DIRETTORIO DI PASTORALE FAMILIARE per la Chiesa in Italia · Comunità ecclesiali in Italia, in...

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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA DIRETTORIO DI PASTORALE FAMILIARE per la Chiesa in Italia Annunciare, celebrare, servire il Vangelo della famiglia

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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

DIRETTORIO DI PASTORALE

FAMILIARE

per la Chiesa in Italia

Annunciare, celebrare, servire il “Vangelo della famiglia”

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PRESENTAZIONE Sono particolarmente lieto di poter presentare il Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia. Approvato quasi all'unanimità nella XXXVII Assemblea Generale dell'Episcopato italiano dello scorso mese di maggio, esso vede ora finalmente la luce, dopo un intenso lavoro pluriennale, svolto dalla Commissione Episcopale per la Famiglia, in stretto rapporto con la Segreteria Generale e con il Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana. E' un testo il cui significato e la cui importanza sono stati ampiamente e autorevolmente sottolineati dal Santo Padre Giovanni Paolo II nel discorso del 13 maggio 1993, che pubblichiamo nelle pagine seguenti, rivolto ai Vescovi riuniti in Assemblea. Esso si pone nella scia del cammino che la Chiesa italiana ha percorso dal Concilio Vaticano II ad oggi e che intende continuare a percorrere con rinnovata freschezza negli anni futuri, certa che la pastorale familiare costituisce una delle priorità della nuova evangelizzazione. Lo stesso Direttorio rappresenta un atto di fede e di gratitudine che la nostra Chiesa, ancora una volta, compie di fronte al “dono” che Dio ha fatto all'umanità istituendo il matrimonio come «intima comunità di vita e di amore coniugale» (Gaudium et spes, 48) e volendo la famiglia «quale principio e fondamento della società umana» (Apostolicam actuositatem, 11). E' la stessa fede e la stessa gratitudine che insieme esprimiamo al Signore Gesù, il quale, con la sua opera redentrice, ha elevato il matrimonio a segno e strumento della grazia che salva (cf Ef 5, 22-32) e ha costituito la famiglia come “piccola Chiesa” e pietra essenziale all'edificazione della Chiesa stessa (cf Lumen gentium, 11). Il Direttorio, inoltre, è strumento di profonda comunione pastorale tra tutte le nostre Chiese. Nasce, infatti, dall'identica missione, che tutti ci accomuna, di annunciare, celebrare e servire il “Vangelo del matrimonio e della famiglia”; fa tesoro di quanto nelle nostre diverse Chiese locali è stato oggetto di riflessione e di prassi pastorale negli scorsi decenni; è invito e sprone per un cammino ancora più unitario da vivere insieme per aiutare ogni famiglia a scoprire e a vivere la propria identità e la propria missione nella Chiesa e nel mondo. Infine, questo Direttorio ci appare anche come un contributo concreto per quel servizio alla società che la Chiesa sa di dover rendere, soprattutto in momenti nei quali gli stessi valori strutturali della coppia e della famiglia subiscono offese e minacce. Sappiamo bene, infatti, quale peso abbia la famiglia sotto il profilo sociale, oltre che ecclesiale, e come, di conseguenza, ogni contributo offerto al miglioramento delle famiglie e ad una più precisa assunzione di responsabilità da parte loro abbia un forte riverbero sulla situazione e sulle prospettive della nostra nazione. In questo contesto, auspichiamo che la pubblicazione del Direttorio possa finalmente accompagnarsi con una adeguata politica familiare, promossa dalle stesse famiglie e realizzata e garantita dalle istituzioni. I Vescovi italiani, approvando e pubblicando questo testo, che “accompagna” e “completa” in prospettiva più specificamente pastorale il Decreto generale sul

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matrimonio canonico - emanato il 5 novembre 1990 e riportato in appendice al presente volume -, con realismo, con coraggio e nel rispetto di ogni Chiesa locale, intendono rilanciare e rinnovare la pastorale familiare. Desideriamo così sollecitare ogni nostra Chiesa perché cresca sempre più nella consapevolezza della priorità della famiglia nell'azione pastorale e riprenda slancio e dinamismo nella sua missione a favore della famiglia: non solo seguendo i suggerimenti, le indicazioni e le norme del Direttorio, ma anche elaborando e attuando una propria programmazione pastorale, secondo le esperienze e le esigenze sociali, culturali ed ecclesiali nonché gli itinerari e i ritmi pedagogici propri della situazione locale. Ancora più concretamente, ci auguriamo che il testo del Direttorio possa suscitare in ogni diocesi e in ogni comunità parrocchiale una più viva coscienza della grazia e della responsabilità ricevute dal Signore in ordine a promuovere la pastorale della famiglia (cf Familiaris consortio, 70). Come tutti sappiamo, la pastorale familiare è un capitolo particolarmente rilevante nel quadro organico e complessivo disegnato in Evangelizzazione e testimonianza della carità per il decennio che stiamo vivendo. Poiché «nell'edificazione di una comunità ecclesiale unita nella carità e nella verità di Cristo, è fondamentale la testimonianza e la missione della famiglia cristiana» e poiché la stessa famiglia cristiana «è il primo luogo in cui l'annuncio del vangelo della carità può essere da tutti vissuto e verificato in maniera semplice e spontanea», «la pastorale di preparazione e formazione al matrimonio e la cura spirituale, morale e culturale delle famiglie cristiane rappresentano un compito prioritario della nostra pastorale» (cf n. 30). E' questa una convinzione che il Direttorio condivide e una realtà che intende promuovere; come tale, esso ben si inserisce nel cammino che stiamo percorrendo come Chiesa italiana, lo concretizza e lo sviluppa. Come Vescovi italiani, perciò, affidiamo il Direttorio all'intera comunità cristiana, ai presbiteri e a tutti gli operatori pastorali, religiosi e laici. In particolare, lo affidiamo alle famiglie, specialmente a quante, tra esse, già vivono e condividono responsabilità pastorali. Accoglietelo cordialmente. Per voi uomini e donne sposate che, con noi e con tutti i battezzati, siete parte viva della Chiesa e condividete il peso e la gioia dell'evangelizzazione, esso sia un invito a ravvivare il dono di Dio che vi è stato dato nel giorno del matrimonio, sia un aiuto perché possiate rendere credibile l'esperienza del matrimonio e della famiglia, sia un contributo per crescere nella consapevolezza della vostra dignità, sia un orientamento per vivere la vostra partecipazione alla missione della Chiesa, sia una provocazione per assumere con maggiore coraggio il vostro compito sociale e politico. La conoscenza, lo studio e l'applicazione del Direttorio siano anche un modo per accogliere l'invito del Papa a celebrare lungo il 1994 l'anno della famiglia: questa celebrazione, infatti, dovrà portare tutti e ciascuno a meglio annunciare, celebrare e servire il “Vangelo della famiglia”. Camillo Card. Ruini Presidente della Conferenza Episcopale Italiana Roma, 12 luglio 1993

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LA PAROLA DEL PAPA

Nella mattinata di giovedì 13 maggio 1993, incontrando i Vescovi italiani riuniti per la loro XXXVII Assemblea Generale, il Santo Padre Giovanni Paolo II così illustrava il significato e l'importanza del Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia.

[...] 2. - I lavori della vostra Assemblea Generale si sviluppano attorno ad un testo di grande rilievo, il Direttorio di Pastorale Familiare che state per consegnare a tutte le Comunità ecclesiali in Italia, in ordine ad «annunciare, celebrare, servire il Vangelo del matrimonio e della famiglia», come «progetto educativo e pastorale essenziale per il cammino di fede dei battezzati nella vocazione al matrimonio e per la vita di fede della famiglia in conformità al Vangelo» (Direttorio, n. 2). Il Direttorio rappresenta il compendio organico e la riproposizione di quel magistero dottrinale assai ricco come pure di quella guida pastorale tempestiva e lungimirante che voi, venerati Confratelli, sia con documenti comuni sia con interventi destinati a singole Chiese particolari, avete sviluppato nel periodo postconciliare, in sintonia con l'insegnamento del Successore di Pietro. Con questo testo voi non intendete soltanto “completare” e “accompagnare”, secondo una prospettiva più propriamente pastorale, le norme emanate nel 1990 con il Decreto generale sul matrimonio canonico, ma anche dare risposta alla sollecitudine da me espressa nell'Esortazione sinodale Familiaris consortio, quando scrivevo: «E auspicabile che le Conferenze Episcopali... curino che sia emanato un Direttorio per la pastorale della famiglia» (n. 66). Ciò acquista peculiare significato nel contesto sia del decimo anniversario della Carta dei Diritti della Famiglia, emanata dalla Santa Sede nel 1983, sia dell'ormai prossimo Anno Internazionale della Famiglia, che si celebrerà nel 1994. 3. - Il Direttorio assume, pertanto, il significato di una nuova testimonianza dell'amore e della cura con cui la Chiesa segue il matrimonio e la famiglia, impegnandosi a difendere questo «luogo primario della “umanizzazione” della persona e della società» (Christifideles laici, 40) contro le numerose e gravi minacce che oggi lo insidiano. E' un servizio assolutamente necessario, anzi un servizio che si fa urgente soprattutto quando «l'egoismo umano, le campagne antinataliste, le politiche totalitarie, ma anche le situazioni di povertà e di miseria fisica, culturale, morale, nonché la mentalità edonistica e consumistica fanno disseccare le sorgenti della vita, mentre le ideologie e i diversi sistemi, insieme a forme di disinteresse e di disamore, attentano alla funzione educativa propria della famiglia» (Christifideles laici, 40). Sotto il profilo più propriamente pastorale, il Direttorio, in quanto emanato dalla C.E.I. e rivolto a tutte le Diocesi d'Italia, rappresenta un'espressione privilegiata della “comunione ecclesiale” nelI'ambito della pastorale familiare. E' necessario, infatti, che essa divenga sempre più omogenea e convergente nel tessuto vivo del popolo di Dio, favorendo un'azione evangelizzatrice e missionaria incisiva e feconda nei riguardi della famiglia.

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4. - La famiglia è luogo privilegiato dell'annuncio evangelico. Non dobbiamo mai stancarci, carissimi Fratelli nell'Episcopato, di servire la famiglia; di dare così risposta alla fame e sete che essa ha di senso, di verità, di amore profondo, di libertà autentica e di pienezza di vita. Il primo e fondamentale servizio della Chiesa agli sposi cristiani è di richiamarli ed accompagnarli a riscoprire, con stupore gioioso e grato, il “sacramento grande” (Ef 5,32), il “dono” che è stato loro fatto dallo Spirito di Gesù morto e risorto. In un contesto sociale e culturale nel quale la scristianizzazione e l'indifferenza religiosa intaccano profondamente la mentalità e i comportamenti delle stesse famiglie cristiane, urge rievangelizzare instancabilmente gli sposi cristiani, far loro riascoltare la “buona novella” del dono divino ricevuto. La coscienza di questo misterioso dono è radice e forza della vita morale degli sposi, del loro quotidiano cammino verso la santità coniugale e familiare, come pure della loro specifica partecipazione alla missione della Chiesa. All'interno della Comunità ecclesiale, la coppia e la famiglia cristiana sono chiamate a percorrere un singolare itinerario di fede. Così tra la grande Chiesa e la “piccola Chiesa” si realizza ogni giorno, in forza della presenza dello Spirito, uno “scambio di doni”, che è reciproca comunicazione di beni spirituali. Ricevendo dalla Chiesa il triplice dono della Parola, del Sacramento e della Carità, la famiglia è abilitata e impegnata a svolgere il suo tipico ministero a favore degli altri (cf 1 Cor 7,7). Ed è proprio a questo che, in definitiva, tende il Direttorio: far assumere a tutte le famiglie cristiane il posto, il ruolo e la vitalità che loro competono nella Chiesa e nella società. 5. - Venerati Fratelli, voi siete pienamente consapevoli dei profondi cambiamenti, delle tensioni e delle crisi a cui, in questo momento storico, è sottoposta la famiglia. Condivido la vostra trepidazione per i contraccolpi preoccupanti che ne derivano all'intera compagine sociale. Ma a voi mi unisco anche nel riaffermare piena fiducia nella presenza vittoriosa del Risorto. Sorretti dalla sua forza, i coniugi cristiani sapranno testimoniare in modo chiaro e forte fondamentali valori umani ed evangelici quali l'amore fedele di fronte alla disistima dell'indissolubilità, la donazione generosa della vita in un contesto di paura e di rifiuto della vita stessa, il servizio umile e la solidarietà disinteressata in una cultura dell'egoismo e del tornaconto. E ancora: la riconciliazione e la pace in una situazione sociale di conflittualità, la reciprocità gratuita della comunicazione e del dialogo in un contesto fortemente segnato da incomunicabilità, uno stile di vita sobrio ed essenziale all'interno di una società consumistica. Infine, la moralità e la spiritualità all'interno di una mentalità materialistica e in crisi nei suoi riferimenti etici. Più che in passato, occorre che la testimonianza evangelica della famiglia sia la più ampia e unitaria possibile, anche in ordine ad una reale efficacia storica. Di qui la necessità di promuovere e sostenere le diverse forme di associazionismo familiare, non solo per la vitalità pastorale delle comunità ecclesiali, ma anche per una più esplicita partecipazione alla costruzione di una società illuminata dalla speranza del Vangelo. 6. - L'impegno per il bene comune è quanto mai urgente nella fase storica di rapida e radicale trasformazione che l'Italia sta vivendo. Di fronte alle singolari difficoltà che un tale impegno incontra nell'ambito non solo economico, politico ed istituzionale, ma anche e soprattutto morale e culturale, le famiglie sono motivo di preoccupazione e insieme di grande fiducia. L'Italia possiede un inestimabile patrimonio morale, costituito da tantissime famiglie moralmente sane e ogni giorno

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impegnate a vivere e a comunicare quegli ideali di onestà, laboriosità, solidarietà che soli possono assicurare il rispetto delle esigenze autentiche della persona e il corretto sviluppo della vita democratica. A voi non sfugge, venerati Fratelli nell'Episcopato, che il rinnovamento del Paese passa attraverso un'attenzione concreta alla famiglia. Se questa deve assumersi con più coraggio il suo compito sociale e politico, la società e lo Stato devono sottrarla alla condizione di marginalità, e spesso di penalizzazione, nella quale è tuttora confinata; devono fare della politica familiare la chiave centrale e risolutiva dell'intera politica dei servizi sociali. [...] 7. - Carissimi Fratelli nell'Episcopato: siete voi i primi responsabili della pastorale nelle vostre rispettive Diocesi. A voi pertanto è affidato il compito di promuovere un'attenta e costante azione missionaria ed evangelizzatrice a favore della famiglia e mediante la famiglia per il bene di tutta la comunità civile. Vi orienti e vi sostenga sempre il “pressante invito” che già Paolo VI rivolgeva ai Vescovi nell'Enciclica Humanae vitae: «Con i sacerdoti vostri cooperatori e i vostri fedeli, lavorate con ardore e senza sosta alla salvaguardia e alla santità del matrimonio, perché sia sempre vissuto in tutta la sua pienezza umana e cristiana. Considerate questa missione come una delle vostre più urgenti responsabilità nel tempo presente» (n. 30). Nella vostra parola e sollecitudine pastorale le famiglie, specialmente quelle in difficoltà, potranno così sentire «l'eco della voce e dell'amore del Redentore» (Humanae vitae, 29). Vi accompagni nel quotidiano ministero episcopale la dolce e forte protezione della santa Famiglia di Nazareth, di Gesù, Maria e Giuseppe. Di questa protezione sia pegno la mia affettuosa Benedizione.

(in «L'Osservatore Romano», 14 maggio 1993, p. 5)

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DIRETTORIO DI PASTORALE

FAMILIARE

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Conferenza Episcopale Italiana PROT. N. 505/93

DECRETO La Conferenza Episcopale Italiana nella XXXVII Assemblea Generale ordinaria, svoltasi in Roma dal 10 al 14 maggio 1993, ha esaminato e approvato con la prescritta maggioranza il “Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia”. Il documento riprende il ricco patrimonio magisteriale della Chiesa e, in particolare, gli orientamenti e le normative della Conferenza Episcopale Italiana e li ripropone in forma sintetica e organica allo scopo di favorire un rinnovato impegno per la pastorale familiare. Con il presente decreto, nella mia qualità di Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, per mandato della XXXVII Assemblea Generale e a norma dell'art. 28/a dello Statuto, dispongo che venga pubblicato il “Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia” come di seguito riportato. A questi orientamenti «ogni Vescovo si atterrà in vista dell'unità e del bene comune, a meno che ragioni a suo giudizio gravi ne dissuadano l'adozione nella propria diocesi» (Statuto, art. 18).

Camillo Card. Ruini Presidente

Roma, 25 luglio 1993 nel venticinquesimo anniversario dell'enciclica Humanae vitae di Paolo VI

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SOMMARIO1 INTRODUZIONE [1-3] capitolo primo IL “VANGELO DEL MATRIMONIO E DELLA FAMIGLIA” [4-22] Le attuali trasformazioni [4-7] Annunciare, celebrare e servire il “Vangelo del matrimonio e della famiglia” [8-9] Il matrimonio [10-13] La famiglia [14-16] Indicazioni per la pastorale familiare [17-22] capitolo secondo CHIAMATI ALL'AMORE [23-36] La vita: vocazione all'amore [23] Il matrimonio e la verginità [24-25] La sessualità [26] La castità [27] Un'educazione vocazionale [28] Un cammino di catechesi [29-30] L'educazione sessuale [31-32] La coeducazione [33] L'educazione alla castità [34-36] capitolo terzo FIDANZAMENTO TEMPO DI GRAZIA [37-68] Cambiamenti odierni [37-40] A. IL TEMPO DEL FIDANZAMENTO [41-49] Tempo di crescita, di responsabilità e di grazia [41-43] Cura pastorale dei fidanzati [44-47] Per le coppie più sensibili e preparate [48-49] B. LA PREPARAZIONE PARTICOLARE E IMMEDIATA [50-68] 1 dopo aver copiato tutti i files di cui è composto il presente Direttorio in un'unica cartella, è possibile, con Word 97, accedere in forma ipertestuale ai singoli numeri sottolineati.

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Caratteristiche, scopi, forme [50-55] Itinerari di preparazione al matrimonio [56-63] La responsabilità delle parrocchie [56-57] Contenuti [58] Stile, metodi e durata [59-62] Obbligatorietà [63] Colloqui con il Parroco [64-67] Altre determinazioni [68] capitolo quarto LA CELEBRAZIONE DEL MATRIMONIO [69-91] La celebrazione: realtà evangelizzante ed ecclesiale [69-70] Attenzioni celebrative [71-73] Celebrazioni domenicali o festive [74] Celebrazioni durante la Messa [75-76] Svolgimento esteriore [77-81] Il luogo della celebrazione [82] Il matrimonio di battezzati non credenti [83-87] Matrimoni misti [88] Matrimoni interreligiosi [89] Il matrimonio dei minorenni [90-91] capitolo quinto UNA PASTORALE PER LA CRESCITA DELLA COPPIA E DELLA FAMIGLIA [92-133] Scopi e caratteristiche [92-97] Una responsabilità comune [98-99] A. PASTORALE DELLE COPPIE-FAMIGLIE GIOVANI [100-106] La situazione delle giovani coppie [100-101] Accoglienza, accompagnamento e aiuto [102-103] Iniziative specifiche [104] Pastorale battesimale [105-106] B. DOPO I PRIMI ANNI DI MATRIMONIO [107-112] Per un autentico servizio alla vita [108]

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A sostegno del compito educativo [109-111] Per la crescita della spiritualità coniugale e familiare [112] C. SITUAZIONI PARTICOLARI [113-125] Coppie sterili [113-114] Disagio e devianza dei figli [115-118] Famiglie con malati o handicappati [119-120] Famiglie dei migranti [121] Coniugi in età anziana [122-123] Stato vedovile [124-125] D. INIZIATIVE PARTICOLARI [126-133] I gruppi familiari [126-128] Associazioni e movimenti familiari [129-130] Festa della famiglia e anniversari [131-132] Iniziative in ambito sociale e politico [133] capitolo sesto LA MISSIONE DELLA FAMIGLIA NELLA CHIESA E NELLA SOCIETA' [134-188] A. LA PARTECIPAZIONE ALLA VITA E ALLA MISSIONE DELLA CHIESA [135-161] Fondamento [135] Modalità [136] Contenuti [137] La missione evangelizzatrice della famiglia [138-146] Comunità evangelizzata in ascolto della parola di Dio [139-140] Comunità evangelizzante [141-142] Educazione cristiana dei figli [143-144] Dimensione missionaria [145-146] Il compito sacerdotale della famiglia [147-155] Fondamento sacramentale [148] Preghiera in famiglia [149-151] Forme diverse di preghiera [152-155] La famiglia a servizio dell'uomo [156-161] Famiglia, annuncio e testimonianza della carità [157-159] Adozioni e affidamento [160] Famiglia e anziani [161]

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B. LA PARTECIPAZIONE ALLO SVILUPPO DELLA SOCIETÀ [162-188] Fondamento della partecipazione [162-163] Coscienza della propria dimensione sociale [164] L'amore [165-168] La procreazione [169-172] L'opera educativa [173-178] Forme di solidarietà [179-180] Forme di intervento sociale e politico [181-183] La scuola [184] Il mondo del lavoro [185-186] I mass media [187-188] capitolo settimo LA PASTORALE DELLE FAMIGLIE IN SITUAZIONE DIFFICILE O IRREGOLARE [189-234] La situazione [189-190] A. CRITERI FONDAMENTALI [191-206] Carità nella verità [192-193] Chiarezza nei principi [194-199] Accoglienza e misericordia [200-203] Eventuali casi di nullità [204-206] B. SITUAZIONI PARTICOLARI [207-234] Separati [207-209] Divorziati non risposati [210-212] Divorziati risposati [213-220] Sposati solo civilmente [221-226] Conviventi [227-230] Il problema dei figli [231-233] Funerali religiosi [234] capitolo ottavo LE STRUTTURE E GLI OPERATORI DELLA PASTORALE FAMILIARE [235-270] A. STRUTTURE DI PASTORALE FAMILIARE [235-257] La responsabilità della Chiesa particolare [236] Nelle diocesi [237-239] A livello parrocchiale e interparrocchiale [240-241] Nelle regioni ecclesiastiche [242-245]

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A livello nazionale [246-248] I consultori familiari [249-254] Centri per i metodi naturali di regolazione della fertilità [255] Centri di aiuto alla vita e centri per la difesa della vita [256-257] B. GLI OPERATORI DELLA PASTORALE FAMILIARE [258-270] I vescovi [259] I presbiteri e i diaconi [260-261] I coniugi e le famiglie [262-263] Religiosi, religiose e consacrati secolari [264-265] I fedeli laici [266] La donna [267] Laici specializzati [268] La formazione degli operatori [269-270] CONCLUSIONE [271-273]

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INTRODUZIONE

a Chiesa in Italia, in profonda comunione con il Santo Padre, con le Chiese europee e con quelle sparse in tutto il mondo, «stima grandemente il valore perenne della famiglia, fondata nel matrimonio, perché è istituita

dal Creatore e costituisce una pietra fondamentale per l'edificazione della Chiesa e della società»1.

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Già subito dopo il Concilio Vaticano II, nella sua prima Assemblea Generale, la nostra Conferenza Episcopale sottolineava che «per la formazione di una autentica spiritualità familiare, per una pastorale ad accentuati riflessi familiari, l'episcopato italiano non ha mancato e non mancherà di agire con spirito apostolico e secondo le linee del Concilio e del magistero pontificio»2. Fedele a questo proposito, negli anni successivi, l'episcopato italiano è intervenuto sui temi del matrimonio e della famiglia sia con appositi comunicati, dichiarazioni, note o documenti pastorali, sia richiamando gli stessi temi all'interno di altri pronunciamenti su problematiche pastorali, morali, sociali e politiche più vaste. Tra l'altro, sono stati fatti oggetto di interesse pastorale e di attenta considerazione: la teologia del matrimonio, l'itinerario spirituale dei laici sposati, i risvolti negativi del fenomeno dell'emigrazione sulla famiglia; la promozione dell'impegno unitario dei cattolici nella difesa dei diritti della famiglia; la condanna del divorzio e dell'aborto; il ruolo della famiglia nella Chiesa e nella società; le problematiche educative e la missione della famiglia in ordine alla fede e alla catechesi dei figli; l'azione della Chiesa per l'evangelizzazione del sacramento del matrimonio; la costituzione e il sostegno di apposite strutture per la pastorale familiare; la presenza di operatori qualificati per la preparazione al matrimonio e per l'accompagnamento delle coppie e delle famiglie; le situazioni matrimoniali difficili e irregolari. In particolare, meritano di essere ricordati alcuni testi, che costituiscono quasi delle pietre miliari nel cammino della pastorale familiare nelle nostre Chiese: i due documenti pastorali dell'intero episcopato Matrimonio e famiglia oggi in Italia (1969) e Evangelizzazione e sacramento del matrimonio (1975); la dichiarazione dell'episcopato su Il divorzio in Italia (1969); la dichiarazione conclusiva della XII Assemblea Generale della CEI su L'impegno per l'evangelizzazione del sacramento del matrimonio (1975); l'istruzione pastorale del Consiglio Permanente su Comunità cristiana e accoglienza della vita umana nascente (1978); la nota pastorale della Commissione Episcopale per la dottrina della fede, la catechesi e la cultura e della Commissione Episcopale per la famiglia riguardante La pastorale dei divorziati risposati e di quanti vivono in situazioni matrimoniali irregolari o difficili (1979); il documento pastorale della Chiesa italiana Comunione e comunità. Comunione e comunità nella Chiesa domestica (1981); il documento pastorale della stessa Conferenza Episcopale su Evangelizzazione e cultura della vita umana (1989); il Decreto generale sul matrimonio canonico (1990).

La stima e l'impegno della Chiesa italiana per matrimonio e famiglia

I principali documenti dell'episcopato italiano

Né vanno dimenticate le numerose lettere pastorali e alcuni piani o programmi pastorali di singoli Vescovi per le loro Chiese particolari. Ad essi sono da aggiungere sia i Sinodi che, nelle diverse diocesi, sono stati dedicati interamente alla famiglia o ne hanno parlato in un contesto più globale, sia note o istruzioni pastorali, decreti o direttori pubblicati da singole Chiese locali. Nella scia del cammino compiuto dalla Chiesa in Italia vanno pure menzionati i sussidi pubblicati dall'Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia: La preparazione dei fidanzati al matrimonio e alla famiglia. Sussidio di prospettive e orientamenti (1989) e I consultori familiari sul territorio e nella comunità (1991). 1Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per l'Europa, Dichiarazione finale, cap. X. 2Comunicato finale della I Assemblea Generale della CEI, 23 giugno 1966.

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ggi, nella prospettiva della “nuova evangelizzazione”, sentiamo il bisogno di riprendere questo ricco patrimonio e di riproporlo alle nostre Chiese, per chiedere e aiutare una verifica del cammino fatto e per sollecitare un nuovo

impegno da parte di tutte le comunità ecclesiali, certi che «la pastorale di preparazione e formazione al matrimonio e la cura spirituale, morale e culturale delle famiglie cristiane rappresentano un compito prioritario della nostra pastorale»

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Nasce così il Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia per gli anni novanta, che ora pubblichiamo. Con questo testo vogliamo rispondere anche alle sollecitazioni rivolte da Giovanni Paolo II nella Familiaris consortio alle Conferenze Episcopali perché emanassero appunto un Direttorio per la pastorale della famiglia

4; come pure “completare” e “accompagnare”, secondo un'ottica più propriamente pastorale, le norme contenute nel Decreto generale sul matrimonio canonico, il quale, a sua volta, sottolinea che «l'azione pastorale della Chiesa deve accompagnare la famiglia nelle diverse tappe della sua formazione e del suo sviluppo» . 5

Il Direttorio non è un nuovo documento pastorale, ma una ripresa sintetica e organica di altri pronunciamenti, nell'intento di presentare le linee di un progetto educativo e pastorale essenziale per il cammino di fede dei battezzati nella vocazione al matrimonio e per la vita di fede della famiglia in conformità al Vangelo. Suo obiettivo, quindi, è rispondere ad una concreta esigenza di “completezza”: in tal modo la comunità cristiana - e, in essa, i diversi operatori, a partire dagli sposi e dalle famiglie - potrà usufruire di un utile strumento di consultazione, nel quale la pastorale familiare viene presentata nel suo insieme e nei suoi aspetti particolari e specifici. In quanto tale, il Direttorio presuppone gli approfondimenti teologici e spirituali e ad essi rimanda, evocandoli sinteticamente; piuttosto si sofferma più ampiamente sui contenuti di ordine pratico, presentandoli in modo da favorire, in corretta e necessaria collaborazione con tutti i diversi settori e ambiti pastorali, un'azione graduale, efficace ed organica, nella quale la famiglia risulti sia oggetto e termine, sia soggetto responsabile e attivo della missione della Chiesa. A partire dal richiamo alla teologia del matrimonio e della famiglia, il Direttorio affronta gli aspetti fondamentali e irrinunciabili di una globale pastorale della famiglia, vista come dimensione e determinazione singolare dell'intera azione pastorale della Chiesa: ne sottolinea gli obiettivi fondamentali e ne mette in risalto le priorità; presenta molteplici suggerimenti; offre orientamenti e indicazioni pratiche puntuali; richiama alcune norme giuridiche e pastorali; rimanda alla responsabilità pastorale di ogni Vescovo per l'ulteriore determinazione di singole problematiche . 6

l Direttorio, dopo aver accennato ai contenuti principali del “Vangelo del matrimonio e della famiglia”, che la Chiesa deve annunciare, celebrare e servire (capitolo primo), considera le varie tappe di ogni itinerario di

pastorale familiare: dall'educazione alla vita e all'amore (capitolo secondo) alla cura del fidanzamento e agli itinerari di preparazione al matrimonio (capitolo terzo), dalla celebrazione della liturgia nuziale (capitolo quarto) alla cura delle famiglie nei primi anni di matrimonio, nei periodi successivi e in alcune situazioni particolari (capitolo quinto). Successivamente, il Direttorio pone l'accento e si diffonde sulla missione della famiglia nella Chiesa e nella società (capitolo sesto), affronta i problemi riguardanti le

I

2 Nuova evangelizzazione e pastorale

Senso e caratteristiche del Direttorio

3 L'articolazione del testo

3Evangelizzazione e testimonianza della carità, n. 30; cf Familiaris consortio, n. 65. 4Cf Familiaris consortio, n. 66. 5Decreto generale sul matrimonio canonico, n. 2. 6A proposito di queste diverse articolazioni, nel testo: le parti in corsivo costituiscono i richiami teologico-pastorali, quelle in tondo contengono i suggerimenti, gli orientamenti e le indicazioni, quelle in grassetto a colori rappresentano le norme giuridiche e pastorali.

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famiglie in situazioni difficili o irregolari (capitolo settimo) e offre indicazioni in ordine alle strutture e agli operatori della pastorale familiare (capitolo ottavo). Con questa articolazione, le pagine del Direttorio vorrebbero costituire quasi un “vademecum” o “manuale”, affidato alle Chiese locali e, in esse, innanzitutto ai diversi operatori pastorali, per favorire un cammino più unitario e condiviso e per orientare la formazione degli stessi operatori, quale esigenza prioritaria di tutta la pastorale familiare.

Destinatari: gli operatori pastorali

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Per la meditazione e la preghiera Noi ti lodiamo e ti benediciamo, o Padre, dal quale proviene ogni paternità in cielo e in terra. Fa' che mediante il tuo Figlio Gesù Cristo, nato da Donna per opera dello Spirito Santo, ogni famiglia diventi un vero santuario della vita e dell'amore per le generazioni che sempre si rinnovano. Fa' che il tuo Spirito orienti i pensieri e le opere dei coniugi al bene della loro famiglia e di tutte le famiglie del mondo. Fa' che i figli trovino nella comunità domestica un forte sostegno per la loro crescita umana e cristiana. Fa' che l'amore, consacrato dal vincolo del matrimonio, si dimostri più forte di ogni debolezza e di ogni crisi. Concedi alla tua Chiesa di compiere la sua missione per la famiglia e con la famiglia in tutte le nazioni della terra.

(Benedizionale)

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capitolo primo

IL “VANGELO DEL MATRIMONIO E DELLA FAMIGLIA”

Le attuali trasformazioni

gli uomini e alle donne del nostro tempo, «in sincera e profonda ricerca di una risposta ai quotidiani e gravi problemi della loro vita matrimoniale e familiare», vengono spesso offerte, nel più vasto contesto socioculturale e

nei diversi ambienti di vita, di lavoro, di scuola, di tempo libero e, in particolare, attraverso i mezzi della comunicazione sociale, «visioni e proposte anche seducenti, ma che compromettono in diversa misura la verità e la dignità della persona umana»1 e l'identità del matrimonio e della famiglia.

A 4 Necessità del discernimento di fronte alla cultura odierna

Non riproponiamo qui quanto abbiamo già ampiamente descritto in altre occasioni circa le profonde trasformazioni che negli ultimi decenni hanno caratterizzato e continuano a caratterizzare la realtà matrimoniale e familiare. Sono trasformazioni che si situano a livello strutturale e culturale e che investono anche il vissuto religioso e cristiano di tante famiglie2. In ogni caso, si tratta di trasformazioni ambivalenti, quando non addirittura ambigue, che chiedono una continua e attenta opera di discernimento evangelico. Luci e ombre, valori e non valori, aspetti positivi ed elementi problematici o negativi coesistono tra di loro, spesso intrecciandosi in modo quasi inestricabile.

on mancano aspetti positivi, quali: una visione più positiva e serena della sessualità umana; una più forte coscienza della libertà personale, da cui nasce più nitida l'esigenza di rispettare la dignità di ogni persona, sia nei

rapporti coniugali sia in quelli familiari; un più diffuso riconoscimento della dignità della donna e dei suoi ruoli nella vita privata, familiare e pubblica; una maggiore sottolineatura del valore della relazione personale, un più consapevole atteggiamento di rispetto per i diritti dei più deboli nello stesso ambito familiare; una accresciuta consapevolezza delle responsabilità proprie dei genitori nel procreare e nell'educare i figli; una rinnovata percezione della necessità di sviluppare confronti, rapporti e relazioni di amicizia e di mutuo sostegno tra famiglie; una più chiara sottolineatura e riscoperta della missione ecclesiale e della responsabilità sociale di ogni famiglia; una sorprendente persistenza del significato della famiglia come luogo di umanizzazione sia della coppia, attraverso l'esperienza dell'amore reciproco, esclusivo, indissolubile e fecondo, sia del figlio, mediante la generazione e l'intera opera educativa. Sono, questi, alcuni valori che non ci possono lasciare indifferenti, ma che devono orientarci nella riflessione teologica, nella spiritualità, nell'azione pastorale e negli interventi sociali3.

N 5 Valori e aspetti

positivi da considerare e valorizzare

ello stesso tempo permangono, o addirittura si aggravano, fenomeni problematici o negativi che possono sconvolgere l'ordinata convivenza coniugale e familiare. Tra gli altri: una generalizzata privatizzazione ed

enfatizzazione della sessualità, spesso ridotta alla sua dimensione genitale; la paura, la disistima o addirittura il rifiuto del figlio a causa di non poche difficoltà incontrate dagli

N Molteplicità dei fenomeni problematici

6

1Familiaris consortio, n. 4. 2Cf, ad esempio, Matrimonio e famiglia oggi in Italia, nn. 2-6; Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, nn. 6-20; Comunione e comunità nella Chiesa domestica, nn. 16-20; Evangelizzazione e cultura della vita umana, nn. 12-13. 3Cf Matrimonio e famiglia oggi in Italia, n. 6.

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sposi; la piaga dell'aborto; la diffusione di una mentalità e di un vissuto contraccettivi; l'aumento della pratica della sterilizzazione; il disinvolto ricorso alle diverse forme di fecondazione artificiale; una discutibile rivendicazione dei cosiddetti “diritti” degli omosessuali; un'ambigua o addirittura errata concezione teorica e pratica dei rapporti tra coniugi e tra genitori e figli; il numero crescente, già nei primi anni di matrimonio, dei fallimenti coniugali, dei divorzi e delle situazioni matrimoniali irregolari; una precoce abdicazione da parte dei genitori alle proprie responsabilità educative o, all'opposto, un rapporto educativo caratterizzato da possessività esasperata che soffoca la libertà dei figli anche condizionando e ostacolando le loro scelte vocazionali; una disistima o addirittura un rifiuto, diversamente motivati, della dimensione istituzionale del matrimonio; un'ignoranza o dimenticanza o voluta noncuranza del valore propriamente soprannaturale, cristiano ed ecclesiale del matrimonio; l'insufficienza o anche l'assenza di un adeguato impegno sociale e politico delle famiglie e per le famiglie. Inoltre, come abbiamo già osservato, è l'idea stessa di famiglia che spesso viene messa in discussione e svisata: viene intesa come non necessariamente fondata sul matrimonio; si chiedono forme di riconoscimento legale delle convivenze di fatto, quasi volendole equiparare alle comunità familiari; non mancano tentativi di legittimazione di modelli di coppia di genitori dove la differenza sessuale non risulta essenziale e necessaria4.

Nuove concezioni di famiglia; sua fragilità, privatezza e isolamento

Né va dimenticato come la famiglia italiana si trovi in uno stato di fragilità, privatezza e isolamento, che pur si accompagna con una fondamentale persistenza della stessa comunità familiare. Diversamente che in altri Paesi, infatti, in Italia la famiglia continua ad essere ritenuta un valore, ad essere scelta e ad avere un ruolo di rilievo. Tuttavia, la stessa famiglia è posta a lato della società o addirittura in contrapposizione ad essa, perché persegue finalità ed obiettivi diversi ed è mossa da altre dinamiche. Vissuta sempre più come un “affare privato”, la famiglia sembra aver iniziato un processo che la porta a smarrire la coscienza della propria identità istituzionale. Mentre è fatta oggetto di ripetute pressioni da parte della società, rimane isolata e abbandonata a se stessa nello svolgimento dei suoi compiti.

nche un'adeguata considerazione degli atteggiamenti, delle domande e delle attese dei giovani oggi5 ci conduce a ritrovare la situazione ambivalente cui abbiamo fatto cenno: ci imbattiamo, infatti, in un vissuto esistenziale

contrassegnato da una permanente tensione tra valori e disvalori, tra ricerca e non accoglienza della realtà profonda del matrimonio e della famiglia. Tale vissuto, caratterizzato da ambiguità e soggettivismo, talvolta nasconde il desiderio di realizzare un modello positivo di famiglia, che però gli stessi giovani non riescono a raggiungere. Né si può escludere che il medesimo vissuto, pur rivelando mancanza di speranza, possa contenere la richiesta implicita, e a volte contraddittoria, di ricevere aiuto attraverso la testimonianza e l'accompagnamento.

A 7 Complessità

e ambivalenza degli atteggiamenti dei giovani

In particolare - nel quadro di un'esaltazione della singolarità irripetibile di ciascuno e, conseguentemente, della soggettività colta in ogni singolo frammento di tempo e di esperienza - assistiamo al venir meno del senso di appartenenza, allo smarrimento del valore e del senso delle realtà istituzionali, alla perdita del senso della storia e del futuro, all'assolutizzazione di ogni esperienza particolare e alla paura di fronte ad impegni stabili e definitivi. Nell'attuale contesto socioculturale, inoltre, alla propensione a ridurre la sessualità a mera genitalità si accompagna la tendenza a convogliare in essa e nel suo

4Cf Evangelizzazione e cultura della vita umana, n. 13. 5Una interessante analisi al riguardo si può trovare nel testo preparato dall'Ufficio Nazionale per la Pastorale della Famiglia, La preparazione dei fidanzati al matrimonio e alla famiglia, Appendice.

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esercizio quelle esigenze di dialogo, tenerezza, sostegno reciproco e comprensione, che pure i giovani avvertono come imperiose e ineliminabili. Ne derivano attese ed atteggiamenti tra loro diversissimi e talora anche contrastanti o addirittura inconciliabili. Si va dalla volontà di mantenersi liberi da ogni legame al desiderio di raggiungere una certa stabilità affettiva; dal bisogno di relazioni significative e non occasionali all'incapacità di accettare il valore e il senso dell'istituto matrimoniale; dalla ritrosia di fronte alla prospettiva di un impegno definitivo alla considerazione dell'esperienza matrimoniale e familiare come luogo totalizzante di ogni energia e come realtà in grado di comunicare ogni felicità e sicurezza. Annunciare, celebrare e servire il “Vangelo del matrimonio e della famiglia”

a situazione finora descritta interpella l'intera comunità cristiana in ogni sua articolazione e la sollecita a vivere con rinnovata coscienza la sua azione pastorale con i coniugi e le famiglie e a loro favore.

anizzanti.

L

Ancor prima, però, la Chiesa sa e riconosce che tale compito pastorale le appartiene e la qualifica in forza della missione affidatale dal suo Sposo e Signore. Perciò, illuminata, guidata e sostenuta dallo Spirito Santo, in gioiosa fedeltà al mandato ricevuto, avverte con freschezza sempre rinnovata l'urgente responsabilità di annunciare, celebrare e servire l'autentico “Vangelo del matrimonio e della famiglia”.

8Vangelo del matrimonio e della famiglia: il senso di una espressione

Con questa espressione intendiamo riferirci a due realtà tra loro distinte e insieme profondamente convergenti. Ci riferiamo, innanzitutto, a ciò che il Vangelo dice sul matrimonio e sulla famiglia, per cogliere la loro identità, il loro significato e il loro valore nel disegno salvifico di Dio. Nello stesso tempo, l'espressione usata ci permette di alludere a come la vita matrimoniale e familiare, quando è condotta secondo il disegno di Dio, costituisca essa stessa un “vangelo”, una “buona notizia” per tutto il mondo e per ogni uomo. Il matrimonio e la famiglia diventano così testimonianza e profezia, oggetto e soggetto di evangelizzazione.

uale determinazione particolare della pastorale generale della Chiesa, di cui condivide il fine dell'evangelizzazione, l'intera pastorale familiare - con tutti i suoi presupposti, attraverso tutte le sue espressioni e articolazioni, in

tutte le sue conseguenze - deve propriamente annunciare, celebrare e servire questo duplice e unitario Vangelo, con la fiera e umile consapevolezza di proporre anche così una visione e un'esperienza profondamente profetiche e um

. Q 9 Pastorale familiare: annunciare, celebrare e servire questo Vangelo

Il matrimonio

l matrimonio, quale «intima comunità di vita e d'amore coniugale, fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie», nasce «dall'atto umano col quale i coniugi mutuamente si danno e si ricevono»6. Quale patto e alleanza

coniugale che ha avuto origine nell'amore da una libera scelta di un uomo e di una

I 10 Il matrimonio: intima comunità di vita e di amore coniugale

6Gaudium et spes, n. 48.

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donna che impegnano reciprocamente le loro persone e tutta la loro vita, il matrimonio cresce e si sviluppa in un amore sempre più oblativo, fedele e rinnovato. Per la sua intima struttura di amore coniugale pienamente umano, che coinvolge cioè ogni persona nella sua “totalità unificata” di spirito e di corpo, possiede le note e le esigenze della totalità, unità, fedeltà, indissolubilità e fecondità come sue caratteristiche proprie, native e ineliminabili.

on questa sua specifica fisionomia, ogni matrimonio ha un profondo significato religioso, che l'intera storia della salvezza mette costantemente in luce: esso è immagine e simbolo dell'alleanza che unisce Dio con il suo

popolo.

C

Tra cristiani, poi, tutto questo assume un significato ulteriore e diventa una realtà originale e nuova. Infatti, da quando, nella pienezza dei tempi, il Verbo di Dio ha assunto la natura umana e con il sacrificio della croce ha offerto se stesso in dono definitivo di amore alla sua Chiesa e all'intera umanità, il matrimonio dei battezzati diviene «il simbolo reale della nuova ed eterna alleanza, sancita nel sangue di Cristo. Lo Spirito, che il Signore effonde, dona il cuore nuovo e rende l'uomo e la donna capaci di amarsi, come Cristo ci ha amati. L'amore coniugale raggiunge quella pienezza a cui è interiormente ordinato, la carità coniugale, che è il modo proprio e specifico con cui gli sposi partecipano e sono chiamati a vivere la carità stessa di Cristo che si dona sulla croce»7.

Il matrimonio tra due battezzati è stato così elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento: «Da allora tutto è trasformato. Due cristiani desiderano sposarsi; san Paolo li avverte: “voi non vi appartenete più” (1 Cor 6,19). Membri del Cristo, tutti e due “nel Signore”, anche la loro unione si fa “nel Signore” come quella della Chiesa, e per questo essa è un “grande mistero” (Ef 5,32), un segno che non soltanto rappresenta il mistero dell'unione del Cristo con la Chiesa, ma in più lo contiene e lo irraggia per mezzo della grazia dello Spirito Santo che ne è l'anima vivificante»8.

l matrimonio, che pure si identifica con l'amore coniugale di un uomo e di una donna legittimamente manifestato, affonda nello stesso tempo le sue radici più profonde nel mistero di Dio, della sua alleanza, della scelta e della

predestinazione che da sempre il Padre, in Cristo, ha fatto nei nostri confronti (Ef 1,3-5). Esso ci appare, perché realmente lo è, come “grazia” e “vocazione”, che specificano e sviluppano il dono e il compito ricevuti nel Battesimo. Infatti, all'origine di ogni matrimonio, prima ancora della pur necessaria volontà di amore dei due coniugi, sta un atto di predestinazione ad essere conformi all'immagine di Gesù Cristo e a realizzare questa conformità secondo il dono e il carisma tipici della coppia9. L'amore coniugale tra un uomo e una donna può sgorgare e può consolidarsi perché trova nell'amore di Gesù in croce la sua sorgente ultima, la sua forza plasmatrice, il suo costante alimento; e così ogni matrimonio può e deve dirsi una eco del sì di Cristo in croce. E' grazie al dono dello Spirito che, giorno dopo giorno, Gesù Cristo viene plasmato nel cuore e nella vita degli sposi, i quali diventano sacramento reale del suo amore totale, unico, fedele e fecondo.

I

11 Significato religioso di ogni matrimonio

Il matrimonio tra cristiani è sacramento

12Il matrimonio come grazia e vocazione

o stesso matrimonio cristiano, pur in tutta la sua grandezza e dignità, rimane sempre una realtà relativa; ed è proprio in questa sua relatività che risiede la sua grandezza. Come ogni altra realtà creata, anche il matrimonio è, infatti,

a servizio del Regno di Dio ed è un mezzo per “essere in Cristo” e per seguirlo: esso è, per gli sposi, il luogo concreto, specifico e particolare in cui vivere la sequela e l'imitazione di Cristo.

L 13 La relatività del matrimonio al Regno e a Gesù Cristo

7Familiaris consortio, n. 13. 8PAOLO VI, Discorso alle Equipes Notre-Dame, 4 maggio 1970, n. 8. 9Cf Familiaris consortio, n. 13.

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Proprio perché subordinato e relativo a Gesù e al suo Regno, il matrimonio permette ai coniugi di camminare verso la comunione con Dio e di questa stessa comunione si presenta come figura e anticipazione. In quanto tale, perciò, il matrimonio determina il cammino di santità proprio degli sposi, come ricorda anche il Concilio: «i coniugi cristiani sono corroborati e come consacrati da uno speciale sacramento per i doveri e la dignità del loro stato. Ed essi, compiendo in forza di tale sacramento il loro dovere coniugale e familiare, penetrati dallo Spirito di Cristo, per mezzo del quale tutta la loro vita è pervasa di fede, speranza e carità, tendono a raggiungere sempre più la propria perfezione e la mutua santificazione, e perciò insieme partecipano alla glorificazione di Dio»10.

La famiglia

econdo il disegno di Dio, il matrimonio trova la sua pienezza nella famiglia, di cui è origine e fondamento. Da questo intimo e costitutivo legame con il matrimonio e con l'amore che lo definisce, ogni famiglia deriva, perciò, la

sua identità e la sua missione di custodire, rivelare e comunicare l'amore, attraverso la formazione di una autentica comunità di persone, il servizio alla vita, la partecipazione allo sviluppo della società11.

S

La famiglia cristiana, comunione di persone, segno e immagine della comunione del Padre e del Figlio nello Spirito Santo12, oltre ai compiti ora ricordati, ha anche quello di partecipare alla vita e alla missione della Chiesa. Infatti, nata ed alimentata dal sacramento del matrimonio, la famiglia cristiana, già a partire dalla coppia coniugale che ne costituisce il nucleo originario, possiede un'essenziale struttura ecclesiale. Essa è “comunità d'amore e di vita”, formata dalla coppia e dal nucleo familiare, ma è anche, e in profondità, “comunità di grazia”, in intimo e vivo legame con la Chiesa. Anzi, il suo legame con la Chiesa è così profondo e radicale da risultare elemento costitutivo dell'identità cristiana della famiglia. Essa, a suo modo, è una “rivelazione” e una “realizzazione” del mistero della Chiesa, il quale, a sua volta e reciprocamente, vive e si manifesta anche dentro e attraverso la concreta e tangibile realtà della famiglia cristiana.

Il matrimonio come cammino di santità

14L'identità e la missione della famiglia fondata sul matrimonio

La struttura ecclesiale della famiglia cristiana

er questi motivi, secondo l'autorevole insegnamento del Vaticano II13, la famiglia cristiana può essere chiamata «Chiesa domestica», poiché essa è, a suo modo, «viva immagine e storica ripresentazione del mistero stesso della

Chiesa»

P 15 Famiglia «Chiesa domestica»

14. In virtù di questa sua connotazione, essa partecipa alla fecondità della Madre Chiesa e si presenta insieme come comunità salvata dall'amore di Cristo che le è donato e come comunità che salva perché chiamata ad annunciare e a comunicare lo stesso amore di Cristo ed è messa in grado di rispondere a questa sua chiamata . 15

Affonda, inoltre, le sue radici in questo mistero la missione della famiglia cristiana nei confronti sia della Chiesa sia della società e del mondo intero. Gli sposi, infatti, che già per il Battesimo sono partecipi della vita e della missione della Chiesa, in forza del sacramento del matrimonio da essi celebrato, sono chiamati a ravvivare e a

La partecipazione della famiglia alla missione della Chiesa

10Gaudium et spes, n. 48 11Cf Familiaris consortio, n. 17. 12Cf Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2205. 13Cf Lumen gentium, n. 11; Apostolicam actuositatem, n. 11. 14Familiaris consortio, n. 49. 15Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 47.

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vivere costantemente i loro impegni battesimali in forme e contenuti nuovi, secondo uno stile coniugale e attraverso le realtà proprie della loro esistenza . 16

Così pure la famiglia intera - chiamata a configurarsi come comunione-comunità di fede, nella quale la fede viene accolta, vissuta, annunciata, testimoniata e trasmessa da tutti i suoi membri17 - «è posta al servizio dell'edificazione del Regno di Dio nella storia mediante la partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa»18. Con il suo stesso esistere, prima che attraverso specifiche attività, in quanto stato particolare di vita cristiana, è annuncio del Vangelo e partecipa così alla missione evangelizzatrice di tutta la Chiesa.

ello stesso tempo e condividendo l'unica missione della Chiesa, «in quanto “piccola Chiesa”, la famiglia cristiana è chiamata, a somiglianza della “grande Chiesa”, ad essere segno di unità per il mondo e ad esercitare in

tal modo il suo ruolo profetico testimoniando il regno e la pace di Cristo, verso cui il mondo intero è in cammino»

N

19. Per altro, tale missione, che può e deve essere vissuta secondo diverse forme e modalità, trova certamente nella fisionomia di “Chiesa domestica” nuove sottolineature, ragioni e contenuti; ma essa sgorga dalla caratteristica nativa di ogni famiglia quale cellula primaria e originaria della società. La famiglia, infatti, «è la società naturale in cui l'uomo e la donna sono chiamati al dono di sé nell'amore e nel dono della vita. L'autorità, la stabilità e la vita di relazione in seno alla famiglia costituiscono i fondamenti della libertà, della sicurezza, della fraternità nell'ambito della società. La famiglia è la comunità nella quale, fin dall'infanzia, si possono apprendere i valori morali, si può incominciare ad onorare Dio e a far buon uso della libertà. La vita di famiglia è un'iniziazione alla vita nella società» . 20

Indicazioni per la pastorale familiare

na pastorale familiare autentica non potrà mai fare a meno di annunciare, celebrare e servire il “Vangelo del matrimonio e della famiglia” in tutti i suoi contenuti. La Chiesa intera lo

annuncerà nella predicazione, con la catechesi e attraverso la testimonianza; lo celebrerà nella liturgia e con la grazia dei sacramenti; lo servirà con le diverse iniziative e strutture di sostegno e di promozione che appariranno più opportune e più urgenti.

U

16Il servizio della famiglia al mondo e alla società

17 Annunciare, celebrare, servire: dimensioni tipiche dell'azione pastorale

Come in ogni altra azione pastorale, la Chiesa nello svolgere questo compito dovrà rispondere ad alcuni criteri fondamentali, che scaturiscono dalla stessa missione salvifica affidatale dal Signore Gesù. In virtù di questi criteri, anche l'operatore di pastorale familiare dovrà comunicare la fede e l'insegnamento autentici della Chiesa sul matrimonio e sulla famiglia; sarà attento alle condizioni concrete in cui vivono gli uomini e le donne di oggi; inserirà organicamente la sua opera nella permanente azione educativa svolta dalla Chiesa per lo sviluppo della vocazione battesimale nelle sue diverse specificazioni; sosterrà e accompagnerà con gradualità il cammino degli sposi e delle famiglie verso la santità e li aiuterà a

16Cf Ivi. 17Cf Comunione e comunità nella Chiesa domestica, n. 19. 18Familiaris consortio, n. 49; cf Deliberazioni conclusive della XII Assemblea Generale della CEI. Criteri fondamentali della pastorale matrimoniale, n. 1. 19Familiaris consortio, n. 48. 20Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2207.

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fare del matrimonio, al tempo stesso, il punto di arrivo e di partenza nella vita e nella missione della famiglia cristiana . 21

n particolare: la predicazione e la catechesi, nelle loro diverse forme e in rapporto alla varie categorie di persone, sono chiamate a non perdere occasione per annunciare i contenuti di questo “Vangelo”.

La ricerca teologica deve continuamente approfondire e illustrare i diversi aspetti del disegno di Dio sul matrimonio e sulla famiglia: nelle facoltà teologiche, nei seminari e negli studentati religiosi, negli istituti di scienze religiose, nelle diverse scuole di teologia e di pastorale, tale dottrina va insegnata con scientificità, con fedeltà e con sufficiente ampiezza.

I

anche auspicabile che la visione di matrimonio e di famiglia qui delineata trovi adeguate modalità di espressione nei mezzi di comunicazione sociale, negli spettacoli, nelle diverse produzioni

letterarie e artistiche, come pure, sempre nel dovuto rispetto del legittimo pluralismo e di una sana laicità, nella più complessiva vita sociale, economica e politica. In questi ambiti, nella salvaguardia di ogni necessaria distinzione, il servizio al “Vangelo del matrimonio e della famiglia” richiede la presenza competente, discreta e insieme coraggiosa di cristiani, soprattutto laici, convinti della bellezza di questa visione per ogni uomo e per ogni donna.

E'

oprattutto è indispensabile aiutare gli sposi e le famiglie cristiane a vivere secondo questo “Vangelo”: è un compito che riguarda tutta la Chiesa e, in essa, tutti e singoli i fedeli secondo il loro posto e il

loro ministero. In tal modo, i coniugi e le stesse famiglie saranno aiutati a prendere piena coscienza della loro dignità, del loro dono e della loro responsabilità. Coerentemente saranno messi in grado di farsi a loro volta soggetto attivo e responsabile di una missione di salvezza, radicata nel battesimo e nel matrimonio, che non solo li riguarda e li coinvolge, ma che chiede anche di compiersi a beneficio proprio e di altri anche mediante la loro parola, azione e vita.

S

osì intesa, la pastorale familiare ha come soggetto responsabile ogni Chiesa locale e, proprio per questo, è compito di tutta la comunità cristiana e, in essa, delle coppie e delle famiglie cristiane.

E', quindi, necessario e urgente che «l'esposizione della fede e dell'insegnamento della Chiesa circa il matrimonio e la conseguente opera evangelizzatrice in ordine alla preparazione, alla celebrazione del sacramento e alla vita coniugale che da esso procede, impegnino in modo organico e permanente ogni comunità ecclesiale, con la partecipazione di tutte le sue componenti e con il servizio di tutti i ministeri e doni, dei quali il Signore l'ha dotata»

C

. 22

noltre, poiché la famiglia rappresenta uno snodo obbligato per rifare il tessuto delle comunità ecclesiali e della società, la pastorale familiare appare come parte integrante di tutta l'azione pastorale

della Chiesa. Ne consegue che la Chiesa, già vivendo quotidianamente la sua

I

18I compiti della predicazione, della catechesi, della ricerca teologica

19Presenza dei cristiani nei mass media e nella vita sociale, economica e politica

20 Aiuto alle famiglie e loro responsabilità

21

22

21Cf Deliberazioni conclusive della XII Assemblea Generale della CEI. Criteri fondamentali della pastorale matrimoniale, n. 5. 22Ivi, n. 2; cf Codice di diritto canonico, can. 1063.

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missione, esprime la sua cura per la famiglia e l'aiuta e la sprona ad essere se stessa secondo il disegno di Dio; mediante poi una costante e sistematica opera di coordinamento tra i vari ambiti e organismi pastorali, la Chiesa deve considerare i riflessi e le implicazioni familiari di ogni sua iniziativa o proposta e deve accogliere e valorizzare il contributo che, in virtù del sacramento del matrimonio, gli sposi e le famiglie sono in grado di offrire.

Per la meditazione e la preghiera Camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi. Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo. Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura come fa Cristo con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. “Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola”. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito.

(Lettera di san Paolo agli Efesini)

Fu Dio a unire i due in una cosa sola. Perciò, dal momento in cui la donna è unita al marito, essi non sono più due. E poiché chi li ha uniti è Dio stesso, coloro che sono stati uniti da Dio hanno ricevuto una grazia. Sapendo questo, Paolo ci dice che il matrimonio, quando viene contratto conformemente alla Parola di Dio, è una grazia [carisma] non meno di quanto lo sia il celibato casto.

(O i )

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Cristo Signore ha effuso l'abbondanza delle sue benedizioni su questo amore molteplice, sgorgato dalla fonte della divina carità e strutturato sul modello della sua unione con la Chiesa. Infatti, come un tempo Dio venne incontro al suo popolo con un patto di amore e fedeltà, così ora il Salvatore degli uomini e sposo della Chiesa viene incontro ai coniugi cristiani attraverso il sacramento del matrimonio. Inoltre rimane con loro perché, come Egli stesso ha amato la Chiesa e si è dato per lei, così anche i coniugi possano amarsi l'un l'altro fedelmente, per sempre, con mutua dedizione. L'autentico amore coniugale è assunto nell'amore divino ed è sostenuto e arricchito dalla forza redentiva del Cristo e dall'azione salvifica della Chiesa, perché i coniugi, in maniera efficace, siano condotti a Dio e siano aiutati e rafforzati nello svolgimento della sublime missione di padre e madre. Per questo motivo i coniugi cristiani sono corroborati e quasi consacrati da uno speciale sacramento per i doveri e la dignità del loro stato. Ed essi, compiendo in forza di tale sacramento il loro dovere coniugale e familiare, nello spirito di Cristo, per mezzo del quale tutta la loro vita è pervasa di fede, speranza e carità, tendono a raggiungere sempre più la propria perfezione e la mutua santificazione, ed assieme rendono gloria a Dio. [...] La famiglia cristiana che nasce dal matrimonio, come immagine e partecipazione del patto d'amore del Cristo e della Chiesa, renderà manifesta a tutti la viva presenza del Salvatore nel mondo e la genuina natura della Chiesa, sia con l'amore, la fecondità generosa, l'unità e la fedeltà degli sposi che con l'amorevole cooperazione di tutti i suoi membri.

(Gaudium et spes)

Con l'istituzione del matrimonio Iddio ha posto una solidissima base alla famiglia, e il cristianesimo l'ha consolidata maggiormente con una nuova consacrazione dello stesso matrimonio; e sulla dignità e indissolubilità di questo sacro vincolo la famiglia cristiana è cresciuta bella, d'una bellezza non mai veduta prima del Redentore, è divenuta il simbolo e il compendio della Chiesa universale, fondata sulla medesima pietra. E questa, quasi piccola Chiesa racchiusa tra le pareti domestiche, si perpetua insieme con la grande Chiesa, e si sviluppa e fiorisce con gioie che da esse derivano.

(Antonio Rosmini)

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Tu hai dato all'uomo il dono dell'esistenza e lo hai innalzato a una dignità incomparabile; nell'unione tra l'uomo e la donna hai impresso un'immagine del tuo amore. Così la tua immensa bontà, che in principio ha creato l'umana famiglia, incessantemente la sospinge a una vocazione di amore, verso la gioia di una comunione senza fine. E in questo disegno stupendo il sacramento che consacra l'amore umano ci dona un segno e una primizia della tua carità.

(Messale romano)

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capitolo secondo

CHIAMATI ALL'AMORE La vita: vocazione all'amore

' nell'ottica della vita come vocazione all'amore che acquista valore e significato la pastorale familiare ed è nell'educazione alla vita e all'amore che inizia ogni itinerario di pastorale familiare.

E

Come ci ricorda il Concilio, «la vera educazione deve promuovere la formazione della persona umana in vista del suo fine ultimo»1: si tratta cioè di un cammino che mira a far crescere l'uomo e tutta la sua esistenza secondo la verità impressa nel suo stesso essere dall'atto creatore di Dio. Poiché l'uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio che è amore (1Gv 4,8), nell'umanità dell'uomo e della donna è iscritta «la capacità e la responsabilità dell'amore e della comunione. L'amore è, pertanto, la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano»2. Ne deriva che l'essere umano ci appare come l'unica realtà creata che si realizza in pienezza nel dono sincero di sé3 e che la sua vita ha senso solo nell'amore: «L'uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l'amore, se non s'incontra con l'amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente»4. Il matrimonio e la verginità

uesta nativa e fondamentale vocazione all'amore, propria di ogni uomo e di ogni donna, può realizzarsi pienamente nel matrimonio e nella verginità: «sia l'uno che l'altra, nella forma loro propria, sono una concretizzazione della

verità più profonda dell'uomo, del suo “essere a immagine di Dio”»5; essi sono «i due modi di esprimere e di vivere l'unico mistero dell'alleanza di Dio con il popolo»6.

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Il matrimonio e la verginità non sono in contrapposizione tra loro; sono piuttosto due doni diversi e complementari che convergono nell'esprimere l'identico mistero sponsale dell'unione feconda e salvifica di Cristo con la Chiesa.

er parte sua la verginità, in quanto dice l'assoluto di Gesù Cristo e del suo Regno al quale ci si dona e ci si dedica in modo totale e con cuore indiviso, «tiene viva nella Chiesa la coscienza del mistero del matrimonio e lo difende

da ogni riduzione e da ogni impoverimento»7. L'esistenza stessa di persone vergini per il Regno dice e ricorda continuamente a chi è sposato nel Signore che il suo matrimonio continua a rimanere grande e si qualifica come evento di salvezza perché e se rimane relativo al Regno e alla sequela di Cristo. D'altra parte, anche chi vive nella verginità per il Regno riceve dal confronto con la vocazione matrimoniale e dalla testimonianza che da essa deriva un aiuto e uno stimolo a fare della propria vita verginale un autentico luogo di donazione, di amore e di fedeltà. Si deve, perciò, concludere che «la stima della

P

23 La nativa e fondamentale vocazione di ogni uomo all'amore

24Matrimonio e verginità: modi specifici per realizzare la vocazione all'amore

25Matrimonio e verginità: due doni diversi e complementari

1Gravissimum educationis, n. 1. 2Cf Familiaris consortio, n. 11; Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1604. 3Cf Gaudium et spes, n. 24. 4Redemptor hominis, n. 10; cf Mulieris dignitatem, n. 7. 5Familiaris consortio, n. 11. 6Ivi, n. 16. 7Ivi.

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verginità per il Regno e il senso cristiano del Matrimonio sono inseparabili e si favoriscono reciprocamente»8. Ne deriva che un'autentica pastorale familiare deve promuovere nella comunità cristiana una stima grande e continua per la verginità e deve aiutare i giovani, i fidanzati, gli sposi, le famiglie ad attingere dall'incontro con chi - sacerdote, religioso, consacrato secolare, missionario - dedica al Regno tutta la sua esistenza quel supplemento di linfa vitale che permette di vivere con gioia piena la loro vocazione matrimoniale.

Necessità di promuovere stima per la verginità

La sessualità

a nativa e fondamentale vocazione dell'uomo all'amore coinvolge la persona nella sua interezza, secondo la sua realtà di spirito incarnato: ogni uomo e ogni donna è, quindi, chiamato a vivere l'amore come totalità unificata di

spirito e di corpo, di cui la sessualità è parte integrante. Essa, che è una ricchezza di tutta la persona9, «oltre a determinare l'identità personale di ciascuno, rivela come ogni donna e ogni uomo, nella loro diversità e complementarietà, siano fatti per la comunione e la donazione. La sessualità, infatti, dice come la persona umana sia intrinsecamente caratterizzata dall'apertura all'altro e solo nel rapporto e nella comunione con l'altro trovi la verità di se stessa. Così, la sessualità - che pure è minacciata dall'egoismo e può essere falsificata e ridotta attraverso il ripiegamento di ciascuno su di sé - richiede, per sua stessa natura, di essere orientata, elevata, integrata e vissuta nel dinamismo di donazione disinteressata, tipico dell'amore»10.

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In questa prospettiva, la risposta alla vocazione all'amore iscritta nel cuore di ogni uomo esige un costante impegno educativo. Tale impegno è finalizzato a promuovere la maturità globale della persona la quale, accettando il valore della sessualità e integrandolo nell'insieme di tutti i valori del suo essere, è condotta a sviluppare sempre più la sua potenzialità oblativa così da aprirsi all'amore per l'altro fino al dono totale di sé11. La castità

ell'ambito di una paziente ed autentica formazione al senso della vita e dell'amore, una lucida coscienza della dimensione storica della vicenda umana, accompagnata dalla serena consapevolezza della bellezza e insieme

della fragilità e ambivalenza della sessualità propria e altrui e unita alla chiara percezione dei diversi diffusi tentativi di impoverire e svilire la sessualità umana, mette in luce senza ombra di dubbio il bisogno di ricuperare e di riproporre il valore della castità.

N

26Le caratteristiche della sessualità: suo coinvolgimento nella risposta alla vocazione all'amore

27La virtù della castità in una considerazione realistica della sessualità

La virtù della castità, che ultimamente affonda le sua radici in motivazioni di ordine propriamente teologico e cristologico12, non comporta affatto né rifiuto né disistima della sessualità umana; significa piuttosto «energia spirituale, che sa difendere l'amore dai pericoli dell'egoismo e dell'aggressività e sa promuoverlo verso la sua piena

8Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1620. 9Cf Familiaris consortio, n. 37. 10Evangelizzazione e cultura della vita umana, n. 27. 11Cf Orientamenti educativi sull'amore umano, nn. 34-36. 12Cf Persona humana, n. 11, con il riferimento a diversi testi paolini come: Gal 5,19-23; 1Cor 6,9-11; 1Ts 4,3-8; Col 3,5-7; 1Tm 1,10; Ef 5,3-8; 4,18-19; 1Cor 6,15.18-20.

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realizzazione»13. Come tale essa può e deve essere vista come la «virtù che promuove in pienezza la sessualità della persona e la difende da ogni impoverimento e falsificazione»14. Un'educazione vocazionale

lla luce di quanto abbiamo detto, si deve affermare che per un'autentica pastorale familiare è necessario, innanzitutto, mettere in atto una complessiva, articolata e capillare azione educativa per far

crescere ogni persona come tale e, cioè, nella libertà che si apre all'amore e alla donazione di sé. Si tratta, pertanto, di aiutare ciascuno a maturare in quella libertà radicale, che consiste nel decidere di se stesso secondo il progetto che Dio iscrive nell'essere dell'uomo: un progetto che ha come centro e contenuto fondamentale l'amore, sull'esempio e nella misura di Gesù Cristo, alla cui immagine siamo predestinati ad essere conformi (cf Rom 8,28-30). In questa prospettiva ogni azione educativa possiede una sua intrinseca dimensione vocazionale: è aiuto offerto ad ognuno perché possa riconoscere e seguire la sua vocazione fondamentale all'amore nel matrimonio o nella verginità, compimento della consacrazione battesimale, e vivere così la sua missione nella Chiesa e nel mondo.

A

Sono queste le prospettive secondo le quali deve realizzarsi la preparazione remota o generale al matrimonio e alla famiglia15: essa «è frutto di un'educazione cristiana che si rivolge in modo costante a tutti i credenti, dalla infanzia alla adolescenza, all'età adulta», nella convinzione che l'educazione all'autentico amore «deve diventare il contenuto permanente e il significato ultimo dell'opera educativa»16. Un cammino di catechesi

n ogni progetto di catechesi ordinaria e sistematica, i valori e le esigenze della vita, dell'amore, della sessualità, della castità, del matrimonio e della famiglia, come anche della verginità, devono

essere messi in luce adeguatamente17, sia ogni volta che questi temi vengono incontrati nei Catechismi della Conferenza Episcopale Italiana, sia tramite l'eventuale programmazione di appositi incontri o cicli di catechesi su aspetti più specifici dell'uno o dell'altro di questi stessi temi soprattutto per alcune fasce di età e con attenzione alle diverse situazioni degli interlocutori.

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28Preparazione remota o generale al matrimonio e alla famiglia come educazione vocazionale

29Tematiche da mettere in luce nella catechesi

n particolare, senza mai dimenticare che la catechesi non può essere ridotta alla sola trasmissione di una dottrina, ma deve essere attenta alla maturazione complessiva della persona, alla formazione di un'autentica

mentalità di fede e a proporre e favorire una significativa esperienza di vita, occorre che:

I 30 Indicazioni

e suggerimenti per la catechesi: da quella per l'iniziazione cristiana a quella degli adulti

13Familiaris consortio, n. 33. 14Evangelizzazione e cultura della vita umana, n. 29; cf anche n. 45; cf Matrimonio e famiglia oggi in Italia, n. 18. 15Cf Familiaris consortio, n. 66; Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 62. 16Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 62. 17Cf Codice di diritto canonico, can. 1063, 1.

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- già durante la catechesi per i sacramenti dell'iniziazione cristiana, i bambini e i ragazzi siano aperti gradualmente al grande mistero dell'amore, sia loro proposto e spiegato il valore cristiano dell'amore e della famiglia e siano aiutati a viverlo nella loro esperienza quotidiana;

- la catechesi agli adolescenti abbia più che mai ad affrontare i problemi

riguardanti il significato della vita e dell'amore e a risvegliare il senso vocazionale dell'esistenza cristiana18, così che ciascuno sia illuminato e sostenuto nel vivere la propria esistenza battesimale, nel riconoscere la propria vocazione alla vita matrimoniale o alla verginità consacrata e nel rispondervi con generosa disponibilità;

- come parte integrante di un più complessivo e preciso progetto di pastorale

giovanile, la catechesi ai giovani non tralasci di presentare «la dottrina della Chiesa sul matrimonio, illuminando con la parola di Dio la realtà umana dell'amore, il suo inserimento nella storia della salvezza, l'elevazione del matrimonio alla dignità di sacramento e il suo servizio alla Chiesa e alla società»19. Tale catechesi sappia introdurre, interpretare e sostenere adeguatamente il cammino di crescita dei giovani nell'amore oblativo: per quanti fossero chiamati al matrimonio, la catechesi si premurerà di accompagnare e illuminare l'esperienza del fidanzamento; per gli altri, aiuterà a discernere e a seguire la vocazione alla verginità consacrata;

- anche la catechesi degli adulti sappia riprendere e riproporre gli aspetti

fondamentali del disegno di Dio e della dottrina della Chiesa sul matrimonio e sulla famiglia; non si stanchi mai di aiutare a ritrovare il senso più profondo della vocazione che si sta vivendo; continui a illustrare l'autentico significato dell'amore, le sue caratteristiche e le sue conseguenze.

L'educazione sessuale

aldamente innestata in questa globale educazione all'amore come dono di sé e quale sua specifica e intrascendibile esigenza e specificazione, soprattutto per gli adolescenti e per i giovani, è

necessario e urgente mettere in atto una positiva e prudente educazione sessuale. Tale esigenza s'impone oggi in modo sempre più evidente e indilazionabile, di fronte ai tanti modi riduttivi di intendere la sessualità, per riaffermare e vivere il suo nativo orientamento all'amore e al dono interpersonale.

S

Ribadiamo, perciò, quanto abbiamo già scritto in altra occasione: «non è ammissibile esimersi da una proposta organica, sistematica e capillare di educazione alla sessualità e all'amore, all'interno delle comunità cristiane, delle associazioni, dei gruppi, dei movimenti, degli oratori e dei vari ambiti educativi ecclesiali, a cominciare dalle scuole cattoliche. Come pure non si può rinunciare a un'opera di vigilanza e di intelligente promozione perché

31Necessità dell'educazione sessuale...

...negli ambiti educativi ecclesiali e nelle scuole

18Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 64. 19Ivi.

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l'educazione sessuale nelle scuole sia impostata e svolta in modo serio e corretto»20.

ncora più puntualmente, nella scia di altri autorevoli documenti ai quali rimandiamo21, sottolineiamo che:

- tale educazione spetta innanzitutto alla famiglia, è diritto e dovere

fondamentale dei genitori e deve sempre attuarsi sotto la loro guida sollecita. I genitori e le famiglie, per altro, dovranno essere aiutati ad assumere e a svolgere questa loro nativa responsabilità anche attraverso opportune iniziative di formazione permanente, che la comunità cristiana dovrà prendersi cura di promuovere e di attivare;

A 32 La responsabilità della famiglia, della comunità cristiana, della scuola, della scuola cattolica, dei consultori familiari

- la comunità cristiana può e deve offrire il suo contributo riproponendo integralmente e aiutando a vivere responsabilmente il significato e il valore umano e cristiano della sessualità attraverso un'esplicita e articolata catechesi, l'accompagnamento e la guida spirituale delle singole persone, la testimonianza libera e gioiosa in particolare degli adulti, l'offerta di autentici ambienti e strumenti educativi, la collaborazione con le altre realtà educative a iniziare dalla famiglia, suscitando e sostenendo vocazioni all'impegno educativo al suo interno e nella società civile;

- la scuola assolve il suo ruolo, nel rispetto della legge della sussidiarietà,

quando assiste e completa l'opera dei genitori. Pertanto, «nel definire contenuti, metodi e tempi del suo intervento, deve coinvolgere direttamente le singole famiglie, rispettarne gli orientamenti etici, pedagogici e religiosi e la piena libertà degli alunni di partecipare o no alle specifiche iniziative “extracurricolari” da essa promosse»22;

- particolari responsabilità spettano alla scuola cattolica. Essa è chiamata ad

affrontare con vivo senso di responsabilità e con la valorizzazione di tutte le sue competenze i problemi che sempre più precocemente si pongono gli adolescenti, perché questi siano aiutati a risolverli alla luce della fede e dell'etica cristiana;

- i consultori familiari di ispirazione cristiana, con tutti quelli sorti e operanti

per l'iniziativa di cristiani, hanno titolo e competenza per offrire ai genitori, ai diversi educatori, ai giovani stessi qualificati contributi di educazione al senso della corporeità e ai valori della sessualità. Chiediamo, perciò, che i consultori mettano in atto tutto quanto è necessario perché questo loro servizio sia seriamente assicurato, che il loro apporto venga richiesto e apprezzato nei vari ambienti educativi delle nostre comunità cristiane e che i genitori cristiani e gli stessi giovani studenti suggeriscano e chiedano eventuali loro interventi nelle scuole.

La coeducazione 20Evangelizzazione e cultura della vita umana, n. 45. 21Cf Familiaris consortio, n. 37; Orientamenti educativi sull'amore umano; Orientamenti pastorali per l'educazione sessuale nella scuola. 22Orientamenti pastorali per l'educazione sessuale nella scuola, n. 28.

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ell'ambito dell'educazione sessuale, in luoghi formativi preferibilmente distinti tra ragazzi e ragazze, anche alcune esperienze di coeducazione, se condotte con oculata saggezza e sotto la guida di

educatori maturi ed equilibrati, possono arricchire il rapporto tra ragazzi e ragazze, favorire una serena e limpida integrazione tra mascolinità e femminilità, stimolare ad un impegno continuamente vissuto nell'apertura e nella donazione all'altro, offrire un valido contributo per la stessa educazione alla virtù della castità.

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E' però necessario evitare di confondere “coeducazione” con semplice “promiscuità”. Occorre che l'incontro tra ragazzi e ragazze, soprattutto nell'età dell'adolescenza, sia proposto e vissuto con serietà, contraddistinto da un forte impegno di maturazione e di servizio da parte di tutti, costantemente orientato all'accoglienza e alla condivisione dei valori etici e degli ideali evangelici. In ogni caso, non vanno esclusi, anzi devono essere positivamente previsti, sia momenti formativi distinti per ragazzi e ragazze, sia interventi educativi individuali23. L'educazione alla castità

er i motivi sopra accennati, è assolutamente indispensabile che l'educazione sessuale sia accompagnata e animata dall'educazione alla castità.

P

Si tratta di un'urgenza non sempre avvertita da tutti, specialmente se si crede, come emerge dalla morale corrente, che nell'ambito della sessualità possa bastare solo un certo controllo sui propri sensi e sulle proprie pulsioni istintive. E' invece da riaffermarsi come «profondamente errato l'atteggiamento di chi crede che in questo campo siano possibili una maturazione spontanea e un superamento automatico delle difficoltà, degli errori, delle tendenze egoistiche e deresponsabilizzanti»24. Soprattutto, «senza remore inammissibili, è necessario che, sia nella direzione spirituale come nella predicazione e nella catechesi, la virtù della castità venga proposta con chiarezza e serenità; che si creino ambienti educativi ricchi di proposte e di contenuti umanamente significativi; che si pongano le condizioni sociali, affettive e spirituali perché la proposta della castità possa essere accettata e che, infine, si offra una gioiosa testimonianza di castità da parte delle persone consacrate, dei genitori, degli educatori anche se giovani»25. Né si deve tralasciare di ricorrere alla preghiera, nella consapevolezza che la virtù della castità, prima che impegno personale, è dono di Dio da invocare con umiltà e fiducia.

ertamente la castità assume significato e sfumature differenti nelle diverse situazioni di vita. Come tale, l'educazione alla castità

C

23Cf Ivi, n. 26. 24Evangelizzazione e cultura della vita umana, n. 45. 25Ivi.

32

33Condizioni, limiti e valori della coeducazione

34Necessità e urgenza dell'educazione alla castità

35 Significato e aspetti dell'educazione alla castità nelle diverse situazioni di vita e in riferimento al ricorso ai metodi naturali di regolazione della fertilità

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accompagna la vita di ogni persona umana in tutto il suo arco di esistenza. E' soprattutto nel tempo dell'adolescenza e della giovinezza che questa educazione riveste tutto il suo valore ed è chiamata a svilupparsi secondo ritmi e modalità specifici, così che ciascuno sia aiutato a crescere nella padronanza di sé in ordine al dono di sé26. Tra l'altro, è bene osservare da subito che, nell'età giovanile, essa comporta anche che, in un contesto più generale di educazione al valore della vita umana, si abbiano a suscitare convinzioni e ad offrire sostegni per un corretto ricorso ai metodi naturali di regolazione della fertilità. A tale proposito, un'oculata pastorale familiare esige che «questa vasta e articolata opera educativa non sia rimandata solo a qualche accenno durante i corsi di preparazione al matrimonio, ma venga anticipata e sviluppata già prima del fidanzamento, nell'età giovanile, con criteri e modalità opportune, sia per le giovani che per i giovani»27.

Anche per gli sposi l'educazione alla castità è particolarmente importante per vivere in verità e pienezza una comunione totale d'amore e per disporsi così a vivere un'autentica procreazione responsabile.

enza dimenticare le responsabilità che anche nell'ambito dell'educazione alla castità sono proprie dei sacerdoti, dei loro collaboratori, dei catechisti, degli educatori e, innanzitutto, dei

genitori, vogliamo mettere l'accento sul ruolo degli artisti, degli scrittori e di tutti coloro che dispongono dei mezzi di comunicazione sociale.

S

Ciascuno di essi, soprattutto se cristiano, cosciente dell'enorme influsso che può esercitare con la sua azione, dovrà rispettare il primato dell'ordine morale oggettivo, senza preferirgli un preteso fine estetico, un vantaggio materiale o il successo, e si sentirà impegnato a dare prova di tratto, discrezione, moderazione e giusto senso dei valori

28. Nello stesso tempo, «tutto ciò che nei moderni mezzi di comunicazione sociale porta alle eccitazioni dei sensi, alla sfrenatezza dei costumi, come pure ogni forma di pornografia o di spettacoli licenziosi, deve suscitare la franca ed unanime reazione di tutte le persone sollecite del progresso della civiltà e della difesa dei beni supremi dello spirito umano»

36Molteplici responsabilità nell'educazione alla castità

Le responsabilità degli artisti, degli scrittori e nei mass media

29, una reazione che saprà manifestarsi anche in diverse forme di protesta civile organizzata. Un'adeguata opera educativa, però, non potrà limitarsi alla pur necessaria sottolineatura di questi principi, ma dovrà impegnarsi per far crescere nella coscienza di tutti, e in particolare dei più giovani, la convinzione che l'uso di questi mezzi richiede prudenza, moderazione e disciplina e che è necessario allenarsi a comprendere a fondo le cose viste, udite o lette, anche mediante un confronto sereno con i propri educatori e con persone competenti, al fine di formulare un giudizio retto su di esse. Per parte loro, le editrici cattoliche, le riviste di ispirazione cristiana e i credenti che operano nei mass media sono invitati ad apprestare strumenti di

26Cf Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2337-2350. 27Evangelizzazione e cultura della vita umana, n. 46. 28Cf Persona humana, n. 13. 29Humanae vitae, n. 22.

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lavoro e sussidi in grado di aiutare singoli, famiglie, gruppi e comunità in questi campi così delicati e decisivi.

Per la meditazione e la preghiera Il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile». Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. Allora l'uomo disse: «Questa volta essa è carne dalla mia carne o osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta». Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.

(Libro della Genesi)

Dio ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza: chiamandolo all'esistenza per amore, l'ha chiamato nello stesso tempo all'amore. Dio è amore e vive in se stesso un mistero di comunione personale d'amore. Creandola a sua immagine e continuamente conservandola nell'essere, Dio iscrive nell'umanità dell'uomo e della donna la vocazione, e quindi la capacità e la responsabilità dell'amore e della comunione. L'amore è, pertanto, la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano. In quanto spirito incarnato, cioè anima che si esprime nel corpo e corpo informato da uno spirito immortale, l'uomo è chiamato all'amore in questa sua totalità unificata. L'amore abbraccia anche il corpo umano e il corpo è reso partecipe dell'amore spirituale.

(Familiaris consortio)

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Né chi ha scelto il matrimonio biasimi la verginità, né chi vive nella verginità condanni il matrimonio. Infatti la Chiesa ha già condannato gli interpreti avversari di questa dottrina, cioè coloro che ardiscono sciogliere l'unione coniugale. Ascoltate infatti che cosa dice la santa Chiesa: «Vieni, mio diletto, usciamo nel campo, pernottiamo nei villaggi, all'alba leviamoci per andare nelle vigne, vediamo se la vite è germogliata» (Cant 7, 11-12). Il campo ha molti frutti, ma migliore è quello che abbonda di frutti e di fiori. Ebbene, è il campo della Chiesa quello fecondo dei diversi prodotti. Qui vedi gemme da cui nasce il fiore della verginità, là vedi la vedovanza dotata del vigore della gravità come le foreste in aperta campagna, altrove le messi della Chiesa che riempiono i magazzini del mondo, come con il frutto abbondante del matrimonio, e, per così dire, i torchi del Signore Gesù traboccanti del prodotto della vigna fecondata, nei quali sovrabbonda il frutto del matrimonio dei credenti.

(sant'Ambrogio)

Il bel giardino del Signore possiede non solo le rose dei martiri, ma anche i gigli delle vergini, l'edera di quelli che vivono nel matrimonio, le viole delle vedove. Nessuna categoria di persone deve dubitare della propria chiamata.

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capitolo terzo

FIDANZAMENTO TEMPO DI GRAZIA Cambiamenti odierni

on sono pochi e neppure di secondaria importanza i cambiamenti intervenuti nel modo oggi diffuso di intendere il fidanzamento: si tratta di cambiamenti che esercitano il loro influsso sia nella valutazione sia nei

comportamenti.

N 37Un nuovo mododi intendere

e di vivereil fidanzamento

Fino ad un recente passato, infatti, esistevano un fidanzamento ufficiale e degli “sponsali”, che caratterizzavano il tempo di avvio risoluto e pubblico verso il matrimonio, comportavano impegni morali e sociali reciproci molto seri anche se non definitivi tra i due fidanzati, coinvolgevano famiglie, amicizie e comunità e si esprimevano con gesti e parole trasmesse dalla tradizione. Oggi molto di tutto questo è andato scomparendo e lo stesso termine “fidanzamento” appare spesso come desueto: la relazione di coppia per lo più non si orienta immediatamente al matrimonio; l'amore tra “ragazzo” e “ragazza”, anche nella prospettiva di un eventuale matrimonio, è vissuto molto spesso come un affare privato che riguarda soltanto i due interessati; il tempo del fidanzamento rischia di essere visto semplicemente come una fase di passaggio senza un suo preciso significato che non sia, tutt'al più, quello di preparare quanto è utile per sposarsi; si vanno moltiplicando le coppie che arrivano alla celebrazione delle nozze dopo diversi anni dall'inizio del loro cammino di amore.

on mancano in tutto ciò aspetti positivi, quali una maggiore libertà di scelta, una certa autonomia dalle famiglie di origine, una più giusta parità tra uomo e donna. Nello stesso tempo, però, siamo di fronte a

modificazioni connesse con la crisi dei valori del matrimonio e della famiglia, la banalizzazione della sessualità, una falsa concezione della libertà, la paura di fronte ad impegni definitivi, una spiccata privatizzazione dell'esistenza, la difficoltà a trovare un'abitazione ed un impiego, l'insufficienza o addirittura la mancanza di adeguati sostegni alla famiglia. In questo contesto, tuttavia, si incontrano giovani disposti a lasciarsi interrogare e accompagnare nella ricerca di un significato più vero da dar

N

38 Aspetti positivi, crisi di valori, ricerca di significato

e al

e ostacolo ad n'adeguata comprensione del significato, del valore e delle esigenze della vita

ente posti, sono già stati risolti

loro fidanzamento.

ltre al modo di intendere e vivere il fidanzamento, i cambiamenti riguardano anche la preparazione dei fidanzati al matrimonio e alla famiglia. Da una parte, il contesto familiare non appare più in grado da

solo di trasmettere ai giovani i valori riguardanti la vita matrimoniale e familiare mediante una progressiva opera di educazione e iniziazione. D'altra parte, il generale contesto socioculturale, più che essere di aiuto, si presenta spesso com

O 39 Preparazione dei fidanzati: insufficienza della famiglia, ostacoli socioculturali,

tive ecclesiali

ritardi e inadeguatezze delle inizia

umatrimoniale e familiare. Anche a livello ecclesiale, le iniziative volte a preparare i fidanzati al sacramento del matrimonio spesso arrivano troppo tardi e in momenti poco favorevoli, non sempre sfuggono al rischio della episodicità e della genericità, faticano ad essere attente al cammino dei giovani fidanzati che molte volte appaiono come “lontani” dalla Chiesa e dalla vita di fede, difficilmente riescono a trasmettere un'adeguata concezione dell'amore e sono in grado di rispondere a quesiti che, se eventualm

35

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(ad sempio, sulla ce persino sull'aborto, sull'unità e sulla fedeltà coniugali).

e questa è la situazione, non sono necessarie altre considerazioni per avvertire come la pastorale prematrimoniale, in ogni sua articolazione, costituisca uno dei capitoli più urgenti, importanti e delicati di tutta la

pastorale familiare. Tale pastorale si trova di fronte a una svolta storica. Essa è chiamata a un confronto chiaro e puntuale con la realtà e a una scelta: o rinnovarsi profondamente o rendersi sempre più ininfluente e marginale

e astità, sull'esercizio della sessualità, sulla regolazione della fertilità,

el fidanzamento che aiuti a riscoprirne e a viverne il enso umano e cristiano e di una preparazione immediata o particolare al matrimonio iù attenta, puntuale e articolata.

IL TEMPO DEL FIDANZAMENTO

mp

tanto un momento di passaggio e di preparazione a un futuro: è un tempo in se stesso importante. E' tempo di

parola, è una stagione della vita da riscoprire e r sen ome importante tirocinio della coppia di fidanzati nella maturazione ritua

al consenso per il patto nuziale. E' una stagione della vita in cui i due danzati sono tenuti a interrogarsi sulla loro vocazione al matrimonio e sulla loro

sviluppo di una affettività delicata e profonda; li rende capaci di dominio sull'istintività egoistica, nel rispetto della dignità personale; li fa attenti a riservare solo al domani il

S 40 La pastorale prematrimoniale a una svolta storica

1. Di qui, in particolare, la necessità di una cura pastorale dsp

A.

Te o di crescita, di responsabilità e di grazia

l tempo del fidanzamento non è sol

crescita, di responsabilità e di grazia. E' tempo di crescita: tempo nel quale si matura nella capacità di vivere insieme; si costruisce la coppia; ci si allena alle fatiche, anche psicologiche, della vita a due; si precisano, si condividono e si consolidano le convinzioni in grado di reggere la convivenza di tutta una vita; ci si affina nella conoscenza di sé, delle proprie doti e dei propri difetti e nell'arte difficile del volersi bene e del comprendersi, superando chiusure, passioni, egocentrismo. In una

I 41

Fidanzamento: tempo di crescita...

rip tare cspi le del rapporto affettivo.

' tempo di responsabilità, innanzitutto in chiave vocazionale. E' un momento per una prima chiarificazione nel discernimento della chiamata personale a sposare quella persona; è una decisione che lascia spazio a ulteriori

verifiche in ordine

e

E 42 ... di responsabilità..

fireciproca scelta. In questa ottica, la loro responsabilità si esprime nel dare stabilità alla loro relazione, anche sperimentando che il rapporto tra di loro è nuovo e diverso: non è più soltanto una generica amicizia, ma si indirizza verso l'esclusività e comporta impegni seri e nuovi anche se non ancora definitivi. La stessa responsabilità esige di esprimersi nutrendo e potenziando il fidanzamento con un amore casto2, attraverso l'accettazione e la futura promozione di una sessualità propriamente umana, al servizio di quell'amore totale e fecondo tipico dell'esistenza coniugale. Questo fa maturare i fidanzati «nella reciproca conoscenza e nell'assimilazione vicendevole della personalità; li guida nello

1Si tratta di una convinzione espressa anche nel testo dell'Ufficio Nazionale per la Pastorale della Famiglia, La preparazione dei fidanzati al matrimonio e alla famiglia, Appendice n. 11. A tale testo rimandiamo anche per un'ulteriore ripresa di alcune considerazioni che faremo in questo capitolo. 2Cf Gaudium et spes, n. 49.

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dono totale di sé, perché unicamente nel matrimonio esso raggiunge la pienezza del suo significato»3.

' tempo di grazia. Il fidanzamento, infatti, trae forza dal battesimo e dalla stessa vocazione coniugale che attende di essere concretizzata: è un tempo di formazione caratterizzato da una propria spiritualità; è tempo di

testimonianza e azione ecclesiale, con le caratteristiche di una specifica solidarietà. Come tale, il fidanzamento è grazia: è un dono di Dio comunicato ai giovani interessati. Con questo dono essi sono resi capaci di maturare in un amore che è partecipazione a quello di Cristo e che va sempre più acquisendo la sua misura, come pure sono sorretti e guidati verso questo stesso ideale di amore4. Nello stesso tempo, il fidanzamento è occasione per vivere e crescere nella grazia: si presenta come momento privilegiato di crescita nella fede, di preghiera e di partecipazione alla vita liturgica della Chiesa, di esperienza vissuta della carità cristiana5, da parte di ogni coppia di fidanzati e di tutti i fidanzati insieme.

E

Cura pastorale dei fidanzati

i rivela, perciò, urgente e necessaria una più attenta cura pastorale dei fidanzati, vissuta attraverso la quotidianità di scelte, proposte, iniziative: non limitate al tempo che precede immediatamente la

celebrazione del matrimonio, ma capaci di valorizzare tutto il tempo del fidanzamento.

S

Essa va attuata in stretta sintonia con la pastorale giovanile e vocazionale e deve essere preceduta da attenzioni e iniziative rivolte a quanti, pur senza essere ancora fidanzati, cominciano ad assumere atteggiamenti paragonabili a quelli dei fidanzati stessi. E' un compito che riguarda e interpella ogni comunità cristiana e, in particolare, ogni parrocchia. Pur con i cambiamenti a cui abbiamo accennato, il tempo che intercorre tra la decisione di sposarsi con quella determinata persona e l'effettiva celebrazione delle nozze ha anche oggi una sua autonomia e un suo valore: in tal senso le parrocchie, le realtà giovanili, le diverse comunità ecclesiali vedono oggi la presenza di non poche coppie di giovani fidanzati. Per questo i fidanzati stessi, i presbiteri, gli animatori e i catechisti, i responsabili delle associazioni, dei gruppi e dei movimenti devono sentirsi impegnati a conoscere meglio caratteristiche, opportunità e problemi propri del tempo del fidanzamento. A tale scopo sono utili momenti di studio, di confronto, di meditazione, di preghiera, valorizzando anche diverse competenze presenti sul territorio. Occorre soprattutto mantenere vivo il contatto e il dialogo con tutti questi giovani in coppia e, quando si fosse allentato, occorre ristabilirlo. C'è bisogno di dedicare tempo per conoscere come essi vivono la loro esperienza e per aiutarli a viverla bene. In un adeguato progetto e cammino di pastorale giovanile, c'è da proporre, in modo organico e stabile, incontri, iniziative, esperienze perché questi giovani possano accostarsi con la calma e la serietà necessarie alle problematiche della

.

43 ... e di grazia

44 Cura e valorizzazione di tutto il tempo del fidanzamento

Compito della parrocchia..

... nel quadro della pastorale giovanile

3Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 76. 4Cf Matrimonio e famiglia oggi in Italia, n. 18. 5Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, nn. 68-77.

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vita matrimoniale: da quelle psicologiche circa la vita di relazione e di coppia a quelle giuridiche circa la comunione o separazione dei beni e circa i diritti e i doveri della vita matrimoniale; da quelle medico-biologiche connesse con la dimensione sessuale della vita di coppia e con la trasmissione della vita a quelle riguardanti la paternità e maternità responsabile e la conoscenza dei metodi naturali di regolazione della fertilità; da quelle riguardanti i retti metodi di educazione dei figli a quelle concernenti una ordinata conduzione della famiglia (lavoro stabile, sufficiente disponibilità finanziaria, saggia amministrazione, nozioni di economia domestica...)6.

na specifica attenzione va riservata alla dimensione vocazionale del periodo del fidanzamento. Le realtà educative devono trovare occasioni e modi per annunciare che esso ha un carattere

eminentemente vocazionale, per aiutare i giovani fidanzati a interrogarsi sulle motivazioni vere e profonde che li orientano alla scelta matrimoniale, per verificare il cammino che stanno facendo. A questo proposito potranno rivelarsi utili e opportuni: incontri con coppie di sposi che vivono effettivamente la vita coniugale come autentica vocazione; momenti di conoscenza, confronto e dialogo con coetanei che stanno facendo un cammino di preparazione al sacerdozio o alla vita religiosa o con persone che già vivono il loro amore nella consacrazione verginale; esperienze intense di preghiera, di meditazione, di ritiri o di esercizi spirituali. Soprattutto, però, occorre puntare su un cammino costante di direzione spirituale.

U 45 Cura della dimensione vocazionale del fidanzamento anche mediante la direzione spirituale

ur riservando loro una cura particolare e riconoscendo e rispettando nello stesso tempo il loro bisogno di momenti e di spazi di tranquillità e di riservatezza, la pastorale per il tempo del fidanzamento dovrà

aiutare questi giovani in coppia a superare il rischio di una concezione privatistica dei loro rapporti e, perciò, ad evitare ogni chiusura, ogni intimismo e ogni rinuncia non giustificata all'impegno nella comunità ecclesiale e in quella civile. Occorrerà pure illuminarli, con discrezione e insieme con chiarezza, perché abbiano ad evitare abitudini e stili di vita, ad esempio nella scelta delle amicizie e nella gestione delle vacanze e del tempo libero, che li isolano da un sano contesto familiare e comunitario.

P 46 Aiutare i fidanzati ad evitare chiusure ed intimismi

n aspetto fondamentale di questa complessiva cura pastorale dei fidanzati consiste in una «esatta visione dell'etica cristiana riguardante la sessualità»7, di cui soprattutto la predicazione, la

catechesi e il più ampio progetto di pastorale giovanile devono farsi carico. In questa ottica è certamente necessario favorire una comprensione e un'assunzione serena e gioiosa della sessualità, come pure, di fronte agli errori e ai peccati, non ci si deve mai stancare di aprire il cuore di ogni persona al pentimento e alla fiducia nella misericordia e nel perdono di Dio.

U 47 Proporre una corretta visione dell'etica sessuale cristiana e richiamare la inammissibilità dei rapporti prematrimoniali

Oltre ad offrire ai fidanzati criteri e suggerimenti che li aiutino ad evitare scelte meno prudenti, come il trascorrere insieme e da soli periodi di vacanza o il continuo appartarsi e isolarsi dagli altri, è pure necessario richiamare con fermezza e limpidità che non sono ammissibili comportamenti che suppongono già quella fusione delle esistenze che è propria solo dei coniugi, come i cosiddetti 6Cf Familiaris consortio, n. 66. 7Cf Orientamenti educativi sull'amore umano, n. 60.

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rapporti prematrimoniali. In particolare, - attraverso una precisa catechesi in proposito, mediante il colloquio personale, nella direzione spirituale e, per quanto possibile, durante la celebrazione dal sacramento della Riconciliazione, grazie pure alla gioiosa, anche se spesso faticosa, testimonianza di un amore casto da parte dei fidanzati e degli sposi - è necessario mostrare come sia proprio una positiva considerazione dell'unione sessuale e del suo significato a permettere di cogliere le motivazioni della illiceità dei rapporti prematrimoniali. Infatti, «essi si pongono come segno di una realtà che ancora non esiste» poiché non sono capaci di «esprimere e di attuare una comunione di amore totale, definitivo e pubblicamente riconosciuto» che si può avere solo con il matrimonio e che va costruito attraverso un lungo e paziente tirocinio8. Per i battezzati, poi, gli stessi rapporti prematrimoniali «costituiscono l'uso disordinato di una sessualità umana che il Salvatore ha voluto porre in riferimento al suo stesso amore e al suo Regno»: essi non sono e non possono essere un segno vero di quell'amore nuovo che Gesù dona agli sposi con il sacramento del matrimonio; sono piuttosto una sua contraffazione9. Per le coppie più sensibili e preparate

'attuazione di questa articolata e complessiva cura pastorale del tempo del fidanzamento dovrà permettere di riservare una specifica attenzione alle coppie più sensibili e preparate, a quei

fidanzati che fanno parte dei gruppi giovanili, degli oratori, dell'Azione Cattolica, delle associazioni e dei diversi movimenti ecclesiali.

L

Per tempo, e senza aspettare gli ultimi mesi che precedono la celebrazione del matrimonio, occorre proporre loro un cammino ampio e articolato, attraverso veri e propri itinerari di fede, che li aiutino a fare del loro fidanzamento un autentico tempo di crescita, di responsabilità e di grazia e a conoscere e ad accogliere l'annuncio della dignità e della bellezza del matrimonio cristiano. L'impegno a percorrere tale cammino non li dovrà però dispensare dalla partecipazione, quando sarà il momento, agli incontri parrocchiali di preparazione al matrimonio con tutti gli altri fidanzati. Piuttosto essi sentiranno il bisogno di parteciparvi con umile e discreto spirito missionario, sia per vivere una fraternità reale con tutti gli altri fidanzati loro coetanei, sia per portare la testimonianza di un cammino religioso compiuto verso il matrimonio. Anche se indirizzata innanzitutto alle coppie più sensibili e preparate, la proposta di un cammino più ampio e articolato di preparazione al matrimonio può essere rivolta anche ad altri giovani e fidanzati che si mostrassero interessati e disponibili.

a cura pastorale dei fidanzati, infine, dovrà sempre essere attuata con autentico spirito missionario: si tratta, infatti, di una attenzione che deve essere assicurata a tutti e non può essere riservata solo a coloro

che già vivono un più esplicito cammino di fede. L'attenzione privilegiata a costoro, come ricordato più sopra, potrà essere piuttosto una condizione e uno stimolo perché le nostre comunità cristiane - grazie anche al loro impegno, alla

L

48 Proposta di un cammino specifico alle coppie più sensibili e preparate

49 Attenzione a tutti i fidanzati, secondo un'autentica ottica missionaria

8Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio. n. 77. 9Cf ivi; Persona humana, n.7.

39

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loro presenza, alla loro testimonianza - realizzino con maggior coraggio questa apertura missionaria oggi sempre più urgente.

B. LA PREPARAZIONE PARTICOLARE E IMMEDIATA

Caratteristiche, scopi, forme

a preparazione particolare e immediata al sacramento del matrimonio, soprattutto oggi, si presenta come un momento importante di tutta la pastorale prematrimoniale. Non esaurisce certo l'intera cura pastorale dei

fidanzati, di cui si è detto, ma ne è “una” tappa e “un” aspetto che non possono essere tralasciati. Come tale, essa domanda di essere collegata con la preparazione generale e remota, di essere attuata all'interno di un'adeguata pastorale giovanile e di una articolata e organica catechesi, di aprirsi e di orientare alla continuazione del cammino attraverso la successiva pastorale delle coppie-famiglie giovani.

L 50 Un aspetto e una tappa della pastorale prematrimoniale ...

ggi più che mai, come l'intero tempo del fidanzamento, questa preparazione si presenta come una vera e propria occasione di evangelizzazione degli adulti e, spesso, dei cosiddetti “lontani”. Sono,

infatti, numerosi gli adolescenti e i giovani per i quali l'approssimarsi delle nozze costituisce l'occasione per incontrare di nuovo una realtà da molto tempo relegata ai margini della loro vita; essi, per altro, si trovano in un momento particolare, caratterizzato spesso anche dalla disponibilità a rivedere e a cambiare l'orientamento dell'esistenza. Può essere, quindi, un tempo favorevole per rinnovare il proprio incontro con la persona di Gesù Cristo, con il mes

O 51 ... e occasione propizia di evangelizzazione degli adulti e dei lontani

saggio del Vangelo e con la Chiesa.

copo della preparazione particolare e immediata è di aiutare i fidanzati a realizzare «un inserimento progressivo nel mistero di Cristo»10, nella Chiesa e con la Chiesa. Esso comporta una progressiva maturazione nella

fede, attraverso l'accoglienza dell'annuncio della Parola di Dio, l'adesione e la sequela generosa di Cristo, la testimonianza della fede11. Si nutre di preghiera intensa, individuale e comune; di partecipazione alla vita della Chiesa, alla sua liturgia e ai suoi sacramenti12. Si apre alle esigenze della carità e fruttifica in una crescente conformità a Cristo nella vita morale di carità secondo lo Spirito13.

S Scopo: mediante autentici itinerari di fede, aiutare i fidanzati a realizzare un progressivo inserimento nel mistero di Cristo

52

La finalità di questa preparazione consiste, cioè, nell'aiutare i fidanzati a vivere il fidanzamento e la prossima celebrazione del matrimonio come momento di crescita umana e cristiana nella Chiesa; nell'aiutarli a conoscere e a vivere la realtà del matrimonio che intendono celebrare, perché lo possano celebrare non solo validamente e lecitamente ma anche fruttuosamente e perché siano disponibili a fare di questa celebrazione una tappa del loro cammino di fede; nel portarli a percepire il desiderio e insieme la necessità di continuare a camminare nella fede e nella Chiesa anche dopo la celebrazione del matrimonio. In ogni caso, si tratta, da una parte, di proporre autentici “itinerari di fede”14, in grado di evitare ogni alternativa tra i “valori umani” e i “contenuti cristiani” del matrimonio, integrandoli armonicamente in un unitario e progressivo cammino di

10Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 80. 11Cf ivi, nn. 68-71. 12Cf ivi, n. 72-74. 13Cf ivi, nn. 75-77. 14Cf Comunione e comunità nella Chiesa domestica, n. 26.

40

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formazione alla luce della rivelazione; dall'altra parte, si tratta di favorire un nuovo incontro dei fidanzati con la Chiesa e un loro inserimento nell'esperienza di fede, di preghiera, di carità e di impegno della comunità cristiana.

olteplici possono essere i modi e le forme con cui proporre e attuare tale preparazione. Ma, come abbiamo avuto già modo di sottolineare da diversi anni, la forma più rispondente alla realtà del matrimonio e alle

esigenze attuali15 è quella degli itinerari di fede16. Tale forma non è solo da privilegiare, ma deve diventare sempre più la “norma” nel cammino di preparazione al matrimonio, quale obiettivo concreto, anche se graduale, da prospettare per tutte le coppie che chiedono il sacramento del matrimonio. In particolare, il metodo e i contenuti di questi itinerari devono ispirare ogni forma di preparazione, a partire dai cosiddetti “corsi per i fidanzati” e dai “colloqui pastorali”17. Secondo le caratteristiche proprie di ogni cammino educativo, si tratta di un processo personale e insieme comunitario, graduale e progressivo, capace di individuare con diligenza e con amore lo stadio in cui ciascuno si trova e i passi successivi da compiere per avvicinarsi sempre di più alla meta e al fine da raggiungere.

M 53 Un cammino educativo, ovvero un itinerario di fede...

roprio perché si tratta di uno specifico cammino educativo, anche questa fase della preparazione richiede iniziative differenziate, in grado di accompagnare le diverse coppie di fidanzati nel modo più appropriato alla

loro situazione e ai loro bisogni. Ogni coppia, infatti, quando domanda il matrimonio, si presenta con un proprio profilo spirituale, con una propria storia, con un cammino o un non cammino di fede dopo il battesimo; alcune coppie non hanno neppure portato a termine con la cresima l'itinerario di iniziazione cristiana. Il rispetto delle persone richiede di tener presente tutto ciò e le stesse dinamiche dell'evangelizzazione esigono che si abbiano a diversificare le proposte, nella consapevolezza che, come scrive l'autore della Lettera agli Ebrei, alcuni sono bisognosi di latte e non di cibo solido (cf Ebrei 5, 12).

P 54 ... che richiede iniziative e proposte differenziate

nfine, per la finalità che la contraddistingue, questa preparazione «non può non avvenire se non nel contesto concreto di una comunità cristiana che professa la fede, la celebra nel culto, la esprime nella vita»18. Essa chiama in

causa la responsabilità dell'intera comunità cristiana, nelle sue varie articolazioni ed espressioni: dai presbiteri ai laici, dai coniugi ai fidanzati stessi.

I 55 ... nel contesto di una Chiesa tutta responsabile

Itinerari di preparazione al matrimonio La responsabilità delle parrocchie

er quanto riguarda i corsi o gli itinerari di preparazione al matrimonio, essi rientrino nel progetto educativo di ogni Chiesa particolare ed assumano sempre più la caratteristica di itinerari

educativi.

P 56

A tale scopo ci si preoccupi perché possibilmente ogni comunità parrocchiale sia in grado di offrire questi itinerari di fede innanzitutto ai

I corsi di preparazione al matrimonio: itinerari educativi...

... proposti nelle parrocchie

15Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, nn. 78.81. 16Cf ivi, n. 79; Matrimonio e famiglia oggi in Italia, n. 17. 17Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 82. 18Ivi, n. 80.

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propri fidanzati. Questi, per parte loro, vi partecipino volentieri e responsabilmente. Si faccia in modo anche che simili itinerari vengano proposti nelle diverse divisioni territoriali di ogni diocesi durante tutto il corso dell'anno. Perché gli itinerari proposti possano essere appropriati alle diverse coppie di fidanzati, si provveda a promuovere molteplici e diversificati percorsi catechistici almeno in ambito zonale, vicariale o decanale, o di unità pastorale. Si tratta, infatti, di un compito che rientra nell'unica missione di salvezza della Chiesa, che nasce dal suo organico e permanente impegno di evangelizzazione e chiama in causa la parrocchia come soggetto pastorale immediato e concreto. Superando ogni tentazione o abitudine alla “delega”, a livello di ogni singola parrocchia o, quando ciò non fosse possibile, a livello interparrocchiale, si programmino lungo l'anno un congruo numero di itinerari di preparazione comuni a tutti i fidanzati e si individuino coppie di sposi disponibili e preparate ad accompagnare e ad animare il cammino dei fidanzati. Nello stesso tempo e ai medesimi livelli, oltre a proporre un cammino più ampio e articolato alle coppie più sensibili e impegnate

Compiti e responsabilità

19, qualora fosse necessario, si preveda e si promuova con spirito missionario un cammino personalizzato di “riscoperta della fede” per i fidanzati che ne avessero bisogno.

n questa prospettiva, gli itinerari di preparazione al matrimonio non possono essere delegati ai consultori familiari e a singoli operatori consultoriali. Occorre piuttosto arrivare a programmi

articolati e differenziati, di cui si fa responsabile la Chiesa particolare attraverso la sua struttura diocesana, zonale e parrocchiale, con i suoi ministri, i coniugi e i collaboratori pastorali. Perciò i Consultori familiari, che si caratterizzano specialmente come luoghi di promozione umana e non di catechesi, non devono normalmente farsi carico di questi itinerari di fede o corsi di preparazione al matrimonio. La loro competenza e collaborazione rimangono tuttavia preziose; vanno, quindi, valorizzate soprattutto per quelle iniziative, organiche e stabili, di conoscenza e approfondimento delle problematiche della vita matrimoniale, di cui abbiamo parlato in ordine alla cura pastorale del fidanzamento e ad un adeguato progetto e cammino di pastorale giovanile20, oltre che per alcuni interventi di formazione delle coppie animatrici e per la loro specifica competenza di consulenza. Contenuti

contenuti proposti, partendo dalla realtà umana vissuta dai fidanzati e illuminandola e interpretandola con l'annuncio del

19Cf sopra, ai nn. 48-49. 20Cf sopra, al n. 44.

a livello parrocchiale o interparrocchiale

I Consultori familiari I 57

I

42

e la preparazione al matrimonio

58 Contenuti finalizzati a conoscere e vivere il mistero cristiano del matrimonio...

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Vangelo, dovranno permettere ai fidanzati di giungere a conoscere e a vivere il mistero cristiano del matrimonio. In tale ottica, vanno tenuti presenti e approfonditi: la verità e il significato del proprio essere persona e della propria sessualità; la riscoperta del Signore Gesù come senso della propria vita e della stessa esperienza di coppia; il valore e le caratteristiche dell'amore e, in particolare, dell'amore coniugale; il significato del matrimonio e il suo valore sociale e istituzionale, anche di fronte a tendenze, sempre più diffuse, a un suo “superamento” nelle convivenze di fatto; il bene della fedeltà e della definitività dell'impegno e dell'amore; il rapporto intrinseco del patto matrimoniale con la trasmissione della vita e la riscoperta del valore della procreazione; le responsabilità nei confronti della storia e della società che derivano dalla vita matrimoniale; la sacramentalità del matrimonio, che ne costituisce la novità cristiana; le dimensioni e le esigenze propriamente ecclesiali della vita matrimoniale e familiare . 21

Tali contenuti, la cui più puntuale e concreta determinazione è compito di ogni Vescovo diocesano, vanno comunque proposti con un linguaggio e un'attenzione propriamente catechistici. Ciò richiede che ogni argomento sia introdotto in modo essenziale, comprensibile e compiuto, che la successione degli argomenti sia il più possibile lineare, che si sia precisi in ciò che si dice, che si privilegi un'esposizione nutrita dalla rivelazione biblica, si sia fedeli alla tradizione ecclesiale e si valorizzi quanto emerge dai testi liturgici. Soprattutto ciò comporta che l'esposizione esatta della dottrina sia in grado di proporsi come messaggio, che interpreta la condizione spirituale delle persone e annuncia la parola che la assume, la purifica e la trasforma.

... proposti con linguaggio catechistico

Stile, metodi e durata

roprio perché itinerari educativi e di fede, gli incontri non si riducano a cicli di lezioni o di conferenze. Essi siano momenti di evangelizzazione e di catechesi, aprano alla preghiera e alla vita

liturgica, orientino e spronino alla carità, sappiano anche coinvolgere e interessare i fidanzati così da aiutarli e stimolarli a fare una significativa esperienza di fede e di vita ecclesiale. Non si tralasci neppure di valorizzare l'apporto che i fidanzati stessi possono offrire per una più adeguata azione pastorale.

P 59 Un metodo che aiuti a fare un'esperienza di fede e di vita ecclesiale

Di conseguenza, a livello metodologico, non ci si esima dalla proposta completa e sistematica dei contenuti, dei valori e delle mete. Non si tralasci neppure di proporre esperienze forti di preghiera, eventuali momenti di ritiro o di esercizi spirituali, la partecipazione alle celebrazioni liturgiche e in particolare all'Eucaristia, l'accostamento al sacramento della Penitenza, esperienze e gesti significativi di carità. Nello stesso tempo, i singoli incontri siano condotti 21Per una ulteriore determinazione di alcuni nodi o capisaldi contenutistici, si veda La preparazione dei fidanzati al matrimonio e alla famiglia, parte seconda. Vi sono descritte le seguenti tematiche: matrimonio e famiglia, realtà umane; la vita dell'uomo, vocazione all'amore; dal battesimo al matrimonio; il matrimonio, patto d'amore che esalta e salva la libertà della coppia; la novità cristiana del matrimonio: sposi nel Signore; valori e fini del matrimonio cristiano; un cammino nella fede per un matrimonio fruttuoso nella grazia; morale sessuale presentata in termini motivanti.

43

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contemplando diverse attività, quali: l'ascolto dei presenti, l'esposizione dei contenuti, il lavoro di gruppo, la preghiera, il dialogo in coppia e in gruppo. A tale riguardo risultano decisive sia la disponibilità delle coppie di sposi a “farsi carico” di una o due coppie di fidanzati lungo tutto il cammino di preparazione, sia la presenza di una équipe educativa che agisca in modo unitario e sia veramente capace di accompagnare e di animare.

o stile sia quello dell'accoglienza e dell'animazione, vissuto anche con gesti e momenti concreti di familiarità, di attenzione, di ascolto, di confronto, di gioia. E' necessario che in questo clima sia vissuto già il

primo momento di approccio con ogni coppia di fidanzati: in esso, soprattutto da parte del sacerdote, occorre essere attenti a suscitare le domande appropriate e a far emergere quelle presenti anche se nascoste, per identificarle con precisione e individuare insieme, con delicatezza e discrezione ma con altrettanto coraggio, il cammino più opportuno da compiere perché i fidanzati maturino nella fede la loro decisione di sposarsi. Con il medesimo atteggiamento sia condotta anche la verifica del cammino compiuto: tale momento può essere opportuno, purché sia attuato a livello personale, con attenzione alle esigenze delle persone e per ipotizzare insieme eventuali tappe future per un continuo cammino di crescita.

L

irca i tempi della preparazione immediata, pur riaffermando che normalmente essa deve iniziare almeno tre mesi prima delle nozze22 e pur rispettando la facoltà di ogni Vescovo diocesano di

fissare modalità e tempi diversi, riteniamo auspicabile che i fidanzati siano invitati a presentarsi al Parroco almeno un anno prima della data prevista per le nozze. In questo modo risulterebbe certamente più agevole sia individuare e proporre il cammino comunitario di preparazione più adatto per ogni coppia di fidanzati, sia collocare nei momenti più adeguati i pur necessari colloqui con il Parroco.

C I

ll'inizio del cammino comunitario di preparazione catechistica alla celebrazione del matrimonio, può essere opportuna la celebrazione di una preghiera comune perché, con la benedizione

di Dio, ciò che viene iniziato possa essere un vero cammino di crescita e giungere a un felice compimento

A

. 23

60 Importanza dell'accoglienza, dell'animazione, della verifica

61 I tempi della preparazione immediata, ...

62... la durata dell'itinerario e il numero degli incontri

Quanto al numero degli incontri di preparazione e alla durata dell'intero itinerario, mentre suggeriamo che essi coprano un tempo abbastanza prolungato, di circa due mesi, con frequenza settimanale, ricordiamo che spetta al Vescovo diocesano precisare ulteriormente questi aspetti. In ogni caso sarebbe importante che, anche a tale riguardo, su tutto il territorio della Diocesi si segua una prassi unitaria. Se possibile, nell'approssimarsi della data delle nozze, venga proposto anche un momento più prolungato di preghiera o di “ritiro spirituale”, che aiuti i futuri sposi a riconoscere e a vivere il “mistero” del loro amore. 22Cf Decreto generale sul matrimonio canonico, n. 3. 23A questo riguardo si può fare utile riferimento al “Rito di benedizione dei fidanzati” (cf Benedizionale, nn. 606-627).

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Obbligatorietà

a partecipazione ai corsi o itinerari di preparazione al matrimonio deve essere considerata come moralmente obbligatoria, senza, per altro, che la sua eventuale omissione costituisca un impedimento

per la celebrazione delle nozze

L

. 24

Sarà, quindi, necessario non dispensare facilmente da tale partecipazione, ma presentarla come un dovere di coscienza di ciascun fidanzato. Nello stesso tempo occorrerà essere attenti a quanti per motivi oggettivi (come nel caso degli immigrati, dei pendolari, di chi ha turni di lavoro non programmabili secondo il calendario dei corsi e degli itinerari) non potessero partecipare, prevedendo per loro forme diverse di accompagnamento e di confronto. Nei riguardi di coloro che, invece, intendessero tralasciare questo cammino senza seri motivi oggettivi, è necessario un supplemento di attenzione e di dialogo per aiutarli a cogliere la superficialità e la immaturità del loro atteggiamento e della loro scelta. Solo in casi estremi - previo il consenso dell'Ordinario e senza abbandonare la fatica della ripresa, del confronto e del discernimento - si dovrà proporre il rinvio della celebrazione del matrimonio. In ogni caso, perché la convinzione circa l'obbligatorietà di questi itinerari si possa diffondere e diventare coscienza comune, è necessario che gli itinerari stessi siano proposti e condotti con serietà di impostazione, di contenuto e di metodo, che le coppie di fidanzati più impegnate ne siano convinte per prime e se ne facciano propagatrici, che da parte dei presbiteri e delle coppie animatrici si abbia a creare le condizioni e un clima favorevoli e che si diffonda la testimonianza di quanti hanno già fatto questa esperienza.

Colloqui con il Parroco

ccanto agli itinerari comunitari appena descritti e in stretto collegamento con essi, restano sempre necessari e insostituibili i colloqui con il Parroco.

A

Essi rappresentano un momento importante e privilegiato di personalizzazione del dialogo con la coppia, sia per l'impostazione del cammino da compiere, il suo accompagnamento e la sua verifica, sia per una più puntuale catechesi e spiegazione del rito della celebrazione del matrimonio, sia per affrontare specifici casi di coscienza o problemi particolari, sia per l'espletamento degli indispensabili adempimenti giuridici. Anche in quest'ultimo ambito, il colloquio con il Parroco deve sempre essere ispirato al criterio di un'autentica pastoralità, nella quale si coniughino adeguatamente attenzione alle persone e rispetto delle norme e delle disposizioni canoniche e civili.

24«Benché il carattere di necessità e di obbligatorietà della preparazione immediata al matrimonio non sia da sottovalutare - ciò che succederebbe qualora se ne concedesse facilmente la dispensa - tuttavia, tale preparazione deve essere sempre proposta e attuata in modo che la sua eventuale omissione non sia di impedimento per la celebrazione delle nozze» (Familiaris consortio, n. 66).

63 Partecipazione moralmente obbligatoria

Condizioni perché la convinzione dell'obbligatorietà diventi coscienza comune

64 Necessità e insostituibilità dei colloqui con il Parroco

65

45

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l Parroco interessato - che di norma è, a libera scelta dei fidanzati, il «Parroco della parrocchia dove l'uno o l'altro dei medesimi ha il domicilio canonico o il quasi domicilio o la dimora protratta per un

mese»

I

25 - conduca con precisione l'istruttoria matrimoniale, secondo le prescrizioni canoniche. Queste comprendono: «la verifica dei documenti; l'esame dei nubendi circa la libertà del consenso e la non esclusione della natura, dei fini e delle proprietà essenziali del matrimonio; la cura delle pubblicazioni; la domanda all'Ordinario del luogo di dispensa da eventuali impedimenti o di licenza alla celebrazione nei casi previsti» dal diritto . 26

articolare cura sia riservata all'esame dei nubendi, il quale, di norma, conclude la preparazione immediata al matrimonio e suppone la conclusione dell'itinerario o corso per i fidanzati.

Finalizzato a verificare la libertà e l'integrità del consenso, la volontà di sposarsi secondo la natura, i fini e le proprietà essenziali del matrimonio, l'assenza di impedimenti e di condizioni, questo esame sia fatto dal Parroco «con diligenza, interrogando separatamente i nubendi»

P

Le responsabilità e i compiti del Parroco

66 Cura e valorizzazione dell'esame dei nubendi

27. Esso sia pure valorizzato e vissuto da parte del presbitero insieme con ogni fidanzato come momento significativo e singolare di discernimento sapienziale circa l'autenticità della domanda religiosa del matrimonio e la maturazione avvenuta soprattutto in ordine alla volontà di celebrare un patto coniugale come lo intende la Chiesa.

iano previsti e favoriti anche altri incontri personali del Parroco con i fidanzati, mediante i quali illuminare, sostenere e verificare il loro cammino: uno di essi sia opportunamente dedicato a preparare i

prossimi sposi alla celebrazione liturgica delle loro nozze. Questi ulteriori incontri appaiono necessari soprattutto quando i fidanzati presentano ancora carenze o difficoltà nella dottrina o nella pratica cristiane

S

28. Ogni Vescovo diocesano determini, in proposito, il numero minimale e i contenuti di tali colloqui. Altre determinazioni

l Vescovo diocesano spettano ulteriori determinazioni atte a precisare il cammino di preparazione al matrimonio29. In particolare, oltre a quanto abbiamo già ricordato circa il numero

e la durata degli incontri di preparazione al matrimonio e circa il numero e i contenuti dei colloqui con il Parroco, ogni Vescovo diocesano, meglio se in accordo con gli altri Vescovi della Conferenza episcopale regionale, potrà offrire direttive riguardanti, ad esempio: l'inserimento nella preparazione immediata al matrimonio della celebrazione della Confermazione per i

A

67 Altri incontri personali con il Parroco

68 Ulteriori direttive che spettano al Vescovo diocesano

25Decreto generale sul matrimonio canonico, n. 4. 26Ivi, n. 5. Per i singoli punti, oltre alle disposizioni del Codice di diritto canonico, ci si attenga anche a quanto determinato dal Decreto generale sul matrimonio canonico, in particolare ai nn. 4-17. 27Cf ivi, n. 10. 28Cf Familiaris consortio, n. 66; Decreto generale sul matrimonio canonico, n. 11. 29Cf Codice di diritto canonico, can 1064.

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nubendi non cresimati30; l'introduzione di altri adempimenti da premettere alla celebrazione del matrimonio, come la dichiarazione di volontà o la domanda di matrimonio formulata congiuntamente dai nubendi . 31

Per la meditazione e la preghiera E' un conforto in questa vita avere una persona cui aprire il proprio cuore, confidare i propri segreti, affidare gli intimi pensieri del proprio animo, così da poter contare su un uomo fedele che nella prosperità si rallegri con te, condivida il tuo dolore, nelle persecuzioni t'incoraggi [...]. Che cos'è l'amico se non uno che ricambia il tuo amore, un essere al quale legare e stringere e unire così intimamente l'animo tuo da voler diventare con lui una sola persona; uno al quale affidarti come a un altro te stesso, da parte del quale non temere nulla e nulla di disonesto pretendere per il tuo tornaconto? L'amicizia non frutta denaro, ma è piena di dignità e attrattiva. L'amicizia, infatti, è una virtù, non un guadagno, perché non nasce dal denaro, ma dalla simpatia; non è messa all'incanto per il migliore offerente, ma sorge da una gara di affetto.

(sant'Ambrogio)

Così dice il Signore a Sion: «Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell'amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore. E avverrà in quel giorno - oracolo del Signore - io risponderò al cielo ed esso risponderà alla terra; la terra risponderà con il grano, il vino nuovo e l'olio e questi risponderanno a Izreel. Io li seminerò di nuovo per me nel paese e amerò Non-amata; e a Non-mio-popolo dirò: Popolo mio, ed egli mi dirà Mio Dio».

(Libro del profeta Osea)

30Cf Decreto generale sul matrimonio canonico, n. 8. Si ricordi, in proposito, che per i nubendi non cresimati che già vivono in situazione coniugale irregolare (conviventi o sposati civilmente), di norma, l'amministrazione della Confermazione non deve precedere la celebrazione del matrimonio. 31Cf ivi, n. 11.

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Una persona giovane, rientrando dentro di sé ed insieme intraprendendo il colloquio con Cristo nella preghiera, desidera quasi leggere quel pensiero eterno, che Dio, creatore e padre, ha nei suoi riguardi. Si convince allora che il compito, a lei assegnato da Dio, è lasciato completamente alla sua libertà e, al tempo stesso, è determinato da diverse circostanze di natura interna ed esterna. Esaminandole, la persona giovane, ragazzo o ragazza, costruisce il suo progetto di vita ed insieme riconosce questo progetto come la vocazione, alla quale Dio la chiama.

(Giovanni Paolo II)

Imboccare la via della vocazione matrimoniale significa imparare l'amore sponsale giorno per giorno, anno per anno: l'amore secondo l'anima e il corpo, l'amore che è «paziente, è benigno, che non cerca il suo... e non tiene conto del male»; l'amore che sa «compiacersi della verità», l'amore che «tutto sopporta» (cf 1Cor 13, 4-7). Proprio di questo amore voi, giovani, avete bisogno, se il vostro futuro matrimonio deve “superare” la prova di tutta la vita. E proprio questa prova fa parte dell'essenza stessa della vocazione che, mediante il matrimonio, intendete inscrivere nel progetto della vostra vita.

(Giovanni Paolo II)

La preparazione al matrimonio, noi pensiamo, sarà agevolata, se la formazione d'una famiglia sarà presentata alla gioventù, e se sarà compresa da chi intende fondare un proprio focolare come una “vocazione”, come una missione, come un grande dovere, che dà alla vita un altissimo scopo, e la riempie dei suoi doni e delle sue virtù. Né questa presentazione deforma o esagera la realtà delle cose. Il matrimonio non è un episodio capriccioso, non è un'avventura momentanea; è una scelta cosciente e definitiva dello stato di vita ritenuto migliore per chi vi si avvia, dello stato che l'uomo e la donna si creano l'un l'altro, non solo per completarsi fisicamente, ma per interpretare un disegno provvidenziale, che determina il loro destino umano e sovra-umano. Essi vanno cercando una pienezza che realizza “l'umanità”, immagine naturale di Dio Creatore, in sé fecondo ed amoroso; e immagine soprannaturale, per i cristiani, dell'unione di Cristo con la sua Chiesa.

(card. Giovanni Battista Montini)

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Signore Dio nostro, che fra tutte le nazioni ti sei presa a fidanzata quella vergine pura che è la Chiesa, benedici questo fidanzamento; unisci e custodisci i tuoi servi nella pace e nella concordia. Perché a te appartengono la gloria, l'onore e l'adorazione, Padre e Figlio e Spirito Santo: e adesso e sempre e nei secoli dei secoli. Signore Dio nostro, tu hai accompagnato in Mesopotamia il servo del patriarca Abramo quando questi lo mandò a cercare una sposa per il suo padrone Isacco, e presso la fonte dell'abbeveratoio gli hai fatto riconoscere la fidanzata eletta, Rebecca. Sii ancora tu a benedire il fidanzamento dei tuoi servi e a confermare la promessa che si sono scambiata.

(Liturgia orientale)

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capitolo quarto

LA CELEBRAZIONE DEL MATRIMONIO

La celebrazione: realtà evangelizzante ed ecclesiale

er sua intima natura, la celebrazione liturgica del sacramento del matrimonio è realtà eminentemente evangelizzante ed ecclesiale

.

P 69

E', innanzitutto, realtà evangelizzante, «proclamazione, nella Chiesa, della buona novella sull'amore coniugale»1. In essa, infatti, «il matrimonio dei battezzati, diventando segno e fonte di salvezza, si fa annuncio della Parola che salva ed eleva l'amore umano, arricchisce il popolo di Dio di nuove chiese domestiche e costituisce la famiglia cristiana immagine dell'insondabile comunione di amore che esiste nel mistero trinitario della stessa vita divina»2. Come tale, la celebrazione è annuncio della fede della Chiesa ed esige di essere vissuta nella fede.

Realtà evangelizzante, ovvero annuncio della fede della Chiesa...

E' realtà evangelizzante perché celebrazione sacramentale, segno che costituisce anche nella sua realtà esteriore una proclamazione della parola di Dio e una professione di fede della comunità dei credenti3: luogo nel quale appare manifesto che «i coniugi significano e partecipano al mistero di unione e di amore fecondo tra Cristo e la Chiesa»4. Il normale inserimento della celebrazione del matrimonio nella liturgia eucaristica è un'ulteriore espressione di tutto ciò: viene messo in risalto, infatti, l'intimo legame che intercorre tra il matrimonio e l'eucaristia, sacrificio della nuova alleanza in cui «i coniugi cristiani trovano la radice dalla quale scaturisce, è interiormente plasmata e continuamente vivificata la loro alleanza coniugale»5 .

.

roprio perché sacramento della Chiesa, la celebrazione del matrimonio si qualifica come realtà ecclesiale. Essa coinvolge l'intera comunità ecclesiale nella quale gli sposi sono inseriti e alla cui vita e missione prendono parte,

tanto da fare di tale comunità il luogo normale della celebrazione delle nozze6. Essa richiede anche «la partecipazione piena, attiva e responsabile di tutti i presenti, secondo il posto e il compito di ciascuno: degli sposi anzitutto come ministri e soggetti della grazia del sacramento; del sacerdote in quanto presidente della assemblea liturgica e teste qualificato della Chiesa; dei testimoni non solo garanti di un atto giuridico, ma rappresentanti qualificati della comunità cristiana; dei parenti, amici e altri fedeli, membri di un'assemblea che manifesta e vive il mistero di Cristo e della Chiesa»7.

P

.. in quanto celebrazione sacramentale

70 Realtà ecclesiale, che chiede la partecipazione di tutti i presenti

Attenzioni celebrative

1Cf Familiaris consortio, n. 51. 2Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 83. 3Cf Familiaris consortio, n. 67. 4Codice di diritto canonico, can. 1063 5Familiaris consortio, n. 57. 6Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 84. 7Ivi, 85; cf Rito della celebrazione del matrimonio, 2a ed., n. 28.

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rimo e principale problema pastorale è, conseguentemente, quello di «dar vita ad una celebrazione del sacramento che

risulti veramente evangelizzante ed ecclesiale»8: è questo il criterio fondamentale per ogni attenzione e iniziativa pastorale e il contesto dal quale nascono e nel quale si collocano ogni orientamento e ogni normativa.

P Il criterio fondamentale: realizzare una celebrazione evangelizzante ed ecclesiale

71

Si curi in modo intelligente e diligente la liturgia della parola9, sia nella scelta e nella proclamazione delle letture bibliche, sia con una loro adeguata spiegazione nell'omelia. Già durante le fasi finali della preparazione al matrimonio questa preoccupazione trovi il modo di manifestarsi: si invitino i fidanzati a leggere, personalmente e in coppia, le pagine scritturistiche proposte dal lezionario del Rito del matrimonio; li si aiuti nello scegliere, per la celebrazione del rito, le letture più consone alla loro situazione spirituale. Con la spiegazione delle letture bibliche, si accompagni anche un'adeguata spiegazione e introduzione all'intera liturgia del matrimonio, «cosicché i segni sacramentali, adeguatamente preparati, manifestino in verità e siano annuncio pieno del mistero di salvezza che viene celebrato nel rito per essere poi testimoniato nella vita»10.

ome è necessario per ciascuna azione liturgica, occorre porre ogni attenzione e compiere ogni sforzo perché, senza rinunciare alla gioia e alla festa che devono connotare questi momenti, sia

garantito un clima di raccoglimento, di partecipazione e di corresponsabilità.

C

In particolare, non ci si stanchi di educare e di stimolare la partecipazione piena, attiva e responsabile da parte di tutti i presenti11, a iniziare dagli sposi, che sono i ministri del sacramento. Nello svolgimento del rito, nella scelta delle letture, nella preghiera dei fedeli, nei momenti di introduzione e di conclusione della celebrazione, si pensi il modo, intelligente e corretto, di favorire il loro intervento attivo. Si studino anche i modi e si mettano in atto le condizioni necessarie per favorire l'intervento attivo e consapevole dell'intera comunità presente, perché essa partecipi davvero al silenzio, all'ascolto, al canto, alla preghiera e così la festa e la celebrazione siano di una intera comunità cristiana. Tutto questo comporta anche la disponibilità di diversi ministeri e animatori.

Introdurre all'intera liturgia del matrimonio e curare la liturgia della parola

72 Favorire un clima di festa, di raccoglimento e di partecipazione

roprio per favorire anche l'espressione visibile di queste dimensioni ecclesiali della celebrazione, realismo e concretezza pastorali possono suggerire l'opportunità di “celebrazioni comunitarie” dei matrimoni,

soprattutto quando nella medesima giornata si prevedessero diverse celebrazioni nuziali nella stessa comunità parrocchiale12.

P 73 Celebrazioni comunitarie dei matrimoni

Celebrazioni domenicali o festive 8Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 84. 9Cf Familiaris consortio, n. 67. 10Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 90; cf Rito della celebrazione del matrimonio, 2a ed., n. 29. 11Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 85. 12Cf Rito della celebrazione del matrimonio, 2a ed., n. 28.

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ella stessa logica va affrontata la problematica della celebrazione dei matrimoni nel giorno di domenica. In particolare, proprio per sottolineare la dimensione ecclesiale della celebrazione e il

coinvolgimento dell'intera comunità parrocchiale, può essere talvolta opportuna una celebrazione del rito del matrimonio durante una delle messe di orario. Per gli stessi motivi sono normalmente da sconsigliare celebrazioni nuziali nel giorno di domenica in momenti diversi da quelli delle messe di orario. E' comunque necessario che in ogni diocesi vengano precisati criteri e vengano offerte direttive al riguardo, onde favorire una prassi comune condivisa e osservata da tutti.

N

Celebrazioni durante la Messa

er l'intimo legame che esiste tra eucaristia e matrimonio, la celebrazione delle nozze durante la Messa è da ritenersi come la forma normale e ordinaria13. Rientra perciò nella cura pastorale

della Chiesa e innanzitutto dei presbiteri, sia sensibilizzare i fidanzati «perché celebrino il loro matrimonio partecipando al sacrificio eucaristico, ricevendo il Corpo e il Sangue del Signore, dopo aver ottenuto attraverso il sacramento della Penitenza un rinnovamento della loro vita nella riconciliazione con Dio e con i fratelli», sia educare i presenti alle nozze ad unirsi agli sposi nella comunione eucaristica14.

P

74 Criteri e direttive per la celebrazione dei matrimoni nelle Messe di orario delle domeniche

75 La forma normale e ordinaria della celebrazione durante la Messa

uttavia, oltre ai casi in cui è espressamente previsto che la celebrazione del matrimonio avvenga senza la Messa15, ci possono essere circostanze nelle quali è consigliabile omettere la

celebrazione dell'Eucaristia16. In questi casi, per i quali sembra opportuno che il diritto particolare delle Diocesi offra criteri e indicazioni, è comunque sempre necessario un dialogo attento con gli interessati perché sia evitato ogni fraintendimento e siano espresse le motivazioni obiettive che richiedono o suggeriscono tale scelta.

T 76 Quando è consigliabile omettere la celebrazione dell'Eucaristia

Svolgimento esteriore

l carattere religioso e sacramentale della celebrazione esige una celebrazione insieme solenne e semplice, in grado di esprimere la verità del mistero che viene celebrato. Nel suo svolgimento esteriore, il rito

sappia esprimere il senso della gioia e della festa cristiana17.

I 77

Esprimere il senso della gioia e della festa cristiana...

13 Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 86; Rituale romano del sacramento del matrimonio, Introduzione n. 8. 14Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 87. 15In particolare si tratta dei matrimoni tra un cattolico e un battezzato non cattolico e tra un cattolico e un non battezzato: nel primo caso, il matrimonio può essere celebrato durante la Messa solo con il consenso dell'Ordinario del luogo; nel secondo caso il matrimonio deve essere celebrato senza la Messa e seguendo l'apposito rito (cf Rituale romano del sacramento del matrimonio, Introduzione n. 10). 16Cf ivi, Introduzione n. 8; Rito della celebrazione del matrimonio, 2a ed., n. 29. 17Cf Rito della celebrazione del matrimonio, 2a ed., n. 31.

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Sia nelle cerimonie che nell'apparato esteriore, non si faccia nessuna distinzione di persone private e di condizione sociale: «il rito sia dignitoso e uguale per tutte le coppie di sposi, perché maggiormente appaia il carattere comunitario della celebrazione e sia affermata la medesima dignità di tutti i fedeli»18.

... senza distinzioni tra le persone...

a celebrazione delle nozze è giustamente anche un momento di festa, un incontro di famiglia e di amici. Ma la festa non è il lusso e non si identifica con lo spreco. In ogni caso, se vuole essere cristiana, non

può mai diventare offensiva e umiliante per i poveri, né può essere scambiata in cerimonia folcloristica o trasformata in uno spettacolo profano19.

L

Gli sposi e i loro familiari siano, perciò, aiutati a valutare e a scegliere responsabilmente il modo per esprimere la loro gioia e insieme per limitare ciò che è solo esteriore e per rifiutare ciò che è spreco. Siano pure educati a conoscere e ad andare incontro alle varie necessità della comunità cristiana e civile. Siano invitati a fare delle loro nozze anche un'occasione di carità verso i più bisognosi, mediante gesti di attenzione e di condivisione per i fratelli più poveri, per qualche infermo o malato, per chi è più abbandonato.

n particolare - senza alcun atteggiamento discriminatorio o di condanna nei confronti delle persone, ma per evitare possibili confusioni e scandali nella comunità cristiana e per sottolineare come l'accoglienza

della grazia passa anche attraverso un serio cammino penitenziale - si vigili attentamente perché siano evitati sfarzi ed esibizionismi nella celebrazione liturgica del matrimonio da parte di persone che si siano macchiate di gravi delitti o appaiano coinvolte in organizzazioni malavitose. Analoga vigilanza venga messa in atto per il matrimonio di persone notoriamente lontane da un cammino di fede e di quanti giungono al matrimonio dopo lunghe e spesso ostentate convivenze o dopo precedenti rotture del matrimonio, anche se soltanto civile.

I

78 ... evitando lussi e sprechi...

... vivendo gesti di attenzione ai più poveri

79 Quando va esercitata particolare vigilanza per evitare sfarzi ed esibizionismi

e musiche e i canti siano di aiuto a vivere il mistero che viene celebrato e favoriscano la preghiera e la partecipazione di tutti20. Non siano, invece, occasione di distrazione o di esibizionismo per singole

persone.

L 80 Criteri per musiche, canti, fotografie

Anche per le riprese di fotografi e cineoperatori, i presbiteri - meglio se sostenuti da più puntuali normative diocesane - offrano indicazioni precise e concordino con gli interessati le modalità degli interventi, perché la loro presenza e la loro azione siano discrete ed evitino di disturbare la celebrazione del rito e di diminuire l'attenzione e la partecipazione soprattutto degli sposi.

ella celebrazione delle nozze, si faccia attenzione anche al tempo liturgico sia per quanto riguarda la scelta dei formulari e delle letture, sia per quanto concerne lo svolgimento esteriore. In

N 81 Attenzione ai tempi liturgici

18Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 88; Rituale romano del sacramento del matrimonio, Introduzione n. 12. 19Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 89. 20Cf Rito della celebrazione del matrimonio, 2a ed., n. 30.

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particolare, se per giusta causa il matrimonio viene celebrato in Avvento, in Quaresima o in altri giorni a carattere penitenziale, si tenga conto delle caratteristiche proprie di questi tempi liturgici21. Il luogo della celebrazione

roprio in forza della dimensione propriamente ecclesiale del sacramento, ribadiamo che «il luogo normale delle nozze è la comunità della parrocchia nella quale i fidanzati sono inseriti e

alla cui vita e missione prendono parte»22.

P 82 Luogo normale: la chiesa parrocchiale di uno dei nubendi

Di conseguenza, la celebrazione delle nozze avvenga normalmente nella chiesa parrocchiale di uno dei nubendi23. Solo per validi «motivi di necessità o di convenienza pastorale» il matrimonio può essere celebrato in altre parrocchie24. Solo con il permesso dell'Ordinario del luogo o del parroco potrà essere celebrato in altra chiesa o oratorio, e solo in presenza di «particolari ragioni pastorali» l'Ordinario del luogo può permettere che il matrimonio sia celebrato in una cappella privata o in un altro luogo conveniente25. Si evitino quindi prassi contrarie a tali disposizioni: ci si guardi dal permettere con facilità la celebrazione del matrimonio in una parrocchia diversa da quella di una dei nubendi; si affronti con coraggio, saggezza e determinazione il problema della proliferazione di matrimoni in chiese non parrocchiali, nei santuari, in chiese con particolari richiami storici o artistici. I Vescovi diocesani, in proposito, precisino ulteriormente i criteri a cui attenersi e, nel caso, determinino anche i luoghi diversi dalle chiese parrocchiali in cui i matrimoni possono essere celebrati e ne stabiliscano le condizioni.

Condizioni e criteri per una scelta diversa

In ogni caso, si metta in atto ogni cura perché sia garantita l'effettiva preparazione dei nubendi, la celebrazione avvenga secondo i criteri di sobrietà e di ecclesialità sopra richiamati, vengano rispettate tutte le norme per una celebrazione valida e per una corretta trascrizione del matrimonio canonico per gli effetti civili26. Il matrimonio di battezzati non credenti

21Cf Rituale romano del sacramento del matrimonio, Introduzione n. 13; Rito della celebrazione del matrimonio, 2a ed., n. 32. 22Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 84. 23Cf Decreto generale sul matrimonio canonico, n. 24. 24Cf ivi, n. 23. Si eviti, in ogni caso, di addurre motivazioni che non hanno nulla a che fare con autentiche ragioni pastorali o di necessità. 25Cf ivi, n. 24; Codice di diritto canonico, can. 1118, par. 1 e par. 2; can. 1228. Né si dimentichi che «l'Ordinario del luogo può vietare la celebrazione di matrimoni in una chiesa non parrocchiale, qualora a suo giudizio essa nuoccia al ministero parrocchiale (cf cann. 1219; 558, 559)» (Decreto generale sul matrimonio canonico, n. 24). 26Si vedano a quest'ultimo proposito le puntuali indicazioni del Decreto generale sul matrimonio canonico, nn. 22-35.

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a celebrazione del matrimonio cristiano è celebrazione di un sacramento della fede. E' necessario, quindi, che gli sposi siano aiutati, innanzitutto, a celebrarlo nella fede della Chiesa: una fede che si manifesta nella vita

morale di carità secondo lo Spirito. Tutto questo, ancora una volta, esige che il cammino di preparazione al matrimonio e alla famiglia sia stato proposto e condotto in modo adeguato. Insieme questo criterio illumina alcuni casi particolari dove il problema della fede dei nubendi è direttamente chiamato in causa.

L

rande attenzione va riservata ai cosiddetti “battezzati non credenti”, cioè a coloro che, pur chiedendo il matrimonio canonico, dimostrano di non essere pienamente disposti a celebrarlo con fede, o perché vi

accedono per motivi che non sono propriamente di fede o perché si tratta di nubendi totalmente indifferenti alla fede o che dichiarano esplicitamente di non credere o che si trovano in uno stato di notorio abbandono della fede.

G

83 La celebrazione di un sacramento della fede e il problema della fede dei nubendi

84 I battezzati non credenti e i doveri della Chiesa e dei pastori

Pur sapendo che «nessuno, all'infuori di Dio che scruta il cuore, può misurare la fede di un battezzato e quindi può esprimere un giudizio definitivo sulla sua presenza e autenticità», la Chiesa, e in essa innanzitutto i pastori, non può esimersi dal «dare un giudizio sulle condizioni di fede di quanti sono chiamati a celebrare con frutto i gesti sacramentali»27. Non si può, infatti, negare che «la fede di chi domanda alla Chiesa di sposarsi può esistere in gradi diversi ed è dovere primario dei pastori di farla riscoprire, di nutrirla e di renderla matura» . 28

a stessa richiesta del sacramento deve trasformarsi in questi casi in occasione particolarmente preziosa di catechesi: «il parroco aiuti questi nubendi a riflettere sul significato della loro scelta e

accerti, in ogni caso, che siano sinceramente disposti ad accettare la natura, i fini e le proprietà essenziali del matrimonio cristiano»

L

29. Tutto questo esige un fraterno e spesso faticoso e difficile impegno di comprensione, di dialogo, di evangelizzazione, in cui, pur non dimenticando che questi fidanzati in forza del loro battesimo sono già inseriti in un vero e proprio cammino di salvezza30, le esigenze della carità siano sempre tenute presenti senza che questo sia a scapito delle esigenze della verità . 31

uando tutti i tentativi per ottenere un segno di fede, sia pure germinale, risultassero vani e i nubendi mostrassero di «rifiutare in modo esplicito e formale ciò che la Chiesa intende compiere

quando celebra il matrimonio dei battezzati»

Q

32, la doverosa decisione di non ammettere al sacramento - che in una società secolarizzata come la nostra può essere anche una dolorosa ma stimolante scelta pastorale

85Attenta opera di catechesi

86 La decisione di non ammettere al sacramento...

33 - costituisce sempre «un gesto di rispetto di chi si dichiara non credente, un gesto di attesa e di speranza, un rinnovato e più grave appello a tutta la comunità cristiana perché continui ad essere vicina a questi suoi fratelli, impegnandosi

27Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 92. 28Familiaris consortio, n. 68. 29Decreto generale sul matrimonio canonico, n. 43. 30Cf Familiaris consortio, n. 68. 31Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, nn. 93.95. 32Familiaris consortio, n. 68. 33Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 95.

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maggiormente nella testimonianza di fede dei valori sacramentali del matrimonio e della famiglia» . 34

n ogni caso, è importante che queste decisioni siano prese con autentico spirito di discernimento, secondo criteri condivisi con gli altri presbiteri, nella comunione ecclesiale con il Vescovo e,

soprattutto nei casi di dubbio, dopo aver consultato l'Ordinario di luogo, nel rispetto delle normative per i casi specifici

I

. 35

87 ... in autentico spirito di discernimento e di comunione ecclesiale

Matrimoni misti

n una società caratterizzata da ricorrenti spostamenti di popolazione e dalla presenza di diverse etnie, culture e religioni, tendono a diventare sempre più frequenti i matrimoni tra cattolici e battezzati di altre

comunioni cristiane.

I Si tenga presente che tali matrimoni offrono, «pur nella loro particolare fisionomia, numerosi elementi che è bene valorizzare e sviluppare, sia per il loro intrinseco valore, che per l'apporto che possono dare al movimento ecumenico»

. 36

Nello stesso tempo, considerato che l'unione perfetta delle persone e il coinvolgimento di tutta la loro vita nell'esperienza matrimoniale sono più facilmente assicurati quando gli sposi appartengono alla stessa comunità di fede, attenendosi a quanto stabilito a livello canonico, è necessario che con particolare cura pastorale i contraenti siano resi consapevoli delle difficoltà che potranno sorgere in una vita coniugale tra persone che non vivono in perfetta comunione ecclesiale . 37

In particolare, i contraenti vengano messi a conoscenza sia delle differenze esistenti nei contenuti di fede delle rispettive confessioni sia di ciò che esse hanno in comune specialmente circa il matrimonio, così da essere stimolati a celebrare le nozze nella fede in Cristo e ad edificare cristianamente l'unità coniugale e familiare, inserendosi con frutto nel cammino ecumenico. Gli stessi contraenti siano informati di quanto è stabilito a livello canonico e sollecitati al rispetto degli impegni e doveri religiosi di ciascuno. Tutto ciò avvenga d'accordo con le rispettive comunità, secondo le eventuali intese tra loro intercorse . 38

Matrimoni interreligiosi

o sviluppo della società verso situazioni plurietniche, pluriculturali e plurireligiose comporta anche l'aumento dei matrimoni tra cattolici e L

34Ivi, n. 96; cf Rito della celebrazione del matrimonio, 2a ed., n. 21. 35Cf Decreto generale sul matrimonio canonico, nn. 43-44. Si noti, in particolare, che quando si tratta di nubendi che hanno notoriamente abbandonato la fede è necessaria la licenza dell'Ordinario. 36Familiaris consortio, n. 78.

88Criteri per un serio discernimento pastorale

89 ... con particolare attenzione al matrimonio con i non cristiani e con gli appartenenti all'Islam

37Cf Decreto generale sul matrimonio canonico, nn.47-52. Per tutta questa materia si veda anche il Direttorio per l'applicazione dei principi e delle norme sull'ecumenismo, nn. 143-160. 38Cf Decreto generale sul matrimonio canonico, n. 50.

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appartenenti a religioni non cristiane. Anche in questi casi, pur nel riconoscimento del valore della fede in Dio e dei principi religiosi professati, sempre nel rispetto di quanto stabilito a livello canonico, è doveroso richiamare i nubendi cattolici sulle difficoltà cui potrebbero andare incontro in ordine all'espressione della loro fede, al rispetto delle reciproche convinzioni, all'educazione dei figli. Particolare attenzione va riservata ai matrimoni tra cattolici e persone appartenenti alla religione islamica: tali matrimoni, infatti, oltre ad aumentare numericamente, presentano difficoltà connesse con gli usi, i costumi, la mentalità e le leggi islamiche circa la posizione della donna nei confronti dell'uomo e la stessa natura del matrimonio. E' necessario, quindi, considerare attentamente che i nubendi abbiano una giusta concezione del matrimonio, in particolare della sua natura monogamica e indissolubile. Si abbia certezza documentata della non sussistenza di altri vincoli matrimoniali e siano chiari il ruolo attribuito alla donna e i diritti che essa può esercitare sui figli. E' bene esaminare al riguardo anche la legislazione matrimoniale dello Stato da cui proviene la parte islamica e accertare il luogo dove i nubendi fisseranno la loro permanente dimora. Nella richiesta di dispensa per la celebrazione del matrimonio, che dovrà essere inoltrata per tempo all'Ordinario del luogo39, si tenga conto di tutti questi elementi problematici, offrendo ogni elemento utile al discernimento e alla decisione. Il matrimonio dei minorenni

ra i casi particolarmente problematici di celebrazione del sacramento del matrimonio, va annoverato quello riguardante i minorenni. Nell'attuale contesto socio-culturale, infatti, come l'esperienza ha

troppe volte dimostrato, la loro ammissione al matrimonio comporta rischi molto gravi per la stabilità e la pienezza della vita coniugale e familiare, attesa la fragilità o addirittura l'immaturità che spesso caratterizza questi nubendi sul piano umano e religioso, nonché la mancanza di validi punti di riferimento e di sostegno educativi che possono accompagnare il cammino di queste giovani coppie.

T

pastori d'anime, perciò, si mostrino fermi, anche se sempre rispettosi e sereni, nel dissuadere i richiedenti dal contrarre matrimonio, mettendo in luce i gravi rischi che una così

impegnativa decisione presa a tale età normalmente comporta.

I

90 Le problematiche emergenti

91 Criteri per l'azione pastorale

Nello scrupoloso rispetto della normativa vigente40, facciano presente agli interessati, alle loro famiglie e anche ai fedeli che le ragioni di convenienza sociale o di prassi tradizionale non sono sufficienti da sé sole per giustificare il ricorso all'eventuale dispensa; ricordino loro che, anche in presenza di altri aspetti etici implicati nel caso, deve essere salvaguardata come valore primario la morale certezza circa la stabilità del matrimonio; si preoccupino di verificare la libertà del consenso e la maturità psicofisica dei minori; sappiano ricorrere alla competenza e all'aiuto dei consultori familiari di ispirazione cristiana o di esperti di fiducia. 39Cf Codice di diritto canonico, can. 1086; Decreto generale sul matrimonio canonico, n. 48. 40Cf Codice di diritto canonico, can. 1083; Decreto generale sul matrimonio canonico, nn. 36-37.

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Per la meditazione e la preghiera In quel tempo ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà». Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le giare»; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono». Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

(Vangelo secondo Giovanni)

Sono vicino a voi, partecipo alla festa e alla vostra gioia, augurandovi tutto quel che c'è di più bello. Ora, la cosa più bella è che il Cristo assista alle nozze. Là dov'è il Cristo, là è la modestia e si vede l'acqua cambiarsi in vino. Vale a dire che tutto diventa migliore. Non unite, dunque, ciò che non può essere unito. Non mettete vicino il vescovo e i buffoni, le preghiere e gli applausi, il canto dei salmi e il suono del flauto. Fra i cristiani, nelle nozze deve regnare la modestia, e la modestia è dignità. Ecco il mio dono di nozze; e tu, ti prego, dammi in cambio obbedienza.

(san Gregorio di Nazianzo)

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Sono vicino a voi, partecipo alla festa e alla vostra gioia, augurandovi tutto quel che c'è di più bello. Ora, la cosa più bella è che il Cristo assista alle nozze. Là dov'è il Cristo, là è la modestia e si vede l'acqua cambiarsi in vino. Vale a dire che tutto diventa migliore. Non unite, dunque, ciò che non può essere unito. Non mettete vicino il vescovo e i buffoni, le preghiere e gli applausi, il canto dei salmi e il suono del flauto. Fra i cristiani, nelle nozze deve regnare la modestia, e la modestia è dignità. Ecco il mio dono di nozze; e tu, ti prego, dammi in cambio obbedienza.

(san Gregorio di Nazianzo)

O Dio, che nel grande mistero del tuo amore hai consacrato il patto coniugale, come simbolo dell'unione di Cristo con la Chiesa, concedi a questi sposi di esprimere nella vita il sacramento che celebrano nella fede. O Dio, che fin dai primordi della creazione hai voluto l'unità fra l'uomo e la donna, congiungi con il vincolo dell'amore questi tuoi figli, che oggi s'impegnano nel patto nuziale, e fa' che siano collaboratori e testimoni della carità nella quale cresce e si edifica la tua famiglia.

(Messale romano)

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Dio immacolato, autore di tutte le creature, per amore verso gli uomini hai trasformato in donna la costola presa dal nostro primo padre Adamo; ambedue benedicesti dicendo: «Crescete e moltiplicatevi e dominate la terra». Tu dichiarasti che per la loro unione i due non formano che un unico essere; che per questa ragione l'uomo lascerà padre e madre per aderire alla propria moglie e che i due faranno una carne sola; che l'uomo non deve separare quanto Dio ha unito. Aprendo il seno a Sara tu benedicesti Abramo, facendolo padre di copiose nazioni; desti Isacco a Rebecca e benedicesti la maternità di lei; unisti Giacobbe a Rachele e ne facesti uscire i dodici patriarchi; hai congiunto Giuseppe con Asenet e concedesti loro, come frutto delle loro opere, Efraim e Manasse; accogliesti benevolo Zaccaria ed Elisabetta e del loro figlio facesti il Precursore; dalla radice di Iesse facesti spuntare, secondo la carne, colei che è Vergine sempre; da lei tu hai preso carne e sei nato per la salvezza del genere umano; per un dono misterioso della tua immensa bontà tu andasti a Cana per benedirvi il matrimonio e dimostrare che l'unione legittima e la procreazione sono secondo la tua volontà. Signore santissimo, accogli la preghiera di noi tuoi supplici, perché come eri lì presente così lo sei qui invisibilmente. Benedici questo connubio e concedi ai tuoi servi una vita tranquilla e giorni numerosi, la castità e l'amore nel vincolo della pace, la grazia di aver figli, una posterità longeva e la incorruttibile corona della gloria. Rendili degni di vedere i figli dei figli; proteggi dalle insidie il loro talamo; su essi effondi la rugiada del cielo e della terra concedi i frutti in abbondanza; ricolma la loro casa di grano, vino, olio e ogni bene, affinché ne distribuiscano a quanti si trovano in necessità. Anche a quanti si trovano ora qui con loro concedi tutto ciò che si può chiedere in ordine alla salvezza. Perché un Dio misericordioso sei tu, benevolo e amico degli uomini, e noi rendiamo gloria a te, come anche al Padre tuo che è senza principio, e al tuo Spirito che è senza misura santo, buono e vivificante: adesso, sempre e nei secoli dei secoli.

(Liturgia orientale)

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capitolo quinto

UNA PASTORALE PER LA CRESCITA DELLA COPPIA E DELLA FAMIGLIA

Scopi e caratteristiche

on la celebrazione del matrimonio, la coppia e la famiglia iniziano un cammino di progressiva attuazione dei valori e dei compiti del matrimonio stesso: un cammino che si snoda in diverse tappe e che è orientato verso la

piena rivelazione e realizzazione del Regno di Dio. Questo processo provoca la sollecitudine pastorale dell'intera comunità cristiana, chiamata ad accompagnare con saggezza e con amore paziente gli sposi e le famiglie e a saper diversificare le proposte ad essi rivolte. La coppia e la famiglia diventano così oggetto e termine della cura pastorale della Chiesa.

C 92 La famiglia, nelle sue diverse tappe, oggetto di pastorale

copo di tutta questa azione pastorale è la crescita della coppia e della famiglia, aiutate a vivere la loro specifica vocazione e missione1, perché giungano a condurre una vita ogni giorno più santa e più intensa2. Si tratta

di favorire la maturazione umana e di fede di ogni coppia e di ogni famiglia, nella prospettiva di un loro maggiore inserimento nella vita ecclesiale e sociale. In tal modo, i coniugi potranno riscoprire e vivere il loro ministero in armonica collaborazione con tutti gli altri ministeri e le famiglie eserciteranno il compito loro proprio nella Chiesa e nella società, quali soggetti attivi e responsabili.

S 93 Scopo: aiutare la famiglia a vivere la sua vocazione e missione

uesta attenzione specifica della pastorale familiare si presenta ancora oggi come particolarmente urgente3, sia in rapporto alla situazione contemporanea, nella quale non accennano a diminuire le insidie che

lacerano il tessuto familiare e ne minano la naturale e soprannaturale unità disgregando i valori morali su cui essa si fonda e si sviluppa, sia a partire dalla consapevolezza dell'importanza della famiglia e della sua missione nella Chiesa e nella società.

Q 94 Caratteristiche della pastorale familiare: urgenza, ...

esponsabile di questa azione pastorale è l'intera comunità ecclesiale, in tutte le sue componenti e nelle sue varie articolazioni. L'azione pastorale, infatti, «è sempre espressione dinamica della realtà della Chiesa, impegnata nella

sua missione di salvezza». Di conseguenza «anche la pastorale familiare - forma particolare e specifica della pastorale - ha come suo principio operativo e come protagonista responsabile la Chiesa stessa, attraverso le sue strutture e i suoi operatori»4.

R

'accompagnamento e il sostegno delle coppie e delle famiglie, inoltre, devono essere universali e progressivi. Ogni famiglia e tutte le famiglie, nella loro quotidiana esistenza, hanno diritto alla cura amorevole e materna della

Chiesa. Per questo «la sollecitudine pastorale della Chiesa non si limiterà soltanto alle famiglie cristiane più vicine, ma, allargando i propri orizzonti sulla misura del cuore di Cristo, si mostrerà ancor più viva per l'insieme delle famiglie in genere, e per quelle, in particolare, che si trovano in situazioni difficili o irregolari»5. Per lo stesso motivo

L

95 ... responsabilità dell'intera comunità ecclesiale, ...

96 ... universalità e progressività

1Cf Familiaris consortio, n. 69. 2Cf Codice di diritto canonico, can. 1063, 4, 3Cf Matrimonio e famiglia oggi in Italia, n. 15; Familiaris consortio, n. 65. 4Familiaris consortio, n. 69. 5Ivi, n. 65.

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inoltre, cioè proprio perché si fa attenta al vissuto quotidiano di ogni famiglia, «l'azione pastorale della Chiesa deve essere progressiva, anche nel senso che deve seguire la famiglia, accompagnandola passo passo nelle diverse tappe della sua formazione e del suo sviluppo»6.

n tale prospettiva, la pastorale familiare, in modo organico e sistematico, deve assumere un ruolo sempre più centrale in tutta l'azione pastorale della Chiesa, dal momento che, di fatto, quasi tutti gli obiettivi dell'azione ecclesiale o sono

collocati entro la comunità familiare o almeno la chiamano in causa più o meno direttamente.

I

Sotto questo profilo, la famiglia è di sua natura il luogo unificante oggettivo di tutta l'azione pastorale e deve diventarlo sempre di più7, sicché dovrà diventare abitudine acquisita considerare i riflessi e le possibili implicazioni familiari di ogni azione pastorale che viene promossa. La pastorale familiare, in altri termini, è e deve essere innestata e integrata con l'intera azione pastorale della Chiesa, la quale riconosce nella famiglia non solo un ambito o un settore particolare di intervento, ma una dimensione irrinunciabile di tutto il suo agire. Tuttavia, la stessa pastorale familiare domanda l'attuazione di iniziative e attenzioni particolari e specifiche, rivolte a quanti si preparano alla vita matrimoniale, agli sposi e ai membri della famiglia. Una responsabilità comune

ome accennato in diversi passaggi, la responsabilità di questa ampia e articolata pastorale per la crescita della coppia e della famiglia riguarda tutti e ciascuno nella comunità cristiana e chiama in causa la

stessa comunità cristiana in quanto tale.

C

97 Centralità della pastorale familiare nell'intera azione pastorale della Chiesa

98

Senza soffermarci qui sul compito particolare dei vescovi, dei presbiteri, dei religiosi e delle religiose, dei diaconi permanenti, intendiamo richiamare innanzitutto che «ogni Chiesa locale e, in termini più particolari, ogni comunità parrocchiale deve prendere più viva coscienza della grazia e della responsabilità che riceve dal Signore in ordine a promuovere la pastorale della famiglia»8. Di conseguenza, «ogni piano di pastorale organica, ad ogni livello, non deve mai prescindere dal prendere in considerazione la pastorale della famiglia»9. Ogni diocesi e ogni parrocchia, perciò, nell'elaborazione del proprio progetto pastorale ed educativo non tralascino di prendere in attenta considerazione la coppia e la famiglia e la loro crescita.

ello stesso tempo, vogliamo sottolineare e riaffermare la specifica responsabilità e missione dei coniugi e delle famiglie cristiane. Tale missione, fondata sulla grazia ricevuta nel sacramento del

matrimonio, «dev'essere posta a servizio dell'edificazione della Chiesa, della costruzione del Regno di Dio nella storia. Ciò è richiesto come atto di docile obbedienza a Cristo Signore. Egli, infatti, in forza del matrimonio dei battezzati elevato a sacramento, conferisce agli sposi cristiani una peculiare missione di

N

Una responsabilità di tutti, che impegna ogni diocesi e ogni parrocchia

99 La specifica responsabilità e missione dei coniugi e delle famiglie cristiane

6Ivi; cf Decreto generale sul matrimonio canonico, n. 2. 7Matrimonio e famiglia oggi in Italia, n. 16. 8Familiaris consortio, n. 70; cf Deliberazioni conclusive della XII Assemblea Generale della CEI. Deliberazioni, n. 4. 9Familiaris consortio, n. 70.

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apostoli, inviandoli come operai nella sua vigna, e, in modo tutto speciale, in questo campo della famiglia»10.

A. PASTORALE DELLE COPPIE-FAMIGLIE GIOVANI

La situazione delle giovani coppie

articolari cure pastorali devono essere dedicate innanzitutto alle coppie-famiglie giovani, anche al fine di favorire il loro più pieno inserimento nella comunità cristiana e il non facile passaggio dal

mondo dei giovani a quello degli adulti.

P

100 Specifica attenzione pastorale alle coppie - famiglie giovani

Se, infatti, la cura pastorale della famiglia consiste nell'«impegno di tutte le componenti della comunità ecclesiale locale nell'aiutare la coppia a scoprire e a vivere la sua nuova vocazione e missione», non è difficile comprendere che tutto questo «vale soprattutto per le giovani famiglie, le quali, trovandosi in un contesto di nuovi valori e di nuove responsabilità, sono più esposte, specialmente nei primi anni di matrimonio, ad eventuali difficoltà, come quelle create dall'adattamento alla vita in comune o dalla nascita dei figli»11. Spesso la nostra pastorale è vigile nella preparazione dei giovani al matrimonio, ma questi, una volta sposati, corrono il rischio di allontanarsi o di rimanere ai margini della comunità cristiana o comunque di non esservi presenti e operanti con i doni e la missione ad essi affidati dal sacramento del matrimonio. E' anche questa una costatazione che mette in risalto come le giovani coppie abbiano il diritto e la necessità di una specifica attenzione pastorale, di cui innanzitutto ogni comunità parrocchiale deve farsi carico.

primi anni di matrimonio, oltre ad essere determinanti per l'intero cammino coniugale e familiare, sono tempo di avvio e insieme di assestamento per quanto riguarda sia l'esperienza dell'amore coniugale

sia l'incontro con la nuova vita del figlio. Spesso sono anche attraversati da problemi e difficoltà circa il lavoro e l'abitazione.

I 101 Risorse e difficoltà dei primi anni di matrimonio

Sono ricchi di risorse perché sono gli anni dell'entusiasmo dei primi passi di una vita a due, della gioia di vedersi fatti l'uno per l'altro, della serenità di un'intimità ricercata e vissuta con equilibrio, della gioia nel realizzare progetti e sogni accarezzati a lungo, dell'aprirsi di nuove prospettive anche in ordine alla crescita nella fede, della gioia e della responsabilità connesse con la procreazione di una nuova vita, della percezione del dono costituito dal figlio e della dimensione religiosa iscritta nella sua generazione. Ma sono anche gli anni segnati da alcune difficoltà corrispondenti, che riguardano, ad esempio, il lungo processo di integrazione e comunione nella coppia, la scoperta dei reciproci lati negativi o problematici, la difficoltà o 10Ivi, n. 71. 11Ivi, n. 69.

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l'incapacità di sopportarsi reciprocamente, la tentazione di una chiusura intimistica nella propria casa, la ridefinizione dei rapporti con le famiglie di origine e nell'ambiente in cui ci si trova a vivere, le modalità con cui realizzare un aiuto reciproco nella vita religiosa e spirituale, le paure di fronte alla nascita di un figlio, la disistima o addirittura il rifiuto programmatico di una nuova vita. Accoglienza, accompagnamento e aiuto

ono necessari, perciò, coraggio e creatività perché la comunità cristiana sia sempre più in grado di accogliere, accompagnare e aiutare le giovani coppie, riconoscendole e valorizzandole come soggetti attivi

della loro stessa crescita.

S 102

Si tratta, innanzitutto, di accogliere. Questo comporta che nella comunità si dia un posto ai giovani sposi, si riconosca e si apprezzi il messaggio di vita e di speranza che è in loro per il fatto stesso che ci sono, si veda in essi una risorsa per la comunità cristiana e per la società, si valorizzino le potenzialità umane e spirituali iscritte nella singolarità della loro esperienza. Nello stesso tempo, perché l'accoglienza sia autentica e contrassegnata da realismo, è necessario andare alla ricerca delle giovani coppie, che spesso tendono a rinchiudersi in se stesse o comunque fanno fatica ad aprirsi alla comunità; come pure occorre rispettare i tempi della loro crescita, senza intrusioni, e soprattutto senza pretendere servizi pastorali o sociali per i quali la coppia giovane non è ancora matura o che potrebbero in qualche modo indebolirne la compattezza.

Accogliere le famiglie giovani nella comunità cristiana e andare alla loro ricerca

nsieme e inscindibilmente è doveroso accompagnarsi a tutte le giovani coppie, per aiutarle a riconoscere nella fede e a vivere nella concretezza di ogni giorno la loro vocazione e missione, superando anche le

difficoltà che sono di intralcio e di ostacolo alla loro crescita.

I 103 Come accompagnarsi alle coppie giovani

A tale scopo, gli itinerari di fede siano il più possibile impostati come riflessione mistagogica, cioè come proposta in grado di aiutare i giovani sposi a “fare memoria” del dono e della grazia ricevuti nel giorno del matrimonio. Si ponga ogni cura perché la coppia riconosca e viva la propria nativa e insopprimibile vocazione all'unità. Si educhino i giovani sposi a compiere ogni azione non più con lo spirito della persona sola, ma in una unità spirituale profonda, la quale, mentre riconosce e rispetta l'irrepetibile singolarità di ciascuno, dice condivisione e sostegno reciproci leali e appassionati. Si accettino le loro esigenze di tranquillità e di riservatezza, sapendole chiarire e purificare da ogni tentazione di chiusura. Si insista sulla castità coniugale e si promuova un cammino di educazione anche all'intimità sessuale, vissuta nella logica del dono di sé senza riserve e contrastando ogni forma di appropriazione dell'altro, reso strumento per i propri interessi. Anche nella proposta di impegni pastorali, si sia attenti a favorire e a sostenere interventi gestiti dalla coppia come tale. I giovani sposi siano aiutati ad essere responsabili e generosi nel dono della vita. E' necessario, perciò, aiutarli a riscoprire il significato autentico della procreazione e della paternità responsabile e favorire, a livello ampio e diffuso, il

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recupero del valore e del senso della maternità12. Occorre inoltre offrire ai giovani sposi gli aiuti opportuni per un'effettiva soluzione umana e cristiana dei problemi della fecondità ed invitarli a non attendere troppo a concepire il primo figlio, reagendo con fermezza alla mentalità dominante nella nostra società, quella della famiglia con un unico figlio, ma donando, se possibile, la testimonianza di una particolare generosità nel trasmettere la vita. Si offrano alle giovani famiglie gli aiuti necessari per il loro compito educativo: dal richiamo alla grazia educativa connessa con il sacramento del matrimonio e il dono dello Spirito alla sottolineatura dei fondamentali contenuti di un'educazione autenticamente umana e cristiana, alla proposta di occasioni di approfondimento e di confronto al riguardo. Occorre essere discreti e coraggiosi nel proporre anche alle coppie-famiglie giovani forme di partecipazione alla vita della Chiesa e della società, nella consapevolezza che anche così si offre loro un importante servizio per la crescita e l'arricchimento della loro vita coniugale e familiare. Iniziative specifiche

a pastorale della Chiesa per le giovani coppie dovrà prevedere anche alcune iniziative specifiche, in grado di dare concreta realizzazione a quanto si è descritto finora. In tale prospettiva, senza alcuna pretesa di

completezza e lasciando ad ogni comunità ecclesiale di precisarli e concretizzarli meglio, si offrono alcuni suggerimenti e alcune indicazioni.

L

104 Suggerimenti per alcune iniziative specifiche per le giovani coppie

Si rivolga una tempestiva e affettuosa accoglienza alle famiglie di recente ingresso nella parrocchia. E' necessario non solo che le parrocchie in cui avviene la preparazione al matrimonio si impegnino a segnalare le coppie e il loro indirizzo alle parrocchie in cui andranno ad abitare dopo la celebrazione delle nozze, ma anche che ogni comunità cristiana si attivi per rendersi conto delle giovani famiglie esistenti in parrocchia, interessandosi con discrezione ai loro problemi e trovando occasioni per ascoltarle e avvicinarle. Nell'ambito parrocchiale o interparrocchiale si proponga ogni anno un incontro appositamente studiato per gli sposi dell'anno così da favorire e promuovere l'ascolto, l'incontro e il confronto. Sia questa l'occasione per un momento di festa, per l'approfondimento di qualche riflessione, per la presentazione di concrete e diversificate possibilità di crescita e di impegno adeguate alle diverse sensibilità, situazioni e disponibilità delle famiglie. Nella programmazione della catechesi parrocchiale e nelle più ampie proposte culturali organizzate dalle comunità cristiane ci sia attenzione alle problematiche e alle esigenze delle famiglie giovani e si dia un congruo spazio alla trattazione di tematiche che le possono più direttamente interessare e coinvolgere. Non manchino proposte per un cammino spirituale più puntuale e più ricco. Si promuovano momenti o giornate di spiritualità appositamente studiate 12Cf Mulieris dignitatem, n. 18.

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per le coppie e le famiglie giovani; si invitino tali famiglie a partecipare a qualche gruppo familiare della parrocchia o a qualche associazione o movimento di spiritualità coniugale e familiare; si sia disponibili per un accompagnamento più personale, soprattutto mediante una attenta direzione spirituale. Si preparino o si indichino sussidi e si programmino incontri, dibattiti, confronti di esperienze su temi più propriamente educativi, per aiutare e sostenere queste famiglie a svolgere il loro compito per una vera educazione umana e cristiana dei figli nella famiglia stessa, in collaborazione con la scuola e con la parrocchia e i suoi ambiti più strettamente educativi come gli oratori, le associazioni, i gruppi. In particolare, durante la preparazione dei figli ai sacramenti dell'iniziazione cristiana, i genitori siano invitati a partecipare a momenti di catechesi e di incontro che li aiutino a riscoprire il senso profondo di quei sacramenti che essi stessi hanno ricevuto e che ora chiedono per i loro figli. Si indichino persone e si offrano strumenti e luoghi per un corretto insegnamento dei metodi naturali di regolazione della fertilità e, più in generale, per un'adeguata educazione alla sessualità vissuta nel matrimonio in modo pienamente e veramente umano. Si presti una particolare attenzione alle giovani famiglie attraversate da difficoltà o provate da tentazioni o prospettive di rottura o fallimento del loro matrimonio. Si offra loro vicinanza, aiuto e sostegno da parte dei sacerdoti, di altre famiglie particolarmente sensibili, dei cristiani adulti nella fede, valorizzando anche il contributo prezioso e l'apporto specifico dei consultori familiari. Pastorale battesimale

ell'ambito della cura pastorale delle giovani coppie, riveste un'importanza particolare la pastorale battesimale. Solitamente per la coppia la nascita di un figlio è, infatti, un evento gioioso ed atteso,

che di per sé sollecita le grandi domande sul senso della vita e interpella la fede stessa degli sposi che chiedono il battesimo per il loro figlio.

N 105 Importanza della pastorale battesimale...

... e sue forme;

con particolare valorizzazione del Catechismo dei bambini

E' necessario, quindi, che «i genitori di un bambino da battezzare, come pure coloro che stanno per assumere l'incarico di padrino, siano bene istruiti sul significato di questo sacramento e circa gli obblighi ad esso inerenti»13. Per quanto possibile, tale preparazione, oltre a momenti di incontro personale, preveda anche momenti comunitari, nei quali siano coinvolte insieme più coppie di sposi, si possa riprendere e sviluppare la riflessione iniziata negli itinerari di preparazione al matrimonio, vengano favoriti in tutti coloro che vi partecipano un risveglio, una verifica, un approfondimento della loro fede e della loro vocazione. La stessa preparazione cominci possibilmente già durante l'attesa del figlio, perché in un momento così singolare e significativo i genitori siano aiutati a vivere la maternità e la paternità come coronamento della loro risposta a

13Codice di diritto canonico, can. 851, 2.

64

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una vocazione di amore e ad accogliere nella fede il dono che Dio sta affidando alla loro responsabilità. Nella medesima prospettiva si valorizzi il Catechismo dei bambini “Lasciate che i bambini vengano a me”: lo si consegni ai genitori durante la preparazione al battesimo dei figli, o almeno in occasione di esso; se ne raccomandi lo studio e la traduzione operativa da parte dei giovani sposi; si studi l'opportunità di prevedere momenti comunitari di ripresa dello stesso testo per favorirne un utilizzo più adeguato.

ualora la richiesta del battesimo fosse avanzata da genitori che vivono in situazione matrimoniale irregolare, si dovrà verificare se ci sono le condizioni che ne rendono possibile la celebrazione14

e, in particolare, se esiste la fondata speranza che il figlio riceverà una vera educazione cristiana15. Si viva perciò questo momento come un'importante occasione per evangelizzare questi genitori, per aiutarli a riflettere sulla loro vita alla luce del Vangelo e invitarli a conversione.

Q 106 Il Battesimo di figli di genitori in situazione matrimoniale irregolare

DOPO I PRIMI ANNI DI MATRIMONIO

e scopo fondamentale dell'azione pastorale della Chiesa verso la coppia e la famiglia è quello di aiutarle a scoprire e a vivere la loro vocazione e missione16 in ogni fase della loro esistenza, anche dopo

i primi anni di matrimonio, sarà necessario mettere in atto ogni attenzione e iniziativa per favorire in ogni famiglia la formazione di un'autentica comunità di persone, per sostenere le singole coppie nel loro compito di trasmissione della vita, per aiutarle nell'esercizio del loro originario compito educativo, per promuovere in ciascuna di esse un'autentica spiritualità familiare.

S

B.

107Una attenzione pastorale che continua anche dopo i primi anni di matrimonio attraverso: ....

Per un autentico servizio alla vita

el nostro contesto culturale un'attenzione privilegiata va accordata al tema della trasmissione della vita. A questo proposito, insieme con il senso del generare umano come donazione di una vita che nasce dal

dono, occorre «riscoprire e riproporre con chiarezza il vero significato della procreazione responsabile» e riaffermare sia che essa «è un grave dovere di tutti gli sposi e che può essere attuata concretamente», sia che «richiede l'impegno comune dei due sposi alla continenza periodica, al cui servizio si pone il ricorso ai metodi naturali di regolazione della fertilità»17. E' pure indispensabile che «vincendo ogni resistenza e superando finalmente gravi ritardi, le nostre comunità cristiane», mediante l'opera di persone veramente esperte, assumano «più

N 108 ... a) la promozione della procreazione responsabile...

14Cf sotto, al n. 232. 15Cf Codice di diritto canonico, can 868, 2; La pastorale dei divorziati risposati..., nn. 51-53. 16Cf Familiaris consortio, n. 69. 17Evangelizzazione e cultura della vita umana, n. 46.

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coraggiosamente il compito di suscitare convinzioni e di offrire aiuti concreti perché ogni coppia di sposi possa percorrere questa strada»18. Nello stesso tempo, la comunità cristiana proclami senza reticenze e senza paure l'inestimabile preziosità della vita umana e il grande valore della fecondità. La stessa comunità guardi con stima a quegli sposi che, anche contro la mentalità dominante e talvolta contro il parere dei parenti più stretti e degli amici, obbediscono con larga generosità alla loro missione generatrice e li consideri come segni profetici del Dio della vita e della sua presenza nella storia. Essa, inoltre, offra vicinanza, sostegno e aiuti concreti alle donne e alle coppie che, nonostante le difficoltà, intendono portare a termine la gravidanza. A sostegno del compito educativo

i genitori e alle famiglie, nelle quali la vita umana è stata trasmessa, tocca il primo, il più diretto, il meno sostituibile compito educativo. I padri e le madri vanno però aiutati in questa loro missione, che non

poche volte appare come molto gravosa e talora persino sproporzionata rispetto alle loro forze culturali, psicologiche e fisiche.

A 109

Nella sua attenzione pastorale, perciò, la Chiesa dovrà innanzitutto esercitare il “ministero della consolazione” e infondere così fiducia e coraggio in quanti trovassero troppo faticoso il concreto svolgimento del loro compito educativo. A tale scopo, mentre si richiama il dovere proprio e insostituibile, originario e primario della famiglia, sarà necessario mostrare come la missione educativa sia un dono e come essa sia frutto di amore: come tale è strettamente legata al matrimonio che si fonda sull'amore e che nell'amore cresce e si perfeziona. Si dovranno, cioè, aiutare i genitori a ritrovare nel loro matrimonio, vissuto nella logica di un'autentica spiritualità, la radice più vera della possibilità e della capacità di educare; ad essi si dovrà infondere quella fiducia e quella serenità che nascono dalla consapevolezza che, attraverso il sacramento del matrimonio, sono stati resi partecipi dell'amore stesso di Dio Padre, di Cristo pastore e della tenerezza materna della Chiesa19.

... b) l'aiuto ai genitori nel loro compito educativo, ...

... infondendo fiducia e coraggio...

el medesimo tempo, la comunità cristiana promuova per i genitori occasioni di incontro e di riflessione sui problemi pedagogici, coinvolgendo persone esperte nell'ambito educativo e valorizzando

sia l'apporto dei Consultori familiari, sia l'esperienza maturata in associazioni di genitori e di famiglie. Si tratta, cioè, di mettere in atto veri e propri itinerari formativi o “scuole” per i genitori, aiutandoli e sostenendoli con il confronto con l'esperienza altrui, con il consiglio intelligente e competente, con l'approfondimento specifico di alcune tematiche particolari, così che diventino sempre più capaci di dare ai figli un'educazione pienamente umana e cristiana.

N 110 ... proponendo incontri e riflessioni sui problemi pedagogici...

n modo più organico e permanente, la cura della comunità cristiana si esprimerà mediante proposte e iniziative pastorali in grado di coinvolgere le famiglie e di riservare attenzione alle loro esigenze e ai

loro dinamismi e, in particolare, attraverso varie forme di collaborazione con i

I 111 ... offrendo forme di collaborazione

18Cf ivi. 19Cf Familiaris consortio, n. 38.

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genitori quali primi educatori dei loro figli. Ciò significherà, tra l'altro: la realizzazione di una organica e sistematica pastorale dei ragazzi e dei giovani; l'offerta di un preciso cammino di catechesi; la creazione e lo sviluppo di ambienti educativi per i ragazzi e i giovani come, ad esempio, gli oratori o realtà analoghe; la creazione o la valorizzazione di associazioni che hanno come primaria finalità il servizio educativo; la proposta di organizzazione dello sport e del tempo libero in una prospettiva autenticamente umana e cristiana; la promozione e la gestione di scuole cattoliche; l'opportuna e discreta valorizzazione dell'opera di insegnanti cattolici nelle scuole statali; l'offerta ai ragazzi di iniziative parrocchiali di studio comunitario assistito e guidato. Per la crescita della spiritualità coniugale e familiare

a Chiesa è fermamente consapevole che la vocazione della famiglia è ultimamente vocazione alla santità cristiana20. Di conseguenza la pastorale è chiamata a porre al centro della sua sollecitudine la “vita

secondo lo Spirito” della coppia e della famiglia cristiana: la Chiesa, cioè, deve mettere in atto la sua missione salvifica perché la coppia e la famiglia crescano nella spiritualità coniugale e familiare.

L

Si tratta propriamente di una spiritualità fondata sul sacramento del matrimonio e continuamente alimentata e plasmata dall'Eucaristia. Tale spiritualità si attua e si esprime non al di fuori della vita coniugale e familiare, ma all'interno di essa, attraverso le realtà e gli impegni quotidiani che la caratterizzano, nella fedeltà a tutte le esigenze dell'amore coniugale e familiare e nella loro gioiosa attuazione. Infatti, come precisa il Concilio Vaticano II, «i coniugi cristiani sono corroborati e come consacrati da uno speciale sacramento per i doveri e la dignità del loro stato. Ed essi, compiendo in forza di tale sacramento il loro dovere coniugale e familiare, penetrati dallo Spirito di Cristo, per mezzo del quale tutta la loro vita è pervasa di fede, speranza e carità, tendono a raggiungere sempre più la propria perfezione e la mutua santificazione, e perciò insieme partecipano alla glorificazione di Dio»21. Un'adeguata pastorale familiare, di conseguenza, dovrà aiutare le famiglie a riscoprire il fondamento vero della loro spiritualità e a viverla, sia a livello interiore sia nelle sue manifestazioni esterne, secondo i contenuti e le modalità di un amore che si esprime nelle sue forme tipicamente familiari: l'amore coniugale unitivo e procreativo, l'amore parentale (paterno e materno), l'amore filiale, l'amore fraterno, e l'amore dell'intera famiglia come tale nei riguardi degli altri.

SITUAZIONI PARTICOLARI

112 ... c) la cura della spiritualità coniugale e familiare

C.

Coppie sterili

el vissuto concreto delle coppie e delle famiglie si incontrano anche alcune situazioni particolari, che pure richiedono un'attenzione

N 113

20Cf Lumen gentium, n. 11 Gaudium et spes, n. 48; Familiaris consortio, n. 55; Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 53. 21Gaudium et spes, n. 48.

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specifica e puntuale. Bisognosi di particolare e discreta cura pastorale sono i coniugi che fanno l'esperienza della sterilità fisica: si tratta, infatti, di una dura prova e di una sofferenza, in continua crescita, che domanda di essere compresa e adeguatamente valutata.

:

La comunità dei credenti è chiamata a illuminare e sostenere questi sposi nella sofferenza, aiutandoli a scoprire nella loro situazione dolorosa «l'occasione per una particolare partecipazione alla croce del Signore, fonte di fecondità spirituale»22. E' necessario essere loro particolarmente vicini per aiutarli a riconoscere che anch'essi possono vivere un'autentica fecondità spirituale, continuando a generare amore nella loro coppia coniugale e a crescere nell'amore verso ogni altra persona. Infatti, «ogni atto di vero amore verso l'uomo testimonia e perfeziona la fecondità spirituale della famiglia, perché è obbedienza al dinamismo interiore profondo dell'amore come donazione di sé agli altri»23. Nella consapevolezza che «anche quando la procreazione non è possibile, non per questo la vita coniugale perde il suo valore», si tratta di invitare queste coppie ad allargare il loro amore al di là dei vincoli della carne e del sangue e a rendere «altri servizi importanti alla vita delle persone umane, quali ad esempio l'adozione, le varie forme di opere educative, l'aiuto ad altre famiglie, ai bambini poveri o handicappati»24, l'affidamento di minori.

el medesimo tempo, la Chiesa manifesti la sua attenzione pastorale anche continuando a invitare e a incoraggiare gli uomini di scienza «a proseguire nelle loro ricerche, allo scopo di prevenire le cause della

sterilità e potervi rimediare, in modo che le coppie sterili possano riuscire a procreare nel rispetto della loro dignità personale e di quella del nascituro»25, senza ricorrere alla fecondazione artificiale, che rimane in se stessa illecita e contrastante con la dignità della procreazione e dell'amore coniugale26.

N

Attenzione alle coppie sterili

a) sostenendole nella sofferenza, aiutandole a vivere altre forme di fecondità spirituale...

114 ... b) invitando gli uomini di scienza a cercare prevenzioni e cure adeguate

Disagio e devianza dei figli

'è bisogno di essere vicini con discrezione e sollecitudine alle famiglie che vivono in situazioni difficili e dolorose a motivo della presenza in esse di forme diverse di disagio e di devianza dei figli: da quelle più

sopite e capillari a quelle più manifeste e conclamate che si manifestano nella criminalità giovanile, nelle violenze sessuali e, in particolare, nel ricorso alla droga e nella diffusione dell'AIDS.

C 115 Di fronte alle famiglie con situazioni di disagio e devianza dei figli:

Se si dove riconoscere che alle radici di tutto ciò, e particolarmente della droga, stanno normalmente anche complesse situazioni e carenze familiari e se, d'altra parte, le famiglie soffrono le conseguenze di questi fenomeni27, la comunità cristiana deve mettere in atto una complessiva azione pastorale, di

... mettere in atto forme di prevenzione e recupero che coinvolgano le famiglie...

22Cf Donum vitae, II, 8. 23Familiaris consortio, n. 41. 24Ivi, n. 14; cf ivi, n. 41. 25Donum vitae, II, 8. 26Cf ivi, II, 1-5. 27Cf Dalla disperazione alla speranza, I. B.

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prevenzione e di recupero, che coinvolga direttamente le famiglie: queste ultime devono poter vedere nella comunità cristiana, a cominciare dalla parrocchia, un punto di riferimento che le conforti, le sostenga e le aiuti concretamente ad affrontare la situazione.

onvinti che «il modello cristiano della famiglia resta il punto di riferimento prioritario su cui insistere in ogni azione di prevenzione, recupero e ripresa della vitalità dell'individuo nella società»28, è

necessario operare a livello pastorale, culturale e sociale perché tale modello venga adeguatamente proposto, rispettato e promosso. In particolare, occorre agire perché la famiglia sia aiutata, accompagnata e sostenuta nel suo compito educativo, così che i giovani possano riconoscere il significato dell'esistenza quotidiana, trovare il “gusto” di vivere e far proprie le “ragioni” del vivere.

C

' pure importante individuare e realizzare interventi precisi volti al superamento dei fenomeni ricordati e al recupero personale, familiare e sociale di chi vive in queste situazioni di degrado. Ampio spazio al

riguardo va riservato alle varie iniziative di volontariato: se bene impostate e caratterizzate da competenze puntuali, vanno incoraggiate e promosse, anche attraverso un'intelligente azione di coordinamento tra le varie forze operanti, in un corretto raccordo con i vari servizi socio-assistenziali presenti sul territorio e in adeguato rapporto con le famiglie di origine dei giovani interessati.

E

116 ... proporre e sostenere il modello cristiano di famiglia...

117 ... dare spazio al volontariato in collaborazione con i servizi socio-sanitari...

ccorre anche promuovere un coinvolgimento diretto di altre famiglie. Esse siano invitate, innanzitutto, a vivere concrete e umili azioni di solidarietà, come avvicinare, ascoltare, confortare e consigliare i

genitori addolorati per le situazioni di disagio o di devianza dei loro figli. Alle famiglie più disponibili e preparate non si tralasci, infine, di proporre forme più precise di impegno in associazioni, cooperative, comunità di sostegno, di recupero e di solidarietà o in altre realtà analoghe.

O 118 ... coinvolgendo altre famiglie perché siano solidali

Famiglie con malati o handicappati

a presenza nella comunità familiare di persone gravemente malate o di figli o altri membri handicappati è causa di profondi disagi e determina spesso situazioni non facilmente sopportabili: le famiglie si

sentono isolate, abbandonate, non accolte e non mancano momenti di scoraggiamento o addirittura di disperazione.

L 119 Una situazione difficile...

. .. che sa anche

sprigionare risorse inaspettate

In questi contesti di sofferenza e di dolore, tuttavia, si sanno dischiudere anche prospettive di grande carità, affetto, dolcezza e maturità umana. La presenza di malati, handicappati e sofferenti sa sprigionare nelle famiglie risorse inaspettate di condivisione, di prossimità, di scoperta del senso più genuino della vita. La sofferenza può diventare, così, avvicinamento più vero, e forse a volte ritrovato, al mistero di Dio, come pure avvicinamento al mistero dell'uomo, nella riscoperta di aver bisogno degli altri, di fraternità più limpida e sciolta al di là di ogni barriera o distinzione. La stessa persona malata o handicappata diventa capace di comunicare a quanti la incontrano e vivono con lei, in modo misterioso ma reale, ciò che c'è di più vero nella sua vicenda di sofferenza e nella vita intera. 28Ivi, III. A.

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ello stesso tempo, agli altri membri della famiglia è chiesto non solo di aprirsi alla condivisione e di garantire la vicinanza e l'assistenza, ma anche di mettersi in atteggiamento di vera accoglienza di quelle

ricchissime lezioni di vita, che possono venire dai loro congiunti nella malattia o nella sofferenza.

N

Né si può dimenticare che, «a loro volta, i familiari hanno bisogno di sostegno per vivere, senza smarrirsi, il peso imposto dalla malattia di un loro congiunto»29. E' necessario, perciò, educarli a tenere presso di sé i congiunti in difficoltà, accompagnarli con la preghiera e mediante una discreta e profonda opera di direzione e di consiglio spirituale. Di grande aiuto sarà anche la vicinanza premurosa e fattiva di persone e famiglie amiche e di quanti, attraverso l'azione di volontariato, si renderanno presenti con visite non solo episodiche ma costanti, sapranno esprimere gesti di genuina solidarietà e non mancheranno di creare le condizioni, da tutti accettate, perché il peso della cura delle persone malate o handicappate possa essere distribuito e condiviso, soprattutto in certi momenti o periodi dell'anno. Famiglie dei migranti

e famiglie gravate dai problemi legati all'emigrazione o all'immigrazione sono sempre più numerose e bisognose di attenzione e di assistenza anche nel nostro Paese.

L Esse «devono poter trovare dappertutto, nella Chiesa, la loro patria»30: le comunità cristiane, perciò, si aprano alla loro accoglienza e integrazione, sia mediante gesti concreti e semplici di solidarietà, sia attraverso interventi più continuativi e istituzionali.

Sia individualmente, sia tramite adeguate forme associative, singoli e famiglie facciano appello all'opinione pubblica e si adoperino presso quanti hanno autorità nella vita sociale, economica e politica, affinché anche alle famiglie dei migranti siano riconosciuti i diritti ad essere protette come famiglie, al rispetto della loro cultura, al ricongiungimento con tutti i familiari, all'educazione religiosa e scolastica dei figli . 31

Coniugi in età anziana

na particolare considerazione va riservata ai coniugi in età anziana. La loro è una situazione nella quale è possibile sia approfondire l'amore coniugale offrendo la testimonianza di una fedeltà lunga e

ininterrotta, sia mettere a servizio degli altri, in forma nuova, la saggezza accumulata e le energie ancora rimaste. Ma è anche una situazione facilmente caratterizzata da reciproche insofferenze, da pesante solitudine, da sofferenza per la malattia o il progressivo declino delle forze, dall'amarezza di sentirsi di peso

U

120 Compiti dei familiari e loro sostegno

121

Accoglienza, integrazione, riconoscimento dei diritti

122 Valori e problemi dell'età anziana nel matrimonio

29La pastorale della salute nella Chiesa italiana, n. 37. 30Familiaris consortio, n. 77. 31Cf Carta dei diritti della famiglia, art. 12.

70

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agli altri. Gli operatori pastorali si impegnino a studiare meglio queste dinamiche e a saperle leggere in ognuno dei coniugi giunti all'età anziana; nello stesso tempo aiutino gli interessati a sapersi conoscere e accettare e a fare ricorso anche agli strumenti umani che possono favorire il superamento di difficoltà e sofferenze. La comunità cristiana eserciti innanzitutto la sua cura pastorale aiutando gli anziani a «comprendere e vivere quegli elevati aspetti della spiritualità matrimoniale e familiare, che si ispirano al valore della croce e risurrezione di Cristo»

32: chiarisca nell'annuncio evangelico che l'esistenza umana, secondo il disegno di Dio, ha un pregio e un significato fino all'ultimo istante, proclami le grandi realtà escatologiche e apra il cuore di questi suoi figli alla speranza cristiana. Ogni comunità cristiana, inoltre, si premuri sia di valorizzare i molteplici apporti che possono venire dagli anziani, la loro esperienza, la loro competenza e capacità, la loro generosa opera di volontariato, sia di offrire loro momenti di ritrovo, di preghiera, di riflessione, di svago.

arà pure necessario richiamare alle famiglie il dovere di provvedere direttamente, per quanto possibile, all'assistenza dei propri anziani, circondandoli di affetto e conservando loro un posto onorato nella vita

domestica. Quando questo non fosse possibile, occorrerà comunque richiamare il dovere di non abbandonarli e di stabilire forme diverse ma reali di vicinanza, di affetto, di riconoscenza e di cura.

S

Per parte sua, anche attraverso l'opera del volontariato organizzato e mediante molteplici forme di solidarietà tra famiglie, la comunità parrocchiale sarà loro di sostegno e vedrà di vivere nei confronti degli anziani una presenza premurosa e affettuosa, sia che essi rimangano presso le loro famiglie sia che si trovino in case di riposo. Stato vedovile

n'ultima situazione che più volte riguarda la vita familiare è quella dello stato vedovile. Tale situazione, sia per la sua consistenza numerica, sia per la sua complessa e variegata tipologia, merita anche

oggi l'attenzione che Gesù e la Chiesa primitiva le hanno riservato.

U

La comunità parrocchiale dia spazio ad una riflessione seria e attuale sulla realtà, sul significato e sulle potenzialità della vedovanza; sappia aiutare chi è nello stato di vedovanza a rimotivare la propria vita anche per mezzo di momenti di preghiera, di riflessione e di impegno fattivo e operoso nella comunità; valorizzi e promuova l'esperienza di gruppi e movimenti vedovili cristiani.

Opera di evangelizzazione e valorizzazione degli anziani...

123 ... e suggerimenti per il rapporto delle famiglie con i propri membri anziani

124 Attenzione allo stato vedovile da parte della comunità parrocchiale...

Soprattutto attraverso l'azione discreta di famiglie vicine, amiche e attente, si attuino forme di sostegno e di carità spirituale e materiale, in particolare nei primi tempi del lutto; si dedichi peculiare attenzione ai vedovi e alle vedove giovani, per aiutarli a discernere la loro situazione e a vivere il loro impegno educativo nei confronti dei figli; ci si adoperi per aiutare queste persone a vivere nella castità; qualora intendessero passare a nuove nozze, siano illuminate e sostenute perché la loro scelta sia ispirata ad autentici motivi di amore.

... e di famiglie vicine e amiche

32Cf Familiaris consortio, n. 77.

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a comunità cristiana non tralasci neppure di proporre la vedovanza come dono offerto alla Chiesa e di presentare le ricchezze spirituali proprie dello stato vedovile. Se, infatti, con la morte di uno dei

coniugi si spezza dolorosamente le “comunità” coniugale o familiare, non si spezza però la “comunione”, se è vero che per il credente il morire è «andare in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore» (2Cor 5,8). Si tratta, perciò, di aiutare chi si trova nello stato di vedovanza e intende rimanervi a vivere nella convinzione che la morte, anziché distruggere i legami d'amore contratti con il matrimonio, li può perfezionare e rafforzare

L 125 La riscoperta del significato spirituale del rimanere nello stato vedovile

. 33

INIZIATIVE PARTICOLARI

I gruppi familiari

er la crescita della coppia e della famiglia, a livello pastorale, si richiede anche la messa in atto di alcune iniziative in grado sia di suscitare e sostenere la loro responsabilità e il loro impegno, sia di

esprimere e di alimentare costantemente e stabilmente la cura e la sollecitudine della Chiesa verso di esse.

P Con vera saggezza pastorale e in docile obbedienza a Cristo Signore, nella comunità cristiana siano, innanzitutto, promossi, riconosciuti e valorizzati i gruppi familiari e ci si adoperi perché siano sempre più «luogo di crescita nella fede e nella spiritualità propria dello stato coniugale; momento di apertura alla vita parrocchiale e comunitaria; stimolo al servizio pastorale nella Chiesa e all'impegno nella società civile»

. 34

ostituiti dal libero ritrovarsi insieme delle comunità coniugali e familiari in quanto tali, sotto la guida responsabile di coppie animatrici adeguatamente preparate e mantenendo un costante e

fraterno confronto con i presbiteri, questi gruppi non sono solo il frutto di pur legittime esigenze di natura psicologica e sociologica, ma affondano le loro radici in motivazioni di natura tipicamente ecclesiale e profondamente cristologica: sono, a loro modo, segno e realizzazione della Chiesa e frutto di una risposta delle coppie e delle famiglie cristiane ad una chiamata del Signore; introducono «nella comunità ecclesiale uno stile più umano e più fraterno di rapporti personali che rivelano la dimensione familiare della Chiesa»

C

. 35

gruppi familiari, quindi, vengano proposti a tutte le famiglie e se ne stimoli la diffusione e l'incremento presso tutte le fasce sociali e culturali.

I In un clima di fede, di preghiera e di ascolto della Parola di Dio, mediante un reciproco scambio di esperienze sulla vita cristiana nei suoi diversi aspetti,

D.

126

Promozione e valorizzazione dei gruppi familiari: ...

127... loro significato ecclesiale...

... diffusione... 128

... e finalità

33Cf Comunione e comunità nella Chiesa domestica, n. 30. 34Deliberazioni conclusive della XII Assemblea Generale della CEI. Raccomandazioni e voti, n.1. 35Comunione e comunità nella Chiesa domestica, n. 24.

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attraverso un continuo sforzo di formazione dottrinale e spirituale e l'aggiornamento permanente sulle dottrine e sui metodi pedagogici, i gruppi familiari abbiano sempre di mira, quale loro scopo fondamentale, la continua e progressiva presa di coscienza del dono e del compito propri del matrimonio cristiano. Nello stesso tempo, in costante rapporto e comunione con l'intera comunità parrocchiale, evitino ogni forma di chiusura e sollecitino quanti vi appartengono a trovare e a vivere concrete modalità di inserimento e di servizio nella comunità ecclesiale e nella società civile, anche attraverso forme concrete e quotidiane di condivisione e di solidarietà. Se ne abbia, quindi, una cura particolare, nella consapevolezza che tali gruppi, soprattutto in alcuni momenti dell'esistenza coniugale, - oltre ad essere molto preziosi per favorire nelle coppie e nella famiglie la loro specifica “vita secondo lo Spirito” - possono rappresentare una concreta e specifica modalità di catechesi degli adulti. Associazioni e movimenti familiari

ltre ai gruppi familiari appena ricordati, che devono vedere in particolare l'impegno attivo delle comunità parrocchiali e con esse dell'Azione Cattolica, occorre riconoscere e valorizzare come dono

dello Spirito anche l'apporto delle diverse associazioni, dei vari gruppi e dei numerosi movimenti di spiritualità, di formazione e di apostolato familiare che l'autonoma iniziativa dei laici sa realizzare. Loro compito è, globalmente, quello di «suscitare nei fedeli un vivo senso di solidarietà, favorire una condotta di vita ispirata al Vangelo e alla fede della Chiesa, formare le coscienze secondo i valori cristiani e non sui parametri della pubblica opinione, stimolare alle opere di carità vicendevole e verso gli altri con uno spirito di apertura, che faccia delle famiglie cristiane una vera sorgente di luce e un sano fermento per le altre»

O

. 36

el rispetto delle caratteristiche, delle finalità e dei metodi propri di ciascuno di essi, tali associazioni, gruppi o movimenti devono impegnarsi e vanno aiutati a realizzare e a vivere un rapporto,

un'integrazione e una comunione sempre più profondi e cordiali con l'intera comunità ecclesiale nella quale si trovano. Dalle proposte e dal cammino dell'intera comunità devono lasciarsi interpellare e provocare; questo stesso cammino devono gioiosamente condividere e sostenere; secondo le loro possibilità, gli appartenenti a tali associazioni, gruppi o movimenti devono offrire la propria generosa disponibilità per una collaborazione fattiva e disinteressata soprattutto nelle specifiche iniziative di pastorale familiare: così facendo, essi potranno mettere a servizio la loro ricchezza e offrire il loro contributo per l'edificazione della comunità parrocchiale.

N

129 La proposta e l'azione di associazioni e movimenti familiari...

130 ... in cordiale e profondo rapporto con l'intera comunità ecclesiale

Festa della famiglia e anniversari

ltre iniziative preziose a livello pastorale per la crescita della coppia e delle famiglia sono l'annuale Festa della famiglia e la celebrazione degli anniversari più importanti di matrimonio.

A 131

36Familiaris consortio, n. 72.

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La Festa della famiglia venga celebrata ogni anno in tutte le comunità parrocchiali. Essa coincida possibilmente con la festa liturgica della Santa Famiglia di Gesù, di Maria e di Giuseppe e sia, tra l'altro, l'occasione per un'adeguata contemplazione della famiglia di Nazaret e dei suoi esempi, a beneficio delle nostre famiglie. Qualora il Vescovo lo riterrà opportuno, potrà stabilire che la celebrazione della Festa della famiglia avvenga, per la sua diocesi, in un'altra domenica del tempo “per annum”

La celebrazione annuale della Festa della famiglia

37 : in tale caso si avrà l'occasione per una riflessione più approfondita su qualche tematica familiare, magari in connessione con il cammino pastorale dell'intera comunità diocesana.

a celebrazione degli anniversari va pure prevista e curata con intelligente zelo pastorale. Agli sposi interessati, essa offrirà l'occasione di rinnovare i loro impegni matrimoniali e di

riscoprire e ravvivare la grazia sacramentale della loro unione. All'intera comunità parrocchiale darà modo di ringraziare per la testimonianza di fedeltà coniugale che la vivifica e di riflettere sull'importanza e sulle caratteristiche di questa dimensione dell'amore sponsale. Tale celebrazione, da prevedere pure annualmente, avvenga, secondo quanto si riterrà più conveniente, o nello stesso giorno della Festa della famiglia o in un'altra circostanza, magari in occasione della festa patronale o di qualche altra “festa della comunità”; in essa si sappia fare tesoro anche degli appositi formulari previsti nel Benedizionale

L

38. Iniziative in ambito sociale e politico

on manchino neppure opportune e corrette iniziative perché anche in ambito sociale e politico si attui una vera attenzione e un vero sostegno alla famiglia. Anche questo, infatti, rientra nel compito

pastorale della Chiesa. A tale riguardo: - nelle diverse e molteplici iniziative di formazione dei cristiani all'impegno

sociale e politico - sia nelle scuole di preparazione all'impegno, sia negli incontri di formazione e di spiritualità per quanti sono già impegnati - si presenti e si richiami la famiglia come prima realtà a cui essere attenti e da promuovere in ordine alla realizzazione del bene comune, certi che il valore della famiglia è uno dei punti irrinunciabili e qualificanti una visione e una prassi socio-politica di ispirazione cristiana;

- a tutti gli operatori sociali e politici e ai responsabili delle diverse istituzioni

non ci si stanchi di presentare la necessità e l'urgenza di un'adeguata politica familiare e, ancor di più, di una continua attenzione alla famiglia in ogni intervento di politica sociale;

- alle stesse famiglie cristiane sia rivolto l'invito ad una partecipazione sociale e

politica più diretta, perché «la società civile dia al matrimonio e alla famiglia, come fondamentale nucleo comunitario, la più rispettosa attenzione e il più

37Cf Principi e norme per l'uso del Messale romano, n. 332. 38Cf Benedizionale, nn. 408-433.474-489.499-529.

132 La celebrazione annuale degli anniversari di matrimonio

N 133 Una pastorale attenta a sollecitare e sostenere una reale promozione sociale e politica della famiglia

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valido aiuto mediante il concreto intervento dei suoi svariati organismi: legislativi, economici, assistenziali, sanitari e previdenziali, sindacali e culturali» . 39

Per la meditazione e la preghiera

Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune.

(Prima lettera di san Paolo ai Corinti)

Nessun uomo, nessun gruppo può da solo portare rimedio alle diverse sofferenze della famiglia oggi. Questa è una cosa che richiede l'impegno di tutti: la Chiesa, gli Stati, i corpi intermedi, i differenti gruppi umani sono chiamati, nel rispetto della personalità di ciascuno, a un efficace servizio alla famiglia. Occorre soprattutto l'impegno di tutti e due gli sposi e, per questo, occorre desiderare ardentemente che il marito e la moglie fin dall'inizio si sforzino di avere la medesima visione sui valori essenziali della famiglia [...]. A questo proposito, non posso mancare di menzionare l'importanza dei movimenti familiari. Essi sono numerosi e fiorenti, e nel secolo presente essi sono uno dei segni della vitalità che non viene mai meno della Chiesa e della creatività pastorale. Un aspetto essenziale di questi movimenti è il fatto che essi sono un principio attivo per il perfezionamento interiore di molte famiglie ai diversi livelli della vita familiare; e allo stesso tempo essi costituiscono centri dinamici di zelo apostolico [...]. Per essere pienamente efficaci, tutti i movimenti familiari devono prendere in considerazione quella struttura fondamentale della Chiesa che è la parrocchia, e devono integrarsi in essa [...]. Attraverso la sua attività pastorale coordinata, la parrocchia è interamente orientata al bene della famiglia, al benessere della famiglia.

(Giovanni Paolo II)

39Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 115.

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Accogliere come programma la vita cristiana diventa oggi un esercizio forte. L'abitudine tradizionale delle nostre case, ordinate, semplici ed austere, buone e felici, non regge più da se stessa. Il costume pubblico, presidio delle virtù domestiche e sociali, è in via di mutamento e, sotto certi aspetti, in via di dissoluzione. La legalità sembra, e non sempre è sufficiente alle esigenze della moralità. La famiglia è messa in discussione nelle sue leggi fondamentali: l'unità, l'esclusività, la perennità. Tocca a voi, sposi cristiani, a voi, famiglie benedette dal carisma sacramentale; a voi, fedeli d'una religione che ha nell'amore, nel vero amore evangelico la sua espressione più alta e più sacra, più generosa e più felice, a voi riscoprire la vostra vocazione e la vostra fortuna; a voi preservare il carattere incomparabilmente umano e spontaneamente religioso della famiglia cristiana; a voi rigenerare nei vostri figli e nella società il senso dello spirito che solleva al suo livello la carne.

(Paolo VI)

Noi ti lodiamo e ti benediciamo, o Dio, creatore e Signore dell'universo, che in principio hai formato l'uomo e la donna e li hai uniti in comunione di vita e di amore; ti rendiamo grazie perché hai unito questi sposi che ricordano l'anniversario del loro matrimonio nel vincolo santo, a immagine dell'unione di Cristo con la Chiesa. Guardali, o Signore, con occhio di predilezione e come li guidasti tra le gioie e le prove della vita, ravviva in loro la grazia del patto nuziale, accresci l'amore e l'armonia dello spirito, perché, con la corona dei figli che oggi li festeggia, godano sempre della tua benedizione.

(Benedizionale)

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capitolo sesto

LA MISSIONE DELLA FAMIGLIA NELLA CHIESA E NELLA SOCIETA'

a promozione e la realizzazione di una adeguata pastorale familiare non può non fondarsi sulla nitida consapevolezza che «attraverso la famiglia cristiana la Chiesa vive e compie la missione affidatale da Cristo» e che la

famiglia è sì «l'oggetto fondamentale dell'evangelizzazione e della catechesi della Chiesa, ma essa è anche il suo indispensabile ed insostituibile soggetto: il soggetto creativo»1.

L 134La famigliasoggetto attivoe responsabiledella pastoralefamiliare

Di conseguenza, la pastorale familiare, oltre a fare di tutte le coppie e famiglie cristiane e di ciascuna di esse il termine delle sue attenzioni e delle sue cure, riconosce nelle stesse coppie e famiglie un soggetto pastorale attivo e responsabile. Perciò le coinvolge e le impegna a partecipare alla vita e alla missione della Chiesa e allo sviluppo della società, svolgendovi quei compiti e quel ministero che affondano le loro radici nel sacramento del matrimonio.

A. LA PARTECIPAZIONE ALLA VITA E ALLA MISSIONE DELLA CHIESA.

Fondamento

ome abbiamo già richiamato in precedenza esponendo alcuni tratti del “Vangelo del matrimonio e della famiglia”2, in virtù del sacramento del matrimonio, «gli sposi sono consacrati per essere ministri di santificazione

nella famiglia e di edificazione della Chiesa»3 e ogni famiglia cristiana, costituita come “Chiesa domestica”, è vitalmente inserita nel mistero della Chiesa e chiamata a partecipare, nel modo suo proprio, alla vita e alla missione della Chiesa.

C 135 La partecipazione della famiglia alla vita e alla missione della Chiesa in forza del sacramento del matrimonio

I coniugi e i genitori cristiani, infatti, «hanno, nel loro stato di vita e nella loro funzione, il proprio dono in mezzo al popolo di Dio»4 e «perciò non solo “ricevono” l'amore di Cristo diventando comunità “salvata”, ma sono anche chiamati a “trasmettere” ai fratelli il medesimo amore di Cristo, diventando così comunità “salvante”»5. La coppia-famiglia cristiana, pur con tutta la sua «“inadeguatezza” a manifestare e a riprodurre, da sola, il mistero della Chiesa in se stesso e nella sua missione di salvezza»6, si presenta come «un riflesso vivo, una vera immagine, una storica incarnazione della Chiesa. In tal senso la famiglia cristiana si pone nella storia come un “segno efficace” della Chiesa, ossia come una “rivelazione” che la manifesta e la annuncia, e come una sua “attualizzazione” che ne ripresenta e ne incarna, a suo modo, il mistero di salvezza»7. 1GIOVANNI PAOLO II, Omelia alla Messa di apertura del V Sinodo dei Vescovi, n. 2. 2Cf sopra, ai nn. 8-22. 3Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 104. 4Lumen gentium, n. 11, 5Familiaris consortio, n. 49; cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 47. 6Comunione e comunità nella Chiesa domestica, n. 6. 7Ivi, n. 5.

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Modalità

a partecipazione della famiglia alla vita e alla missione della Chiesa, pur nelle molteplici forme che essa può assumere8 , deve esprimersi ed attuarsi «in modo proprio e originale», coerente con l'identità della famiglia stessa

quale «intima comunità di vita e di amore»9.

L

La famiglia cristiana, perciò, è chiamata ad essere comunità credente ed evangelizzante, comunità in dialogo con Dio e comunità al servizio dell'uomo, innanzitutto con uno stile che dica la sua originaria indole comunitaria: «insieme, dunque, i coniugi in quanto coppia, i genitori e i figli in quanto famiglia, devono vivere il loro servizio alla Chiesa e al mondo»10. A questo scopo, è opportuno prevedere forme di partecipazione propriamente familiare alla vita della Chiesa, alle sue iniziative e ai suoi organismi, nella consapevolezza che «la presenza delle coppie cristiane come tali, e non semplicemente di un singolo coniuge, nei vari momenti di vita della comunità ecclesiale, nelle diverse forme della missione di salvezza della Chiesa, negli organismi pastorali, realizza e rende visibile il mistero loro proprio entro la Chiesa»11. Contenuti

nche riguardo ai contenuti, la famiglia cristiana è chiamata a vivere la sua partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa mediante le realtà che caratterizzano e qualificano la coppia e la famiglia. «E' allora nell'amore

coniugale e familiare - vissuto nella sua straordinaria ricchezza di valori ed esigenze di totalità, unicità, fedeltà e fecondità - che si esprime e si realizza la partecipazione della famiglia cristiana alla missione profetica, sacerdotale e regale di Gesù Cristo e della sua Chiesa: l'amore e la vita costituiscono pertanto il nucleo della missione salvifica della famiglia cristiana nella Chiesa e per la Chiesa»12.

A

136Una partecipazione propria e originale: come coppia e come famiglia

137Una partecipazione vissuta attraverso le realtà proprie della coppia e della famiglia

La missione evangelizzatrice della famiglia

nserita nel mistero della Chiesa, la quale, come vergine e madre, vive e cresce nell'obbedienza della fede e nella sua continua trasmissione a tutti gli uomini e in tutte le culture, la famiglia cristiana è chiamata ad essere comunità credente

ed evangelizzante. Come ha incisivamente sottolineato Paolo VI, «la famiglia, come la Chiesa, deve essere uno spazio in cui il Vangelo è trasmesso e da cui il Vangelo si irradia. Dunque nell'intimo di una famiglia cosciente di questa missione tutti i componenti evangelizzano e sono evangelizzati. I genitori non soltanto comunicano ai figli il Vangelo, ma possono ricevere da loro lo stesso Vangelo profondamente vissuto. E

I 138Come la Chiesa, la famiglia è chiamata ad essere comunità credente ed evangelizzante

8Cf, ad esempio, Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, nn. 102-106; Familiaris consortio, nn. 51-64. 9Cf Familiaris consortio, n. 50. 10Ivi. 11Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 109; cf Matrimonio e famiglia oggi in Italia, n. 16. 12Familiaris consortio, n. 50.

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una simile famiglia diventa evangelizzatrice di molte altre famiglie e dell'ambiente nel quale è inserita»13. Comunità evangelizzata in ascolto della parola di Dio

iò che fa della Chiesa la comunità dei credenti è innanzitutto il suo ascolto costante e la sua accoglienza docile della parola di Dio. Partecipe della vita e della missione della Chiesa, la famiglia nasce e

cresce come comunità credente ed evangelizzata nello stesso ascolto orante e nella medesima accoglienza della parola di salvezza. In tale ottica, agli sposi e ai genitori cristiani - che già lungo il cammino di preparazione al matrimonio si sono impegnati a vivere un itinerario di fede e che nella stessa fede hanno celebrato il sacramento nuziale quale rivelazione e compimento del disegno sapiente e amoroso di Dio - è chiesto di continuare a vivere nell'obbedienza della fede sostenendosi a vicenda e l'intera famiglia è chiamata a lasciarsi evangelizzare continuamente e intensamente, attraverso una permanente educazione nella fede. Gli sposi cristiani e l'intera comunità familiare, perciò, «sono chiamati ad accogliere la parola del Signore, che ad essi rivela la stupenda novità - la buona novella - della loro vita coniugale e familiare, resa da Cristo santa e santificante. Infatti, soltanto nella fede essi possono scoprire e ammirare in gioiosa gratitudine a quale dignità Dio abbia voluto elevare il matrimonio e la famiglia, costituendoli segno e luogo dell'alleanza d'amore tra Dio e gli uomini, tra Gesù Cristo e la Chiesa sua sposa»14.

C

'ascolto e la lettura della parola di Dio costituiscano il nutrimento di ogni famiglia cristiana. Genitori e figli insieme, con gradualità e nel rispetto delle età e delle capacità di ciascuno, attuino qualche forma di

meditazione della Parola: da quella della preparazione o ripresa settimanale dei brani biblici proclamati nella messa domenicale a quella più frequente o quotidiana almeno in alcuni periodi forti dell'anno liturgico, a quella praticata in ogni giorno dell'anno in modo più sistematico e puntuale secondo il metodo della “lectio divina”. La comunità cristiana, da parte sua, non tralasci di educare ogni famiglia e di accompagnarla e aiutarla con opportuni sussidi perché l'ascolto, l'accoglienza e la pratica della parola di Dio costituiscano la solida roccia su cui viene fondata la casa (cf Mt 7, 21-27).

L

139In ascolto della parola di Dio, la famiglia si lascia evangelizzare e si educa nella fede

140Meditazione della Parola di Dio in famiglia

Comunità evangelizzante

econdo il dinamismo tipico di ogni esperienza cristiana ed ecclesiale, da comunità credente ed evangelizzata, la famiglia cristiana diventa comunità evangelizzante. Lo diventa realmente «nella misura in cui

accoglie il Vangelo e matura nella fede»15. Lo diventa per una vocazione radicata nel battesimo e precisata e corroborata col dono sacramentale del matrimonio. Lo diventa, innanzitutto, con il suo stesso “esserci” come famiglia cristiana: come tale, infatti, essa è partecipe del mistero dell'amore di Dio e del suo pieno compimento nella Pasqua di Cristo.

S 141 La famiglia chiamata ad essere comunità che evangelizza...

13Evangelii nuntiandi, n. 71. 14Familiaris consortio, n. 51. 15Ivi, n. 52.

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Nell'ottica della nuova evangelizzazione, il contributo delle famiglie per la testimonianza e l'irradiazione del Vangelo assume grande importanza e può rivestire diverse forme. In particolare, risulta opportuna l'opera di coppie e famiglie che mettono a disposizione la loro casa per momenti di ascolto della Parola di Dio e sanno chiamare a questo confronto altre coppie e famiglie del quartiere o del vicinato.

l dono e il contenuto tipico dell'opera evangelizzatrice della famiglia cristiana consiste proprio nell'annuncio e nella testimonianza, attraverso il vissuto quotidiano, della grandezza di questo mistero e di questo

amore totale, fedele, definitivo e datore di vita: la sua speciale vocazione, soprattutto oggi, è quella di «essere testimone dell'alleanza pasquale di Cristo»16.

I 142 ... con il suo stesso esserci e vivendo il mistero dell'amore coniugale e familiare

Prima e più di intraprendere qualsiasi altra iniziativa, ogni famiglia cristiana e in essa ogni coppia di sposi sappia riscoprire la grandezza e l'originalità di questa chiamata a partecipare all'opera evangelizzatrice della Chiesa. Confidando nel dono dello Spirito che la accompagna e la sostiene, si impegni ogni giorno a vivere secondo le dimensioni e le caratteristiche proprie dell'amore coniugale e familiare. Con gioiosa e umile fierezza, in una società che sempre più va smarrendo queste certezze, testimoni a tutti la possibilità e la bellezza di un amore che rimane fedele e vero in ogni situazione della vita. L'intera comunità cristiana, d'altra parte, sappia riconoscere e accogliere con gratitudine questa preziosa testimonianza offerta dalle famiglie e si interroghi costantemente sui modi per illuminarle e sostenerle nella loro missione evangelizzatrice. Educazione cristiana dei figli

a famiglia cristiana vive in modo privilegiato e originale il suo compito di evangelizzazione al suo interno, in particolare nel rapporto genitori-figli. I coniugi cristiani, infatti, «sono cooperatori della grazia e testimoni della fede

reciprocamente e nei confronti dei figli e di tutti gli altri familiari. Sono essi i primi araldi della fede ed educatori dei loro figli; li formano alla vita cristiana e apostolica con la parola e con l'esempio, li aiutano con prudenza nella scelta della loro vocazione e favoriscono, con ogni diligenza, la sacra vocazione eventualmente in essi scoperta»17.

L 143 Il ministero di evangelizzazione dei genitori cristiani nei confronti dei figli: suo fondamento e suoi contenuti

Tale ministero di evangelizzazione dei genitori cristiani non è altro che logica conseguenza e naturale dimensione della nativa esigenza educativa iscritta nel loro essere genitori. L'originario rapporto educativo che, in virtù della generazione, li lega ai figli esige, infatti, che i genitori rispettino e promuovano pienamente l'identità personale, sociale ed ecclesiale dei figli. In tale prospettiva la loro opera educativa ha come scopo irrinunciabile anche la formazione di ogni figlio quale membro vivo e vitale della Chiesa di Cristo. Lo stesso ministero di evangelizzazione, inoltre, proprio perché vissuto dalla famiglia e nella famiglia, nel rispetto e nella valorizzazione della sua originalità specifica, «assume le connotazioni tipiche della vita familiare, intessuta come dovrebbe essere d'amore, di semplicità, di concretezza e di testimonianza quotidiana»18.

16Cf ivi, n. 52; cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, nn. 102-103. 144

17Apostolicam actuositatem, 11. 18Familiaris consortio, n. 53.

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n ogni famiglia cristiana, con la parola e con la testimonianza, i genitori svolgano il loro servizio educativo e mettano in atto i loro carismi così da aiutare i figli a vivere nella fede, nelle varie tappe della loro crescita.

I Tappe e forme del compito educativo a servizio della fede dei figli

Siano per loro i primi maestri della fede, perché fin dalla più tenera età imparino a «percepire il senso di Dio e a venerarlo e ad amare il prossimo secondo la fede che hanno ricevuto nel battesimo»19. Li accompagnino nel cammino di preparazione ai sacramenti dell'iniziazione cristiana20, sia riprendendo e riproponendo nel contesto familiare i contenuti della catechesi vissuta in parrocchia, sia partecipando cordialmente agli incontri e alle iniziative che dalla parrocchia stessa vengono proposti e promossi appositamente per i genitori. Siano presenti con generosa e discreta disponibilità nei diversi luoghi educativi ecclesiali e vi attuino autentiche forme di corresponsabilità, evitando di delegare totalmente ad altri (sacerdoti, religiosi e laici) il loro diritto-dovere anche di educatori nella fede. Si adoperino perché la catechesi familiare sia in grado di precedere, accompagnare e arricchire ogni altra forma di catechesi21. A tale scopo è indispensabile che in famiglia ci sia una vera e propria comunicazione nella fede, attuata non solo nel dialogo esplicito sui temi della fede, ma anche e soprattutto vivendo secondo il Vangelo sia le scelte più semplici di ogni giornata, sia quelle legate ad alcuni particolari avvenimenti della stessa vita familiare. Condividano l'importanza e ritrovino la semplicità di alcuni segni visibili da mettere in risalto nella casa (dal crocifisso a un quadro religioso, dal libro della sacra Scrittura al segno che ricorda il battesimo...) e di alcuni gesti concreti da vivere con gioiosa e intelligente fedeltà (dal segno di croce, alla preghiera prima e dopo i pasti, ad alcune espressioni di attenzione, di carità, di aiuto e di festa che le varie tradizioni locali e familiari sanno indicare e suggerire...). Formino «i figli alla vita, in modo che ciascuno adempia in pienezza il suo compito secondo la vocazione ricevuta da Dio»22. Consapevoli della fondamentale responsabilità della famiglia in proposito23, attraverso l'ascolto della parola di Dio, la vita di preghiera, l'esercizio della carità, una condotta vigile e sobria, una generosa partecipazione alla vita ecclesiale, i genitori creino le premesse per scelte vocazionali mature e responsabili. Non ostacolino, ma rispettino, condividano e accompagnino con trepida e fiduciosa gioia il cammino di quei figli che intendessero verificare e seguire una vocazione al sacerdozio, alla consacrazione religiosa o secolare, o alla vita missionaria.

19Gravissimum educationis, n. 3, 20Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 104. In questo contesto, siano debitamente usati e valorizzati i vari volumi dei Catechismi per la vita cristiana pubblicati dalla Conferenza Episcopale Italiana. 21Cf Catechesi tradendae, n. 68. 22Familiaris consortio, n. 53, 23Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 104.

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Dimensione missionaria

oiché l'universalità e la missionarietà costituiscono l'orizzonte e il dinamismo propri di ogni evangelizzazione, «anche la fede e la missione evangelizzatrice della famiglia cristiana posseggono questo respiro

missionario cattolico. Il sacramento del matrimonio, che riprende e ripropone il compito, radicato nel battesimo e nella cresima, di difendere e diffondere la fede, costituisce i coniugi e i genitori cristiani testimoni di Cristo “fino agli estremi confini della terra”, veri e propri “missionari” dell'amore e della vita»24.

P

iversi sono gli ambiti in cui può essere vissuto questo intrinseco dinamismo missionario: all'interno stesso della propria famiglia, in particolare quando qualche suo membro non ha la fede o non vive in

coerenza con essa; verso altre famiglie in formazione o già formate, siano coerenti o no con la fede e con il sacramento del matrimonio; mediante qualche forma di impegno diretto in luoghi di missione.

D

145 Respiro missionario cattolico della missione evangelizzatrice della famiglia

146 Ambiti di impegno missionario della famiglia cristiana

In particolare, le famiglie cristiane sappiano riconoscere che il campo più immediato e connaturale nel quale si compie la loro opera evangelizzatrice sono le altre coppie e famiglie25. Di conseguenza, secondo le loro possibilità e capacità, si rendano disponibili per la preparazione dei fidanzati al matrimonio, l'animazione dei gruppi familiari, la catechesi familiare e parrocchiale soprattutto degli adulti, la vicinanza alle coppie e alle famiglie in difficoltà. Le stesse famiglie cristiane si lascino interrogare seriamente sulla possibilità di qualche forma più diretta di presenza, almeno per un certo periodo di tempo, nelle terre di missione ad annunciare il Vangelo, servendo l'uomo con l'amore di Gesù Cristo26. I genitori educhino i figli al servizio degli altri, alla mondialità e all'accoglienza di persone di altre razze e culture. In questa linea le famiglie sappiano essere segno profetico di una nuova società mondiale, attraverso uno stile di vita sobrio ed improntato a modelli di consumo rispettosi della dignità di ogni uomo. I genitori formino nei figli un'autentica coscienza missionaria, favorendo in ciascuno di essi la convinzione che l'annuncio e la testimonianza del Vangelo è frutto e garanzia della sua vera accoglienza, e coltivino tra di essi le vocazioni missionarie. Il compito sacerdotale della famiglia

oiché «la Chiesa, comunità credente ed evangelizzante, è anche popolo sacerdotale», la partecipazione della famiglia alla sua vita e alla sua missione comporta anche l'offerta della propria esistenza e la preghiera. «E'

questo il compito sacerdotale che la famiglia cristiana può e deve esercitare in intima comunione con tutta la Chiesa, attraverso le realtà quotidiane della vita coniugale e

P147 La famiglia è chiamata a santificarsi e a santificare...

24Familiaris consortio, n. 54. 25Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 106. 26Cf Familiaris consortio, n. 54.

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familiare: in tal modo la famiglia cristiana è chiamata a santificarsi ed a santificare la comunità ecclesiale e il mondo»27. Fondamento sacramentale

nteriormente plasmati e continuamente vivificati e corroborati dall'Eucaristia e dalla fedele e attiva partecipazione ad essa, come pure profondamente rinnovati dal sacramento della penitenza che ricostruisce e perfeziona

l'alleanza coniugale e la comunione familiare28, i coniugi e i genitori cristiani ricevono dal sacramento del matrimonio la grazia e il compito di trasformare tutta la loro vita in un continuo “sacrificio spirituale a Dio gradito” (1Pt 2,5)29.

I148 . .. in virtù del sacramento del matrimonio

E' necessario, quindi, che ogni coppia e ogni famiglia cristiana riscopra nel sacramento del matrimonio, che la costituisce e la fonda, la sua nativa e insopprimibile vocazione alla santità: «una vocazione che si esprime e si attua non al di fuori della vita coniugale, bensì all'interno delle molteplici realtà e dei vari doveri del matrimonio»30. Preghiera in famiglia

spressione privilegiata e irrinunciabile del compito sacerdotale della famiglia cristiana è la preghiera, quale dialogo orante col Padre per Gesù Cristo nello Spirito santo. Si tratta di una «preghiera fatta in

comune, marito e moglie insieme, genitori e figli insieme», e di una preghiera che «ha come contenuto originale la stessa vita di famiglia, che in tutte le sue diverse circostanze viene interpretata come vocazione di Dio e attuata come risposta filiale al suo appello»31.

E 149 Tipicità della preghiera in famiglia

Tale preghiera in famiglia è intrinseca esigenza che scaturisce dalla natura della famiglia stessa quale “Chiesa domestica”; è impegno derivante dal sacramento del matrimonio, che chiama i coniugi a esercitare il loro sacerdozio battesimale anche attraverso la celebrazione della liturgia familiare della preghiera e l'educazione dei figli a parteciparvi consapevolmente e liberamente con devozione; è espressione e alimento di quell'intima comunione di vita e di amore che definisce l'alleanza coniugale e informa e anima la comunità familiare. La preghiera familiare, inoltre, è aiuto e forza perché ciascuno, secondo la propria vocazione, possa sviluppare le intrinseche virtualità di grazia e le radicali esigenze di crescita che gli sono affidate; è, infine, invito e sprone continuo per ogni famiglia all'impegno nelle diverse forme di evangelizzazione e di promozione umana.

reparatisi fin dal tempo del fidanzamento, gli sposi cristiani si impegnino a vivere qualche momento di preghiera comune. Non aspettino per questo la nascita e la crescita dei figli, ma fin dal primo

P 150 Momenti di preghiera comune tra gli sposi

27Ivi, n. 55. 28Cf ivi, nn. 57-58. 29Cf ivi, n. 56. 30Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 53. 31Cf Familiaris consortio, n. 59.

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giorno della loro vita a due comincino a pregare anche insieme, e così i figli man mano che crescono si uniranno con naturalezza e spontaneità alla loro preghiera, trasformandola da preghiera coniugale in preghiera familiare.

n forza della loro dignità e missione, i genitori cristiani assumano e vivano con gioia la loro responsabilità di educare i figli alla preghiera. A tal fine coltivino nelle loro case quegli atteggiamenti di ammirazione,

stupore, lode, ringraziamento, supplica, intercessione, ascolto, richiesta di perdono e offerta, che sono alla base di ogni preghiera. Sappiano creare in seno alla famiglia un'atmosfera vivificata dall'amore e dalla pietà verso Dio e verso il prossimo, promuovano l'ascolto docile della Parola di Dio e la capacità di discernere la voce dello Spirito anche attraverso un'attenta lettura dei segni dei tempi, così da aiutare i figli a rimanere aperti alla volontà del Padre e ad accogliere i suoi doni e la sua chiamata. Insegnino ai figli non solo la preghiera che si esprime nelle formule consacrate dall'approvazione della Chiesa e dalla tradizione, ma anche quella libera da formule, come il cuore la detta nelle diverse circostanze; soprattutto insegnino a pregare con l'esempio. Non si deve, infatti, dimenticare che «elemento fondamentale e insostituibile dell'educazione alla preghiera è l'esempio concreto, la testimonianza viva dei genitori: solo pregando insieme con i figli, il padre e la madre, mentre portano a compimento il proprio sacerdozio regale, scendono in profondità nel cuore dei figli, lasciando tracce che i successivi eventi della vita non riusciranno a cancellare»32.

I

Forme diverse di preghiera

ltre all'osservanza amorosa e fedele, se possibile lodevolmente praticata insieme dall'intera comunità familiare, del precetto della Chiesa che chiama a partecipare all'Eucaristia domenicale e festiva

facendo memoria della Pasqua del Signore, ogni famiglia sappia riscoprire e valorizzare anche altre forme di preghiera, destinate a preparare e a continuare in famiglia la liturgia celebrata nella comunità ecclesiale. Tra l'altro, ad esempio, tutti i membri della famiglia leggano nella fede, ascoltino nel silenzio la parola di Dio, specialmente le pagine del Vangelo, e ad essa siano docilmente attenti nell'amore. Distinguano il venerdì, giorno memoriale della morte del Signore, con gesti di preghiera e di penitenza compiuti e ravvivati secondo lo spirito e la lettera delle prescrizioni ecclesiali. Accordino particolare valore al ritmo quotidiano della preghiera mattutina e serale e di quella intorno alla mensa. In occasione di particolari avvenimenti lieti o tristi della vita familiare, sappiano sostare più lungamente per una riflessione, una lode, una supplica, un'invocazione. Tra le forme di devozione mariana, riscoprano e valorizzino il rosario e lo facciano diventare espressione frequente e gradita di preghiera contemplativa.

O

e coppie e le famiglie più disponibili siano guidate ed educate a distinguere certi giorni o certi periodi della loro vita familiare ricorrendo alla Liturgia delle Ore, almeno per qualche sua parte,

secondo le possibilità aperte dalle direttive del Concilio33.

L

151 Educazione dei figli alla preghiera

152 Molteplici forme di preghiera in famiglia

153 La Liturgia delle Ore

32Ivi, n. 60. 33Cf Principi e norme per la Liturgia delle Ore, n. 27.

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oiché la preghiera domestica non chiude ma, al contrario, apre a una più vasta preghiera comunitaria, gli sposi cristiani e le loro famiglie partecipino volentieri a momenti di preghiera e di celebrazione

proposti e realizzati nei gruppi, nella comunità parrocchiale, nelle diverse espressioni della Chiesa locale. Quando possibile, colgano l'opportunità di una visita e di una sosta in qualche monastero di clausura, per favorire anche così il recupero della dimensione contemplativa dell'esistenza. In particolare gli sposi, di quando in quando, accolgano volentieri la proposta di qualche “momento forte” di preghiera, quale una giornata di ritiro spirituale o di un corso di esercizi spirituali.

P 154 Partecipazione a momenti comunitari e forti di preghiera

er parte sua, la comunità cristiana proponga senza sosta e incoraggi la preghiera familiare e la favorisca anche con opportuni sussidi, adatti alla cultura e alla sensibilità degli uomini di oggi34. Nella medesima

linea, le case e gli istituti religiosi mettano cordialmente a disposizione persone e strutture per momenti di forte esperienza spirituale anche a beneficio degli sposi e delle famiglie.

P

La famiglia a servizio dell'uomo

a partecipazione della famiglia alla vita e alla missione della Chiesa non è completa se non fiorisce e fruttifica nella carità. Secondo il dinamismo tipico di ogni esistenza cristiana animata dalla legge personale dello Spirito santo,

in continuità con il battesimo e in virtù del sacramento del matrimonio, anche la coppia e la famiglia cristiane trovano nello Spirito di Gesù la loro guida e la loro norma. L'amore purificato e salvato dei coniugi cristiani, infatti, è frutto dello Spirito che agisce nel cuore dei credenti e lo stesso amore appare come il comandamento fondamentale rivolto alla loro libertà personale35.

L

Di conseguenza, la famiglia cristiana viene «animata e guidata con la legge nuova dello Spirito ed in intima comunione con la Chiesa, popolo regale, è chiamata a vivere il suo “servizio” d'amore a Dio e ai fratelli»36. Famiglia, annuncio e testimonianza della carità

oiché l'alleanza coniugale nasce dall'amore di Dio per l'umanità e di Gesù Cristo per la Chiesa e ne è ripresentazione sacramentale, come tali, il matrimonio e la famiglia sono annuncio della carità di Dio. Da questa stessa

carità si lasciano plasmare e guidare, così da realizzarla e testimoniarla nella vita di ogni giorno attraverso un'esistenza condotta secondo la logica e le esigenze del comandamento nuovo dell'amore, in uno stile di sobrietà, giustizia e povertà.

P

155 L'aiuto della comunità cristiana per la preghiera familiare

156 Partecipazione alla missione della Chiesa e carità

157 Matrimonio e famiglia sono annuncio della carità di Dio...

In forza di tutto questo, la famiglia cristiana «è il primo luogo in cui l'annuncio del vangelo della carità può essere da tutti vissuto e verificato in maniera semplice e spontanea» nel rapporto tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra giovani e anziani37.

34Cf Pregare in famiglia. Sussidio dell'Ufficio Liturgico Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana (di prossima pubblicazione). 35Cf Familiaris consortio, n. 63. 36Ivi. 37Cf Evangelizzazione e testimonianza della carità, n. 30.

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ome già negli altri ambiti della partecipazione della famiglia alla vita e alla missione della Chiesa, anche nella condivisione della potestà regale di Cristo comunicata alla sua Chiesa, la modalità e i contenuti del servizio

all'uomo da parte della famiglia sono innanzitutto quelli propri e originali dell'esperienza coniugale e familiare, quali: il rapporto di reciproca carità tra l'uomo e la donna, la fedeltà coniugale, la paternità e maternità responsabili e generose, l'educazione delle nuove generazioni, l'accoglienza degli anziani, l'impegno di aiuto verso altre famiglie in difficoltà.

C

158 ... e primo luogo di testimonianza della stessa carità secondo i dinamismi dell'amore coniugale e familiare

er essere, quindi, segno e strumento dell'amore di Dio e realizzare un autentico servizio all'uomo, ogni famiglia si impegni quotidianamente a vivere l'amore al suo interno, così da promuovere una vera comunità

di persone tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle, tra parenti e familiari.

P

I genitori vivano con generosità e responsabilità il loro servizio alla vita, sia trasmettendo la vita e riconoscendo nei «figli il preziosissimo dono del matrimonio»38, sia assumendosi e vivendo fino in fondo il loro compito educativo. Le coppie e le famiglie cristiane si educhino a vivere forme quotidiane di solidarietà e vicinanza verso altre famiglie in difficoltà materiale o spirituale. Illuminate dalla carità, «in ciascuno, soprattutto nel povero, debole, sofferente e ingiustamente trattato», sappiano «scoprire il volto di Cristo e un fratello da amare e da servire»39; lasciandosi guidare dal realismo tenace della carità, si aprano anche a forme più dirette e precise di impegno sociale e politico. I coniugi siano premurosi nell'ospitalità (cf Rom 12,13), riconoscendo in essa una forma eminente della loro missione ecclesiale: aprano, perciò, le porte della propria casa e, ancor più, del proprio cuore alle necessità dei fratelli e attuino forme concrete di accoglienza ai minori, alle persone in difficoltà e ad altre famiglie, fino a trovare il modo di assicurare ad ogni famiglia la sua casa, come ambiente naturale che la conserva e la fa crescere40. Adozione e affidamento

odalità particolari attraverso le quali la famiglia, nell'ottica specifica e propria dell'amore e della vita, può realizzare il servizio all'uomo sono l'affidamento e l'adozione di quei figli che sono privati dei

genitori o da essi abbandonati.

M

159 Forme del servizio di carità nella famiglia e verso altre famiglie

160 Tra le forme particolari: adozione e affidamento...

Le famiglie sperimentino l'adozione e l'affidamento come «segni di carità operosa e di annuncio vissuto della paternità di Dio»41, li riconoscano e li vivano come una forma di “fecondità spirituale”, che nasce dalla «disponibilità ad accogliere e ad aiutare anche i figli degli altri, nella consapevolezza che tutti sono figli di Dio, unico e universale Padre», e che mira ad offrire il calore affettivo di 38Cf Gaudium et spes, n. 50. 39Cf Familiaris consortio, n. 64. 40Cf ivi, n. 44; Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 105. 41Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 105.

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una famiglia a chi ne è rimasto privo definitivamente o temporaneamente42. A tale riguardo, sappiano prepararsi e educarsi a vivere secondo le specifiche diverse attitudini richieste dalla scelta dell'adozione o dell'affidamento. Famiglia e anziani

'attuale situazione sociale nel nostro mondo occidentale, con il progressivo invecchiamento della popolazione e il naturale susseguirsi delle generazioni, sollecita con urgenza le famiglie a vivere il loro

servizio all'uomo anche mediante l'accoglienza, l'attenzione, la vicinanza agli anziani. La loro presenza in famiglia, oggi resa spesso difficile anche da motivi di abitazione, è di fondamentale importanza per rendere viva e reale la comunità familiare, nell'accoglienza e nella condivisione delle varie età della vita, in un clima di interscambio e di arricchente comunicazione.

L

Ogni famiglia, perciò, sappia riconoscere e accogliere il dono della sapienza maturata nel cuore degli anziani nei lunghi anni della loro esistenza. Si adoperi perché l'anziano, nei limiti del possibile, possa trascorrere gli anni della sua vecchiaia nell'ambito naturale della famiglia, circondato dalla stima e dall'affetto dei suoi; qualora si rendesse necessario qualche tipo di ricovero, esamini innanzitutto l'opportunità di forme di assistenza medico-sociale di tipo “aperto”; nel caso in cui il ricovero a tempo pieno si imponesse, continui ad assicurare il suo compito assistenziale affettivo, che certo non può essere delegato all'istituto e al suo personale. In ogni caso, le famiglie si facciano promotrici di una sorta di “nuovo patto sociale” tra generazioni, in modo tale che i genitori anziani, giunti al termine del loro cammino, possano trovare nei figli quell'accoglienza e quella solidarietà che essi hanno vissuto nei confronti dei figli quando questi si sono affacciati alla vita: è quanto richiesto anche dal comando divino di onorare il padre e la madre (Es 20,12; Lev 19,3), che riguarda innanzitutto i rapporti tra figli adulti e genitori anziani o malati.

161 ... e accoglienza degli anziani

Per la meditazione e la preghiera La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali.

(Lettera di san Paolo ai Colossesi)

42Cf Comunità cristiana e accoglienza della vita umana nascente, n. 35; Familiaris consortio, n. 41.

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Tornati nelle nostre case, prepariamo due tavole: una per il cibo del corpo, l'altra per il cibo della Sacra Scrittura. Il marito ripeta quel che è stato detto nella santa assemblea, la moglie si istruisca, i figli ascoltino. Ognuno di voi faccia della sua casa una chiesa. Non siete forse responsabili della salvezza dei vostri figli? Non dovrete forse un giorno renderne conto? Come noi, i pastori, renderemo conto delle vostre anime, così i padri di famiglia dovranno rispondere davanti a Dio di tutte le persone della loro casa.

(san Giovanni Crisostomo)

Che bella coppia formano due credenti che condividono la stessa speranza, lo stesso ideale, lo stesso modo di vivere, lo stesso atteggiamento di servizio! Ambedue fratelli e servi dello stesso Signore, senza la minima divisione nella carne e nello spirito, insieme pregano, insieme s'inginocchiano e insieme fanno digiuno. S'istruiscono l'un l'altro, si esortano l'un l'altro, si sostengono a vicenda. Stanno insieme nella santa assemblea, insieme alla mensa del Signore, insieme nella prova, nella persecuzione, nella gioia. Non c'è pericolo che si nascondano qualcosa l'uno all'altro, che si evitino l'un l'altro, che l'uno all'altro siano di peso. Volentieri essi fanno visita ai malati ed assistono i bisognosi. Fanno elemosina senza mala voglia, partecipano al sacrificio senza fretta, assolvono ogni giorno ai loro impegni, senza sosta. Ignorano i segni di croce furtivi, rendono grazie senza alcuna reticenza, si benedicono senza vergogna nella voce. Salmi ed inni essi recitano a voci alternate e fanno a gara a chi meglio canta le lodi al suo Dio. Vedendo e sentendo questo, Cristo gioisce e ai due sposi manda la sua pace. Là dove sono i due, ivi è anche Cristo.

(Tertulliano)

88

Alcuni propagano e conservano la vita spirituale con un ministero unicamente spirituale, e questo spetta al sacramento dell'ordine; altri lo fanno quanto alla vita ad un tempo corporale e spirituale e ciò avviene col sacramento del matrimonio, nel quale l'uomo e la donna si uniscono per generare la prole ed educarla al culto di Dio.

(san Tommaso d'Aquino)

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La famiglia, come la Chiesa, deve essere uno spazio in cui il Vangelo è trasmesso e da cui il Vangelo si irradia. Dunque, nell'intimo di una famiglia cosciente di questa missione tutti i componenti evangelizzano e sono evangelizzati. I genitori non soltanto comunicano ai figli il Vangelo, ma possono ricevere da loro lo stesso Vangelo profondamente vissuto. E una simile famiglia diventa evangelizzatrice di molte altre famiglie e dell'ambiente nel quale è inserita.

(Evangelii nuntiandi)

La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore. Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell'ospitalità. Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili. Non fatevi un'idea troppo alta di voi stessi. Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti.

(Lettera di san Paolo ai Romani)

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B. LA PARTECIPAZIONE ALLO SVILUPPO DELLA SOCIETÀ

Fondamento della partecipazione

ltre che alla vita e alla missione della Chiesa, la famiglia è chiamata a partecipare anche alla vita della società e al suo sviluppo; in forza della sua natura, infatti, possiede un compito sociale nativo originale,

insostituibile e

O

inalienabile.

Alla radice dei vincoli vitali e organici che intercorrono tra la famiglia e la società, si pone lo stesso atto creatore di Dio, che «ha costituito il matrimonio quale principio e fondamento dell'umana società» e ha impresso così in ogni famiglia la «missione di essere la prima e vitale cellula della società»43. Come tale, la famiglia è veramente il fondamento della società44. Lo è in quanto «culla della vita e dell'amore, nella quale l'uomo “nasce” e “cresce”»45: mediante la generazione, nella famiglia nasce l'uomo e alla società viene fatto il dono di una nuova persona, frutto e segno, a sua volta, della reciproca totale donazione dei coniugi; nella famiglia, mediante l'educazione, cresce l'uomo quale persona, chiamata dall'intimo di sé alla comunione con gli altri e alla donazione agli altri.

162 La famiglia è fondamento della società...

... in quanto culla della vita e dell'amore

Lo è in quanto «luogo primario della “umanizzazione” della persona e della società»46. Nella famiglia, infatti, è riconosciuta la verità della persona come “essere in relazione”; dalla famiglia è dato il giusto rapporto tra il singolo e la società, in quanto essa garantisce e promuove la persona come inscindibile unità di valori individuali irrepetibili e di apertura agli altri. La famiglia contesta e supera così «ogni forma di individualismo o di collettivismo [che] finirebbe per minare nel profondo l'esistenza stessa della famiglia umana e cristiana e ne svuoterebbe il ruolo nella convivenza civile»47 e che minaccia di modificare la verità e la ricchezza della persona. In tal modo, la famiglia pone le basi per una convivenza sociale informata e guidata da autentici valori personalistici.

... e perché luogo primario di umanizzazione della persona e della società

er la famiglia cristiana, inoltre, la partecipazione alla vita della società affonda le sue radici nella stessa grazia del sacramento del matrimonio, il quale, assumendo pienamente la realtà umana dell'amore coniugale, «abilita

e impegna i coniugi e i genitori cristiani a vivere la loro vocazione di laici, e pertanto a “cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio”»48. Di conseguenza, il compito sociale e politico della famiglia cristiana «rientra in quella missione regale o di servizio, alla quale gli sposi cristiani partecipano in forza del sacramento del matrimonio, ricevendo ad un tempo un comandamento al quale non possono sottrarsi ed una grazia che li sostiene e li stimola»49.

P163 Il fondamento sacramentale ed ecclesiale del compito sociale e politico della famiglia cristiana

Anche la categoria di “Chiesa domestica” fonda e spiega la cooperazione della famiglia cristiana allo sviluppo della società. Essa, infatti, in analogia con la Chiesa e

43Apostolicam actuositatem, n. 11; cf Familiaris consortio, n. 42. 44Cf Gaudium et spes, n. 52. 45Christifideles laici, n. 40. 46Ivi. 47Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 117. 48Familiaris consortio, n. 47. 49Ivi.

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partecipando alla sua missione, è posta nel mondo e nella storia per l'edificazione di una vera civiltà dell'amore50. Coscienza della propria dimensione sociale

lla luce di queste considerazioni, nell'azione pastorale è urgente aiutare ed educare le coppie di sposi e le famiglie sia a crescere nella coscienza della loro nativa dimensione sociale e del loro ruolo

originale nella società, sia a dare il loro contributo per il bene della società e a partecipare democraticamente al laborioso processo della sua evoluzione51.

A 164 Ogni famiglia, debitamente aiutata, deve assumersi i suoi impegni nella vita sociale

Ogni famiglia, per parte sua, consapevole del suo «diritto di esercitare la sua funzione sociale e politica nella costruzione della società»52, si impegni ad essere protagonista attiva e responsabile della vita sociale. L'amore

contenuti specifici e le modalità fondamentali dell'azione sociale della famiglia sono connessi con l'amore, la procreazione e l'educazione, quali realtà proprie originarie e in qualche modo esclusive della famiglia e ad essa

connaturali.

I :

L'amore, essenziale per la definizione del matrimonio e della famiglia, è la prima realtà attraverso la quale la famiglia offre il suo contributo alla società e al suo sviluppo. Proprio l'amore, infatti, permette il pieno riconoscimento e rispetto di ogni uomo e di ogni donna e della loro dignità; esso, quindi, rende possibile e suscita una reale comunione di persone, fondamento e verità ultima dell'intera società, germe e garanzia di una convivenza pacifica.

erché fondati sull'amore e guidati dall'amore, i rapporti familiari sono vissuti all'insegna della gratuità, la quale «rispettando e favorendo in tutti e in ciascuno la dignità personale come unico titolo di valore, diventa

accoglienza cordiale, incontro e dialogo, disponibilità disinteressata, servizio generoso, solidarietà profonda»53. La famiglia diventa così «prima e insostituibile scuola di socialità, esempio e stimolo per i più ampi rapporti comunitari all'insegna del rispetto, della giustizia, del dialogo, dell'amore»54.

e famiglie, perciò, affinché possano vivere la loro soggettività sociale: - rinnovino, anzitutto, la coscienza delle energie native che

possiedono e che ancora oggi sono in grado di sprigionare per l'edificazione di una convivenza sociale dove l'uomo, strappato dall'anonimato e riconosciuto nella sua irripetibilità personale, possa offrire il suo contributo per un mondo fondato sulla verità, sulla giustizia, sulla libertà e sulla solidarietà55;

50Cf ivi, n. 48. 51Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 114; Christifideles laici, n. 40. 52Carta dei diritti della famiglia, art. 8. 53Familiaris consortio, n. 43. 54Ivi. 55Cf ivi.

Contenuti e modalità dell'impegno sociale della famiglia

a) l'amore

165

P166 ... e la gratuità nei rapporti

L 167 Bisogno di riscoprire le potenzialità della famiglia...

91

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- si impegnino a realizzare al loro interno «un'esperienza quotidiana di autentico amore, come richiamo e stimolo ai valori dell'incontro interpersonale e del dono gratuito di se stesso offerti ad una società, prigioniera del mito del benessere e dell'efficienza»56.

... di vivere...

ggi soprattutto, in una società nella quale vanno diffondendosi sempre più modelli familiari diversificati, talvolta contraddittori e spesso inaccettabili e riduttivi, le famiglie assumano senza reticenze la

responsabilità di testimoniare la verità dell'amore coniugale e familiare secondo tutte le sue dimensioni, certe che questo è di indubbio giovamento per tutta la vita sociale. Propongano e vivano, quindi, una concezione e una forma di famiglia il cui fondamento sta nel matrimonio, quale unione stabile e fedele di un uomo e di una donna, radicata nell'amore coniugale con tutte le sue peculiari note ed esigenze, pubblicamente manifestata e riconosciuta.

O

La procreazione

rutto e segno dell'amore coniugale, primo e specifico modo di servizio alla vita, la procreazione è condizione irrinunciabile e fattore primario di sussistenza e di sviluppo della società. F

168 ... e di testimoniare la verità dell'amore coniugale e familiare

169b) la procreazione

Già da un punto di vista quantitativo, con la nascita di nuovi figli si accresce la famiglia umana e viene garantito il futuro della società. Ma ancora più profondamente, in quanto donazione di vita, la procreazione esprime e alimenta le dimensioni propriamente umane e umanizzanti della società, che è tale perché basata sul riconoscimento e sul rispetto di ogni uomo e del suo valore e perché animata dal criterio del dono di sé e dalla solidarietà. Non è, quindi, una generica “trasmissione della vita”, ma è la generazione vissuta in modo autenticamente umano a far crescere la società. Quale unico luogo nel quale la generazione di un figlio può essere vissuta come dono di amore - frutto sì della reciproca donazione degli sposi, ma anche dono gratuitamente offerto a loro stessi57 e all'intera comunità -, la famiglia offre il suo indispensabile contributo alla vita della società.

gni famiglia, perciò, ritorni ad essere «il santuario della vita,... il luogo in cui la vita, dono di Dio, può essere adeguatamente accolta e protetta contro i molteplici attacchi a cui è esposta, e può svilupparsi

secondo le esigenze di un'autentica crescita umana»

O 170 Rifare della famiglia il santuario della vita...

. 58

A questo scopo, pur tra le diverse difficoltà che possono incontrare, gli sposi e i genitori invochino il figlio come un dono, lo accolgano come colui che interpella la loro libertà, lo riconoscano e lo servano con amore e dedizione quotidiani; così il gesto della generazione diventerà anche realtà emblematica di tutto un modo di concepire la vita, la libertà, i rapporti interpersonali.

... e riscoprire il senso del generare

171 Attenzione all'intrinseca valenza sociale della paternità e maternità responsabile

56Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 111. 57Cf Evangelizzazione e cultura della vita umana, n. 30. 58Centesimus annus, n. 39.

92

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el vivere la paternità e la maternità responsabile, gli sposi siano attenti anche alla sua intrinseca valenza sociale.

N A tale proposito, diffondano una corretta interpretazione della procreazione responsabile, rifiutandosi di intenderla solo come “controllo” o addirittura “limitazione” o “esclusione” delle nascite; ricordino e testimonino concretamente che «in rapporto alle condizioni fisiche, economiche, psicologiche e sociali, la paternità responsabile si esercita, sia con la deliberazione ponderata e generosa di far crescere una famiglia numerosa, sia con la decisione, presa per gravi motivi e nel rispetto della legge morale, di evitare temporaneamente o anche a tempo indeterminato una nuova nascita» . 59

Con le convinzioni della ragione e della fede, senza iattanza ma anche senza pavidità, gli sposi si oppongano ad una cultura diffusa e potentemente organizzata che - inducendo l'uomo a ritenersi e a comportarsi come arbitro insindacabile di se stesso e degli altri, e propugnando un falso concetto di libertà e di autodeterminazione - giustifica anche l'aborto e lo presenta come un diritto, mentre, in verità, oltre ad essere un abominevole delitto60, è principio dissolutore della libertà e di una giusta, democratica e pacifica convivenza sociale . 61

Lo stesso rifiuto della contraccezione e il ricorso ai metodi naturali di regolazione della fertilità costituiscano un'occasione e una modalità per impostare i rapporti sul rispetto e sulla totale accoglienza reciproci, quali premesse indispensabili per una vera umanizzazione della società. Attraverso tutte le vie democratiche, gli sposi chiedano e propongano alla società e alle istituzioni di creare e curare le condizioni sociali, economiche e politiche perché sia favorita la procreazione e i diversi interventi della scienza e della bioingegneria siano sempre rispettosi della dignità della persona. Di fronte ad ogni interferenza di pubbliche autorità o di organizzazioni private, come pure di fronte alle pressioni della cultura dominante e di diversi mass media, difendano gelosamente «il loro inalienabile diritto di decidersi circa l'intervallo tra le nascite e il numero dei figli da procreare, tenendo pienamente in considerazione i loro doveri verso se stessi, verso i figli già nati, la famiglia e la società, in una giusta gerarchia di valori e in conformità all'ordine morale oggettivo» . 62

ur consapevoli, infine, di alcune possibilità aperte dalle nuove tecnologie riproduttive, nell'atto e nel momento stesso in cui trasmettono la vita ad una persona umana, evitando il ricorso ad ogni

forma di fecondazione artificiale, i genitori rispettino in loro stessi e nel figlio che intendono generare l'integrale dignità della persona umana

P

63. Così facendo, potranno salvaguardare le dimensioni più propriamente “umane” della società e offriranno il loro contributo per premunirla dal rischio di indebite tecnologizzazioni, spesso succubi di discutibili interessi economici e politici.

172 Vigilare di fronte a indebite tecnologizzazioni e rispettare la dignità di ogni persona

59Humanae vitae, n. 10. 60Cf Gaudium et spes, n. 51. 61Cf Comunità cristiana e accoglienza della vita umana nascente, n. 15. 62Carta dei diritti della famiglia, art. 3. 63Cf Donum vitae, II. 7.

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L'opera educativa

oiché «la fecondità dell'amore coniugale non si riduce alla sola procreazione dei figli, na deve estendersi alla loro educazione morale e alla loro formazione spirituale»64, l'opera educativa, strettamente connessa con

la generazione e quale suo naturale compimento, è destinata a formare l'uomo nella pienezza della sua dignità personale e, quindi, anche della sua nativa dimensione sociale: «generando nell'amore e per amore una nuova persona, che in sé ha la vocazione alla crescita ed allo sviluppo, i genitori si assumono perciò stesso il compito di aiutarla efficacemente a vivere una vita pienamente umana»

P :

. 65

Se educare è per i genitori un diritto-dovere essenziale, originale e primario, insostituibile e inalienabile66, lo è perché frutto dell'amore paterno e materno, che proprio nel compito educativo trova la sua piena realizzazione. In tale ottica, «l'amore dei genitori da sorgente diventa anima e pertanto norma, che ispira e guida tutta l'azione educativa concreta, arricchendola di quei valori di dolcezza, costanza, bontà, servizio, disinteresse, spirito di sacrificio, che sono il più prezioso frutto dell'amore» . 67

ediante l'educazione dei figli, i genitori contribuiscono, così, al bene comune della società68, vivono in modo evidente la loro responsabile partecipazione alla vita sociale e fanno della famiglia «la prima scuola di

virtù sociali, di cui hanno bisogno tutte le società»

M

. 69

Ogni educazione, infatti, per sua natura, ha come primo scopo quello di far crescere nella libertà e nella responsabilità, premesse indispensabili perché gli uomini possano assumere i loro compiti nella società. Educare, inoltre, significa comunicare alcuni valori fondamentali - quali una giusta libertà di fronte ai beni materiali, il rispetto dell'altro, il senso della giustizia, l'accoglienza cordiale, il dialogo, la disponibilità disinteressata, il servizio generoso, la solidarietà profonda70 - che soli possono concorrere a far crescere uomini veri, giusti, generosi, forti e buoni, i quali costituiscono il tesoro più prezioso e la garanzia più autentica di ogni società.

on il clima che in essa si respira quotidianamente, nelle gioie e nelle difficoltà, la vita di famiglia «rappresenta la più concreta ed efficace pedagogia per l'inserimento attivo, responsabile e fecondo dei figli nel più

ampio orizzonte della società»

C. 71

Non va, però, dimenticato che la famiglia, pur essendo la prima, non è l'unica né l'esclusiva comunità educante: «la stessa dimensione comunitaria, civile ed ecclesiale, dell'uomo esige e conduce ad un'opera più ampia e articolata, che sia il frutto della collaborazione ordinata delle diverse forze educative»

. Sarà proprio questa doverosa 72

173 c) l'opera educativa come diritto-dovere dei genitori

174Dimensioni sociali dell'opera educativa

175

La collaborazione educativa

64Catechismo della Chiesa cattolica, n. 2221. 65Familiaris consortio, n. 36. 66Cf ivi; Gravissimum educationis, n. 3; Carta dei diritti della famiglia, art. 5; Codice di diritto canonico, can. 1136. 67Familiaris consortio, n. 36. 68Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 112. 69Gravissimum educationis, n. 3; cf Gaudium et spes, n. 52; Familiaris consortio, nn. 37.43. 70Cf Familiaris consortio, n. 43. 71Ivi, n. 37. 72Ivi, n. 40.

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collaborazione, innanzitutto con la realtà scolastica, a rendere ancora più puntuale e preziosa la valenza sociale dell'opera educativa della famiglia.

ccorre che i genitori prendano coscienza sempre più chiara e stimolante della loro responsabilità e della loro missione. Di fronte alle fatiche, alle difficoltà, alle paure, alle incertezze e alle

complessità che l'azione educativa comporta, non si adagino nella rassegnazione e non abdichino ai loro doveri.

O

Piuttosto rinnovino la consapevolezza dell'importanza e della essenzialità del loro apporto e, adeguatamente sorretti e sostenuti, vivano con fiducia il loro compito educativo, convinti di essere protagonisti dell'edificazione di una società più giusta e più umana.

ffinché, attraverso la loro azione educativa, la famiglia possa essere una scuola di umanità e di socialità più completa e più ricca, i genitori operino congiuntamente, nella convinzione che «il ruolo

paterno e il ruolo materno, lo spirito di paternità e quello di maternità, sono ugualmente necessari» nell'educazione dei figli

A

. 73

176 Necessità di prendere coscienza della propria responsabilità da parte dei genitori

177Condizioni perché la famiglia sia davvero scuola di umanità e di socialità

Pur lasciandosi sempre guidare dall'amore e dalla volontà di far sperimentare ai figli di essere amati, non rinuncino all'esercizio rispettoso, fermo e fiducioso dell'autorità, vissuta come servizio di amore, animata dall'autorevolezza, frutto della sapienza dell'animo, praticata col metodo del dialogo e resa credibile dalla testimonianza dell'esempio . 74

Con fiducia e con coraggio, con la parola e con l'esempio, nella ferialità quotidiana come nelle occasioni straordinarie, formino i figli ai valori essenziali della vita, ad una solidarietà vissuta concretamente e al bene della pace: insegnino loro che alcuni valori non hanno prezzo; che bisogna sentire come proprio il dramma della povertà e dell'ingiustizia vissuta da tanta parte dell'umanità; che occorre saper rinunciare a qualcosa di proprio per aiutare chi è nel bisogno . 75

Con la stessa fiducia e il medesimo coraggio, promuovano anche un'esplicita educazione sociale: nell'ambito stesso della famiglia, perciò, i giovani siano «educati all'incontro e al colloquio con gli altri, partendo dalle più piccole comunità di caseggiato, o di quartiere, o di scuola, sino alla più vasta comunità amministrativa e politica» e vengano formati alla legalità e alla partecipazione. 76

genitori, infine, «non cedano a nessuno i loro compiti educativi, ma li sappiano esercitare con senso di responsabilità collaborando con gli organismi civili ed ecclesiali che possono aiutarli nell'opera

educativa»

I

77. A tale proposito, se è necessario che, da parte della società civile e della comunità ecclesiale, venga riconosciuto e sostenuto il diritto primario dei genitori a educare i figli e a scegliere liberamente secondo le proprie convinzioni la scuola più adatta per loro

178L'impegno a vivere la collaborazione educativa

, è altrettanto necessario che i genitori accolgano le 78

73Cf Matrimonio e famiglia oggi in Italia, n. 13a; Gaudium et spes, n. 52. 74Cf Matrimonio e famiglia oggi in Italia, n. 13b. 75Cf ivi, n. 14. 76Ivi. 77Ivi, 13d. 78Cf Carta dei diritti della famiglia, art. 5; Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2229.

95

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proposte e le iniziative volte ad accompagnare e sostenere il loro cammino educativo. Forme di solidarietà

a testimonianza della vita familiare, con le sue specifiche espressioni connesse con l'amore, la procreazione e l'educazione, pur essendo insostituibile, se rimane chiusa in se stessa, non è sufficiente per la

promozione umana della società

L

79. Le famiglie, sia singole che associate, possono e devono vivere il loro protagonismo anche con interventi espliciti e diretti nell'ambiente sociale e mediante molteplici opere di servizio ed espressioni di solidarietà e di condivisione, fino ad assumere forme propriamente politiche di partecipazione democratica alla vita della società. La solidarietà appartiene alla famiglia come dato nativo, costitutivo e strutturale proprio perché è famiglia e, quindi, realtà originariamente fondata e continuamente animata dalla solidarietà e dall'amore. In forza di questa sua condizione ontologica, la famiglia, oltre a sperimentare la solidarietà al suo interno, può e deve generare solidarietà anche intorno a sé, nella complessità della vita sociale, contribuendo così all'edificazione della pace.

' una solidarietà che si esprime, innanzitutto, nell'attenzione vigile e cordiale al quotidiano, nelle azioni piccole e umili di ogni giornata, attraverso le quali si rivela e si concretizza l'amore per gli altri.

E .

179d) la solidarietà

Sue caratteristiche rispetto alla famiglia...

180 .. e sue modalità di espressione

Da essa fioriscono forme molteplici di servizio verso altre famiglie, specialmente a vantaggio dei poveri, degli orfani, delle persone handicappate, dei malati, degli anziani, di chi è nel lutto, di quanti sono nel dubbio, nella solitudine o nell'abbandono e di chi è obiettivamente responsabile di situazioni di disagio o di devianza. Tutte queste forme di attenzione e solidarietà, anche se difficilmente codificabili, sono realmente in grado di applicare e riproporre nelle situazioni attuali le classiche opere di misericordia corporale e spirituale e di rendere possibile quell'ospitalità raccomandata dall'Apostolo (cf Rom 12,13) e che ben si addice alla realtà della famiglia. Nello stesso tempo, la solidarietà si manifesti anche nel “farsi voce” di ogni situazione di disagio presso le istituzioni, perché esse se ne facciano carico secondo le loro specifiche finalità. Forme di intervento sociale e politico

ntesa come «determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune»80, la solidarietà chiede di attuarsi anche attraverso l'assunzione di forme dirette di partecipazione politica. Le famiglie, in quanto generate dalla

solidarietà e generatrici di solidarietà, sono chiamate a esprimere il loro compito sociale «anche in forma di intervento politico: le famiglie, cioè, devono per prime adoperarsi affinché le leggi e le istituzioni dello stato non solo non offendano, ma sostengano e difendano positivamente i diritti e i doveri della famiglia. In tal senso le famiglie devono

I181 e) assunzione di forme dirette di partecipazione politica...

79Cf Familiaris consortio, n. 44. 80Sollicitudo rei socialis, n. 38.

96

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crescere nella coscienza di essere “protagoniste” della cosiddetta “politica familiare” e assumersi la responsabilità di trasformare la società: diversamente le famiglie saranno le prime vittime di quei mali, che si sono limitate ad osservare con indifferenza» . 81

Come è giusto che le coppie e le famiglie esigano dalla società e dall'autorità il rispetto e la promozione dei loro diritti, così è doveroso che le coppie e le famiglie diventino sempre più protagoniste attive e responsabili di politiche sociali e familiari, con le quali la famiglia, fondata sul matrimonio, possa essere realmente rispettata e promossa come unità sociale di base . 82

i grande importanza sono, a tale riguardo, varie forme di associazioni familiari: oltre ad esprimere a loro modo la dimensione della solidarietà, si presentano come «una necessità storica per le famiglie stesse che vogliano

possedere una adeguata forza rivendicativa dei loro doveri e diritti, di fronte ai molti continui tentativi che le strutture pubbliche vanno facendo per ridurre o rifiutare quella presenza nel sociale che compete di diritto alle famiglie come tali»

D 182 ... anche attraverso la partecipazione ad associazioni familiari

. 83

Grazie a queste forme associative si potranno promuovere e sostenere più adeguatamente autentiche politiche familiari. Perché ciò si realizzi, occorre che le istituzioni civili e lo Stato riconoscano la priorità della famiglia su ogni altra comunità e sulla stessa realtà statuale, applichino il principio di sussidiarietà, considerino la famiglia come gruppo sociale di base e non solo come un insieme di singole persone, riconoscano la cittadinanza della famiglia e la sua soggettività in quanto tale, senza limitarsi a provvedere con assistenze rivolte quasi soltanto alle famiglie più deboli, povere o emarginate.

li sposi cristiani e le famiglie si assumano la loro parte di responsabilità nel rendere più umana la convivenza sociale84. Riflettano e si interroghino, perciò, sulla possibilità di un loro

impegno diretto nei confronti delle persone seriamente in difficoltà (drogati, malati di AIDS, minori abbandonati o in difficoltà, handicappati, anziani...) o di qualche forma di accoglienza, di ospitalità o di volontariato anche internazionale.

G 183

In questo contesto «è urgente risvegliare la coscienza delle coppie e delle famiglie cristiane riguardo all'importanza di un loro contributo propriamente politico al bene della società»85. E' pure necessario che ogni famiglia verifichi la possibilità di una sua eventuale partecipazione più diretta alla promozione e alla gestione della politica familiare. Infine, con vivo senso del bene comune e allo scopo di promuovere e sostenere adeguati interventi sociali e politici, le famiglie diano vita ad appositi organismi previsti dalle leggi italiane e in diversi livelli istituzionali, dai comuni alle regioni. Le coppie e le famiglie cristiane si impegnino attivamente in tali organismi e in ogni altra associazione, specie se di ispirazione cristiana; ma, nel rispetto di un legittimo pluralismo, non tralascino di collaborare anche con altri

81Familiaris consortio, n. 44. 82Cf Carta dei diritti della famiglia, art. 9; Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, nn. 115.117. 83Comunione e comunità nella Chiesa domestica, n. 25, 84Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 114. 85Ivi.

97

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organismi e associazioni analoghi veramente indirizzati al bene comune e alla difesa e valorizzazione della famiglia . 86

La scuola

olteplici sono gli ambiti nei quali il protagonismo sociale della famiglia è chiamato ad esprimersi: dalla scuola al lavoro, allo sport e al tempo libero; dai servizi sociali alla sanità, al volontariato; dalle comunicazioni

sociali all'economia, alla politica. Alcuni di essi si presentano particolarmente urgenti e significativi e meritano, perciò, una sottolineatura particolare.

M 184 : Alcuni ambiti di protagonismo sociale della famiglia

Senza dubbio, la scuola esercita un influsso spesso determinante per il futuro dei figli. Il fondamentale diritto-dovere dei genitori all'educazione dei figli esige non solo che essi siano liberi nello scegliere la scuola in conformità con le loro convinzioni

a) la presenza nella scuola

87, ma anche che, evitando ogni delega incondizionata e irresponsabile, si impegnino a fondo per una presenza attiva nella scuola . 88

Anche attraverso l'impegno negli organi collegiali, la loro sia una presenza vigile, critica, intelligente e propositiva, fatta di partecipazione alla programmazione e alla conduzione della scuola, attenta a verificare la cultura e i valori ai quali la scuola si ispira, disposta a confrontarsi e a collaborare con gli insegnanti, meglio se attuata in forma associata . 89

Il mondo del lavoro

n riferimento al mondo del lavoro, la famiglia, da sola e tramite opportune mediazioni associative, non deve solo adoperarsi perché vengano rispettati i suoi diritti circa l'organizzazione del lavoro, la sua

remunerazione e il riconoscimento e il rispetto del lavoro in casa della madre

I 185 b) di fronte al mondo del lavoro...

90, ma deve chiedere sia misure di politica familiare che favoriscano la conciliazione del lavoro professionale con la cura della famiglia, sia disposizioni di legge riguardanti reddito e fiscalità equi nei confronti delle famiglie con figli a carico. Sempre in questo ambito, la famiglia può e deve svolgere un ruolo prezioso e, per molti versi, insostituibile. Oltre all'apporto positivo anche in termini economici che essa sa e può offrire al complesso mondo del lavoro e al di là delle grandi risorse di solidarietà che possiede e che spesso esercitano una funzione di sostegno verso chi, al suo interno, si trova senza lavoro o è alla ricerca di una occupazione, fondamentale è il ruolo educativo che la famiglia è chiamata ad esercitare anche in ordine a ciò che riguarda il senso del lavoro e l'orientamento professionale.

... attraverso l'azione educativa...

86Cf Familiaris consortio, n. 72. 87Cf Carta dei diritti della famiglia, art. 5, a-d. 88Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 113. 89Cf Familiaris consortio, n. 40; Carta dei diritti della famiglia, art. 5, e Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 113. 90Cf Carta dei diritti della famiglia, art. 10.

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Attraverso la testimonianza di un sano equilibrio tra impegno lavorativo e impegno di vita, specie familiare, ed evitando di correlare la dignità del lavoro al conseguimento di un titolo di studi superiori da parte dei figli, i genitori offrano una corretta visione del lavoro, compreso quello manuale. La famiglia porterà così il proprio contributo per superare la mentalità che vede il lavoro come realtà puramente accidentale e strumentale, estranea alla vita e alla costruzione della maturità della persona.

. ... la testimonianza..

Nella complessiva opera educativa e mediante la quotidiana esperienza familiare dei fondamentali valori dell'esistenza, con tutta la loro carica umanizzante e socializzante, la famiglia prepari anche moralmente i suoi membri ad affrontare le prove, spesso aspre, della vita; proponga loro valori e ideali che resistano alle alterne fortune personali e sociali; li aiuti a trovare la verità di se stessi al di là del successo e della carriera; li sproni a rapportarsi agli altri e a inventare momenti di partecipazione e di solidarietà, che sono richiesti da un'esperienza lavorativa a servizio autentico dell'uomo.

... l'esperienza e la condivisione di alcuni valori...

'educazione al servizio, alla capacità di sacrificio, a uno stile di vita austera e povera e alla solidarietà costituisca, infine, una premessa preziosa perché i figli possano scegliere anche tra le professioni

particolarmente cariche di caratterizzazioni sociali e di vero servizio, di cui la società spesso lamenta una insufficienza a volte anche molto preoccupante.

L 186 . .. la creazione di un ambiente favorevole a scelte professionali cariche di valenza sociale

I mass media

mass media rappresentano oggi una realtà che attraversa e caratterizza l'intera esistenza personale e sociale di tutti e di ciascuno: sono come un'atmosfera e un ambiente nel quale si è immersi e che ci avvolge e ci

penetra da ogni lato. Essi «possono esercitare un benefico influsso sulla vita e sui costumi della famiglia e sulla educazione dei figli, ma al tempo stesso nascondono anche “insidie e pericoli non trascurabili”»

I187 c) i mass media: loro importanza e influsso

. 91

In tale situazione, «gli sposi cristiani dovranno adoperarsi con tutte le loro possibilità affinché i mezzi della comunicazione sociale contribuiscano al sano sviluppo, umano e morale, della società, della famiglia e dei giovani che ad essa si preparano» . 92

genitori, perciò, procurino che in famiglia, soprattutto da parte dei bambini e dei ragazzi, l'uso dei mass media sia accuratamente regolato da autentici criteri educativi

I 188 Attenzioni dei genitori e loro impegno . 93

Educhino se stessi e i figli ad esprimere giudizi sereni e oggettivi sulle diverse trasmissioni: in tal modo diventeranno più capaci di discernere tra i programmi e le proposte da scegliere e quelli da rifiutare . 94

91Familiaris consortio, n. 76; cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 115. 92Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 115. 93Cf Familiaris consortio, n. 76. 94Cf ivi.

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Continuino a coltivare personalmente e a proporre anche ai figli occasioni di confronto e di dialogo ricco e genuino in famiglia, momenti di incontro personale con parenti e amici, spazi di contatto con la natura e di diversificata valorizzazione del tempo libero, così da essere in grado di limitare l'uso dei mass media e di sottrarsi alla loro invadenza. Per garantire la salvaguardia dei propri diritti di ricettori dei messaggi, partecipino anche a forme di associazione degli utenti, che con intelligente e vigile fermezza sappiano esercitare un benefico influsso affinché anche i mass media siano davvero a servizio dell'uomo e della comunicazione profonda tra le persone.

Per la meditazione e la preghiera Ogni famiglia dev'essere la cellula della città, il suo principio; e poiché ogni principio è ordinato a un fine speciale e ogni cellula all'integrità del tutto cui appartiene, ne segue che la pace domestica deve ridondare in pace per tutta la città; cioè, la concordia ordinata tra chi comanda e chi obbedisce nella casa deve riferirsi alla concordia ordinata tra chi comanda e chi obbedisce nella città.

(sant'Agostino)

La coppia e la famiglia costituiscono il primo spazio per l'impegno sociale dei te solo nella fedeli laici. E' un impegno che può essere assolto adeguatamen

convinzione del valore unico e insostituibile della famiglia per lo sviluppo della società e della stessa Chiesa. Culla della vita e dell'amore, nella quale l'uomo “nasce” e “cresce”, la famiglia è la cellula fondamentale della società [...]. Urge così un'opera vasta, profonda e sistematica, sostenuta non solo dalla cultura ma anche dai mezzi economici e dagli strumenti legislativi, destinata ad assicurare alla famiglia il suo compito di essere il luogo primario della “umanizzazione” della persona e della società. L'impegno apostolico dei fedeli laici è anzitutto quello di rendere la famiglia cosciente della sua identità di primo nucleo sociale di base e del suo originale ruolo nella società, perché divenga essa stessa sempre più protagonista attiva e responsabile della propria crescita e della propria partecipazione alla vita sociale. In tal modo la famiglia potrà e dovrà esigere da tutti, a cominciare dalle autorità pubbliche, il rispetto di quei diritti che, salvando la famiglia, salvano la società stessa.

(Christifideles laici)

Nel sacramento del matrimonio siete chiamati a diventare, come marito e moglie, i genitori: padre e madre. Quale vocazione e quale dignità! Ma anche quanta responsabilità! Vorrei adoperare le parole più perspicaci per esprimere la bellezza di questa dignità e la grandezza della vocazione che a voi viene partecipata per la potenza dello Spirito Santo, quando come “una sola carne” manifestate la vostra disponibilità di genitori e date così un posto nella vostra vita alla nuova creatura. A nuove persone umane! Quel “nuovo” sarà il vostro figlio: carne della vostra carne e osso delle vostre ossa (cf Gen 2, 23). Dovete trasmettere ciò che avete di migliore nella carne e nell'anima! Generare vuol dire al tempo stesso educare; ed educare significa generare. Nella persona umana ciò che è carnale e ciò che è spirituale si compenetrano reciprocamente e perciò si compenetrano anche in modo reciproco le due grandi dimensioni della paternità e della maternità: procreazione ed educazione. Educare significa molto! Voi stessi sapete quanti sono i compiti di questo processo grande, lungo, paziente, attraverso il quale insegnate semplicemente il comportamento umano a coloro che sono nati da voi, genitori.

(Giovanni Paolo II)

100

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Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.

(Vangelo secondo Matteo)

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capitolo settimo

LA PASTORALE DELLE FAMIGLIE IN SITUAZIONE DIFFICILE O IRREGOLARE

La situazione

'odierna realtà socioculturale presenta non poche situazioni matrimoniali difficili o irregolari, che interrogano e sollecitano l'intera comunità cristiana e la sua azione pastorale.

L 189 Il diffondersi di situazioni difficili o irregolari e le loro cause...

Sono situazioni che vanno moltiplicandosi e alle cui radici si incontrano indubbie cause economiche e sociali e rapidi mutamenti culturali. Nel contesto attuale troviamo, infatti, elementi capaci di favorire il valore dell'indissolubilità, ma non mancano fattori pericolosi e negativi: «al mistero dell'amore di Gesù Cristo e al suo comandamento sull'indissolubilità e fedeltà, un'ampia parte della società attuale oppone una logica diversa: quella di una cultura immanentistica e consumistica che tende a disistimare e a deridere la fedeltà coniugale, e di fatto la viola in molti modi, giungendo spesso con facilità al divorzio, al “nuovo matrimonio”, alla convivenza senza alcun vincolo né religioso né civile»1, fino a contestare in qualche modo l'“istituto” stesso del matrimonio.

i tratta di fenomeni che vanno intaccando sempre più largamente anche gli ambienti cattolici. S 190 ... anche in

ambito cattolico

Da una parte, non è né irreale né lontano il rischio di credere da parte di molti che tutto ciò non crei particolari problemi da un punto di vista etico o che, per lo meno, non sia gravemente contrastante con la norma morale: ne segue una sorta di assuefazione e tende a diminuire il numero dei credenti che patiscono “scandalo” di fronte a queste situazioni. D'altra parte e spesso con vera sofferenza spirituale, non poche persone in situazione coniugale difficile o irregolare ci interpellano con precise domande sulla loro appartenenza alla Chiesa e sulla possibilità della loro ammissione ai sacramenti: ai loro occhi la prassi della Chiesa appare severa, esigente, scarsamente comprensiva delle diverse situazioni e delle inevitabili debolezze dell'uomo. Per alcune di queste persone, inoltre, la situazione che stanno vivendo può diventare occasione per un serio e sincero ripensamento del loro cammino di fede.

CRITERI FONDAMENTALI

n questa situazione, la Chiesa, che non può mai esimersi dal vivere la sua missione evangelizzatrice, avverte con maggiore urgenza il compito di annunciare il Vangelo di Gesù e le sue esigenze morali circa il matrimonio. I

1La pastorale dei divorziati risposati..., n. 5.

102

A.

191Urgenza per la Chiesa di annunciare il Vangelo di Gesù con le sue esigenze morali circa il matrimonio

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Tale compito, infatti, «si fa più necessario e impegnativo nei momenti nei quali l'ideale normativo dell'amore unico e indissolubile viene oscurato e indebolito da errori e da inaccettabili impostazioni di vita»2. La sua sollecitudine pastorale, perciò, deve farsi più viva anche verso le famiglie che si trovano in situazioni difficili o irregolari. Ma tutto questo “sulla misura del Cuore di Cristo”3: cioè attraverso un'azione pastorale che riproponga la stessa missione di Cristo nei suoi contenuti e che riviva il suo stesso spirito di amore e di donazione. Carità nella verità

posa di Cristo, a Lui totalmente relativa e fedele, la Chiesa riconosce nell'atteggiamento pastorale del Signore Gesù la norma suprema, anzi lo stesso principio sorgivo, della sua vita e della sua opera. S 192 Sull'esempio

di Cristo

Come Gesù «ha sempre difeso e proposto, senza alcun compromesso, la verità e la perfezione morale, mostrandosi nello stesso tempo accogliente e misericordioso verso i peccatori»4, così la Chiesa deve possedere e sviluppare un unico e indivisibile amore alla verità e all'uomo: «la chiarezza e l'intransigenza nei princìpi e insieme la comprensione e la misericordia verso la debolezza umana in vista del pentimento sono le due note inscindibili che contraddistinguono» la sua opera pastorale5.

... un atteggiamento guidato insieme dall'amore alla verità e all'uomo...

ella fedeltà a Gesù Cristo e al suo Vangelo, anche se corre il rischio dell'incomprensione e dell'impopolarità, la Chiesa fonda e alimenta il suo amore materno verso gli uomini. Essa «è Madre dei cristiani solo se e nella

misura in cui rimane Sposa vergine di Cristo, ossia fedele alla sua parola e al suo comandamento: l'amore della Chiesa verso le anime non può concepirsi se non come frutto e segno del suo stesso amore verso Cristo, suo Sposo e Signore»6

N

Chiarezza nei principi

erché l'azione pastorale della Chiesa di fronte alle situazioni matrimoniali irregolari e difficili possa essere vissuta inscindibilmente nella carità e nella verità, occorre innanzitutto chiarezza e fermezza nel

riproporre i contenuti e i principi intangibili del messaggio cristiano.

P :

onsapevole che l'indissolubilità del matrimonio non è un bene di cui possa disporre a suo piacimento, ma è un dono e una grazia che essa ha ricevuto dall'alto per custodirlo e amministrarlo, la Chiesa, oggi

come ieri, deve riaffermare con forza che non è lecito all'uomo dividere ciò che Dio ha unito (cf Mt 19, 6). Di conseguenza, essa non deve stancarsi di insegnare che una situazione matrimoniale che non rispetti o rinneghi questo valore costituisce un grave disordine morale.

C

193... come alimento ed espressione di maternità

194E' necessaria la chiarezza nei principi

195 a) il matrimonio è indissolubile

2Ivi, n. 11; cf ivi, n. 60. 3Cf Familiaris consortio, n. 65. 4Cf La pastorale dei divorziati risposati..., n. 12. 5Ivi. 6Ivi, n. 31.

103

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ello stesso tempo, occorre richiamare l'appartenenza alla Chiesa anche dei cristiani che vivono in situazione matrimoniale difficile o irregolare: tale appartenenza si fonda sul battesimo con la “novità”

che esso introduce e si alimenta con una fede non totalmente rinnegata. E' una consapevolezza che deve crescere anche dentro la comunità cristiana: è in tale consapevolezza che la comunità cristiana può e deve prendersi cura di questi suoi membri; è nella stessa consapevolezza che essi possono e devono partecipare alla vita e alla missione della Chiesa, sin dove lo esige e lo consente la loro tipica situazione ecclesiale.

N 196 b) chi è in situazione matrimoniale irregolare appartiene alla Chiesa...

roprio perché guidata da profondo amore materno, la Chiesa deve anche ricordare che quanti vivono in una situazione matrimoniale irregolare, pur continuando ad appartenere alla Chiesa, non sono in

“piena” comunione con essa. Non lo sono perché la loro condizione di vita è in contraddizione con il Vangelo di Gesù, che propone ed esige dai cristiani un matrimonio celebrato nel Signore, indissolubile e fedele.

P 197 c) ... ma non è in piena comunione con essa

i conseguenza - non per indebita imposizione dell'autorità ecclesiale, ma per il “limite” oggettivo e reale della loro appartenenza ecclesiale -, in forza della carità vissuta nella verità, la Chiesa, «custode e

amministratrice fedele dei segni e mezzi di grazia che Gesù Cristo le ha affidato»7, non può ammettere alla riconciliazione sacramentale e alla comunione eucaristica quanti continuassero a permanere in una situazione esistenziale in contraddizione con la fede annunciata e celebrata nei sacramenti.

D

on si mancherà, infine, di proclamare l'esigenza del pentimento e della conversione: essi devono portare ad un reale cambiamento della condizione di vita e si pongono, per ciò stesso, come premessa

insostituibile per la riconciliazione e la piena comunione sacramentale con la Chiesa.

N

Accoglienza e misericordia

l riferimento all'atteggiamento pastorale di Gesù e la sua riproposizione nell'oggi esigono, da parte della Chiesa, che si abbia a sviluppare un'azione pastorale accogliente e misericordiosa verso tutti.

I

E' indispensabile, quindi, un'attenta opera di discernimento, capace di distinguere adeguatamente tra le varie forme di irregolarità matrimoniale e tra i diversi elementi che stanno alla loro origine. «Sarà cura dei pastori e della comunità ecclesiale conoscere tali situazioni e le loro cause concrete, caso per caso»8: non certo per esprimere un giudizio positivo o tollerante circa la “irregolarità”, ma per giungere ad una valutazione morale obiettiva della responsabilità delle persone, per individuare adeguati interventi e cure pastorali e per suggerire concreti cammini di conversione.

198 d) non può essere ammesso ai sacramenti chi permane in questo stato

199 e) è necessario pentirsi e convertirsi

200 Un'azione pastorale accogliente e misericordiosa richiede:

un'attenta opera di discernimento,

erché possa essere accogliente e misericordiosa, l'azione pastorale dovrà comprendere insieme l'aspetto dell'assistenza e quello della

P 201 un'azione di assistenza e di prevenzione,

7Ivi, n. 24. 8Familiaris consortio, n. 81.

104

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prevenzione. Senza dubbio, è necessario intervenire nei casi di vera e propria crisi e offrire contributi puntuali e specifici per cercare di risanare, o almeno di avviare ad un qualche miglioramento, le situazioni matrimoniali irregolari. Ma ancora più importante e indispensabile è svolgere un'azione preventiva: attraverso una sapiente e incisiva opera educativa, non disgiunta da congrue forme di intervento sulle strutture sociali, occorre promuovere le condizioni che possono garantire il retto sorgere e svilupparsi del matrimonio e della famiglia. In questo contesto appare quanto mai opportuna una seria preparazione al matrimonio9.

n tale ottica, la pastorale verso quanti si trovano in situazioni matrimoniali irregolari sarà tanto più vera ed efficace quanto più inserita organicamente nell'intera pastorale familiare. Essa «s'inserisce

come un momento particolare della più ampia sollecitudine che la Chiesa è chiamata a vivere nei riguardi di coloro che si preparano al matrimonio o in esso già vivono, ed ha come suo primario obiettivo di attuare un più deciso intervento per prevenire, nei limiti del possibile, i fallimenti matrimoniali e le altre situazioni irregolari e per sostenere le coppie nei momenti di crisi»10. Ne segue che il rinnovamento della pastorale coniugale e familiare è gesto genuino di carità anche verso quanti vivono in situazioni matrimoniali irregolari.

I

', infine, segno di squisita carità un'azione pastorale davvero “ecclesiale”, nella quale tutti, senza sminuire in nulla la sana dottrina di Cristo e insieme facendosi eco della voce e dell'amore del

Redentore, parlino lo stesso linguaggio della Chiesa e del suo magistero11. I pastori d'anime per primi, specialmente nel loro ministero di confessori, di consiglieri e di guide spirituali dei singoli e delle famiglie, superando ogni individualismo, ogni arbitrio e ogni approccio meramente emotivo, sappiano accostarsi con sincera fraternità a chi vive in situazioni matrimoniali difficili o irregolari, offrendo valutazioni e indicazioni fondate unicamente sulla fedeltà della Chiesa al suo Signore e che sappiano arrivare al cuore delle persone.

E

Eventuali casi di nullità

uando, in alcune situazioni di irregolarità matrimoniale, si manifestassero indizi non superficiali dell'eventuale esistenza di motivi che la Chiesa considera rilevanti in ordine ad una dichiarazione

di nullità matrimoniale, verità e carità esigono che l'azione pastorale si faccia carico di aiutare i fedeli interessati a verificare la validità del loro matrimonio religioso12 .

Q

Si tratta di un aiuto da condurre «con competenza e con prudenza, e con la cura di evitare sbrigative conclusioni, che possono generare dannose illusioni o impedire una chiarificazione preziosa per l'accertamento della libertà di stato e per la pace della coscienza»13.

202 il rinnovamento di tutta la pastorale coniugale e familiare,

203 un sentire ed un agire nella comunione ecclesiale

204 Quando si verificasse il caso, i fedeli vanno aiutati a verificare la validità del loro matrimonio

9Cf sopra, nn. 50-68. 10La pastorale dei divorziati risposati..., n. 56. 11Cf Humanae vitae, nn. 28-29; La pastorale dei divorziati risposati..., n. 33. 12Cf La pastorale dei divorziati risposati..., n. 20; Decreto generale sul matrimonio canonico, n. 56. 13Cf Decreto generale sul matrimonio canonico, n. 56.

105

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i particolare importanza appare, a questo riguardo, la disponibilità di canonisti, sacerdoti e laici, competenti e insieme pastoralmente sensibili. I giuristi di formazione cristiana siano invitati a prendere in

considerazione la possibilità di orientare anche verso tale direzione, in spirito di servizio, le loro scelte professionali. Non si dimentichi tuttavia che «un primo aiuto per tale verifica deve essere assicurato con discreta e sollecita disponibilità pastorale specialmente da parte dei parroci, avvalendosi, se del caso, anche della collaborazione di un consultorio di ispirazione cristiana»14.

D 205 A tale scopo è necessaria la disponibilità di persone competenti...

e Chiese locali, oltre ad illuminare i fedeli sull'attuale legislazione canonica e a favorire l'accesso ai competenti tribunali ecclesiastici, si adoperino per formare un congruo numero di

consulenti e per assicurare la loro presenza in modo sufficiente e diffuso sul territorio. In ogni modo, è bene che un servizio qualificato di ascolto e di consulenza venga predisposto nelle curie diocesane e presso i tribunali regionali: ad esso si possono rivolgere i fedeli interessati, soprattutto quando si tratta di situazioni o vicende complesse15.

L 206 ... e le diocesi devono offrire la possibilità di un servizio qualificato di ascolto e consulenza

B. SITUAZIONI PARTICOLARI

Separati

a necessaria opera di distinzione e di discernimento a cui si è accennato richiede che si abbiano ad esporre fin d'ora alcune riflessioni e indicazioni circa le diverse situazioni matrimoniali irregolari e difficili, a iniziare dai

separati.

L La vita concreta della coppia può registrare momenti di incomprensione e di grave difficoltà tali da rendere praticamente impossibile la convivenza coniugale. In tali casi la Chiesa ammette la separazione fisica degli sposi e la fine della loro coabitazione. Anche in questi frangenti l'azione pastorale della Chiesa deve essere esercitata con particolare sollecitudine nella verità e nella carità, così da aiutare queste persone a vivere cristianamente la loro situazione, fedeli al loro vincolo matrimoniale che resta indissolubile16. Nella convinzione che il matrimonio comporta una convivenza duratura nel tempo e che la separazione deve essere considerata come estremo rimedio, la comunità cristiana «deve fare ogni sforzo per aiutare i coniugi in difficoltà ad evitare il ricorso alla separazione, anche attraverso l'opera di consulenza e di sostegno svolta dai consultori di ispirazione cristiana»17.

207

Aiutare i coniugi ad evitare il ricorso alla separazione

14Ivi. 15Cf ivi. 16Cf Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1649. 17Decreto generale sul matrimonio canonico, n. 54; cf Familiaris consortio, n. 83; La pastorale dei divorziati risposati..., n. 42.

106

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llorché i coniugi, verificandosi le condizioni previste anche dal codice di diritto canonico, usufruissero del loro diritto di interrompere la convivenza18, la comunità cristiana, a iniziare dai

sacerdoti e dalle coppie di sposi più sensibili, si faccia loro vicina con attenzione, discrezione e solidarietà:

A

- riconosca il valore della testimonianza di fedeltà di cui soprattutto il coniuge

innocente si fa portatore, accettando anche la sofferenza e la solitudine che la nuova situazione comporta19;

- sostenga il coniuge separato, soprattutto se innocente, nella sua pena e

solitudine e lo inviti con carità e prudenza a partecipare alla vita della comunità: gli sarà così più facile superare la non infrequente tentazione di ritirarsi da tutto e da tutti per ripiegarsi su se stesso20;

- prodighi loro stima, comprensione, cordiale solidarietà e aiuti concreti,

specialmente nei momenti in cui si fa più forte in essi la tentazione di passare dalla solitudine al divorzio e al matrimonio civile21;

- li aiuti a «coltivare l'esigenza del perdono propria dell'amore cristiano e la

disponibilità all'eventuale ripresa della vita coniugale anteriore»22.

a loro situazione di vita non li preclude dall'ammissione ai sacramenti: a modo suo, infatti, la condizione di separati è ancora proclamazione del valore dell'indissolubilità matrimoniale.

Ovviamente, proprio la loro partecipazione ai sacramenti li impegna anche ad essere sinceramente pronti al perdono e disponibili a interrogarsi sulla opportunità o meno di riprendere la vita coniugale23.

L

Divorziati non risposati

a sollecitudine pastorale della Chiesa richiede di prendere in considerazione anche la situazione dei divorziati non risposati. Tuttavia, per quanto possibile, è necessario distinguere tra il caso del

coniuge che ha subìto il divorzio, l'ha accettato o vi ha fatto ricorso essendovi come costretto per gravi motivi connessi con il bene suo e dei figli, e quello del coniuge che ha chiesto e ottenuto il divorzio avendolo causato con un comportamento morale scorretto.

L

208 L'atteggiamento della comunità cristiana di fronte ai separati...

209 ... e la loro ammissione ai sacramenti

210 Nel caso dei divorziati non risposati, distinguere tra...

Si ricordi comunque ad ogni coniuge che solo per gravissimi motivi può adattarsi a subire e accettare il divorzio o a farvi ricorso: in ogni caso, per lui, il

18Cf Decreto generale sul matrimonio canonico, n. 54; Codice di diritto canonico, cann. 1152-1153. 19Cf Familiaris consortio, n. 20. 20Cf La pastorale dei divorziati risposati..., n. 43. 21Cf Familiaris consortio, n. 83; La pastorale dei divorziati risposati..., n. 44. 22Familiaris consortio, n. 83. 23Cf La pastorale dei divorziati risposati..., n. 45.

107

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divorzio equivale soltanto ad una separazione, che non rompe il vincolo coniugale24.

ei confronti di chi ha subito il divorzio, l'ha accettato o vi ha fatto ricorso come costretto da gravi motivi, ma non si lascia coinvolgere in una nuova unione e si impegna nell'adempimento dei propri doveri

familiari e delle proprie responsabilità di cristiano, la comunità cristiana

. N 211 ... chi ha subito il divorzio per gravi motivi..

- esprima piena stima, nella consapevolezza che il suo esempio di fedeltà e di

coerenza cristiana è degno di rispetto e assume un particolare valore di testimonianza anche per le altre famiglie25;

- viva uno stile di concreta solidarietà26, attraverso una vicinanza e un sostegno,

se necessario, anche di tipo economico, specialmente in presenza di figli piccoli o comunque minorenni.

Circa l'ammissione ai sacramenti, non esistono di per sé ostacoli: «se il divorzio civile rimane l'unico modo possibile di assicurare certi diritti legittimi, quali la cura dei figli o la tutela del patrimonio, può essere tollerato, senza che costituisca una colpa morale»27 e l'essere stato costretto a subire il divorzio significa aver ricevuto una violenza e un'umiliazione, che rendono più necessaria, da parte della Chiesa, la testimonianza del suo amore e aiuto28.

on attenzione e con autentica discrezione, i fratelli nella fede e l'intera comunità cristiana offrano il loro aiuto a chi, essendo moralmente responsabile del divorzio, l'ha chiesto e ottenuto, ma non si è

risposato. Si tratta di un aiuto «sia per un'eventuale ripresa della convivenza coniugale, sia per il superamento della possibile tentazione di passare a nuove nozze: comunque, sempre per sostegno alla sua vita cristiana»29.

C 212 ... e chi è moralmente responsabile del divorzio

Perché possa accedere ai sacramenti, il coniuge che è moralmente responsabile del divorzio ma non si è risposato deve pentirsi sinceramente e riparare concretamente il male compiuto. In particolare, «deve far consapevole il sacerdote che egli, pur avendo ottenuto il divorzio civile, si considera veramente legato davanti a Dio dal vincolo matrimoniale e che ormai vive da separato per motivi moralmente validi, in specie per l'inopportunità od anche l'impossibilità di una ripresa della convivenza coniugale»30. In caso contrario, non potrà ricevere né l'assoluzione sacramentale, né la comunione eucaristica. Divorziati risposati

I divorziati risposati: diversità di situazioni

24Cf ivi, n. 46. 25Cf Familiaris consortio, n. 83; La pastorale dei divorziati risposati..., n. 47. 26Cf ivi. 27Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2383. 28Cf La pastorale dei divorziati risposati..., n. 47; cf Familiaris consortio, n. 83. 29La pastorale dei divorziati risposati..., n. 48. 30Ivi.

108

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ltra particolare situazione è quella dei divorziati risposati. L'esperienza quotidiana, infatti, ci pone di fronte a non poche persone che, facendo ricorso al divorzio, passano a una nuova unione, ovviamente solo civile.

Alcune di esse si distaccano totalmente dalla Chiesa e vivono quasi in una generale indifferenza religiosa. Altre non hanno piena coscienza del fatto che la loro nuova unione è contro la volontà del Signore. Altre, infine, pur sapendo di essere in contrasto con il Vangelo, «continuano a loro modo la vita cristiana, a volte manifestando il desiderio di una maggior partecipazione alla vita della Chiesa e ai suoi mezzi di grazia»31.

213 A

Sono situazioni che pongono un problema grave e indilazionabile alla pastorale della Chiesa, la quale deve professare la propria fedeltà a Cristo e alla sua verità come condizione e misura di un autentico amore materno anche verso i divorziati risposati.

i riconosca e si riaffermi, innanzitutto, che «la loro condizione di vita è in contrasto con il Vangelo, che proclama ed esige il matrimonio unico e indissolubile: la loro nuova “unione” non può

rompere il vincolo coniugale precedente, e si pone in aperta contraddizione con il comandamento di Cristo»32.

S

Ciò non esclude, tuttavia, il dovere di un ponderato discernimento nel valutare le diverse situazioni e, soprattutto, le singole persone. I pastori per primi sappiano che, per amore alla verità, sono obbligati a operare questo discernimento, nella consapevolezza che alla base delle varie situazioni ci possono essere motivi molto diversi fra loro: c'è chi è passato ad una nuova unione dopo essersi sforzato di salvare il primo matrimonio ed essere stato abbandonato del tutto ingiustamente dal coniuge e chi si è risposato dopo aver distrutto con grave colpa personale il proprio matrimonio; c'è chi ha contratto una nuova unione in vista dell'educazione dei figli e chi l'ha fatto perché soggettivamente certo in coscienza che il precedente matrimonio non era mai stato valido33; come pure c'è chi, in tali situazioni, si è lasciato interrogare circa la sua vita di fede.

214 Una condizione di vita in contrasto con il Vangelo...

... che, tuttavia, esige un attento discernimento

gni comunità cristiana eviti qualsiasi forma di disinteresse o di abbandono e non riduca la sua azione pastorale verso i divorziati risposati alla sola questione della loro ammissione o meno ai

sacramenti: lo esige, tra l'altro, il fatto che la comunità cristiana continua ad avere occasioni di incontro con queste persone, i cui figli vivono l'esperienza della scuola, della catechesi, degli oratori, di diversi ambienti educativi ecclesiali.

O 215 Un interesse che va al di là del problema dell'ammissione ai sacramenti

Nella certezza che i divorziati risposati sono e rimangono cristiani e membri del popolo di Dio e come tali non sono del tutto esclusi dalla comunione con la Chiesa, anche se non sono nella “pienezza” della stessa comunione ecclesiale34, si mettano in atto forme di attenzione e di vicinanza pastorale.

Necessità di realizzare forme di attenzione e vicinanza pastorale...

Ogni comunità ecclesiale, di conseguenza, li consideri ancora come suoi figli e li tratti con amore di madre; preghi per loro, li incoraggi e li sostenga nella

31Cf ivi, n. 15; Familiaris consortio, n. 84. 32La pastorale dei divorziati risposati..., n. 16. 33Cf Familiaris consortio, n. 84. 34Cf La pastorale dei divorziati risposati..., n. 16.

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fede e nella speranza35; non si stanchi di illuminarli con la parola di Cristo, di stimolarli a un'esistenza morale ispirata alla grande legge della carità, di invitarli alla conversione. Da parte della comunità cristiana e di tutti i suoi fedeli, pur qualificando come disordinata la loro situazione, ci si astenga dal giudicare l'intimo delle coscienze, dove solo Dio vede e giudica . 36

Con grande delicatezza e cogliendo diverse occasioni propizie (quali la nascita di un figlio e l'eventuale richiesta del battesimo, una sofferenza o un lutto familiare, la visita alle famiglie...), i sacerdoti, i parenti, i vicini di casa, altre coppie particolarmente sensibili e preparate sappiano avvicinarli e iniziare con loro «quel dialogo che potrebbe illuminarli circa la posizione della Chiesa verso di loro, senza ingannarli sulla verità della loro situazione, ma insieme testimoniando una sincera carità fraterna» . 37

'attenzione e la vicinanza pastorali non diventino, però, occasione per compiere gesti che non possono essere coerenti con la fede della Chiesa. In particolare, «il rispetto dovuto sia al sacramento

del matrimonio sia agli stessi coniugi e ai loro familiari, sia ancora alla comunità dei fedeli proibisce ad ogni pastore, per qualsiasi motivo o pretesto anche pastorale, di porre in atto, a favore dei divorziati che si risposano, cerimonie di qualsiasi genere. Queste, infatti, darebbero l'impressione della celebrazione di nuove nozze sacramentali valide e indurrebbero conseguentemente in errore circa l'indissolubilità del matrimonio validamente contratto»

L

. 38

on genuina sollecitudine pastorale, i presbiteri e l'intera comunità cristiana aiutino questi fratelli e queste sorelle a non sentirsi separati dalla Chiesa; li invitino e li sollecitino, anzi, a prendere

parte attiva alla sua vita.

C

Li esortino, in particolare, ad ascoltare la parola di Dio, per conservare la fede ricevuta nel battesimo e seguirne la dinamica di conversione: in tal senso, i divorziati risposati siano invitati a prendere parte agli incontri di catechesi e alle celebrazioni penitenziali comunitarie non sacramentali

216... senza porre gesti che non possono essere coerenti con la fede...

217 ... aiutandoli e invitandoli a prendere parte attiva alla vita della Chiesa

. 39

Li aiutino a perseverare nella preghiera, certi di potervi trovare gli aiuti spirituali necessari per la loro situazione di vita; specialmente ricordino loro di partecipare fedelmente alla Messa, anche se non possono accostarsi alla comunione eucaristica . 40

Li spronino ad un'esistenza morale ispirata alla carità, nella quale trovi spazio la partecipazione alle opere materiali e spirituali di carità e alle iniziative in

35Cf Familiaris consortio, n. 84. 36Cf La pastorale dei divorziati risposati..., n. 18. 37Cf ivi, n. 19. 38Familiaris consortio, n. 84. 39Cf La pastorale dei divorziati risposati..., n. 21; Familiaris consortio, n. 84. 40Cf La pastorale dei divorziati risposati..., n. 22; Familiaris consortio, n. 84.

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favore della giustizia; un aiuto particolare venga loro offerto perché possano vivere pienamente il loro compito educativo nei confronti dei figli . 41

a partecipazione dei divorziati risposati alla vita della Chiesa rimane comunque condizionata dalla loro non piena appartenenza ad essa. E' evidente, quindi, che essi «non possono

svolgere nella comunità ecclesiale quei servizi che esigono una pienezza di testimonianza cristiana, come sono i servizi liturgici e in particolare quello di lettori, il ministero di catechista, l'ufficio di padrino per i sacramenti»

L 42.

Nella stessa prospettiva, è da escludere una loro partecipazione ai consigli pastorali, i cui membri, condividendo in pienezza la vita della comunità cristiana, ne sono in qualche modo i rappresentanti e i delegati. Non sussistono invece ragioni intrinseche per impedire che un divorziato risposato funga da testimone nella celebrazione del matrimonio: tuttavia saggezza pastorale chiederebbe di evitarlo, per il chiaro contrasto che esiste tra il matrimonio indissolubile di cui il soggetto si fa testimone e la situazione di violazione della stessa indissolubilità che egli vive personalmente.

218 L'impossibilità di svolgere nella comunità cristiana servizi che esigono una pienezza di testimonianza cristiana...

edele al suo Signore, la Chiesa comunque non può ammettere alla riconciliazione sacramentale e alla comunione eucaristica i divorziati risposati. Sono essi stessi a non poter esservi ammessi,

dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita sono in oggettiva contraddizione con la fede annunciata e celebrata nei sacramenti: sono in aperta contraddizione con l'indissolubile patto di amore tra Gesù Cristo e la sua Chiesa, significato e attuato dall'Eucaristia; sono in netto contrasto con l'esigenza di conversione e di penitenza presente nel sacramento della riconciliazione

F 219 ... e di ammetterli ai sacramenti

. 43

E' necessario, quindi, aiutare i divorziati risposati, che desiderano accostarsi ai sacramenti, a comprendere che il significato profondo dell'atteggiamento della Chiesa nei loro confronti non è quello dell'esclusione discriminatoria delle persone, bensì quello dell'autentico rispetto di tutte le persone e di tutti i valori in gioco e, soprattutto, quello della sua fedeltà al Vangelo. Bisogna anche aiutarli ad accettare la loro impossibilità a ricevere l'Eucaristia come appello alla conversione. Nello stesso tempo, senza dimenticare che Dio ha legato la grazia alla Chiesa quale sacramento di salvezza, occorre educarli a sperare sempre nella grazia di Dio, unico giudice delle coscienze. Non si deve neppure tralasciare di mostrare che la loro intima sofferenza e umiliazione possono anche essere di sostegno per altri fratelli di fede di fronte alla tentazione di infrangere il vincolo coniugale per ricorrere al divorzio e a nuove nozze.

olo quando i divorziati risposati cessano di essere tali possono essere riammessi ai sacramenti. E' necessario, perciò, che essi, pentitisi di aver violato il segno dell'alleanza e della fedeltà a

Cristo, siano sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l'indissolubilità del matrimonio o con la separazione fisica e, se possibile, con il ritorno all'originaria convivenza matrimoniale, o

S 220 Le condizioni per poter essere riammessi ai sacramenti

41Cf La pastorale dei divorziati risposati..., n. 23; Familiaris consortio, n. 84. 42La pastorale dei divorziati risposati..., n. 22. 43Cf Familiaris consortio, n. 84; La pastorale dei divorziati risposati..., nn. 24-27. Cf Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1650.

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con l'impegno per un tipo di convivenza che contempli l'astensione dagli atti propri dei coniugi. Infatti, «qualora la loro situazione non presenti una concreta reversibilità per l'età avanzata o la malattia di uno o di ambedue, la presenza di figli bisognosi di aiuto e di educazione o altri motivi analoghi, la Chiesa li ammette all'assoluzione sacramentale e alla Comunione eucaristica se, sinceramente pentiti, si impegnano ad interrompere la loro reciproca vita sessuale e a trasformare il loro vincolo in amicizia, stima e aiuto vicendevoli. In questo caso possono ricevere l'assoluzione sacramentale ed accostarsi alla Comunione eucaristica, in una chiesa dove non siano conosciuti, per evitare lo scandalo» . 44

Sposati solo civilmente

nche la crescente diffusione di matrimoni tra cattolici celebrati solo civilmente interpella la Chiesa e le chiede un'urgente e puntuale azione pastorale.

A 221

Pur riconoscendo in tale scelta qualche elemento positivo connesso con la volontà di impegnarsi in un preciso stato di vita, di assumerne i diritti e gli obblighi e di chiederne il pubblico riconoscimento da parte dello Stato, si deve innanzitutto riaffermare che si tratta di una situazione inaccettabile per la Chiesa. Nella catechesi, nella predicazione, nei colloqui personali occorre continuare a insegnare e a mostrare che «per i cattolici l'unico matrimonio valido che li costituisce marito e moglie davanti al Signore è quello sacramentale, per la cui valida celebrazione è richiesta la “forma canonica”. Il Battesimo, infatti, poiché li costituisce membra vive di Cristo e del suo Corpo che è la Chiesa, abilita e impegna i cristiani a celebrare e a vivere l'amore coniugale “nel Signore”»

La situazione dei cattolici sposati solo civilmente è inaccettabile...

... perché tra cattolici l'unico matrimonio valido è quello sacramentale

. 45

Nel prendersi cura di questi suoi figli, la Chiesa, analogamente a quanto è chiamata a fare per i divorziati risposati, li aiuti e li solleciti a partecipare alla vita della comunità cristiana, pur nei limiti dovuti alla loro non piena appartenenza ad essa. Sia anche attenta a discernere i motivi concreti che li hanno portati a scegliere il matrimonio civile e a rifiutare, o almeno rimandare, il matrimonio religioso. L'individuazione di questi motivi - quali, ad esempio, la perdita della fede, la non comprensione del significato religioso del matrimonio, la critica del matrimonio concordatario, la pressione dell'ambiente culturale o di alcune rivendicazioni ideologiche, la tendenza a vivere l'unione civile quasi come un “esperimento”

Opera di discernimento e aiuto a partecipare alla vita della comunità cristiana come elementi della cura pastorale

46 - permetterà, infatti, di calibrare e precisare meglio gli interventi pastorali per aiutare i singoli interessati a superare la loro situazione.

a sollecitudine pastorale della Chiesa - attraverso il dialogo rispettoso e fraterno sviluppato dai sacerdoti, da parenti o amici e da altre coppie di sposi - miri soprattutto ad aiutare questi fratelli e queste sorelle a

recuperare il significato e la necessità che le loro scelte di vita siano coerenti con il battesimo e con la fede ricevuti. Si cerchi, quindi, di «fare quanto è possibile per

L 222 Aiutarli a regolare la propria situazione...

44La pastorale dei divorziati risposati..., n. 28; cf Familiaris consortio, n. 84. 45Cf La pastorale dei divorziati risposati..., nn. 37. 38; Familiaris consortio, n. 82. 46Cf La pastorale dei divorziati risposati..., n. 38.

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indurre tali persone a regolare la propria situazione alla luce dei principi cristiani», mediante la celebrazione sacramentale del matrimonio47.

el procedere alla “regolarizzazione” della loro posizione, ci si lasci guidare da particolare prudenza pastorale. Ci si rifiuti di «procedere in forma sbrigativa e quasi burocratica come se si

trattasse di una mera “sistemazione” di una situazione anormale»; si sia attenti «ad individuare i motivi della richiesta del matrimonio religioso alla luce della scelta precedentemente fatta in contrasto con la legge della Chiesa». In particolare, «per la celebrazione del matrimonio religioso si dovrà accertare che i nubendi siano sinceramente pentiti e disposti a rimettersi in cordiale comunione con la Chiesa, e esigere una particolare preparazione anche dal punto di vista della catechesi cristiana del matrimonio»

N 223 ... agendo con particolare prudenza pastorale...

. 48

Ad ogni modo, «salvo il caso di necessità, coloro che hanno già contratto matrimonio civile non siano ammessi alla celebrazione del matrimonio canonico senza la licenza dell'Ordinario del luogo»

. 49

uando ci si trovasse di fronte alla richiesta di matrimonio solo religioso da parte di una persona canonicamente e civilmente libera con un'altra persona cattolica, già sposata civilmente e attualmente

separata e in attesa di divorzio, si proceda con grande equilibrio e non poche cautele. Lo esigono sia ragioni di equità verso tutte le persone implicate nella situazione, sia motivi di doverosa prudenza circa le attitudini matrimoniali del richiedente, sia la necessità da parte della Chiesa di non favorire, al di là delle sue intenzioni, la “moltiplicazione” delle esperienze coniugali con il pericolo di ingenerare la prassi di una sorta di “matrimonio di prova”

Q

. 50

Per questi motivi, almeno fin quando «la vicenda del precedente matrimonio civile non si sia conclusa con una regolare sentenza di divorzio, che abbia composto le eventuali pendenze fra tutte le parti interessate»51, l'Ordinario di luogo, al quale il parroco deve sempre rivolgersi, «non può concedere l'autorizzazione se non per gravi ragioni e in circostanze veramente eccezionali» . 52

... e con la licenza dell'Ordinario del luogo

224 Criteri di azione e comportamento a) di fronte alla richiesta di matrimonio solo religioso tra una persona canonicamente e civilmente libera e una persona cattolica già sposata civilmente, attualmente separata e in attesa di divorzio

Per parte sua e in ogni caso, il parroco «esamini anzitutto se chi ha ottenuto lo scioglimento del precedente matrimonio civile abbia contratto doveri verso altre persone o verso i figli e se sia disposto ad osservarli (cf can. 1071, par. 1, n. 3)». Accerti, inoltre, «la sincerità della richiesta del sacramento del matrimonio, inteso come scelta unica e irrevocabile». Qualora avesse ottenuto la licenza dell'Ordinario del luogo, «non proceda 47Cf Familiaris consortio, n. 82; La pastorale dei divorziati risposati..., n. 38. 48La pastorale dei divorziati risposati..., n. 39; cf Decreto generale sul matrimonio canonico, n. 44, 1: in particolare, «se uno solo dei coniugi sposati civilmente chiede il matrimonio canonico mentre l'altro si rifiuta di rinnovare il consenso nella forma canonica, il parroco esamini attentamente la eventualità di ricorrere alla domanda di sanazione in radice, verificando le condizioni previste dal can. 1163, par. 1». 49Decreto generale sul matrimonio canonico, n. 44. 50Cf La pastorale dei divorziati risposati..., n. 40. 51Cf ivi. 52Decreto generale sul matrimonio canonico, n. 44, 2.

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alla celebrazione del sacramento senza chiedere e ottenere dai nubendi l'impegno di regolarizzare non appena possibile la loro posizione matrimoniale agli effetti civili» . 53

uando la richiesta di matrimonio riguardasse una persona canonicamente e civilmente libera e una persona cattolica già sposata civilmente e divorziata, anche se i due richiedenti risultano “liberi” di

fronte alla Chiesa, analogamente a quanto indicato nella fattispecie precedente, non si tralasci di accertarsi circa la sincerità con cui si sceglie il matrimonio come unico e indissolubile e circa l'assolvimento degli eventuali doveri contratti verso altre persone o verso i figli.

Q

Il parroco si rivolga comunque all'Ordinario di luogo e, ottenuta da lui la licenza, proceda all'istruttoria e assista alla celebrazione del matrimonio secondo le disposizioni previste nel vigente Decreto generale sul matrimonio canonico per assicurare gli effetti civili . 54

oiché la loro vita non vuole essere e non è di fatto coerente con le esigenze del battesimo, sino a quando permangono in questa situazione di vita, i cattolici sposati solo civilmente non possono

essere ammessi all'assoluzione sacramentale e alla comunione eucaristica

P

55. Solo una “regolarizzazione” della loro posizione, secondo le avvertenze sopra richiamate, può permettere una loro riammissione ai sacramenti stessi. Analogamente a quanto si è detto per i divorziati risposati, non è neppure possibile affidare loro incarichi o servizi che richiedono una pienezza di testimonianza cristiana e di appartenenza alla Chiesa. Conviventi

a qualche tempo a questa parte, anche nel nostro paese tendono ad aumentare le convivenze o unioni libere di fatto tra persone che convivono coniugalmente, senza che il loro vincolo abbia un pubblico riconoscimento

né religioso né civile. Tuttavia, alcune di queste persone intendono continuare a vivere la loro vita religiosa, chiedono i sacramenti per i loro figli e li vogliono educare nella fede.

D

Anche se la cultura contemporanea tende a legittimare queste convivenze, la Chiesa non può non riaffermare che esse sono in contrasto con il senso profondo dell'amore coniugale: esso, oltre a non essere mai sperimentazione e a comportare sempre il dono totale di sé all'altro, richiede per sua intima natura un riconoscimento e una legittimazione sociale e, per i cristiani, anche ecclesiale.

a comunità cristiana con i suoi pastori deve, inoltre, conoscere tali situazioni e le loro diverse cause concrete. Sono, infatti, molto varie le motivazioni che le possono spiegare: da quelle sociali, economiche

o giuridiche a quelle più propriamente culturali, connesse o con il rifiuto della

L

225b) di fronte alla richiesta di matrimonio tra una persona canonicamente e civilmente libera e una persona cattolica già sposata civilmente e divorziata

226 Il problema dell'ammissione ai sacramenti

227 Il diffondersi di forme di convivenza: ...

... situazione in contrasto con il senso profondo dell'amore coniugale

228 Attenta opera di discernimento ...

53Ivi. 54Cf ivi, n. 44, 3. 55Cf Familiaris consortio, n. 82; La pastorale dei divorziati risposati..., n. 41.

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società e delle sue regole, o con un individualismo esasperato, o con la contestazione e il rigetto del matrimonio come istituzione pubblica, a quelle di ordine più psicologico . 56

L'individuazione precisa delle vere ragioni che hanno condotto alla semplice convivenza permetterà di offrire contributi più efficaci e mirati per aiutare queste persone a chiarire la loro posizione, a superare le difficoltà incontrate, a spianare la strada verso la regolarizzazione del loro stato: rimane questa, infatti, la meta verso cui tendere. Attraverso un fraterno dialogo e una paziente opera di illuminazione, di caritatevole correzione, di testimonianza familiare cristiana

... per aiutare a spianare la strada

57, i pastori e i laici che fossero a conoscenza di tali situazioni si adoperino, quindi, affinché esse, quando sono unioni con un solido fondamento di amore reciproco, si risolvano con la celebrazione del matrimonio.

i fronte a un così grave fenomeno, la comunità cristiana deve svolgere anche un'opera di prevenzione, «coltivando il senso della fedeltà in tutta l'educazione morale e religiosa dei giovani, istruendoli

circa le condizioni e le strutture che favoriscono tale fedeltà, senza la quale non si dà vera libertà, aiutandoli a maturare spiritualmente, facendo loro comprendere la ricca realtà umana e soprannaturale del matrimonio-sacramento»

D

verso la regolarizzazione della situazione

229 Necessaria un'opera di prevenzione a livello educativo...

. 58

Nello stesso tempo, pur nel rispetto di tutte le legittime distinzioni e competenze, ci si adoperi perché, anche a livello sociale, si abbia a promuovere e a favorire la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, sia evitando interventi tesi a equiparare l'istituto familiare con altri tipi di convivenze, sia, soprattutto, impegnandosi perché la famiglia diventi davvero il centro di ogni politica sociale

. 59

evidente, infine, che «sino a quando i conviventi permangono in questa situazione di vita non possono ricevere i sacramenti: mancano, infatti, di quella fondamentale “conversione” che è

condizione necessaria per ottenere la grazia del Signore»

E'

. 60

Il problema dei figli

ell'ambito dell'azione pastorale verso le famiglie irregolari o difficili, si pone spesso anche il problema dei figli, della loro educazione nella fede e della loro ammissione ai sacramenti dell'iniziazione cristiana.

N

La comunità cristiana deve mostrare grande apertura pastorale, accoglienza e disponibilità nei loro confronti: essi, infatti «sono del tutto innocenti rispetto all'eventuale colpa dei genitori»

... e a livello sociale

230 Il problema dell'ammissione ai sacramenti

231 I compiti della comunità cristiana e dei genitori di fronte ai figli

. 61

56Cf Familiaris consortio, n. 81; La pastorale dei divorziati risposati..., nn. 35-36. 57Cf Familiaris consortio, n. 81; La pastorale dei divorziati risposati..., n. 36. 58Familiaris consortio, n. 81. 59Cf ivi. 60La pastorale dei divorziati risposati..., n. 36. 61Cf ivi, n. 49.

115

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Per parte loro i genitori, al di là della loro situazione matrimoniale regolare o meno, rimangono i primi responsabili di quella educazione umana e cristiana alla quale i figli hanno diritto. Come tali, vanno aiutati e sostenuti dall'intera comunità cristiana e in particolare dai suoi responsabili . 62

n occasione della richiesta dei sacramenti per i figli, la comunità cristiana sia particolarmente attenta a cogliere questa opportunità per una discreta ma puntuale opera di evangelizzazione innanzitutto dei

genitori

I 232 La richiesta dei sacramenti per i figli occasione di evangelizzazione

63, per aiutarli a riflettere sulla loro vita alla luce del Vangelo, per invitarli a “regolarizzare”, per quanto possibile, la loro posizione, per esortarli e accompagnarli nel loro compito educativo. Nella consapevolezza che, in quanto segni e gesti della fede, i sacramenti dei figli ancora incapaci di un giudizio e di una decisione autonomi, sono da celebrarsi nella fede della Chiesa, fede che può vivere anche nei genitori nonostante la loro situazione irregolare, si proceda alla celebrazione del battesimo a condizione che ambedue i genitori, o almeno uno di essi, garantiscano di dare ai loro figli una vera educazione cristiana. In caso di dubbio o di incertezza circa la volontà e la disponibilità dei genitori a dare tale educazione, si valorizzi il ruolo dei “padrini”, scelti con attenzione e oculatezza. Si celebri comunque il battesimo se, con il consenso dei genitori, l'impegno di educare cristianamente il bambino viene assunto dal padrino o dalla madrina o da un parente prossimo, come pure da una persona qualificata della comunità cristiana

Criteri e condizioni per la celebrazione del battesimo...

. 64

Nel caso di genitori conviventi o sposati solo civilmente, ai quali nulla impedisce di “regolarizzare” la loro posizione, di fronte alla richiesta del battesimo per i figli, il sacerdote non tralasci una così importante occasione per evangelizzarli. Mostri loro come ci sia contraddizione tra la domanda del battesimo per il figlio e la loro situazione di conviventi o di sposati solo civilmente: tale stato di vita, infatti, rifiuta di vivere da battezzati l'amore coniugale e, in profondità, mette in discussione il significato del battesimo che chiede ai due battezzati anche la celebrazione del sacramento del matrimonio. Di conseguenza, prima di procedere, con le necessarie garanzie di educazione cristiana, al battesimo del figlio, vigilando per evitare ogni atteggiamento ricattatorio o apparentemente tale, li inviti a sistemare la loro posizione, o almeno a intraprendere il cammino e a fare i passi necessari per arrivare a tale regolarizzazione

... in particolare nel caso di genitori conviventi o sposati solo civilmente

. 65

i fronte alla richiesta della cresima e della comunione eucaristica, nell'esprimere un giudizio e nell'operare una scelta pastorale, i sacerdoti facciano riferimento «non solo alla situazione e alla

disponibilità religiosa e di fede dei genitori, ma anche alla crescente personalità dei figli, alla loro progressiva maturazione nella conoscenza e nell'adesione alla fede cristiana, soprattutto se questi figli sono inseriti in comunità cristiane vive e portanti»

D

66.

62Cf ivi, n. 50. 63Cf ivi, nn. 51-53. 64Cf ivi, n. 52. 65Cf ivi, n. 53. 66Ivi, n. 54.

233 Criteri per la celebrazione della cresima e della comunione eucaristica

116

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Funerali religiosi

n'ultima attenzione pastorale va riservata al problema della celebrazione dei funerali religiosi di quei fedeli che, al momento della morte, si trovavano in una situazione coniugale irregolare.

U 234

Poiché il senso del funerale cristiano consiste propriamente nel ringraziare il Signore per il dono del battesimo concesso al defunto, nell'implorazione della misericordia di Dio su di lui, nella professione di fede nella risurrezione e nella vita eterna, nell'invocazione per tutti, e in particolare per i familiari, della consolazione e della speranza cristiane, la celebrazione del rito delle esequie non è vietata per questi fedeli, purché non ci sia stata una loro esplicita opposizione e sia evitato lo scandalo degli altri fedeli

Il significato del funerale cristiano: le condizioni per la sua celebrazione...

. 67

I pastori siano premurosi, innanzitutto, nell'aiutare i fedeli a cogliere il senso più profondo del funerale cristiano; scelgano tra i formulari proposti dal rituale quelli più adatti alla situazione; secondo le indicazioni dello stesso rituale, scelgano la forma celebrativa più opportuna (se durante la Messa o no, se nella Chiesa parrocchiale o nella cappella del cimitero...), ne illustrino il significato innanzitutto ai parenti e la concordino con loro; se opportuno o necessario, sappiano utilizzare con intelligenza e discrezione il momento dell'omelia anche per alcuni richiami al valore del matrimonio e della sua indissolubilità.

... e le attenzioni pastorali da coltivare

67Cf ivi, n. 29.

Per la meditazione e la preghiera

O Dio, in te la donna si unisce all'uomo, e la prima comunità umana, la famiglia, riceve in dono quella benedizione che nulla poté cancellare, né la pena del peccato originale, né il castigo del diluvio. Guarda con bontà questa sposa, che unendosi al suo sposo, chiede l'aiuto della tua benedizione: sia in lei pienezza di amore e di pace, sappia imitare le donne sante che la Scrittura esalta come spose e madri. Il marito viva con lei in piena comunione di spirito, la onori come uguale nella dignità e coerede del dono della tua vita, la ami sempre con quell'amore con il quale Cristo ha amato la sua Chiesa.

(Rituale del matrimonio)

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Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «E' lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?». Ed egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi».

(Vangelo secondo Matteo)

Agli sposati poi ordino, non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito - e qualora si separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili col marito - e il marito non ripudi la moglie.

(Prima lettera di san Paolo ai Corinti)

Un'importanza pastorale riveste l'indissolubilità del matrimonio cristiano; anche se questa parte del nostro messaggio è difficile, dobbiamo proclamarla con convinzione, perché è Parola di Dio e mistero della fede. Ma, allo stesso tempo siamo vicini al nostro popolo, ai suoi problemi e alle sue difficoltà. Deve sempre sapere che noi lo amiamo.

(Giovanni Paolo I)

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capitolo ottavo

LE STRUTTURE E GLI OPERATORI DELLA PASTORALE FAMILIARE

A. STRUTTURE DI PASTORALE FAMILIARE

spressione dinamica della realtà della Chiesa, l'azione pastorale in genere, e in essa la pastorale familiare, «ha come suo principio operativo e come protagonista responsabile la Chiesa stessa,

attraverso le sue strutture e i suoi operatori»1.

E 235

Nella certezza che la pastorale familiare sarà in grado di annunciare, celebrare e servire il “Vangelo del matrimonio e della famiglia” e di accompagnare e sostenere ogni famiglia perché possa vivere responsabilmente la propria vocazione nella Chiesa e nel mondo solo se tutti e ciascuno nella Chiesa condivideranno i valori e le mete indicati anche nel presente Direttorio, è necessario discernere e realizzare le scelte operative e i servizi concreti che si impongono come prioritari e indilazionabili. Lo esige il bene della famiglia, da cui dipendono il bene e il futuro dell'umanità e della società, e lo richiede con urgenza l'odierna situazione storica, sociale e culturale.

Bisogno di scelte operative e servizi concreti per una nuova cultura a favore del matrimonio e della famiglia

Non ci si può certo illudere di costruire, nella Chiesa e nella società, una nuova cultura a favore del matrimonio e della famiglia, se non si ha anche il coraggio di costituire e rendere stabili e davvero operanti adeguati organismi e strutture di pastorale familiare. Venga, perciò, rinnovato l'impegno della Chiesa in Italia «ad offrire, a tutti i livelli e in tutte le sue strutture diocesane, parrocchiali e associative, i mezzi idonei per un'adeguata preparazione al matrimonio e per una attenzione continua alle coppie e alle famiglie in ordine alla loro vita di fede e alla loro missione nella Chiesa e nel mondo»2. La responsabilità della Chiesa particolare

oggetto operativo più immediato e efficace per l'attuazione della pastorale familiare sono le Chiese particolari: «in tal senso ogni Chiesa locale e, in termini più particolari, ogni comunità parrocchiale deve

prendere più viva coscienza della grazia e della responsabilità che riceve dal Signore in ordine a promuovere la pastorale della famiglia»3.

S 236 Responsabilità della Chiesa particolare e della parrocchia...

1Familiaris consortio, parte quarta, secondo capitolo, introduzione. 2Cf Deliberazioni conclusive della XII Assemblea Generale della CEI, Deliberazioni, n. 4. 3Cf Familiaris consortio, n. 70.

119

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A questo scopo, a livello diocesano come a livello parrocchiale, ogni piano, progetto o programma di pastorale organica prenda sempre in considerazione la pastorale della famiglia4.

perché la pastorale familiare sia sempre presente in ogni progetto pastorale

Nelle diocesi

livello diocesano, nel rispetto della creatività e delle concrete possibilità delle singole Chiese particolari, «vi sia uno specifico organismo per la promozione della pastorale familiare»5.

A 237 .

Si tratti, preferibilmente, di uno specifico “ufficio diocesano”. Qualora invece lo si ritenesse più opportuno, prenda la forma di un “centro” o di una “commissione”. In ogni caso costituisca un preciso referente per la pastorale familiare dell'intera diocesi. Alla guida di questo organismo diocesano è opportuno che siano preposti insieme un sacerdote e una coppia di sposi, adeguatamente preparati.

Presenza in ogni diocesi di uno specifico organismo..

... guidato da un sacerdote e da una coppia di sposi

Tra gli scopi principali che tale organismo deve realizzare in collegamento e collaborazione anche con altri uffici e organismi della Chiesa diocesana e che spetta al Vescovo determinare, rientrino, ad esempio: l'annuncio del “Vangelo del matrimonio e della famiglia”; la promozione e il coordinamento delle iniziative per la preparazione dei giovani e dei fidanzati al matrimonio, per il sostegno e l'accompagnamento delle coppie e delle famiglie e per la formazione degli operatori di pastorale familiare; lo studio e la soluzione dei problemi morali, religiosi e sociali che la vita coniugale e familiare incontra di volta in volta, alla luce della dottrina della Chiesa e tenendo conto delle leggi vigenti e della loro evoluzione; la promozione delle strutture parrocchiali, zonali, decanali o vicariali di pastorale familiare; la proposta di specifiche attenzioni pastorali per le famiglie lontane o in situazione difficile o irregolare; il sostegno alle varie iniziative di servizio alla famiglia, a cominciare dai consultori e dai centri per i metodi naturali; l'attenzione alle problematiche e alle iniziative connesse con la difesa e la promozione della vita; il confronto e il dialogo con le diverse realtà culturali e sociali e con le stesse strutture civili sui temi riguardanti la famiglia e la vita.

uesto organismo diocesano sia punto di riferimento anche per associazioni, gruppi e movimenti ecclesiali o di ispirazione cristiana che agiscono più direttamente in campo familiare. Primo responsabile

della pastorale familiare nella diocesi, infatti, è il Vescovo6 e questo organismo è fedele interprete del Vescovo e delle sue indicazioni. Di conseguenza, anche se secondo le proprie specifiche e legittime sensibilità e metodologie, ogni altra realtà che in diocesi opera con le famiglie e per le famiglie è chiamata a confrontarsi e a collaborare con le scelte pastorali della Chiesa locale e a incarnarle nelle proprie attività.

Q

Scopi e compiti

238 Punto di riferimento per tutti in diocesi

4Cf ivi. 5Cf Deliberazioni conclusive della XII Assemblea Generale della CEI, Deliberazioni, n. 5, 6Cf Familiaris consortio, n. 73.

120

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'ufficio diocesano per la famiglia, o la struttura ad esso equivalente, si avvalga della presenza e del contributo di una commissione o consulta diocesana per la pastorale della famiglia.

L 239 La commissione o consulta diocesana

In essa, oltre a sacerdoti e sposi in rappresentanza delle articolazioni zonali, decanali o vicariali della diocesi, siano presenti: diaconi permanenti, religiosi e religiose, esperti delle scienze teologiche e umane più direttamente interessate alle tematiche della famiglia e della vita, rappresentanti dell'Azione Cattolica e di associazioni, gruppi e movimenti che operano nell'ambito coniugale e familiare, rappresentanti e responsabili delle varie realtà a servizio della famiglia presenti in diocesi. A livello parrocchiale e interparrocchiale

econdo le sue concrete possibilità, ogni parrocchia procuri che vi sia una apposita commissione per la pastorale della famiglia o che almeno qualche coppia di sposi, consapevole del proprio ministero

coniugale, sia disposta ad esercitarlo seguendo la pastorale familiare. Nel rispetto di eventuali ulteriori determinazioni particolari stabilite dall'autorità diocesana, queste commissioni, composte prevalentemente da coniugi, in organico collegamento con il consiglio pastorale parrocchiale, aiutino l'intera comunità parrocchiale e i suoi responsabili a mantenere viva e operante la dimensione familiare di ogni azione o intervento pastorale e curino gli aspetti più propri e specifici della pastorale familiare.

S 240 Commissione parrocchiale per la pastorale della famiglia: composizione e compiti

Tra l'altro e in particolare: si impegnino perché vi sia un numero sufficiente e adeguatamente preparato di operatori della pastorale familiare; si facciano carico della programmazione e dell'organizzazione degli itinerari di preparazione dei fidanzati al matrimonio; sollecitino la costituzione dei gruppi familiari e si prendano cura del coordinamento tra di loro e del loro inserimento nel cammino dell'intera comunità parrocchiale; promuovano e sostengano la celebrazione della Festa della famiglia, degli anniversari di matrimonio, della Giornata per la vita; siano propositive e attive in ordine ad altre specifiche iniziative per i genitori, le famiglie, la loro partecipazione alla vita della Chiesa e della società, le situazioni matrimoniali difficili o irregolari.

naloghe commissioni siano istituite anche a livello zonale, vicariale o decanale e di unità pastorali, a seconda delle diverse articolazioni e della loro denominazione nelle singole diocesi A 241 Analoghe

commissioni zonali, vicariali o decanali .

Fatte sempre salve ulteriori determinazioni diocesane, oltre a quella dei coniugi, meglio se in coppia, in questi organismi si preveda la partecipazione di presbiteri, di religiosi e religiose, dei rappresentanti dell'Azione Cattolica e di associazioni, gruppi e movimenti che più incisivamente operano nella pastorale familiare in quell'ambito territoriale, di eventuali esperti. Tra gli altri compiti, spetta a questi organismi operare anche gli opportuni collegamenti e le eventuali necessarie mediazioni tra gli organismi, le iniziative e i progetti di pastorale della famiglia a livello diocesano e quelli a livello

121

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parrocchiale. Quando fosse necessario, essi svolgano anche azione di supplenza, di integrazione, di promozione, di coordinamento e di sostegno nei confronti delle parrocchie, soprattutto di quelle più piccole. Nelle regioni ecclesiastiche

elle singole regioni ecclesiastiche, la relativa Conferenza Episcopale nomini un Vescovo delegato per la pastorale familiare, che presieda l'apposita commissione o consulta regionale e

promuova, tra l'altro, un confronto e un coordinamento tra i responsabili degli organismi diocesani di pastorale della famiglia.

N 242 Il Vescovo delegato per la pastorale della famiglia

' molto opportuno che la Conferenza Episcopale regionale nomini pure un sacerdote e una coppia di sposi quali incaricati regionali per la pastorale familiare. Essi coadiuveranno il Vescovo

delegato, in particolare per i lavori della commissione o consulta regionale, e agiranno in stretto collegamento con lui.

E

resieduta dal Vescovo delegato, venga istituita una commissione o consulta regionale per la pastorale della famiglia.

P

Composto da coppie di sposi e da sacerdoti, rappresentanti delle diocesi, e da diaconi permanenti, religiosi, religiose e altri membri laici secondo quanto si riterrà opportuno in ogni regione, tale organismo agisca quale strumento di promozione, di studio e di coordinamento a servizio della Conferenza Episcopale regionale e delle rispettive diocesi.

243 Il sacerdote e la coppia di sposi incaricati regionali

244 La commissione o consulta regionale: ...

... composizione...

Pur non avendo il compito, proprio di ogni diocesi, di elaborare e di attuare una pastorale familiare, offra il suo apporto alle Chiese diocesane studiando le tematiche riguardanti la famiglia e la vita che si rivelano più urgenti e attuali, prospettando ipotesi comuni di mediazione pastorale, suggerendo ai Vescovi della regione iniziative o prese di posizione a favore della famiglia e della vita.

Sia, inoltre, luogo e strumento di comunicazione e di collaborazione con analoghe strutture delle altre regioni ecclesiastiche e con le istanze nazionali per la pastorale della famiglia, istituite presso la Conferenza Episcopale Italiana.

nche come segno visibile di comunione fra le Chiese, siano valorizzate - soprattutto da parte delle Chiese locali di limitate dimensioni, specie se situate all'interno della stessa provincia o

regione - forme di collaborazione interdiocesana, sino ad avviare iniziative in comune, specialmente in quegli ambiti (come, ad esempio, la formazione degli operatori, i consultori familiari, i centri per i metodi naturali, i centri di aiuto alla vita...) nei quali una singola diocesi non sempre è in grado di operare autonomamente per la scarsità o mancanza di strutture adeguate e di persone qualificate.

A

... e compiti

245 Forme di collaborazione interdiocesana

A livello nazionale

122

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servizio dell'intera Chiesa che è in Italia, la Conferenza Episcopale Italiana ha costituito una apposita Commissione Episcopale per la famiglia. Nell'ambito delle finalità proprie

dell'intera Conferenza Episcopale, essa assolve a compiti di studio, di proposta e di animazione circa i problemi specifici relativi al matrimonio e alla famiglia7.

A 246 La Commissione Episcopale per la famiglia

Per la preparazione delle sue riunioni, per l'elaborazione di eventuali documenti e per altri servizi di cui avesse bisogno, la Commissione Episcopale può avvalersi del servizio e della collaborazione dell'Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia8.

er la promozione e l'animazione della pastorale familiare nel pieno rispetto delle singole Chiese particolari, all'interno della Segreteria Generale della Conferenza Episcopale Italiana, in

dipendenza dal Segretario Generale9 e in collegamento con gli altri Uffici, opera l'Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia.

P 247 L'Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia:

Esso agisce anche in collegamento e a supporto della suddetta Commissione Episcopale per la famiglia. Collabora, inoltre, con gli organismi cattolici e le istituzioni che operano a favore della famiglia in Italia e nelle sedi internazionali, specialmente europee.

Nel quadro delle competenze precisate dalla Presidenza della stessa Conferenza Episcopale, l'Ufficio ha la finalità di promuovere e coordinare, a servizio delle Chiese particolari, la cura pastorale del matrimonio e della famiglia e di evangelizzare la cultura della vita umana, con speciale riguardo alla sua tutela fin dal concepimento e alla procreazione responsabile. In questo ambito, d'intesa sempre con la Segreteria Generale, può proporre iniziative e offrire opportune sussidiazioni alle regioni e alle diocesi e ai loro rispettivi organismi pastorali. Rientra pure nei suoi compiti lo studio sia dei movimenti di pensiero e di opinione, sia delle iniziative culturali e legislative relative alla concezione e al ruolo della famiglia, alla tutela della vita, alla politica familiare e allo sviluppo dei servizi alla persona e alla famiglia nella società italiana, per favorirne la conoscenza e la presa di coscienza da parte dei Vescovi e degli organismi pastorali, ai fini di un'azione di discernimento, di orientamento e di promozione.

... suoi collegamenti...

... e sue finalità

'Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia, per l'attuazione dei suoi compiti, si avvale dell'apporto di una Consulta nazionale per la pastorale della famiglia.

L 248 .

Essa è composta da una coppia di coniugi e da un sacerdote per ciascuna regione ecclesiastica, nominati dalla rispettiva Conferenza Episcopale regionale: essi siano preferibilmente gli stessi incaricati regionali per la pastorale della famiglia o, qualora lo si ritenesse più opportuno, siano scelti tra gli altri membri della Commissione o Consulta regionale. Della Consulta nazionale fanno parte

La Consulta nazionale per la pastorale della famiglia: ..

... composizione, durata...

7Cf Statuto della Conferenza Episcopale Italiana, artt. 3. 40. 8Cf Regolamento della Conferenza Episcopale Italiana, art. 112. 9Cf Statuto della Conferenza Episcopale Italiana, art. 30; Regolamento della Conferenza Episcopale Italiana, art. 87.

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anche altri membri nominati dal Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, scelti eventualmente anche tra i rappresentanti di gruppi, associazioni e movimenti familiari. I membri durano in carica cinque anni e possono essere confermati. La Consulta si presenta come luogo di incontro e di confronto allo scopo di: comunicarsi reciprocamente sensibilità, esperienze e iniziative; offrire pareri e contributi per l'elaborazione di strumenti e la progettazione e attuazione di iniziative a livello nazionale; condividere alcuni orientamenti comuni per l'animazione della pastorale familiare nelle regioni e nelle diocesi; suscitare la più ampia partecipazione alle iniziative interregionali o nazionali approvate dall'Episcopato.

.

I consultori familiari

ra le strutture non propriamente pastorali, ma piuttosto finalizzate alla promozione umana della coppia e della famiglia, si pongono i consultori familiari. T

Con le strutture di pastorale familiare essi hanno in comune la finalità del vero bene della persona, della coppia e della famiglia e l'attenzione alla sessualità e alla vita. Diverse, invece, sono la prospettiva e la metodologia. La pastorale agisce per la promozione della vita cristiana e per l'edificazione della Chiesa e privilegia le risorse dell'evangelizzazione, della grazia sacramentale, della formazione spirituale e della testimonianza ecclesiale. I consultori, nell'ottica di un'antropologia personalistica coerente con la visione cristiana dell'uomo e della donna, guardano piuttosto ai dinamismi personali e relazionali e privilegiano l'apporto delle scienze umane e delle loro metodologie10 .

.. e compiti

249

Complementarie- tà e distinzione tra Consultori familiari e strutture di pastorale familiare

n ogni diocesi siano promossi, valorizzati e sostenuti «consultori familiari professionalmente validi e di sicura ispirazione cattolica»11.

I 250 La promozione dei consultori nelle diocesi...

Il loro servizio si sviluppi di norma sia in interventi di consulenza vera e propria a persone, a coppie e a famiglie in circostanze di difficoltà o in crisi di relazione, sia in interventi di prevenzione attraverso iniziative di formazione e di impegno culturale sul territorio e nella comunità. Tra gli ambiti nei quali il loro servizio appare più urgente e attuale, si ricordino:

... con compiti di consulenza e prevenzione in diversi ambiti

- i problemi della coppia, con particolare attenzione alla vita di relazione con

tutti i suoi aspetti di comunicazione e di dialogo, alla vita sessuale, alla regolazione della fertilità e all'accoglienza della vita nascente;

- l'educazione degli adolescenti e dei giovani alla vita, all'amore, alla sessualità,

sia attraverso interventi diretti a loro destinati, sia mediante iniziative proposte ai loro educatori12;

10Un utile sussidio circa la realtà dei consultori familiari, dal titolo I consultori familiari sul territorio e nella comunità, è stato recentemente pubblicato dall'Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia. 11Cf Deliberazioni conclusive della XII Assemblea Generale della CEI, Raccomandazioni e voti, n. 2; Comunità cristiana e accoglienza della vita umana nascente, nn. 27-28; Evangelizzazione e cultura della vita umana, n. 61.

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- la preparazione dei fidanzati al matrimonio. A questo riguardo non venga loro

delegata e non venga svolta da essi l'opera di evangelizzazione e di formazione spirituale ed ecclesiale propria delle comunità cristiane e dei loro pastori. I consultori, piuttosto, si facciano carico sia di offrire il loro eventuale contributo per la formazione degli animatori degli itinerari di preparazione dei fidanzati al matrimonio e alla famiglia, sia di proporre e illustrare, nelle sedi e nei momenti più opportuni, gli aspetti della vita matrimoniale e familiare più direttamente attinenti i campi delle scienze umane, mediche e legali, pure molto importanti per la vita coniugale familiare;

- le problematiche degli anziani, dei loro rapporti con le famiglie e della loro

presenza in esse. Ogni consultorio ispiri il proprio servizio alla visione cristiana della persona, della sessualità e della famiglia, con chiaro e indiscusso riferimento ai contenuti del magistero della Chiesa. Ciò comporta, nella logica della cosiddetta legge della gradualità13, di rispettare e salvaguardare congiuntamente il valore morale, con la sua intrinseca forza normativa, e la persona umana, nella sua responsabilità etica e nel suo cammino storico di crescita.

La loro ispirazione cristiana

Gli operatori del consultorio, oltre che della preparazione e dei titoli professionali di base che la legge richiede nei consultori pubblici, siano dotati di competenza scientifica aggiornata, di disponibilità al lavoro d'équipe e al metodo della consulenza tipici del consultorio stesso, nonché della formazione morale necessaria per promuovere sempre la verità nella carità.

Fisionomia dell'operatore del consultorio

Una specifica competenza nell'ambito dell'équipe consultoriale sia riservata al consulente etico: a lui, infatti, spetta aiutare tutti gli altri operatori a far sempre riferimento corretto e inequivoco ai valori della morale cattolica nell'affrontare i vari problemi che si presentano e nel prospettare una loro soluzione.

Il consulente etico

utto quanto si è detto fin qui circa i consultori familiari di ispirazione cristiana vale in modo particolarmente forte per i consultori familiari di dichiarata ispirazione cristiana.

T 251 I consultori familiari di dichiarata ispirazione cristiana: loro significato...

Essi sono segno pubblico della Chiesa e luogo nel quale, in modo esplicito, la promozione e la salvaguardia dei valori del matrimonio, della famiglia, della vita, della sessualità e dell'amore avvengono conformemente alla fede e alla morale evangeliche, autenticamente interpretate e proposte dal magistero della Chiesa. Essi testimoniano pure in modo originale e concreto che il messaggio cristiano non è contro l'uomo, ma per è per l'uomo, per la sua vita, per il suo amore, nella pienezza della loro verità: la fede cristiana, infatti, costituisce l'unica risposta pienamente valida ai problemi e alle speranze che la vita pone ad ogni uomo, ed è fonte di autentica felicità. 12Si noti, tra l'altro, che in alcuni casi di dispensa da impedimenti concernenti l'età, è richiesto il parere di un consultorio di ispirazione cristiana o di un esperto (cf Decreto generale sul matrimonio canonico, nn. 36-37). Analoga richiesta è prevista nel caso di persona civilmente interdetta per infermità di mente (cf ivi, n. 38). 13Cf Familiaris consortio, n. 34.

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Tra questi consultori, la comunità ecclesiale e i suoi organismi vi sia un legame stretto e peculiare, espresso, precisato e regolato anche negli statuti. In forza di questo legame, il consulente etico sia normalmente nominato dal Vescovo. Il Vescovo, inoltre, nella persona del consulente etico o in una persona distinta da questa, nomini un sacerdote quale consulente ecclesiastico: a lui spetta significare e mantenere i rapporti tra il consultorio e la comunità cristiana e garantire la dichiarata ispirazione cristiana del consultorio stesso.

E' bene che questi consultori siano federati tra loro a livello regionale e confederati nella Confederazione Italiana dei Consultori Familiari d'Ispirazione Cristiana. Come, a norma dello statuto della Confederazione, il consulente ecclesiastico nazionale è designato dalla Conferenza Episcopale Italiana e fa parte del Consiglio direttivo, anche a livello regionale è opportuno che la rispettiva Conferenza Episcopale designi un sacerdote come consulente ecclesiastico della Federazione regionale, il quale faccia parte del Consiglio direttivo della Federazione stessa.

ltre a quelli di dichiarata ispirazione cristiana, esistono anche altri consultori familiari di iniziativa cristiana14, la cui fisionomia e i cui rapporti con la comunità ecclesiale sono precisati nei rispettivi statuti.

Anche per questi vale, in modo analogico, quanto si è detto precedentemente circa i consultori di ispirazione cristiana15.

O

... loro legame con la comunità ecclesiale...

... loro forme di federazione

252 Altri consultori familiari di iniziativa cristiana: ...

Con spirito di apertura e di discernimento, la comunità cristiana sappia valorizzare i contributi da loro offerti e promuova, per quanto possibile, forme e iniziative di collaborazione e di coordinamento tra questi consultori e quelli di dichiarata ispirazione cristiana e con gli organismi della pastorale familiare16. A livello diocesano e regionale, nel rispetto delle legittime diversità e autonomie, tale collaborazione potrebbe riguardare, ad esempio, iniziative a livello culturale per gli operatori dei consultori e verso il territorio, momenti di studio su talune problematiche emergenti, individuazione di interventi comuni nella vita civile e sociale.

... loro valorizzazione e forme di collaborazione e coordinamento

n taluni casi - specie quando le forze e le disponibilità delle singole diocesi fossero limitate o insufficienti - si promuovano consultori “interdiocesani”, che utilizzino le risorse di più diocesi e si pongano a

disposizione e a servizio delle Chiese locali promotrici dell'iniziativa.

I 253 Consultori interdiocesani

Anche in questi casi si vigili perché l'ispirazione cristiana, la competenza e la serietà del servizio siano adeguatamente garantiti; inoltre, a livello statutario, si precisino bene i compiti e le responsabilità delle singole diocesi interessate.

on si tralasci, infine, di sostenere adeguatamente la presenza dei cattolici nei consultori familiari pubblici, perché possano «difendere il più possibile il vero significato del consultorio, quello cioè di un

N 254 La presenza dei cattolici nei consultori pubblici

14Tra questi vanno ricordati: i consultori del Centro Italiano Femminile e quelli aggregati all'UCIPEM (Unione dei Consultori Italiani Prematrimoniali e Matrimoniali). 15Cf sopra, n. 250. 16Cf Deliberazioni conclusive della XII Assemblea Generale della CEI, Raccomandazioni e voti, n. 2; I consultori familiari sul territorio e nella comunità, n. 44.

126

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servizio soprattutto psicologico e sociale alla coppia e alla famiglia, nella linea di un aiuto positivo all'amore coniugale e alla vita» . 17

Le comunità cristiane hanno, in particolare, il dovere di assisterli e di offrire loro solide motivazioni perché possano vivere la loro non facile testimonianza. In tale prospettiva, sappiano anche vigilare perché sia garantito il loro diritto-dovere all'obiezione di coscienza di fronte alla richiesta di prestazioni che le loro convinzioni non possono accettare o permettere e perché non subiscano discriminazioni in proposito. Centri per i metodi naturali di regolazione della fertilità

oiché l'educazione ad un corretto esercizio della paternità e maternità responsabile appartiene di per sé alla pastorale della famiglia, vincendo ogni resistenza o remora e superando

finalmente gravi ritardi anche mediante eventuali destinazioni di risorse economiche, «è indispensabile che in ciascuna diocesi siano costituiti e operanti centri per i metodi naturali di regolazione della fertilità, nei quali - senza indebite scelte di un metodo a scapito di altri - ogni donna e ogni coppia possano essere aiutate a individuare e a seguire quella metodica che nel concreto meglio si addice alla loro situazione e meglio favorisce il loro compito di procreazione responsabile»

P

. 18

Anche se questi centri possono essere indipendenti dai consultori familiari di ispirazione cristiana, è necessario che in ogni consultorio siano presenti e operanti consulenti e insegnanti dei diversi metodi naturali, così da attuare un autentico servizio alle persone.

255 La promozione nelle diocesi dei centri per i metodi naturali di regolazione della fertilità: ...

... rapporto con i consultori familiari...

E', inoltre, sommamente auspicabile che i diversi centri per i metodi naturali di regolazione della fertilità - sempre nella logica di servizio che chiede anche di superare sottolineature in sé pure legittime, ma meno opportune in ordine a un bene comune - attuino forme di confronto e di coordinamento tra di loro, in vista di un cammino più cordialmente condiviso e unitario

... e tra di loro

. 19

Centri di aiuto alla vita e centri per la difesa della vita

ella consapevolezza che la famiglia è il luogo primario in cui la vita dell'uomo è chiamata a sbocciare e a svilupparsi secondo il progetto di Dio, la sollecitudine pastorale della comunità cristiana deve essere

attenta anche alle strutture e ai servizi più direttamente ordinati all'accoglienza, alla difesa, alla promozione e alla cura della vita umana.

N

In particolare, nelle nostre Chiese locali è necessario che siano programmati e resi operanti centri di aiuto alla vita e case o centri di accoglienza

256 Strutture e servizi per l'accoglienza, la difesa, la promozione e la cura della vita umana...

17Comunità cristiana e accoglienza della vita umana nascente, n. 29. 18Evangelizzazione e cultura della vita umana, n. 61. 19In tale ottica, si auspica che la Confederazione Italiana dei Centri per la Regolazione Naturale della Fertilità, recentemente costituita, possa proseguire nel cammino intrapreso e vedere la partecipazione anche di altri centri non ancora confederatisi.

127

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della vita20. Nati per iniziativa diretta della comunità cristiana o di altre realtà guidate da ispirazione e criteri corretti, devono poter aiutare le ragazze, le madri e le coppie in difficoltà, offrendo non solo ragioni e convinzioni, ma anche assistenza e sostegno concreti per affrontare e superare le difficoltà nell'accoglienza di una vita nascente o appena venuta alla luce.

e nostre Chiese locali, infine, non esitino a spendere energie e persone anche per altre forme di intervento e di servizio che la tenacia e la fantasia della carità vorranno creare di fronte alla vita in situazioni di

disagio, di devianza, di malattia e di marginalità, come, ad esempio: le comunità di recupero per tossicodipendenti, le comunità alloggio per minori, le varie forme di cooperative di solidarietà, i centri di cura e di accoglienza per i malati di AIDS. Sono tutte realtà nelle quali il protagonismo sociale delle famiglie può lodevolmente realizzarsi e che, comunque, nell'attuare i loro interventi in stretto rapporto con le famiglie e con continua attenzione ad esse, offrono un apporto non secondario alla pastorale familiare.

L

GLI OPERATORI DELLA PASTORALE FAMILIARE

ella comunità cristiana e in comunione con essa, la pastorale familiare, come ogni altra forma di pastorale, è compito che grava su tutti e su ciascuno, secondo il proprio posto e ministero

N

. 21

D'altra parte, c'è bisogno di formare operatori intelligenti e disponibili: sono essi gli artefici e i promotori fedeli, convinti e generosi di una attenzione e di una sollecitudine che interpella l'intera compagine ecclesiale e l'anima preziosa e indispensabile di ogni struttura e di ogni servizio che appare opportuno o necessario. I Vescovi

rimi responsabili della pastorale familiare nelle loro diocesi, i Vescovi consacrino interessamento, sollecitudine, tempo, personale, risorse a questo ambito e dimensione della pastorale; offrano il loro appoggio

personale e il loro sostegno a tutti coloro che, a iniziare dalle famiglie, sono impegnati nelle strutture diocesane di pastorale familiare

P

B.

257 ... anche di fronte a nuove situazioni di disagio, devianza, malattia, marginalità

258 Una responsabilità di tutti e di ciascuno e il bisogno di specifici operatori

259 Compiti e responsabilità dei Vescovi

22; non tralascino di offrire indicazioni precise e puntuali sui cammini e sulle iniziative da realizzare. Ricordino quanto Paolo VI scriveva loro: «A tutti rivolgiamo un pressante invito. Con i sacerdoti vostri cooperatori e i vostri fedeli, lavorate con ardore e senza sosta alla salvaguardia e alla santità del matrimonio, perché sia sempre più

20Cf Comunità cristiana e accoglienza della vita umana nascente, n. 30; Evangelizzazione e cultura della vita umana, n. 61. 21Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 58. 22Cf Familiaris consortio, n. 73.

128

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vissuto in tutta la sua pienezza umana e cristiana. Considerate questa missione come una delle vostre più urgenti responsabilità nel tempo presente» . 23

I presbiteri e i diaconi

arte essenziale del ministero della Chiesa verso il matrimonio e la famiglia è il compito svolto dai presbiteri, la cui responsabilità si estende non solo ai problemi morali e liturgici, ma anche a quelli di

carattere personale e sociale della vita coniugale e familiare

P

. 24

Siano annunciatori fedeli e coraggiosi dell'intero “Vangelo del matrimonio e della famiglia” anche con tutte le sue conseguenze etiche; promuovano e animino adeguatamente gli itinerari di preparazione al matrimonio, curino la celebrazione delle liturgie nuziali, valorizzino e sostengano forme e iniziative varie di accompagnamento delle coppie e delle famiglie; siano guide spirituali pazienti e illuminate degli sposi, dei figli e delle famiglie intere; sostengano le famiglie nelle loro difficoltà e sofferenze, affiancandosi ai membri di esse e aiutandoli a vedere la loro vita alla luce del Vangelo; operino perché in ogni comunità parrocchiale ci sia un numero sufficiente di animatori di pastorale familiare adeguatamente preparati. Il loro insegnamento e i loro consigli siano sempre «in piena consonanza col magistero autentico della Chiesa, in modo da aiutare il popolo di Dio a formarsi un retto senso della fede da applicare, poi, alla vita concreta» e da evitare ai fedeli smarrimenti, confusioni e ansietà di coscienza25. Nello stesso tempo, siano disponibili all'accoglienza, capaci di valorizzare e promuovere i diversi ministeri e carismi, ricchi di quelle virtù umane che li mettono in grado di accompagnarsi ai coniugi e alle famiglie, sostenendoli in modo discreto e insieme autorevole. Nella preparazione teologica e pastorale dei presbiteri, nel loro aggiornamento e nella varie iniziative promosse per la loro formazione permanente, trovi posto in modo adeguato lo studio del matrimonio nelle sue dimensioni sacramentali, morali, spirituali e canoniche e della stessa pastorale familiare

. 26

naloghe considerazioni valgono per i diaconi, ai quali venga affidata la cura di questo ambito pastorale. Soprattutto nel caso di diaconi coniugati, può risultare prezioso un esercizio del loro ministero con le

famiglie e per le famiglie; sia comunque premura e responsabilità del Vescovo discernere cosa è più opportuno al riguardo e offrire le necessarie indicazioni.

A

I coniugi e le famiglie

23Humanae vitae, n. 30. 24Cf Familiaris consortio, n. 73. 25Cf ivi. 26Cf Deliberazioni conclusive della XII Assemblea Generale della CEI, Deliberazioni, n. 6; Regolamento degli studi teologici dei seminari maggiori d'Italia, nn. 40. 48. 51.

129

260La multiforme responsabilità dei presbiteri...

... e la necessità della loro preparazione

261 Il prezioso apporto dei diaconi

Fondamento e ambiti dell'impegno di coniugi e famiglie come soggetto di pastorale familiare

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enga soprattutto riconosciuto, promosso e valorizzato il posto singolare che, in forza della grazia del sacramento del matrimonio, spetta ai coniugi e alle famiglie: essi «non sono soltanto l'oggetto

della sollecitudine pastorale della Chiesa, ma ne sono anche il soggetto attivo e responsabile in una missione di salvezza che si compie con la loro parola, la loro azione e la loro vita»

262 V

. 27

Singolarmente o in forma associata, coniugi e famiglie siano attori e soggetti di pastorale familiare in comunione e collaborazione con gli altri servizi e ministeri operanti nel popolo di Dio, in particolare con i presbiteri e i diaconi, i religiosi e le religiose, i catechisti e gli educatori, i teologi e gli esperti di scienze umane . 28

ome già ampiamente è stato illustrato anche in questo Direttorio29, svolgano il loro servizio anzitutto in seno alla propria famiglia, con la testimonianza di una vita matrimoniale e familiare condotta secondo il

progetto di Dio, con la procreazione responsabile e l'educazione e la formazione cristiana dei figli, con la realizzazione di una autentica comunità di persone. Si aprano, inoltre, ad una cordiale e intelligente partecipazione alla vita della Chiesa e della società, con particolare attenzione alle altre famiglie.

C

Religiosi, religiose e consacrati secolari

onsapevoli che il contributo proprio e originale che sono chiamati a offrire agli sposi e alle famiglie è quello della loro consacrazione a Dio, i religiosi, le religiose e i membri di istituti secolari e di altri

istituti di perfezione vivano e testimonino con gioia la loro vocazione e siano richiamo trasparente e costante all'assoluto del Regno, nel quale anche il matrimonio e la famiglia trovano il loro significato e il loro valore.

C

263

264 La testimonianza originale dei religiosi e delle religiose...

ello stesso tempo, vedano nell'apostolato rivolto alle famiglie uno dei compiti più urgenti e prioritari da vivere nell'attuale situazione storica. Di conseguenza, singolarmente o in forma associata: si

mettano a servizio delle famiglie, con particolare sollecitudine verso i bambini, specialmente se abbandonati, indesiderati, orfani, poveri o handicappati; visitino le famiglie e si prendano cura degli ammalati e degli anziani; coltivino rapporti di rispetto e di carità con le famiglie incomplete, in difficoltà o disgregate; offrano la loro opera di consulenza e di insegnamento nella preparazione dei fidanzati al matrimonio, nell'aiuto alle coppie per una procreazione veramente responsabile, negli itinerari di catechesi familiare, soprattutto prebattesimale; aprano le proprie case all'ospitalità semplice e cordiale perché le famiglie vi possano fare esperienze spirituali ricche e significative

N

. 30

I fedeli laici

27Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 59; cf Familiaris consortio, n. 71.

265 ... e le forme del loro apostolato familiare

266

28Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 60; Familiaris consortio, n. 71. 29Cf sopra, in particolare ai nn. 134-188; cf anche Familiaris consortio, n. 71. 30Cf Familiaris consortio, n. 74.

130

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oiché vivono nel mondo, inseriti anzitutto nelle quotidiane condizioni della vita familiare e, in modo proprio e peculiare, sono chiamati a «cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole

secondo Dio»

P La famiglia primo e privilegiato ambito dell'impegno apostolico

31, i fedeli laici trovano nella famiglia il primo e privilegiato ambito del loro impegno apostolico e sociale.

e sociale dei laici

Si adoperino, innanzitutto, per fare della famiglia una autentica comunità di persone, dove i rapporti sono animati e guidati dalla legge dell'amore gratuito e fedele. Soprattutto quando il contesto culturale, sociale, economico e politico attenta alla dignità della famiglia stabilmente fondata sul matrimonio e alla sua originaria funzione di sorgente della vita e di educazione delle persone, siano solleciti sia nel rendere la famiglia cosciente della sua identità di primo nucleo sociale di base e del suo ruolo originale nella società, sia nel reclamare e nel contribuire a mettere in atto interventi culturali, mezzi economici e strumenti legislativi destinati ad assicurare alla famiglia i diritti di cui è titolare . 32

La donna

ra i fedeli laici, soprattutto nell'odierno momento storico, un ruolo tutto particolare spetta alla donna: quello di dare piena dignità alla vita matrimoniale e alla maternità.

T 267 Il ruolo particolare della donna oggi

Nuove possibilità, infatti, «si aprono oggi alla donna per una comprensione più profonda e per una realizzazione più ricca dei valori umani e cristiani implicati nella vita coniugale e nell'esperienza della maternità: l'uomo stesso - il marito e il padre - può superare forme di assenteismo o di presenza episodica e parziale, anzi può coinvolgersi in nuove e significative relazioni di comunione interpersonale, proprio grazie all'intervento intelligente, amorevole e decisivo della donna» . 33

Laici specializzati

er la preparazione al matrimonio e nel cammino delle famiglie è di non poco giovamento anche la presenza discreta e competente di alcuni laici specializzati - medici, uomini di legge, psicologi, assistenti

sociali, pedagogisti, consulenti, ecc. -, i quali, sia individualmente sia attraverso il loro impegno in diverse associazioni e iniziative, prestano la loro opera di illuminazione, di consiglio, di orientamento, di sostegno

P 268 Importanza di una presenza discreta e competente di laici specializzati

. 34

E' necessario, al riguardo, che quanti appartengono a queste professioni, grazie anche all'invito e alla sollecitazione che utilmente può venire da amici e dagli stessi responsabili della comunità cristiana, si interroghino e si rendano disponibili per un impegno più diretto, e normalmente secondo l'ottica del volontariato, con le famiglie e per le famiglie, sia nelle strutture di pastorale familiare sia in quelle più propriamente di promozione umana.

31Cf Lumen gentium, n. 31; Christifideles laici, n. 15. 32Cf Christifideles laici, n. 40. 33Ivi, n. 51. Cf Mulieris dignitatem, n. 18. 34Cf Familiaris consortio, n. 75.

131

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La formazione degli operatori

erché gli operatori possano svolgere responsabilmente il loro servizio è importante e necessaria anche una loro adeguata preparazione35, da attuarsi sia in eventuali istituti specializzati36, sia in “scuole” o altre

analoghe iniziative appositamente organizzate nelle Chiese locali.

P 269

In ogni diocesi, o a livello interdiocesano - secondo forme plurime e articolate di collaborazione con facoltà teologiche, istituti di pastorale, istituti di scienze religiose o realtà simili - si promuovano queste “scuole per operatori di pastorale familiare”, sotto la responsabilità del Vescovo e dei suoi organismi pastorali. Non si manchi neppure, in questo contesto, di riconoscere e valorizzare l'apporto prezioso e competente che può derivare da alcuni soggetti specifici (quali centri culturali, consultori, associazioni, gruppi e movimenti). In ogni caso il loro ruolo non deve porsi in alcun modo in alternativa all'impegno comune della Chiesa diocesana, ma deve sapersi raccordare con esso.

Promozione, nelle diocesi, di scuole per operatori di pastorale familiare: ...

er la natura che le contraddistingue e per le finalità che si propongono, queste “scuole” devono:

P 270 ... loro finalità

- formare gli operatori ad un autentico senso della Chiesa: se, infatti, ogni azione pastorale deve fare attenzione ai riflessi familiari di ogni scelta e iniziativa, non può essere però la pastorale familiare ad esaurire l'intera opera della Chiesa. Sono, quindi, necessari, un'apertura a tutto ciò che contribuisce all'edificazione della Chiesa e una reale disponibilità al confronto e alla collaborazione con gli operatori degli altri ambiti pastorali;

- offrire conoscenze sufficienti circa gli aspetti antropologici, biblici, teologici,

morali, canonistici e spirituali riguardanti il matrimonio e la famiglia. Una particolare attenzione va riservata agli aspetti e ai contenuti pastorali, con attenzione sia alle indicazioni contenute in questo Direttorio, sia alla storia e alle determinazioni più specifiche della propria Chiesa diocesana;

- proporre alcune strumentazioni, soprattutto di ordine psicologico e

pedagogico, sia per poter attivare rapporti corretti con le singole persone e con le diverse famiglie, sia per essere in grado di animare momenti comunitari e di gruppo per i fidanzati e per le famiglie.

35Cf ivi, n. 70. 36Si ricordi, in particolare, presso la Pontificia Università Lateranense, l'Istituto “Giovanni Paolo II” per studi su Matrimonio e Famiglia.

132

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Per la meditazione e la preghiera Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace.

Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori. Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode. Invano vi alzate di buon mattino, tardi andate a riposare e mangiate pane di sudore: il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno. Ecco, dono del Signore sono i figli, è sua grazia il frutto del grembo. Come frecce in mano a un eroe sono i figli della giovinezza. Beato l'uomo che ne ha piena la faretra: non resterà confuso quando verrà a trattare alla porta con i propri nemici.

(Salmo)

L'azione pastorale è sempre espressione dinamica della realtà della Chiesa, impegnata nella sua missione di salvezza. Anche la pastorale familiare - forma particolare e specifica della pastorale - ha come suo principio operativo e come protagonista responsabile la Chiesa stessa, attraverso le sue strutture e i suoi operatori [...] Ogni Chiesa locale e, in termini più particolari, ogni comunità parrocchiale deve prendere più viva coscienza della grazia e della responsabilità che riceve dal Signore in ordine a promuovere la pastorale della famiglia. Ogni piano di pastorale organica, ad ogni livello, non deve mai prescindere dal prendere in considerazione la pastorale della famiglia.

(Familiaris consortio)

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E' compito dei sacerdoti, provvedendosi una necessaria competenza sui problemi della vita familiare, aiutare amorosamente la vocazione dei coniugi nella loro vita coniugale e familiare, con i vari mezzi pastorali: la predicazione della parola di Dio, il culto liturgico, ed altri aiuti spirituali, ed aiutarli con umanità e pazienza nelle loro difficoltà, rafforzarli nella carità, perché si formino famiglie risplendenti di serenità luminosa.

(Gaudium et spes)

Nell'edificazione di una comunità ecclesiale unita nella carità e nella verità di Cristo, è fondamentale la testimonianza e la missione della famiglia cristiana. Costituita dal sacramento del matrimonio “chiesa domestica”, la famiglia «riceve la missione di custodire, rivelare e comunicare l'amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione dell'amore di Dio per l'umanità e dell'amore di Cristo Signore per la sua Chiesa» (Familiaris consortio, 17). Essa è il primo luogo in cui l'annuncio del Vangelo della carità può essere da tutti vissuto e verificato in maniera semplice e spontanea: marito e moglie, genitori e figli, giovani e anziani.

(Evangelizzazione e testimonianza della carità)

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CONCLUSIONE

uesto Direttorio viene ora affidato agli operatori della pastorale familiare e, in particolare, ai Vescovi, ai presbiteri e alle stesse famiglie cristiane. Insieme con i diaconi, i religiosi e le religiose e con tutti i fedeli laici

impegnati in questa preziosa azione e missione ecclesiale, lo facciano oggetto di attenta riflessione e trovino i modi più opportuni per trasformare in puntuali iniziative e prassi pastorali quanto descritto in queste pagine.

271 Q Consegna agli operatori pastorali

ome già in altre occasioni, avvertiamo e comprendiamo anche oggi la gravità e la vastità dell'impegno che con il presente Direttorio chiediamo a noi stessi e alle nostre Chiese1.

C 272 Gravità e vastità dell'impegno

Ma ci spinge a questo la rinnovata consapevolezza che il futuro della Chiesa e della sua presenza salvifica nel mondo, come quello dell'intera società, passa in maniera singolare attraverso la famiglia, nata e sostenuta dal sacramento del matrimonio.

ello stesso tempo avvertiamo con viva speranza di poter chiedere questo impegno. E' una speranza che nasce dal sapere che molte famiglie, molti presbiteri, molti religiosi e laici e non poche comunità ecclesiali sono già

impegnate lodevolmente e da tempo perché ogni famiglia possa riscoprire e vivere secondo la sua dignità, la sua vocazione e la sua missione. A tutti questi fratelli e sorelle nella fede va ora la nostra gratitudine e quella di tutta la Chiesa; da questi fratelli e sorelle sappiamo di poterci aspettare un impegno ulteriore e rinnovato, in grado di contagiare e di sollecitare anche altri.

N

Soprattutto, però, la nostra è una speranza che affonda le sue radici nell'amore del Padre che, in Cristo Gesù, incessantemente comunica alla Chiesa il suo Spirito. Affidiamo, quindi, noi stessi e le nostre Chiese a questo amore trinitario, mentre invochiamo la dolce e potente protezione della Santa Famiglia di Nazaret, immagine vivente della Chiesa di Dio, prototipo ed esempio di tutte le famiglie cristiane. Siamo così certi che le nostre comunità ecclesiali, con nuovo ardore e con modalità e metodi rinnovati sapranno annunciare, celebrare e servire il “Vangelo del matrimonio e della famiglia”.

273 Speranza nell'impegno di molti...

... e, soprattutto, nell'amore trinitario

1Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 118.

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Per la meditazione e la preghiera Il tuo unico Figlio, venendo ad assumere la nostra condizione di uomini, volle far parte di una famiglia per esaltare la bellezza dell'ordine da te creato e riportare la vita familiare alla dignità alta e pura della sua origine. Nella casa di Nazareth regna l'amore coniugale intenso e casto; rifulge la docile obbedienza del Figlio di Dio alla vergine Madre e a Giuseppe, l'uomo giusto a lei sposo; e la concordia dei reciproci affetti accompagna la vicenda di giorni operosi e sereni. O famiglia nascosta ai grandi della terra e alla fama del mondo, più nobile per le sue virtù che non per la sua discendenza regale! In essa, o Padre, hai collocato le arcane primizie della redenzione del mondo. Per questo disegno di grazia, mentre guardiamo con venerazione e speranza gli esempi della santa famiglia, eleviamo a te, o Padre, la nostra lode di figli.

(Liturgia ambrosiana)

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Appendice

DECRETO GENERALE SUL MATRIMONIO CANONICO

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SEGRETERIA DI STATO Sezione per i Rapporti con gli Stati

Dal Vaticano, 26 settembre 1990 N. 6355/90/RS Eminenza Reverendissima, in temporanea assenza dell'Em.mo Cardinale Segretario di Stato, riscontro il venerato Foglio N. 416/90, del 19 giugno scorso, con il quale Vostra Eminenza trasmetteva il testo del “Decreto generale sul matrimonio canonico” approvato dalla XXXII Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana e ne chiedeva la “recognitio” da parte della Santa Sede, a norma del can. 455, par. 2. Ho l'onore di partecipare all'Eminenza Vostra Reverendissima che il Santo Padre, nell'Udienza concessami oggi, 26 settembre, si è degnato di autorizzare la promulgazione del Decreto. Sua Santità ha inoltre disposto che, in concomitanza con l'entrata in vigore delle nuove norme, siano da considerarsi abrogate, “quatenus opus sit”, le Istruzioni della Sacra Congregazione per i Sacramenti del 1° luglio 1929 e del 1° agosto 1930, così come ogni altra eventuale prescrizione, emanata dalla Santa Sede, che risultasse contraria. Tali auguste disposizioni dovranno essere pubblicate sull'Organo ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana. Mi valgo volentieri della circostanza per confermarmi, con sensi di profonda venerazione, di Vostra Eminenza Reverendissima devotissimo + Angelo Sodano ____________________ A Sua Eminenza Reverendissima il Sig. Card. UGO POLETTI Presidente della Conferenza Episcopale Italiana ROMA

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Conferenza Episcopale Italiana PROT. N. 786/90 Roma, 5 novembre 1990

D E C R E T O La Conferenza Episcopale Italiana nella XXXII Assemblea Generale ordinaria, svoltasi a Roma dal 14 al 18 maggio 1990, ha esaminato e approvato con la prescritta maggioranza il “Decreto generale sul matrimonio canonico”, in attuazione delle disposizioni del codice di diritto canonico e del mandato speciale della Santa Sede conferito con venerato Foglio del Cardinale Agostino Casaroli, Segretario di Stato, in data 2 marzo 1990, n. 1164/90/RS. In conformità al can. 455, par. 2, del codice di diritto canonico ho richiesto con lettera del 19 giugno 1990 (prot. n. 416/90) la prescritta “recognitio” della Santa Sede. Con venerato Foglio del 26 settembre 1990 (prot. n. 6355/90/RS) il Segretario della Sezione per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato mi ha partecipato che il Santo Padre Giovanni Paolo II si è degnato di autorizzare la promulgazione del Decreto e mi ha comunicato che Sua Santità ha inoltre disposto che, in concomitanza con l'entrata in vigore delle nuove norme, siano da considerarsi abrogate, “quatenus opus sit”, le Istruzioni della Sacra Congregazione per i Sacramenti del 1° luglio 1929 e del 1° agosto 1930, così come ogni altra eventuale prescrizione, emanata dalla Santa Sede, che risultasse contraria. Pertanto con il presente decreto, nella mia qualità di Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, per mandato dell'Assemblea Generale e in conformità al can. 455 nonché all'art. 28/a dello Statuto della C.E.I., intendo promulgare e di fatto promulgo il “Decreto generale sul matrimonio canonico” approvato dalla XXXII Assemblea Generale, stabilendo che la promulgazione sia fatta mediante pubblicazione sul “Notiziario” ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana. Tenuto conto dell'esigenza di una previa e adeguata informazione, che illustri la nuova normativa, stabilisco altresì che il Decreto promulgato entri in vigore a partire dalla prima domenica di Quaresima dell'anno 1991 (17 febbraio 1991).

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Testo del Decreto generale

PREMESSA Tutti possono contrarre matrimonio, ad eccezione di coloro ai quali il diritto lo proibisce (can. 1058 CIC). Tra i battezzati non può sussistere un valido contratto matrimoniale che non sia per ciò stesso sacramento (can. 1055, par. 2). Il matrimonio contratto dai fedeli cattolici è per norma generale regolato dal diritto canonico (cfr can. 1059). Per i cattolici italiani la disciplina generale è integrata (cfr can. 3) dalle disposizioni dell'Accordo di revisione del Concordato Lateranense stipulato il 18 febbraio 1984 tra l'Italia e la Santa Sede (cfr in particolare art. 8 dell'Accordo e n. 4 del Protocollo addizionale). Tali disposizioni, mentre riconoscono la competenza della Chiesa circa il matrimonio dei cattolici ed assicurano «la libertà (...) della giurisdizione in materia ecclesiastica» (art. 2), fanno salva la competenza dell'autorità civile circa gli effetti puramente civili del matrimonio medesimo (art. 8, comma primo). Lo Stato italiano dovrà dare le necessarie disposizioni attuative al riguardo. La Conferenza Episcopale Italiana ha già adottato, per parte sua, alcune delibere relative a taluni aspetti della disciplina matrimoniale affidati dal codice di diritto canonico alla sua competenza (cfr delibere C.E.I. nn. 9, 10, 31). Per completare le disposizioni attuative affidate dal codice di diritto canonico (cfr cann. 1067; 1121, par. 1; 1126; 1127, par. 2) e per assicurare una conforme applicazione della disciplina vigente e degli adempimenti disposti in materia, la Conferenza Episcopale Italiana, avendo ricevuto il mandato speciale della Santa Sede con lettera della Segreteria di Stato n. 1164/90/RS del marzo 1990, ha predisposto il presente Decreto generale, approvato dall'Assemblea Generale nella sessione 14-18 maggio 1990 con la prescritta maggioranza qualificata. La Santa Sede ha dato la necessaria “recognitio” in data 26 settembre 1990, disponendo che contestualmente all'entrata in vigore delle nuove norme, siano da considerarsi abrogate, “quatenus opus sit”, le Istruzioni della Sacra Congregazione per i Sacramenti del 1° luglio 1929 e del 1° agosto 1930, così come ogni altra eventuale prescrizione, emanata dalla Santa Sede, che risultasse contraria. Il Presidente della C.E.I. ha promulgato il Decreto generale in data 5 novembre 1990, disponendo che entri in vigore con la prima domenica di Quaresima del 1991. Pertanto, a partire dal 17 febbraio 1991, le presenti norme entrano in vigore per tutte le Chiese particolari in Italia.

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I. OBBLIGO DI CELEBRARE IL MATRIMONIO CANONICO CON EFFETTI CIVILI

1. - I cattolici che intendono contrarre matrimonio in Italia sono tenuti a celebrarlo unicamente secondo la forma canonica (cfr can. 1108), con l'obbligo di avvalersi del riconoscimento agli effetti civili assicurato dal Concordato1. L'Ordinario del luogo può dispensare dall'obbligo di avvalersi del riconoscimento agli effetti civili assicurato dal Concordato soltanto per gravi motivi pastorali, stabilendo se nel caso l'atto civile, che per i cattolici non ha valore costitutivo del vincolo matrimoniale, debba precedere o seguire la celebrazione del sacramento e richiedendo l'impegno dei nubendi di non iniziare la convivenza coniugale se non dopo la celebrazione canonica.

II. PREPARAZIONE AL MATRIMONIO CANONICO CON EFFETTI CIVILI E ATTI DA PREMETTERE ALLA SUA CELEBRAZIONE

A - Preparazione 2. - L'azione pastorale della Chiesa deve accompagnare la famiglia nelle diverse tappe della sua formazione e del suo sviluppo. Ai nostri giorni è più che mai necessaria l'assistenza ai giovani nella preparazione al matrimonio e alla vita familiare. Questa assistenza non può essere limitata all'espletamento delle pratiche per la celebrazione matrimoniale, ma deve abbracciare le diverse fasi della vita dell'uomo e della donna affinché prendano coscienza dei valori e degli impegni propri della vocazione al matrimonio cristiano2. I Vescovi diocesani, a norma del can. 1064 del codice di diritto canonico, sono tenuti a elaborare un programma di assistenza pastorale alla famiglia e, in questo ambito, a emanare direttive circa la preparazione al matrimonio. 3. - La preparazione remota, prossima e immediata al matrimonio è regolata, nel quadro del diritto universale, dalle disposizioni attuative date dalla Conferenza Episcopale Italiana e da quelle proprie delle Chiese particolari in materia di pastorale prematrimoniale. Al fine di promuovere una prassi comune, per la preparazione prossima e immediata al matrimonio siano accolte in ogni programma diocesano le seguenti indicazioni: 1) coinvolgimento della comunità e, in particolare, degli operatori di pastorale familiare in iniziative che dispongano i nubendi alla santità e ai doveri del loro nuovo stato (cfr can. 1063, n. 2); 2) colloqui con il parroco o con il sacerdote incaricato, “corsi per i fidanzati” e altre iniziative organiche per il cammino di fede dei nubendi, attraverso

1Cf SACRA CONGREGAZIONE PER LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI, Lettera del 21 settembre 1970, in Notiziario della Conferenza Episcopale Italiana, 20 ottobre 1970, p. 197; C.E.I., Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, 1975, nn. 99-101. 2Cf GIOVANNI PAOLO II, Esortazione Apostolica Familiaris consortio, 1981, n. 66.

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l'approfondimento non solo dei valori umani della vita coniugale e familiare ma anche dei valori propri del sacramento e della famiglia cristiana, con gli impegni che ne derivano3; 3) tempo di preparazione immediata normalmente non inferiore a tre mesi; 4) incontri personali dei nubendi con il parroco per lo svolgimento dell'istruttoria matrimoniale e per la preparazione a una consapevole e fruttuosa celebrazione della liturgia delle nozze. B - Atti preliminari 4. - L'istruttoria matrimoniale comprende alcuni adempimenti, da premettere alla celebrazione del matrimonio, ordinati ad accertare che nulla si oppone alla sua valida, lecita e fruttuosa celebrazione, verificando nei nubendi, in particolare, la libertà di stato, l'assenza di impedimenti e l'integrità del consenso (cfr can. 1066). Questi adempimenti sono affidati di norma, a libera scelta dei nubendi, al parroco della parrocchia dove l'uno o l'altro dei medesimi ha il domicilio canonico o il quasi domicilio o la dimora protratta per un mese. 5. - Le prescrizioni canoniche riguardanti l'istruttoria comprendono: la verifica dei documenti; l'esame dei nubendi circa la libertà del consenso e la non esclusione della natura, dei fini e delle proprietà essenziali del matrimonio; la cura delle pubblicazioni; la domanda all'Ordinario del luogo di dispensa da eventuali impedimenti o di licenza alla celebrazione nei casi previsti dal codice di diritto canonico, dal presente decreto o dal diritto particolare. 6. - I documenti da raccogliere e verificare sono: il certificato di battesimo, il certificato di confermazione, il certificato di stato libero, quando è richiesto, il certificato di morte del coniuge per le persone vedove ed altri secondo i singoli casi. 7. - Il certificato di battesimo deve avere data non anteriore a sei mesi. Esso deve riportare soltanto il nome e il cognome, il luogo e la data di nascita del soggetto, l'indicazione del luogo e della data del battesimo e, se ricevuta, della confermazione. Le annotazioni rilevanti al fine della valida o lecita celebrazione del matrimonio e quelle relative all'adozione, eventualmente contenute nell'atto di battesimo, devono essere trasmesse d'ufficio e in busta chiusa al parroco che conduce l'istruttoria. Per quanto concerne i dati o le annotazioni riguardanti i genitori naturali di persone adottate (cfr can. 877, par. 3), il parroco della parrocchia del battesimo e il parroco che conduce l'istruttoria sono tenuti al segreto d'ufficio. 8. - I pastori d'anime siano solleciti nell'esortare i nubendi che non hanno ancora ricevuto il sacramento della confermazione a riceverlo prima del matrimonio se ciò è possibile senza grave incomodo (cfr can. 1065, par. 1). Prestino particolare attenzione a coloro che, dopo il battesimo, non hanno ricevuto gli altri sacramenti né alcuna formazione cristiana4. 3Cf C.E.I. Deliberazioni conclusive della XII Assemblea Generale (1975), n. 2. 4Cf Rito dell'iniziazione cristiana degli adulti, cap. IV, nn. 235-305.

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Parimenti siano animati da grande prudenza pastorale nel curare la preparazione dei nubendi non cresimati che già vivono in situazione coniugale irregolare (conviventi o sposati civilmente). In questo caso, di norma, l'amministrazione della confermazione non preceda la celebrazione del matrimonio. Nel diritto particolare, tenendo conto anche delle facoltà concesse ai Vescovi diocesani circa il ministro della confermazione (cfr can. 884, par. 1), si potranno dare disposizioni affinché la celebrazione della confermazione per i nubendi sia opportunamente inserita nella preparazione immediata al matrimonio. 9. - Quando i nubendi, dopo il compimento del sedicesimo anno di età, hanno dimorato per più di un anno in una diocesi diversa da quella in cui hanno domicilio o il quasi domicilio o la dimora protratta per un mese, il parroco che procede all'istruttoria dovrà verificare la loro libertà di stato anche attraverso un apposito certificato di stato libero, risultante dall'attestazione di due testimoni idonei oppure, in mancanza di questi, dal giuramento suppletorio deferito agli interessati. In questo caso il giuramento suppletorio viene reso e inserito nell'esame dei nubendi, di cui al numero seguente del presente decreto. 10. - L'esame dei nubendi è finalizzato a verificare la libertà e l'integrità del loro consenso, la loro volontà di sposarsi secondo la natura, i fini e le proprietà essenziali del matrimonio, l'assenza di impedimenti e di condizioni. L'importanza e la serietà di questo adempimento domandano che esso sia fatto dal parroco con diligenza, interrogando separatamente i nubendi. Le risposte devono essere rese sotto vincolo di giuramento, verbalizzate e sottoscritte, e sono tutelate dal segreto d'ufficio. Di norma l'esame dei nubendi conclude la preparazione immediata al matrimonio e suppone la conclusione del corso per i fidanzati e l'avvenuta verifica dei documenti. Quando il parroco competente non può o incontra difficoltà a interrogare entrambi i nubendi, deferisce ad altro parroco il compito di esaminare uno dei contraenti, chiedendo che gli sia trasmesso in busta chiusa il verbale, vidimato dalla curia diocesana se il parroco appartiene a un'altra diocesi (cfr can. 1070). All'occorrenza è consentito al parroco di ricorrere a un interprete, della cui fedeltà sia certo, e che non può essere, in ogni caso, l'altra parte contraente. Il verbale dell'esame dei nubendi ha valore per la durata di sei mesi. 11. - Gli incontri personali del parroco con i nubendi non siano limitati a quelli necessari per l'esame. Affinché questo adempimento, in coerenza con la sua rilevanza giuridica, acquisti pieno significato pastorale, occorre che sia accompagnato da altri colloqui, soprattutto quando si tratta di fidanzati che ancora presentano carenze o difficoltà nella dottrina o nella pratica cristiana5. Il parroco non trascuri di richiamare ai nubendi gli impegni e i valori del matrimonio cristiano, di esortarli ad accostarsi ai sacramenti della penitenza e

5Cf Familiaris consortio, n. 66.

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dell'eucaristia (cfr can. 1065, par. 2), di prepararli «a prendere parte attiva e consapevole ai riti della liturgia nuziale»6. Altri adempimenti da premettere alla celebrazione del matrimonio, come, ad esempio, la dichiarazione di volontà o la domanda di matrimonio formulata congiuntamente dai nubendi, possono essere introdotti dalle disposizioni del diritto particolare. 12. - La celebrazione del matrimonio è preceduta dalle pubblicazioni canoniche, che sono sempre richieste perché rispondono a una esigenza di bene comune. Le pubblicazioni canoniche consistono nell'affissione all'albo parrocchiale dell'annuncio di matrimonio, con i dati anagrafici (cognome e nome, luogo e data di nascita), la residenza, lo stato civile e la professione dei nubendi. L'atto della pubblicazione deve rimanere affisso all'albo parrocchiale per almeno otto giorni consecutivi, comprensivi di due giorni festivi. Altre forme di pubblicazioni, svolte secondo le consuetudini o introdotte per finalità pastorali, come ad esempio, la presentazione dei nubendi alla comunità, non sono sostitutive della modalità suddetta. Tutti i fedeli sono tenuti a segnalare al parroco o all'Ordinario del luogo prima che il matrimonio venga celebrato gli impedimenti di cui fossero a conoscenza (cfr can. 1069). 13. - La responsabilità delle pubblicazioni è affidata al parroco incaricato dell'istruttoria matrimoniale, di cui al n. 4 del presente decreto. Egli curi che le pubblicazioni siano fatte nella parrocchia del domicilio o del quasi domicilio o della dimora protratta per un mese di ciascuno dei nubendi. Qualora l'attuale dimora non duri da almeno un anno, esse siano richieste anche nella parrocchia dell'ultimo precedente domicilio protrattosi almeno per un anno, salvo diverse disposizioni date dall'Ordinario del luogo. 14. - La dispensa dalle pubblicazioni canoniche può essere concessa dall'Ordinario del luogo per una giusta causa. Se il matrimonio non viene celebrato entro sei mesi dal compimento delle pubblicazioni canoniche, queste dovranno essere ripetute, salvo diverso giudizio dell'Ordinario del luogo. 15. - Il parroco, di cui al n. 4 del presente decreto, richiede la pubblicazione civile al comune nel quale uno degli sposi ha la residenza, accompagnando la richiesta dei nubendi. Occorre ricordare ai fidanzati, durante la preparazione al matrimonio, che essi non devono chiedere la pubblicazione al comune prima che siano state compiute le pratiche da premettersi alla celebrazione del matrimonio canonico, avvertendoli che, senza la richiesta del parroco, la loro non può avere effetto ai fini della procedura concordataria. 6Ib.

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Dal canto suo il parroco, in via ordinaria, non richieda la pubblicazione all'ufficiale dello stato civile, se precedentemente non ha adempiuto le prescrizioni canoniche, di cui al n. 10 del presente decreto. Nel caso in cui la residenza civile dei nubendi non coincide con il domicilio canonico, il parroco del domicilio canonico, se necessario, chieda la collaborazione del parroco del luogo della residenza civile ai fini della richiesta della pubblicazione, trasmettendogli un documento autentico con tutti i dati occorrenti. 16. - Nel caso che il parroco sia assente o impedito la richiesta viene fatta dal ministro di culto che a norma del diritto canonico lo sostituisce7. 17. - Trascorsi tre giorni dal compimento della pubblicazione civile, l'ufficiale dello stato civile, se non gli è stata notificata alcuna opposizione né gli consti l'esistenza di alcun impedimento al matrimonio, rilascia un attestato, con il quale dichiara che nulla osta alla celebrazione del matrimonio. Qualora l'ufficiale dello stato civile comunichi alle parti e al parroco il rifiuto motivato del rilascio dell'attestato e l'autorità giudiziaria dichiari l'inammissibilità dell'opposizione al rifiuto, prima di procedere alla celebrazione del matrimonio il parroco sottoponga il caso al giudizio dell'Ordinario del luogo. 18. - Ai fini del presente decreto sono equiparati al parroco gli amministratori parrocchiali e i cappellani militari. Le facoltà del parroco possono essere avocate a sé dall'Ordinario del luogo in singoli casi e per giuste ragioni pastorali.

III. EFFETTI CIVILI DEL MATRIMONIO CANONICO 19. - Il matrimonio celebrato avanti l'Ordinario del luogo, il parroco o il ministro di culto delegato, secondo le norme del diritto canonico, produce gli effetti civili, a condizione che l'atto relativo sia trascritto nei registri dello stato civile.

7Si ricordi che l'art. 3 dell'Accordo di revisione del Concordato Lateranense stabilisce che il parroco, come il ministro che a norma del diritto canonico lo sostituisce, devono essere cittadini italiani, eccezion fatta soltanto per la diocesi di Roma e per quelle suburbicarie. Si tenga presente che a norma del diritto canonico, in caso di assenza il parroco può essere sostituito: a) da un sacerdote, dotato di facoltà, designato dal Vescovo diocesano (cfr can. 533, par. 3); b) da un sacerdote nominato dal Vescovo diocesano amministratore parrocchiale (cfr can. 549), il quale

ha gli stessi diritti e doveri del parroco (cfr can. 540, par. 1); c) dal vicario parrocchiale, che nel caso è tenuto a svolgere le funzioni del parroco (cfr cann. 549 e 541,

par. 1). Se invece il parroco è impedito, può essere sostituito: a) da un sacerdote nominato dal Vescovo diocesano amministratore parrocchiale (cfr can. 541, par. 1),

il quale ha gli stessi diritti e doveri del parroco (cfr can. 540, par. 1); b) in mancanza di questo, dal vicario parrocchiale, il quale esercita interinalmente le funzioni

parrocchiali (cfr can. 541, par. 1).

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20. - Nel ricevere la richiesta di celebrazione del matrimonio canonico con effetti civili il parroco tenga presente che il matrimonio canonico non può ottenere gli effetti civili qualora al momento della celebrazione sussista una delle seguenti circostanze: a) che uno dei contraenti non abbia compiuto gli anni diciotto e non sia stato ammesso

al matrimonio a norma delle leggi civili; b) che uno dei contraenti sia stato dichiarato interdetto per infermità di mente; c) che i contraenti tra loro o anche uno solo di essi siano già legati da matrimonio

valido agli effetti civili; d) che sussista tra i contraenti uno degli impedimenti previsti dalla legge civile e non

sia possibile ottenere l'autorizzazione al matrimonio8. Il divieto richiamato al comma precedente cessa peraltro nei casi in cui, a norma degli articoli 68, terzo comma, 117, secondo comma e 119, secondo comma, del codice civile, non sarebbe possibile pronunziare la nullità del matrimonio o il suo annullamento. 21. - A norma del can. 1071, par. 1, n. 2, in tutti i casi in cui il matrimonio canonico non può essere immediatamente trascritto nei registri dello stato civile il parroco non proceda alla celebrazione senza l'autorizzazione dell'Ordinario del luogo.

IV. CELEBRAZIONE DEL MATRIMONIO CANONICO E TRASCRIZIONE PER GLI EFFETTI CIVILI

22. - Per ciò che riguarda il luogo, la forma canonica e il rito liturgico della celebrazione del matrimonio, si osservino le prescrizioni del codice di diritto canonico, dei libri liturgici e del diritto particolare. E' compito primario dei pastori d'anime promuovere con instancabile sollecitudine «una celebrazione delle nozze che risulti veramente evangelizzante ed ecclesiale»9. «In quanto segno, la celebrazione liturgica deve svolgersi in modo da costituire, anche nella realtà esteriore, una proclamazione della parola di Dio e una professione di fede della comunità dei credenti (...). In quanto gesto sacramentale della Chiesa, la celebrazione liturgica del matrimonio deve coinvolgere la comunità cristiana con la partecipazione piena, attiva e responsabile di tutti i presenti, secondo il posto e il compito di ciascuno»10. 23. - La parrocchia della celebrazione delle nozze è di norma quella nella quale i nubendi sono inseriti a norma del canone 1115. Per motivi di necessità o di convenienza pastorale il matrimonio potrà essere celebrato in altre parrocchie. In questo caso il parroco, che ha svolto l'istruttoria matrimoniale, dia licenza all'altro parroco trasmettendo soltanto l'attestato riassuntivo dei documenti necessari e il nulla osta rilasciato dal Comune.

8Cf artt. 87 e 88 del codice civile. 9Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 84. 10Familiaris consortio, n. 67.

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Se è destinato a un parroco di altra diocesi, l'attestato riassuntivo sarà vidimato dalla cancelleria della curia diocesana di provenienza. Nell'ambito della stessa diocesi questa vidimazione è necessaria soltanto se le disposizioni del diritto particolare la prevedono. Non si tralasci, in ogni caso, di dare al parroco nella cui parrocchia si celebrerà il matrimonio sufficienti e chiare indicazioni, affinché possa notificare l'avvenuta celebrazione del matrimonio al parroco che ha dato la licenza e a quello della parrocchia di battesimo degli sposi, quando fosse diversa da quella in cui è stata istruita la pratica. 24. - La celebrazione delle nozze normalmente si svolga nella chiesa parrocchiale. Con il permesso dell'Ordinario del luogo o del parroco potrà compiersi in altra chiesa od oratorio (cfr can. 1118, par. 1). Soltanto in presenza di particolari ragioni pastorali l'Ordinario del luogo può permettere che il matrimonio sia celebrato in una cappella privata o in un altro luogo conveniente (cfr cann. 1118, par. 2; 1228). L'Ordinario del luogo può vietare la celebrazione di matrimoni in una chiesa non parrocchiale, qualora a suo giudizio essa nuoccia al ministero parrocchiale (cfr cann. 1219; 558; 559). 25. - Dopo la celebrazione del matrimonio, e comunque prima della conclusione del rito liturgico, il ministro di culto davanti al quale esso è stato celebrato spiega agli sposi gli effetti civili del matrimonio, dando lettura degli articoli 143, 144 e 147 del codice civile. Il ministro di culto redige poi l'atto di matrimonio in doppio originale. Qualora uno o entrambi i coniugi intendano rendere dichiarazioni che la legge civile consente11 siano inserite nell'atto di matrimonio, il ministro di culto le raccoglie nell'atto stesso e le sottoscrive insieme con il dichiarante o i dichiaranti e con i testimoni. 26. - L'atto di matrimonio deve contenere: a) il cognome e il nome, il luogo e la data di nascita, la professione o condizione e la

residenza degli sposi; b) la dichiarazione degli sposi di volersi prendere rispettivamente in marito e moglie; c) il luogo e la data delle pubblicazioni canoniche e civili, gli estremi delle eventuali

dispense e il luogo e la data della celebrazione del matrimonio; d) l'attestazione dell'avvenuta lettura agli sposi degli articoli 143, 144 e 147 del codice

civile; e) le eventuali dichiarazioni rese dagli sposi e consentite secondo la legge civile; f) il nome e il cognome dell'Ordinario del luogo, o del parroco o del ministro di culto

delegato che ha assistito alla celebrazione del matrimonio; g) le generalità dei testimoni. 27. - Uno degli originali dell'atto di matrimonio, insieme con la richiesta di trascrizione, deve essere trasmesso dal parroco della parrocchia nel cui territorio il matrimonio è stato celebrato all'ufficiale dello stato civile del comune in cui si trova il luogo di celebrazione non oltre cinque giorni dalla celebrazione medesima. 11Si ricordi che tra le dichiarazioni previste vi è anche quella relativa alla legittimazione dei figli.

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28. - L'obbligo di trasmettere l'atto di matrimonio al comune incombe sempre al parroco, anche se alla celebrazione del matrimonio abbia assistito l'Ordinario del luogo o un altro ministro di culto delegato. Nel caso che il parroco sia assente o impedito la richiesta di trascrizione è fatta dal ministro di culto di cui al n. 16 del presente decreto. 29. - Se l'atto di matrimonio è regolare ed è accompagnato dalla richiesta di trascrizione sottoscritta dal parroco, l'ufficiale dello stato civile lo trascrive ed entro 48 ore trasmette notizia al parroco dell'avvenuta trascrizione, con l'indicazione degli estremi dell'atto e della data in cui essa è stata effettuata. Il parroco provvede ad annotare sul registro dei matrimoni la comunicazione ricevuta e a conservarla nell'archivio parrocchiale. 30. - Omissis12. 31. - Omissis12. 32. - Omissis12. 33. - Se per un impedimento pubblico o per vizio di consenso che può essere provato o per vizio di forma, un matrimonio risulti nullo prima di essere notificato e trascritto agli effetti civili si proceda, se possibile, alla sua convalidazione secondo la forma prescritta (cfr cann. 1156-1160). In tale caso il parroco trasmetterà all'ufficiale dello stato civile l'atto della seconda celebrazione del matrimonio, eseguita con la rinnovazione del consenso dinanzi al parroco e ai testimoni, previa dispensa dalle pubblicazioni se quelle fatte siano incorse nella decadenza. 34. - Eseguita la trascrizione, i contraenti sono considerati nell'ordinamento civile, a tutti gli effetti giuridici, coniugati dal giorno della celebrazione del matrimonio. 35. - In caso di sospensione o di rifiuto della trascrizione dell'atto di matrimonio, è sospesa o rifiutata anche la trascrizione nei registri dello stato civile delle dichiarazioni fatte dai contraenti a norma del n. 25, comma secondo del presente decreto, fatta eccezione per la dichiarazione di riconoscimento del figlio naturale. Qualora una dichiarazione fatta a norma del medesimo n. 25 non possa essere accolta secondo la legge civile, l'ufficiale dello stato civile ne dà avviso agli interessati, senza giudizio per la trascrizione dell'atto di matrimonio. 12In questi tre articoli si dovranno dare disposizioni circa la trascrizione del matrimonio c.d. ritardata o tardiva. Non essendo per ora approvato il disegno di legge presentato dal Governo al Parlamento, che sul punto dispone in maniera parzialmente innovativa, ci si attenga nel frattempo alla prassi vigente. Si deve in ogni caso tener presente che l'art. 8, n. 1 dell'Accordo di revisione del Concordato lateranense, se riconosce la trascrivibilità del matrimonio anche in un momento successivo al termine di cinque giorni prescritto per la procedura ordinaria, la limita tuttavia all'ipotesi in cui vi sia la «richiesta dei due contraenti, o anche di uno di essi, con la conoscenza e senza l'opposizione dell'altro». Non è più possibile, pertanto, richiedere la c.d. trascrizione d'ufficio.

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V. CASI PARTICOLARI 36. - L'Ordinario del luogo non conceda la dispensa dall'impedimento di età stabilito dal can. 1083, par. 1, se non per ragioni gravissime, dopo aver valutato le risultanze di un esame psicologico, compiuto da un consultorio familiare di ispirazione cristiana o da un esperto di fiducia, circa la capacità del minore di esprimere un valido consenso e di assumere gli impegni essenziali del matrimonio ai sensi dei cann. 1057 e 1095. Lo stesso Ordinario faccia presente agli interessati, alle loro famiglie ed anche ai fedeli che le ragioni di convivenza sociale o di prassi tradizionale non valgono da sé sole a configurare gli estremi della speciale gravità, ricordando che anche gli aspetti etici eventualmente implicati dal caso debbono comporsi con la morale certezza circa la stabilità del matrimonio e considerando che nella fattispecie il matrimonio canonico non potrà conseguire gli effetti civili. 37. - La dispensa dalla delibera n. 10 della Conferenza Episcopale Italiana, concernente la proibizione del matrimonio dei minorenni aventi età superiore a quella stabilita dall'impedimento di cui al numero precedente, può essere concessa dall'Ordinario del luogo soltanto in presenza di ragioni gravi. La celebrazione del matrimonio canonico può essere autorizzata dall'Ordinario del luogo quando il parroco è in grado, oltre che di motivare la gravità delle ragioni, di assicurarsi circa la libertà del consenso e la maturità psicofisica del minore, eventualmente mediante l'intervento di un esperto del consultorio di ispirazione cristiana, soprattutto se la persona minore non è prossima al raggiungimento del diciottesimo anno d'età. Di norma non si permetta la celebrazione del matrimonio canonico prima che il Tribunale per i minorenni abbia rilasciato l'autorizzazione a procedere, senza la quale non è possibile ottenere la trascrizione agli effetti civili. 38. - Il matrimonio di persona civilmente interdetta per infermità di mente non può essere autorizzato dall'Ordinario del luogo se non per gravissime ragioni, e a condizione che non consti con morale certezza l'incapacità della medesima a esprimere un valido consenso e ad assumere gli impegni essenziali del matrimonio. Per la valutazione della capacità del soggetto, l'Ordinario del luogo ricorra alla consulenza di un consultorio di ispirazione cristiana o almeno di un esperto di fiducia. 39. - L'Ordinario del luogo non conceda la dispensa dall'impedimento di affinità in linea retta, stabilito dal can. 1092, se non in presenza di gravi motivi, tenendo anche conto del fatto che il matrimonio, nel caso, non potrà conseguire gli effetti civili. 40. - L'ammissione al matrimonio solo canonico di persone vedove può essere concessa dall'Ordinario del luogo, per giusta causa, quando esse siano anziane e veramente bisognose.

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Al di fuori di tali circostanze la licenza può essere data soltanto per ragioni gravi e a condizione che le parti si impegnino a richiedere la trascrizione del matrimonio agli effetti civili non appena vengano meno le cause che hanno motivato la licenza medesima, avendo gli stessi coniugi «il dovere di assicurare, nei limiti della possibilità, il riconoscimento civile alla loro unione matrimoniale sia nell'interesse legittimo dei figli, sia per riguardo alle esigenze del bene comune della società, di cui la famiglia è la cellula primordiale»13. 41. - L'ammissione al matrimonio solo canonico di persone cui la legge civile proibisce temporaneamente di sposarsi può essere concessa dall'Ordinario del luogo soltanto per gravi motivi e con le debite cautele. E' opportuno considerare le ragioni addotte a sostegno del matrimonio solo canonico soprattutto quando la proibizione di legge non si prolunga nel tempo, ma occorre anche valutare gli inconvenienti del mancato riconoscimento civile, per il bene della stessa vita di coppia e per la tutela dei diritti della prole. L'eventuale ammissione al matrimonio solo canonico deve essere sostenuta dal parere motivato del parroco e quando occorra del cappellano (cfr can. 564), che garantiscano la preparazione dei nubendi, l'assunzione di ogni responsabilità circa il mancato riconoscimento civile del loro matrimonio e l'impegno a ottenerlo appena possibile. 42. - Nei casi di cui ai numeri 40-41 del presente decreto il ministro di culto che assiste alla celebrazione del matrimonio solo canonico è tenuto a dare lettura degli articoli 143, 144 e 147 del codice civile e a redigere l'atto di matrimonio in doppio originale, al fine di salvaguardare la possibilità che i coniugi chiedano la trascrizione del loro matrimonio ai sensi dell'art. 8, n. 1, comma sesto, dell'Accordo di revisione del Concordato lateranense. 43. - I pastori d'anime prestino grande attenzione a coloro che, pur chiedendo il matrimonio canonico, dimostrano di non essere pienamente disposti a celebrarlo con fede. «La fede, infatti, di chi domanda alla Chiesa di sposarsi può esistere in gradi diversi ed è dovere primario dei pastori di farla riscoprire, di nutrirla e di renderla matura»14. Il parroco aiuti questi nubendi a riflettere sul significato della loro scelta e accerti, in ogni caso, che siano sinceramente disposti ad accettare la natura, i fini e le proprietà essenziali del matrimonio cristiano. Quando si tratta di nubendi che hanno notoriamente abbandonato la fede o che sono irretiti di censura il parroco, salvo il caso di necessità, non proceda al matrimonio senza aver ottenuto la licenza dell'Ordinario del luogo (cfr can. 1071, par. 1, nn. 4-5). Le procedure previste dal codice di diritto canonico e dai nn. 48-52 del presente decreto siano osservate anche nel matrimonio tra una persona credente e un'altra che ha notoriamente abbandonato la fede (cfr can. 1071, par. 2). In concreto non è facile riconoscere il configurarsi della fattispecie del notorio abbandono della fede. Molte persone, anche se dichiarano di non riconoscersi più come credenti, non danno segni pubblici chiari e inequivocabili di abbandono della fede. E' bene, tuttavia, che il parroco nel dubbio ricorra all'Ordinario del luogo, il quale valuterà, caso per caso, se sia necessario esigere le procedure richiamate dal comma precedente. 13Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 99. 14Familiaris consortio, n. 68.

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44. - Salvo il caso di necessità, coloro che hanno già contratto matrimonio civile non siano ammessi alla celebrazione del matrimonio canonico senza la licenza dell'Ordinario del luogo. Possono verificarsi i seguenti casi: 1) Matrimonio canonico di persone già sposate civilmente tra loro In questo caso la richiesta del sacramento non può essere accolta come se si trattasse semplicemente di sistemare una mera situazione di fatto. E' necessario che i nubendi siano aiutati a riflettere sulla loro precedente scelta in contrasto con la legge della Chiesa e sui motivi che l'hanno determinata. In questo senso il ricorso all'Ordinario del luogo mira a far prendere coscienza che per i cattolici non può esistere valido contratto matrimoniale che non sia per ciò stesso sacramento (cfr can. 1055, par. 2)15. Se uno solo dei coniugi sposati civilmente chiede il matrimonio canonico mentre l'altro si rifiuta di rinnovare il consenso nella forma canonica, il parroco esamini attentamente la eventualità di ricorrere alla domanda di sanazione in radice, verificando le condizioni previste dal can. 1163, par. 1. 2) Richiesta di matrimonio solo canonico da parte di una persona canonicamente e

civilmente libera con un'altra persona cattolica, già sposata civilmente e attualmente separata e in attesa di divorzio

In questo caso l'Ordinario del luogo non può concedere l'autorizzazione se non per gravi ragioni e in circostanze veramente eccezionali16. E' necessario in ogni caso che il parroco esamini anzitutto se chi ha ottenuto lo scioglimento del precedente matrimonio civile abbia contratto doveri verso altre persone o verso i figli e se sia disposto ad osservarli (cfr can. 1071, par. 1, n. 3). Inoltre egli deve accertare la sincerità della richiesta del sacramento del matrimonio, inteso come scelta unica e irrevocabile. Poiché il matrimonio canonico non potrà essere trascritto al civile, il parroco, ottenuta la licenza dell'Ordinario del luogo, non proceda alla celebrazione del sacramento senza chiedere e ottenere dai nubendi l'impegno di regolarizzare non appena possibile la loro posizione matrimoniale agli effetti civili. 3) Richiesta di matrimonio con una persona canonicamente e civilmente libera da

parte di persona cattolica già sposata civilmente e divorziata Il parroco, accertato quanto indicato nel n. 2), e ottenuta la licenza dell'Ordinario del luogo, proceda all'istruttoria e assista alla celebrazione del matrimonio secondo le disposizioni previste nel presente decreto per assicurare gli effetti civili.

15Cf C.E.I., La pastorale dei divorziati risposati e di quanti vivono in situazioni matrimoniali irregolari o difficili, n. 39. 16Cf C.E.I., ib., n. 40.

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4) Richiesta di matrimonio solo canonico da parte di persone religiosamente libere a seguito di sentenza canonica dichiarante la nullità del matrimonio oppure di provvedimento di dispensa da un matrimonio rato e non consumato

Nel primo caso, la richiesta non può essere accolta se non quando: - è certo che la sentenza canonica non potrà essere resa esecutiva nell'ordinamento

italiano dalla competente Corte d'Appello; - si prevede fondatamente che la sentenza dichiarante l'esecutività sopravverrà in

tempi eccessivamente lunghi e vi siano serie ragioni di urgenza pastorale. Nel secondo caso, essendo certo che il provvedimento di dispensa non viene riconosciuto agli effetti civili, la richiesta può essere accolta. In ambedue i casi spetta all'Ordinario del luogo provvedere alla rimozione di eventuali clausole vincolanti apposte alla sentenza canonica o al rescritto di dispensa e dare le indicazioni opportune perché si provveda ad assicurare la rilevanza anche civile del matrimonio contratto in forma canonica. 45. - Nel caso di morte presunta di uno dei due coniugi, il successivo matrimonio del coniuge che ne ha chiesto la dichiarazione può essere trascritto solo se celebrato dopo che la sentenza civile dichiarante la morte presunta è passata in giudicato (cfr art. 65 del codice civile). Il parroco deve in ogni modo richiedere al Vescovo diocesano la dichiarazione canonica di morte presunta a norma del can. 1707, parr. 1 e 2. Nei casi incerti e particolarmente complessi il Vescovo diocesano consulti la Santa Sede (cfr can. 1707, par. 3). 46. - Per assistere al matrimonio di girovaghi è richiesta la licenza dell'Ordinario del luogo (cfr can. 1071, par. 1, n. 1). La domanda di licenza deve essere inoltrata al proprio Ordinario dal parroco del luogo della celebrazione (cfr can. 1115). Al fine di superare le difficoltà derivanti dai continui spostamenti dei girovaghi, in particolare dei fieranti, dei circensi e dei nomadi, il parroco che dà inizio all'istruttoria matrimoniale deve avere a disposizione il tempo sufficiente per giungere al termine della sua indagine. In questo caso aiuterà i nubendi nella preparazione al matrimonio e nello svolgimento degli atti preliminari: raccolta di documenti, esame dei nubendi, richiesta di pubblicazione civile al comune di residenza (cfr n. 15 del presente decreto). Il parrroco chieda, eventualmente tramite gli uffici competenti della curia diocesana, la collaborazione di sacerdoti incaricati della pastorale per i girovaghi e di altri parroci interessati. Al termine dell'istruttoria, e ottenuta la licenza dell'Ordinario del luogo, il parroco o un suo delegato assiste al matrimonio, oppure dà licenza ad altro parroco, seguendo la procedura indicata al n. 23 del presente decreto. Il parroco che dà inizio alla istruttoria matrimoniale, qualora non abbia a sua disposizione il tempo sufficiente per giungere al termine della indagine, trasmette i documenti da lui raccolti, corredati da una relazione scritta, al parroco del luogo della celebrazione, il quale completerà l'istruttoria e richiederà al proprio Ordinario la licenza per assistere al matrimonio.

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Il ricorso all'Ordinario del luogo in cui i girovaghi celebrano il matrimonio può essere necessario anche in ragione del fatto che non raramente i nubendi chiedono di procedere senza il nulla osta rilasciato dall'ufficiale dello stato civile. 47. - I cattolici non possono essere ammessi al matrimonio con persone battezzate non cattoliche né con persone non battezzate che siano legate da precedente vincolo con altro contraente non cattolico, anche se il precedente vincolo fosse stato sciolto da qualche autorità religiosa non cattolica o civile, ostandovi il can. 1085. Nell'ipotesi che almeno una delle parti del precedente matrimonio non sia battezzata, si consideri se convenga sottoporre il caso al competente Ordinario del luogo, perché valuti se ricorrono gli estremi e si diano serie ragioni per avviare una regolare procedura istruttoria volta a inoltrare alla Santa Sede domanda di scioglimento di tale matrimonio “in favorem fidei”17. L'Ordinario del luogo può condurre personalmente l'istruttoria oppure affidarla a un sacerdote delegato o al Tribunale Ecclesiastico diocesano o interdiocesano o regionale. 48. - La dispensa dell'impedimento di disparità di culto, di cui al can. 1086, par. 1, o la licenza per il matrimonio misto di cui al can. 1124, può essere concessa soltanto se sono state osservate le condizioni poste dal can. 1125. Ai sensi del can. 1126 si stabilisce in proposito quanto segue: a) la parte contraente cattolica deve sottoscrivere davanti al parroco la dichiarazione di

essere pronta ad allontanare i pericoli di abbandonare la fede e la promessa di fare quanto è in suo potere perché tutti i figli siano battezzati ed educati nella Chiesa cattolica;

b) il parroco deve attestare che la parte non cattolica è stata chiaramente informata circa la promessa e gli impegni assunti dalla parte cattolica e ne è consapevole;

c) entrambe le parti devono essere istruite sulla natura, sui fini e sulle proprietà essenziali del matrimonio, che non devono essere esclusi da nessuno dei due contraenti;

d) le dichiarazioni di cui alle lettere a), b) e c) devono essere esibite all'Ordinario del luogo unitamente alla domanda di dispensa dell'impedimento o di licenza per il matrimonio misto.

49. - Nel caso di matrimonio misto il parroco, che procede all'istruttoria matrimoniale, deve chiedere alla parte cattolica la presentazione di tutti i documenti religiosi di cui al n. 6 del presente decreto. Alla parte non cattolica il parroco chiede una dichiarazione che attesti che essa non ha mai contratto alcun matrimonio. Di norma questa dichiarazione deve essere comprovata per iscritto da parte almeno di un testimone idoneo, scelto possibilmente nell'ambito della famiglia della parte non cattolica. La parte battezzata non cattolica deve presentare anche il certificato di battesimo. Queste richieste non sono segno di mancanza di fiducia nella persona non cattolica o di minor rispetto alle sue convinzioni religiose: esse derivano dall'esigenza di 17Cf CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Istruzione Ut notum est, 6 dicembre 1973.

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assicurare, in conformità alle leggi canoniche, la validità del matrimonio che si intende celebrare. Più precisamente, è necessario accertare che non vi sia l'impedimento di un precedente vincolo matrimoniale, a norma del can. 1085. Occorre inoltre verificare se vi siano fondati dubbi sulla validità del battesimo; in tal caso si deve chiedere anche la dispensa dall'impedimento di disparità di culto “ad cautelam”. E' agevole spiegare che tali esigenze non possono essere soddisfatte, di norma, con la presentazione di documenti civili. Il parroco deve curare anche le normali pubblicazioni canoniche nella parrocchia del domicilio della parte cattolica, in conformità ai numeri 12, 13 e 14 del presente decreto. 50. - Il matrimonio misto sia celebrato con l'osservanza della forma canonica. L'Ordinario del luogo ha il diritto di dispensare da tale forma nei singoli casi, in presenza di gravi difficoltà (cfr can. 1127). Le motivazioni che giustificano la dispensa sono, particolarmente, quelle relative al rispetto delle esigenze personali della parte non cattolica, quali, ad esempio, il suo rapporto di parentela o di amicizia con il ministro acattolico, l'opposizione che incontra nell'ambito familiare, il fatto che il matrimonio dovrà essere celebrato all'estero, in ambiente non cattolico, e simili. Fermo restando quanto disposto dal can. 1127, par. 2, di norma - salvo che sia disposto diversamente da eventuali intese con altre confessioni cristiane - si richieda che le nozze siano celebrate davanti a un legittimo ministro di culto, e non con il solo rito civile, stante la necessità di dare risalto al carattere religioso del matrimonio. La concessione della dispensa dalla forma canonica non esime il parroco della parte cattolica dagli adempimenti di cui ai numeri 48 e 49 del presente decreto. Conclusi questi adempimenti, il parroco inoltri la domanda di dispensa dalla forma canonica al proprio Ordinario diocesano in tempo utile perché si possa effettuare la consultazione dell'Ordinario del luogo in cui avverrà il matrimonio (cfr can. 1127, par. 2). Il parroco deve poi chiedere alla parte cattolica un attestato dell'avvenuto matrimonio affinché sia in grado di curare la dovuta registrazione nel libro dei matrimoni e nel registro dei battezzati (cfr cann. 1121; 1122). 51. - Al matrimonio misto celebrato nella forma canonica devono essere assicurati gli effetti civili, di norma, attraverso la procedura concordataria. Per grave motivo, come stabilito nel n. 1 del presente decreto, l'Ordinario del luogo può dispensare da tale obbligo. Quanto al rito si osservino le prescrizioni dei libri liturgici rispettivamente per il matrimonio tra due persone battezzate e per il matrimonio tra una persona cattolica e una persona non battezzata. Il ministro di culto acattolico può intervenire al rito cattolico partecipando attivamente alla liturgia della parola e alla preghiera comune. Eguale modo di partecipazione è possibile al sacerdote cattolico, invitato a partecipare al rito non

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cattolico, quando sia stata data la dispensa dalla forma canonica. Si osservi, comunque, la disposizione del can. 1127, par. 3. 52. - I pastori d'anime curino con particolare attenzione la preparazione dei nubendi al matrimonio misto. Questi nubendi devono essere aiutati a «conoscere le difficoltà che insorgono in una vita coniugale fra sposi divisi nella fede o nella comunione ecclesiale»18. In particolare è doveroso richiamare le difficoltà che i nubendi cattolici vanno ad incontrare nel matrimonio con fedeli di religioni non cristiane, soprattutto quando intendono vivere in un ambiente diverso dal proprio, nel quale è più difficile conservare le convinzioni religiose personali, adempiere i doveri di coscienza che ne derivano, specialmente nell'educazione dei figli, e ottenere leale rispetto della propria libertà religiosa. 53. - La richiesta del matrimonio canonico all'estero da parte di cattolici italiani residenti in Italia dovrà essere presentata all'Ordinario del luogo, che, in riferimento alla legge della nazione in cui il matrimonio sarà celebrato, indicherà la procedura da seguire. Quanto al matrimonio di cattolici italiani residenti all'estero che intendono sposarsi canonicamente in Italia, si osservi la procedura concordataria, come stabilito nel n. 1 del presente decreto. A questo scopo è necessario che il parroco, richiesto di celebrare le nozze, ricorra per tempo all'Ordinario del luogo per poter dare agli interessati opportune istruzioni.

VI. SEPARAZIONE CONIUGALE 54. - L'assistenza che le comunità ecclesiali, sotto la guida dei loro pastori, sono impegnate ad assicurare ai coniugi perché la loro condizione matrimoniale sia vissuta in spirito cristiano (cfr can. 1063) deve farsi ancor più sollecita nei casi in cui la convivenza coniugale attraversa momenti di grave difficoltà. In particolare, quando si verificano le situazioni previste dai cann. 1152 e 1153 si deve fare ogni sforzo per aiutare i coniugi in difficoltà ad evitare il ricorso alla separazione, anche attraverso l'opera di consulenza e di sostegno svolta dai consultori di ispirazione cristiana. Resta fermo tuttavia che, alle condizioni previste dai canoni citati, i coniugi hanno il diritto di interrompere la convivenza, soprattutto quando la sua prosecuzione arrecherebbe di fatto grave danno ai coniugi stessi o ai figli. 55. - Di norma le cause di separazione tra i coniugi siano trattate avanti l'autorità giudiziaria civile, fatto salvo in ogni caso il diritto dei fedeli di accedere alla giurisdizione ecclesiastica quando essi siano legati da vincolo soltanto religioso o quando lo richiedano ragioni di coscienza. In questi ultimi casi i coniugi interessati possono chiedere al Vescovo diocesano l'emanazione di un decreto (cfr can. 1692, par. 1) oppure rivolgersi al tribunale

18Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 97.

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diocesano, il quale, costituito ordinariamente da un unico giudice, procederà con l'intervento del promotore di giustizia, ai sensi dei cann. 1693-1696.

VII. CAUSE DI NULLITA' MATRIMONIALE 56. - L'impegno di assistenza ai fedeli che vivono nello stato matrimoniale e si trovano in condizioni di grave difficoltà deve esprimersi anche nell'aiuto a verificare, quando appaiano indizi non superficiali, l'eventuale esistenza di motivi che la Chiesa considera rilevanti in ordine alla dichiarazione di nullità del matrimonio celebrato. Un primo aiuto per tale verifica deve essere assicurato con discreta e sollecita disponibilità pastorale specialmente da parte dei parroci, avvalendosi, se del caso, anche della collaborazione di un consultorio di ispirazione cristiana. E' bene in ogni modo che nelle curie diocesane e presso i tribunali regionali per le cause di nullità matrimoniale venga predisposto un servizio qualificato di ascolto e di consulenza, al quale i fedeli interessati possano rivolgersi, soprattutto quando si tratta di situazioni o vicende complesse, di propria iniziativa o su indicazione del loro parroco. La ricerca volta a verificare eventuali motivi di nullità matrimoniale sia condotta sempre con competenza e con prudenza, e con la cura di evitare sbrigative conclusioni, che possono generare dannose illusioni o impedire una chiarificazione preziosa per l'accertamento della libertà di stato e per la pace della coscienza. 57. - La Conferenza Episcopale Italiana, sentiti i moderatori dei Tribunali ecclesiastici regionali per le cause matrimoniali, darà disposizioni in ordine all'attuazione del can. 1649, aggiornandole periodicamente. In particolare, tali disposizioni indicheranno la misura minima e quella massima: a) delle spese processuali, precisandone le voci; b) delle spese per le rogatorie; c) degli onorari degli avvocati. La stessa Conferenza Episcopale indicherà criteri uniformi per la concessione alle parti del gratuito patrocinio o della riduzione delle spese19. I fedeli che si rivolgono ai Tribunali regionali invocandone il ministero di giustizia siano resi chiaramente edotti delle disposizioni di cui sopra nonché di quelle relative ai doveri-diritti degli avvocati (cfr cann. 1481-1490). 58. - Per assicurare il retto e spedito funzionamento dei Tribunali regionali per le cause di nullità matrimoniale i Vescovi diocesani promuovano con ogni impegno la qualificazione di sacerdoti idonei ad assumere il compito di giudici e di difensori del vincolo (cfr cann. 1420, par. 4; 1421, par. 3 e 1435). I moderatori dei Tribunali regionali considerino con particolare attenzione l'indirizzo dato dal can. 1490 circa la costituzione, da parte dei Tribunali stessi e a loro 19Cf Lettera del Cardinale Segretario di Stato al Presidente della C.E.I., in data 6 maggio 1983 (prot. n. 107.893).

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carico, di patroni che siano a libera disposizione delle parti e, sentiti gli officiali, ne favoriscano per quanto possibile la realizzazione. 59. - Il Tribunale ecclesiastico che, pronunciandosi con sentenza o con decreto, ha reso esecutiva la sentenza dichiarante la nullità del matrimonio provveda con sollecitudine a notificarla all'Ordinario del luogo in cui è avvenuta la celebrazione. L'Ordinario del luogo deve provvedere a trasmettere al parroco o ai parroci competenti i dati necessari perché la nullità dichiarata e l'eventuale divieto di passare a nuove nozze annesso alla dichiarazione siano annotati nell'atto di matrimonio e nel libro dei battesimi (cfr can. 1685). La rimozione del divieto di passare a nuove nozze “inconsulto Ordinario”, contenuto in una sentenza di nullità matrimoniale, si intende di competenza dell'Ordinario del luogo nel quale viene istruita la pratica per la celebrazione del matrimonio, salva diversa precisazione. 60. - I fedeli che hanno celebrato il matrimonio canonico assicurandone gli effetti civili attraverso la procedura concordataria e hanno ottenuto da un tribunale ecclesiastico una sentenza di nullità del medesimo sono di norma tenuti, dopo che ne è stata decretata l'esecutività dal Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, a proporre domanda alla competente Corte d'Appello per ottenere la dichiarazione di efficacia della stessa nell'ordinamento dello Stato, ove ciò sia possibile ai sensi dell'art. 8, n. 2 dell'Accordo di revisione del Concordato Lateranense e del relativo Protocollo addizionale. Tale obbligo viene meno quando i fedeli interessati risultino liberi nell'ordinamento dello Stato e l'espletamento delle procedure per l'efficacia civile della sentenza canonica comporti grave incomodo. 61. - Al fine della proposizione della domanda per la dichiarazione di efficacia nell'ordinamento dello Stato delle sentenze canoniche di nullità matrimoniale, il Tribunale ecclesiastico di cui al n. 59 del presente decreto trasmette alle parti interessate il decreto di esecutività ricevuto dal Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. 62. - I fedeli che hanno ottenuto dalla competente Corte d'Appello la dichiarazione di efficacia nell'ordinamento dello Stato della sentenza canonica di nullità sono tenuti a notificare copia all'Ordinario del luogo, perché questi possa disporne l'annotazione nei libri parrocchiali.

VIII. DISPENSA DAL MATRIMONIO RATO E NON CONSUMATO 63. - La situazione che si viene a creare tra i coniugi in caso di matrimonio rato e non consumato è spesso delicata e complessa e può legittimamente indurre i medesimi, alle condizioni previste dal diritto della Chiesa, a inoltrare domanda per la concessione della dispensa “super rato et non consummato”. Per la cura pastorale di questi casi e per l'assicurazione di un'opportuna consulenza giuridica ci si attenga, per analogia, alle indicazioni dei nn. 56 e 58.

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64. - Competente per ricevere la domanda e per svolgere l'istruttoria in vista del rescritto di dispensa è il Vescovo diocesano della parte oratrice, che si avvale della collaborazione del tribunale diocesano o interdiocesano o regionale oppure di un sacerdote idoneo debitamente delegato. Il voto conclusivo dell'istruttoria dev'essere dato personalmente dal Vescovo, e deve riguardare il fatto della non consumazione, l'esistenza della giusta causa e l'opportunità della concessione della dispensa. 65. - Il Vescovo, cui la Sede Apostolica trasmette il rescritto pontificio di dispensa, deve notificarlo alle parti e nello stesso tempo dar mandato sia al parroco della parrocchia in cui fu celebrato il matrimonio sia a quello della parrocchia in cui ciascuno degli sposi fu battezzato di annotare la concessione della dispensa nel libro dei matrimoni e in quello dei battezzati (cfr can. 1706). 66. - La rimozione del divieto di passare a nuove nozze “inconsulto Ordinario”, contenuto in un rescritto di dispensa “super rato et non consummato”, si intende di competenza dell'Ordinario del luogo nel quale viene istruita la pratica per la celebrazione del nuovo matrimonio, salva diversa precisazione. Per la regolarizzazione della situazione delle parti interessate ci si attenga a quanto indicato nel n. 44, par. 4 del presente decreto. Roma, dalla Sede della C.E.I., 5 novembre 1990 Ugo Card. Poletti Vicario Generale di Sua Santità per la Città di Roma e Distretto Presidente della Conferenza Episcopale Italiana + Camillo Ruini Segretario Generale

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