Direttorio per la Visita Pastorale

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Direttorioper la Visita Pastorale

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INDICE

Decreto di Indizione della Visita pastorale . . . . . pag. 7

Lettera dell’Arcivescovo . . . . . . . . . . . . pag. 10

Preghiera per la Visita pastorale . . . . . . . . . pag. 26

LA VISITA PASTORALE ALLA LUCE DEI DOCUMENTI DELLA CHIESA

Le norme del Codice di Diritto Canonico . . . . . pag. 31

Dall’Esortazione Apostolica Pastores Gregisdi Giovanni Paolo II . . . . . . . . . . . . . pag. 32

Dal Direttorio Apostolorum Successoresper il Ministero pastorale dei Vescovi . . . . . . . pag. 33

LE INDICAZIONI DELL’ARCIVESCOVO

Dall’omelia per la Messa Crismale(9 aprile 2009) . . . . . . . . . . . . . . . pag. 41

Dall’omelia in occasione del Pellegrinaggio diocesanoal Santuario della Madonna della SciaraMompileri (21 maggio 2009) . . . . . . . . . . pag. 43

Dalla Lettera per l’anno pastorale 2009-2010(3 ottobre 2009). . . . . . . . . . . . . . . pag. 48

Dalla Lettera per l’anno pastorale 2007-2008(3 ottobre 2007). . . . . . . . . . . . . . . pag. 54

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OBIETTIVI DELLA VISITA PASTORALE

Dall’Introduzione alla nota pastorale della C.E.I.Il volto missionario delle parrocchie inun mondo che cambia . . . . . . . . . . . . pag. 63

APPENDICI

Riflessioni bibliche sulla Visita pastorale(Don Giuseppe Bellia) . . . . . . . . . . . . pag. 69

Un decennio di vissuto ecclesiale(Mons. Antonino Fallico) . . . . . . . . . . . pag. 82

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DECRETO DI INDIZIONE DELLA VISITA PASTORALE

Nel contesto liturgico particolarmente solenne della MessaCrismale, lo scorso Giovedì Santo (09 aprile 2009), ho annunziatoche avrei compiuto la Visita Pastorale nella nostra Arcidiocesi.

Ispirandomi alla Parola proclamata e al significato della cele-brazione ne delineavo le finalità riguardanti l’intera comunità dioce-sana ed in particolare il presbiterio dell’Arcidiocesi.

Successivamente, in occasione del pellegrinaggio diocesano alsantuario di Mompileri, lo scorso 21 maggio, riprendendo il temadella visita pastorale, ho insistito sulla necessità di prepararla e viver-la come una provvidenziale occasione di verifica pastorale alla lucedella Nota C.E.I., Il volto missionario delle parrocchie in un mondo checambia, del 30 maggio 2004.

Pertanto, visti i cann. 396, 397 e 398 del C.J.C., consideratoquanto contenuto nell’Esortazione Apostolica del Santo PadreGiovanni Paolo II del 16 ottobre 2003 Pastores Gregis, n. 46 e nel

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Direttorio per il ministero pastorale dei Vescovi ApostolorumSuccessores del 22 febbraio 2004, nn. 221- 225, con il presente decre-to

INDICOla Visita Pastorale nell’Arcidiocesi

Il primo anno della visita pastorale coinciderà con l’Annosacerdotale indetto dal Santo Padre Benedetto XVI, venerdì 19 giu-gno 2009, in occasione del 150° anniversario della morte del Curatod’Ars, San Giovanni Maria Vianney.

Nello svolgimento di questa mia attività episcopale, a normadel can. 396 § 2 del C.J.C., intendo avvalermi della collaborazionedi alcune figure a cui conferisco ruoli specifici.

Nomino Convisitatori il Vicario Generale, il VicarioEpiscopale per la Pastorale, il Vicario Episcopale per la VitaConsacrata, i Vicari Foranei in carica, ciascuno per il proprioVicariato, riservandomi di determinare successivamente i loro com-piti.

Inoltre, nel desiderio di ottemperare al disposto del can. 683del C.J.C., riguardante la visita ai luoghi sacri, e del can. 535 perquanto attiene all’esame dei libri parrocchiali e del can. 1276 perquanto riguarda la vigilanza sull’amministrazione dei beni, conferi-sco la delega necessaria di Convisitatori al Cancelliere della Curia,all’Economo diocesano e al Vicario Episcopale per l’Amministra-zione al quale conferisco anche il compito di coordinatore di tutto ilsettore Giuridico, Economico e Amministrativo.

Per adempiere alle esigenze tecnico-organizzative, costituisco,

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altresì, un apposito ufficio di segreteria coordinato dal SegretarioArcivescovile e di cui faranno parte Presbiteri, Diaconi Permanenti,

Persone di Vita Consacrata e Fedeli laici.

A tempo opportuno sarà pubblicato il Direttorio per la prepa-razione e lo svolgimento della Visita pastorale.

Affido il buon esito di questo mio servizio episcopale all’inter-cessione di Maria Santissima, Madre della Chiesa, di S. Agata,Patrona della nostra amata Chiesa che è in Catania e del Beato Card.Dusmet, invocando su tutti la benedizione del Signore.

Catania, 03 ottobre 2009, 17° anniversario della mia ordina-zione episcopale.

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LETTERA DELL’ARCIVESCOVO

Alla Comunità diocesana

Fratelli e Sorelle nel Signore,

Sono lieto di affidarvi il presente Direttorio per la VisitaPastorale con la speranza che esso sia di valido aiuto per preparare evivere bene lo straordinario evento da cui tutti attendiamo una gran-de ricchezza di doni dal Padre a vantaggio dell’amata nostra Chiesaparticolare.

1. Il Direttorio è previsto nel Decreto di indizione della VisitaPastorale che ho firmato in Cattedrale al termine della concelebra-zione eucaristica del 2 ottobre u.s. a ricordo del XVII anniversariodella mia ordinazione episcopale.

Nella stessa circostanza vi è stata consegnata la Lettera con leindicazioni per l’anno pastorale in corso. Con grande gioia ho sotto-lineato in essa la provvidenziale opportunità di far coincidere l’AnnoSacerdotale, inaugurato il precedente 19 giugno, con il primo perio-do della Visita Pastorale.

Stiamo perciò realizzando le iniziative previste al riguardo nellaLettera. Desidero ringraziare il Signore per i benefici che l’AnnoSacerdotale produce in noi sacerdoti e nell’intera comunità diocesa-na. In particolare, mi è gradito rilevare che gli incontri personali e diVicariato con i Parroci e Vicari parrocchiali finora tenuti, costitui-scono una provvidenziale ambientazione per la successiva fase della

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Visita Pastorale che ci accingiamo a vivere, preparandola opportuna-mente, e quindi con la preghiera e la riflessione, in forma personalee comunitaria, a livello parrocchiale come pure nell’ambito più vastodel Vicariato.

2. Il Direttorio contiene, anzitutto, la preghiera per la VisitaPastorale. Una tale priorità è emblematica perché ricorda la condi-zione essenziale che rende possibile e ricca di frutti ogni nostra azio-ne: “cuncta nostra operatio a te semper incipiat et per te coepta finiatur”(ogni nostra attività abbia da Te il suo inizio e in Te il suo compi-mento) (Liturgia delle Ore, orazione Lodi, Lunedì prima settimana).Il testo della preghiera diventi familiare a livello comunitario e per-sonale anche perché ricorda il significato dell’evento e, di conseguen-za, nella misura in cui lo useremo spesso, favorirà il nostro coinvol-gimento nella Visita di modo che essa costituisca davvero un donospeciale del Padre per la nostra Chiesa.

3. La Visita Pastorale ha una lunga storia. La si può vedereanticipata nelle visite che Pietro e Paolo fanno alle prime comunitàcristiane (cfr. At 9,3 e 13,4-28. 31).

Fu praticata da grandi e santi Vescovi, come S. Basilio diCesarea e S. Agostino. Divenne obbligatoria per decisione di conci-li provinciali del secolo VI. La visita alla diocesi è argomento di unimportante decreto del Concilio di Trento (Sessione XXIV, De refor-matione, Cap. III, Qua ratione visitatio per Praelatos facienda). NelCodice di Diritto canonico del 1917 la materia era trattata ampia-mente.

La dottrina del Vaticano II ha ispirato e motivato il profondorinnovamento di questa veneranda istituzione ecclesiastica. Fruttoormai maturo del Vaticano II possono essere considerate la vigente

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dottrina e legislazione circa la Visita Pastorale che è descritta ed illu-strata in alcuni testi di particolare importanza e valevoli per tutta laChiesa: Codice di diritto canonico (Can. 396-398); EsortazioneApostolica di Giovanni Paolo II Pastores Gregis del 16.10.2003, n.46; Direttorio per il Ministero pastorale dei Vescovi, ApostolorumSuccessores, del 22.02.2004, nn. 221-225. Essi sono riportati nel pre-sente Direttorio affinché siano ampiamente e proficuamente valoriz-zati per opportuni incontri preparatori nelle singole parrocchie e inappositi incontri di Vicariato.

4. Ho dato l’annunzio della Visita Pastorale nel contesto dellaMessa Crismale lo scorso 9 aprile 2009. Ho poi messo l’iniziativa nelcuore della Vergine Santissima in occasione del Pellegrinaggio dioce-sano al Santuario Mariano di Mompileri il 21 maggio successivo.Alla Visita Pastorale è dedicato ampio spazio nella suddetta Letterache contiene le indicazioni per l’anno pastorale in corso.

Questi tre testi sono riportati nel presente Direttorio perdescrivere lo spirito e i criteri che mi guideranno nello svolgimentodella Visita, con la certezza che essi saranno coralmente condivisi.Credo utile unire anche la parte della Lettera per l’inizio dell’Annopastorale 2007-2008, dove raccomandavo lo studio della NotaPastorale della C.E.I. Il volto missionario delle parrocchie in un mondoche cambia.

5. Per prepararmi alla Visita ho chiesto a Don Giuseppe Belliadi stendere alcune pagine di fondamentale e fondante ispirazionebiblica. Sono lieto di mettere a disposizione di tutti il testo che gen-tilmente Don Giuseppe mi ha fornito, (cfr. Appendici pag. 69), esono sicuro che esso sarà valorizzato nella preparazione e nello svol-gimento della Visita.

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6. La Visita Pastorale qualifica in modo speciale il camminoche abbiamo intrapreso il 6 agosto 2002, Festa della Trasfigurazionedel Signore e data dell’inizio del mio episcopato catanese.

Nel primo Messaggio che indirizzavo all’arcidiocesi nel giornodella pubblicazione della mia nomina ad Arcivescovo Metropolita diCatania (7.6.2002), descrivevo con l’immagine del cammino ilministero episcopale che il Venerabile Pontefice Giovanni Paolo IImi aveva affidato in questa insigne Chiesa.

Scrivevo allora: “[…] La destinazione alla Chiesa di Cataniamodifica radicalmente il cammino che tre anni fa avevo iniziato apercorrere insieme all’amatissima Chiesa di Acireale. Ma il senso e lameta di tale cammino restano identici, come identico è Cristo, ieri,oggi e sempre, nostra via, verità e via. Verrò presso di voi, incontre-rò le sorelle e i fratelli che formano codesta eletta Comunità e mimetterò in cammino con tutti”.

Ho cercato di mantenere questo impegno e, dopo sette anni diministero episcopale in questa arcidiocesi, la Visita Pastorale mi offrelo stimolo e la grazia per continuare a svolgere con l’aiuto del Signoree con rinnovato entusiasmo, il servizio che Giovanni Paolo II cosìqualificava in occasione dell’ordinazione episcopale conferita adalcuni vescovi nell’Epifania del 1980: “… Dell’episcopato non sipuò forse dire che esso è un sacramento della strada? Voi ricevetequesto sacramento per trovarvi sulla strada di tanti uomini, ai qualivi manda il Signore; per intraprendere insieme con loro questa stra-da, camminando, come i magi, dietro la stella; e quanto spesso perfare loro vedere la stella, che in qualche parte ha cessato di splende-re… Entrate anche voi, cari fratelli, su questa grande strada dellaChiesa, che è tracciata dalla successione apostolica alle singole sedevescovili… L’episcopato è il sacramento della strada. È il sacramen-to delle numerose strade che percorre la Chiesa…”

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Di questo cammino personale e comunitario è testimonianzala relazione svolta da Mons. Antonino Fallico, allora Vicario per laPastorale, nel corso di aggiornamento del Clero (22-25 giugno2009) e dedicato alla Visita Pastorale considerata come Dono delPadre per la nostra Chiesa.

Rileggendo il testo di Mons. Fallico qui riportato (cfr.Appendici pag. 82): “Il cammino della nostra Chiesa nel decennioin corso”, avremo opportune indicazioni per collocare nell’oggi dellanostra comunità diocesana la Visita Pastorale e per viverla come unaprovvidenziale verifica dell’itinerario che stiamo percorrendo.

7. Mi piace sintetizzare quanto precede nell’Icona che ho giàusato nella pubblicazione della Lettera che vi indirizzavo lo scorso 3ottobre e che adesso ci diverrà molto familiare, perché raffigurataanche nella immaginetta che contiene la preghiera per la VisitaPastorale.

L’icona è costituita da tre elementi: una bella immagine delBuon Pastore che si trova nei Musei Vaticani; il territorio della nostraarcidiocesi; il mio stemma.

L’ispirazione dell’icona mi viene da uno splendido testo delServo di Dio il Papa Paolo VI, che quasi quarant’anni or sono(17.5.1970) mi ordinò Sacerdote. Nel memorabile discorso con cuiinaugurava il II periodo del Concilio Ecumenico Vaticano II(29.9.1963), indicando in Cristo il principio, la via e lo scopo dellostesso Concilio, così si espresse:

“Fossimo Noi capaci di alzare a Nostro Signore Gesù Cristo, inquest’ora storica, una voce degna di Lui! Facciamo qui nostre leparole della Sacra Liturgia: «Riconosciamo solo Te, o Cristo; - conmente pura e semplice - ti chiediamo piangendo e cantando -Ascoltale nostre invocazioni» (Breviario Romano, Inno alle Lodi del

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Mercoledì). Nel pronunciare queste parole, davanti ai nostri occhiattoniti e trepidanti sembra stagliarsi Gesù stesso, imponente diquella grandiosa maestà di cui rifulge il Pantocrator… Noi sembria-mo quasi rappresentare la parte del nostro Predecessore Onorio IIIche adora Cristo, come è raffigurato con splendido mosaico nell’ab-side della Basilica di San Paolo fuori le Mura. Quel Pontefice, di pro-porzioni minuscole e con il corpo quasi annichilito prostrato a terrabacia i piedi di Cristo, che… presiede e benedice la moltitudineradunata nella Basilica, che è la Chiesa”.

L’Icona della Visita Pastorale valorizza queste espressioni iden-tificando Cristo Pantocrator con il Buon Pastore, la Chiesa che Eglipresiede e benedice con il territorio della nostra arcidiocesi affidataall’amore e al servizio del vostro Vescovo rappresentato dal piccolostemma.

La Visita Pastorale deve costituire un corale e gioioso atto difede nel Padre Santo, Dio onnipotente ed eterno che non abbando-na il suo gregge, in Gesù Buon Pastore modello di coloro che il Padreelegge come Vicari del Suo Figlio e costituisce pastori (Prefazio degliApostoli I). Con grande stupore, con sincera trepidazione e conaltrettanta fiducia, pur consapevole dei miei limiti, sarò onorato dimettere, durante la Visita Pastorale, la vita e il ministero a disposi-zione del Pastore supremo e buono perché visiti il suo gregge.

La grande speranza e l’attesa più profonda che tutti coltiviamonei riguardi della Visita Pastorale consistono proprio in questo: siaessa per ciascuno di noi esperienza viva delle luminose pagine bibli-che che descrivono l’attività del Pastore grande della Chiesa e dell’in-tera comunità.

8. Il Vescovo, costituito dal Signore pastore in una Chiesa par-ticolare, è collaborato in modo speciale dai presbiteri. Diverse volte

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ho già supplicato il Signore nelle ordinazioni sacerdotali conferite inquesti anni di episcopato a Catania: “Ora, o Signore, vieni in aiutoalla nostra debolezza e donaci questi collaboratori di cui abbiamobisogno per l’esercizio del sacerdozio apostolico”.

Un posto particolare tra questi collaboratori occupano, abi-tualmente e soprattutto in occasione della Visita Pastorale, i Parroci.Sono sempre lieto, e lo sarò in modo speciale durante la Visita, dionorare ciascuno di loro come “proprio pastore” (Can. 515 C.J.C.)di ogni singola e cara nostra comunità parrocchiale.

Come ben noto, lo stesso canone specifica che tale ruolo è svol-to “sotto l’autorità del Vescovo diocesano” (ib.). Lungi dal mortifica-re la dignità del Parroco, la sottolineatura vuole evidenziare il vinco-lo di stretta comunione e di operosa corresponsabilità che unisceparroco e vescovo nel servizio pastorale.

Pienamente fiducioso, e con la consolante certezza che hopotuto verificare in questi anni, rivolgo un cordiale e fraterno invitoai Parroci chiamandoli a collaborare nella preparazione e nello svol-gimento della Visita Pastorale. Sono pienamente consapevole cherivolgendo questo invito adempio un preciso dovere. Commetterei,infatti, un peccato di omissione se non valorizzassi al meglio il donodella collaborazione qualificata dei Parroci. Il gesto della consegnadella Nota della C.E.I., Il volto missionario delle parrocchie in unmondo che cambia, durante l’incontro personale con ciascuno diloro, è segno di questo mio impegno, come pure di fraterno invito acollaborarvi generosamente e responsabilmente.

Il parroco, a sua volta, può e deve fare affidamento nella coo-perazione di tante persone che il Signore arricchisce di amore, cari-smi, capacità e buona volontà per una diffusa ministerialità nelle sin-gole parrocchie, come pure nei Vicariati, e quindi dell’interaComunità diocesana.

La preparazione e lo svolgimento della Visita Pastorale offrono

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a noi sacerdoti, e particolarmente ai Parroci, la opportunità di acco-gliere, meditare ed attuare una precisa consegna del Papa BenedettoXVI alla Chiesa di Roma in occasione dell’ultimo Convegno pasto-rale diocesano lo scorso 26 maggio: “Occorre in primo luogo rinno-vare lo sforzo per una formazione più attenta e puntuale della visio-ne di Chiesa […] e questo da parte tanto dei sacerdoti quanto deireligiosi e dei laici… È necessario, al tempo stesso, migliorare l’im-postazione pastorale, così che, nel rispetto delle vocazioni e dei ruolidei consacrati e dei laici, si promuova gradualmente la corresponsa-bilità dell’insieme di tutti i membri del popolo di Dio. Ciò esige uncambiamento di mentalità riguardante particolarmente i laici, pas-sando dal considerarli «collaboratori» del Clero a riconoscerli real-mente «corresponsabili» dell’essere e dell’agire della Chiesa, favoren-do il consolidarsi di un laicato maturo ed impegnato. Questacoscienza comune di tutti i battezzati di essere Chiesa non diminui-sce la responsabilità dei parroci. Tocca proprio a voi, cari parroci,promuovere la crescita spirituale e apostolica di quanti sono già assi-dui e impegnati nelle parrocchie: essi sono il nucleo della comunitàche farà da fermento per gli altri” (O.R. 28 maggio 2010 pag. 8).

La Visita pastorale diviene così epifania della generosità concui la Trinità Santissima elargisce i suoi doni e della responsabilitàcon cui li accogliamo “per l’utilità comune” (1Cor 14,7).

9. Dobbiamo preparare la Visita Pastorale con questo spirito,con questa chiarezza teologica e alla luce del N. 223 del Direttoriosul ministero pastorale dei Vescovi. Al riguardo è opportuno rilevarequanto segue.

a) Le indicazioni canoniche e i suggerimenti qui contenuti e cheanche in future circostanze potranno essere dati, sono affidateal responsabile e maturo discernimento, a livello parrocchiale e

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di Vicariato, che i Parroci ed i Vicari Foranei faranno con irispettivi organismi di partecipazione. Tale esercizio di discer-nimento comunitario (cfr. Lettera del 3 ottobre 2007 pag. 63)qualificherà la preparazione e lo svolgimento della Visita e find’ora deve essere considerato uno dei frutti principali e perma-nenti che da essa scaturiranno.

b) Si insiste giustamente circa “un’adeguata preparazione dei fede-li, mediante speciali cicli di conferenze e prediche su temi rela-tivi alla natura della Chiesa, alla comunione gerarchica eall’episcopato, ecc.”. È suggerita pure l’opportunità di un corsodi missioni popolari. Ogni Consiglio pastorale parrocchialestabilisca come organizzare questo aspetto della preparazioneattingendo dal contenuto del presente Direttorio e da altri utilisussidi.

c) Sia curata particolarmente la preparazione spirituale valoriz-zando soprattutto la Lectio Divina. Essa, anche nella nostraarcidiocesi, si va diffondendo sempre più e con benefici sia alivello personale che comunitario.In preparazione alla Visita pastorale si offrano ai fedeli occasio-ni per conoscere e familiarizzarsi con la Lectio. Sono numerosii testi biblici che possono essere valorizzati tenendo presentianche le pagine di Don Giuseppe Bellia (cfr. Appendice pag.69), il quale, all’occorrenza, potrà anche indicare persone che,già formate nel Centro diocesano Verbum Domini, si metteran-no a servizio delle parrocchie. Chiedo al Signore che, così pre-parata, la Visita Pastorale possa costituire l’occasione preziosaper rendere frequente ed ordinaria la pratica della Lectio Divinanelle nostre parrocchie. In tal modo, nelle nostra comunitàdiocesana si realizzerà pienamente l’auspicio conclusivo dellaCostituzione dogmatica Dei Verbum del Vaticano II sullaDivina Rivelazione: “Come la vita della Chiesa riceve vigore

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dall’assidua frequenza del mistero Eucaristico, così è lecito spe-rare nuovo impulso alla vita spirituale dalla più intensa venera-zione della Parola di Dio che «dura in eterno» (Is 40,8; cf 1Pt1,23-25).

d) Nella preparazione della Visita Pastorale occupa un posto rile-vante la valorizzazione dei due questionari preparati per lacomprensione e la descrizione dello stato attuale in cui si trovala Parrocchia. I due Questionari, quello di indole pastorale e quello per la“Visita reale”, offriranno l’occasione quanto mai opportunaper l’esercizio del suddetto discernimento comunitario. Asignificare che essi non sono affidati e destinati alla sola atten-zione dei Parroci, consegnerò i due Questionari nel corso diuna apposita Celebrazione che si svolgerà nei singoli Vicariati,a tempo opportuno e con la partecipazione della delegazionead hoc delle comunità parrocchiali interessate.I questionari siano trattati con libertà e con grande responsa-bilità. Le risposte non abbiano carattere burocratico e distacca-to, ma testimonino gioia nel ringraziare il Signore per i buonirisultati già conseguiti, di verità nel riconoscimento di quellinon ancora raggiunti, di ferma speranza e di generoso impegnoper dare un fruttuoso seguito alla Visita Pastorale.Il Questionario “pastorale” è preparato tenendo presente laNota della C.E.I. Il volto missionario delle Parrocchie in unmondo che cambia.Oltre a costituire esercizio di “discernimento comunitario”,esso ci aiuterà a comprendere e a valorizzare la forte sottolinea-tura emersa dal IV Convegno Ecclesiale Nazionale (Verona,16-20 ottobre 2006) e di cui al n. 22 (La persona, cuore dellapastorale) della Nota della C.E.I. «Rigenerati per una speranzaviva» (1Pt 1,3): testimoni del grande sì di Dio all’uomo

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(29.6.2007). Non ci sfuggirà che la sottolineatura circa la per-sona cuore della pastorale, ripropone le affermazioni diGiovanni Paolo II nei nn. 13 e 14 della prima enciclicaRedemptor Hominis (4-3-1979): Gesù Cristo è la via principa-le della Chiesa; l’uomo è la prima strada che la Chiesa devepercorrere nel compimento della sua missione.

10. “Desidero ardentemente vedervi per comunicarvi qualchedono spirituale, perché ne siate fortificati, o meglio, per essere inmezzo a voi confortato mediante la fede che abbiamo in comune voied io” (Rm 1,11).

Faccio mie queste parole di S. Paolo e desidero che diano iltono alto a quanto suggerito circa lo svolgimento della VisitaPastorale, nei nn. 222 e 224 del Direttorio per il ministero pastora-le dei Vescovi.

Nel n. 222 sono descritti alcuni atti che il Vescovo deve cerca-re di realizzare. Al riguardo, è ovvio sottolineare che non sarebbepastoralmente utile stabilire previamente modalità uniformi per lesingole parrocchie. Inoltre, credo opportuno evidenziare che, anchese non espressamente citato, si svolgerà un incontro con le Autoritàdel territorio nel modo che sarà concordato con le medesime.

Mi sembra più significativo che il Consiglio pastorale di ogniparrocchia valorizzi questo schema per propormi il programma dellaVisita, che avrà come centro la Celebrazione Eucaristica e comemomento rilevante l’assemblea parrocchiale durante la quale saràpresentata una relazione sintetica dei dati principali emersi dall’esa-me del Questionario di indole pastorale.

Il programma delle singole parrocchie sarà armonizzato con leiniziative che si svolgeranno in ambito vicariale. Infatti, per gliincontri con gli operatori nei vari settori (catechesi, liturgia, carità,

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pastorale per le famiglie, per i giovani… ) si darà più spazio amomenti vicariali.

A tempo opportuno stabilirò insieme ai Parroci dei singoliVicariati le modalità dei due momenti della Visita, quello parroc-chiale e quello vicariale, tenendo conto anche delle indicazioni chegli Uffici di Curia prepareranno per le celebrazioni liturgiche e perlo svolgimento di alcuni incontri quali, ad esempio, quelli con lepersone consacrate e con le aggregazioni ecclesiali presenti nell’arci-diocesi.

11. Circa il calendario della Visita, desidero chiarire che è mioimpegno dedicare alle singole parrocchie il tempo necessario, purdovendo procedere in modo tale da non prolungarne eccessivamen-te la durata.

In considerazione del numero delle parrocchie dell’arcidiocesi,riesce difficoltoso fissare fin d’ora un calendario che regoli previa-mente e dettagliatamente lo svolgimento dell’intera Visita pastorale.Va da sé, tuttavia, che sarà tenuto conto della necessità di conoscerecon sufficiente anticipo i tempi della Visita.

A tale riguardo i Vicari Foranei hanno ritenuto valido il crite-rio di programmare annualmente la Visita. Di conseguenza, sarà miapremura indicare successivamente il periodo della Visita nei singoliVicariati.

12. Come si può facilmente prevedere, le parrocchie si trove-ranno man mano in due differenti situazioni: mentre alcune vivran-no il dopo Visita Pastorale, altre si troveranno ancora nella fase pre-paratoria.

Da ciò, tuttavia, non verrà disordine a condizione che, e nellamisura in cui, l’intera comunità diocesana presterà la dovuta atten-zione alla Nota Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che

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cambia. Infatti, essa indica sette obiettivi cui tendere: saremo, perciò,in piena sintonia a livello diocesano se tutti vivremo tale tensione ocome preparazione o come impegno successivo alla Visita Pastorale.

Ricordo che, nella lettera del 3 ottobre 2009, avevo indicato perl’anno pastorale in corso una particolare attenzione al n. 8 della Nota(Alla mensa della Parola e del Pane: il giorno del Signore) corrispon-dente all’obiettivo n. 3.

D’intesa con i Vicari Foranei e i Direttori degli Uffici di Curia, inoccasione del prossimo Pellegrinaggio diocesano a Mompileri indi-cherò quale obiettivo focalizzare per l’anno pastorale 2010-11.

A sottolineare l’importanza di tali obiettivi, essi sono riportatinel presente Direttorio e vanno considerati elementi di rilievo per lapreparazione e lo svolgimento della Visita Pastorale. E fin d’ora pos-siamo sperare che la tensione verso tali obiettivi e, voglia il Signore,le quanto più numerose realizzazione degli stessi, costituiranno il belfrutto della Visita pastorale.

L’attenzione ai sette obiettivi potrebbe offrirci l’opportunità direalizzare, finalmente, una iniziativa di cui spesso abbiamo parlato:la Scuola per gli operatori pastorali. Incarico i Vicari Foranei diriprendere l’argomento con i Consigli pastorali di Vicariato. Lo svol-gimento della Visita Pastorale potrà così favorire il sorgere di questeScuole nel modo che sarà possibile e quindi, una sola a livello dioce-sano, oppure tre nelle tre zone (Città, Circum, Bosco), o anche neisingoli vicariati.

13. Durante la Visita pastorale avrò la gioia di benedire confrequenza ricordando a voi e a me che “il nostro aiuto è nel nome delSignore”.

Questa è la certezza che ci sostiene fin d’ora. Prepareremobene, vivremo con fede la Visita Pastorale e ne raccoglieremo abbon-

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danti frutti di comunione e di missionarietà perché il Signore è connoi, pronto a riempire le reti che, con la stessa fiducia di Pietro, noilanciamo in mare obbedendo all’ordine di Gesù: “Prendi il largo egettate le vostre reti per la pesca” (Lc 5,4).

La Visita pastorale costituisca per tutti noi la condivisione dellabella esperienza di Pietro e compagni: si fidarono della parola diCristo e gettarono le reti. “Fecero così e presero una quantità enor-me di pesci” (Lc 5,6).

Così sia per ciascuno di noi con la benedizione della TrinitàSantissima che con affetto paterno e fraterno invoco su tutti.

Catania, 1 aprile 2010 - giovedì santo

X SALVATORE GRISTINA

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Papa Onorio III adorante ai piedi di GesùParticolare del mosaico absidale della basilica romana

di S. Paolo fuori le Muraca. 1216-1227

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Preghiera per la Visita Pastorale

Signore Gesù,noi crediamo fermamenteche Tu sei il Buon Pastoreinviato dall’amore del Padreper darci la vita in abbondanza.

Ti ringraziamoper l’amore, per la misericordia e la tenerezzache manifesti a ciascuno di noie a tutto il Tuo santo gregge,che è la nostra Chiesa di Catania.

Aiutaci a vivere la Visita pastoralepienamente disponibili e dociliall’azione dello Spirito Santoche ci spinge a più grande comunione,a più fervida testimonianza evangelica,a continuo impegno per rendere sempre più missionarioil volto della nostra Chiesa particolare.

Ti preghiamo per il nostro Vescovo Salvatoreche viene a visitarci nel Tuo nome:sia immagine viva ed autentica di Te Buon Pastore.Fa’, o Signore,che la Visita pastoraleporti abbondanza di frutti spirituali

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alla Chiesa affidata alla sua carità pastoralee a quella dei nostri cari sacerdoti.

Intercedano presso di Te a nostro favorela Santissima Madre Tua e nostra,la Martire Agata, i nostri Santi Patronie il Beato Card. Giuseppe Benedetto Dusmetche ti supplichiamo di glorificare con la canonizzazionea lode piena ed eterna del Padre Tuo,di Te, diletto Suo Figlio, e del Santo SpiritoAmen.

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La Visita Pastoralealla luce dei documenti

della Chiesa

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LE NORME DEL CODICEDI DIRITTO CANONICO

Can. 396

§1. Il Vescovo è tenuto all'obbligo di visitare ogni anno la diocesi, otutta o in parte, in modo da visitare l’intera diocesi almeno ogni cin-que anni, o personalmente oppure, se è legittimamente impedito,tramite il Vescovo coadiutore, o l'ausiliare, o il Vicario generale oepiscopale, o un altro presbitero.§2. E' in facoltà del Vescovo scegliere i chierici che preferisce comeaccompagnatori e aiutanti nella visita, riprovato ogni privilegio oconsuetudine contraria.

Can. 397

§1. Sono soggetti alla visita ordinaria del Vescovo le persone, le isti-tuzioni cattoliche, le cose e i luoghi pii che sono nell'ambito delladiocesi.§2. Il Vescovo può visitare i membri degli istituti religiosi di dirittopontificio e le loro case solo nei casi espressamente previsti dal dirit-to.

Can. 398

Il Vescovo si impegni a compiere la visita pastorale con la dovutadiligenza; faccia attenzione a non gravare su alcuno con spese super-flue.

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DALL’ESORTAZIONE APOSTOLICAPASTORES GREGIS DI GIOVANNI PAOLO II

N. 46 La Visita Pastorale

È proprio in questa prospettiva [parrocchia, nucleo fondamenta-le nella vita quotidiana della Diocesi] che emerge l'importanza dellaVisita pastorale, autentico tempo di grazia e momento speciale, anziunico, in ordine all'incontro e al dialogo del Vescovo con i fedeli. IlVescovo Bartolomeu dos Martires, che io stesso ho beatificato pochigiorni dopo la conclusione del Sinodo, nella sua classica operaStimulus Pastorum, molto apprezzata dallo stesso san CarloBorromeo, definisce la Visita pastorale quasi anima episcopalis regi-minis ed efficacemente la descrive come un'espansione della presen-za spirituale del Vescovo tra i suoi fedeli.

Nella sua Visita pastorale alla parrocchia, lasciato ad altri dele-gati l'esame delle questioni di carattere amministrativo, il Vescovoprivilegi l'incontro con le persone, a cominciare dal parroco e daglialtri sacerdoti. È questo il momento in cui egli esercita più da vici-no per il suo popolo il ministero della parola, della santificazione edella guida pastorale, entrando a più diretto contatto con le ansie ele preoccupazioni, le gioie e le attese della gente e potendo rivolgerea tutti un invito alla speranza. Qui, soprattutto, il Vescovo ha ildiretto contatto con le persone più povere, con gli anziani e con gliammalati. Realizzata così, la Visita pastorale si mostra qual è, unsegno della presenza del Signore che visita il suo popolo nella pace.

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DAL DIRETTORIO PER IL MINISTERO PASTORALEDEI VESCOVI APOSTOLORUM SUCCESSORES

(CAP. VIII, III)

III. La Visita Pastorale

221. Natura della Visita Pastorale“Il Vescovo ha l’obbligo di visitare la diocesi ogni anno intera-

mente o parzialmente, in modo che almeno ogni cinque anni visititutta la diocesi, di persona o, se ne è legittimamente impedito, permezzo del Vescovo Coadiutore, o dell’Ausiliare, o del VicarioGenerale o episcopale, o di un altro presbitero”.

La visita pastorale è una delle forme, collaudate dall’esperienzadei secoli, con cui il Vescovo mantiene contatti personali con il cleroe con gli altri membri del Popolo di Dio. È occasione per ravvivarele energie degli operai evangelici, lodarli, incoraggiarli e consolarli, èanche l’occasione per richiamare tutti i fedeli al rinnovamento dellapropria vita cristiana e ad un’azione apostolica più intensa. La visitagli consente inoltre di valutare l’efficienza delle strutture e degli stru-menti destinati al servizio pastorale, rendendosi conto delle circo-stanze e difficoltà del lavoro di evangelizzazione, per poter determi-nare meglio le priorità e i mezzi della pastorale organica.

La visita pastorale è pertanto un’azione apostolica che ilVescovo deve compiere animato da carità pastorale che lo manifestaconcretamente quale principio e fondamento visibile dell’unità nellaChiesa particolare. Per le comunità e le istituzioni che la ricevono, lavisita è un evento di grazia che riflette in qualche misura quella spe-cialissima visita con la quale il “supremo pastore” (1Pt 5,4) e guar-diano delle nostre anime (cf. 1Pt 2,25), Gesù Cristo, ha visitato eredento il suo popolo (cf. Lc 1,68).

Alla Visita Pastorale sono soggetti “le persone, istituzioni cat-

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toliche, cose e luoghi sacri che si trovino entro l’ambito della dioce-si”, compresi i monasteri autonomi e le case degli Istituti religiosi didiritto diocesano e tenute presenti le limitazioni di esercizio postedalla norma canonica per quanto attiene alle chiese ed oratori diquelli di diritto pontificio.

222. Modo di effettuare la Visita Pastorale alle parrocchieNella visita alle parrocchie, il Vescovo cerchi di realizzare,

secondo le possibilità di tempo e di luogo, i seguenti atti:a) celebrare la Messa e predicare la Parola di Dio;b) conferire solennemente il sacramento della Confermazione,

possibilmente durante la Messa;c) incontrare il parroco e gli altri chierici che aiutano nella parroc-

chia;d) riunirsi con il Consiglio pastorale o, se non esiste, con i fedeli

(chierici, religiosi e membri delle Società di vita apostolica elaici) che collaborano nei diversi apostolati e con le associazio-ni di fedeli;

e) incontrarsi con il Consiglio per gli affari economici; f ) avere un incontro con i bambini, i ragazzi e i giovani che per-

corrono l’itinerario catechistico;g) visitare le scuole e altre opere e istituzioni cattoliche dipenden-

ti dalla parrocchia;h) visitare, nei limiti del possibile, alcuni malati della parrocchia.

Il Vescovo potrà anche decidere altri modi di farsi presente trai fedeli, considerando gli usi del posto e l’opportunità apostolica: coni giovani, per esempio in occasione di iniziative culturali e sportive;con gli operai, per stare in loro compagnia, dialogare, ecc.

Nella visita non si deve tralasciare, infine, l’esame della ammi-nistrazione e conservazione della parrocchia: luoghi sacri e ornamen-ti liturgici, libri parrocchiali e altri beni. Tuttavia, alcuni aspetti di

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questo compito potranno essere lasciati ai vicari foranei o ad altrichierici idonei, nei giorni precedenti o successivi alla visita, cosicchéil Vescovo possa dedicare il tempo della visita soprattutto agli incon-tri personali, come compete al suo ufficio di Pastore.

223. Preparazione della Visita PastoraleLa Visita Pastorale, programmata con il dovuto anticipo,

richiede un’adeguata preparazione dei fedeli, mediante speciali ciclidi conferenze e prediche su temi relativi alla natura della Chiesa, allacomunione gerarchica e all’episcopato, ecc.. Si potranno anche pub-blicare opuscoli e utilizzare altri mezzi di comunicazione sociale. Permettere in risalto l’aspetto spirituale e apostolico, la visita può esse-re preceduta da un corso di missioni popolari, che raggiunga tutte lecategorie sociali e tutte le persone, anche quelle lontane dalla prati-ca religiosa.

Il Vescovo deve anche prepararsi in modo adeguato ad effettua-re la visita, informandosi in precedenza sulla situazione socio-religio-sa della parrocchia: tali dati potranno rivelarsi utili a lui e agli ufficidiocesani interessati, per avere un quadro reale dello stato dellecomunità e adottare gli opportuni provvedimenti.

224. Atteggiamento del Vescovo durante la visitaDurante la visita, come in ogni esercizio del suo ministero, il

Vescovo si comporti con semplicità e amabilità, e dia esempio dipietà, carità e povertà: tutte virtù che, insieme alla prudenza, distin-guono il Pastore della Chiesa. Il Vescovo stimi la visita pastoralecome quasi anima episcopalis regiminis, un’espansione della sua pre-senza spirituale tra i suoi fedeli.

Avendo come modello Gesù, il buon Pastore, egli si presenti aifedeli non “con ostentazione di eloquenza” (1Cor 2,1), né con dimo-

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strazioni di efficientismo, bensì rivestito di umiltà, bontà, interesseper le persone, capace di ascoltare e di farsi comprendere.

Durante la visita, il Vescovo deve preoccuparsi di non gravaresulla parrocchia o sui parrocchiani con spese superflue. Ciò nonimpedisce, tuttavia, le semplici manifestazioni festive, che sono lanaturale conseguenza della gioia cristiana ed espressione di affetto evenerazione per il Pastore.

225. Conclusione della visitaConclusa la Visita Pastorale alle parrocchie, è opportuno che il

Vescovo rediga un documento che testimoni la avvenuta visita perciascuna parrocchia, dove ricordi la visita svolta, apprezzi gli impe-gni pastorali e stabilisca quei punti per un cammino più impegnatodella comunità, senza tralasciare di far presente lo stato dell’ediliziadi culto, delle opere pastorali e di altre eventuali istituzioni pastora-li.

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Le indicazionidell ’Arcivescovo

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DALL’OMELIA PER LA MESSA CRISMALE

Basilica Cattedrale, 9 aprile 2009

[ … ]

8. Profitto di questo contesto specialissimo della Messa crisma-le per comunicarVi un desiderio che in questi mesi ho visto crescerecon gioia e trepidazione nel mio cuore e che già ho affidato a Gesùbuon Pastore.

Voglio realizzare, a partire dal prossimo ottobre, la VisitaPastorale nell’arcidiocesi, per vivere con voi tutti l’autentico tempodi grazia che tale evento favorisce nelle Chiese particolari.

Adesso mi limito ad accompagnare l’annunzio della VisitaPastorale con brevi sottolineature ispirate alla liturgia che stiamocelebrando.

La Messa crismale ci parla della dignità sacerdotale, profetica eregale che il Padre conferisce con il dono dello Spirito Santo ai disce-poli del Figlio suo. Con la Visita Pastorale avrò la grazia di onorarequesta dignità nei figli e nelle figlie di Dio che incontrerò. Nel dia-logo che avrò con loro ascolterò con gioia la narrazione delle mera-viglie che il Signore permette di operare a chi valorizza questa digni-tà nella vita quotidiana, personale e familiare, civile ed ecclesiale.

La Visita Pastorale mi permetterà di verificare come da Cristonostro capo si diffonde in tutte le membra della nostra Chiesa par-ticolare e si espande nel territorio il Suo buon profumo.

La Visita Pastorale mi darà la gioia, carissimi fratelli presbiteri,di vedervi all’opera come servi premurosi del nostro popolo. Avrò laconfortante conferma della vostra fedele e costante dedizione alministero che il Signore vi ha affidato di nutrire con la sua Parola e

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di santificare con i sacramenti il santo popolo di Dio.La Visita Pastorale mi chiamerà a dare una risposta particolar-

mente generosa alla domanda che Gesù continuamente mi rivolge:Salvatore mi ami? La risposta, lo so bene, deve essere convalidata dalfatto che cerco di diventare ogni giorno di più quello che tra poco vichiederò di ottenermi da Gesù: essere in questa Chiesa immagineviva ed autentica di Lui buon Pastore, maestro e servo di tutti.

Vissuta così, la Visita Pastorale costituirà un vero tempo di gra-zia. La prepareremo il meglio possibile e la realizzeremo nei modiche quanto prima saranno stabiliti. Ma fin d’ora essa deve diventaresoprattutto una intenzione abituale nella nostra preghiera personale.Presto pregheremo comunitariamente, ed anche durante la santaMessa, affinché la Visita Pastorale si riveli davvero un grande donodel Padre per la nostra Chiesa.

Lo propizino per noi la Vergine Santissima, la Santa PatronaAgata, i Santi Pastori che nel passato hanno retto la nostra Chiesa, eparticolarmente il Beato Cardinale Dusmet, alla cui speciale inter-cessione affido la prossima Visita Pastorale, me stesso, suo minimosuccessore, e tutta l’amata nostra Arcidiocesi.

Così sia per tutti!

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DALL’OMELIA IN OCCASIONE DEL PELLEGRINAGGIODIOCESANO AL SANTUARIO DI MOMPILERI

21 maggio 2009

[…]

7. In questo momento così partecipato e così bello, desideromettere nel Cuore della Madre la Visita Pastorale di cui ho dato l’an-nunzio in occasione della Messa Crismale, lo scorso Giovedì Santo.Essa, nella vigente legislazione canonica, è descritta come un doveredel Vescovo. Sarà per me, soprattutto, motivo di grande gioia potersperimentare quanto affermato dal Servo di Dio Giovanni Paolo II:la Visita Pastorale è un “autentico tempo di grazia e momento spe-ciale, anzi unico, in ordine all’incontro e al dialogo del Vescovo coni fedeli. Il Vescovo Bartolomeu dos Martires […] definisce la visitapastorale quasi anima episcopalis regiminis (anima del governo pasto-rale) ed efficacemente la descrive come un’espansione della presenzaspirituale del Vescovo tra i suoi fedeli” (Es. Ap. Pastores gregis,16.10.2003, n. 4, 46).

La Visita Pastorale permette al Vescovo di essere segno delSignore che incontra il suo popolo nella pace. Voglio, perciò, dedi-care ad essa tutto il tempo che sarà necessario, senza fretta, senza tra-lasciare nulla di tutta quella ricchezza che la caratterizza. Mi affido alBuon Pastore. Sia Lui a condurmi durante la visita, affinché essa rap-presenti per la nostra Chiesa un vero tempo di grazia.

8. Per tale motivo occorre anzitutto pregare. Con l’odierno pel-legrinaggio la Chiesa di Catania, ad imitazione della comunitàdescritta nella prima lettura poc’anzi proclamata (At 1,12-14),

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diventa assidua e concorde nella preghiera con la Madre di Gesù eda Lei affida la prossima Visita Pastorale. Segno di questa preghierasaranno un’apposita intenzione che durante la preghiera dei fedeli, apartire da ottobre, ogni domenica sarà dedicata alla visita, come purela Preghiera per la Visita Pastorale, che, a tempo opportuno verràcomposta.

9. Mi pare opportuno accennare ancora a due aspetti dellaVisita Pastorale.

a) Essa è come un cammino che la nostra Chiesa intraprende eche inizia con una approfondita riflessione sulla sua identità e sullesue attuali condizioni. Per la riflessione saranno predisposti appositisussidi, mentre un Questionario permetterà di raccogliere i dati piùaggiornati circa le singole parrocchie, i 15 Vicariati e quindi circal’intera nostra arcidiocesi. In tale contesto si colloca la cosiddettaVisita Reale che vedrà coinvolti quanti operano negli Uffici dellaCuria arcivescovile. Il Questionario sarà consegnato all’inizio delnuovo anno pastorale, quando incomincerà pure la Visita Reale.

b) Il secondo aspetto che vorrei qui evidenziare consiste nellaprospettiva con cui guardare alla Visita Pastorale. In passato ilVescovo non aveva la stessa possibilità di cui oggi invece dispone, diessere presente nel territorio e in mezzo ai fedeli della Chiesa affida-tagli. La Visita Pastorale costituiva allora la rara occasione per vede-re ed incontrare il Vescovo che dimorava abitualmente nella Cittàepiscopale. Oggi, diversamente dal passato, il Vescovo è possibileincontrarlo in tante occasioni. Per tale motivo è più opportuno par-lare di visita-verifica pastorale.

La verifica, chiariamolo subito, non deve essere vista come unmero fatto amministrativo e fiscale. Nella Chiesa, infatti, la verificarappresenta anzitutto una bella occasione per lodare e ringraziare ilSignore per il bene realizzato ed esistente nella nostra vita personale

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e comunitaria. La verifica ci offre pure la certezza che camminiamosulla giusta strada, e quindi ci spinge a continuare con entusiasmonella via che percorriamo. È innegabile che la verifica farà emergereanche stanchezze, insufficienze e mancanze, ma ad esse guarderemocon la consapevolezza di essere Chiesa fondata sull’amore del Padre,sulla redenzione operata dal Figlio e sulla forza dello Spirito Santoche la anima interiormente. E questo ci spingerà a quella conversio-ne che, lo sappiamo bene e speriamo di sperimentarlo sempre, costi-tuisce una dimensione normale e permanente della nostra vita cri-stiana, protesa a rispondere alla comune vocazione alla santità. Laconversione renderà più agile, più spedito e più sicuro il nostro ince-dere verso traguardi di testimonianza e di missionarietà.

Trasformandosi in provvidenziale verifica, la Visita Pastoraleaffinerà lo stile comunionale e ministeriale della nostra Chiesa. Alcomune impegno di progettare e realizzare insieme quelle indicazio-ni pastorali che rendono oggi la Chiesa di Catania rispondente alprogetto di Dio e più attenta e diligente nel mettere in pratica quan-to lo Spirito le dice, deve seguire il momento della coraggiosa verifi-ca.

Mentre ringraziamo il Signore che ci ha dato il gusto di impe-gnarci nel progettare e nel realizzare condivise linee pastorali, Losupplichiamo affinché ci faccia crescere in questo stile di verifica,tanto necessaria sia nella nostra vita personale sia nel campo del-l’azione pastorale comunitaria.

10. Un ultimo, ma graditissimo pensiero per voi, cari fratellipresbiteri e diaconi. La visita-verifica pastorale coinvolge tutti, ma inmaniera particolare noi, ministri del Signore in questa Chiesa.

È certamente un dono grande del Signore la possibilità, offer-ta a tutta la Chiesa dal Santo Padre Benedetto XVI, di celebrare,dopo l’Anno Paolino, uno speciale Anno Sacerdotale. Esso inizierà il

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19 giugno, Solennità del Sacro Cuore di Gesù.Nella nostra arcidiocesi l’Anno Sacerdotale coinciderà con la

fase preparatoria ed iniziale della Visita Pastorale. Voglio vivere talecoincidenza nella gioia di incontrare i singoli sacerdoti per rinsalda-re quei vincoli che, sotto tanti punti di vista, uniscono presbiteri,ogni singolo presbitero, e Vescovo.

Il Signore ci fa incontrare tante volte; eppure, ai prossimiincontri vogliamo dare un tono particolare e straordinario. Per que-sto li raccomando alla comune preghiera e noi stessi, carissimi fratel-li presbiteri, non mancheremo di prepararci ad essi con attesa oran-te.

Da questa iniziativa che farà crescere la nostra fraterna comu-nione, scaturirà certamente anche un rinnovato impegno nel mini-stero che svolgiamo. Mi piace riprendere qui alcune espressioni del-l’omelia della Messa Crismale: «la Visita Pastorale mi darà la gioia,carissimi fratelli presbiteri, di vedervi all’opera come servi premuro-si del nostro popolo. Avrò la confortante conferma della vostra fede-le e costante dedizione al ministero che il Signore vi affida di nutri-re con la sua Parola e di santificare con i sacramenti il santo popolodi Dio».

Anche per me la Visita Pastorale costituirà uno speciale tempodi grazia e un forte stimolo per crescere nella generosità del mio ser-vizio episcopale. Mi raccomando alle vostre preghiere affinché, convoi fratelli presbiteri e diaconi, possa accogliere e far fruttificare conabbondanza il grande dono che ci prepariamo a ricevere.

11. Inserito nella vita ordinaria della nostra Chiesa, lo straor-dinario tempo di grazia della Visita Pastorale, ci mobilita per unaintensa preghiera, per una diligente preparazione, per una leale ecoraggiosa verifica.

Questa è la ricchezza del momento che ci attende; tutto que-

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sto oggi noi deponiamo nel cuore della Madre nostra, la Madonnadi Mompileri.

Per Sua intercessione, per intercessione del Beato Card.Dusmet -al quale affido in modo speciale la visita pastorale- laTrinità Santissima, ci conceda la grazia di poter trasformare il ritor-nello dell’odierno salmo responsoriale, di Te si dicono cose stupendecittà di Dio, nella esaltante affermazione di te si dicono, e si possonodire con tutta verità, cose stupende santa Chiesa di Catania.

Così sia per tutti.

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DALLA LETTERAPER L’ANNO PASTORALE 2009-2010

3 ottobre 2009

[…]

Carissimi Fratelli Presbiteri e Diaconi,Carissime Persone Consacrate,Fratelli e Sorelle,

Nel contesto liturgico particolarmente solenne della MessaCrismale, lo scorso Giovedì Santo, ho annunziato che avrei compiu-to la Visita Pastorale nella nostra arcidiocesi.

Ispirandomi alla Parola proclamata e al significato dell’interacelebrazione, sottolineavo che “con la Visita Pastorale avrò la graziadi onorare [la] dignità [sacerdotale, profetica e regale] nei figli e nellefiglie di Dio che incontrerò. Nel dialogo che avrò con loro ascolteròcon gioia la narrazione delle meraviglie che il Signore permette dioperare a chi valorizza questa dignità nella vita quotidiana”.

Rivolgendomi, poi, direttamente ai presbiteri aggiungevo cheessa “mi darà la gioia […] di vedervi all’opera come servi premurosidel nostro popolo. Avrò la confortante conferma della vostra fedelee costante dedizione al ministero che il Signore vi ha affidato, dinutrire con la sua Parola e di santificare con i sacramenti il santopopolo di Dio”.

Primi passiL’annunzio dato in quel contesto liturgico è stato accolto con

gioiosa e consolante condivisione in ogni ambiente dell’arcidiocesi.

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Infatti, tante volte mi è stato già chiesto: “Quando verrà da noi perla Visita Pastorale?”, e spesso mi sono associato a intenzioni di pre-ghiera per la Visita Pastorale, rivolte al Signore, durante celebrazionieucaristiche che ultimamente ho presieduto.

In occasione del Pellegrinaggio diocesano al Santuario diMompileri, lo scorso 21 maggio, riprendevo il tema della VisitaPastorale insistendo sulla necessità di prepararla e viverla nella pre-ghiera. In quell’occasione, evidenziavo pure due aspetti moltoimportanti: (1) la Visita Pastorale è un cammino che la nostra Chiesaintraprende e che comporta preliminarmente una approfonditariflessione sulla sua identità e sulle sue attuali condizioni. Inoltre, (2)tenendo conto del fatto che, diversamente dal passato, il Vescovovisita continuamente le parrocchie ed è presente nel territorio dellaChiesa particolare affidatagli, è più appropriato parlare di visita-veri-fica pastorale. Invitavo i presbiteri e i fedeli presenti a considerare laverifica non come un mero fatto amministrativo, o peggio fiscale,ma, soprattutto, come una bella occasione per ringraziare il Signoreper il bene conseguito, come pure per essere confermati nella bontàdel cammino che percorriamo. La verifica ci spingerà anche ad intra-prendere, o consolidare, la conversione necessaria per rispondere sem-pre meglio alla vocazione personale e comunitaria alla santità, con-dizione indispensabile per ogni ministero ed attività pastorale:“Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare fruttoda sé stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rima-nete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui,porta molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla” (Gv15, 4-5).

Tra i primi passi decisivi è da annoverare anche il corso diaggiornamento del Clero, svoltosi nei giorni 22-25 giugno u.s., ededicato alla Visita pastorale considerata come Dono del Padre per lanostra Chiesa.

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Abbiamo fatto grata memoria delle due ultime Visite pastoralisvoltesi nell’arcidiocesi: quella di S.E. Monsignor DomenicoPicchinenna nel quinquennio 1980-85; e quella, più recente, di S.E.Mons. Luigi Bommarito negli anni 1995-98. Successivamenteabbiamo riflettuto sulla carità pastorale e le relazioni nella Chiesalocale. Non è mancata l’attenzione alla cosidetta “Visita Reale” neisuoi aspetti amministrativi, archivistici e logistici.

Esprimo ancora una volta viva gratitudine ai confratelli chehanno messo la loro competenza teologica e pastorale a servizio delpresbiterio. Molto opportunamente i loro interventi sono stati giàpubblicati sul settimanale “Prospettive”; inoltre, a tempo utile,saranno riprese a vantaggio dell’intera comunità diocesana.

Anno sacerdotaleNelle due citate omelie della Messa Crismale e del

Pellegrinaggio a Mompileri, ho detto che la Visita Pastorale avrebbeavuto inizio nel mese di ottobre 2009. Desidero adesso precisarecome avverrà questo inizio.

Nei secondi Vespri della Solennità del Sacratissimo Cuore diGesù, venerdì 19 giugno 2009, il Papa Benedetto XVI ha inaugura-to un Anno sacerdotale in occasione del 150° anniversario dellamorte del Curato d’Ars, S. Giovanni Maria Vianney.

Il tema per l’Anno sacerdotale è stato così formulato dal Papa“Fedeltà di Cristo, fedeltà del Sacerdote”, allo scopo di “favorire latensione dei sacerdoti verso la perfezione spirituale dalla qualesoprattutto dipende l’efficacia del loro ministero”.

[…]Riflettendo sull’importanza e le finalità dell’Anno sacerdotale,

è maturato in me - e ne ringrazio vivamente il Signore - il propositodi far coincidere l’inizio della Visita pastorale con l’Anno sacerdota-

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le: quindi, il primo anno della Visita pastorale sarà, anzitutto esoprattutto, la celebrazione dell’Anno sacerdotale.

[…]

In preparazione alla Visita pastoraleCi dedicheremo, quindi, a vivere fino al prossimo giugno

l’Anno sacerdotale con grande impegno e, speriamo, con abbondan-ti frutti per l’intera comunità diocesana.

Ma l’anno pastorale che ci attende costituirà pure un opportu-no tempo propedeutico alla Visita Pastorale. A tale scopo mirano leseguenti indicazioni.

a) Occorre anzitutto tener presente che la visita–verifica pasto-rale farà continuo e molteplice riferimento alla Nota Pastorale dellaC.E.I. Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia (30maggio 2004, domenica di Pentecoste).

Non sto qui a descrivere l’ampio ed articolato contenuto deldocumento. Mi limito ad affermare che lo ritengo una provvidenzia-le proposta che i Vescovi italiani abbiamo responsabilmente matura-to ed offerto con lungimiranza alle nostre Chiese in Italia. La Notava letta alla luce di quella conversione pastorale di cui tutti avvertiamol’urgenza e che generosamente vogliamo attuare senza lasciarci bloc-care da innegabili difficoltà reali o da immaginari ostacoli “di como-do”. Di essa, inoltre, si può affermare, a buon diritto, che contiene“ciò che lo Spirito dice alle Chiese” oggi viventi ed operanti nelnostro Paese.

Già nella Lettera indirizzata alla Comunità diocesana per l’ini-zio dell’Anno pastorale 2007-08, il 3 ottobre 2007, mi sono soffer-mato sulla Nota invitando a farla oggetto di approfondita riflessio-ne. Insisto ancora su quanto allora scrivevo. Il rinnovato invito divie-ne più pressante perché la Nota ci guiderà nella Visita Pastorale, checonsiste nel verificare se e quanto la nostra Chiesa, e in essa le par-

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rocchie e tutte le aggregazioni ecclesiali che la compongono, hannoun volto missionario. Per questo nei prossimi mesi e negli anni dellaVisita saranno studiate, e speriamo applicate pienamente, le singoleparti del documento.

[…]

d) La Nota Il volto missionario delle parrocchia in un mondo checambia sarà altresì valorizzata per la stesura del Questionario che ser-virà per la preparazione della Relazione che, in ogni parrocchia, miverrà presentata durante la Visita Pastorale.

I responsabili degli Uffici di Curia, coordinati dal Vicario perla Pastorale, predisporranno il Questionario. Esso sarà inserito nelDirettorio per la Visita Pastorale che consegnerò durante la prossimaMessa Crismale.

ConclusioneL’Anno sacerdotale e l’avvio della Visita Pastorale si inserisco-

no nella ricca ed articolata attività pastorale che svolgiamo e chemanifesta la vivacità della nostra Chiesa.

Affido le iniziative che ho suggerito all’intera Comunità dioce-sana, ed in particolare ai confratelli Parroci che ringrazio fin d’oraper la loro preziosa collaborazione. Mi sento pienamente anch’iocoinvolto nell’attuazione delle iniziative descritte, e ne sono benlieto. Vorrei che questo impegno fosse cordialmente condiviso daquanti siamo chiamati a curare l’una o l’altra iniziativa.

La lettera offre uno sguardo d’insieme sul corale impegno checi attende nei prossimi mesi. Abbiamo così la possibilità di conosce-re quanto ciascuno è chiamato a svolgere, seguendone l’attività confraterna simpatia, cordiale interesse, e, soprattutto, con assidua pre-ghiera. Al riguardo, assicuro la mia per tutti e per ciascuno e confi-

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do nella vostra di cui ho tanto bisogno.Questa comunione nella preghiera e nell’azione pastorale

potenzierà la nostra convinta e gioiosa appartenenza all’amata arci-diocesi di Catania chiamata, oggi particolarmente, a testimoniareumilmente e con inequivocabile chiarezza il proprio volto missiona-rio.

Vivremo la comunione ecclesiale accompagnati anche dallamaterna intercessione della Vergine Santissima, che, in questo mesedi Ottobre, onoreremo specialmente con la preghiera del Rosario.

A Colui che in tutto ha potere di faremolto più di quanto possiamo domandare e pensare,

secondo la potenza che già opera in noi,a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù

per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli. Amen(Ef 3,20-21)

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DALLA LETTERAPER L’ANNO PASTORALE 2007-2008

3 ottobre 2007

[…]

5. Nella citata Lettera Apostolica (Novo Millennio Ineunte)Giovanni Paolo II scriveva:

“È nelle Chiese locali che si possono stabilire quei tratti pro-grammatici concreti - obiettivi e metodi di lavoro, formazione evalorizzazione degli operatori, ricerca dei mezzi necessari - che con-sentono all’annunzio di Cristo di raggiungere le persone, plasmare lecomunità, incidere in profondità mediante la testimonianza deivalori evangelici nella società e nella cultura” (n. 29)

Opportunamente il Papa aggiungeva che questo compito delleChiese locali si attua “sintonizzando le scelte di ciascuna Comunitàdiocesana con quelle delle Chiese limitrofe e con quelle della Chiesauniversale. Tale sintonia sarà certamente facilitata dal lavoro collegia-le, ormai divenuto abituale, che viene svolto dai Vescovi nelleConferenze episcopali e nei Sinodi” (n. 29).

In queste espressioni sono chiaramente affermate sia l’inaliena-bile responsabilità della Chiesa locale nella programmazione pasto-rale sia la necessaria comunione e la saggia sintonia con le altreChiese che essa deve vivere ed esprimere.

L’individuazione e la formulazione dei “tratti programmaticiconcreti” costituisce una qualificata esperienza di comunione nellariflessione e nel discernimento ecclesiale.

Ci guiderà nella riflessione la Nota Pastorale della C.E.I. Ilvolto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia.

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Chiedo, pertanto, che essa nei prossimi mesi sia oggetto diriflessione da parte dell’intera comunità diocesana: presbiteri, par-rocchie, persone consacrate, associazioni, gruppi e movimenti.Questa corale riflessione sarà accompagnata dal “discernimentocomunitario” da cui scaturirà il piano pastorale dei prossimi anni.Dando queste indicazioni desidero operare in piena fedeltà al giàcitato monito di S. Paolo: “Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge”.Sono sicuro che non mancherà, al riguardo, cordiale e fattiva adesio-ne perché si realizzi l’impegno che affido alla comunità diocesana.

6. Mi sembra opportuno accennare brevemente alle ragioni ditale scelta.

a) Come membro della C.E.I. ho partecipato intensamente aimomenti assembleari puntualmente descritti nell’Introduzionee di cui la Nota è frutto maturo. Perciò è doveroso da parte miatenerne conto nell’azione pastorale diocesana.b) Condivido pienamente l’intuizione di privilegiare la temati-ca del “volto missionario”. Infatti, il volto esprime la ricchezzadella nostra umanità con le gioie, le speranze, le tristezze e leangosce che portiamo nel cuore. Guardarci in volto costituisceuna straordinaria forma di comunicazione. Inoltre, la ricerca e la contemplazione del volto di Dio sono trale richieste più insistenti e commoventi dell’orante nei Salmi enelle altre Scritture in genere (cfr. ad esempio Salmo 27).Siamo, pure interpellati dal dialogo tra Gesù e Filippo (Gv14,8-11). Gesù afferma: “ chi ha visto me ha visto il Padre”. Iltema del volto missionario della Chiesa permette di andareavanti con esigente conseguenzialità: noi siamo chiamati a ren-dere presente il volto di Cristo; nella Chiesa deve rifulgere ilvolto dell’Inviato del Padre, affinché tutti possano contempla-re e sperimentare l’amore misericordioso di Colui che l’ha

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inviato a noi Salvatore e Redentore. Dobbiamo diventare sempre più capaci di esaudire la richiestadi chi si rivolge a noi: “vogliamo vedere Gesù” (Gv 12,21); dirispondere, con dolcezza, rispetto e coscienza retta, a chiunqueci domanda ragione della speranza che è in noi (cfr. Pt 3,15-16). È esaltante la prospettiva di impegnarci nella testimonian-za a Gesù Risorto speranza del mondo come pure del grande«Sì» di Dio all’uomo. Per rispondere a tale vocazione rileggiamo attentamente laseconda parte della Lettera Apostolica Novo Millennio Ineunte(Un volto da contemplare) e il capitolo primo: «Lo sguardofisso su Gesù, l’Inviato del Padre» di Comunicare il Vangelo inun mondo che cambia.Comprenderemo, così, quanto è stata felice e provvidenziale lafocalizzazione del “volto missionario” e come tutto ciò puòcostituire l’anima della maggiore organicità nella nostra azionepastorale.c) Oggi disponiamo della ingente ricchezza di documenti chehanno guidato il rinnovamento ecclesiale voluto e motivato dalConcilio Ecumenico Vaticano II. Questa ricchezza è provvi-denziale perché frutto dell’opera dello Spirito Santo che non siè limitato a guidare i Padri Conciliari ma continua ad assisterela Chiesa nella attuazione del Vaticano II. E’ necessario, però,che tale ricchissimo patrimonio dottrinale sia conosciuto per-sonalmente e comunitariamente. Nella misura in cui lo assimi-leremo, lo potremo trasformare in criterio di azione pastorale. d) Lo studio della Nota della C.E.I. può assumere anche unaltro rilevante significato. I nostri operatori pastorali forse nonsono ben iniziati a valorizzare la ricchezza dottrinale di cuidisponiamo. Spesso, infatti, ne hanno conoscenza non perso-nale e diretta, ma fin troppo mediata. Credo che riuscirà arric-

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chente ed esemplare leggere con loro la Nota della C.E.I., e,pur con le dovute proporzioni, potremo metterli in grado disperimentare qualcosa di analogo a quanto avviene dalla lettu-ra personale e comunitaria nella Sacra Scrittura. Tra i frutti delConcilio, infatti, è certamente da annoverare la ricchezza degliincalcolabili benefici che tante persone ricavano dalla LectioDivina e da altri contatti con la Parola. Qualcosa di analogopotrà accadere con le autorevoli parole con cui la Chiesa oggiattualizza la Parola: tra queste parole possiamo certamenteannoverare la Nota Il volto missionario delle parrocchie in unmondo che cambia.

7. L’attenta lettura della Nota che chiedo di fare durante appo-siti incontri del Consiglio Pastorale Parrocchiale o durante specificheassemblee parrocchiali, può avvenire anche in occasione della prepa-razione al Natale, nel tempo di Quaresima come pure nel contestodelle feste patronali.

Si tratta di momenti molto partecipati e quindi quanto maiopportuni per sensibilizzare i fedeli ad una così fondamentale tema-tica. Personalmente mi comporterò così nei tanti momenti liturgicie pastorali che vivrò, ed anche negli interventi omiletici e di altrogenere che farò durante le prossime feste agatine.

Una tale condivisa e capillare attività arricchirà dottrinalmentela nostra comunità e motiverà fortemente i nostri operatori pastora-li, offrendo a tutti la possibilità di esercitarsi nel “discernimentocomunitario”.

Per comprenderne esattamente il significato, il metodo e l’im-portanza, è necessario riferirci alla Nota pastorale Con il dono dellaCarità dentro la storia. La Chiesa in Italia dopo il Convegno di Palermo(20-24 novembre 1995), pubblicata dall’Episcopato italiano in data26 maggio 1996. Leggiamo al n. 21:

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“Come espressione dinamica della comunione ecclesiale e meto-do di formazione spirituale, di lettura della storia e di progettazio-ne pastorale, a Palermo è stato fortemente raccomandato il discer-nimento comunitario. Perché esso sia autentico, deve comprende-re i seguenti elementi: docilità allo Spirito e umile ricerca dellavolontà di Dio; ascolto fedele della Parola; interpretazione deisegni dei tempi alla luce del Vangelo; valorizzazione dei carisminel dialogo fraterno; creatività spirituale, missionaria, culturale esociale; obbedienza ai Pastori, cui spetta disciplinare la ricerca edare l’approvazione definitiva. Così inteso, il discernimentocomunitario diventa una scuola di vita cristiana, una via per svi-luppare l’amore reciproco, la corresponsabilità, l’inserimento nelmondo a cominciare dal proprio territorio. Edifica la Chiesacome comunità di fratelli e di sorelle, di pari dignità, ma con donie compiti diversi, plasmandone una figura, che senza deviare inimpropri democraticismi e sociologismi, risulta credibile nellaodierna società democratica.Si tratta di una prassi da diffondere a livello di gruppi, comunitàeducative, famiglie religiose, parrocchie, zone pastorali, diocesi eanche a più largo raggio. I responsabili delle comunità cristiane neapprofondiscano il senso e le modalità per poterla promuoverecome autorevoli guide spirituali e pastorali, saggi educatori ecomunicatori”. (n.21)

[…]

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Obiettivi dellaVisita Pastorale

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DALL’INTRODUZIONE ALLA NOTA PASTORALEDELLA C.E.I. IL VOLTO MISSIONARIO DELLEPARROCCHIE IN UN MONDO CHE CAMBIA

30 maggio 2004

[…]

Nel testo si è cercato di raccogliere per quanto possibile i sug-gerimenti emersi dal confronto tra i vescovi, per non perderne la ric-chezza e la varietà. Non tutto ovviamente potrà essere fatto ovunque,ma si è ritenuto opportuno di dare a ogni diocesi la possibilità di tro-vare nella Nota riferimenti per le scelte che caratterizzano il propriocammino. Alcuni orientamenti possono apparire evidenti, ma è sem-brato utile ribadirli per esprimerne la condivisione. Altri, invece,possono apparire innovativi, e in questo caso si è cercato di essereprudenti nella formulazione perché non risultassero prescrittivi. Lisintetizziamo, nella forma di obiettivi, tenendo presente che vannoripensati e concretizzati, nelle forme e nei tempi, a seconda dellesituazioni diocesane:

1. Non si può più dare per scontato che tra noi e attorno a noi,in un crescente pluralismo culturale e religioso, sia conosciuto ilVangelo di Gesù: le parrocchie devono essere dimore che sannoaccogliere e ascoltare paure e speranze della gente, domande e atte-se, anche inespresse, e che sanno offrire una coraggiosa testimonian-za e un annuncio credibile della verità che è Cristo.

2. L’iniziazione cristiana, che ha il suo insostituibile grembonella parrocchia, deve ritrovare unità attorno all’Eucaristia; bisognarinnovare l’iniziazione dei fanciulli coinvolgendo maggiormente lefamiglie; per i giovani e gli adulti vanno proposti nuovi e praticabiliitinerari per l’iniziazione o la ripresa della vita cristiana.

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3. La domenica, giorno del Signore, della Chiesa e dell’uomo,sta alla sorgente, al cuore e al vertice della vita parrocchiale: il valoreche la domenica ha per l’uomo e lo slancio missionario che da essasi genera prendono forma solo in una celebrazione dell’Eucaristiacurata secondo verità e bellezza.

4. Una parrocchia missionaria è al servizio della fede delle per-sone, soprattutto degli adulti, da raggiungere nelle dimensioni degliaffetti, del lavoro e del riposo; occorre in particolare riconoscere ilruolo germinale che per la società e per la comunità cristiana hannole famiglie, sostenendole nella preparazione al matrimonio, nell’atte-sa dei figli, nella responsabilità educativa, nei momenti di sofferen-za.

5. Le parrocchie devono continuare ad assicurare la dimensio-ne popolare della Chiesa, rinnovandone il legame con il territorionelle sue concrete e molteplici dimensioni sociali e culturali: c’è biso-gno di parrocchie che siano case aperte a tutti, si prendano cura deipoveri, collaborino con altri soggetti sociali e con le istituzioni, pro-muovano cultura in questo tempo della comunicazione.

6. Le parrocchie non possono agire da sole: ci vuole una“pastorale integrata” in cui, nell’unità della diocesi, abbandonandoogni pretesa di autosufficienza, le parrocchie si collegano tra loro,con forme diverse a seconda delle situazioni – dalle unità pastoralialle vicarie o zone –, valorizzando la vita consacrata e i nuovi movi-menti.

7. Una parrocchia missionaria ha bisogno di “nuovi” protago-nisti: una comunità che si sente tutta responsabile del Vangelo, pretipiù pronti alla collaborazione nell’unico presbiterio e più attenti apromuovere carismi e ministeri, sostenendo la formazione dei laici,con le loro associazioni, anche per la pastorale d’ambiente, e crean-do spazi di reale partecipazione.

[…]

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Appendici

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RIFLESSIONI BIBLICHESULLA VISITA PASTORALE

di Don Giuseppe Bellia

1. Quale significato dare al termine visitare2. Come Dio visita la terra e l’uomo3. Il perché della sua visita: l’alleanza4. Verso una visita ultima e definitiva5. Le visite di Dio nel Nuovo Testamento6. Come accogliere oggi il pastore/servo7. Un caso di accoglienza senza comunione 8. Regola pastorale per chi è inviato a visitare9. Cristo visitatore che si identifica con il visitato 10. Congedo: la visita come invito alla fraternità

«Benedetto il Signore, Dio d'Israele, perché ha visitato e reden-to il suo popolo» (Lc 1,68). Con queste parole il Benedictus diZaccaria inneggia al Dio dei padri per la sua presenza premurosa emisericordiosa che si è fatta vicina al suo popolo venendo ad incon-trarlo, a visitarlo. Nel sentire comune la parola “visita” ricorda l’ideadell’incontro umano e insieme dà il senso del vivere sociale, dinami-co, trasmette il gusto dell’attesa, la cordialità dell’accoglienza erichiama l'usanza e il gesto di persone che lasciano il proprioambiente e si recano presso parenti, amici o conoscenti con intenzio-ni benevole di conoscenza, di scambio, di comunione, comunquecon interessi di un mutuo vantaggio e con la prospettiva di essereaccolti, ricevuti, di essere o diventare ospiti graditi, almeno per uncerto tempo.

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1. Quale significato dare al termine visitareLa Visita Pastorale utilizza questo termine e partecipa di questi

sentimenti diffusi, ma soprattutto si ispira al visitare di Dio, alla suavisita per eccellenza, quell’incarnazione promessa in figure dapatriarchi e profeti ma che si avvera e si svela solo con il mistero delFiglio nato da Maria. Mistero perché la sua venuta è avvolta di silen-zio e la sua testimonianza è adombrata dal fallimento della croce:«Venne tra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto» (Gv 1,11).

In molti modi il quarto vangelo ci descrive questa visita chesubito si configura come un evento drammatico il cui esito è arischio, sospeso tra accoglienza e rifiuto umano, anche se su tutto hatrionfato l’inarrivabile misericordia divina. «Dio infatti ha tantoamato il mondo da dare il suo figlio unigenito, perché chiunquecrede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha inviatoil suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo» (Gv 3,16-17).

L'immagine espressa dall’uso biblico del termine richiamaquindi la presenza operosa e tuttavia misteriosa di Dio nella storia einsieme precisa il senso di un accadimento aperto, non scontato chedipende anche dall’accoglienza dell’uomo. Da Mambre a Nazaret, daGerusalemme a Roma, la Bibbia ci fa conoscere molte visite di Dio,dei suoi profeti, dei suoi inviati, la visita del Figlio e quella dei suoiapostoli, dove l’atteggiamento umano di accoglienza o rifiuto hasvolto un ruolo non secondario.

2. Come Dio visita la terra e l’uomoUn buon punto di partenza lo troviamo nella scena descritta

dal patriarca Giuseppe sul letto di morte: «Io sto per morire, ma Dioverrà certo a visitarvi e vi farà uscire da questo paese verso il paeseche Egli ha promesso con giuramento ad Abramo, Isacco e aGiacobbe». Queste parole concludono il libro della Genesi, ma nellostesso tempo anticipano il tema pasquale dell’Esodo: Dio visiterà il

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suo popolo in Egitto per liberarlo e condurlo verso la terra promes-sa ai padri. Il testo reso in italiano con «visitare», compare già inGenesi a proposito di Sara (Gen 21,1) e in un testo molto significa-tivo (1Sam 2,21) a proposito di Anna. Il figlio donato alla materni-tà della donna è prefigurazione della visita di Dio che libererà il suopopolo, Israele. L’esperienza della liberazione dall’Egitto è il datofondante, la memoria storica d’Israele; ma è soprattutto un’esperien-za che rivela Dio, il suo amore di Padre e il suo progetto di salvezzaper l’uomo. L’uscita dalla schiavitù d’Egitto, l’epopea della Pasqua, èfrutto della libera iniziativa di Dio che vede l’afflizione del suo popo-lo e decide di visitarlo (Es 4,31). La Pasqua come evento fondatoreè ripreso in altri testi (Dt 26,5-9; 6,20-25) e diviene anche il model-lo interpretativo delle altre esperienze di salvezza (Is 35,1-10; 40,1-5).

Da questi racconti si evince che la visita di Dio vuole raggiun-gere due obiettivi principali: Dio visita il suo popolo per liberarlo dalmale e per introdurlo nella terra buona dell’Alleanza. Dio abita i cielie quindi la sua visita indica una discesa, un movimento di condi-scendenza che culminerà nel suo farsi uno di noi. Questo ci aiuta acomprendere che il visitare di Dio non è da intendere come un pas-saggio o visita in senso locale e umano: Dio visita quando rivela lasua presenza premurosa, entrando nella storia e venendo in dialogocon gli uomini.

3. Il perché della sua visita: l’alleanza L’iniziativa di Dio ha a cuore di condurre tutto il popolo ad

abitare una terra dove Lui ha rivelato la sua presenza dichiarandolaterra santa: in questo modo voleva mostrare che il suo scopo eraquello di far abitare all’uomo la sua stessa santità; per questo visite-rà il suo popolo, per liberarlo dall’oppressione. Liberazione dall’in-giustizia, dalla violenza e dal male che rivela il progetto di Dio nella

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sua piena realizzazione come Alleanza. I racconti dell’Esodo sonosegnati dall’irrompere verticale di questo agire gratuito di Dio: lamanna donata come cibo, l’acqua scaturita dalla roccia nel deserto ela carne fatta piovere dal cielo, sono doni, ma anche segno di unadipendenza: sono nutrimento e insieme segno di debolezza di chinon è in grado di procurarsi da sé il proprio sostentamento. Al popo-lo liberato dalla schiavitù, Dio promette una terra in cui potrà vive-re da libero e in pace: una terra descritta come paese bello e spazio-so, dove scorre latte e miele, luogo di torrenti, di fonti e di acque sot-terranee che affiorano nella pianura e sulla montagna; un paese doveabbonda il frumento, l’orzo, dove fioriscono viti, fichi e melograni;dove l’ulivo dà il suo olio e la terra e le pietre procurano ferro e rame(Dt 8,7-9). Una terra abitabile e abitata è il luogo dove Dio ha scel-to di visitare il suo popolo, non più oppresso dal male e schiacciatodalla vergogna, ma partner libero e responsabile di una relazione chesi annuncia vitale e gioiosa.

La visita di Dio in una terra abitabile ha come effetto di pro-durre una comunione fraterna tra gli abitanti. Il visitare di Dio, se inEgitto era un chiamare all’identità, adesso crea un popolo, crea unacomunità di salvati, una comunità di eguali, di fratelli. Verità, que-sta, che Israele deve ricordare e sigillare nel proprio cuore, per rende-re altri oppressi partecipi della propria gioia: «Quando un forestierodimorerà presso di voi, nel vostro paese, non gli farete torto. Il fore-stiero dimorante tra di voi lo tratterete come colui che è nato tra divoi; tu l’amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestierinel paese d’Egitto» (Lv 19,33-34). Il dono della comunità, proprioperché partecipato da Dio, deve essere esteso anche a quanti condi-vidono la sorte di infelicità da cui Dio ha liberato con la sua visita.

4. Verso una visita ultima e definitivaProprio questa inusitata relazione di amicizia tra l’uomo e Dio

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dà un senso umano e teologico molto forte alle visite che Dio hafatto al suo popolo e ai singoli credenti, disegnando un percorso dicrescita nella relazione che troverà il suo senso e il suo compimentoin una visita ultima e definitiva. All’inizio la fede di Israele apparecentrata sulla fedele memoria del passato di salvezza donato da Diopiù che sul futuro della relazione.

Questo itinerario di maturazione verso la radicalità/interioritàdell’esperienza di fede intesa non in modo formale ed esteriore, macome relazione vera con il Dio vivente, insieme alla progressiva com-prensione non etnocentrica della relazione religiosa che si evolveverso l’universalità della salvezza donata da Dio ad ogni vivente, è uncammino lento e periglioso. Israele lo ha compiuto nel corso di moltisecoli tra alti e bassi, tra fedeltà e tradimenti, tra eroismi e viltà, traentusiasmi e delusioni e tuttavia ha acquisito un senso e un valoreistruttivo ed esemplare per tutti gli uomini. Con l’apostolo Paolodovremmo dire che quelle vicende narrate dalle pagine sacre e assun-te dalla Chiesa come “parola di Dio”, sono state scritte in modo par-ticolare, proprio per noi, per il nostro ammaestramento e ammoni-mento (1Cor 10,11).

5. Le visite di Dio nel Nuovo TestamentoLe Visite di Dio narrate e testimoniate nell’antica alleanza rag-

giungono il loro vertice con l’incarnazione del Verbo e in modo sto-rico e visibile con il Natale del Signore: il Figlio di Dio diventa anchevero uomo e apre un passaggio definitivo tra il cielo e la terra. InCristo il mistero della «visita» di Dio apparirà in tutta la sua portatadi presenza reale e tuttavia nascosta che richiede ancora e di più lafede.

Ma vediamo altri passi dove si accresce il senso di questa visitarisolutiva di Dio in Cristo. In Lc 7,16 dopo la risurrezione del figlioalla vedova di Naim, la folla glorifica Dio per aver suscitato un pro-

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feta e «aver visitato» (episképtomai) il suo popolo, riprendendo eamplificando quanto Zaccaria, pieno di Spirito Santo, aveva detto inbenedizione del Dio d’Israele che «ha visitato e redento il suo popo-lo». Nel vangelo di Giovanni, come si ricordava all’inizio, ci sonomolte espressioni che richiamano il senso di questa visita: nel collo-quio di Gesù con Nicodemo si rivela che Dio non ha inviato il suoFiglio nel mondo per giudicare il mondo ma per salvarlo (Gv 3,17).Ancora, dopo la sua risurrezione, Gesù apparendo agli undici, rivelala pienezza del disegno salvifico del Padre: «Pace a voi! Come il Padreha mandato me, così io mando voi» (Gv 20,21). L’universalità dellasalvezza intravista dalla tradizione profetica d’Israele raggiunge la suavera dimensione storica con la missione di visitare gli uomini che,partendo dal cuore del Padre, è affidata al Figlio e dal Figlio adessoè consegnata agli Apostoli e ai loro successori a vantaggio della suachiesa e di tutti gli uomini fino alla fine dei tempi.

Questa visita di grazia, iniziata con il visitare misterioso dei tremisteriosi viandanti che parlano all’unisono ad Abramo presso lequerce di Mamre (Gen 18,1-15), è destinata a divenire universale equindi riguarderà tutti: cominciando dalle pecore perdute della casad’Israele si estenderà anche ai pagani, ai lontani. Verità ratificata dalcollegio apostolico nel cosiddetto «concilio di Gerusalemme», doveGiacomo, seguendo l’indicazione di Pietro, ha spiegato «come findal principio Dio ha visitato (episképtomai) i pagani, per costituire inmezzo a loro un popolo consacrato al suo nome» (At 15,14).

Lo stesso verbo compare anche in At 15,36 sulla bocca diPaolo che dice a Barnaba prima di intraprendere un nuovo viaggiomissionario: «Ritorniamo a far visita (episképtomai) ai fratelli in tuttele città nelle quali abbiamo annunziato la parola del Signore pervedere come stanno». In verità in questo passo per alcuni esegeti ilverbo episképtomai sembra assumere il significato forte di«visionare/ispezionare» (che si può ritrovare in Nm 13,34; Sal 26,4;

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Zac 11,16; 2 Mac 11,36; At 6,3) e non conserva il senso usuale divisita, carico di connotazione religiosa (già segnalato in Lc 1,68.78;Lc 7,16; At 7,23; 15,14). Questo significato sembra confermato dalcostrutto della frase che motiva la visita spiegando che vanno dai fra-telli «per vedere come si conducono» (in latino quomodo se habeant).Da questa diversa traduzione si può rilevare l’altro aspetto della «visi-ta» di Dio, già conosciuto dai profeti: l’aspetto giudiziale. In più luo-ghi i profeti hanno parlato della visita di Dio come tempo del giudi-zio; così Amos che minaccia la visita di Dio contro il popolo pecca-tore (3,2); visita di condanna ripresa anche da Osea (8,13; 9,9) e daGeremia (29,32). Fatta questa precisazione si deve ricordare che nelNT il significato di «visita punitiva» non compare mai, senza perquesto sottacere il duplice e inseparabile aspetto salvifico/giudizialedel visitare divino.

Gli Apostoli, infatti, visitano le comunità da loro fondate eindirizzano ai credenti lettere per incoraggiare l’osservanza dei disce-poli e sostenerne la speranza; altre volte ritornano nelle chiese giàistituite soggiornandovi per diverso tempo. In Atti 9,32 si legge che:«mentre Pietro andava a far visita a tutti, si recò anche dai fedeli chedimoravano a Lidda». Si può pensare che Pietro passa in visita“pastorale” tutte le comunità; anzi, è ipotizzabile che sarà proprioquesto suo far visita alle comunità che più avanti conferirà al diaco-no, scelto per succedere all’apostolo, il titolo di epískopos, di vescovo,di visitatore. La presenza di Cristo, secondo la sua precisa promessa,continua anche mediante questi incontri, queste visite che i suoiinviati, i missionari, intrattengono con i credenti in un rapportodiretto da loro mediato. E come Dio nessuno lo ha mai visto ed èrivelato dallo scandalo del Figlio, così l’umanità del Figlio per noiormai inaccessibile continua ad essere ripresentata con la parola e isegni sacramentali attraverso la mediazione obbediente dei suoiinviati animati dallo Spirito Santo.

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6. Come accogliere il pastore/servoProprio questa visione luminosa di un visitare carico dei frutti

vitali dello Spirito ci obbliga a considerare l’oscura e tuttavia consa-pevole libertà che l’uomo ha di rigettare il Verbo, negandogli ascol-to e accoglienza. Questa debolezza della parola/luce che sembra con-cludersi con lo scacco della croce inquieta e richiede un tentativo dirisposta. Gli esperti sono concordi nell’indicare nelle pagine del-l’apostolo Paolo e in quelle di Giovanni i luoghi di una riflessionedinamica più che conclusiva a riguardo. Forse l’approccio dellacomunità giovannea, che più di altre ha trasmesso una lettura teolo-gica del dramma dell’incarnazione, può rivelarsi più consona allanostra riflessione. La dialettica luce/tenebre è enunciata in modonitido e perentorio fin dal prologo: «Venne nella sua casa, ma i suoinon l'hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, ha dato il diritto didiventare figli di Dio» (Gv 1, 11-12).

Che cosa c’è dietro il mistero di questo rifiuto/accettazione? Lastoria che noi conosciamo attraverso la Sacra Scrittura ci descrivevari momenti «prima di Cristo», in cui l’umanità nel suo insieme,sembra orientarsi e determinarsi contro Dio. Paolo e Giovanni chia-meranno «mondo» questa porzione di umanità avversa e refrattariaalla verità, alla luce, alla giustizia, insomma alla realtà di Cristo.

È il leit-motiv di tutte e due i racconti della caduta: essere comeDio, per essere Dio di se stesso e divenire anzi Dio degli altri. È unprocesso idolatrico conosciuto e condannato dagli autori biblici, daiprofeti ai sapienti, trasversale alle diverse epoche e culture e che nellasua ribellione più acuta culmina nella vicenda di Gesù, come spiegala parabola dei vignaioli omicidi (Mc 12, 1-12). La storia dramma-tica di questo incontro tra l’uomo e Dio in Cristo è già conclusa einsieme ancora aperta, perché l’accettazione-rifiuto è vicenda chesegna ogni civiltà, ogni generazione, ogni uomo. L’accoglienza delvescovo è un’occasione di grazia se è il punto d’incontro di due

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scommesse che sono atti di reciproca fiducia, se accade in una dupli-ce convergenza d’intenti che è innanzitutto reciproca volontà diascolto: quella del ministro, chiamato a essere icona trasparente delservo/signore, pastore buono che visita il gregge di cui è custode, el’azzardo della fede del singolo credente e delle comunità che accet-tano d’incontrare nel ministro non l’uomo, ma la potenza umile enascosta del Risorto. Un atteggiamento rinunciatario, pigro spiri-tualmente e moralmente inerte continua a pensare che la fede siasolo un’adesione mentale ad un elenco di verità lontane e astratte:così l’incontro tra chi visita e chi accoglie non può essere occasionedi mutuo compiacimento. Se la visita pastorale vuole arrecare fruttialle comunità richiede al pastore e al gregge l’impegno di una con-versione continua.

7. Un caso di accoglienza senza comunione L’accoglienza esige dunque la pazienza dell’ascolto che richiede

tempo e luogo adeguati, senza dei quali si può avere un’accoglienzapremurosa e indaffarata che non porta alla comunione, come ricor-da l’episodio di Marta e Maria (Lc 10,38-42).

Secondo un’interpretazione divenuta ormai abituale, Maria eraposta come l’eminente modello di chi aveva scelto la parte «miglio-re» nella vita contemplativa, mentre Marta restava l’esemplare icona«meno buona» del generoso e utile servizio femminile consacrato allavita attiva. L’esito anacronistico di questo raffronto tra l’ascolto e ilservizio, tra la contemplazione e l’azione, non è presente nel testo;come del resto del tutto estraneo all’intenzione lucana è la divarica-zione fra l’amore per il Signore raffigurato da Maria e quello per ilprossimo rappresentato da Marta. Non ci sono due diversi modi diservire o di amare: c’è una sola e sapiente modalità di accoglienza delSignore e, in prospettiva, dei suoi inviati: l’evangelista voleva segna-lare ai discepoli la possibilità paradossale, quanto mai rischiosa e

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attuale, di un’ospitalità tanto sollecita nel fare quanto poco acco-gliente nell’ascoltare.

L’ospitalità autentica non si accontenta di offrire un servizio, disvolgere un compito ma cerca la relazione e perciò suppone semprel’accoglienza dell’altro e dunque il suo ascolto, perché desidera la suacompagnia. L’affannosa premura del servizio, separato dall’ascolto,procura invece la preoccupazione e il vano agitarsi di chi ha scelto laparte «non buona», lasciandosi sopraffare dalle «troppe cose» (10,41)che finiscono per far trascurare proprio l’ospite che pure si è accoltocon generosa sollecitudine. Quella di Marta è un’icona istruttiva diun’accoglienza formalmente ineccepibile del pastore e maestro che sipreoccupa dell’esteriorità virtuosa di cui mena vanto («mi ha lascia-ta sola a servire»), senza desiderare veramente l’incontro con l’altro,con la sua parola, senza ricercare quella consolazione dello Spiritoche permette di incontrare nell’invitato lo stesso Signore.

8. Regola pastorale per chi è inviato a visitareL’apostolo ci consegna la sua personale testimonianza quando

confessa la sua disarmante strategia di credente e di ministro davan-ti all’alterità umana e culturale dei diversi destinatari della sua predi-cazione e della sua visita. Nella prima lettera ai Corinzi (9,19-23)scrive:

Pur essendo, infatti, libero da tutti, di tutti mi sono fatto servo,per guadagnarne il maggior numero; e sono divenuto con i Giudei comeun giudeo, per guadagnare i Giudei; con quelli sotto la legge, come unoche è sotto la legge (pur non essendo sottoposto alla legge), per guadagna-re quelli che sono sotto la legge; con i senza legge, come un senza legge(pur non essendo senza la legge di Dio, ma essendo sotto la legge diCristo), per guadagnare quelli che sono senza legge. Sono divenuto con ideboli, debole, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, persalvarne ad ogni modo alcuni. Tutto io faccio per il vangelo, per dive-

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nirne compartecipe.Da questo brano si disegna la condotta dell’inviato, nei con-

fronti di giudei e greci, davanti a deboli e forti, come davanti ad ognicoscienza, con la legge o senza la legge. Il suo atteggiamento pasto-rale è sintetizzabile in due espressioni in apparenza antinomiche peròquanto mai incisive ed efficaci: «pur non essendo» e «mi sono fattocome». Questo suggestivo linguaggio è un ossimoro antropologico eteologico insieme. Nell’agire apostolico, preservando la verità deidue enunciati, coscienza della propria identità e pronta disposizionea divenire “come” l’altro, si disegna un agire ministeriale coscientedella propria verità e rispettoso della libertà altrui, mostrando aquale raffinata sensibilità morale può giungere lo spirito di adattabi-lità dell’apostolo e con lui di ogni inviato. Anche l’apostolo visitan-do è come colui che accoglie: chi visita si dispone a sua volta a rice-vere. Solo dentro lo spazio di un’accoglienza reciproca, modellatasull’icona trinitaria, può avvenire l’incontro tra chi è inviato e chiaccoglie.

9. Cristo visitatore che si identifica con il visitatoLe riflessioni bibliche sulla visita pastorale sin qui sommaria-

mente presentate, ci permettono di approfondire una verità inevita-bile della visita, compresa alla luce scandalosa della sapienza evange-lica che sovverte completamente il nostro modo di pensare: la cele-bre pericope matteana sul giudizio finale (Mt 25,31-46). Il brano cipresenta una serie di sei opere di misericordia verso i bisognosi chedetermineranno il sorprendente giudizio divino; tra questi ultimi cisono i malati: «Ero malato e mi avete visitato». Ciò che è stupefacen-te è che è proprio Lui, il medico, il Signore che desidera, chiede diessere visitato.

Il testo certamente risente della spiritualità giudaica e affondale sue radici nella sensibilità etica e religiosa del tempo, ma presenta

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un aspetto veramente nuovo e sconcertante: il Signore della storiache alla fine dei tempi viene a giudicare tutte le genti, lui che è venu-to come medico per i malati e non per i sani, si identifica con ilmalato. Evento inatteso e sbalorditivo che sorprenderà sia quantierano convinti di averlo servito e visitato sia quelli che non avevanoavuto alcuna consapevolezza di averlo fatto. La novità veramentesconvolgente che a prima lettura sembra ribaltare tutta l’impostazio-ne precedente sulla visita biblica e su chi è inviato a visitare, è che ilCristo rivela ai suoi di identificarsi con il malato e non con il visita-tore.

Mirabile metamorfosi che trasformando, o meglio rivelandonel medico il malato ci ricorda il misterioso agire di Dio: lui è il libe-ratore che in carcere attende di essere cercato, è il pane che sazia maè anche l’affamato, è la sorgente d’acqua viva che disseta ma è anchel’assetato e quindi è veramente il visitatore che attende di essere visi-tato.

Verità consolante per ogni inviato che nel visitare confessa diessere stato visitato, sapendo che avrà ancora parte di tutta la fragili-tà umana. Quando l’inviato riconosce e accetta la sua debolezza allo-ra il visitatore diventa un docile e fecondo strumento dell’opera dellagrazia che proprio nella debolezza fa rifulgere la sua forza (2Cor12,9), come è accaduto al Crocifisso, che sulla croce fa rifulgere ilmassimo splendore della gloria del Padre (Gv 12,32).

10. Congedo: la visita come invito alla fraternitàDopo quanto accennato sopra sulla probabile origine del ter-

mine vescovo/visitatore per indicare il successore degli apostoli misembra che il brano di 1Pt 2,25 si presta bene per una riflessioneconclusiva: «Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondot-ti al pastore e custode (epískopos) delle vostre anime». In questo passocompare il sostantivo epískopos (da notare la derivazione del termine

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dalla medesima radice del verbo episképtomai «visitare», composto daepí + skept-), unitamente al termine poimên, «pastore» (già presentenell’AT: cf. Nm 27,16) e qui associato a “vescovo”. In questo verset-to la «sorveglianza», l’«ispezione», la «visita» è da intendersi allamaniera del pastore buono di cui parla Giovanni: il visitare è unavera diaconia sacramentale che cerca e rafforza la comunione percostruire la fraternità.

Qui si cela una verità inarrivabile e creativa che non finisce diilluminare la kénosi del Figlio nell’uomo: il Signore che bussa è ilforestiero, è l’affamato, è l’assetato, è l’ignudo; sì, è lui, ilmedico/malato. Se si accoglie il vescovo come autorevole uomo dichiesa, si è già ricevuta la propria ricompensa. Se lo si accoglie nelmistero del Signore/crocifisso, allora il nostro cuore si potrà dilatarea misura di un’accoglienza divina, vivendo la fraternità. Le comuni-tà e i singoli credenti sono chiamati a prepararsi e a vegliare perchénon accada che la mancata, distratta o formale accoglienza riservataalla visita del Vescovo, faccia perdere o sciupare la possibilità di esse-re visitati da Dio, quando busserà alla nostra porta con un volto sfi-gurato e irriconoscibile.

Certo ognuno avrà tempo per mille indecisioni e avrà modo diaccampare mille scuse per ritardare o per non accettare l’invito comespiega la parabola di Luca (14,15-24), ma deve sapere che può per-dere per sempre un’occasione di grazia non riconoscendo nel visita-tore il visitato e in colui che invia lo stesso che accoglie e che un gior-no lo giudicherà. Come ammoniva trepidante il santo vescovoAgostino che, ormai vecchio, temeva di non udire in tempo la vocedel suo Pastore o di non essere pronto ad accogliere la visita del suoSignore quando nel cuore della notte si leverà il grido: «Ecco losposo! Andategli incontro!» (Mt 25,6).

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UN DECENNIO DI VISSUTO ECCLESIALE

di Mons. Antonino Fallico

Il Santo Padre Benedetto XVI nell’aprire il recente convegnodella Diocesi di Roma, ha parlato di unità nella diversità nel consi-derare insieme i due concetti di “Popolo di Dio” e “Corpo diCristo”. Questi due aspetti “Popolo di Dio” e “Corpo di Cristo” – haaffermato il Papa – «Si completano e formano insieme il concetto neo-testamentario di Chiesa. E mentre “Popolo di Dio” esprime la continui-tà della storia della Chiesa, “Corpo di Cristo” esprime l’universalitàinaugurata nella croce e nella risurrezione del Signore».

Mi piace agganciarmi a questa singolare precisazione del SantoPadre, nel dare inizio alla sintesi del cammino pastorale che la nostraDiocesi ha svolto in questi anni sotto la guida di Sua EccellenzaMons. Gristina.

ANNO PASTORALE 2002-2004LA PARROCCHIA CASA E SCUOLA DI COMUNIONE

Il cammino della Chiesa di Dio che è in Catania, svolto nel quie nell’oggi della sua storia, lo si deve pertanto strettamente legareall’iter pastorale del suo passato in vista del suo futuro, in un “con-tinuum” multiforme, variegato e policromo; nel contempo però lo sideve inserire nella universalità del “Corpo di Cristo”, crocifisso erisorto, presente in mezzo a noi.

Le tematiche e le iniziative varie che verranno descritte, sonoda considerarsi, perciò, come tappe di un unico lungo camminoecclesiale che tutti lega in Cristo Gesù – vescovi, presbiteri, religiosie laici – di ieri, di oggi e in prospettiva anche di domani: membri apieno titolo di una stessa famiglia ecclesiale.

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Nella narrazione dei messaggi e delle esperienze che sto per faremi riferirò principalmente – e quindi non esclusivamente – a quan-to mi è stato chiesto, e cioè alla storia di questi ultimi anni vissutinell’arco del primo decennio del 2000, in tre dei quali ho svolto ilmio servizio di Vicario Episcopale; ma per non venir meno a quel“continuum” di cui ho parlato, accennerò anche a tappe evolutivesvoltesi in tempi diversi.

Il mio servizio si colloca fondamentalmente nell’alveo delle trenote pastorali della C.E.I., altre volte definite come trilogia teologico-pastorale da cui promanano gli ultimi orientamenti della Chiesa ita-liana, e per cui ci siamo messi in servizio sotto la guidadell’Arcivescovo. La mia relazione valica, però, questo stretto trien-nale spazio di tempo.

Reputo non solo opportuno ma anche necessario, agganciareanzitutto gli orientamenti della C.E.I. ad una tematica che conside-ro come una architrave o colonna portante, oltre che chiave di lettu-ra e insieme chiave di volta del cammino della nostra Diocesi. Miriferisco al primo argomento voluto dal nostro Arcivescovo precisa-mente all’inizio del suo servizio episcopale a Catania: “La parrocchiacasa e scuola di comunione”. Mi collego, cioè, al tema dell’AssembleaPastorale svolta nella cappella del Seminario al primo di ottobre del2002 e sviluppato negli anni 2002-2004.

Si tratta di due facce della stessa medaglia - comunione e parroc-chia - che stanno a cuore del nostro Pastore, da cui scaturisce e su cuiha fatto leva e fa leva l’impianto e di conseguenza anche l’impegnodel suo servizio episcopale, fino a farne una sorta di suo personaleleit-motiv pastorale.

a) La Comunione. Nota di diapason a cui accordare le melodiepiù importanti della nostra realtà ecclesiale. Tutto infatti provienedalla comunione trinitaria, tutto si svolge nella comunione trinita-ria, tutto va verso la comunione trinitaria. La comunione di “quei

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Tre” come si esprime simpaticamente S. Agostino; di quei Tre -l’Amante (il Padre), l’Amato (il Figlio) e l’Amore (lo Spirito Santo) -da riversare nelle nostre comunità ecclesiali. La comunione infattiprima di avvenire… viene, oriens ex alto. La Chiesa stessa è riflesso,immagine, icona di tale realtà trinitaria.

L’avere messo la comunione a base di ogni esperienza, ha fattosì che tutti gli incontri - dai Consigli Pastorali, ai Consigli Vicariali,alle riunioni delle comunità ecclesiali e delle aggregazioni laicali, airaduni del clero nella residenza vescovile di Viagrande… - si sianoincamminati e si stiano incamminando progressivamente verso laconcretizzazione del modello di vita comunitaria. Anche se - ed èspiegabile - non sempre, né dappertutto, di fatto questo camminoviene percorso e fatto proprio da parte di tutti. Perché possa diven-tare modello per tutti, occorre ovviamente lungo tempo, tanta fati-ca e forte dose di perseveranza. La strada della comunione comun-que è già tracciata e dal nostro Pastore costantemente seguita e per-sonalmente guidata.

b) La parrocchia. Si è notata in questi anni una particolareattenzione a questa che i Vescovi italiani amano chiamare l’“ultimalocalizzazione della Chiesa” (cfr. C.E.I., Il volto missionario delle par-rocchie in un mondo che cambia, n. 1) e che Giovanni Paolo II in“Christifideles laici” definisce: “La Chiesa stessa che vive in mezzo allecase dei suoi figli e delle sue figlie” (n. 26). A partire dal Concilio laparrocchia è addirittura considerata come autentica “Chiesa locale”.Sappiamo infatti che per esserci Chiesa occorrono tre coessenzialielementi: Parola, Eucaristia e Vescovo. Nella parrocchia si avvicenda-no concretamente questi tre elementi: la catechesi, la celebrazionedei sacramenti e il ministero episcopale. Non perché nella parrocchiail parroco è Vescovo, ma perché il Vescovo è il primo parroco dellaparrocchia. L’Annuncio, la Liturgia, e la Carità in comunione con ilPastore, fanno, pertanto, di ogni comunità ecclesiale una Chiesa a

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pieno titolo.L’attenzione alla parrocchia in questi anni è stata particolar-

mente voluta e vissuta in prima persona dal nostro Arcivescovo, econcretamente stimolata, come vedremo tra breve, da parte delVicariato diocesano per la pastorale, soprattutto in occasione dellapresentazione degli ultimi documenti dell’Episcopato italiano.

C’è da precisare, ad onor del vero, che questi due elementi por-tanti - comunione e comunità parrocchiale - erano già stati indicatiinsieme nell’ultimo Piano pastorale di Sua Eccellenza Mons.Bommarito, col tema: “Ripartire da Cristo per rinnovare la parroc-chia”, e accolti con piena convinzione sia dal clero che dal laicatodella Diocesi. Ecco perché è bene parlare - come precisa BenedettoXVI - di “continuum”, di “continuità” nel cammino pastorale di unacomunità ecclesiale.

ANNO PASTORALE 2005-2006“IN RELIGIOSO ASCOLTO…”: LA PARROCCHIA

CASA E SCUOLA DELLA PAROLA

La tematica della “Chiesa-comunione” è stata sviluppata e vis-suta intensamente nell’anno 2004, anno definito dal Papa GiovanniPaolo II come “anno eucaristico”, e celebrato in Diocesi con l’appor-to delle “Indicazioni pastorali” del nostro Arcivescovo dal titolo“l’Eucaristia, dallo stupore al cuore della vita cristiana”. A tale tema-tica sono da aggiungersi le conseguenti, interessanti “Indicazionipastorali” proposte dal nostro Vescovo per l’anno 2005-2006 con iltema: “La parrocchia casa e scuola della Parola” (da notare la corre-lazione col tema precedente) con l’intento di associare la nostracomunità diocesana a tutta la Chiesa che nello stesso periodo hacelebrato il 40° della Dei Verbum.

In verità, perché si possa vivere la comunione proveniente dalla

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comunità trinitaria, occorre attingere ininterrottamente energia evita alla fonte inesauribile della Parola di Dio: Parola proclamata,celebrata, vissuta e testimoniata.

“La nostra Chiesa - si legge al numero 3 della Lettera delnostro Arcivescovo indirizzata alla comunità diocesana con le parolebibliche “In religioso ascolto…” - vuole diventare sempre più casa escuola della Parola, per vivere pienamente la propria identità”. Perl’occasione sono state suggerite e sostenute iniziative diverse, tra lequali è da sottolineare in modo del tutto particolare la pratica dellaLectio divina, la quale, a dire il vero, proprio per questo imput haavuto negli anni seguenti un crescendo particolarmente rilevante.

ANNO 2006-2007

In questo anno ha avuto inizio la diffusione e l’approfondi-mento degli orientamenti della C.E.I., contenuti nelle ultime treNote Pastorali comunemente chiamate, come dicevo, “Trilogiapastorale” per il primo decennio del 2000: Comunicare il Vangelo inun mondo che cambia; Il volto missionario delle parrocchie in un mondoche cambia; «Rigenerati per una speranza viva»(1Pt 1,3): testimoni delgrande sì di Dio all’uomo.

Queste le tre ormai celebri Note ricche di riflessioni teologichee di non pochi suggerimenti pratici: un vero tesoro teologico-pasto-rale da tenere in serbo e da consultare costantemente e far propriolungo l’itinerario formativo e produttivo di ogni comunità ecclesia-le.

Nell’anno 2006-2007 l’impegno del Vicariato per la pastoraleè stato incentrato sullo studio e la diffusione dei contenuti delConvegno Pastorale della Chiesa italiana celebrato a Verona dal 16al 20 ottobre del 2006: siamo stati in dieci a partecipare come dele-gati della nostra Diocesi.

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Si è trattato di un Convegno sui generis che resterà certamentenella storia della Chiesa italiana come pietra miliare, tanto e tale dadare vita ad una svolta che possiamo definire epocale a detta di emi-nenti teologi e storici e a detta dello stesso Mons. Franco GiulioBrambilla relatore della nostra Assemblea diocesana dell’ottobrescorso, qui da noi a Catania.

I messaggi scaturiti dal Convegno di Verona sono stati sintetiz-zati dal Vicario diocesano per la pastorale in dieci costanti che per-corrono di fatto tutte le relazioni e i discorsi pronunciati nel corsodel Convegno stesso.

Sono stati presi in esame anche i cinque ambiti di interventopastorale proposti a Verona e ormai divenuti nuovi imprescindibiliversanti da aprire e perseguire in vista di un traguardo pastorale ade-guato al nostro tempo. Ricordiamo questi cinque ambiti: vita affet-tiva, fragilità, lavoro e festa, tradizione, cittadinanza.

Si è trattato di svolta imprescindibile che va sotto il nome discelta antropologica, legata alla scelta stessa del Signore Gesù, inquanto Verbo fatto carne e venuto ad abitare in mezzo a noi (cfr. Gv1,14), assumendo tutto dell’uomo. Una scelta che la Chiesa italianaha fatto e va facendo propria anche se lentamente, con risultati piut-tosto promettenti e colmi di speranza nell’intento di ripresentare,esperimentare e rivivere a livello popolare teologia e antropologia inintima, profonda, costante simbiosi operativa. In verità per noi cri-stiani non può sussistere una vera teologia senza antropologia. Veritàquesta avallata e rilanciata con fermezza e competenza proprio alConvegno ecclesiale di Verona. Ci vorrà tempo, ovviamente, perchémolte iniziative rilanciate al Convegno veronese e fatte ufficialmen-te proprie ormai dalla C.E.I., diventino consolante realtà.

Tali messaggi magisteriali sono stati presentati a tutti i consiglipastorali, parrocchiali della nostra Diocesi in un flow chart che èstato successivamente ricopiato in un CD e poi distribuito, assieme

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al relativo materiale cartaceo, a tutte le parrocchie riunite in ogni sin-golo Vicariato.

I quindici Vicariati sono stati tutti visitati singolarmente dalVicario Episcopale per la Pastorale e dai membri della segreteria delVicariato diocesano per la pastorale suddivisi in equipes. In tal modoil Convegno di Verona – soprattutto poi sulle orme della relativaNota Pastorale dell’Episcopato italiano – è stato posto al centro dellariflessione pastorale della nostra Diocesi, in vista di future possibilirealizzazioni nelle varie parrocchie, nelle aggregazioni e nei movi-menti. Ovviamente la capillarità di tale diffusione è stata affidata aiConsigli pastorali parrocchiali e vicariali chiamati concretamente afarsi carico delle varie occasioni di presentazione e discussione deidocumenti, anche grazie al materiale fornito. A questo propositoinfatti, abbiamo collocato circa 1.500 Atti del Convegno unitamen-te ad altrettanti CD riportanti la sintesi delle varie relazioni delConvegno stesso, nella speranza che tutti ne possano fare tesoro.

ANNO PASTORALE 2007-2008PRESENTAZIONE DEGLI ORIENTAMENTI

DI PASTORALE DIOCESANA

Visitando le parrocchie nei vari paesi della Diocesi - ritenutipiù omogenei dei Vicariati per realtà territoriale - sono stati presen-tati alcuni orientamenti di pastorale diocesana improntati semprealla trilogia dei documenti dell’Episcopato italiano. Gli incontrisono stati realizzati grazie ad una presentazione, in power point, degliorientamenti pastorali che invitava altresì ad individuare una pista diintervento pastorale in cui le diverse parrocchie si sarebbero dovuteimpegnare, e che andava scelta a seconda delle differenti realtà terri-toriali e pastorali in cui ognuna di esse si trova concretamente adoperare. Le piste presentate in power point sono cinque:

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1° la meta da raggiungere, ossia il rinnovamento della pastoraleparrocchiale;2° le strade da individuare in ogni parrocchia per raggiungere lameta;3° i mezzi da procurare per percorrere le strade, e cioè: catechesi,formazione, laicato, ambiti socio-ecclesiali, aggregazioni laicali,etc.;4° le risorse di cui nutrirsi: la preghiera, la celebrazione dei sacra-menti, l’ascolto della Parola e l’aggiornamento teologico-cultura-le…;5° i modelli da imitare, ossia i Santi patroni, attraverso una reli-giosità popolare sempre più evangelizzata.

ANNO PASTORALE 2008-2009

Anno particolarmente denso di attività pastorali varie; ne rag-gruppiamo alcune, in quattro settori diversi:

I Il rilancio dei Vicariati foraneiII Iniziative particolari degli Uffici di pastorale

diocesanaIII Distribuzione e discussione del Questionario

relativo alle tre nuove proposte pastoralidell’Arcivescovo

IV Annuncio della Visita Pastorale

I Nuova carta d’identità dei quindici Vicari e dei Vicariati fora-nei

Una delle realtà innovative più ricche di prospettive pastoraliche per volere del nostro Arcivescovo ha già preso consistenza e stadando frutti positivi nell’iter pastorale della nostra Diocesi, è certa-mente la nuova impostazione dei 15 Vicariati foranei.

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Si tratta certamente di una edizione riveduta e corretta dellatradizionale realtà dei Vicariati foranei piuttosto cara al cuore delnostro Pastore, ma - c’è da affermare dati i risultati piuttosto eviden-ti - portatrice di segni e di presagi molto promettenti.

Così ha scritto l’Arcivescovo nella lettera inviata il 14Novembre dello scorso anno ai Vicari, ai Presbiteri, ai Diaconi per-manenti: «In essi (nei Vicariati n.d.r.) tramite lo specifico servizio deiVicari foranei, deve manifestarsi quella maggiore organicità e sintoniache tutti invochiamo ed auspichiamo. Ho scelto personalmente i Vicariforanei dopo aver chiesto a ciascuno di essi la condivisione dei seguentiimpegni: collaborarmi, senza sostituirmi, nel rapporto con il Presbiterioe con i singoli presbiteri; partecipazione ad incontri mensili specifici (chesi svolgono ogni secondo venerdì del mese) ed animazione degli incontrinel vicariato (il martedì successivo); fraterno impegno a rendere il vica-riato una preziosa, visibile e sperimentata possibilità di comunione pre-sbiterale e di crescita nella condivisione della pastorale integrata nel ter-ritorio» (n. 3).

Siamo ancora, ovviamente, alle prime battute. Scongiurando ilrischio di un possibile eccessivo incremento di lavoro, si tratta diconsolidare sempre più da un canto l’esperienza personale dei Vicari,in buona parte ancora nuovi nell’esercizio del loro ministero, e dal-l’altro di consolidare l’importanza, il riconoscimento e l’utilizzazio-ne del Consiglio Pastorale Vicariale (CPV) per una presenza che siprofila quanto mai costruttiva della Chiesa nel territorio catanese.

II Alcune iniziative degli Uffici pastorali diocesaniDopo la descrizione di questo lavoro compiuto quasi a mo’ di

routine o meglio di pastorale ordinaria, reputo opportuno accennare,anche se brevemente, ad alcune iniziative promosse dal Vicariatodiocesano per la pastorale e dagli uffici di pastorale diocesana; inizia-tive che hanno dato risultati piuttosto positivi. Ne cito appena alcu-

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ne per motivo di spazio e di tempo:- il Messaggio alla Comunità della Pasqua 2007 - divulgato

apprezzato e approfondito in tempi luoghi e modi diversi -sulla responsabilità delle tre agenzie educative chiamate incausa dall’Arcivescovo: famiglia, scuola, chiesa.

- così pure il Messaggio alla comunità della Pasqua di quest’annoin risposta al Reporter della RAI sui mali di Catania, anche seper motivi di tempistica e di poca collaborazione della stampalocale, non ha avuto l’eco che si meritava;

- il “Direttorio diocesano per il catecumenato degli adulti e deiragazzi dai 7 ai 14 anni”, promulgato dall’Arcivescovo nelmarzo 2005 “ad experimentum” per cinque anni e diffuso adopera degli uffici catechistico e liturgico;

- il Convegno diocesano a cura della pastorale sanitaria, in collabo-razione con l’ufficio liturgico, svolto presso il SeminarioArcivescovile sul tema «La cura globale del malato» (relatore P.Pancrazi); il corso di formazione in Bioetica sanitaria organizza-to al S. Paolo e gli incontri di formazione per catechisti, svoltiogni anno dall’Ufficio catechistico Diocesano;

- la lectio divina settimanale e le settimane bibliche residenziali –una estiva e l’altra invernale – a cura del Centro “VerbumDomini”;

- i Convegni diocesani e i corsi di formazione a cura dell’Ufficioliturgico;

- la Veglia annuale, la colletta Pro Migoli e gli incontri settima-nali, organizzati dall’Ufficio missionario;

- le numerose iniziative (incontri vari, e corsi settimanali di for-mazione, Agorà, Ritiri di Quaresima e di Avvento, PentecosteGiovani, Pentelab…) organizzati dall’ufficio di pastorale giova-nile;

- giornata sociale diocesana, Via Crucis del lavoratore, incontri

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con persone impegnate in politica, a cura dell’ufficio pastoraledi problemi sociali e del lavoro;

- convegno diocesano per le famiglie, incontri di formazione,festa dei fidanzati, corso diocesano in preparazione allaCelebrazione del Matrimonio organizzati dall’Ufficio di pasto-rale familiare;

- le numerose iniziative portate avanti dall’Ufficio della pastoraledella carità, attraverso Centri vari dislocati in città, in favoredei poveri e degli extracomunitari, attraverso una fitta rete divolontariato;

- vorrei aggiungere al lavoro degli Uffici diocesani, anche il lavo-ro altrettanto prezioso che con ammirevole impegno conduco-no nella nostra Diocesi le numerose Aggregazioni laicali(Movimenti, gruppi, Associazioni) nella pastorale d’ambiente -impegno puntualmente curato e guidato dalla Consulta dioce-sana - e le veglie di preghiera curate dal Centro DiocesanoVocazioni (CDV).Tutte realtà pastorali, queste, che fanno onore alla nostra

Diocesi e aprono il cuore alla speranza-certezza che il Signore operadavvero in mezzo a noi.

III - Distribuzione e discussione del Questionario relativo ai treorientamenti pastorali proposti dal nostro Arcivescovo con la lettera del14 novembre 2008 indirizzata ai Vicari Foranei, ai Presbiteri e aiDiaconi permanenti.

La Commissione del Vicariato per la pastorale suddivisa invarie equipes - guidate dal Vicario o dal Segretario o comunque daun Sacerdote - ha incontrato per la terza volta i Consigli pastoraliparrocchiali riuniti nei quindici Vicariati.

Questa volta è stata scelta una modalità di intervento abba-stanza innovativa, attraverso dei laboratori su di un Questionario che

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ha invitato a riflettere intorno ai tre ambiti di intervento pastoraleproposti dall’Arcivescovo: scuola di formazione, chiese domestiche oDomus Ecclesiae e pastorale integrata.

Da tali lavori di laboratorio sono scaturite le relazioni deisegretari dei gruppi che successivamente la Commissione ha raccol-to e sintetizzato, e delle quali è stata curata la pubblicazione sul set-timanale diocesano Prospettive. In tal modo è stato possibile sentireil parere della “base” sulle concrete possibilità e modalità di realizza-zione di quanto proposto dall’Arcivescovo. Si deve pure sottolineare- per la cronaca - che la Commissione ha fattivamente collaboratoalla realizzazione del Convegno Pastorale di inizio anno, in occasio-ne del formidabile intervento di Sua Eccellenza Mons. Franco GiulioBrambilla; intervento successivamente distribuito attraverso un CDa tutto il clero della Diocesi.

C’è da dire che l’esperienza di dialogo e di confronto intornoal Questionario sulle tre iniziative pastorali proposte dall’Arcivescovoalle comunità ecclesiali della nostra Diocesi, si è palesata molto posi-tiva e decisamente propositiva, oltre le nostre stesse attese. Alcunidegli esiti da tenere in conto sono stati pubblicati su “Prospettive” nelmaggio scorso. Tra queste:

1. La “formula” degli incontri svolti nei quindici Vicariati e insedici delle molte Aggregazioni laicali (Associazioni eMovimenti) presenti e operanti a livello diocesano è stata datutti accettata con vivo interesse. In concreto: tali incontri sisono rivelati degli autentici Convegni in miniatura;

2. La partecipazione è stata interessata e attiva, da parte di tutti,essendo la maggior parte dei partecipanti persone appartenen-ti ai Consigli pastorali parrocchiali; partecipazione in veritàquantitativamente limitata, ma qualitativamente soddisfacente,almeno per la quasi totalità dei 15 vicariati. Si è constatato,però, che in non poche parrocchie, i Consigli pastorali sono

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praticamente inesistenti (vengono improvvisati lì per lì, e sol-tanto nelle grandi occasioni);

3. Vari e interessanti i desiderata e le proposte teologico-pastoralisoprattutto da parte di molti laici desiderosi di rinnovamentoe ben disposti ad assumere concretamente seri impegni socio-pastorali, sia in campo parrocchiale che in campo diocesano.Di alcuni laici presenti in più Vicariati si è notata invece pocapreparazione dottrinale e poca motivazione pastorale;

4. Si è manifestato forte il consenso sulla proposta della Scuola diformazione per operatori pastorali, da portare avanti primaancora di una Scuola teologica di base aperta a tutti; consensoespresso all’unanimità e in termini di necessità e di urgenza;

5. E’ stata accolta positivamente la proposta delle Chiese domesti-che soprattutto considerate in vista di una maggiore presenzadella Chiesa nel territorio; e ciò anche a motivo delle indica-zioni date dalla C.E.I. col documento “Il volto missionario delleparrocchie in un mondo che cambia”, e diffuso a tappeto - comeabbiamo già detto - in questi ultimi due anni nelle parrocchie,così anche nelle aggregazioni laicali, per volontà del nostroArcivescovo. In alcuni vicariati è stato proposto di lanciare taleiniziativa, con modalità più valide e più concrete, rispetto ai“Centri di ascolto”, già sperimentati in Diocesi in occasionedell’Anno Santo del 2000.È necessario a tal fine - è stato chiesto da tutti - prepararemeglio gli operatori pastorali che dovranno essere responsabilidell’animazione di tali nuove realtà ecclesiali;

6. Forte e unanime la richiesta di maggiore conoscenza e maggio-re approfondimento della ecclesiologia del Concilio EcumenicoVaticano II. È stato da tutti lamentato con vivo rammarico ildisconoscimento pressoché totale di tale ecclesiologia nell’am-bito delle nostre parrocchie, oltre che nell’ambito di alcune

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aggregazioni laicali; 7. È stata accolta positivamente in tutti e quindici i vicariati, e da

parte delle Associazioni e dei Movimenti, la proposta dellapastorale integrata, anche se contemporaneamente è stato affer-mato da più voci che nei nostri ambienti ecclesiali non si èancora pronti a portare avanti tale iniziativa, a motivo diimpreparazione da parte sia del laicato sia del clero. Molti peròhanno sostenuto che proprio la Scuola di formazione come leDomus ecclesiae potrebbero preparare tutti a questa provviden-ziale svolta pastorale nell’ambito di ogni singola parrocchia,come nell’ambito di più parrocchie limitrofe, come nei con-fronti di una collaborazione con tutte le altre realtà socio-cul-turali presenti e operanti nello stesso territorio: quali, ad esem-pio, le iniziative riguardanti il mondo dell’educazione, dellaemarginazione, della emigrazione, della cultura, del divertimen-to e dello sport…, patrocinate con serietà ora da credenti ora danon credenti;

8. E’ stata accolta con soddisfazione da parte di tutti la propostadi un Laboratorio Pastorale da aprire al Centro-Diocesi nellasede del Vicariato, per ricerche, consultazioni e aggiornamentivari in materia di pastorale (libri, riviste, articoli, siti internetetc.).

IV Annuncio della Visita Pastorale (Giovedì santo 2009)A coronamento di quanto lo Spirito ha suscitato in questi anni

nella nostra santa Chiesa locale catanese, è arrivata provvidenziale lanotizia della Visita Pastorale annunciata dall’Arcivescovo nel giornodedicato dalla Chiesa alla manifestazione più grande dell’Amore diDio che è l’Eucaristia. «La Visita Pastorale» – ha detto il nostroArcivescovo nell’annunciarla nell’Omelia della Messa crismale – «mipermetterà di verificare come Cristo nostro Capo si diffonde in tutte le

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membra della nostra Chiesa particolare e si espande nel territorio il Suobuon profumo».

In realtà, col Vescovo vedremo e sentiremo passare il SignoreGesù Buon Pastore a benedire e assistere il nostro cammino pastora-le.

Sarà un tempo di verifica e con la verifica anche di presa dicoscienza di quanto il Signore, camminando con noi e attraverso dinoi, opera concretamente nella sua-nostra Chiesa.

Alcune considerazioni pastorali cammin facendoSono convinto che i progetti, le iniziative e le molteplici espe-

rienze fin qui descritte, hanno dato e stanno continuando a darecolpi d’ala e virate nuove al dinamismo in itinere delle nostre comu-nità. Di questo bisogna rendere grazie allo Spirito presente e operan-te in mezzo a noi.

Si tratta, però, a mio parere, di curare e sviluppare meglio alcu-ni passaggi teologico-pastorali nell’ambito delle nostre comunitàecclesiali, perché la fede del popolo santo di Dio, residente nel terri-torio catanese, vada avanti sempre più speditamente e proficuamen-te. Quali passaggi?

1) Passaggio da una concezione di Chiesa alquanto tradizionali-sta, in alcuni casi anche di stampo pre-conciliare ad una Chiesaconvintamente, decisamente conciliare: come conoscenza piùampia e come applicazione più concreta del Vaticano II nei vis-suti personali e comunitari della nostra Diocesi.

2) Passaggio da una pastorale di sacramentalizzazione ad unapastorale di evangelizzazione.

3) Passaggio da una pastorale di conservazione ad una pastorale dimissione.

4) Passaggio da una pastorale legata ancora quasi esclusivamenteal tempio ad una pastorale aperta al territorio (passaggio tra l’al-

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tro pressantemente voluto e stimolato costantemente dalnostro Arcivescovo). La nostra religione sa troppo di chiesa,poco, molto poco di casa.

5) Passaggio da una catechesi dedita in maniera preponderantealla cura dei bambini, ad una catechesi da dedicare in manierapiù diffusa e massiccia agli adulti: ossia a coloro che detengo-no i posti chiavi del Paese: dalla famiglia alla scuola, alle uni-versità, al mondo del lavoro, agli ospedali, alla cultura, dellapolitica, dell’arte, dello sport, etc…

6) Passaggio da una situazione di settorialità pericolosamente inatto tuttora nell’esercizio dei tre ambiti su cui poggia la pasto-rale di sempre (Vangelo, Liturgia e Carità), ad una situazionedi sintesi quanto mai necessaria e urgente da realizzare dentrol’uomo: nell’unità cioè della persona umana (cfr. C.E.I. Notapastorale dopo Convegno di Verona, 22)

7) Passaggio da una predicazione spesso teorica o moralistica ointimistica, ad una predicazione che penetri nella storia e nellavita di ogni credente: in modo tale cioè – come suggerisconogli stessi Vescovi italiani – da fare della vita quotidiana l’alfabe-to e la grammatica di una evangelizzazione più vicina ai meto-di e ai linguaggi stessi di Gesù (Ib. 12)

8) Passaggio da una gestione pastorale poggiata in maggior partesulle spalle del clero ad una pastorale condivisa fattivamente ecorresponsabilmente dal laicato.Sono, queste, alcune delle vedute auspicate e in verità già pre-

senti in maniera multiforme e variegata nei documentidell’Episcopato italiano, da verificare, attenzionare e possibilmentecol tempo realizzare. E’ un auspicio per tutti noi.

Auspicio che propongo anche a mò di conclusione, tenendoconto di quanto in maniera splendida e illuminante ha detto recen-temente il Santo Padre Benedetto XVI il 26 maggio scorso aprendo

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il Convegno Pastorale della Chiesa che è in Roma.«Molta strada tuttavia resta ancora da percorrere. Troppi bat-

tezzati non si sentono parte della comunità ecclesiale e vivono aimargini di essa, rivolgendosi alle parrocchie solo in alcune circostan-ze per ricevere servizi religiosi. Pochi sono ancora i laici, in propor-zione al numero degli abitanti di ciascuna parrocchia che, pur pro-fessandosi cattolici, sono pronti a rendersi disponibili per lavorarenei diversi campi apostolici. Certo, non mancano le difficoltà diordine culturale e sociale, ma, fedeli al mandato del Signore, nonpossiamo rassegnarci alla conservazione dell’esistente. Fiduciosi nellagrazia dello Spirito, che Cristo risorto ci ha garantito, dobbiamoriprendere con rinnovata lena il cammino. Quali vie possiamo per-correre? Occorre in primo luogo rinnovare lo sforzo per una forma-zione più attenta e puntuale alla visione di Chiesa della quale ho par-lato, e questo da parte tanto dei sacerdoti quanto dei religiosi e deilaici. Capire sempre meglio che cosa è questa Chiesa, questo Popolodi Dio nel Corpo di Cristo. È necessario, al tempo stesso, migliora-re l’impostazione pastorale, così che, nel rispetto delle vocazioni e deiruoli dei consacrati e dei laici, si promuova gradualmente la corre-sponsabilità dell'insieme di tutti i membri del Popolo di Dio. Ciòesige un cambiamento di mentalità riguardante particolarmente ilaici, passando dal considerarli «collaboratori» del clero a riconoscer-li realmente «corresponsabili» dell’essere e dell'agire della Chiesa,favorendo il consolidarsi di un laicato maturo ed impegnato».

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Impaginazione e StampaLitografia “La Provvidenza”Catania - Tel. 095 363029

email: [email protected]

Prima edizione: marzo 2010Ristampa riveduta: settembre 2010

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