TESI MUSICOTERAPIA

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7/25/2019 TESI MUSICOTERAPIA http://slidepdf.com/reader/full/tesi-musicoterapia 1/6 Articolo tratto da: Laboratorio Neurocognitivo (www.laboratorioneurocognitivo.it) Sacks O. – Musicofilia- Racconti sulla musica e il cervello 2012-03-11 19:03:04 Ambrogina Vigezzi Se si ha la fortuna di avere qualche giorno di ferie a fine anno, molti di noi approfittano di questo tempo libero a disposizione e vanno per librerie, ancora come un tempo, passeggiando tranquillamente per le vie cittadine, senza l’ansia delle lancette dell’orologio che ci perseguitano scandendo anche i secondi di questa vita frenetica. Il gusto di trascorrere del tempo in una libreria è tramontato anche con gli ordini frettolosi attraverso internet, asettici e impersonali, di cui anch’io spesso mi avvalgo.  Quest’anno ho preferito prendermi un attimo di respiro, entrare nelle librerie, godermi i libri e gli astanti, e giocare anche a capire che libro visionano (i romanzi d’ogni genere, ma in particolare i gialli, sono puntualmente aperti alle ultime pagine … (“Chi è il colpevole?” … “Che fine farà il protagonista?”). I libri scientifici o i saggi in generale sono sempre aperti sulle pagine dell’Indice (“Di cosa parla?”, “Come si sviluppano i Capitoli?”, “Ci trovo quell’argomento che tanto mi interessa?) Altre volte ci ritroviamo, come sospinti da nostalgici ricordi, nel reparto dei libri per bambini e ci trascorriamo un pomeriggio intero fingendo di analizzare razionalmente da adulti la grafica, lo scritto, le immagini appropriate o meno, la presenza della tridimensionalità o dei CD allegati ecc. … (mentre in realtà ci stiamo rigodendo attimi di sana infanzia … e così sia!!!). Vi ritrovate in questi frequentatori di librerie? Allora seguitemi e continuate a

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Articolo tratto da: LaboratorioNeurocognitivo

(www.laboratorioneurocognitivo.it)

Sacks O. – Musicof ilia- Racconti sulla musica e ilcervello2012-03-11 19:03:04 Ambrogina Vigez z i

Se si ha la fortuna di avere qualche giorno di feriea fine anno, molti di noi approfittano di questo tempo libero a disposizione evanno per librerie, ancora come un tempo, passeggiando t ranquillamente per le vie cittadine, senza l’ansia delle lancette dell’orologio che ci perseguitanoscandendo anche i secondi di questa vita frenetica. Il gusto di trascorrere deltempo in una libreria è tramontato anche con gli ordini frettolosi attraverso

internet , aset t ici e impersonali, di cui anch’io spesso mi avvalgo. Quest’anno ho preferito prendermi un attimo di respiro, entrare nelle librerie,godermi i libri e gli astanti, e giocare anche a capire che libro visionano (iromanzi d’ogni genere, ma in particolare i gialli, sono puntualmente aperti alleultime pagine … (“Chi è il colpevole?” … “Che fine farà il protagonista?”). I libriscientifici o i saggi in generale sono sempre aperti sulle pagine dell’Indice (“Dicosa parla?”, “Come si sviluppano i Capitoli?”, “Ci trovo quell’argomento chetanto mi interessa?) Altre volte ci ritroviamo, come sospinti da nost algiciricordi, nel reparto dei libri per bambini e ci trascorriamo un pomeriggio interofingendo di analizzare razionalmente da adult i la graf ica, lo scrit to, le immaginiappropriate o meno, la presenza della tridimensionalità o dei CD allegati ecc.… (mentr e in realtà ci st iamo rigodendo at t imi di sana infanzia … e così sia!!!).Vi ritrovate in questi frequentatori di librerie? Allora seguitemi e continuate a

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leggermi perché oggi vi voglio parlare di un libro che ho acquistato nel miogirovagare. Ricordo che mentre lo sfogliavo già pregustavo il momento in cuimi sarei seduta nella mia poltrona preferita, davanti al fuoco acceso delcamino e il mondo fuori.

Oliver Sacks è un autore che ho già apprezzato attraverso altri testi di neurostorie che mi hanno interessat o come riabilitat rice neurocognitiva. Il suo genere

di letteratura, che si potrebbe definire un sapiente mix tra saggio scientifico enarrazione di storie, è sempre molto avvincente perché i riferimentibibliografici sono innumerevoli e svelano importanti possibilità diapprofondimento, in particolare per operatori sanitari che quotidianamentelavorano a contatto con la sofferenza e la malattia, e spesso con “strane”malattie. La lettura di questo saggio, naturalmente, è ugualmente godibileanche per i non addetti ai lavori che sapranno analizzare e riflettere sugliargomenti trattati partendo da punti di vista differenti dai sanitari, come ègiusto che sia.

Pensavo, comunque, di suggerire una mia st rategia di let tura a t utt i coloro chelavorano come sanitari Solitamente, visionando l’indice, soprattutto se il libroè corposo come questo che è di 483 pp., cerco subito di individuare quelcapitolo, e quel paragrafo, che potrebbero incuriosirmi perché posso aver incontrato casi simili nella mia attività e poi di conseguenza costruisco lalettura dell’intero libro partendo da quel brano. Questa strategia nascesicuramente dalla deformazione professionale, ma la curiosità primordialeverso le poche pagine che trattano un argomento che mi tocca nel “qui” e

“ora”, mi ha poi sempre dato modo di terminare con entusiasmo anche tomi avolte scoraggianti per la loro lunghezza. Per tutti gli altri lettori, invece,consiglio una lettura partendo dall’inizio. Il libro, infatti, pur essendo prolisso, èmolto ben st rut turato. Il testo, infat t i, è diviso in quat t ro part i; ogni parte ha dasei a otto paragrafi, ognuno dei quali di una lunghezza più che accettabile chedà modo al lettore di prendersi delle pause riflessive ed interpretative,annotare appunt i propri, o di ricercare già la bibliografia citata a piè di pagina,per documentarsi maggiormente e capire subito meglio sia il contestoletterario che quello neuro scientif ico.

Il filo conduttore di tutto il libro, come si evince anche dal titolo, è la musica,che sarà protagonista incontrastata in mille modi differenti, attraverso i qualiaprirà al lettore uno scenario avvincente di conoscenze che spaziano traeventi straordinari che succedono nella vita, ma non necessariamente daleggersi at t raverso un dizionario patologico, e patologie invece che ci parlano,nel loro mostrarsi, di movimento alterato, immagini mentali, memoria eamnesia, allucinazioni e sogni, dove la musica è studiata come causascatenante o anche come aspet tat iva di cura.

PARTE PRIMA. Tormentati dalla musica

In questa prima parte vengono descritti casi molto interessanti che vanno dauna storia che ci regala un apertissimo terreno interpretativo come quella diun medico che dopo essere stato colpito da un fulmine diventa un musicofilo

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quasi ossessivo da analfabeta musicale pressoché completo qual’era prima,a storie più complicate ed emotivamente molto più drammatiche come quelledove i pazienti scatenano vere e proprie crisi epilettiche se sentonodeterminate sinfonie, ai pazienti che vivono costantemente con allucinazionimusicali e ci propongono quindi una visione molto diversa da quella chenormalmente deputiamo all’ascolto della musica o al suo apprezzamento cheesprimiamo anche nel pensare mentalmente a brani musicali. Inoltre quei

motivetti che siamo abituati a chiamare “i tormentoni”, che entrano nellanostra mente e sembrano non abbandonarci mai, in molte persone diventanocosì invasivi nel loro pensiero da non permettergli più di condurre una vitanormale. Per i riabilitatori neurocognitivi risulta molto interessante anche ciòche viene descritto riguardo alle immagini mentali musicali. Ad esempio, studieffettuati da Zatorre e Halpern, 2005, hanno evidenziato come immaginaremusica possa attivare la corteccia uditiva con un’ intensità quasi identica aquella che viene indotta dall’ascolto reale. Gli studiosi hanno visto cheimmaginare la musica stimola anche la corteccia motoria e immaginare l’atto

di suonare stimola la corteccia uditiva. Questi studi accreditano ancora di piùquel fenomeno dell’Immagine mentale motoria che conosciamo e utilizziamoanche come strumento terapeutico per facilitare il riapprendimento dellefunzioni lese. Ad esempio, nel libro a cura di Isabelle Peretz e Robert Zatorreintitolato “The Cognitive Neuroscience of Music”, lo studioso Pascual –Leoneha chiarito come gli studi sul flusso ematico cerebrale regionale indichino che“la simulazione mentale dei movimenti attiva alcune delle stesse strutture neurali centrali necessarie all’effettiva esecuzione dei movimenti. Così facendo, l’eserciziomentale sembra sufficiente da solo a promuovere la modulazione dei circuiti neurali 

implicati nei primi stadi dell’apprendimento di un’abilità motoria. Tale modulazionenon soltanto dà luogo a un netto miglioramento nell’esecuzione, ma sembra anchefavorire, nel soggetto, l’apprendimento di ulteriori abilità con un esercizio fisicominimo. La combinazione di esercizio mentale e di esercizio fisico porta ad unmiglioramento dell’esecuzione più marcato di quello che si otterrebbe solo con il secondo”.

PARTE SECONDA. Le dimensioni della musicalità

Nella seconda parte l’autore affronta, come sempre con innumerevoli casiraccontati attraverso i vissuti esperienziali delle persone, aspetti legati allacapacità o meno della comprensione della musica, andando dai casi diorecchio assoluto a quelli, veramente incredibili, di amusia cocleare; tra i dueestremi vengono presentati anche particolarità interessanti che variano moltotra loro. Esempio emblematico è il caso di un paziente (Martin) nato conproblemi di vista gravissimi e che all’età di tre anni contrasse una meningiteche gli causò crisi epilettiche e gravi problemi cognitivi e motori. Sacks loconobbe in età adulta come “savant musicale”, conoscitore di più di duemilaopere di cui aveva imparato, ascoltando le esecuzioni, la parte di ognistrumento e di ogni voce. Un altro caso molto interessante è quello di unmedico norvegese (Jorgen Jorgensen) che in seguito alla rimozione di unneurinoma al nervo acustico ha perso completamente l’udito all’orecchiodestro e questo gli comportò non tanto il cambiamento nella percezione delle

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qualità specifiche della musica, come l’altezza e il timbro dei suoni, mapiuttosto, ad essere compromessa era la ricezione emotiva della musica cherisultava stranamente piatta e bidimensionale. Questa drammaticaesperienza viene analizzata in una maniera molto propositiva per tutti coloroche a vario titolo si occupano di Ri-abilitare. Sacks sostiene, infatti, che lapercezione, non ha mai luogo esclusivamente nel presente, ma deve at t ingeredall’esperienza del passato, e cita quell’esperienza che Edelman riconosce

come il “presente ricordato”   (Edelman G. “Il presente ricordato”, Rizzoli Ed.,1998).

Citando ancora Edelman “ogni atto di percezione è in una certa misura un atto di creazione, e ogni atto di memoria è in una certa misura un atto di immaginazione” .“In questo modo vengono chiamate in causa”,  scrive Sacks, “l’esperienza e leconoscenze del cervello, come pure la sua adattabilità e la sua elasticità”. Comeriabilitatrice neurocognitiva oserei proprio parlare di plasticità cerebrale,questo potente mezzo che il nostro cervello ha a disposizione per 

riorganizzare le funzioni. Il medico norvegese è un esempio notevole “di come pur non essendo in alcun modo possibile un ripristino della funzionalità nellanormale accezione del termine, quella funzione sia stata tuttavia significativamentericostruita, al punto che oggi egli ha ancora accesso a gran parte di quantosembrava irrimediabilmente perduto. Sebbene siano occorsi alcuni mesi, a dispettodi ogni previsione il medico è riuscito in gran parte a recuperare quello che per lui era più importante: la ricchezza, la risonanza e il potere emozionale della musica”.Questa riorganizzazione molto particolare e delicata come quella dellasensibilità uditiva, peraltro disorganizzata dalla lesione dell’organo “periferico”,

non deve esimerci dal porci domande e cercare delle possibili risposte diquanto sia f ondamentale la plast icità neuronale anche dopo cerebrolesioni, diquali aspetti con una adeguata ri-abilitazione neurocognitiva possano essereriorganizzati, domandarci il significato della diaschisi  o della ricomparsa dideterminate funzioni per effetto della deinibizione, e pensare che anche laplast icità non deve essere analizzata solo come un evento posit ivo, ma anchepotenzialmente negativo se non ben guidata da esercitazioni che esaltinosolo l’emergenza della riorganizzazione “buona”.

PARTE TERZA. Memoria, movimento e musica

Questa terza parte è quella che può, a vario titolo, interessare ancora di più iriabilitat ori. Sono riportat i infat t i, casi molto signif icat ivi in cui si può ipot izzarecome la musica possa diventare uno strumento terapeutico non indifferentequando, ad esempio, si è portati ad arrendersi rispetto all’immodificabilitàdell’esito lesionale: si possono citare ad esempio i casi di afasia espressivaimmodificabili da anni di terapia logopedica, che poi attraverso lamusicoterapia a volte ritrovano almeno il piacere di riuscire a comunicareattraverso l’uso di una parola cantata, che non si potrà considerare una

comunicazione proposizionale, ma sicuramente sarà in grado di esprimere unacomunicazione esistenziale, emozionale, fondamentale e significativa per permet tere a quest i malat i di sent irsi vivi.

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Un altro esempio è quello di pazienti parkinsoniani che attraverso l’ascolto dicerte melodie spesso vivono l’emozione di superare gli episodi di “bloccoimprovviso” (o freezing ) anche solo per quel momento speciale della durata diun ballo (Hackney et al ., 2007): certo, rispetto ad una riorganizzazione post-lesionale, che auspica un recupero delle f unzioni per interagire con il mondo inmolti contesti differenti ,siamo comunque perdenti, ma a volte ci voglionoanche questi vissuti quando la sofferenza della malattia sembra superare

ogni conoscenza scientifica. Curiosa è anche la storia di un pianista vienneseche aveva perso il braccio destro nella prima guerra mondiale e a distanza dianni, ogni volta che doveva mettere a punto una diteggiatura di una nuovacomposizione, il suo moncherino si agitava come se tutto il braccio, ditacomprese, prendesse parte at t ivamente al processo. Questo caso apre tut tolo st erminato e interessant issimo campo dell’arto f antasma che nel caso delpianista ha avuto uno sviluppo positivo ma, purtroppo molto spesso gli artifantasma possono essere molto fastidiosi o addirittura molto dolorosi equesta condizione, si capisce bene come diventi subito di interesse

riabilitativo (Hamzei et al., 2001). Un altro aspetto affrontato è stato quellodella distonia focale dei musicisti, problematica che il solo nome tende aterrorizzare i professionisti della musica. Sacks mette in evidenza comequesta disfunzione neurale sia molto più frequente di quanto non si dica espesso oltre a non venire diagnosticata se non dopo anni di peregrinare delmusicista, ancora oggi non ci siano delle prospettive terapeutiche cosìdef init ive e risolut ive. È un campo che mi ha appassionato molto e ritengo chela riabilitazione neurocognitiva possa dare il suo contributo cercando diinterpretare le manifestazioni di questa patologia in chiave riabilitativa

(Candia et al., 2003).

PARTE QUARTA. Nella veglia e nel sonno. Sogni musicali 

Interessante questa quarta parte in cui si evidenziano situazioni variamenteincredibili come quelle che sembrano confermare che la musica dei sogni èuguale a quella dello stato di veglia. Queste conclusioni a cui arriva Irving J.Massey nel 2006  sembrerebbero inoltre confermate non solo dallecarat terist iche permanenti di accuratezza e di qualità della memoria musicalenelle allucinazioni musicali, nei tarli e nell’immaginazione, ma come questecaratteristiche sembrino permanere nonostante la nostra mente possaessere devastata da amnesia e da demenza, dalle psicosi o daiparkinsonismi.

Sono interessanti anche gli studi che hanno messo in evidenza come insindromi postcommotive, o in esiti di coma, si possono verificare casi cherisultano completamente indifferenti al valore emotivo della musica (Griffithset al., 2004). Per i riabilitatori può essere un dato curioso: quante volte, infatti,ci si accanisce con un sovraccarico di stimoli di ogni tipo, spesso anche

musicali, sperando di indurre un ricordo emotivo … da sfruttare comeprocesso di recupero. L’indifferenza al potere emozionale della musica puòessere presente anche negli individui con sindrome di Asperger: un esempiotra tutti è la scienziata autistica Temple Grandin che Sacks ha descritto in un

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altro libro. Nella scienziata, in realtà, l’autore riferisce che si potevaevidenziare anche un certo appiattimento generale dell’emozione (SacksO., ”Un antropologo su Marte“, Adelphi Ed., 1998).

Interessante, inoltre, come la musica sia vista come strumento per uscire dastati di anedonia, che esprimono un’insensibilità completa sia al piacere chealla t ristezza. A volte, infat t i, la musica riesce ad abbat tere tut te le resistenze

emotive e permette il fluire dei sentimenti, sia di gioia che di dolore,permet tendo spesso un ritorno alla vita.

Sacks presenta in questo variegato e poliedrico testo moltissimi altri casi esituazioni che vi consiglio a questo punto di apprendere attraverso la sualettura, che per me è stata appassionante e, nel contempo, rilassante. Buonalettura!!!