata di senso pratico, attiva e attenta alle necessità delle varie case secondo lo spirito

dell’Istituto.

134. L’economa generale, nell’amministrazione e nell’uso dei beni temporali, si [pag. 61] impegnerà ad

essere segno evidente della povertà consacrata tipica del nostro Istituto.

135. Tenga l’archivio relativo all’amministrazione economica, conservandone gli atti che non consegnerà

né in originale, né in copia senza il permesso della Superiora Generale.

Segni esattamente e accuratamente tutte le entrate e le uscite; tenga i libri contabili in ottimo ordine. Conser-

vi diligentemente e ben classificati tutti i documenti di proprietà relativi all’Istituto.

136. L’economa generale si tenga a contatto con le varie case per rendersi conto personalmente di ogni sin-

gola amministrazione, della registrazione e per collaborare con le superiore nel promuovere iniziative utili al

buon andamento economico delle fraternità.

61

137. Tutti i beni mobili e immobili che l’Istituto possiede a qualsiasi titolo di proprietà e cioè per com-

pravendita, per eredità e per donazione, appartengono alla Casa Generalizia a cui compete anche

l’amministrazione.

138. Rappresentante legale.

La rappresentante legale tutela i beni dell’Istituto con spirito di servizio. Si tenga costantemente aggiornata

sulle leggi che regolano i rapporti con lo stato. Comunichi al- [pag. 62] -le varie case tutto ciò che può inte-

ressare il settore amministrativo e le opere annesse.

139. È suo compito stipulare gli atti amministrativi che interessano l’Istituto o le singole case davanti

all’autorità civile previa autorizzazione del Consiglio Generale. Qualora fosse impedita deleghi con procura

un’altra suora.

Tenga una registrazione esatta dei lasciti e legati affidati all’Istituto.

È opportuno che la rappresentante legale sia coadiuvata da un’altra suora.

140. Superiora locale.

Perché una suora possa essere nominata superiora locale deve avere trascorso tre anni dalla professione

perpetua.

La nomina sarà letta alla presenza della comunità.

Le suore accoglieranno la nuova superiora come rappresentante di Dio 4.

141. La superiora da parte sua accolga il mandato dalle mani del Signore in spirito di servizio alle sorelle.

Data l’importanza e la delicatezza del compito, la superiora avrà anzitutto l’atteggiamento umano-spirituale

di servizio e di co- [pag. 63] -raggiosa assunzione delle proprie responsabilità.

142. Ruolo [della Superiora locale].

Il suo ruolo è di animazione spirituale e pastorale in conformità allo spirito dell’Istituto. Tale servizio ri-

chiede che la superiora non sia né aliena e disinteressata di fronte alle esigenze pastorali, né assorbita da

compiti semplicemente amministrativi ma si senta e venga accolta quale guida per la crescita spirituale e a-

postolica di ciascuna sorella e dell’intera comunità 5.

143. La superiora tratti le sorelle quali figlie di Dio e come si conviene a persone venute nell’Istituto per

essere aiutate a sviluppare e vivere la loro vocazione secondo il disegno di Dio. Abbia per loro rispetto che

implichi stima, apprezzamento, riconoscimento della dignità umana e soprannaturale, valorizzazione che fa

leva sul senso di responsabilità.

144. In collaborazione con le sorelle si sforzi di costruire una comunità fraterna in cui la forza unificante è

Cristo.

Promuova l’ascolto della Parola di Dio, curi la vita liturgica e sia sollecita nell’incrementare la vita consa-

crata delle sorelle mediante sostegno e prudente correzione. [pag. 64]

Sia paziente con tutte e provveda alle loro necessità.

145. La superiora provveda che nella casa siano tenuti in ordine e aggiornati i registri:

— per la celebrazione delle messe;

— per l’amministrazione economica;

— per l’elenco delle suore con relativa generalità e il recapito dei loro familiari;

— per le visite canoniche;

— per il diario o cronaca della casa;

— per i verbali di consiglio e di famiglia.

4Cf. PmV : CII 3a 29 (Relazione sull’Istituto al Cardinale Prefetto Dei religiosi. 09-02-1937).

5 Cf. CC 207.

62

146. Coltivi rapporti leali e fiduciosi con la Madre Generale, manifestandole con semplicità il suo modo

di procedere per averne suggerimenti e aiuti.

147. La superiora cessato il tempo del proprio mandato sia generosa nell ‘accettare di rendersi utile anche

in altro modo all’Istituto, con la consapevolezza di avere adempiuto un compito di particolare responsabilità

e di poterne trarre luce per un cammino di collaborazione comunitaria.

148. Consiglio locale e [Consiglio] di famiglia.

Per promuovere la collaborazione di tutte le sorelle e per trattare i problemi della comunità si costituisco-

no:

— il consiglio locale;

— il consiglio di famiglia. [pag. 65]

Il consiglio locale si riunisce almeno ogni due mesi per esaminare problemi comuni e programmare la vita

della fraternità.

Il consiglio di famiglia, quale segno di unione fra la superiora e i membri della fraternità, si riunisce almeno

tre volte l’anno 6.Esso permette di mettere in comune i suggerimenti di ciascuna sorella.

149. Ogni volta che si riunirà il consiglio di famiglia e il consiglio locale, la segretaria redigerà su un appo-

sito registro il verbale delle riunioni.

La segretaria sarà scelta fra le componenti dei rispettivi consigli.

150. Per le spese notevoli è bene che il consiglio locale esprima il suo parere, che non costituisce diritto

quando per agire si richiede l’autorizzazione del Consiglio Generale.

151. Vicaria locale.

La vicaria locale collabora con la superiora in tutto quello che riguarda la vita della fraternità, provvede

all’ordine, ha cura degli ospiti e svolge quelle mansioni che le affiderà la superiora.

Supplisce la superiora quando questa è assente provvedendo a tutto ciò che è neces- [pag. 66] -sario (neces-

sario) e conformandosi alle direttive della superiora.

152. Economa locale.

L’economa locale ogni mese renderà conto alla superiora della sua amministrazione che sarà approvata dal

consiglio locale, previo esame del registro e della cassa, con l’apposizione delle firme. La superiora a sua

volta, ogni mese invierà i conti all’economa generale.

153. È compito dell’economa locale:

— custodire e annotare in appositi registri tutte le entrate della casa che le perverranno e tutte le spese che

farà dietro indicazione e con il permesso della superiora;

— vigilare che nulla vada perduto o inutilmente consumato;

— provvedere e preparare a tempo i generi alimentari e quanto occorre per il buon funzionamento della ca-

sa;

— rivedere tutto ciò che può subire alterazione per ripararlo in tempo;

— rendersi conto degli acquisti da farsi e avvisare a tempo opportuno la superiora 7.

L’economa locale viene nominata dalla Superiora Generale con il parere del suo Consiglio. [pag. 67]

Nelle piccole comunità l’ufficio di economa può essere assunto dalla superiora 8.

154. Collaborazione attiva delle singole sorelle.

Nello spirito della Regola e delle Costituzioni che professiamo e secondo la tradizione stessa dell’Istituto,

le suore di voti perpetui possono accedere a tutti gli incarichi loro affidati.

6 Cf. CC 208.

7 Cf. CC 211.

8 Cf. CC 212.

63

Accettiamoli con semplicità e dedizione, in sintonia con le nostre scelte evangeliche e in conformità al

nostro spirito di umiltà e carità.

Nella crescente fedeltà a Cristo, secondo il carisma donato ai nostri Fondatori, ciascuna sorella seguendo le

direttive del presente Direttorio, qualunque sia il posto che l’obbedienza le assegna, sappia uniformare tutta

la sua vita allo spirito del nostro Istituto. L’offerta quotidiana del nostro lavoro e di tutte noi stesse al Signo-

re conferisce efficacia alle azioni più umili e nascoste, inonda di gioia e di pace i nostri cuori e attira abbon-

danti grazie e benedizioni.

64

Spirito e Missione delle Suore Cappuccine del S. Cuore

di Mons. Francesco Maria Di Francia.

Documento approvato dal Capitolo Spirituale

celebrato a Nicolosi ‘Domus Seraphica’

dal 27 dicembre 1987 al 6 gennaio 1988,

Roma, Casa generalizia,

1988 (marzo), 82 pp.

[pag. 9]

PRESENTAZIONE

Nicolosi, 6 gennaio 1988

Carissime sorelle.

Sia lode al Signore che, nel 90° della nostra fondazione, ci ha concesso la grazia di celebrare per la prima

volta un Capitolo Spirituale. Esso segna una tappa nuova nella storia del nostro Istituto per il rinnovamento

che promuove e per le prospettive che apre al nostro futuro.

Sento perciò di comunicarvi tutta la mia gioia interiore e di esprimervi il mio vivo ringraziamento per la

vostra interessata partecipazione a questo evento straordinario.

Il nostro lavoro capitolare è stato intenso e gioioso, perché finalmente abbiamo potuto definire con chiarez-

za i punti fondamentali della nostra identità, della nostra ragione di essere nella Chiesa, sgorgata dal Cuo-

re di Gesù, e della nostra spiritualità francescana, ereditata direttamente dai nostri Fondatori che vissero

poveri, umili, semplici.

Sulla base di questi riscontri e sul grado molto elevato del nostro sentirci identificate con la nostra vocazio-

ne di Suore Cappuccine del S. Cuore (cf Indagine n. 2), il Capitolo ha [pag. 10] tracciato le linee essenziali

del nostro essere e del nostro operare, in rispondenza ai due aspetti principali della nostra spiritualità: con-

templazione e azione, due componenti che ci provengono dalla vita stessa dei nostri Fondatori e che costi-

tuiscono la dinamica interna della nostra vocazione.

Una puntualizzazione significativa, fatta dal Capitolo, è stata quella di avere riscontrato, nel decreto, che il

nostro Istituto è stato aggregato non solo al primo, ma anche al secondo Ordine.

Il presente documento, che fin da questo momento intendiamo promulgare ufficialmente, enuclea nei suoi

otto capitoli tutte le dimensioni della nostra spiritualità, delinea un programma concreto per la nostra vita

di preghiera, di comunione fraterna, di azione apostolica e precisa in maniera chiara e inconfondibile:

1) la nostra identità;

2) il nostro ideale di vita;

3) il modo concreto per viverlo.

Esso ci offre quindi le direttive sicure per un cammino di fedeltà a Cristo nell’attenta e coraggiosa risposta

ai segni dei tempi e nella piena comunione di anime consacrate a Dio e ai fratelli.

Tutto questo ora viene consegnato a noi perché ne facciamo punto di riferimento costante, di riflessione e di

verifica personale e comunitaria.

65

Esorto vivamente ciascuna sorella e ogni comunità ad impegnarsi seriamente allo studio del testo anche

in riunioni comunitarie, per approfondire maggiormente la conoscenza del nostro spirito e iniziare decisa-

mente il nostro rinnovamento spirituale in un cammino di conversione continua. [pag. 11]

Il Cuore Eucaristico di Gesù sia la fonte da cui attingeremo la forza per un cambiamento radicale di tutte

noi stesse e il modello a cui ispirarci per vivere con amore la nostra donazione incondizionata a Dio e ai

fratelli.

A P. Lazzaro Iriarte OFM Cap., Assistente internazionale degli istituti femminili di ispirazione francescana,

Consultore per le cause dei santi e Professore di spiritualità all’Ateneo Antonianum di Roma, vada la no-

stra gratitudine e la nostra riconoscenza per l’aiuto, la dedizione e la competenza con cui ha guidato i no-

stri lavori.

Dio benedica i nostri sforzi, ci aiuti nel nostro cammino e ci faccia crescere sempre più nel suo amore.

Affettuosamente in Cristo.

Sr. Maria Laura Di Mauro

Superiora Generale

[pag. 12 : bianca]

[pag. 13]

PROEMIO

SpiritoMiss - Son passati ventidue anni dacché il Concilio Vaticano II diede come consegna per un vero rin-

novamento della vita religiosa sia il continuo ritorno alle fonti di ogni vita cristiana, cioè a Cristo e al suo

Vangelo, sia allo spirito primitivo degli istituti, nonché l’adattamento alle mutate condizioni dei tempi (PC

2). Paolo VI precisò più tardi la dottrina del Concilio, insistendo sulla riscoperta del carisma dei fondatori,

suscitati da Dio nella sua Chiesa e sull’obbligo di essere fedeli allo spirito dei fondatori, alle loro intenzioni

evangeliche, all’esempio della loro santità (ET 11).

L’ideale dei fondatori, le loro intenzioni evangeliche, sono permanenti, anche se certe formulazioni acciden-

tali non sono ormai attuali e certe scelte, molto aggiornate in quel tempo, non rispondono alle urgenze apo-

stoliche di oggi. È proprio la fedeltà allo spirito genuino delle origini che deve ispirare gli impegni e le scelte

ai nostri tempi.

La nostra Congregazione, diventata di diritto pontificio poco prima del Vaticano II, ha risposto all’invito

della Chiesa [pag. 14] e ha seguito fedelmente le direttive del Concilio. La celebrazione del Capitolo specia-

le straordinario ha visto tutte partecipi e coinvolte nella riscoperta del nostro carisma e nell’approfon-

dimento della nostra spiritualità. La redazione delle nuove Costituzioni ha segnato una tappa importante nel

cammino spirituale della nostra Congregazione, questa tuttavia non ha potuto sottrarsi alle difficoltà degli

altri istituti religiosi, ma è riuscita a superare vantaggiosamente il rischio più insidioso: quello della crisi col-

lettiva di identità.

SpiritoMiss - Oggi le nostre sorelle, all’unanimità, sia le anziane come le più giovani si sentono pienamente,

gioiosamente identificate con la loro vocazione, amano la Congregazione, vogliono essere fedeli agli inse-

gnamenti e agli ideali dei nostri fondatori Francesco M. Di Francia e Veronica di Gesù Bambino, come lo ha

dimostrato eloquentemente l’inchiesta realizzata pochi mesi fa.

Era, quindi, il momento di affermare e di approfondire in maniera più consapevole il carisma della nostra

Congregazione, per un maggiore impulso di santità interna e per una maggiore efficacia del nostro servizio

alla Chiesa e al mondo. Il momento era tanto più opportuno in quanto l’Istituto sta raggiungendo un nuovo

traguardo di maturità con la nuova dimensione universale e missionaria, che il Signore ha benedetto con

nuove prospettive vocazionali.

66

Ecco l’opportunità che ha ispirato nella mente della nostra Superiora Generale, Suor Maria Laura Di Mauro

e del suo consiglio, la felice idea di convocare un Capitolo Spirituale, idea che ha trovato un’otti-ma acco-

glienza fra le suore.

Costituita la commissione preparatoria, apparve necessaria, anzitutto, un’ampia consultazione in forma di

inchiesta per verificare in che grado le sorelle si sentono identificate [pag. 15] con gli ideali e i valori della

nostra vita e in quale misura questi valori evangelici incidono nell’impegno personale e comunitario, nonché

nella nostra presenza e nella nostra azione apostolica. Era un passo necessario per programmare con senso

realistico il Capitolo, fissando gli obiettivi e i centri di attenzione della riflessione da farsi in esso. Il risultato

della consultazione è stato veramente positivo, anche per la sincerità con la quale le risposte hanno messo in

evidenza alcuni degli aspetti negativi o, piuttosto, dei problemi che richiedono particolare attenzione.

Allo stesso tempo la commissione assunse il compito di preparare il temano delle riflessioni capitolari, che

avrebbero dovuto approdare ad un documento che raccogliesse le conclusioni e gli orientamenti, i quali, con

l’autorità del Capitolo, diventerebbero impegno comune per il futuro. Si pensò a certi nuclei fondamentali

che riguardano il nostro carisma, ognuno dei quali doveva essere studiato e fondato sotto l’aspetto biblico,

teologico (magistero della Chiesa), francescano e, in modo più esplicito, in rapporto con l’esempio e gli in-

segnamenti dei nostri Fondatori.

Realizzato un tale lavoro, sono stati fissati i suddetti nuclei - otto in tutto - e si è proceduto alla stesura dello

strumento di lavoro, completato secondo le osservazioni delle delegate al Capitolo e sottomesso poi allo stu-

dio e alla votazione dell’assemblea capitolare.

Adesso vi offriamo il testo esaminato e votato dal suddetto Capitolo Spirituale.

[pag. 16 : bianca]

[pag. 17]

I. SENSO DELLA NOSTRA VITA CONSACRATA

1. Fondamento evangelico

SpiritoMiss - 1. La vita consacrata consiste nel seguire più da vicino il Cristo, sotto l’azione dello Spirito

Santo, in totale dedizione a Dio come amore supremo, per votarci alla sua gloria, all’edificazione della

Chiesa e alla salvezza del mondo, raggiungendo la perfezione della carità in servizio del Regno di Dio (CIC

can. 573, 1).

2. La nostra scelta di consacrazione totale non è altro che la risposta all’elezione di Dio, elezione eterna di

amore (cf Ef 1, 3-6), e alla chiamata di Cristo; in realtà la scelta è sua, non nostra (cf Gv 15, 16). Ma a una

elezione di amore corrisponde una risposta di amore, quindi libera e totale, come quella di Abramo, come

quella di Maria, come quella degli apostoli, i quali lasciando tutto, lo seguirono (Lc 5, 11).

3. La totalità della risposta non riguarda soltanto l’intensità dell’affetto, ma la coerenza che coinvolge tutta

la vita; il nostro SI’, come quello di Maria, non si dà una volta per sempre, ma deve essere continuato e rin-

novato fino alla fine in obbedienza di fede. [pag. 18]

4. In questo pellegrinaggio non ci mancheranno oscurità, incertezze, momenti duri da superare; ma sappia-

mo che non siamo lasciate sole nelle nostre debolezze: abbiamo dalla nostra parte la grazia di Dio e la forza

del Risorto. In tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati (Rom. 8, 37).

67

2. Gli impegni fondamentali della sequela di Cristo

SpiritoMiss - 5. I suoi collaboratori immediati Gesù li vuole pienamente liberati per gli interessi del Padre e

per il suo Regno: liberati dai beni terreni e dalle comodità (cf Mt 4, 18-22; 8, 19s; 9, 9; 19, 16-22); liberati

dalle preoccupazioni familiari (cf Lc 9, 59-62; 14, 26); da se stessi (cf Mt 16, 24).

6. Le rinunce evangeliche, infatti, non sono annullamenti, ma liberazioni. Tra queste liberazioni per il Regno

occupano il primo posto i tre grandi ‘consigli evangelici’, dono divino che la Chiesa ha ricevuto dal suo Si-

gnore e con la sua grazia sempre conserva (LG 43). E, affinché una tale opzione, liberamente fatta, sia ve-

ramente l’espressione della liberazione raggiunta mediante la professione, noi ci impegniamo con voto pub-

blico a seguire Cristo vergine, povero e servo obbediente (cf. PC 1).

SpiritoMiss - 7. Il consiglio evangelico della castità per il Regno libera il potenziale affettivo, in un cuore

indiviso (cf 1 Cor 7, 32-34), tutto intero per Dio e i fratelli. Il cuore verginale è fiero di questa totalità spon-

sale, vegliando su ogni possibile appropriazione affettiva per non perdere la libertà di amare, [pag. 19] se-

condo l’insegnamento di san Francesco, di santa Chiara (cf. 2 Cel 185 : FF 771; Chiara, Reg. 4, 11 : FF

2777) e dei nostri santi Fondatori.

Di Francesco M. Di Francia abbiamo testimonianze autorevoli; venne definito Sacerdote di illibati costumi,

Vera purità di Santo Sacerdote (PpF : CI 3d 90; 6c 286)

Del contegno verginale di Madre Veronica parlano i testimoni che la conobbero; il suo sguardo raccolto e

naturale rifletteva all’esterno la purità del cuore (PmV : CII 4b 480, 479; 5d 585, 602).

Il mondo di oggi, affogato di erotismo e di sensualità, ha bisogno più che mai della testimonianza serena e

limpida del cuore che ha trovato il segreto di amare tutti (cf. CC 20).

8. Il consiglio evangelico della povertà per il Regno ci inserisce nel mistero della via della salvezza, quella

del Figlio di Dio, il quale essendo ricco, si è fatto povero per noi (2 Cor 8, 9), ha voluto sperimentare la po-

vertà nella sua vita e ha chiesto la povertà ai suoi collaboratori come condizione assoluta per il servizio del

Vangelo.

Essendo questo uno dei nuclei salienti della nostra spiritualità, riserviamo ad esso un capitolo speciale.

9. Il consiglio evangelico dell’obbedienza ci fa entrare in pieno nel mistero dell’annientamento di Cristo,

diventato servo e fatto obbediente fino alla morte di croce (cf Fil 2, 1-14); ha fatto della sua vita e della sua

morte una oblazione incondizionata alla volontà del Padre; e ha dichiarato: Non sono venuto per essere ser-

vito ma per servire (Mt 20, 28).

Pure su questo impegno fondamentale ritorneremo più avanti, nel contesto della dinamica interna della fra-

ternità, [pag. 20] tanto più che il nuovo Codice di Diritto Canonico ha aggiunto un quarto impegno ai tre

consigli evangelici, cioè quello della vita fraterna, che è come il frutto delle liberazioni per meglio amare e

servire (cf. CIC 602).

3. Come vivere e testimoniare oggi la vita consacrata.

SpiritoMiss - 10. Ogni ideale evangelico vissuto sinceramente diventa, per lo stesso fatto, testimonianza e-

vangelica. Del nostro Fondatore si è potuto scrivere: Egli ha saputo vivere il Vangelo, momento per momen-

to, in un impegno continuo da essere veramente un ‘segno vivente’ del Signore (PpF : CI 6a 525).

Le nostre Costituzioni esprimono in questi termini il rapporto tra vita e testimonianza: La consacrazione ci

pone nella Chiesa come continuatrici della vita di Cristo e come testimoni dell’amore che Dio ha per gli

uomini. Animate, quindi, dalla carità che lo Spirito Santo infonde nei nostri cuori, viviamo ogni giorno per

Cristo e perla sua Chiesa (cf Col 1, 24) offrendoci a Lui con una donazione totale. Nella misura in cui sa-

premo unirci a Cristo saremo apostole per la gloria di Dio, come lo è stato il nostro Fondatore (CC 13).

11. Certo, non è facile vivere e testimoniare con gioia la vita di consacrazione nella nostra società, per la

quale il linguaggio delle rinunce è incomprensibile. Ma proprio qui si radica la forza della testimonianza

68

profetica dei valori superiori del Regno e del paradosso delle beatitudini, che il Concilio assegna alla vita

religiosa (cf. LG 31. 44). [pag. 21]

Il mondo oggi ammira, anzi richiede dalle persone consacrate la radicalità evangelica; quello che invece non

capisce è la via mediocre di chi non ha il coraggio di essere coerente con la scelta fatta.

Pertanto, essendo tale radicalità la condizione essenziale della sequela di Cristo, deve avere una espressione

chiara e gioiosa nella nostra vita di consacrate.

12. Prendere sul serio la radicalità evangelica significa per noi, avere l’audacia di accettare e di vivere uno

stile di vita che pone al centro il Cristo e non il nostro io, significa accettare la vita del Redentore e il mistero

del suo Regno (Mc 8, 34-38). Esige poi avere la sincerità di parlare di rinuncia, di rinnegamento e di croce,

come condizioni sempre attuali della vera sequela di Cristo alla gioventù del nostro tempo, che sente la

chiamata divina.

13. Il capitolo loda l’organizzazione dei corsi di formazione, esercizi spirituali e altri mezzi che aiutano a

riscoprire sempre più il valore della nostra consacrazione e a dare una risposta di fedeltà e di amore al Si-

gnore, alla Chiesa, ai fratelli.

[pag. 22 : bianca]

[pag. 23]

II. ALLA SCUOLA DI FRANCESCO D’ASSISI

1. La nostra appartenenza alla famiglia francescana

SpiritoMiss - 14. Il nostro Padre Fondatore diceva: Mi chiamo di nome Francesco, ma vorrei essere france-

scano non di nome ma di fatto (CIII 6b 418).

In realtà era profondamente francescano di spirito. E, per sentirsi anche pubblicamente figlio di san France-

sco, ottenne l’ingresso nella fraternità del Terz’Ordine che venne canonicamente eretto a Roccalumera e di

cui egli stesso ne fu il primo membro e il direttore (cf. CIII 6b 418).

La nostra Madre Confondatrice lo aveva preceduto nella professione come terziaria francescana, prendendo

all’età di 10 anni lo scapolare e il cordone, sotto la direzione di un religioso francescano cappuccino (cf. CII

2a 3; 4b 483).

Pure lei si lasciò penetrare in pieno dallo spirito del serafico Padre. Ambedue sognavano una famiglia fran-

cescana nell’anima, nello stile, nell’amore (Conti Guglia, Due Cuori, 58). [pag. 24]

15. Il francescanesimo però ebbe una versione prossima per i nostri Fondatori e per la nostra Congregazione

nella riforma dei Frati Minori Cappuccini. Per assicurare alla sua opera la necessaria assistenza religiosa e

spirituale, il nostro P. Fondatore si rivolse ai cappuccini, per i quali nutriva speciale simpatia a motivo del

loro stile di vita semplice e austero. Dopo alcuni mesi esalò l’ultimo respiro nelle braccia del P. Salvatore

alle cui cure affidava la vita dell’istituto (cf. CIII 6b 418).

16. Previa un’affiliazione spirituale all’Ordine dei cappuccini, con documento del provinciale di Messina (8

maggio 1914), avvenne l’aggregazione canonica allo stesso Ordine per decreto del ministro generale (1 di-

cembre 1915), a petizione di Madre Veronica e di tutte le suore della Comunità.

In virtù di questo formiamo una famiglia spirituale con i padri Cappuccini e con le Clarisse. Allora fu adot-

tato il nome di Suore Terziarie Cappuccine del S. Cuore e l’abito delle cappuccine con il cordone. Madre

Veronica volle mantenere fedelmente l’appartenenza alla famiglia cappuccina, nonostante le amarezze e le

umiliazioni che a questo motivo dovette sopportare.

Ebbe la consolazione di essere assistita spiritualmente negli ultimi mesi e nel punto della morte, come il ve-

nerato P. Fondatore, da un cappuccino, il padre Antonio da Gangi.

69

2. Caratteristiche più salienti dell’ideale francescano.

SpiritoMiss - 17. Le nostre Costituzioni affermano esplicitamente l’eredità francescana dei Fondatori Fran-

[pag. 25] -cesco (Francesco) Maria Di Francia e di Madre Veronica Briguglio (cf. CC 8) ed esprimono con

precisione di termini l’appartenenza alla famiglia francescana:

L’Istituto, pur avendo una fisionomia propria, è aggregato all’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e a quel-

lo delle Clarisse (cf. Decreto CIII 3 C N3), professa la Regola e Vita del Terz’Ordine Regolare di san

Francesco d’Assisi e gode dei benefici spirituali della famiglia francescana (CC 5).

18. Così, come dentro del carisma comune della vita consacrata, la Chiesa si rallegra della meravigliosa va-

rietà delle famiglie religiose e vuole che ogni istituto conservi e sviluppi la propria fisionomia e la propria

funzione (PC 1 e 2b), anche nella comune vocazione evangelica dei figli e delle figlie di san Francesco, esi-

ste una grande varietà di interpretazioni dello stesso ideale.

Prima di fermare la nostra attenzione sulle caratteristiche della nostra fisionomia come Cappuccine del S.

Cuore, sarà bene ricordare quali sono quelle generali che ci definiscono quali suore francescane:

a) Vita penitenziale, cioè impegno di conversione permanente.

b) Sequela di Cristo secondo il Vangelo.

c) Senso di Chiesa: Cristo presente nella Chiesa gerarchica e nel popolo di Dio.

d) Adorare Dio con cuore mondo e mente pura (Rnb 22. 26 : FF 60).

e) Docilità allo spirito del Signore e alla sua santa operazione (cit....) [pag. 26]

f) La povertà-minorità: mezzo fondamentale della sequela di Cristo e di libertà evangelica, opzione di pelle-

grinaggio senza installazioni né appropriazioni, vivendo da poveri e con i poveri, in umiltà e semplicità.

g) Fraternità evangelica, che si realizza all’interno, con i fratelli e le sorelle che ci dà il Signore, e si apre a

tutti gli uomini, anzi a tutte le cose create.

h) Obbedienza caritativa: autorità e obbedienza in funzione di servizio.

i) Presenza e azione missionaria nel mondo.

3. Cosa comporta il chiamarci ed essere cappuccine

SpiritoMiss - 19. Il nostro Istituto si riscontra nelle seguenti caratteristiche proprie dell’Ordine dei frati mi-

nori cappuccini:

a) ritorno permanente a san Francesco e ai valori francescani in uno sforzo continuo di rinnovamento;

b) primato della vita di preghiera specialmente contemplativa;

c) radicalità nella povertà personale e comunitaria;

d) senso di minorità, di austerità di vita e di lieta penitenza, nell’amore della croce del Signore;

e) spontaneità nei rapporti fraterni; prossimità ai poveri, ai deboli e agli ammalati, condividendo la loro vita;

stile popolare;

f) apostolato attivo in spirito di servizio, esercitando con preferenza l’evangelizzazione diretta (cf. CC dei

Cappuccini 1982, 4). [pag. 27]

4. Mezzi per conoscere e vivere gli ideali francescani.

SpiritoMiss - 20. Le nostre Costituzioni prescrivono come scopo delle tappe della formazione iniziale, oltre

agli aspetti della maturazione umana, cristiana e religiosa in genere, una speciale attenzione alla biografia

dei Fondatori, la storia e il patrimonio dell’Istituto, la spiritualità francescana (CC 113).

21. Molto saggiamente si precisa, come scopo del postulato, quello di scoprire le caratteristiche della nostra

spiritualità’ (CC 116-117) e di integrarsi progressivamente nella vita e nelle attività dell’Istituto, infatti, in

questa prima tappa quello che più importa è la scoperta personale degli ideali e dei valori della vita alla qua-

le la candidata si sente chiamata.

La seconda tappa, il noviziato, ha come compito proprio quello di sperimentare e assimilare, “con lo studio

e la meditazione della S. Scrittura, con la partecipazione alla vita liturgica e alla spiritualità dell’Istituto,

70

più per maturazione interiore che per semplice istruzione” (CC 124-125). I valori scoperti, sperimentati

e assimilati, e quindi anche amati, dovranno avere il necessario approfondimento dottrinale nella formazione

teologica durante lo juniorato (cf. CC 139). Ma sia la scoperta progressiva che la formazione spirituale, dot-

trinale, culturale e apostolica (CC 146) dovranno avere un aggiornamento rinnovato nella formazione con-

tinua.

22. Oggi per fortuna i mezzi per una formazione adeguata, sia nella teologia e nella spiritualità della vita re-

ligiosa che in concreto nello spirito francescano, sono per così dire a [pag. 28] portata di mano. Le pubblica-

zioni sono molte: i documenti del magistero della Chiesa, le fonti francescane, i dizionari specializzati sono

a disposizione in edizioni di facile utilizzazione. Non soltanto le case di formazione, ma ogni comunità do-

vrebbe avere una piccola biblioteca di opere scelte su temi di vita religiosa e di spiritualità francescana.

23. Esistono centri di formazione, sia a livello istituzionale che universitario, che si possono frequentare,

non soltanto durante gli anni dello Juniorato ma anche dopo: ad esempio i vari istituti di teologia per religio-

se, l’Istituto francescano di spiritualità di Roma (biennio con sezione per licenza e sezione per diploma), i

corsi organizzati dal MO.RE.FRA. ogni anno; corsi intensivi che si potrebbero organizzare a livello di Con-

gregazione; esercizi spirituali o ritiri di contenuto francescano...

[pag. 29]

III. UNA VITA, ANZITUTTO, PER DIO E CON DIO

1. La centralità di Dio nella nostra vita.

SpiritoMiss - 24. Nella vita di Gesù il Padre occupa il centro totale di riferimento: la gloria del Padre, il di-

segno del Padre, la volontà del Padre, il Regno del Padre, soprattutto l’amore del Padre. Sul suo esempio,

abbiamo fatto, mediante la professione, della nostra vita una donazione totale a Dio, il sommo amore (LG

44).

25. Dio è amore (1 Gv 4, 8.16). L’amore di Dio si è manifestato al mondo per il dono del suo Figlio e per il

dono dello Spirito Santo: Noi abbiamo creduto all’amore che Dio ha per noi (1 Gv 4, 16). Il nostro rapporto

con Dio, quindi, non può essere che una risposta incessante di amore. Così fu la vita di san Francesco, tutto

serafico in ardore, e di santa Chiara, la quale raccomandava ad Agnese di Praga, sua figlia spirituale: La-

sciati, o regina, sposa del celeste Re, bruciare sempre più fortemente da questo ardore di carità (Chiara

4Lett 27 : FF 2905).

Così fu la vita di Francesco M. Di Francia: un [pag. 30] continuo appuntamento di amore con Dio e con i

fratelli (CI 5g); voleva amare Dio senza termine e misura e fare della volontà di Dio il perché del suo vivere

e del suo morire (PpF : CI 1a 17 e 15).

E così la vita di Madre Veronica era sempre alla presenza di Dio; parlava sempre di Dio; incoraggiava ad

amare Dio con le parole e con l’esempio (PmF : CII 54 585-586).

2. Il primato della dimensione contemplativa.

SpiritoMiss - 26. La preghiera è il linguaggio naturale della fede e dell’amore. Nella vita di Gesù il dialogo

con il Padre, nella solitudine, è qualcosa di essenziale. E di san Francesco afferma il suo primo biografo che

non era tanto un uomo che prega, quanto piuttosto egli stesso tutto trasformato in preghiera vivente (2 Cel

95 : FF 682).

Il nostro Fondatore fu definito dal fratello Annibale[:] indefesso quotidiano adoratore del SS. Sacramento

(PpF : CI 3d 103); la preghiera compenetrava tutte le manifestazioni della sua vita e la trasformava in testi-

monianza della presenza di Dio ai fratelli (PpF : CI 5g). Il ricorso alla preghiera era in lui qualcosa di vita-

le.

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Quanti conobbero Madre Veronica la presentano come anima di profonda preghiera: La preghiera era il

suo respiro [..]. Pregò sempre, fin da bambina, di giorno e di notte, in casa e fuori, sul treno, in strada, lavo-

rando e occupandosi di mille cose; la preghiera fu l’arma potente con cui affrontò le tempeste nel progresso

del suo Istituto [..]. [pag. 31]

Lei stessa ebbe a dire in confidenza: Il Signore mi ha dato la grazia d’immergermi nella preghiera di notte e

di giorno, e sono stata felice (PmF : CII 2a 3.4.4b 479. 483).

27. L’elemento primario della dimensione contemplativa è la vita liturgico-sacramentale. La celebrazione

eucaristica deve essere, in ogni nostra comunità, il centro della giornata, il momento privilegiato della nostra

unione vitale con Cristo e della comunanza fraterna nell’amore. La giornata stessa viene consacrata alla lode

di Dio nella Liturgia delle Ore, nella quale rappresentiamo la Chiesa orante.

Viviamo i tempi liturgici con vero spirito e cerchiamo di prendere parte alle azioni liturgiche coscientemente

e attivamente, con attenta preparazione anche nell’esecuzione esterna del canto e della recita, con la dovuta

pausa, in tal modo che, come insegna san Francesco, la voce intoni con la mente e la mente con Dio (Franc.,

LettOrd 52 : FF 227).

28. Le nostre Costituzioni danno grande importanza alle varie forme di preghiera personale: meditazione

silenziosa in dialogo filiale con Dio, adorazione eucaristica, preghiera di intercessione e pratiche personali di

pietà (cf. CC 44-52). I nostri Fondatori sapevano unire alla contemplazione l’intercessione continua e gli

esercizi di pietà, presentando davanti a Dio i bisogni quotidiani e i problemi dei loro impegni apostolici, rea-

lizzando la perfetta compenetrazione tra contemplazione e azione (PmF : CII 4b.5c 479. 546. 548. 585a.

590. 593). [pag. 32]

3. Mezzi per proteggere la vita di preghiera e per progredire in essa.

SpiritoMiss - 29. Nella pedagogia di san Francesco, il segreto per sperimentare in noi la dimora e l’azione

divina è offrire sempre un cuore puro e una mente pura, cioè sgomberare il nostro spirito da ogni intenzione

non retta e da ogni preoccupazione delle nostre cose (cf. Rnb 22 [21-26] : FF 59-60).

30. L’Indagine pre-capitolare rivela una vera difficoltà nella vita di preghiera dovuta per alcune a mancanza

di tempo, il che genera stanchezza, distrazioni, fretta per terminare le preghiere comuni; altre accennano an-

che alla mancanza di silenzio esterno che impedisce il raccoglimento (Indag. 4a. 4b).

Ecco un punto vitale che invita a un riscontro, a livello di ogni fraternità locale, esaminando con sincerità se

veramente gli impegni assunti dalla comunità o dalle singole suore sono eccessivi, o si tratta piuttosto di

mancanza di ordine e di metodo di lavoro, o forse di mancanza di collaborazione fraterna. Da precisare che

più importante che il tempo cronologico è il tempo psicologico, cioè il clima interno di serenità e di pace per

darsi al dialogo con Dio.

31. In ciò che riguarda il silenzio esterno, un tesoro prezioso difficile da proteggere negli ambienti urbani e

nelle case con attività chiassose per natura, si dovrà studiare il modo di assicurare alle sorelle tempi e luoghi

dove sia ri spettato il clima di raccoglimento e di pace per la riflessione personale.

SpiritoMiss - 32. Paolo VI fece un invito molto attuale a tutti i religiosi: Date le soverchie occupazioni e le

tensioni della vita [pag. 33] moderna, conviene attribuire una particolare importanza, in aggiunta al ritmo

quotidiano della preghiera, a dei momenti più prolungati di orazione, che siano variamente distribuiti nei

diversi periodi, secondo le possibilità e la natura delle vostre vocazioni (ET 35).

Ecco la ragione di essere dei cosiddetti tempi forti: per una profonda esperienza di Dio e un vero ascolto del-

la sua Parola e dei suoi richiami, non è sufficiente la mezz’oretta diana; ci vogliono spazi più lunghi, ad e-

sempio settimanalmente, mensilmente, annualmente. I metodi sono vari: giornate di deserto, ritiri, corsi di

avviamento alla preghiera, riposo sabbatico dopo alcuni anni di attività per attendere, ex professo, agli inte-

ressi dello spirito e per arricchire la propria azione apostolica.

72

33. Da rilevare sotto questo aspetto il significato e la funzione delle nostre Case di spiritualità, sia come

luoghi opportuni di simili tempi forti per le nostre sorelle che come mezzo di irradiazione spirituale in bene-

ficio della comunità cristiana: sacerdoti, religiosi, laici.

34. La Congregazione per i Religiosi, nella sua istruzione del 1980 sulla Dimensione contemplativa della

vita religiosa, indica, tra i mezzi per la crescita della vita spirituale, la celebrazione rinnovata del sacramen-

to della penitenza, che restaura e rinvigorisce il dono fondamentale della ‘metànoia’ ricevuto nel Battesimo

[DCVR ?..]. E raccomanda vivamente, non solo la regolare frequenza personale, ma anche la celebrazione

comunitaria di questo sacramento secondo le norme del Rituale della Penitenza. Superata la disciplina tradi-

zionale sui confessori ordinari e straordinari per le religiose, spetta ad [pag. 34] ogni sorella trovare nella

confessione il mezzo privilegiato di purificazione e di salute interna, nonché il modo di assicurare la regola-

rità della recezione del sacramento. Si dovrà anche provvedere alle celebrazioni comunitarie periodiche an-

che senza il sacramento, specialmente nei tempi penitenziali dell’Avvento e della Quaresima.

35. La stessa istruzione raccomanda la direzione spirituale in senso stretto, normale nello sviluppo spirituale

e contemplativo. Dentro la libertà richiesta dal Vaticano II (cf. PC 14) aggiunge: tale disponibilità sarà of-

ferta anzitutto dai sacerdoti...; ma anche i superiori e formatori, dedicandosi alla cura delle singole persone

loro affidate, contribuiranno, sia pure in altro modo, a guidarle nel discernimento e nella fedeltà alla loro

vocazione e missione (Istr. DCVR ? 10s. 16).

Un ruolo peculiare corrisponde alla superiora come animatrice spirituale della comunità.

36. Sia il decreto Perfectae Caritatis che il Codice di Diritto Canonico e le nostre Costituzioni, attribuiscono

importanza primaria, nelle varie tappe di formazione, all’avviamento progressivo delle giovani religiose allo

spirito e all’esercizio della preghiera, in modo da introdurle nella vera esperienza di Dio.

[pag. 35]

IV. IL S. CUORE DI GESÙ : SORGENTE E SCUOLA DEL NOSTRO ESSERE E DEL NOSTRO

AGIRE

1. Rimanete nel mio amore (Gv, 15, 9) e imparate da me che sono mite e umile di cuore (Mt 11, 29).

SpiritoMiss - 37. Cristo, immagine del Dio invisibile (Col 1, 15), è diventato per noi sapienza, giustizia,

santificazione e redenzione” (1 Cor 1, 30), e rimane sempre per noi fonte di amore, di bontà, di misericor-

dia, di mansuetudine. Egli è la nostra pace, la nostra speranza, la nostra salute, la nostra ricchezza (cf Ef 3,

8; ≈2, 14; Tit. 2, 12; Eb. 5, 9).

Da vere figlie di san Francesco, il quale divenne copia vivente di Cristo, come un secondo Cristo, e dietro

l’esempio di Madre Veronica, che ripeteva: Il nostro pensiero, il nostro agire deve essere Gesù: per questo

ci siamo fatte suore (PmF : CII 5c 573), sforziamoci di fare sì che Cristo, testimone dell’amore del Padre,

sia il centro del nostro Istituto e di ognuna di noi (CC 3). [pag. 36]

38. Diamo la preferenza ai misteri della vita di Cristo più venerati e amati dal padre san Francesco e dai no-

stri Fondatori: l’Incarnazione, il Natale, la Passione, la Risurrezione.

2. Il Cristo eucaristico, centro vitale di ogni nostra fraternità.

SpiritoMiss - 39. Cristo, presente vitalmente nella Chiesa come capo del suo Corpo mistico, adempie la sua

promessa di essere con noi fino alla fine del mondo (Mt 28, 20) mediante la sua presenza eucaristica, il

grande mistero di amore. Francesco d’Assisi si fece non soltanto un innamorato contemplatore di questo mi-

stero, ma un apostolo attivo della venerazione al Corpo e Sangue di Cristo. Avrebbe voluto vedere ogni

giorno la fraternità radunata attorno all’altare per la santa Messa (cf. Franc., Lett. Ord. 38-40 : FF 222-223).

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Santa Chiara viene rappresentata con il ciborio tra le mani, perché con la sua fiducia in Gesù sacramentato

ottenne che il suo monastero fosse libero dai Saraceni (Proc. canonizz. Chiara, cf. FF 2963. 2984. 3012.

3046).

40. Il nostro P. Fondatore nutriva fervida devozione a Gesù sacramentato. Celebrò questo mistero anche nel-

le sue poesie. Per lui l’altare era il dolce nido e il talamo delle anime innamorate (PpF : CI 4b 111).

Stabilì nell’Istituto l’adorazione eucaristica, le Suore, giorno e notte, spontaneamente si alternavano (cf.

PpF : CI 6c 284; PmF : CII 5d 593).

Madre Veronica era solita ripetere alle suore: Andate ai piedi del Tabernacolo e raccontate tutto a Gesù.

Egli vi [pag. 37] comprende, vi ascolta, vi consola (PmF : CII 5c 573). Lei lo visitava spesso ed esortava le

suore a fare visite frequenti al Sacramento. Voleva che Gesù in chiesa non restasse mai solo né di notte né di

giorno. Specialmente negli ultimi anni, passava tutte le ore libere davanti al Signore sacramentato; chi la

cercava la trovava sempre lì, in intimo colloquio con Gesù, adorando e amando (PpF : CI 6c 284; PmF : CII

4b. 5b. 5c. 5d. 479. 483. 505 536. 558. 563. 569. 573. 586. 593; CIII 1b 9).

41. Non dimentichiamo che la sofferenza più terribile per Madre Veronica e la sua comunità fu quella di ve-

dersi portare via il Sacramento dalla cappella per disposizione dell’autorità ecclesiastica, benché Gesù volle

consolarle rimanendo nelle particelle di ostie cadute sull’altare.

E fu proprio il fervore eucaristico e l’assiduità delle suore all’adorazione silenziosa davanti al tabernacolo

l’argomento più valido che i Visitatori poterono presentare a favore dell’opera. Fu Gesù sacramentato a sal-

vare l’esistenza del nostro Istituto in quei momenti difficili. Scrisse il P. Stanislao Ambrosini, delegato apo-

stolico: Si lavora e si prega assai. La cappella dell’Istituto non è mai deserta, nemmeno un minuto; e, quan-

tunque non vi sia stato sin qui un turno per codesta adorazione perpetua, tanto di giorno che di notte si tro-

vano in cappella non poche suore che vi si trattengono lunghe ore (CIII 4d 140).

42. Le nostre Costituzioni ci esortano a fare dell’Eucaristia il centro di attrazione e di irradiazione di tutta

la nostra esistenza (CC 18), non solo mediante la partecipazione quotidiana al sacrificio della santa Messa e

alla comunione, ma anche con l’adorazione eucaristica e la visita frequente a [pag. 38] Gesù sacramentato,

che è l’espressione più naturale del rapporto di amicizia personale con Lui (cf. CC 17. 42. 47).

In ogni nostra casa, pertanto, si dovrà non solo organizzare la giornata e la collaborazione vicendevole in

modo da consentire questa pratica tradizionale nostra, ma anche creare un ambiente eucaristico che inviti al

raccoglimento e alla contemplazione silenziosa.

3. Il S. Cuore, centro della nostra spiritualità

SpiritoMiss - 43. L’amore di Dio, celebrato nella Bibbia come salvezza e misericordia, è la causa

dell’Incarnazione. Cristo, testimone dell’amore del Padre, ci ha parlato in tanti modi dell’immen-sità di un

tale amore, che accoglie il peccatore e fa festa quando ha l’opportunità di perdonare. Lui stesso, fatto come

uno di noi, si è identificato con la nostra situazione e le nostre sofferenze, ha invitato affaticati e oppressi ad

andare a trovare ristoro in Lui, mite e umile di cuore (cf Mt 11, 28s); ha predicato il Vangelo della riconci-

liazione; ci ha lasciato il testamento dell’amore nella Eucaristia e nel comandamento dell’amore fraterno, e

ha dato la sua vita sulla croce in segno di amore. Giovanni evangelista ha visto il simbolo di un tale amore

fino alla donazione totale nel fatto della lancia che aprì il suo costato facendo uscire sangue ed acqua (Gv

19, 34).

a) Perché ci chiamiamo Suore del S. Cuore.

SpiritoMiss - 44. La mamma di Francesco Maria diceva spesso: Se al mio Ciccillo si aprisse il cuore vi si

troverebbe scritta la parola CARITAS (PpF : CI 6c 278). Più che il semplice fatto di adottare una forma di

pietà tra le più legittime, molto in voga in quell’epoca, quello che portò il nostro P. Fondatore a coltivare e a

far conoscere la devozione al Cuore di Gesù fu l’aver trovato in Lui la sorgente e il senso totale di quella

carità che Dio aveva infuso nel suo proprio cuore: carità fervente verso Dio e carità operosa verso il prossi-

mo.

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45. Francesco Maria ricevette dall’arcivescovo di Messina il mandato di costituire e dirigere dovunque po-

tesse la Congregazione del S. Cuore (PpF : CI 3d 90).

Ma pensò che nessun altro culto era più gradito al Cuore di Gesù della dedizione, per amore, ai più poveri.

Mise l’opera delle orfanelle sotto l’amore del S. Cuore; al S. Cuore fu dedicata la Chiesa dell’Istituto, deno-

minato dall’inizio delle povere suore del Santissimo Cuore di Gesù; Madre Veronica volle conservare la de-

nominazione del Sacro Cuore anche dopo l’aggregazione all’Ordine dei Cappuccini.

46. Nel decreto di approvazione delle attuali Costituzioni o Regole di Vita, del 22 dicembre 1984, la Con-

gregazione per i Religiosi ha inserito una clausola che riassume l’impegno fondamentale dell’Istituto: Fedeli

agli insegnamenti del Fondatore, Mons. Francesco M. Di Francia, e della Confondatrice, Madre Veronica

di Gesù Bambino, le suore attingano dalla contemplazione del Cuore di Gesù la forza e l’ardore per com-

piere sempre, con umiltà, semplicità e letizia, la specifica missione che la Chiesa ha loro affidato [..]. [pag.

40]

b) Il cuore di Gesù, scuola di amore.

SpiritoMiss - 47. Dio è amore (1 Gv 4, 8.16), ci ama con amore eterno (Ger 31, 3), e questo amore si è

manifestato al mondo nel dono del Figlio (cf Gv 3, 16). L’amore del Padre si rivela nel Figlio suo come

amore che salva, è nel cuore di Gesù Cristo, redentore del mondo (RD 3, 9).

È un amore divino umano; Cristo, vero Dio e vero uomo, ama con cuore umano (cf. GS 22), con sentimenti

di affetto umano (cf. HA 18). In virtù dell’Incarnazione, il cuore di Gesù è il simbolo dell’amore che Egli

ha in comune col Padre e con lo Spirito Santo (cf. HA 24) ed è il simbolo della sua ardentissima carità a tut-

ti gli uomini: palpitava d’amore in ogni sua azione, in ogni suo insegnamento, ma specialmente nella sua

accettazione della Passione redentrice (cf. HA 27-29).

48. Il cuore di Gesù è la sintesi di tutto il mistero della nostra redenzione (cf. HA 39). Ognuno di noi può

dire con l’Apostolo: Il Figlio di Dio mi ha amato e ha dato se stesso per me (Gal 2, 20); dal suo cuore trafit-

to è nata la Chiesa, che da lui riceve vita, vigore ed efficacia salvifica; è lui la fonte della carità di Dio che è

stata riversata nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo (cf Rm 5, 5) (cf. HA 32-32. 35-38).

Come ci esortano le nostre Costituzioni, consideriamo la nostra devozione al Sacro Cuore come rapporto di

comunione con la Persona del Verbo Incarnato, in cui il Padre, [pag. 41] ricco di misericordia, ha manife-

stato il suo amore per gli uomini e da cui fluisce tutto l’amore per il Padre e per i fratelli (CC 18).

49. Noi, Cappuccine del Sacro Cuore, siamo state chiamate in modo speciale a entrare nella scuola di Gesù

Cristo, mite e umile di cuore (Mt 11, 29). Da questo supremo magistero dobbiamo imparare, anzitutto, a

configurare i nostri cuori secondo un tale modello, amando come lui: amando Dio con cuore puro e libero,

perché Egli per prima ha amato noi (cf Gv 4, 10); amandoci a vicenda come sorelle radunate affinché vi-

vendo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui che è il capo, Cristo (Ef 4, 15);

amando tutti quelli che incontreremo nel nostro cammino, specialmente i preferiti del Cuore del Redentore: i

piccoli, gli umili, i bisognosi, i dimenticati. Siamo, come Lui, miti e umili di cuore, testimoni davanti a tutti

della dolcezza e mansuetudine di Cristo (2 Cor 10, 1) (cf. CC 2).

c) Amore redentore e compassionevole.

SpiritoMiss - 50. Nel Cuore di Gesù trova senso il mistero della sofferenza umana. Il suo volontario olocau-

sto è il dono supremo che il suo Cuore ha fatto ad ogni uomo... Il suo cuore ferito è il simbolo più espressivo

della inesausta carità che nutre per il genere umano (cf. HA 31. 33. 38).

Gesù ha applicato a se stesso il testo di Isaia: Lo Spirito del Signore mi ha mandato per annunciare ai poveri

un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione, agli [pag. 42] oppressi la libertà (Is 61, ls;

Lc 4, 19). Il Vangelo lo presenta pieno di compassione nel vedere le folle stanche e sfinite, come pecore sen-

za pastore (Mt 9, 36), incontrando i lebbrosi, i paralitici, i ciechi, gli indemoniati, accogliendo i pubblicani e

le meretrici, i bambini, commosso davanti alle lacrime della vedova di Naim, piangendo su Gerusalemme e

sull’amico Lazzaro morto...

75

51. Il cuore del nostro P. Fondatore era veramente fatto secondo il Cuore di Gesù. Era abituato a riversare in

esso le sue angosce morali; nel cuore di Gesù, fornace di amore che tutto brucia, egli tante volte posò il suo

cuore perché il divin fuoco d’amore consumasse in lui quanto c’era di umano (PpF : CI 4b 111). A questa

scuola imparò a dare spazio nel suo cuore a tutte le sofferenze umane.

Anche la vita di Madre Veronica fu contrassegnata fin dal suo nascere dalla croce: Abbràcciati alla croce

che il Signore ti manda [..]. Le sofferenze sono perle: non le lasciate sfuggire di mano, raccoglietele tutte

gelosamente [..]. Così consigliava le consorelle, ma aggiungeva: Il Signore, prima di mandare una croce,

manda la sua grazia [..]. La croce però, ripeteva, bisogna portarla fino al Calvario [..]. Essa infatti la portò

animosamente fino all’ultimo respiro.

Disse in confidenza poco prima di morire di aver sofferto molto, un vero martirio spasimante, e aggiunse:

Ma ero felice di soffrire senza che nessuno lo sapesse, e pregavo il Signore che aumentasse il mio martirio

(PmF : CII 1b-2; 2a-3; 2c-5; 4b. 479. 483).

SpiritoMiss - 52. Il mistero del dolore sarà nostro compagno in una forma o nell’altra. Dobbiamo saper tro-

vare il senso cristiano delle sofferenze corporali (malattia, stanchezza, noia dell’e- [pag. 43] -tà [età], ecc.)

come pure delle sofferenze morali, sia che queste vengano dall’interno (ansietà, preoccupazioni, insuccessi,

umiliazioni o anche persecuzioni) o provengono dall’esterno (incomprensioni, insuccessi, umiliazioni o an-

che persecuzioni). Gesù ha detto: Il discepolo non è da più del maestro (Mt 10, 24).

53. Se noi avremo trovato il senso delle nostre sofferenze nella contemplazione del Cuore di Gesù, saremo

in grado di comunicarlo a tutti quelli che, nel mondo, gemono sotto il peso delle proprie miserie e angosce,

vittime tante volte dell’egoismo degli altri.

La nostra missione è di essere testimoni e messaggere del mistero dell’Amore redentore: Infatti non abbia-

mo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo Lui stesso provato in ogni

cosa, a somiglianza di noi, eccetto il peccato (Eb 4, 15).

54. Chi guarda con fede le proprie situazioni dolorose, anche se ingiuste, non cede alla tentazione di fare la

vittima. Perdona con cuore generoso come Gesù sulla croce (cf Lc 23, 34), anzi ama i causanti delle sue

sofferenze (cf Mt 5, 44).

Insegna il padre san Francesco: Sono nostri amici tutti coloro che ingiustamente ci infliggono tribolazioni e

angustie, ignominie e ingiurie, dolori e sofferenze, martirio e morte, e li dobbiamo amare molto (Rnb 22, 3-

4 : FF 56).

Madre Veronica ebbe a sopportare incomprensioni e persecuzioni, che occasionarono dure misure

dell’autorità ecclesiastica; il suo comportamento fu il perdono e il silenzio: Siate generose nel vostro perdo-

no - insegnava -; perdonate tutte le offese, anche le più gravi, non ne serbate rancore. Così Iddio perdonerà

le vostre manchevolezze (PmF : CII 1b-2. 4b 479; 5c 548. 555. 562). [pag. 44]

Anche noi dobbiamo saper diffondere tra gli uomini, nel nostro mondo malato di violenza, la tattica evange-

lica del perdono.

4. Il cuore della Madre del Redentore.

SpiritoMiss - 55. Nessun cuore è più vicino e più simile al Cuore di Gesù di quello della Vergine Madre:

Essa primeggia tra gli umili e i poveri del Signore, i quali con fiducia attendono e ricevono da Lui la salvez-

za (LG 55).

Il P. Fondatore nutrì per Lei un amore tenero e fervido e, con mirabile sintesi, espresse tutto il suo amore

nell’invito ad ascoltare Maria..., imitare Maria..., imparare ad amare e soffrire con Maria (PpF : CI 1 C

31).

Nelle sue poesie seppe sfogare il suo affetto filiale con accenti pieni di ingenuo ardore.

Nella sua attività missionaria per i villaggi e i paesi della Diocesi di Messina, col permesso dell’Arcive-

scovo Guarino fondò le Associazioni delle Figlie di Maria. Quella di Roccalumera, in contrada Botteghelle,

sorta il 27/12/1887, fu aggregata alla primaria di Roma (PpF : CI 3a 46; CI 3d 90).

Tutto il suo vivere era guidato dall’amore alla Madonna.

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Madre Veronica, formata alla sua scuola, centrò la sua devozione totalmente nella Madonna (PmF : CII

5c 569. 572-573. 575. 602).

56. Quali anime consacrate, guardiamo Maria come modello di risposta pronta e totale nella sua obbedienza

di fede, con tutto il suo io umano, femminile, in perfetta coo- [pag. 45] -perazione (cooperazione) con la

grazia e in perfetta disponibilità all’azione dello Spirito Santo (RM 13).

Sappiamo vivere, come Lei, la nostra verginità in maternità feconda, come un dono totale (cf. RM 39) e la

nostra vita di povertà come una condizione della sequela di Cristo. Maria, associata alla povertà del Figlio e

al suo annientamento (cf. RM 18), appare nel Magnificat come portavoce dei poveri e degli umili; così an-

che noi dobbiamo essere voce di tanti che non hanno voce.

57. Secondo la raccomandazione del Vaticano II, promuoviamo generosamente il culto, specialmente litur-

gico, verso la beata Vergine, e la pietà mariana, avendo presente che la vera devozione non consiste né in

uno sterile e passeggero sentimentalismo, né in una certa quale vana credulità, ma bensì procede dalla fede

vera, dalla quale siamo portati a riconoscere la preminenza della Madre di Dio, e siamo spinti al filiale

amore verso la Madre nostra e all’imitazione delle sue virtù (LG 67).

[pag. 46 : bianca]

[pag. 47]

V. SORELLE DONATECI LE UNE ALLE ALTRE

1. Se Dio ci ha amato così, noi dobbiamo amarci a vicenda (1 Gv 4, 11)

SpiritoMiss - 58. Gesù ha compendiato tutta la legge e i profeti nell’unico precetto dell’amore nelle due di-

mensioni: amare Dio e amare il prossimo (cf Mt 22, 40). Ci ha presentato l’amore provvidente e misericor-

dioso del Padre come modello e, nel promulgare il suo comandamento, distintivo dei suoi discepoli, ci ha

detto: Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi, indicandoci la nuova misura dell’amore: dare la vita

per il fratello (Gv 15, 12-13).

Egli ha stabilito la sua Chiesa come comunione di carità e di servizio vicendevole e ha promesso la sua pre-

senza ai fratelli radunati nel suo nome (cf Mt 18, 20).

59. La vita fraterna è uno degli impegni fondamentali assunti in virtù della nostra professione: Per essa en-

triamo a far parte di una famiglia peculiare, nella quale troviamo aiuto vicendevole nella realizzazione del-

la vocazione personale; questa comunione fraterna, radicata e fondata nella carità, diventa esempio e te-

stimonianza della riconciliazione universale in Cristo (CIC 602). [pag. 48]

La vita religiosa in comune si nutre della Parola di Dio, della Sacra Eucaristia e della Preghiera Liturgica e

personale; esprime l’unione dei cuori nella stima reciproca, nel portare i pesi gli uni degli altri [..] e nello

spirito di servizio (cf. PC 15).

60. La fraternità evangelica, secondo lo spirito di san Francesco e di santa Chiara, ha come punto di partenza

l’accettazione di ogni consorella così come è, quale dono di Dio.

La fraternità si manifesta: nelle dimostrazioni sincere dell’affetto interno mediante le opere; nell’eguaglianza

totale tra le sorelle, con l’unica differenza dei compiti da svolgere e delle necessità personali, che ognuna

deve manifestare fiduciosamente per ricevere l’aiuto fraterno; nella gara di servizio e di obbedienza vicen-

devole, secondo l’esempio di Cristo che non è venuto per essere servito ma per servire (Mt 20, 28).

Sotto la guida della madre e serva, in un clima di spontaneità, di familiarità e di rapporti di fede, in letizia e

semplicità, la fraternità serve il Signore in povertà e umiltà, pellegrina e forestiera dovunque si trovi, sempre

in stato di missione come il gruppo degli apostoli e delle sante donne guidato da Gesù nella sua vita pubblica

(cf. Rnb 5, 13-18; 6, 1-3; 7, 14-17; 9, 1-3. 13; 10, 1-2; 11, 4-5 ; Chiara, Reg. 4, 9-12; 8, 1-6. 15; 10, 4-7 ;

Chiara, Test. 59-60 : FF .. .. 2847)

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SpiritoMiss - 61. Le suore che conobbero il Padre Fondatore testimoniano la sua carità tenera e sollecita

con tutti, ma specialmente con le orfanelle e con le suore sue collaboratrici; si interessava per ognuna perso-

nalmente, le ascoltava nei loro bisogni e cercava di venire loro in aiuto (CI 6c 284-285. 292. 297). [pag. 49]

Madre Veronica raccomandava alle consorelle: Usa sempre carità con tutti, la carità supera ogni altra cosa

e ti forma un cuore d’oro (PmF : CII 1b-2).

Dotata di un cuore compassionevole e di delicata intuizione, indovinava le situazioni personali e aveva per

ognuna parole e atteggiamenti commoventi (cf. CIII 1b-9).

62. Quanto ha di bello e allettante la vita fraterna, alla luce del Vangelo, altrettanto ha di fragile e di difficol-

toso. È un ideale che non troveremo mai raggiunto e realizzato; ogni giorno dovremo riprendere l’im-pegno

dell’accoglienza vicendevole, della convivenza pacifica, della comprensione e della collaborazione; ed è

proprio in questo incominciare sempre di nuovo che la carità di Cristo ottiene vittoria in noi. Allora ci vuole

una vera ascetica del vivere insieme, la quale consiste nel conoscerci a vicenda, nel combattere ognuna di

noi le proprie inclinazioni egoistiche, nel dominare i nostri stati d’animo, nell’anteporre il bene delle altre al

proprio, nel metterci nella loro situazione per capire i loro atteggiamenti, nell’attiva speranza di quanto le

altre possono divenire con il nostro fraterno aiuto, mostrando interesse di ciò che sta a cuore a ciascuna (cf.

ET 39).

SpiritoMiss - 63. Secondo l’insegnamento di san Francesco e di santa Chiara, l’unico membro privilegiato

della fraternità è la sorella malata nel corpo e nello spirito.

Riguardo alle sorelle anziane e a quelle provate dal Signore con la mancanza di salute corporale, è doveroso

riconoscere la carità sollecita con la quale sono assistite sia da [pag. 50] parte delle superiore che delle con-

sorelle dedite a questo servizio. È incoraggiante constatare, come lo ha rivelato l’inchiesta, che queste nostre

sorelle anziane e impedite non si sentono esseri inutili, ma apportano all’impegno comune della Congrega-

zione il contributo della loro operosità, delle loro sofferenze, della loro preghiera e della loro speranza sere-

na nel futuro. Abbiamo presente l’esortazione di san Francesco: Prego il fratello infermo di rendere grazie

di tutto al Creatore; e quale lo vuole il Signore, tale desideri di essere sano o malato, poiché tutti coloro che

Dio ha predestinato alla vita eterna, li educa con i richiami stimolanti delle prove e delle infermità (Rnb

10, 3-4 : FF 35).

Cura più delicata richiede la suora travagliata da situazioni morali e spirituali; venirle in aiuto non è soltanto

compito pastorale delle responsabili, ma anche dovere di carità delle consorelle che le sono accanto.

2. Dinamica interna della fraternità.

SpiritoMiss - 64. Il rapporto autorità-obbedienza, in senso evangelico, si colloca nell’impegno comune della

sequela di Cristo, il quale, per realizzare il disegno del Padre, annientò se stesso, si fece servo, obbediente

fino alla morte e morte di croce (cf Fil 2, 6-11).

Egli ci ha riacquistata la libertà dei figli di Dio, la quale non consiste nel fare ognuno quello che gli piace,

ma nel mettersi per la carità al servizio degli altri (cf Gal 5, 13). [pag. 51]

Se da una parte, infatti, ognuna di noi deve sviluppare al massimo i doni di natura e di grazia ed essere ben

preparata per ogni opera buona (2 Tim. 3, 16), dall’altra, la carità la deve rendere disponibile per mettere

questi stessi doni e la sua preparazione specifica al servizio degli altri sotto il segno dell’obbedienza (cf. PC

14).

a) Obbedienza attiva e responsabile.

SpiritoMiss - 65. La nostra consacrazione in una vita di obbedienza ci fa partecipare al mistero

dell’obbedienza redentrice di Cristo e ci mette nella linea della volontà salvifica di Dio, mentre ci offre la

garanzia dell’autenticità del nostro servizio agli altri. Questa sicurezza fece dire a Madre Veronica:

L’obbedienza è il guanciale di una vera religiosa (PmF : CII 1b-2). Ella stessa diede esempio di obbedienza

ai superiori, anche in circostanze nelle quali stava in mezzo la fedeltà al proprio carisma e a quello

dell’Istituto; sapeva che chi obbedisce canta sempre vittoria (PmF : CII 5d 593).

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66. La vera obbedienza è attiva e responsabile (PC 14), cioè non deve essere puramente passiva, aspet-

tando di essere comandata, né infantile, ricusando di prendere la responsabilità nei compiti che le sono affi-

dati. Mai la superiora dovrà sostituire la responsabilità di una suora, né davanti a Dio né davanti agli uomini;

dovrà però appoggiarla qualora la suora agisca per incarico da lei ricevuto. [pag. 52]

Le superiore, da parte loro, dovranno rallegrarsi quando le singole suore agiscono per propria iniziativa, nel-

le varie opportunità di fare il bene. Giacché, come insegna san Francesco, questa è vera obbedienza (Amm.

3-4 : FF 148).

Ma nessuna suora dovrebbe prendere alcun impegno per proprio conto senza aver informato la fraternità e

aver ottenuto l’approvazione della superiora.

b) Il compito della madre e serva.

SpiritoMiss - 67. In un tale contesto evangelico, comandare non è altro che servire e obbedire (cf Eb 13,

17). Ma il primo servizio che le consorelle hanno diritto di ricevere dalla madre e serva è quello di essere

guida della propria comunità. Come dicono san Francesco e santa Chiara, dovrà rendere conto delle anime

delle consorelle a lei affidate.

Lo stesso san Francesco enumera i vari servizi che comporta una tale responsabilità pastorale: visitare cioè

l’incontro personale, incoraggiare, esortare e, se sarà il caso, anche correggere, ma con umiltà e carità (Rnb

4, 1; Rb 10, 2; Chiara, Reg. 4, 9-12; 10, 1 : FF 13. 100. 2777-78. 2806).

Se da una parte è da scartare un autoritarismo antievangelico, padroneggiando come i capi del mondo (cf

Mt 20, 25), non diventa meno dannoso un atteggiamento permissivista, che lascia ognuna camminare per

proprio conto. Tutti i membri della comunità hanno diritto a una direzione responsabile.

SpiritoMiss - 68. Ogni superiora dovrebbe guardare se stessa nel ritratto fatto da santa Chiara: Si studi di

presiedere le altre più con [pag. 53] le virtù e la santità della vita che per l’ufficio, affinché, animate dal suo

esempio, le sorelle obbediscano, non tanto per obbligo ma per amore. Sia provvida e discreta con tutte... Sia

ancora tanto affabile e accogliente, che le sorelle possano manifestarle con fiducia le loro necessità e ricor-

rere a lei ad ogni ora con confidenza, come sia più comodo per loro (Chiara, Test. 61-66 : FF 2848).

Così si comportava Madre Veronica. Si faceva chiamare semplicemente sorella; a chi le domandava se era

lei la superiora rispondeva: Sono una delle più anziane, ci aiutiamo l’una con l’altra [..]. E non accettava di

essere ritenuta fondatrice dell’Istituto, ma soltanto la prima collaboratrice del santo Fondatore (PmF : CII

1b-2). Aveva cura sollecita delle malate e delle tribolate, le incontrava, le ascoltava, si inteneriva fino al

pianto con le loro sofferenze. Piena di compassione e di tenerezza faceva preparare cibi più abbondanti

quando il lavoro era più pesante e quando ritornavano stanche alla fine della giornata, teneva per loro la cena

pronta e i letti preparati perché andassero subito a riposare. Per tutte aveva una parola di congratulazione e

di incoraggiamento. Ma sapeva anche richiamarle al dovere quando era necessario, benché con delicatezza e

amore, e anche con prudenza: Con le anime bisogna usare carità, perché sono anime e potrebbero disperar-

si, rispose a una suora che avrebbe desiderato delle misure drastiche (PmF : CII 1b. 4b 483; 5c 536. 542-

543. 564. 573; CIII 1b-9).

c) Il dialogo comunitario.

SpiritoMiss - 69. Alla sollecitudine delle superiore, agenti di unità e di animazione fraterna, deve corrispon-

dere l’obbedienza pronta e lieta delle sorelle, la disponibilità generosa per collaborare con le loro direttive e

con gli impegni comuni. Il che soltanto sarà possibile nella dinamica fraterna del dialogo aperto e fiducioso.

L’esercizio del dialogo a livello di comunità richiede: capacità di ascolto in tutte; rispetto per ogni consorella

alle opinioni è alle proposte, anche quando non possono essere accettate; interesse per quello che sta a cuore

a ognuna; informazione ampia e leale senza segretismi né personali né di gruppo; verità e libertà nell’esporre

il proprio punto di vista senza cercare di imporlo alle altre; soprattutto, volontà di accettare l’impegno che si

assume comunitariamente e di collaborare nella messa in pratica sotto la responsabilità della superiora, an-

che se contrario alla scelta personale. Questa viene chiamata da san Francesco obbedienza caritativa: una

rinuncia fatta in ossequio ai fratelli (Amm. 3, 5-6 : FF 149).

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SpiritoMiss - 70. Vivere in comune è un camminare insieme e, pertanto, richiede l’incontro comunitario a

tempi e luoghi determinati. La puntualità agli atti comuni è segno di unione e ravviva la fede nella presenza

di Cristo in mezzo a noi. Si deve tenere in conto che la molteplicità delle nostre attività, con orari spesso di-

spersivi, rende difficile la regolarità di una tale partecipazione: allora in ogni casa si dovrà organizzare la

vita interna in modo che nessuna suora debba rinunciare normalmente al beneficio della partecipazione in

comune agli atti fondamentali, specialmente la preghiera comunitaria. [pag. 55]

SpiritoMiss - 71. I mezzi di comunicazione sociale, rettamente adoperati, rendono grandi utilità per la vita

sociale, culturale e anche apostolica; ma l’esperienza dimostra che possono anche diventare dannosi per la

nostra vita in comune se vengono usati senza discrezione, specialmente la TV. Le nostre Costituzioni affida-

no il retto uso ditali mezzi al senso di responsabilità delle suore che fanno parte di ogni comunità; ma è desi-

derabile che, anche questa responsabilità, trovi la garanzia di serietà in un impegno preso comunitariamente

e mantenuto da chi deve rispondere della guida del gruppo.

3. Proiezione esterna della nostra unione fraterna.

SpiritoMiss - 72. La fraternità evangelica si realizza all’interno, ma si proietta all’esterno come testimonian-

za del Regno: Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli (Gv 13, 35). Cerchiamo, quindi, di offrire al

mondo un’immagine positiva della nostra fraternità, sia a livello di Istituto come a livello di comunità locale.

Anzitutto parliamo bene delle nostre consorelle, cercando di coprire le ombre e le miserie che forse possono

esistere. Senza orgoglio né vanto fatuo, sappiamo comunicare agli altri la stima del nostro Istituto, facciamo-

lo conoscere con i suoi valori, la sua missione, le sue iniziative.

SpiritoMiss - 73. Nella proiezione esterna è importante la testimonianza della nostra armonia e collaborazio-

ne fraterna. Anzitutto dobbiamo abituarci a valorizzare le doti delle consorelle chiedendo il loro aiuto con

umiltà, condividendo con loro le nostre responsabilità, accettando i loro suggerimenti utili. Poi dobbiamo

offrire la nostra collaborazione, prestarci per sostituire una consorella nel suo compito qualora debba assen-

[pag. 56] -tarsi (assentarsi) o sia impedita, essere contente di rimanere in seconda linea contribuendo al suc-

cesso di un’altra: il successo è sempre di tutte.

SpiritoMiss - 74. Se ogni comunità religiosa deve dare testimonianza della riconciliazione universale in Cri-

sto (CIC 602), tutte noi, in una forma o altra, dovremo essere agenti di unione e di pace tra gli uomini. E

questo a cominciare dalla realtà ecclesiale nella quale ci troviamo inserite, coltivando la nostra adesione alla

gerarchia della Chiesa, la buona collaborazione con il clero locale, l’armonia con gli altri Istituti religiosi,

l’unione con tutta la famiglia francescana, in particolare con l’Ordine dei frati minori cappuccini. Cerchiamo

poi di diffondere il messaggio e il dono della pace per costruire un mondo più cristiano, senza discrimina-

zioni, senza lotte ideologiche, senza violenza.

[pag. 57]

VI. POVERE, UMILI, SEMPLICI

1. Alla sequela del Cristo povero.

SpiritoMiss - 75. Il Figlio di Dio, da ricco che era si è fatto povero per noi, perché per mezzo della sua po-

vertà noi diventassimo ricchi (cf 2 Cor 8, 9). Nacque in somma povertà, sperimentò la povertà a Nazaret

dovendo procurarsi il necessario con il proprio lavoro; nella vita pubblica scelse per sé e richiese dai suoi

collaboratori immediati la povertà totale per portare ai poveri la buona novella; finalmente morì in nudità e

umiliazione sulla croce. Il Padre san Francesco diede inizio al suo cammino penitenziale quando il Signore

lo portò tra i lebbrosi e fece della povertà la condizione fondamentale della sequela del Cristo povero e cro-

cifisso e il mezzo più evangelico di portare al mondo il messaggio del Vangelo.

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SpiritoMiss - 76. Il nostro Istituto è nato sotto il segno della povertà, o meglio ebbe origine dalla realtà

angosciosa dei poveri. Il P. Fondatore mendicante per amore dei poveri, in un momento decisivo delle sue

scelte apostoliche, cedette al fratello Annibale tutti i suoi beni e si sentì libero per dedicarsi interamente ai

poveri, povero lui stesso. Lo seguì Madre Veronica con le sue compagne. Tutto era stretto, umile e povero

[pag. 58] nella rustica stanzetta, culla dell’Istituto. Si lavorava, ma il lavoro non bastava; allora si doveva

andare per la questua in mezzo a grandi sofferenze e umiliazioni, per poter mantenere gratuitamente una

cinquantina di orfanelle. Ma c’era grande fiducia nella Provvidenza e gioia nel condividere la sorte dei biso-

gnosi (cf. CIII 1b 11; 1d 15; 6b 418).

Madre Veronica visse gioiosamente povera in tutto, contentandosi dello strettamente necessario e vivendo

veramente espropriata (cf. PmF : CII 5c 544-545. 548. 562-563. 571; 5d 585. 590. 592-593).

SpiritoMiss - 77. La povertà evangelica è anzitutto la grande liberatrice del cuore. Chi è veramente povero di

spirito, secondo la dottrina di san Francesco, attribuisce a Dio tutti i suoi beni, senza tenere nulla per sè; non

si appropria dei propri doni, né del servizio agli altri che esercita attraverso gli uffici o le cariche, né delle

opere di penitenza o di pietà, né del successo delle proprie attività; non invidia negli altri il bene che il Si-

gnore realizza in essi o per mezzo di essi, perché è l’Altissimo che fa tutto in noi e per mezzo di noi (cf.

Rnb 17, 4-8; Amm 2, 4. 7-8. 11. 14. 17. 19. 28 : FF 47-48. 147. 152. 156-157. 160. 163. 166. 178).

Mettiamo quindi a servizio delle nostre consorelle e di tutti gli uomini le nostre forze fisiche, le doti naturali,

la nostra preparazione.

SpiritoMiss - 78. L’impegno di povertà esterna, in virtù del voto, comporta la rinuncia alla libera disposizio-

ne dei beni e la non appropriazione di quello che ognuna di noi riceve a qualunque titolo: pensioni, sovven-

zioni, assicurazioni, regali (cf. CIC 600; 668, 3). In virtù di questa compartecipazione fraterna, che attesta

la spi- [pag. 59] -rituale (spirituale) comunione che ci unisce (ET 21), ogni sorella ha il diritto di ricevere

dalla comunità tutto quello che le occorre per la vita personale e per le sue attività: vitto, vestito, cura me-

dica, studi e preparazione conforme alla nostra missione, mezzi di lavoro e di apostolato, senza altra diffe-

renza di quella richiesta dalla diversa necessità. Affinché una tale condivisione sia facile ci vuole

l’informazione economica leale e seria a livello comunitario.

SpiritoMiss - 79. Come insegna il Vaticano II, non basta la dipendenza dalle superiore nell’uso dei beni, ma

è necessario che ogni religiosa sia povera di fatto e di spirito (cf. PC 13).

In senso poi francescano l’impegno di una vita povera ricade sulla fraternità come tale. Ogni nostra comuni-

tà e lo stesso Istituto deve sperimentare all’interno e testimoniare all’esterno una sincera povertà negli edifi-

ci, nell’arredamento, nei mezzi di azione, cercando la semplicità e allo stesso tempo la funzionalità.

SpiritoMiss - 80. Nella vita di Cristo il binomio povertà-lavoro è inseparabile sia il lavoro manuale a Nazaret

sia il lavoro per il Regno nella vita pubblica. Così pure hanno capito la povertà san Francesco e santa Chiara:

il ricorso alla ‘mensa del Signore’ mediante la questua, soltanto è giustificato quando il lavoro non basta

(Franc., Test. 26 : FF 120).

E così è stata la tradizione del nostro Istituto fin dall’inizio. A tutte era di esempio Madre Veronica, la quale,

anche essendo Superiora, era la prima a lavare, a scopare, a trasportare calce e mattoni, ad andare alla que-

stua, a fare la cuciniera, l’infermiera, la ricamatrice ed altre mansioni ri- [pag. 60] -chieste (richieste) dalla

necessità. Sapeva quanto è dura la vita della povera gente; e poi per lei il lavoro ha anche una dimensione

spirituale che bisogna aver presente: Lavorate per il cielo – diceva –, siate api industriose; tutto passa

quaggiù, tutto passa! (PmF : CII 1b-2; 2a-3; 2b-4; 4b 488).

Nella nostra fraternità evangelica non dobbiamo ritenere un’occupazione più degna dell’altra, poiché tutte

sono ugualmente espressione della volontà di servizio.

2. Il nostro inserimento tra i poveri.

SpiritoMiss - 81. Professare una vita in povertà equivale ad entrare a far parte del numero dei poveri; non è

una scelta di classe, ma di condizione. Insegna san Francesco: Devono essere lieti quando vivono tra perso-

81

ne di poco conto e disprezzate, tra i poveri e i deboli, tra gli infermi e i lebbrosi e tra i mendicanti lungo

la strada (Rnb 9, 3 : FF 30).

Il nostro Padre Fondatore, dietro ogni bisognoso, vedeva Cristo, amava Cristo; Cristo infatti si fa trovare in

colui che ha fame, sete, in colui che è senza tetto o nudo o malato o in carcere (cf Mt 25, 34-45).

Sull’esempio dei nostri Fondatori, che andarono incontro ai poveri esistenti nella realtà sociale nella quale

vivevano, noi dobbiamo saper scoprire, nella nostra società, i poveri più bisognosi di attenzione e sentirei

chiamate ad essere presenti presso altri popoli, dove la povertà è ancora sinonimo di miseria sotto tutti gli

aspetti. [pag. 61]

SpiritoMiss - 82. Deve trovare eco nella nostra esistenza il grido dei poveri, che si leva dalla loro indigenza

personale e dalla loro miseria collettiva. Anzitutto dobbiamo rifiutare ogni compromesso con qualsiasi for-

ma di ingiustizia sociale..., a destare le coscienze di fronte al dramma della miseria ed alle esigenze della

giustizia sociale del vangelo e della chiesa a condividere con i poveri le loro ansie lancinanti e anche la lo-

ro condizione, riconvertire in favore di loro generosamente i nostri beni e le nostre opere (ET 18).

3. Povertà-umiltà: minorità.

SpiritoMiss - 83. San Francesco e santa Chiara hanno formulato la povertà evangelica come un impegno di

seguire la povertà e umiltà del Signore Gesù Cristo [..]; infatti, nella vita del Redentore c’è anzitutto il mi-

stero della sua povertà: annientamento nell’Incarna-zione, nella sua vita nascosta e nella croce. Peraltro, la

vita di ogni povero è allo stesso tempo umiliazione sociale, sottosviluppo, incultura, e spesso degradazione

morale. La nostra vocazione di poveri e umili ci porta ad essere minori nella Chiesa e nella società, contente

di occupare gli ultimi posti nelle nozze del Regno (cf Lc 14, 7-11).

SpiritoMiss - 84. Tutte le testimonianze sulle virtù di Francesco M. Di Francia fanno rilevare la sua umiltà,

quel suo contegno nobile e semplice, quel non dare importanza alla propria persona, anche dopo la sua no-

mina a vicario generale; leggeva umoristicamente la sua sigla V.G.: vile giumento. [pag. 62]

Agli auguri ricevuti in tale occasione rispose: Non sono niente, non sono niente. Soffriva quando si vedeva

onorato. Quando veniva nel laboratorio delle suore o per il ritiro o per ascoltare qualche conferenza, il suo

posto era in fondo, in un angolo. Avrebbe voluto rimanere nascosto e ignorato dopo la morte (cf. PpF : CI

4a 110; 6c 276. 278. 281. 290. 295; PmF : CII 5c 545).

Madre Veronica fece dell’umiltà la sua regola e il suo stile; quando venne messa da parte accettò serena la

divina volontà e con la stessa serenità ricevette i disprezzi e le umiliazioni, il suo ritiro, senza lagnarsi né far

valere i suoi titoli di fondatrice, anzi occupandosi nei servizi più umili (PmF : CII 1b-2; 4b 479; 5c536. 542;

5d 585. 590-593; CIII 1b-9).

SpiritoMiss - 85. Il nostro Fondatore volle espressamente stabilire sul fondamento dell’umiltà il nostro Isti-

tuto. Siate umili — raccomandava — fino a tanto che saprete vivere nascoste il Signore vi guarderà beni-

gnamente e la piccola casa andrà avanti; ma quando incomincerete a coltivare il desiderio di innalzarvi e

di gareggiare con gli altri istituti più ricchi, più diffusi, più privilegiati allora non potrete fare più bene,

perché vi mancherà l’aiuto di Dio. E ancora: Nella Chiesa ogni istituzione ha una missione da compiere: il

vostro Istituto deve essere il più povero, il più umile strumento nelle mani di Dio. Questo è quello che io

vorrei scrivere a caratteri indelebili nel vostro cuore per fondarvi tutte nella più grande umiltà (PpF : CI 4a

110).

SpiritoMiss - 86. Una tale missione di minorità nella Chiesa non sarà possibile se ognuna di noi non coltiva

la vera umiltà, secondo l’esempio di Cristo mite ed umile di cuore (Mt 11, 29) e della umile ancella del Si-

gnore, la Vergine Maria. Il vero umile insegna san Francesco — non si ritiene migliore [pag. 63] quando è

onorato ed esaltato dagli altri da quando è ritenuto vile, semplice e disprezzato, poiché ognuno è quello che

è davanti a Dio, e non più (Amm 20, 1-2 : FF 169).

Se siamo umili davanti a Dio, vedendoci come Lui ci vede, diventeremo anche umili verso le nostre conso-

relle che ci accolgono, ci perdonano e ci amano, e umili anche in mezzo agli uomini. Così la nostra carità

apostolica sarà veramente servizio — diakonia, ministerium — e non puro compito professionale.

82

4. Semplicità e letizia.

SpiritoMiss - 87. La liberazione dalle preoccupazioni terrene e dalle ambizioni mediante la povertà e

l’umiltà ha come frutto la semplicità, definita da san Francesco quella virtù che contenta di solo Dio, non fa

conto delle altre cose, e la gioia, che proviene dalla preghiera pura e dalla rettitudine nell’operare (Leg.

Per. 96-97 : FF 1653). Sono vere virtù evangeliche, nel concetto dello stesso serafico Padre, componenti ne-

cessarie dell’armonia fraterna e del messaggio minoritico agli uomini: Non dobbiamo essere sapienti e pru-

denti secondo la carne, ma piuttosto semplici, umili e puri (Franc., Lett Fed. 45 : FF 199).

Si guardino i frati dal mostrarsi tristi all ‘esterno e ipocritamente rannuvolosi, ma si mostrino lieti nel Si-

gnore, giocondi e garbatamente allegri (Rnb 7, 17 : FF 27).

Non è altro che la raccomandazione data da S. Paolo a tutti i cristiani: Rallegratevi nel Signore sempre, ve lo

ripeto, rallegratevi. La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini (Fil 4, 4-5).

SpiritoMiss - 88. Il nostro P. Fondatore era di grande semplicità e umiltà; il suo volto, sempre sorridente,

ispirava fiducia e diffon- [pag. 64] -deva (diffondeva) gioia intorno; missionario degli umili e della gente di

campagna, conservò la sua schietta giovialità con ogni classe di persone; la sua semplicità di vita si manife-

stava in una sorprendente disinvoltura e un troppo dimesso sentire di sé (PpF : CI 6c 276. 278. 280. 285).

Anche Madre Veronica fu un’anima semplice e piena di serenità placida e affabile: semplice nei suoi senti-

menti, nelle sue azioni e nelle sue parole (PmF : CII 5d 590).

Ecco una opzione evangelica che, specialmente a livello di Istituto comporta certe rinunzie che sono poco

valorizzate dall’opinione mondana: accettare di essere guardate come religiose di poco conto, popolari, me-

no preparate per compiti importanti. Ma a noi basta di essere accessibili ai semplici e umili e di essere mes-

saggere di gioia e di pace nel mondo di oggi, tribolato dall’angoscia e dalla tristezza.

[pag. 65]

VII. LA NOSTRA PRESENZA PENITENZIALE E PROFETICA NEL MONDO DI OGGI

1. Essere nel mondo senza essere del mondo.

SpiritoMiss - 89. La missione fondamentale dei discepoli di Cristo è di essere suoi testimoni davanti a tutti

gli uomini (cf Atti 1, 8). Ma per realizzarla Egli stesso ha lasciato loro un compito per niente facile: essere

nel mondo senza essere del mondo (cf. Gv 17, 11. 14). Se vogliamo che la nostra presenza sia veramente

profetica, cioè una testimonianza viva ed efficace, deve essere presenza penitenziale. Da vere convertite,

dobbiamo uscire dal mondo (Test. 4 : FF 110), come fece san Francesco e accettare di essere differenti nel

nostro modo di pensare, di sentire e di agire, per poter denunciare con la nostra vita, più che con le parole,

tutto ciò che c’è di ‘mondo’ nella nostra società, cioè tutto ciò che contrasta con il Vangelo. Più la gente ci

troverà differenti, evangelicamente coerenti, più saremo in grado di inserirci nelle realtà sociali del nostro

tempo.

SpiritoMiss - 90. In virtù dell’impegno assunto mediante la professione della forma di vita del Terz’Ordine

Regolare di san Fran- [pag. 66] -cesco (Franccesco), intendiamo vivere la conversione evangellca in spirito

di preghiera, di povertà e di umiltà (Reg. TOR 2).

Affinché la nostra vita penitenziale dia frutti di un costante rinnovamento, ricorriamo anzitutto alla grazia

purificante del sacramento della penitenza e alle opere penitenziali indicate nelle nostre Costituzioni (cf. CC

57-63), e accettiamo generosamente le rinunce inerenti alla vita che abbiamo abbracciato, senza cercare

compensazioni né compromessi con la mediocrità.

2. L’immagine ideale della Cappuccina del S. Cuore.

83

SpiritoMiss - 91. I nostri santi Fondatori non si sono preoccupati di precisare gli elementi del nostro ideale

di vita. Lo hanno vissuto loro e lo hanno comunicato, nella esperienza di ogni giorno, a quelle che venivano

chiamate da Dio. Dagli insegnamenti del nostro P. Fondatore, che sono stati raccolti molto sobriamente, si

può profilare un’immagine evangelica secondo la quale lui voleva formare ognuna delle suore del S. Cuore.

Madre Veronica ci dà una sintesi di quello che, in linea con il Padre Fondatore doveva essere il nostro com-

pito di Suore Cappuccine del S. Cuore: Se il Signore ci ha chiamate a formare una grande famiglia lo ha

fatto per noi e per il suo grande amore e noi questo (Amore) lo dobbiamo riversare su tutti gli uomini, con

l’esempio, la preghiera, e con l’aiuto scambievole (PmF : CII 5c 546). [pag. 67]

Da aggiungere una sua massima che riguarda lo spirito di rinuncia e di umiltà: Non ti curare se sei incom-

presa, misconosciuta, messa da parte, maltrattata: soffri e taci! soffri e taci! soffri e taci! (PmF : CII 1b-2).

SpiritoMiss - 92. Il decreto sopracitato di approvazione delle nostre Costituzioni ha condensato l’indole

dell’Istituto in queste parole: Fedeli agli insegnamenti del Fondatore e della Confondatrice, le suore attin-

gano dalla contemplazione del Cuore di Gesù la forza e l’ardore per compiere sempre con umiltà, semplici-

tà e letizia la specifica missione che la Chiesa ha loro affidato (CC 40). Allora possiamo dire che

l’immagine ideale della suora cappuccina del S. Cuore è quella che risulta dalla configurazione con il Cuore

di Gesù contemplato assiduamente.

SpiritoMiss - 93. Da questa sorgente divina la suora cappuccina attinge le virtù evangeliche sopra esaminate:

1) anzitutto la carità, regina e compendio di tutte; di ognuna di noi si dovrebbe poter dire quello che del no-

stro P. Fondatore diceva sua mamma: Se al mio Ciccillo si aprisse il cuore si troverebbe scritta la parola

CARITAS (PmF : CI 6c 278).

2) segue in importanza l’umiltà, fondamento di tutte, caratteristica centrale del nostro Istituto secondo il Te-

stamento dello stesso P. Fondatore;

3) vanno poi unite la povertà, la semplicità e la letizia, non soltanto come virtù ascetiche interne, ma più an-

cora come stile di vita e di azione tra la gente; così appare nella risposta all’inchiesta; [pag. 68]

4) piena di carità, umile, povera, semplice, lieta, la cappuccina del S. Cuore si vota al servizio di tutti coloro

che hanno bisogno di lei: il nostro Istituto non si definisce dalle opere o istituzioni che promuove, ma dal-

lo stile del suo servizio;

5) le sue preferenze sono tra i piccoli, i deboli, gli emarginati, come povera tra i poveri;

6) il suo messaggio è di pace, di bontà, di riconciliazione, di gioia.

3. Scoprire i valori e gli antivalori della nostra società.

SpiritoMiss - 94. Mandate a testimoniare e ad annunciare il Regno di Dio agli uomini del nostro tempo,

dobbiamo avere un’appropriata conoscenza sia delle condizioni dei tempi e degli uomini, sia dei bisogni

della Chiesa, in modo da poter rettamente giudicare le circostanze attuali del nostro mondo con i criteri

della fede (PC 2d).

Ci vuole allora la conveniente informazione sui fatti e sui movimenti sociali, politici, culturali e religiosi,

con i mezzi consoni alla nostra vita consacrata. Con maturo discernimento, senza chiuderci in una mentalità

immobile, ma essendo aperte alla verità e al bene, venga da dove venga, eviteremo di lasciarci coinvolgere

da correnti ideologiche o da novità incontrollate. Confrontiamo ogni opinione e ogni posizione di partito con

gli orientamenti del magistero della Chiesa.

SpiritoMiss -95. Ci sono nella nostra società molti autentici valori, che si accordano con il Vangelo e che,

pertanto, dobbiamo assi- [pag. 69] -milare [assimilare] e promuovere, ad esempio: una fede e religiosità più

cosciente, più biblica, più impegnativa, in molti cristiani; senso di eguaglianza tra gli uomini, senza discri-

minazioni; maggiore riguardo ai diritti della persona; vive aspirazioni comunitarie, universaliste, ecumeni-

che; sensibilità per le iniziative di pace; autenticità, ripugnanza al formalismo; valorizzazione e rispetto della

natura; creatività e impulso verso un miglioramento progressivo delle condizioni di vita.

Ci sono però degli antivalori che si oppongono seriamente agli interessi del Regno e costituiscono l’anti-

evangelo, quello che oggi è il ‘mondo’: massificazione spersonalizzante della società urbana; violenza, ter-

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rorismo; intolleranza ideologica; materialismo involvente; corsa al denaro, edonismo, che fa del godimen-

to lo scopo della vita; erotismo, che riduce l’amore al piacere sessuale; burocratismo nel servizio pubblico;

discesa dei valori familiari e morali; sindrome di angoscia; attentati contro la vita del nascituro; ateismo pra-

tico di chi non pensa di avere bisogno di Dio; provvisorietà e spensieratezza, mancanza di impegni seri...

[pag. 70 : bianca]

[pag. 71]

VIII. NELLA CHIESA AL SERVIZIO DEGLI UOMINI

1. La nostra missione nella Chiesa.

SpiritoMiss - 96. Ogni istituto religioso si inserisce nella vita e nella missione salvifica della Chiesa secondo

il dono peculiare ricevuto dallo Spirito (cf. LG 43); deve, pertanto, partecipare attivamente alla stessa vita e

missione, nonché fare propri e promuovere, secondo la sua indole, le iniziative e gli scopi che essa si pro-

pone di raggiungere nei vari campi (cf. Pc ? 2c).

Una delle caratteristiche della famiglia francescana, ereditata da san Francesco, è proprio il senso di Chiesa,

cioè la fede nella presenza vitale di Cristo in tutto il corpo della Chiesa visibile: in tutti i fedeli, in modo spe-

ciale, nei membri della gerarchia, in ognuno dei quali il serafico Padre vedeva il Figlio di Dio (Franc., Test.

11 : FF 113).

SpiritoMiss - 97. Il nostro Padre Fondatore sottometteva le sue iniziative apostoliche all’ approvazione

dell’autorità ecclesiastica; prima di andare a chiudersi con i colerosi nel lazzaretto chiese in ginocchio la be-

nedizione all’Arcivescovo di Messina (PpF : CI 4a 110). Sotto la benevolenza, anzi predilezione

dell’Arcivescovo Mons. Letterio D’Arrigo nacque il nostro Istituto. La nomina del Padre Fondatore a Vica-

rio Generale dell’Archi-diocesi diede a quella prima comunità una coscienza ancora più sentita di essere

Chiesa. Francesco M. Di Francia seppe unire la sottomissione al Prelato con la fermezza nel difendere il be-

ne spirituale dei figli dei poveri; come più tardi Madre Veronica, umile e ubbidiente in ciò che riguardava la

sua persona, seppe difendere per le vie legittime la sopravvivenza dell’Istituto. Scrisse al Prefetto della Con-

gregazione dei Religiosi: Lo spirito del Padre Fondatore, eminentemente francescano... non era che di ri-

spetto incondizionato all’autorità ecclesiastica.., ed il mio desiderio e i miei sforzi a questo hanno sempre

mirato: che questo spirito da tutte si vivesse e in tutte si realizzasse (PmF : CII 1b-2).

Prima di morire disse: Saluto il Vicario, chiedo la benedizione al Pastore (PmF : CII 4b 479). Con la stessa

fedeltà al carisma del suo Ordine si era comportato san Francesco con il Vicario di Cristo; ma lasciò nella

Regola il mandato di essere sempre sudditi e soggetti ai piedi della santa Chiesa romana, stabili nella fede

cattolica (Rb 12, 5 : FF 109), come garanzia della fedeltà al Vangelo.

SpiritoMiss - 98. Madre Veronica professava una grande venerazione per i sacerdoti, pregava e faceva pre-

gare per la loro santificazione. Non sopportava che qualcuno parlasse contro di essi. Perché, diceva: Essi

sono la pupilla dell’occhio di Dio (PmF : CII 4b 479. 488), Ma voleva che le suore avessero con i ministri

di Dio un contegno di fede, che aiutasse essi stessi ad avere coscienza della [pag. 73] loro sacra missione:

Verso i sacerdoti – ripeteva – usate sempre obbedienza, rispetto e dignità: la dignità vi eleva (PmF : CII 4b

479. 483. 486). Dobbiamo sapere armonizzare perciò, con i sacerdoti con i quali collaboriamo nei vari setto-

ri della pastorale, la spontaneità serena e matura con il riguardo che ispira la fede. Ricordiamo la severità

usata dal Padre Fondatore con la giovane troppo effusiva che voleva baciargli i piedi (PpF : CI 6c 294).

2. Lo spirito apostolico del nostro Istituto.

SpiritoMiss - 99. Ogni forma di vita consacrata è eminentemente apostolica, sia che questa esigenza missio-

naria venga esercitata mediante la lode di Dio e la preghiera di intercessione, sia che consista nella dedizione

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silenziosa ai compiti domestici al servizio delle consorelle, sia che si proietti in opere di evangelizzazione,

di carità, di promozione umana o altre.

La forma di vita francescana, che ebbe come origine il Vangelo della missione e lo zelo apostolico dei nostri

Fondatori ci impegnano in concreto ad andare per il mondo annunciando agli uomini, più con l’esempio che

con le parole [..], la realtà di Dio e del suo amore, l’invito alla conversione, la concordia e la fratellanza fra

gli uomini, e portando ai poveri e ai sofferenti il sollievo e la gioia di vivere.

SpiritoMiss - 100. La vita del nostro Padre Fondatore è stata definita: Un continuo appuntamento d’amore

con Dio e con i fratelli: sacerdote di Dio, padre degli orfani, samaritano per tutti i sofferenti incontrati sul

suo cammino, distributore di conforto e di speranza (PpF : CI 5g; CI 4a 111). Il movente di tutte le sue ini-

ziative [pag. 74] era la carità; Nei miei fratelli ho servito Cristo (PpF : CI 4a 111), disse alla fine del suo

servizio al lazzaretto.

La carità lo portava a riconciliare i peccatori come confessore, a visitare i malati per confortarli, a venire in

aiuto dei bisognosi. Ma le sue preferenze furono per le orfanelle: per queste erano tutte le premure e tutte le

cure; non risparmiava sacrificio per le sue passerette; spendeva anche il suo prezioso tempo giocando con

quelle creature che la sorte aveva lasciate sole sulla terra (PpF : CI 5c 209; PmF : CII 6c 278).

SpiritoMiss - 101. La carità apostolica di Madre Veronica era universale, a cominciare dalla sua preghiera.

Intercedeva per i sacerdoti, pregava molto perla conversione dei peccatori ed èspiava per i loro peccati, per

le anime dei defunti, per i propri contraddittori che la facevano soffrire; pregava e si sacrificava in modo

speciale per le consorelle (PmF : CII 5d 585. 595). Dietro l’esempio del Padre Fondatore, il suo amore pre-

ferenziale era per i poveri e gli ammalati: andava a trovarli, li soccorreva, li incoraggiava. Per le orfanelle

era una vera mamma. Si preoccupava della situazione delle famiglie e le aiutava (PmF : CII 5c 545. 548.

563. 571; 5d 585-586. 590-591).

3. I destinatari attuali del nostro servizio apostolico.

SpiritoMiss - 102. Quello che è permanente nell’attività apostolica è la motivazione e il contenuto fonda-

mentale del messaggio; invece, col passare del tempo e con la presenza di nuove aree umane, possono essere

altre le urgenze apostoliche, altri pertanto i destinatari e altri i metodi di azione. I nostri Fondatori [pag. 75]

cercarono di dare una risposta ai bisogni che scoprivano nella società messinese di allora, comuni certamen-

te a tutte le città europee con le loro borgate affollate da famiglie proletarie, a mercè della miseria, della tu-

bercolosi, dell’ignoranza e altre piaghe, tra le quali la più triste era quella degli orfani abbandonati. Oggi le

cose sono cambiate in Europa; i bisogni sono altri; l’assistenza sociale, le assicurazioni, le istituzioni docenti

fin dalla scuola materna, le condizioni sanitarie e igieniche hanno reso quasi non necessari molti servizi cari-

tativi per i quali sorsero da per tutto tanti istituti femminili.

SpiritoMiss - 103. Ma la nostra società dei consumi, mentre è in condizioni di venire incontro a tutti i biso-

gni corporali – casa, vestito, cibo, cure mediche –, si sente incapace di rimediare indigenze di ordine spiritu-

ale e morale. Pensiamo al suicidio in aumento in tutte le nazioni europee perfino tra gli adolescenti, ai droga-

ti, al divorzio e ai figli scappati di casa, agli anziani lasciati in una triste solitudine, agli emigrati, ai senza

lavoro, agli handicappati. E pensiamo, sotto l’aspetto pastorale, all’indifferentismo religioso, alle sette cri-

stiane e non cristiane così attive, alla situazione interna della Chiesa che reca confusione in molti cattolici,

alla crisi delle vocazioni sacerdotali e religiose. E se ci portiamo al così detto terzo mondo troveremo insie-

me i vecchi problemi europei del sotto sviluppo con i problemi attuali di dimensioni mondiali.

SpiritoMiss - 104. Esaminando i risultati dell’inchiesta pre-capitolare, si può constatare con soddisfazione

che il nostro Istituto si trova oggi in un processo di apertura a tutta questa gamma di nuove urgenze, senza

rompere con le forme tradizionali di apostolato. È una apertura che la maggior parte delle suore [pag. 76] la

vedono valida, coerente con il nostro carisma e rispondente alle esigenze di oggi. Le preferenze vanno in tre

direzioni principali le attività educative e assistenziali, i vari servizi pastorali (missione popolare, collabora-

zione parrocchiale, catechesi), la pastorale giovanile.

86

SpiritoMiss - 105. Volendo stabilire un criterio di scelta tra le varie possibilità apostoliche, non dovremo

perdere di mira quello che costituisce come il nostro peculiare centro di riferimento, cioè, la nostra presenza

specifica tra i poveri e i deboli; come pure la consegna precisa che troviamo formulata nelle nostre Co-

stituzioni e confermata nel Decreto di approvazione delle medesime: L’istituto si dedica principalmente

all’assistenza, all’istruzione e alla formazione della gioventù più abbandonata, in conformità alla sua carat-

teristica fondamentale che l’amore verso i bisognosi di qualsiasi condizione. Seguendo come criterio ispi-

ratore la povertà sia nelle scelte delle opere che nello stile apostolico, tiene in particolare considerazione le

zone sottosviluppate e le urgenze dei tempi (CC 8).

SpiritoMiss - 106. Fra le nostre opere e attività tradizionali vogliamo mantenere e potenziare, dovutamente

aggiornate, le seguenti:

1) Case di accoglienza per ragazze povere tipo i tradizionali istituti assistenziali;

2) la scuola di ogni ordine e grado, avendo come scopo principale la promozione delle classi popolari;

3) i vari servizi pastorali (missioni popolari, collaborazione parrocchiale, catechesi);

4) pastorale giovanile;

5) pastorale familiare, dedicando speciale attenzione agli anziani che patiscono solitudine e agli ammalati

anche degenti in ospedale;

6) i vari ministeri nelle terre di missione. [pag. 77]

SpiritoMiss - 107. Allo stesso tempo vogliamo aprirci ai bisogni attuali della nostra società, rendendoci ca-

paci per quei servizi che meglio rispondono al nostro spirito, preferibilmente come collaboratrici di enti già

esistenti; ad esempio:

1) Centri di accoglienza per ragazze che, avendo abbandonato la famiglia o vittime delle situazioni familiari

si trovano ai margini della strada;

2) Centri di accoglienza per ragazze madri, per drogate e per altre simili situazioni;

3) Centri di assistenza a bambini handicappati;

4) Centri di accoglienza per studenti e lavoratrici, e per emigranti, mettendo anche a disposizione i nostri

locali non utilizzati.

4. Necessaria preparazione apostolica.

SpiritoMiss - 108. Sempre più ogni servizio della società diventa professionale e si svolge in forma di spe-

cializzazione. Anche la pastorale nella Chiesa e le varie forme dell’esercizio della carità apostolica richiedo-

no, non soltanto donazione e sacrificio, ma una preparazione conveniente sia generale che specifica secondo

i vari settori di attività. Ebbene una delle constatazioni più notevoli che sono apparse nelle risposte all’in-

chiesta pre-capitolare è proprio il fatto che un numero grande delle nostre consorelle si trovano a disagio per

la mancanza di una preparazione adeguata così come richiesta dalle attuali esigenze; altre esprimono le loro

riserve sulla capacità nostra di intraprendere certe forme nuove, specialmente di animazione giovanile, per

mancanza di suore idonee a tali iniziative. Occorre pertanto prendere sul serio il nostro aggiornamento apo-

stolico in ciò che riguarda la preparazione. [pag. 78]

SpiritoMiss - 109. Dal momento che la testimonianza della vita è il mezzo fondamentale di ogni apostolato,

la prima preparazione dovrà essere quella spirituale se vogliamo essere strumenti utili nelle mani di Dio. È

compito peculiare del noviziato e del tempo dei voti temporanei dare alle nostre giovani religiose sia la for-

mazione generale della spiritualità cristiana che quella specifica della vita consacrata, degli ideali francesca-

ni e di quelli del nostro Istituto. Si tratta di un impegno di vita più che di una acquisizione intellettuale;

quindi sarà oggetto della nostra formazione permanente in uno sforzo sincero di rinnovamento.

110. Vengono poi i vari aspetti della preparazione umana. E anzitutto quella generale, letteraria e scientifica,

che oggi si richiede per qualunque inserimento attivo nella società. Dobbiamo rallegrarci per il fatto che le

giovani che oggi vengono da noi portano normalmente una tale preparazione, la quale si dovrà completare

negli anni della formazione iniziale. Ma tutte dobbiamo essere aperte a un maggiore arricchimento culturale.

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SpiritoMiss - 111. Secondo le possibilità è desiderabile che ogni suora abbia una seria preparazione spe-

cializzata in alcuna delle attività secondo le scelte apostoliche dell’Istituto con il conseguimento anche dei

titoli attinenti (cf. PC 18). Una tale specializzazione aiuta alla qualifica e alla soddisfazione del proprio la-

voro, moltiplica le possibilità apostoliche, favorisce un inserimento sociale più efficace, ma a condizione di

esercitarla come un umile servizio, secondo il nostro stile, e di evitare le installazioni personali e le situazio-

ni privilegiate all’interno della nostra fraternità. [pag. 79]

112. A livello di Istituto, spetta al segretariato di formazione programmare le varie specializzazioni da pro-

muovere, secondo gli orientamenti dati dal Capitolo Generale, e proporre alla Superiora Generale e al suo

Consiglio le possibilità esistenti: bisogni urgenti, persone che potrebbero essere destinate a specializzarsi e

quali sono i centri adatti per ogni ramo di formazione, sia nell’ambito della pastorale, sia in quello educativo

e assistenziale, e l’animazione vocazionale, ecc.

SpiritoMiss - 113. Il nostro Istituto è missionario, anzitutto perché fa parte della Chiesa, essenzialmente mis-

sionaria, poi per la sua indole francescana, per lo spirito missionario dei nostri Fondatori, e, finalmente, per

la nostra attuale presenza nel campo del lavoro missionario.

Dobbiamo pertanto coltivare una vera coscienza di questa componente della nostra vocazione e la corri-

spondente spiritualità missionaria, ritenere questo servizio al Vangelo come di urgenza primaria (cf. AG

40), un sacrificio che attirerà le benedizioni di Dio su tutto l’Istituto.

Le suore chiamate a servire la Chiesa come missionarie dovranno avere pure la preparazione adeguata, spe-

cialmente riguardo alla lingua, cultura e condizioni sociali degli abitanti, ben sapendo che lo scopo principa-

le è di stabilirvi la Chiesa locale, anche con la promozione delle vocazioni native alla nostra vita (cf. AG 15.

18. 23-27).

Il nostro Padre Fondatore e Madre Veronica con la loro amorevole assistenza ci aiutino a proseguire

fedelmente il nostro cammino per l’arricchimento spirituale della Chiesa e per rendere più feconda di

bene l’attività della nostra famiglia religiosa.

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Costituzioni [1919]

delle Suore Terziarie Cappuccine del Sacro Cuore di Gesù

In nome di Nostro Signore Gesù Cristo

Incominciano le Costituzioni delle Suore Terziarie Cappuccine del Sacro Cuore di Gesù.

Capitolo I. Scopo dell’Istituto

Costit 1919 - Lo scopo dell’Istituto delle Suore Terziarie Cappuccine del Sacro Cuore di Gesù è questo:

promuovere sempre e dovunque la gloria di Dio con la santificazione delle anime.

Per conseguire tale scopo l’Istituto si prefigge:

I. La santificazione dei suoi membri mediante l’osservanza dei tre voti: Ubbidienza, Povertà e Castità, e la

Vita secondo lo spirito della Regola del Terz Ordine Francescano;

II. La educazione e il sostentamento di orfanelle povere mediante l’Opera del Pane di S. Antonio;

III. L’assistenza religiosa alla gioventù, ed ad altre consimili Opere di Carità Cristiana.

Capitolo II. Ammissione

I. Postulato

Costit 1919 - La facoltà di ammettere le Postulanti appartiene solamente alla Superiora Generale

dell’Istituto, previo parere delle sue assistenti Generali.

Condizioni

Oltre a quanto è prescritto nel Codice del Diritto Canonico si osservi quanto appresso.

Per nessuna ragione si ammettono le religiose provenienti da altri Istituti, vedove di qualsiasi età, né persone

che non sappiano leggere e scrivere chiaramente o che abbiano un età inferiore agli anni 15, o superiore agli

anni 25. Le eccezioni sul riguardo siano rarissime e suffragate da prudenti ragioni.

E’ richiesto anche pel decoro dell’Istituto che le Postulanti siano nate da legittimi genitori; non abbiano pati-

to detrimento nell’onore e non presentino evidenti deformità e deficienze corporali o intellettuali da provo-

care nei secolari la derisione per l’abito religioso.

Non si ammettano quelle che non manifestano segni evidenti di pietà e vera vocazione religiosa, specialmen-

te se non molto disposte al sacrificio della propria volontà, o non adatte ai vari uffici da esercitarsi

nell’Istituto.

Quelle che nell’essere ricevute, non manifestarono di soffrire qualche malattia contagiosa o incurabile, sa-

ranno senz’altro licenziate quando se ne verrà a conoscenza.

Difficilmente si ammettono quelle che lasciano genitori vecchi o poveri, non aventi chi curi le loro necessità.

Costit 1919 - Ogni Postulante deve portare i seguenti Documenti

1. Fede di battesimo Da rilasciarsi dal Parroco

2. Fede di cresima

3. Fede di stato libero

4. Attestato di buone condotta

5. Certificato se è stata o no in altri Istituti

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6. Dichiarazione medica dello stato di salute o di esenzioni di difetti organici e di malattie incurabili o

contagiose.

7. Consenso dei genitori o tutore per le minorenni.

8. Domanda scritta di proprio pugno e firmata dalla stessa Postulante, autenticata dal Parroco o dal proprio

Confessore.

Dote Corredo

Costit 1919 - La prima e la migliore dote che ricerca l’Istituto è la generosità dell’animo, e la capacità per-

sonale per provvedere all’educazione ed al mantenimento delle povere orfanelle.

Finanziariamente ciascuna deve avere dalla famiglia quel tanto che la sua condizione civile le dà diritto. Pe-

rò all’atto di accettazione deve portare quanto occorre per tutto il mantenimento del primo anno e la spese

per la sua vestizione religiosa.

Le Postulanti non possono né rinunziare, né alienare qualsiasi eredità che spetta loro per legge.

Si avvertono le Postulanti ammesse che i loro beni particolari, al pari dei beni delle Suore, saranno ammini-

strati al vantaggio dell’Istituto il quale non è tenuto a restituirle che nel solo caso di uscita definitiva

dall’Istituto, senza nessun obbligo di dar conto o compensi di sorta per gl’interessi o frutti percepiti.

Tanto le Postulanti, quanto le Novizie, come altresì le stesse suore professe che per qualsiasi ragione abban-

donano l’Istituto o ne vengono dimesse o espulse, non possono richiedere altro dall’Istituto, che la restitu-

zione del proprio corredo personale nello stato in cui si trova ed il resto della somma portata che non è stata

ancora spesa per conto loro.

Il corredo personale comprenda, oltre il letto completo, il vestiario e la biancheria personale sufficiente ai

bisogni dei primi anni di vita religiosa.

2. Probandato. Costit 1919 - Dopo alquanti giorni di esperimento la Superiora, previo parere consultivo delle Suore più an-

ziane della Comunità, nulla ostando, farà deporre alle Postulanti gl’indumenti secolareschi per indossare un

abito color caffè, velo nero, e cordoncino bianco.

Si deputi una fra le Suore di provata virtù, la quale abbia tutta la cura di formare delle giovanette probande

le buone religiose, le ottime future Suore.

Si adoperi la detta Istitutrice delle probande di coltivare questi teneri arboscelli trapiantandoli nelle aiuole

dell’Istituto, ricordandosi che la più proficua lezione di moralità è il buon esempio.

Possibilmente vi sia un locale separato per le probande, le quali per nulla debbono ingerirsi negli affari di

Comunità, né avere familiarità con le Suore.

Il periodo del Probandato si protragga per alquanti mesi, non però altre un anno. In questo tempo imparino

quanto è necessario sapersi circa gli usi e costumi dell’Istituto, e specialmente circa il modo di corrispondere

alla santa vocazione.

3. L’abito Religioso

Costit 1919 - L’abito religioso delle Suore Terziarie Cappuccine del Sacro Cuore di Gesù è composto così.

a) Tunica color caffè;

90

b) Mantello col cappuccio dello stesso colore, lungo quanto il braccio pendente, fino alla mano;

c) Cuffia e modestino bianco;

d) Cingolo francescano con la corona del S. Rosario. L’abito delle Novizie sia in tutti conforme a quello del-

le Professe, meno la cuffia, in vece della quale porteranno un velo color caffè pendente dal capo fin dietro

le spalle.

4. Noviziato

Costit 1919 - Per essere ammesse al Noviziato, oltre a quanto è prescritto dal Codice di Diritto canonico è

assolutamente necessario che le Probande si abbiano l’approvazione della Comunità e ottengano nella vota-

zione per l’ammissione al Noviziato almeno un voto in più sulla metà delle Suore che hanno voce capitolare.

Per l’ammissione al Noviziato o alla Professione hanno voce capitolare decisiva quelle Suore soltanto che

compirono il decimo anno della Professione Religiosa, escluse però la consanguinee e quelle interdette o

proibite dal Consiglio Generale; le altre diranno il loro parere, quando verranno interrogate in segreto dalla

Superiora.

Nel dare il voto per le Probande o Novizie, avvertano le Suore, che, in un affare di tanta importanza, è ne-

cessario domandare lume a Dio e riflettere alle conseguenze irreparabili del proprio voto.

Anche le stesse Candidate, prima di essere ammesse al Noviziato o alla Professione, siano diligentemente

interrogate per conoscersi con quale spirito esse abbracciano la vita religiosa, se lo fanno per estrinsica im-

posizione o pure di libera volontà e per vera Vocazione Santa; se conoscono quali siano i doveri della nuova

vita e se si sentono l’animo di osservarli con esattezza.

Si preparino le Probande al Santo Noviziato con otto giorni di Spirituali Esercizi. Possibilmente in detto

tempo facciano la Confessione generale, se non l’hanno già fatta al principio della loro accettazione, stu-

diandosi che, indossando l’abito religioso, scomparisca ogni traccia delle colpe passate e divengano creature

nuove secondo il Cuore di Dio.

Il Noviziato dura due anni interi e continui. Nel primo anno non si diano alle Novizie uffici incompatibili col

loro tenore di vita ritirata nel quale tempo, sotto la dipendenza della Maestra, devono attendere principal-

mente alla formazione dello spirito religioso ed istruirsi nei vari esercizi spirituali e nelle pratiche di pietà

proprie dell’Istituto.

Per questo tempo quindi non si dia loro la cura della porta, né quella di forestieri; non si mandino fuori per la

questua, né si permetta loro di dormire fuori del Noviziato, senza della Maestra e della Vice Maestra.

Nel secondo anno invece dovranno esercitarsi le Novizie nei vari uffici e servizi materiali, che possano one-

stamente essere richiesti alle Suore, entro o fuori dell’Istituto.

Il Noviziato sia diviso dall’abitazione delle altre Suore, con le quali le Novizie non debbono avere ingerenza

alcuna, tranne quelle desinate dall’ubbidienza per apprendere o eseguire i lavori o gli uffici assegnati. Nella

casa del Noviziato vi stiano in Comunità soltanto quelle Suore, che col loro buon esempio, con l’osservanza

e con la bontà della loro vita, possano giustamente proporsi alla imitazione.

Eccetto la Superiora o la Vicaria a nessuna sarà permesso di parlare con le Novizie, se non presente la loro

Maestra o la Vice Maestra, restando rigorosamente proibita qualsiasi frequenza con altre educande interne

od esterne.

La Maestra delle Novizie sia preferibilmente una Suora professa, non inferiore agli anni 35 e dieci della pro-

fessione, abituata all’esatta osservanza delle regole dell’Istituto e dedita all’orazione. Ad essa si compete la

cura e la direzione del Noviziato in ciò che riguarda il suo regime interno.

91

Tre volte alla settimana, cioè il Lunedì, il Martedì e il venerdì e in tutte le vigilie delle principali festività

dell’anno o dei santi Francescani, le Novizie faranno qualche mortificazione corporale, che non sia però no-

civa alla salute.

E’ proibito alle Novizie eseguire penitenze esteriori e corporali senza licenza della Maestra.

Soprattutto imparino le Novizie lo spirito e l’esercizio della vera carità cristiana tanto interna quanto esterna;

reprimano ogni risentimento di sdegno per le offese ricevute, allontanino dal loro animo la funesta disposi-

zione a pensare male degli altri e mai si permettano di censurare questa e quell’altra persona, ma piuttosto si

offrano volonterose per amore di Dio a tutti quei servizietti, che sono loro permessi dall’Ubbidienza ad altrui

vantaggio spirituale ed anco temporale.

Le Novizie in casa e fuori stiano sempre, per quanto è possibile, silenziose ed, ove occorra, parlino sottovo-

ce e brevemente, evitino il facile vizio della curiosità inutile, portino gli occhi bassi, ma si guardino

dall’ipocrisia o altra affettazione di mestizia contraria allo spirito di sincera e santa ilarità voluta da Dio nei

suoi servi. Se vengono corrette o rimproverate, sopportino tutto pazientemente e procurino di mostrarsi grate

a chi le corregge e rimprovera.

Alle Novizie è proibito frequentare il parlatorio, ma trattandosi di visita di qualche parente, purché rarissima

e breve, vi siano accompagnate dalla Maestra o dalla Superiora stessa.

Costit 1919 - Così parimenti è proibita alle Novizie la frequente corrispondenza epistolare; scrivano soltanto

ai parenti più intimi, consegnino e ricevano sempre aperte la loro lettere, come fanno eziandio le professe.

Per le Novizie si abbia un luogo segregato della Comunità anche per la ricreazione, alla quale inter-

verrà la Maestra o la Vice Maestra.

Durante i due anni di Noviziato, tre volte la Comunità si riunisca per conferire insieme

sull’andamento delle Novizie e per deliberare, con votazione segreta, se esse siano degne o meno di far parte

dell’Istituto.

Avrà luogo la prima dopo otto mesi di Noviziato; la seconda dopo sedici mesi; la terza due mesi a-

vanti la Professione. Conseguentemente le Novizie che non riporteranno l’inclusiva, in una delle dette vota-

zioni, s’intendono escluse e licenziate dall’Istituto.

La Superiora dell’Istituto. col consiglio delle Assistenti e della Maestra di Noviziato, per ragioni e sé

note, potrà escludere quelle Novizie, che anche abbiano riportato l’inclusiva nell’ultima votazione, ma non

potrà ammettere al Noviziato o alla Professione quelle candidate che ne vennero escluse dalla maggior parte

delle votanti. Trattandosi perciò di un voto decisivo dal quale dipende l’avvenire della candidate e

dell’Istituto, resta caricata la coscienza delle Suore votanti se, nel dare il loro voto, fossero animate da uma-

na avversione o da disordinata condiscendenza, piuttosto che da caritatevole giustizia.

5. Professione e Rinnovazione dei Voti.

Costit 1919 - Quando le Novizie avranno compito i due anni di Noviziato e nell’ultima votazione si è

deciso di ammetterle alla professione, allora si provvederà alla definitiva sistemazione di esse, distaccandole

da ogni vincolo materiale che potessero ancora avere col mondo.

Nell’Istituto delle suore Terziarie Cappuccine non si fanno Voti solenni, ma solo Voti semplici, che,

dopo il Noviziato, si rinnovano ogni anno, fino a raggiungere 35 anni di età e 10 di professione. Dopo questo

periodo di voti annuali, la Suore che avranno il dono della santa perseveranza, previa approvazione della

Superiora Generale e la licenza del Rev. mo Ordinario, emetteranno i voti perpetui di povertà, ubbidienza e

castità. Alla Professione le Novizie si apparecchino con devoto fervore e premettano otto giorni di Spirituali

Esercizi.

Si ordina che la Professione e la Rinnovazione dei Voti coincida con la solennità dell’Epifania. In

quel giorno si faccia l’ammissione al Noviziato e si rinnovi la Consacrazione dell’Istituto al Cuore Sacratis-

simo di Gesù, come si pratica in tutto l’Ordine Serafico Cappuccino.

92

Finito il Noviziato ed emessa la Professione, le Suore osserveranno per altri dieci anni la medesi-

ma disciplina del Noviziato sotto l’ubbidienza della Superiora per meglio rassodarsi nello spirito, nel qual

tempo non dovranno occupare nessuno degli Uffici che importi grado o superiorità.

6. Dimissione dall’Istituto

Costit 1919 - L’Istituto per nessuna ragione si obbliga a tenere nelle sue Case:

a) quelle Probande o Novizie che, riconosciute prive di una vera Vocazione, non sarebbero utili all’Istituto.

b) quelle Suore che occultarono le malattie incurabili contratte prima d’essere ammesse all’Istituto.

c) coloro che colpevolmente ed ostinatamente si rifiutano di eseguire gli ordini o gli uffici imposti

dall’Ubbidienza, o si rendono di disonore all’Istituto, inquiete ed incorreggibili.

Per espellere dall’Istituto una Suora, legata da voti perpetui, che per sua estrema disgrazia, Iddio non

permetta, venisse a rendersi del tutto indegna della Santa Professione fatta, esteso un sommario processo

della indegnità e sottoscritto dalla Superiora dell’Istituto e dalle sua Assistenti Generali, se ne presenterà co-

pia al Rev.mo Ordinario, e dietro suo parere, se ne darà partecipazione alla interessata, perché sappia di non

fare più parte dell’Istituto. Lo stesso si farà se ciò accadesse per una Suora legata da voti annuali, qualora il

caso fosse così urgente da non potersi attendere la scadenza dell’anno.

Ma per le Probande o Novizie indegne, basta ad espellerle il solo voto della Comunità o della sola

Superiora dell’Istituto.

Alle espulse si restituirà solo quel tanto che rimane della loro dote e del loro corredo non esaurito per

conto loro, esclusi i frutti o interessi percepiti dell’Istituto.

Capitolo III. Dei Voti

Costit 1919 - Nell’Istituto delle Suore Terziarie Cappuccine, la Professione, oltre alle obbligazioni

della Regola del Terz’Ordine Francescano, importa l’osservanza dei tre Voti di Ubbidienza, Povertà e Casti-

tà.

1. Voto di Ubbidienza

Costit 1919 - L’Ubbidienza, perché sia meritoria, dev’essere: pronta, cieca ed ilare.

Tutte le Suore ubbidiscano così non solo alla Superiora, come dovere essenziale, ma per quanto è

possibile, anche alle altre Suore più anziane e, per abituarsi santamente alla sottomissione, anche alle uguali

e persino alle inferiori.

Le Suore imiteranno nell’ubbidienza Gesù Cristo, modello perfetto di sottomissione, il Quale si fece

per noi ubbidiente fino alla morte di croce.

L’ubbidienza non avrà altro limite che l’offesa di Dio. E’ colpevole di disubbidienza dinanzi a Dio,

chi maliziosamente si sottrae agli ordini della Superiora, o procurerà in qualsiasi modo di non essere adibita

o comandata.

Nulla facciano le Suore, specialmente in rapporto ad esterni, senza il merito dell’ubbidienza, per il

che domandino sempre alla Superiora il permesso in ogni azione di loro spontanea iniziativa, santificando

così le opere ordinarie, con elevarle ad atti di virtù.

Lascino di se stesse interamente la cura alla Superiora, dipendendo in tutto dalla volontà di lei in ciò

che riguarda l’assegnazione o la rimozione degli uffici, l’impiego del tempo e tutte le altre ordinarie o stra-

ordinarie occupazioni.

Si guardino le Suore dal giudicare, dal censurare o malignare le disposizioni della Superiora, o dal

trovare quasi sempre da dire in ciò che è stato comandato o anche semplicemente disposto dalla superiora,

essendo un tal vizio prova evidente di spirito indocile e di mal ripresa insubordinazione.

Quando sembrasse alle Suore che qualche disposizione della Superiora non vada perfettamente bene

e, per tratto di vera carità, volessero su ciò umilmente avvertirla, si guardino bene dall’usare modi irriverenti

ed ostinati, ma si mostrino disposte a rimanere ugualmente contente anche se le loro osservazioni non venis-

sero prese in considerazione.

2. Del Voto di Povertà.

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Costit 1919 - Per imitare il buon Gesù, fattosi per noi poverissimo, e per seguire quanto è possibile

l’esempio del Serafico Padre S. Francesco, chiamato per eccellenza il Poverello D’Assisi, le Suore, figlie di

un tanto Padre, si sforzeranno di avere per la Povertà un amore particolare. Esse vivranno tutte in perfetta

Vita Comune, lasciando solo alla Superiora o alle officiali l’amministrazione della Casa, non intromettendo-

si per nulla nei negozi della Comunità, se non quando vi siano chiamate dall’ubbidienza.

Sarà per tutte eguale e conforme la qualità del vitto, del vestito e delle poche suppellettili, di cui a-

vranno semplicemente l’uso.

Le Suore in particolare nulla possederanno e, né presso di sé né presso gli altri, potranno tenere dena-

ro o altri oggetti di qualsiasi valore.

Perciò è proibito fare atti di proprietà, dando o regalando qualche cosa di uso proprio o appartenente

alla Comunità, senza il permesso della Superiora.

Per quanto riguarda i beni mobili o immobili, provenienti dai propri parenti, possono le Suore ritene-

re il dominio radicale, ma resta loro interdetta l’amministrazione dei medesimi, per la quale debbono in tut-

to rimettersi all’ubbidienza della Superiora e alle prescrizioni del Codice di Diritto canonico.

Per il voto di povertà le Suore nulla possono appropriassi, ma tutto ciò che esse acquisteranno o rice-

veranno, anche a titolo di regalo personale, lo consegneranno alla Superiora per incorporarlo alla Comunità.

Stia il loro cuore staccato anche dalle cose che esse useranno, servendosene solo pel bisogno e cu-

stodendole come oggetti da restituirsi, di modo che quando quelle cose venissero usate da altri, esse non ne

risentano dispiacere. Perciò nn diranno: la mia stanza, il mio libro, le mie vesti, o simili, ma piuttosto: la

stanza che abito, il libro che adopero, le vesti che uso, e simili. Non avranno casse chiuse a chiave senza il

permesso della Superiora, e sia conforme alla santa Povertà il letto e gli altri mobili di loro uso.

In omaggio al voto di Povertà le Suore procurino che niente vada perduto nella Casa, di ciò che po-

trebbe utilizzarsi.

Si ricordino che il voto di Povertà le rende simili ai poverelli del secolo, ai quali spesso manca il ne-

cessario pel vitto, pel vestito o altro. Siano contente perciò le Suore se qualche volta debbono soffrire la pe-

nuria del necessario, perché è proprio allora, che imitano di fatto la povertà di Gesù Cristo. A tal scopo non

parlino mai del loro stato originario di famiglia, dei beni rinunziati o posseduti dai loro parenti, né invidiino

o desiderino le comodità dei ricchi.

Imparino le Suore ad utilizzare il tempo lavorando o pregando; il tempo è la cosa più preziosa fra

tutte le altre.

Finalmente le Suore non dimentichino che il voto di Povertà esige che ciascuna lavori secondo la

propria capacità e il volere della Superiora, non solo per fuggire l’ozio, nemico dell’anima, ma anche per

guadagnare quel tanto che è necessario ai bisogni della vita e alle Opere dell’Istituto.

Del Voto di Castità

Costit 1919 - Essendo l’occasione l’incentivo più funesto al peccato, siano caute le Suore ed evitino

qualunque familiarità con persone mondane, specialmente con uomini, siano essi ecclesiastici o secolari.

Ove il bisogno lo richiede parlino con essi brevemente, con animo mite e religiosa modestia, evitano

di proferire o asco0ltare parole secolaresche o discorsi contrari alle serietà religiosa.

Si eviti da tutte la frequenza al parlatorio, né questo si tenga aperto a disposizione degli estranei fuo-

ri dell’orario, o nel tempo della preghiera e della S. Messa.

Si astengano le Suore da ogni eccessiva intimità, sia con le ragazze interne, che con le alunne ester-

ne. Verso la propria persona useranno tanta modestia e circospezione, come se stessero sempre in presenza

di altri, ricordandosi che l’Angelo del Signore sta sempre al loro fianco.

Si astengano dal posare i loro occhi su libri, quadri o figure dove si narrano o si espongono le scene

della vita mondana.

Procurino le Suore di amare la santa ritiratezza, perché (come si legge nell’Imitazione di Cristo) tut-

te le volte che si lascia la solitudine, per trovare il mondo, si ritorna sempre con qualche detrimento.

Perciò non escano di casa senza necessità, né mai da sole, ma accompagnate almeno da un altra.

Nell’abitazione delle Suore non si ammettano a pernottare persone estranee all’Istituto, e quando o

per dovere di giustizia, o per caritatevole ospitalità occorre ricevere qualche donna, vi si deputi al servizio

transitorio qualcuna della Suore più anziane; ma non si ammetta mai nessuna eccezione per gli uomini di

qualsivoglia grado, età o condizione essi siano.

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Quando le Suore si trovano fuori di Casa procurino che il loro diportamento sia di buon esempio e

di grande edificazione ai secolari.

Trovandosi peraltro, o dentro o fuori, insidiata la loro più preziosa dote, come caste colombe perse-

guitate dallo sparviero, ricorrano e si rifugino ai forami della pietra, cioè nel Cuore Santissimo dello Sposo

Celeste, che veglia appunto nella Casa stessa a custodia e conforto loro, nella S.S. Eucaristia, e ripetano a

Lui il gemito della Serafina d’Assisi: Domine, né tradas bestiis animas confitentes tibi et custodi familas

tuas pretioso sanguine redemisti.

Capitolo IV

Delle Osservanze Religiose.

Le Suore, oltre agli obblighi della Regola del Terz’Ordine Francescano e quelli di tre Voti adempi-

ranno anche le seguenti Osservanze Religiose.

1. Pratiche di Pietà.

Costit 1919 - Poiché l’Istituto è consacrato al Sacro Cuore di Gesù, le Suore avranno amorevole

premura di non lasciare mai deserto l’altare, in cui questo Cuore Divino, pur essendo la sorgente di tutte le

grazie, vive la più desolata solitudine.

Presso il sacro tabernacolo dì e notte deve risplendere, non solamente la fioca luce della lampada, ma

soprattutto la fiamma di qualche anima eucaristica, che vi si intrattenga in devota compagnia.

Dove il numero delle Suore non è sufficiente, per un turno continuo di adorazione perpetua, si può

cercare l’ausilio delle ricoverate, che danno affidamento di far grata compagnia al Prigioniero divino. Se an-

che questo non è possibile, resta in facoltà della Superiora Generale e del suo Consiglio di provvedere altri-

menti.

Prima fra tutte le preghiere in comune, l’Istituto delle Suore Terziarie Cappuccine praticherà quella

che risponde all’ardente desiderio del Cuore S.S. di Gesù, per come Egli si espresse quando disse: Pregate il

Padrone della messe perché mandi Operai nella sua vigna, preghiera che le Suore reciteranno cotidianamen-

te e più volte al giorno, per ottenere Sacerdoti buoni alla S. Chiesa.

All’orario stabilito reciteranno ogni giorno in comune l’Ufficio della Regola del Terz’Ordine, il Ro-

sario della S.S. Vergine e le altre preghiere prescritte.

Costit 1919 - Faranno ogni mattina l’orazione mentale ed ogni sera l’esame di coscienza;

s’impegneranno di assistere ogni giorno alla S. Messa e farsi la S. Comunione, restando con dolore quando,

per propria colpa, dovranno assentarsene.

Quelle Suore che per legittime ragioni non potranno essere presenti alle pratiche di pietà che fa la

Religiosa Famiglia riunita, procurino di supplire, per quanto possono, con la loro devozione privata, non

mancando di uniformarsi, col pensiero, al resto della Comunità, nel tempo della preghiera comune.

Tutte le preghiere in comune e le altre pratiche di pietà dell’Istituto, le Suore le faranno conforme al

manualetto, fatto appositamente per loro, e di cui ciascuna Suora procurerà di avere una copia, né sia lecito

aggiungere altre preghiere in comune, se non per brevissimo tempo e per bisogni gravi, affinché ciascuna

Suora abbia più tempo di attendere anche in privato all’orazione mentale.

2. Il Sacramento della Confessione

Costit 1919 - Per la S. Confessione si osservino fedelmente le prescrizioni del Codice di Diritto Ca-

nonico.

Le Suore si confessino tutte le volte che lo richieda la necessità o la quiete della loro coscienza, per

poter frequentare la S. Comunione quotidiana, rimettendosi tuttavia al prudente giudizio dell’ubbidienza, per

l’uso dell’uno e dell’altro divin Sacramento.

Sia la loro confessione brevissima, semplice e sincera, mettendo tutta la diligenza e l’impegno a por-

tare al confessionile un cuore umile, contrito e ben disposto ad emendarsi.

2. La Comunione

Le Suore procurino di tenere la loro coscienza disposta in modo di poter ricevere ogni giorno la S.

Comunione, con tutte quelle sante disposizioni, che si vorrebbero pronte in fin di vita nel ricevere l’ultima

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volta l’Ospite Divino. Andranno le Suore a ricevere la S. Comunione velate e composte, in modo che tutto

il loro portamento ispiri devozione e santità. Più volte al giorno facciano la Comunione Spirituale, rinnovan-

do con brevi ma ferventi giaculatorie tutta la loro buona volontà di servire il Signore in ogni cosa.

3. Digiuno

Costit 1919 - Le Suore che non sono impedita da fatica laboriosa o da salute infermiccia, oltre ai di-

giuni prescritti dalla S. Chiesa, digiunino in tutti i Venerdì dell’anno, che non siano festivi di precetto; la vi-

gilia dell’Immacolata e del serafico Padre S. Francesco.

Occorrendo possono avvolersi delle dispense fatte agli altri fedeli, nel dubbio se possono o no di-

spensarsi, si rimettano al consiglio della loro Superiora.

?

5. Silenzio

Il silenzio si osservi: dal suono della sveglia finché sarà terminata la S. Messa; in tutto il tempo che

la Comunità si trova in Cappella; dalle undici alle dodici; nel tempo della refezione, meno quando è dispen-

sato dalla Superiora; un’altra ora dopo la lettura pomeridiana e finalmente dall’Esame di sera a tutta la notte.

Anche fuori del silenzio in ogni tempo ed in ogni luogo, le Suore si avvezzino a parlare con voce sommessa

e in modo che siano sentite solamente da chi vi ha interesse e da nessun altro.

6. Saluto

Costit 1919 - Incontrandosi fra loro in tempo di silenzio, le Suore si salutino con un semplice inchi-

no.

In altro tempo, siano in casa o fuori, fra loro e con gli estranei, nell’uscire da casa e nel rientrare usi-

no il devoto saluto dicendo le une: Sia lodato Gesù Cristo - e rispondendo le altre: -sempre sia lodato.

7. Refezione Prendano le Suore l’ordinaria refezione nel comune refettorio, tutte insieme, invocando prima e do-

po, con umile ringraziamento la benedizione del Signore, per loro e per i benefattori.

Nel tempo della refezione si legga qualche libro devoto, affinché, insieme al corpo si dia pascolo an-

che allo spirito. Quando a mensa non si legge si osservi il silenzio, dal quale può dispensare la Superiora sol-

tanto nelle grandi solennità o in qualche altra rara circostanza.

Se il cibo non sarà di tutto gusto alle Suore, o se loro mancherà qualche cosa, stiano bene attente a

non farne lagnanza, si ricordino che ai poveri mancano spesso tante cose, e si contentino di soffrire per amo-

re di Dio qualche penuria.

Il vitto sia uguale per tutte le Suore, meno che per le ammalate, le quali saranno trattate con somma

carità.

8. Ricreazione Costit 1919 - Si conceda a tutte le Suore, un tempo destinato ad una onesta ricreazione, che dovrà

farsi insieme con religiosa allegria, affinché sia tutto equilibrato e possa con ciò trovarsi, come dice S. Pao-

lo, tempo utile per ogni cosa.

9. Orario

Finalmente si stabilisca dalla Superiora dell’Istituto un orario circostanziato per tutte le Osservanze

di Comunità, dalla sveglia fino al riposo, affinché tutte conoscano quello che in ciascuna ora debbano osser-

vare e con prontezza e facilità ognuna si dedichi al proprio ufficio.

Dall’orario comune a nessuna Suora è lecito esimersi senza la vera necessità e la dovuta licenza.

Capitolo V

Carità Religiosa

1. Verso la Superiora

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Costit 1919 - Vi sia fra le Suore un caritatevole riguardo di gerarchia cosicché si onori e rispetti

sopra tutte la Superiora, e poi per ordine le Suore anziane, fino all’ultima fra esse.

Per mantenere più inalterata l’armonia e la carità scambievole, è ottimo consiglio quello di badare

ciascuna a se stessa ed al proprio dovere, senza ingerirsi nei fatti altrui, menochè, per abbondanza di vera

carità, qualche rara volta non sarà riputato assai utile correggere o avvertire qualcuna. Però è rigorosamente

proibito a tutte le Suore, d’ingerirsi in quello che fa la Superiora, o mostrarne in qualche modo disapprova-

zione o malcontento, tranne il caso, in cui vi sia l’offesa di Dio o il danno del prossimo. Accettino le Suore

con religiosa sommissione, per amore di Gesù cristo, tutte le disposizioni, le osservazioni o correzioni della

Superiora e le mostrino di ciò la loro docilità e gratitudine, con espressioni di sincera riconoscenza.

2. Carità verso le Suore

Costit 1919 - E’ indispensabile dovere per le Suore che usino fra di loro tutta quella santa carità che è

necessaria alle persone religiose. All’uopo si compatiscano a vicenda, né ritengano offesa o rancore, se han-

no ricevuto qualche sgarbo o cattivo tratto da qualche altra Suore, ma procurino anzi di riconciliarsi al più

presto possibile, e sarà più benemerita quella, che per la prima procurerà la fraterna pace.

Pensino però che, tanto nuoce alla carità cristiana l’odio per qualcuna delle Suore, quanto il sover-

chio e disordinato affetto verso qualche altra in particolare. Perciò è ugualmente proibito alle Suore il colti-

vare sia l’avversione, sia l’attacco o amicizia particolare.

Per rispettoso riguardo alla fraterna carità, senza un mandato speciale della Superiora, si astengano le

Suore dall’indagare ciò che fanno le altre; e sarebbe del tutto riprovevole il rappresentare a se stesse o ad

altri come colpevole la condotta altrui.

Sarebbe altresì contraria alla carità fraterna, la colpevole trascuranza della propria salute, essendo

egualmente peccato, tanto il coltivare troppo il proprio corpo, quanto lo sciuparne senza motivo la sanità, e

perciò si vieta a tutte fare penitenze corporali, che non siano autorizzate dall’Obbedienza.

Finalmente, per le stessa carità di Gesù cristo, le Suore fuggano assolutamente la tristezza e la malin-

conia e mostrino in ogni cosa a Dio e al mondo che servono volentieri un buon Padrone, che rimunera assai

generosamente.

3. Carità verso le Inferme Costit 1919 - Alle inferme si userà ogni riguardo sia nel vitto e nelle medicine, come nella pulitezza

e negli altri bisogni, e si procurerà, che niente loro manchi del necessario, per quanto è possibile apprestarsi

dall’Istituto.

Una o più Suore saranno addette al servizio delle inferme e la Superiora invigilerà loro perché com-

piano con diligenza il loro ufficio.

Aggravandosi la malattia sarà cura della Superiora e delle infermiere, affinché all’inferma siano am-

ministrati a tempo debito gli Estremi Sacramenti e non le manchi l’assistenza del Sacerdote a tempo oppor-

tuno; e sia tosto provvista l’inferma, quando desidera un confessore straordinario.

Mentre l’inferma è in agonia tutte le Suore o radunate in Cappella o pietosamente raccolte in se stes-

se pregheranno caldamente la Divina Misericordia per l’anima della moribonda.

4. Carità verso i Defunti

Costit 1919 - Le Suore non dimenticheranno di raccomandare spesso alla Divina Misericordia le a-

nime dei poveri defunti, specialmente quelle che fecero parte dell’Istituto, o ne furono benefattori, o vengo-

no raccomandate ai loro pietosi suffragi.

Alle Suore defunte si faranno i funerali modestissimi, ma pietosi, conforme alla povertà francescana,

e alla serafica carità.

Oltre ai pietosi suffragi quotidiani, ogni anno nel mese di Novembre si faccia un Anniversario solen-

ne per tutti i defunti dell’Istituto.

Capitolo VI

Opere di Carità Esterna

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Ad imitazione del Padre S. Francesco le Suore si dedicheranno volentieri, per amore di Dio, alle

opere di carità cristiana, esercitando anche esternamente la beneficenza spirituale e materiale, conforme alla

condizione della loro vocazione religiosa, procedendo sempre con ordine e prudenza.

1. Educazione delle Orfanelle

Costit 1919 - La prima e quasi specifica carità estrinseca dell’Istituto sia l’educazione, il sostenta-

mento delle Orfanelle povere mediante il lavoro e la questua.

La Superiora provveda che sia fedelmente osservato l’apposito Regolamento per il Collegio delle

Orfanelle, specialmente per quanto riguarda le condizioni per la recezione, le regole del diportamento e le

norme per la permanenza e per le dimissioni delle ricoverate nell’Istituto.

Si assegnino delle Suore che pensino alla educazione civile e religiosa delle Orfanelle, istillando nei

loro animi l’onestà e la devozione.

Le Suore destinate alla educazione delle Orfanelle siano Religiose esemplari, piene di santo amore di

Dio e di carità per il prossimo.

Si ricordino, tanto la Superiora quanto le dette Suore, che le Orfanelle sono delle povere sventurate, e

per fare scomparire in esse le tracce della sventura è mestieri che alle stesse esibiscano il cuore di quei geni-

tori che hanno perduto. Due cose però debbono evitare: il soverchio affetto che accieca e l’estrema intransi-

genza che sconforta. Si attengano perciò a quanto insegna in proposito lo Spirito Santo, ove, se consiglia da

una parte a non provocare l’indignazione dei figli (Col 3,21), dall’altra asserisce che: odia il suo figliolo chi

sopra di lui risparmia la verga (Prov 13,24). Si ricordino dunque che il buon Gesù ritiene come fatto a se

stesso, quello che le Suore fanno alle Orfanelle, e che un giorno si avranno usata da Lui quella stessa misura,

che le Suore hanno usato alle Orfanelle.

Appartiene alla sana educazione morale mortificare i capriccetti e le voglie disordinate delle piccole

orfanelle e come la mano solerte dell’agricoltore taglia dall’arboscello quei virgulti inutili, che aderiscano al

tronco, così le Suore useranno la più efficace diligenza, per sopprimere dalla condotta delle ragazze tutto ciò

che non è seconda la virtù.

Abbiano cura d’istruirle anzitutto nella Dottrina Cristiana, e poi , per quanto è consentito dalla loro

condizione, anche nella lettere, nei lavori donneschi e specialmente nelle faccende domestiche, affinché in

seguito possano trovarsi meno disagiate nella società. Facciano frequentare loro i Sacramenti della Confes-

sione e Comunione e procurino che, una volta all’anno, si dia loro un corso di Spirituali Esercizi.

Quando qualcuna di esse sarà inferma la circondino di ogni sollecitudine, nulla omettendo, per quan-

to è possibile guarirla.

Se qualche Orfanella viene a morire, ne diano subito avviso agli interessati e procurino di appestare

quei pietosi suffragi che si possono disporre.

2. Sostentamento delle Orfanelle

a) Lavoro

Costit 1919 - Ognuna delle Suore, secondo al propria capacità, si occupi in quei lavori a cui la desti-

na l’Ubbidienza, e vi si applichi con tutta la propria energia, con la coscienza di far cosa accetta a Dio e utile

anche all’anima propria. Nella casa vi siano degli stanzoni da lavoro, ove le Suore addetta ai lavori di cucito

o di ricamo, abbiano cura d’istruire le orfanelle con intelletto d’amore, resistendo anche alla loro durezza e

sopportando i loro difetti, finché con carità e giustizia riescano a correggerli.

Prima che cominci il lavoro, quando tutte saranno riunite, si metteranno in ginocchio Suore ed Orfa-

nelle e detta un’Ave Maria alla S.S. Vergine reciteranno la seguente breve orazione: Vi preghiamo, o Signo-

re, di prevenire con le aspirazioni ed accompagnare con il vostro santo aiuto le opere nostre, affinché ogni

nostra orazione ed operazione da Voi sempre incominci e per Voi incominciata abbia fine. Così sia.

Lavorando le Suore non abbiano di mira direttamente la mercede delle loro fatiche, ma pensino che

la vera ricompensa l’avranno da Dio, il Quale premia fedelmente e generosamente tutte le opere buone an-

che manuali. Nessuna delle Suore può rifiutare quel lavoro a lei assegnato dall’Ubbidienza, né cambiarlo

con altro senza permesso e ragionevole motivo.

Vi sia un orario equo stabilito per il lavoro, nel quale tempo, quando non c’è l’ora del silenzio, si

legga qualche libro devoto, si parli di fatti edificanti, si recitino devote preghiere, si cantino sacre ed oneste

canzoncine, o si parli di tanto in tanto con voce si bassa e sommessa che non si abbia a destare confusione o

frastuono.

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Oltre al tempo comune ciascuna Suora, secondo la propria capacità, si sforzerà di fare quel tanto

che le sarà possibile, per aiutare la Comunità in questo arduo compito del sostentamento delle Orfanelle.

Però avverano le Suore che nessun lavoro o fatica debba in esse estinguere e scemare lo spirito di

devozione e di preghiera, ricordandosi che ogni bene e ogni provvidenza viene da Dio, e tutto a Lui si deve

riferire.

b) Questua

Costit 1919 - Quando col prezzo della fatica le Suore non varranno a sostenere le spese necessarie al

mantenimento delle orfanelle, allora facciano il fiducioso appello alla pubblica carità. Le Suore che

dall’Obbedienza sono proposte per la questua, non si vergognino di eseguire un ufficio sì umiliante, pensino

piuttosto alla loro nobile condizione, perché in tale caritatevole esercizio costituiscono come la visibile

Provvidenza delle povere Orfanelle.

Per quanto è possibile si eviti di assegnare per Direttrici della questua Suore troppo giovani, special-

mente per quel tempo che devono formare la loro vita religiosa.

La Superiora deputi per la questua due Suore, che si tengano sempre una in compagnia dell’altra,

senza dividersi mai, e vadano anche unite nel sentimento della religiosa mortificazione e modestia.

Alla più anziana si affida ordinariamente la direzione della questua, restando la Suora accompagna-

trice sotto l’ubbidienza della prima, aiutandosi però reciprocamente in tutto ciò che riguarda la loro pietosa

missione ed i loro personali bisogni.

Procurino le questuanti di evitare le spese superflue, ma si provvedano a tempo dell’occorrente, se-

condo la loro condizione e le necessità della vita.

Le Suore questuanti, nell’adempiere il loro ufficio, useranno la massima modestia, non si impegne-

ranno con alcuna persona o famiglia, più di quanto richiede la loro stessa missione, né s’intratterranno in

discorsi inutili o poco edificanti; al saluto risponderanno con un leggero inchino di capo.

Si prescrive alle Suore Questuanti di conservare, quanto più è possibile, il silenzio con le persone

estranee. Interrogate di qualche cosa risponderà la Suora anziana in termini brevi e modesti.

Le questuanti non si rendano importune nel chiedere l’elemosina, ma lo facciano con ogni umiltà e

sommissione, contentandosi di ciò che loro verrà dato, e sopportando i rifiuti ed anco i disprezzi dei secolari.

Nel fare il giro per la questua non isdegnino le Suore di battere anche alle porte degli umili e modesti operai,

la cui generosità innanzi a Dio è spesso superiore a quella delle persone ricche e agiate.

Ritornando all’Istituto le Suore questuanti riferiscano alla Superiora gli inconvenienti accaduti o che

possono facilmente accadere nella questua, affinché la Superiora pensi di riparare come le ispirerà il signore.

E’ proibito alle Suore questuanti il pernottare in casa di Ecclesiastici o laici che siano soli, o senza

persone della propria famiglia; ove sia possibile preferiscano sempre l’ospitalità nelle Case delle Religiose,

ma evitino assolutamente il viaggiare di notte.

Le Suore questuanti stando fuori di casa, si uniformino, per quanto è possibile, alla vita che si pratica

nell’Istituto e siano estremamente accorte a sfuggire tutti i pericoli e spandere per dove passano tanto odore

di Gesù Cristo, da lasciare di se stesse e dell’Istituto benefico e celestiale ricordo.

3. Alunne Esterne

Costit 1919 - Una seconda opera di carità cristiana, in cui le Suore si possono rendere utilissime al

prossimo, benefiche alle famiglie e benemerite di tutta la società è la istruzione delle giovinette esterne.

Dovendo le Suore imprimere in tutte le opere l’impronta della loro santa vocazione, accetteranno la

cura istruttiva di quelle giovinette soltanto, i cui genitori non ricusino esplicitamente l’insegnamento religio-

so per le loro figliuole, a meno che non si avessero a trovare nella qualità di Missionarie in paesi, dove la

luce del vangelo non sia ancora penetrata.

Le alunne esterne non abbiano mai contatto né con le Orfanelle o alunne interne, né con le altre Suo-

re non addette alla loro cura istruttiva.

Si adoperino le Suore perché anche queste giovinette esterne imparino non solo le lettere ed i lavori

donneschi, ma apprendano, in una alla educazione civile, la cultura religiosa e la frequenza dei Sacramenti.

Ogni giorno prima di licenziarle facciano fare loro una visita al Divino Maestro Gesù Cristo, presen-

te nel Sacramento del suo Amore.

Le Suore addette alla istruzione delle esterne usino per loro, quanto sia possibile, lo stesso metodo

che si tiene per le interne, aggiungendo inoltre quel tanto che richiede la condizione delle medesime per riu-

99

scire nelle loro famiglie perfette cristiane e poter trasportare nel mondo soave e durevole l’odore delle vir-

tù che devono spandere le loro istitutrici.

Dottrina Cristiana

Costit 1919 - Abbiano finalmente cura le Suore di istituire l’insegnamento della Dottrina Cristiana,

non solo per le giovinette che frequentano l’Istituto, ma anche per tutti gli altri fanciulli del luogo, sceglien-

do a tal uopo quel locale che sarà creduto più adatto allo scopo, intervenendovi sempre non meno di due o

tre Suore.

Così saranno sicure le Suore di far molto bene alla società e cosa assai gradita al Cuore di Dio, il

Quale certamente non ripeterà di loro il lamento di altra volta ove disse: I piccoli domandarono il pane e non

vi era chi loro lo spezzasse (Thren 4,4)

4. Case Filiali o Succursali Costit 1919 - Le Suore chiamate ad assumere la direzione ed il servizio di qualche Istituto di Benefi-

cenza, come Ospedali, Reclusori di donne, Orfanotrofi, Asili d’Infanzia e simili, ove non trovino inevitabile

ostacolo alla propria santificazione si prestino di buon Cuore al sollievo degli indigenti.

Prima di assumersi l’impegno di una nuova Casa, procuri la Superiora dell’Istituto di prendere i do-

vuti accordi con il Rev.mo Ordinario Diocesano, specialmente per assicurarsi che alle Suore ivi destinate

non abbia a mancare mai il supremo conforto della S.S. Eucaristia. E non accetteranno nuove Case, dove

non vi sia almeno una Cappella propria Sacramentale ammessa all’abitazione delle Suore.

In nessuna casa possono essere assegnate meno di tre Suore professe, così adatte allo scopo da corri-

spondere con decoro all’affidamento che loro viene fatto.

Le Suore destinate a tali uffici di carità, abbiano sempre in mira di guadagnare anime a Dio, median-

te impiego virtuoso delle loro energie e lo spirito di sacrificio cristiano, fino all’eroismo.

La Suore designata a Direttrice di un a Casa figliale, procuri, quanto è possibile, l’osservanza delle

Regole del proprio Istituto, mantenga sempre viva l’unità con la Casa Madre, tenendo al corrente la Superio-

ra Generale dello stato economico e morale della propria Comunità e eseguendo fedelmente i consigli di lei,

specialmente per quanto riguarda la quiete spirituale delle proprie dipendenti.

Anche le Suore in particolare possono liberamente ricorrere nei loro bisogni alla Superiora

dell’Istituto, purché siano sempre animate da fervente volontà di servire il Signore, come è loro meglio pos-

sibile.

Le lettere che mandano o ricevono le Suore, eccetto quelle della Superiora Generale, debbono passa-

re tutte e sempre per le mani della Superiora Locale, la quale dopo di averle lette, le spedirà e le consegnerà

a chi di ragione. E’ proibito alla Superiora Locale aprire le lettere delle Suore, che vanno o vengano dalla

Superiora Generale.

Tutte le Suore si adoperino perché sempre e dovunque siano chiamate ad apprestare le loro opera,

possa non solo risplendere la carità loro, ma restare in tutto profondamente impresso il soave ricordo della

carità di Gesù Cristo, che le ha chiamate a cooperare anche col sacrificio della propria vita, alla santificazio-

ne della anime.

Capitolo VII

Governo dell’Istituto

1. Governo esterno

Costit 1919 - L’Istituto delle Suore Terziarie Cappuccine essendo aggregato al Serafico Ordine Cap-

puccino, osserverà col Padre Superiore Provinciale e col Rev.mo Ordinario Diocesano tutti i rapporti di di-

pendenza prescritti nel Codice di Diritto Canonico, sia per quanto riguarda la Vita dell’Istituto, sia per quan-

to concerne l’attività morale di Ciascuna Casa e delle stesse Suore in particolare.

Con le altre Autorità civili, politiche o amministrative, l’Istituto non assumerà mai veruno impegno

obbligatorio, senza il previo consenso dell’Autorità Ecclesiastica.

2. Governo interno Costit 1919 - Il governo interno dell’Istituto risiede nel Consiglio della Superiora con le sue quattro

Assistenti Maggiori, che formano il Consiglio Generale.

100

Ogni Casa è governata da una Superiora Locale, con l’aiuto di due Assistenti o Discrete Locali e

sotto la dipendenza della Superiora Generale.

3. Elezioni Costit 1919 - La Superiora dell’Istituto e le quattro sue Assistenti Generali vengono elette per voto e

scheda segreta. Nella elezione della Superiora e delle Assistenti Generali hanno solamente voto le Suore

professe con voti perpetui e fra queste:

1. La Superiora stessa dell’Istituto e le Assistenti Generali che sono in atto o lo furono pel passato.

2. Le Segretarie Generali in atto o che compirono l’intero sessennio.

3. Tutte le Superiore Locali in atto o che lo furono per oltre due trienni.

La votazione per l’Elezione della Superiora Generale e delle Assistenti Generali, si fa ordinariamente

per Capitolo, eccetto che per gravi ragioni, riconosciute sufficienti dalla legittima Autorità Ecclesiastica,

fosse creduto più conveniente la Votazione a scheda sigillata e raccomandata per Posta. La scheda della Vo-

tazione, o per Capitolo o per posta, deve sempre rimanere segreta, né sarà mai lecito leggersi da altri o aprir-

si prima che sia canonicamente incominciato lo scrutinio, finito il quale e fatta la proclamazione delle elette,

tutte le schede verranno bruciate in Capitolo stesso.

La Superiora Generale e le Assistenti Generali durano in ufficio sei anni.

Se per causa di morte o altra ragione cessa di ufficio la Superiora Generale, essa viene surrogata per

diritto dalla prima Assistente Generale, fino a che si compie il sessennio dall’ultima elezione.

La elezione per Capitolo dev’essere intimata due mesi prima del giorno stabilito per la Votazione, ma

se occorre farla a scheda segreta, da mandarsi raccomandata per posta, bastano i giorni preavviso sufficienti

al recapito postale.

La elezione deve essere intimata dalla Superiora dell’Istituto, dopo aver ottenuto la licenza dal

Rev.mo Ordinario al quale si appartiene per se o per un suo delegato in una a due altri Sacerdoti assistere

alla elezione.

Nella elezione per Capitolo prima si eleggono ad una per volta le quattro Assistenti Generali e poi la

Superiora Generale. Se viene eletta a Superiora Generale una delle quattro Assistenti Generali elette, si farà

in ultimo l’elezione della quarta Assistente Generale.

In qualsiasi elezione è rigorosamente proibito, sotto pena di nullità e d’ineleggibi-lità, il dare voto a

se stessa; poi per l’inclusiva basta un voto di più su la metà delle votanti; se non si ottiene l’inclusiva al 1°

scrutino, si faccia il 2° e se occorre anche il 3°, ma un quarto scrutinio è ammesso soltanto per la scelta della

Superiora Generale, fra le due che riportarono maggior numero di voti.

Se nell’ultimo scrutinio non si ottiene l’inclusiva, resta eletta chi ha ottenuto la maggioranza relativa

e in parità di voti, la più anziana di Religione.

Finita la elezione si chiederà al Rev.mo Ordinario la conferma delle nuove elette, le quali potranno

tuttavia mettersi in esercizio provvisorio in attesa della conferma suddetta.

4. Anzianità Costit 1919 - L’anzianità per l’elezione si computa dal primo giorno di Noviziato valido, secondo

l’ordine di vestizione religiosa.

L’anzianità di precedenza si computa invece dal grado, cioè:

1° Superiora dell’Istituto o Superiora Generale

2° Assistenti Generali secondo l’ordine di elezione

3° Segretaria Generale

4° Superiore Locali I

5° Suore Professe I Secondo l’ordine di Vestizione

6° Novizie I

7° Probande I

Capitolo VIII

Uffici Maggiori d’Istituto

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Della Superiora Generale

Costit 1919 - E’ dovere di coscienza eleggere a questo gravissimo ufficio quella Suora che sia ritenu-

ta la più adatta e la più degna. La Suora, appena eletta a questo ufficio, farà intero sacrificio di se stessa a

Dio, decisa a qualunque costo di guidare l’Istituto al conseguimento dello scopo santo, per cui esso fu costi-

tuito.

Ella terrà sempre presente a sé Iddio, e non farà mai cosa alcuna per fini umani, né mai si discosti

dalla sua S.S. Volontà, ma cerchi in ogni cosa anzitutto la gloria di Dio, poi il bene spirituale e materiale del-

le Suore ed infine la carità verso il prossimo.

Norma delle sue azioni saranno le finalità dell’Istituto e gli obblighi che essa ha assunto di fronte a

Dio, al quale con preghiera assidua e fervente chiederà lo spirito necessario a se e alle proprie dipendenti,

per essere perfette religiose.

La Superiora dell’Istituto avrà la sua residenza ordinaria nella Casa Madre, dove ancora dovranno

risiedere abitualmente le Assistenti Generali.

In conformità delle Costituzioni, da sola, o col parere, o col voto decisivo del Consiglio Generale,

secondo la diversità dei casi, eserciterà ampia autorità su tutte le Case e su tutte le Suore dell’Istituto.

Visiterà o farà visitare le Case dell’Istituto ordinariamente una volta l’anno o, secondo che crederà,

anche più volte. Scopo della visita è di fare sparire dalle Case e dalle Suore quei difetti e quei disordini, che

per umana debolezza vi si riscontrassero, e farvi rifiorire le Osservanze religiose, la perfezione cristiana e le

opere di carità.

Nella visita si deve esaminare quanto si riferisce alla disciplina, allo stato spirituale e materiale, in

una parola alla vita interna ed esterna delle Suore. Queste perciò devono essere separatamente interrogate, e

sarà loro dovere di rispondere con sincerità alle domande che saranno ad esse rivolte.

Quando la visita non è fatta personalmente dalla Superiora dell’Istituto, ma da una sua delegata, le

ordinazioni e provvedimenti occorrenti devono essere approvati dalla Superiora dell’Istituto e se le disposi-

zioni o modifiche sono di grave importanza e riguardano la Casa o la Comunità, deve intervenire

l’approvazione del Consiglio Generale.

Prima di cessare dal suo ufficio, la Superiora dell’Istituto farà preparare un resoconto

dell’amministrazione dei beni comuni dell’Istituto e lo presenterà alle Suore convenute al Capitolo, prima

delle elezioni.

Avendo per ragione di malattia o per altre cause riconosciute giuste che la Superiora dell’Istituto

creda di dover rinunziare al suo ufficio, si rivolgerà alla competente Autorità Ecclesiastica, per le opportune

disposizioni.

Alla stessa dovrebbe parimenti ricorrere le Assistenti Generali, nel caso (quod absid) che la Superio-

ra dell’Istituto divenisse indegna o inetta a continuare ufficio.

Oltre ai casi stabiliti dai Sacri Canoni la Superiora Generale dell’Istituto, deve rivolgersi al Rev.mo

Superiore Provinciale dell’Ordine dei Cappuccini e all’Ordinario Diocesano nei seguenti casi:

1. Per la delegazione e l’approvazione del Padre Cappuccino designato quale assistente ecclesiastico o Di-

rettore spirituale dell’Istituto.

2. Per l’approvazione o riconferma dei Confessori per le Suore

3. Per la licenza di aprire qualche nuova Casa.

4. Per l’autorizzazione e l’assistenza alle elezione della Superiora dell’Istituto.

5. Per l’ammissione delle candidate alla vestizione o alla Professione Religiosa.

6. Per la espulsione di qualche Suore incorreggibile.

7. Per avere rilasciate le lettere commendatizie necessarie alle Suore questuanti.

8. Finalmente quando lo richieda l’importanza di qualche caso straordinario.

2. Delle Assistenti Generali

Costit 1919 - Le Assistenti Generali sono il braccio destro della Superiora Generale, devono perciò

essere elette a questo ufficio Suore molto intelligenti, prudenti, esemplari e piene di zelo, per la gloria di Dio

e la prosperità dell’Istituto. Esse, con la presidenza della Superiora dell’Istituto, costituiscono il Consiglio

Generale.

Le Assistenti Maggiori devono risiedere ordinariamente nella Casa Madre; se per qualche grave ra-

gione alcuna di esse dimora fuori della Casa Madre e non può intervenire nelle decisioni di maggiore impor-

102

tanza, si faccia supplice da un’altra Suora anziana, proposta dalla Superiora dell’Istituto e accettata dalle

altre Assistenti Generali presenti.

Le decisioni di grande importanza in cui è necessario il voto decisivo delle assistenti Generali sono le

seguenti:

1. Le affari che riguardano tutto l’Istituto e l’intera Comunità di una Casa esistente, o da aprirsi ovvero da

sopprimersi.

2. L’ammissione al Noviziato o alla Professione, ovvero l’espulsione o anche il semplice divieto della rin-

novazione dei Voti annuali di qualche Suora.

3. La scelta della Superiora o delle assistenti locali, ovvero la rinunzia o la deposizione dal loro ufficio.

4. L’acquisto o l’alienazione di beni immobili, ovvero le spese straordinarie per somme superiori a L.500.

Negli altri affari meno importanti il voto delle Assistenti Generali è semplicemente consultivo.

Le Assistenti devono osservare rigoroso silenzio circa le cose trattate nel Consiglio, per come lo ri-

chiede la prudenza e lo impone la Superiora.

3. Della Segretaria Generale La Segretaria Generale viene scelta dalla Superiora dell’Istituto, fra le Suore Professe dotate di molta

prudenza e fornite di un certo grado d’istruzione letteraria. Non può essere eletta a questo ufficio una delle

Assistenti Generali. L’ufficio della Segretaria è principalmente di assistere alle sessioni del Consiglio Gene-

rale, è redigerne, in libro a ciò destinato, gli atti.

Aiuterà altresì la Superiora dell’Istituto nella corrispondenza postale, secondo il bisogno e nei limiti

voluti dalla stessa Superiora.

Noterà in libri distinti le Ammissioni, le Vestizioni, le Professioni, le Espulsioni, la morte delle Suo-

re, i fatti più importanti che avvengono nell’Istituto e quanto può servire alla storia di esso.

Ordinerà nell’Archivio e conserverà diligentemente i libri e i documenti interessanti, e non li comu-

nicherà giammai a persona, che non appartenga al Consiglio, o senza licenza della Superiora Generale.

E’ rigoroso dovere della Segretaria di non rivelare niente di ciò che ascolta nel Consiglio o che ap-

prende dai documenti, dalle lettere che le vengono comunicate o che deve scrivere per incarico del Consiglio

e della Superiora, a meno che non si tratti di cose che per se stesse non richiedono alcun segreto.

Capitolo IX

Offici Minori dell’Istituto

1. Della Superiora Locale

Costit 1919 - Essendo l’ufficio di Superiora molto delicato e scabroso, come quello, sul quale pesano

le responsabilità della Comunità, al disimpegno dei molteplici doveri non è mai sufficiente la virtù umana,

per quanto essa vorrà circondarsi di buon volere.

Per la qual cosa quella Suore che, confidando nelle proprie energie, procurerà a se stessa questo ar-

duo ufficio, si troverà assai presto circondata dalle spine delle difficoltà.

Nessuna perciò delle Suore ambisca di trovarsi a capo della Comunità, ma aspetti che il Divino Vole-

re carichi sul suo collo il giogo pesante della Superiorità.

La Superiora Locale si elegge dal Consiglio Generale e dura in carica per tre anni, o anche meno, se

lo crederà opportuno il medesimo Consiglio Generale.

Il primo obbligo della Superiora Locale è di far ricorso a Dio, offrire a Lui se stessa e la Casa affida-

tale e implorare sempre i lumi celesti e le grazie necessarie a se stessa e a tutti i membri della Comunità.

Se la Superiora apparenterete è a capo di tutte, in realtà deve pensare che di tutte è la serva.

Col suo zelo e con la sua carità deve inchinarsi verso tutte per sollevare massime quelle che sono più

bisognose.

Il principale impegno della superiora deve esplicarsi nel procurare che le sue Religiose non deviino

nel cammino della perfezione cristiana. Invigili perché ciascuna non solo sia esatta a fare bene il proprio uf-

ficio assegnatole, ma si studi di avere il vero spirito della S. Vocazione. Curi in modo speciale che fra le

Suore regni la carità e la concordia, eliminando tutto ciò che potrebbe anche lontanamente fomentare discor-

die e odiosità.

103

All’uopo elle ami tutte di un amore sacro e generoso e tolga in modo assoluto qualunque ombra

di particolarità e di disuguaglianza.

Sia la Superiora sempre la prima negli esercizi di pietà, all’orazione, all’esame, alla Messa, al lavoro

e mai manchi in tutti quegli atti in cui trovarsi la Comunità riunita, eccetto quando un dovere più urgente la

chiami altrove.

Avrà sollecita cura delle inferme e personalmente le visiterà spesso, assicurandosi che la Suora In-

fermiera esegue puntualmente il proprio ufficio.

Quando è necessario che si ricorra all’ammonizione, al rimprovero o al castigo lo faccia ugualmente

per tutte, ma con prudenza e carità in modo che, come dice S. Agostino, o castigando o perdonando si abbia

un solo fine: la caritatevole emendazione.

Quantunque la Superiora stia a capo della Comunità, si guardi dal reputarsi, anco col pensiero, pa-

drona di tutto, col disporre a modo proprio, mentre non è altro in coscienza che un’amministratrice dei beni

della Comunità, che deve custodire e fare custodire coscienziosamente. Per questo noterà o farà notare scru-

polosamente tutti gl’introiti e le spese occorrenti, curando l’esattezza dei rispettivi registri, che mensilmente

farà rivedere e sottoscrivere dalle due Assistenti locali.

Ogni anno nei primi di Gennaio la Superiora locale manderà alla Superiora dell’Istituto una esatta

relazione, sottoscritta dalle Assistenti, di tutto l’introito ed esito fatto durante l’anno e delle principali opere

che hanno compiuto le Suore a vantaggio dei prossimi e dell’Istituto.

La Superiora locale abbia essa stessa la caritatevole sollecitudine di far pervenire alla Casa Madre

tutti gli emolumenti o risparmi delle Suore che sopravanzano alle necessità della sua Casa, affinché possa

con essi la Superiora dell’Istituto provvedere ai vari e molteplici bisogni di tutto l’Istituto o anche delle Suo-

re in particolare, ove occorra.

Negli affari di qualche importanza, oltre di domandare lume a Dio, procuri di condividere le sue re-

sponsabilità con le Assistenti, consultando il loro consiglio. Ma per le cose di maggiore interesse sarà meglio

aversi il parere non solo delle sua Assistenti, ma anche di tutte le Suore Professe, né quando la maggioranza

è discorda insista nella propria opinione, eccetto che ne fosse stata consigliata dalla Superiora Generale.

In tutto il resto si regolerà secondo il prudente dettame della sua coscienza, cercando in ogni cosa ciò

che meglio glorifica Dio e perfezione le anime.

2. Della Vicaria

Costit 1919 - Oltre al Superiora al governo della Comunità vi sia anco una Suora, scelta dalla stessa

Superiora dell’Istituto, che tenga le veci della medesima, ove la Superiora locale non può assistere perso-

nalmente.

In assenza della Superiora la Vicaria entra direttamente in tutti i diritti e doveri di essa, ma deve però

guardarsi d’introdurre nella Comunità novità non urgenti, né ordinare quelle cose che la Superiora abitual-

mente ha riprovato.

Alla Vicaria si commette in via ordinaria la sorveglianza dell’esatta amministrazione temporale della

Casa, specialmente per quanto riguarda il vitto, il vestiario e la pulizia. La Vicaria eserciti pure il carita-

tevole ufficio di avvisare prudentemente la Superiora quando si accorgerà che essa manca in qualche cosa e

conserverà con essa la più perfetta armonia e relazione.

3. Della Maestra delle Novizie Costit 1919 - La Maestra delle Novizie viene eletta dal Consiglio Generale e sia, per quanto è possi-

bile, anziana, di buona costituzione fisica e di costumi edificantissimi, che abbia compiuti i 35 anni di età ed

emessi i voti perpetui.

La Suora scelta a questo ufficio, non si rifiuti ostinatamente, ma preghi il Signore che l’aiuti per os-

servare esattamente le regole dell’Istituto, fino a divenire lo specchio e il modello pratico della perfezione

voluta dall’Istituto.

Curi di non commetere anco la più piccola leggerezza alla presenza delle Novizie, per non iscemare

la sua autorità e il suo prestigio. Si renda accessibile a tutte con la sua bontà, affinché le Novizie possano

con fiducia ricorrere a lei nei loro dubbi e restarne consolate. Eviti però ugualmente la soverchia tenerezza

come la troppa rigidità.

104

Legga spesso quei libri che la rendono sufficientemente edotta, per insegnare alle Novizie la via

della perfezione religiosa.

Nel governo interno e nella cura del Noviziato ella sarà indipendente dalle altre Suore, meno che dal-

la Superiora, curando la più esatta osservanza delle leggi ecclesiastiche che regolano il Noviziato.

Studierà l’andamento delle Novizie, le loro inclinazioni, i loro vizietti e, con assidua carità e prudente

risolutezza, procurerà di correggere energicamente in esse ciò che non è conforme alla virtù e ciò che ripu-

gna allo stato religioso. Farà praticare alle Novizie tutto ciò che è solito praticarsi nell’Istituto e per quanto è

possibile alle condizioni del Noviziato. Mortificherà frequentemente la loro volontà e le avvezzerà a spo-

gliarsene per amore di Dio.

Finalmente si ricordi la Maestra, che dall’amorevole e solerte industria, con cui essa coltiva queste

tenere pianticelle, dipenderà in gran parte la loro capacità a produrre a suo tempo frutti di Paradiso nella Ca-

sa del Signore.

Nell’assenza della Maestra supplisca in tutto la Vice Maestra, la quale non deve essere d’indole di-

versa della Maestra ed abbia compiuti i 30 anni di età e 10 dalla Vestizione religiosa.

4. Delle Assistenti Locali Costit 1919 - Affinché la Superiora non si abbia tutto il peso della responsabilità nel governare della

Casa, vi siano in ogni Comunità due Assistenti della Superiora, scelte fra le Suore Professe, una dalla Supe-

riora dell’Istituto e l’altra dalla Comunità, dietro proposta della stessa Superiora locale. Le Suore Assistenti

intendano che il loro ufficio è delicato e importante insieme, dovendo coi loro consigli aiutare la Superiora

nell’amministrazione economica e talvolta anche morale di tutta la Casa.

Si sforzino perciò le assistenti di essere esemplari e notino i difetti che si commettono nella Comuni-

tà, per riferirli caritatevolmente alla Superiora, onde possa correggerli. Quando la Superiora piglierà qualche

risoluzione manifestamente erronea e molto dannosa alla osservanza e al bene anco materiale della Casa, le

Suore Assistenti la supplicheranno umilmente a voler desistere, ovvero ne faranno consapevole la Superiora

Generale.

Appartiene alle Assistenti dare il loro parere su le spese ordinarie della Comunità nei negozi che im-

portino una somma superiore alle L.50; ovvero quando si tratta di conchiudere qualche affare importante che

riguarda tutta la Casa.

Le Assistenti rivedano ogni mese i libri di amministrazione d’introito e di esito e, trovatili esatti, li

sottoscrivono con le proprie firme; però senza una ragione più che sufficiente, non s’intrighino nel governo e

nell’amministrazione ordinaria della Comunità o delle Suore in particolare.

5. Della Sacrestana Costit 1919 - La cura della sacristia si commetta ad una Suora un po’ anziana, la quale per l’onore

dovuto alla Casa di Dio s’interesserà:

1. Che sia mondo e candido tutto ciò che appartiene alla Chiesa e al servizio religioso, e risplenda con la

pulitezza anche l’ordine in chiesa e in sacristia.

2. Che stia sempre accesa la lampada innanzi al S.S. Sacramento e non manchi la conveniente estetica nella

disposizione delle candele, delle palme, dei fiori e delle tovaglie sull’altare.

3. Che siano sempre provviste di acqua benedetta e pulite le pilette.

4. Che non manchino le particole pronte in sacristia e tutto l’occorrente per la S. Messa e le altre funzioni

sacre. Finalmente è ufficio della Sacrestana preparare i sacri arredi, suonare la campana interna per radu-

nare le Suore in Cappella, aprire e chiudere la Chiesa nelle ore stabilite e consegnare ogni sera le chiavi

alla Superiora.

6. Della Portinaia Costit 1919 - L’ufficio di portinaia è uno dei più delicati servizi di Comunità e non si può affidare

che ad una suora anziana e molto prudente come quella che, avendo contatto col pubblico, rivela facilmente

lo spirito interno della Comunità. La portinaia sarà diligente nel tenere sempre chiusa la porta del parlatorio,

portare sempre seco la chiave e tenersi pronta ad accorrere quando sarà bussato alla porta, facendosi supplire

nella vigilanza per quei momenti che deve allontanarsi dal parlatorio.

La portinaia non aprirà mai la porta senza essersi prima assicurata dalla volontà della Superiora, in-

torno alle persone a cui si deve permettere l’entrata o l’uscita di Casa.

105

Nessuna delle Suore acceda al parlatorio, senza esservi stata chiamata, né vi si trattenga più di

quanto è strettamente necessario alla convenienza, e si usi con tutti garbatezza di modi e gravità religiosa,

che concili alla Casa e all’Istituto venerazione e stima.

La chiave del parlatorio si consegnerà ogni sera alla Superiora, per riprenderla al mattino.

7. Dell’Infermiera Costit 1919 - Non si dia l’ufficio d’infermiera ad una Suora che non ha buona salute, molta intelli-

genza, grande carità e pazienza.

L’infermiera in un armadio a ciò destinato terrà chiuse a chiave a conserverà tutte quelle medicine

che soglionsi più facilmente ordinare dai medici. Quantunque appartiene alle stesse Suore far consapevo-

le la Superiora, quando cominciano a sentirsi male, acciò non manchi alla Casa il servizio e a loro il merito

dell’ubbidienza nelle necessarie dispense, pure si prenderà premura la Suora infermiera di tenere bene in-

formata la Superiora circa lo stato delle inferme affinché provveda secondo il bisogno.

Si eviti per quanto è possibile che le Suore inferme si portino in casa dei medici, ma il medico, quan-

do ve ne sarà bisogno, sarà chiamato, perché venga a visitare l’inferma e nella sua visita sarà sempre accom-

pagnato dalla Superiora e dalla infermiera, per prendere nota ed eseguire puntualmente le prescrizioni fatte.

L’infermiera si adoperi con tutta la sua capacità a non far mancare nulla nel servizio delle povere in-

ferme, compatendo le loro debolezze; con dolcezza e buone maniere le consolerà; senza mai amareggiarle

con rimproveri, anzi le aiuterà a sollevare il loro spirito, con l’esempio dei Santi e con la stessa propria fra-

terna carità.

L’infermiera avrà la premura di tenere al corrente la Superiora intorno allo stato delle povere infer-

me. L’infermiera l’avrà massima cura che la stanza o infermeria sia sommamente pulita e si tenga e si puli-

sca in disparte tutto ciò che appartiene all’inferma.

Quando il male sarà serio non lascerà mai sole le ammalate, né di giorno, né di notte, non disdegnan-

do di servire le inferme, anche in quelle cose che più ripugnano alla natura umana.

Le Suore molto vecchie devono considerarsi come inferme. Di queste come altresì delle Suore che

hanno incomodi gravi, l’infermiera si deve prendere molta cura, affinché siano lenite le loro sofferenze e

resa meno penosa la loro esistenza.

8. Della Cuciniera e Refettoriera Costit 1919 - La Cuciniera e la Refettoriera anzitutto tengano a mente che elle servono a nostro Si-

gnore nella persone delle sue serve e che la vita e la salute di esse, dopo Dio, dipende in gran parte

dall’esatto adempimento del loro caritatevole ufficio.

La Suora cuciniera o refettoriera abbia diligente cura che il refettorio, la cucina e le sue dispense sia-

no ben pulite e ordinate; si premurerà di non risparmiare fatica e buona volontà, perché gli alimenti siano

preparati nel miglior modo possibile, adatto alla povertà, ma soprattutto alla carità dell’Istituto. Deve ordina-

re il servizio, di modo che tutto sia pronto, prima che la Comunità entri nel refettorio. Consulterà ogni gior-

no la Superiora per sapere quel che deve preparare, avvisandola a tempo delle provvisioni necessarie al suo

ufficio, prima che terminino quelle già fatte. Conserverà con spirito di povertà gli avanzi della mensa o per

servirli di nuovo, o per dargli ai poveri, secondo gli ordini della Superiora, senza il permesso della quale non

potrà dare cosa alcuna.

Nel modo di trattare con le Suore e con le giovani che l’aiutano nel suo ufficio, sia edificante ed eviti

le parole aspre, imperiose o ad alta voce.

Nella distribuzione del cibo si usi massima carità per tutte, ma si eviti ogni preferenza o parzialità

non autorizzata dalla Superiora o da evidente necessità.

Quando le occupazioni non permettono alla Suora Cuciniera o Refettoriera di assistere alle pratiche

di pietà in Comune, deve supplire nel tempo che potrà, con intesa della Superiora.

9. Della Guardarobiera Costit 1919 - La Guardarobiera avrà sotto la sua custodia tutta la biancheria, i vestiti, le calzature e

gli altri indumenti della Comunità.

Il maggior ordine deve regnare nella guardaroba ed ogni cosa deve restare al suo posto. Le vesti ad

uso particolare saranno posti nel comune armadio, ma in una sezione separata, affinché ciò che appartiene ad

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una Suora non sia confuso con quello che appartiene ad un’altra. Anche la roba delle Probande e delle

Novizie sarà conservata nello stesso modo.

Il sabato distribuirà la biancheria netta e ritirerà poi usata; lo stesso farà con le tovaglie ed altri panni

della cucina e del refettorio, notando con cura quello che dà e quello che riceve.

Ella metterà da parte tutta la roba che deve raccomodarsi e la farà riparare al più presto. Penserà di

tanto in tanto di rivedere la roba di lana, perché non si tarli. A tempo opportuno renderà consapevole la Su-

periora, con apposita nota di tutto ciò che bisogna provvedere. Similmente s’informerà ogni settimana di ciò

che manca alle Suore in punto di vesti, calzature e simili per provvedere o avvisarne la Superiora per quello

che manca.

Alla Guardarobiera spetta finalmente la cura della lavanderia; ella consegnerà alle incaricate la roba

da lavarsi e la ritirerà netta. In tutto la Guardarobiera si regolerà con l’intesa della Superiora e non farà mai

cosa alcuna contro la volontà di lei.

10. Dell’Economa Domestica Costit 1919 - La Suora Economa della Casa tenga ben impresso nella mente che se il voto della S.

Povertà esige per ogni Suora il distacco da ogni diritto di proprietà particolare, esso però impone a tutte le

Suore un religioso rispetto per i beni mobili ed immobili dell’Istituto, essendo una specie di profanazione il

danneggiamento o l’inutile sperpero di tutto ciò che appartiene alla Casa o alla Comunità Religiosa.

All’Economa Domestica è pertanto affidato il religioso interessamento, tanto per la buna conserva-

zione dei beni mobili o immobili della Casa, quanto il prudente uso di quelle cose, che sono necessarie ai

bisogni quotidiani della vita nell’Istituto.

E’ ufficio dell’Economa Domestica:

1. Invigilare attentamente che nulla vada danneggiato, perduto o inutilmente consumato, di ciò che può es-

sere ben utilizzato nei vari bisogni della Casa e delle Suore.

2. Provvedere e far preparare a tempo opportuno i generi combustibili e alimentari che sono necessari per la

cucina e pel refettorio.

3. Rivedere spesso tutti quelli oggetti della Casa che o per l’uso che se ne fa, o per il tempo che corre, o per

il luogo dove si conservano, possono subire alterazione o guasto che richieda una pronta riparazione.

4. Rendersi conto esatto di tutte le provviste fatte o da farsi per i bisogni materiali della Casa o delle Suore,

specialmente per quelle che sono addette ai vari lavori ed agli uffici diversi della Comunità, perché ne sia

avvisata a tempo opportuno la Superiora.

5. Richiamare l’attenzione della Superiora sopra le Suore o ragazze negligenti che poco o nulla amano la

santa economia domestica, e per loro colpevole negligenza, vengono danneggiati, perduti o inutilmente

sprecati gli oggetti della Comunità.

Capitolo X

Amministrazione Temporale

Costit 1919 - Quantunque col voto di Povertà le Suore per amor di Dio si sono spogliate da ogni diritto di

disporrere dei loro beni materiali, pure per le necessità della vita, come anche per l’esatto disimpegno delle

varie opere di carità, a cui le Suore si van dedicando è d’uopo che vi siano nell’Istituto alcune Suore, che

provvedono con i mezzi materiali tutte quelle cose, senza delle quali non si può naturalmente vivere ed ope-

rare convenientemente.

In omaggio alla stessa Povertà serafica che nell’Istituto deve risplendere secondo lo spirito francescano, se

da una parte a nessuna Suora sia lecito pretendere il superfluo, dall’altra è ben giusto che a nessuna di esse

sia negato, per quanto è possibile, il necessario.

Affinché intanto l’amministrazione temporale nell’Isttituto sia ben regolata, in modo da evitare la confusio-

ne, i dispendi inutili e le privazioni eccessive per le povere Suore, si stabilisce che l’amministrazione tempo-

rale dei beni mobili o immobili, che appartengono a qualche Suora in particolare o a tutto l’Istituto, sia tenu-

ta con le norme in frascritte.

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1. Beni propri delle Suore in particolare

Costit 1919 - Come fu detto a suo luogo le Suore possono tenere il dominio radicale, ma non però

l’amministrazione o l’usufrutto dei beni immobili provenienti da legittima eredità dei loro parenti.

Questo dominio radicale dei beni provenienti dai parenti non può alienarsi prima di essere decisa

l’ammissione alla Professione.

Per le Suore Professe il predetto dominio è tollerato fino a che dalla Superiora dell’Istituto ne sia giudicata

opportuna l’alienazione e stabilite le modalità come eseguirla. Se non ostano ragioni gravissime riconosciute

sufficienti dal Consiglio Generale, il denaro ricavato dalla vendita dei beni temporali delle Suore in partico-

lare, come altresì la somma che sopravanza su la dote portata, detratte le spese di Vestizione, mantenimento

o altro, fatte nei primi due anni d’ingresso nell’Istituto (Probando o Noviziato) il resto si deve intieramente

impiegare e convertire in titoli fruttiferi che, in caso di dimissione o uscita dall’Istituto, esclusi gl’interessi

maturati.

L’amministrazione dell’usufrutto dei beni temporali, di cui le Suore hanno il dominio radicale o il possesso

civile, è interdetta alle stesse Suore in particolare, ma deve essere incorporata con l’amministrazione dei be-

ni propri di tutto l’Istituto.

2. Beni propri di tutto l’Istituto

Costit 1919 - Sono beni propri di tutto l’Istituto non solo i beni mobili o immobili acquistati per compra o

eredità a nome dell’Istituto, ma anche tutto ciò che le Suore un qualsiasi modo hanno o possono legittima-

mente acquistare, dopo fatta la Professione, sia con la loro industria particolare, sia anche per titolo di eredi-

tà o regalo.

Nessuna Suore può disporre di questi beni propri dell’Istituto, indipendentemente dalla Superiora

dell’Istituto stesso, ancorché fossero stati acquistati con la propria opera o col proprio nome personale.

Se una suora qualunque sia il grado o l’ufficio che tiene nell’Istituto, si appropria qualche bene mobile o

immobile che appartiene all’Istituto, alienandone la proprietà o disponendone l’usufrutto, indipendentemente

di quanto è prescritto dalle presenti Costituzioni, o dalla Superiora dell’Istituto, sia severamente punita, se-

condo la qualità della colpa, in contrasto al voto della S. Povertà. Ma se, Dio non permetta, dura

l’ostinazione nell’appropriarsi qualche oggetto di un valore superiore a cento lire, sia privata dai Sacramenti

e denunziata all’Ordinario.

A niuna delle Suore, neppure alla stessa Superiora, è lecito fare largizioni per persone od opere estranee

all’Istituto, senza la dovuta autorizzazione.

Per norma pratica, e dietro giustificato motivo, una largizione può essere autorizzata:

Dalla Superiora locale fino a L 10

Dal Consiglio locale fino a L 25

Dalla Superiora Generale fino a L 50

Per una somma superiore a L 50 occorre il Consiglio delle Assistenti Generali.

La surriferita autorizzazione non è necessaria quando si tratta di erogare una somma, anche superiore, o di

doverosa riconoscenza, o per indispensabili bisogni delle Suore o dell’Istituto.

Per tutti i bisogni della Casa e di ciascuna Suore in particolare, l’amministrazione temporale sia affidata alla

Superiora locale coadiuvata dalle Assistenti locali. Per una spesa non prevista al mantenimento ordinario

della Casa o delle Suore, che supera le L 50 si richiede l’approvazione delle Assistenti locali; se supera le L

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200, occorre l’approvazione della Superiora Generale; se poi supera le L 500 è necessario anche

l’approvazione del Consiglio Generale.

Costit 1919 - Per la proprietà dei beni immobili dell’Istituto, siano designate dal Consiglio Generale alcune

Suore, che prestino il loro nome, per il civile possesso dei beni suddetti e ne garantiscano lo stesso Istituto,

non solo con la integrità della loro Vocazione Religiosa, ma anche con altri documenti legali, da conservarsi

nella Cassa Generale dell’Istituto.

Per l’amministrazione di tutti i beni mobili ed immobili che appartengono all’Istituto e che per pia fondazio-

ne non sono assegnati a qualche Casa particolare, dal Consiglio Generale sia deputata quale Economa una

Suora anziana e competente che amministri i detti beni, sotto la dipendenza dello stesso Consiglio Generale.

Nella Casa Madre, nella quale dovrà risiedere l’Economa Generale, vi sia una cassa chiusa da tre chiavi di-

verse. Una di queste sarà conservata dalla Superiora Generale, l’altra dalla prima Assistente Generale, la ter-

za dalla stessa Economa. In questa cassa si dovranno conservare gli atti di proprietà, le cartelle e le azioni

che rendono frutto, i titoli valori d’ogni genere e il denaro, di cui non occorre servirsi per le spese ordinarie e

giornaliere.

L’Economa sarà molto diligente nel notare in apposito libro tutto ciò che in detta cassa si ripone o dalla stes-

sa si estrae, specificando la provenienza o il titolo personale degli emolumenti spediti dalle varie Case.

Costit 1919 - Ogni qualvolta dovrà apprirsi o chiudersi questa cassa le tre clavarie devono trovarsi presenti e

nessuna di loro può cedere o mandare la propria chiave alle altre. Nel caso che una non potesse trovarsi pre-

sente, si farà sostituire, non già da un’altra clavaria, ma da un altra Suora Professa. Consegnandole la propria

chiave e facendosela restituire subito.

Al principio di ogni anno, o tutte le volte che ne sarà richiesta dalla Superiora Generale, l’Economa renderà

conto della sua amministrazione, presentando i libri relativi da essa scritti. La Superiora e le Assistenti Ge-

nerali li esamineranno ponderatamente e se li troveranno esatti e corrispondenti allo stato reale della cassa

(la quale dev’essere verificata), li approveranno con l’apporvi la propria firma.

Avvertano infine le Suore incaricate per l’amministrazione temporale, sia per l’Istituto in genere, sia per

qualche Casa o negozio particolare, di equilibrare così la fedeltà e la diligenza del loro ufficio, che mai ab-

biano a trovare in esso funesta occasione di detrimento qualsiasi al supremo negozio, al sommo affare

dell’eterna salvezza, affinché non abbiano a temere quella terribile maledizione: “Pecunia tua tecum sit in

perditione” Act 20.

Conclusione

Costit 1919 - Le presenti Costituzioni si leggeranno in pubblico Refettorio o in altro luogo, ove sia radunata

tuta la Comunità, una o più volte all’anno, nel tempo che la Superiora crederà più opportuno.

Tutte le Suore e le Novizie ne avranno una copia e le leggeranno sovente, con desiderio di sempre meglio

intenderle, per osservarne ciascuna con maggiore perfezione la parte che le riguarda.

Le presenti Costituzioni per se stesse non obbligano sotto peccato, se non quando si trasgrediscono per di-

sprezzo o in materia che riguarda i Voti, o le Leggi di Dio e della Chiesa.

Tuttavia è assai difficile che la trasgressione volontaria delle Costituzioni non porti seco qualche colpa in

ragione delle circostanze non buone, che di solito l’accompagnano.

Costit 1919 - Una Suora che non facesse conto delle Regole del suo Istituto e facilmente le trasgredisse, con

ciò si mostrerebbe del tutto priva dello spirito di Dio e lontana da quella perfezione a cui Dio stesso la chia-

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mò, invitandola allo Stato Religioso; anzi si esporrebbe al pericolo de’ gravissimi danni spirituali, mi-

nacciati da Dio alle anime tiepide.

E però nessuna Superiora può dispensarsi dal punire convenientemente le volontarie trasgressioni delle Co-

stituzioni e di esigerne le dovute riparazioni secondo il numero e la qualità delle trasgressioni stesse.

Infine si ricordino le Suore di quella solennissima predica che il Padre S. Francesco tenne ad una gran molti-

tudine di figli suoi congregati a Capitolo, ove disse con serafico ardore: Molte cose, o fratelli, abbiamo noi

promesso a Dio, ma cose assai più belle ha Dio promesso a noi!

Deo Gratias!

Manoscritto presentato alla Curia di Messina nei primi mesi dell’anno 1927. Nell’esposto di P. Bonaventura

del 1920 compare il cap. VII Governo dell’Istituto (CIII 2b 653). Probabilmente queste Costituzioni sono

state scritte negli anni dal 1914 in poi.