Tesina Finale

22
0 LICEO SOCIOPSICOPEDAGOGICO S. SLATAPER GORIZIA ESAME DI STATO 2011-2012 Il desiderio Il desiderio come natura costitutiva dell’uomo Isabella Trani Classe VBS

Transcript of Tesina Finale

Page 1: Tesina Finale

0

LICEO SOCIOPSICOPEDAGOGICO S. SLATAPER GORIZIA

ESAME DI STATO 2011-2012

Il desiderio

Il desiderio come natura costitutiva dell’uomo

Isabella Trani Classe VBS

Page 2: Tesina Finale

1

Indice

INTRODUZIONE ................................................................................................................. 3

COLLEGAMENTI ...................................... .......................................................................... 4

PEDAGOGIA ......................................... .............................................................................. 5

1. Don Luigi Giussani............................................................................................................................................. 5

2. Il nuovo metodo educativo ................................................................................................................................ 5

2.1 Il primo fattore: la realtà ................................................................................................................................. 6

2.2 Il secondo fattore: la tradizione ...................................................................................................................... 7

2.2.1 Giussani e la realtà politica .......................................................................................................................... 7

2.3 L’autorità: una figura “provocante” .............................................................................................................. 8

2.4 La verifica personale e il rischio educativo .................................................................................................... 8

ITALIANO .......................................... ................................................................................ 10

Ulisse e l’ “ardor del divenir del mondo esperto” .............................................................................................. 10

Inferno, XXVI ...................................................................................................................................................... 10

“L’Amor che move il sole e l’altre stelle” ........................................................................................................... 12

Paradiso, XXXIII ................................................................................................................................................. 12

STORIA DELL’ARTE................................... ...................................................................... 16

Le stelle di Van Gogh: il de-sideribus ................................................................................................................. 16

Notte stellata ......................................................................................................................................................... 16

Van Gogh: una realtà esteriore e interiore ......................................................................................................... 18

ENGLISH LITERATURE ................................ ................................................................... 19

William Butler Yeats: the desire for freedom .................................................................................................... 19

The Irish Question ............................................................................................................................................... 19

Page 3: Tesina Finale

2

The poem: “Easter 1916” .................................................................................................................................... 19

BIBLIOGRAFIA ...................................... ........................................................................... 21

SITOGRAFIA ........................................ ............................................................................. 21

Page 4: Tesina Finale

3

INTRODUZIONE

Il termine desiderio è una delle parole la cui etimologia è incerta. Ve ne sono principalmente

due, che sono diametralmente opposte.

I. Primo significato

Il Dizionario etimologico della lingua italiana (DELI) riporta come significato originario della

parola questa definizione: “cessare di contemplare le stelle a scopo augurale”.

II. Secondo significato

Il professor Roberto Filippetti, studioso e docente in una scuola superiore di Venezia, ma anche

ad un master universitario a Roma, propone una seconda etimologia: “Desiderio deriva dal

latino de-sideribus, ovvero che riguarda le stelle. L’uomo è propriamente colui che de-sidera,

che sente la ‘mancanza delle stelle’: da quando l’uomo alzò lo sguardo verso il cielo stellato, ha

sempre riconosciuto con stupore di essere pieno di questa sete struggente”.

È in particolare sul secondo significato che si concentra questo approfondimento, centrato

sull’importanza fondamentale del desiderio nella vita dell’uomo, in ambito pedagogico,

letterario, artistico e in parte politico.

Page 5: Tesina Finale

4

COLLEGAMENTI

PEDAGOGIA: Il desiderio di conoscenza e la libertà come cardini della metodologia educativa

di don Luigi Giussani.

ITALIANO : Il desiderio di conoscenza di Ulisse si rivela come il fattore che mette in moto il

cuore dell’uomo e al contempo come rovina stessa della vita umana. Può il desiderio essere

davvero la natura costitutiva dell’uomo? Nel Paradiso sì, il desiderio non solo è ciò che

caratterizza l’animo umano, ma è posto anche come strumento di salvezza.

STORIA DELL’ ARTE: Van Gogh, il massimo rappresentante del desiderio come “de-

sideribus”, cioè come tensione spirituale verso le stelle.

LETTERATURA INGLESE: Il desiderio di libertà dei ribelli irlandesi di Yeats: il compimento

del desiderio dell’uomo diventa più importante della vita stessa.

Page 6: Tesina Finale

5

PEDAGOGIA

1. Don Luigi Giussani

Monsignor Luigi Giussani (Desio, 1922 – Milano 2005) è stato sacerdote e teologo

italiano, fondatore nel 1954 di Gioventù Studentesca (liceo Berchet di Milano) e del

movimento di Comunione e Liberazione nel 1969.

2. Il nuovo metodo educativo

La riflessione di don Giussani sull’educazione, che troverà nel saggio “Il rischio

educativo” la sua esposizione sistematica, parte dalla certezza dell’esperienza cristiana

come risposta all’esistenza dell’uomo e dal desiderio di proporre questa esperienza alle

domande e alle esigenze dei giovani, che vivevano sempre più in un contesto di

progressiva ostilità verso la fede e la Chiesa cattolica.

“Tutto cominciò con un piccolo episodio, destinato tuttavia a mutare la mia vita:

recandomi sul litorale adriatico per un periodo di vacanza, durante il viaggio in treno

parlai per caso con alcuni studenti trovandoli paurosamente ignoranti della Chiesa. Ed

essendo costretto - per lealtà, per sanità d’animo - ad attribuire a tale ignoranza il loro

disgusto e la loro indifferenza per la Chiesa stessa, pensai allora di dedicarmi alla

ricostruzione di una presenza cristiana nell’ambiente studentesco.”1

A partire dall’anno scolastico 1954 insegna religione al liceo classico Berchet di Milano,

dove rimarrà fino al 1967. Contenuto delle sue lezioni sono i temi che lo accompagneranno

lungo tutto il suo itinerario umano e di educatore: il senso religioso e la ragionevolezza

della fede, l’ ipotesi e la realtà della Rivelazione, la pedagogia di Cristo nel rivelarsi, la

natura della Chiesa come continuità della presenza di Cristo nella storia fino a oggi.

Nel 1955 riceve la nomina ad Assistente Diocesano di Gioventù Studentesca. Pubblica

Risposte cristiane ai problemi dei giovani. 1 Luigi Giussani, Il movimento di Comunione e Liberazione. Conversazioni con Robi Ronza (1986), Jaca Book, pp. 12-13.

Page 7: Tesina Finale

6

Nel 1957 don Giussani pubblica “Il senso religioso”, prima versione di un testo le cui

successive edizioni approfondiranno i contenuti e le preoccupazioni di quel primo libretto.

Il percorso dell’elaborazione sul metodo dell’educazione è sempre immerso nella storia di

Gioventù studentesca che, dopo una crisi nel 1968 quando molti lasciarono GS per aderire

al Movimento studentesco, attraverso il Centro culturale Charles Péguy di Milano venne

riproposta l’esperienza originale. Nel 1969 compare per la prima volta il nome

«Comunione e Liberazione», in un manifesto scritto da alcuni studenti dell’Università

Statale di Milano, che intuirono e ripresero l’idea iniziale da cui era nata GS.

"Fino dalla prima ora di scuola ho sempre detto: «Non sono qui perché voi riteniate come

vostre le idee che vi do io, ma per insegnarvi un metodo vero per giudicare le cose che io

vi dirò. E le cose che io vi dirò sono un’esperienza che è l’esito di un lungo passato:

duemila anni».

E’ dalla certezza sulla vera natura dell’umano, che ha nel “cuore” la possibilità

insopprimibile di riconoscere il vero che Giussani vede nella vivacità, nel desiderio di

sapere dei suoi studenti una capacità esistenziale. Precisamente l’espressione dell’esigenza

umana della ricerca del vero significato. Questa ricerca si esprime anche nell’impegno

politico e nella curiosità intellettuale. Questa ricerca però esige una lealtà, un’apertura

incondizionata alla realtà, esige la ragione come esigenza dell’infinito. Nel 1977 viene

pubblicato “Il rischio educativo”.

La pedagogia di Giussani si articola su quattro elementi cardine: la realtà, la tradizione, la

figura autoritaria e la libertà.

2.1 Il primo fattore: la realtà

L’educazione è “introduzione alla realtà totale” e deve quindi permettere lo sviluppo e la

realizzazione delle capacità cognitive che permettono la conoscenza di tutti gli aspetti della

realtà e della vita umana. Il concetto di realtà è uno dei fattori educativi fondamentali per il

sacerdote lombardo, infatti egli afferma che “un’educazione ha tanto più valore quanto più

Page 8: Tesina Finale

7

obbedisce a questa realtà”2. Si può anche dire che l’educazione è un’introduzione alla

vita, perché la vita è rapporto con la realtà. Ma quest’ultima per essere vera fonte di

esperienza e quindi fattore educativo, deve essere affermata, cioè deve essere affermata

l’esistenza del significato della vita. In altre parole l’educazione è introduzione alla vita,

che è il rapporto con il reale, e più precisamente ricerca costante del senso ultimo delle

cose.

Giussani identifica il senso ultimo della realtà in un incontro, che è l’incontro con Cristo

tramite la Chiesa cattolica, e da questo incontro nasce il significato totale e ultimo della

realtà; è bene ricordare, comunque, che il suo metodo educativo si propone anche come

modello su cui basare educazioni svincolate dal contesto religioso.

2.2 Il secondo fattore: la tradizione

Alla base dell’educazione, come già detto, c’è la realtà e l’esistenza di un suo significato

ultimo. In che modo l’educazione introduce a questa realtà? Giussani pone come strumento

di conoscenza della realtà la tradizione, intesa come l’insieme dei valori, delle abitudini e

dei comportamenti propri di una generazione, in questo caso quella dei genitori e degli

insegnanti.

La tradizione è spiegata da Giussani come “ipotesi esplicativa della realtà”3, perché è

necessario che i valori trasmessi siano costantemente messi in dubbio e verificati

nell’esperienza con la realtà. Se la tradizione fosse certezza e non fosse necessario

verificarla di continuo, l’educazione non sarebbe “introduzione” alla realtà ma

“conoscenza a priori” della realtà. Questo passaggio dimostra anche il valore del “dubbio”,

in una pedagogia che non vuole solo imporre la tradizione cristiana come certezza assoluta,

ma la vuole proporre.

2.2.1 Giussani e la realtà politica

Giussani si confronta anche con la realtà politica del tempo, che propone diverse ideologie

capaci di guidare le decisioni di vita, soprattutto delle giovani generazioni. Il sacerdote

2 Luigi Giussani, Il rischio educativo, Milano (1977), Jaca Book, pg.40

3 Ivi, pg. 43

Page 9: Tesina Finale

8

trova però poco valido il metodo “politico” come strumento educativo, per una semplice

ragione: la proposta politica comprende solo un aspetto della vita dell’individuo. Ridurre

tutta la realtà, tutta la vita ad un solo aspetto conduce, secondo Giussani, a

un’insoddisfazione della persona, che non potendo far fronte a tutte le esperienze della

realtà con un solo metro di giudizio, abbandona la ricerca del significato delle cose e ne

consegue dunque un affievolimento del desiderio di conoscenza.

La riduzione della realtà a un solo punto di vista che non è in grado di ricomprenderla

interamente risulta dunque insufficiente per costituire un metodo educativo capace di

introdurre l’individuo alla realtà.

2.3 L’autorità: una figura “provocante”

Legata al concetto di tradizione vi è la figura dell’ autorità, cioè “colui che propone la

tradizione” e questo ruolo è rivestito prima dalla famiglia e successivamente dalla scuola.

“Autorità” ben si inserisce nel contesto pedagogico anche in riferimento all’etimologia:

autorità, dal latino auctoritas, che a sua volta deriva da augere, “ciò che fa crescere”.

Giussani ritiene che il compito principale della figura autoritaria sia certamente quello di

trasmettere i valori della tradizione, ma anche quello di costituire uno stimolo, una

provocazione nei confronti del giovane. Per essere più chiari, l’educatore deve dimostrare

di vivere secondo i valori proposti, di proporre un metodo educativo che sia per prima

cosa un metodo di vita per se stesso.

Se la stessa autorità è incapace di dimostrare nella sua esperienza di vita la validità di ciò

che propone, l’adolescente capisce che la tradizione proposta non è più valida.

2.4 La verifica personale e il rischio educativo

Il punto focale della pedagogia giussaniana è però l’ iniziativa , l’interesse personale e

l’impegno con la realtà che si esprime soprattutto durante i primi anni dell’adolescenza.

La verifica personale dei valori proposti diventa una sollecitazione alla responsabilità nei

confronti della propria vita. Lo scopo dell’educazione è quindi quello di responsabilizzare,

di formare un uomo autonomo, libero, capace di critica degli avvenimenti della realtà e

che, alla fine del percorso, riesca a conquistare una propria visione del mondo.

Page 10: Tesina Finale

9

Una pedagogia come quella di Giussani richiede un impegno del giovane, oltre che

dell’educatore. Il metodo educativo è incentrato sull’ autonomia, sul libero arbitrio. Un

impegno pericoloso, perché il giovane può accettare il valore proposto, la tradizione, ma

possiede anche la libertà di rifiutare quest’educazione. È questa libertà nel rapporto con la

realtà e con i valori proposti, rappresenta un rischio, il rischio educativo.

Page 11: Tesina Finale

10

ITALIANO

Ulisse e l’ “ardor del divenir del mondo esperto”

Inferno, XXVI

Nell’ottava Bolgia dell’ottavo cerchio Dante colloca Ulisse, avvolto dalla stessa fiamma di

Diomede, punito in quanto “consigliere fraudolento”. Ma è Virgilio che spiega a Dante

quali sono i peccati per cui l’eroe omerico viene punito e Ulisse racconta dei suoi ultimi

anni di vita, del suo ultimo viaggio oltre le colonne d’Ercole.

indi la cima qua e là menando,

come fosse la lingua che parlasse,

90 gittò voce di fuori e disse: «Quando

mi diparti' da Circe, che sottrasse

anno là presso a Gaeta,

93 prima che sì Enëa la nomasse,

La fiamma si muove come una lingua che sta parlando e Ulisse comincia a raccontare,

facendo iniziare la sua storia dal momento in cui parte da Gaeta, che al tempo non era

ancora stata chiamata così da Enea e in cui era stato trattenuto dalla maga Circe.

né dolcezza di figlio, né la pieta

del vecchio padre, né 'l debito amore

96 lo qual dovea Penelope far lieta,

vincer potero dentro a me l'ardore

ch'i' ebbi a divenir del mondo esperto

99 e de li vizi umani e del valore;

Page 12: Tesina Finale

11

Niente può fermare in Ulisse il desiderio di diventare “del mondo esperto”. Né l’affetto per

il figlio Telemaco e per il padre Laerte, né il debito d’amore che aveva contratto con

Penelope, moglie devota che lo aveva atteso per venti anni e si aspettava di trascorrere con

lui gli ultimi anni di vita. Gli affetti qui non sono negati, ma non sono sufficienti.

Nell’ardore che lo spinge a partire nuovamente Ulisse riconosce una fonte di verità e di

conoscenza, quasi un dovere naturale che viene prima di tutto, persino prima dei suoi

affetti. Ulisse ha il desiderio dell’uomo che vuole andare oltre se stesso e, mosso da questa

tensione, riparte.

ma misi me per l'alto mare aperto

sol con un legno e con quella compagna

102 picciola da la qual non fui diserto.

Ulisse non dice “mi misi”, ma “misi me”: la scelta di questo complemento oggetto così

forte non è casuale. Il “misi me” dà proprio l’idea dell’uomo che prende il proprio

desiderio seriamente, che asseconda la tensione che egli sente; Franco Nembrini,

insegnante in una scuola superiore di secondo grado a Bergamo e autore di alcuni libri di

critica di Dante, commenta dicendo: “Non è possibile fermarsi neanche un secondo”.

Ulisse non può fermarsi, deve “gettare il cuore oltre l’ostacolo”, deve proprio andare a

conoscere “l’alto mare aperto”, metaforicamente l’infinita sapienza, la conoscenza oltre i

limiti della finitudine umana, perché la ragione esige un senso di tutte le cose.

Dal verso 103 al verso 110 Ulisse spiega che l’obiettivo di tutta la compagnia è di

attraversare le colonne d’Ercole, ma all’eroe omerico non sfugge che i compagni sono

ormai vecchi e stanchi, probabilmente titubanti. I prossimi versi sono infatti aperti da una

peroratio, da un incoraggiamento di Ulisse ai suoi uomini.

VV. 112-126

"O frati", dissi, "che per cento milia

perigli siete giunti a l'occidente,

114 a questa tanto picciola vigilia

Page 13: Tesina Finale

12

d'i nostri sensi ch'è del rimanente

non vogliate negar l'esperïenza,

117 di retro al sol, del mondo sanza gente.

Ulisse chiama i suoi compagni “frati”, fratelli: in questo momento decisivo egli li sente

fratelli, uguali a lui, fatti nello stesso modo. Ulisse dice loro: “fratelli, siete giunti a

occidente, fino a qui, dopo cento miglia di pericoli, siete arrivati a quel che resta della vita

(che è la “picciola vigilia”) perciò non rifiutate quest’ultima esperienza di andare nel

mondo disabitato, oltre le Colonne d’Ercole, seguendo il corso del sole”.

Oltre a “picciola” riferito a “vigilia” ritorna anche il tema dell’esperienza, che riprende il

“divenir del mondo esperto” dei versi precedenti: è sottolineata di nuovo l’importanza di

essere in prima linea, di esperire, di verificare sulla propria pelle la vita.

Considerate la vostra semenza:

fatti non foste a viver come bruti,

120 ma per seguir virtute e canoscenza".

Dice Ulisse: “Considerate la vostra natura, la vostra radice”, cioè assumetevi la

responsabilità di quello che siete, “Non siete fatti per vivere come le bestie”, siete uomini,

non animali!, “ma siete fatti per seguire la virtù, il vostro cuore, e la conoscenza”. La

natura stessa dell’uomo esige il vero, esige di conoscere tutta la realtà e qui Ulisse diventa

l’uomo di tutti i tempi, quello che nasce con la necessità, il desiderio inestinguibile di

verità.

“L’Amor che move il sole e l’altre stelle”

Paradiso, XXXIII

L’ultimo canto del Paradiso, canto conclusivo della Divina Commedia, si articola in tre

momenti fondamentali: la preghiera di San Bernardo alla Vergine, il quale prega l’umile e

Page 14: Tesina Finale

13

alta più che creatura di concedere a Dante di vedere Dio; la visione di Dio; la descrizione

dei Misteri dell’Incarnazione e della Trinità.

Analizzando il momento in cui Dante descrive la visione di Dio, ci si accorge che il

desiderio è l’elemento principale, è la natura stessa dell’uomo.

vv. 46-68

E io ch’al fine di tutt’ i disii

appropinquava, sì com’ io dovea,

48 l’ardor del desiderio in me finii.

Dante, per mezzo della Grazia concessa da Maria, può volgere lo sguardo alla luce divina e

la sensazione della visione di Dio anticipa persino l’azione del volgere lo sguardo. “E io mi

avvicinavano alla fine – cioè al compimento – di tutti i desideri, così come io dovevo, e

l’ardore del mio desiderio in me si acuì, si tese al suo massimo” significa che la natura

dell’uomo si rivela nell’istante in cui l’uomo stesso si compie, cioè nel momento in cui ha

la possibilità di vedere Dio e questo compimento non è l’annullamento beato nella grazia

divina, bensì l’apice massima della tensione del desiderio.

La visione di Dio si apre in particolare ai versi 85-90.

Nel suo profondo vidi che s’interna,

legato con amore in un volume,

87 ciò che per l’universo si squaderna:

sustanze e accidenti e lor costume

quasi conflati insieme, per tal modo

90 che ciò ch’i’ dico è un semplice lume.

Nel primo stadio della visione di Dio, Dante illustra l’unità dell’universo: “All’interno di

questa luce vidi che tutto ciò che nell’universo è disperso e disunito, come le pagine di un

libro senza rilegatura, qui è invece legato, unito con amore in un volume” come a dire che

Page 15: Tesina Finale

14

tutto, anche ciò che in Terra è separato, in Dio è salvo. Tutto il particolare, sustanze e

accidenti, è ricomposto nella luce di cui io riporto solo una pallida immagine.

Ne la profonda e chiara sussistenza

De l’alto lume parvermi tre giri

117 di tre colori e d’una contenenza;

e l’un dall’altro come iri da iri

parea riflesso, e ‘l terzo parea foco

119 che quinci e quindi igualmente si spiri.

Finalmente si giunge a uno dei due Misteri, quello della Trinità, che il poeta descrive come

un cerchio di luce, in cui sono contenuti altri tre cerchi di colori diversi, ma di un’unica

ampiezza.

Non posso esistere se non insieme, perché l’uno riceve la luminosità (iri , iride, colore,

luce) dall’altro, come iri da iri, cioè come Luce da Luce, tanto che il terzo sembra di fuoco:

quest’ultimo è lo Spirito Santo, che procede dagli altri due.

Quella circulazion che sì concetta

Pareva in te come lume riflesso,

129 dagli occhi miei alquanto circunspetta

dentro da sé, del suo colore stesso

Mi parve pinta della nostra effige;

131 per che il mio viso in lei tutto era messo.

In altre due terzine il poeta fiorentino descrive il secondo Mistero, l’Incarnazione.

“In quel cerchio, che il lettore concepisce come raggio riflesso, ma in cui io potevo vedere

poiché la mia vista era del tutto purificata, mi sembrò di vedere dipinta, nello stesso colore,

la nostra immagine, perché il mio viso era tutto fisso nella luce”. Dante vede dunque “la

nostra immagine”, cioè il suo viso e quello di tutti gli uomini. Dentro la natura di Dio,

Dante vede l’uomo, riconosce se stesso, gli amici, la moglie, il primo uomo e l’ultimo.

Page 16: Tesina Finale

15

Quel è ‘l geomètra che tutto s’affigge

Per misurar lo cerchio, e non ritrova,

135 pensando, quel principio ond’elli indige;

tale era io a quella vista nova:

veder volea come si convenne

138 l’imago al cerchio e come vi s’indova;

ma non eran da ciò le proprie penne;

se non che la mia mente fu percossa

141 da un fulgore in che sua voglia venne.

Dante, che finora ha cercato di spiegare Dio, di fronte al Mistero, si arrende. Così come il

matematico cerca di calcolare la quadratura del cerchio, allo stesso modo il poeta, uomo,

cerca di capire come fanno a stare insieme l’imago e il cerchio, la Trinità, l’immagine

dell’uomo dentro ad essa, si arrende e comprende che non può comprendere. Se non che,

Dante riceve un’ultima Grazia: con le proprie penne, cioè con i suoi strumenti umani, non

può capire il Mistero, ma con l’ultima Grazia, appunto, in un’intuizione folgorante, il

mistero è finalmente rivelato.

A l’alta fantasia qui mancò possa;

ma già volgeva il mio disio e ‘l velle,

144 sì come rota ch’igualmente è mossa,

l’Amor che move il sole e l’altre stelle.

Qui la fantasia che tanto si era elevata, cessa il suo potere, ma il desiderio e la volontà,

hanno cominciato a partecipare all’universo, uniforme come la ruota che si muove, gira

uniformemente, mossa dall’Amore che fa muovere il sole e le altre stelle.

Page 17: Tesina Finale

16

STORIA DELL’ARTE

Le stelle di Van Gogh: il de-sideribus

Vincent Van Gogh (1853-1890) è un artista olandese, post-impressionista che getta le basi

del movimento espressionista. Dal punto di vista pittorico, Van Gogh affronta diversi

periodi di produzione, tutti collegati dalla funzione catartica, ovvero alla concezione di arte

come valvola di sfogo.

Durante il periodo di Saint-Remy (1889), in cui il pittore olandese decise di farsi ricoverare

in una clinica psichiatrica, vi è una delle produzioni più interessanti, quella delle notti

stellate.

Tra le notti rappresentate dal pittore, vi è la più famosa: Notte stellata del 1889.

Notte stellata

Notte stellata, 1889, olio su tela, 73x92 cm, Museum of Modern Art, New York

Page 18: Tesina Finale

17

Nel 1888 Van Gogh si trova ad Arles ospite dell’amico Paul Gauiguin.

In quell’anno scrive al fratello Theo, proprio parlandogli di una sua opera, Notte stellata

sul Rodano:

“Ho un terribile bisogno – devo dirlo? – di religione. Allora, esco di notte, e dipingo le

stelle. Guardare le stelle mi fa sempre sognare (…)come prendiamo il treno per andare a

Tarascona o a Rouen, così prendiamo la morte per raggiungere le stelle.”

V. Van Gogh, lettera al fratello 1888

Da queste poche righe emerge l’animo tormentato del pittore, così come tradizione vuole,

impegnato nell’espressione di sé, nello sfogo delle proprie emozioni sulla tela bianca.

L’inquietudine di Van Gogh è sottolineata dal modo in cui l’artista usa il colore: anzitutto,

esso non è steso omogeneamente, ma è accostato con pennellate spesse, grumose, che

danno al colore una matericità nuova. I tratteggi delle linee vorticose del cielo sono dipinti

in senso opposto rispetto all’andamento diagonale dell’orizzonte, e sono richiamate in tutto

il quadro, nel cipresso ondeggiante che spicca verso il cielo, nel moto del cielo stesso e in

quello delle stelle e della luna.

Gli astri sono incredibilmente luminosi e la luna sembra quasi un sole. Parte della critica di

Van Gogh afferma che possa esserci una correlazione tra le undici stelle rappresentate nel

quadro e un passo della Genesi:

“Sentite – disse [Giuseppe] – ho avuto un altro sogno, ho visto il sole, la luna e undici

stelle prostrarsi davanti a me.”

Genesi, 37:9

Studi recenti, che risalgono all’anno 2007, dimostrano invece che gli astri rappresentati

sono invece una copia fedele della volta celeste che Van Gogh poteva guardare la notte in

cui dipinse l’opera, en plein air. Gianluca Masi, astronomo italiano, grazie al programma

Virtual Telescope, ha rintracciato delle simmetrie tra le costellazioni che apparivano nelle

notti del settembre 1888 e quelle rappresentate da Van Gogh.

Si notano infatti la costellazione dei Pesci, Venere e la il quarto di luna.

Page 19: Tesina Finale

18

Notte stellata con rappresentazione virtuale del cielo tramite programma “Virtual

Telescope” (planterio di Roma)

Van Gogh: il rapporto conflittuale con la realtà

Il desiderio di Van Gogh parte dalla realtà stessa, che non viene esclusa per far posto

all’espressione della propria soggettività, ma diventa anzi la protagonista del dramma

esistenziale dell’autore. Il dramma esistenziale rappresentato da “Campo di Grano con

Corvi” scaturisce dal rapporto conflittuale con la realtà. Da questo emerge il suo

desiderio di trovare nella realtà qualcosa di più grande, qualcosa che lo rimandi

all’infinito: le stelle, che come già prefigurava Dante, rimandano al desiderio più

profondo dell’uomo, al desiderio di felicità.

Page 20: Tesina Finale

19

ENGLISH LITERATURE

William Butler Yeats: the desire for freedom

The Irish Question

The English domain in Ireland begins in the XVI century, and in the next century the Great

Britain starts to expropriate the land of the Irish and promulgates the Penal Laws of

Ireland. In 1607 the Gaelic aristocracy finally decays and the Ireland can be colonized by

the England Crown.

The Irish Parliament is abolished in 1801 and Ireland becomes part of the United Kingdom

of Britain and Ireland under the Act of Union.

Anti-British feeling are always present in Ireland, but after the An Gorta Mòr, the great

famine, the struggle for independence intensifies among the population.

In 1905 the political movement Sinn Féin is founded. This group of Irish nationalists wants

to obtain Home Rule, a form of self-government under the British Crown. In 1914

England decides to give Ireland this political autonomy, but it’s not immediately granted

because of the outbreak of the World War One, in the same year.

This is the theme of the poem “Easter 1916”, written by William Butler Yeats, where the

poet also focuses on the single figures of the rebels.

The poem: “Easter 1916”

In the first stanza, the rebels are described as ordinary men and the poet refers to his

relationship with them. They are not his friends, they’re just superficial acquaintances, in

fact he makes fun of them, of their ideals and of their strong desire for freedom, which the

poets interprets as a political obsession.

In the second stanza Yeats makes reference to the leaders of the rebels, describing their

psychological characteristics. The author doesn’t like one of the leaders, Major John

Page 21: Tesina Finale

20

McBride, because he’s the husband of Maude Gonne, the woman he loves. Yeats wonders

whether the leaders’ sacrifice of their lives for the Irish Independence is useless or not.

The third stanza is the most complex of the poem, because it contains an important symbol.

Yeats describes a natural settings: there’s a river, a horse, birds, some clouds and they’re all

moving. In contrast with them there’s a stone, in the middle of the stream of river, which

represents the fixity and the narrow mindedness of the rebels among the continuous

changes of life and history.

In the last stanza the author asks himself some questions about the sacrifice of the rebels.

What is his task as a poet? Does he have to celebrate the rebels as heroes, because they

fought for freedom with passion of life, or does he have to underline that their sacrifice

was useless, because England would have given Ireland Home Rule after the war?

Yeats doesn’t give an answer, because he lets the reader free to meditate about this fact and

to acquire a personal opinion.

His task, in the end, is only to remember the rebels, one by one, because they died for their

country and will always be seen as heroes in Ireland.

Page 22: Tesina Finale

21

BIBLIOGRAFIA

- Luigi Giussani, Il movimento di Comunione e Liberazione. Conversazioni con Robi Ronza

(1986), Jaca Book

- Luigi Giussani, Il rischio educativo, Milano (1977), Jaca Book

- F. Nembrini, Alla ricerca dell’Io perduto, l’umana avventura di Dante, Conversazioni

sull’Inferno, Città di Castello (PG), Itacalibri, 2009

- F. Nembrini, Alla ricerca dell’Io perduto, l’umana avventura di Dante, Conversazioni sul

Paradiso, Città di Castello (PG), Itacalibri, 2009

- M. Zoli e G. Sbrilli, La Divina Commedia di Dante Alighieri: antologia di canti, Firenze,

Editore Bulgarini Firenze, 2008

SITOGRAFIA

- http://www.youtube.com/watch?v=XXE_bWEYFPw (Intervista a Franco Nembrini su Rai1,

“Io, Dante, i ragazzi e Benigni”, 26/05/2012)

- http://www.youtube.com/watch?v=8hVVqEJs9Rg (R. Benigni, “L’ultimo del Paradiso”,

23/12/2002)

- http://www.repubblica.it/2007/09/sezioni/scienza_e_tecnologia/notte-bianca-scienza/van-

gogh-dipinto/van-gogh-dipinto.html