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TESINA
A CONCLUSIONE
PROGETTO EXTRACURRICULARE
IO CITTADINO SICURO E CONSAPEVOLE
I RIFIUTI E L'AMBIENTE
A CURA DEGLI ALLIEVI
DELLE CLASSI
II C – III C
I.C. MILETO
PARAVATI DI MILETO
Pros.ssa Prof.ssa
Francesca Ansante Silvia Gagliardi
PREMESSA
CAPITOLO 1 – L'INQUINAMENTO E L'AMBIENTE
1.1. Il rapporto uomo-natura
1.2. Lo sviluppo sostenibile
1.3. Tipologie di inquinamento
1.3.1. Suolo
1.3.2. Acqua
1.3.3. Aria
CAPITOLO 2– I RIFIUTI E LA RACCOLTA DIFFERENZIATA
2.1 I rifiuti nella storia
2.2. Europa ed Italia: normative in materia di rifiuti
2.3 Classificazione e tipologie dei rifiuti
2.4 Il riciclo dei rifiuti
2.5 La raccolta differenziata
CAPITOLO 3 – COME TRASFORMARE I RIFIUTI IN RISORSE
3.1 Un po' di numeri sulla raccolta differenziata
3.2 Un impegno di tutti: ridurre la quantità di rifiuti
CAPITOLO 4 – ESPERIENZE SUL CAMPO: LA RACCOLTA DIFFERENZIATA A PARAVATI E
LE VISITE PRESSO “CALABRA MACERI” “RIMUSEUM”
4.1 La raccolta differenziata a Paravati:un'indagine empirica
4.2 Visita guidata presso la Calabra Maceri e RiMuseum
PREMESSA
Secondo la definizione della legislazione in materia, per rifiuto si intende ”qualsiasi sostanza o
oggetto di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi”. Questa definizione
potrebbe indurre erroneamente a considerare il rifiuto come un bene destinato naturalmente ed
inevitabilmente ad essere tale, nonché ad osservarlo come un elemento ”separato” dai cicli di
produzione e di consumo, oltre che indipendente dalle scelte, individuali e collettive, sull'uso delle
risorse naturali. Tale interpretazione rispecchia il significato di rifiuto nell'accezione comune del
termine: il rifiuto è un oggetto di nessun valore. Al contrario, invece, la risorsa (o merce, per gli
economisti) ha un preciso valore d'uso (un‟ utilità) e un preciso valore di scambio (un prezzo).
Nell'attimo in cui decidiamo di ”disfarci” di un prodotto, di conseguenza, stiamo realizzando il
passaggio di un oggetto da risorsa a rifiuto, un residuo che non ha più né un valore d'uso, né di
scambio.
L'eccessiva produzione di rifiuti e l'elevato livello di consumo di risorse non rinnovabili sono le due
facce insostenibili dello sviluppo socio-economico delle società industrializzate. Si tratta di due
emergenze ambientali con cui bisognerà prima o poi fare i conti. La consapevolezza che le risorse
ambientali non siano illimitate e che non possa essere illimitata neppure la possibilità di accumulare
rifiuti, dovrebbe indurci, ragionevolmente e al più presto, ad affrontare con un approccio
complessivo queste sfide fondamentali. L'elevato volume di rifiuti prodotti richiede una loro
rigorosa gestione (cioè la raccolta, il trasporto, il trattamento, il recupero e lo smaltimento
definitivo) per annullare o almeno contenere gli impatti ambientali e sanitari.
Nello stesso tempo lo smaltimento definitivo dei rifiuti, industriali o domestici, rappresenta una
perdita di risorse preziose, che potrebbero essere recuperate e riciclate contribuendo così a ridurre la
richiesta di materie prime vergini. È tempo, pertanto, di passare dalla inciviltà dei rifiuti, dalla
cultura della dissipazione, dai consumi usa e getta, dallo spreco delle risorse, alla civiltà del riuso,
del riciclo, della conservazione massima delle materie, specie se non rinnovabili, insomma alla
riduzione dei rifiuti.
La premessa indispensabile per poter affrontare correttamente queste problematiche è quella di
avviare una riflessione sul confine esistente tra risorsa e rifiuto.
Il primo passo, a tal fine, è quello di valutare rigorosamente i vari aspetti e le possibili conseguenze
del comportamento individuale, partendo dal presupposto che il termine “rifiuto” non appartiene
alle componenti dell'ecosistema terrestre. In natura non esiste infatti il concetto di rifiuto poiché ciò
che qualsiasi essere vivente scarta, diventa subito materia prima per qualcun altro. Sulla scena
compare una miriade di operatori ecologici: cornacchie, piccoli roditori ed altri predatori si
accontentano dei resti lasciati da qualche rapace. Tocca, poi, agli insetti specializzati nei lavori di
pulizia. E poi ancora ai batteri, alcuni dei quali sono particolarmente adatti a nutrirsi del grasso, altri
del pelo. I funghi e le muffe danno il tocco finale, assimilando gli ultimi frammenti. Cosi, ad
esempio, un topo è stato “utilizzato” senza produzione di rifiuti.
La natura effettua un continuo e completo riciclaggio di qualsiasi materiale, per cui non esistono
rifiuti ma solo risorse. La natura è quindi un ciclo chiuso: ricicla e non distrugge. Nella convinzione
di dominare la natura, per lungo tempo l'uomo non ha considerato che più altera l'equilibrio degli
ecosistemi tanto più forte sarà la reazione contraria degli stessi. L'uomo ha aperto il ciclo chiuso
della natura: estrae dalla terra tantissime materie prime, le utilizza per costruire oggetti, che poi,
cessato il loro funzionamento, sono eliminati senza che ci sia recupero. Mentre la natura ricicla, noi
ci preoccupiamo solo di allontanare rifiuti, senza porci il problema della loro riduzione e del
recupero delle materie prime.
CAPITOLO
1
L'INQUINAMENTO E L'AMBIENTE
1.1. IL RAPPORTO UOMO NATURA
Per millenni il rapporto tra uomo e natura è stato caratterizzato da un evidente antropocentrismo:
l'uomo ponendosi al centro della natura ha operato modificandola a suo piacimento. L'intervento
indiscriminato sulla natura ha creato non pochi problemi ambientali, ma solo a partire dagli anni
Sessanta dello scorso secolo si è fatto spazio il concetto di “coscienza ecologica”, che riconosceva
nell'uomo e nel suo agire nel mondo, una minaccia ai delicati equilibri della natura. L'intervento
dell'uomo sulla natura puntava al miglioramento della propria condizione economico sociale; tale
obiettivo, sebbene effettivamente raggiunto è risultato costoso in termini di inquinamento
ambientale. L'umanità, dopo aver sfruttato le risorse ed il patrimonio del pianeta, ha dovuto
affrontare una crisi ambientale.
Ciò ha messo in evidenza la necessità di un'integrazione delle politiche economiche di sviluppo con
norme che limitino il loro impatto ambientale.
1.2 LO SVILUPPO SOSTENIBILE
” L'umanità ha la possibilità di rendere sostenibile lo sviluppo, cioè di far sì che esso soddisfi i
bisogni dell'attuale generazione senza compromettere la capacità delle generazioni future di
rispondere ai loro” (Definizione di sviluppo sostenibile secondo la World Commission on
Environment and Development).
Da tale definizione appare evidente la necessità che ci sia equità di tipo intergenerazionale, che
parte dal presupposto morale, ovvero dalla responsabile accettazione che le generazioni future
hanno gli stessi diritti di quelle attuali.
La sostenibilità è dunque da intendersi non come uno stato immutabile ma come un processo
continuo, che mette insieme tre dimensioni fondamentali dello sviluppo: Ambientale, Economica e
Sociale. Per sostenibilità ambientale si intende la capacità di valorizzare l'ambiente in quanto
“elemento distintivo” del territorio, garantendo al contempo la tutela e il rinnovamento delle risorse
naturali e del patrimonio.
La sostenibilità economica può essere definita come la capacità di un sistema economico di
generare reddito e lavoro per il sostentamento delle popolazioni.
La sostenibilità sociale può essere definita come la capacità di garantire condizioni di benessere
umano (sicurezza, salute, istruzione) equamente distribuite per classe e per genere.
In sintesi, il concetto di sviluppo sostenibile si sostanzia in un principio etico e politico che implica
che le dinamiche sociali delle moderne economie siano compatibili con il miglioramento delle
condizioni di vita e la capacità delle risorse naturali di riprodursi in maniera indefinita. Appare
indispensabile, pertanto, garantire uno sviluppo economico compatibile con l'equità sociale e gli
ecosistemi, operante quindi in regime di equilibrio ambientale, nel rispetto della cosiddetta regola
dell'equilibrio delle tre “E”: Ecologia, Equità, Economia.
1.3 TIPOLOGIE DI INQUINAMENTO
Le attività umane incidono in modo diverso sull‟ambiente. E‟ pertanto opportuno analizzare le varie
tipologie d‟inquinamento in modo separato, al fine di comprendere come, seppur agendo in modo
differente su suolo, aria ed acqua, gli agenti inquinanti siano tutti corresponsabili della salute del
pianeta e degli esseri che lo popolano. Compreso l‟uomo.
1.3.1 INQUINAMENTO DEL SUOLO
Il suolo è l'insieme di corpi naturali esistenti sulla superficie terrestre, anche in luoghi modificati o
creati dall'uomo con materiali terrosi, contenente materia vivente, capace di ospitare all'aria aperta
un consorzio vegetale. Il suolo svolge una funzione essenziale ai fini della vita sulla Terra, in quanto
consente la vita dei vegetali, degli animali e dell'uomo.
L'uomo ha scoperto solo in questi ultimi decenni che per risolvere il problema dello smaltimento dei
rifiuti solidi urbani è necessario riutilizzarli, invece di disperderli.
Se fino ad oggi abbiamo sempre considerato i rifiuti come qualcosa di cui disfarci al più presto ora
dobbiamo considerarli una futura ricchezza. I rifiuti nel futuro saranno la nostra materia prima!
Per attuare uno smaltimento integrato di rifiuti solidi urbani, si dovrebbe effettuare la raccolta
differenziata, con appositi contenitori del vetro e della carta, in modo che i materiali possano essere
recuperati e riutilizzati.
Dai rifiuti dovranno essere estratti, con appositi macchinari, i residui ferrosi e gli altri metalli, da
avviare alle fonderie per la rifusione.
I rifiuti solidi urbani finiscono in discarica, solitamente in un grande buco nel terreno, fatto a cielo
aperto, sotto il dominio di insetti, animali e parassiti vari. Le conseguenze di tali situazioni sono
state:
1- Un grave inquinamento atmosferico, per il fatto che, con l'azione sfavorevole dei venti, può
essere portato anche lontano per parecchi chilometri;
2- Un inquinamento del terreno dovuto all'infiltrazione, nei vari strati del suolo, dei liquami di
scolo, che molto spesso arrivano a contaminare le falde acquifere sottostanti, da cui poi viene attinta
l'acqua per gli usi potabili.
Con l'introduzione delle nuove normative, la discarica deve essere realizzata con tutti gli
accorgimenti tecnici necessari ad evitare ogni forma d'inquinamento: impermeabilizzazione del
fondo e delle pareti, sistemi di raccolta del biogas prodotto per una riutilizzazione, convogliamento
delle acque di scolo per la loro depurazione, capillari sistemi di controllo computerizzati.
In futuro potrebbe essere necessario, quindi anche economicamente valido, estrarre da tutti questi
rifiuti accumulati in anni ed anni i sottoprodotti riutilizzabili, quali materiali ferrosi derivanti dal
petrolio.
L'inquinamento dei suoli è provocato soprattutto dai rifiuti, ogni anno si gettano via nel mondo
centinaia di migliaia di tonnellate di materiali. In gran parte sono scarti alimentari, cioè sostanze
organiche prodotte su terreni lontani centinaia di chilometri del luogo di consumo. Un'altra parte dei
materiali scartati è costituita da imballaggi usa e getta, fatti di veri materiali come plastica e
alluminio. Altri rifiuti sono i tessuti, gli utensili, gli oggetti di arredamento. Questa enorme massa di
materiali costituisce i rifiuti solidi urbani. Vanno inoltre sommati altri milioni di tonnellate di scarti
costituiti da rifiuti ospedalieri, fanghi di depurazione civile e rottami da demolizione. Il problema
della produzione e dello smaltimento dei rifiuti viene oggi affrontato secondo il principio base delle
tre R:
Ø RIDURRE
Ø RIUTILIZZARE
Ø RICICLARE.
1.3.2 INQUINAMENTO DELL'ARIA
All'origine dell'inquinamento dell'aria c'è l'attività dell'uomo che con le industrie, il riscaldamento e
le automobili causa l'immissione nell'aria di gas nocivi (ossido di carbonio, anidride solforosa,
ossidi di azoto, benzene, ozono e polveri sottili). L'inquinamento dell'aria è un problema globale che
riguarda principalmente le grandi aree urbane, nelle quali l'elevata presenza di popolazioni e le
attività a essa legate, causano un'altissima emissione nell‟aria di agenti inquinanti. Le principali
cause sono la crescente antropizzazione del territorio con esigenze sempre maggiori di fonti di
energia, di mobilità e di sviluppo industriale, che sono la principale causa del cattivo stato dell'aria.
Contribuiscono all'emissione dei gas inquinanti anche i vari settori produttivi, ma in modo
differenziato. L'inquinamento di ozono ad esempio è un problema estivo, perché questo si forma
attraverso reazioni di natura fotochimica a partire dai percussori (composti organici volatili e di
ossidi di azoto).
In tutta Europa, queste sostanze sono immesse da diversi fattori ma è ben chiaro che trasporti ed
industria contribuiscono maggiormente nella determinazione del livello di inquinamento. Ciò
riguarda soprattutto le grandi città con densità alta. I danni possono avere conseguenze su due
fronti: quello ambientale e quello che riguarda la salute dell'uomo.
L'impatto sull'ambiente degli inquinanti dell'aria dipende dalle sostanze emesse; alcuni di questi
elementi possono restare nell'atmosfera per alcuni giorni e poi cadere al suolo, altri possono
inquinare soltanto la zona circostante, altri ancora si estendono su un'area molto vasta e sono in
grado di influenzare le condizioni dell'ambiente su scala continentale o perfino planetaria, con un
impatto negativo sulla salute della popolazione. Il tipo e la quantità di inquinanti immessi
nell'atmosfera spesso dipendono dalla natura delle fonti energetiche utilizzate e dalle materie prime
impiegate dall'uomo nei processi produttivi. Nell'atmosfera sono presenti dei composti a reazione
acida (cosiddette composizioni acide) che si depositano sulla superficie terrestre inquinandola.
L'ozono è diventato un problema di crescente importanza o perché è presente in quantità eccessive o
è perché è assente. Infatti, se è presente in quantità eccessive nella troposfera costituisce uno dei
composti più nocivi. Nell'atmosfera, invece, è estremamente utile e deve essere presente per creare
uno schermo naturale per le radiazioni ultraviolette dannose proveniente dal sole (UV).
Da alcuni anni, la quantità di ozono risulta diminuita. Le emissioni per l'uso industriale, agricolo e
domestico di alcuni composti come il clorofluorocarburi contribuiscono alla distruzione delle
molecole di ozono stratosferico. La riduzione della fascia di ozono stratosferico risulta più
accentuate ai poli.
L'inquinamento atmosferico comporta numerose conseguenze. L'aumentata esposizione a vari
irritanti atmosferici, provoca la riduzione della funzionalità polmonare, l'aumento delle malattie
respiratorie nei bambini, gli attacchi acuti di bronchite e l'aggravamento dei quadri di asma; il tutto
comporta un forte incremento dei decessi fra gli individui.
Si ritiene che fra i vari effetti dell' inquinamento vi sia la comparsa di malattia polmonari croniche e
specifiche, la formazione di varie neoplasie maligne ed un aumento della mortalità per malattie
cardiovascolari e respiratorie. L'inquinamento atmosferico può contare anche uno stato di ansietà e
paura. La percezione di una minaccia che non è ben chiara può determinare alcune malattie
psicosomatiche e forme maniacali: queste malattie si riscontrano con frequenze maggiori dove si
tende a nascondere un eventuale pericolo. Circa 500 decessi l'anno sono attribuiti all'ozono.
Più del 50% della popolazione che vive nelle grandi aree urbane è esposta a livelli elevatissimi di
agenti inquinanti, molte volte superiori ai limiti fissati per la protezione della salute.
Il nostro paese è impegnato ad attuare misure di risanamento attraverso una serie di misure quali:
Ø riduzione delle missioni del settore riscaldamento domestico;
Ø eventuali interventi e traffico autostradale;
Ø adozione di migliori pratiche per l'utilizzo di fertilizzare in agricoltura;
Ø promozione e diffusione di mezzi di trasporto o BIA;
Ø potenziamento del trasporto pubblico e locale;
Ø controllo dei parametri emissivi dei gas di scarico;
Ø regolamentazione della distribuzione delle merci;
Ø introduzione di filtri su quelli vecchi e sostituzione con modelli meno impattanti.
La riduzione nelle emissioni di materiale particolare, di ossidi di azoto, ha portato fin dai primi anni
Novanta a un miglioramento della qualità dell'aria, ma non ha risolto il problema del particolato del
biossido di azoto e dall'ozono in cui livelli in atmosfera negli ultimi anni si resettano spesso al di
sopra dei limiti normativi.
1.3.3 INQUINAMENTO DELL'ACQUA
Un'acqua si dice inquinata quando la sua qualità è compromessa dell'emissione di sostanze quali
prodotti chimici e scarichi industriali e urbani, fino al punto di renderla inadatta agli abituali usi
(potabile, agricolo e industriale). Ogni acqua, a seconda delle proprie condizioni di temperatura,
possiede una percentuale di ossigeno e, grazie anche alla presenza di flora batterica, ha la capacità
di assimilare una certa quantità di sostanze scaricate, generalmente di natura organica,
trasformandole in sostanze minerali semplice attraverso il processo di biodegradazione.
L' inquinamento può derivare da cause naturali ma, soprattutto, dall'attività dell'uomo.
L'inquinamento naturale ha lungo quando l'acqua piovana viene a contatto con sostanze nel mondo
minerale e biologico, mentre quello dovuto all'attività dell'uomo deriva dalla massiccia
antropizzazione e industrializzazione. Tra questi rientrano gli scarichi non depurati di fognature
civili, lo scarico nell'ambiente idrico dei residui delle materie e dei prodotti intermedi e finali
dell'industria. Un altro grave problema sono le piogge acide. Le conseguenze sono numerose e
vanno tutte a gravare direttamente o indirettamente sugli organismi acquatici: tossicità delle acque,s
comparsa dei vegetali. I danni si riscontrano inoltre anche sulla salute umana. Infatti è facile
ingerire alimenti provenienti da acque acide e contaminate, come pesci o molluschi.
Le acque di scarico urbano ed industriale rappresentano una delle fonti principali di inquinamento
idrico. Altre sostanze che influiscono sull'inquinamento delle acque sono i fertilizzanti e tutte le
sostanze che favoriscono una crescita eccessiva di alghe e piante acquatiche come il petrolio e i suoi
derivati. Altrettanto inquinanti possono essere i batteri, poiché tendono ad alterare lo stato
dell'acqua consentendo l‟insorgenza di diverse malattie.
Le sostanze contaminanti contenute nell'acqua inquinate possono provocare innumerevoli danni alla
salute dell'uomo e all'equilibrio degli ecosistemi. I principali inquinanti contenuti nelle acque reflue
sono i seguenti: l'azoto, il fosforo, i metalli, i batteri e i virus. I metalli presenti nei corpi idrici
possono essere ingeriti dai pesci e di conseguenza entrare nella catena alimentare contaminando
anche l'uomo. I metalli sono sostanze tossiche che possono causare malattie molto gravi come i
tumori. Con l'obiettivo di ridurre o limitare l'inquinamento delle acque sono state stabilite premesse
per un cambiamento radicale e sostenibile dell'uso delle risorse idriche. Tra queste rientrano la
realizzazione, l'adeguamento delle reti fognarie e degli impianti di trattamento delle acque superflue
urbane, anche degli agglomerati di minori dimensioni. E' in corso anche una nuova proposta che è
quella del riciclaggio delle acque depurate. L'obiettivo è quello di limitare il prelievo delle acque
superficiali e sotterranee, ridurre l'impatto degli scarichi sui corpi idrici recettori e favorire
risparmio idrico mediante l'utilizzo delle acque reflue.
L'inquinamento dell'acqua viene rilevato in laboratori, in cui piccoli campioni di acqua sono
realizzati per differenti agenti inquinanti. Allo stesso scopo si possono anche usare organismi
viventi, come alcuni pesci. Laboratori usano anche modelli di calcolo per determinare quali pericoli
ci possono essere in determinate acque. Ciò avviene grazie all‟uso del calcolatore. Gli effetti si
manifestano anche sui terreni adibiti all'agricoltura, dove sostanze inquinanti modificano il
metabolismo delle piante e causano la diminuzione del raccolto.
I maggiori effetti sulla salute dell'uomo sono legati al contatto diretto delle persone con zolle di
terra contaminate. Molte malattie sono dovute all'assunzione di acqua contaminata, all'ingresso di
sostanze tossiche nella catena alimentare e l'inalazione di composti vaporizzati. I metalli pesanti,
come il piombo, sono estremamente pericolosi per i bambini piccoli, nei quali c'è un rischio molto
alti di sviluppare i danni celebrali e al sistema nervoso. Negli adulti possono arrecare gravi danni ai
reni.
CAPITOLO
2
I RIFIUTI E LA RACCOLTA DIFFERENZIATA
2.1 I RIFIUTI NELLA STORIA
L’uomo preistorico produceva una quantità di “rifiuti” veramente limitata, costituita interamente
da prodotti naturali: ossa degli animali, resti di utensili in osso o in pietra. I “rifiuti” non venivano
in alcun modo smaltiti e, nei siti archeologici, sono attualmente catalogati come preziosi reperti.
Furono i Greci i primi a sentire il bisogno della pulizia della città, creando un servizio di pulizia
urbana. Nella “Costituzione degli Ateniesi” Aristotele fissava i doveri di dieci sorveglianti della
città, incaricati di verificare il lavoro degli spazzini, chiamati “Coprologi” , parola di origine greca
che significa “escremento”.
Gli antichi Romani invece scaricavano i rifiuti che non venivano riutilizzati all‟interno della
Cloaca Massima, il sistema di fognature che serviva la città, mentre gli scarichi domestici venivano
buttati per strada. Non avendo un sistema di raccolta pubblica, il servizio era stato affidato a privati.
Ogni proprietario di casa doveva provvedere alla pulizia del suo circondario. Soltanto Giulio Cesare
bandì una gara d‟appalto pubblica per la pulizia delle strade, con la suddivisione delle spese a metà
tra l‟amministrazione pubblica e i proprietari di case. In ogni caso i romani furono i primi creatori
dei servizi pubblici di raccolta e smaltimento dei rifiuti ed il loro modello fu esportato in tutto
l‟Impero fino alla sua durata. Nelle strade venivano collocati i bidoni in cui si doveva svuotare
l‟urina, raccolta poi raccolta dai cosiddetti “lavoratori ad urina”. Essa veniva a sua volta utilizzata
per lavare la lana grezza.
La linea del tempo ci conduce quindi al Medioevo, Età in cui la situazione l‟ Europa precipitò nel
baratro a causa della disastrosa con la discesa dei Barbari, in quanto erano popolazioni prive di
interesse verso la pulizia e l‟igiene urbana. Solo verso la fine del Medioevo si cominciò a far strada
l‟idea che l‟igiene potesse essere utile e necessaria per ridurre le conseguenze delle epidemie di
peste che spopolavano intere nazioni. Durante il Rinascimento, l‟Ufficio di Sanità di Milano
cominciò a mettere ordine non solo nella manutenzione delle strade, ma anche nella loro pulizia e
riparazione. Ognuno cominciò a spazzare e pulire davanti alla propria abitazione. Nel 1500
nacquero i “navazzari”, gli antenati dei nostri operatori ecologici, che non solo pulivano le strade
raccogliendo la spazzatura delle case, ma conducevano anche le “navazze”, i carri con cui
raccoglievano il letame e liquame dei pozzi neri delle abitazioni per trasportarli fuori città ed usarli
nei campi. Questa pratica durò fino al 1787. La quantità media di rifiuti che una famiglia produceva
in una settimana non superava i due o tre chilogrammi ed era per lo più costituita da ceneri dato
che il riscaldamento domestico era a legna o a carbone. La cenere di legna, ricca di soda,
veniva utilizzata per lavare i panni, mentre la cenere di carbone doveva essere gettata. Gli avanzi di
cibo erano esigui e quei pochi che venivano prodotti,erano destinati ad essere riutilizzati dai “ruée”
come mangime per i maiali. I metalli erano pochissimi nei rifiuti. Le pentole rotte o gli altri oggetti
domestici in metallo venivano venduti al “rottamaio”. Il vetro era quasi assente e così pure i tessuti,
che venivano riutilizzati in vari modi. La poca carta o il legno venivano bruciati e non esisteva
ancora la plastica.
Nella Francia barocca del XVII secolo nacque la prima forma di riciclaggio dei rifiuti con il vagare
per le strade degli straccivendoli. Questi passavano di casa in casa rovistando tra i rifiuti, alla
ricerca di oggetti da riutilizzare. Di rifiuti veri e propri, considerati come materiale di scarto di cui
disfarsi, si comincia a parlare a partire dalla Seconda Rivoluzione industriale, quando la società dei
consumi diviene di massa.
Nel XIX secolo, in Germania, fu inserito l‟uso del raccoglitore di rifiuti domestici accanto alle case
nelle cosiddette “fosse del pattume”. Nessuno voleva delle discariche vicino ai comuni, perciò nel
1873 venne sperimentato a Manchester il primo inceneritore di rifiuti.
Solo verso la fine del secolo scorso la maggior parte delle città europee ha adattato un sistema più o
meno regolare di rimozione della spazzatura.
2.2. EUROPA ED ITALIA: NORMATIVA IN MATERIA DI RIFIUTI
La normativa europea
Ogni anno negli Stati membri vengono prodotti circa due miliardi di tonnellate di rifiuti, anche
particolarmente pericolosi, e questa cifra è in continuo aumento. Lo stoccaggio di questi rifiuti non
è una soluzione sostenibile e la loro distruzione non è soddisfacente a causa delle emissioni prodotte
e dei residui altamente concentrati e inquinanti. La migliore soluzione rimane quella di evitare di
produrre rifiuti e, quando esistano soluzioni ecologicamente ed economicamente sostenibili in tal
senso, procedere al riciclaggio delle varie componenti dei prodotti. L'Unione europea, al fine di
dissociare la crescita dalla produzione di rifiuti, propone un quadro giuridico volto a controllare
tutto il ciclo dei rifiuti, dalla produzione allo smaltimento, ponendo l'accento sul recupero e il
riciclaggio. La direttiva europea stabilisce un quadro giuridico per il trattamento dei rifiuti
all'interno della Comunità. Essa mira a proteggere l‟ambiente e la salute umana attraverso la
prevenzione degli effetti nefasti della produzione e della gestione dei rifiuti.
Sono esclusi dall‟ambito di applicazione della presente direttiva:
effluenti gassosi;
rifiuti radioattivi;
materiali esplosivi in disuso;
materie fecali;
acque di scarico;
sottoprodotti di origine animale;
carcasse di animali morti per cause diverse dalla macellazione.
Gli Stati membri devono adottare delle misure per il trattamento dei loro rifiuti conformemente alla
seguente gerarchia, che si applica per ordine di priorità:
prevenzione;
preparazione per il riutilizzo;
riciclaggio;
recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia;
smaltimento.
Gli Stati membri possono attuare misure legislative per rafforzare questa gerarchia nel trattamento
dei rifiuti. Tuttavia, essi devono garantire che la gestione dei rifiuti non metta a rischio la salute
umana e non comprometta l'ambiente. Ogni produttore o altro detentore di rifiuti deve provvedere
personalmente al loro trattamento oppure consegnarli ad un commerciante o ad un ente o ad
un‟impresa. Gli Stati membri possono collaborare, se necessario, per creare una rete di impianti di
smaltimento dei rifiuti. Tale rete deve permettere l'indipendenza dell'Unione europea in materia di
trattamento dei rifiuti. Lo stoccaggio e il trattamento dei rifiuti pericolosi devono essere eseguiti in
condizioni tali da garantire la protezione dell'ambiente e della salute umana. I rifiuti pericolosi non
devono essere miscelati con altre categorie di rifiuti e devono essere confezionati o etichettati
conformemente alle normative internazionali o comunitarie.
Qualsiasi ente o impresa che intenda effettuare il trattamento dei rifiuti, deve ottenere
l'autorizzazione dell'autorità competente, che determina in particolare il tipo e la quantità di rifiuti
trattati, il metodo da utilizzare, nonché le operazioni di monitoraggio e di controllo. Qualsiasi
metodo di incenerimento o co incenerimento con recupero di energia, è subordinato alla condizione
che il recupero avvenga con un livello elevato di efficienza energetica. Le autorità competenti sono
tenute a predisporre uno o più piani di gestione dei rifiuti, volti a coprire l'intero territorio
geografico dello Stato membro interessato. Tali piani contengono in particolare il tipo, la quantità e
la fonte dei rifiuti, i sistemi di raccolta esistenti e i criteri di riferimento. Devono inoltre essere
elaborati dei programmi di prevenzione, al fine di dissociare la crescita economica dagli impatti
ambientali connessi alla produzione dei rifiuti. Tali programmi devono essere comunicati dagli Stati
membri alla Commissione europea. La produzione di rifiuti tende ad aumentare all'interno
dell'Unione europea. Per questo è fondamentale precisare i concetti basilari, come le nozioni di
recupero e smaltimento, in modo da inquadrare meglio le attività di gestione dei rifiuti. È necessario
inoltre rafforzare le misure in materia di prevenzione e di riduzione degli impatti ambientali della
produzione e della gestione dei rifiuti. Il recupero dei rifiuti deve infine essere incoraggiato, al fine
di preservare le risorse naturali.
La normativa italiana
In Italia la principale fonte normativa sulla gestione dei rifiuti è la quarta parte del decreto
legislativo 152/2006 “Norme in materia ambientale”, detto anche Testo Unico ambientale, che attua
la direttiva 2008 / 98/ CE e altre direttive comunitarie. Oltre a questo testo base, si aggiunge un
considerevole numero di disposizioni settoriali, che sono oggetto di trattazione in questo servizio.
La disciplina prevede una serie di obblighi a carico dei soggetti che intervengono nella gestione dei
rifiuti, distinti in base alle caratteristiche del produttore e alla tipologia dei rifiuti prodotti (cittadino,
amministrazione o impresa, impresa di determinate dimensioni, che produce rifiuti speciali,
pericolosi ecc). Gli obblighi sono relativi a tutte le fasi, dalla raccolta dei rifiuti alla successiva
gestione, dalla tenuta della documentazione necessaria per garantire la loro tracciabilità (il Sistri e,
solo in alcuni specifici casi, il formulario di identificazione per il trasporto sul territorio nazionale e
il registro di carico e scarico), all'iscrizione all'Albo gestori ambientali. Qualora si vogliano
esercitare specifiche attività, è necessario ottenere autorizzazioni dalle autorità competenti. Inoltre,
per il recupero di particolari tipologie di rifiuti, viene previsto un sistema di Consorzi, rappresentato
da Conai, Consorzi di filiera e Conip per gli imballaggi, da Polieco per i rifiuti in polietilene e da
Coou per gli oli minerali. La mancata osservanza delle disposizioni è accompagnata dalla
previsione di pesanti sanzioni, a carico delle imprese e dei cittadini. Inoltre dal 16 agosto 2011 è in
vigore il Dlgs 121/2011, il provvedimento che ha recepito la direttiva 2008/99/Ce sulla tutela penale
dell'ambiente. A tutti gli Stati Membri è richiesto di attivarsi per fare in modo che, entro il 2020, il
50% dei rifiuti domestici o simili venga riciclato o riutilizzato per ottenere nuovi prodotti.
2.3 DEFINIZIONE E CLASSIFICAZIONE DEI RIFIUTI
Col termine “rifiuto” si definisce “qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie riportate
nell'allegato A e di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi” (Art.6 D.Lgs.
22/97). In senso lato sono rifiuti anche le acque reflue civili ed industriali e gli scarichi in
atmosfera. Tuttavia, sotto il profilo normativo (giuridico ed amministrativo), sia per le acque reflue
che per gli scarichi in atmosfera è prevista una trattazione separata dai rifiuti. Analogamente dicasi
per i rifiuti radioattivi ed i rifiuti di attività minerarie.
Pertanto, col termine “rifiuto” si fa generale riferimento ai cosiddetti “rifiuti solidi”, cui si
aggiungono anche particolari tipologie di “rifiuti liquidi” (in genere liquidi concentrati di origine
industriale) non recapitati in fognature dotate di depuratore terminale, ma trasportati agli impianti di
smaltimento con modalità analoghe ai rifiuti solidi (trasporto stradale, ferroviario, marittimo). I
rifiuti così definiti possono essere classificati in 3 distinte categorie:
1. Rifiuti solidi urbani (RSU)
Comprendono i rifiuti prodotti in insediamenti civili ed in aree pubbliche. Vi sono poi tipologie di
rifiuti derivanti da attività commerciali, artigianali ed industriali che hanno caratteristiche simili ai
RSU o a loro componenti (ad es. materiali di imballaggio, ritagli di tessuti, gomma, scarti
dell'industria alimentare, scarti di legno, scarti di materiali di arredamento ecc.). Sono detti "Rifiuti
assimilabili ai RSU" e come tali vengono di norma smaltiti negli stessi impianti.
2. Rifiuti speciali (RS)
Comprendono soprattutto la vasta categoria dei rifiuti industriali, artigianali, agricoli e commerciali.
In aggiunta sono considerati speciali i seguenti rifiuti: rifiuti composti da materiali da costruzione,
demolizione e scavo; veicoli e macchinari obsoleti; rifiuti prodotti da ospedali e case di cura;
residui derivanti dal trattamento di rifiuti solidi urbani (scorie di incenerimento, residui degli
impianti di riciclaggio) e dal trattamento delle acque reflue civili (materiale grigliato e fanghi di
risulta).
3. Rifiuti pericolosi (RP)
Comprendono rifiuti che rappresentano un pericolo immediato, o nel lungo termine, per la salute
dell‟uomo e per la vita animale e vegetale. La normativa italiana di riferimento (DPR 915/1982),
definiva questi rifiuti come "Rifiuti Tossico-Nocivi". In seguito, con il Decreto Legislativo n.22 del
5/2/1997 (Decreto “Ronchi”) la dizione è stata modificata in "Rifiuti Pericolosi" che appare più
appropriata anche in rapporto alla denominazione "Hazardous Wastes" attribuita dall‟Unione
Europea e dalla letteratura scientifica internazionale.
Si tratta in prevalenza di rifiuti di origine industriale, i quali presentano una o più delle seguenti
caratteristiche di pericolo:
Infiammabilità (formazione di fiamma a bassa temperatura);
Tossicità/nocività/irritabilità (rischi per la salute acuti o cronici, conseguenti ad ingestione,
inalazione, penetrazione dermica);
Corrosività (distruzione di tessuti vivi);
Cancerogenicità (malformazioni cancerose);
Teratogenicità (malformazioni congenite, non ereditarie);
Mutagenicità (difetti genetici ereditari);
Infettabilità (malattie all‟uomo ed altri organismi viventi a causa di microrganismi contenuti
nel rifiuto);
Reattività (sviluppo di calore, gas tossici o altri prodotti pericolosi, a seguito di contatto con
acqua, aria, altri rifiuti);
Esplosività (possibilità di esplosione per effetto di fiamme, urti, attriti).
La conoscenza qualitativa di un rifiuto è essenziale sia ai fini della sua classificazione
amministrativa (rifiuto solido urbano, rifiuto speciale, rifiuto pericoloso) sia per la definizione delle
soluzioni di smaltimento. In termini generali si possono distinguere tre livelli di qualità: qualità
merceologica, qualità chimico-fisica, qualità biologica.
Qualità merceologica
L'analisi merceologica è tipica di rifiuti compositi (quali i RSU ed assimilabili) ed acquista
significato in relazione ad obiettivi di recupero di singole frazioni. Essa viene determinata attraverso
la selezione manuale delle singole frazioni e la relativa pesatura. Il livello di dettaglio della
selezione va commisurato agli obiettivi di trattamento del rifiuto che si vogliono realizzare. A volte
ci si accontenta della pesatura di famiglie di materiali omogenei, come segue:
materiali cellulosici (carta e cartoni di vario tipo, materiali tessili, legno);
materiali plastici, gomma, cuoio (film ed articoli in plastica di varia natura, articoli in gomma,
articoli in cuoio);
materiali ferrosi;
altri metalli;
materiali organici umidi (residui alimentari, residui di giardinaggio);
inerti vari (vetri, ceramiche, ceneri, ecc.).
L'analisi merceologica non ha ovviamente significato per una moltitudine di rifiuti speciali e
pericolosi, aventi caratteristiche di omogeneità.
Qualità chimico-fisica
I tipici parametri atti ad individuare le caratteristiche chimico-fisiche di un rifiuto sono: densità,
distribuzione della dimensione delle particelle, umidità, contenuto di ceneri (materiale
incombustibile), contenuto di materiale combustibile, potere calorifico, analisi chimica.
Qualità biologica
La qualità biologica è connessa alle caratteristiche di biodegradabilità del rifiuto. Viene rilevata
essenzialmente su rifiuti destinati a trattamenti biologici, aerobici od anaerobici.
2.4 IL RICICLO DEI RIFIUTI
Negli anni „90 ha iniziato a svilupparsi una maggiore consapevolezza sulle tematiche ambientali,
ma non si è ancora riusciti a risolvere il problema della produzione, raccolta, smaltimento e riciclo
dei rifiuti. La raccolta differenziata, resa obbligatoria dal Decreto Ronchi (D.Lgs. 22/1997) , dovrebbe
riguardare il 35% dei rifiuti, mentre la media attuale è ancora del 22% circa, con notevoli differenze
tra Nord, Centro e Sud. La strategia individuata dal Decreto Ronchi è quella della minimizzazione
dei rifiuti, detta anche strategia delle “4 R”: riduzione all‟origine dei rifiuti, riuso, riciclo dei
materiali ancora utilizzabili e infine il recupero, sia in termini di materia che di energia. Lo
smaltimento diventa una fase residuale del ciclo di gestione dei rifiuti, l‟ultima soluzione dopo aver
messo in pratica le “4 R”. La soluzione del problema dei rifiuti dovrebbe passare dunque attraverso
l‟avvio di un nuovo ciclo economico in cui risulta di fondamentale importanza la riduzione dei
rifiuti. Al contrario, invece, si assiste ad un aumento della quantità dei rifiuti e la responsabilità
maggiore è a carico delle industrie, che incidono molto sulla produzione di materiale di scarto e la
cui tendenza è di utilizzare in modo eccessivo imballaggi, in particolare nel settore alimentare. In
diverse realtà italiane si stanno sperimentando soluzioni per intervenire sulle abitudini dei
consumatori, sensibilizzandoli sui gesti quotidiani: dalla tassa rifiuti differenziata in base alla
quantità prodotta, alle iniziative per ridurre gli imballaggi (come la vendita di prodotti alla spina).
2.5 LA RACCOLTA DIFFERENZIATA
Le prime attività di raccolta differenziata in Italia riguardano il vetro. Alla fine degli anni „80 il
servizio si è esteso anche alla carta, alle lattine in alluminio e alla plastica, ma è solo dagli anni „90
che si è davvero diffuso, aggiungendo la raccolta di pile e farmaci. Esistono diverse modalità di
svolgimento della raccolta differenziata. La prima è quella intensiva, detta anche capillare o “porta
a porta” con la quale si fissa un turno periodico di raccolta con cassonetti a svuotamento
settimanale. Esiste poi la raccolta di rifiuti differenziati per tipologia del materiale. Essa viene
effettuata attraverso vari punti diffusi sul territorio. In ultimo abbiamo la raccolta presso centri
predisposti al fine di minimizzare i costi di raccolta (soprattutto nei piccoli centri). I materiali che
ciascuno di noi può differenziare e riciclare sono di seguito riportati.
Carta
Solo il 10% della carta viene utilizzato per prodotti di lunga durata come i libri. Il restante 90% si
usa una sola volta e poi diventa rifiuto. La raccolta differenziata permette di produrre carta dalle
fibre di recupero e di abbattere meno alberi. La carta raccolta viene selezionata e privata delle sue
impurità, poi viene pressata, trasportata in centri specializzati dove viene trasformata in pasta. Le
fibre più lunghe prodotte da questa pasta vengono unite alle fibre vergini e si produrranno nuovi
fogli di carta. Il COMIECO è garante nazionale della raccolta differenziata e dell‟avvio a riciclo di
carta, cartone e cartoncino, in collaborazione con il CONAI - Consorzio Nazionale Imballaggi.
Vetro
La raccolta differenziata del vetro è la realtà italiana più consolidata. L‟operazione di riciclo è
affidata al COREVE, Consorzio Recupero Vetro, che riceve i prodotti della raccolta differenziata e li
spedisce nelle vetrerie più vicine dove vengono lavorati per la produzione di nuove bottiglie. Il
processo consiste nel pulire le bottiglie, separare i vetri di diverso colore, sottoporre i materiali così
ottenuti a una deferrizzazione. Solo a questo punto le vecchie bottiglie possono entrare nei forni di
fusione. Per quanto riguarda il riuso, dal rottame del vetro si ricavano contenitori per uso alimentare
che differiscono da quelli ottenuti da materie prime solo per la minore trasparenza.
Plastica
I materiali plastici (ne esistono di diverse composizioni chimiche: PVC, Polietilene, Polipropilene,
PET), una volta utilizzati, possono essere riciclati o bruciati negli inceneritori e utilizzati come
combustibile. Gli oggetti di plastica, raccolti negli appositi contenitori differenziati, vengono portati
in centri di pressatura e da qui in uno degli otto centri di selezione presenti in Italia, dove le
bottiglie vengono lavate e suddivise in base alla composizione chimica. Da qui vengono portate nei
centri di rilavorazione, per la trasformazione e la re immissione sul mercato. Il COREPLA -
Consorzio Recupero Plastica si occupa del riciclaggio della plastica proveniente dalle raccolte
differenziate in collaborazione con il CONAI. Negli ultimi decenni si è assistito a un progressivo
aumento dell‟uso dei contenitori di plastica e degli imballaggi, ma sarebbe utile ricordare che le
bottiglie di vetro possono essere utilizzate più volte prima di essere nuovamente fuse e dare vita a
nuovi oggetti.
Alluminio
L'alluminio è un materiale con molte proprietà: offre un‟eccellente barriera alla luce, non è
permeabile e non altera il gusto al contenuto e, nella prospettiva del riciclaggio, può essere
utilizzato all'infinito senza perdere le sue qualità originali. Oggi in Italia il 48% dell‟alluminio
proviene dal riciclo, con un risparmio del 95% dell'energia richiesta per produrre lo stesso
quantitativo utilizzando la materia prima. Il Consorzio che si occupa degli imballaggi in alluminio è
il CIAL - Consorzio Imballaggi Alluminio. Il materiale raccolto viene trasportato negli appositi
impianti dove, fuso e liberato di eventuali corpi estranei, è pronto per la creazione di nuovi lingotti
di alluminio. Questi vengono trattati con appositi laminatori che ne assottigliano lo spessore
trasformandoli gradualmente in una sottile lamina che viene tagliata, assemblata in macchinari
specifici e trasformata in nuovi contenitori.
Rifiuti organici: il compostaggio
I rifiuti organici possono essere utilizzati per produrre concime. Il sistema di trattamento, che
permette di recuperare dai rifiuti urbani le sostanze organiche per poi reimpiegarle in agricoltura, si
chiama “compostaggio”. Alla base del “compost” vi è il processo di decomposizione delle materie
organiche. Il compost apporta al suolo una parte di nutrimento indispensabile alla crescita delle
piante e permette di ridurre l‟uso di fertilizzanti chimici. Nel contenitore per rifiuti organici si
possono introdurre gli avanzi alimentari: scarti di frutta e verdura, pane raffermo, carne e ossi, pesce
e lische, gusci di uova, fondi di caffè, filtri di tè e tisane, fiori, foglie, erba.
Pile, batterie e oli usati
La raccolta differenziata dei rifiuti pericolosi è obbligatoria in Italia dal 1988, ma ancora poco si è
fatto in questo senso, nonostante la pericolosità di questi materiali. Le pile esauste si degradano,
liberando i metalli pesanti che si depositano nel terreno e nelle acque, con gravi danni per flora e
fauna. Dal 1994 il COBAT - Consorzio Obbligatorio Batterie al Piombo Esauste e Rifiuti Piombosi,
oggi più semplicemente Consorzio Nazionale Batterie Esauste, ha iniziato la raccolta delle batterie,
provenienti da officine meccaniche e da grandi industrie. Le batterie vengono trasportate negli
impianti di inertizzazione, private dei metalli pesanti che contengono, e rese innocue per l‟ambiente.
Il Decreto Legislativo 188/2008 prevede l‟attribuzione esclusiva della responsabilità della raccolta,
trattamento e riciclo e/o smaltimento dei rifiuti ai produttori di batterie e accumulatori, ai quali fa
obbligo di istituire e finanziare adeguati sistemi in grado di garantire l‟intera filiera: dalla raccolta,
al trattamento, al riciclo e/o smaltimento finali. COBAT è riconosciuto dall‟art. 20 come "sistema di
raccolta, trattamento e riciclo dell‟intero comparto dei rifiuti di pile e accumulatori".
Impiegati in innumerevoli applicazioni, gli oli lubrificanti subiscono trasformazioni chimico-fisiche
che li rendono inadatti a svolgere le funzioni cui erano destinati, per cui vanno sostituiti. L‟olio
lubrificante ha origine petrolifera ed è quindi un prodotto prezioso che deve essere recuperato
ecologicamente per favorire il risparmio di una fonte esauribile di energia. L‟olio usato è per la
quasi totalità riutilizzabile come prodotto di basi lubrificanti o come combustibile. Nel 1982 è stato
istituito il Consorzio Obbligatorio per gli Oli Usati i cui compiti sono: sensibilizzare l‟opinione pubblica
sulla raccolta e l‟eliminazione degli oli usati, assicurare la raccolta e incentivare lo studio, la
sperimentazione e la realizzazione di nuovi processi di trattamento e di impiego alternativo. Il
Consorzio è in grado di intervenire su tutto il territorio nazionale. Dal 2001 è operativo anche il
CONOE - Consorzio Obbligatorio Nazionale per la raccolta e il trattamento degli Oli e grassi
vegetali e animali Esausti.
Farmaci
I prodotti farmaceutici appartengono alla categoria dei “rifiuti urbani pericolosi” e quindi
necessitano di tecniche di smaltimento appropriate. La parte di prodotto che pone problemi sul
piano dello smaltimento è quella costituita dai cosiddetti “principi attivi” (sostanze chimiche ad
attività farmacologica). In discarica, mischiati ai normali rifiuti, possono dar luogo a emanazioni
nocive e moleste e inquinare il liquido che si accumula sul fondo della discarica. I farmaci scaduti
possono produrre negli inceneritori fumi di scarico per i quali sono necessari sistemi di
neutralizzazione diversi da quelli previsti per i rifiuti ordinari. I medicinali vanno quindi raccolti in
appositi contenitori presenti nelle farmacie; di qui verranno portati presso imprese che
provvederanno al loro smaltimento.
CAPITOLO
3
COME TRASFORMARE I RIFIUTI IN RISORSE
3.1 UN PO' DI NUMERI SULLA RACCOLTA DIFFERENZIATA
Non importa se abitiamo in una grande città o in un piccolo paese: dobbiamo tutti imparare a gestire
meglio i nostri rifiuti, buttando meno e buttando meglio. Le risorse che abbiamo per vivere non
sono tutte rinnovabili ed è quindi indispensabile recuperare e riciclare tutto quello che può essere
riutilizzato. Non solo. La raccolta differenziata non è più un optional, ma un obbligo, con obbiettivi
precisi, fissati dal Governo, da raggiungere a breve. Attraverso dati concreti possiamo capire
l‟importanza di una migliore gestione dei rifiuti. Ciascuno di noi produce circa 500kg di rifiuti
all‟anno, di cui il 40% è costituito da imballaggi. In modo in cui vengono smaltiti, però, non è
uguale in tutta l‟Italia. La raccolta differenziata arriva al 38% nelle regioni del Nord, al 19% nelle
regioni del Centro e al 9% in quelle del Sud*. Ultimamente, anche se con diverse modalità e
sistemi, la raccolta differenziata è cresciuta in quasi tutte le regioni e per quasi tutti i materiali, in
particolare per i rifiuti organici e la carta, E‟ però necessario un ulteriore impegno da parte di tutti.
Ci sono novità anche sullo smaltimento di apparecchiature elettriche ed elettroniche. A partire dal 1°
gennaio 2008, chi acquista una nuova apparecchiatura elettrica (piccoli e grandi elettrodomestici) o
elettroniche (computer, stampanti, ecc.) potrà consegnare quella vecchia al rivenditore, che sarà
obbligato a ritirarla e avviarla agli appositi luoghi di raccolta.
3.2 UN IMPEGNO DI TUTTI: RIDURRE LA QUANTITÀ DEI RIFIUTI
Tutti dobbiamo buttare meno e buttare meglio. È un percorso che comincia in casa, attraverso
comportamenti facili da adottare e criteri semplici da seguire. Per esempio, quando si fa la spesa, al
momento di scegliere i prodotti, bisogna prestare particolare attenzione alla confezioni e pertanto si
dovrebbero preferire:
A. Imballaggi semplici e ridotti
B. Prodotti concentrati
C. Merci fabbricate con materiali riciclati
D. Contenitori con vuoto a rendere, pile ricaricabili e imballaggi recuperabili
E. I formati famiglia a quelli monodose
F. Le ricariche dei detersivi
In aggiunta, si dovrebbe evitare l‟acquisto di prodotti “usa e getta” e favorire l‟uso di una borsa di
stoffa come sostituta del sacchetto di plastica.
La raccolta differenziata dovrebbe iniziare nelle case di tutti. Quando un prodotto non è più
riutilizzabile, il materiale di cui è composto può ancora costituire una risorsa utile e preziosa. Per
questo è importante separare i rifiuti che produciamo in casa, avviandoli al servizio di raccolta
differenziata già divisi, in modo da facilitare i processi di lavorazione e trasformazione per produrre
nuovi materiali riciclati, e diminuire quindi il prelievo in natura. La raccolta differenziata dovrebbe
continuare anche in ufficio o comunque bisognerebbe promuoverla qualora non dovesse essere già
una regola. Molti materiali possono essere riciclati sul posto di lavoro: carta, cartone, nastri
stampati, carta carbone,componenti di fotocopiatrici, cartucce esaurite, penne, toner, piccoli oggetti
di plastic e bakelite, dvd. In più, stampando fronte-retro o utilizzando entrambi i lati del foglio si
riduce a metà il consumo personale di carta.
Spesso però non abbiamo le conoscenze necessarie per fare una buona raccolta differenziata. Non
sempre infatti sappiamo cosa mettere negli appositi contenitori. Cerchiamo quindi di fare chiarezza
in merito.
A. RIFIUTI ORGANICI
I rifiuti organici e alimentari sono la maggioranza dei rifiuti e per sfruttarli in modo ottimale devono
essere raccolti separatamente. Nel contenitore dell‟organico si possono mettere: scarti di cucina,
avanzi di cibi, gusci d‟uovo, scarti di verdura e frutta, fondi di caffè e filtri di tè, piatti e bicchieri in
bio-plastica, lettiere di piccoli animali domestici, fiori recisi e piante domestiche, pane vecchio,
salviette di carta unte, ceneri spente di caminetti, piccole ossa e gusci di molluschi,fibre naturali
come cotone, lino, canapa e lana. Nel contenitore dell‟organico NON si possono mettere: pannolini
e assorbenti, carta patinata a colori, grassi e oli, stracci anche se bagnati, feci di cani e gatti, legno
trattato, confezioni di alimenti
B. CARTA
Riciclando la carta possiamo ridurre la domanda di cellulosa vergine e salvare gli alberi. Nel
contenitore della carta si possono mettere: giornali e riviste, libri, quaderni, fotocopie e fogli vari,
scatole di pasta e detersivo, imballaggi di cartone, scatole per alimenti, blister. Vanno bene anche le
carte che contengono piccoli pezzi di materiale diverso, come la finestra di plastica sulle buste o sui
contenitori della pasta.
Nel contenitore della carta NON si possono mettere: nylon, cellophane e buste della spesa,
copertine plastificate, carta unta o sporca di colla, carta oleata, carta chimica, dei fax o autocopiante,
carta carbone, fazzoletti di carta sporchi, pergamena, poliaccoppiati per bevande. Questi ultimi sono
riciclabili solo nei comuni attrezzati. Informatevi.
C. PLASTICA
Il 90% dei contenitori di prodotti liquidi per la pulizia della casa e per l‟igiene personale è di
plastica, che diventa circa 5 milioni di tonnellate annue di rifiuti. L‟ambiente impiega centinaia di
anni per smaltire la plastica pertanto cerchiamo di ridurre il suo utilizzo.
Nel contenitore della plastica si possono mettere tutti gli imballaggi di plastica, vaschette del gelato,
bottiglie di acqua e bibite, bottiglie di shampoo, flaconi di detergenti, flaconi di cosmetici liquidi,
contenitori per liquidi in genere, custodie per cd-dvd-vhs, reti contenenti frutta e verdura, vasetti di
yogurt, confezioni di uova, cassette di frutti, pellicole per alimenti, polistirolo, vasi per pianti e fiori.
Nel contenitore della plastica NON si può mettere tutto ciò che non è un imballaggio, tutti gli
arredi, la plastica dura, piatti e posate in plastica.
D. VETRO
È importante differenziare il vetro ed è ancora più importante riutilizzarlo anche perché il risparmio
energetico è 5 volte superiore.
Nel contenitore del vetro si possono mettere tutti gli oggetti composti esclusivamente in vetro,
anche se hanno piccole frazioni di altro materiale e anche se non sono rotti. Anche le bottiglie e i
barattoli con tappo in metallo sono riciclabili. Per essere riciclato il materiale non deve contenere
residui visibili del suo contenuto.
Nel contenitore del vetro NON si può mettere tutto ciò che è vetro mescolato con altri componenti:
lampadine, neon, vetro pirex, specchi e cristalli, occhiali, oggetti in ceramica e porcellana, oggetti
che non entrano nel contenitore.
E. ALLUMINIO
Il riciclo dell‟alluminio impiega 20 volte meno energia della sua produzione ex novo.
Nel contenitore dell‟alluminio si possono mettere: lattine per bevande e per alimenti con simbolo
AL, lattine contenenti cibo per animali, vaschette in alluminio, fogli sottili, bombolette di
deodoranti, lacche e panna, capsule e tappi per bottiglie di olio, vino, liquori, bibite.
F. ACCIAIO
Nel contenitore dell‟acciaio si possono mettere: lattine di legumi in generi, conserve, frutta
sciroppata, lattine di tonno, sardine, olio d‟oliva, carne, alimenti per animali, alcune bevande e
caffè, bombolette spray per alimenti e prodotti per l‟igiene personale, chiusure metalliche per
vasetti di vetro, scatole in acciaio utilizzate per le confezioni regalo. Un buon motivo per riciclare
l‟acciaio? Con 19.000 barattoli in acciaio si può produrre un‟automobile.
G. RIFIUTI URBANI PERICOLOSI
I rifiuti urbani pericolosi sono: contenitori con marchio T, T+, F, F+, C, XN, XI, farmaci e siringhe,
tubi catodici, lampadine e neon, batterie pile, batterie auto e oli minerali, cartucce esauste di toner,
oli vegetali esausti, componenti elettrici ed elettronici, unità tamburo per fotocopiatrici, nastri
stampanti.
H. RIFIUTI NON RECICLABILI
I rifiuti non riciclabili sono: gomma, cassette audio e video, CD, cellophane, piatti e posate di
plastica, secchielli, bacinelle, giocattoli, penne, piccoli oggetti in plastica e bakelite, carta carbone,
carta oleata e plastificata, calze di nylon e stracci, cocci di ceramica, pannolini e assorbenti,
cosmetici, polveri dell‟aspirapolvere, scarpe vecchie, piccoli oggetti in legno verniciato, lampadine,
poliaccoppiati per bevande, tetrapak.
I. RIFIUTI INGOMBRANTI
Per questi rifiuti, i Comuni hanno un servizio apposito di recupero e raccolta e sono
elettrodomestici e mobili, ovvero: scaldabagni, lavatrici, frigoriferi, computer, materassi,
lavastoviglie.
CAPITOLO
4
ESPERIENZE SUL CAMPO
LA RACCOLTA DIFFERENZIATA A PARAVATI
E LE VISITE
PRESSO “CALABRA MACERI” E “RIMUSEUM”
4.1. LA RACCOLTA DIFFERENZIATA A PARAVATI: UN'INDAGINE EMPICA
Nell'ambito del progetto fin qui descritto, ha trovato giusta dimensione un'indagine sul campo volta
a favorire la conoscenza circa la gestione dei rifiuti lungo l'arco del tempo. A tal fine sono stati
elaborati, e successivamente somministrati, due questionari conoscitivi. Il primo di questi mirava ad
indagare le passate abitudini dei Paravatesi compresi in una fascia d'età tra i 70 e gli 80 anni, in
merito alla gestione dei rifiuti. Il questionario successivo ha avuto come precipuo fine quello di
indagare le medesime abitudini ma all'interno della popolazione compresa tra i 30 ed i 50 anni.
Dall‟analisi del materiale cartaceo emerge chiaramente come il problema dei rifiuti sia di recente
nascita. Paravati è una realtà economica prettamente agricola. Come gran parte dei paesi del
Mezzogiorno d‟Italia, ha avuto (e per alcuni versi continua ad avere), problemi di disoccupazione.
Negli anni Cinquanta il paese soffriva enormemente l‟assenza di lavoro. Le famiglie indigenti erano
numerose e coloro che riuscivano comunque a racimolare un pasto, avevano magari piccoli
appezzamenti di terra grazie ai quali riuscivano a contrastare in minima parte la miseria. Questo
emerge chiaramente non solo dai questionari somministrati, quanto dai racconti che le persone più
anziane del paese hanno avuto la gentilezza di condividere con noi. Le risposte che ci hanno fornito
evidenziano come i rifiuti prodotti fossero veramente esigui. I pochi resti del cibo che non veniva
consumato venivano conservati per il giorno dopo oppure dati agli animali. La merenda (e non solo)
era costituita da pane accompagnato da olive o dal salame. Durante le feste natalizie tanti non
ricevevano alcun regalo mentre alcuni riportano di aver avuto in dono qualche volta delle caramelle.
I bambini giocavano con oggetti semplici, come pietre, corde o palle rudimentali fatte di cenci.
Viene esplicitato che i giochi rotti venivano lasciati in giro e mai buttati. I vestiti invece passavano
ai fratelli più piccoli e quando erano ormai lisi, venivano utilizzati per fare degli stracci utili per la
casa. Molti erano i bambini senza scarpe. All‟interno delle famiglie la spesa veniva generalmente
fatta dalle madri. Non esisteva l‟involucro per i cibi che venivano venduti sfusi. Gli alimenti
acquistati erano: pane, legumi, pasta. Ciò dipendeva molto dal livello economico della famiglia
anche perché, altre persone ancora ci hanno raccontato che non facevano la spesa e mangiavano
verdura scondita. Va da sé che la quantità di rifiuti prodotta 60 o 70 anni fa era veramente esigua.
Nulla veniva buttato di ciò che poteva essere riutilizzato. Questa era l‟idea principale durante la
seconda metà del secolo scorso a Paravati. E questo è in definitiva lo stesso criterio adottato dalla
natura.
Come già citato all‟interno del secondo capitolo (paragrafo 1), a creare il problema dei rifiuti ha
contribuito la nascita della società di massa, ovvero quella che ha sempre preferito buttare piuttosto
che riparare e riutilizzare, quella dell‟usa e getta. Le generazioni attuali si trovano quindi sommersi
da un‟emergenza rifiuti di elevata portata, per far fronte alla quale, all‟interno di diverse realtà (ed
anche nel nostro territorio) è stato necessario adottare strategie di differenziazione dei rifiuti, al fine
di ridurne il quantitativo e di riutilizzare come materia prima - seconda tutto ciò che possiamo. Il
nostro secondo target, quello compreso tra i 30 ed i 50 anni, ha dimostrato di essere consapevole
della necessità di differenziare e riciclare i prodotti di scarto. I nostri questionari evidenziano
conoscenza e responsabilità da parte delle giovani generazioni; ciò è comprovato dal fatto che a
Paravati viene regolarmente effettuata la raccolta differenziata porta a porta con notevole riduzione
del volume di rifiuti da conferire in discarica.
4.2 VISITA GUIDATA PRESSO LA CALABRA MACERI E IL RIMUSEUM
Momento costruttivo e altrettanto interessante è stata l'uscita didattica del 27 aprile 2015, che ha
visto la partecipazione di tutti i ragazzi iscritti al progetto.
Nella mattinata hanno visitato la Calabra Maceri & Servizi Spa. L'azienda nasce nel 1990 come
piccola impresa con lo scopo di intercettare materiali di recupero dal volume complessivo di rifiuti
prodotti nell'area urbana di Cosenza, sottraendoli alle discariche per valorizzarli come materia
prima seconda. Da allora ad oggi, l'azienda ha aumentato notevolmente il volume di affari fino a
circa 25 milioni di euro, con un parco automezzi di oltre 100 veicoli con svariate caratteristiche e
dimensioni. L'azienda impiega attualmente, tra diretti ed indotto, circa 200 unità; effettua servizi a
Enti pubblici e a Privati con una media di circa 20.000 ritiri al mese e lavora circa 250 tonnellate di
rifiuti al giorno, di cui almeno 100 di materiali destinati al recupero come materia prima. Tutto ciò è
stato reso possibile grazie al costante impegno di personale qualificato in grado di fornire
performance affidabili e competitive sotto il profilo qualitativo ed economico, in grado di soddisfare
ogni tipo di esigenza dell'utenza.
I ragazzzi sono stati accolti nell'impianto di C/da Lecco – Rende (CS): lo stabilimento, ubicato nel
cuore dell'area industriale di Rende, è disposto su una superficie complessiva di circa 69.000 m2,
pavimentata e trattata per il deposito dei rifiuti, di cui 800 m2 adibiti ad uffici e servizi, e circa
12.000 m2 in capannoni industriali.
Qui vengono svolte attività di ricezione, trattamento e recupero di rifiuti secchi non riciclabili,
frazione organica e vegetale, imballaggi di carta, plastica, vetro e metalli.
La politica aziendale mira a creare una cultura ambientale orientata al rispetto ed alla salvaguardia
del pianeta attraverso piccole azioni quotidiane quali la raccolta differenziata. L'attenzione
all'intero ecosistema è testimoniata, inoltre, dal continuo investimento in innovazioni tecnologiche
ed dall'utilizzo di energia pulita e rinnovabile attraverso la realizzazione sul tetto degli edifici degli
impianti di c.da Cutura e c.da Lecco di grandi impianti fotovoltaici con potenze pari a circa 3 Mw
complessivi che vengono utilizzati per la produzione di buona parte dell'energia necessaria al
funzionamento degli impianti stessi.
CALABRA MACERI & servizi gestisce l‟intero ciclo di raccolta, trasporto e recupero dei rifiuti
della provincia di Cosenza. L‟impegno richiesto da questo servizio è notevole, anche in
considerazione delle caratteristiche dei territori serviti. Quasi tutti i comuni serviti adottano come
modalità predominante di raccolta il ritiro "porta a porta" adottando calendari strutturati ad hoc, con
un impiego di personale dimensionato al numero di abitanti. Altri comuni serviti, preservano il
sistema di raccolta a cassonetto, con l'integrazione della raccolta della frazione organica "porta a
porta".
I ragazzi hanno avuto la possibilità di assistere ad alcune di queste fasi: hanno infatti prima assistito
ad una lezione teorica e poi hanno avuto la possibilità di visitare l'impianto guidati da personale
qualificato, che passo dopo passo spiegava loro ogni momento dei diversi processi di lavorazione
dei rifiuti. Dall'arrivo dei mezzi pesanti carichi di rifiuti già selezionati (carichi di vetro e alluminio
, per esempio, frutto della raccolta nei bar; oppure giornali e riviste di scarto nelle edicole; oppure
ancora scarti di legname e fogliame dereivante dalla potatura di alberi nei diversi comuni); allo
scarico nei punti precisi dell'impianto, in cui sempre la mano dell'uomo contribuiva alla selezione
attenta dei diversi materiali per un buon riciclo. Questo momento è stato documento dai ragazzi
attraverso la realizzazione di un dvd che verrà illustrato durante la manifestazione finale.
Nel pomeriggio il gruppo è stato accolto dal riMuseum, una struttura gestita dall'UNICAL. Il
riMUSEUM è lʼunico museo in Italia dedicato interamente al tema dei rifiuti, ed è anche risorsa
unica per unʼesperienza educativa irripetibile per tutti i tipi di utenza. Il riMUSEUM, museo per
lʼAmbiente, non è un museo nel senso tradizionale del termine, ma è un luogo speciale reso
originale da un allestimento espositivo singolare e interattivo. Si sviluppa su tre piani; in ognuno
degli spazi il visitatore è investito da inattesi stimoli visivi e uditivi che affrontano le tematiche del
rifiuto e lo coinvolgono emotivamente. Dalla fase della produzione del rifiuto a quella dello
smaltimento, fino a considerare lʼimpatto che questo problema ha sulla vita dellʼuomo e
sullʼorganizzazione del suo modello sociale, il riMUSEUM ha il compito di stimolare nuovi
comportamenti individuali e lʼadozione singola e collettiva di “buone pratiche” ecologiche.
La visita al riMUSEUM vuole rappresentare unʼoccasione per approfondire il proprio sapere, fare
nuove scoperte e prendere coscienza del ruolo attivo di ciascuno di noi nella tutela
dellʼambiente. Coinvolgere il pubblico affinchè si interessi in misura maggiore a ciò che vede, o
prepararlo ad affrontare il percorso in modo costruttivo, è uno degli obiettivi primari dei nostri
Educatori Ambientali.
Durante la visita, attraverso l‟osservazione e la narrazione, si è seguito un itinerario alla scoperta del
mondo dei rifiuti; sono stati illustrati i principali processi di riduzione, riutilizzo, raccolta
differenziata, incenerimento con recupero energetico e discarica, e sono state formulate ipotesi sul
loro funzionamento. Subito dopo è stato proposto ai ragazzi un laboratorio manuale: in un ambiente
stimolante e creativo è stato mostrato loro come ricavare un grazioso oggetto, utilizzando
semplicemente una lattina vuota di mais, carta da regalo o semplici pezzi di carta, dei bottoni, del
nastro. I lavori realizzati dai ragazzi e i momenti più salienti della visita sono stati inseriti nel dvd e
saranno contestualmente protagonisti della mostra che si terrà nell'ambito della manifestazione
finale.