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Comunità SANTO SPIRITO spirito 158 x -3 Spirito Santo 30x -1 Comunità Santo Spirito 15x -1

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Sigle e Abbreviazioni

Documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II DV Costituzione dogmatica Dei Verbum, 1965 LG Costituzione dogmatica Lumen Gentium, 1964 PC Decreto Perfectae Caritatis, 1965 SC Costituzione Sacrosanctum Concilium, 1963

Documenti pontifici ET Es. Ap. Evangelica Testificatio, Paolo VI 1971

Documenti della Santa Sede CIC Codice del Diritto Canonico, 1983

Altre sigle ed abbreviazioni CIVCSVA Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica Am Ammonizioni di san Francesco Giano Cronaca di Giordano da Giano LAn Lettera a frate Antonio di san Francesco LCap Lettera al Capitolo Generale e a tutti i frati di san Francesco Legm Leggenda minore di San Bonaventura LegM Leggenda maggiore di San Bonaventura Legp Leggenda perugina LegsC Leggenda di santa Chiara Lf Lettera a tutti i fedeli di san Francesco Lmin Lettera ad un ministro di san Francesco Lodv Lodi delle virtù MB Miscellanea Bonaventuriana Rb Regola bollata di Francesco, 1223 Rnb Regola non bollata di Francsco, 1221 RsC Regola di Santa Chiara d’Assisi SCom Sacrum commercium (La sacra Alleanza del beato Francesco con madonna Povertà) 1 LAg Lettera prima di Santa Chiara alla beata Agnese di Praga 4 LAg Lettera quarta di Santa Chiara alla beata Agnese di Praga 1 Cel. Vita prima di san Francesco d’Assisi, di Tommaso da Celano 2 Cel. Vita seconda di san Francesco d’Assisi, di Tommaso da Celano 3Cel Trattato dei miracoli di san Francesco, di Tommaso da Celano 3Comp Leggenda dei tre compagni Vitry L’ordine e la predicazione dei frati minori; dalla “Historia Occidentalis” di Giacomo da Vitry

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Capitolo Primo LA VITA DELLA “ COMUNITA’ SANTO SPIRITO ” Articolo I Il Vangelo è la nostra vita 1. Il Vangelo norma fondamentale di vita

Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. (1Cor 3, 10-11)

Il Vangelo è indiscutibilmente l’elemento comune ad ogni forma di Vita consacrata, anzi ad ogni forma di Vita cristiana. Essendo norma fondamentale della vita religiosa il seguire Cristo come viene insegnato dal Vangelo, questa norma deve essere considerata da tutti gli istituti come la loro regola suprema.1 Lo stato religioso più fedelmente imita, e continuamente rappresenta nella Chiesa, la forma di vita che il Figlio di Dio abbracciò quando venne nel mondo per fare la volontà del Padre e che propose ai discepoli che lo seguivano.2 2. Il Vangelo nostra vita

Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. (Gv 14, 6)

Anche noi, Comunità Santo Spirito, pur non volendo fare del riferimento al Vangelo qualcosa di esclusivo nostro, riconoscendoci figli del Padre San Francesco di Assisi3, intendiamo seguirlo nel suo modo di vivere il santo Vangelo secondo il suo spirito e il dono ricevuto da Dio. Il Vangelo, fin dall’inizio della sua conversione, fu norma della sua vita e della sua azione. In tutte le circostanze della vita seguiamo il Vangelo come legge suprema. Lo leggiamo assiduamente e lo meditiamo nel nostro cuore come la Beata Vergine Maria, così che la nostra vita sia sempre più modellata secondo il Vangelo. In tal modo intendiamo crescere in ogni cosa verso Cristo. Senza una lettura assidua del Vangelo infatti, non potrebbe esserci conoscenza autentica di Cristo, Verbo incarnato (cf Mt 17, 5). Senza conoscenza non può esserci esperienza di Vita e di conseguenza non può esserci vera sequela. 3. Il Vangelo al primo posto

Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta (Lc 12, 31). Vivere secondo il Vangelo non significa soltanto considerarlo punto di riferimento di principi morali ed ascetici su cui fondare la propria vita, ma metterlo sempre al primo posto, al di sopra di ogni legge e di ragionamento umano, accettandone tutta l’apparente stoltezza: l’insipienza della croce (cf 1Cor 1, 18) 4 che si comprende soltanto mediante la sapienza di Dio, alla luce della fede. Il Vangelo, più e prima che dottrina, è vita: vita di figli di Dio, docili alle direttive dello Spirito effuso nei cuori, per conformarci a Cristo, ad immagine del Padre e modello di ogni santità (cf 2Cor 3,17-18. 4, 6).

1 PerfCarit 2 2 LumGent 44 3 La nostra spiritualità si ispira a San Francesco di Assisi, che d’ora in avanti, fraternamente, chiameremo semplicemente “Francesco”. 4 1Cor 1, 18: La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio.

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Rispondendo a un compagno, Francesco disse: È bene leggere le testimonianze della Scrittura, ed è bene cercare in esse il Signore nostro Dio. Ma, per quanto mi riguarda, mi sono già preso tanto dalle Scritture, da essere più che sufficiente alla mia meditazione e riflessione. Non ho bisogno di più, figlio: conosco Cristo povero e Crocifisso!5 4. Sequela del Cristo totale

Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore. (Ef 5, 1-2)

Tutti i religiosi devono considerare regola suprema della loro vita il Vangelo, e tutti devono seguire lo stato di vita abbracciato da Gesù e presentarlo al mondo. Ogni Istituto però ha un suo carisma particolare e perciò un suo modo di seguire Cristo e di presentarlo al mondo. È nostra intenzione seguire il Cristo nell’imitazione totale di Lui, secondo il dono ricevuto dallo Spirito nella Chiesa. 5. Sulle orme di Francesco

Se vuoi essere perfetto, và, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi. (Mt 19, 21)

Non era intenzione di Francesco imitare quella o questa virtù, svolgere una attività piuttosto che un'altra, ma seguire Cristo nella sua vita terrena quale Egli l’aveva concretamente vissuta, nella povertà, nell’attività apostolica, nel cammino dominato dalla Croce. Sentiamo forte la mozione dello Spirito ad ispirarci a questa scelta di vita evangelica. Il membro della Comunità Santo Spirito deve seguire in letizia Cristo povero e umile, ricercando una vera conformità con Lui (cf Fil 2, 5). Dovrà contemplarlo soprattutto nel mistero del suo annientamento nell’incarnazione, nella croce e nella presenza eucaristica, sforzandosi di infiammarsi di amore per Lui. Giovanni Paolo II, parlando ai sacerdoti, religiosi e religiose, ad Assisi il 12 marzo 1982 così si esprimeva: Ad otto secoli dalla nascita di Francesco, il mondo – anche quello dei lontani e degli indifferenti ai valori religiosi – guarda ammirato a Francesco, perché vede in lui una copia autentica, fedele e, perciò, credibile di Cristo Gesù. Ecco il nocciolo della risposta! Egli è alter Christus, ma non già a parole, ma non soltanto de iure (come dovrebbe essere, in fondo, chiunque si professa cristiano): egli è tale anche e soprattutto nella realtà della propria vita6. Quanto a norme, in ultima analisi, Francesco ne riconosce una sola e questa è il Vangelo: avvicinandosi il momento del suo transito … si diffuse a parlare sulla necessità di conservare la pazienza, la povertà, la fedeltà alla santa Chiesa romana, ma ponendo sopra tutte le altre norme il santo Vangelo7. 6. La scelta di Francesco e la sua forma chiara e specifica

…Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme. (1Pt 2, 21)

5 2Cel 105 6 La Traccia, L’insegnamento di Giovanni Paolo II, pp. 375/III-377/III, 1982, Lca. 7 LegM 14, 5

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Insistentemente Francesco, nei suoi scritti e nelle altre fonti della sua spiritualità, parla molto concretamente delle “orme” di Cristo da seguire, per essere da Lui condotti nello Spirito santo al Padre. Questa non è una semplice sfumatura, al contrario nasconde una profonda saggezza e conseguenze inaspet-tate in quanto è facile interpretare e applicare norme e leggi secondo l’ottica e l’intendimento umano, mentre la contemplazione, cioè l’aver sempre presente il modo di sentire e di operare di Gesù come norma di vita, non permette alcuna sorta di equivoci (cf 1Cor 2, 14-15). La sequela infatti è la motivazione teologica fondamentale della scelta dei tre consigli evangelici, in ascolto–obbedienza dell’invito del Signore. Anche il celibato-verginità si fonda su questa esigenza di sequela e conformità; motivo ne è il fascino di Cristo e diventa desiderio bruciante di Francesco e di Chiara il vivere il suo amore fino al dono della vita sulla croce, per abbracciare tutti in Dio. Infine la povertà secondo il Vangelo è scelta per possedere Cristo solo o meglio per essere posseduti da Lui (cf Fil 3, 7-16). 7. Alla luce del Vangelo

Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. (Gv 1, 9) Siamo sicuri che l’attenzione costante a vivere nella sua totalità il Vangelo, ci guida alla piena conformità con Cristo, perché è Lui il Vangelo. Vivere la vita del Vangelo è lo stesso che “seguire le orme di Cristo”, la sua sequela, o anche vivere la perfezione di Cristo che è la carità della salvezza e nella salvezza. La lettura assidua del Vangelo è perciò l’impegno primordiale di tutti i seguaci di Francesco, infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore (Eb 4, 12). Articolo II LA NOSTRA VITA NELLA CHIESA 8.Sequela nella Chiesa

Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio. (1Pt 4, 10)

Con la Chiesa credere, pregare, vivere, operare, sentire: sentire cum Ecclesia8 è un principio di vita spirituale irrinunciabile in quanto è mediazione necessaria della scelta di regolarsi in ogni cosa secondo il Vangelo. Infatti, la nostra vita è vivere secondo la forma del santo° Evangelo e secondo la forma di santa° Romana Chiesa9. 9. La nostra Comunità nella Chiesa

Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in

8 Cf Felder, L’ideale di San Francesco d’Assisi, Vol. I, c. 4 (San Francesco e la Chiesa), Firenze 1925, p. 106 9 Esser, Temi spirituali, 166 s, Milano 1973

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un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. (1Cor 12, 12-13)

A Francesco stava a cuore seguire fedelmente il magistero della Chiesa, quale custode della Parola di Dio - scritta e oralmente trasmessa10– e della vita evangelica. Riconoscendoci in questa eredità spirituale11, desideriamo camminare sulle tracce della Chiesa, per la quale sentiamo particolare devozione, riconoscendola nostra Madre. 10. Obbedienza ai pastori della Chiesa

Obbedite ai vostri capi e state loro sottomessi, perché essi vegliano su di voi, come chi ha da renderne conto; obbedite, perché facciano questo con gioia e non gemendo: ciò non sarebbe vantaggioso per voi. (Eb 13, 17)

Sull’esempio di Francesco, uomo cattolico e tutto apostolico, prestiamo fedele obbedienza allo Spirito di Cristo che vive nella Chiesa, incarnata nella figura del Sommo Pontefice e del nostro Vescovo diocesano, segno visibile dell’unità e apostolicità della Chiesa12. Riconosciamo nel Sommo Pontefice il 'padre universale' e al nostro Vescovo diocesano la stessa paternità (cf Ef 3, 14-15). Pertanto, coltiviamo il desiderio di rivolgerci a loro con franchezza, confidando di trovare in loro amicizia, protezione, collaborazione, correzione e stima. Quindi, come Francesco, intendiamo metterci sotto la guida e la protezione della Madre Chiesa, sicuri dell’aiuto che riceveremo per una perfetta libertà a incremento della salvezza eterna. Infatti: Egli riteneva sacrosanto dovere osservare, venerare e seguire in tutto e sopra ogni cosa gli insegnamenti della santa Chiesa romana, nella quale soltanto si trova la salvezza. Rispettava i sacerdoti e nutriva grandissimo amore per l’intera gerarchia ecclesiastica13. 11. Servi di tutti

Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti. (Mc 9, 35)

Secondo il nostro carisma, sull’esempio di Francesco che si fece tutto a tutti e di tutti si fece servitore14 prestiamo - sotto la guida del Vescovo diocesano - il nostro servizio al Popolo di Dio e a tutti gli uomini, certi che la sottomissione di tutti all’unico Capo visibile è la garanzia più sicura dell’unità della Chiesa. Nostro intento è seguire Cristo servo di tutti, impegnandoci specialmente con i poveri e i sofferenti, partecipando alla loro miseria ed abiezione, venendo incontro alle loro necessità umane e spirituali e facendoci promotori di giustizia, unione e pace.

10 Cf DeiVerb 10. 11 2Cel 24: L’uomo di Dio, Francesco, spiegò: Andrò dunque, e raccomanderò i frati alla santa Chiesa romana: in tale modo i malevoli saranno colpiti dalla verga della sua potenza e i figli di Dio, ovunque, godranno di piena libertà, a maggior beneficio della salvezza eterna. Da questo i figli riconosceranno le tenere premure della madre e ne seguiranno, con particolare devozione, le orme venerande. 12 Cf Rb 1,3 13 1Cel 62 14 MB 2: Se° san Francesco fu, come s’è visto, servitore umile per il suo rispetto verso Dio, fu ancora più umile nel servire il prossimo, realizzando la parola di san Paolo: Pur essendo libero di fronte a tutti, di tutti mi son fatto servitore (1Cor 9,19). Il santo padre Francesco si fece tutto a tutti e di tutti si fece servitore; anche delle persone spregevoli voleva essere servo e, nei suoi viaggi, prestava obbedienza a qualsiasi frate...

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12. La vita apostolica nella preghiera e nell’azione

Quand’ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò e tutti furono pieni di Spirito santo e annunziavano la parola di Dio con franchezza. (At 4,31)

Per realizzare fruttuosamente la nostra missione evangelica nella Chiesa, ci impegniamo a vivere fedelmente la nostra vocazione alla contemplazione e all’azione, imitando Gesù che trascorreva la sua vita nella preghiera e nell’opera di salvezza. Francesco scelse un genere di vita che unisce in sé la preghiera e la proclamazione della salvezza15; così la nostra vita di preghiera sarà compenetrata di spirito apostolico e la nostra vita apostolica di spirito di preghiera. CAPITOLO II STRUTTURA DELLA COMUNITA’ E FORMAZIONE Articolo I Struttura della Comunità 13. Sotto la guida dello Spirito santo

Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio. (Lc 4, 18)

La nostra Comunità, sotto la guida dello Spirito santo, nostro Ministro Generale, è nel Corpo mistico di Cristo come un organismo nel quale i membri, riuniti per seguire Cristo, contribuiscono, mediante i vari compiti e servizi, a edificare la Chiesa nella carità (cf 1Cor 12, 13). Consapevoli della bontà delle leggi e della razionalità delle strutture necessarie per il cammino della Comunità, crediamo tuttavia che essa vive e cresce solo se aperta costantemente all’azione dello Spirito. Ogni membro, quindi, per essere veramente incorporato al mistero di Cristo, deve sentirsi impegnato, secondo la propria grazia e vocazione, a promuovere il bene della Chiesa e della Fraternità (cf 1Cor 12, 27). 14. L’autorità di governo nella Comunità

15 Legm 2,5: Mosse, inoltre, con i compagni la questione se dovevano vivere abitualmente in mezzo alla gente o appartarsi nei luoghi solitari. Dopo aver indagato con l’insistenza della preghiera quale fosse il volere divino su questo punto, fu illuminato dal responso di una rivelazione celeste e comprese che egli era stato inviato da Dio a questo scopo: guadagnare a Cristo le anime, che il diavolo si sforza di rapire. Stabilì, perciò, che bisognava scegliere di vivere per tutti, piuttosto che per sé solo. Si raccolse con i frati in un tugurio abbandonato, vicino ad Assisi, per viverci con tutti i rigori della vita religiosa, secondo la norma della santa povertà e predicare alle popolazioni la parola di Dio, secondo l’opportunità del tempo e del luogo.

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Noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia. (2Cor 1, 24)

Per rafforzare sia spiritualmente sia visibilmente l’unità della nostra Comunità i fratelli chiamati a responsabilità sono elementi di coesione ed esercitano in spirito di servizio gli uffici e gli incarichi ricevuti da Dio tramite il ministero della Chiesa. Cristo ha conferito a Pietro un primato di servizio, dopo che Pietro gli ebbe offerto un primato di amore. Chi non è capace di amare non è capace di servire, un primato di amore non si improvvisa e non ha nulla a che fare con l’aspirazione al potere (cf Gv 21,15-17). Francesco ha qualificato il responsabile della sua fraternità come “ministro”, “servo” e “custode”; egli è colui che deve aiutare i propri fratelli a realizzarsi spiritualmente nell’attuazione della loro vocazione-missio-ne, e deve “custodirli” nella fedeltà. Qualora non fosse più in grado di servire, ma avesse bisogno di essere servito, deve essere sostituito; questo vale per tutti16. I responsabili sono tenuti a rendere ragione al Signore nel giorno del giudizio se qualche frate si perde o per loro negligenza o cattivo esempio oppure anche per una severità eccessiva (cf Mt 12, 36) 17. 15. La struttura

Come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri. (Rm 12,4-5)

La Comunità Santo Spirito è un’associazione pubblica di fedeli sotto l’autorità del Vescovo diocesano Mons. Diego Coletti. La Comunità è composta da consacrati presbiteri e diaconi con professione perpetua, consacrati laici con professione perpetua, consacrati di voti temporanei e aggregati diaconi uxorati e laici. Pur condividendo tutti la medesima vita, hanno diritti e doveri diversificati. Essa intende rifarsi all’esperienza di vita della prima comunità cristiana come indicato negli Atti degli Apostoli: Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati (At 2,42-48). La Comunità si struttura e si organizza attraverso la costituzione e l’attività dei suoi organi, che sono: il Capitolo Generale, il Consiglio Operativo, il Moderatore, il Segretario e il Tesoriere. 16. Il Capitolo Generale

Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. (At 2, 1)

16 Cf Rb 8,5; 2Cel 143 17 Cf 2Cel 143; Lmin 7-10; Rnb 4,5-6

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Il Capitolo Generale è l’espressione più alta del governo della Comunità ed è il massimo segno di unione e di solidarietà della stessa. Non si deve cedere all’impressione che il Capitolo Generale sia soltanto uno strumento elettivo e di controllo sul governo della Comunità. Esso è, piuttosto, nella vita vissuta, come per Francesco, un momento di insopprimibile esigenza di ritrovarsi insieme come fratelli. Ricordiamo quando Francesco radunò i suoi primi compagni e li divise in gruppi per mandarli ad evangelizzare il mondo: passato breve tempo, desiderando di rivederli tutti, pregò il Signore, il quale raccoglie i figli dispersi di Israele, che si degnasse nella sua misericordia di riunirli presto. E tosto, secondo il suo desiderio e senza che alcuno li chiamasse, si ritrovarono insieme e resero grazie a Dio18. Siamo convinti che il Capitolo Generale non è una celebrazione di vita comunitaria che si ripete secondo alcuni schemi abitudinari e consueti: esso va pensato come un vero cenacolo dove lo Spirito santo può operare meraviglie inattese dando al frate dotto l’umiltà e la semplicità di chi è digiuno di scienza e al frate illetterato la sapienza dei dotti, con ammirazione ed edificazione di tutti19. Con questo spirito è vissuto il Capitolo Generale costituito da tutti i membri della Comunità che ritornano volentieri all’imitazione pura e semplice dello stile di Francesco, il quale pur conoscendo per rivelazione divina la soluzione di molti problemi controversi, quando li esponeva metteva innanzi il parere degli altri. Credeva che il consiglio dei compagni fosse più sicuro ed il loro modo di vedere più saggio. E affermava che non ha lasciato tutto per il Signore, chi mantiene il gruzzolo del proprio modo di pensare20. Il Capitolo Generale ripone la sua fiducia in alcuni membri di voti perpetui che chiama ad un servizio di particolare responsabilità; essi formano il Consiglio Operativo. 17. Il Consiglio Operativo

Sceglierai tra tutto il popolo uomini integri che temono Dio…così ti alleggerirai il peso ed essi lo porteranno con te. (Es 18, 21a. 22b)

I membri del Consiglio Operativo hanno una particolare responsabilità: - dispensare lo spirito e la vita nei fatti e nelle parole, presiedendo con amore la Comunità; - esortare tutti ad osservare fedelmente la nostra vita e a favorire ovunque il bene della Chiesa; - coordinare tutte le forze, in particolare quelle di chi svolge incarichi speciali per il bene della Comunità. All’interno del Consiglio Operativo il Moderatore, il Segretario ed il Tesoriere svolgono le funzioni loro assegnate dallo Statuto e dalla Forma di vita, corrispondenti alla loro diversa responsabilità. Le decisioni prese dal Consiglio Operativo sono presentate al Vescovo. Se accolte diventano proprie della vita della Comunità, la quale nel suo servizio usa di queste disposizioni pastorali per santificare, insegnare, governare. 18. Il Moderatore

Invocò l’aiuto del Signore dicendo: Che farò io per questo popolo?… Il Signore disse a Mosè: passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani di Israele. (Es 17, 4-5a)

18 1Cel 30; Questo stile si consolida, perché poco dopo si afferma in 1Cel 38: Quanto era forte in essi l’amore per la loro famiglia religiosa! Ogni volta che in qualche luogo o per strada, come poteva accadere, si incontravano, era una vera esplosione del loro affetto spirituale, il solo amore che sopra ogni altro amore è fonte di vera carità fraterna. 19 Cf 2Cel 191-192 31 2Cel 140 32 Cf Rb 10,5-7

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Il Moderatore è il “custode” di tutta la Comunità e vive il suo ministero a servizio dei fratelli21, affinché ciascuno realizzi la propria vocazione pensata da Dio. Il Moderatore si pone nei confronti dei membri della Comunità a lui affidati con quelle disposizioni di cuore indicate nella prima lettera di San Pietro apostolo: Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi: pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce (1Pt 5, 1-4). 19. I collaboratori del Moderatore

Il Signore disse a Mosé: Io scenderò e parlerò in quel luogo con te; prenderò lo spirito che è su di te per metterlo su di loro, perché portino con te il carico del popolo e tu non lo porti più da solo. (Num 11,17)

Coloro che costituiscono il Consiglio Operativo collaborano con il Moderatore in spirito di servizio: non sono messi a servizio di tutti per un proprio tornaconto, ma per essere utili agli altri. Sono consapevoli che per avere cura di una fraternità evangelizzatrice aperta al mondo, occorrono uomini e donne disposti a perdere la vita a causa dei propri fratelli in Cristo22. Articolo II LA FORMAZIONE 20. La formazione in genere

È bello essere circondati di premure nel bene sempre …, figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finché non sia formato Cristo in voi! (Gal 4, 18-19)

La formazione è per il perfezionamento dei membri della Comunità nel suo insieme e delle singole Fraternità, in modo che la nostra vita divenga sempre più conforme al santo Vangelo secondo il nostro carisma francescano. La formazione è costante e si protrae per tutta la vita, sia nei valori umani come nella vita evangelica e religiosa. Comprende due fasi: la formazione iniziale e la formazione permanente. Ogni formazione è, prima di tutto, opera dello Spirito santo che vivifica dall’interno formatori e formandi23. Ogni membro per tutta la vita è, nello stesso tempo, colui che si lascia formare e che forma, perché tutti hanno sempre qualcosa da imparare e da insegnare.

22 SCom 66: Non vi spaventi l’intensità della lotta né la grandezza smisurata della fatica, perché un grande premio sarà dato a voi. Tenendo fisso lo sguardo sul Signore Gesù Cristo, autore e perfezionatore di ogni bene, che invece del gaudio che gli stava davanti, preferì sopportare la croce, disprezzando l’ignominia (Eb 12, 2), mantenete senza vacillare la professione della vostra speranza (Eb 10, 23). Correte con amore nella corsa che vi sta davanti (Eb 12, 1). Correte nella pazienza, a voi necessaria più di ogni altra virtù, perché dopo aver fatto la volontà di Dio possiate raggiungere la vostra speranza (Eb 10, 36) 35 Cf Gv 6,63

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Questo principio è posto come norma generale della formazione corrispondente all’esigenza fondamentale tradotta nella pratica della vita. Benché tutti i membri siano formatori, è giusto tuttavia che ne siano responsabilizzati alcuni – uomini per il settore maschile e donne per il settore femminile – delegati a questo compito. Essi sono scelti dal Moderatore con il consenso del Vescovo. 21. La formazione iniziale

Dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera. (Ef 4,23-24)

La formazione iniziale della nostra vita richiede che i candidati acquistino la necessaria esperienza e conoscenza mediante le quali, sotto la guida dei formatori, sono avviati progressivamente a vivere il Vangelo nello spirito del nostro carisma francescano24. Nel tempo dell’iniziazione la formazione, che deve unire armonicamente l’elemento umano e quello spirituale dei candidati, è veramente solida, completa e adattata alla necessità dei tempi e dei luoghi. Usiamo i mezzi appropriati per una educazione attiva e, soprattutto, l’esercizio di quelle attività e di quei compiti per mezzo dei quali i candidati sono condotti progressivamente ad acquisire l’autodominio e la maturità psichica ed affettiva. Tenendo conto del particolare temperamento e dei doni di grazia, i candidati sono introdotti nella vita spirituale, alimentata dalla lettura della Parola di Dio, dalla partecipazione attiva alla liturgia, dalla riflessione personale e dalla preghiera, in modo da sentirsi sempre più attratti verso Cristo, che è via, verità e vita (cf Gv 14, 6). I membri della Comunità, nella formazione iniziale, acquistano una conoscenza ed esperienza vera dello spirito del nostro carisma francescano, con lo studio della vita di Francesco e del suo pensiero circa l’osservanza della Regola, con lo studio della storia e delle genuine tradizioni. Coltivano in modo particolare la vita fraterna sia in Comunità sia con gli altri uomini. La specifica formazione iniziale, ponendo attenzione ai talenti che il Signore ha donato a ciascuno, perché impegnati portino frutto, e a seguito di un corretto discernimento da parte dei formatori, è ordinata secondo i diversi uffici che i membri dovranno esercitare. 22. Il tempo della formazione

Avvicinatevi, voi che siete senza istruzione, prendete dimora nella mia scuola. (Sir 51,23) Il tempo della formazione iniziale incomincia dal giorno in cui il candidato, ammesso dal Moderatore con il consenso del Vescovo e del Consiglio Operativo, entra in Comunità e si protrae fino alla professione perpetua. Si compie a norma del diritto universale e nostro. Dell’ingresso è redatto un documento.

24 1Cel 26: Il beato padre Francesco, ricolmo ogni giorno più della grazia dello Spirito santo, si adoperava a formare con grande diligenza e amore i suoi nuovi figli, insegnando loro, con princìpi nuovi, a camminare rettamente e con passo fermo sulla via della santa povertà e della beata semplicità.

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Da quel giorno il candidato, per quanto riguarda la formazione, la vita ed il lavoro, è ritenuto membro della Fraternità in modo graduale, secondo le modalità stabilite dal Moderatore con il consenso del suo Consiglio Operativo. 23. Il postulato

Venite, figli, ascoltatemi; v’insegnerò il timore del Signore. C’è qualcuno che desidera la vita e brama lunghi giorni per gustare il bene? (Sal 34,12-13)

Il postulato è il periodo della formazione iniziale e della scelta da farsi della nostra vita. La formazione dei postulandi tende, soprattutto, a completare la catechesi di base e comprende l’introdu-zione alla liturgia, il metodo dell’orazione, l’istruzione francescana secondo il nostro carisma e la prima esperienza di lavoro apostolico. Cerchiamo anche di fare in modo che venga rafforzata e promossa la maturità umana, specialmente affettiva e l’attitudine a saper discernere evangelicamente i segni dei tempi. 24. Il noviziato

Considerate la vostra chiamata, fratelli. (1Cor 1,26a) A voi è stato confidato il mistero del Regno di Dio. (Mc 4,11a)

1. Il noviziato è il tempo di più intensa iniziazione, di più profonda esperienza della vita evangelica della nostra Comunità e suppone una scelta libera e matura della vita religiosa. 2. All’inizio dell’anno di noviziato viene consegnato l’abito: il saio. 3. L’abito che portiamo è segno che siamo consacrati a Dio, frati “minori” nel cuore, nelle parole e nelle opere, fratelli rivestiti di Cristo, mite e umile. 4. Il ritmo del noviziato risponde agli aspetti della nostra vita religiosa principalmente mediante: una particolare esperienza di fede, di orazione contemplativa, di vita fraterna, di contatto con i poveri e di lavoro (cf 1Ts 4, 2-3a). 5. Perché sia valido, il noviziato comprende dodici mesi da trascorrere nella stessa comunità del noviziato; il suo inizio e la modalità sono stabiliti dal Moderatore con il consenso del Consiglio Operativo e del Vescovo. Dell’inizio del noviziato si redige un documento. 25. Il significato della professione

Disse Gesù: Se vuoi essere perfetto, và, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi. (Mt 19,21)

Noi abbracciamo, a gloria e a servizio di Dio, una vita che ci conduce alla perfezione della carità25.

25 Lf 9,48-60: Tutti coloro che faranno tali cose e persevereranno fino alla fine riposerà su di essi lo Spirito del Signore (Is 11,2), ed Egli ne farà la sua dimora, e saranno figli del Padre celeste di cui fanno le opere, e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo (Cf Gv 14,23; Mt 5,45). Siamo sposi, quando per lo Spirito santo l’anima fedele si unisce a Gesù Cristo.

Siamo fratelli suoi, quando facciamo la volontà del Padre suo che è in cielo (Mt 12,50). Siamo madri sue, quando lo portiamo nel cuore e nel nostro corpo con l’amore e con la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso sante opere che devono risplendere agli altri in esempio. Oh, come è glorioso, santo e grande avere in cielo un Padre! Oh, come è santo e bello e amabile avere in cielo uno Sposo! Oh, come è santo, come è caro, piacevole e umile, pacifico e dolce e amabile e sopra ogni cosa desiderabile avere un tale fratello che offrì la sua vita per le sue pecore (Gv 10,15) e pregò il Padre per noi dicendo: Padre santo, custodisci nel nome tuo coloro che mi hai dato. Padre, tutti coloro che mi hai dato nel mondo erano tuoi e li hai dati a me; e le parole che desti a me le ho date a loro; ed essi le hanno accolte e veramente hanno riconosciuto che io sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego

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Consacrati stabilmente e intimamente al culto divino, rappresentiamo Cristo unito da indissolubile vincolo alla Chiesa, sua sposa. 26. La professione temporanea e perpetua

Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio. (Lc 9,62)

Tutte le azioni che il Moderatore compie in relazione alla professione temporanea e perpetua, sono svolte con il consenso del Vescovo. Terminato il noviziato e verificata l’idoneità del novizio/a, si emette – per il tempo da determinarsi dal Moderatore in accordo con lo/a stesso/a novizio/a – la professione temporanea dei voti, che si rinnova spontaneamente fino alla professione perpetua. Se permane il dubbio sull’idoneità, il Moderatore può prorogare il tempo di prova, ma non oltre sei mesi. Se poi il/la novizio/a sarà giudicato/a non idoneo/a, è dimesso/a. Il tempo della prima professione non è né più breve di tre anni né più lungo di sei; ma, se sembra opportuno, può essere prorogato, in modo tuttavia che tutto il tempo in cui il frate è legato da voti temporanei non superi i nove anni. La professione perpetua, se il frate è giudicato idoneo e spontaneamente lo richiede, si emette nel tempo determinato dal Moderatore, udito lo stesso profitente salvo sempre il triennio completo di professione temporanea, e mai prima del ventunesimo anno di età già compiuto. Mediante la professione perpetua il candidato è definitivamente incorporato nella Fraternità con tutti i diritti e doveri26. Compiuto il tempo della professione temporanea il frate può decidere di lasciare la Comunità e, per giusti motivi il Moderatore, udito il suo Consiglio e con il consenso del Vescovo, può escluderlo dall’emettere una successiva professione. Osserviamo tutti gli altri prescritti del diritto universale riguardanti la professione, specialmente per quanto riguarda la disposizione dei beni prima della professione temporanea e perpetua. 27. Il documento della professione

Voi siete una lettera di Cristo…, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori. (2 Cor 3,3)

Viene redatto il documento della professione emessa, sia temporanea che perpetua, con l’indicazione dell’età e delle altre circostanze necessarie, firmato dallo stesso professo, da chi ne ha ricevuto la professione e da due testimoni. Questo documento, poi, insieme agli altri prescritti dalla Chiesa, è conservato con cura nell’archivio e il Moderatore ne prende nota nel registro delle professioni, da conservarsi in archivio. per loro; non prego per il mondo. Benedicili e santificali. E per loro io santifico me stesso, affinché anche loro siano santificati in un’unità come lo siamo noi. E voglio, o Padre, che dove sono io ci siano con me anche loro, affinché vedano la gloria mia nel tuo regno (Gv 17,6-24). 26 Legm 5: Contando sulla grazia che viene dall’alto e sull’autorità del Pontefice, Francesco affrontò con molta fiducia il cammino … deciso a realizzare coi fatti e ad insegnare con la parola la verità della perfezione evangelica, che aveva concepita nella mente e promessa in voto con la professione…Stabilì, perciò, che bisognava scegliere di vivere per tutti, piuttosto che per sé solo.

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Della professione perpetua è informato il parroco del luogo dove il professo è stato battezzato. 28. Dimissioni e dispense

Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle. (Mc 3,13) Il Moderatore, con il consenso del Consiglio Operativo e del Vescovo, ha la facoltà di dimettere il postulante, se ritenuto non idoneo alla nostra vita. Il Moderatore, con il consenso del suo Consiglio Operativo e del Vescovo, ha la facoltà di dimettere il novizio, se ritenuto non idoneo alla nostra vita. Se il professo di voti temporanei o perpetui chiede, per gravi motivi, di uscire dalla Comunità, ne fa domanda al Moderatore, il quale la inoltra, insieme con il voto suo e del suo Consiglio, al Vescovo, cui spetta la decisione in merito. L’uscita dalla Comunità comporta, per diritto stesso, la dispensa dai voti e da tutti gli obblighi derivanti dalla professione. 29. La formazione specifica

Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. (1Pt 3,15)

Ad ogni membro della Comunità, secondo le proprie doti (cf Mt 25, 15) e per una piena realizzazione personale, è concessa la possibilità di una formazione specifica per i compiti e gli uffici che deve svolgere27. Per i membri ai quali si riconosce la vocazione al diaconato e al presbiterato, si fa la domanda di ammissione tra i candidati agli ordini sacri, ultimato il noviziato. Il Moderatore, con il consenso del Consiglio Operativo, presenta i candidati agli ordini sacri al Vescovo, al quale compete la facoltà di ammetterli. I candidati possono accedere agli ordini sacri del diaconato e del presbiterato solo dopo l’impegno definitivo nella Comunità con la professione perpetua. Per la formazione dei futuri diaconi e presbiteri della Comunità la responsabilità specifica compete al Vescovo, fino a che essi saranno ordinati a titolo di servizio della diocesi, tenuto presente il carisma della nostra Comunità28. 30. La formazione permanente

Popolo mio, porgi l’orecchio al mio insegnamento, ascolta le parole della mia bocca. (Sal 78,1)

27 Es 31,6: … nel cuore di ogni artista ho infuso saggezza, perché possano eseguire quanto ti ho comandato. 28 LegPer 70: …il Santo non voleva che i suoi frati fossero bramosi di scienza e di libri, ma insegnava loro che si appassionassero a conquistare e possedere la pura e santa semplicità, lo spirito di orazione e la signora Povertà: virtù che avevano formato i santi primi frati. Secondo lui, la via più sicura per la salvezza dell’anima era questa. Non ch’egli disprezzasse e guardasse di mal occhio la scienza sacra; al contrario, egli venerava con sincero affetto gli uomini dotti che erano nell’Ordine e tutte le persone colte; tant’è vero che scrisse nel suo Testamento: Tutti i teologi e coloro che ci comunicano le parole divine, noi dobbiamo onorarli e venerarli come quelli che ci comunicano spirito e vita.

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Considerando le nostre forze attuali come orientamento per una formazione permanente dei membri della Comunità, riteniamo di formarli appoggiandoci alle realtà preposte dalla Chiesa a tale scopo (per esempio: Istituto Superiore delle scienze religiose, Facoltà Teologiche, ecc). Ad alcuni, maschi e femmine, proponiamo l’iter formativo teologico con baccalaureato ed eventuali specializzazioni di licenza e dottorato, al fine di disporre in futuro di membri della Comunità competenti per la formazione interna, pur restando disponibili anche ad altri servizi ecclesiali29. Tali formandi devono sempre aver presente ciò che dice San Paolo: … la lettera uccide, lo Spirito dà vita (2Cor 3, 6). Francesco, ci aiuta a penetrare il mistero di questa parola, attraverso una sua Ammonizione: Sono uccisi dalla lettera coloro che desiderano sapere soltanto parole in modo da essere ritenuti più sapienti degli altri e possano acquistare grandi ricchezze e darle ai parenti e agli amici. Sono uccisi dalla lettera quei religiosi che non vogliono seguire lo spirito della divina Scrittura, ma desiderano sapere solo parole e spiegarle agli altri. E sono vivificati dallo spirito della divina Scrittura quelli che ogni cosa che sanno e desiderano sapere, non l’attribuiscono al loro corpo, ma con la parola e con l’esempio la rendono all’Altissimo al quale appartiene ogni bene30. CAPITOLO III LA NOSTRA VITA DI ORAZIONE 31. La nostra orazione

Tutti erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui. (At 1,14)

La Comunità, sulle orme di Francesco d’Assisi, ha una forma di vita contemplativa e attiva. È una fraternità di preghiera (sorgente e vita di evangelizzazione) attenta principalmente allo Spirito e alla vita di orazione31. Consapevoli che la preghiera è il mezzo privilegiato per rispondere adeguatamente all’unica chiamata alla santità, tendiamo insieme, in libertà di spirito, a vivere fedelmente e costantemente questa vita di orazione32. Desideriamo soprattutto avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione e, cercando di pregare sempre Dio con cuore puro33 vogliamo confessare la fede cattolica con la testimonianza di una autentica preghiera, così che si veda nel nostro atteggiamento e nella vita delle nostre Fraternità, la bontà e la benignità di Dio presente nel mondo. Preghiamo veramente quando, amandoci vicendevolmente, ci riuniamo nel nome di Cristo, in modo che il Signore sia davvero in mezzo a noi.

29 LAn: A frate Antonio, mio vescovo, frate Francesco, salute! Ho piacere che tu insegni la sacra teologia ai frati, purché in tale occupazione, tu non estingua lo spirito della santa orazione e devozione, come è scritto nella Regola. Stai bene; Cf. Sap 7,13. 30 Am 7 31 Cf Rb 5,2-3; Cf LAn 2; Cf Legp 70 48 Cf Ef 6,18 49 Rnb 22,26-27.30.33: In santa carità, che è Dio (1Gv 4,16), prego tutti i frati, sia ministri che gli altri, che, allontanato ogni impedimento e messa da parte ogni preoccupazione e ogni affanno, in qualunque modo meglio possono, debbano servire, amare, adorare e onorare il Signore Iddio, con cuore puro e con mente pura, ciò che egli stesso domanda sopra tutte le cose. E sempre costruiamo in noi una casa, una dimora permanente a lui, che è Signore Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito santo…. E adoriamolo con cuore puro poiché bisogna sempre pregare senza stancarsi mai (Lc 18,1)…. E a lui ricorriamo come al pastore e al vescovo delle anime nostre (1Pt 2,25). 50 Cf Lc 8,15

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La preghiera è il fondamento della nostra spiritualità, è per noi indispensabile e svolge un ruolo determinante in tutti i momenti della vita di ogni membro della Comunità, caratterizzandosi in tre atteggiamenti: fede in un Dio personale, intuizione di una Presenza con cui parlare, fiducia e sentimento di amicizia per Dio che ascolta e si manifesta in vario modo. La vera preghiera nasce da una relazione di presenza, di ascolto e di dono. Pregare è per noi respiro (respiratio amoris), cioè esercizio vitale ininterrotto. Respiro che è ascolto34, cioè lasciare a Dio l’iniziativa di parlare, perché Egli ci ha amati per primo35. Questo stare in ascolto è essenziale, perché senza questo preventivo atteggiamento non giungeremo mai alla vera preghiera, la quale non è questione di tempo, di luogo, di modo, di linguaggio, ma è un incontro personale con il Signore della nostra vita. 32. La preghiera affettiva

Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili. (Rm 8,26)

Riconoscendoci nello spirito francescano, la nostra preghiera è affettiva, cioè orazione del cuore, perché ci porta ad una profonda esperienza di Dio. Essa tende all’unione col Padre mediante Cristo nello Spirito santo. La Comunità Santo Spirito fa esperienza che l’orazione affettiva, caratterizzata dall’effusione libera e spontanea, si lascia guidare dall’azione della grazia. La preghiera affettiva ha come fine la contemplazione sapienziale che, introducendoci all’unione perfetta con Dio mediante l’amore, suppone ed esige da ogni membro la rinuncia totale ad ogni affermazione di sé. Senza alcuna tecnica particolare per entrare in contatto con Dio, ma semplicemente aprendoci all’azione dello Spirito santo (come già in Francesco36), da tale esperienza di preghiera, sperimentiamo che scaturisce dal cuore stesso l’adorazione, il ringraziamento, l’ammirazione e la lode37. Siamo certi: l’iniziativa del dialogo nella preghiera parte dallo Spirito del Signore e tutto il dialogo rimane sotto la sua potente azione. Così la nostra preghiera abitualmente tende ad essere lode e ringraziamento, nella contemplazione di Dio, sommo bene, dal quale ogni altro bene procede. La via dell’adorazione e della lode passa attraverso la semplicità, lo slancio sincero del cuore, la confidenza e l’abbandono, caratteristiche tutte dello spirito filiale. A questo scopo lo Spirito santo ci dona la grazia di scoprire il volto del Signore nel cuore di tutti gli uomini, che Egli stesso ci insegna ad amare come fratelli38, perché tutti siamo figli dello stesso Padre39; e ci

51 1 Gv 4,19 36 2Cel 95: Spesso senza muovere le labbra, meditava a lungo dentro di sé e, concentrando all’interno le potenze esteriori, si alzava con lo spirito al cielo. In tale modo dirigeva tutta la mente e l’affetto a quell’unica cosa che chiedeva a Dio (cf Sal 26,4): non era tanto un uomo che prega, quanto piuttosto egli stesso tutto trasformato in preghiera vivente. 37 Cf Gv 4,23-24 54 EvangTestif 44 55 Cf Gv 1,12-13

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conduce al desiderio di andare, come testimoni del suo amore, ad annunciare la pace e la penitenza, ad invitare tutti alla sua lode. 33. Eucaristia e Liturgia delle Ore

Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. (At 2,42)

Nell’alveo della tradizione ecclesiale, la Comunità Santo Spirito ha somma venerazione per il mistero dell’Eucaristia e per l’Ufficio Divino, dai quali prende forma tutta la vita della Fraternità. 1. Eucaristia

Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? (1 Cor 10,16)

La Comunità radunata nel nome di Gesù Cristo ha come centro l’Eucaristia sacramento di amore, segno di unità, vincolo di carità40. La Comunità partecipa quotidianamente al sacrificio eucaristico con la piena e attiva consapevolezza che è il culmine e la fonte del proprio esistere personale e comunitario, curando di crescere negli stessi sentimenti che furono di Francesco nei confronti del sacramento del Corpo del Signore41. Grazie all’Eucaristia celebrata e adorata con perseveranza, si consolida ed incrementa l’unità e la carità di tutta intera la Comunità. L’Eucaristia, nella quale sotto le specie consacrate è presente per noi lo stesso Signore Gesù Cristo, è conservata in ogni nostra casa nel luogo e nel modo più degni possibile. Per i membri della Comunità è normale riunirsi intorno all’Eucaristia perché esprime ed insieme realizza la sua principale missione, propria di ogni famiglia religiosa, come di ogni assemblea cristiana. Siamo chiamati e riconosciamo di essere stati gratuitamente scelti a vivere il mistero pasquale di Cristo: con la sua offerta offriamo noi stessi e le nostre azioni al Padre nello Spirito santo. Il coraggio datoci di “perdere tempo” senza paura o vergogna in una adorazione assidua e prolungata a Cristo presente nell’Eucaristia, sull’esempio di Francesco 42, ci dona in qualche modo di rivivere l’esperienza di Pietro nella Trasfigurazione: È bello per noi stare qui (Mc 9, 5; anche Lc 9, 33). 2. Liturgia delle Ore

40 SacrConc 47 41 2Cel 201:Ardeva di amore in tutte le fibre del suo essere verso il sacramento del Corpo del Signore, preso da stupore oltre ogni misura per tanta benevola degnazione e generosissima carità. Riteneva grave segno di disprezzo non ascoltare ogni giorno la Messa, anche se unica, se il tempo lo permetteva. Si comunicava spesso e con tanta devozione da rendere devoti anche gli altri. Infatti, essendo colmo di reverenza per questo venerando sacramento, offriva il sacrificio di tutte le sue membra, e, quando riceveva l’agnello immolato (cf 1Pt 1,19), immolava lo spirito in quel fuoco, che ardeva sempre sull’altare (Cf Lv 6,12) del suo cuore. Per questo amava la Francia, perché era devota del Corpo del Signore, e desiderava morire in essa per la venerazione che aveva dei sacri misteri 42 Am 1,16-23: Ecco, ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale (Sap 18,15) discese nel grembo della Vergine;

ogni giorno viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre (Gv 1,18; 6,38) sopra l’altare nelle mani del sacerdote. E come ai santi apostoli apparve in vera carne, così ora si mostra a noi nel pane consacrato; e come essi con lo sguardo fisico vedevano solo la sua carne ma, contemplandolo con gli occhi della fede, credevano che egli era Dio, così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, vediamo e fermamente crediamo che il suo santissimo corpo e sangue sono vivi e veri. E in tale maniera il Signore è sempre presente con i suoi fedeli così come egli dice: Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo (Mt 28,20)

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La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali. E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre. (Col 3,16-17)

Insieme alla Chiesa, con la Liturgia delle Ore, la Comunità Santo Spirito si associa alla lode e alla supplica di Cristo. Per assolvere tale compito i membri della Comunità si radunano quotidianamente nel nome di Cristo, per celebrare integralmente la Liturgia delle Ore. L’orario della giornata è disposto in modo che il corso della stessa è consacrato alla lode di Dio. Aspetto essenziale della celebrazione della Liturgia delle Ore è di essere veramente fraterna, con attenzione soprattutto alla consonanza dello spirito. Il momento saliente della vita della nostra Fraternità è l’incontro di preghiera nello stesso luogo, ad una sola voce, con lo stesso cuore43; in modo tale che la preghiera comune manifesti la Fraternità in un contesto di carità con al centro il Cristo. Per questa ragione, anche i membri della Comunità, che per vari motivi sono fuori casa, celebrano la Liturgia delle Ore unendosi spiritualmente alla comunità ecclesiale e specialmente ai fratelli.44 L’unione con Cristo e ai fratelli ha il suo vertice nella celebrazione eucaristica, ma viene scandita dal ritmo della preghiera nella Liturgia delle Ore perché, parlando a Dio con le sue parole e ascoltando Dio, siamo aiutati a crescere nella conoscenza e nell’amore di Dio e dei fratelli. 34. Preghiera comunitaria

… siate ricolmi dello Spirito, intrattenendovi a vicenda con salmi, inni, cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo. (Ef 5, 18b-20)

Tutta la nostra preghiera comunitaria, in ogni sua espressione (la Liturgia delle Ore, le preghiere e i suffragi, l’orazione mentale, le devozioni ed il silenzio) avviene dinanzi a Gesù Eucaristia esposto. La giornata della Comunità è scandita da tre tempi forti di preghiera comunitaria45. La nostra Comunità vuole essere vera casa di preghiera (cf Mc 11, 17), cioè ogni Fraternità vuole essere veramente una Fraternità orante. La Comunità e ogni singolo membro sceglie di dare primato assoluto allo spirito e alla vita di preghiera46 e di perseverare in essi, come è richiesto dalle parole e dall’esempio di Francesco47 e dalla tradizione francescana48. 35. Preghiera personale

43 LCap 6,52-53: … i chierici dicano l’ufficio con devozione davanti a Dio, non badando alla melodia della voce, ma alla rispondenza della mente, così che la voce concordi con la mente e la mente, poi, concordi con Dio, affinché possano, mediante la purezza del cuore, piacere a Dio e non accarezzare gli orecchi del popolo con la mollezza del canto. 44 Cf 1 Gv 1,7 45 Vedi orario comunitario allegato 46 Cf Rb 5,3 47 Cf 2Cel 94-95 48 Cf Rnb 3,3; Cf Beato Egidio I Detti c. XIII: Abbandonare ogni cosa terrena, cercare solo le cose celesti, esser assidui all’orazione, leggere frequentemente, lodare Dio con inni e cantici.

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Tu, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. (Mt 6, 6)

Memori della Parola che afferma: … pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Non spegnete lo Spirito ... (1Ts 5, 17-19), ogni membro della Comunità non si accontenta della sola preghiera comunitaria, ma si procura ogni giorno il tempo occorrente per la preghiera personale, al fine di giungere a spendere tutto il tempo nel pregare, meditare e contem-plare49. Ricordando che pregare è un parlare a Dio con il cuore e quindi non solo parlare a Dio con la bocca, siamo invitati a fare continua memoria del Dio con noi. Con l’orazione mentale, adoriamo l’eterno Padre in spirito e verità curando diligentemente di illuminare la mente, in piena sintonia con la caratteristica affettiva della preghiera francescana. Per imitare Cristo ci impegniamo ad una preghiera che comporti la piena adesione dell’intelligenza mediante la fede e della volontà mediante l’amore, poiché la conoscenza di Dio acquistata nell’orazione è tutta ordinata all’amore. Fondamentale per la nostra vita è il silenzio50: non come semplice assenza di rumore e tanto meno ricerca di tranquillità per evitare disturbi e fastidi, ma come custodia dello spirito interiore, rispetto ai fratelli, tutela di una vita di autentica preghiera, calma esteriore che facilita lo studio e la riflessione51. Anche la lettura spirituale, specialmente della Sacra Scrittura52, gli esercizi spirituali o altri periodi di ritiro sono nutrimento alla vita dello spirito e favoriscono l’esperienza di Dio. 36. Beata Vergine Maria

Gesù vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: Donna, ecco il tuo figlio! Poi disse al discepolo: Ecco la tua madre! E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. (Gv 19,26-27)

La Comunità nella sua preghiera rivolge costantemente lo sguardo alla figura di Maria Santissima, figlia e serva del Padre, madre del Figlio e sposa dello Spirito santo. Siamo consapevoli che ogni salutare influsso materno della Beata Vergine sugli uomini, facilita l’immediato contatto dei credenti con Cristo ed è un efficace appello a crescere nella conoscenza del mistero della salvezza53. Siamo convinti che la presenza di Maria abbia un’importanza fondamentale sia per la vita spirituale che per la consistenza, l’unità e il progresso di tutta la Comunità54, se ci aiutiamo a vivere come lei di fede, speranza e carità e tendiamo costantemente alla perfetta unione con Cristo. 49 Costituzioni di Albacina, 8; Cf Legp 80: …Francesco disse a quei fratelli: «Nel nome del Signore, andate due a due per le strade, …pregando nei vostri cuori il Signore…., sebbene siate in cammino, il vostro comportamento dev’essere raccolto come foste in un eremo o in cella. Dovunque siamo o ci muoviamo, portiamo con noi la nostra cella: fratello corpo; l’anima è l’eremita che vi abita dentro a pregare Dio e meditare. E se l’anima non vive serena e solitaria nella sua cella, ben poco giova al religioso una cella eretta da mano d’uomo. 69 Cf Dt 27,9 70 LegsC 36: Chiara istruisce le giovani anzitutto ad allontanare dall’abitazione della mente ogni rumore, per poter aderire unicamente alle profondità del mistero di Dio. 71 Cf 1 Tm 4,13a; 2Cel 105: È bene leggere le testimonianze della Scrittura, ed è bene cercare in esse il Signore nostro Dio>>; Legp 38: Francesco provava molta felicità nel Signore quando gli si leggevano le divine Scritture 72 Cf LG 60 54 Cf Es. Ap. Vita Consecrata, Giovanni Paolo II, 1996, n. 28

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Veneriamo quindi con singolare devozione la Madre di Dio, specialmente con il culto liturgico e il Rosario quotidiano comunitario55. Quali veri figli di Francesco la riconosciamo come Avvocata56 e Patrona della Comunità perché sia la nostra rappresentante presso il Signore per difenderci in tutte le nostre difficoltà, per ringraziare la Santissima Trinità e per intercedere presso Dio il perdono dei nostri peccati. CAPITOLO IV LA NOSTRA VITA IN POVERTA’ 37. Cristo: fondamento della povertà

… da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. (2 Cor 8,9)

All’origine della nostra scelta di povertà, sta l’amore di Cristo che ci spinge a spogliarci di tutto per aprirci totalmente alla volontà del Padre. Fissare lo sguardo su Gesù povero, per imparare ad amare in Lui il nostro essere poveri, è l’impegno di ogni membro della Comunità che rinuncia a tutto per aderire pienamente a Lui57. Il Signore si è fatto povero per noi in questo mondo. Questa è l’eccellenza dell’altissima povertà, che ci costituisce signori nel regno dei cieli, facendoci poveri di cose e ricchi di virtù58. Questa povertà, che ha il suo fondamento nell’amore di Cristo povero e crocifisso, suppone il riconoscimento della nostra pochezza di fronte all’Unico infinitamente ricco ed esige che non si attribuisca a sé, in modo esclusivo, alcuno dei doni di Dio, ma li si metta a disposizione e a vantaggio di tutti, perché non ci sono stati dati solo per noi stessi59. 38. Povertà e solidarietà

Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. (Mt 10, 8b) Non esiste una povertà astratta; pensare di averla raggiunta significherebbe godere un possesso in più. Sull’esempio di Francesco siamo incamminati per divenire veri poveri: con la volontà di essere e godere di sentirci piccoli davanti a Dio, per poterlo glorificare proprio nel sentire il bisogno di Lui. Siamo chiamati a vivere la povertà nell’intimo della persona e a concretizzarla in una vita povera di fatto e nello spirito60, da condurre in operosa sobrietà. Da questa povertà di spirito la Comunità trae motivo per la sua vita di povertà esteriore che, secondo le indicazioni ecclesiali, consiste nell’uso corretto di quei beni veramente necessari al servizio domandatole61.

55 Cf Padre Pio: “Così pregava e insegnava a pregare”, Alessandro da Ripabottoni, ed. Paoline: Due giorni prima di morire a chi domandava a Padre Pio:Padre cosa ci dite?, egli rispondeva: Amate la Madonna e fatela amare. Recitate il rosario e recitatelo bene. E recitatelo quanto più potete. 56 2Cel 198: Circondava di un amore indicibile la Madre di Gesù, perché aveva reso nostro fratello il Signore della maestà (cf Sal 28,3). A suo onore cantava lodi particolari, innalzava preghiere, offriva affetti tanti e tali che lingua umana non potrebbe esprimere. Ma ciò che maggiormente riempie di gioia, la costituì Avvocata dell’Ordine e pose sotto le sue ali i figli, che egli stava per lasciare, perché vi trovassero calore e protezione sino alla fine. Orsù, Avvocata dei poveri! Adempi verso di noi il tuo ufficio di Protettrice fino al tempo prestabilito dal Padre (Gal 4,2). 57 Cf Lc 14,33 58 Cf Rb 6,4-5 59 Cf 4 LAg, 15-27 60 Cf 1Tm 6,6-8 61 Cf Pr 30,8

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Siamo veramente poveri quando viviamo con Cristo povero ed umile, offrendo al Padre il grido dei poveri e condividendo realmente la loro condizione di vita62. Ci facciamo carico, nella misura che ci è concessa dalla bontà di Dio, di quei bisogni che non si esprimono solo in difficoltà materiali (mettendo in comune quei beni che anche noi riceviamo in provvidenza), ma anche umani e spirituali, donando disponibilità all’ascolto in un mondo sordo a tale necessità. La nostra vita orante non vuole essere al di fuori della realtà. Sull’esempio di Francesco che vide il Signore nel lebbroso63, essa vuole incarnarsi sempre più nelle condizioni di vita e negli eventi della storia del popolo che forma la Chiesa della quale la Comunità è parte. 39. Povertà e fraternità

Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune. (At 2,44)

La vita personale e della Fraternità è invitata a tendere incessantemente alla povertà evangelica. È importante condurre in Fraternità una perfetta vita comune per quanto riguarda il vitto, il vestito, le altre cose necessarie: tutto appartiene alla Fraternità64! Non lamentiamoci e non soffriamo per questo, ma condividiamo volentieri quanto ci viene dato personalmente65. 40. Rinuncia dei beni

Non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e in futuro la vita eterna. (Mc 10,29-30)

I membri della Comunità sono incamminati verso la patria celeste e, guidati da Dio, sono chiamati a deporre ogni preoccupazione, riponendo in Dio solo la loro fiducia e affidandosi alla sua materna e paterna bontà66. Secondo il diritto universale [canonico], in occasione della prima professione, ognuno cede l’amministra-zione dei propri beni a chi preferisce e liberamente dispone del loro uso e usufrutto. Prima della professione perpetua ognuno fa la rinuncia volontaria alla capacità di acquistare e possedere, per quanto è possibile, in una forma che risulti valida anche di fronte al diritto civile e dispone della destinazione dei suoi beni in dialogo con il Moderatore67.

62 Cf Rnb 9,1-3 63 LegM 1,5: Un giorno, mentre andava a cavallo per la pianura che si stende ai piedi di Assisi, si imbatté in un lebbroso. Quell’incontro inaspettato lo riempì di orrore. Ma, ripensando al proposito di perfezione, già concepito nella sua mente, e riflettendo che, se voleva diventare cavaliere di Cristo (cf 2Tm 2,3), doveva prima di tutto vincere se stesso, scese da cavallo e corse ad abbracciare il lebbroso e, mentre questi stendeva la mano come per ricevere l’elemosina, gli porse del denaro e lo baciò. Subito risalì a cavallo; ma, per quanto si volgesse a guardare da ogni parte e sebbene la campagna si stendesse libera tutt’intorno, non vide più in alcun modo quel lebbroso. Perciò, colmo di meraviglia e di gioia, incominciò a cantare devotamente le lodi del Signore, proponendosi, da allora in poi, di elevarsi a cose sempre maggiori. 64 At 4,32: Nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. 84 Cf 3Comp 43 85 Cf Lc 12,22-32 86 Cf Rb 2,9-10

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CAPITOLO V IL NOSTRO LAVORO APOSTOLICO 41. Lavoro e sua finalità secondo Francesco

I frati ai quali il Signore ha concesso la grazia di lavorare, lavorino con fedeltà e devozione, così che, allontanato l’ozio, nemico dell’anima, non spengano lo spirito della santa orazione e devozione al quale devono servire tutte le altre cose temporali. (Rb 5,2-3)

Sulle orme di Francesco d’Assisi, facendoci vicini alla condizione di numerosi lavoratori, ci dedichiamo ogni giorno con animo lieto alle nostre occupazioni a gloria di Dio, fuggiamo l’ozio e prestiamo ai fratelli e ad altri, in spirito di solidarietà, il nostro servizio. Non intendiamo fare del lavoro il nostro primo obiettivo o di porvi un attaccamento disordinato, per non impedire lo spirito di preghiera, al quale tutte le altre cose devono far riferimento. Poniamo ogni realtà e attività umana a servizio dello spirito di preghiera: infatti è lo Spirito del Signore che ispira ogni preghiera e opera buona. 42. Il nostro lavoro

… operai nella sua messe. (Mt 9,38b) Dichiariamo ampia disponibilità alla piena collaborazione con il Vescovo per il servizio in diocesi. Desideriamo assumere quei servizi e ministeri che più convengono alla vita della nostra Comunità, o che ci sono richiesti dalle necessità della Chiesa e degli uomini. Come espressione della sua forma di vita, la Comunità privilegia quanto segue: 1. Comunione fraterna

Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. (Gv 17,21)

Il “fare comunità” non è un ostacolo per la missione, quasi un perdere tempo in questioni secondarie. La comunione fraterna, in quanto tale, è già apostolato, contribuisce cioè direttamente all’opera di evangelizzazione. Il segno per eccellenza lasciato dal Signore è infatti quello della fraternità vissuta:Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli se avrete amore gli uni per gli altri (Gv 13,35)68. Tutta la fecondità della vita cristiana dipende dalla qualità della vita fraterna in comune69. 2. Accoglienza

Noi dobbiamo perciò accogliere tali persone per cooperare alla diffusione della verità. (3 Gv 8)

L’azione della Comunità che scaturisce dalla esperienza orante, si esprime nell’accoglienza. La Comunità è pronta ad accogliere i fratelli, che in sincerità di cuore e con retta intenzione, desiderano condividere la nostra vita in un clima di serenità, lavoro, silenzio e preghiera.

68 CIVCSVA La vita fraterna in comunità, 1994, n°54 88 Giovanni Paolo II alla Plenaria della CIVCSVA (20.11.1992), in L’Osservatore Romano, 21 novembre 1992, pag. 3.

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3. Apostolato Per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia dell’apostolato per ottenere l’obbedienza alla fede da parte di tutte le genti, a gloria del suo nome. (Rm 1,5)

Il nostro carisma si esprime, inoltre, in ogni forma di apostolato che custodisca e favorisca nel popolo di Dio lo spirito di preghiera (incontri di preghiera settimanali, cammino di crescita nella fede aperto a tutti a cadenza mensile, ritiri ed esercizi spirituali per le varie vocazioni, missioni popolari). I presbiteri della Comunità danno importanza particolare al ministero della riconciliazione e alla direzione spirituale, perché: Dio ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione70. 4. Lavoro esterno

Di giorno, quelli che ne erano capaci, si impegnavano in lavori manuali, o nei ricoveri dei lebbrosi o in altri luoghi, servendo a tutti con umiltà e devozione.(1Cel 39)

È lecito lavorare anche presso terzi se lo richiedono lo zelo delle anime e il desiderio di alleviare le nostre e altrui necessità. 5. Elemosina

Conservate tra voi una grande carità… (1Pt 4,8a) È vero apostolato per i membri della Comunità andare per l’elemosina, facendo memoria di Francesco che nelle elemosine cercava più il guadagno delle anime che il soccorso dato alla carne, ed era di esempio agli altri sia nel dare che nel ricevere71, e che diceva: Vi è un patto tra il mondo ed i frati: i frati si obbligano a dare al mondo il buon esempio, ed il mondo a provvedere alle loro necessità. Se, rompendo i patti, i frati ritireranno da parte loro il buon esempio, il mondo per giusto castigo ritrarrà la mano72. L’andare per l’elemosina è “provocare” il prossimo alla carità, chiedendo per amore di Dio; “provocazione” fatta agli uomini per far loro scoprire i doni che portano in se stessi e a renderne grazie a Dio che ne è il Donatore. L’andare per l’elemosina è strumento di conversione personale in quanto esercizio di penitenza e come tale avrà la sua ricompensa dal Signore. 43. Provvidenza e ricompensa del lavoro

Il Signore ha disposto che quelli che annunziano il vangelo vivano del vangelo. (1 Cor 9,14)

Come figli dell’eterno Padre, deposta ogni preoccupazione, riponiamo la nostra fiducia nella divina Provvidenza, affidandoci alla sua bontà infinita, confidando nella Parola di Dio: …l’operaio ha diritto al suo nutrimento73. Colui che dice: Non cercate che cosa mangerete e berrete, e non state con l’animo in ansia… Cercate piuttosto il regno di Dio74 dà veramente in aggiunta tutte quelle cose di cui egli sa che abbiamo bisogno. 44. Il volto della Provvidenza

Temete il Signore, suoi santi, nulla manca a coloro che lo temono. I ricchi impoveriscono e hanno fame, ma chi cerca il Signore non manca di nulla. (Sal 34,10-11)

70 2Cor 5,18 71 Cf 2Cel 78 72 2Cel 70 73 Mt 10,10 74 Lc 12,29.31

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La Comunità oggi fa esperienza concreta di un “mondo” che, in ascolto del Signore, è attento alle necessità di coloro che intendono vivere con totalità e radicalità del Vangelo. Fino ad oggi, abbiamo avuto modo di conoscere solo alcune espressioni della cura provvidente di Dio, che è Padre e Madre nei confronti della sua creatura75. La generosità che il Signore ha posto nel cuore di alcuni, li spinge a farci liberamente e gratuitamente parte dei loro beni76, nella forma della decima o nella forma di prestazioni professionali gratuite. Questa collaborazione è soprattutto preziosa per sostenere la vita dei fratelli in formazione77. Nel lavoro apostolico svolto nelle giornate mensili di ritiro del “Cammino di fede”, nel servizio del ministero del canto, nei ritiri ed esercizi spirituali, nelle missioni popolari, nella predicazione, troviamo già ampia ricompensa dal Signore che ci concede pace e da parte dei fratelli che, generosamente e liberamente, contribuiscono al sostentamento della Comunità senza che a loro venga chiesto nulla. CAPITOLO VI LA NOSTRA VITA IN OBBEDIENZA 45. Trinità: fonte dell’obbedienza

Gesù, gridando a gran voce, disse: Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito. Detto questo spirò. (Lc 23,46)

Dominati e vinti dal mistero dell’amore ineffabile di Dio: Padre creatore, Figlio salvatore e Spirito santificatore, scegliamo di vivere in una vita nuova. Questa presenza trinitaria, che permea e sconvolge la nostra vita, ci spinge all’obbedienza, alla sequela di Gesù Cristo e ci sollecita a compiere la sua volontà ed essergli graditi. Essere servo di Dio è l’unico modo di permettere alla Trinità di dimorare in noi e di manifestarsi realmente come Dio; solo quando gli obbediamo, quando, realmente ed esistenzialmente siamo suoi servi, Dio è Dio78. In questa vita nuova, prendiamo coscienza di dipendere da un Altro, gioiamo di appartenere ad un Altro e scegliamo liberamente di obbedire ad un Altro. La sequela, l’osservanza del Vangelo, e il desiderio dello Spirito del Signore diventano quindi, per noi, l’unica autorità e la sola legge. La nostra esistenza si riassume e si consuma nell’obbedienza, nel lasciarci governare e dirigere dalla multiforme azione di Dio in Cristo, dal suo Spirito che tutto abbraccia e in tutto agisce. La prima e maggior obbedienza è riconoscere nello Spirito il Dio Uno e Trino, Altissimo e Signore, e obbedirgli direttamente ed indirettamente. Infatti nessuno può dire” Gesù è Signore” se non sotto l’azione dello Spirito santo79.

75 Cf Sal 65,12 76 Cf Giano, 16 77 Cf At 14,17 78 Cf 2Cel 159 79 1 Cor 12,3

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Questa obbedienza richiede disponibilità alla Parola di Dio, all’ispirazione del Signore, alla benedizione di Dio, sempre in ricerca dell’uomo. Essa è l’inevitabile e necessario atteggiamento della creatura quando si scopre “dono e diletto” nelle mani del Creatore e quando si scopre magnificata ed esaltata perché fatta ad immagine e somiglianza del Figlio di Dio. Obbedire è, perciò, riconoscere quali mani ci hanno fatto e di chi è il bene che possediamo80. 46. Cristo: fondamento dell’obbedienza

…obbediente fino alla morte e alla morte di croce. (Fil 2,8) Cristo è il vero obbediente alla volontà del Padre. Gesù infatti dette la sua vita per non perdere l’obbedienza del Padre santissimo81. Questo è il fondamento dell’obbedienza, alla quale ogni membro della Comunità è chiamato e che liberamente sceglie, abbracciando questa forma di vita. Tutte le altre obbedienze prendono senso e valore da questo fondamento. Non sono altro che spazio e disponibilità per la sovrana pienezza di Dio in Cristo82. Immersi nella luce di Cristo povero e crocifisso, consideriamo il “vivere in obbedienza” come la forma più completa per svuotarsi del proprio io, come l’apice della povertà interiore ed esteriore, che ci procura ricchezze eterne83cui dobbiamo tendere con tutte le nostre forze84. 47. Conformità alla volontà di Dio

Padre,… non sia fatta la mia, ma la tua volontà. (Lc 22,42) All’origine di tutte le obbedienze c’è l’obbedienza a Dio e all’origine di tutte le disobbedienze c’è una disobbedienza a Dio85. La disobbedienza di Adamo è consistita nell’appropriarsi della sua volontà, come dice Francesco quando afferma: Mangia dell’albero della scienza del bene e del male chi si appropria della sua volontà e si esalta dei beni che il Signore manifesta ed opera in lui86. Al contrario l’obbedienza di Gesù porta con sé altri sentimenti e atteggiamenti. Egli si esprime così …sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.87, Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera88, … non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato89.

80 Fil 2,8-11: Cristo Gesù umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre. 81 LCap 57 82 Cf Col 2,9-10 83 Cf 1 LAg 15 84 Cf 2 Cor 8,9 85 Cf Rm 5,19 86 Am 2,3 87 Gv 6,38 88 Gv 4,34 89 Gv 5,30

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Il sacrificio della propria volontà è il mezzo per arrivare alla conformità con la volontà divina. A chi si scandalizzava come il Padre potesse trovare compiacimento nel sacrificio di suo Figlio Gesù, San Bernardo rispondeva giustamente: non fu la morte che gli piacque, ma la volontà di colui che spontaneamente moriva90. Non è dunque tanto la morte di Cristo che ci ha salvato, quanto la sua obbedienza fino alla morte91. 48. Accettazione della signoria di Cristo

Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso! (At 2,36) Col battesimo è avvenuta in noi un’autentica liberazione dalla schiavitù, un passaggio dal peccato alla giustizia, dalla disobbedienza all’obbedienza, da Adamo a Cristo: … voi eravate schiavi del peccato, ma avete obbedito di cuore a quell’insegnamento che vi è stato trasmesso e così, liberati dal peccato, siete diventati servi della giustizia92. L’obbedienza è perciò per il cristiano qualcosa di costitutivo, è il risvolto pratico e necessario dell’accetta-zione della signoria di Cristo93. Nel battesimo ognuno di noi ha accettato un Signore “obbediente”, diventato Signore a causa della sua obbedienza94, infatti la sua signoria è costituita dall’obbedienza stessa. L’obbedienza in questa visuale non è tanto sudditanza, quanto piuttosto somiglianza, perché anche Lui ha obbedito. Obbedendo a Lui ci conformiamo alla sua volontà e diventiamo, per grazia e per libera scelta, quello che Egli è per natura. 49. Obbedienza fraterna

Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo. (Ef 5,21) L’obbedienza evangelica richiede per noi la sottomissione ad ogni umana creatura per amore di Dio, …mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri95. Come Francesco, anche per ciascun membro della Comunità, ogni uomo è sacramento del Signore: tanto il povero l’infermo e l’umile, quanto il ricco e il grande. I frati, consentendo che le loro esistenze siano plasmate dall’obbedienza al Vangelo, necessariamente le aprono ai loro fratelli in totale disponibilità e apertura all’azione del Signore e del suo Spirito. Perciò restano legati, soggetti e sudditi gli uni degli altri96. 90 S. Bernardo, De errore Adelardi 8,21; PL 182, 1970 91 Eb 5,8-9: Pur essendo Figlio, imparò tuttavia l’obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono 111 Rm 6,17-18 93 2Cel 6: Francesco: «Cosa vuoi che io faccia, o Signore?»(At 9,6). «Ritorna – gli risponde il Signore – alla tua terra natale (Gen 32,9), perché per opera mia si adempirà spiritualmente la tua visione». Ritornò senza indugio, fatto ormai modello di obbedienza e trasformato col rinnegamento della sua volontà da Saulo in Paolo. Quello venne gettato a terra e sotto i duri colpi disse parole soavi, Francesco invece mutò le armi mondane in quelle spirituali, ed in luogo della gloria militare ricevette una investitura divina. Così a quanti – ed erano molti – si stupivano della sua letizia inconsueta, rispondeva che sarebbe divenuto un gran principe. 94 Cf Fil 2,8-11 95 Gal 5,13b 96 Cf 1Pt 1,22; Cf 1Cel 38

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L’amore e la familiarità tra di noi ci sottomette ed assoggetta gli uni agli altri97. Abbiamo la consapevolezza che la fraternità sussiste soltanto attraverso l’ascolto obbediente al Vangelo98. Nella nostra Fraternità, convocata per “essere esperienza e segno del Vangelo”, nessuno è chiamato né a vivere per se stesso, né a fare la propria volontà, ma tutto deve essere confrontato con “questa vocazione”. Per questa rigorosa sottomissione al dominio del Signore è inevitabile che tanto l’autorità come l’obbedienza si considerino senz’altra origine e senz’altro significato né altra finalità e meta che “la vita del Vangelo”. Perciò né l’autorità né l’obbedienza esistono per se stesse, ma unicamente in funzione della vita del Vangelo. 50. Autorità, obbedienza, servizio

Se io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. (Gv 13,14-15)

Vi preghiamo poi, fratelli, di aver riguardo per quelli che faticano tra di voi, che vi sono preposti nel Signore e vi ammoniscono; trattateli con molto rispetto e carità, a motivo del loro lavoro. Vivete in pace tra voi. (1Ts 5,12-13)

I membri della Comunità non hanno altro ufficio e servizio fondamentale all’infuori di quello che li distingue fra tutti: lavare i piedi gli uni agli altri 99, o essere madri gli uni degli altri100. Gli altri servizi o uffici sono in funzione di questo, che è fondamentale e primario101. A causa della stessa chiamata i membri della Comunità sono tutti uguali, perciò si chiamano tutti, senza distinzione, fratelli e sorelle; ciò che li distingue è esclusivamente riferito al servizio e ai compiti che svolgono nella Comunità. Tali uffici non sono un’ascesa ma, al contrario, sono una discesa a livello estremo di servizio. Coloro che esercitano particolari responsabilità all’interno della nostra Fraternità, vogliono essere servi di tutti gli altri fratelli, ad immagine del Servo, e a loro gli altri fratelli sono chiamati ad obbedire ed obbediscono sempre in vista di una maggiore fraternità.102 Quando obbediamo si instaura una relazione permanente di carità; non è solo sottomissione, ma soprattutto dono di sé nella sequela di Cristo, immolato per i fratelli, e ha per oggetto tutta la Fraternità, che distruggiamo quando disobbediamo. 51. Il grande segreto dell’obbedienza

Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito. (Gal 5,25) Parliamo di un’obbedienza allo Spirito, che confonde tutte le volontà carnali e tiene l’uomo soggetto ad ogni suo fratello e ad ogni creatura103.

97 Cf Rb 6,8-11; Cf Rnb 5,12.17 98 Cf Gc 1,25 99 Cf Gv 13,14; Cf Rnb 6,3; Cf Am 4 100 Cf Rb 6,9-10 101 Cf Mt 20,25-27; Cf Lc 22,26; Rnb 5,12: tutti i frati non abbiano …potere o dominio, soprattutto fra di loro. 102 Cf Am 3; Cf RsC 4,9-10

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L’obbedienza è possibile e si rinnova non con la legge ma con la grazia; non con la lettera, ma con lo Spirito. Venendo nel mondo, Gesù non rinnovò l’obbedienza umana rinforzando o perfezionando le leggi già esistenti. Egli non le ha abolite ma le ha portate a compimento donando a Pentecoste una legge nuova e interiore, e realizzando la profezia che dice: Porrò il mio Spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi104. È lo Spirito dunque – cioè la grazia – che solo ci può dare, insieme con il comando, anche la capacità di obbedire agli statuti e alle leggi. È allo Spirito, perciò, che ci affidiamo, perché ci conduca per mano nel nostro cammino, per riscoprire sempre il grande segreto dell’obbedienza. 52. Obbedienza alla Chiesa

Obbedite ai vostri capi e state loro sottomessi, perché essi vegliano su di voi, come chi ha da renderne conto; obbedite, perché facciano questo con gioia e non gemendo: ciò non sarebbe vantaggioso per voi. (Eb 13,17)

La pienezza di Dio, Creatore e Redentore, si manifesta soprattutto nella Chiesa. In essa e per essa si fa presente il Signore e sta sempre con noi per mezzo della sua Parola e del suo corpo e sangue santissimi che fanno la Chiesa stessa soggetta e dipendente dal suo Signore, dal suo Spirito e dalla sua missione, via e impulso che la conducono al Padre105. Vogliamo obbedire alla Chiesa nei suoi rappresentanti: il Papa, i Vescovi e sottometterci umilmente al clero, come espressione concreta del nostro voler obbedire a Dio in Cristo106. Sulle orme di Francesco vogliamo vivere l’obbedienza come esigenza di fede, cioè ricerca continua della volontà di Dio e come esigenza di comunione fraterna nell’unico carisma. Per ogni membro della Comunità l’obbedienza è spontaneità d’amore perché attraverso l’esempio di vita si possa manifestare l’amore stesso. CAPITOLO VII LA NOSTRA VITA IN CASTITA’ 53. Dono

Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. (Mt 19,11) Dio, nella sua bontà, chiama tutti i membri della Chiesa alla perfezione della carità, secondo i diversi stati di vita, per promuovere la santità di ciascuno e la salvezza del mondo.

103 Cf Lodv 14-18 104 Ez 36,27 105 Cf Am 1, 9-23; Cf Lf 22-24.34 125 Cf 3Comp 46.52

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La nostra scelta di vita è un insigne dono. È tendere per grazia a quella purezza di carità che è santità: riflesso della purezza di Dio in noi, come partecipazione alla santità divina. La motivazione di fondo della verginità è cristologica, cioè l’amore per Cristo107: lasciare ogni altra cosa per donarci totalmente ed esclusivamente a Lui, facendo della Sua persona il centro cui converge, in maniera diretta, tutto l’agire di chi gli si offre con atto di speciale consacrazione. Risuonano alla nostra mente, a proposito dell’amore di Cristo, le parole di Santa Chiara: Il suo amore vi farà casta, le sue carezze più pura, il possesso di Lui vi confermerà vergine108. 54. Risposta al dono

Se vuoi…vieni e seguimi. (Mt 19,21) Ognuno deve dare a questa chiamata, in tutta libertà, una risposta di amore, in modo che la dignità della persona umana si configuri sempre di più, secondo la volontà di Dio, all’amore di Cristo Redentore109. Nostro desiderio è lasciarci liberamente e totalmente assorbire in Dio, così da raggiungere, in un certo senso, la condizione rispondente al disegno originario del Creatore, quali testimoni della vita già ora presente ed eterna di Cristo. Per mezzo di una tensione costante verso il raggiungimento della “piena libertà del cuore” di fronte a tutto e a tutti, in ogni membro della Comunità si vede moltiplicata la potenzialità di amare senza limiti. Questa tensione è percepibile, all’interno di un “cuore puro”110, tramite la “preghiera continua” personale, liturgica, eucaristica; è realizzabile in misura della disponibilità al piano di Dio, da vivere nell’esperienza della quotidianità. 55. Mezzi per custodire il dono

Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole. (Mt 26,41)

Per rendere sempre più limpida la sua donazione minacciata dalla fragilità e dall’egoismo, ogni membro della Comunità – maschio e femmina – dovrà adottare gli strumenti più idonei: nessuno, in questo campo, ha sicurezze garantite una volta per tutte. Se di sicurezza, sempre in divenire, si può parlare, essa si chiamerà umiltà, ascesi, prudenza, ascolto della Parola che è ascolto dell’Amato e vita di amore in fraternità, realizzata nello Spirito santo111. Questo modo di vivere insieme si alimenta, si sostiene e cresce con la vita sacramentale dell’Eucaristia e della Riconciliazione, con la preghiera perseverante e nell’unione con Cristo e la sua Vergine Madre. Procuriamo, dunque, di corrispondere con generosità a questo dono, non presumendo delle nostre forze, ma confidando nell’aiuto di Dio. Se l’uomo non prepara nella sua anima stanza a Dio, non troverà luogo e pace tra le creature di Dio112.

107 Cf LegM 9,1-2 108 1LAg 8 109 Cf 1 Gv 4,16-17 110 Cf Pr 22,11a 111 Cf Gal 5,22

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Questa divina presenza è la risposta di Dio all’uomo che gli si dona con limpida coscienza, poiché Egli stesso è felice di scoprire nella creatura l’anelito verso di Lui e nello stesso tempo lo accresce potentemente, per riversare in lui tutto se stesso, il suo amore, la sua vita, senza limiti. Si tratta della mutua immanenza* tra il Creatore e la creatura, tra il Padre e il figlio, tra il Salvatore e il salvato, tra lo Spirito amante e l’anima amata. Da questo sentirci amati scaturisce ciò che il nostro cuore esige: stare sempre più con l’Amato e godere di Lui. 56. La preghiera casta

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. (Mt 5,8) Attraverso un’autentica vita di preghiera, l’uomo dal cuore puro è adoratore in spirito e verità113che, in forza della sua purezza, diventa un continuo orante, come scriveva Francesco nella Lettera ai fedeli: Amiamo dunque Dio e adoriamolo con purità di cuore e di mente poiché egli sopra ogni altra cosa esigendo questo, dice: I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità (Gv 4,23). Tutti infatti coloro che lo adorano, bisogna che lo adorino in spirito e verità (Gv 4,24). E lodiamolo e preghiamolo giorno e notte dicendo: Padre nostro, che sei nei cieli, poiché bisogna pregare sempre senza stancarsi (Lc 18,1)114. Per la grazia che Dio gli elargisce in questa pura adorazione, l’orante acquista una intimità con Lui sempre maggiore, donandosi in perfetta unione di volontà. Pregare con purezza di cuore è dono dello Spirito del Signore. Questo dono, per essere operante, esige la risposta dell’uomo attraverso una radicale trasformazione del cuore. Più superiamo noi stessi con i nostri compromessi, in virtù della grazia redentrice di Cristo, più lo Spirito santo concede pienezza di libertà interiore, conseguenza della preghiera fatta in purezza di cuore. 57. Castità e vita fraterna Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro. (Mt 18,20) La Comunità è il luogo privilegiato per la maturità affettiva. La maturazione affettiva e sessuale ha un suo cammino graduale di conversione che va dall’amore egoistico e possessivo fino ad un amore capace di donarsi agli altri. La vita fraterna è la miglior difesa della castità e verginità. È Cristo che ci convoca, è Lui che ci ha chiamati, non siamo noi che ci siamo scelti.115 Siamo chiamati a vivere insieme di Cristo e in Cristo, fondamento di ogni bene, perciò anche dell’affettività. L’impulso e la forza di garanzia di un’umanità pienamente realizzata è il predominio dell’Amore. Una vera fraternità serena e aperta agli altri rende più facile il naturale sviluppo affettivo di ciascuno116.

112 Beato Edigio I Detti, App. I, 1: 44 113 Cf Gv 4,23 114 Lf 3,19-21 115 Cf Gv 15,16a

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58. La nostra fraternità

Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme! …Là il Signore dona la benedizione e la vita per sempre. (Sal 133,1.3b)

La Comunità Santo Spirito sorge oggi come “sviluppo” naturale di quell’intuizione che Francesco visse, personalmente con totalità e radicalità, entro i limiti impostigli dal suo contesto storico, con Prassede e frate Jacopa. La prima, Prassede, famosa religiosa di Roma, godeva presso san Francesco di una speciale amicizia. (familiaritatis gratiam specialem: espressione, questa, mai usata riguardo a Chiara e alle Sorelle). Infatti il Santo l’accolse nell’obbedienza, cosa che non aveva fatto per nessun’altra donna, concedendole devotamente l’abito della Religione, ossia la tonaca e il cordone117. La seconda, “frate” Jacopa, nobile vedova romana, aveva goduto il privilegio di un meritato affetto (amoris precipui) da parte del Santo. Francesco poco prima di morire si mostra amico delicatamente affettuoso, pieno di naturalezza serena, nobile e attenta: Pochi giorni prima di morire chiese che fosse avvertita a Roma donna Giacoma, perché se voleva vedere colui che già aveva tanto amato …, si affrettasse a venire. Ma la signora, spinta dal suo affetto intuitivo o da divina ispirazione, stava già alla porta. Prevenendo il frate che gliene annunciava l’arrivo, Francesco esclamò: Benedetto Dio che ha condotto a noi donna Giacoma, fratello nostro! Aprite le porte, esclama, e fatela entrare, perché per fratello Giacoma non c’è da osservare il decreto relativo alle donne!118 59. Novità caratterizzante la nostra spiritualità

Tutti voi siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. (Gal 3,26-28)

Nella Comunità Santo Spirito la condivisione e il continuo arricchimento reciproco tra uomini e donne sono un elemento importantissimo di novità caratterizzante la nostra spiritualità. Nell’attuale contesto socio-culturale in cui da un lato emerge sempre più forte il desiderio di prossimità e di relazioni autentiche e dall’altro si evidenzia un grave degrado dei rapporti interpersonali, ci sentiamo chiamati a sottolineare, in questa comunione casta di uomini e donne, che essi rispondono ad un comune scopo della vita cristiana, ad un unico carisma, ad un’unica vocazione francescana che, quando è vissuta nel puro dono di sé sull’esempio di Cristo, si articola nelle due dimensioni dell’amore, che è insieme sempre contemplativo e sempre attivo. A conforto di quanto già stiamo vivendo sentiamo nostre le parole di Giovanni Paolo II: È difficile separare i nomi di Francesco e Chiara, questi due fenomeni, queste due leggende*, leggende di santità. È una cosa profonda, una cosa che non può essere capita con i criteri umani. Il binomio Francesco e Chiara è una realtà che si comprende solamente attraverso le categorie cristiane, spirituali, del Cielo, ma è anche una realtà di questa terra, di questa città, di questa Chiesa. Non si tratta di puro spirito, non sono e non erano puri spiriti: erano corpo, erano persone, erano spirito, …. Rimane il modo in cui Francesco vedeva sua

116 1Cel 39: … riversavano tutto l’affetto del cuore in seno alla comunità, cercavano con tutto l’impegno di donare perfino se stessi per venire incontro alle necessità dei fratelli. Erano felici quando potevano riunirsi, più felici quando stavano insieme. 117 3Cel 181 118 3Cel 37

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sorella; il modo in cui egli sposò Cristo; vedeva se stesso a immagine di lei, sposa di Cristo, sposa mistica con cui formava la sua santità. Vedeva se stesso come un fratello, un poverello a immagine della santità di questa autentica sposa di Cristo, nella quale trovava l’immagine della perfettissima Sposa dello Spirito santo Maria Santissima. Non è solamente una leggenda umana, ma è una leggenda divina, degna di essere contemplata attraverso le categorie divine, di essere contemplata nella preghiera …ci vuole la riscoperta della leggenda divina di Francesco e di Chiara.119 Per la persona umana, maschio e femmina, vogliamo riscoprire la bellezza di un andare per il mondo in modo libero e gioioso, la possibilità di sperimentare un amore oblativo e casto, la forza della grazia dello Spirito santo, che ci concede di rivivere la povertà e l’obbedienza del Figlio di Dio nella vastità della sua clausura aperta120 testimoniando il Vangelo. 60. Castità e amicizia

…la carità sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera. (1Tm 1,5)

L’impegno fraterno richiede che rinunciamo all’amore di noi stessi e ci dedichiamo agli altri, favorendo così le autentiche e profonde amicizie che giovano a una completa vita affettiva, nella custodia dei sensi e del cuore, in umiltà e penitenza. I frati – maschi e femmine – amano tutti gli uomini in Cristo e li invitano in modo fraterno e cordiale a far parte del Regno di Dio, evitando di legarli a sé. Donano, piuttosto, se stessi a loro. Si crea così, quell’amicizia che salva e non demolisce la fraternità121. Anche le relazioni con la famiglia di provenienza aiutano la crescita affettiva; non ci dimentichiamo però, che la nostra nuova famiglia è la Fraternità122. 61. Esortazione di Francesco

Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio concedi a noi miseri di fare, per tua grazia, ciò che sappiamo che tu vuoi, e di volere sempre ciò che ti piace, affinché interiormente purificati, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito santo, possiamo seguire le orme del Figlio tuo, il Signor nostro Gesù Cristo, e a te, o Altissimo, giungere con l’aiuto della tua sola grazia. Tu che vivi e regni glorioso nella Trinità perfetta e nella semplice Unità, Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli. Amen. (LCap 62-65)

Meditiamo spesso le parole con le quali Francesco esortava i suoi frati a lasciar da parte ogni preoccupazione e ad amare ed adorare in tutte le creature il Signore Dio con cuore puro, con corpo casto e con santa operazione. Egli diceva: In santa carità, che è Dio, prego tutti i frati, sia ministri che gli altri, che, allontanato ogni impedimento e messa da parte ogni preoccupazione e ogni affanno, in qualunque modo meglio possono, debbano servire, amare, adorare e onorare il Signore Iddio, con cuore puro e mente pura, ciò che Egli stesso domanda sopra tutte le cose123. Una caratteristica di Francesco, che proponiamo anche ai membri della Comunità Santo Spirito, è la ricchezza di affetti e la capacità di esprimerli.

119 Cf L’Osservatore Romano, 14. marzo 1982, pag. 3 139 Giacomo da Vitry, Historia O. cap. 32 140 Cf Gv 15,13 141 Cf Mt 10,37-39 123 Rnb 22,26

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Niente, dunque, è di ostacolo, niente frapponiamo a che in noi e nelle nostre fraternità agisca e si manifesti lo Spirito del Signore124. CAPITOLO VIII IN CAMMINO VERSO LA META 62. La santità come fine

Siate santi, perché io sono santo. (Lv 11,45) Per rispondere all’unica chiamata alla santità: …da Dio chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, Signore Nostro125, la Comunità Santo Spirito intende avvalersi di mezzi diversi, facendo tesoro della tradizione della Chiesa. Il suo cammino è in vista di un erigendo Istituto di vita consacrata. Siamo coscienti che la Comunità (per grazia il futuro Istituto) è anch’essa mezzo per l’unico fine: Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo126. Gesù Cristo è il “Santo di Dio” e per Lui la santità si irraggia sulle cose; per mezzo di Lui, Dio si rende accessibile all’uomo; tutti i misteri di Lui sono santi e mezzi con i quali Egli ci santifica. Per questa volontà di Dio coloro che si lasciano attrarre nell’intimità di Lui sono santi. Davanti al Santo, che attira l’uomo ad un rapporto sempre più intimo, cioè alla santità, non rimane al servo di Dio altro che desiderare e volere Lui solo e rendergli continue azioni di grazie127. La santità è la natura più intima e profonda di Dio, e quindi per accedere a Lui, l’uomo deve volere la santità. Ciò significa: credere che Dio solo è fonte e autore della santità che trasmette agli uomini in virtù del sangue di Cristo, partecipando se stesso nella sua Parola e nei Sacramenti. L’uomo può e deve soltanto rispondere alla grazia che lo santifica, cioè distaccarsi da se stesso per avere lo Spirito del Signore e mantenersi puro dal peccato per essere fatto degno di Dio128. Il primo fattore della santità è quindi la grazia, che invade l’uomo con le sue virtù infuse, sollecitandolo ad una risposta, nella quale egli, con umiltà e minorità, coinvolge tutte le sue capacità. La santità è una speciale relazione tra Dio, che si dà tutto, e l’uomo che dà a Dio il massimo di se stesso come persona129. 63. Mezzi per raggiungere il fine

Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da

124 Cf Sal 77,15 125 1Cor 1,9 126 Lv 19,2 127 Cf Sal 69,31 128 Cf Sal 24,3-5 129 Cf Lf 9,48-60

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trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. (1 Cor 13, 1-8a)

La Comunità è orientata a divenire Istituto di vita consacrata. Essa quindi vive, per quanto le è possibile, poiché è in cammino, gli elementi propri della vita consacrata130. I membri della Comunità che professano i consigli evangelici scelgono una forma stabile di vita con la quale, seguendo Cristo in una forma originale e specifica, per l’azione dello Spirito santo, si danno totalmente a Dio amato sopra ogni cosa (cf Mt 4, 21-22). È una forma di vita che i membri della Comunità assumono liberamente. Mediante i voti essi professano di volere osservare i consigli evangelici di castità, di povertà e di obbedienza e per mezzo della carità, alla quale i consigli stessi conducono, si congiungono in modo speciale alla Chiesa e al suo mistero. Essi sono consapevoli che i consigli evangelici, fondati sull’insegnamento e sugli esempi di Cristo Maestro, sono un dono divino che ricevono dal Signore e che, con la Sua grazia, la Chiesa sempre conserva. La Comunità è cosciente che, anche i consigli evangelici, sono mezzi per la sua risposta all’unica chiamata e crede che il loro contenuto sia oggetto della formazione, sia iniziale che permanente, di ogni suo membro. Rafforza questa sua fiducia unendosi alla preghiera di San Paolo che scrive: Preghiamo di continuo per voi, perchè il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e porti a compimento, con la sua potenza, ogni vostra volontà di bene e l’opera della vostra fede; perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo (2Ts 1, 11-12). 64. Lo Spirito santo: mezzo e fine

In Cristo anche voi, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza e avere in esso creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito santo che era stato promesso, il quale è caparra della nostra eredità. (Ef 1, 13-14a)

1. Confortati dal magistero della Chiesa131 la Comunità punta con tutte le sue forze alla spiritualità, intesa nel senso più forte del termine: lasciarsi condurre dallo Spirito santo, docile alla Sua azione sempre nuova e creativa. 2. La Comunità Santo Spirito riconosce lo Spirito santo suo Ministro Generale132. 3. La Comunità mette al primo posto del suo programma la vita spirituale133, per vivere alla riscoperta, sempre rinnovata, di Dio e della sua Parola; per vivere un amore ardente per Lui e per l’umanità; per incarnare una nuova comprensione del carisma di Francesco che le è stato donato. 4. La Comunità diviene così scuola di spiritualità evangelica, per essere vera testimone di Cristo e del suo amore.

130 Cf CIC 573 ss 153 Cf 2Cel 193 154 Cf Es. Ap. Vita Consecrata, Giovanni Paolo II, 1996, n. 93

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Citazioni bibliche fondamentali, in corrispondenza ai paragrafi. 1Cor 1, 26a [24. Noviziato] . 1Cor 3, 10-11 [1. Vangelo] 1Cor 9, 14 [43. Ricompensa lavoro] 1Cor 10, 16 [33.1. Eucaristia] 1Cor 12, 12-13 [9. Chiesa] 1Cor 13, 1-8a [63. Santità nella carità] 2Cor 1, 24 [14. Governo] 2Cor 3, 3 [27. Professione, documento] 2Cor 8, 9 [37. Cristo, povertà] 3Gv 8 [42.2. Accoglienza] 1Pt 2, 21 [6. Francesco, Cristo] 1Pt 3, 15 [29. Formazione specifica] 1Pt 4, 8a [42.5. Elemosina] 1Pt 4, 10 [8. Chiesa] 1Tm 1, 5 [60. Castità e amicizia] 1Ts 5, 12-13 [50. Autorità] At 1, 14 [31. Orazione] At 2, 1 [16. Capitolo generale] At 2, 36 [48. Obbedienza a Cristo] At 2, 42 [33. Eucaristia e Liturgia delle ore] At 2, 44 [39. Povertà, fraternità] At 4, 31 [12. Preghiera, azione] Col 3, 16-17 [33.2. Liturgia delle Ore] Eb 13, 17 2x [10. Obbedienza] [52. Obbedienza alla Chiesa] Ef 1, 13-14a [64. Spirito Santo caparra] Ef 4, 23-24 [21. Formazione iniziale] Ef 5, 1-2 [4. Sequela] Ef 5, 18b-20 [34. Preghiera comunitaria] Ef 5, 21 [49. Obbedienza fraterna] Es 17, 4-5a [18. Moderatore] Es 18, 21a. 22b [17. Consiglio operativo ] Fil 2, 8 [46. Cristo obbediente] Gal 3, 26-28 [59. Spiritualità specifica] Gal 4, 18-19 [20. Formazione] Gal 5, 25 [51. Obbedienza] Gv 1, 9 [7. Cristo] Gv 13, 14-15 [50. Autorità] Gv 14, 6 [2. Vangelo] Gv 17, 21 [42.1. Comunione fraterna] Gv 19, 26-27 [36. Beata Vergine Maria] Lc 4, 18 [13. Guida Spirito] Lc 9, 62 [26. Professione temporanea] Lc 12, 31 [3. Vangelo] Lc 22, 42 [47. Volontà di Dio] Lc 23, 46 [45. Obbedienza divina] Lv 11, 45 [62. Santità] Mc 3, 13 [28. Dimissioni] Mc 4, 11a [24. Noviziato] Mc 9, 35 [11. Servi] Mc 10, 29-30 [40. Rinuncia beni]

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Mt 5, 8 [56. Preghiera casta] Mt 6, 6 [35. Preghiera personale] Mt 9, 38b [42. Lavoro] Mt 10, 8b [38. Povertà, solidarietà] Mt 18, 20 [57. Castità e vita fraterna] Mt 19, 11 [53. Castità] Mt 19, 21 3x [5. Francesco]. [25. Professione] [54. Risposta casta] Mt 26, 41 [55. Custodia castità] Nm 11, 17 [19. Collaboratori] Rm 1, 5 [42.3. Apostolato] Rm 8, 26 [32. Preghiera] Rm 12, 4-5 [15. Struttura] Sal 34, 10-11 [44. Provvidenza] Sal 34, 12-13 [23. Postulato] Sal 78, 1 [30. Formazione permanente] Sal 133, 1. 3b [58. Fraternità specifica] Sir 51, 23 [22. Formazione, tempo] 1Cel 39 [42.4. Lavoro esterno] LCap 62-65 [61. Francesco] Rb 5, 2-3 [41. Lavoro] ORARIO COMUNITARIO Ore 06.30 Ufficio delle letture, Meditazione, Adorazione eucaristica silenziosa, Lodi. Ore 08.00 Colazione Ore 08.30 Lavoro Ore 12.00 Pranzo Ore 14.00 S. Rosario, Ora Media, Meditazione, Adorazione eucaristica silenziosa Ore 15.30 Lettura spirituale, Formazione Ore 18.00 S. Messa, Vespri, Meditazione, Adorazione eucaristica silenziosa Ore 20.00 Cena Ore 21.00 Ricreazione fraterna Ore 22.15 Compieta

Silenzio

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NOTE con altri testi citati per intero 1*-3* 4 - Cfr Mt 17,5 - Gesù stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo. 5* 6 - Cfr 2 Cor 3,17-18.4,6 - Il Signore è lo Spirito e dove c'è lo Spirito del Signore c'è libertà. E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore. E Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo. 8 - Cfr Fil 2,5 - Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù. 11 - Cfr 1 Cor 2,14-15 - L'uomo naturale non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per mezzo dello Spirito. L'uomo spirituale invece giudica ogni cosa, senza poter essere giudicato da nessuno. 12 - Cfr Fil 3,7-16 - Quello che poteva essere per me un guadagno, l'ho considerato una perdita a motivo di Cristo. Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui, non con una mia giustizia derivante dalla legge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo, cioè con la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede. E questo perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti. Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch'io sono stato conquistato da Gesù Cristo. Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto, questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la meta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù. Quanti dunque siamo perfetti, dobbiamo avere questi sentimenti; se in qualche cosa pensate diversamente, Dio vi illuminerà anche su questo. Intanto, dal punto a cui siamo arrivati continuiamo ad avanzare sulla stessa linea. 18 - Cfr Rb 1, 3 - Frate Francesco promette obbedienza e ossequio al signor papa Onorio e ai suoi successori canonicamente eletti e alla Chiesa romana. 19 - Cfr Ef 3,14-15 - Per questo, dico, io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome.

23 - Cfr 1 Cor 12,13 - In realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. 24 - Cfr 1 Cor 12,27 - Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte. 25 - Cfr Gv 21,15-17 - Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro? Gli rispose: Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene. Gli disse: Pasci i miei agnelli. Gli disse di nuovo: Simone di Giovanni, mi vuoi bene? Gli rispose: Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene. Gli disse: Pasci le mie pecorelle. Gli disse per la terza volta: Simone di Giovanni, mi vuoi bene?. Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene. Gli rispose Gesù: Pasci le mie pecorelle. 26 - Cfr Rb 8,5 - Se talora ai ministri provinciali e ai custodi all’unanimità sembrasse che detto ministro non fosse idoneo al servizio e al comune bene dei frati, i predetti ministri e custodi, ai quali è commessa l’elezione, siano tenuti nel nome del Signore ad eleggersi un altro custode. Cfr 2 Cel 143 - Francesco pregò: O Signore, ti raccomando la famiglia, che sino ad ora tu mi hai affidata. Ed ora, non potendo io averne cura per le infermità che tu sai, dolcissimo Signore l’affido ai ministri. 27 - Cfr Mt 12,36 - Ma io vi dico che di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio. Cfr 2 Cel 143 - Pregando Francesco così si esprimeva: < ministri siano tenuti a render ragione a te o Signore, nel giorno del giudizio (Cfr Mt 12,36), se qualche frate o per loro negligenza o cattivo esempio oppure anche per una severità eccessiva, sarà perito. Cfr Lmin 7-10 - Io stesso (scrive Francesco) riconoscerò se tu ami il Signore e se ami me suo servo e tuo, se farai questo, e cioè: che non ci sia alcun frate al mondo, che abbia peccato quanto più poteva peccare, che dopo aver visto i tuoi occhi, non se ne ritorni via senza il tuo perdono, se egli lo chiede; e se non chiedesse perdono, chiedi tu a lui se vuole essere perdonato. E se comparisse davanti ai tuoi occhi mille volte, amalo più di me per questo, affinché tu lo possa conquistare al Signore ed abbi sempre misericordia di tali frati. Cfr Rnb 4,5-6 - Ricordino i ministri e servi che dice il Signore: Non sono venuto per essere servito, ma per servire (Mt 20,28); e, poiché a loro è stata affidata la cura delle anime dei frati, se qualcuno di essi si perdesse per loro colpa e per il loro cattivo esempio, nel giorno del giudizio dovranno rendere ragione (Mt 12,36) davanti al Signore nostro Gesù Cristo. 30 - Cfr 2 Cel 191-192 - Fu costante desiderio di Francesco e sua vigile premura mantenere tra i figli il vincolo dell’unità (Cfr Ef 4,3), in modo che vivessero concordi nel grembo di una sola madre quelli che erano stati attratti dallo

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stesso spirito e generati dallo stesso padre (Cfr Gb 34,14; Pr 23,22). Voleva che si fondessero maggiori e minori, che i dotti si legassero con affetto fraterno ai semplici, che i religiosi pur lontani tra loro si sentissero uniti dal cemento dell’amore. Una volta raccontò loro questa parabola ricca di significato. «Ecco, supponiamo che si faccia un Capitolo generale di tutti i religiosi che sono nella Chiesa! Poiché vi sono dotti e ignoranti, sapienti ed altri che sanno piacere a Dio (Eb 11,6), pur essendo senza cultura, viene incaricato a parlare uno dei sapienti e uno dei semplici». Il sapiente riflette – non per niente è dotto! – e pensa tra sé (Cfr Mt 16,7): "Non è questo il luogo di fare sfoggio di dottrina, perché vi sono qui luminari di scienza, e neppure farmi notare per ricercatezza nell’esporre cose sottili fra persone di ingegno sottilissimo. Forse sarà più fruttuoso parlare con semplicità". Arriva il giorno fissato e si radunano insieme tutte le comunità dei santi (Cfr Est 8,11; Sal 110,1) assetate di udire il discorso. Avanza il sapiente vestito di sacco, la testa cosparsa di cenere (Cfr Gn 3,5; Cfr. Lam 2,10) e, con meraviglia di tutti, predicando più con l’atteggiamento, dice brevemente: «Abbiamo promesso grandi cose, maggiori sono promesse a noi; osserviamo quelle ed aspiriamo a queste. Il piacere è breve, la pena eterna, piccola la sofferenza, infinita la gloria. Molti i chiamati, pochi gli eletti, ma tutti avranno la retribuzione!». Scoppiano in lacrime (Cfr Gen 43,30) gli ascoltatori col cuore compunto e venerano come santo quel vero sapiente. «Ecco – esclama in cuor suo il semplice – questo sapiente mi ha portato via tutto ciò che avevo stabilito di fare e di dire. Ma so io cosa fare (Lc 16,4). Conosco alcuni versetti dei salmi. Farò io la parte del sapiente, giacché lui ha fatto quella del semplice». Giunge la sessione del giorno dopo, il frate semplice si alza a parlare e propone come tema un salmo. E, infervorato dallo Spirito di Dio, parla con tanto calore, acume e dolcezza, seguendo il dono dell’ispirazione celeste, che tutti sono pieni di stupore ed esclamano giustamente: Con i semplici parla il Signore (Pr 3,32). Dopo aver esposto la parabola, l’uomo di Dio la commentava così: «La grande assemblea è il nostro Ordine, quasi un sinodo generale che si raccoglie da ogni parte del mondo sotto una sola norma di vita. In questo i sapienti traggono a loro vantaggio le qualità proprie dei semplici, perché vedono persone senza cultura cercare con ardore le cose celesti e, pur senza istruzione umana, raggiungere per mezzo dello Spirito la conoscenza delle realtà spirituali (At 11,28; Mt 16,23). In questo Ordine anche i semplici traggono profitto da ciò che è proprio dei sapienti, quando vedono umiliarsi con loro allo stesso modo uomini illustri, che potrebbero vivere carichi di onori in questo mondo. Da qui – concluse – risalta la bellezza di questa beata famiglia, che per le sue molteplici qualità forma la gioia del padre di famiglia». 32 - Cfr Rb 10,5-7 - Ovunque ci siano dei frati che sapessero e conoscessero di non potere spiritualmente osservare la Regola, debbano e possano ricorrere ai loro ministri. E i ministri li accolgano con carità e benevolenza e mostrino ad essi tanta familiarità che quelli possano parlare e fare con essi così come parlano e fanno i padroni con i loro servi, infatti così deve essere, che i ministri siano i servi di tutti i frati. 35 - Cfr Gv 6,63 - E` lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita.

37 - Cfr Gv 14,6 - Disse Gesù a Tommaso: Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 38 - Cfr 1 Ts 4,2-3a - Voi conoscete infatti quali norme vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù. Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione. 41 - Cfr Mt 25,15 - A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. 44 - Cfr Sap 7,13 - Senza frode imparai e senza invidia io dono, non nascondo le sue ricchezze. 47 - Cfr Rb 5,2-3 - Quei frati ai quali il Signore ha concesso la grazia di lavorare, lavorino con fedeltà e con devozione, così che allontanato l’ozio, nemico dell’anima, non spengano lo spirito (Cfr. 1Ts 5,19) della santa orazione e devozione al quale devono servire tutte le altre cose temporali. Cfr LAn 2 - Ho piacere che tu insegni la sacra teologia ai frati, purché in tale occupazione, tu non estingua lo spirito della santa orazione e devozione, come è scritto nella Regola. Cfr Legp 70 - Il Santo non voleva che i suoi frati fossero bramosi di scienza e di libri, ma insegnava loro che si appassionassero a conquistare e possedere la pura e santa semplicità, lo spirito di orazione e la signora Povertà: virtù che avevano formato i santi primi frati. Secondo lui, la via più sicura per la salvezza dell’anima era questa. 48 - Cfr Ef 6,18 - Pregate incessantemente con ogni sorta di preghiere e suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi. 50 - Cfr Lc 8,15 - Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza. 53 - Cfr Gv 4,23-24 - E’ giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità. 55 - Cfr Gv 1,12-13 - A quanti l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. 57*-60* 61 - Cfr 1 Gv 1,7 - Se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato. 63 - Cfr Mc 11,17 - Gesù insegnava loro dicendo: Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti? Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri! 64 - Cfr Rb 5,3 - I frati non spengano lo spirito (Cfr. 1Ts 5,19) della santa orazione e devozione al quale devono servire tutte le altre cose temporali.

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65 - Cfr 2Cel 94-95 - Francesco, uomo di Dio, sentendosi pellegrino nel corpo lontano dal Signore (Cfr 2Cor 5,6), cercava di raggiungere con lo spirito il cielo e, fatto ormai concittadino degli Angeli, ne era separato unicamente dalla parete della carne. L’anima era tutta assetata del suo Cristo e a Lui si offriva interamente nel corpo e nello spirito. Delle meraviglie della sua preghiera diremo solo qualche tratto, per quanto abbiamo visto con i nostri occhi ed è possibile esporre ad orecchio umano, perché siano d’esempio ai posteri. Trascorreva tutto il suo tempo in santo raccoglimento per imprimere nel cuore la sapienza; temeva di tornare indietro se non progrediva sempre. E se a volte urgevano visite di secolari o altre faccende, le troncava più che terminarle, per rifugiarsi di nuovo nella contemplazione. Perché a lui, che si cibava della dolcezza celeste, riusciva insipido il mondo, e le delizie divine lo avevano reso di gusto difficile per i cibi grossolani degli uomini. Cercava sempre un luogo appartato, dove potersi unire non solo con lo spirito, ma con le singole membra, al suo Dio. E se all’improvviso si sentiva visitato dal Signore (Cfr Lc 1,68), per non rimanere senza cella, se ne faceva una piccola col mantello. E se a volte era privo di questo, ricopriva il volto con la manica, per non svelare la manna nascosta (Ap 2,17). Sempre frapponeva fra sé e gli astanti qualcosa, perché non si accorgessero del contatto dello sposo (Ct 5,4): così poteva pregare non visto anche se stipato tra mille, come nel cantuccio di una nave. Infine, se non gli era possibile niente di tutto questo, faceva un tempio del suo petto. Assorto in Dio e dimentico di se stesso, non gemeva né tossiva, era senza affanno il suo respiro e scompariva ogni altro segno esteriore. Questo il suo comportamento in casa. Quando invece pregava nelle selve e in luoghi solitari, riempiva i boschi di gemiti, bagnava la terra di lacrime, si batteva con la mano il petto; e lì, quasi approfittando di un luogo più intimo e riservato, dialogava spesso ad alta voce col suo Signore: rendeva conto al Giudice, supplicava il Padre, parlava all’Amico, scherzava amabilmente con lo Sposo. E in realtà, per offrire a Dio in molteplice olocausto (Cfr Sal 65,15) tutte le fibre del cuore (Cfr Sap 7,22), considerava sotto diversi aspetti Colui che è sommamente Uno. Spesso senza muovere le labbra, meditava a lungo dentro di sé e, concentrando all’interno le potenze esteriori, si alzava con lo spirito al cielo. In tale modo dirigeva tutta la mente e l’affetto a quell’unica cosa che chiedeva a Dio (Cfr Sal 26,4): non era tanto un uomo che prega, quanto piuttosto egli stesso tutto trasformato in preghiera vivente. Ma di quanta dolcezza sarà stato inondato, abituato come era a questi trasporti? Soltanto lui lo sa (Gb 28,23), io non posso che ammirarlo. Solo chi ne ha esperienza, lo può sapere; ma è negato a chi non l’esperimenta. Quando il suo spirito era nel pieno del fervore, egli con tutto l’esteriore e con tutta l’anima completamente in deliquio si ritrovava già nella perfettissima patria del regno dei cieli (2Tm 4,18). Il Padre era solito non trascurare negligentemente alcuna visita dello Spirito: quando gli si presentava, l’accoglieva e fruiva della dolcezza che gli era stata data, fino a quando il Signore lo permetteva. Così, se avvertiva gradatamente alcuni tocchi della grazia mentre era stretto da impegni o in viaggio, gustava quella dolcissima manna a varie e frequenti riprese. Anche per via si fermava, lasciando che i compagni andassero avanti, per godere della nuova visita dello Spirito e non ricevere invano la grazia (2Cor 6,1).

66 - Rnb 3,3 - Tutti i frati, sia chierici sia laici, recitino il divino ufficio, le lodi e le orazioni come devono. 69 - Cfr Dt 27,9 - Mosè e i sacerdoti leviti dissero a tutto Israele: Fà silenzio e ascolta, Israele! 71 - Cfr 1 Tm 4,13a - Fino al mio arrivo, dedicati alla lettura. 76 - Cfr Lc 14,33 - Chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo. 78 - Cfr 4 LAg, 15-27 - Ogni giorno porta l’anima tua, o regina, sposa di Gesù Cristo (cfr 2Cor 11,2), in questo specchio e scruta in esso continuamente il tuo volto, perché tu possa così adornarti tutta all’interno e all’esterno, vestita e circondata di varietà (Sal 44,10), e sii adorna dei variopinti fiori di tutte le virtù e ancora di vesti splendenti, quali convengono alla figlia e sposa del sommo Re. In questo specchio poi rifulgono la beata povertà, la santa umiltà e l’ineffabile carità; e questo tu potrai contemplare, con la grazia di Dio, diffuso su tutta la superficie dello specchio. Mira, in alto, la povertà di Colui che fu deposto nel presepe e avvolto in poveri pannicelli (cfr Lc 2,12). O mirabile umiltà e povertà che dà stupore! Il Re degli angeli, il Signore del cielo e della terra (cfr Mt 11,25), è adagiato in una mangiatoia! Vedi poi, al centro dello specchio, la santa umiltà, e insieme ancora la beata povertà, le fatiche e pene senza numero ch’Egli sostenne per la redenzione del genere umano. E, in basso, contempla l’ineffabile carità per la quale volle patire sul legno della croce e su di essa morire della morte più infamante. Perciò è lo stesso specchio che, dall’alto del legno della croce, rivolge ai passanti la sua voce perché si fermino a meditare: O voi tutti, che sulla strada passate, fermatevi a vedere se esiste un dolore simile al mio (Lam 1,12); e rispondiamo, dico a Lui che chiama e geme, ad una voce e con un solo cuore: Non mi abbandonerà mai il ricordo di te e si struggerà in me l’anima mia (Lam 3,20). Lasciati, dunque, o regina sposa del celeste Re, bruciare sempre più fortemente da questo ardore di carità! 79 - Cfr 1 Tm 6,6-8 - Certo, la pietà è un grande guadagno, congiunta però a moderazione! Infatti non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne via. Quando dunque abbiamo di che mangiare e di che coprirci, contentiamoci di questo. 80 - Cfr Pr 30,8 - Tieni lontano da me falsità e menzogna, non darmi né povertà né ricchezza; ma fammi avere il cibo necessario. 81 - Cfr Rnb 9,1-3 - Tutti i frati cerchino di seguire l’umiltà e la povertà del Signore nostro Gesù Cristo, e si ricordino che nient’altro ci è consentito di avere, di tutto il mondo, come dice l’apostolo, se non il cibo e le vesti e di questi ci dobbiamo accontentare (1Tm 6,8). E devono essere lieti quando vivono tra persone di poco conto e disprezzate, tra poveri e deboli, tra infermi e lebbrosi e tra i mendicanti lungo la strada. 84 - Cfr 3Comp 43 - Nessuna cosa ritenevano proprietà privata, ma libri e altro erano messi a disposizione di tutti, secondo la direttiva trasmessa e osservata dagli Apostoli. Sebbene fossero in stato di vera indigenza, erano spontaneamente generosi di tutto quello che venisse loro

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offerto in nome di Dio. Donavano con gioia, per amore di Lui, le elemosine raccolte, a quanti ne facessero richiesta, massime ai poveri. 85 - Cfr Lc 12,22-32 - Gesù disse ai discepoli: Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete. La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito. Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete! Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto? Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Se dunque Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede? Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l'animo in ansia: di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta. Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno. 86 - Cfr Rb 2,9-10 - E si guardino i frati e i loro ministri di essere solleciti delle cose temporali di coloro che vorranno intraprendere questa vita, affinché dispongano delle medesime liberamente secondo l’ispirazione del Signore. Se tuttavia si chiedesse loro un consiglio, i ministri li potranno mandare da persone timorate di Dio perché con il loro aiuto diano i loro beni ai poveri. 90 - Cfr 2 Cel 78 - Nella questua cercava più il vantaggio delle anime di chi donava, che un aiuto materiale alla carne e voleva essere di esempio agli altri sia nel dare che nel ricevere. 94 - Cfr Sal 65,12 - Coroni l'anno con i tuoi benefici, al tuo passaggio stilla l'abbondanza. 95 - Cfr Giano, 16 - A questo Capitolo prestava servizio con ogni premura la popolazione del luogo, procurando pane e vino in abbondanza, compiacendosi del raduno di tanti frati e del ritorno del beato Francesco... E sebbene così grande fosse la moltitudine dei frati convenuti, tuttavia la popolazione lietamente provvedeva, a tal punto che, dopo sette giorni di Capitolo, i frati furono costretti a chiudere la porta e a non accettare più nulla e perfino a trattenersi per altri due giorni per consumare le offerte già ricevute. 96 - Cfr At 14,17 - Dio non ha cessato di dar prova di sé beneficando, concedendovi dal cielo piogge e stagioni ricche di frutti, fornendovi il cibo e riempiendo di letizia i vostri cuori. 97 - Cfr 2 Cel 159 - Dal momento in cui Francesco rigettò le cose caduche e cominciò ad aderire strettamente al Signore, non volle perdere nemmeno una particella di tempo. Aveva già accumulato abbondanza di meriti nei tesori del Signore, eppure era sempre come all’inizio, sempre più pronto ad ogni esercizio spirituale. Riteneva gran peccato non fare qualcosa di bene e giudicava un retrocedere il non progredire sempre. Mentre dimorava in una cella a Siena, una notte chiamò a sé i compagni che dormivano: "Ho invocato il Signore – spiegò loro – perché si degnasse

indicarmi quando sono suo servo e quando no. Perché non vorrei essere altro che suo servo. E il Signore, nella sua immensa benevolenza e degnazione, mi ha risposto ora: – Riconosciti mio servo veramente, quando pensi, dici, agisci santamente –. Per questo vi ho chiamati, fratelli, perché voglio arrossire davanti a voi, se a volte avrò mancato in queste tre cose". 101 - Cfr Col 2, 9-10 - E` in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi avete in lui parte alla sua pienezza, di lui cioè che è il capo di ogni Principato e di ogni Potestà. 102 - Cfr 1LAg 15 - O povertà beata! A chi t’ama e t’abbraccia procuri ricchezze eterne. 103 - Cfr 2 Cor 8,9 - Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. 104 - Cfr Rm 5,19 - Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti. 113 - Cfr Fil 2,8-11 - Gesù Cristo umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre. 115 - Cfr 1Pt 1,22 - Dopo aver santificato le vostre anime con l'obbedienza alla verità, per amarvi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri. Cfr 1 Cel 38 - Francesco esclamò: «Voglio che questa Fraternità sia chiamata Ordine dei frati minori». E realmente erano «minori»; «sottomessi a tutti» e ricercavano l’ultimo posto e gli uffici cui fosse legata qualche umiliazione, per gettare così le solide fondamenta della vera umiltà, sulla quale si potesse svolgere l’edificio spirituale di tutte le virtù. E davvero su questa solida base edificarono, splendida, la costruzione della carità. E come pietre vive, raccolte, per così dire, da ogni parte del mondo, crebbero in tempio dello Spirito santo. Com’era ardente l’amore fraterno dei nuovi discepoli di Cristo! Quanto era forte in essi l’amore per la loro famiglia religiosa! Ogni volta che in qualche luogo o per strada, come poteva accadere, si incontravano, era una vera esplosione del loro affetto spirituale, il solo amore che sopra ogni altro amore è fonte di vera carità fraterna. Ed erano casti abbracci, delicati sentimenti, santi baci, dolci colloqui, sorrisi modesti, aspetto lieto, occhio semplice, animo umile, parlare cortese, risposte gentili, piena unanimità nel loro ideale, pronto ossequio e instancabile reciproco servizio. 116 - Cfr Rb 6,8-11 - Ovunque sono e si troveranno i frati, si mostrino familiari tra loro. E ciascuno manifesti con fiducia all’altro le sue necessità, poiché se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, con quanto più affetto uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale? E se uno di essi cadrà malato, gli altri frati lo devono servire come vorrebbero essere serviti. Cfr Rnb 5,12.17 - Tutti i frati non abbiano alcun potere o dominio, soprattutto fra di loro. …anzi per carità di spirito volentieri servano e si obbediscano vicendevolmente.

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117 - Cfr Gc 1,25 - Chi fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla. 118 - Cfr Gv 13,14 - Se io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Cfr Rnb 6,3 - Nessuno sia chiamato priore, ma tutti siano chiamati semplicemente frati minori. E l’uno lavi i piedi all’altro (Gv 13,14). Cfr Am 4 - Non sono venuto per essere servito ma per servire (Mt 20,28), dice il Signore. Quelli che sono costituiti in autorità sopra gli altri, tanto si glorino del loro ufficio prelatizio come se fossero incaricati di lavare i piedi dei fratelli (Cfr Gv 13,14); e quanto più si turbano per esser tolto loro la carica che se fosse loro tolto il servizio di lavare i piedi, tanto più ammassano un tesoro fraudolento (Cfr Gv 12,6) a pericolo delle loro anime. 119 - Cfr Rb 6,9-10 - Ciascuno manifesti con fiducia all’altro le sue necessità, poiché se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, con quanto più affetto uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale? 120 - Cfr Mt 20,25-27 - Gesù, chiamatili a sé, disse: I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo. Cfr Lc 22,26 - Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. 121 - Cfr Am 3 - Dice il Signore nel Vangelo: Chi non avrà rinunciato a tutto ciò che possiede non può essere mio discepolo (Lc 14,33); e: Chi vorrà salvare la sua anima, la perderà (Mt 16,25). Abbandona tutto quello che possiede e perde il suo corpo e la sua anima l’uomo che totalmente si affida all’obbedienza nelle mani del suo superiore, e qualunque cosa fa o dice e che egli stesso sa che non è contro la volontà di lui, purché sia bene quello che fa, è vera obbedienza. E se anche il suddito vede cose migliori e più utili all’anima sua di quelle che gli ordina il superiore, sacrifichi le cose proprie a Dio e cerchi di adempiere con l’opera quelle del superiore. Infatti questa è la vera e caritativa obbedienza che soddisfa Dio e il prossimo. Se poi il superiore comanda al suddito qualcosa contro la sua coscienza, pur non obbedendogli, tuttavia non lo abbandoni; e se per questo dovrà sostenere persecuzioni da alcuni, li ami di più per amore di Dio. Infatti, chi vorrà piuttosto sostenere la persecuzione anziché separarsi dai suoi fratelli, rimane veramente nella perfetta obbedienza, poiché pone la sua anima (Cfr Gv 15,13) per i suoi fratelli. Vi sono infatti molti religiosi che, col pretesto di vedere cose migliori di quelle che ordinano i loro superiori, guardano indietro (Lc 9,62) e ritornano al vomito della propria volontà (Cfr Pr 26,11). Questi sono degli omicidi e per i loro cattivi esempi fanno perdere molte anime. Cfr RsC 4, 9-10 - L’eletta consideri qual carico ha accettato sopra di sé e a Chi deve rendere conto (cfr Mt 12,36; Eb 13,17) del gregge affidatole. Si studi anche di presiedere alle altre più per virtù e santità di vita che per ufficio, affinché le

sorelle, provocate dal suo esempio, le obbediscano più per amore che per timore. 122 - Cfr Lodv 14-18 - La santa obbedienza confonde tutte le volontà carnali e corporali e tiene il suo corpo mortificato, in obbedienza allo spirito e in obbedienza al proprio fratello, e rende l’uomo soggetto a tutti gli uomini di questo mondo e non soltanto agli uomini ma anche agli animali, alle fiere, così che possono fare di lui quello che vogliono, in quanto sarà loro permesso dal Signore. 124 - Cfr Am 1, 9-23 - Tutti coloro che videro il Signore Gesù Cristo secondo l’umanità e non videro né credettero, secondo lo Spirito e la divinità, che Egli è il vero Figlio di Dio, sono condannati; e così ora tutti quelli che vedono il sacramento del corpo di Cristo, che viene consacrato per mezzo delle parole del Signore sopra l’altare per le mani del sacerdote sotto le specie del pane e del vino, e non vedono e non credono secondo lo spirito e la divinità, che sia veramente il santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo, sono condannati perché l’Altissimo stesso ne dà testimonianza e dice: Questo è il mio corpo e il sangue del nuovo testamento (Mc 14,22-24); e ancora: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna (Gv 6,54). Per cui lo Spirito del Signore, che abita nei suoi fedeli, egli stesso riceve il santissimo corpo e sangue del Signore; tutti coloro che non partecipano del medesimo Spirito e presumono accogliere il Signore, mangiano e bevono la loro condanna (1Cor 11,29). Per cui: Figliuoli degli uomini, sino a quando avrete duro il cuore (Sal 4,3)? Perché non riconoscete la verità e non credete nel Figlio di Dio (Gv 9,35)? Ecco, ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale (Sap 18,15) discese nel grembo della Vergine; ogni giorno viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre (Gv 1,18; 6,38) sopra l’altare nelle mani del sacerdote. E come ai santi apostoli apparve in vera carne, così ora si mostra a noi nel pane consacrato; e come essi con lo sguardo fisico vedevano solo la sua carne ma, contemplandolo con gli occhi della fede, credevano che egli era Dio, così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, vediamo e fermamente crediamo che il suo santissimo corpo e sangue sono vivi e veri. E in tale maniera il Signore è sempre presente con i suoi fedeli così come egli dice: Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo (Mt 28,20). Cfr Lf 22-24.34 - Dobbiamo confessare al sacerdote tutti i nostri peccati e ricevere da lui il corpo e il sangue del Signor nostro Gesù Cristo. Chi non mangia la sua carne e non beve il suo sangue non può entrare nel regno di Dio (Cfr. Gv 6,54). Tuttavia lo deve mangiare e bere degnamente, poiché chi indegnamente lo riceve, mangia e beve la sua condanna (1Cor 11,29), non riconoscendo il corpo del Signore, cioè non distinguendolo dagli altri cibi. E ricordiamoci bene tutti che nessuno può essere salvo se non per il sangue del Signore nostro Gesù Cristo e per il ministero della parola di Dio che i sacerdoti proclamano e annunciano e amministrano, ed essi soli debbono amministrare, non altri. 125 - Cfr 3Comp 46.52 - Vedendo Francesco che il Signore accresceva i suoi fratelli in numero e in meriti – erano ormai in dodici, perfettamente concordi nello stesso ideale –, si rivolse agli undici, lui che era il dodicesimo, guida e padre del gruppo: «Fratelli, vedo che il Signore misericordioso vuole aumentare la nostra comunità. Andiamo dunque dalla

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nostra madre, la santa Chiesa romana, e comunichiamo al sommo pontefice ciò che il Signore ha cominciato a fare per mezzo di noi, al fine di continuare la nostra missione secondo il suo volere e le sue disposizioni»... Ottenute che ebbe queste concessioni, Francesco rese grazie a Dio; indi, mettendosi in ginocchio, promise con umiltà e devozione al signor Papa obbedienza e rispetto. Gli altri fratelli, secondo l’ordinanza del pontefice, promisero a loro volta obbedienza e rispetto a Francesco. 126 - Cfr LegM 9,1-2 - Chi potrebbe descrivere degnamente il fervore di carità, che infiammava Francesco, amico dello sposo? Poiché egli, come un carbone ardente (Cfr Sal 17,13-14), pareva tutto divorato dalla fiamma dell’amor divino. Al sentir nominare l’amor del Signore, subito si sentiva stimolato, colpito, infiammato: quel nome era per lui come un plettro, che gli faceva vibrare l’intimo del cuore. «Offrire, in compenso dell’elemosina, il prezioso patrimonio dell’amor di Dio – così egli affermava – è nobile prodigalità; e stoltissimi sono coloro che lo stimano meno del denaro, poiché soltanto il prezzo inapprezzabile dell’amor divino è capace di comprare il regno dei cieli. E molto si deve amare l’amore di Colui che molto ci ha amato». Per trarre da ogni cosa incitamento ad amare Dio, esultava per tutte quante le opere delle mani del Signore (Cfr Sal 91,5) e, da quello spettacolo di gioia, risaliva alla Causa e Ragione che tutto fa vivere. Contemplava, nelle cose belle, il Bellissimo e, seguendo le orme (Cfr Gb 23,11) impresse nelle creature, inseguiva dovunque il Diletto (Cfr Ct 5,16). Di tutte le cose si faceva una scala per salire ad afferrare Colui che è tutto desiderabile (Cfr Ct 5,16). Con il fervore di una devozione inaudita, in ciascuna delle creature, come in un ruscello, delibava quella Bontà fontale, e le esortava dolcemente, al modo di Davide profeta, alla lode di Dio, perché avvertiva come un concento celeste nella consonanza delle varie doti e attitudini che Dio ha loro conferito. Cristo Gesù crocifisso dimorava stabilmente nell’intimo del suo spirito, come borsetta di mirra posta sul suo cuore (Cfr Ct 1,13) in Lui bramava trasformarsi totalmente per eccesso ed incendio d’amore. 128 - Cfr 1Gv 4,16-17 - Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui. Per questo l'amore ha raggiunto in noi la sua perfezione, perché abbiamo fiducia nel giorno del giudizio; perché come è lui, così siamo anche noi, in questo mondo. 129 - Cfr Pr 22,11a - Il Signore ama chi è puro di cuore. 130 - Cfr Gal 5,22 - Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. 132 - Cfr Gv 4,23 - E’ giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. 134 - Cfr Gv 15,16a - Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga. 140 - Cfr Gv 15,13 - Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.

141 - Cfr Mt 10,37-39 - Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. 143 - Cfr Sal 77,15 - Tu sei il Dio che opera meraviglie, manifesti la tua forza fra le genti. 146 - Cfr Sal 69,31 - Loderò il nome di Dio con il canto, lo esalterò con azioni di grazie. 147 - Cfr Sal 24,3-5 - Chi salirà il monte del Signore, chi starà nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non pronunzia menzogna, chi non giura a danno del suo prossimo. Otterrà benedizione dal Signore, giustizia da Dio sua salvezza. 148 - Cfr Lf 9,48-60 - Tutti coloro che faranno tali cose e persevereranno fino alla fine riposerà su di essi lo Spirito del Signore (Is 11,2), ed Egli ne farà la sua dimora, e saranno figli del Padre celeste di cui fanno le opere, e sono sposi; fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo (Cfr Gv 14,23; Mt 5,45). Siamo sposi, quando per lo Spirito santo l’anima fedele si unisce a Gesù Cristo. Siamo fratelli suoi, quando facciamo la volontà del Padre suo che è in cielo (Mt 12,50). Siamo madri sue, quando lo portiamo nel cuore e nel nostro corpo con l’amore e con la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso sante opere che devono risplendere agli altri in esempio. Oh, come è glorioso, santo e grande avere in cielo un Padre ! Oh, come è santo e bello e amabile avere in cielo uno Sposo! Oh, come è santo, come è caro, piacevole e umile, pacifico e dolce e amabile e sopra ogni cosa desiderabile avere un tale fratello che offrì la sua vita per le sue pecore (Gv 10,15) e pregò il Padre per noi dicendo: Padre santo, custodisci nel nome tuo coloro che mi hai dato. Padre, tutti coloro che mi hai dato nel mondo erano tuoi e li hai dati a me; e le parole che desti a me le ho date a loro; ed essi le hanno accolte e veramente hanno riconosciuto che io sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo. Benedicili e santificali. E per loro io santifico me stesso, affinché anche loro siano santificati in un’unità come lo siamo noi. E voglio, o Padre, che dove sono io ci siano con me anche loro, affinché vedano la gloria mia nel tuo regno (Gv 17,6-24). 150 - Cfr Mt 4,21-22 - Andando oltre, Gesù vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. 153 - Cfr 2 Cel 193 - Voleva che l’Ordine fosse aperto allo stesso modo ai poveri e illetterati, e non soltanto ai ricchi e sapienti. Presso Dio – diceva – non vi è preferenza di persone (Rm 2,11), e lo Spirito santo, ministro generale dell’Ordine, si posa egualmente sul povero ed il semplice. Avrebbe voluto inserire proprio questa frase nella Regola, ma non fu possibile perché era già stata confermata con bolla.

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INDICE CAP. I LA VITA DELLA COMUNITA’ SANTO SPIRITO 1

Art. I Il Vangelo è la nostra vita………………………….…… 1 1. Il Vangelo norma fondamentale di vita……………….. 1 2. Il Vangelo nostra vita…………………………………… 1 3. Il Vangelo al primo posto………………………………. 2 4. Sequela del Cristo totale……………………………….. 2 5. Sulle orme di Francesco…………………………….….. 2 6. La scelta di Francesco e la sua forma chiara e

specifica………………………………………………….. 3

7. Alla luce del Vangelo……………………………………. 3 Art. II La nostra vita nella Chiesa…………………………….. 4 8. Sequela nella Chiesa……………………………………. 4 9. La nostra Comunità nella Chiesa……………………… 4 10. Obbedienza ai pastori della Chiesa……………………. 4 11. Servi di tutti………………………………………….….. 5 12. La vita apostolica nella preghiera e nell’azione…….. 5 CAP. II STRUTTURA DELLA COMUNITA’ E FORMAZIONE 6 Art. I Struttura della Comunità……………………………… 6 13. Sotto la guida dello Spirito santo……………………… 6 14. L’autorità di governo nella Comunità………………… 6 15. La struttura……………………………………………… 7 16. Il Capitolo Generale…………………………………….. 7 17. Il Consiglio Operativo…………………………………... 8 18. Il Moderatore……………………………………………. 8 19. I collaboratori del Moderatore………………………… 9 Art. II La formazione………………………………………….. 9 20. La formazione in genere……………………………….. 9 21. La formazione iniziale…………………………………. 10 22. Il tempo della formazione……………………………… 10 23. Il postulato………………………………………………. 11 24. Il noviziato………………………………………………. 11 25. Il significato della professione…………………………. 11 26. La professione temporanea e perpetua……………….. 12 27. Il documento della professione…………………………. 13 28. Dimissioni e dispense……………………………….…… 13 29. La formazione specifica…………………………….…... 13 30. La formazione permanente…………………………….. 14 CAP. III LA NOSTRA VITA DI ORAZIONE 15 31. La nostra orazione………………………………………. 15 32. La preghiera affettiva…………………………………... 16

33. Eucaristia e Liturgia delle Ore…………………………. 16

.1 Eucaristia……………………………………………………………

17

.2

Liturgia delle Ore…………………………………………………..

17

34. Preghiera comunitaria………………………………….. 18 35. Preghiera personale…………………………………….. 18 36. B. V. Maria…………………………………………... …. 19

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CAP. IV LA NOSTRA VITA IN POVERTA’ 21 37. Cristo fondamento della povertà………………………. 21 38. Povertà e solidarietà…………………………………….. 21 39. Povertà e fraternità……………………………………... 22 40 Rinuncia dei beni ……………………………………….. 22 CAP. V IL NOSTRO LAVORO APOSTOLICO 23 41. Lavoro e sua finalità secondo Francesco………………. 23 42. Il nostro lavoro………………………………………….. 23

.1 Comunione fraterna………………………………………………..

23

.2

Accoglienza………………………………………………………….

23

.3

Apostolato…………………………………………………………...

24

.4

Lavoro esterno………………………………………………………

24

.5

Elemosina……………………………………………………………

24

43. Provvidenza e ricompensa del lavoro………………….. 24 44. Il volto della Provvidenza………………………………. 25 CAP. VI LA NOSTRA VITA IN OBBEDIENZA 26 45. Trinità: fonte dell’obbedienza………………….………. 26 46. Cristo: fondamento dell’obbedienza…………………... 26 47. Conformità alla volontà di Dio…………………………. 27 48. Accettazione della signoria di Cristo…………………... 27 49. Obbedienza fraterna……………………………………. 28 50. Autorità, obbedienza, servizio………………………….. 29 51. Il grande segreto dell’obbedienza……………………… 29 52. Obbedienza alla Chiesa…………………………………. 30 CAP. VII LA NOSTRA VITA IN CASTITA’ 31 53. Dono……………………………………………………… 31 54. Risposta al dono…………………………………………. 31 55. Mezzi per custodire il dono…………………………….. 31 56. La preghiera casta………………………………………. 32 57. Castità e vita fraterna…………………………………... 32 58. La nostra fraternità…………………………………….. 33 59. Novità caratterizzante la nostra spiritualità…………... 33 60. Castità e amicizia……………………………………….. 34 61. Esortazione di Francesco…………………………….…. 35 CAP.VIII IN CAMMINO VERSO LA META 36 62. La santità come fine…………………………………….. 36 63. Mezzi per raggiungere il fine…………………………... 37 64. Lo Spirito santo: mezzo e fine…………………………. 37 ORARIO COMUNITARIO……………………………. 39 SIGLE E ABBREVIAZIONI…………………………... 40 INDICE………………………………………………….. 41

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Citazioni bibliche fondamentali, in corrispondenza ai paragrafi. 1Cor 1, 26a [24. Noviziato] . 1Cor 3, 10-11 [1. Vangelo] 1Cor 9, 14 [43. Ricompensa lavoro] 1Cor 10, 16 [33.1. Eucaristia] 1Cor 12, 12-13 [9. Chiesa] 1Cor 13, 1-8a [63. Santità nella carità] 2Cor 1, 24 [14. Governo] 2Cor 3, 3 [27. Professione, documento] 2Cor 8, 9 [37. Cristo, povertà] 3Gv 8 [42.2. Accoglienza] 1Pt 2, 21 [6. Francesco, Cristo] 1Pt 3, 15 [29. Formazione specifica] 1Pt 4, 8a [42.5. Elemosina] 1Pt 4, 10 [8. Chiesa] 1Tm 1, 5 [60. Castità e amicizia] 1Ts 5, 12-13 [50. Autorità] At 1, 14 [31. Orazione] At 2, 1 [16. Capitolo generale] At 2, 36 [48. Obbedienza a Cristo] At 2, 42 [33. Eucaristia e Liturgia delle ore] At 2, 44 [39. Povertà, fraternità] At 4, 31 [12. Preghiera, azione] Col 3, 16-17 [33.2. Liturgia delle Ore] Eb 13, 17 2x [10. Obbedienza] [52. Obbedienza alla Chiesa] Ef 1, 13-14a [64. Spirito Santo caparra] Ef 4, 23-24 [21. Formazione iniziale] Ef 5, 1-2 [4. Sequela] Ef 5, 18b-20 [34. Preghiera comunitaria] Ef 5, 21 [49. Obbedienza fraterna] Es 17, 4-5a [18. Moderatore] Es 18, 21a. 22b [17. Consiglio operativo ] Fil 2, 8 [46. Cristo obbediente] Gal 3, 26-28 [59. Spiritualità specifica] Gal 4, 18-19 [20. Formazione] Gal 5, 25 [51. Obbedienza] Gv 1, 9 [7. Cristo] Gv 13, 14-15 [50. Autorità] Gv 14, 6 [2. Vangelo] Gv 17, 21 [42.1. Comunione fraterna] Gv 19, 26-27 [36. Beata Vergine Maria] Lc 4, 18 [13. Guida Spirito] Lc 9, 62 [26. Professione temporanea] Lc 12, 31 [3. Vangelo] Lc 22, 42 [47. Volontà di Dio] Lc 23, 46 [45. Obbedienza divina] Lv 11, 45 [62. Santità] Mc 3, 13 [28. Dimissioni]

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Mc 4, 11a [24. Noviziato] Mc 9, 35 [11. Servi] Mc 10, 29-30 [40. Rinuncia beni] Mt 5, 8 [56. Preghiera casta] Mt 6, 6 [35. Preghiera personale] Mt 9, 38b [42. Lavoro] Mt 10, 8b [38. Povertà, solidarietà] Mt 18, 20 [57. Castità e vita fraterna] Mt 19, 11 [53. Castità] Mt 19, 21 3x [5. Francesco]. [25. Professione] [54. Risposta casta] Mt 26, 41 [55. Custodia castità] Nm 11, 17 [19. Collaboratori] Rm 1, 5 [42.3. Apostolato] Rm 8, 26 [32. Preghiera] Rm 12, 4-5 [15. Struttura] Sal 34, 10-11 [44. Provvidenza] Sal 34, 12-13 [23. Postulato] Sal 78, 1 [30. Formazione permanente] Sal 133, 1. 3b [58. Fraternità specifica] Sir 51, 23 [22. Formazione, tempo] 1Cel 39 [42.4. Lavoro esterno] LCap 62-65 [61. Francesco] Rb 5, 2-3 [41. Lavoro]