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TESSERAMENTOIl contributo sociale è di 35 euroe comprende tutto il nucleo familiare convivente allo stesso indirizzo.In pratica 10 centesimi di euro il giorno per essere informati, per difendere la libertà di circolare e sostare con l’autocaravan.

CON IL VERSAMENTO ATTIVI QUANTO SEGUE:• Fruisci degli sconti e promozioni previsti per l’As-

sociazione Nazionale Coordinamento Camperisti.

• Accedi alla convenzione con la Vittoria Assicurazioni SpA. In particolare, paghi il corrispettivo della coper-tura minima RCA di legge, ottenendo la copertura RCA di ben 50 milioni di euro. Sconti e promozioni per autocaravan, auto, moto, vita, lavoro, ecc .

• Accedi gratuitamente alle promozioni e scontistiche previste dall’UNICRAL-BOX, il portale nazionale dei maggiori circoli aziendali e associazioni.

• Ricevi aggiornamenti e informazioni grazie ai siti internet, email e pubblicazioni a cura dell’Associazione Nazionale Coordinamento Camperisti.

• Contribuisci alla difesa della circolazione e sosta in autocaravan messa in atto, giorno dopo giorno, in modo verificabile e con continui successi dalla nostra associazione.

IL VERSAMENTO PUÒ ESSERE EFFETTUATO COME SEGUE:• sul conto corrente postale 25736505

intestandolo a: Associazione Nazionale Coordinamento Camperistiindirizzo: FIRENZE via San Niccolò 21scrivendo in stampatello il vostro cognome, nome e indirizzo.

oppure • con bonifico bancario intestandolo a:

Associazione Nazionale Coordinamento Camperistiindirizzo: FIRENZE via San Niccolò 21codice fiscale: 92097020348codice IBAN: IT08Y0521621501000000019144 se l’operazione non è accettata inserire IT65U0351221501000000019144codice BIC: BPCVIT2Sbanca: Credito Valtellinese - Agenzia 1 di Pratocausale: cognome, nome e indirizzo completo

• Poiché le Poste Italiane c’inviano il riscontro del versamento in tempi lunghissimi e le banche possono inviarci dati incompleti per la registrazione, si consiglia di segnalarci tempestivamente i dati del versamento via email a [email protected]

oppure via telefax al numero 055 2346925.

Associazione NazionaleCoordinamento Camperisti

Riccardo Romeo Jasinski

Pier Luigi Ciolli

Beatrice Di Tomizio

Matteo Radaelli

posta 50125 FIRENZEvia San Niccolò 21 email [email protected] 055 2340597 - 328 8169174telefax 055 2346925

Genesi Gruppo Editoriale www.artegenesi.it 06012 Città di Castello (PG) via Rosa Luxemburg 4 - Cerbara

Biancalani Graphic Design e Comunicazione© - Prato

La Redazione prende in esame la richiesta di pubblicazione se il materiale perviene in osservanza delle modalità inserite su: http://www.incamper.org/public/liberatoria/liberatoria.pdf.La restituzione del materiale inviato ai fini della pubblicazione è subordinata al preventivo con-senso scritto della redazione oltre che al rispetto delle norme del diritto d’autore e delle clausole approvate alla sottoscrizione della liberatoria.

In osservanza del Decreto Legislativo n. 196 del 30 giugno 2003 (Codice in materia di protezio-ne dei dati personali) si informa che la nostra banca dati contiene esclusivamente i dati utili alle corrispondenze. Tali dati sono stati acqui-siti attraverso l’attività di tesseramento e di corrispondenza, tramite segnalazioni ovvero consultando elenchi di pubblico dominio. La nostra banca dati NON è aperta alla consulta-zione esterna. Chi non è interessato a ricevere le nostre corrispondenze può chiedere di essere cancellato telefonandoci o scrivendoci. Non ri-spondiamo alle email prive del nome, cognome e indirizzo. Chi scrive via email deve contestual-mente comunicare la volontà di non diffondere il proprio messaggio a terzi in qualsiasi forma.

Registrata il 31 gennaio 1988 al Tribunale di Firenze con n. 3649

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L’amministrazione comunale di Inzago, nel luglio dello scorso anno, aveva emanato un’ordinanza anticamper, oggettivamente illegittima, senza preoc-cuparsi di mettere a rischio le risorse pubbliche e private (i costi per l’acquisto, l’installazione e la rimozione delle segnaletiche stradali nonché gli oneri creati al Ministero Trasporti e in ultimo il possibile risarcimento dovuto all’Associazione per quanto messo in campo).L’Associazione Nazionale Coordinamento Camperisti ne chiedeva l’annulla-mento nella visione di autotutela d’ufficio ma l’amministrazione di Inzago restava ferma nelle proprie illegittime posizioni, costringendo l’Associazione a proporre ricorso gerarchico avverso l’ordinanza n. 68 del 27 luglio 2012 e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti a istruire la relativa procedura. In occasione del sopralluogo effettuato nel marzo 2013 dal Provveditorato interregionale alle opere pubbliche per la Lombardia e la Liguria, alla pre-senza dell’Avv. Marcello Viganò per l’Associazione Nazionale Coordinamento Camperisti e del Comandante della Polizia Locale di Inzago, si constatava l’in-sussistenza di motivi tecnici alla base dell’ordinanza n. 68/2012. Dopo setti-mane dal sopralluogo e continui solleciti da parte dell’Associazione Naziona-le Coordinamento Camperisti, l’amministrazione di Inzago annullava l’ordi-nanza n. 68/2012 ma contestualmente emanava una nuova ordinanza anti-camper (n. 45/2013) istitutiva del divieto di sosta permanente con rimozione forzata dei veicoli con larghezza superiore a 1,90 metri e altezza superiore a 2,00 metri in tutto il centro storico e nelle vie Boccaccio, Leopardi e Don Luigi Sturzo. Si badi bene, l’amministrazione di Inzago si limitava a comunicare all’Associazione Nazionale Coordinamento Camperisti solo l’annullamento senza alcuna menzione della nuova ordinanza anticamper. Nonostante la mancanza d’informazione e di correttezza, l’Associazione Nazionale Coordi-namento Camperisti offriva al Comune di Inzago un’ulteriore possibilità di annullamento nella visione di autotutela d’ufficio: tutto inutile. Non aven-do annullato, costringevano l’Associazione a proporre un nuovo ricorso ge-rarchico e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti a sostenere ancora un’altra procedura. Il Provveditorato interregionale alle opere pubbliche ha già indicato i motivi di illegittimità dell’ordinanza n. 45/2013, confermando una reiterata violazione di legge da parte del Comune di Inzago.Vista la crisi economica e la necessità d’investire le risorse per lo sviluppo, l’Italia ha urgente bisogno di una legge che consenta di agire direttamente nei confronti della persona fisica che ha – consapevolmente – adottato un provvedimento illegittimo. Tali pubblici amministratori devono essere per-sonalmente sanzionati al pari del cittadino che viola la legge.Per quanto riguarda l’amministrazione comunale di Inzago, l’Associazione Nazionale Coordinamento Camperisti segnalerà la vicenda alla Corte dei Conti e pretenderà il rimborso delle spese legali sostenute per le azioni che è stata costretta a intraprendere.

Pier Luigi Ciolli

INDEROGABILE PUNIRE LO SPRECO

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SOS AUTOCARAVAN6. Autocaravan d’epocaConviene oppure no?Tutti i dati per appurarlo18. Guasto all’esteroAutocaravan in panne in Marocco. Che fare?88. Dalla fantascienza alla biciNuove prospettive di mercato

SICUREZZA STRADALE8. Scoppio pneumaticiLe precauzioni e i consigli in caso di incidente13. Pericolo incendiIl decalogo per tutelare la vostra autocaravan

INVITO AL VIAGGIO24. Ficulle, la città dell’olioUn raduno per conoscere i prodotti d’eccellenza26. Il Tortél Dóls Il primo dal cuore dolce della Bassa Parmense28. I luoghi del Delta del Po Storie e itinerari dal versante emiliano romagnolo

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In questo numero: Preziosi consigli per la tutela e la sicurezza del proprio mezzo. Le azioni messe in campo per la libera circolazione e la sosta

Le date e/o il programma degli eventi possono cambiare e/o venire annullati; quindi, il consiglio della Redazione è: prima di partire telefonate ai rispettivi comitati organizzativi per ricevere aggiornamenti e sapere se prenotando in anticipo si possono avere dei vantaggi

L’immagine di copertina è di ????Si ringraziano tutti coloro che hanno fornito le foto pubblicate su questo numero.

INVITO AL VIAGGIO33. Pupi e paladiniA Palermo tra mito, leggenda e gastronomia

NARRATIVA40. Pellegrino a quattroruotePrima puntata di un viaggio nei luoghi della fede

REPORTAGE55. Intorno al Monte RosaEscursioni sul massiccio tra l’Italia e la Svizzera64. Cercando Don ChisciotteItinerario sulle orme del Cavaliere Errante70. Tra Crociate e Santo GraalIn viaggio nei Paesi Catari

DIVIETI AUTOCARAVAN76. I danni degli incompetentiC’è bisogno di contenere la disinformazione80. Auronzo di CadoreIl Vicesindaco scambia le richieste dell’ANCC per anarchia

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Negli ultimi giorni abbiamo ricevuto delle segnalazioni che hanno visto coinvolti dei nostri associati in contenziosi per aver scelto di trasformare la propria autocaravan in storica e/o d’epoca.In alcuni casi è stato richiesto l’iscrizione annua di 100 euro, verifiche quadriennali. Inoltre, per la pratica occorreva scattare molte foto, metterle su di un CD e spedirle via corriere all’associazione. Non solo ma offrivano la polizza assicurativa che comportava l’iscrizione annuale all’ACI, quindi altri 60 euro, oppure l’applicazione di una tariffa più alta di 100 euro.Al contrario, in altri casi, dopo la prima e unica verifica, nella quale le foto e tutta la pratica veniva espletata da persone dell’associazione, nessuna verifica successiva e costo annuo di 50 euro.Abbiamo affrontato il tema con due articoli che sono in pubblica lettura aprendo:www.incamper.org/swf_num asp?num=114&startPage=24 www.incamper.org/swf_num.asp?num=121&startPage=100Con l’occasione ribadiamo che se la convenienza viene calcolata pensando di risparmiare sulla tassa di

AUTOCARAVAN D’EPOCACONVIENE OPPURE NO?

di Pier Luigi Ciolli

Sono stati ne-cessari 9 anni di lotta, a forza di carte bollate, ma finalmente la Suprema Corte di Cas-sazione ha stabilito che, ai fini del diritto all’esenzione dalla tassa di possesso per i veicoli tra i 20 e i 30 anni, è illegittimo il comportamen-to delle Regioni che pretendono una certifica-zione sul sin-golo veicolo da parte dell’ASI.

possesso (bollo) e l’assicurazione, tutti sono concordi che NON CONVIENE. In particolare non conviene visto che la normale tariffa assicurativa della Vittoria Assicurazioni SpA è veramente vantaggiosa e permette un notevole risparmio. Vale ricordare che l’articolo 60 del Codice della Strada, Motoveicoli e autoveicoli d’epoca e di interesse storico e collezionistico, recita: “La loro circolazione può essere consentita soltanto in occasione di apposite manifestazioni o raduni autorizzati, limitatamente all’ambito della località e degli itinerari di svolgimento delle manifestazioni o raduni. All’uopo i veicoli, per poter circolare, devono essere provvisti di una particolare autorizzazione rilasciata dal competente ufficio del D.T.T. nella cui circoscrizione è compresa la località sede della manifestazione o del raduno ed al quale sia stato preventivamente presentato, da parte dell’ente organizzatore, l’elenco particolareggiato dei veicoli partecipanti. Nella autorizzazione sono indicati la validità della stessa, i percorsi stabiliti e la velocità massima consentita in relazione alla garanzia di sicurezza offerta dal tipo di veicolo”.

DA SOSTITUIRE CON LA FOTO IN ALTA DEL n.114 LUG-AGO 2007 pagina 24

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Utile leggere l’articolo 214 del Regolamento di Esecuzione del Codice della strada Motoveicoli ed autoveicoli d’epoca e l’articolo 215 del Regolamento di Esecuzione del Codice della strada Motoveicoli ed autoveicoli d’interesse storico o collezionistico.

PER QUANTO SOPRAse volete registrare il vostro vecchio veicolo per passione, procedete consultando internet, partendo da cosa scrivono su www.asifed.it.Se volete registrare la vostra vecchia autocaravan per risparmio, NON FATELO.

RICEVIAMO E DIAMO NOTIZIA2 luglio 2013 ore 22.34un socio ci comunica che: Iscrizione ASI & Co. non sono necessarie, inviandoci la seguente sentenza. http://www.epocauto.it/index.php?option=com_content&view=article&id=317:breve-commento-alla-sentenza-di-cassazione-38372013&catid=1:ultime&Itemid=83

BOLLI AUTO: FINE DI UN MONOPOLIO?Breve commento alla Sentenza di Cassazione 3837/2013Sono stati necessari 9 anni di lotta, a forza di carte bollate, ma finalmente la Suprema Corte di Cassazione ha stabilito che, ai fini del diritto all’esenzione dalla tassa di possesso per i veicoli tra i 20 e i 30 anni, è illegittimo il comportamento delle Regioni che pretendono una certificazione sul singolo veicolo da parte dell’ASI. A determinare il diritto all’esenzione sono infatti solo le delibere annuali emanate dall’ASI quali atti a contenuto generale e astratto, cioè valide per ogni veicolo, con le quali dal 2001 viene costantemente attribuito il diritto all’esenzione a tutti i veicoli costruiti da più di venti anni, in almeno discrete condizioni di carrozzeria, con un motore compatibile con quello montato in origine e con selleria in condizioni almeno decorose.La sentenza 3837/2013 della Cassazione trae origine dalla caparbietà del Club Storico Faentino (non federato all’ASI) e di un contribuente suo associato, vittima delle illegittime pretese della Regione Emilia Romagna di una certificazione ASI sulla sua autovettura del 1983. Club e contribuente che sono stati costretti dall’ostruzionismo della Regione a percorrere tutti e tre i gradi di giudizio per potere definitivamente vedere annullata una cartella esattoriale notificata da Equitalia e relativa alla tassa di possesso 2004, quando l’autovettura, conservata in condizioni perfette, già godeva da un anno del pieno diritto all’esenzione. A margine valga considerare che l’importo della tassa di possesso richiesta, naturalmente, risulta irrisorio rispetto alle spese che è stato necessario sostenere per ottenere giustizia, in tutti questi anni e gradi di giudizio.La Suprema Corte con tale storica sentenza ha stabilito che il criterio di identificazione dei veicoli storici è, appunto, generale ed astratto, e che il cittadino contribuente ha diritto di riconoscere autonomamente

se la propria autovettura possieda le caratteristiche minime per accedere all’esenzione. Posto quindi tale diritto del cittadino, alla Regione è inibito di attivare una procedura di riscossione coattiva del credito (cioè di emettere una cartella esattoriale o un atto di accertamento). L’unico mezzo per la Regione di negare il diritto all’esenzione, è quello di svolgere un’indagine e provare l’eventuale assenza in capo al veicolo dei (peraltro non severi) requisiti minimi sopra ricordati.La Cassazione sottolinea che questa è l’unica possibile applicazione della normativa di riferimento, a tutela del contribuente, fino a che le Regioni eventualmente non individuino e predispongano apposite procedure per l’individuazione pratica della sussistenza dei requisiti minimi per l’esenzione. A tale proposito valga d’esempio ricordare la lungimirante regolamentazione vigente da anni nella Regione Umbria, laddove il contribuente è tenuto a presentare all’Amministrazione una semplice attestazione scritta della sussistenza dei requisiti, redatta da un perito meccanico, da un ingegnere o da una qualsiasi associazione di amatori di veicoli storici, purché iscritta in un registro regionale.La Cassazione sottolinea che interpretare in modo diverso la norma istitutiva dell’esenzione dal bollo di cui all’art. 63 L. 342/00 provoca un effetto perverso: la completa e sostanziale elusione a danno dei contribuenti dello stesso diritto all’esenzione! A tale tentativo di elusione del diritto, chiaramente perseguita dalla Regione Emilia Romagna con la sua richiesta di onerosa iscrizione di ogni singolo veicolo nei registri ASI, la Suprema Corte ha fatto conseguire la condanna della Regione medesima alle spese del procedimento. Peccato che tali spese non usciranno dalle tasche dei funzionari regionali responsabili dell’ingiustificato calvario di questo e di centinaia di altri proprietari di autovetture storiche, ma da quelle di tutti noi poveri contribuenti...

RICEVIAMO E DIAMO SUBITO NOTIZIAVorrei precisare che in regione Lombardia mi è stato automaticamente ridotto il bollo dopo 20 anni: pagamento da 70 euro a 30 euro sia in tabaccheria sia tramite banca. È vero che il bollo è una tassa di possesso ma ho telefonato alla Regione Lombardia e mi hanno confermato che per loro, dopo i 20 anni diventa tassa di circolazione. Veicoli con almeno 20 anni: godono della stessa esenzione degli ultra trentenni soltanto in Lombardia, nelle altre regioni soltanto se possono essere considerati di particolare interesse storico e collezionistico e inclusi negli elenchi stilati dall’ASI (Automotoclub Storico Italiano) per gli autoveicoli e dalla FMI (Federazione motociclistica italiana) per i motoveicoli. Anche in questo caso è dovuta una tassa fissa di circolazione se si utilizzano su strada (25-30 euro, 60 per la Toscana).Ovviamente vi invito a verificare quanto sopra.http://motori.corriere.it/guideutili/pratiche-auto-tassa-possesso.shtml Cordiali saluti da Mauro C.

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Per evitare lo scoppio degli pneumatici, in particolare per chi acquista un’autocaravan usata, è bene ricordare il nostro consiglio: vestito vecchio ma scarpe nuove.

Di seguito, le opportune raccomandazioni per ridurre il più possibile questo pericoloso evento.

• Verificare che i dati riportati su ogni pneumaticocorrispondano a quelli trascritti sulla Carta di Circolazione, rispettando gli articoli 78 e 79 del Codice della Strada.

Aggiornarsi aprendo: www.pneumaticisottocontrollo.it/carte_didentita.html • Non montare contemporaneamente pneumatici di

tipo diverso. Prima di un acquisto aggiornarsi aprendo www.pneumaticisottocontrollo.it/etichettatura.html ;

• Controllare la pressione degli pneumatici,rispettando i valori previsti nella tabella pubblicata dal produttore. Aggiornarsi aprendo: www.pneumaticisottocontrollo. it/pdf/norme - etr to/etrto%20edizione%202012_definitivo.pdf.

• Una corretta pressione degli pneumatici riduce ilrumore di fondo e il consumo degli stessi.

• Far verificare che non vi siano consumi irregolari,tagli, screpolature, rigonfiamenti.

• Far verificare lo stato delle valvole di gonfiaggio.Una piccola attenzione, una modesta spesa per la salvezza della propria e altrui vita.

Con l’arrivo del tubeless, cioè pneumatico senza camera d’aria, è nata la valvola di gomma, applicata a pressione sul cerchione, oppure in ottone e/o in alluminio avvitabile per cerchi sia in ferro sia in lega.

Questo piccolissimo oggetto del costo di pochi Euro è di importanza fondamentale per la tenuta della pressione del tubeless sul cerchione e dev’essere sostituita ogni volta che si cambia lo pneumatico.

Un vecchio ma utile dossier su: “Pneumatici e sicurezza” lo si trova aprendo http://www.incamper.org/swf_num.asp?num=107&startPage=54

• Se durante l’inverno si sono montati pneumaticiinvernali, ricordarsi di sostituirli con quelli estivi (lo pneumatico invernale alle alte temperature offre prestazioni inferiori, soprattutto sull’asciutto, e risente di un’usura molto più pronunciata).

• Conservare sempre la fattura rilasciata dal gommi-sta, in occasione dell’effettuazione di qualsivoglia attività di manutenzione ordinaria o straordinaria (in caso di problemi il documento fiscale comprova la tipologia del lavoro eseguito e il relativo esecutore; possedere la fattura è di fondamentale importanza

SCOPPIO PNEUMATICICAPPOTTO VECCHIO MA SCARPE NUOVE

di Cinzia Ciolli

in caso di errori commessi dal gommista ovvero in caso di problemi connessi all’eventuale difettosità del prodotto).

Inoltre, è d’obbligo viaggiare entro la massa complessiva prevista nella Carta di Circolazione e dalla patente di guida. Nel passato sono stati in molti a chiedere, proporre e sbandierare, modifiche alle normative inerenti la patente B per consentire la guida di autocaravan over 35 quintali. Altri hanno chiesto, proposto e sbandierato, modifiche per omologare le autocaravan da 35 quintali a peso superiore ma, come avevamo anticipato noi, nessuna di tali proposte è stata trasformata in legge.

A oggi la normativa non è modificabile, chi asserisce il contrario lo deve dimostrare, non a chiacchiere ma producendo un parere tecnico positivo del Ministero dei Trasporti.

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Da: Il Messaggerohttp://www.ilmessaggero.it/UMBRIA/perugia_strada_incidente_camper_cane_ciclista_ponte_san_giovanni/notizie/278975.shtml#

Domenica 12 Maggio 2013CAMPER SI RIBALTA IN SUPERSTRADA: TUTTI SALVI I SEI PASSEGGERIMiracolo allo svincolo di Promano: nel mezzo anche tre bambini. In prognosi riservata un ciclista investito al Ponte

PERUGIA - Strade pericolose, incidenti, ma anche miracoli. Si sono salvate infatti le sei persone all’interno di un camper che si è ribaltato dopo un incidente. È avvenuto domenica pomeriggio allo svincolo di Promano, dove il camper per motivi ancora in corso di accertamento si è ribaltato ed è andato a sbattere contro lo spartitraffico. All’interno c’erano tre adulti e tre bambini che sono usciti con lievi ferite, ma miracolosamente illesi dal mezzo. Sul posto, vigili del fuoco, carabinieri di Città di Castello e due ambulanze, che hanno accompagnato le sei persone in ospedale.

IN CASO D’INCIDENTECome tutelare la vostra vita e quella degli altri utenti della strada: in caso d’incidente ecco le azioni da mettere in campo:• se è possibile spostare il veicolo almarginedestro

della carreggiata• accendere le luci d’emergenza e verificare che il

veicolo sia visibile da una distanza di almeno 100 m. da chi proviene da tergo. Se non è visibile, posizionare il “triangolo” ad una distanza che non sia inferiore ai 50 m. e distante, minimo, un metro dal limite destro della carreggiata. Chi va a posizionare il triangolo deve indossare il giubbotto retroriflettente.

• è consigliabile che tutti gli occupanti, in attesadi soccorsi, si mettano al sicuro uscendo dalla carreggiata, anche scavalcando il “guard-rail”, sempre a destra e indossando preferibilmente il giubbotto retroriflettente.

• Secisonoferititelefonareal118.• comunicare l’avvenuto incidente e/o materiale

sulla strada e/o problematiche rilevate sulla strada telefonando al 112.

• Comunicare l’avvenuto incidente e/o materialesulla strada e/o problematiche rilevate sulla strada a ISORADIO, inviando un SMS al numero 348 1031010 o telefonando al numero 348 1031010 oppure al numero 336 781303.

• Se necessario chiamare il Soccorso Stradale per lospostamento e/o traino del veicolo.

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COSA FARE IN CASO DI INCIDENTE STRADALE

PER SAPERNE DI PIÚÈ SUCCESSO

COSA FARE IN CASO DI INCIDENTE STRADALE

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PER SEGNALARE UN SOCCORSO AI FAMILIARII soccorritori ci hanno segnalato che durante le operazioni di soccorso, in seguito a incidente stradale, una volta recuperato il telefono cellulare di chi è stato coinvolto, risulta loro difficile comprendere a chi devono telefonare per avvisare di quanto è successo, poiché trovano nella rubrica una lista interminabile di nomi e numeri. Potrebbero inavvertitamente chiamare un parente e/o amico cardiopatico e/o un soggetto che subirebbe inutilmente un trauma dalla notizia. Quindi, per facilitare l’opera dei soccorritori ed evitare che qualcuno sia danneggiato dalla notizia dell’incidente, registrate nella rubrica del vostro telefono cellulare la persona da contattare in caso d’urgenza. Ecco un esempio (ICE è la sigla di In Caso di Emergenza)ICE 1 moglieICE 2 figlioICE 3 medicoSi tratta di un’azione priva di costi ma utilissima in caso di necessità. Invitate chi conoscete a fare altrettanto in modo che comprendano il valore di ICE e lo inseriscano anche loro nella rubrica telefonica.

LE CINTURE DI SICUREZZAAssenza delle cinture di sicurezza nel numero pari a quanti sono i posti omologati e trascritti sulla Carta di Circolazione. Molti viaggiano con i passeggeri NON assicurati alle cinture di sicurezza perché ritengono sicuro il passeggero che si sdraia per dormire su un letto e/o un divano oppure perché il numero delle cinture di sicurezza NON è pari a quanti sono i posti omologati e trascritti sulla Carta di Circolazione. È possibile che anche il posto dei letti indicati nei depliant sia superiore al numero dei posti omologati, quindi, il numero di posti letto può NON coincidere con il numero delle persone che possono essere trasportate a bordo di un’autocaravan. Per la sicurezza propria e

degli altri, ogni camperista deve controllare sulla Carta di Circolazione quante persone è possibile trasportare. Trasportando persone in più rispetto a quanto previsto nella Carta di Circolazione, in caso d’incidente, il guidatore rischia sia il Civile (l’assicurazione attiva il diritto di rivalsa e/o esclusione) sia il Penale. Rischi concreti che possono far perdere i beni acquisiti negli anni e macchiare la fedina penale con tutto ciò che ne consegue. Poiché sono avvenuti incidenti stradali nei quali sono morti dei trasportati in autocaravan che viaggiavano NON assicurati alle cinture di sicurezza, l’Associazione Nazionale Coordinamento Camperisti ha investito del tema il Ministero dell’Interno che ha risposto con lettera 300/A/4665/09/102/18/1 datata 30 aprile 2009. In sintesi il Ministero ha risposto: Non è soggetto a essere contravvenzionato il trasportato adulto che viaggia su un’autocaravan non allacciato alla cintura di sicurezza per assenza fin dall’origine di cinture di sicurezza tante quanti sono i posti omologati e trascritti sulla Carta di Circolazione.I BAMBINI, al contrario, devono essere sempre sistemati nei posti a sedere dotati degli appositi sistemi di ritenuta. Questo comporta che, per esempio, su un’autocaravan omologata per 5 posti ma con solo tre cinture di sicurezza, possono essere trasportati solo 2 bambini. Laddove non venga rispettata detta prescrizione, in caso di incidente stradale, il guidatore rischia sia il Civile (l’assicurazione attiva il diritto di rivalsa e/o esclusione) sia il Penale.Su richiesta dell’Associazione Nazionale Coordinamen-to Camperisti, la Vittoria Assicurazioni SpA ha attivato, a tutela del conducente e del proprietario dell’autoca-ravan, l’esclusione del diritto di rivalsa per danni subi-ti ai trasportati che non hanno allacciato le cinture in quanto assenti dall’origine.L’esclusione del diritto di rivalsa non è applicata, per i danni subiti ai trasportati che non hanno allacciato le cinture in quanto non regolarmente seduti nei posti a sedere omologati. In parole povere, quando l’autocaravan è in viaggio non si può dormire in mansarda o sui lettini, non si può utilizzare il bagno o la cucina. Per tutelare ulteriormente i camperisti che acquistano autocaravan regolarmente prodotte dalle case costruttrici e che riportano nelle caratteristiche tecniche un numero di posti letto superiori a quelli dei trasportati indicati nel libretto di circolazione, la Vittoria Assicurazioni S.p.A. rinuncia al diritto dell’azione di rivalsa e a eccepire il concorso di colpa di cui all’art. 1227 del Codice Civile, per i danni subiti dalle persone trasportate nella cella abitativa dell’autocaravan, anche nel caso in cui il numero delle persone trasportate superi quello indicato dalla carta di circolazione, ma sia pari o inferiore al numero dei posti letto indicati dalla casa madre/allestitore ufficiale. Questo vuol dire che se avete un’autocaravan con 6 posti letto e la carta di circolazione ne indica solo 4, se viaggiate in 6 o meno di 6 persone l’Assicurazione non si rivarrà su di voi in caso d’incidente pur circolando in un numero maggiore di persone rispetto a quanto indicato dalla carta di circolazione.

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UNA SENTENZA - CINTURE DI SICUREZZAL’omesso uso delle cinture di sicurezza, da parte di persona che abbia subito lesioni in conseguenza di un sinistro stradale, costituisce un comportamento colposo del danneggiato nella causazione del danno, rilevante ai sensi dell’art. 1227 comma 1, c.c., e legittima la riduzione del risarcimento, ove si alleghi e dimostri che il corretto uso dei sistemi di ritenzione avrebbe ridotto o addirittura eliso il danno. Da ricordare comunque che qualora la messa in circolazione dell’autoveicolo, in condizioni di insicurezza (e tale è la circolazione del veicolo, senza che il trasportato abbia “allacciato le cinture di sicurezza”), sia ricollegabile all’azione od omissione non solo del trasportato, ma anche del conducente (che prima di iniziare o proseguire la marcia deve controllare che essa avvenga in conformità delle normali norme di prudenza e sicurezza), fra costoro si è formato il consenso alla circolazione medesima con consapevole partecipazione di ciascuno alla condotta colposa dell’altro e accettazione dei relativi rischi; pertanto si verifica un’ipotesi di cooperazione nel fatto colposo, cioè di cooperazione nell’azione produttiva dell’evento. Perciò il conducente di un veicolo è tenuto, in base alle regole della comune diligenza e prudenza, a esigere che il passeggero indossi la cintura di sicurezza e, in caso di renitenza, anche rifiutarne il trasporto o sospendere la marcia; ciò a prescindere dall’obbligo a carico di chi deve far uso della detta cintura.

Suprema Corte di Cassazione, Sezione Terza Civile, sentenza n. 4993/2004.

ANIMALI A BORDOQualora il veicolo con animali a bordo non sia dotato di rete di separazione tra posto guida e parte posteriore, il guidatore è contravvenzionato ai sensi dell’articolo 169, comma 9, del Codice della Strada.Se non rispettata detta prescrizione, in caso d’incidente stradale, il guidatore rischia sia il Civile (l’assicurazione attiva il diritto di rivalsa e/o esclusione) sia il Penale.Quando si parcheggia il veicolo, deve essere sempre presente una ciotola per l’acqua e garantire il ricambio dell’aria.

SOVRAPPESOOccorre valutare molto bene il pericolo di sovrappeso nell’attrezzare un’autocaravan per un viaggio. Quindi, prima di partire, recatevi a una pesa pubblica o in un centro revisioni privato per verificare il peso della vostra autocaravan.Verificate sulla Carta di Circolazione quant’è il peso complessivo ammesso, perché il superarlo comporta, se fermati alle frontiere, una contravvenzione e il divieto d‘accesso, oppure lo scarico del peso in eccesso (è nota al riguardo la solerzia degli svizzeri e degli austriaci). VALE RICORDARE CHE il punto 1 dell’articolo 167 del Codice della Strada è chiarissimo: “I veicoli a motore e i rimorchi non possono superare la massa complessiva indicata sulla Carta di Circolazione…”, quindi, nessuna deroga. Qualcuno attribuisce una funzione di tolleranza al punto 2: “

Da: Il Corriere del Ticinohttp://www.cdt.ch/ticino-e-regioni/cronaca/85878/camper-si-rovescia-in-autostrada.html18 giugno 2013

CAMPER SI ROVESCIA IN AUTOSTRADABellinzona: uno pneumatico scoppiato all’origine dell’incidente - Due i feritiBELLINZONA - Un camper che viaggiava sull’autostrada A2 in direzione nord si è rovesciato questa mattina attorno alle 11.45 all’altezza di Bellinzona Nord causando due feriti. L’incidente, riferisce Rescue Media, è stato causato dallo scoppio di uno pneumatico che ha reso incontrollabile il mezzo immatricolato in Germania.

Dopo aver sbandato, il camper è finito rovesciato su un fianco. I due feriti sono stati soccorsi dalla Croce Verde di Bellinzona e trasportati all’ospedale. Le loro condizioni non dovrebbero destare preoccupazione.

PER SAPERNE DI PIÚÈ SUCCESSO

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“Chiunque circola con un veicolo la cui massa comples-siva a pieno carico risulta essere superiore di oltre il cin-que per cento a quella indicata nella Carta di Circola-zione, quando detta massa è superiore a 10 tonnellate è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamen-to di una somma...”.

È però sbagliato attribuire una simile tolleranza, perché detta percentuale riguarda esclusivamente il campo di applicazione della sanzione amministrativa e, quindi, non vi sono deroghe al divieto di circolazione per le autocaravan in sovrappeso.

FATE DUE CONTIScrivete il peso complessivo previsto e sottraete la tara (la VERA tara non è quella scritta sulla Carta di Circolazione ma quella che indicherà la bascula dove peserete l’autocaravan).Ora, alla cifra che avete ottenuto, aggiungete il guidatore, il passeggero, il rifornimento d’acqua potabile, il carburante; il GPL, e poi vedete cosa si può ancora caricare sull’autocaravan rimanendo nei limiti della portata massima scritta sulla Carta di Circolazione. Il viaggiare in sovrappeso:• aumenta lapossibilitàdiscoppiodeglipneumatici,

con danni alla propria famiglia e agli altri;• riduce la capacità frenante del mezzo, con il

conseguente aumento degli spazi di frenata;• compromette la stabilità del veicolo e aumentano

le difficoltà di guida, perché nella maggior parte dei casi il peso non è distribuito in modo omogeneo all’interno dell’autocaravan;

• inficial’azionedegliammortizzatori,perchéquellidiserie non sono progettati per l’utilizzo in sovrappeso. Ricordiamo che la sostituzione degli ammortizzatori di serie con ammortizzatori diversi da quelli che sono installati richiede un collaudo alla MCTC;

• farischiareilpenaleincasodigravesinistro;• comporta, se fermati dalle Forze di Polizia, una

contravvenzione, il sequestro della Carta di Circolazione e l’invio alla Revisione;

• comporta, se fermati alle frontiere, unacontravvenzione e il divieto d‘accesso, oppure lo scarico del peso in eccesso (è nota al riguardo la solerzia degli svizzeri e degli austriaci).

LA LINEA DI REVISIONESulla linea di revisione, è utile e costa pochi euro far effettuare un test, completo di stampa, per:1. Ammortizzatori2. Carburazione3. Freni4. Peso totale5. Peso asse anteriore6. Peso asse posteriore

Le stampe che vi verranno consegnate evidenzieranno in quali condizioni state per viaggiare e/o farete viaggiare la famiglia e/o gli amici.IL NOLEGGIO

Se un vostro amico desidera noleggiare un’autocaravan, ricordategli che è per lui importantissimo il comprendere quanto potrà caricarci sopra. Pertanto, è imperativo che chieda al noleggiatore che in allegato al contratto di noleggio ci sia la stampa della pesata effettuata nella giornata inerente l’autocaravan che ritira e che detta pesata sia riportata sul contratto. Solo in tal modo potrà viaggiare in piena coscienza e sicurezza, evitando di mettere a rischio la propria vita e il proprio patrimonio.

ACCESSORII lavori di modifica e/o installazione sull’autocaravan di accessori (bombolone del gas gpl, portamoto, portabiciclette, tendalino, scaletta per salire sul tetto, gavone posizionato sul tetto o sul retro, antenne e pannelli solari installati sul tetto ecc.) devono essere effettuati da installatori che a priori, poi sulla fattura, specifichino in dettaglio i lavori eseguiti dichiarando se gli stessi comportano o meno una visita e/o prova e/o collaudo alla Motorizzazione e/o essere trascritti sulla carta di circolazione in aggiunta e/o modifica della stessa.Ogni accessorio ha un suo peso, quindi, più accessori installiamo e meno possiamo caricare sull’autocaravan.Vale ricordare che la sagoma del veicolo autorizzata alla circolazione stradale si deve intendere a filo di carrozzeria e vale sia per i quattro lati del veicolo sia per il tetto del veicolo. Gli specchietti aperti sono fuori dalle dimensioni del veicolo trascritte sulla Carta di Circolazione.

LA REVISIONEIl Ministero dei Trasporti - Dipartimento per i Trasporti Terrestri Direzione Generale per la Motorizzazione – con circolare del 23 aprile 2008, prot. n. 36101, ha chiarito che le autocaravan debbono essere sottoposte a revisione come segue:• annuale, le autocaravan di massa complessiva a

pieno carico superiore a 35 quintali;• il quarto anno seguente a quello di prima

immatricolazione e, successivamente, ogni due anni, le autocaravan di massa complessiva a pieno carico NON superiore a 35 quintali.

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DECALOGO PER TUTELARELA VOSTRA AUTOCARAVAN

L’Associazione Nazionale Coordinamento Camperisti, investita da una segnalazione, attiva un gruppo di la-voro che analizza tecnicamente, individua le soluzioni e le diffonde. Infatti, il nostro compito è quello di rendere coscienti e preparati i camperisti, alla luce delle reali esperienze che ci giungono da migliaia di camperisti: esperienze sicuramente superiori a quelle che può maturare da solo il singolo camperista. I documenti e le relazioni che sono diffuse sono oggetto di continui aggiorna-menti (all’inizio del documento inseriamo la data e l’orario dell’ultimo aggiornamento) alla luce degli in-terventi e delle corrispondenze che ci pervengono. Ecco perché sono graditi suggerimenti tesi a evitare l’attivazione di contenziosi che attivano danni a tutti, in particolare alla Giustizia già intasata da milioni di procedimenti.

Appena avremo portato a termine il CONTRATTO DI COMPRAVENDITA AUTOCARAVAN certificato dalle Ca-mere di Commercio, i nostri consulenti giuridici predi-sporranno e faranno certificare il CONTRATTO PER IL RIMESSAGGIO, quindi, passeranno a predisporre e far certificare IL CONTRATTO DI NOLEGGIO. Nel frattempo i camperisti possono tutelarsi leggendo l’articolo dif-fuso con INCAMPER 152 visto che per leggerlo basta cliccare su http://www.incamper.org/sfoglia_numero.asp?id=152&n=86&pages=80 .

ULTIMI AVVENIMENTI3 giugno 2013LA SENTINELLA DEL CANAVESEhttp://lasentinella.gelocal.it/cronaca/2013/06/03/news/incendio-in-corso-cavour-bruciano-tre-veico-li-1.7192628 Incendio in corso Cavour Bruciano tre veicoliBOLLENGO. Un camper, una Renault Twingo, una tetto-ia in legno andati distrutti, e un fuoristrada Discovery bruciato nella parte anteriore. È il bilancio di un incen-dio divampato all’una di sabato 1°...BOLLENGO. Un camper, una Renault Twingo, una tetto-ia in legno andati distrutti, e un fuoristrada Discovery bruciato nella parte anteriore. È il bilancio di un incendio divampato all’una di sabato 1° giugno nel cortile dell’abitazione di Corrado Lagna Fietta, 43 anni, in via Cavour 1 a Bollengo, a pochi metri dalla trafficata statale per Piverone. I danni ammon-terebbero a poco meno di quarantamila euro, ma per fortuna non ci sono stati feriti. Ad accorgersi per primo della fiamme è stato un giovane vicino di casa che ha chiamato i vigili del fuoco. «Stavo guardando la televi-sione – racconta il giovane che ha chiesto l’anonimato – quando ho sentito uno scoppio ed i vetri della casa sono andati in frantumi – sono uscito sul patio confi-nante con l’abitazione del geometra Fietta e ho visto le fiamme. Che erano già alte un paio di metri: impos-

di Cinzia Ciolli

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sibile e troppo pericoloso intervenire con un estintore. Così ho chiamato i vigili del fuoco che sono arrivati con due autobotti. Penso che a causare l’incendio sia stato lo scoppio della bombola del camper, e quindi del serbato-io di benzina. Per fortuna il mezzo era posteggiato a una cinquantina di metri da casa mia e da quella del geome-tra. Se non fosse stato così il bilancio sarebbe molto più grave». Restano però da accertare le cause dell’incendio. I carabinieri di Azeglio e del Nucleo radiomobile di Ivrea, intervenuti sul posto, non si sbilanciano, ma l’origine do-losa non sarebbe da escludere. Le indagini ed ulteriori accertamenti tecnici serviranno a fare chiarezza. Resta da accertare se si è trattato di un corto circuito, di un difetto della bombola di gas propa-no utilizzata per la cucina del camper, oppure se qualcu-no ha volutamente causato lo scoppio della bombola. Anche un altro vicino, residente nella via ammette di aver sentito uno scoppio. «Mi sono spaventato – rac-conta il pensionato – ma subito non ho visto le fiamme poiché avevo la visuale coperta dal grande pino che si trova nel giardino della villa del geometra. Quando sono sceso in strada i vigili del fuoco stavano già arrivando. L’importante è che nessuno si sia fatto male». L ’arrivo dei vigili del fuoco di Ivrea, grazie all’allarme lanciato subito dal giovane vicino, ha impedito che le fiamme si propagassero in due abitazioni. Tuttavia le fiamme si sono estese in pochi minuti facilitate dalla tettoia in legno: del camper è rimasto solo lo schele-tro così come della Renault twingo, di proprietà della moglie del geometra Maria Cristina Micheli, 48 anni. Risparmiato in parte dalle fiamme il fuoristrada, brucia-to nella parte anteriore. L’area è stata recintata e posta sotto sequestro per permettere ulteriori accertamenti. Corrado Lagna Fietta ha dichiarato ai carabinieri di non aver mai ricevuto minacce.

Lydia Massia

4 giugno 2013 10:16GIORNALE DEL CILENTORedazione di Marina di Camerotahttp://www.giornaledelcilento.it/it/04-06-2013-ca-paccio_roulotte_in_fiamme_stranieri_salvati_dai_vi-gili_del_fuoco-18239.htmlCapaccio: roulotte in fiamme, stranieri salvati dai vigili del fuocoHanno rischiato di morire gli stranieri che alloggiavano in una roulotte a Capaccio. Per cause ancora da accertare il camper di un gruppo di stranieri che veniva usato come una casa per ripararsi dal freddo e dalle piogge è stato danneggiato a causa di un incendio che ha rischiato di avvolgere il mezzo. L’intervento dei vigili del Fuoco ha evitato che le fiamme si propagassero anche ad una vi-cina struttura alberghiera.L’allarme è scattato nella serata di ieri 3 giugno. Stando a quanto si è appreso il camper era quasi avvolto dalle fiamme e grazie al tempestivo intervento dei vigili del fuoco, che hanno tratto in salvo gli occupanti, è stata evitata una tragedia. L’incendio ha interessato anche un palo dell’energia elettrica e lambito alcune bombole di gas.

Vincenzo Di Santo

INCENDIO AUTOCARAVAN IN RIMESSAGGIOLe tutele e come essere risarciti

ACCADE:1. Va a fuoco un rimessaggio dove sono parcheggia-

te delle autocaravan.2. Intervengono i Vigili del Fuoco. 3. Alcune autocaravan bruciano mentre per altre la

cellula collassa, lo stiroform all’interno si scioglie raggrumandosi in basso, la cabina di guida è co-perta da nero fumo plastico – praticamente una colla nera – di difficile rimozione. In sintesi tutta la struttura della cellula è da sostituire. Tutto il con-tenuto (sacchi a pelo, vestiti, salviette, tovaglie, coperte, lenzuola ecc…) è buttato perché anche dopo tre lavaggi l’odore della plastica fusa rimane, ed è insopportabile.

4. La zona implicata è danneggiata e non consente di risalire con certezza alla fonte dell’incendio.

5. I vigili del fuoco redigono un verbale (ne abbiamo una copia, quindi, non stiamo parlando per ipotesi) nel quale inse-riscono come possibile fonte dell’incendio anche il fatto che alcune autocaravan erano con batte-ria collegata ai morsetti (non si tratta di un’ipotesi impossibile perché i topi che rosicchiano i fili elettrici e/o l’umidità che sale dal terreno e investe tutta l’au-tocaravan possono essere concause di cortocircuito e, quindi, di possibile incendio. Un’utenza lasciata accesa va in corto circuito e parte un incendio ecc…).

6. Il gestore del rimessaggio non si è dotato di una copertura assicurativa tale da risarcire tutti i dan-neggiati.

7. Alcuni camperisti, sbagliando, sospendono la polizza assicurativa quando mettono la loro au-tocaravan in un rimessaggio. Probabilmente non sanno che per il Codice delle assicurazioni private sulla RCA (D. Lgs 2005, n.209), laddove un autovei-colo si trovi anche in un’area privata ma aperta al pubblico (vedasi rimessaggio, campeggio ecc…), è obbligato alla copertura assicurativa e, inoltre, è soggetto alle relative sanzioni amministrative e alla refusione degli eventuali danni a terzi, in pra-tica di tasca propria.

8. Non c’è un contratto tra il gestore del rimessaggio e il camperista e, a volte, nemmeno il semplice ri-lascio di una ricevuta a fronte dei pagamenti.

9. Quando non c’è contratto ma il semplice rilascio di una tessera sociale perché il rimessaggio è in gestione a un club/associazione/società, prima di diventarne soci/associati è necessario acquisire l’atto costitutivo e lo statuto per capire la forma giuridica del gestore e le eventuali responsabilità in cui il socio/associato può incorrere. Questo per evitare l’amara sorpresa di non essere risarcito e/o dover partecipare al risarcimento delle infrastrut-ture danneggiate che sicuramente non sono di proprietà di chi gestisce.

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NE CONSEGUE CHEChi è coinvolto (gestore del rimessaggio e singolo campe-rista) per essere risarcito cerca di scaricare sugli altri la responsabilità.Chi è chiamato a risarcire attiva un contenzioso lungo anni per evitare di pagare.In caso di contenzioso occorre pagare i legali, i consulenti tecnici di parte, il consulente tecnico d’ufficio nominato dal giudice, senza avere la certezza di recuperare integral-mente queste somme o, peggio, col rischio di una senten-za che dopo anni può portare amare sorprese.

ASSICURAZIONEConsulteremo nei prossimi giorni le compagnie assicu-rative perché non abbiamo notizia di risarcimenti per scioglimento della cellula a causa del calore provocato da un incendio.

RISARCIMENTOÈ da valutare la responsabilità del gestore del rimessag-gio perché qualsiasi perito chiederà:• Il gestore è una società o un club/associazione? Il

capitale versato e/o il capitale sociale è tale da far fronte a ogni risarcimento?

• Il rimessaggio è stato costruito con un progetto an-tincendio mirato al parcheggio di autocaravan? Nel caso positivo, sono state rispettate le prescrizioni?

• È stata rispettata la normativa sul massimo di ca-pienza di cui alla concessione?

• Tra le autocaravan parcheggiate, quali erano le di-stanze da rispettare?

• Quali e quanti sono i mezzi antincendio all’interno del rimessaggio?

• A ogni ingresso di autoveicoli è fornita copia dell’u-bicazione dei mezzi antincendio dislocati nell’area?

• Sono state indicate le vie di fuga come previsto dal-la Legge?

• Quale tipo di contratto di rimessaggio è in vigore con i danneggiati?

• Tutte le autocaravan parcheggiate hanno titolo per poter essere parcheggiate?

• Tutte le autocaravan parcheggiate sono assicurate? Quale tipo di copertura assicurativa hanno?

• Quali tipo di assicurazione ha il gestore?

INGRATO COMPITOAi danneggiati anche l’onere di appurare se il gestore, assicurato o meno, ha una situazione economica in gra-do di far fronte a tutti i risarcimenti.

I SUGGERIMENTI DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE COORDINAMENTO CAMPERISTI

1. Gli allestitori e rivenditori:• è opportuno vendano le autocaravan dotandole

di staccabatteria automatico (teleruttore generale) che può servire anche da ulteriore antifurto,

• è indispensabile che quando installano degli accesso-ri che necessitano di alimentazione elettrica, l’energia sia presa a valle dello staccabatterie e non a monte.

2. Il camperista che lascia l’autocaravan in un rimes-saggio:• deve attivare gli staccabatteria automatici,• proceda a staccare i morsetti alle batterie qualora

l’autocaravan non sia dotata di staccabatteria au-tomatici;

• non deve sospendere le coperture assicurative perché per la Legge 990 sulla RCA, laddove un autoveicolo si trovi anche in un’area privata ma aperta al pubblico (vedasi rimessaggio, campeg-gio ecc…), è obbligato alla copertura assicurativa e, inoltre, è soggetto alle relative sanzioni ammi-nistrative e alla refusione degli eventuali danni a terzi, in pratica di tasca propria.

3. Il gestore del rimessaggio è opportuno che:• stipuli il contratto di rimessaggio con il camperista,• rilasci regolare ricevuta di pagamento per ogni

versamento da parte del camperista;• chieda per l’area di parcheggio l’intervento di un

professionista iscritto nell’elenco speciale del Mi-nistero dell’Interno, per il rilascio della Relazione tecnica per l’antincendio, adottandone le misure in essa prescritte. In particolare non aggiunga suc-cessivamente un sistema di riscaldamento/refri-gerazione mediante termoconvettori che soffiano aria calda o fredda perché tale sistema, in caso di incendio, potrebbe accentuare lo sviluppo e diffu-sione delle fiamme e/o del calore;

• provveda a dotare l’area di video sorveglianza e di idonei mezzi antincendio;

• in assenza del proprietario dell’autocaravan, non autorizzi l’allacciamento alla rete per la carica delle batterie;

• obblighi il camperista ad avere la copertura assi-curativa “ricorso vicini” proporzionata ai potenziali danni che può causare per tipologia di ambiente in caso di incendio presentando annualmente al gestore il rinnovo della polizza nell’interesse del-la collettività e di conseguenza a garanzia propria per coprirsi da eventuali dovute rivalse;

• obblighi il camperista per contratto a non sospen-dere la copertura assicurativa;

• stipuli un contratto assicurativo idoneo a coprire eventuali danni da incendio e/o da atti di vanda-lismo, spiegando al camperista il valore di dette polizze visto che la copertura incendio non copre i danni da incendi dolosi.

È opportuno ricordare che le stesse problematiche e soluzioni di cui sopra valgono anche per i gara-ge di auto e moto siano essi privati o anche privati aperti al pubblico, come anche negli spazi condo-miniali.

Se poi i diretti interessati (in questo caso gli allestito-ri, rivenditori, gestori di rimessaggi e camperisti) non fanno tesoro dei nostri interventi, nessun problema: noi abbiamo svolto il nostro dovere di INFORMARE e FORMARE.

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RISCALDARE L’AUTOCARAVAN: INCREDIBILE SOLUZIONE

Aprendo http://www.subito.it/vi/50854433.htm leg-giamo di una vendita che riguarda un’autocaravan. Ecco il testo: …vendo per passaggio a mezzo più gran-de. Per il riscaldamento abbiamo fatto montare una stufa a legna circondata da lamine di ferro e con comignolo sul tetto, economica, funzionale e sicurissima (l’abbiamo usata centinaia di volte)! Vendiamo il furgone con tutta la predisposizione, tranne la stufa perché da collezione…Fortunatamente chi fruiva di questa autocaravan non ha installato il camino in fibra di amianto, non ha subito un avvelenamento da monossido di carbonio, non è stato coinvolto in un incidente stradale, non è stato fermato per il controllo della portata massima consentita, non ha subito un incendio.Meno male che si propone di vendere l’autocaravan senza la stufa e, pensiamo, senza il carrello dove sti-pava la legna da ardere.Siamo curiosi di vedere cosa escogiterà per riscaldare l’autocaravan, che dice di voler acquistare e che sarà più grande di quella che vende.

ESTINTORI A BORDO DI AUTOCARAVANCONSIGLI DAL CAMPERISTA CHE LI VENDEPersonalmente ho due estintori a bordo della mia au-tocaravan:• uno a CO2 avente kg 2 di capacità, adatto allo

spegnimento di fuochi con classe BC, e anche eventualmente il primo da usare per un principio d’incendio (ottimo per gli impianti elettrici) preso atto che questo apparecchio non lascia residui né conduce corrente;

• uno a polvere da kg 6, 34A 233BC: sicuramente, an-che se sporca molto, è un apparecchio molto più efficace in caso d’incendio più importante; oltre a essere indicato per la classe BC, è polivalente, quin-di adatto anche a fuochi di classe A (legno e braci).

• Un estintore a polvere ritengo che in un’autocara-van sia la minima dotazione utile, lasciando perde-re quelli da 1 kg che sono troppo piccoli e insuf-ficienti all’uso per un’autocaravan con molte più potenzialità d’incendio rispetto a un’autovettura; il minimo è da 3 kg ma meglio l’universale da 6 kg.

• L’estintore a CO2, in aggiunta, molti lo criticano perché contiene gas ad alta pressione (circa 60 atm) e perché ghiaccia in caso d’uso ma, a mio av-viso, non è poi così pericoloso, infatti, per dimo-strazione l’ho sparato sulla mia mano e ancora non mi chiamano Muzio Scevola...

Saluti da Mauro

MORSETTI ALLE BATTERIE: COME STACCARE IN SICUREZZAConsigliato: staccare solo il morsetto negativo.Da evitare è lo staccare il positivo perché si potrebbero creare dei cortocircuiti temporanei a causa dei conden-satori presenti sulle varie utenze nonché, se si usa una chiave inglese, si potrebbe toccare il morsetto negativo o una qualsiasi parte in metallo, scatenando una perico-losa megascintilla.LA MIGLIORE SOLUZIONE: farsi montare sulle batterie il morsetto positivo ad attacco rapido perché permette di staccare il morsetto positivo direttamente sulla batteria, senza i rischi di cortocircuiti.

Saluti da Flavio

STACCABATTERIE: INTERVENTO PER TOGLIERE ALCUNI DUBBIUno staccabatterie montato in buona posizione, ovve-ro in prossimità delle stesse, dà una buona dose di si-curezza anche perché agisce solo sul polo positivo ed è cablato con cavi di grossa sezione. Ne consegue che un eventuale topo non può fare troppi danni specialmente su uno stacca in manuale.Sulle fonti d’innesco vale ricordare che spesso sono mol-to più pericolosi frigo, boiler e stufe a gpl che non vedo-no una manutenzione programmata perché è proprio lì l’accumulo di sporcizia. Il laniccio é polvere, quindi un innesco ideale che può provocare un incendio anche a distanza di ore e ore dal rimessaggio. In sintesi, la cura dell’autocaravan in ogni suo aspetto, unitamente ai dispositivi d’isolamento come gli stacca-batterie, siano la miglior soluzione e prevenzione.Ho visto anche degli staccabatterie simili ai morsetti ad attacco rapido; alla stregua di questi ultimi non ne-cessitano di cablaggio quindi niente fili. Sono montati direttamente sul morsetto positivo della batteria e con l’azionamento di una chiavetta (tipo quelli tradizionali) isolano l’impianto. E non è possibile bypassarli per col-legarsi a monte, a meno di fantasiose modifiche. Sono molto diffusi in ambiente nautico e dei fuoristrada.

Saluti da Cosimo

ALCUNI COSTRUTTORI CI COMPLICANO LA VITAPurtroppo, spesso, come nel caso diffusissimo del Du-cato Fiat, la batteria del veicolo è situata sotto i piedi del guidatore, protetta da ben due sportelli, uno di plastica e uno metallico, difficoltosi da aprire e… soprattutto da richiudere. Provare per credere! Occorre anche una chia-ve inglese. In questo caso, ammesso di trovare lo spazio necessario, è possibile utilizzare solo uno staccabatterie automatico, che può essere azionato con un interruttore remoto.

Saluti da Gianfranco

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COME PARCHEGGIARE L’AUTOCARAVAN PER UN LUNGO PERIODO

Con l’occasione si ricordano alcune operazioni da atti-vare quando si parcheggia l’autocaravan per un lungo periodo. Suggerimenti che implementeremo grazie alle corrispondenze che riceveremo dai tecnici e dagli stessi camperisti.

• Posizionare il veicolo in modo da poter ripartire agevolmente.

• Gli scarichi delle acque reflue devono essere chiusi.

• Non sospendere la polizza assicurativa e verifica-re se c’è la copertura assicurativa “ricorso vicini” in caso d’incendio e la copertura assicurativa “atti vandalici”.

• Nel caso di parcheggio in sede stradale non asfal-tata, coprire lo stallo di sosta con un telo di plastica ignifuga in modo da evitare che l’umidità del suolo non evapori durante la giornata impregnando da sotto tutto il veicolo.

• Essenziale ricordarsi di evitare il “fai da te” sulle mo-difiche alle parti elettriche e gas del veicolo, evi-tando l’acquisto di optional offerti in aftermarket e reperibili spesso su internet quali riscaldatori sup-plementari elettrici per parabrezza, stufette ecc., che di per sé potrebbero essere sicure, ma che il loro maldestro utilizzo le rende pericolose, spesso, come avviene, se usate in condizioni di umidità (bagno, parabrezza) o non sorvegliate (surriscalda-mento e senza interruttori automatici).

• Avere a bordo sistemi di spegnimento incendio e saperli usare, cioè aver provato una volta la loro dinamica. Controllare se gli estintori necessitino di ricarica.

• Valutare quali sono gli interventi da effettuare previsti dalla manutenzione programmata per tu-bazioni gas, bombola gas, tubazioni acqua, frigo, boiler, stufa, cucina.

• Controllare che la bombola fissa GPL non sia in sca-denza.

• Togliere le bombole GPL non fisse dal loro vano e chiudere con un foglio di plastica la griglia affinché non ci entrino animali.

• Chiudere con un foglio di plastica tutti i camini e griglie affinché non ci entrino animali.

• Valutare quali sono gli interventi da effettuare pre-visti dalla manutenzione programmata per struttu-ra esterna e interna, tappezzeria, tendine, finestre.

• Togliere quanto potrebbe favorire un incendio, per esempio: biancheria, vestiario, accessori infiamma-bili, lacca per capelli, detersivi e prodotti igienici, accendini, spray vari.

• Scattare foto all’autocaravan (estreno/interno) per evidenziarne lo stato e cosa contiene. Redigere una relazione e farsela controfirmare da un testi-mone. Questo per evitare che in caso d’incendio l’assicurazione non creda alle dichiarazioni verbali su quanto era contenuto nell’autocaravan.

• Controllare se nel periodo di rimessaggio scade il termine per la revisione.

• In caso di possesso di CB (baracchino) controllare la data utile per effettuare il versamento annuale della tassa.

• Distaccare le batterie controllando lo stato e i livelli.

• Distaccare i pannelli solari. Con l’occasione si con-siglia, al momento dell’installazione di pannelli solari, di farsi scrivere nella relazione tecnica che accompagna la fattura il come intervenire per stac-care l’alimentazione dai pannelli solari. Nel caso di pannelli solari già installati, consultare l’installato-re.

• Svuotare il boiler, in particolare nel periodo inver-nale.

• Controllare i filtri e tutti i livelli dei liquidi.

• Controllare eventuali presenze di perdite di olio nonché programmare l’ingrassaggio nei punti pre-visti.

• Programmare la verifica alla cinghia di distribuzio-ne e alla cinghia alternatore-pompa acqua.

• Verificate il livello dell’olio motore.

• Esaminare il livello dell’acqua nel radiatore.

• Controllare l’usura delle spazzole dei tergicristalli provvedendo per tempo all’acquisto qualora siano da sostituire.

• Se il serbatoio dell’acqua potabile è di quelli con tappo di diametro adeguato a consentire l’intro-duzione della mano, svuotarlo e togliere eventuali residui o incrostazioni. Poi versare dall’abbocco esterno 3 litri di ipoclorito di sodio (varichina non profumata) e aprire i rubinetti in modo da far cir-colare il liquido disinfettante dentro le tubazioni, facendolo cadere dentro i due serbatoi di raccolta acque reflue in modo da disinfettare anche questi. Ciò evita che in caso di ghiaccio si deformi la mem-brana e il gruppo valvole. Lasciare aperti i miscela-tori per evitare che in caso di ghiaccio si rompano le cartucce interne. Quando si riprende l’autocara-van dall’abbocco esterno versare acqua potabile fino al riempimento e poi aprire i rubinetti in modo da far circolare l’acqua e togliere l’odore del liqui-do disinfettante dentro le tubazioni e farlo cadere dentro i due serbatoi di raccolta acque reflue. Vuo-tare i serbatoi e ripetere l’operazione per due volte.

• Quando si riprende l’autocaravan rimessata è uti-le passare dal gommista per controllare lo stato degli pneumatici e delle valvole nonché la corret-ta pressione.

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Chissà quanti di voi nel corso della vita si sono trovati in “panne” con la propria auto… Tutto è decisamente più semplice quando ti trovi in Italia o al massimo nei paesi Cee: basta una

normale telefonata all’Aci o a uno dei tanti numeri verdi del soccorso stradale e il gioco è fatto, al massimo dopo un paio d’ore arriva il carro attrezzi richiesto munito del necessario per trarti d’impiccio. Quando però ti trovi in Africa, le cose cambiano radicalmente e non c’è “Europe Assistance che tenga”, ottenere il soccorso desiderato, si trasforma in una vera e propria avventura, e la nostra, anche se a lieto fine, non fa eccezione.Da svariati anni Andrea e io amiamo “svernare” in Marocco, e puntualmente, dopo le feste natalizie, assieme alla nostra adorata cagnetta Finny, che ha raggiunto la veneranda età di 16 anni, partiamo con la nostra nuova autocaravan (una semintegrale Adria su meccanica Fiat) verso l’estremo sud di questo splendido paese. Le tappe da percorrere oramai le conosciamo a memoria: da Tangeri, autostrada fino a El Jadida, dopo percorriamo la strada costiera fino alla splendida Essaouira, e proseguendo sempre sulla litoranea attraversiamo velocemente l’affollata e turistica Agadir; successivamente, Tiznit e infine Laayoune, Boujdour e Dakhla, ultimo avamposto a 300 chilometri circa prima del confine con la Mauritania.

NELLE MANI DI ALLAHMAROCCO: CAMPER GUASTO, E ORA?

di Cristina Odorizzi - foto di Andrea Mugnai

Una bella galoppata di circa 2.000 chilometri in cerca del caldo sole del sud.Questa volta però il nostro viaggio si è rovinosamente interrotto al paese di Boujdour, praticamente a solo 350 chilometri dalla nostra meta. Fortunatamente, arrivando a Boujdour, già dallo scorso anno, avevamo trovato un netto miglioramento della cittadina. Le strade più pulite e ordinate, l’asfalto rifatto, nuove costruzioni, le fatiscenti baraccopoli dove vivevano in tragiche condizioni i rifugiati del Saharawi, sparite, almeno apparentemente, dalla strada principale e, davvero inaspettato, è sorto dal nulla, considerando che siamo in piena hammada (deserto sassoso), un nuovissimo campeggio, il “Sahara Line”. Molto ben attrezzato, con tanto di bungalow, telefono e internet (cosa abbastanza rara da queste parti), anche se per inviare una mail ci vuole molta pazienza e una mattinata a disposizione per riuscire a connettersi. Il campeggio è gestito in maniera ineccepibile da Alaoui, il giovane figlio di uno dei proprietari.Solo casualmente ci siamo fermati a Boujdour: per acquistare il pane in una “boulangerie” che conoscevamo. Appena scesi dall’autocaravan ci rendiamo conto di avere inspiegabilmente la parete destra tutta schizzata di nero e una pozza d’olio per strada sotto il motore. Nessuna spia accesa sul

Intervento “d’urgenza” in Marocco

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cruscotto, nessuna segnalazione di guasto, sta di fatto che di olio nel motore non ne era rimasta neppure una goccia!!! Ovviamente Andrea ha lanciato una serie di imprecazioni, borbottando come una pentola di fagioli in ebollizione e arrabbiandosi ancora di più pensando che avevamo un mezzo nuovo, mentre in tanti anni di viaggi con mezzi più vecchi, non era mai successo niente di simile. Superato il primo momento

d’incazzatura generale, optiamo per la soluzione più logica: entriamo in campeggio, fortunatamente ubicato a pochi metri da dove eravamo e con l’assistenza di Alaoui che parla un francese corretto, comprende i nostri guai e ci contatta immediatamente un meccanico di sua fiducia per cercare di capire cosa poteva essere successo. Tempestivamente arriva il meccanico e con un malconcio tappeto si sdraia sotto il motore che seguita a gocciolare quel poco d’olio ancora rimasto negli ingranaggi. Dopo aver smontato lo smontabile a mani nude con un cacciavite spuntato ed essersi unto ben bene da capo a piedi, con l’aiuto da Alaoui che fa da traduttore, diagnostica la causa della perdita: si è rotta la guarnizione della pompa dell’olio e bisogna smontare la catena di distribuzione; se lui avesse le parti di ricambio, potrebbe ripararlo, ma i pezzi originali Fiat si trovano solo da Agadir in su e potremmo farli arrivare in due o tre giorni. Paghiamo la consulenza e poiché il nostro mezzo ha solo sei mesi di vita ed è ovviamente in garanzia, telefoniamo al numero verde dell’assicurazione. Naturalmente il numero verde dal Marocco non funziona, allora proviamo con il numero normale, dando via a un susseguirsi interminabile di telefonate fra noi e l’Europe Assistance, tanto che abbiamo dovuto acquistare una scheda telefonica marocchina per il

cellulare, perché con quella italiana sono bastati pochi minuti di conversazione per assottigliare il nostro credito (dal Marocco comunicare all’estero è carissimo, si paga sia per chiamare sia per ricevere). Alla fine della giornata di domenica, dopo una decina di telefonate intercorse fra noi e le gentilissime signorine addette alla nostra pratica, il risultato è il seguente: ci sentiamo lunedì mattina. In effetti, il giorno seguente veniamo

ricontattati sempre dalle cordiali e pazienti signorine dai nomi più svariati quali Blondine, Claudine…, le quali ci comunicano di aver sistemato tutto. In giornata verrà un camion a prelevare il mezzo e lo porterà alla più vicina officina autorizzata Fiat, ad Agadir, cioè a 850 chilometri a nord rispetto a dove eravamo. Ad Agadir, se la riparazione si protrarrà più di 24 ore, troveremo prenotato un hotel per il nostro pernottamento, ma il nostro trasporto fino alla meta non è previsto, dobbiamo pensarci noi. Da qui, i mezzi disponibili che portano ad Agadir sono: 1) autobus di linea proveniente da Dakhla con fermata notturna a Boujdour alle 4 del mattino, che con circa 16 ore di viaggio porta a destinazione (ma i cani non sono ammessi); 2) taxi collettivi, nei quali normalmente si entra in cinque persone, ma ne vengono stivate fino a sette e con il cane in collo era impensabile per il lungo percorso strizzati come sardine. Partendo da questo presupposto analizziamo soluzioni alternative: 1) io rimango al camping di Boujdour in bungalow assieme alla Finny a mie spese, e Andrea parte con l’autista del camion per Agadir e quando avrà riparato il mezzo tornerà a prendermi; 2) corrompiamo l’autista del camion per farci stare per tutto il viaggio sull’autocaravan. Quest’ultima è quella che preferiamo e attueremo senza ulteriori indugi.

Un gruppo di dromedari in vendita al mercato di Guelmime, Marocco

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Lunedì sera verso le 20 arriva il camion di soccorso e, anche se è buio, ci rendiamo conto che è un rottame, uno scassatissimo ferro vecchio pieno di ruggine riverniciato di giallo; unica nota di rilievo, un bel lampeggiante arancione posto sul tetto della cabina di guida. Nonostante le interminabili precedenti telefonate in italiano, francese e Arabo per le varie misurazioni di larghezza, altezza e lunghezza dell’autocaravan, riscontriamo che il camion inviato è stretto e corto, sarà un’ardua impresa caricare sopra il pianale il nostro mezzo. Visto il buio e l’ora tarda, preferiamo che l’autista si riposi e faccia una bella dormita prima di riprendere il viaggio e se ne riparli la mattina seguente, anche perché per viaggiare di notte sulle strade marocchine bisogna essere dei kamikaze. Lo chauffeur (come lo chiamano qua) dorme fino alle otto e trenta, poi deve pregare e fare colazione, quindi verso le nove e trenta cominciano le grandi manovre. Sposta a destra, sposta a sinistra, vai avanti, torna indietro. Sono le 12.30 quando riusciamo a far salire l’autocaravan sul camion, praticamente per larghezza con il calzascarpe, e per lunghezza con le ruote dentro il pianale; tutta la coda rimane di fuori. L’autista si rende conto che con il suo “vetusto” camion arriveremo forse a Laayoune, cioè fra soli duecento chilometri. Dopo aver telefonato al suo boss, che dirige l’ufficio del servizio assistenza corrispondente in Marocco dell’Europa Assistance, l’autista ci comunica

che a Laayoune troveremo un camion più grande che ci porterà ad Agadir. L’autocaravan viene legata come un salame e alle 13 finalmente tutti a bordo, partiamo alla folle velocità di quaranta chilometri l’ora (in discesa forse tocchiamo anche i 50).Dallo scarico della marmitta sbuffa un fumo nero e denso da sembrare una ciminiera a carbone, mentre il motore ci rimbomba con un rumore metallico da valvole sbiellate simile a tanti tamburi a una festa di paese. Così, traballanti e assordati dal frastuono, verso le diciotto arriviamo davanti all’ufficio del boss in pieno centro di Laayoune, in una stradina stretta e piena di traffico, facendo attenzione a scansare palme e parabole satellitari appese al di fuori dei balconi. Dopo i convenevoli di rito, il boss ci spiega che il camion che prevedeva potesse portarci ad Agadir, forse è troppo stretto, perché essendo adibito al trasporto di auto, ha doppio pianale, i montanti che ci sono lateralmente, con il movimento stradale urterebbero nella carrozzeria dell’autocaravan. Comunque andiamo al deposito per ulteriori misurazioni. Si parte sempre sul rumoroso e scoppiettante camioncino giallo verso il garage dove ci aspetta l’altro camion. Dopo due ore di consulta fra i vari autisti e il boss (noi in 5 minuti gli avevamo predetto che non ci stava), ci propongono questa soluzione: il camion giallo, anche se molto lentamente, potrebbe portarci ad Agadir! Nel frattempo, le sempre molto presenti signorine dell’Europe Assitance, ci

Il carro attrezzi che ha soccorso i protagonisti del racconto

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telefonano in continuazione e non capiscono come mai siamo sempre fermi a Laayoune, l’officina Fiat di Agadir ci aspetta e vogliono sapere quando arriviamo. Anche noi saremmo curiosi di saperlo! Contemporaneamente il fatiscente camion giallo ha dato il suo ultimo sbuffo

di vita, ha rotto il cambio e non ingrana più le marce, praticamente ha smesso di funzionare. Penso che gli abitanti di Laayoune ci conoscano tutti, poiché prima che si fermasse del tutto, abbiamo girato in lungo e in largo il paese sopra il camion e specialmente a una rotonda, dove la guardia municipale preposta a regolare il traffico, dopo la quarta volta che ci vedeva transitare si è messa a ridere anche lei. Il massimo però è stato quando il camioncino giallo si è guastato in piena “tangenziale” a uno svincolo, dove, bloccati in mezzo al traffico, non facevamo passare più nessuno. Al contrario di noi italiani, i marocchini sono molto pazienti e comprensivi; fosse successa una cosa del genere a casa nostra, le imprecazioni e i clacson si sarebbero sentiti a chilometri di distanza, ma in Marocco è una cosa normale che un mezzo si possa rompere in mezzo alla strada. Aspettiamo fiduciosi l’arrivo di una jeep che in fila indiana (jeep+camion+camper) ci porta al parcheggio iniziale, sempre scansando alberi e parabole, davanti all’ufficio del boss “Salam Assistance”. Ci viene fatta una nuova proposta: ci sarebbe un altro camion, a loro dire molto grande, in arrivo da Marrakech, che però non sarà a Laayoune prima di mercoledì sera, quindi fino a giovedì mattina non si riparte per Agadir. Non possiamo altro che accettare l’ennesima soluzione!Dormiamo appollaiati nell’autocaravan con un traffico per strada incredibile; a sera le vie del centro si popolano di persone a passeggio e si riempiono di bancarelle improvvisate che vendono un po’ di tutto,

dalla frutta all’abbigliamento, illuminate dalla fioca luce delle lampade a petrolio. Fortunatamente prima della mezzanotte rientrano tutti a casa e noi possiamo meritatamente prendere sonno. È mercoledì e siamo in attesa del famoso camion proveniente da Marrakech.

Se si considera che ci aspettano ancora più di 650 chilometri prima di arrivare alla Fiat di Agadir, e che in tre giorni siamo riusciti a farne solo 200, ci prende lo sconforto. Finalmente la notizia: nel primo pomeriggio arriva il camion agognato, e in effetti, almeno apparentemente, molto più nuovo del precedente e con un pianale di carico adeguato, almeno per larghezza, alle dimensioni del nostro mezzo.Nasce ora il problema di scaricarci dal camion giallo (impresa durata tre ore per salire) e ricaricarci su quello “nuovo” di colore verde. E così, per tutto il pomeriggio, siamo stati sballottati da un mezzo all’altro fino alle 19 di sera, relegati questa volta però non in piano, come sul camion giallo, ma in una scomoda posizione obliqua, come fossimo in una salita con la pendenza di un buon 20%. Pazienza, dormiremo al contrario e cammineremo all’interno dell’autocaravan attaccandoci alle maniglie per non andare a sbattere contro la porta del bagno. L’unica che non ha subito nessun trauma, è stata la nostra cagnetta Finny; si deve essere solo chiesta perché per scendere doveva farsi prendere in collo e fare un salto di oltre un metro per arrivare sul marciapiede a fare la pipì.Giovedì ore sette del mattino, dopo una nottata in discesa, che pareva di aver dormito in cordata ancorati su una parete in montagna, bussiamo a Mohamed, lo chauffeur che aveva dormito nella cabina del camion. Gli offriamo un’intera “cuccuma” di ottimo caffè italiano con dentro dieci cucchiaini di zucchero (ai marocchini, caffè e the piacciono dolcissimi) tentando di svegliarlo.

Il momento del carico del camper guasto sulla pedana del carro attrezzi

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Inverosimilmente si parte, tutti in cabina con l’autista, eccetto Finny, che molto comodamente rimane nella sua cuccia nell’autocaravan in discesa, incastrata fra un divano e la poltrona di guida. L’abitacolo della cabina del camion si presenta così: due posti davanti, uno per l’autista e l’altro per me, le poltrone sono sfondate e le molle si fanno sentire ai glutei; sul dietro, una specie di divanetto, dove si sistema Andrea, fra bottiglie di plastica, fogli, documenti, coperte e guanciali. Il cruscotto è illeggibile, di tutti gli strumenti esistenti funziona solo quello del livello del gasolio. Il parabrezza è tutto rigato, e si riesce a vedere un po’ alla meglio solo dalla parte del guidatore, le tendine laterali, di colore indefinibile, legate con lo spago, unte e bisunte, completano l’arredamento. Il motore fortunatamente è abbastanza brillante, l’unico rumore sinistro sono le frecce, che il loro suono metallico tipo clik-clak ricorda la sveglia ingoiata dal coccodrillo che rincorreva Capitan Uncino nella favola di Peter Pan.Mohamed è un piccolo uomo molto timido, taciturno, parla pochissimo il francese e, cosa abbastanza eccezionale da queste parti, non fuma; tutto l’opposto del primo camionista che per fare 200 chilometri non gli sono bastati due pacchetti di sigarette! Appena partiti, l’alba non è ancora spuntata, c’è molta umidità nell’aria e una fitta nebbia riempie tutta l’hammada, tanto da sembrare di essere invece che in Marocco, nella pianura Padana. Andando avanti con il calore del sole che sorge, tutto si dissolve ripulendo l’intero paesaggio. Comincia così la lunga risalita verso nord, e anche se questa strada l’abbiamo percorsa decine di volte, è comunque una scoperta, perché viaggiando con un locale, altre novità si aggiungono alle nostre precedenti esperienze. Verso le nove del mattino ci fermiamo per una sosta in una delle tante “stazioni di posta” nel minuscolo paese di Tah. Pane caldo inzuppato nell’olio e un bricco di the bollente, è la colazione tipica dei camionisti. In questa specie di bar-drogheria, che non è altro che una baracca con il tetto di lamiera, si vende un po’ di tutto: farina, the, bombole di gas, sale, zucchero, pane ecc. Mohamed acquista due sacchi da cinquanta chili l’uno di farina e dieci scatole di the verde da due chili la confezione: non si capisce se per uso personale o se era un’ordinazione. Fino al paese di Akhfennir è considerata zona “franca”, noi sapevamo che il carburante costava meno rispetto al nord del Marocco, ma a quanto pare hanno un costo inferiore anche cose di prima necessità quali farina e the. La cosa però che più ci ha colpito sono stati i rigidi controlli da parte della polizia verso i camionisti: numerose sono le pattuglie che stazionano per la strada sia all’ingresso sia all’uscita di ogni paese.Con noi, turisti stranieri in autocaravan, non hanno mai fatto storie, al massimo hanno chiesto documenti e comunque sempre sorridenti e con la massima gentilezza. Con i camionisti, invece, una ferrea disciplina, accompagnata da evidenti “tangenti”. Siamo fermati a tutti (e sottolineo tutti) i posti di blocco esistenti lungo i 650 chilometri che ci separano da Agadir. Notiamo che Mohamed, di nascosto, prepara i soldi della tangente,

pochi Dhiram in verità, ma moltiplicati per i numerosi camion che transitano sull’unica strada asfaltata esistente che va da nord a sud del Marocco, alla fine della giornata i pochi spiccioli diventano una discreta cifra e alla fine del mese, quasi un secondo stipendio per il poliziotto di turno.Quando il camion è fermato dalla Gendarmerie Royale intercorre uno scambio di saluti: salam aleikum (la

pace sia con te), aleikum salam, è la risposta; nel mentre, la mano di Mohamed scivola dal finestrino e riempie di monetine quella della guardia senza che occhi indiscreti vedano. Ufficialmente poi è formulata la domanda di rito: “Da dove vieni”? “Laayoune”! “Dove vai”? “Agadir”! Anche se noi non comprendiamo l’arabo, erano evidenti le domande, visto che le risposte erano sempre le stesse.Fra camionisti comunque vige una stretta collaborazione e come in Italia si segnalano sia lampeggiando con i fari, sia gesticolando con le mani, quando in prossimità del percorso c’è in agguato la Gendarmerie Royale. Per comunicare ci sarebbe anche il C.B., ma come tutto il resto degli strumenti di bordo non funziona. Proseguendo verso nord arriva l’ora di

Una “vista” familiare: l’officina autorizzata Fiat ad Agadir

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pranzo. Facciamo sosta nella cittadina di Tan-Tan, dove degustiamo un ottimo Tajine (tipico piatto marocchino a base di montone e verdure), peccato che abbiamo dovuto mangiarlo frettolosamente e con una sola mano; l’altra era impegnata a scacciare nuvoli di mosche che si depositavano sul tavolo. Durante il breve pasto siamo riusciti a comunicare con Mohamed, abbiamo capito che è sposato, che ha due figli, un maschietto

di 4 anni e una femmina di 7 (o viceversa). Gli abbiamo promesso che oltre a offrirgli la colazione e il pranzo, quando saremo arrivati ad Agadir, gli doneremo dei vestiti e dei giocattoli per i suoi figli. Con noi portiamo sempre dei regali per i bambini che troviamo lungo il cammino nei villaggi più sperduti, piccole cose che rallegrano i loro ma anche i nostri cuori.Si riparte, e con una bella tirata, senza mai fermarci, dopo tredici ore di allucinante viaggio, arriviamo nel buio più completo davanti alla concessionaria Fiat di Agadir. Nel frattempo, le signorine dell’Europe Assistance ci avranno fatto a dir poco ulteriori dieci telefonate, informandosi di volta in volta dove eravamo e quando saremmo arrivati al centro assistenza, rimanendo ogni volta sempre più meravigliate dei

nostri racconti. Un servizio ineccepibile, niente da ridire, ma loro chiamavano da Parigi e con tutta la buona volontà, non potevano rendersi conto di quali fossero i tempi tecnici marocchini. Tre persone ci stanno aspettando per scaricare l’autocaravan dal camion, impresa ardua, la stessa occorsa per caricarlo! Con l’aiuto di un francese e un tedesco, anche loro fermi con l’autocaravan per riparazioni, riusciamo in meno di un’ora a scendere dal camion. L’officina ovviamente è chiusa, e fino a domani mattina non se ne parla. Ringraziamo tutti, salutiamo Mohamed e come promesso gli regaliamo uno scatolone di roba per i suoi figli, sarà l’unica occasione in cui lo vedremo sorridere. Finalmente con i piedi per terra, ci facciamo una bella doccia e verso mezzanotte un meritatissimo piatto di spaghetti, aglio, olio e peperoncino, prima di addormentarci in un sonno ristoratore.Venerdì mattina alle otto, l‘officina della Fiat apre i battenti e dopo i vari consulti ci dicono che in giornata verrà effettuata la riparazione. Intanto le signorine dell’Europe Assistance continuano imperterrite a informarsi sull’evolversi della situazione. Il muezzin (colui che richiama i fedeli alla preghiera) fa sentire il suo canto dal minareto più vicino, e mentre scoccano le 12, non hanno ancora iniziato a smontare il mezzo. Fortuna ha voluto che dei nostri amici di Milano, anche loro camperisti, arrivati il giorno prima ad Agadir, contattati telefonicamente sono venuti a prenderci e in attesa della riparazione, siamo andati con loro al porto a gustarci un’ottima frittura di pesce misto. Nel pomeriggio, gli operai del centro assistenza Fiat hanno incominciato i lavori e lo chef dell’officina, con tanto di giacca e cravatta, ci ha assicurato che per le 18 sarà tutto a posto. Siamo nelle mani di Allah! Il centro autorizzato Fiat, con annesso salone espositivo per la vendita di auto, è ben tenuto e ultramoderno; ciononostante le riparazioni vengono fatte per strada, sul marciapiede: un pezzo di cartone per terra e sdraiati sotto il motore gli operai sentenziano la stessa identica diagnosi del meccanico interpellato a Boujdour. Si è rotto il paraolio della pompa e si deve sostituire; fra l’altro riconosciuto dalla stessa Fiat come difetto di fabbricazione e cambiato con uno nuovo già modificato. Valore commerciale 25-30 euro, ma fra il trasporto del mezzo e la mano d’opera, penso che l’assicurazione abbia pagato una discreta cifra, anche se i prezzi marocchini sono decisamente inferiori ai nostri. Basti pensare che un capo meccanico percepisce un mensile pari a 180 euro ed è da considerarsi un discreto stipendio. Miracolosamente, alle 18 è tutto rimontato. Ultima telefonata con le squisite signorine dell’Europe Assistance che anche loro hanno confessato di non credere di arrivare in fondo alla questione, quindi ringraziamo gli operai per la loro gentilezza e la loro efficace professionalità.L’indomani di buon’ora si riparte, torniamo verso sud, il nostro spirito di avventura si è risollevato, e non sarà certo un paraolio a fermare la nostra vacanza in Marocco. Dakhla, aspettaci, stiamo arrivando!

Una “vista” familiare: l’officina autorizzata Fiat ad Agadir

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Raduno camperistiFiculle (TR), 22-23 24 novembre 2013

In un angolo dell’Umbria sud-occidentale, versante set-tentrionale del Monte Nibbio, c’è Ficulle, paese medie-vale posto su un crinale dal quale si domina una splen-dida vallata che tra boschi, calanchi, oliveti, vigneti e prati fioriti si spinge fino alle pendici dell’Amiata. Posto a 500 metri sul livello del mare, si trova immerso in un ambiente intatto che presenta tutte le emergenze del-la collina umbro-toscana, dove natura e cultura sono in perfetta sintonia e contribuiscono a formare un luo-go in cui è possibile praticare l’arte del “vivere bene”. Fu abitata già in tempi remoti dagli Etruschi. Nel 1292 Ficulle è elencato nel catasto orvietano tra i domini diretti di quel comune. Dopo il dominio della famiglia Bovaccini, la città passa sotto il dominio dei Filippeschi e poi dei Monaldeschi, anche se questi ultimi gover-narono in nome e per conto dello Stato della Chiesa. Nel 1432, in seguito alla cacciata da Ficulle di Gentile Monaldeschi, il feudo passò alle dirette dipendenze della Santa Sede. Oggi la città è cinta entro le mura, vi si giunge passando per scalette e viuzze, che talvolta si allargano a formare angoli pittoreschi e piccoli slarghi.

LA CITTà DELL’OLIO RADUNO CAMPERISTI A FICULLE

di Villelmo Marcucci

Una suggestiva vista dello skyline di Ficulle. In basso: la Rocca del Sole

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Programma di massima per il Raduno, che per ragioni orga-nizzative potrebbe subire variazioni.

Venerdì 22 novembreDalle ore 18 - Accoglienza degli equipaggi presso il par-cheggio area di sosta di Ficulle (situato all’interno del parco pubblico).

Sabato 23 novembreMattinata libera, visite consigliate: Monteleone d’Orvieto, Castello della Sala, Abbadia di San Nicolò al Monte.Ore 14 - Partenza dall’area di sosta per visita guidata al cen-tro storico e alla Rocca. Ore 20 - Cena presso il ristorante “LE FONTANE” a Ficulle.Menu cena - Antipasto: fantasie e sfiziosità tipiche umbre delle “Fontane”; primo: tagliatelle al ragù bianco di chiani-na; secondo: grand’arrosto misto di agnello a scottadito, spuntature e salsicce alla brace, pollo cotto nel forno a legna; contorno: patate al forno e insalata mista; dessert: tiramisù della casa; bevande: acqua, vino rosso e bianco della casa Doc, caffè e limoncello.

Domenica 24 novembreOre 11 - Degustazione “olio nuovo” e prodotti tipici locali presso il frantoio Gasparri. Rientro libero.

Modalità di adesioneIl numero massimo di partecipanti è di 40 equipaggi o 100 persone; quindi, per non rischiare di trovare il raduno già completo, prenotare il prima possibile. La prenotazione è obbligatoria e dovrà essere inoltrata all’Associazione Regionale inCHIANTI in ore serali a: Giorgio 333 6617754 - 055.740533, email [email protected] 338 6380383 - 055.2312664email [email protected]

Quota di PartecipazioneAdulti 32 euro a persona, bambini da 0 a 6 anni gratis, da 7 a 12 anni 17 euro. La quota comprende il parcheggio a noi riservato, visita al centro storico con guida, cena del sabato sera e degustazione della domenica mattina.

ImportanteAl momento della prenotazione dovrà essere effet-tuato un versamento su cc/pp n. 26188508 oppu-re bonifico bancario utilizzando il nostro codice IBAN IT40N0760102800000026188508 intestato a Associazione Regionale inChianti, dell’importo di euro 17 a persona inviando copia della ricevuta di versamento via fax al n. 055.740533. L’acconto è necessario per motivi tecnici orga-nizzativi. In caso di disdetta, che dovrà pervenire almeno dieci giorni prima del raduno, l’acconto versato sarà resti-tuito, mentre in caso di annullamento in tempi successivi l’acconto NON potrà essere reso.

SuggerimentoPer essere informati dei nostri raduni inviate la vostra ri-chiesta all’indirizzo email: [email protected] o consultate il nostro sito web www.inchianti.org

Per raggiungere il parcheggio a noi riservatoDa Nord e da Sud, Autostrada del Sole (A1) Firenze Roma: uscita Fabro, seguire l’indicazione per Ficulle, poi seguire le indicazioni Area di sosta camper.Coordinate GPS: N 42° 49’ 49,1” E 12° 4’ 6”

PER SAPERNE DI PIÚPER SAPERNE DI PIÙ

Scorcio della Rocca da Via delle Mura

All’interno della città troviamo le due Rocche medieva-li, una posta a difesa della Porta del Sole, che guarda la stupenda vallata, e l’altra a pianta semicircolare, che vi-gila verso Nord. Da ammirare, inoltre, ”Via delle Mura”, un balcone naturale che spazia sulla vallata del Chianti. Ci sono pregevoli monumenti come l’Antica Pieve di Santa Maria Vecchia costruita intorno al 1200 che pre-senta un portale gotico di pregevole fattura e alcuni im-portanti affreschi della seconda metà del Quattrocento. Il nome Ficulle deriva dal latino “figulus”, che significa vasaio, e ancora oggi è il paese “de le cocce”, l’arte della terracotta che si tramanda da lontanissime generazioni. Lavorata al tornio da mani che ripetono gesti trattenuti da una memoria senza tempo, la creta si modella in for-me essenziali ma di forte valenza estetica, che vengo-no prima essiccate al sole, poi colorate con facili segni di verde e marrone, infine cotte in appositi forni da cui escono oggetti semplici, ma efficaci (brocche, panate, “scole”, conche, ma anche piatti, bicchieri, tazzine, sal-vadanai ecc.).Ficulle è anche “città dell’olio”, che con le sue assolate colline e il particolare microclima fanno sì che si produ-ca un eccellente olio extravergine di oliva con denomi-nazione Dop.

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VI Gran Galà del Tortél DólsSabato 5 e domenica 6 ottobre 2013Colorno (Parma)

L’Emilia, da sempre terra di cultura enogastronomica, celebra uno dei suoi prodotti più prelibati: il Tortél Dóls di Colorno, il rinomato primo piatto che fu in grado di conquistare anche il raffinato palato della duchessa Maria Luigia D’Austria. Sabato 5 e domenica 6 ottobre 2013 il comune di Colorno, in provincia di Parma, si ve-ste a festa con il VI Gran Galà del Tortél Dóls, l’evento gastronomico culturale organizzato dalla Confraterni-ta del Tortél Dóls, gruppo di appassionati gourmand nato per promuovere la tradizione culinaria della Bassa Parmense, custode di importanti specialità gastrono-miche, come il Culatello di Zibello.Frutto di un’antica ricetta, tipica del luogo, nel tempo il Tortél Dóls ha saputo farsi apprezzare anche dai palati più esigenti, merito del caratteristico sapore agrodol-ce della farcia, a base di mostarda e vino cotto, rigoro-samente fatti in casa. Alla base del goloso ripieno vi è infatti la mostarda che annualmente le rézdore (termi-ne dialettale per indicare le donne di casa) preparano,

TORTéL DóLS A COLORNOLA PASTA RIPIENA TIPICA DELLA BASSA PARMENSE

Un primo dal cuore dolce: il tortello che conquistò il palato della duchessa Maria Luigia d’Austria

utilizzando i frutti antichi del territorio: mele cotogne, pere nobili e cocomero bianco.La tipicità del Tortél Dóls è stata riconosciuta nel 2010 anche dalla Camera di Commercio di Parma che ne ha registrato il disciplinare di produzione e il logo “Tortél Dóls di Colorno”, facendo di questo goloso tortello un primo piatto esclusivo a livello nazionale, inserito da Slow Food nelle Comunità del Cibo. Un primo piatto unico nel suo genere che potrà essere degustato du-rante il VI Gran Galà del Tortél Dóls, un grande mo-mento di festa, arricchito da mercatini tematici, stand enogastronomici, spettacoli, esposizioni artistiche e spazi per i più piccoli, il tutto immerso nella splendida cornice della piazza di Colorno, alle spalle della Reggia ducale, la cui bellezza le ha conferito l’appellativo di “Piccola Versailles”.Come di consueto a fare da padrino del Gran Galà sarà Stefano Bicocchi, in arte Vito, l’apprezzato attore bolognese che da anni ha legato la sua immagine e simpatia al Tortél Dóls. Proprio a Vito verrà affidato il compito di presentare il momento clou di tutta la ma-nifestazione: la Gara delle Rézdore, una sfida a colpi di tortelli tra le mani di 10 concorrenti. Le cuoche più

di Erika Ferrari

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Informazioni e programma completo: www.torteldols.it pagina Facebook: www.facebook.com/confraternitatorteldols

PER SAPERNE DI PIÚPER SAPERNE DI PIÙ

esperte provenienti dai 5 comuni del comprensorio di produzione del Tortél Dóls (Mezzani, Sissa, Torrile, Tre-casali e Colorno), si sfideranno nella preparazione del tipico piatto, alla presenza di una giuria selezionata, composta da gastronomi, giornalisti, chef, rappresen-tanti delle istituzioni.Le rézdore saranno inoltre protagoniste della giornata anche grazie allo spazio per la preparazione dal vivo del Tortél Dóls, una vera e propria cucina all’aperto, in cui si potrà ammirare la realizzazione della tipica pasta ripiena.

Durante il Gran Galà verrà allestito anche il Risto Baby, un laboratorio di cucina dove i bimbi potranno cucina-re per i loro coetanei e attendere l’arrivo di “Gustavo”, la mascotte del Tortél Dóls. Particolare attenzione da par-te degli organizzatori del Gran Galà è infine riservata ai visitatori che arriveranno a Colorno in autocaravan, con la possibilità di usufruire di speciali convenzioni. I turisti che prenderanno parte all’evento enogastronomico po-tranno infatti approfittare dell’occasione per visitare le bellezze del territorio, ricco di percorsi storico-culturali e naturalistici con rocche medievali, botteghe, osterie tipi-che e la disponibilità di numerosi percorsi ciclopedonali lungo gli argini del fiume Po.

Gli stand in Piazza. A sinistra: Gustavo, la mascotte della manifestazione

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ll Delta del Po, per metà amministrato e tutelato dalla Regione Veneto e per l’altra metà dall’Emilia Romagna è, nel suo insieme, uno degli ambienti più straordinari esistenti in natura. Ho già parlato su questa rivista del-le bellezze del Delta Veneto e, ben volentieri, completo con quelle del sud del territorio. Lo faccio con una perso-nale partecipazione essendo nata e vissuta a Ravenna e avendo ricordi incancellabili di un’infanzia trascorsa, nei periodi estivi, in una casa di caccia in mezzo alla piallas-sa (laguna) Piomboni, piena di anatre vere e finte (come richiami) e batane (barche piatte) mandate avanti con paradelli (un’asta con una biforcazione nel fondo). Era la libertà totale, anche se mia nonna ci rincorreva con la scopa perché ci sporcavamo col fango dei canali, lo stesso che nel tempo si è trasformato in “oro nero” per le locali terme. Poi il dolore immenso negli anni sessanta nel dovere abbandonare questo paradiso per fare spa-zio all’industria chimica, considerata fondamentale per il nostro futuro. Fu un errore imperdonabile sotto tutti i punti di vista e ancora oggi ne paghiamo le conseguen-ze: inquinamento atmosferico, subsidenza (abbassa-mento del terreno) e miliardi spesi per asportare fanghi tossici. Percorrendo la strada che da Ravenna va verso Porto Corsini (via Baiona) si ha l’esatta visione di questo dualismo. Da una parte la meraviglia di una natura con acqua, alberi e uccelli e dall’altra l’industria (oggi molto meno), dalla quale dipendiamo per esigenze diventate primarie. Col passare degli anni si è capito che il nostro vero patrimonio è l’ambiente, da salvaguardare per la sopravvivenza di tutti. Le zone umide di questa parte del Delta, con la loro flora e fauna, sono diventate Parco protetto nel 1998, gestito fin dal 1996 da un Consorzio emiliano-romagnolo, del quale fanno parte le province di Ferrara e Ravenna con i Comuni di Alfonsine, Argenta, Cervia, Codigoro, Comacchio, Goro, Mesola, Ostellato e Ravenna. L’intero Delta oggi rientra nella “Rete Natura 2000”, un organismo che tutela habitat particolari dell’U-nione Europea. Attraverso il racconto storico si risale alle trasformazioni di un territorio sempre mutevole e instabile nel tempo. Ravenna ha monumenti e mosaici conosciuti in tutto il mondo, ma non tutti sanno dei suoi continui cambia-menti geologici. La cupola della tomba di Teodorico (VI sec.), un monolite in pietra d’Istria di 300 tonnellate, fu possibile issarla sul basamento attraverso l’uso di bar-che perché il mare, che ora dista circa 7-8 chilometri, arrivava fin lì. Il porto militare romano di Classe scom-parve nella palude e i monumenti ravennati più antichi

hanno i pavimenti originari interrati (Galla Placidia, di un metro e mezzo). Il fiume Po, con la sua foce a delta, sedimento dopo sedimento, si protende verso il mare, cambiandone continuamente l’orografia. Fra qualche secolo ci saranno altri itinerari su questi litorali. L’uomo è intervenuto bonificando i terreni, utilizzando idro-vore per irreggimentare le acque entro possenti argini e per utilizzare al meglio quanto è stato recuperato. In quest’area protetta, di oltre 52 mila ettari, si trovano re-altà naturalistiche fra le più varie: alvei, spiagge, lagune, paludi, foreste allagate, boschi, pinete... accanto alle te-stimonianze lasciate dall’uomo: zone archeologiche, ab-bazie, ville patrizie, case rurali, saline, tutte da scoprire.

I LUOGHI DEL DELTA DEL PO LUOGHI E STORIE DAL VERSANTE EMILIANO-ROMAGNOLO

di Marisa Saccomandi

Lavoriere e casoni nelle valli di Comacchio

COMUNE DI COMACCHIO (FE)INSTALLANO LA SEGNALETICA ANTICAMPER VIOLANDOLA LEGGE. IL SINDACODEL MOVIMENTO 5 STELLE NON RISPONDE.

Documento completo aprendo http://www.coordinamentocam-peristi.it/contenuto.php?file=files/ancora_divieti/index.html

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A PIEDI, IN BICICLETTA, IN BARCA, A CAVALLO: RAVENNA E DINTORNI.La Romagna si trovò coinvolta nella trafila garibaldina e Garibaldi non sarebbe mai riuscito a sfuggire agli au-striaci se gli abitanti del luogo non l’avessero aiutato a superare canali melmosi, rovi impenetrabili, paludi come sabbie mobili. Anita invece ci morì. Non per colpa dell’ambiente, ma per la caparbia volontà di ricongiun-gersi all’Eroe nonostante l’avanzata gravidanza, pren-dendosi la malaria durante il viaggio con la conseguente morte del feto e la sua a 28 anni, per setticemia (4 agosto 1849). Questa tragica/romantica avventura, potrebbe raccontarvela il custode della Fattoria Guiccioli, Paride Danesi (tel. 335 6177239), appassionato cultore di storie risorgimentali, visitando la casa rurale di Mandriole, accuratamente restaurata e trasformata in museo. Ac-canto ai reperti garibaldini si trova il letto dove Anita morì. Vicino al Museo un cippo ne ricorda la tempora-nea sepoltura, anche questa romanzesca. È possibile visitare la tenuta partendo in bicicletta (a noleggio) dal vicino Museo NatuRA di Sant’Alberto (Tel. 0544 528710) che ospita un Centro visita con materiale informativo e una raccolta ornitologica di assoluto pregio, lascito di un naturalista ravennate. La pedalata si svolge lungo l’argi-ne del fiume Reno, offre scorci panoramici sulle Valli di

Comacchio e la possibilità di deviare verso la penisola di Boscoforte, un altro habitat ricco di specie ornitologi-che, come le colonie di fenicotteri rosa.Queste valli furono teatro di cruente battaglie durante l’ultima guerra mondiale. L’Isola degli Spinaroni è uno di questi luoghi della memoria, raggiungibile in barca o in canoa, si trova nel-la piallassa Baiona (1.283 ettari), dietro Marina Romea, oggi piena di capanni da pesca. In quest’isola si trova un capanno partigiano restaurato, a ricordo di uomini e donne che per la liberazione della propria terra combat-terono e morirono. I romagnoli sono persone schive ma passionali e hanno sempre lottato per gli ideali nei quali credevano. Per inciso, in età post Stato della Chiesa, un mio bisnonno fece parte della locale setta degli “Ac-coltellatori” (una sorta di società di mutuo soccorso) e fu sorteggiato per punire un proprietario terriero che aveva ucciso a calci una povera donna incinta trovata a spigolare il grano rimasto dopo la mietitura. Per aver-la vendicata, il mio avo si fece 25 anni di galera e mio nonno, a richiesta, recitava l’arringa della difesa impa-rata a memoria, che terminava con un accorato ”…e voi volete condannare questo onesto malfattore?”. Il carattere romagnolo, orgoglioso e poco conciliante, sa riconoscere il valore della solidarietà nel far valere

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i diritti dei più deboli. Qui sono nati, dal bracciantato agricolo, i movimenti cooperativi e da questi i partiti e la moderna democrazia del nostro complicato Paese. I terreni agricoli del Delta del Po vennero assegnati a chi ci viveva, attraverso la riforma agraria (seconda metà del ‘900). Nella parte veneta, gli appezzamenti dati a singole famiglie vennero ben presto abbandonati per la diseconomicità delle rendite, mentre i terreni della parte emiliano-romagnola, lavorati in comune attra-

verso cooperative agricole, furono una risorsa per mi-gliaia di famiglie e per la conservazione dell’ambiente.Nel solco della memoria, merita una visita anche il Museo della Battaglia del Senio di Alfonsine, con reperti relativi al secondo conflitto mondiale che vide qui lo scontro tra tedeschi e truppe alleate. In un suggestivo rustico di cam-pagna dei dintorni , venne girato il film L’Agnese va a mori-re di Giuliano Montalto, una grande opera, nel quale il re-gista ha reso omaggio al ruolo fondamentale delle donne durante la Resistenza. Il carattere femminile romagnolo è speculare a quello maschile…mai sottomesso. Non è faci-le, in questa piatta campagna, trovare la casa in via Destra Senio 88 ad Alfonsine. Meglio chiedere informazioni sulla più frequentata Casa del Diavolo, un confortevole agritu-rismo dove (su prenotazione) si possono gustare i prodot-ti tipici del Delta (tel. 338 800 2962). La titolare Brunella Baioni, vi farà visitare l’adiacente “Casa dell’Agnese”.

PUNTA ALBERETE Sempre nel ravennate, a pochi chilometri dalla città lungo la via Romea, non va persa la passeggiata, obbli-gatoriamente a piedi, nella Foresta allagata di Punta Al-berete. E’ una porzione di territorio così raro e prezioso da essere definito “l’ultimo relitto di valli dolci ravenna-ti” tutelato e protetto perché non scompaia del tutto. Il percorso ad anello è obbligato, non è possibile aspor-tare o disperdere niente, solo guardare e fotografare.

Se si entra in questo rapporto rispettoso verso la natu-ra ci si sentirà parte di essa e subentrerà quello stupore primordiale che lascia senza parole per tanta bellezza così generosamente offerta...troppa, personalmente avrei escluso dalla creazione zanzare e rettili. La visi-ta può durare qualche ora, ma se viene fatta con una guida o un naturalista, potrebbe prolungarsi di mol-to per l’osservazione delle infinite specie vegetali con fiori ed erbe rare. In primavera il verde smeraldo della vegetazione abbaglia, mentre in autunno il rosso del viburnum emerge fra i grigi e verdi della palude. Po-trebbe sfinirvi il voler scorgere e fotografare, secondo le stagioni e in apposite postazioni: aironi, ibis, gallinel-le d’acqua, il timido e diffidente tarabusino, miriadi di passeriformi, folaghe, oche selvatiche, cigni, la cicogna bianca, gru, pavoncelle, rapaci come il falco pescatore, il gufo di palude...

Tutti a Boscoforte (Ravenna) per l’avvistamento dei fenicotteri rosa

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Ravenna possiede altri due grandi polmoni verdi, a Nord la Pineta di San Vitale, a sud la Pineta di Classe.

POMPOSA, PORTO GARIBALDI, COMACCHIO AR-GENTA E OSTELLATOFanno parte della Provincia di Ferrara questi territori del Delta, visitabili a piedi, in bicicletta, a cavallo, in mo-tonave, barche elettriche, ecobus, golf car elettriche….Se gli itinerari vengono percorsi col camper, per la so-

sta non c’è che l’imbarazzo della scelta, dagli agrituri-smi con noleggio bici e cavalli (Prato Pozzo ad Anita è uno dei più attrezzati, tel. 0532 801 058), ai campeggi sul mare, alle aree di sosta pubbliche e private... La parte nord del Delta comprende gioielli come l’Ab-bazia di Pomposa (costruita nel medioevo sopra un’i-sola), col campanile che svetta come fosse un faro (48 metri) e, sul litorale, spiagge e lidi immersi nel verde a ridosso delle lagune. Sempre a nord, Mesola col suo

Castello, ora Centro di Educazione Ambientale e il suo gran Bosco, un’antica formazione forestale autoctona, già terreno di caccia degli Estensi. Una delle più belle gite in barca è quella che parte da Goro verso la propaggine finale della Bocca del Po di Goro, dove venne costruito un grande faro alto 22 me-tri, con la sottostante casa del guardiano, oggi adibita a ristoro. Le gite in motonave sono particolarmente ap-prezzate dai turisti per la possibilità di navigare, pesca-re e pranzare a bordo. Da Gorino il percorso è fattibile anche a piedi o in bicicletta con diversi punti sosta per il birdwatching. A Porto Garibaldi ci si trova coinvolti nel pittoresco fermento dei pescherecci con relativo mercato del pesce. Il connubio arte-natura si è realiz-zato nella vicina Comacchio, definita un museo a cielo aperto per il suo centro storico recuperato nei monu-menti più importanti e le case, dipinte nei colori natu-rali, si riflettono sull’acqua dei canali. Sotto il seicente-sco Portico dei Cappuccini si trova l’entrata alla Mani-fattura dei Marinati, un museo con le tipiche barche e attrezzi per la pesca, vicino ad una grande sala con spiedi verticali sui quali venivano arrostite le anguille per poi marinarle. La pesca, nel passato, era l’unica ri-sorsa della zona e facendo un giro in barca nelle valli circostanti si ricostruisce la dura vita dei pescatori. Nel periodo della pesca alle anguille gli uomini si trasferi-

L’incredibile foresta allagata di Punta Alberete, in provincia di Ravenna. Sotto: nella Valle Campotto ad Argenta, in provincia di Ferrara, è possibile fare escursioni sui barconi

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vano nei casoni dal tetto di canna costruiti su esigue lingue di terra emersa, dalle valli di acqua salmastra e iniziavano a lavorare nella prima notte di burrasca in autunno, fino a febbraio. Non è facile catturare le an-guille, intrappolarle nei lavorieri - pali infissi nell’alveo dei canali a forma di punta di freccia - dove nelle prime gabbie rimanevano imprigionati cefali e orate mentre nella seconda, dai pali più fitti, i viscidi capitoni. È an-cora misterioso il ciclo di vita di questa specie di cui l’unica cosa certa è che per riprodursi debbono ritor-nare da dove sono venute: il Mar dei Sargassi a 5000 km. di distanza. Questo rito si è quasi estinto per colpa della dissennata pesca in mare, con le reti a strascico e altre più sofisticate ma altrettanto micidiali dei grandi pescherecci che, asportando di tutto, mettono a serio rischio la sopravvivenza di una specie che non è in gra-do di riprodursi in cattività. Solo il 2% delle ceche o avannotti (anguille piccole) ri-esce a rifare l’antico percorso, il cosiddetto novellame viene catturato e venduto agli allevatori. Credo non vada taciuta la precarietà di un ecosistema secolare, messo in pericolo dall’uomo che potrebbe distrugger-lo, anche moltiplicando, specie non compatibili con questo ambiente. Visitando in barca le valli di acqua dolce di Campotto, vicino ad Argenta, si notano grandi reti a gabbia a pelo d’acqua (localmente chiamati cugol), usate per la cat-tura del pesce siluro, un micidiale predatore alloctono che sta letteralmente facendo fuori la fauna locale.

Questo “mostro”, mangiando di tutto (nutrie comprese), può raggiungere i 2 metri di lunghezza e il quintale di peso. Se catturato dalle guardie forestali viene trasfor-mato in mangime, ma altri lo commerciano, nei paesi dell’est è considerato una prelibatezza. Un altro killer è il gambero rosso della Louisiana, predatore e distruttore di argini, inserito negli anni ’80. Le sue carni dal “delicato sapore di fango” sono apprez-zate da aironi, garzette e fenicotteri, di qui l’enorme pro-liferazione di quest’ultima specie che si sta trasferendo dalla Camargue nei più accoglienti “chiari” del Delta. Fondamentale è il monitoraggio continuo. Altri ambien-ti pieni di storia e natura sono le saline, una a Cervia, l’al-tra a Comacchio.Sembrerà esagerato, ma ho solo accennato al tanto da vedere, e molto ho dimenticato. Non resta che venire direttamente per rendersene conto.

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PER SAPERNE DI PIÚPER SAPERNE DI PIÙ

Comacchio, la particolare prospettiva di Trepponti

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Il passato è un cassetto di ricordi nel quale sono ri-posti colori, parole, frammenti di vita, dove è sceso il silenzio; ma proprio quando pensi di averli perduti per sempre, ecco che riaffiorano nitidi dal buio della

memoria i sogni di bambino. È questa la storia che vi vo-glio raccontare.Sono sempre stato affascinato dalle gesta dell’epica ca-valleresca, di uomini che incarnavano i più elevati ideali, eroi sempre pronti a sacrificare la loro vita per proteg-gere i viandanti che da Canterbury o Santiago percor-revano la via Francigena, sino a Roma (vie Romee), per giungere in Terra Santa, uomini il cui onore era sacro come l’amore.Del resto si sa che ai ragazzi piace giocare alla guerra, simulando le scene di battaglie, e anch’io, quand’ero un ragazzo, amavo costruire armi con semplici pezzi di legno donati da un abile artigiano del mio quartiere di-sposto persino a darmi dei consigli. È così che i ragazzi iniziano a sperimentarsi e diventano uomini.Poi, crescendo, si scopre che la guerra non è un gioco e che molto spesso buoni e cattivi sono la stessa cosa. Non ci sono guerre sante o giuste; nel nome di quale Dio si potrebbe uccidere il proprio simile, nero, giallo o bian-co che sia? Vinti e vincitori continueranno a fare la vita di sempre: i problemi dei poveri restano tali sia che si trovino dalla parte dei vincitori che dalla parte dei vinti. Ma questa per i ragazzi è tutta un’altra storia.Ho ancora vivo il ricordo di mio nonno che nelle sere d’inverno mi narrava le intrigate avventure dei Paladini di Francia: Ruggero, Bradamante, Rinaldo e Marfisa, il flau s della sua voce si addentrava in quelle complicate vicende e si diffondeva nella stanza appena illuminata che avvolgeva le pareti che restituivano un caldo mini-malismo essenziale del vivere quotidiano. La storia spes-so era priva del classico preambolo del “c’era una volta...”. Per tanto tempo ho pensato al cane di Magonza, a que-sto terribile personaggio. Non riuscivo a capacitarmi cosa avesse a che fare un cane con i Paladini di Francia. Che si trattasse di un orribile sortilegio?! Evidentemente avevo capito male, si trattava di Gano di Magonza, il ma-rito della sorella di Carlo Magno, un traditore malvagio che seminava continuamente zizzania contro i valorosi e integerrimi Paladini. Il nonno narrava spesso la storia della Baronessa di Ca-rini, dei Beati Paoli o dei Paladini di Francia, come quel-la ad esempio di Ruggero e Bradamante, di cui voglio raccontarvi. Ecco la scena! Rodomonte, si aggirava nei pressi del campo di battaglia dando voce ai suoi pen-

sieri, ora elogiando il valore dei Francesi, ora urlando la sua irriducibile volontà a farne “carne da macello” per vendicare i compagni caduti nella battaglia appena conclusa. Mentre era assorto nei suoi travagliati pensie-ri, oggi si potrebbe dire “aveva un diavolo per capello…”, arrivò Bradamante, che senza tante cerimonie gli chiese di cedergli il passo per raggiungere il campo cristiano; fortuna volle, vista l’ira tremenda di Rodomonte, che nei paraggi si trovasse Ruggero, il capitano dell’eserci-to saraceno che fermò la mano del compagno d’armi mettendolo in fuga. Bradamante ringraziò il cortese ca-valiere, e alzando il suo elmo sussurrò (in falsetto) tra sé: “quanto è bello, me ne sono innamorata”. A quella visio-ne Ruggero esclamò: ”Ma voi siete una donna”, mentre

PUPI E PALADINI A PALERMO VIAGGIO NEL MITO TRA STORIA E LEGGENDA

di Valerio Lo Coco

Un pupo siciliano dipinto a mano

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pensava “quanto è bella, me ne sono innamorato”. Sep-pur imbarazzato Ruggero le manifestò il suo interesse dichiarandosi. Con aria soddisfatta Bradamante corri-spose alle lusinghe ma subito dopo si rattristò perché davanti a sé aveva un cavaliere saraceno.Pur essendo consapevoli del loro destino avverso, i due si abbracciarono, ma la scena amorosa venne presto in-terrotta dalla comparsa in scena della principessa Marfi-sa, guerriera saracena e presunta fidanzata di Ruggero. Seguirono scambi di parole e risentiti apprezzamenti tra le due donne e presto il litigio si trasformò nell’imman-cabile duello. Marfisa fu costretta a fuggire inseguita da Ruggero e Bradamante. Però il caso volle che i tre si ritro-vassero dinanzi alla tomba del Mago Merlino che poco dopo apparve nella penombra del chiaro di luna. Mer-lino amorevolmente rivelò loro un segreto: “Ruggero! Marfisa! siete fratello e sorella! E tu Bradamante lo potrai sposare!” Udendo questa rivelazione, i tre, si riappacifi-carono allegramente. La riacquistata serenità non durò a lungo. Agramante, Gran Sultano dell’esercito Saraceno, consigliato dal vec-chio Subrino, pensò di risolvere le sorti della guerra con un solo duello tra un guerriero saraceno e un cavaliere cristiano. Mentre Agramante scelse Ruggero, Carlo Ma-

gno, re dell’Impero Carolingio, scelse Rinaldo, fratello di Bradamante; così che Ruggero, per volere del suo sulta-no, si trovò costretto a sfidarlo in duello.Ma il prode Rodomonte, che sapeva già dell’intrigata vi-cenda amorosa, convince Agramante ad affidare a lui la missione per la risoluzione del conflitto.Quando ormai tutto appariva appianato ecco che nuo-vamente sopraggiunse un’altra difficoltà: Rodomonte, recatosi presso il campo del nemico per sfidare Rinal-do (prima spada del Re di Francia), spavaldamente non s’inginocchiò davanti al Re cristiano. E così Ruggero fu inevitabilmente costretto, di fronte al grave oltraggio, a battersi in duello con il suo vecchio compagno d’armi.Quando Carlo Magno raggiunge, col suo mantello rosso (per distinguersi dagli altri paladini), il luogo convenu-to per la sfida, Ruggero aveva già battuto Rodomonte, e allora Carlo Magno in segno di gratitudine e di rico-noscenza concesse il suo consenso affinché si potesse coronare il sogno d’amore tra Ruggero e la bella Brada-mante.Passarono i giorni, i mesi e gli anni e Bradamante porta-va in grembo un bimbo. Ruggero, saputo del lieto even-to ritornò dalla guerra; ma mentre attraversava il bosco, per raggiungere la sua adorata, incontrò una fanciulla, la

Altri due pupi. Il nonno dell’autore narrava spesso la storia della Baronessa di Carini, dei Beati Paoli o dei Paladini di Francia, come quella, ad esempio, di Ruggero e Bradamante a cui si accenna in queste pagine

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malvagia Leonilde, che fingendosi impaurita chiese aiu-to per essere scortata al castello dove era in agguato il perfido e invidioso Gano di Magonza, nonché acerrimo nemico di Rinaldo, fratello di Bradamante.Gano e Leonilde con la scusa dell’ospitalità versarono il vino migliore nella coppa di Ruggero che all’oscuro dell’inganno cadde inebriato in un sonno profondo. Nella notte i due crudeli lo uccisero. Ruggero apparve in sogno a Bradamante, e dall’aldilà le gridò con voce flebi-le: ”Bradamanteeee, Bradamanteeeee, non mi aspettare piùùùùù, sono mortooooo. Sono stato assassinato da Gano di Magonza e Leonilde. Il mio corpo ora giace in fondo al fiume. Mi raccomando il nostro piccolo bimbo, abbi cura di luiiiiiiii” e poi svanì.Bradamante e Marfisa attaccarono il castello di Gano di Magonza, tagliarono teste a destra e a manca, sbu-dellarono pance e uccisero tutti per vendicare il prode Ruggero. E con queste parole il nonno terminò una delle tante storie dei Paladini di Francia.Queste storie il nonno, le aveva apprese dalla tradizione orale dei “cuntastorie”, molto simili a quelle narrate dal “cantastorie”. Il cuntastorie narrava le vicende storiche in maniera fantastica, evocando la leggenda del mito, del personaggio sempre pronto al sacrificio per la difesa

dei più deboli o a combattere i pirati saraceni e turchi per liberare la bella principessa caduta nelle loro mani. Viceversa, il cantastorie narrava fedelmente i fatti storici accaduti, grazie alle quali è stato possibile ritrovare anti-che civiltà (il primo cantastorie della storia fu Omero che narrò le vicende di Ulisse).Occorre precisare che il cuntastorie (cuntista) era un “pu-paro mancato” perché privo di mezzi economici per al-lestire un teatrino con i personaggi e le numerose “com-parse” affinché tutto avvenisse come una “rappresenta-zione teatrale”, e si serviva semplicemente di “cartelloni” simili a quelli dipinti nei carretti del folklore siciliano, ora ricercati dai collezionisti ed esposti al Museo Pitré, presso la Favorita di Palermo (Palazzina Cinese). Questi cartelloni si potevano arrotolare per poterli meglio tra-sportare, magari pedalando su una vecchia bicicletta sgangherata, da paese in paese. Quando il contastorie arrivava nella piazza del paese richiamava l’attenzione della gente urlando: “Pò t’ù cuntu! E kiddu c’un ti piaci ti lu canci”. In queste rappresentazioni all’aperto, il cuntista narrava le storie indicando le scene rappresentate nei riquadri dei cartelloni con una lunga bacchetta di legno, aiutandosi con la voce ritmata, usando parole onomato-peiche per simulare il galoppo dell’avanzata della caval-

Lo spettacolo dei pupi è noto non solo a Palermo o a Catania, ma anche in altre regioni italiane con personaggi diversi quali Arlecchino, Pulcinella, Burlamacco. Nel caso particolare del “pupo siciliano”, esso è da sempre identificato con il Paladino di Francia

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leria e le scene di battaglia. Il pubblico, per lo più costi-tuito dagli strati più poveri della popolazione, accorreva con straordinaria partecipazione, parteggiando animo-samente ora per questo, ora per quell’altro personaggio epico. Lo spettacolo dei pupi è noto non solo a Palermo o a Catania, ma anche in altre regioni italiane con per-sonaggi diversi quali Arlecchino, Pulcinella, Burlamacco, alcuni esempi di questa tradizione popolare.L’illustre studioso delle tradizioni popolari siciliane Pi-trè, sosteneva che la percezione culturale e la funzio-ne sociale di questa forma di spettacolo fosse comu-ne in ambienti popolari molto simili in tutto il mondo. Tutt’oggi le storie delle marionette, sia pure in maniera molto diversa, vengono rappresentate in Cina, Inghilter-ra, Francia, Thailandia ecc. Questo fenomeno è ritenuto dagli antropologi il risultato di una trasmissione cultu-rale tra i popoli; nel gioco si racchiude il sapere dell’uo-mo, il quale si è acculturato prevalentemente attraverso i comportamenti (derivati o adattati); in particolare tra questi comportamenti ritroviamo le attività ludiche tra individui conviventi nello stesso sistema culturale che si esprimono come azioni sociali.Nel caso particolare del “pupo siciliano”, da sempre identificato con il Paladino di Francia, le origini risal-gono, in maniera molto semplificata, alla letteratura cortese della Chanson de Roland o dell’Orlando furio-so dell’Ariosto, o della Gerusalemme Liberata del Tasso, parallelamente al ciclo Bretone dei Cavalieri della Tavo-la Rotonda di Re Artù o a quello Tedesco di Sigfrido dei Nibelunghi.Per comprendere il successo della rappresentazione dell’opera dei Pupi, occorre tenere presente la struttura di base su cui poggia lo spettacolo, in quanto rappre-sentava la trasposizione del problema sociale siciliano dell’epoca, riflesso in maniera speculare nell’antago-nismo di Rinaldo povero e i Paladini ricchi feudatari di Carlo Magno. Da sempre l’ago della bilancia oscilla perpetuamente tra ricchezza dei forti e virtù dei più deboli. Così come il mondo sfarzoso aristocratico si contrapponeva al mondo dei contadini, come accade-va appunto a Rinaldo, il solo Paladino che finì ingiusta-mente in carcere per essersi ribellato al vanto dei prin-cipi feudatari. Rinaldo non aveva altro da offrire al suo Re che il proprio onore e la sua lealtà. Avrebbe difeso il suo sovrano con la sua spada fino alla morte. Quindi, la sorte di Rinaldo fu quella di tutti gli oppressi costretti a patire il sopruso dei potenti. Lo scontro con l’autorità si ebbe quando Rinaldo, di-sapprovò Carlo Magno, ignaro del tradimento da par-te di Gano di Magonza. Il Principe Gano di Magonza cercò in tutti i modi di screditare Rinaldo agli occhi del suo Re, per poter poi annientare il resto dei Paladini e spodestare il sovrano. Pertanto, agli occhi degli spet-tatori l’autorità è messa in discussione da Rinaldo che ribellandosi opera una scelta legittima per essere stato ingiustamente punito. Infatti, diventa un bandito e si mette a capo di 700 uomini armati per affermare con la violenza la sua idea di giustizia. La chiave interpretativa è quella che fino a qualche anno fa era chiamata “ban-ditismo di protesta”, come si evince dalla narrazione di

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Williarm Galt, alias Luigi Natoli, nel racconto dei Beati Paoli, così come in tanti altri racconti, poggiando sulle stesse basi narrative. Il contesto storico della metà dell’Ottocento (rivoluzio-ne industriale, primi scioperi dei lavoratori ecc.) venne ereditato dalla “questione meridionale” che trovò nel Brigantaggio la sua risposta ai soprusi dei potenti (la triste storia del brigante Musolino e la tassa sul macina-to fu un classico esempio di ingiustizia sociale).Dopo l’Unità d’Italia si ebbe, infatti, un depaupera-mento delle imprese economiche meridionali. Il centro dell’economia del Regno delle due Sicilie fu spostato nel triangolo industriale di Torino, Milano, Genova con il conseguente abbandono delle campagne da parte dei contadini che si trasformarono in forza lavoro nell’in-dustria del nord. I prodromi di questo ingannevole cli-ma liberale furono ben descritti nel libro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, dove al solo Re Borbone, si sosti-tuirono i tanti Don Calogero Sedara, personaggio privo di scrupoli descritto nel Gattopardo. Il Principe ebbe la rivelazione quando Tancredi, nipote di Don Fabrizio, rivolgendosi allo zio affermò: “Se vogliamo che tutto rimanga così com’è, occorre allora che tutto cambi”. Il Principe comprese che non ci sarebbe stata speranza a quell’idea di progresso civile. Capì subito che “Ai Gat-topardi si sarebbero sostituiti gli sciacalli” come il suo mezzadro Don Calogero. Quindi, il ricambio generazio-nale fu occupato da coloro che fino a quel momento avevano rubato per essere eletti e utilizzato le risorse pubbliche come un bene personale, da divorare sino all’osso, come degli sciacalli, tematiche rappresentate dai vari cantastorie e cuntisti con l’Opera dei Pupi. L’Opera dei Pupi, è intesa nel linguaggio comune Paler-mitano, come confusione, per come l’operante si aiuta battendo i piedi sul tavolaccio del palco nei combatti-menti tra Saraceni e Cristiani, ritmando con tono sin-copato la voce dei paladini, caricandoli di enfasi nella battaglia, dando luogo a un frastuono infernale di dur-lindane e scimitarre, per le sfide e le battaglie che in questi spettacoli, non mancano mai. Questo è sempre stato il momento cruciale del racconto, in cui grandi e piccini restavano a bocca aperta, con il fiato sospeso, temendo per la sorte del proprio paladino.I Pupi, oggi come allora, affascinavano con le loro sto-rie, divertivano, (lo spettacolo durava 365 giorni). Gli operanti riuscivano a infondere attraverso l’animo no-bile dei pupi sentimenti e aspirazioni di giustizia e di libertà e allo stesso tempo divertivano perché accanto ai pupi armati c’erano quelli di farsa come Nofriu, Vir-ticchiu, Rosina, il Barone e i mostri e gli animali come l’ippogrifo, il centauro, i leoni, i cavalli. Gli spettatori di qualsiasi età accorrevano ogni sera per ritrovare questi avvincenti personaggi. I “Picciotti”, che combatterono nelle barricate per liberare la Sicilia dalla dinastia dei Borboni erano magari gli stessi che affollavano ogni sera il teatrino dell’ ”Opera dei pupi”. Merita ricordare a questo proposito un fatto di cronaca realmente avvenuto nel quartiere della Kalsa (il nome deriva da Khalisa, l’eletta, la pura, rione di Palermo, cit-tadella fortificata sorta appunto con la dominazione

La bellissima cattedrale di Palermo. Il nome “Marionetta” (sinonimo “italiano” di pupo) fa pensare a semplici bambole dette “Marie”, da offrire come ex voto alla Madonna, ricavate dai materiali più poveri, riciclando tra l’altro la latta delle conserve alimentari

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Tutti coloro interessati ad approfondire l’Opera dei Pupi potranno recarsi dai noti “Figli d’arte Cuticchio”, che con-tinuano la tradizione nel Teatro in via Bara all’Olivella tel. 091323400 o al “Teatroarte-Cuticchio” di via dei Benedet-tini, 9 - Palermo (tel. 091.8146919 tel./fax 091.8733322, cell. 349.6149488 - 347.4547613 www.teatroarte-cuticchio.come-mail: [email protected]).Nel caso in cui il nostro turista-camperista volesse godere di uno spettacolo dei pupi o visitare il Museo Internazionale delle Marionette può recarsi in Via Butera, 1. Accanto c’è l’o-monimo Palazzo Butera, dove si svolse la scena del valzer del mitico film Il Gattopardo. (Tel. 091.328060 , fax: 091.328276, e-mail: [email protected]. Direttore: Jann Vibaek Pasqualino).Andando a piedi è possibile ripercorrere i momenti delle tradizioni popolari di Palermo per scoprire vicoli e stradine ricche di botteghe artigiane, come gli stessi toponimi sugge-riscono: via dei Materassai, Siggiari, Maccherronai, Centuriai, Chiuvari, Argenteria in Piazza San Domenico. Ogni sera, dopo la chiusura di queste botteghe, le stradine si animano, illuminandosi e rivestendosi di piacevolissime at-trazioni, dove i Pupari ridanno vita alle gesta dei Paladini di Francia. Dagli angoli più nascosti della città antica quali Gar-raffello, Vucciria, San Francesco è possibile gustare sapori offerti dai vari finger food e, oltre al ben noto cibo da strada come gli arancini di riso e pani chi panelli, ci sono: u’purpu vugghiuto, vasteddi ca’ meusa, stigghioli, frittula, quarumi ecc. sparsi nei rioni di Palermo per soddisfare i palati più esigenti e raffinati dei gurmé.Palermo d’estate non dorme mai, è sempre pronta a offrirvi visioni inaspettate dei suoi dintorni: Sferracavallo, Balestra-te, Scopello, Porticello, Cefalù, lo Zingaro, S. Vito lo Capo, Castellammare... località marine ricche di fascino a qualsiasi ora del giorno o della notte, di cui ne farete parte. Mai più dimenticherete questa magica visione ormai parte dei vostri ricordi più belli.La ricchezza storica della Sicilia è legata alle stratificazioni culturali che si sono succedute: Punici, Greci, Normanni, Spa-gnoli, Arabi i quali hanno lasciato un segno indelebile del loro passaggio attraverso l’arte, l’architettura, la cucina… portan-do a un’integrazione culturale. Tuttora, Albanesi e Tunisini convivono con i siciliani realizzando la saggezza popolare: “scoprirsi diversi per riconoscersi uguali”, “arricchiamoci delle reciproche diversità”. Non abbiate paura, i siciliani vi accoglieranno come si convie-ne, riusciranno a suscitare meraviglia per la loro proverbiale cortesia e ospitalità. Ma, come ogni altro luogo del mondo, abbiate l’accortezza, in certe zone della città, di non lasciare oggetti ben visibili nel vostro mezzo e di non indossare amu-leti di valore per non avere sorprese che potrebbero rovinare la vostra vacanza.Una buona guida sarà un’utile compagna di viaggio, da tene-re sempre a portata di mano. Nella tarda sera, quando i negozi sono chiusi e il traffico è consentito nelle aree precluse (vedi fasce orarie consentite), è possibile entrare nel cuore della cit-tà. Invece, per abbracciare con lo sguardo tutta quanta la città basta salire, passando dalla Addaura, sul Monte Pellegrino, dove si può scorgere magnificamente Palermo illuminata. Da qui è possibile distinguere interamente a volo d’uccello ciò che i greci chiamarono “Panormus”, “Tutto porto”. Al ritorno è consigliabile discendere dalla parte di Mondello, passan-do dalla Favorita, per raggiungere questa graziosa località marina che resta sveglia tutta la notte per offrire al visitatore in segno della propria ospitalità mille prelibatezze culinarie: timballi di pasta ca’ anilletti e carni capuliatu (timballo di anel-

PER SAPERNE DI PIÚGIROVAGANDO PER PALERMO

islamica ove avevano dimora l’emiro e i suoi ministri), dove alcuni Picciotti ebbero salva la vita passando “dal-la buca della salvezza”. Gaspare Bivona e Filippo Patti, un mese prima dello sbarco in Sicilia di Garibaldi, or-ganizzarono una sommossa popolare terminata in un bagno di sangue. I due, per sfuggire al massacro dei soldati Borbonici, si rifugiarono nella cripta fingendosi morti, restando per cinque giorni senza cibo né acqua. Furono le donne del quartiere, richiamate dai due pa-trioti ad aprire una breccia nel muro su via Alloro per trarli in salvo. I ragazzi, animati da spirito di libertà, ignoravano quello che sarebbe accaduto nell’immi-nente strage di Bronte e circa un secolo dopo di Por-tella delle Ginestre e di come quell’idea rivoluzionaria ben presto si trasformò in un riformismo politico an-cora più rigido di quello Borbonico. Avrebbero ugual-mente sacrificato la loro vita se avessero conosciuto i risvolti storici inaspettati?Ricordo una domenica in cui mia madre mi portò a ve-dere “la buca della salvezza”, realizzata nel tufo calcare di fianco alla chiesa della Gancia. La breccia è stata chiu-sa durante la ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Adesso, la “buca della salvezza” non è più visi-bile perché ricoperta da una pietra commemorativa. A me piace pensarla così come l’avevo vista da bambino, un semplice buco aperto nei pressi di un vicolo buio e stretto, dove quei ragazzi, aiutati dalle mani delle don-ne, erano venuti al mondo per la seconda volta.La memoria non è fatta solo di corone di alloro depo-ste con rito solenne di autoglorificazione, né di belle parole; la memoria è ricerca interiore di quell’impegno civico da cui trarre la forza per affermare i propri diritti mediane la dialettica. Non più lapidi sopra i cumuli di macerie dove ignari hanno trovato la morte, non più lapidi inchiodate al muro come nella fredda astrattezza cimiteriale, ma conoscere per non dimenticare.L’Opera dei Pupi assurgeva a questa funzione di me-moria. Il puparo tracciava con le sue parole la storia del mito così come faceva l’artista affrescando le pareti delle chiese con le storie dei Santi. Ma cosa avveniva durante la rappresentazione dell’Opera dei Pupi?Il racconto aveva inizio con la nascita e le primissime gesta di Carlo Magno (ciclo carolingio) e terminava con la disfatta di Roncisvalle, dove il prode Orlando perse la vita a causa del tradimento di Gano di Magonza, attra-versando mille e mille intrighi, battaglie, incontri con i draghi a tre teste, e prove difficili da superare. I Paladi-ni, con astuzia, armati con Durindane, la più celebre fu quella donata da Carlo Magno al suo primo cavaliere Orlando, uscivano indenni da queste imprese per sal-vare la bella principessa tenuta in ostaggio dai pirati turchi e saraceni che armati di affilatissime scimitarre ne chiedevano il riscatto. In Sardegna è possibile visita-re la chiesa di Santa Maria Navarrese, un classico esem-pio di questi fatti. Fu costruita per volere del padre, in segno di ringraziamento per lo scampato pericolo della propria figlia dai suoi rapitori. Tuttora, lungo le nostre coste, fino al canale d’Otranto, riecheggia l’antico grido “Mamma li Turchi!” proprio a significare l’imminente at-tacco da parte dei pirati Turchi e Saraceni.

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lini e carne trita), spaghetti ai ricci di mare, pasta ca’ anciova (dall’inglese Anciovas ca’ muddica e pinoli, ovvero acciughe sciolte nell’estratto di pomodoro e cipolla, mollica e pinoli) o pasta con le sarde, (si potrebbe azzardare a un’equazione matematica culinaria: la pasta con le sarde Palermitana sta alla pasta alla Norma per i Catanesi (melanzane, pomodoro e basilico) come la Norma sta a Vincenzo Bellini. Come non ricordare i famosi involtini a beccaficu (sardine arrotolate con mollica di pane, pinoli e uvetta appassita) o di pesce spada, per giungere agli squisiti gelati, granite e dolci quali la cassata e i cannoli. Insomma, veri peccati di gola, perché se un pecca-to occorre farlo allora bisogna farlo in piena regola…Un altro luogo suggestivo può essere raggiunto percorrendo la via più lunga di Palermo, che da Porta Nuova (dalla Marina), passando dai Quattro canti, arriva sino a Monreale dove, nel giardino attiguo al chiostro della chiesa, si potrà avere un’idea di ciò che fu la Conca d’Oro, perché gran parte dell’immensa distesa di agrumeti è stata fagocitata dal cemento. Tuttavia è ancora possibile scorgere da questo punto di osservazione la distesa di agrumeti che traboccano nell’oltremare, e al calar del sole sentire i profumi di Zagara e Gelsomino che inebria-no le fresche serate estive dei Palermitani.

Gastronomia palermitana. In alto: tipici cannoli ripieni di ricotta e canditi (ma non solo). In basso: un piatto di pasta con le sarde

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Le scene si susseguivano una dietro l’altra, commen-tate dal suono di un pianino a cilindro, azionato svo-gliatamente da un ragazzino, che pur di assistere allo spettacolo, come pubblico non pagante, si acconten-tava di ascoltare la storia e di tanto in tanto sbirciare cosa avveniva sopra la sua testa. Attorno al puparo ruotava un abile indotto artigianale: chi si occupava degli stampi per gli stemmi e lo sbal-zo delle preziose armature delle marionette siciliane (il nome “Marionetta” fa pensare a semplici bambole dette “Marie”, da offrire come ex voto alla Madonna) ri-cavate dai materiali più poveri, riciclando la latta delle conserve alimentari (buatta dal Francese buat), o pre-giati, quali l’ottone, l’alpacca, il rame. Con l’intaglio del legno si ottenevano le parti mobili del corpo (testa, gambe e braccia), mentre l’allestimen-to dei cartelli scenografici, dipinti nei caratteristici sei o otto “scacchi alla palermitana”, veniva assegnato ai pit-tori, e la preparazione degli abiti e degli ornamenti con coloratissime piume di elmi e cimieri erano affidati alla perizia di sartine volenterose. I vari materiali provenivano dai vicini mercati rionali del Capo, Ballarò, Vucciria (dal Francese Buchery, mer-cato della carne, contrariamente al significato dato di vociare, per assonanza al termine “Vucciria”, per richia-mare l’attenzione degli avventori all’acquisto dei loro prodotti). Tra gli abili artigiani realizzatori di alcune armature, dell’epoca e attuali, sono da menzionare: Vincenzo Argento, Francesco e Pietro Scalisi, Francesco Di Gio-vanni, Antonio Canino. Per le scene dei cartelli e le sce-nografie del palcoscenico sono da ricordare Francesco Rinaldi, Gaspare Canino, Giovanni Salerno, mentre tra gli intagliatori e scultori Caruso e Pesco e del presente Nino D’Agostino, Vincenzo Moavero e Saverio Mango. Naturalmente, la parte più importante dell’Opera era affidata alla maestria e alla tecnica del racconto dell’o-perante e alla sua voce, carica ed emotiva, capace di trasmettere lo stato d’animo ora di Orlando ora di Ri-naldo o di talaltro personaggio fino a raggiungere il cuore di ognuno, trascinando il pubblico in un vortice di emozioni irripetibili.Questo patrimonio tramandato da padre in figlio, è sta-to riconosciuto nel 2001 dall’UNESCO come patrimo-nio immateriale dell’umanità, di come l’uomo, seppure privo di mezzi didattici adeguati (spesso chi narrava non aveva letto alcun libro), sia stato lo stesso in grado di continuare nel tempo questa tradizione popolare, grazie all’eredità orale. Lo stesso Mimmo, alias Carmelo Cuticchio, sottolinea come “questo patrimonio, seppur privo di scaffali, libri e di mura, continui a camminare per le strade del mondo con le gambe dell’uomo, signi-ficando con ciò, che “il patrimonio dell’uomo è l’uomo stesso”. Il grande poeta fiorentino Mario Luzi soleva dire “noi siamo ciò che ricordiamo”, da queste parole possiamo comprendere il significato della nostra ricchezza, “il no-stro futuro è il nostro passato”, che non dobbiamo di-sperdere ma custodire gelosamente per le generazioni future.

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Cari amici camperisti, dopo avere scritto per voi tanti articoli “tecnici”, vi propongo un bel viaggio da fare in autocaravan, un itinerario spirituale alla ricerca della nostra interiorità.Ho letto, infatti, il libro di Padre Livio Fanzaga, Pellegrino a quattroruote - Sulle strade d’Europa. Ve lo presento in dodici puntate su questa rivista. Il primo racconto lo trovate alla pagina seguente Il santo curato e la pulzella di Lorena. Il libro è la testimonianza di un vissuto personale di Padre Livio e racconta dei pellegrinaggi effettuati durante le vacanze in alcuni dei luoghi di grazia d’Europa, santificati dalle apparizioni di Gesù Cristo e della Santa Vergine oppure dalla presenza dei Santi. Si tratta di un’esperienza accumulata nel corso di decenni e che alla fine, senza averlo previsto, ha preso la forma di reportage in prima persona. Il protagonista non è tanto il pellegrino, quanto quei luoghi dell’infinito che egli ha incontrato e che ritiene utile far conoscere agli altri, affinché possano attingere una nuova forza spirituale da sorgenti d’acqua viva che non cessano di zampillare. Nel nostro tempo, il pellegrinaggio non è per niente morto. Piuttosto vi è il pericolo di un suo scadimento in forme superficiali di turismo religioso. Tuttavia, i segni di una sua vigorosa ripresa sono innegabili. Sono sempre

più numerose le persone che in viaggi organizzati, ma anche da soli o in piccoli gruppi, vanno a dissetarsi a quelle sorgenti dove li attendono Gesù, Maria e i Santi. Tutti i mezzi sono buoni: a piedi, in bicicletta, in treno, in pullman, in auto e in autocaravan. In questi viaggi, non solo s’incontra Dio, ma s’incontrano anche i fratelli e si fa un’esperienza di chiesa universale in cammino sulle vie del mondo. Non tarderete a rendervi conto che uno dei protagonisti di questo racconto è la “quattroruote”, un mezzo di trasporto alla portata di tutti. Padre Livio sottolinea, per esperienza personale, la straordinaria adattabilità di questo mezzo, mentre noi camperisti sappiamo che la nostra autocaravan è ancora più idonea alle esigenze dei pellegrinaggi moderni. Infatti, quelli a piedi o in bicicletta richiedono tempo ed energie di cui non tutti dispongono. I pellegrinaggi collettivi in treno o in pullman non permettono una gestione personale del tempo e la selezione dei luoghi da visitare. La quattroruote, e ancora di più l’autocaravan, al contrario, viene incontro a molte necessità, anche se non è un male che nel pellegrinaggio sia presente una certa dose di fatica e di sacrificio. L’augurio è che questa esperienza rappresenti per molti, specialmente per i giovani, un modo nuovo, più piacevole e costruttivo, per trascorrere almeno una parte delle proprie vacanze.

PELLEGRINO A QUATTRORUOTEIN AUTOCARAVAN SUI LUOGHI DELLA FEDE

di Flavio Corradini

A sinistra: l’itinerario di Padre Livio attraverso la Francia ha toccato: 1. Ars-sur-Formans; 2. Beaune; 3. Abbaye de Citeaux; 4. Digione; 5. Domremy-la-Pucelle; 6. Nancy; 7. Metz; 8. Reims; 9. Compiegne; 10. Rouen; 11. Orleans; 12. Blois; 13. Tours; 14. Chinon. (da http://here.com)A destra: la copertina del libro, acquistabile nelle migliori librerie. Copyright © 2005 by Sugarco Edizioni S.r.L., Via Don Gnocchi 4, 20148 Milano, Italia. Per gentile concessione.

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“IO TI INSEGNERÒ LA STRADA DEL CIELO”La Francia, non solo ha saputo valorizzare le apparizioni mariane, ma anche i suoi santi, tanto che alcuni di loro sono diventati figure di valore universale. Basti pensare, per fare soltanto qualche esempio, a S. Luigi Maria Grignion de Monfort, a S. Teresa di Gesù Bambino, a S. Bernadette Soubirous, a S. Giovanna d’Arco e a S. Giovanni Maria Vianney. Di questi ultimi due ci accingiamo a visitare i luoghi resi famosi nel mondo dalla loro presenza e dalla loro straordinaria irradiazione spirituale. Ciò che differenzia profondamente i pellegrinaggi dello spirito dal turismo, sia pure religioso, è la capacità di cogliere la presenza di una grazia che, anche dopo secoli, non cessa di dare i suoi frutti. Per questo è necessario mettersi in viaggio col cuore aperto, spinti dal desiderio di abbeverarsi a quelle fonti che la Provvidenza ha fatto sgorgare qua e là, secondo i suoi disegni, per irrorare le nostre anime stanche e inaridite.Per un sacerdote, il pellegrinaggio ad Ars ha un significato particolare. Il Santo Curato è stato proclamato “celeste patrono di tutti i parroci dell’universo” (1929) e un’immersione in quel frammento di cielo che, grazie a lui, è divenuto un anonimo villaggio di campagna, è una medicina corroborante di straordinaria efficacia. In un tempo in cui si discute sull’identità del sacerdote e sul significato della sua missione, che cosa di meglio che vedere questo sublime ideale incarnato nella vita di un parroco il quale, senza inventare nulla di straordinario, ha fatto quello che ogni sacerdote è chiamato a fare (S. Messa, Catechismo, Confessioni) con una tale forza di fede e di convinzione da attirare pellegrini anche dai paesi più lontani; mentre, dispiace dirlo, montava l’insofferenza e l’ostilità nei suoi confronti dei sacerdoti della regione. Un pellegrinaggio ad Ars-sur-Formans è piuttosto agevole per chi proviene dall’Italia. Sia si passi dal Frejus o dal traforo del Monte Bianco, basta puntare su Lione e poi uscire a Villefranche-sur-Saône per approdarvi felicemente. Infatti, il paesino, ben evidenziato all’uscita dall’autostrada, si trova a soli 8 km inforcando la strada D 904. Se, percorrendola, t’imbatti in un cappellino blu, formato sportivo e dall’ampia visiera come si conviene a chi sta al volante, fammelo sapere. Infatti, l’ho smarrito quando sono sceso dalla macchina per consultare la carta geografica e, avendolo appoggiato momentaneamente sul tetto col proposito di rimettermelo quanto prima, sono ripartito dimenticandolo sopra. Peccato, vi ero affezionato e neanche il Santo Curato mi ha aiutato a ritrovarlo.Puoi concepire il pellegrinaggio ad Ars come un viaggio a se stante, da programmare in un paio di giorni o più

di Padre Livio Fanzaga

se vuoi, tenendo conto che la parrocchia è tuttora ben viva e non mancano affatto le possibilità di una confortevole accoglienza per i pellegrini. Oppure puoi concepirlo come una tappa di un itinerario più lungo. Personalmente sono approdato ad Ars in diverse occasioni. La prima volta provenendo da La Salette, passando per Grenoble. Tuttavia hai la possibilità di visitare Ars tutte le volte che ti trovi sull’autostrada che da Lione porta verso il Nord della Francia. La sua posizione è tale che è agevole abbinarlo a molte altre località di grande richiamo spirituale. Il nostro tragitto sarà piuttosto lungo, perché ci condurrà all’estremo Nord della Francia, in quella splendida città di Rouen dove Santa Giovanna d’Arco ha consumato il suo sacrificio, passando però prima dai luoghi della sua infanzia dove è maturata la sua straordinaria vocazione. Le ampie e comode autostrade francesi sono d’altra parte un invito a nozze per una pia quattroruote vogliosa di viaggiare.

Ars-sur-Formans, benché conosciuto in tutto il mondo cattolico ovunque vi sia un prete, è rimasto un piccolo paese di neppure mille abitanti. Vi arrivo una mattinata d’estate, quando il sole e i fiori, così tipici dei villaggi francesi, lo presentano festoso e attraente. Avanzo lungo quella che deve essere l’unica via, sulla quale si affacciano le case, intervallate dai negozi di prima necessità e da qualche locanda. L’afflusso dei pellegrini non ha mutato la vocazione agricola degli abitanti, figli di quei contadini per i quali il santo curato ha consumato la sua vita. Giovanni Maria Vianney è arrivato qui il 13 febbraio 1818, quando l’inverno stava per allentare la sua morsa e la primavera lanciava i primi segnali. Il suo giorno d’ingresso nella parrocchia è festeggiato solennemente la seconda domenica di febbraio, come pure il 4 agosto, l’anniversario della sua morte. Prima di entrare in paese un monumento tramanda ai posteri l’incontro del Santo Curato con un pastorello, Antonio Givre, al quale egli aveva chiesto dove si trovasse la nuova parrocchia: “Amico mio – gli dice – tu mi hai indicato la strada per Ars, io ti insegnerò la strada del cielo”.Quando il giovane prete è arrivato ad Ars era poco più che trentenne e ricopriva il suo primo posto di responsabilità come parroco. Nato a Dardilly l’8 maggio 1786, battezzato nello stesso giorno, aveva fatto la sua prima confessione nella cucina di casa sua (1797) e la sua prima comunione in una casa privata presso Ecully (1799). Erano gli anni della rivoluzione francese, della persecuzione alla Chiesa e della riduzione allo stato civile del clero. Molti sacerdoti, i più fervorosi, si erano ribellati al diktat dei rivoluzionari ed esercitavano il

IL SANTO CURATO E LA PULZELLA DI LORENA

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ministero di nascosto. Il piccolo Giovanni Maria aveva imparato a conoscere il lato eroico del sacerdozio da questi preti cosiddetti “refrattari”. Compiuti faticosamente gli studi come seminarista a Verrières e poi a Lione, superate le vicende della sua renitenza alla leva, fu ordinato sacerdote a 29 anni a Grenoble. Dopo una breve esperienza come vice-parroco a Ecully, presso don Balley, che l’aveva iniziato agli studi, viene finalmente inviato ad Ars. La Provvidenza aveva tessuto la sua tela proprio in quegli anni in cui il furore anticristiano si stava abbattendo sulla Francia e sull’Europa, prendendo di mira proprio il sacerdozio. La stessa cosa accadrà in Italia, con la figura di Don Bosco, quando gli epigoni italiani della rivoluzione scateneranno il loro attacco alla Chiesa. “Le forze dell’inferno non prevarranno”, aveva promesso Gesù. Alle ondate limacciose del potere delle tenebre Dio oppone sempre la tranquilla fortezza dei suoi santi.

“SEMBRAVA AVESSE SCELTO LA CHIESA COME DOMICILIO”Entrando in Ars sei subito colpito dall’imponente edificio della chiesa che si eleva solenne sopra le abitazioni, come a volerle proteggere. Non è raro, viaggiando per le strade d’Europa, imbattersi nella suggestiva visione di paesi le cui case si assiepano intorno alla chiesa, come i pulcini sotto le ali della chioccia. È un segno eloquente del “Dio con noi”, che ha costruito la sua casa in mezzo alle nostre, per portare il cielo sulla terra e la luce dell’eternità fra le tenebre dei

nostri giorni che passano. Il Santo Curato ha compreso come pochi l’importanza della chiesa parrocchiale come centro propulsore della vita cristiana. Essa è il cuore che batte incessantemente e che tiene viva la fede a coloro che la frequentano, mentre richiama con la sua sola presenza quelli che la disertano. È strano, ma entrando in Ars ho avuto questa grazia di cogliere improvvisamente l’importanza della chiesa come dimora di Dio in mezzo a noi. Questo pensiero non mi era venuto neppure a Medjugorje, dove, per altro, la Madonna al riguardo aveva dato un messaggio particolare, nel quale diceva che “la Chiesa è la casa di Dio… dove Dio, che si è fatto uomo, sta dentro di essa giorno e notte”.S. Giovanni Maria Vianney attribuiva una grande importanza a tutto quello che si riferiva al culto divino e ben presto la piccola chiesa malandata della sua nuova parrocchia diviene l’oggetto di una ricostruzione energica. Il campanile, che era stato raso al suolo negli anni della furia rivoluzionaria, viene ricostruito in mattoni. Opera una profonda trasformazione dell’edificio, facendolo ingrandire con l’aggiunta di 5 cappelle laterali, che diverranno altrettanti avamposti della sua strenua battaglia contro il demonio. Fa rifare la facciata e, prima ancora che la Chiesa proclami il dogma dell’Immacolata (1854), vi fa sistemare la statua di Maria concepita senza peccato, alla quale consacra la parrocchia il primo maggio 1836. Scopro con mia grande meraviglia che anche la grandiosa costruzione, che è stata innestata sull’antica chiesa parrocchiale, è un’idea concepita dallo stesso Curato, il quale, già nel

Ars-Sur-Formans, chiesa del Santo Curato

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1859 aveva progettato di edificare una grande basilica in onore di santa Filomena, di cui era devotissimo. La realizzazione si concretizzerà alcuni decenni dopo, ma l’iniziativa è partita dal suo cuore sacerdotale, tutto dedito alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime, che sembrava aver scelto la chiesa come suo domicilio permanente. Salgo lungo la scalinata che porta all’ingresso, ma giunto all’ultimo gradino, metto inaspettatamente un piede in fallo e precipito rotolando fino in fondo. Sono sorpreso di essere ancora in grado di rialzarmi, benché claudicante, e ringrazio il Santo Curato per il suo fulmineo intervento. Mi viene il sospetto che da queste parti il demonio sia particolarmente furioso. Ne ho la conferma entrando in chiesa che, nella sua raccolta essenzialità, sembra una fortezza concepita appositamente per strappare le anime al maligno. L’altar maggiore è là in fondo, sotto l’ampia e luminosa cupola della basilica costruita successivamente. Prima di arrivarvi vi è il tratto della chiesetta vecchia, con le sue cappelle laterali. Qui si trova il campo di battaglia dove l’uomo di Dio, con una sapiente strategia, ha disposto le postazioni dalle quali lanciare i suoi strali micidiali contro la serpe infernale. Infatti, le cappelle laterali sono per lo più concepite in funzione del sacramento della penitenza che, per lo zelante sacerdote, era il momento della liberazione e della rinascita delle anime. I fedeli si preparavano alla confessione nella cappella dell’”Ecce Homo”, che il Curato aveva fatto ristrutturare nel 1834 per questo scopo, abbellendola con decorazioni che ricordano la passione di Gesù. Le donne venivano confessate nella cappella di S. Giovanni Battista, il profeta che richiama alla conversione e al cambiamento di vita, nella quale il curato aveva fatto collocare il vecchio altar maggiore in marmo, il tabernacolo e i candelieri che erano stati offerti dal visconte di Ars. Curiosamente, mentre mi trovo in questa cappella, mi si avvicina un’anima devota che mi chiede se la posso confessare. Gli uomini invece li confessava generalmente in sacristia. È questo il luogo più suggestivo, dove puoi ancora vedere il vecchio confessionale che da solo parla più di qualsiasi trattato sul sacramento della riconciliazione. Guardo con emozione quelle assi di legno sgualcito, dove un’antica stola color viola è lì ancora a testimoniare la presenza viva di quel guerriero di Dio. Il Cielo solo conosce le grandi battaglie dello spirito che lì sono state combattute e il numero delle anime strappate dalle fauci fameliche del dragone infernale. Quasi a sostenerlo in questo epico duello ecco la cappella di S. Filomena, la santa che egli prediligeva e che era solito chiamare “la sua incaricata d’affari presso Dio”, e quella dedicata ai Santi Angeli, con le statue degli Arcangeli Michele e Gabriele e dell’Angelo custode che accompagna un’anima rappresentata da un bambino. L’aiuto più efficace egli lo aspetta però dalla Santa Vergine, nella cui cappella si trova il quadro che fece dipingere in occasione della consacrazione della parrocchia alla sua Immacolata Concezione. Successivamente, dopo l’apparizione della Medaglia

Miracolosa nel 1830, compera una statua della Vergine di legno dorato e fa cesellare un cuore in argento dorato sul quale sono incisi tutti i nomi dei suoi parrocchiani. La Madonna, afferma il Santo Curato “è la mia più vecchia passione” e “l’ho amata prima ancora di conoscerla”.Mi rendo conto, mentre mi muovo in quegli spazi ristretti, di leggere un trattato scritto dallo stesso dito di Dio sulla dignità e la missione del sacerdote. In particolare mi colpisce il rilievo dato alla confessione, dove S. Giovanni Maria Vianney vedeva la manifestazione della divina misericordia, che guarisce l’uomo da quel male assoluto che è il peccato. “Se non fossi stato prete, non avrei mai saputo che cos’è il peccato… Non c’è che Dio che sappia cos’è il peccato”, affermava; poi precisava: “Non è il peccatore che ritorna a Dio per chiedergli perdono, ma è Dio che corre dietro al peccatore e lo fa ritornare a lui”. “Il Buon Dio – soleva ripetere – vuol farci felici e noi non lo vogliamo… Una persona che è nel peccato è sempre triste. Ha un bel darsi da fare, è disgustata, annoiata da tutto. Questi poveri peccatori saranno dunque sempre infelici, in questo mondo e nell’altro”. E tuttavia è l’infinito amore di Dio per le anime che non si stanca di sottolineare: “Quando il prete dà l’assoluzione – spiega – non bisogna pensare che a una sola cosa: che il sangue del Buon Dio scorre sulla nostra anima per lavarla e renderla bella com’era dopo il battesimo… Non si parlerà più di peccati perdonati. Sono cancellati, non esistono più… Non c’è niente che offenda tanto il Buon Dio come la mancanza di speranza nella sua misericordia”.Mi chiedo se l’uomo d’oggi, apparentemente così evoluto rispetto a quei semplici contadini dell’Ottocento, voglia sentire parole diverse da queste. Il vangelo, quando è autentico, è eterno, dico a me stesso mentre guardo i due modesti ma efficacissimi pulpiti dai quali il Santo Curato si rivolgeva alla gente. Da quello più alto ogni domenica rivolgeva la parola ai fedeli, prendendo lo spunto per l’omelia dal vangelo del giorno. A quella gente che lavorava la campagna, amava parlare della bellezza della natura, invitandola a benedire e ad amare Dio creatore. Usava per i suoi uditori un linguaggio comprensibile, semplice e concreto, con immagini tratte dalla vita quotidiana, come quello delle parabole evangeliche. “Colui che non prega – disse una volta – è come una gallina o un tacchino che non può innalzarsi nell’aria. Se volano un po’, ricadono subito e, razzolando nella terra, vi affondano, vi si coprono e sembrano trarre piacere solo da questo”. Dall’altra parte del pulpito, sotto la nicchia della Vergine col Bambino, vi è la “cattedra del catechismo delle ore 11”, attorno alla quale ogni giorno facevano ressa i bambini della “Provvidenza” e i pellegrini. Il confessionale e il pulpito dunque, ma soprattutto l’altare e il tabernacolo. È questa la triade entro la quale S. Giovanni Maria spendeva gran parte della sua giornata. Non si stancava di parlare della Santa Eucaristia e ne faceva accenno in tutte le lezioni di

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catechismo. “Egli è là e vi ascolta”, diceva mentre si voltava verso il tabernacolo, con un’espressione che era ancora più eloquente delle sue parole. Quando recitava il breviario, di tanto in tanto lo vedevano guardare il tabernacolo col volto inondato di una gioia misteriosa. “Invece di fare chiasso sui giornali, fatene alla porta del tabernacolo” affermò in un’occasione, e mi chiedo se questa raccomandazione non sia sufficiente a guarire la Chiesa da tutti i mali che la affliggono in questi tempi travagliati.Uno potrebbe sostare anche un giorno intero nello spazio angusto della vecchia chiesa di Ars senza affatto stancarsi e lì apprenderebbe assai più che durante un anno presso una facoltà di teologia. Così, infatti, avviene quando è lo Spirito che istruisce le anime. Proseguo oltre ed entro nella parte nuova dell’edificio sacro, dove troneggia una grandiosa cupola dalla quale il sole infuocato di agosto sparge i suoi raggi luminosi. Passando dalla chiesa vecchia a quella nuova hai come la sensazione di uscire dal campo di battaglia per entrare in quello della vittoria e della gloria. Un gruppo di sacerdoti sta concelebrando la Santa Messa nella cappella posta sulla destra, dove si vede il corpo del Santo Curato chiuso in una cassa reliquiario di bronzo dorato. Mi rallegro per questo pellegrinaggio sacerdotale, vera sorgente di rinnovamento spirituale per i ministri di Cristo. Con mia sorpresa leggo su una lapide che il corpo del Santo, posto qui nel 1925 in occasione della sua beatificazione, è rimasto intatto. Esso è là, rivestito della sua veste nera, della cotta e della stola, come un segno di divina predilezione. Le braccia sono distese, quasi irrigidite e il volto, incavato dalle penitenze e reso diafano dalla lunga preghiera, è leggermente piegato sulla sinistra, verso chi lo guarda. Lo fisso a lungo, ma non vi colgo la serena dolcezza di Bernadette. Vi vedo piuttosto il riposo meritato dell’atleta di Dio dopo l’estenuante battaglia contro il potere delle tenebre.

LA CANONICA MUSEOLa canonica nella quale ha vissuto il Santo Curato è divenuta un museo e nessun altro sacerdote dopo di lui vi ha abitato. È un complesso abbastanza ampio, dove tutto è stato salvaguardato com’era allora, anche nei minimi particolari e il pellegrino ha l’impressione di fare un salto all’indietro di due secoli. I francesi sono maestri in quest’arte particolare, come si può costatare a Lourdes, in cui sono perfettamente conservate le abitazioni dove ha dimorato Bernadette, o a Lisieux e Alençon nelle case dove ha abitato S. Teresa di Gesù Bambino, o a Pontmain, dove è stato lasciato intatto il fienile dal quale i ragazzi hanno visto la Madonna, come pure il caseggiato di fronte, sul cui tetto si è mostrata l’apparizione. La canonica di Ars comprende cinque vani: la cucina e la sala da pranzo al pianterreno e tre stanze al primo piano. Oltre a ciò vi sono anche un forno, un orto, un cortile e altri locali. La cucina, il cui cuore, come in tutte le case del tempo, è il camino, appare ampia e accogliente. Così come l’ha trovata al suo arrivo, S. Giovanni Maria l’ha lasciata alla sua morte. Essa è meritevole di citazione perché anche questo posto, dove noi mortali coltiviamo il vizio della gola, è stato un’occasione di combattimento spirituale e di santificazione. Mi consolo pensando che, nei primi sette anni della sua permanenza in parrocchia, il Santo Curato si preparava e si consumava da solo il suo pasto, fatto di frittelle o di patate bollite in una pentola sospesa a una catena. È ancora lì quella pentola, nera come la pece, ricolma fino a traboccare di mortificazioni e di penitenze, a ricordare la necessità della sobrietà alla nostra generazione che si ammala per il troppo mangiare. Sul tavolo una candela, a ricordarci che allora non c’era l’elettricità, un piatto, una scodella, una brocca e infine una cesta, dove conservava delle croste di pane che comperava dai poveri. Mi vengono

Domrémy-la-Pulcelle, casa di Santa Giovanna d’Arco.Domrémy-la-Pulcelleè famosa nel mondo per aver dato i natali a S. Giovanna d’Arco. Questa giovinetta, bruciata viva dopo aver subito un infamante processo, più di ogni altra figura è divenuta nei secoli il simbolo della Francia

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in mente i Padri del deserto che godevano di un’ottima salute nutrendosi di pane e acqua tutta la settimana, e concedendosi un po’ di legumi e un sorso di vino alla domenica. “Oh, figli miei, – diceva ai suoi parrocchiani – com’è triste! Tre quarti dei cristiani lavorano solo per soddisfare questo cadavere che presto marcirà sotto terra. Mancano di spirito e di buon senso!” Filosofia estremamente realistica, che persino un ateo potrebbe sottoscrivere.Al primo piano, ecco la camera, rimasta tale e quale dal giorno della sua morte nel 1859. Mi pare più un ripostiglio che una dimora abituale. Noto qualche suppellettile pregevole, ma scopro che si tratta del mobilio datogli dalla “signorina d’Ars”, del quale egli si tenne lo stretto necessario. Vedo con piacere che la stanza, oltre alle cose ordinarie che si trovano ovunque, è ornata di quadri, statue e altri oggetti religiosi che le conferiscono un tocco soprannaturale. Evidentemente anche il santo sacerdote riteneva utili questi segni esteriori per richiamare l’anima alla preghiera e alla contemplazione delle cose celesti. Qui però vi abitava poco. Infatti, lasciava la sua stanza poco prima di mezzanotte per recarsi in chiesa; vi tornava dopo l’Angelus di mezzogiorno, per un pranzo rapido, consumato in piedi. Dopo aver confessato tutto il pomeriggio, verso le 21 ritornava in camera e lì si dedicava ancora alla preghiera e alla lettura spirituale, in modo particolare alle vite dei santi. Andato finalmente a letto, continuava a leggere e a meditare fin quando non era vinto dal sonno. È interessante sottolineare al riguardo che il Santo Curato non era affatto un prete ignorante, come a volte si pensa, a causa delle difficoltà incontrate in seminario, soprattutto a causa del latino. Lo dimostra la sua notevole biblioteca ricca di 246 monumentali volumi, per metà ereditati da Don Balley, suo maestro. Egli aveva un grande interesse per la lettura e lo studio, vi dedicava tutto il tempo necessario per la preparazione delle sue omelie e per meditare sugli esempi dei santi.Dalla camera alla chiesa e viceversa la sua giornata era tutta protesa alla ricerca della comunione con Dio e al suo servizio. In evidenza su un tavolo il breviario e il rosario con i quali alimentava la sua vita spirituale. Oggi le esigenze della vita moderna e la molteplicità degli impegni sembrano dettare ai sacerdoti altri ritmi e una diversa distribuzione del tempo. In realtà S. Giovanni Maria Vianney ricorda a tutti i sacerdoti del mondo che senza preghiera rischiano di essere dei cembali squillanti. Essa è l’anima di ogni apostolato. “L’anima che smette di pregare muore di fame”, ammoniva. “Se all’inferno si potesse pregare – affermava – l’inferno non esisterebbe più”.Ma questo uomo di preghiera era anche santo dalle iniziative sociali. Lo dimostra, accanto alla canonica, un edificio sulla facciata del quale ancora oggi si legge l’iscrizione “La providence”. Lo aveva acquistato, senza nemmeno avere il denaro per pagarlo, per accogliere le ragazze orfane, affidandone la direzione a una giovane di Ars, Caterina

Lasagne, fin dalla fondazione nel 1824. Quando poi il convitto nel 1848 venne dato alle suore di S. Giuseppe di Bourg, Caterina Lasagne si trasferì in un alloggio vicino alla cucina. Ella divenne così la persona di fiducia e la sua aiutante. Guardo con curiosità questa cucina dove la zelante parrocchiana gli preparava i pasti. È pulita, ordinata e attrezzata di tutto ciò che è necessario. Anche il Santo Curato alla fine ha dovuto arrendersi alla missione che la sapienza di Gesù ha assegnato alla stirpe inestinguibile delle “pie donne”.Prima di risalire sull’impaziente quattroruote che cuoce sotto la canicola estiva, non mi resta che dare un ultimo saluto visitando la Cappella del Cuore, costruita nel 1930 per custodire il cuore del santo dopo la canonizzazione avvenuta il 31 maggio 1925. Mi soffermo in un’ultima preghiera davanti alla statua del Santo Curato in ginocchio, di marmo bianco fatto venire dall’Italia. Era stata ordinata nel 1863 allo scultore Émilien Cabuchet. Questi per una settimana si era mimetizzato fra i pellegrini durante il catechismo delle 11 e modellò un busto di cera che gli servì come modello per la scultura di marmo. Questa statua ascetica parla assai più di una fotografia che allora non era ancora di uso comune. In quel volto diafano, in quelle mani strette al cuore e in quello sguardo rivolto al tabernacolo, scorgiamo un’anima completamente infiammata dall’amore di Dio. È questo che rende i santi sempre attuali e una fonte d’acqua viva e perenne la loro vita.

DOMRéMy-LA-PUCELLE: DOVE È NATA S. GIOVANNA D’ARCORecuperata l’autostrada e lasciato alle spalle il Lionese, punto diritto a nord-est verso la mitica regione della Lorena, famosa nel mondo per aver dato i natali a S. Giovanna d’Arco. Questa giovinetta, più di ogni altra figura, è divenuta nei secoli il simbolo della Francia e mi colpisce molto il fatto che i suoi due anni di vita, dai diciassette ai diciannove, non cessano di affascinare anche a secoli di distanza, come dimostrano le numerose pellicole che vengono girate su di lei. Io però, più che dalle sue imprese militari, sono attirato dal mistero del suo martirio, per cui sono ben deciso di proseguire il viaggio fino a Rouen, città situata all’estremo Nord, dove la Pulzella è stata bruciata viva, dopo aver subito un infamante processo. Eretici condannati al rogo da un tribunale ecclesiastico non ne mancano di certo. Ma come è potuto accadere a Giovanna, donna di fede integra e di vita irreprensibile, che la Chiesa ha poi elevato all’onore degli altari? Si tratta solo di un errore giudiziario, propiziato da interferenze politiche, o di un misterioso disegno di Dio che, attraverso i suoi santi, scrive pagine imprevedibili, che solo la sapienza della croce riesce a decifrare?Raggiunta Beaune, al bivio autostradale si prosegue a destra, verso Digione, la capitale della Borgogna,

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centro di notevoli tradizioni storiche, artistiche e culturali. Se non hai fretta, ti consiglio di uscire a Beaune, cittadina d’arte dalle trecentesche mura turrite e ricca di monumenti, fra i quali spicca la cattedrale di Notre Dame in stile romanico borgognone. Da lì puoi fare una sortita fino a raggiungere la celebre abbazia di Citeaux, percorrendo la strada D 8 per una dozzina di chilometri, nel mezzo di una campagna fertile e ben coltivata, dove pascolano pacificamente mucche e cavalli, merito del millenario lavoro di bonifica dei monaci cistercensi. Questa abbazia è stata fondata da S. Roberto di Molesme nel 1098, dando vita all’ordine cistercense, al quale diede poi uno straordinario impulso nel XII secolo S. Bernardo di Clairvaux. Da questa abbazia è partita la più importante riforma benedettina della storia e ci fu un tempo in cui migliaia di abbazie dipendevano da questo luogo. Nel XIII e XIV secolo l’abate di Citeaux era una delle personalità più in vista del continente europeo, alla pari di papi, re e imperatori. Tuttavia l’obbiettivo di S. Roberto e S. Bernardo fu quello di riportare alla sobrietà originaria il monachesimo benedettino. Le chiese, tutte dedicate alla Santa Vergine, dovevano essere spoglie, senza immagini e senza campanili; eppure hanno una loro austera bellezza, come possiamo vedere in Italia nell’abbazia di Morimondo (MI). In onore della purezza della Madonna l’abito dei monaci doveva essere bianco, sormontato da uno scapolare nero (quelli di Citeaux sono chiamati “monaci bianchi”, mentre quelli di Cluny “monaci neri”). Purtroppo, lo zelo devastatore della rivoluzione francese ha demolito quasi tutti gli antichi edifici, salvo due minori, che avevano accolto il giovane Bernardo e i suoi undici compagni provenienti da Fontaine, presso Digione. Il monumentale edificio abbaziale, che si erge ora al posto di quelli distrutti, risale al secolo scorso e ospita una comunità di una cinquantina di membri, legata alla riforma trappista, ed è un punto di riferimento per tutta la famiglia cistercense, il cui Abate Primate risiede però a Roma.Una sosta a Digione è assai più impegnativa. È un centro di circa 150.000 abitanti, capoluogo di regione, centro commerciale e industriale, il quale esercita un notevole richiamo, specialmente per il pellegrino, non solo per alcune splendide chiese (la chiesa di Notre

Dame, capolavoro del gotico-borgognone, la chiesa tardo-gotica di St-Michel e la cattedrale di St-Bénigne) ma anche per aver dato i natali al grande predicatore Bossuet (1627-1704) e al filosofo cattolico Maurice Blondel (1861-1949). Io però sono attratto sopratutto dalla figura di Beata Elisabetta della Trinità, che ha trascorso la sua vita nella contemplazione del mistero della Santissima Trinità proprio nel Carmelo della capitale borgognona.La beata nasce a Camp d’Avor (Bourges) il 18 luglio 1880, ma già due anni dopo la famiglia si trasferisce a Digione. Nel giorno in cui visita le carmelitane della città, le viene rivelato il significato del suo nome: Elisabetta, casa di Dio. Per tutta la vita, la parola con cui ella cercherà di far comprendere la sua esperienza sarà questa: “Sono abitata”. La santa racconta che un giorno, ancora giovanissima, dopo la comunione, le parve di udire in fondo all’anima la parola “Carmelo” e da allora non pensò che a seppellirsi dietro le sue grate. In questo luogo, misterioso centro di grazia nel cuore della città di Digione, Elisabetta vive una delle più elevate esperienze mistiche nella scoperta dell’intimità con Dio-Trinità, e qui compone il suo celebre scritto l’Elevazione alla Trinità. Verso la fine del 1905 si manifesta la malattia (tubercolosi) che la porterà in poco tempo alla morte. Conclude la sua infuocata esistenza, nel 1906, con queste parole indimenticabili: “Vado alla luce, all’amore, alla vita”. Ora è sepolta nella chiesa di S. Michele Arcangelo, dove è ininterrotto l’accorrere dei pellegrini in preghiera.Tutto questo mentre nella diocesi di Digione l’autorità civile chiudeva conventi e monasteri e il vescovo della città veniva pretestuosamente accusato di appartenere alla massoneria. Come non rimanere ammirati contemplando le pagine immortali che lo Spirito di Dio scrive operando nelle anime, mentre il mondo circostante sembra indifferente e in tutt’altre faccende affaccendato? Al di là della storia terrena che vediamo, ma che non riusciamo ad afferrare nel suo svolgimento, ne scorre un’altra, invisibile ma più profonda e incisiva. Chi avrebbe potuto prevedere, mi chiedo, mentre esco dall’autostrada all’altezza di Neufchâteau per dirigermi verso il villaggio di Domrémy, che una contadina di soli diciassette anni

La trecentesca Beaune L’abbazia di Citeaux

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avrebbe impresso una svolta decisiva nel destino della Francia? Tanto è grande S. Giovanna d’Arco, al punto che Péguy, il suo ispirato poeta cantore, la definisce “la più santa dopo la Santa Vergine”, quanto è umile il luogo dei suoi natali. Non è la prima volta che accade e non solo nella storia della santità, se pensiamo allo sconosciuto villaggio di Nazareth. Mi accoglie un pugno di case e un parcheggio fitto di macchine. Benché ai margini delle vie di comunicazione, il luogo dove è nata la Pulzella (parola che significa “vergine”) è molto visitato. La sua popolarità in Francia supera quella di qualsiasi altro personaggio, benché Giovanna sia indubbiamente una santa universale, conosciuta e amata in tutto il mondo come pochi altri.

Si offre subito alla sguardo la casa quattrocentesca, dignitosa quanto basta per dei solerti lavoratori della terra, dove nasce la notte dell’Epifania, il 6 gennaio del 1411. A due passi si trova tuttora la chiesa di Saint-Remy, dove “Jeannette” è stata battezzata. I suoi genitori, Jacques e Isabelle, erano “buoni e fedeli cattolici, molto stimati e onesti nel parlare”, afferma in una testimonianza il suo padrino di battesimo. Gli abitanti, che l’hanno vista crescere per sedici-diciassette anni accanto a loro, interrogati nel processo di riabilitazione del 1456, affermano che nulla in quella giovinetta lasciava presagire la sua singolare vocazione. Non era un temperamento battagliero e neppure di una vivacità particolare.Era “come le altre”. “Lavorava volentieri; portava le greggi a pascolare, si occupava volentieri degli animali della casa di suo padre, filava e sbrigava le faccende domestiche” dichiara un suo compagno d’infanzia. Nel medesimo tempo, una sua amica, con la quale filava e sbrigava le faccende domestiche, afferma: “Giovanna era una ragazza buona, semplice e dolce di carattere. Andava spesso in chiesa e nei luoghi sacri... Aveva le stesse occupazioni delle altre ragazze, faceva i lavori

di casa e filava, e la vedevo sorvegliare le greggi del padre”. Numerose altre testimonianze confermano il suo animo incline alla pietà: “Giovanna era una brava ragazza, devota e paziente; andava volentieri in chiesa, si confessava volentieri e quando poteva, faceva l’elemosina ai poveri”. Insomma faceva tutto ”volentieri” e non è certo per insoddisfazione che la sua vita ha preso una piega assolutamente imprevedibile.Abbraccio con uno sguardo la casa e l’antica chiesa di campagna, solida e severa come le tante che sono sopravvissute nei villaggi di Francia: sono l’una accanto all’altra, come a Wadovice, il paese di Papa Wojtyla, il quale dalla finestra della sua cameretta poteva sentire il profumo d’incenso che saliva dalla chiesa. Vi è sempre

un terreno fertile dove Dio getta il seme della chiamata e quello di Giovanna era una umanità umile e devota, ma nel medesimo tempo dinamica e gioiosa nel vivere la grazia della fatica quotidiana. A tredici anni, quando le amiche si aprono ai sogni e ai progetti di un amore e di una famiglia, Jannette è visitata da una voce che le penetra nell’intimo del cuore. È lei stessa a raccontarlo con esemplare semplicità: “Quando avevo circa tredici anni, una voce di Dio è venuta ad aiutarmi a guidare la mia vita. La prima volta ebbi molta paura. E venne questa voce in estate, nel giardino di mio padre, intorno a mezzogiorno… Ho sentito la voce provenire da destra, dalla parte della chiesa. E raramente la sento senza chiarezza… Dopo aver sentito questa voce per tre volte, ho capito che si trattava della voce di un angelo… Essa mi ha insegnato a comportarmi bene, a frequentare la Chiesa. Mi ha detto che era necessario che, io, Giovanna, venissi in Francia…”. Più tardi conoscerà che era la voce di San Michele: “Prima di tutto egli mi raccomandava di essere una brava ragazza e diceva che Dio mi avrebbe aiutata, e mi ha detto anche di venire in aiuto al re di Francia… E l’angelo mi parlava della pietà che c’è nel regno di Francia”.

Digione, panorama. La città esercita un notevole richiamo, specialmente per il pellegrino, non solo per alcune splendide chiese, ma anche per aver dato i natali al grande predicatore Bossuet (1627-1704) e al filosofo cattolico Maurice Blondel (1861-1949)

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Immerso nel mistero di questa misteriosa vocazione, mi aggiro fra la casa, la chiesa e l’attiguo museo, pieno di stendardi antichi, insigniti con le immagini della Croce e della Madonna e cerco di afferrare il segreto di questo singolare intervento di Dio che, per mezzo del suo arcangelo, chiama una fanciulla a rimettere in piedi il regno di Francia, in procinto di soccombere dinanzi all’invasore inglese. Non c’è dubbio, Dio s’interessa delle vicende dei popoli e interviene per realizzare i suoi piani, sia pure a modo suo, che sono ben diversi dai nostri. Anche gli angeli sono presenti e attivi e mi chiedo se dall’isolotto della costa normanna, dove sorge il monastero Mont-St-Michel, l’arcangelo non continui a vegliare sui destini del popolo francese e dell’Europa intera. Giovanna conserva sigillato nel cuore il segreto di questa vocazione, ma nel medesimo tempo, dopo aver sentito la voce, “aveva promesso di conservare la propria verginità finché Dio lo avesse voluto”. Diviene così “la Pulzella” e la sua persona non appartiene a nessuno se non a Dio stesso. Risponde con totale disponibilità alla chiamata che ha sentito e consacra interamente la sua vita al servizio divino. Più tardi Dio le parlerà per bocca delle sante Caterina e Margherita, ma lei non farà mai mancare il suo “sì” senza esitazione alcuna, fino al martirio. Compenetrato da così eccelsa grandezza, mi reco a visitare la maestosa basilica costruita negli anni 1881-1926, un po’ più a sud, a circa 1,5 chilometri di distanza. È un edificio elegante e luminoso, che si eleva solitario e quasi malinconico nell’immensità della campagna verdeggiante. Entro, rimanendo ammirato dalla grandiosità della costruzione che esalta le nervature di cemento, ornata di affreschi moderni che illustrano la vita della Pulzella. Non ritrovo però quell’atmosfera di raccoglimento che mi ha toccato il cuore quando mi sono inginocchiato nella penombra dell’antica chiesa parrocchiale, dove Janette si recava a pregare. Pitture moderne e piuttosto fredde immortalano i fatti salienti della vita e le imprese della Pulzella. La sua grandezza soprannaturale però è tutta racchiusa in un “sì” radicale a una chiamata straordinaria e per molti aspetti paradossale. Un sì che la porterà al martirio dopo una missione durata solo due anni. C’è qualcosa che avvicina la vita di Giovanna a quella di Gesù Cristo. Un compito immane, realizzato in poco tempo e per di più concluso col dono estremo della vita.

VIAGGIO IPOTETICO NEI LUOGHI DELLA BATTAGLIATu forse, caro amico, che, mentre leggi, immagini di viaggiare sulla mia instancabile quattroruote, vorresti percorrere quel tragitto di oltre 600 chilometri che ha visto Giovanna cavalcare fra innumerevoli pericoli, in poco più di una decina di giorni, per recarsi a Chinon (incantevole cittadina medioevale sulle rive della Vienne, ai piedi di un’altura da cui domina il vastissimo castello), e lì incontrare il Delfino di Francia, per incoraggiarlo nella lotta contro gli inglesi.Lo potresti anche fare, attraversando letteralmente

la Francia da est a ovest, raggiungendo Orleans e percorrendo la stupenda valle della Loira, con i suoi magnifici castelli. Sarebbe un’occasione propizia per visitare le splendide città di Blois, a lungo residenza prediletta dei sovrani di Francia, dove puoi ammirare il più famoso dei castelli della Loira, che sorge su un costone dirupato da dove domina la città, e di Tours, la città di S. Martino, con la sua vertiginosa cattedrale, una delle più ardite creazioni del gotico, con le due torri della facciata che si elevano perdendosi nei cieli “dipinti di blu”. Non tralasciare di visitare la più modesta basilica di S. Martino, ricostruita in epoca moderna in stile romanico bizantino, dove, sotto l’altare della cripta, si custodisce la tomba molto venerata di S. Martino, quel legionario romano convertito al cristianesimo che divise il suo mantello con un mendico e che poi divenne vescovo della città (IV sec.).Una simile traversata ti porterebbe però troppo lontano dal luogo del martirio di Giovanna e perciò ti consiglio di inserirlo nel programma di qualche altro pellegrinaggio, come ho fatto anch’io. Mi limito per ora a raccontarti la profonda emozione che ho provato dinanzi alle mura di Orléans, città che sorge sulla riva destra della Loira, la quale era assediata dagli inglesi, quando la Pulzella l’ha liberata in una memorabile battaglia, dando inizio al riscatto della Francia, fino allora paralizzata dalla psicosi della sconfitta. Richiamo alla memoria i numerosi film che ho visto, al fine di rappresentarmi la dinamica degli eventi. Giovanna per l’occasione si era fatta fare “un’armatura adatta al suo corpo” e uno stendardo, “con l’immagine di nostro Signore seduto in giudizio fra le nuvole del cielo”. È tenendo in mano questo stendardo che andava all’attacco, come ella stessa dichiara: “Tenevo in mano lo stendardo quando andavamo all’attacco per evitare di uccidere qualcuno. Io non ho mai ucciso nessuno”. Fece fare anche un’insegna, che “conteneva l’immagine di nostro Signore crocifisso” e, attorno a questa insegna “due volte al giorno, mattina e sera, Giovanna faceva raccogliere tutti i sacerdoti; una volta riuniti essi cantavano inni e antifone alla Santa Madre”. Per partecipare a questa riunione di preghiera i soldati dovevano prima confessarsi. Mi viene in mente che, durante la guerra di Bosnia, anche la veggente Vicka faceva la stessa cosa con i giovani soldati di Medjugorje, invitandoli alla confessione e alla comunione.Non ho molta voglia di entrare nel traffico della città, dove pure merita di essere visitata la cattedrale della Santa Croce, che domina il centro con la sua imponente mole. Preferisco spendere il mio tempo al di qua della Loira, presso il ponte Giorgio V. Qui sorgeva il convento degli agostiniani e la fortezza delle Tourelles, da dove gli inglesi tenevano in pugno la città. Il giorno dell’Ascensione Giovanna manda l’ultimatum agli inglesi: “Voi, inglesi, non avete alcun diritto sul regno di Francia; avete l’ordine da parte del Re del cielo, il cui portavoce sono io, Giovanna la Pulzella, di lasciare le vostre fortezze e ritornare nel vostro paese, altrimenti lancerò un assalto tale che ne resterà memoria perpetua”.

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49In alto: castello di Chinon visto dal fiume Vienne. Si distingue a destra la torre dell’Orologio e a sinistra la torre del Mulino. In basso: Blois dalla Loira: la chiesa di San Nicola a sinistra, il castello a destra. Nella pagina successiva: Tours, la cattedrale di Saint-Gatian

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E così fu, non senza che prima fosse ferita “da una freccia poco più in alto del seno, e quando si vide ferita, ebbe paura e pianse”. Quando Dio toglie la sua forza, siamo solo delle povere e fragili creature. Giovanna sperimenterà molto presto la sua debolezza, ma nel medesimo tempo la forza invincibile di Dio. Davanti al luogo della battaglia, dove la Loira da millenni scorre placida, trascinando gli eventi della storia nell’oceano dell’oblio, leggo la toccante testimonianza del Bastardo d’Orleans, al quale erano affidate le difese della città: “L’assalto durò dal mattino fino alle otto della sera, tanto che per quel giorno non vi era alcuna speranza di vittoria. Così io mi accingevo a fermarmi e volevo far ritirare l’armata verso la città. Allora la Pulzella venne da me e mi chiese di aspettare ancora un po’. Così, ella montò a cavallo e si ritirò sola in una vigna lontana dalla folla degli uomini e, in quella vigna, ella rimase in preghiera meno di un quarto d’ora, poi tornò, prese in mano il suo stendardo, e si pose sul bordo del fossato; nel momento stesso in cui fu là, gli inglesi fremettero e furono terrorizzati e i soldati del re ripresero coraggio e iniziarono ad avanzare, dando l’assalto alle fortificazioni senza incontrare la minima resistenza”.La sera di quel sabato 7 maggio Giovanna rientrò a capo dei soldati francesi, passando proprio per quel ponte che ora sta davanti ai miei occhi, e che li univa alla città ormai liberata dall’assedio. “Tutto il clero e il popolo di Orléans cantò con fede il Te Deum e fece suonare tutte le campane della città, ringraziando umilmente nostro Signore per quella gloriosa consolazione divina”.

IL MARTIRIO SULLA PIAZZA DI ROUENPer completare il suo compito Giovanna deve far consacrare il re a Reims. Il Delfino prende tempo e vi giunge un paio di mesi dopo, la sera del 16 luglio, dopo una lunga cavalcata. La consacrazione si svolge all’indomani, domenica 17 luglio. Io invece approdo a Reims con la mia scalpitante 90 cavalli nel pieno del mese di agosto (passando per Nancy, antica capitale della Lorena, con un complesso settecentesco unico in Francia, e Metz, dove non esito a sostare per visitare la cattedrale di St-Étienne, una delle più belle cattedrali gotiche di Francia, le cui pietre emanano luce) e punto diritto alla cattedrale di Notre-Dame, dove, prima di entrare, noto sulla sinistra un monumento equestre della Pulzella. Entro in questo grandioso edificio, mirabile per unità di stile, capolavoro del gotico maturo, dove la notte del Natale del 496 Clodoveo, re dei Franchi, ricevette il battesimo e dopo di lui per 13 secoli, furono consacrati i re di Francia. Non vi trovo nulla però che ricordi la fastosa cerimonia dell’incoronazione evocata nei film. In compenso ho la gioia di celebrare l’eucaristia nella cappella del Santissimo Sacramento e di meditare sul compimento di una straordinaria missione divina, realizzata nel breve giro di un anno da una ragazza diciottenne, e che sarà decisiva per il futuro dell’Europa.Potremmo dire che apparentemente il compito di S. Giovanna d’Arco finisce qui. Ora incomincia un altro anno della sua vita, contrassegnato dalla prigionia

e dal martirio. Mentre il re s’illude di attirare dalla sua parte i borgognoni contro gli inglesi, Giovanna continua a guerreggiare, perché lei ha sempre saputo che la pace potrà arrivare soltanto “sulla punta di una lancia”. Inizia per lei un periodo di oscurità spirituale, durante il quale anche le “voci” sembrano tacere. Non riesco a capire se Dio la stia guidando o la lasci fare. I suoi disegni sono così misteriosi! Decido di dirigermi verso Rouen, passando per quei luoghi che segnano tragicamente il suo destino. Punto su Soissons, lungo la rapida e comoda superstrada, per soffermarmi a Compiègne. Qui Giovanna è stata catturata dai borgognoni, mentre con un piccolo esercito voleva aiutare la città assediata. Compiègne è un grazioso centro di circa cinquantamila abitanti, con un castello reale, progettato come residenza estiva da Luigi XV, restaurato da Napoleone e divenuto residenza prediletta di Napoleone III e dell’imperatrice Eugenia. Non m’interessa visitare gli appartamenti reali e ancora meno le sontuose stanze da letto di Napoleone e di Maria Luisa.Cerco senza successo di trovare qualche traccia della fortezza di Margny, dove Giovanna, dopo aver marciato attraverso la foresta tutta la notte, era arrivata al mattino e si era subito disposta alla battaglia. La Pulzella, com’era nel suo carattere, si era posta in testa al drappello, ma lo scontro si è messo subito male per lei. Le truppe borgognone ottengono i rinforzi e costringono il gruppetto a indietreggiare. Giovanna accorre verso la retroguardia per proteggere la ritirata. Mentre, con gli ultimi combattenti, cerca rifugio dietro la cinta muraria di Compiègne, il ponte viene sollevato, e così “la Pulzella rimase bloccata fuori con alcuni dei suoi uomini”. Invidia? Tradimento? Forse. Non vi è dubbio che la porta delle mura della città sono state chiuse in anticipo. Inoltre, perché il Duca di Borgona in persona era accorso sul posto? La giovane è fatta prigioniera e si chiude così il primo anno della sua vita pubblica. Era il 23 Maggio 1430.Incomincia per la Pulzella il tempo di passione. Un anno di prigionia, da un castello all’altro, fino a che i borgognoni non la vendono agli inglesi, i quali vogliono che si imbastisca un processo per eresia e la si condanni a morte. Scelgono come sede la città di Rouen, dove sono saldamente insediati fin dal 1418, e che ritengono più sicura di Parigi. Giovanna vi è trasferita alla vigilia di Natale del 1430 e subito rinchiusa nel castello di Bouvreuil, che dominava la città, e di cui oggi rimane il cilindrico e possente torrione, aperto alla visita del pubblico. Jeannette vi rimane prigioniera per cinque mesi, spesso in balia della soldataglia d’oltremanica. Come Gesù, prima viene coperta d’infamia e poi giustiziata. Il Giuda di turno è il Vescovo di Beauvais, (da dove transito senza fermarmi), città dove però non aveva mai potuto esercitare la sua giurisdizione, in quanto arresasi al re di Francia. Si chiama Pierre Cauchon, testa d’uovo dell’Università di Parigi, passato alla storia per il vergognoso e fraudolento processo. Entro in Rouen e subito mi rendo conto che è una città splendida,

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situata sulle riva della Senna, che la divide in due parti: il nucleo storico, nel quale mi inoltro, sulla riva destra; quello moderno e industriale sulla riva sinistra. Il cuore di questa “città museo” è la cattedrale di Notre-Dame, una delle più belle chiese gotiche di Francia, la cui stupenda facciata è chiamata “pagina di pietra”. Non mi sazio di guardarla e non mi meraviglio che Monet l’abbia ritratta più volte. Noto che il portale di destra reca nel timpano la lapidazione di Santo Stefano, mentre quello di sinistra le scene della decollazione del Battista. Segni premonitori del martirio più discusso della storia?In fondo alla piazza della cattedrale infilo, senza attardarmi altrove, la via centrale che porta alla piazza

del vecchio mercato. Variopinti palazzi d’epoca si affacciano festosi, esibendo sontuosi negozi. La città che ha dato i natali a Corneille e Flaubert sembra aver poco o nulla dello spirito eroico della Pulzella. Entrando nello spettacolare anfiteatro della piazza, il clima cambia radicalmente. Accanto alle moderne halles si eleva la chiesa dedicata a Santa Giovanna d’Arco, ardita costruzione di cemento armato inaugurata nel 1979. Al centro della piazza si erge una croce alta venti metri, proprio nel luogo dove Giovanna fu bruciata viva. Sono commosso per questa straordinaria attenzione della Francia alla sua eroina. Avvicinandomi alla croce non credo ai miei occhi: circondato da aiuole, vi è ancora il luogo esatto del rogo, disseminato da tizzoni neri.

Orleans, Ponte Giorgio V e, sullo sfondo, la cattedrale

In alto: Compiegne, il castelloA destra: Nancy, Piazza StanislasIn basso: Metz, la cattedrale di Saint-Etienne

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È una ricostruzione? Credo di sì, ma quale forza evocativa di sentimenti in chi guarda!Pierre Cauchon ha pilotato il processo in modo tale che arrivasse alla conclusione voluta dagli inglesi: la condanna per eresia e la pena capitale. In un primo momento, Giovanna, spaventata da una morte in mezzo alle fiamme, ritratta. Poi però si riprende e afferma: “Dio mi ha trasmesso, per bocca di Santa Caterina e Santa Margherita, una grande pietà per questo grave tradimento, al quale ho acconsentito facendo abiura e ritrattazione per salvare la vita”. “Responsio mortifera” (risposta mortale), afferma il cancelliere.Il Vescovo non aspetta altro e così, all’indomani, Giovanna vede entrare nella sua cella due frati domenicani, incaricati di prepararla alla morte e al rogo. “Quando alla povera donna fu annunciata la morte di cui quel giorno doveva morire, ella incominciò a gridare in modo straziante e a strapparsi i capelli da fare pietà”. “Povera me – grida – essere trattata con tanto orrore e crudeltà da dover vedere il mio corpo, assolutamente puro, che mai ha conosciuto la corruzione, consumarsi e ridursi in cenere! Ah, preferirei cento volte essere decapitata che essere bruciata in questo modo!”. Pierre Cauchon, che entra nella prigione in quel momento, si sente dire: “Vescovo, io muoio per mano vostra… È per questo che mi affido a Dio, perché vi giudichi”. Giovanna si confessa e chiede la comunione, che non le viene negata.Mentre recitava “le sue lodi e le lamentazioni devote a Dio” fu condotta legata al rogo, in mezzo a due ali di folla. Chiede un crocifisso e un frate corre a prenderlo in una chiesa vicina e lo tiene davanti ai suoi occhi fino alla fine. È lui che ci descrive gli ultimi istanti: “Giovanna, fra le fiamme, non cessò mai di pronunciare e confessare ad alta voce il santo nome di Gesù, implorando e invocando senza sosta l’aiuto dei santi e delle sante del paradiso. E ancora, rendendo il suo spirito e reclinando la testa, ella pronunciò il nome di Gesù, mostrando di avere una fede fervente in Dio”. Era il 30 maggio1430; aveva superato di cinque mesi i diciannove anni.Raramente mi sono sentito così commosso come davanti alle ceneri del rogo dove la Pulzella ha consumato il suo sacrificio per rispondere alla chiamata. È un esempio che non potrei mai dimenticare. È mezzogiorno passato e mi fermo sulla piazza per mangiare un boccone. Gli spaghetti francesi stanno a quelli italiani come il surrogato sta al cioccolato. Accanto a me due anziane signore italiane, cariche d’oro e di rughe, dissertano di gioielli per tutto il tempo del pranzo.Poi dicono che tutte le donne sono uguali!Una ventina d’anni dopo si celebrerà sempre qui a Rouen il processo di riabilitazione, col quale viene dichiarato nullo quello precedente.

In alto: Reims, la cattedrale di Notre Dame. Al centro: il cartello che indica il luogo dove fu arsa Giovanna D’Arco. In basso: Rouen, la piazza del mercato

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ARS-SUR-FORMANS45.992240 ° N, 4.823838 ° E+45° 59’ 32.06” N, +4° 49’ 25.82” E

Camping MunicipalChemin du Bois de la Dame01480 Ars-sur-FormansTel. 04 74 00 77 23

Aire CAMPING-CAR PARK Villefranche BeaujolaisPresso Camping de la Plage2788 Route de Riotter69400 Villefranche-sur-Saône Tel. +33 1 83 64 69 21camping-car-park.com

BEAUNE47.023548 ° N, 4.835607 ° E+47° 1’ 24.77” N, +4° 50’ 8.19” E

Camping Municipal Les Cent Vignes10, rue Auguste Dubois21200 Beaune“Ci sono stato, ordinato e pulito, vicino al centro, comprende un’area sosta breve per autocaravan”.

Flavio Corradini

ABBAZIA DI CITEAUx47.130859 N, 5.091477 E+47° 7’ 51.09” N, +5° 5’ 29.32” EPer i pernottamenti si consiglia la vicina Beaune

DIGIONE47.322941 N, 5.041351 E+47° 19’ 22.59” N, +5° 2’ 28.86” E

Camping du Lac Kir3 Boulevard Chanoine Kir21000 DijonTel. +33 3 80 43 54 72

DOMRéMy-LA-PUCELLE48.442280 N, 5.675275 E+48° 26’ 32.21” N, +5° 40’ 30.99” E

Camping IntercommunalPlace Raymond Pitet88300 NeufchâteauTel. 03 29 94 19 03

NANCy48.694006 N, 6.182985 E+48° 41’ 38.42” N, +6° 10’ 58.75” E

Camping Campéole Le Brabois2301 Avenue Paul Muller54600 Villers-lès-NancyTel. +33 3 83 27 18 28camping-brabois.com

METZ49.120713 N, 6.175159 E +49° 7’ 14.57” N, +6° 10’ 30.57” E

Camping Municipal Metz-PlageAllée de Metz Plage57000 MetzTel. +33 3 87 68 26 48go-france.eu

REIMS49.253859 N, 4.034026 E+49° 15’ 13.89” N, +4° 2’ 2.49” E

Camping MunicipalVal-de-Vesle8 Rue du Routoir51360 Val-de-VesleTel. +33 3 26 03 91 79valdevesle.fr

COMPIÈGNE49.418469 N, 2.830362 E+49° 25’ 6.49” N, +2° 49’ 49.30” E

Camping Municipal De BatignyRue de l’Armistice, RD 973, Pierrefonds, 60350 60350Tel. +33 3 44 42 80 83

ROUEN49.442906 N, 1.088563 E+49° 26’ 34.46” N, +1° 5’ 18.83” E

Camping de la Forêt 500 Rue Mainberte, 76480 JumiègesTel. +33 2 35 37 93 43

Il campeggio più vicino a Rouen non è consigliato, questo è preferibile.

ORLEANS47.896492 N, 1.904351 E+47° 53’ 47.37” N, +1° 54’ 15.66” E

Camping Municipal Gaston MarchandRue La Roche45140 St Jean de la Ruelle Tel. +33 2 38 88 39 39

BLOIS47.585536 N, 1.330359 E+47° 35’ 7.93” N, +1° 19’ 49.29” E

Camping des Châteaux Lac de LoireLe lac de Loire41350 BloisTel. +33 2 54 78 82 05

TOURS47.395517 N, 0.693992 E+47° 23’ 43.86” N, +0° 41’ 38.37” E

Camping Les Rives du Cher61 Rue de Rochepinard37550 Saint-AvertinTel. +33 2 47 27 87 47campinglesrivesducher.fr

CHINON47.168054 N, 0.237456 E+47° 10’ 4.99” N, +0° 14’ 14.84” E

Camping MunicipalA l’Ile Auger, quai DantonChinon, 37500Tel. +33 2 47 93 08 35

SOSTA PER AUTOCARAVAN

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La prendiamo alla larga. Per allenarci un po’ passiamo dalla Valsavaranche per provare a salire sul Gran Paradiso, con gli amici del Gruppo Escursionistico Vicchiese, ma sono

gli ultimi giorni di brutto tempo e veniamo respinti da una bufera di neve a 3.500 m di quota. Sarà per un’altra volta.

Lunedì 16 luglio 2012 In tre (Franco il vecchio, Franco il giovane e la sottoscritta) partiamo dalla Valsavaranche e alle 14.30 arriviamo a Macugnaga, piccolo e simpatico paese fortunatamente sfuggito al turismo di massa e ricco d’iniziative culturali, senza parlare delle infinite possibilità sportive.A Macugnaga esiste un parcheggio riservato alle autocaravan con tutte le comodità e a giusto prezzo, parcheggio che funziona anche d’inverno per gli appassionati dello sci. Da qui comincia il nostro giro. Abbandoniamo l’auto e ci dirigiamo verso l’Alpe Bill, da dove abbiamo intenzione di prendere la funivia che arriva al Passo del Moro. Facendo bene i calcoli però ci rendiamo conto che rischiamo di fare tutto il percorso a piedi se si perde l’ultima corsa delle ore 16. Si tratta di 1.200 metri di dislivello e chi cammina sa cosa significa. Allora decidiamo di prendere subito il filo e di goderci la serata. L’immensa parete est del Rosa è davanti a noi, nitidissima e impressionante, 2.000 metri di verticale. Ce la godremo fino a notte, ché dal Rifugio Oberto-Maroli, ove siamo alloggiati, la sala da pranzo si apre con una grande vetrata sulla parete. Se poi si aggiunge che la cena è di buona qualità e che anche il vino, benchè sfuso, si fa onore non ci poteva andare meglio.

Martedì 17 luglio 2012Ci mettiamo in cammino alle 8.30. Fa freddo, ma siamo a 3.000 metri. Con piumino, guanti e berretto saliamo al passo sotto gli occhi della grande madonnina dorata situata nel punto più alto. Superato il passo si scende in Svizzera tra grandi massi, ma sempre percorrendo un sentiero sicuro e ben segnato. Nostra prima meta è la diga di Mattmark, ove si arriva alle 12.30 attraversando un paesaggio stupendo. Prossimo obiettivo è Saas Almagel. Arrivati alla diga, invece di prendere la strada asfaltata che si snoda sulla sinistra, prendiamo una bella sterrata sulla destra che ci porta fino allo sbarramento. Qui, attraversando la diga e ritornando sull’asfalto, si può prendere un autobus che porta a Saas Almagel. Noi invece proseguiamo lungo il sentiero, che in più parti attraversa la strada, fino a Saas

INTORNO AL MONTE ROSADIARIO E ITINERARIO TRA ITALIA E SVIZZERA

di Fosca Bonacchi. Foto di Franco Utili

Il versante Est del Monte Rosa

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Almagel e da qui in un’ora a Sass Fee, ove arriviamo alle 16.30 Il nostro albergo è proprio in centro e dopo le registrazioni di rito si parte alla scoperta del paese. Le auto qui non sono ammesse anche se accolte in un brutto parcheggio all’inizio del paese stesso, ma si sa che tutto non si può avere! I due Franchi vanno a cena al Ristorante La Gorge, da cui tornano soddisfatti, mentre Fosca non ha grande fortuna con tartine e specialità locali, complice la scarsa conoscenza della lingua. L’albergo ci ha assegnato tre piccole e accoglienti camerette ove riposiamo beatamente.

Mercoledì 18 luglio 2012Colazione luculliana. In Svizzera l’alloggio e il mangiare costano più che da noi, però dobbiamo riconoscere che l’accoglienza e il cibo sono all’altezza. Dimenticavo: a Saas Fee gli ospiti che pernottano anche per un sol giorno hanno diritto alla Carta dell’ospite che offre tutti i trasporti locali gratuitamente. Per noi che utilizzeremo bus e impianti a fune è una manna, ma è comunque una buona iniziativa anche per chi decide di stare in paese, che offre molte possibilità escursionistiche.Noi prendiamo l’autobus per Saas Grund, ove, volendo, si può arrivare anche a piedi in un’ora di cammino per la Strada delle Cappelle, e poi la funivia che porta a Chrizbode. Il giro ufficiale del Monte Rosa prevede di andare da Saas Fee a Grächen passando sotto i Mischabel, poi proseguire fino all’Europahutte e da lì arrivare a Zermatt. Ci sono passaggi attrezzati con catene e funi di sicurezza e anche un aereo ponte. Malgrado Franco il vecchio non sia d’accordo, noi preferiamo invece partire da Chrizbode fino a Gspon e da qui scendere con un’aerea funivia fino a Stalden, prendere il trenino fino a St. Niklaus e da lì l’autobus fino a Grächen. Per questa parte del viaggio la scelta si rivela azzeccata. Un aereo e sicuro sentiero (per lo più pianeggiante sui 2.500 m, con di fronte la visione dei Mischabel e le sue 8 cime di 4.000 metri ricoperte di neve e di ghiaccio) ci porta a Gspon, un paese nel quale le auto non arrivano. Qui anche i residenti devono arrivarci in funivia!!! Quando arriviamo a Gspon sono circa le 16 e dobbiamo scegliere se andare a St. Niklaus a piedi o con la funivia. Peccato che a piedi ci vogliano due ore e mezza e che riusciremmo probabilmente a prendere il treno ma anche a perdere l’autobus per Grächen; così scendiamo col filo. Scelta azzeccata perché non avendo prenotato l’albergo (prima di partire avevamo prenotato tutti gli alberghi e i rifugi del percorso Grächen escluso), arriviamo appena in tempo per farci dare indicazioni all’ufficio del turismo e trovare ospitalità a Gasenried, che si trova a 45’ da Grächen. L’albergo è decoroso. La cena non esaltante, ma forse se avessimo avuto un vocabolario avremmo potuto fare scelte più gustose! Notte tranquilla, anche qui le auto si contano sulle dita di una mano. Colazione che riscatta la cena.

Giovedì 19 luglio 2012La tappa di oggi prevede di arrivare a Zermatt seguendo un sentiero a mezza costa. Purtroppo questo sentiero è franato in più parti e in pratica si è costretti a scendere a fondovalle e da lì seguire un sentiero basso.Partiamo alle 8.30 da Gasenried e seguiamo un comodo sentiero in quota, circa 1.600 m, per circa due ore, dopodiché è interrotto per frana e bisogna scendere a

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valle, prima a Randa e poi a Täsch. Benché non ci siano salite, il sentiero è lungo, oltre 21 km, e faticoso, per il caldo cui non siamo più abituati. Da Tasch a Zermatt è in salita e ci dà il colpo di grazia. Finalmente alle 18 arriviamo, salutati dal Cervino che pure tra nebbie vaganti si degna di farsi vedere. Bellissimo! Siamo alloggiati all’Ostello della Gioventù ove ci precipitiamo per non perdere la cena: alle 19

il servizio mensa chiude e chi non arriva in tempo rimane a bocca asciutta. Ce la facciamo e finalmente ci godiamo la serata col Cervino e il paese a nostra disposizione.

Venerdì 20 luglio 2012Zermatt, paese vietato alle auto, merita di essere visitato e noi lo facciamo, ma solo dopo un’abbondante colazione. Stamani c’è il sole e il Cervino è lì a portata di mano e di occhi ma il Passo del Teodulo è lontano e noi si va a piedi fino alla stazione intermedia di Furi, poi in funivia fino a Trockener Steg a 2.939 m dove arriviamo alle 12. Il ghiacciaio del Teodulo s’è ritirato, ed è pieno di rivoli d’acqua. Cominciamo a salire sotto il sole con il Cervino che ci guarda. Bello. Poi, all’improvviso si alza un ventaccio veramente freddo. Piumino guanti e berretto e saliamo lentamente verso il rifugio su un ghiacciaio con neve disfatta. Anche il ghiacciaio del Plateau Rosa è nelle stesse condizioni anche se ancora fanno lo sci estivo. Sotto un forte vento arriviamo al Rifugio del Teodulo dove siamo obbligati a restarcene dentro mentre il cielo si copre di nuvole e tutto il Cervino è sotto la nebbia: che rabbia! L’accoglienza dei gestori non è così calorosa, come ricordavo nella mia precedente visita, la cena è buona e anche la notte: ho dormito con 4 coperte! La colazione un po’ meno buona, a essere generosi.

Sabato 21 luglio 2012Dal rifugio del Teodulo, molto delusa da una serie di cose, sotto un cielo grigio si scende su un sentiero non bello e per di più ghiacciato fino all’intermedia della funivia che da Cervinia arriva al Plateau Rosa, stazione delle Cime Bianche, dove sostiamo per vedere se il Cervino esce dalla nebbia: niente. Fatta una seconda colazione riprendiamo il sentiero per il Colle Superiore delle Cime Bianche. A metà della salita ci fermiamo a fotografare il lago omonimo, dove nei giorni di sole il Cervino ci si specchia. Dalle Cime Bianche (per oggi la salita è finita) ci si affaccia alla lunga valle che ci porterà a Resy. Subito si fanno vedere i due laghi, il primo grande, l’altro più piccolo, che sono, come il resto della valle, molto belli. Alle 17, dopo una lunga discesa, da 3.390 a 2.072 m, siamo al Rifugio Ferraro. Una splendida terrazza sulla valle di Gressoney. Il rifugio è bello, la signora Fausta simpatica, la cena ottima, la notte pure.

Domenica 22 luglio 2012Stamani colazione super come tutto il resto. Oggi abbiamo una tappa corta e ce la godiamo! La salita però non manca ed è anche dura fino al passo del Rothorn.Anche qui troviamo la valle chiusa dal laghetto del Salero e per la prima volta anche turisti. Un sentiero ripido ci porta velocemente fino a Sant’Anna dove c’è l’arrivo della funivia che viene da Stafal. Capiamo perché ci fosse tanta gente su al passo.

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Ancora mezzora su strada sterrata e alle 16 siamo arrivati. Pioviggina. Stasera siamo in un lindo albergo. Cordiale la signora, ottima la cena e la notte.

Lunedì 23 luglio 2012È nuvoloso. La tappa di ieri si poteva anche concludere al Rifugio del Gabiet (assai carino sia il posto che il rifugio), averlo saputo. Stamani abbiamo 1.100 m di dislivello in salita; per me troppi, perché dopo è ancora lunga per arrivare al Rifugio Zar Senni. Si decide di prendere la funivia per il lago del Gabiet, poi proseguire a piedi per il Col d’Olen. Sbagliato! Conveniva salire a piedi al Gabiet, poi in funivia fino al Passo dei Salati, perchè dal lago Gabiet il sentiero è quasi tutto sulla pista da sci, che noi purtroppo abbiamo risalito tutta fino al passo non trovando l’indicazione del sentiero per il Col d’Olen. Dopo questa brutta salita ci troviamo in cima sotto un cielo minaccioso e un forte vento. L’unica cosa bella oggi è stata vedere il Lyskamm con i suoi ghiacciai liberi dalla nebbia, e non è poco. Sosta per il the nel bel caldo bar e poi in discesa si passa dalla stazione meteo, dove un gentile signore ci fa vedere in lontananza i primi stambecchi. Proseguendo poi per il Rifugio Guglielmina, ora bruciato, ne vediamo 5 grandi che stanno giocando rincorrendosi; poi, ancora sotto, uno stambecco solo

e vecchio che quasi si fa toccare e che fotografiamo da vicino vicino. Che emozione.Scendiamo ancora per poi risalire al Passo Foric per un sentiero esposto e delicato, soprattutto se piove. Poi le difficoltà sono finite e ci attende la lunga e bellissima Val d’Otro che ci porterà al R. Senni, altro posto incantevole fornito di bar-ristorante con alloggio nelle case Walser. C’è pure una chiesetta con affreschi interessanti e un asinello simpaticissimo. Anche i gestori sono simpatici e hanno fama di servire un’ottima cucina. Peccato che la domenica avessero dato fondo alla dispensa. A noi è toccato poco, di poca qualità e poco gusto. Un po’ delusi ce ne andiamo a letto.

Martedi 24 luglio 2012La colazione è andata bene. Stamani è tornato il sereno e il caldo. In circa 2 ore di discesa siamo ad Alagna. Visto che abbiamo tempo ce la prendiamo comoda visitando il paese per poi incamminarci verso il Rifugio Pastore dove si arriva alle 14.È pieno di gente e rischiamo di finire in un camerone zeppo. Fino a oggi abbiamo avuto la fortuna di avere sempre una camera solo per noi tre. Visto che non siamo per nulla stanchi decidiamo di andare al Rifugio Calderini, sotto la grande parete sudovest del monte Rosa: una bella salita di 400 m ci porta in

Passo Foric (2.432 m). Da sinistra: Franco Utili, Fosca Bonacchi, Franco Megli

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un piccolo insediamento ove una delle case è stata adibita a rifugio. I simpatici ragazzi che lo gestiscono ci consigliano di arrivare al belvedere che è tale di nome e di fatto. Rientrando ringraziamo e salutiamo loro, il cane, i gattini e riscendiamo al Rifugio Pastore dove ci comunicano che anche per stasera abbiamo una camera tutta per noi: fortunati. La serata promette bene e dopo la cena abbondante e buona ci ritroviamo a brindare con Genepì insieme a tre ragazzi chiassosi e simpatici che festeggiano la loro partenza per il Nepal. Ma noi dobbiamo andare a letto perché domani ci attende la nostra ultima fatica, e tanta sarà. Salutiamo e a nanna.

Mercoledì 25 luglio 2012Giornata radiosa e calda. Alle 8.30, fatta una colazione abbondante, siamo pronti per lo sforzo finale: dislivello di 1.300 m in salita e 1.650 in discesa! Salutiamo il bello e ospitale Rifugio Pastore e si va. La salita, a parte il caldo, non è così dura, nel primo tratto si sale al “fresco” dei pini su una mulattiera ben tenuta. Per tutta la mattina ci accompagna il ronzio dell’elicottero che va e viene da Alagna alla Capanna Margherita: sono i ragazzi di ieri sera che fanno uno spot pubblicitario per finanziare il loro viaggio.

Franco il giovane arriva come sempre primo in cima al Colle del Turlo, l’ultimo colle del nostro bel giro. Io ritardo e aspetto il “povero vecchio” Franco, che nonostante la sua età si è fatto proprio onore! Sul colle la vista spazia sulla valle del Sesia e sulla val Quarazza. È proprio così bello che non scenderei mai, ma fatte le ultime foto e complimentandoci per la buona riuscita di questo giro, guardiamo il Lago delle Fate, nostra meta, in fondo alla valle. Sarà una discesa lunga lunga ma bella e ci avviamo sulla comoda mulattiera ora a larghi gradoni. Ci fermiamo al Bivacco Lanti dove io avevo proposto l’idea di pernottare (non accolta per fortuna, perché poi troviamo un gruppetto di Scouts e una famigliola spagnola che avevano avuto la mia stessa idea): stasera il Bivacco Lanti è super affollato. Però sarebbe stato bello fermarsi qui.Alle 18.40 siamo al Lago delle Fate. Stanchi ma felici. Ultimo tratto per Borca, dove ci attende la casa vacanze S. Giuseppe, bel posticino gestito da suore. Abbiamo dormito profondamente e bene. Il mattino recuperiamo l’auto, e dopo una buona colazione facciamo una breve visita a Macugnaga e partiamo per Vicchio. Siamo stati proprio bene! Alle 18 siamo a casa. Che caldo!

Rifugio Zar Senni - Frazione Follu (Alagna)

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60 Il sentiero dal Colle del Teodulo verso Resy

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DESCRIZIONE DELL’ITINERARIODA MACUGNAGA A MACUGNAGAPer i tempi delle escursioni consigliamo di studiare l’itinerario precedentemente valutando/a seconda delle proprie capacità

Macugnaga-Passo del MoroDa Staffa si prende la strada che porta alla partenza della funivia del Passo del Moro. Si prosegue sulla pedonale per Pecetto e superato un piazzale adibito a parcheggio e mercato prendere a sinistra. Una bella e comoda mulattiera, in un bosco di conifere, supera una balconata rocciosa (con almeno un paio di punti panoramici sul paese e sulla parete est del monte Rosa) e arriva ai margini del pascolo dell’Alpe Bill. Nei pressi, la stazione intermedia della funivia (1.690 m).Volendo continuare per il sentiero, questo entra nel bosco ed esce sui pascoli e i rododendri fino a intersecare la pista da sci per poi risalire un canale su una lunga scalinata e arrivare al Rifugio Oberto-Maroli. La stazione di arrivo della funivia è un poco sopra. Sulla cresta di confine si vede una grande statua della Madonna dorata (2.890 m) che si raggiunge in 15’ percorrendo una gradinata protetta da una corda.

Passo del Moro-Saas FeeDal Rifugio Oberto-Maroli si sale alla statua della Madonna, da cui si vedono i Mischabel a sin. e la diga di Mattmark in basso; da lì si scende verso sud e per facili rocce sul versante svizzero fino a un pianoro di sfasciumi: qui inizia il sentiero e la scalinata che tagliano diagonalmente il costone. Al mattino la cengia, “chiamata passaggio dei macugnaghesi” può essere ghiacciata ed è comunque protetta da un cavo. Arrivati al pianoro sparso di flora nivale, Talliboden, il sentiero diventa più comodo e ampio e conduce al vertice del bacino di Mattmark, che si percorre sulla destra, su una strada sterrata molto comoda. Alla sinistra c’è una strada asfaltata con ampie gallerie. Arrivati allo sbarramento si prosegue lungo la strada fino a imboccare un vecchio sentiero che sulla destra taglia obliquamente il fianco della montagna fra cespugli di alni, larici e rari cembri. Il sentiero attraversa più volte la strada asfaltata. A Zer Meiggerung c’è una centrale elettrica, e una cappella che ricorda le vittime della costruzione della diga (1960-1967) e la tragedia del 30 agosto 1965 che, a causa del crollo del ghiacciaio sovrastante che piombò sui lavoratori, provocò numerose vittime. Il villaggio di Saas Almagell ha ancora vecchie case di legno accanto ad alberghi moderni. Si percorre un breve tratto di strada asfaltata fino a una, larga e sterrata, solo pedonale, che attraversa la Saaser Vispu e sale senza strappi nel bosco fino a Saas Fee, detta la perla delle Alpi

Saas Fee-Saas Grund-Gspon-GasenriedDa Saas Fee si può scendere a Saas Grund col postale o lungo il Sentiero delle Cappelle. Se si prende il sentiero, conviene anticipare la partenza per non correre il rischio poi di rimanere a metà strada!

Da Saas Grund si sale poi a Kreuzboden a piedi o con la funivia. Se si sceglie di andare a piedi tenere presenti i tempi di percorrenza per non rischiare di fare la tappa in due giorni. A Kreuzboden ci si dirige dalla parte opposta della diga, con Saas Fee in basso a sinistra sul versante opposto, si aggira un laghetto e si sale leggermente per un sentiero ben segnato, si passa sopra Saas Balen toccandone gli alpeggi più alti. A nord la presenza del Bietschorn, mentre dall’altra parte della valle la catena dei Mischabel, otto quattromila innevati. Si alternano pascoli e boschi di conifere con il sentiero che sale e scende dolcemente. Raggiunto Obere Schwarze Wald (Bosco Nero Superiore) si scende verso le baite di Oberfinilu e poi Gspon. Prati, cembri e larici fanno cornice al paese. Non ci sono strade e ci si arriva con una funivia che si ferma a Staldenried (1.154 m) con i suoi vigneti d’alta quota e fa capolinea a Stalden (799 m). Si può scendere a Stalden a piedi in circa due ore e mezza oppure scegliere la funivia. Ancora attenzione ai tempi. Da Stalden il treno porta a Saint Niklaus e da qui l’autobus postale a Grachen. Da Grachen a Gasenried per comoda strada asfaltata a piedi.

Gasenried-ZermattPrendere la stradella che porta all’Europahutte e lasciarla proseguendo in piano, sullo sterrato, nell’abetina. A Teil Tola, a meno di 1 km, si trascura l’indicazione per St. Niklaus e si prosegue sulla strada che poco oltre diventa un comodo sentiero. Dopo circa un’ora di cammino si trova un quadrivio: a dx. si scende a St. Niklaus, a sx. si continua in piano per Obri Talflue-Randa. In discesa, al centro, si va a Biffig-Holzji-Mattsand. Il sentiero per Randa è interrotto nel canalone Grosse Grabe, sconvolto da un’alluvione, e non ancora ripristinato.Si scende verso Mattsand per un sentiero un po’ ripido. Arrivati a un alpeggio caratterizzato da una mangiatoia per la fauna selvatica e una fonte, si gira a sx., di nuovo in piano. Si lascia sulla dx. il sentiero per Biffig e si prosegue in leggera discesa. Ancora un’abetaia d’alto fusto, si raggiunge una larga carrozzabile sterrata sul fondovalle, percorrendola verso sinistra in leggera salita, per lasciarla poco avanti, prendendo un sentiero a dx. che scende a Holzji.Per Herbriggen scendere verso valle per un centinaio di metri sulla strada asfaltata, passare poi la ferrovia e la Visp, e risalire tenendosi a dx. di un invaso idrico. Siamo nel percorso pedonale del fondovalle che, partendo da Stalden, raggiunge St. Niklaus e termina a Zermatt. Poco avanti, un po’ in alto a sx. c’è Herbriggen.Risalire la valle verso Randa, sulla dx. della Visp, prima in salita e poi in discesa e quindi passare ancora il fiume sotto Breimatten seguendo il sentiero avendo sulla dx. la grande frana di Randa. Quindi si percorre un tratto della vecchia strada cantonale che è stata deviata, come la ferrovia, dopo la frana del 1991. Randa e la stazione ferroviaria si trovano a sx., tra prati e coltivi di segale. Si prosegue per Tasch passando il ponte che porta a una cava di sabbia e poi a sx., e si arriva alla piana adibita a grande parcheggio a cielo aperto. Ora c’è un parcheggio coperto. Superarlo e dopo le ultime case girare a dx. a un

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passaggio a livello della ferrovia e seguire la carrareccia che s’inoltra nelle praterie. Si lascia a dx. la Cappella del Fuzstein, si procede fino al termine del piano dove inizia il sentiero per Zermatt, in saliscendi tra vecchi larici, ginepri, rose canine e rocce, ma sempre sulla dx. della ferrovia ora sopra le gallerie ora a vista del treno rosso. Finalmente Spiss, dove una salitina porta all’eliporto di Air Zermatt da cui si vede quasi tutto il paese. Da lì si scende in paese.

Zermatt-Colle del TeoduloPer arrivare a Furi, snodo funiviario, si attraversa il centro abitato uscendo verso sud, con alla sinistra la stazione delle funivie. Si passa il torrente e si gira a sx. per una comoda mulattiera, tra i pini cembri, fino alle frazioni di Blatten (1.738 m) e Zum See (1.766 m) per arrivare a Furi, ove le stazioni rimangono sulla sinistra.Prendendo la funivia che porta al Piccolo Cervino si passa dalla stazione del Furgg (2.432 m), dove conviene scendere e ammirare il Cervino che è a soli 2 km di distanza, e poi proseguire per la stazione di Trokener Steg ove si scende e si attacca il ghiacciaio superiore del Teodulo, iniziando subito sotto la stazione e tenendosi sempre sotto lo ski-lift che risale quasi fino al colle, dove si piega a dx. per raggiungere il rifugio del Teodulo sulla dx. del valico. Il Cervino da qui è gigantesco, mentre il monte Rosa è coperto dal Piccolo Cervino.

Colle del Teodulo-ResyDal colle, ove arriva una funivia, si scende per un nevaio (che può essere anche ghiacciato) alla stazione di partenza sita alla Capanna Bontadini, quindi si gira a sx. e si segue la strada che in leggera discesa porta alla stazione Cime Bianche della funivia che arriva da Cervinia, a dx. dell’omonimo lago. Da lì si gira a dx. lungo una pista che passa sotto gli impianti sciistici e raggiunge l’altopiano del Colle Superiore delle Cime Bianche. Qui si vede il Gran Lago e il ghiacciaio della Gobba di Rollin. A destra il varco del Colle Inferiore delle Cime Bianche con un laghetto e altri impianti. Un tratto ripido discende all’Alpe Mase, caratterizzato dalle baite affiancate a grandi massi erratici per proteggersi dalle valangfhe. Il torrente gira e rigira nel piano fra paludi e bianchi eriofori. Più in basso un altro ripiano permette di scorgere la parte sommitale del Cervino. Una deviazione a sx. porta sulla valletta del Tzère tra i larici e la cascata di Tzère che si costeggia sulla sx., su ampi gradini, per calare sulla mulattiera proveniente da Fiery verso il Piano Inferiore di Verra che si raggiunge in leggera salita: si passa da Évançon e si imbocca la sterrata che scende a St. Jacques. A 450 m dal ponte, superata una fontana, si lascia la sterrata per un sentiero a sx. che porta a Resy.

Resy-StafalDa Resy si prende la strada sterrata che sale verso il Colle di Bettaforca. Dopo 700 m circa, all’altezza dell’Alpe Forca Inferiore si gira a dx. nel prato accanto a una pista da sci, che si attraversa arrivando in lieve salita all’Alpe La Mandria (bar-ristorante estivo). Si prosegue fino al Lago

Carciero, e a mezza costa, passando al di sopra dell’Alpe Contenery, si arriva allo strappo finale che in ripida salita porta al Passo del Rothorn. Il sentiero scende ripido fino ai Laghetti del Salero e poi attraverso pascoli si raggiunge la pista che dalla Bettaforca conduce a S. Anna. Qui si può prendere la funivia fino a Stafal oppure continuare su ampia strada sterrata.

Stafal-Col d’Olen-Val d’Otro-Rif. Zar SenniDa Stafal si risale il versante opposto alla stazione della funivia; si piega poi a dx. sul sentiero nel vallone del Mos con a sx. la funivia. Si passa dalle Alpi Mos e si supera con un ripido percorso uno sbarramento di rocce sbucando sul pianoro dell’Alpe Gabiet, presso la stazione intermedia della risalita e a 10’ di distanza dal Rifugio Gabiet e omonimo laghetto.Da qui conviene prendere la funivia per il Passo dei Salati (accogliente rifugio all’arrivo), da cui ci si dirige (per strada sterrata prima e girando a dx. poi) al Col d’Olen. Scendendo si raggiunge l’osservatorio Istituto Angelo Mosso, poi il Rifugio Città di Vigevano (chiuso d’estate) e il Rifugio Guglielmina, ora bruciato. Si prosegue per il vallone dell’Olen fino al Sasso del Diavolo ove si prende un sentiero a dx. che attraversa alcuni ripidi canaloni, che richiedono attenzione, fino al Passo Foric.

L’oratorio della Madonna della Neve a Follu

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Un sentiero stretto e ripido, quando non malagevole, porta a Pian Misura e alle prime baite. Da qui una strada poderale scende fra boschi e pascoli fino a Weng (1.775 m), Scarpia (1.726 m), fino a Follu (1.664 m). Siamo nel territorio dei Walser che arrivarono qui nel 1306. Le abitazioni sono protette dalle valanghe con dei terrapieni collocati alle spalle delle baite superiori.Follu è caratterizzato da un oratorio affrescato e dedicato alla Madonna della Neve e da una grande fontana del 1897. Il Rifugio Zar Senni è qui e offre ospitalità in una dimora walser.

Rif. Zar Senni-Alagna-Rif. Pastore - Rif. Crespi/CalderiniIl sentiero scende per il bosco, con una serie di cappelle del Seicento, fino ad Alagna.Da Alagna si segue la carrabile fino alla Frazione Merletti. Superate le miniere d’oro e d’argento di Kreas si arriva a Sant’Antonio e poco sopra la cascata dell’Acqua Bianca. Una mulattiera a gradoni ripida e stroncagambe conduce al Rifugiuo Pastore collocato strategicamente in un verde pianoro con vista sul monte Rosa.Conviene riprendere fiato e proseguire per il Rifugio Crespi-Calderini, posto in posizione strategica, da cui si vede anche la valle dell’Olen. Con un ultimo sforzo conviene salire fino al Belvedere per ammirare la parete sud-ovest del Rosa e vedere la Capanna Margherita. Ritorno al Rif. Pastore per la strada dell’andata.

Rifugio Pastore-Colle del Turlo-MacugnagaDal rifugio ci si dirige al ponte sul Sesia, si tralascia sulla dx. il sentiero che scende ad Alagna e passando vicino a una casa del parco, si raggiunge la mulattiera che provierne dal posteggio dell’Acquabianca.

Il percorso si snoda su una comoda mulattiera militare, in alcuni punti purtroppo degradata. Si sale in un bosco di larici fino a uscire nella fascia dei pascoli. Trascurando le varie diramazioni laterali si procede a mezza costa, superando gli alpeggi. Salendo si evidenzia un valico tra i Corni di Piglimò e Mud: è il Colle Piglimò (2.485 m), che porta a Rima. Il Passo del Turlo è alla sinistra e ci si arriva traversando grandi pietraie, costeggiando il doppio laghetto del Turlo e girando a sx., con un ultimo strappo si supera la bastionata rocciosa e si arriva al passo. Al Colle una cappelletta ricorda gli alpini che hanno tracciato la mulattiera. Verso la Valsesia il panorama è impedito da colli e valli mentre, verso Macugnaga, la Val Quarazza è visibile fino al Lago delle Fate e Borca. Per la mulattiera ad ampi gradoni si scende fino al pascolo del Ratuligher ov’è posto il Bivacco Emiliano Lanti, in ricordo dell’ultimo pastore della valle. Si prosegue in lieve pendenza e a mezza costa fino all’Alpe Schena e da lì, con una serie di tornanti, si arriva all’Alpe Piana, di fronte alla cascata della Pissa.Abbiamo raggiunto il fondovalle, con boschi di conifere, e proseguiamo a saliscendi sulla destra del torrente fino al Ponte di Prà di Lanti. Si attraversa il canalone di Caspiano, si scende alle baite minerarie della Città Morta o Crocette, poi al Rif. Cai Piedimulera (chiuso). Da questo punto la strada diventa carrozzabile, tra larici e lamponi, fino al Lago delle Fate (2 ristoranti). Proseguendo sulla carrozzabile si lascia un invaso a dx., un ristorante a sx. e poco oltre sulla dx. un sentiero che velocemente porta alla miniera aurifera di Guja e a Borca. Se invece si procede sulla carrozzabile si arriva a Isella e da qui girando a sx. si sale a Staffa.

ITINERARIO:- Macugnaga - Rifugio Oberto-Maroli - Tel. 0324. 65554- Saas Fee - Hotel Bergheimat - Tel. 0041-027. 9581990- Gasenried - Hotel Alpenrosli - Tel. 0041-027.9562538- Zermatt - Youth Hostel - Tel. 0041-027.9672320- Colle del Teodulo - Rifugio Teodulo - Tel. 0166.949400- Resy - Rifugio Ferraro - Tel. 0125.307612- Stafal - Albergo Nordend - Tel. 0125.366807- Follu - Rifugio Zar Senni - Tel. 0163.922952- Alpe Pile - Rifugio Pastore - Tel. 0163.91220- Macugnaga - Casa San Giuseppe - Tel. 0324.65047- Zermatt Tourist Office - Tel. 0041.279668111- Bergbahnen Zermatt AG - Tel. 0041.279660101 - Tourist Office Saas Fee - Tel. 0041.279581858- Tourist Office Saas Grund - Tel. 0041.279586666- Tourist Office Saas Almagell - Tel. 0041.279586644- Tourist Office Grächen - Tel. 0041.279556060 - Valrando, Sion - Tel. 0041.273273580- A.A.T. Cervino, Breuil - Tel. 0039-0166.949136- C.T. Cervino, Valtournanche - Tel. 0039-0166.940986- I.A.T. Champoluc - Tel. 0039-0125.307113- I.A.T. Antagnod - Tel. 0039-0125.306335- I.A.T. Gressoney-La-Trinité - Tel. 0039-0125.366143

- I.A.T. Gressoney-St.-Jean - Tel. 0039-0125.355185- Uff. Info Turistiche Alta Valsesia, Alagna Tel. 0039-

0163.922988- I.A.T. Macugnaga - Tel. 0039-0324.65119

BibliografiaINDISPENSABILE: Teresio Valsesia, “Tour Monte Rosa-Cervino”, Alberti Libraio Editore - Verbania 2007. Descrizione dettaglia-ta degli itinerari e notizie storico-geografiche ed etnografiche di tutti i paesi attraversati.

Cartografia- Carta escursionistica Tour Monte Rosa-Matterhorn,

1:50.000.- CNS: Monte Moro (1.349), Saas (1.329).- IGM: Macugnaga.- CNS: Simplon (1.309), St. Niklaus (1.308), Randa (1.328),

Zermatt (1.348).- IGM: Breithorn, Monte Rosa, Valtournanche, Saint Jac-

ques.- IGM: Gressoney, Alagna.- IGM: Rima, San Giuseppe.

PER SAPERNE DI PIÚPER SAPERNE DI PIÙ

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Siamo già stati diverse volte in Francia e i luoghi più importanti, rinomati, storici, o turistici li abbiamo già visitati. Ci restava una zona vicino ai Pirenei, di cui avevamo letto,

ma mai vista: i Paesi Catari, oggetto in passato di una Crociata. Visiteremo anche un paesino venuto alla ribalta nei programmi televisivi in cui sono narrati i fatti misteriosi legati alla leggenda del sacro Graal: Rennes-le-Château.Il periodo è climaticamente buono e così prepariamo il viaggio. Soliti preparativi prima della partenza e controllo del materiale della dispensa. Adriana prepara un vasetto di pesto, fatto con dell’ottimo basilico ligure, molto utile per condire velocemente la pasta.L’eresia Catara o Albigiese, si diffuse nella zona del Sud della Francia ove si parlava la lingua d’Oc, mentre nel resto della Francia si parlava la lingua d’Oil.

ALLA SCOPERTA DEI PAESI CATARIVIAGGIO TRA CROCIATE E SANTO GRAAL

di Giovanni e Adriana Bertoncini

26 marzo 2008Partiamo da Andora alle 18 prendendo l’autostrada in direzione di Ventimiglia. Ad Arma di Taggia usciamo e sostiamo per la notte in un grande parcheggio vicino al fiume e al centro storico.

Km giornata 46 - Totali 46.

27 marzo 2008Dormito bene; il posto si è rivelato molto tranquillo.Visita della cittadina e del centro storico che conserva, in diverse zone, inalterate le caratteristiche del classico borgo ligure: strette, tortuose stradine e sottopassi. Riprendiamo il viaggio verso la Francia diretti al Parc naturel du Luberon. Arriviamo ad Aix-en-Provence, cittadina famosa per le fontane. Da vedere la cattedrale di St. Sauveur del XVI sec., il cui chiostro merita veramente la visita; essendo stata più volte rimaneggiata contiene un po’ tutti gli stili

Rennes-le-Château, torre Magdala

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architettonici. Visitiamo il centro storico e la Chiesa Saint-Jean-de-Malte, che era dei Cavalieri di Malta e ospita le tombe dei Conti di Provenza.Ripartiamo. Percorriamo una strada che diviene panoramica, con belle vedute sulla vallata, e arriviamo a Cadenet. Da lontano la cittadina è bella, addossata alla collina, dove sorgeva un importante castello medioevale, distrutto durante la rivoluzione Francese.

Alla sommità della collina ci sono i resti della poderosa fortificazione, da cui si gode una bella vista sulla vallata. Il centro storico è fatto da case addossate le une alle altre ma in forte degrado, paese pulito ma molto trascurato. Bella la statua del tamburino, nato in questa cittadina, che diventò famoso per un atto eroico nella battaglia di Arcore al seguito di Napoleone nella campagna d’Italia. La zona è rinomata per la produzione di mandorle. Dev’essere molto bello il paesaggio durante il periodo della fioritura.Parcheggiamo per la notte davanti alle scuole.

Km giornata 279 - Totali 325.

28 marzo 2008Partenza per Cavaillon, paese rinomato per la produzione di meloni. Dopo alcuni chilometri arriviamo a Lauris, paese medioevale con le mura intatte, ma non essendoci parcheggi idonei per poterci fermare

continuiamo senza visitarlo. A Cavaillon parcheggiamo vicini alla ferrovia e visitiamo la cittadina: Arco di Trionfo romano, centro storico, Cattedrale di S. Veran dell’XI secolo con un bel chiostro, bella la salita a piedi alla sommità della collina di St. Jacques per vedere l’eremo e la Cappella di St. Roch. Da qui si vede uno stupendo panorama della pianura e della città.Gentili e cortesi all’Uff. Informazioni Turistiche, dove

una ragazza parla perfettamente l’italiano. La prossima meta è Gordes, considerato uno dei 100 paesi più belli di Francia. All’ingresso del paese c’è un parcheggio con impianto igienico-sanitario situato vicino alla Gendarmeria. Molto bello l’aspetto esteriore della cittadina, inserita nella collina. Belli il castello, il centro storico e la cattedrale romanica. C’è molto turismo. Nelle vicinanze l’Abbazia di Sénanque, cistercense, molto importante nel medioevo, e un paese con le tipiche case troglodite.

Km giornata 56 - Totali 381.

29 marzo 2008Oggi raggiungeremo Fontaine-de-Vaucluse. Strada panoramica tra i boschi, stretta ma con traffico inesistente. Entriamo in paese, strada strettissima, e ci sistemiamo in un grande parcheggio a pagamento con WC, riservato alle autocaravan.

Sopra: parcheggio a Fontaine-de-Vaucluse. Sotto: Adriana a Aigues-Mortes

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Bella la passeggiata lungo il fiume fino alle sorgenti e all’immenso antro da cui esce l’acqua nei periodi di piena. Entusiasmante la visita alla vecchia cartiera. Gradevole la visita alla casa in cui alloggiò diverse volte il Petrarca, nella quale scrisse i versi a Laura; vi si accede attraverso una scenografica grotta.Su uno sperone di roccia sovrastante il paese, visivamente imponente, ci sono i resti del castello dei vescovi di Castillon.

Km giornata 15 - Totali 396.

30 marzo 2008In mattinata, dopo aver acquistato la tipica focaccia del-la zona, molto gustosa, partiamo per Carpentras, paese delle ciliege. Percorriamo una strada nel parco naturale stretta e tutta a curve. La città è molto degradata: parcheggio con impianto igienico-sanitario rumoroso, bella la Porte d’Orange e la Cattedrale, squallido il centro storico. Ripartiamo per Orange. Ci sistemiamo nel parcheggio Sully, vicino all’arco di trionfo romano, costruito nel 30 a.C. per com-memorare la vittoria della 2a Legione Romana sui Galli; è stupendo ma molto degradato, così come il teatro ro-mano, anche se entrambe le costruzioni siano state di-chiarate dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità”. Il centro storico è triste e degradato, e la cattedrale è soffocata da costruzioni addossate a essa e piena di umidità. Notte non proprio tranquilla, per via del forte vento, pioggia insistente e per la zona che si è rivelata piuttosto rumo-rosa.

Km giornata 56 - Totali 402.

31 marzo 2008La prima tappa della giornata è Noves. Interessante la chiesa e il centro storico; non abbiamo però trovato la casa della Laura del Petrarca. Riprendiamo il viaggio

diretti al medioevale Saint-Rémy-de-Provence, dove si trovano la casa di Nostradamus e la casa di Sade. Molto belli il centro storico e il campanile della chiesa.Proseguiamo per Les Baux-de-Provence, paesino arroccato alla sommità di una rupe: uno dei più bei paesi medioevali di Francia, molto ben tenuto. Terminata la visita, ci portiamo a Tarascon per visitare uno dei più bei castelli della Provenza. Interessante la vicina chiesa di S. Marta con il sarcofago del III sec. che contiene le reliquie della Santa. Continuiamo con la visita della statua del drago e della casa di Tartarin con le statue dei leoni. Mi ricordo dei racconti letti, alle elementari, di Tartarino di Tarrascona, che trasformava mentalmente il giardino di casa sua in una foresta o nella savana ove andava a cacciare i leoni.Il centro storico è trascurato e P.zza De Gaule, dove c’è la possibilità di parcheggio per le autocaravan, è rumorosissima.

Km giornata 89 - Totali 491.

1° aprile 2008Partiamo e arriviamo a Beaucaire. Troviamo difficoltà a reperire parcheggi idonei: è la prima cittadina dove c’è un cartello di rimozione forzata delle autocaravan. Visitiamo il castello e il centro storico. Il castello è occupato dalla scuola per l’addestramento dei falchi e il centro storico è molto trascurato. Ripartiamo per Saint-Gilles. Visitando la cittadina, ci soffermiamo alla chiesa, ove c’è la tomba di S. Egidio, con la sua famosa facciata del 1180.La prossima tappa è Arles, cittadina dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’Umanità. Importanti e ben conservati i resti romani (anfiteatro, foro e acquedotto), così come la Cattedrale e il chiostro di Saint-Trophime del XII secolo. Nelle vicinanze si può visitare l’Abbazia di Montmajor del X secolo. Per la

Gianni a Gordes

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notte ci portiamo ad Aigues-Mortes. Parcheggiamo oltre il Rodano, di fronte alle mura, nel parcheggio con impianto igienico-sanitario a pagamento. Giornata con forte Mistral.

Km giornata 71 - Totali 562.

2 aprile 2008Visita della cittadina medioevale cinta da mura, la cattedrale e il centro storico. Da qui partirono la 7a e l’8a crociata agli ordini di Luigi IX, poi diventato santo. Bella e ben tenuta la chiesa medioevale. Continuiamo per Maguelone per andare a vedere la cattedrale medioevale, ma dopo una bella passeggiata a piedi di 1,5 km, un cartello dice che ci sono ancora altri 5 km per arrivare alla cattedrale; così desistiamo, anche perché a un certo orario chiudono il ponte (anzi, lo aprono per lasciar passare le chiatte sul canale Rodano-Sete) e si rimane imprigionati sull’isola. Al ritorno tenteremo un’altra strada. Proseguiamo ora per Meze, il parcheggio con impianto igienico-sanitario però è stato chiuso, così continuiamo per Pezenas. A Montagnan c’è un parcheggio con impianto igienico-sanitario che utilizziamo, ma è distante dal centro e non ci sono altri parcheggi da utilizzare, così non riusciamo a vedere la bella chiesa medioevale. Arrivati a Pezenas, parcheggiamo in uno dei grandi parcheggi vicino al centro con altre tre autocaravan. Visitiamo la cittadina e il suo centro storico, non tralasciando di acquistare i loro caratteristici “Petit pâté di Pezenas”: buoni, ma il paté non centra nulla.

Km giornata 82 - Totali 644

3 aprile 2008Partenza per Béziers. Visitiamo la cattedrale, l’anfiteatro e le chiuse sul Canal du Midi. Qui inizia il nostro giro nei Paesi Catari, qui la crociata contro

il Catarismo, l’eresia di derivazione orientale, fece il suo esordio. Una crociata che tinse di sangue il Sud della Francia, cancellando una lingua, la lingua d’Oc, e segnò la storia della Francia unificando sotto un solo regno i paesi del Sud. In 20.000 furono passati a “fil di spada”; qui, a chi chiedeva come si potessero distinguere i Cristiani dagli eretici, fu risposto: “uccideteli tutti, ci penserà Iddio a distinguere i suoi”. Continuiamo e arriviamo a Narbonne. Altro paese cataro. Ci fermiamo in un grande parcheggio all’inizio della città vicino all’ufficio turistico e al canale Radone. Visitiamo le chiuse del canale, molto interessanti, mentre sta passando una grossa barca. Belli la cattedrale, il palazzo dei Vescovi e la chiesa S. Sebastian. Seguendo l’indicazione arriviamo all’Abbazia di Fontfroide, ove avvenne l’uccisione del Legato Pontificio che dette inizio alla crociata, il 12 luglio 1209. È situata in una ridente vallata, in un ambiente suggestivo, nascosta tra i cipressi; ora però è privata ed è tutto turistico, non c’è l’atmosfera dell’abbazia. Iniziamo il giro per visitare le “Cittadelle delle vertigini”, così chiamati i castelli Catari costruiti su speroni di roccia irraggiungibili. Cominciamo da Tuchan, ove c’è il vicino castello di Aguilar. Continuiamo per Cucugnan, nei cui pressi c’è il castello di Queribus. Il Chateau de Queribus fu uno degli ultimi rifugi degli eretici. Il castello è sistemato in una posizione fiabesca su uno spuntone di roccia.Proseguiamo per Duilhac, dominato dal castello di Peyrepertuse, che per la difficoltà d’accesso non poteva essere raggiunto né da cavalli né da muli. Fu preso non prima del 1240. Sostiamo nel parcheggio con impianto igienico-sanitario alla periferia del paese, che è bello e rimasto intatto, e altrettanto bella è la chiesa medioevale.

Km giornata 127 - Totali 771.

Il centro storico a Castillon

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4 aprile 2008Partiamo per Rennes-le-Château. Strada stretta e tutta curve, la tipica “strada sinuosa dei Catari”. Il castello è in forte degrado, la chiesa ha un bel portale e un’acquasantiera particolare perché è sorretta da una statua raffigurante il diavolo accovacciato; dalla sommità della torre Magdala si gode una stupenda vista sull’intera vallata, e di un qualche interesse è il museo. Il tutto ruota intorno alla storia dell’abate Saunière e il paese è diventato turistico e vive su questa leggenda.Partiamo per Quillan, dove sostiamo nel parcheggio con impianto igienico-sanitario della stazione.Visitiamo il massiccio Castello e la chiesa romanica.

Km giornata 66 - Totali 737.

5 aprile 2008Mattinata dedicata alla visita del centro storico e all’acquisto di prodotti tipici della zona.Partenza per Montségur. Ci fermiamo a Balestra per vedere le fontane di Fontestorbes, ma più che fontane è un fiume sotterraneo che sfocia in superficie. Continuiamo e arriviamo a Montségur. Il castello è alla sommità di uno sperone, a 1.200 m, un vero nido d’aquila. Tempio del catarismo, fu preso dopo nove mesi d’assedio e tutti i Catari furono bruciati sul rogo.Si dice che durante l’ultimo assedio due uomini siano riusciti a uscire e a nascondere nelle grotte vicine il tesoro dei Catari, e secondo alcuni anche il Sacro Gral. Ci credevano anche i nazisti, che mandarono qui, per decenni, un certo Rahn per cercarlo, e nel periodo dello sbarco in Normandia una brigata corazzata delle

S.S. fece notevoli massacri. Per la notte parcheggiamo all’ingresso del paese.

Km giornata 43 - Totali 780.

6 aprile 2008Ci prepariamo per salire al castello a piedi (circa 1 ora), ma il cielo in brevissimo tempo si rannuvola e scende una nube bassa che non fa vedere nulla. Inoltre comincia a far freddo e il sentiero è umido: riteniamo rischioso salirci, pertanto desistiamo e ripartiamo per Saint-Jean-de-Verges per vedere le stupende grotte “Riviere souterraine de labouiche” e per fare il giro in barca nel lago e nel fiume sotterraneo che si snoda su tre livelli con le relative cascate. Alcuni punti sono stupendi, con stalattiti e stalagmiti dai molteplici aspetti e colori. Proviamo l’ebbrezza dell’avventura in un punto che non è illuminato, e si procede sdraiati nella barca, perché la volta della grotta è molto bassa, mentre s’intravvede, in lontananza, la fioca luce dell’uscita.Partenza per Foix, dove visitiamo il castello, molto bello e ben tenuto, la Cattedrale e il centro storico. Parcheggiamo per la notte vicino al cimitero.

Km giornata 55 - Totali 835.

7 aprile 2008Ax-les-Thermes, paese fortemente turistico.Proseguiamo e, facendo la galleria a pagamento di 5 km, arriviamo a Bourg Madame. Continuiamo e arriviamo a Saillagouse, dove parcheg-giamo nel parcheggio con impianto igienico-sanitario

Km giornata 99 - Totali 934.

Adriana davanti alla casa di Nostradamus

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8 aprile 2008Ci portiamo a Château de Mont-Louise. La più alta fortificazione di Francia costruita da Vauban, e come tutte le fortificazioni di Vauban, dichiarata dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità”. Ora racchiude un paese e una grande caserma, sede di un reggimento di paracadutisti francesi. Caratteristico il forno solare.Continuiamo per Villefranche-de-Conflent, bella cittadina, fortificata anche questa da Vauban, immersa in una gola, con un parcheggio per autocaravan.

È piacevole girare per le viuzze della cittadina che sembra non sentire del trascorrere degli anni. In una drogheria acquistiamo dell’ottimo pane casereccio. Sul fianco della montagna, collegato alla cittadina da un passaggio sotterraneo, il più lungo d’Europa, c’è il castello “Liberia” costruito anche questo da Vauban. Riprendiamo il viaggio per Saint-Martin-du-Canigou. Sostiamo all’inizio paese nel parcheggio riservato alle autocaravan. Saliamo a piedi all’abbazia (oltre 1.600 m, con un dislivello di 300). L’abbazia, ora perfettamente restaurata, è a strapiombo su un dirupo.Per la notte ci fermiamo a Vinca, nel parcheggio vicino ai pompieri.

Km giornata 79 - Totali 1.013.

9 aprile 2008Ci dirigiamo verso il mare e arriviamo a Salses-le-Château. Visitiamo la possente fortezza Aragonese del 1489, modificata poi da Vauban, e acquistiamo prodotti locali venduti in una bancarella all’ingresso della fortezza. Il viaggio è finito. Ritorniamo verso casa facendo tappa ad Aigues-Mortes, dove parcheggiamo per la notte nel parcheggio con impianto igienico-sanitario. Passeggiamo nella città murata e acquistiamo prodotti locali.

Km giornata 413 - Totali 1.426.

10 aprile 2008Il tempo volge al brutto, così decidiamo di non fermarci più fino a casa.

Km giornata 451 - Totali 1.877.

Gianni a Tarascon

ITINERARIOAndora, Taggia, Ventimiglia, Cadenet, Cavaillon, Gordes, Fontaine-de-Vaucluse, Carpentras, Orange, Noves, Arles, St.-Remy-de-Provence, Les Baux-de-Provence, Tarascon, Beaucaire, Aigues-Mortes, Maguelone, Meze, Pezenas, Montagnan, Beziers, Tuchan, Duilhac, Rennes-les-Château, Quillan, Montsegur, Saint-Jean-de-Verges, Foix, Ax-les-Thermes, Bourg-Madame, Saillagouse, Villafranche-de Conflent, St.-Martin-du-Canigou, Vinca, Salses-le-Château, Aigues-Mortes, Andora.

INDICAZIONIBLU Autostrada, VERDE strada normale o superstrada, BIANCO nomi paesi, ROSSO O ARANCIONE numero strada.

SITI UTILIZZATI (attenzione: qualche situazione potreb-be essere cambiata)- VENTIMIGLIA: Autoporto, uscita prima della Frontie-

ra, grande parcheggio illuminato, GPS N.43°48.241 E.7°35.493

- SAINT-GILLES: P Situato in Quai du Canal n.72, lungo il canale Rodano-Sete GPS E.4°43.281 N. 43°67.154

- MONTAGNAN: C.S.+P inizio paese, gratuito. GPS N.43°28.503 W. 3°29.479- SÈTE PLAGE: Parcheggio vicino alla spiaggia con posti

riservati ai camper GPS E.3°36.930 N. 43°21.987- Autostrada A8 La Provenzale Area di Servizio CAMBARETTE NORD Parcheggio con

impianto igienico-sanitario GPS E. 5.99135 N. 43.42209- CADENET: P. Gratuito max 24 ore situato in Cours Voltai-

re GPS E. 5.37692 N. 43.73740- GORDES: parcheggio con impianto igienico-sanitario

All’ingresso di Gordes in Rue de la Combe, vicino alla Gendarmeria GPS E. 5.19780 N. 43.91565

- FONTAINE-DE-VAUCLUSE: Parcheggio con posti riservati ai camper in riva al fiume sulla D25 Avenue Robert Garcin.

- CARPENTRAS: parcheggio con impianto igienico-sanita-rio GPS E. 5.04255 N. 44.05599

- ORANGE: P. Gratuito nel parcheggio Sully vicino all’arco di trionfo. GPS E.4.80797 N. 44.14122

- AIGUES-MORTES: parcheggio con impianto igienico-sanitario GPS E. 4.18575 N. 43.56631.

- DUILHAC: parcheggio con impianto igienico-sanitario GPS E. 2.56551 N. 42.86146- QUILLAN: parcheggio con impianto igienico-sanitario

situato nel parcheggio della stazione ferroviaria. GPS E. 2.18266 N. 42.87366- SAILLAGOUSE: parcheggio con impianto igienico-sani-

tario situato in Rue des Sports dietro all’Hotel Christian-nia GPS E. 2.03748 N. 42.45772

- MIREPOIX: parcheggio con impianto igienico-sanitario adiacente alla ex stazione ferroviaria e alla D119.

GPS. E. 1.87421 N. 43.08465

PER SAPERNE DI PIÚPER SAPERNE DI PIÙ

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Sovente avevamo parlato di andare a fare un viaggio, nei luoghi descritti da Miguel de Cervantes nel suo Don Chisciotte, ma per un motivo o l’altro si rimandava sempre, finché è

giunta l’occasione: nostra figlia starà per alcuni mesi a Granada e così la decisione è presa.Vedremo alcuni paesi dell’Andalusia e della Mancha, andando alla ricerca dei luoghi di Don Chisciotte.Don Chisciotte non aveva un quattrino, a una sola cosa aspirava: “Andar per le quattro parti del mondo alla ricerca delle perigliose avventure in soccorso dei deboli, com’è obbligo della cavalleria e dei cavalieri erranti”. Miguel de Cervantes (1547-1616), con Don Chisciotte si fa gioco delle mode del suo tempo, di quelle usanze e di quei riti di cui la Spagna di Filippo II amava circondarsi.Soliti preparativi prima della partenza e controllo del materiale della dispensa. Adriana prepara un vasetto di sugo a base di tonno per condire velocemente la pasta.

SULLE ORME DEL CAVALIERE ERRANTEVIAGGIO IN SPAGNA ISPIRATO DA CERVANTES

di Giovanni e Adriana Bertoncini

14 ottobre 2010Partenza alle 11 da Andora. Prendiamo l’autostrada A10, verso Ventimiglia e continuiamo anche in Francia sulla A8. Dopo Frejus, prendiamo per Aix-en-Provence e, superata, usciamo a Salon-de-Provence.Continuiamo e arriviamo al CS+P di Saint-Gilles lungo il canale navigabile di Rodano Sete. Il CS è stato chiuso, ora è solo parcheggio ma è sempre pieno di autocaravan, ed è un luogo molto tranquillo e sicuro per passarvi la notte.

Km giornata 355 - Tot. 355

15 ottobre 2010Partenza per Montpellier, Pézenas, Béziers, Narbonne, Carcassonne. Non visitiamo queste città perché già viste in precedenti viaggi. A Perpignan riprendiamo l’autostrada, superiamo il confine, continuiamo e superiamo Figueras, Girona e Barcellona, già viste. Continuiamo sempre in autostrada e ci fermiamo per la notte in una stazione di servizio vicino a Castellón de la Plana.

Km giornata 624 - Tot. 979

Ruta di Don Chisciotte

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16 ottobre 2010Deviamo sull’Autovia A92 verso Granada. All’inizio, per chilometri e chilometri, solo vigneti. Arrivati nella vicinanza della cittadina di Gaudix, il paesaggio cambia e sono solo piantagioni di mandorle.Non visitiamo Gaudix, rinomata per le case scavate nella roccia, perché già vista in un precedente viaggio, dichiarata dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità”. Arriviamo a Granada e il navigatore ci porta nella piazzetta che ci aveva comunicato nostra figlia, vicino al fiume e a un complesso sportivo. Nella piazzetta, ove ci sono già altre due autocaravan, non c’è posto; ci fermiamo e aspettiamo che se ne liberi uno. Dopo alcuni minuti riusciamo a sistemarci, anche se in pendenza; ci posizioneremo meglio quando ci saranno più posti liberi.

Km giornata 627 - Tot. 1.606

17-20 ottobre 2010Granada. Giorni piacevoli di permanenza a Granada con nostra figlia. Visitiamo il centro storico, con la cattedrale e la Capilla Real (ove sono sepolti Ferdinando e Isabella, i re cattolici che avevano conquistato Granada, e i genitori di Carlo V) e il quartiere Albaicin dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’Umanità (complesso di case tipicamente arabe,

ora completamente restaurate, ove vivevano i Mori prima della loro cacciata). Non visitiamo l’Alhambra, dichiarata dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità” e altre strutture perché già visti in un precedente viaggio. Ovviamente non ci facciamo mancare la degustazione delle famose “tapas”. Il rito delle tapas è come da noi l’aperitivo: si ordina una birra o un bicchiere di vino e viene fornito uno stuzzichino caratteristico, diverso per ogni bar. Qui lo stuzzichino è gratuito, nel Nord viene pagato a parte. Se si ordina una seconda birra, viene portato un altro stuzzichino, diverso e più ricco. Dopo quattro birre si può fare a meno di pranzare. Interessante la visita del quartiere Sacromonte: ci sono case scavate nella roccia (dichiarate dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità”), visitabili al Centro d’interpretazione del Sacromonte, ove ve ne sono diverse perfettamente restaurate.

Km giornata 0 - Tot. 1.606

21 ottobre 2010Iniziamo il viaggio di ritorno. Visiteremo alcuni paesi della Murcia e della Mancia.Prendiamo la E902 e arriviamo a Jaen. Per circa 70 chilometri, a vista d’occhio, sia a destra sia a sinistra, solo piantagioni di ulivo.Jaén: da vedere la città vecchia, la cattedrale, e San Andres, è piacevole passeggiare nel centro storico, ma la cittadina, per noi, non merita la deviazione per la visita. Prendiamo la statale 321 per Baeza e Ubeda.Baeza: da vedere Plaza del Populo, Plaza de S. Maria, la Cattedrale, il Seminario di S. Felipe Neri, Ayuntamento.Ubeda: tanti lavori pagati dall’Unesco e dalla Comunità Europea. Non ci sono parcheggi.Da vedere la Plaza Vazquez de Molina e la Sacra Capilla del Salvador. Le cittadine di Baeza e Ubeda, tipiche e piacevoli città del Rinascimento spagnolo, sono state dichiarate dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. Per il pernottamento ritorniamo a Baeza.Parcheggiamo in un grande piazzale vicino alla stazione dei bus.

Km giornata 193 - Tot. 1.799

22 ottobre 2010Prendiamo la 322 verso Linares, poi continuiamo sulla E902 per Valdepeñas.Valdepeñas: tipica zona vinicola, e si nota subito dalle estensioni di terreno coltivato a vite. Da vedere il centro storico e la Iglesia de la Asuncion.Superiamo Valdepeñas, per svariati chilometri è solo un susseguirsi di uliveti e l’aria odora di sansa.Arriviamo ad Almagro. Parcheggiamo davanti al Convento de la Asuncion de Calatrava (ove aveva sede la confraternita di Calatrava, diventata molto potente in Spagna), oggi perfettamente restaurato e dichiarato dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità”. Bella cittadina con un bel centro storico, dove si possono ammirare Piazza Mayor, una piazza in stile fiammingo e il teatro di legno “Coral de Comedias”.

L’itinerario del viaggio in autocaravan che ha toccato il Centro-Sud della Penisola Iberica

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Percorriamo ora la Ruta de don Quijote fino alla E5, che ci condurrà a Consuegra.Consuegra: capoluogo della zona sulla cui collina svettano ben tredici candidi mulini a vento perfettamente allineati come sentinelle a difesa della cittadina e di un castello arabo, perfettamente restaurato. Fidandoci su quanto avevamo letto su una rivista di camperisti saliamo alla sommità del colle

ove sono i mulini: strada stretta, tutte curve e in forte pendenza. Ci tocca fare manovra con un pullman che scendeva. Scopriamo poi che non esiste la piazza in cui pernottare, come aveva scritto nel suo articolo il giornalista.Scendiamo e giriamo nella parte nuova della città per trovare parcheggio. Adriana vede in lontananza, coperto da piante, un’autocaravan e andiamo in tale direzione. Avvicinandoci, notiamo che ci sono diverse altre autocaravan parcheggiate su due file e diverse persone che alzano la mano a salutarci, poi la mano rimane ferma a mezz’aria e notiamo l’espressione di stupore sui loro visi. Siamo cordialmente accolti da diversi camperisti di un club di Madrid che facevano qui un loro raduno. Si avvicina il capogruppo e mi scuso dell’intrusione dicendogli se mi posso fermare in una zona della piazza defilata rispetto a loro, per non disturbare il raduno. Mi risponde che non disturbiamo e mi fa parcheggiare tra loro. La piazza è dotata di servizi igienici che utilizziamo per il carico e scarico, aiutati da alcuni camperisti spagnoli.

Km giornata 261 - Tot. 2.060

23 ottobre 2010Salutiamo i camperisti spagnoli offrendo al capogruppo una bottiglia di ottimo vino italiano per contraccambiare la cordiale accoglienza avuta.

Rinunciamo, con qualche difficoltà, alla loro offerta di passare con loro il fine settimana, ma abbiamo la sensazione che tutto finirebbe in bagordi e ora noi siamo in ferrea dieta e non possiamo permetterci divagazioni. Partiamo verso Puerto Lapice, grazioso paesino sulla via Regia che da Madrid andava in Andalusia, ove si trova la Venta de Don Qujote, la locanda in cui Don Chisciotte è stato nominato cavaliere dall’oste tra l’ilarità degli avventori.

La struttura della taverna, del 1500, è rimasta integra e ora, ben restaurata, è stata trasformata in bar, ristorante, trattoria e, i locali attorno al cortile interno che erano stalle e fienili, in albergo. Noi siamo andati nel bar che era la vecchia taverna con ancora i grandi vecchi otri di terracotta infissi nel terreno e abbiamo bevuto un bicchiere di vino. L’impressione avuta è che il tutto è una sorgente di soldi, visti i prezzi e l’affluenza di turisti, un susseguirsi di pullman turistici che scaricavano frotte di inglesi, spagnoli, francesi, giapponesi ecc.. Finita la visita, prendiamo per Alcazar de S. Juan e continuiamo per Campo de Criptana.Campo de Criptana, località sulla 420, su una collina si stagliano una decina di mulini a vento. È possibile visitare l’interno di un mulino che periodicamente viene fatto funzionare. Pranziamo nel grande parcheggio con la vista dei mulini. Continuiamo per El Toboso.El Toboso è il villaggio della Mancia più legato a Don Chisciotte perché è il luogo ove nacque Dulcinea. Visitiamo la casa di Dulcinea che è stata restaurata e ora è un museo. La nostra attenzione è attratta in modo particolare da una piccionaia fatta con criteri di massimo rendimento: per concimare i campi venivano usati pure gli escrementi dei piccioni. Proseguiamo per Mota del Cuervo.

Gianni accanto a un “compagno di viaggio” a Baeza

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Mota Del Cuervo. Una selva di mulini si contrappone al cielo azzurro ove avvenne la famosa battaglia di Don Chisciotte con i mulini. Ora prendiamo la 420 per Belmonte. Qui avvenne il duello tra Don Chisciotte e il Cavaliere degli specchi. Nelle vicinanze il maestoso castello in cui fu girato il film El Cid e dove abitò la moglie di Napoleone III, rimasta vedova; il castello era della sua famiglia: i Trujllo.

Entrati in città, seguiamo l’indicazione centro de salud e arriviamo in una piazza alberata e silenziosa con la possibilità di acqua, dove parcheggiamo per la notte.In città non c’è traccia dei luoghi di Don Chisciotte.

Km giornata 138 - Tot. 2.198

24 ottobre 2010Visita della cittadina. Belli la Collegiata e il Castello (ben restaurato e arredato) che ha la particolarità di essere a pianta triangolare. Con questa cittadina abbiamo finito i luoghi di Don Chisciotte.Prendiamo la E901 per Valencia. Arriviamo a Requena e parcheggiamo vicino alla stazione FS. Questa cittadina mantiene ancora caratteristiche arabe; visitiamo il centro storico, la medina, la chiesa, il monumento al vino.

Km giornata 170 - Tot. 2.368

25 ottobre 2010La prima tappa della giornata è Valencia. Il traffico è caotico ed è impossibile trovare parcheggio; così, dopo aver fatto per due volte la circonvallazione interna, ce ne andiamo.Arriviamo a Sagunto e parcheggiamo sul letto del fiume, vicino al centro storico. Visita della cittadina: il centro storico non è molto curato, i resti del tempio di Diana sono sistemati con abbondante cemento

armato e con l’impiego, in larga misura, di materiali moderni; il Teatro Romano è ancora peggio, un vero obbrobrio, e hanno incominciato anche a rovinare il castello medioevale.Ripartiamo per Tortosa. Lungo il tragitto, tanti ulivi e mandarini. Arrivati in città, seguiamo il fiume Ebro e troviamo un immenso piazzale, ideale per la sosta notturna. In questa zona, ricordato anche da un

monumento, avvennero cruente e violente battaglie durante la guerra civile.

Km giornata 290 - Tot. 2.658

26 ottobre 2010Prima di ripartire per Tarragona, visitiamo il centro storico, il castello medioevale e la cattedrale, molto molto bella.Il complesso archeologico di Tarragona è dichiarato dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanita’”. Fu il primo accampamento Romano nella Penisola Iberica. Il centro storico è un insieme monumentale unico, Romano e Medioevale.Continuiamo e arriviamo al monastero di Santes Crues. Riusciamo a vedere il monastero prima che chiuda. Il Monastero Cistercense contiene le salme di due re spagnoli e di una regina. È bello come tutti i monasteri Cistercensi. Per la notte parcheggiamo in un grande piazzale vicino al monastero ove c’è pure la possibilità di acqua.

Km giornata 127 - Tot. 2.785

27 ottobre 2010Oggi la prima tappa sarà Vilafranca del Penedès. Bello e piacevole il centro storico con alcuni palazzi medioevali; altrettanto è la cattedrale gotica con uno stupendo rosone e belle vetrate.

Almagro, Monastero di Calatrava

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Superiamo Barcellona e continuiamo lungo la costa. La viabilità è piuttosto caotica, così deviamo sull’interno e arrivati a Figueras troviamo parcheggio nelle vicinanze dell’ospedale.

Km giornata 246 - Tot. 3.031

28 ottobre 2010Partiamo per il monastero Sant Pere de Rodes dove, dice la leggenda, vi fu custodito il sacro Graal e seppellito San Pietro. Il monastero, riportato già in alcuni documenti del Seicento, è stato abbandonato nel 1848 e solo nel 1930 sono iniziati i primi lavori di restauro. Attualmente, dichiarato dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità”, è in attiva restaurazione. È giornalmente molto visitato, e tutti cercano o ipotizzano dove può essere stato sepolto San Pietro o il Santo Gral. Nelle vicinanze ci sono i ruderi di un altro monastero quello di Sant’Elena e sulla collina i ruderi del castello di Vendres. Il complesso merita una visita anche se la strada è tutta a curve ed abbastanza stretta.Ormai il viaggio è finito e incominciamo ad avere fretta di arrivare a casa. La fretta di arrivare è tanta perché il nostro nipotino ci sta aspettando, ma il tragitto è lungo e decidiamo di fermarci nel primo punto sosta francese appena superata la frontiera. Dopo aver provato inutilmente a trovare posto lungo la costa, il navigatore ci porta nel punto sosta di Le Boulou, ma è sistemato in un luogo penoso in forte pendenza, ed è pieno di autocaravan, riusciamo comunque a trovare una sistemazione.

Km giornata 118 - Tot. 3.149

29 ottobre 2010Viaggio di trasferimento fino al parcheggio auto-caravan di Saint-Gilles.

Km giornata 262 - Tot. 3.411

30 ottobre 2010Ultima tappa: casa nostra. Prendiamo la superstrada per Salon-de-Provence e qui riprendiamo l’autostrada A8; continuiamo anche in Italia in autostrada, sulla A10, e all’uscita subito a casa, perché c’è il nipotino che ci aspetta.

Km giornata 355 - Tot. 3.766

I PROTAGONISTIGiovanni Bertoncini, pensionato, e la moglie Adriana, casalinga.Veicolo: Adria Coral S 590 DS.Chilometri percorsi: 3.766.Carburante utilizzato: 385 litri.

L’ITINERARIOAndora, Saint-Gilles, Gaudix, Granada, Jaén, Baeza, Ubeda, Valdepeñas, Consuegra, Puerto Lapice, Campo de Criptana, El Toboso, Mota del Cuervo, Belmonte, Requena, Valencia, Tarragona, Sagunto, Tortosa, Santes Creus, Figueras, S. Pere de Rodes, Le Boulou, Saint-Gilles, Andora.

Adriana davanti al castello di Belmonte

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SITI UTILIZZATIVentimiglia - Autoporto, uscita prima della Frontiera, grande parcheggio illuminato.GPS N.43°48.241 E.7°35.493Saint-Gilles - Parcheggio. Situato in Quai du Canal n.72, lungo il canale Rodano-Sete. Gratuito, illuminato, silenzioso.GPS E. 4°43.281 N. 43°67.154Montagnan - C.S.+P inizio paese, gratuito.GPS N.43°28.503 W. 3°29.479Sete plage - Parcheggio Gratuito vicino alla spiaggia con posti riservati alle autocaravan.GPS E.3°36.930 N. 43°21.987Le Boulou - Parcheggio dietro al supermercato Leclerc.GPS E.2°50.353 N. 42°31.775Le Boulou - C.S.+P vicino al Cimitero. In forte pendenza.GPS E. 2°50.120 N. 42°31.370Area di servizio Villaggio Catalano (ultima stazione prima della frontiera) C.S.GPS N. 42°34.787 W. 2°50.781Figueras - Parcheggio in Carrier Maria Pojolar, oltre l’ospedale, parzialmente illuminato, silenzioso.GPS E. 2°56.989 N. 42°16.166Autopista 7 - Dopo Barcellona, area di servizio El Penedès, C.S. con 20 posti riservati alle autocaravan.N. 41°17.409 E. 1°35.514 Sant Celoni - Parcheggio Carrier de la Font del Ferro (zona industriale).N. 41°41.374 E. 2°29.998La Salzadella - CS+P Gratuito in via Aldea De Tomas Moulins, all’inizio del paese.GPS W. 0°10.360 N. 40°24.955

Tortosa - Parcheggio lungo il fiume Ebro a salire, vicino al palazzetto dello sport, illuminato, silenzioso, gratuito.GPS W. 0°31.416 N. 40°49.239Monastero Santes Creus - Parcheggio, nelle vicinanze acqua, asfaltato, illuminato, silenzioso.GPS W. 1°21.780 N. 41°21.062Incrocio A35 con A31 - Grande parcheggio all’incrocio delle due autovie, stazionano tanti Tir.N. 38°49.724 W. 0°53.358Velez Rubio - C.S. all’uscita del paese verso Velez Blanco sulla sinistra.N. 37°65.194 W. 2°07.556Autovia A92N, stazione di servizio Venta del Peral - 120 km da Granada, C.S. gratuito.N. 37°33.226 W. 2°36.852Granada - Parcheggio molto affollato, difficoltà di manovra in Calle de los Borreguiles. Adiacente al centro sportivo, disponibilità acqua nelle vicinanze.GPS N. 37°09.853 W. 3°34.957

Gianni in posa davanti ai mulini a vento a Mota del Cuervo

Alhambra “la rossa”

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I DANNI DEGLI INCOMPETENTIOCCORRE CONTENERE LA DISINFORMAZIONE

SOTTOMARINA. Chi ha detto che solo i chioggiotti sono maestri nell’arte di arrangiarsi?I camperisti di ogni città e nazione, sembrano reg-gere benissimo il confronto, almeno a giudicare da quello che sta accadendo in questo inizio di stagio-ne estiva: decine di camper che entrano in città, ma pochissimi che occupano le piazzole attrezzate dei campeggi, più che mai desiderosi di clienti. Basta tenere un po’ gli occhi aperti per rendersi con-to che i camper in arrivo preferiscono fermarsi nei parcheggi pubblici, dove la sosta costa poco, ma che non sono dotati dei servizi che si troverebbero in un camping.In città i parcheggi destinati ai camper sono tre: quelli dell’Arena e di campo Cannoni a Sottomarina e quello “Actv” di Borgo San Giovanni. Naturale che chi deve fermarsi qualche ora si diriga là. Ma la “fur-bata” diventa evidente nelle ore serali e notturne, quando i camper, con i loro proprietari all’interno, si fermano per il pernottamento.Così evitano di pagare non solo la piazzola di sosta attrezzata (per i servizi igienici, in qualche modo, ci si arrangia sempre) ma anche la famigerata tassa di soggiorno. E, tra l’altro, non rientrano neppure nelle statistiche dei visitatori cosa che, per chi lavora nel settore turi-stico, ha una sua certa importanza.

Inutile dire che proprio gli operatori turistici sono stati tra i primi a notare il fenomeno, o meglio, il suo incremento, visto che questo modus operandi da parte di alcuni visitatori esiste in ogni stagione.Ma d’inverno, ragionano gli operatori, a campeg-gi chiusi, si può capire, d’estate diventa un piccolo abuso.Comunque, non tutti i chioggiotti si son fatti pren-dere in contropiede: alcuni ospitano nei loro terreni i camper che non trovano posto nei parcheggi pub-blici. Un altro modo per arrotondare.

Diego Degan

di Pier Luigi Ciolli

È proprio duro entrare in azione ogni giorno per conte-nere gli INCOMPETENTI, peggio quando questi sogget-ti trovano uno spazio sui giornali, nelle radio e nei talk show televisivi.Questi soggetti, come nel nostro caso il Diego Degan che firma l’articolo qui riprodotto, con poche sillabe sparano delle bischerate e noi dobbiamo intervenire scrivendo decine di righe per ricordare quanto prevede la Legge e il buonsenso.

Una micidiale disinformazione al posto di una positiva inFORMAZIONE che deve vedere l’intervento di tutti i lettori. In ultimo, confidiamo che un simile soggetto non sia un giornalista e non sia pagato, altrimenti al danno che riceve chi lo pubblica si aggiunge la beffa di doverlo anche pagare.Sotto l’articolo, i nostri chiarimenti.A seguire inseriremo, giorno dopo giorno, le email più significative.

L’ARTICOLOhttp://nuovavenezia.gelocal.it/cronaca/2013/04/27/news/arrivano-i-camperisti-scrocconi-1.6964504

estratto da La Nuova di Venezia e Mestre

SOTTOMARINA - ARRIVANO I CAMPERISTI “SCROCCONI”SI FERMANO SOLO NEI PARK PUBBLICI E NON PAGANO LA TASSA DI SOGGIORNO

Questa è la foto a corredo dell’articolo del signor Degan. L’immagine rappresenta senza ombra di dubbio una baraccopoli eretta in violazione di legge, e chi ha scattato la foto avrebbe dovuto denunciare la situazione alla Polizia Municipale cittadina. L’ha fatto?

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La foto dell’articoloL’immagine che è stata utilizzata a corredo dell’artico-lo di Diego Degan è evidentemente quella di una BA-RACCOPOLI eretta in violazione di legge, quindi, chi l’ha scattata doveva chiedere l’intervento della Polizia Muni-cipale. L’ha fatto?

“Si fermano solo nei park pubblici e non pagano la tassa di soggiorno”Dal 1992, Nuovo Codice della Strada, tutti devono sa-pere che la regolamentazione della circolazione stra-dale dell’autocaravan si trova agli articoli 7, 54, 185 del Codice della Strada e all’articolo 378 del relativo Rego-lamento di Esecuzione. Per quanto detto, come gli altri autoveicoli, NON è soggetta alla tassa di soggiorno.Ai sensi dell’articolo 185 del Codice della Strada e dei reiterati interventi a cura del Ministero delle Infrastrut-ture, non si può escludere la circolazione della “autoca-ravan” (autoveicolo ai sensi dell’articolo 54 del Codice della Strada) da una strada e/o da un parcheggio e allo stesso tempo consentirlo ad altre categorie di autovei-coli. Se la zona è sottoposta a un traffico sostenuto e vi sono a disposizione pochi stalli di sosta, a prescindere dalla categoria del veicolo, si deve attivare la sosta rapi-da autorizzando un’ora o due di parcheggio con disco orario in modo che tutti possano fruire del territorio. Inoltre è possibile ottimizzare tutti i parcheggi, senza diminuire gli stalli di sosta, aumentando la lunghezza di alcuni stalli di sosta in modo che anche veicoli più lunghi della media possano trovare uno stallo di sosta dove parcheggiare.

“Parcheggi pubblici... che non sono dotati dei servizi”L’autocaravan per almeno 3/4 giorni non necessita di aree attrezzate o campeggia perché a bordo ha una cu-cina e un bagno e le acque reflue si raccolgono in spe-cifici serbatoi. È autonoma sotto l’aspetto di energia elettrica perché dotata di batteria per i servizi inoltre è autonoma per il gas essendo dotata di bombola per il GPL. Per quanto detto, ribadito da direttive a livello interministeriale, la fruizione dell’autocaravan non at-tiva alcun problema di igiene pubblica. Come in tutti i settori del turismo può esistere un comportamento in violazione di legge ma giammai può essere gene-ralizzato ad una categoria. La famiglia in autocaravan fruisce di un territorio e riparte, lasciando il territorio come lo ha trovato.

“La ‘furbata’ diventa evidente nelle ore serali e notturne, quando i camper, con i loro proprietari all’interno, si fermano per il pernottamento”Ma quale “furbata”, tutti devono sapere che dal 1992 è consentito fruire all’interno dell’autocaravan. Infatti, nel Codice Della Strada:

• all’articolo54,Autoveicoli,….omissis … il punto m) si legge: autocaravan: veicoli aventi una speciale car-rozzeria ed attrezzati permanentemente per essere adibiti al trasporto e all’alloggio di sette persone al massimo, compreso il conducente.

• all’articolo185,Circolazioneesostadelleautocaravan,al punto 2. si legge: La sosta delle autocaravan, dove consentita, sulla sede stradale non costituisce cam-peggio, attendamento e simili se l’autoveicolo non poggia sul suolo salvo che con le ruote, non emette deflussi propri, salvo quelli del propulsore meccanico, e non occupa comunque la sede stradale in misura eccedente l’ingombro proprio dell’autoveicolo mede-simo.

E, tra l’altro, non rientrano neppure nelle statistiche dei visitatori cosa che, per chi lavora nel settore turistico, ha una sua certa importanza.

Ma dove ha vissuto gli ultimi 30 anni questo Diego Degan? Nel Mato Grosso? Nel Borneo?Tutti sappiamo da anni che se si desidera monitorare i turisti che visitano un territorio basta varare la Welco-me Card (vi sono in essere diverse diciture) che rilascia-ta previa registrazione dei dati della persona consente di fruire gratuitamente o con sconti di beni e servizi esistenti sul territorio, di prenotare la visita a luoghi e/o edifici storici, a prenotare un ristorante/albergo/cam-peggio, ecc… Pertanto, chi lavora nel settore turistico sa che se vuole monitorare, non solo le presenze inerenti il Turismo In-tegrato mai i gusti e la soddisfazione nella fruizione del territorio deve varare la Welcome Card.

Ma d’inverno, ragionano gli operatori, a campeg-gi chiusi, si può capire, d’estate diventa un piccolo abuso.Sorprende il fatto che detti operatori non hanno capito o non vogliono capire che:1. parcheggiare l’autocaravan fuori da un campeggio

non è un abuso ma è un diritto sancito dalla Legge dello Stato;

2. non possono vivere per un anno lavorando solo 2 mesi l’anno;

3. le loro tariffe, rispetto all’Europa e in particolare alla Francia, fanno scappare il turismo italiano ed estero;

4. le infrastrutture utili al turismo devono essere utili anche ai cittadini residenti (leggersi il documento inserito in http://www.coordinamentocamperisti.it/contenuto.php?file=files/99 Turismo/index.htm dove si evidenzia come siano utili i parcheggi attrezzati per lo sviluppo del turismo e per la Protezione Civile in caso di emergenza);

5. in Italia serve allestire i campeggi municipali visto che tutti i campeggi esistenti sono circa 2.500 (circa la metà sono stagionali) su 8.092 Comuni.

L’ANALISI DELLE DICHIARAZIONI DI DIEGO DEGANa cura dell’Associazione Nazionale Coordinamento Camperisti

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DIRITTO/DOVERE DEL CAMPERISTA È• inviareunaemailallaredazioneLa Nuova di Vene-

zia e [email protected] [email protected]@[email protected]@nuovavenezia.it

con il vostro commento sull’articolo che hanno diffuso.• InviareunaemailalComunequalesoggettoindub-

biamente interessato allo sviluppo del territorio e alla corretta applicazione della Legge.

• inviareunaemailachiglihavendutol’autocaravane al costruttore dell’autocaravan chiedendogli di in-tervenire tempestivamente con una email visto che simili interventi limitano le sue vendite nonché limi-tano e/o impediscono la fruizione dell’autocaravan da parte di chi è già loro cliente.

• inviare una email ai club camperisti e campeggia-tori, ce ne sono oltre 240 in Italia, per vedere se tra una spaghettata e l’altra trovano il tempo di inviare una email per difendere il diritto dei loro associati alla circolazione e sosta in autocaravan nonché per supportare moralmente l’azione sempre messa in campo dall’Associazione Nazionale Coordinamento

IL PRIMO INTERVENTO29 aprile 2013

ARTICOLO DEL SIG. DIEGO DEGANBuongiorno ho appena letto il vostro articolo titolato dal giornalista in oggetto: Arrivano i camperisti “scrocconi” Si fermano solo nei park pubblici e non pagano la tassa di soggiornoInnanzitutto tengo a precisare che il titolo non corrisponde al testo, in quanto il Sig. Degan definisce scroc-coni i camperisti ma poi in calce afferma che “Comunque, non tutti i chioggiotti si son fatti prendere in contropiede: alcuni ospitano nei loro terreni i camper che non trovano posto nei parcheggi pubblici. Un altro modo per arrotondare.”. Quindi chi ha usufruito di tale servizio tanto scroccone non è. Casomai chi ha ospitato (non credo gratuitamente) i camperisti nei propri terreni senza avere la dovuta autorizzazione sarebbe quantomeno da controllare. Poi vorrei sapere a quale zona e a quale data si riferisce la foto, che sì mostra camperisti accampati ma a me sembra un vero e proprio prato adattato (vedi sopra) Quando sono stata a Chioggia ho parcheggiato nel parcheggio Lusenzio dove la notte era gratuita, ma il giorno si pagava una tariffa specifica. E’ un P+R, gratuito dalle 20 alle 8, mentre durante il giorno è di 0,75€/h o, in alternativa, 6€ per l’intera giornata, e, se si sceglie quest’ultima soluzione, si ha diritto a due corse per più persone con il bus per il centro. Quindi tanto clandestini non eravamo. Quindi quale sarebbe la “furbata”? Dormire gratuitamente dopo aver pagato il giorno? E quale sarebbe il problema dei servizi igienici? Per un giorno o due (il tempo più che sufficiente per visitare Chioggia) non se ne ha davvero bisogno. La frase “proprio gli operatori turistici sono stati tra i primi a notare il fenomeno, o meglio, il suo incremento, visto che questo modus operandi da parte di alcuni visitatori esiste in ogni stagione. Ma d’inverno, ragionano gli operatori, a campeggi chiusi, si può capire, d’estate diventa un piccolo abuso” svela il vero nocciolo della questione. Gli operatori turistici dovrebbero essere super-partes (cioe dovrebbero tutelare gli interessi di tutte le categorie di esercenti del settore turismo),mentre qui si vede chiaramente che si sopporta in inver-no (quando i campeggi sono chiusi) e non si tollera in estate (quando sono aperti). Tenendo conto che chi va in camper a livello di consumo usa sia in inverno che in estate gli stessi settori commerciali (ristoranti, bar, giro in barca, musei etc), ci vuol poco a capire che si stanno tutelando solo gli interessi della categoria “gestori di campeggi”. Ma forse questi ultimi dovrebbero confrontare i loro prezzi con quelli d’oltralpe per spiegare il fenomeno.

StefaniaKiala Camper - I viaggi in camper di Chiara http://kiala.altervista.org

Camperisti che è, purtroppo, l’unica ad attivare le molteplici attività tecnico-giuridiche necessarie per acquisire i provvedimenti istitutivi delle limitazio-ni alle autocaravan, analizzarli, formulare e inviare istanze/ricorsi/diffide al fine di farne dichiarare l’ille-gittimità e far rimuovere i divieti e/o le sbarre.

AL CAMPERISTA CHE INCONTRI, RACCONTA LE NOSTRE AZIONI

SE NON CI CONOSCE, CHIEDIGLI IL SUO NOME, COGNOME, INDIRIZZO, TARGA

E INVIACI I DATI: GLI SPEDIREMO IN OMAGGIOALMENO UNA RIVISTA

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GESTORE DI CAMPEGGIO CHE PENSA A SE’ (E IL SINDACO-SOVRANO LO SEGUE)

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AURONZO DI CADOREL’ANCC CHIEDE IL RISPETTO DELLA LEGGE DELLO STATO E IL VICE SINDACO DI AURONZO DI CADORE LA SCAMBIA PER ANARCHIA

Nonostante la diffida del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti risalente al 2010, il Comune di Auronzo di Cadore ha mantenuto i segnali di divieto di sosta alle autocaravan nei pressi del Lago di Misurina istituiti con ordinanze n. 45/1996 e n. 48/1996.Il Ministero ha ritenuto entrambi i provvedimenti con-trari al Codice della Strada e al Regolamento di esecu-zione e di attuazione.In violazione dell’art. 45, comma 2 del Codice della Strada, il Comune non ha modificato i provvedimenti né ha rimosso la segnaletica.Non solo. In risposta all’ennesima richiesta dell’Asso-ciazione di conformarsi alla Legge dello Stato, il vice Sindaco di Auronzo di Cadore Anna Vecellio Del Mo-nego ha scritto: Non è che le Vostre azioni, che dichiarate siano finalizzate a combattere presunti “comportamenti discriminatori” nei confronti dei camperisti, siano invece preconcetti di qualcuno che mal sopporta l’ordine, scam-biando il significato di libertà con quello di anarchia.Tale atteggiamento dimostra l’urgenza di una norma che consenta di sanzionare sul piano economico e di-

sciplinare gli 8.092 sindaci italiani che operano in viola-zione di legge, così com’è sanzionabile il cittadino.Il Comune di Auronzo di Cadore ha disatteso la diffida del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in vio-lazione dell’art. 45, comma 2 del Codice della Strada: la Polizia municipale deve sanzionare la propria ammi-nistrazione come previsto dal codice della strada. Ma questo non avviene e nella realtà il cittadino è suddito e il Sindaco è un Re.La vicenda di Auronzo di Cadore è costellata di prov-vedimenti illegittimi: questa è l’Italia che costa e non produce, che crea oneri al cittadino e alla Pubblica Am-ministrazione.Alla luce di tali comportamenti, oltretutto non puniti, è imperativo per il Governo e i parlamentari emanare subito una legge che accorpi i comuni sotto i 35.000 abitanti (lasciando, e possibilmente aumentando, gli sportelli multifunzionali per le pratiche dei cittadini). Una simile legge eliminerebbe almeno 7.000 sindaci con relativi consigli comunali: apparati che oggi, vio-lando ripetutamente la legge, creano oneri indebiti ai

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Firenze, 14 maggio 2013

Spett. Comune di Auronzo di Cadore via Roma 24 - 32041 Auronzo di Cadore BLp.e.c. [email protected] c.a. Sindaco Daniela Larese Filon

Spett. Corte dei ContiUfficio regione Veneto - sezione controlliFax 0415 238845 email [email protected]

E p.c. [email protected] Spett. Comando di Polizia locale del Comune di Auronzo di Cadorec.a. Responsabile del servizio di polizia locale

Oggetto: illegittimità gestione del Comune di Auronzo di Cadore

Scrivo la presente in qualità di Presidente e legale rappresentante dell’Associazione Nazionale Coor-dinamento Camperisti (ANCC) con sede a Firenze in via San Niccolò 21, quale associazione portatri-ce degli interessi diffusi degli utenti della strada in autocaravan.

premesso che

- Già nell’anno 2007, l’ANCC interveniva nei con-fronti del Comune di Auronzo di Cadore al fine di ottenere la corretta applicazione delle norme di legge – in vigore sin dal 1991 – in materia di cir-colazione delle autocaravan. In particolare, con istanza del 07.10.2007, l’ANCC chiedeva l’intervento del Ministero delle Infrastrut-ture e dei Trasporti affinché il Comune di Auronzo di Cadore revocasse il provvedimento istitutivo del divieto di sosta alle autocaravan su tutto il territo-rio comunale non essendo ravvisabili le ragioni in fatto e in diritto poste a fondamento della limita-zione (doc. 1).

- Con nota prot. 115540 del 19.12.2007, il Mini-stero delle Infrastrutture e dei Trasporti chiedeva al Comune di trasmettere il provvedimento istitutivo del divieto. Il Ministero invitava l’amministrazione comunale a conformare il contenuto del provvedi-mento alla propria direttiva prot. 31543 del 2 apri-le 2007 (docc. 2, 3).

- Con istanza di accesso del 21.12.2008, la sig.ra (omissis per privacy) appartenente all’ANCC , dopo essere stata sanzionata dal Comune di Auronzo di Cadore per aver sostato in autocaravan, chiedeva all’amministrazione comunale il provvedimento isti-tutivo del parcheggio e del divieto di sosta alle auto-caravan in via M. Piana in località Misurina (doc. 3).

- In risposta all’istanza d’accesso della sig.ra (omis-sis per privacy), con nota prot. 531 del 22.01.2009 (doc. 5), il Comandante la Polizia locale di Auron-zo di Cadore Silvano Mina Plaito chiedeva il ver-samento della somma di 20,00 euro per diritti di segreteria, oltre al costo per l’estrazione di copia dei documenti.Il Comune di Auronzo di Cadore comunica altresì che gli atti potevano essere ritirati presso l’ufficio di Polizia locale e che l’invio tramite servizio po-stale non corrispondeva a obbligo “non trovando alcun fondamento nello spirito della specifica di-sciplina che regola l’accesso ad atti”. Tuttavia si comunicava che in caso di impossibilità a ritirare la documentazione poteva esserne “con-cesso” l’invio tramite servizio postale con addebito di ulteriori 4,65 euro.In sintesi, venivano richiesti 24,65 euro oltre al costo dell’estrazione copia, per accedere a un’or-dinanza di regolamentazione della circolazione stradale e agli eventuali atti istruttori.

- Dopo aver acquisito le ordinanze n. 45 del 13.08.1996 e n. 46 dell’11.08.1998 con le quali il Comune di Auronzo di Cadore istituiva e confer-mava il divieto di sosta alle autocaravan in tutto il territorio comunale a eccezione di due aree di sosta attrezzate a pagamento (docc. 6,7), l’ANCC chiedeva un parere legale al fine di individuare i profili di illegittimità dei suddetti provvedimenti.

cittadini e inibiscono lo sviluppo economico del Paese. Così facendo, potremmo inoltre beneficiare di milioni di euro che potrebbero essere destinati alla creazione di nuovi posti di lavoro.L’Associazione è intervenuta chiedendo l’annullamen-to dei provvedimenti anti-camper, l’avvio di un proce-dimento disciplinare a carico del responsabile del ser-vizio di Polizia locale Mina Plaito Silvano e l’esercizio del

potere della Corte dei Conti di controllo della gestione del Comune.Di seguito gli ultimi atti di corrispondenza riguardanti la vicenda. In particolare, l’istanza dell’Associazione del 14 maggio 2013 ripercorre le azioni più rilevanti messe in campo sin dal 2007 per raggiungere la corretta applica-zione delle norme di legge in materia di circolazione delle autocaravan da parte del Comune di Auronzo di Cadore.

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- Il Dott. Marcello Viganò su incarico dell’ANCC, ravvisati molteplici vizi delle ordinanze, con istan-za del 10.12.2009 chiedeva al Ministero di emana-re nei riguardi del Comune di Auronzo di Cadore i provvedimenti ex artt. 5, co. 2 e 45, co. 2 del codice della strada (doc. 8).

- Con nota prot. 15298 del 22.02.2010, richiama-ta la precedente istanza dell’ANCC del 07.10.2007 nonché la propria nota prot. 115540/2007, il Mi-nistero delle Infrastrutture e dei Trasporti diffida-va il Comune di Auronzo di Cadore a provvedere alla rimozione della segnaletica illegittima istitui-ta in ottemperanza alle ordinanze n. 45/1996 e n. 46/1998 poiché contrarie al codice della strada e al regolamento di esecuzione e di attuazione (doc. 9).

- In risposta, con nota prot. 6343 del 20.07.2010 il Comune contestava le censure di legittimità alle ordinanze n. 45/1996 e n. 46/1998 (doc. 10).

- Con nota prot. 66954 del 06.08.2010, il Ministe-ro delle Infrastrutture e dei Trasporti sollecitava il Comune di Auronzo di Cadore ad adeguare il conte-nuto delle ordinanze n. 45/1996 e n. 46/1998 al co-dice della strada, al regolamento di esecuzione e di attuazione e chiedeva al Provveditorato alle opeere pubbliche del Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia Giulia di verificare l’adempimento del Co-mune di Auronzo di Cadore alla diffida prot. 15298 del 22.02.2010. In mancanza, si chiedeva al Provve-ditorato di provvedere alla rimozione della segna-letica con addebito delle relative spese al Comune inadempiente e applicazione della sanzione prevista dall’art. 45, co. 7 codice della strada (doc. 11). - Con nota prot. 423 del 09.01.2011, il Provvedi-torato trasmetteva al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti la relazione prot. 830/10 con la qua-le comunicava che il Comune di Auronzo di Cadore non aveva modificato le ordinanze n. 45/1996 e n. 46/1998 limitandosi a modificare la segnaletica collocata in alcune località del territorio comunale (doc. 12). Dunque, il Comune di Auronzo di Cado-re persisteva nella violazione di legge.

- Con istanza del 19.03.2013, l’ANCC chiedeva al Comune di Auronzo di Cadore di trasmettere – an-che tramite posta elettronica ovvero telefax – i provvedimenti istitutivi dei nuovi divieti di sosta alle autocaravan segnalati da alcuni appartenenti a quest’Associazione (docc. 13, 14).

- In risposta alla suddetta istanza di accesso, con nota prot. 3146 del 10.04.2013 (doc. 14), del tut-to analoga alla nota prot. 531 del 22.01.2009 (cfr. doc. 5), il Comandante la Polizia locale di Auronzo

di Cadore Silvano Mina Plaito chiedeva il versa-mento della somma di 20,00 euro per diritti di se-greteria, oltre al costo per l’estrazione di copia dei documenti.Il Comune di Auronzo di Cadore comunicava al-tresì che gli atti potevano essere ritirati presso l’uf-ficio di Polizia locale e che l’invio tramite servizio postale non corrispondeva a obbligo “non trovando alcun fondamento nello spirito della specifica di-sciplina che regola l’accesso ad atti”. Tuttavia si co-municava che in caso di impossibilità a ritirare la documentazione poteva esserne “concesso” l’invio tramite servizio postale con addebito di ulteriori 4,60 euro.In sintesi, venivano richiesti 24,80 euro oltre al costo dell’estrazione copia, per accedere a prov-vedimenti di regolamentazione della circolazione stradale e agli eventuali atti istruttori.

considerato che

- il Comune di Auronzo di Cadore non ha ot-temperato in toto alla diffida del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti prot. 15298 del 22.02.2010 (cfr. doc. 9), modificando solo in parte la segnaletica stradale e rifiutando di modificare le ordinanze n. 45/1996 e n. 46/1998. L’amministrazione ha violato gli artt. 5 co. 1 e co. 2, 35 co. 1, 38 co. 14 e 45 del codice della strada.

- L’amministrazione comunale ha imposto nuo-ve limitazioni alle autocaravan (cfr. doc. 14). Tramite il sito internet del Comune è stato pos-sibile accedere: a) alla deliberazione della Giunta comunale n. 22 del 05.03.2012 (doc. 16); b) alla deliberazione della Giunta comunale n. 96 del 16.07.2012 (doc. 16); c) all’ordinanza n. 75 del 02.08.2012 (doc. 17).

Con tale ordinanza il Comune ha disposto che: ‘nell’area contrassegnata al N:C:T del Comune di Auronzo al Foglio 16 mappale 73, sita in frazione Misurina, adibita a parcheggio pubblico....la sosta è consentita alle sole autovetture, agli autocarri aventi massa complessiva a pieno carico non supe-riore a 3,5 ton. Ed ai motocicli’. Dunque, le autocaravan – come definite dall’art. 54, co. 1, lett. m) del codice della strada – sono escluse dalla sosta non trattandosi né di autovettu-re né di autocarri.A tutto ciò si aggiunga che oltre l’ordinanza n. 75/2012, l’amministrazione potrebbe aver emesso altri provvedimenti che limitano la circolazione delle autocaravan la cui trasmissione è stata ingiu-stamente subordinata al pagamento di oltre 20,00 euro (cfr. docc. 13,15).

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In ogni caso, già l’ordinanza n. 75/2012 dimo-stra che il Comune di Auronzo di Cadore continua a operare in violazione di legge creando indebiti oneri alla pubblica amministrazione e al cittadino.

Infatti, il provvedimento è illegittimo per viola-zione dell’art. 185 c.d.s.

Sul punto si richiama la direttiva del Ministero dei Trasporti prot. 31543/2007 in base alla quale ‘Ai sensi dell’articolo 185 del Codice della Strada non si può escludere dalla circolazione la “autocara-van” (autoveicolo ai sensi dell’articolo 54 del Codi-ce della Strada) da una strada e/o da un parcheg-gio ed allo stesso tempo consentirlo alle autovetture che sono anch’esse autoveicoli» (cfr. doc. 3).L’ordinanza n. 75/2012 è altresì illegittima per di-fetto di istruttoria e di motivazione. Essa si pone in contrasto con l’art. 3 della legge n. 241/1990 nonché con l’art. 5, co. 3 c.d.s. oltre che con la direttiva del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti prot. n. 0000381 del 28.01.2011 avente ad oggetto la predi-sposizione delle ordinanze (doc. 19).Con tale provvedimento, il Ministero ha chiarito che gli enti proprietari delle strade devono indicare i presupposti di fatto e le ragioni di diritto che giu-stificano l’emanazione delle ordinanze in relazione alle risultanze dell’istruttoria ‘mettendo in evidenza il nesso causale che deve intercorrere tra le esigen-ze di carattere generale...il provvedimento in con-creto adottato’.Il Ministero ha altresì precisato che ‘l’art. 5 comma 3, c.d.s. attraverso l’espressione “ordinanze moti-vate” richiede che l’ente proprietario comprovi la sussistenza delle esigenze e dei presupposti attra-verso documenti o analisi tecniche che attestino e confermino indiscutibilmente la sussistenza delle ragioni che sono alla base del provvedimento adot-tato. In mancanza, l’ordinanza di regolamentazione della circolazione potrebbe risultare illegittima per violazione di legge o eccesso di potere riscontran-dosi quantomeno un difetto di motivazione ovvero di istruttoria’. Né può ritenersi che l’obbligo di mo-tivazione sia soddisfatto dalle deliberazioni della Giunta comunale n. 22 e n. 96 del 2012 (cfr. docc. 16, 17).Infatti, da tali documenti emerge unicamente: a) la necessità per il Comune di disporre di aree da adi-bire alla sosta dei veicoli; b) l’intento di riservare la sosta alle autovetture, agli autocarri con massa complessiva non superiore a 35 q e ai motocicli.In più, l’ordinanza n. 75/2012 è illegittima per eccesso di potere sotto il profilo dell’illogicità e contraddittorietà. In particolare, nella deliberazio-ne di Giunta n. 22/2012 si legge che l’esigenza di aree di sosta in località Misurina deriva essenzial-mente dalla vocazione turistica del luogo. Se ciò

è vero come si concilia tale esigenza con la riserva di sosta agli autocarri?- Il Comune di Auronzo di Cadore in persona del

responsabile del servizio di Polizia locale Mina Plaito Silvano – con provvedimenti emessi se-condo modelli standard incompatibili con l’at-tuale quadro normativo in materia di diritto di accesso (cfr. docc.5,15) – ha frapposto ostacoli all’accesso agli atti amministrativi ponendo oneri a carico del cittadino e della pubblica amministrazione.

- l’art. 3-bis, legge n. 241/90 e l’art 13 D.P.R. n. 184/2006 assicurano l’esercizio telematico del diritto di accesso.

Con riguardo all’uso della telematica e degli strumenti ICT (Information and Communication Technology) si richiama il diritto all’uso delle tec-nologie sancito dall’art. 3, D.Lgs. n. 82/2005 ol-tre alle norme generali per l’uso delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni nell’azio-ne amministrativa ex art. 12 D.Lgs. n. 82/2005.In particolare, il Comune di Auronzo di Cadore di-spone del sito internet http://www.Comune.auron-zo.bl.it/, dello specifico servizio di consultazione delle delibere e delle ordinanze online emesse dal 2010 (doc. 20). Dunque, se i documenti richiesti con istanza del 19.03.2013 (cfr. doc. 13) sono già disponibili online, l’amministrazione poteva limi-tarsi a indicarne gli estremi in modo da agevolare la ricerca contenendo altresì la propria attività. Qualora si tratti, invece, di documenti non pubbli-cati online, l’amministrazione dovrebbe integrare l’archivio già in rete sempre a garanzia della pro-pria trasparenza, efficienza, economicità. In più, il Comune dispone dell’indirizzo di posta elettronica certificata [email protected] ai sensi dell’art. 2, D.M. 28.11.2000 ‘codice di

comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni’: • ‘...Nell’espletamento dei propri compiti, il

dipendente assicura il rispetto della legge ...• ispira le proprie decisioni ed i propri com-

portamenti alla cura dell’interesse pubbli-co che gli è affidato....

• Egli non svolge alcuna attività che con-trasti con il corretto adempimento dei compiti d’ufficio e si impegna ad evitare situazioni e comportamenti che possano nuocere agli interessi o all’immagine della pubblica amministrazione....

• il dipendente dedica la giusta quantità di tempo e di energie allo svolgimento delle proprie competenze, si impegna ad adem-pierle nel modo più semplice ed efficiente nell’interesse dei cittadini e assume le re-sponsabilità connesse ai propri compiti....

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• Il comportamento del dipendente deve esse-re tale da stabilire un rapporto di fiducia e collaborazione tra i cittadini e l’ammini-strazione.

• Nei rapporti con i cittadini, egli dimostra la massima disponibilità e non ne ostacola l’esercizio dei diritti.

• Favorisce l’accesso degli stessi alle informa-zioni a cui abbiano titolo e, nei limiti in cui ciò non sia vietato, fornisce tutte le notizie e informazioni necessarie per valutare le decisioni dell’amministrazione e i compor-tamenti dei dipendenti.

• Il dipendente limita gli adempimenti a cari-co dei cittadini e delle imprese a quelli indi-spensabili e applica ogni possibile misura di semplificazione dell’attività amministrativa, agevolando, comunque, lo svolgimento, da parte dei cittadini, delle attività loro con-sentite, o comunque non contrarie alle nor-me giuridiche in vigore...’.

- In base all’art. 54, co. 3, D.Lgs. 165/2001 ‘La violazione dei doveri contenuti nel codice di comportamento...è fonte di responsabilità disci-plinare. La violazione dei doveri è altresì rilevante ai fini della responsabilità civile, amministrativa e contabile ogniqualvolta le stesse responsabilità siano collegate alla violazione di doveri, obblighi, leggi o regolamenti. Violazioni gravi o reiterate del codice comportano l’applicazione della sanzione di cui all’articolo 55-quater, comma 1’.

- L’art. 3, co. 4 della legge n. 20/1994 attribuisce alla Corte dei conti il potere di controllo sulle ge-stioni delle amministrazioni pubbliche al fine di verificarne la legittimità e la regolarità, il funzio-namento degli organi interni, nonché la corrispon-denza dei risultati dell’attività amministrativa agli obiettivi stabiliti dalla legge, valutando compara-tivamente costi, modi e tempi dello svolgimento dell’azione amministrativa.

tutto ciò premesso e considerato l’Associazione Nazionale

Coordinamento Camperisti

- chiede al Comune di Auronzo di Cadore di indi-care gli estremi dei provvedimenti istitutivi delle limitazioni alla circolazione delle autocaravan in località Misurina al fine di agevolarne la ricerca sul sito internet del Comune ovvero, in caso di man-cata pubblicazione online, si chiede di integrare l’archivio già disponibile in rete dandone comuni-cazione alla scrivente ovvero trasmettere i provve-dimenti tramite posta elettronica certificata;

- chiede al Sindaco di Auronzo di Cadore di av-viare un procedimento disciplinare a carico del re-sponsabile del servizio di Polizia locale Mina Plaito Silvano la cui condotta si pone in contrasto con i principi sanciti dall’art. 2, D.M. 28.11.2000;

- chiede alla Corte dei Conti di esercitare il potere di controllo sulla gestione del Comune di Auron-zo di Cadore viste le reiterate violazioni di legge in materia di circolazione stradale nonché la con-trarietà ai principi di economicità, trasparenza ed efficienza dei procedimenti di accesso agli atti am-ministrativi.

In attesa di cortese riscontro, si porgono distinti saluti.

La Presidente ANCC, Isabella Cocolo

Si trasmettono in allegato: 1. istanza dell’ANCC del 07.10.2007;2. Ministero Infrastrutture e Trasporti, nota prot.

115540/2007;3. Ministero Trasporti, direttiva prot. 31543/2007;4. istanza di accesso della sig.ra (omissis per priva-

cy) del 21.12.2008;5. nota prot. 531/2009 del responsabile del servizio

di Polizia locale di Auronzo di Cadore Mina Plai-to Silvano;

6. ordinanza n. 45/1996 del Comune di Auronzo di Cadore;

7. ordinanza n. 46/1998 del Comune di Auronzo di Cadore;

8. istanza del Dott. Marcello Viganò del 10.12.2009;9. Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti,

nota prot. 15298/2010;10. nota prot. 6343/2010 del Sindaco del Comune di

Auronzo di Cadore.11. Ministero Infrastrutture e Trasporti, nota prot.

66954/2010;12. Provveditorato OO.PP Veneto, Trentino-Alto

Adige, Friuli Venezia Giulia, nota prot. 423/2011;13. Istanza di accesso dell’ANCC del 19.03.2013;14. Rapporto fotografico prodotto il 19.08.2012 da

un proprietario di autocaravan appartenente all’A.N.C.C. relativo ai segnali di divieto alle au-tocaravan nel territorio del Comune di Auronzo di Cadore;

15. nota prot. 3146/2013 del responsabile del servi-zio di Polizia locale di Auronzo di Cadore Mina Plaito Silvano.

16. deliberazione della Giunta comunale di Auronzo di Cadore n. 22/2012;

17. deliberazione della Giunta comunale di Auronzo di Cadore n. 96/2012;

18. ordinanza del Comune di Auronzo di Cadore n. 75 del 02.08.2012

19. Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, di-rettiva prot. 381/2011;

20. estratto sito internet Comune di Auronzo di Cadore.

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Firenze, 08 luglio 2013Fax/p.e.c. Spett. Comune di Auronzo di Cadore c.a. Sindaco Daniela Larese FilonFax 0435/[email protected]

Spett. Comune di Auronzo di Cadore c.a. vice Sindaco Anna Vecellio Del Monego Fax 0435/400035 - [email protected]

E p.c. Spett. Corte dei ContiUfficio regione Veneto - sezione controlliFax 0415/238845 - [email protected]

Spett. Comando di Polizia locale del Comune di Auronzo di Cadorec.a. Responsabile del servizio di polizia [email protected]

Riferimento: Comune di Auronzo di Cadore, nota prot. 5218 del 13.06.2013Oggetto: illegittimità gestione del Comune di Auronzo di Cadore

In risposta alla nota in riferimento del vice Sindaco di Auronzo di Cadore si evidenzia quanto segue.

In merito alla disciplina della circolazione stradale delle autocaravan, il Comune di Auronzo di Cadore ha pre-cisato che le limitazioni attualmente in vigore sono quelle introdotte con ordinanze n. 45/1996 e n. 46/1998.

Dunque, l’amministrazione comunale persiste nella violazione del codice della strada e del regolamento di attuazione e di esecuzione.Infatti – richiamando quanto dettagliatamente esposto nella nota del 14.05.2013 – il citato Ministero con nota prot. 15298 del 22.02.2010, diffidava il Comune ex art. 45, co. 2 c.d.s. ritenendo che la segnaletica istituita con ordinanze n. 45/1996 e n. 46/1998 fosse contraria al codice della strada e al regolamento di esecuzione e di attuazione.

Nonostante ciò, il Comune di Auronzo di Cadore ha mantenuto in vigore i provvedimenti senza rimuo-vere la segnaletica addirittura con la presunzione di operare secondo legge (la propria).Si precisa altresì che quest’Associazione non disconosce affatto il potere dell’amministrazione comunale di diciplinare la circolazione stradale. Invero, ne rivendica l’esercizio in conformità alla legge. Niente di più.Al riguardo, con la precedente istanza del 14.05.2013, si evidenziavano altresì i profili di illegittimità della deliberazione della Giunta comunale n. 22 del 05.03.2012; della deliberazione della Giunta comunale n. 96 del 16.07.2012 e dell’ordinanza n. 75 del 02.08.2012.

Con tali provvedimenti, l’amministrazione è intervenuta in materia di circolazione stradale ponendosi nuo-vamente in contrasto con il codice della strada e le direttive ministeriali. In merito alla responsabilità disciplinare del responsabile del servizio di Polizia locale Mina Plaito Silvano, il vice Sindaco di Auronzo di Cadore ha omesso ogni cenno sebbene la gestione dei procedimenti di accesso agli atti amministrativi da parte del dipendente sia palesemente illegittima per i motivi già esposti.

tutto ciò premesso e considerato l’Associazione Nazionale Coordinamento Camperisti

- chiede al Comune di Auronzo di Cadore di annullare le ordinanze n. 45/1996 e n. 46/1998 e provvedere alla rimozione della segnaletica dandone comunicazione alla scrivente entro sette giorni dal ricevimento della presente. In mancanza, quest’Associazione si rivolgerà a uno studio legale per chiedere al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti di intervenire ex art. 45, co. 3 c.d.s. vista la diffida ministeriale prot. 15298 del 22.02.2010. Gli oneri e i costi dell’evitabile attività legale oltre a quelli previsti dall’art. 45, co. 4 c.d.s. saranno posti a carico dell’amministrazione comunale;

- chiede al Comune di Auronzo di Cadore di annullare l’ordinanza n. 75 del 02.08.2012 dandone comuni-cazione alla scrivente entro sette giorni dal ricevimento della presente. In mancanza, quest’Associazione si rivolgerà a uno studio legale per chiedere l’intervento del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ai sensi e per gli effetti dell’art. 5, co. 2 c.d.s. e dell’art. 6, D.P.R. n. 495/1992. Gli oneri e i costi di quest’ul-teriore ed evitabile attività saranno posti a carico dell’amministrazione comunale;

- sollecita il Sindaco di Auronzo di Cadore affinché sia avviato un procedimento disciplinare a carico del responsabile del servizio di Polizia locale Mina Plaito Silvano la cui condotta si pone in contrasto con i principi sanciti dall’art. 2, D.M. 28.11.2000;

- sollecita l’esercizio del potere della Corte dei Conti di controllo sulla gestione del Comune di Auronzo di Cadore viste le reiterate violazioni di legge comprovate anche dalla nota in riferimento.

Firenze, 06 luglio 2013Distinti saluti.

Isabella Cocolo, Presidente A.N.C.C.

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I MESSAGGI RICEVUTI

Chi arriva in auto o in moto può parcheggiare soltanto nei parcheggi degli hotel o dei rifugi9 luglio 2013Buongiorno, Grazie mille per l’aggiornamento e per il perseverare nel portare avanti la battaglia contro l’ille-galità. Ho letto la risposta del vice sindaco che si fregia di aver realizzato aree apposite per i camper e grazie a questi interventi si ritiene attento e benevolo nei con-fronti dei camperisti. La cosa grave è che non si rende conto che mettendo un divieto di sosta ai camper nei parcheggi di un lago o in una piazzetta davanti ad un supermercato, oltre a violare la legge, di fatto impedisce ad un utente del codice della strada di usufruire dei servizi di cui tutti gli altri utenti possono usufruire.Trovo questo atteggiamento discri-minatorio e offensivo. È come se il signor vice sindaco scrivesse: Guardate io sono favorevole ai turisti che vengo-no da noi perché ho realizzato tanti alberghi e rifugi’ però poi chi arriva in auto o in moto può parcheggiare soltanto nei parcheggi degli hotel o dei rifugi senza poter sostare da-vanti ad un supermercato oppure al parcheggio del lago.È veramente ridicolo! La mia speranza è che la vostra as-sociazione riesca a continuare nel suo operato!Vi ringrazio di cuore, Marco M.

L’esperienza personale10 luglio 2013Buongiorno, leggo con piacere l’argomento riguardan-te Auronzo di Cadore-VENETO-Italia. Vorrei raccontare brevemente la mia esperienza perso-nale al riguardo.Era il 2007 precisamente il 1 Novembre, approfittando di qualche giorno di festa, con la mia famiglia, ci dirigiamo in Veneto, zona Misurina Tre Cime Lavaredo, Cortina, per far assaporare ai miei figli delle zone da me conosciute e ritenute di rara bellezza naturale.Dopo aver trascorso l’intera giornata del 1 Novembre a Cortina d’Ampezzo, facendo uno slalom incredibile, pur di evitare le sanzioni della Polizia Locale, che faceva una vera caccia al camperista, prima del calar della sera pro-pongo a mia moglie, di spostarci al vicino Lago di Misu-rina, per la cena e il pernottamento.Arriviamo al Lago, era ancora giorno il sole stava tramon-tando lentamente e la suggestione del luogo, era vera-mente importante.Noto con dispiacere , che intorno al lago, vigeva il divie-to di sosta per i camper, noto altresì, che le pochissime persone a giro erano camperisti e i 2 negozietti aperti lavoravano con i camperisti. Parcheggio nei pressi del lago, dove non c’era nessun tipo di cartello, scendiamo velocemente in questa atmosfera surreale, per acquista-re qualche ricordo di questa felice scampagnata.I camper aumentavano e le macchine sparivano, quan-do il pomeriggio, lasciava spazio alla sera.Propongo a mia moglie, di andare a mangiare all’unica Piz-

zeria aperta fronte lago, e naturalmente l’invito è accettato.Parcheggiamo il camper vicino alla pizzeria, dove c’è se-gnalato, “parcheggio pizzeria”, dopo le ultime manovre, insieme a me anche altri equipaggi, esce una persona dalla pizzeria, e con un linguaggio incomprensibile (for-se dialetto Veneto), ma con un fare molto minaccioso, tipo “accidenti ai camperisti” … “ma chi vi ci porta” … “ci rovinate il lavoro”, ecc..Decidiamo di spostarci e nonostante il divieto parcheg-gio, proprio fronte lago, e rinuncio ad andare a mangia-re in quel locale. Cosciente, che in quel momento stavo infrangendo la legge perché parcheggiavo in zona vie-tata, ma speranzoso nel fatto che erano già le 21.00, No-vembre, stagione turistica finita da .... tempo, il comando della Polizia Municipale più vicina, si trovava a circa 25 chilometri, quindi andata e ritorno, erano 50 chilometri, mi dico, ma godiamoci questa serata e staremo a vedere.La temperatura nella notte cala intorno 1-2 gradi, il risve-glio la mattina, il lago, tanti camper assiepati per godere il panorama e ..... tanti foglietti sui parabrezza che invita-vano a pagare la multa, fatta dalla polizia locale, intorno alle 23.30.L’amarezza di altri camperisti, che rimpiangevano la cena alla pizzeria, e la multa da pagare, la mia gioia di non avere mangiato alla pizzeria e, pagando la contrav-venzione, ... di aver destinato la quota al ricco comune Veneto di AURONZO DI CADORE.Mi scuso per la lunghezza, Saluti Fabio V.

Interessante riflessione sull’Anarchia, Libertarismo, Acrazia11 luglio 2013Probabilmente la vice sindachessa non conosce il termi-ne “anarchia” e, come molti fanno, la scambia per caos e disordine. Colgo l’occasione per ricordare che nel de-finire l’ANARCHIA ci sono tanti modi, tante calunnie o esaltazioni, ma sicuramente è il contrario del caos. Vale ricordare che l’anarchico tende ad essere autodiscipli-nato non avendo bisogno di leggi o di gerarchie che non riconosce e combatte, infatti, la , uno dei simboli anarchici, rappresenta la frase Anarchy is Order, Anarchia è Ordine. Certamente è un’utopia e, come tale, occorre-ranno solo tanti anni prima che possa realizzarsi. Saluti da Luca C.

A TUTTI I CAMPERISTI IL COMPITO DI segnalarci i divieti e/o le sbarre anticamper e di associarsi,

alimentando così il fondo comune che ci permette di sostenere economicamente le molteplici attività tecnico-giuridiche

necessarie per acquisire i provvedimenti istitutivi delle limitazioni alle autocaravan, analizzarli, formulare e inviare

istanze/ricorsi/diffide al fine di farne dichiarare l’illegittimità e far rimuovere i divieti e/o le sbarre.

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L’incredibile autocaravan da oltre due milioni di euro

Ci sono allestitori di autocaravan che puntano a vendere pochi esemplari confidando sulla qualità. Un esempio è l’autocaravan serie Elemment dall’austriaca Marchi Mobile di cui sopra possiamo ammirare dei particolari. Dodici metri di lunghezza per due milioni di euro.Diviso in due piani, ha un abitacolo espandibile, che in sosta si allarga per arrivare a una superficie di 40 metri quadrati. Comprende un salotto, una sala riunioni, un bar, un bagno, una camera da letto, una piccola piscina e il tetto che può diventare un terrazzino.

Gli allestitori di autocaravan italiani, associati nella APC (Associazione Produttori Camper), anziché seguire le linee guida che l’Associazione Nazionale Coordinamento Camperisti fornisce da anni per la sicurezza e l’economicità delle autocaravan, hanno varato ancora una volta il concorso “Camper e giovani designer”, (http://www.designcontext.net/concorso-camper-e-giovani-designer/ ).Concorso che impegna giovani diplomati, laureati o studenti in progetti che sono essenzialmente dedicati all’estetica.

DALLA FANTASCIENZA ALLA BICINUOVE PROSPETTIVE DI MERCATO

di Pier Luigi Ciolli

Ricordiamo all’APC che se proseguiranno

su questa strada, evitando di collaborare

fattivamente con l’Associazione Nazionale

Coordinamento Camperisti, ecco cosa

compreranno i futuri acquirenti di

autocaravan, magari completando il tutto

con l’installazione di un pannello fotovoltaico

per elettrificare la bici e fare meno fatica!