Tesina Il Male 2
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Michele Sangiorgi 0000254914
“IL MALE”
Indiceo L’origine del “Male”
o La redazione
o Il giornale
o “Il Male” e la Chiesa
o “Il Male” e la politica italiana
o I falsi
o Ascesa e declino economico
L’origine del “Male”
L’esperienza del “Male” ebbe origine dal movimento di protesta sociale che
attraversò l’Italia nel 1977 e che diede il via a due differenti filoni di contestazione: la
lotta armata e la lotta satirica. In tale periodo numerosi gruppi di giovani, tra cui
anche quello dei padri fondatori del “Male”, intuirono l’importanza di far slittare la
battaglia politica all’interno dell’ambito mediatico, per questo molti giornali satirici
presero vita.La prima idea del “Male” nacque nel Febbraio del 1978 da un gruppo di
creativi formato da Sergio Saviane, Riccardo Mannelli, Jacopo Fo, Vincenzo Gallo,
Vauro Senesi e dal leader Pino Zac. Quest’ultimo veniva da una burrascosa
esperienza alla guida di un periodico di satira francese con una storia quasi secolare:
il “Canard enchainé”. Divenuto direttore di questa testata, Zac aveva avviato una
serie di drastici provvedimenti, tra cui anche il cambiamento del nome ne “Il Sale”,
che da un lato avevano ringiovanito la linea editoriale e l’estetica del periodico, ma
dall’altro avevano scatenato le ire dell’editore che pensava addirittura di esautorare il
giovane direttore.
Fu dunque per uscire da questa scomoda situazione che Zac, insieme al suo
gruppo di amici, decise di fondare un proprio giornale satirico. Grazie al
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finanziamento di un giovane imprenditore lombardo aspirante editore e all’accordo
con un piccolo distributore di giornali italiano, fu presto possibile la realizzazione di
una simile iniziativa senza avere ingenti fondi economici a disposizione; il primo
numero de “Il Male” fu pubblicato nello stesso Febbraio ’78. Il biglietto da visita con
il quale il periodico fece il suo ingresso in società fu una copertina che conteneva giàtutta l’irriverenza che avrebbe sempre caratterizzato il suo stile: un disegno fatto dallo
stesso Zac rappresentate un fumante vaso da notte, decorato con le facce smorte di
Berlinguer, Andreotti, La Malfa e Craxi, il tutto sovrastato dal titolo «la misura è
colma».
Ben presto però il periodico satirico rimase orfano del suo padre fondatore.
Infatti, appena il tempo di pubblicare tre numeri e Pino Zac, per motivi di natura
privata, fu costretto a lasciare la sua creatura. “Il Male” tuttavia non smise di esistere
e, in modo del tutto informale, la direzione venne assunta da Vincenzo Gallo, in arte
Vincino.
La redazione
La redazione ufficiale del “Male” era costituita oltre che dai cosiddetti padri
fondatori, anche da altri giovani, tra cui Andrea Pazienza e Francesco Cascioli, per un
totale di circa venti persone. Di questo gruppo quasi nessuno aveva reali esperienze
nel mondo della satira. Infatti ad esclusione di Saviane, che scriveva per un periodico
francese, e Vincino, che aveva curato per un certo periodo l’inserto satirico di “Lotta
continua”, tutti gli altri membri della redazione si improvvisarono autori di satira
facendo esperienza direttamente sulle pagine del “Male”. A questo gruppo di
redattori ufficiali si sommò un cospicuo numero di collaboratori più o meno stabili,
soprattutto dopo il trasferimento della sede del giornale in uno spazio più ampio.
Infatti dopo l’abbandono di Pino Zac, la redazione del “Male”, dato che non
poteva più essere ospitata a casa del suo fondatore, si trasferì in un grande stabile in
zona Trastevere a Roma. Come afferma in un suo ricordo lo stesso Vincino: «lestanze della nuova redazione cominciarono ben presto a brulicare di una serie di
amici, conoscenti, disegnatori, scrittori, fotografi, grafici e tutto l’arredo umano della
redazione di un giornale, con in più la scompostezza casinara di una compagnia di
giro e la colorita confusione di un circo». In questo modo il nuovo ambiente diede ai
redattori del “Male” la possibilità di sviluppare al meglio le loro potenzialità visto che
permetteva di lavorare accogliendo tutti quelli che «passavano di là». «Ricordo»,
continua Vincino, «un traffico di gente che entrava e usciva, amici di amici, che
arrivavano, si sedevano, abbozzavano una cosa e la valutazione se andava o non
andava non si basava mai sulla firma ma solo sull’essere divertente o meno». L’ideaalla base del “Male” era quella di costituire un collettivo, formato ufficialmente da
una ventina di persone, ma aperto e sempre pronto ad accogliere buone proposte
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dall’esterno. Questo fu proprio uno dei punti di maggior forza nella vita del “Male”;
il riuscire, anche nella fase di maggior successo, a non compiere l’errore di chiudersi
in sé stesso isolandosi dalla realtà circostante.
La redazione del “Male” autodefinendosi un collettivo creativo non prevedeva
una gerarchia fissa, né orari di lavoro organizzati, né vincoli contrattuali. Per questo,mentre la composizione di un giornale abitualmente si basa su collaboratori che
sottopongono l’idea al capo servizio, “Il Male” non prevedeva alcun capo. «Per noi il
massimo dell’organizzazione era appendere tutte le vignette e gli articoli al muro»
ricorda Vincino; infatti la realizzazione del numero settimanale, più che su una chiara
idea iniziale, si basava su una scelta dei migliori pezzi (articoli, vignette e
quant’altro) cercando di costruire un percorso tra testi e immagini. Va detto però che
un minimo di gerarchia anche se solo a livello informale c’era, e l’ultima parola,
almeno in teoria, spettava a Vincino. A lui dunque il compito di coordinare l’azione
di una redazione composta da personalità molto diverse, un gruppo capace di esserecaotico ed efficiente al tempo stesso, grazie anche all’azione di brillanti
amministratori. Questi furono infatti sempre in grado di garantire un efficiente uso
delle scarse risorse economiche a disposizione; efficiente a tal punto da permettere al
“Male” di liberarsi completamente dai finanziamenti dell’imprenditore lombardo e di
trasformarsi in una cooperativa di soci fondatori.
Il giornale
“Il Male” aveva dei bassissimi costi industriali dato che era un prodotto povero
dal punto di vista materiale. Stampato sulle rotative utilizzava un tipo di carta da
quotidiano non certo perfetto: ruvido e di colore giallognolo.
Lo stile grafico rifletteva in modo diretto l’ambiente redazionale basato sulle
intuizioni dei redattori che operavano privi di una linea editoriale da rispettare, codici
a cui attenersi o equilibri da mantenere; come afferma lo stesso Vincino: «il divertire
e il divertirsi come unico principio ispiratore, sempre un passo oltre la linea diconfine fra buon gusto e blasfemia». Ispirandosi liberamente alle avanguardie
storiche del dadaismo e del surrealismo presso la redazione del “Male” «si andava in
diretta», «si affidava lo sviluppo di un’idea totalmente alla casualità». Vi era un
continuo bisogno di novità e fu proprio per questa necessità di reinventarsi ogni
settimana che “Il Male” rifiutò sempre qualsiasi forma di rubrica o ripetizione. Il
collettivo concepiva la creazione del proprio giornale come la realizzazione di uno
spettacolo, una sorta di cabaret, il cui successo dipendeva dallo stupore che riusciva a
suscitare. Era infatti previsto che i contenuti del “Male” non fossero destinati
unicamente al primo lettore, chi acquista il periodico in edicola, ma che fossero tantosorprendenti da essere diffusi tramite il passaparola. Scopo dichiarato del “Male” era
poi dare voce all’istinto iconoclasta di molti italiani mettendo su carta tutto quello che
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nessuno avrebbe avuto il coraggio di scrivere o mostrare, il tutto mantenendo una
dimensione di gioco e divertimento. Un chiaro esempio di questo si ritrova in una
delle prime idee che presero vita sulle pagine del “Male”: trasformare le più alte
figure istituzionali, il papa e il presidente della Repubblica, in dei pupazzi di
cartoncino, ridotti a marionette nelle mani dei cittadini.Nella redazione, dunque, quasi nessun limite era posto alla fantasia degli autori
ed ognuno poteva sviluppare liberamente le proprie fissazioni. L’applicazione di
questo principio risulta ben evidente nella concessione fatta a due redattori del
“Male”, Jacopo Fo e Cinzia Leone, di gestire un intero supplemento in cui vennero
trattati unicamente argomenti legati al sesso. In alcuni casi tanta libertà portò ad
episodi pesanti dal punto di vista morale e certamente criticabili; questi provocarono
molti sequestri del periodico da parte della polizia, ma in ogni caso contribuirono ad
aumentare la fama del “Male”.
“Il Male” e la Chiesa
La religione in tutte le sue forme fu senza dubbio uno degli obbiettivi preferiti
del “Male”; non soltanto il Cristianesimo della Chiesa di Roma ma anche altre
religioni come l’Islam furono nel mirino del giornale satirico. L’anticlericalismosfacciato fu sempre ben evidente nell’attività del periodico fin dai primi tempi; esso
infatti era un punto comune tra tutti i redattori e svolse un ruolo fondamentale per la
formazione di un Io collettivo all’interno della redazione.
“Il Male” iniziò la sua azione satirica quando sul soglio pontificio c’era ancora
Paolo VI che, come noto, fu un papa austero e lontano dalla gente. La religione
quindi, in quel periodo, non era ancora un argomento fondamentale nell’agenda
quotidiana dei media. La morte di Paolo VI e il conclave per l’elezione del nuovo
pontefice contribuirono indubbiamente ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica
e ad offrire ai redattori del “Male” nuovi spunti per la satira. Ne è un esempio la
copertina che il periodico dedicò alla convocazione del conclave: un disegno a tutta
pagina di un benedicente papa-scimmia accompagnato dal titolo “Conclave: la Chiesa
torna alle origini”.
In quell’occasione venne eletto papa Luciani, che ebbe un pontificato
brevissimo, ma che non fu certo risparmiato dal “Male” né in vita né dopo la morte.
Tuttavia il pontificato che più segnò la storia del “Male” fu senza ombra di dubbio
quello di Giovanni Paolo II. A giudicare dalla grande attenzione che i redattori del
periodico satirico dedicarono all’azione di Woytjla appare evidente che essi avevano
intuito fin da subito il ruolo che questo pontefice avrebbe avuto sia nel marcare una
svolta epocale all’interno della Chiesa, sia nel crollo sovietico. La redazione del“Male” sembrava aver compreso che la grande abilità di Giovanni Paolo II stava nel
fare comunicazione non solo a parole ma soprattutto attraverso la propria immagine
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di sessantenne viaggiatore ed atletico. Per questo quindi essi concentrarono i propri
sforzi nell’attacco a quest’immagine proponendo una serie di disegni in cui la faccia
del papa appariva sfigurata; il più clamoroso fu sicuramente quello raffigurante la
faccia di Woytjla devastata dalla lebbra che afferma «Io detto “Bambino no baciare
papa… no baciare…” lui baciato… ecco frittata».
“Il Male” e la politica italiana
E’ noto che una delle regole fondamentali per fare un buon giornale di satira è
escludere a priori ogni rapporto con il potere. La forza corrosiva del “Male” risiedevaappunto nel suo essere slegato da ogni grande gruppo editoriale e nell’essere del
tutto privo di legami politici. Il periodico, infatti, non aveva né protettori né un partito
politico di riferimento. Come ricorda Vincino: «avevamo una convinzione:
dovevamo stare lontani dalla politica italiana, […] uno scenario desolante guidato da
una classe dirigente incapace di sposare i sentimenti della gente» e aggiunge «in
redazione avevamo tutti una visione più ampia del concetto di sinistra, una visione
che il Partito Comunista non riusciva certo a rappresentare ed è per questo che anche
con il PCI non usavamo mezze misure». L’importante per “Il Male” era dunque non
essere tenero con nessuno.
Quando fu pubblicato per la prima volta, la politica italiana si trovava in uno
dei suoi momenti più cupi: il sequestro di Aldo Moro. All’interno del dibattito
politico e ideologico provocato dalla vicenda “Il Male” si schierò, a suo modo, a
favore della trattativa. «Sembrava che nessuno vedesse in Moro una persona in carne
ossa, ma solo un rappresentante delle istituzioni» afferma Vincino. E’ proprio per
cercare di strappare il segretario della D.C. dal ruolo che partiti, media e opinione
pubblica gli avevano cucito addosso, cercando di mostrare la lotta di una persona che
non vuole diventare un simbolo ma restare un uomo, che fu aggiunto il fumetto
«Scusate, abitualmente vesto Marzotto» alla celebre foto di Moro prigioniero delle
B.R. .“Il Male” iniziò la sua attività sotto la presidenza Leone ma fu con Sandro
Pertini che il periodico ebbe i maggiori rapporti. Il nuovo presidente era infatti
talmente informale e disponibile da sembrare un estraneo nel contesto della classe
politica italiana e questo, ovviamente, era molto apprezzato dai redattori del “Male”.
Pertini dimostrò fin da subito un allegro interesse per le copertine che il giornale
satirico gli dedicava ed arrivò perfino ad invitare la redazione a cena al Quirinale. E’
evidente tuttavia che quello di Pertini fu un caso più unico che raro fra i politici
colpiti dalla satira del “Male”; una satira che non era solo interessata a ridicolizzare i
volti noti della politica del periodo, ma che soprattutto mirava ad individuare ecolpire i nuovi protagonisti della scena parlamentare. Fu per questo che buona parte
dell’azione del “Male” venne dedicata al P.S.I. e in particolar modo al suo leader:
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Bettino Craxi. Va detto che anche in questo caso i redattori del periodico mostrarono
una certa capacità di prevedere il futuro denunciando in varie occasioni quel giro di
tangenti che sarebbe stato svelato ufficialmente solo con Mani Pulite.
I falsi
Il progetto dei falsi del “Male” venne sviluppato quando il periodico era già
una realtà affermata e rappresentò indubbiamente il suo risultato più elevato. L’idea
nacque per caso dall’intuizione di un grafico che notò come, rivoltando il giornale e
rigirandolo, il paginone centrale si veniva a trovare in prima pagina. In tal modo lacopertina vera e propria del “Male” finiva al centro, mentre all’esterno il periodico
aveva la possibilità di diventare una copia perfetta della prima pagina di un’altra
testata.
Il progetto vide la sua prima realizzazione in una falsa edizione straordinaria de
“la Repubblica”, una finta rappresentazione in cui il quotidiano di Scalari in
occasione dei funerali di Moro annunciava l’estinzione dello Stato e, di conseguenza,
la chiusura della testata che non trovava più alcun motivo di esistere. Scalfari
denunciò “Il Male” ma tale atto contribuì unicamente ad aumentare l’interesse del
pubblico per il piccolo periodico.Il falso e l’imitazione sono da sempre degli strumenti della satira, ma il
carattere innovativo del progetto nel “Male” era di non essere un gioco fine a sé
stesso. Come afferma Vincino: « il punto non era trovare un’idea folle, il nostro
scopo era quello di dar voce ad un’aspirazione che girava fra la gente senza avere il
modo di essere espressa», ed aggiunge, «era solo trovando un’idea che rispecchiasse
un desiderio generale che il falso poteva dirsi riuscito». Fu proprio questa grande
capacità di cogliere il senso comune nella società di quel periodo a determinare il
grande successo dell’iniziativa.
Vi furono infatti diversi falsi che suscitarono un notevole clamore tra il
pubblico. Ad esempio il falso “Corriere dello sport” che annunciava l’annullamento
dei mondiali in corso nel ’78; esso realizzava, almeno per un secondo, il desiderio di
milioni di italiani ancora delusi per la sconfitta subita contro la nazionale olandese
che aveva infranto il sogno della finale. Oppure il falso in cui “Il Male” faceva
proclamare all’“Unità” «basta con la D.C.!» riuscendo così a soddisfare molti
militanti del P.C.I. che non avevano ancora digerito il compromesso storico. Ma i
falsi che in assoluto suscitarono il maggior clamore furono sicuramente quelli de “La
Stampa”, “Il Giorno” e “Paese sera” che annunciavano l’arresto di Ugo Tognazzi. In
quel periodo di fine anni ‘70, infatti, i media italiani dedicavano quotidianamente
ampio spazio al tema del terrorismo delle Brigate Rosse; fu proprio per sdrammatizzare quel clima di paura che “Il Male” decise di proclamare l’arresto
dell’attore accusato di essere il capo delle B.R.. Il progetto, grazie alla collaborazione
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dell’attore e alla cura dei minimi dettagli, riscosse un grande successo anche tra i
lettori non abituali del “Male”.
Galvanizzati da tanto interesse nei loro confronti i redattori del periodico
decisero di estendere la propria azione oltre i confini italiani falsificando anche
giornali esteri. Furono quindi realizzate false prime pagine del “Bild” e della“Pravda”; in entrambi i casi, i redattori del “Male” riuscirono a prevedere il futuro
annunciando fatti che si sarebbero realizzati solo una decina di anni più tardi. Il
quotidiano tedesco, infatti, metteva in scena la riunificazione della Germania
anticipando addirittura la foto che effettivamente sarebbe stata il simbolo della
riunificazione: quella rappresentante il libero passaggio della popolazione attraverso
la porta di Brandeburgo. Nella falsa “Pravda” fu invece raccontato, nel 1980, ciò che
sarebbe avvenuto anni dopo: il dissolvimento dell’U.R.S.S.
Ascesa e declino economico
Come detto nel capitolo sulla redazione, poco dopo la sua fondazione “Il Male”
divenne una cooperativa ottenendo così la totale indipendenza economica. Ben presto
però anche la fase della cooperativa fu superata; a causa di alcune difficoltà nella
distribuzione degli utili “Il Male” venne trasformato in una società. Questa forma
permise di gestire in modo più efficiente, almeno per un certo periodo, la grande
quantità di denaro che iniziò ad arrivare con l’improvviso successo della testata.
Infatti, già pochi mesi dopo l’uscita del primo numero “Il Male” iniziò ad
incrementare di molto le proprie vendite e, grazie ai bassi costi di produzione, ad
ottenere un notevole guadagno economico; nel suo momento di massimo splendore il
periodico arrivò a vendere circa 180 mila copie a settimana.
Ma le cose ben presto cominciarono a cambiare. Ad appena cinque anni dalla
sua prima pubblicazione, iniziò l’inesorabile declino del “Male”. La causa principale
fu indubbiamente l’incapacità della testata di rinnovarsi e di comprendere la nuova
fase storica: gli anni ’80. Un qualsiasi giornale di satira ha infatti successo se riesce araccontare il suo tempo e il suo periodo, ma passare da una fase storica ad un’altra
risulta spesso complesso. Dunque anche “Il Male”, unico tra i collettivi di satira a
chiudere in attivo per quattro anni, finì in passivo e, come ovvio, i problemi
economici portarono in poco tempo al disgregamento del gruppo. “Il Male” chiuse i
battenti nel Marzo del 1982.
Per concludere una curiosità. Nel 1994, in occasione dell’entrata in politica di
Silvio Berlusconi, dopo ben dodici anni di silenzio, “Il Male” tornò nelle edicole con
un numero unico: furono vendute 80 mila copie in meno di una settimana.
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Linkografia
Http://it.wikipedia.org/wiki/Il_Male
Http://sdz.aiap.it/notizie/8214
Http://www.dispenseronline.rai.it/servizi/173.html
Http://www.complessoperforma.it/77WEB/77-70.html
Http://www.aprileonline.info/3238/trentanni-senza-il-male
Http://notimaz.blog.kataweb.it/notizie/2007/05/quando_la_satir.html
Bibliografia
Gallo, V. (2007) Il Male.1978-1982. I cinque anni che cambiarono la satira.Milano:
RCS Libri
Gubitosa, C. (2005) Elogio della pirateria. Dal corsaro nero agli hacker dieci storiedi ribellioni creative. Milano: Altra Economia edizioni, pp. 95-98.
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