TESI FIBRORINFORZATO
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Università degli studi di Modena e Reggio Emilia
FACOLTÀ D’INGEGNERIA
Corso di laurea in Ingegneria Civile
STUDIO QUALITATIVO DEL COMPORTAMENTO DI UNA MATRICE CEMENTIZIA FIBRORINFORZATA CON
FIBRE POLIMERICHE
Tesi di Laurea di Relatore: GIAMMARCO NERI Chiar.mo Dott. Prof. Ing. A.M.TARANTINO Correlatore: Chiar.mo Prof. Ing. L.LANZONI
Anno Accademico 2011-2012
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INTRODUZIONE
Negli ultimi anni sono state sviluppate numerose ricerche per approfondire lo
studio del comportamento dei materiali compositi adoperati nell’ambito
dell’ingegneria civile. I materiali classici più utilizzati nelle costruzioni civili
sono l’acciaio e il calcestruzzo; in particolare in Europa, il calcestruzzo è il
materiale da costruzione più diffuso. Tale materiale è caratterizzato da
un’ottima resistenza a compressione, ma da un limitato valore della resistenza a
trazione, con lo sviluppo e la propagazione di fessure anche per bassi valori
della sollecitazione di trazione. Molti sforzi sono stati fatti per migliorare il
comportamento a trazione del materiale sia cercando di ottenere calcestruzzi ad
alta resistenza, scegliendo ingredienti (aggregati, malta, additivi) di qualità
elevata e miscelandoli opportunamente, sia progettando materiali compositi
ottenuti mediante l’aggiunta di fibre corte di acciaio, di vetro, polimeriche o di
carbonio a una matrice di calcestruzzo. L’utilizzo di tali materiali come i
calcestruzzi fibrorinforzati (Fiber Reinforced Concrete– FRC) sta diventando
sempre più frequente e diffuso. Poiché il suo impiego riduce i fenomeni di
fessurazione, migliora la durabilità delle strutture in calcestruzzo e in molti casi,
permette di integrare o sostituire l’armatura convenzionale.
L’aggiunta di fibre permette quindi di migliorare il comportamento strutturale
del composito, creando così un nuovo materiale capace di lavorare non solo a
compressione ma anche in piccola parte a trazione, ma soprattutto caratterizzato
da una discreta duttilità e una buona capacità plastica.
L’utilizzo delle fibre come rinforzo strutturale è un’invenzione abbastanza
recente, ma se si guarda alle fibre nella concezione più ampia e generale del
termine, non si può certo definirla una scoperta attuale, infatti, reperti di
abitazioni delle civiltà mesopotamiche testimoniano l’utilizzo di paglia come
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rinforzo per i mattoni di fango e argilla. Anche nelle civiltà Inca e Maya
troviamo esempi significativi di questa pratica, infatti si ritrova l’aggiunta di
fibre vegetali al vasellame per impedire che crepasse durante la fase di
asciugatura al sole.
Negli ultimi anni nella pratica comune, solo le fibre in acciaio sono considerate
come rinforzo strutturale, ovvero come una sorta di armatura diffusa che possa
collaborare o addirittura in alcuni casi sostituire l’armatura classica; tale utilizzo
comporta un rilevante impatto sulla tecnologia costruttiva, difatti la posa
dell’armatura richiede tempo e lavoro, con un peso negativo sull’intero costo di
produzione.
Purtroppo però l’aggiunta di fibre nell’impasto produce una diminuzione di
lavorabilità proporzionale al volume di fibre aggiunte, quelle in acciaio poi sono
soggette più delle altre a fenomeni quali la segregazione e il raggruppamento
che non garantiscono una diffusione omogenea nella miscela. Per questo motivo
negli ultimi tempi si è avuto un crescente interesse per le fibre sintetiche, infatti
esse possiedono sostanziali vantaggi rispetto quelle metalliche, tra cui: la
leggerezza dovuta al minor peso specifico (dosaggi in peso tipicamente 6/7
volte inferiori alle fibre d'acciaio), l’assoluta resistenza alle aggressioni
chimiche, come acidi o alcali, l’assenza di fenomeni corrosivi e la completa
neutralità elettromagnetica. Inoltre, avendo strutture meno rigide e minor
durezza superficiale, provocano in fase di posa una minima usura dei
macchinari e una maggior facilità di miscelazione e pompaggio.
Tuttavia il campo d’applicazione principale delle fibre sintetiche rimane
comunque quello “non strutturale”.
(manca introduzione alla parte sperimentale)
Cap. 1: CARATTERISTICHE GENERALI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
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Cap. 1: CARATTERISTICHE GENERALI DEI
CONGLOMERATI CEMENTIZI
FIBRORINFORZATI.
1.1 GENERALITÀ.
Non è facile determinare in maniera precisa le proprietà di un calcestruzzo
fibrorinforzato, perché esse sono profondamente legate alla qualità dei materiali
usati per l’impasto della matrice cementizia e ancor più dal materiale delle fibre.
Tuttavia il motivo per cui si richiede l’inclusione di fibre nelle malte o nei
calcestruzzi è principalmente quello di modificare e migliorare alcune di quelle
mancanze e deficienze di questi ultimi. Gli obiettivi specifici sono di seguito
indicati:
• Migliorare la resistenza a trazione;
• Migliorare la resistenza all’urto;
• Diminuire la fessurazione;
• Migliorare la capacità portante post-fessurazione assicurando una maggiore
duttilità che altrimenti la matrice non avrebbe;
• Cambiare le caratteristiche a fresco del materiale;
Come già accennato, esistono vari tipi di fibra che si differenziano sia per lo
scopo sia per il materiale con cui sono fatte, tra i quali ci sono:
• Fibre sintetiche (polipropilene, kevlar, ecc.)
• Fibre di acciaio;
• Fibre di vetro;
• Fibre di carbonio;
• Fibre di basalto.
Cap. 1: CARATTERISTICHE GENERALI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
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1.2 CALCESTRUZZO.
Nella produzione dei composti cementizi rinforzati sono utilizzati gli stessi
componenti del calcestruzzo ordinario. Si possono utilizzare diversi tipi di
cementi, tra i quali il più usato è il Portland.
Un parametro molto importante nella progettazione della matrice cementizia è il
rapporto acqua/cemento (a/c) che non deve superare il valore di 0,5-0,55.
Questa limitazione è richiesta per evitare che l’acqua, nel momento in cui
evapora, lasci vuoti nel materiale fibrorinforzato, vuoti che sarebbero riempiti
per capillarità da sostanze che potrebbero compromettere le caratteristiche del
composito stesso, tali vuoti devono essere evitati anche perché potrebbero
compromettere l’aderenza fibra-matrice con una conseguente diminuzione delle
proprietà meccaniche. La presenza d’acqua può anche produrre una non
trascurabile contrazione di volume tale da instaurare all’interno del calcestruzzo
uno stato tensionale non gradito.
Un altro parametro fondamentale nella progettazione della matrice è la
granulometria degli aggregati. Per ottenere un calcestruzzo di qualità occorre
che gli aggregati presentino una buona distribuzione granulometrica, in altre
parole un assortimento continuo di grani di diverse dimensioni tale da garantire
la massima omogeneità dell’impasto. Quest’assortimento permette in primo
luogo la creazione di uno scheletro d’inerti con vuoti relativamente ridotti, i
quali saranno poi riempiti dalla pasta di cemento per un conglomerato
monolitico. Inoltre si osserva che, a parità di dosaggio di legante, calcestruzzi
con inerti meglio assortiti presentano migliore lavorabilità. Il problema consiste
nel determinare quindi le migliori proporzioni tra aggregati di diversa
grandezza. Esistono in particolare delle curve di distribuzione ottimale, come
quella di Fuller o di Bolomey, che permettono di ottenere la massima
compattazione e che possiamo utilizzare per il proporzionamento degli inerti.
Cap. 1: CARATTERISTICHE GENERALI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
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La curva granulometrica di Fuller permette di ottenere la massima
compattabilità dell’impasto con la seguente espressione:
! = 100!!
in cui:
p è la percentuale cumulativa passante al setaccio di apertura d;
d è il diametro minimo dei vagli;
D è il diametro massimo dei vagli.
La curva granulometrica di Bolomey è generalmente utilizzata per forti dosaggi
di legante ed ha la seguente espressione:
! = ! + (100 − !)!!
in cui:
A=12 se l’aggregato è arrotondato; A=14 se l’aggregato è spigoloso.
Particolari accorgimenti per quanto riguarda la granulometria sono da tenere nel
caso in cui sia richiesta una percentuale di fibre abbastanza rilevante. Infatti,
aumentando il contenuto di sabbia e diminuendo il volume degli inerti a grana
grossa, si riesce a produrre un impasto più viscoso, nel quale le fibre sono
trattenute senza aver problemi come la segregazione. Il calcestruzzo che deve
essere rinforzato da fibre non deve contenere inerti con diametro maggiore di
10÷15 mm, che potrebbero impedire una corretta distribuzione delle fibre.
Cap. 1: CARATTERISTICHE GENERALI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
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1.3 FIBRE.
Esistono diverse varietà di fibre, come in precedenza scritto; alcune tipologie
consentono di incrementare sensibilmente la tenacità (resistenza
all’avanzamento del processo fessurativo) del calcestruzzo e sono definite fibre
“strutturali”; altre tipologie di fibra sono particolarmente efficaci nel limitare la
fessurazione da ritiro e migliorare la resistenza al fuoco e sono definite “non
strutturali”. Per verificare la possibilità di utilizzo del fibrorinforzo (includendo
sia la tipologia sia il dosaggio della fibra) per le applicazioni strutturali è
necessario effettuare prove di tenacità seguendo, per esempio, le indicazioni
della norma UNI 11039.
Le fibre strutturali fungono da elemento resistente diffuso con azione di cucitura
tra i lembi delle fessure; pertanto è evidente che le fibre diventano efficaci e
migliorano le prestazioni del materiale solo ad avvenuta fessurazione della
matrice di calcestruzzo. Per esercitare la loro azione di cucitura, le fibre devono
essere ben ancorate alla matrice; a tal fine sono spesso sagomate per ottenere
geometrie che incrementano le loro prestazioni nella matrice di calcestruzzo.
Figura 1: grafici di pull-out delle fibre in funzione della loro sagoma [G.Plizzari 2009].
Cap. 1: CARATTERISTICHE GENERALI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
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In generale si può dire che la percentuale in volume di fibre nel conglomerato è
relativamente bassa, e ciò permette di concludere che il modulo elastico del
composito non sia troppo differente da quello della matrice; l’allungamento a
rottura invece è molto più elevato della deformazione a rottura della matrice. Di
seguito sono elencate alcune importanti proprietà e parametri delle fibre.
− Geometria: come già sopra accennato le fibre, sono prodotte in diverse
forme geometriche per garantire una migliore aderenza, tra i vari profili
abbiamo: fibre prismatiche, sagomate, uncinate ecc.
− Diametro equivalente: è il diametro di un cerchio con area equivalente
all’area media della sezione trasversale della fibra. Esso si misura con
micrometri per dimensioni maggiori di 0.3 mm e con strumenti ottici per
dimensioni minori. È un parametro molto importante perché da esso
dipende la rigidezza della fibra;
− Rapporto d’aspetto: consiste nel rapporto tra la lunghezza della fibra e il
suo diametro equivalente. Anche questo parametro è direttamente legato
alla rigidezza della fibra. Fibre comunemente impiegate nei conglomerati
cementizi hanno rapporti d’aspetto compresi tra 50 e 400;
− Resistenza a trazione delle fibre: è la tensione corrispondente alla
massima forza di trazione sopportata dalla fibra. La resistenza a trazione
deve essere valutata in accordo a specifiche norme di riferimento, come il
rapporto tra la suddetta forza e l’area equivalente della sezione
trasversale;
− Concentrazione: è la percentuale in volume di fibre rispetto al volume
totale del composito, è un valore importante che condiziona soprattutto le
caratteristiche reologiche del composito (a impasto ancora fresco). La
percentuale è definita bassa se è compresa tra 0.1 e 1%, moderate se è tra
l’1 e il 3% alta se è superiore al 3 %.
Cap. 1: CARATTERISTICHE GENERALI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
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− Dimensione: questa caratteristica mi divide le fibre in due grandi gruppi,
le micro-fibre con lunghezze contenute nell’ordine dei millimetri
(funzioni non strutturali) e macro-fibre con lunghezze fino a 80 mm.
− Fiber count: è il numero di fibre in unità di volume del composito.
Nella fase di costituzione le proprietà reologiche del materiale dipendono da
quanto vicine sono le fibre, un’energia di compattazione maggiore è richiesta
per posizionare e distribuire la matrice quando le fibre sono più vicine tra loro,
rispetto al caso in cui le fibre sono maggiormente distanti tra loro.
La concentrazione di fibre ha un'altra importante conseguenza sul
comportamento del composito, infatti Per piccole percentuali volumetriche di
fibre (circa 0.2-2%) il legame carico-spostamento a trazione di un FRC presenta
un ramo discendente (comportamento degradante), ma è caratterizzato da una
resistenza residua e da una maggiore tenacità. Per percentuali volumetriche di
fibre superiori (circa 2-8%), il comportamento può diventare incrudente, grazie
alla comparsa di una multifessurazione.
Figura 2: curva carico spostamento per FRC con piccola percentuale di fibre (a) e con alta percentuale di
fibre (b) [CNR-DT 204/2006].
Cap. 1: CARATTERISTICHE GENERALI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
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Le principali caratteristiche delle fibre polimeriche disponibili in commercio
sono riportate in tabella 1.1.
TAB
ELLA
1.1
pro
prie
tà fi
bre
polim
eric
he
Cap. 1: CARATTERISTICHE GENERALI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
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1.5 PROPRIETÀ DELL’IMPASTO FRESCO.
Le proprietà reologiche di un conglomerato cementizio fibroso sono l’insieme
delle caratteristiche che ne definiscono il comportamento allo stato fresco. Le
principali proprietà reologiche sono:
− Lavorabilità;
− Segregabilità;
Una prova che misura la lavorabilità del calcestruzzo, sia ordinario che fibroso,
può essere effettuata mediante l’abbassamento del cono di Abrams. È una prova
veloce e semplice, idonea per un controllo di qualità sul calcestruzzo.
L’apparecchiatura consiste in un tronco di cono aperto alle due estremità che
viene appoggiato su una base metallica non assorbente e riempito dall’alto con
tre strati successivi di calcestruzzo costipati con modalità standardizzate.
Sollevando il cono, l’impasto per l’azione della forza di gravità, tende a
spandersi sulla base d’appoggio fino a che non si raggiunge un equilibrio tra le
forze interne resistenti e quelle esterne. Dopo aver sollevato il cono si misura
l’abbassamento (slump) del calcestruzzo rispetto all’altezza originale. La prova
è eseguita seguendo la norma UNI EN 12350-2.
In base alla misura dell’abbassamento si può catalogare il calcestruzzo secondo
classi di consistenza (tabella 1.2).
Figura 3: diversi tipi di abbassamento (slump) nella prova di Abrams [M. Collepardi, 1991].
Cap. 1: CARATTERISTICHE GENERALI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
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TABELLA 1.2: Classi di consistenza
Classe di
consistenza Abbassamento al cono
[mm] Denominazione
S1 Da 10 a 40 Umida S2 Da 50 a 90 Plastica S3 Da 100 a 150 Semifluida S4 Da 160 a 210 Fluida S5 Oltre 210 Superfluida
La misura della lavorabilità dei calcestruzzi, può essere valutata anche
eseguendo una prova che utilizza il consistometro di Vebè. Quest’ultima è
sicuramente la prova più rappresentativa per quanto riguarda la lavorabilità del
calcestruzzo fibrorinforzato, in quanto simula la compattazione che il materiale
subirà nella fase di posa in opera. Con questa prova si misura lo sforzo
necessario per compattare il calcestruzzo. Il calcestruzzo fresco viene posto in
un cono simile a quello usato per lo slump test. Questo cono è montato su una
piattaforma rigida che viene prima bagnata poi messa in vibrazione con una
velocità prestabilita nel momento in cui il cono stesso viene tolto. A questo
punto viene misurato il tempo necessario al calcestruzzo per essere compattato.
Il tempo Vebè tiene conto dell’influenza della forma e del volume degli inerti,
del contenuto d’aria, della presenza di additivi e dell’attrito superficiale delle
fibre. Inoltre la prova consente di individuare il volume critico di fibre, superato
il quale non è possibile realizzare una compattazione completa usando le
tradizionali tecniche di costipamento. Maggiore è il tempo di vibrazione
misurato, minore è la lavorabilità del conglomerato. Se il tempo è < 5 s o > 30 s
il metodo Vebè risulta poco significativo. È poi interessante notare a parità di
volume di fibre l’effetto che hanno fibre di diverso materiale sulla lavorabilità,
in particolare la diminuzione della fluidità della miscela è più accentuata se si
aggiungono fibre polipropileniche.
Cap. 1: CARATTERISTICHE GENERALI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
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Tuttavia quest’ultime recentemente sono preferite rispetto a quelle d’acciaio per
il loro minor costo e per la più bassa rigidezza, esse difatti permettono l’utilizzo
della tecnologia “spritz-beton” ovvero il calcestruzzo sparato senza creare danni
alle attrezzature, inoltre danno meno problemi anche in fase di posa.
Gli altri parametri che influenzano la lavorabilità di un materiale fibroso sono
quelli relativi alla geometria delle fibre e alla dimensione degli inerti. Infatti,
qualora vengano utilizzate fibre con un rapporto d’aspetto maggiore di 100,
queste durante il mescolamento possono addensarsi in grovigli che difficilmente
riescono ad essere eliminati (soprattutto quelle metalliche).
Figura 4: effetto del diametro dell'inerte sulla distribuzione di fibre [M. Collepardi, L.Coppola 1990].
L’inconveniente creato dall’aggiunta di fibre alla matrice è risolto utilizzando
più sabbia che in un calcestruzzo standard e inerti con dimensioni limitate. Un
altro accorgimento può essere utilizzare additivi superfluidificanti così da
ottenere calcestruzzi fibrosi con una discreta lavorabilità sempre che la
concentrazione di fibre non sia troppo elevata e che il rapporto d’aspetto sia
minore di 100.
Cap. 1: CARATTERISTICHE GENERALI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
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Perdite di lavorabilità grandi non possono essere compensate solo con
l’aggiunta di additivi, in quanto alti dosaggi di additivi portano ad
un’eccessiva fluidità della matrice che tende quindi a segregarsi dalle fibre e
dagli inerti quindi o si agisce sulla concentrazione di fibre, diminuendola, così
facendo però si abbassano anche le proprietà meccaniche oppure si usa il fumo
di silice in aggiunta all’additivo. In questo modo il calcestruzzo presenta
un’elevata viscosità a riposo ed una buona fluidità in movimento, eliminando i
problemi di segregazione. La tendenza alla segregazione di un calcestruzzo,
ovvero la separazione dei suoi costituenti, sia ordinario che fibroso viene
valutata attraverso una prova che consiste nel far cadere un volume fissato di
calcestruzzo da un’altezza prestabilita su di una base a forma di cono. Da questa
prova si riesce a determinare il rapporto tra il peso degli inerti che rimangono
nella malta prima e dopo la prova; questo rapporto è detto grado di stabilità, ed
è l’opposto della segregazione.
Cap. 1: CARATTERISTICHE GENERALI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
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1.6 PRODUZIONE
Il processo produttivo di un calcestruzzo rinforzato con micro-fibre non si
discosta in maniera evidente da quello tipico di un calcestruzzo comune, perché
come già spiegato la percentuale volumetrica di fibre, ricopre una piccola parte
del materiale finale. Analizzeremo di seguito le fasi principali di questo
processo con particolare riferimento alle variazioni, seppur minime, richieste
dall’aggiunta della parte fibrosa.
La fase principale nella produzione del calcestruzzo è sicuramente il “mix
design”, letteralmente il “progetto della miscela”, o in altre parole il “calcolo
della composizione del calcestruzzo a partire dalle prestazioni richieste
(lavorabilità, resistenza meccanica, durabilità, ecc.) e dalle caratteristiche delle
materie prime disponibili (cemento, inerti, additivi)”. Di seguito si riporta una
schematizzazione del processo di Mix-Design, utile alla progettazione della
miscela del calcestruzzo a partire dai cinque dati fondamentali di resistenza,
lavorabilità dell’impasto, tipologia di inerte e distribuzione granulometrica,
ottimale e disponibile, degli inerti.
Figura 5: schema di "Mix design".
Cap. 1: CARATTERISTICHE GENERALI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
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La scelta della fibra ottimale dipende essenzialmente da due fattori, requisiti
meccanici e di lavorabilità. Che si traduce in una più alta facilità di getto e
soprattutto in minor segregazione del rinforzo. Il parametro più importante per
quel che riguarda le fibre è sicuramente la geometria, poiché, come già visto,
agisce sull’aderenza delle fibre con la matrice, nonché sulle proprietà antiritiro.
La scelta della lunghezza adeguata dovrà sottostare alla forma ed alle
dimensioni dell'oggetto da realizzare e dovrà essere sempre rapportata alla
dimensione massima dell'aggregato per garantire la corretta distribuzione delle
fibre. Per quel che riguarda il diametro, occorre considerare gli effetti positivi
sul ritiro, ma allo stesso tempo sul calo di lavorabilità dell’impasto: infatti è ben
noto che fibre con piccoli diametri (ad esempio fibre di vetro di pochi µm di
diametro) agiscono in maniera tale da bloccare la perdita di acqua del composto,
generando un impasto troppo viscoso, poco plastico e quindi difficilmente
lavorabile. La scelta del diametro corretto dovrà quindi valutare entrambi i
contributi, a breve e lungo termine.
La consistenza dell’impasto è una caratteristica da non sottovalutare nella
produzione, il concetto di consistenza è legato a quello di lavorabilità se si parla
di una miscela viscosa come il calcestruzzo; si fa riferimento alla proprietà del
composto di essere compattato nelle forme volute, mediante vibrazione o
costipazione, al fine di ottenere la massima densità possibile eliminando i vuoti.
Cap. 1: CARATTERISTICHE GENERALI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
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Figura 6: lavorabilità dell'impasto in funzione del dosaggio di fibre e del rapporto d'aspetto
[Veronesi 2009].
È interessante notare come l'aggiunta di acqua al fibrorinforzato, oltre
determinati quantitativi, può non influire sulla lavorabilità della miscela, ma
anzi tenda solamente ad indebolire il materiale una volta indurito. In secondo
luogo l’utilizzo d’inerti dalla granulometria più costante possibile favorisce lo
scorrimento della miscela evitando allo stesso tempo la segregazione delle fibre
e la formazione di nidi e grovigli.
Le fibre, infatti, hanno la comune tendenza a raggrupparsi in grumi (segregarsi)
a causa di una serie di fattori quali:
• Possono già essere raggruppate prima di essere miscelate: in tal caso la
normale azione meccanica non rompe questi grumi
• Sono aggiunte troppo rapidamente alla miscela per permettere loro di
disperdersi adeguatamente;
• Si aggiunge un volume troppo elevato di fibre;
Cap. 1: CARATTERISTICHE GENERALI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
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In alcuni casi si può ricorrere, in funzione della geometria della fibra utilizzata,
al cosiddetto “rilascio multi-stadio” grazie al quale si ottiene un’eccellente
dispersione del rinforzo. In questo caso le fibre sono raccolte in fasci che
vengono introdotti nel calcestruzzo. Nella prima fase del mescolamento si
ottiene la dispersione di questi fasci, che essendo “oggetti” più grandi e pesanti
delle fibre singole, si muovono più facilmente all’interno del fluido; nella
seconda fase ogni fascio rilascia le fibre che lo compongono che a loro volta si
disperdono localmente.
Figura 7: miscelazione delle fibre, singolo stadio e doppio stadio [Veronesi 2009].
La produzione di un calcestruzzo rinforzato con macro-fibre invece è eseguita
con dei precisi e collaudati metodi di fabbricazione.
Importante è la creazione di una o più direzioni principali delle fibre nel
conglomerato che si possono ottenere mediante il “winding process”. Questo è
un meccanismo di produzione efficace e capace di garantire risultati esatti.
Cap. 1: CARATTERISTICHE GENERALI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
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In questo metodo i fasci di fibre vengono innanzitutto immersi in un
impasto liquido di cemento, e poi posati in opera. Le fibre in una matrice
cementizia possono essere orientate secondo una direzione anche mediante la
tecnica dell’estrusione attraverso una forte compressione del materiale
attraverso uno stampo. In generale grandi quantità di fibre risultano allineate
alla direzione di estrusione.
L’uso preciso delle tecniche sopra descritte permette di evitare fenomeni, quali
l’aggrovigliamento di fibre, che possono compromettere negativamente le
caratteristiche e la resistenza del materiale finale. Infatti, se tali fenomeni
avvengono già nello stato fresco, l’impasto deve essere scartato e il calcestruzzo
non può essere gettato.
Esiste una curva (fig. 8) basata su analisi sperimentali che permette di mettere in
relazione la resistenza a compressione (fc) della matrice e la percentuale di
volume di fibre (Vf) necessarie per l’ottimizzazione del composito, e quindi per
garantire il passaggio da comportamento fragile a comportamento duttile.
Figura 8: ottimizzazione del composito fibrorinforzato. [G.Galli, 2003]
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
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Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI
CONGLOMERATI CEMENTIZI
FIBRORINFORZATI.
Analizzeremo ora le principali proprietà del calcestruzzo fibrorinforzato con
particolare riferimento alle proprietà elasto-meccaniche e chimico-fisiche. Cioè
quelle più visibilmente influenzate dalla presenza delle fibre, per poter valutare
gli effetti, positivi o negativi, di queste su di un materiale già ampiamente
conosciuto.
2.1 PROPRIETÀ CHIMICO-FISICHE.
Sono legate alla natura chimica e cristallino-strutturale dei composti presenti nel
cemento. Come vedremo l’effetto delle fibre risulta generalmente migliorativo
sotto questo aspetto, soprattutto in virtù della inerzia chimica delle fibre rispetto
alla matrice cementizia.
2.1.1 RITIRO.
Il ritiro del calcestruzzo, come già visto, può essere efficacemente controllato
con l’uso di microfibre ausiliarie in virtù dell’elevatissima superficie specifica
di tali fibre per unità di volume e quindi della loro capacità di trattenere acqua
per tensione superficiale. Le più utilizzate sono di natura polimerica. Per
contrastare invece gli effetti del ritiro a lungo termine le fibre ottimali sono
quelle di acciaio (d ≤ 0,20 mm), classificabili come microfibre di acciaio, che
garantiscono una maggior interazione con la matrice cementizia.
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
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2.1.2 DURABILITÀ.
La durabilità (o durevolezza) di un materiale, è la capacità di resistere nel tempo
alle azioni aggressive e durature dell'ambiente in cui si trova; fenomeni che
possono essere di qualunque tipo ovvero chimici, fisici o meccanici. Essa è
comunque influenzata anche dalla qualità del materiale stesso, in altre parole dai
suoi componenti e dalla cura utilizzata nella preparazione e nella posa, specie
per i calcestruzzi. Un materiale come il calcestruzzo, per sua natura, subisce in
maniera evidente tutte le azioni esterne, in generale non si può impedire
definitivamente l’effetto distruttivo di queste azioni senza ricorrere a soluzioni
particolari quali ricoprimenti del manufatto o trattamenti superficiali.
Sicuramente risulta particolarmente efficace ridurre la porosità del calcestruzzo,
scegliendo un minimo rapporto a/c, evitare la fessurazione superficiale del
manufatto e ricorrere ad un copriferro di dimensioni adeguate. La normativa
vigente in particolare stabilisce diverse classi di esposizione per le opere in
calcestruzzo imponendo nei diversi casi un valore minimo del copriferro, che
risulta la miglior soluzione per rallentare l’ingresso di sostanze nocive.
L’aggiunta di fibre, specie di natura polimerica, consente tuttavia di diminuire
tali valori in virtù di una forte limitazione della micro fessurazione superficiale
che inibisce l’ingresso di sostanze esterne.
2.1.3 CICLI DI GELO E DISGELO.
A temperature inferiori a 0 °C l'acqua contenuta nei pori del calcestruzzo
congela con conseguente aumento di volume. Se il grado di saturazione del
calcestruzzo è superiore al grado di saturazione critica, il volume dell'acqua
solidificatasi non può più essere contenuto all'interno dei pori non ancora saturi.
In queste condizioni si generano sulla superficie dei pori delle pressioni capaci
di distruggere il calcestruzzo; qualora il fenomeno si ripetesse ciclicamente si
potrebbe incorrere nella tipica rottura a fatica.
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
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Il fenomeno degradante si manifesta sotto forma di fessurazioni, sfaldamenti e
distacchi superficiali, e può essere efficacemente contrastato con l’aggiunta di
fibre che forniscano un sufficiente aumento di resistenza a trazione, in
qualunque direzione. In particolare calcestruzzi rinforzati con fibre di acciaio,
con un’adeguata porosità, mostrano un’ottima resistenza a cicli di gelo-disgelo
rispetto a calcestruzzi dalle stesse caratteristiche non rinforzati.
2.1.4 ESPOSIZIONE AL FUOCO.
I conglomerati mostrano generalmente una resistenza piuttosto scadente nei
confronti dell’incendio nonché della esposizione a forti aumenti di temperatura:
la ridotta porosità, infatti, ostacola la migrazione del vapore acqueo, prodottosi
internamente al manufatto per effetto della evaporazione dell’acqua assorbita, il
risultato è quello di promuovere indesiderati effetti di delaminazione e scoppio
superficiale del copriferro (spalling). Le fibre, se presenti in basse percentuali,
non alterano significativamente il comportamento del materiale e quindi non
influiscono sulle caratteristiche di resistenza ultima degli elementi in
calcestruzzo. Tuttavia la presenza di fibre non metalliche (anche a bassi
dosaggi) può ridurre drasticamente il fenomeno di spalling grazie alla fusione
delle fibre, dovuta all’innalzamento della temperatura prodotto (a 150-170 °C
circa), che lascia all’interno della matrice una porosità aggiuntiva in cui il
vapore prodotto può liberamente espandersi riducendo la pressione responsabile
dei fenomeni di espulsione del calcestruzzo.
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
23
2.2 COMPORTAMENTO MECCANICO.
La presenza di un certo numero di fibre in una matrice cementizia può favorire
l’effetto di bridging, in altre parole la trasmissione della tensione attraverso una
fessura, provocando anche un aumento della resistenza massima del composito.
Lo sviluppo e l’aumento di dimensioni delle fessure chiama in gioco l’ausilio di
fibre più lunghe per poter ottenere il fenomeno di bridging, che può essere alla
base dell’arresto della propagazione delle fessure in un materiale. Come si vede
dalla figura 9 combinando fibre di varie dimensioni nel conglomerato
fibrorinforzato si può ottenere un aumento nella resistenza massima, oltre al
raggiungimento di una tenacità post picco.
Figura 9: Diverse misure delle fibre e loro comportamento nel grafico sfrozo-deformazione
[S.P. Shah, 1991] In generale si può affermare che la vicinanza tra le fibre in un FRC è una
caratteristica richiesta per garantire che l’avanzamento della propagazione della
frattura venga bloccato o comunque fortemente rallentato.
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
24
Ciò è legato al fatto che dopo la frattura della matrice cementizia, dell’energia
addizionale deve essere spesa per estrarre le fibre dall’impasto fessurato, se si
vuole che la frattura si propaghi.
Il parametro legato alla quantità di energia assorbita nel momento in cui una
frattura incontra una fibra è la superficie specifica delle fibre. La figura
successiva mostra i modi nei quali le fibre entrano in gioco per assorbire energia
e per controllare l’aumento della fessura. Sono rappresentati la rottura della
fibra (fenomeno non frequente), il pull-out della fibra, il fenomeno di bridging,
cioè il passaggio della tensione da un lato all’altro della fessura e infine il
fenomeno del distacco tra fibra e matrice.
Figura 10: Metodi di assorbimento di energia da parte delle fibre. [F. Zollo, 1996]
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
25
Come si è detto, quando si forma una fessura nel materiale composito, le fibre
che lo attraversano normalmente non si spezzano, ma continuano a resistere
ulteriormente anche al progredire dell’apertura grazie al fenomeno di bridging.
L’efficacia di questo fenomeno va a influenzare i vari modi di rottura del
materiale. Se le fibre si rompono o si estraggono durante la fase iniziale della
formazione della prima fessura, o se dopo il suo sviluppo non riescono più a
trasferire lo sforzo, allora la resistenza di prima fessurazione corrisponde alla
resistenza ultima. In questo caso la deformazione successiva del materiale è
influenzata dallo sviluppo di questa fessura. Questo comportamento è noto
come “softening”, o comportamento degradante (figura 2 a). Se, diversamente,
le fibre sono in grado di sopportare ulteriore carico dopo la formazione della
prima fessura allora si formeranno altre fratture. Questo fenomeno di
fessurazione multipla permette al materiale di possedere un comportamento
“hardening”, detto anche incrudente (figura 2 b), con conseguente aumento
notevole dell’energia assorbita e, quindi, della duttilità.
2.3 CONCETTI DI MECCANICA DELLA FRATTURA.
I processi di danneggiamento nei compositi fibrorinforzati sono dovuti
principalmente alla formazione e propagazione di microvuoti e di microfessure
nella matrice cementizia. I modelli micromeccanici attualmente sviluppati, in
grado di cogliere la risposta meccanica del FRC, sono basati sulla meccanica
della frattura, perciò in questo paragrafo sono riportati alcuni concetti
fondamentali di meccanica della frattura.
La meccanica della frattura può essere studiata sia nell’ambito lineare sia in
quello non lineare. Per quel che riguarda lo studio lineare, saranno richiamati il
criterio energetico di Griffith per la propagazione di una fessura, la definizione
dei fattori di intensificazione delle tensioni, il criterio di frattura di Irwin e la
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
26
relazione tra i due approcci energetico (Griffith) e tensionale (Irwin). Lo studio
non lineare della frattura invece non è trattato in questa sede.
2.3.1 CRITERIO ENERGETICO DI GRIFFITH
La meccanica della frattura elastica lineare (LEFM) ha le sue origini nel 1920
quando l'ingegner A. A. Griffith affrontò la dinamica fessurativa dei materiali
con un approccio energetico. Egli intuì che nella fase di propagazione di una
fessura si compie lavoro; nell'ipotesi di un corpo che si sta deformando
elasticamente e che gli effetti dell'energia cinetica delle parti fratturate siano
trascurabili, questo lavoro di frattura (che assorbe energia) viene alimentato a
spese dell'energia elastica immagazzinata nel materiale sottoposto a sforzo di
trazione. Prima di allora non si riusciva a spiegare perché la reale resistenza dei
materiali fragili fosse significativamente inferiore a quella prevista teoricamente
Prendiamo il caso del vetro: è un materiale che avrebbe una resistenza teorica
alla trazione incredibilmente elevata, se non fosse che essendo così
drammaticamente fragile, una qualunque fessura infinitesimale (sulla superficie
del vetro normalmente ce ne sono a migliaia) fa crollare la sua resistenza.
Griffith dimostrò che tale differenza è legata alla concentrazione di tensioni che
si sviluppa alle estremità delle fessure presenti nel materiale. Infatti, se un foglio
di materiale elastico perfettamente fragile è uniformemente teso, le linee di
flusso delle tensioni sono dritte e parallele alla direzione dello sforzo. Forando il
pannello, le linee di flusso sono costrette ad aggirarlo e si genera una
concentrazione di tensioni alle estremità del foro (vedi figura 11).
La concentrazione è più elevata quanto più il foro tende ad assumere la forma di
una fessura. Sufficientemente lontano dal foro invece la distribuzione delle
tensioni risulta non disturbata dalla presenza del difetto.
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
27
Figura 11: Linee di flusso delle tensioni principali in una lastra sottile soggetta a tensioni uniformi all’infinito: (a) lastra fessurata, (b) lastra non fessurata [Marfia, 2007].
Il valore delle tensioni che si sviluppano alle estremità di una fessura sono state
calcolate da Inglis (1913) come il caso limite della soluzione del foro ellittico.
Dalla soluzione di Inglis, Griffith ha dedotto che il classico criterio di resistenza
non poteva essere applicato nel caso di materiali fragili fessurati, in quanto
all’estremità della fessura, la tensione tende all’infinito indipendentemente dal
valore del carico applicato. Inoltre osservò che per fare formare o propagare la
fessura, una certa quantità di energia per unità di area deve essere fornita al
materiale per vincere la resistenza di coesione presente tra le molecole ai due
lati della fessura. Tale energia risulta nell’ambito della LEFM una costante del
materiale (energia elastica che riesce a immagazzinare il materiale) mentre in un
ambito più generale può dipendere dalla evoluzione del processo di
fessurazione.
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
28
Un problema fondamentale della meccanica della frattura è valutare le due
aliquote di energia, quella disponibile per l’avanzamento della fessura e quella
necessaria per l’evoluzione del processo di fessurazione.
Figura 12: Crescita di una fessura in un elemento strutturale: (a) situazione iniziale, (b) crescita della
fessura nel piano in seguito ad un incremento di carico [Marfia, 2007]. Se si considera una lastra di spessore b caratterizzata dalla presenza di una
fessura di lunghezza a (vedi figura 12) l’energia necessaria per fare avanzare la
fessura di una quantità infinitesima !", in presenza di un fissato livello di
carico, risulta:
!"! = !! !" !
Dove !" è il rilascio critico di energia detto anche energia di frattura. L’energia
totale fornita alla struttura in un processo infinitesimo considerato, pari al lavoro
delle forze esterne !", può essere divisa in due aliquote, una immagazzinata
come energia elastica !" e l’altra disponibile sia per guidare altri processi !"!
sia per generare energia cinetica !" . Quando il fenomeno è quasi statico
(!" = 0) e la frattura è l’unico processo che consuma energia, risulta:
!" − !" = !"! = ! !" !
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
29
La quantità ! è una funzione che dipende dalle condizioni geometriche e dalle
condizioni al contorno attuali e non dalla loro evoluzione.
Il criterio di Griffith ha la seguente formulazione generale:
! < !! !" = 0 !" = 0 ⇒ Assenza di propagazione (stabile); ! = !! !" ≥ 0 !" = 0 ⇒ Propagazione quasi-statica; ! > !! !" > 0 !" > 0 ⇒ Propagazione dinamica (instabile).
Queste condizioni spiegano che nel caso l’energia disponibile fosse minore di
quella necessaria la fessura non si propaga e la struttura rimane stabile, se
l’energia disponibile uguagliasse quella necessaria, la fessura potrebbe
propagarsi staticamente cioè in presenza di forze di inerzia trascurabili, infine se
l’energia disponibile superasse quella necessaria, la struttura diventa instabile e
la fessura può propagarsi dinamicamente. Tradotto in pratica, questo vuol dire
che per fessure piccole (microfessure), la propagazione dell’apertura è un
processo energeticamente dispendioso e non avviene spontaneamente; superata
tuttavia una certa lunghezza, detta critica, la propagazione della stessa libera
energia e diventa da quel momento un processo spontaneo che si autoalimenta,
e quindi implacabile fino al raggiungimento della crisi.
Il problema centrale è la determinazione dell’aliquota di energia disponibile alla
propagazione della fessura !"!.
Si consideri ancora la struttura piana con il difetto iniziale di lunghezza a
soggetto a un carico concentrato, rappresentata in figura 12, dove u è lo
spostamento del punto di applicazione del carico. Se si considera un processo
generale dove sia lo spostamento u sia la lunghezza della fessura a possono
variare, l’equazione diviene:
! !" ! = !" − !" = ! !, ! !" −!" !, !!" !
!" +!" !, !!" !
!"
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
30
dove !",!",!" ! !" sono le variazioni rispettivamente della lunghezza della
fessura, del valore dello spostamento, del lavoro dei carichi esterni e
dell’energia di deformazione.
Richiamando il secondo teorema di Castigliano:
! !, ! = !" !,!!" !
si può valutare !:
! = ! !, ! = −1!
!" !, !!" !
Questo risultato mostra che il rilascio specifico di energia è pari alla derivata
dell’energia elastica ! rispetto alla lunghezza della fessura ! eseguita
mantenendo lo spostamento costante. Un ragionamento analogo si può
sviluppare utilizzando il carico applicato ! al posto dello spostamento ! come
variabile indipendente e introducendo l’energia complementare !∗(!, !) ,
funzione di ! e !. Seguendo la stessa procedura, l’energia di rilascio ! si può
valutare come derivata dell’energia complementare !∗rispetto ad ! mantenendo
il carico applicato ! costante:
! = ! !, ! = −1!
!!∗ !, !!" !
Questo risultato può essere considerato valido in generale perché anche in
presenza di carichi distribuiti è sempre possibile definire una forza ! ed uno
spostamento ! generalizzati e calcolare il carico esterno con la formula
seguente:
!" = ! !"
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
31
In particolare Griffith applicò il criterio energetico per valutare la propagazione
della fessura in una lastra infinita uniformemente tesa e intagliata da una fessura
di lunghezza 2!, rappresentata in figura 13. Dimostrò che l’energia specifica
rilasciata da una lastra di spessore unitario soggetta ad una tensione uniforma !,
dovuta alla presenza di una fessura di lunghezza 2!, risulta:
Figura 13: (a) Lastra soggetta a tensione uniforme all'infinito; (b) tensione di rottura in funzione della
lunghezza della fessura ottenuta con il principio di Griffith [Marfia, 2007].
! = !!!!!
!!
Dove !! è pari al modulo elastico ! in uno stato piano di tensione mentre vale
!/ (1 – !!) in uno stato piano di deformazione. Dall’equazione che esprime la
condizione di propagazione quasi-statica della fessura e dall’equazione appena
scritta si ottiene il criterio di rottura e l’andamento della tensione di rottura in
funzione della semilunghezza della fessura !.
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
32
!! =!′!!!"
Dalla semplice inversione di quest’ultima equazione si può calcolare la
semilunghezza critica della fessura, !! in corrispondenza della quale si verifica
la propagazione per un determinato carico applicato !.
In figura 13 è rappresentato l’andamento della !! in funzione di ! dato dall’
ultima equazione scritta. Si può notare come al tendere di ! a zero la resistenza
del materiale tenda all’infinito, mentre al tendere di ! all’infinito la resistenza
del materiale si annulli. Se si suppone l’esistenza di una resistenza intrinseca del
materiale !! si può definire una semilunghezza !! pari a:
!! =1!!!!′!!!
sotto alla quale lo snervamento a trazione precede la propagazione della fessura.
La semilunghezza !! può essere vista come la dimensione del difetto
preesistente nel materiale.
2.3.2 CRITERIO LOCALE O TENSIONALE DI IRWIN.
Il problema della LEFM è stato riformulato in termini dello stato tensionale
all’apice della fessura da Irwin (1957), il quale ha anche dimostrato
l’equivalenza tra l’approccio locale da lui proposto e quell’energetico globale di
Griffith. Irwin mostrò come la presenza di una fessura in un corpo modifica il
comportamento lineare elastico e isotropo del corpo solo in una ristretta zona
all’estremità della fessura. In questa zona, infatti, si verifica una concentrazione
di tensioni.
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
33
Inoltre Irwin osservò che le dimensioni, la forma e le condizioni al contorno del
corpo non hanno alcuna influenza sull’andamento di tali tensioni ma solo sulla
loro intensità. Un approccio generalmente usato è quello di dividere lo stato di
tensione in tre stati elementari detti modo I, II e III e rappresentati in figura 14.
Il Modo I, detto anche ’opening mode’, è caratterizzato da uno stato di tensioni
piane e simmetriche che genera un’apertura della fessura, cioè spostamenti delle
facce dell’apertura normali al loro piano. Il Modo II, detto anche ’in-plane
shear/sliding mode’, si riferisce a uno stato di tensioni piane antisimmetriche
che causa uno spostamento relativo delle facce della fessura nel loro piano. Il
Modo III, detto anche ’anti-plane shear/tearing mode’, è caratterizzato da uno
stato di tensioni che generano uno spostamento relativo delle due facce fuori dal
loro piano.
Figura 14: tre possibili modi di deformazione della fessura: (a) MODO I “opening mode”; (b) MODO II
“sliding mode”; (c) MODO III “tearing mode” [Marfia, 2007].
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
34
Per calcolare la concentrazione di tensione che avviene all’estremità di una
fessura in un corpo elastico, è necessario risolvere matematicamente il problema
di corpi elastici contenenti fessure. Tale problema è molto complesso da un
punto di vista matematico ed è possibile arrivare a soluzioni in forma chiusa
solo in casi semplici per esempio nel caso di solidi bidimensionali infinitamente
estesi soggetti al Modo I, II o III di frattura.
Se si considera un solido bidimensionale infinito soggetto a uno stato piano di
tensioni o di deformazioni, come rappresentato in figura 15, e si assume un
sistema di riferimento ortogonale !! − !! con !! coincidente con l’asse della
fessura, il campo tensionale vicino all’apice è definito dalle relazioni seguenti:
!!! =!!
(2!")!/! cos!2 1 − sin
!2 sin
3!2
!!! =!!
(2!")!/! cos!2 1 + sin
!2 sin
3!2
!!" =!!
(2!")!/! cos!2 sin
!2 sin
3!2
Dove ! e ! sono le coordinate polari locali con origine all’apice !! = ±! della
fessura (vedi figura 15) e !! è il cosiddetto fattore di intensificazione delle
tensioni (stress intensity factor) relativo al Modo I di frattura. Nell’ipotesi di
deformazioni piane la componente !!! della tensione si può determinare con la
usuale formula:
!!! = ! !!! + !!!
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
35
Figura 15: (a) Lastra soggetta a tensioni uniformi all'infinito; (b) particolare della fessura [Marfia, 2007].
Si deve sottolineare che le espressioni delle componenti della tensione sono
valide solo in prossimità della fessura cioè quando il rapporto !/! tende a zero.
Inoltre le tensioni sono caratterizzate da un andamento asintotico con
singolarità !!! ! . La potenza −1/2 e le funzioni della variabile polare !
presenti nelle relazioni citate non dipendono dalle condizioni all’infinito ma
solo dalle condizioni al contorno sulle due facce della fessura. Il campo
tensionale all’estremità della fessura è determinato perciò univocamente dal
fattore d’intensificazione !! che è funzione della lunghezza della fessura, delle
condizioni all’infinito e per lastre finite, delle condizioni al contorno. Le
dimensioni fisiche di !! risultano [! ][!]!!/! . Per il caso esaminato !! è dato
dall’espressione:
!! = σ !"
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
36
In generale l’andamento delle tensioni risulta asintotico in tutti i corpi fessurati
indipendentemente dalla loro geometria mentre il fattore di intensificazione
delle tensioni dipende dalla configurazione geometrica, dalle condizioni al
contorno e da una dimensione caratteristica del corpo e può essere espresso, nel
caso di fessure in mezzi infiniti o in strisce infinite, come prodotto del fattore di
intensificazione delle tensioni nel caso di singola fessura in un mezzo infinito
per un coefficiente !! :
!! = !!σ !"
Il coefficiente !! risulta funzione di una dimensione caratteristica del corpo e
della lunghezza della fessura.
Lo spostamento !! in direzione !! dei punti lungo la faccia della fessura
(! = !) è caratterizzato da un andamento parabolico avente tangente parallela
all’asse !! all’apice ed è dato dalla seguente formula:
!! ! = ! =2!!
!!!!
Sostituendo l’espressione di !! in quest’ultima, l’apertura della fessura, la COD
(crack opening displacement) si ottiene come somma dello spostamento della
faccia superiore ed inferiore della fessura.
! = !!! − !!! =4!!′ !
Per un corpo soggetto a diversi sistemi di carico che generano differenti modi di
frattura, il campo tensionale all’apice della fessura può essere determinato
utilizzando la sovrapposizione delle tensioni prodotte da ogni singolo modo,
infatti, le espressioni con cui si sono trovate le !!!,!!! ! !!" e i fattori di
intensificazione delle tensioni sono stati determinati nell’ambito dell’elasticità
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
37
lineare e dipendono linearmente dai carichi applicati quindi si può applicare il
principio di sovrapposizione degli effetti. La generica componente di tensione
risultante può essere espressa dalla seguente formula:
!!" =1
(2!")!/! !!!!"! ! + !!!!!"!! ! + !!!!!!"!!!(!)
dove !!"! , !!"!! e !!"!!! sono funzione di ! e !! , !!! , !!!! sono i fattori di
intensificazione delle tensioni relativi ai vari modi.
Se ogni modo di deformazione è generato da diversi sistemi di carico anche in
questo caso si può usare la sovrapposizione degli effetti per determinare il
fattore d’intensificazione delle tensioni globale per ogni singolo modo, ad
esempio !! può essere calcolato con la seguente espressione valida anche per
!!! e !!!! :
!! = !!! + !!! + !!!+. . .+!!"
dove !!" è il fattore di intensificazione delle tensioni del Modo I relativo al
sistema di carico j-esimo.
Si può adesso introdurre il criterio di Irwin per la frattura di materiali fragili.
Secondo questo criterio la fessura si propaga quando il fattore d’intensificazione
delle tensioni !! che definisce il campo tensionale all’apice, raggiunge un
valore critico !!" . Il fattore d’intensificazione critico !!" , detto anche
”resistenza della frattura” (fracture toughness), che è una costante del materiale.
Nel Modo I il criterio è espresso dalle seguenti formule:
!! < !!" ⇒ Assenza di propagazione stabile ;
!! = !!" ⇒ Propagazione quasi statica;
!! > !!" ⇒ Propagazione dinamica instabile .
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
38
2.3.3 EQUIVALENZA DELL’APPROCCIO TENSIONALE DI IRWIN CON
L’APPROCCIO ENERGETICO DI GRIFFITH.
Irwin (1957) dimostrò l’equivalenza tra la formulazione energetica globale e
quella tensionale locale nel problema della propagazione delle fessure in
materiali fragili. Ricavò la relazione tra l’energia di rilascio ! , pari alla
variazione dell’energia potenziale totale del sistema corrispondente ad un
incremento unitario della fessura, e il fattore di intensificazione delle tensioni
!!,!!,!!! che definisce il campo di tensioni all’apice della fessura. Per ottenere
tale relazione Irwin esaminò il caso di una lastra infinita caratterizzata dalla
presenza di un difetto iniziale di lunghezza 2! e da spostamenti bloccati al
contorno, costituita da materiale perfettamente fragile, in uno stato di tensioni o
deformazioni piane. Si consideri il Modo I di frattura e si immagini di fare
avanzare la fessura di una quantità infinitesima !" nella direzione dell’asse !!.
Lo stato iniziale A e quello finale B sono rappresentati in figura 16. Lo stato A è
ottenuto introducendo una fessura di lunghezza !" , all’apice del difetto
preesistente, mantenuta chiusa da tensioni esterne di richiusura !!!! pari alle
tensioni !!! effettivamente presenti nello stato A.
Figura 16: Riduzione proporzionale delle tensioni di richiusura [Marfia, 2007].
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
39
Lo stato B è ottenuto riducendo tale campo di tensioni a zero in modo
proporzionale, cioè lo stato B rappresenta la completa apertura della fessura di
un tratto lungo !" in cui gli spostamenti risultano pari a !!!.
Essendo !" infinitesimo si può assumere che per !! ∈ [!, ! + !"] il campo di
tensioni !!!! e il campo di spostamenti !!! siano forniti rispettivamente dalle
equazioni:
!!! =!!
(2!")!/! cos!2 1 + sin
!2 sin
3!2
!! ! = ! =2!!
!!!!
valide solo in prossimità dell’apice della fessura. Gli stati intermedi come quello
rappresentato in figura 16 (b) sono caratterizzati da tensioni di richiusura ridotte
pari a !"!!! dove ! è un parametro scalare che vale 1 nello stato A e 0 nello stato
finale B. L’apertura della fessura deve anch’essa variare in modo lineare dal
valore nullo iniziale alla distribuzione di spostamenti finale !!! quindi in uno
stato intermedio si avrà un campo di spostamenti pari a (1 − ! ) !!!.
L’energia di rilascio ! può essere calcolata come variazione dell’energia
potenziale totale associata al processo di apertura del tratto da della fessura.
Il lavoro elementare per unità di area compiuto in un dato punto dalle tensioni di
richiusura !!! quando la fessura si apre di !"! è dato da −!!!!"! dove il segno
meno è dovuto alla diversa orientazione delle tensioni e degli spostamenti. Il
lavoro esterno per unità di superfice in uno stato intermedio in cui il parametro
! varia di !" è fornito dall’espressione:
!!"!"# = − !!!!! ! 1 − ! !!! = −!!!!! −!" !!!
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
40
dove ! è lo spessore del corpo. Integrando rispetto a τ si ottiene il lavoro totale
per unità di area passando dallo stato A allo stato B:
!"!!!
!"# = !!!! !!! ! !" = −12
!
!!!!! !!!
Il lavoro totale compiuto dalle forze di richiusura risulta pari alla variazione di
energia elastica, perché, per le particolari condizioni al contorno, il lavoro
compiuto dalle forze applicate all’infinito risulta nullo, ed è ottenuto integrando
l’equazione sopra scritta rispetto ad r :
!!−!! =!!!! = −12 !!!! !!!
!"
!!"
Dall’equazione delle !!! ponendo θ = 0 il campo di spostamento !!!! risulta:
!!!! =!!!
2!"
dove ! ha origine all’apice della fessura nello stato A, mentre il campo di
spostamenti !!! si ottiene dall’equazione di !! .
!!! =2!!
!′! !!
!
dove !′ ha origine all’apice della fessura nello stato B. operando il cambio di
variabili !! = !" − ! nell’ultima equazione e sostituendo sia quest’ultima
che la precedente nell’equazione del lavoro si ottiene:
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
41
!" = −!2!!!!!!
!!!!" − !! !"
!"
!= −!
2!!!!!!
!!! !"
Tenendo in conto che per condizioni fisse al contorno l’equazione
! !" ! = !" − !" = ! !, ! !" −!" !, !!" !
!" +!" !, !!" !
!"
diviene: ! !" ! = −!" e che !!! → !!! !"# !" → 0 si ottiene la relazione tra
l’energia di rilascio e il fattore di intensificazione delle tensioni di Irwin:
! =!!!
!!
Si può inoltre determinare la relazione tra l’energia di frattura critica !! ed il
fattore di intensificazione critico delle tensioni !!" che nel Modo I è fornita
dalla seguente formula:
!! =!!"!
!!
Tal equazione esprime l’equivalenza tra il criterio di propagazione della frattura
locale o tensionale proposto da Irwin e quello globale o energetico proposto da
Griffith.
2.4 RUOLO DELLE FIBRE NELLA PROPAGAZIONE DELLA
FRATTURA.
Con riferimento alla teoria di Griffith, possiamo osservare come per materiali
tenaci (come l’acciaio) il lavoro di frattura sia talmente elevato da richiedere
una cricca piuttosto lunga per innescare la propagazione della fessura.
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
42
Al contrario materiali fragili come il calcestruzzo presentano lunghezze critiche
molto più limitate, sono sufficienti cricche di dimensioni minime per provocare
la rottura del materiale. Tuttavia anche materiali fragili, se opportunamente
rinforzati, possono assumere caratteristiche di tenacità sconosciute; Un
fenomeno molto importante da questo punto di vista per i materiali compositi è
il famoso fenomeno di Cook-Gordon.
J. Cook e J. E. Gordon studiarono negli anni '60 cosa accadeva alle fessure in un
solido in materiale composito. La loro attenzione si rivolse in particolare alla
fessura in propagazione quando sta per raggiungere la zona di separazione tra i
due componenti del materiale. Trovarono che, per un complicato equilibrio di
forze in gioco, in corrispondenza dell'apice di una fessura, non solo si hanno
forze di trazione in direzione perpendicolare alla fessura (quindi nella direzione
dello sforzo applicato all'intero corpo) che tendono ad allargare ulteriormente la
fessura, ma sono presenti anche tensioni in direzione parallela alla fessura.
Queste ultime sono più acute non in corrispondenza dell'apice ma bensì poco
sotto (si veda la figura 18).
Figura 17: Fasi del processo di attivazione del fenomeno Cook-Gordon [fibrepercalcestruzzi]
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
43
Figura 18: Tipi di tensione all'interno di un solido posto in trazione [fibrepercalcestruzzi].
Cook e Gordon si resero conto che in un materiale composito, quando la fessura
in propagazione sta per raggiungere la zona di separazione tra i due componenti
del materiale, le forze parallele alla fessura molto spesso tendono a separare tra
loro i due materiali (vedi figura 17). Questo meccanismo crea una seconda
microfessurazione sul cammino della fessura principale; quando questa, nel
propagarsi ulteriormente, incontra la nuova microfessura indotta (disposta
perpendicolarmente alla prima), ne è intrappolata. In altri termini è come se la
fessura avesse un raggio molto maggiore, e quindi il fattore di moltiplicazione
degli sforzi all'apice crolla bruscamente, alleviando le tensioni localmente e
arrestandone la propagazione.
La presenza di fibre all’interno di un materiale composito presenta diversi
vantaggi, infatti, l’azione di quest’ultime va a costituire una sorta di reticolo
tridimensionale che aiuta a distribuire meglio gli sforzi che attraversano l'opera
in calcestruzzo, aumentando la resistenza del manufatto stesso sia quando esso è
perfettamente sano, sia qualora vi dovessero essere delle micro-fratture (anche
interne).
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
44
In tal caso, infatti, alla presenza di un calcestruzzo adeguatamente fibro-
rinforzato, la fessura sarebbe attraversata da un fascio di fibre che crea una sorta
di continuità strutturale, il quale andrebbe ad alleviare le sollecitazioni sul
calcestruzzo stesso, specialmente in corrispondenza dell'apice della fessura.
Inoltre il reticolo 3D creato dalle fibre, nel caso delle fibre strutturali, consente
di avere una certa resistenza anche qualora il calcestruzzo si fosse del tutto
fratturato, proprio in virtù della miriade di microfilamenti che attraverserebbero
la frattura, capaci di sostenere limitati carichi strutturali (questo solamente per
alcuni modelli di fibre).
Infine, le fibre hanno una caratteristica formidabile, cioè quella di creare
moltissime micro-superfici di separazione tra fibra e matrice cementizia,
disperse in tutto il volume del manufatto e orientate in tutte le direzioni. Alla
presenza di una fessura in propagazione (cosa non infrequente, data la
caratteristica fragile del calcestruzzo indurito), esse vanno a costituire tantissime
piccole trappole di Cook-Gordon nel momento in cui la fessura dovesse
incontrare la fibra lungo il suo tragitto, molto spesso arrestandone
l'avanzamento con successo.
Si spiegherà ora il concetto in precedenza accennato dell’effetto bridging delle
fibre, ovvero quell’azione che permette a un calcestruzzo fibrorinforzato di
trasmettere sforzi anche attraverso fessure della matrice cementizia.
Basandosi sul concetto di slegamento contro la forza d’attrito data dalle ! e sul
concetto di una fibra inclinata che agisce come corda flessibile attraverso la
fessura , Li è riuscito a derivare lo stress di bridging delle fibre, integrando il
contributo individuale delle fibre posizionate a varie distanze dal centro della
fessura nella matrice (z), e a varie orientazioni ! relative alla direzione del
carico di trazione. Per un materiale composito con una frazione volumetrica di
fibre !! , di lunghezza !! e diametro !! , il bridging stress !! può essere
calcolato con la seguente espressione in funzione dell’apertura della fessura !:
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
45
!!(!) =4!!!"!!
! ! ! !!!/! !"#!
!!!! !
!/!
!!!!" !"
dove ! ! è la forza di bridging espressa da una singola fibra con una
lunghezza d’ancoraggio di l e un angolo d’orientazione !:
! ! =!2 1 + ! !!!!!!"
!!!!" !"# ! < !!
! ! = !"#!! 1 −! − !!! !!" !"# ! < ! < !! + !
! ! = 0 !"# !! + ! ≤ !
dove !! ≡ 4!!!/ 1 + ! !!!! e ! ≡ !!!!/!!!!. Con !!e!! rispettivamente
il modulo di Young e la frazione di volume nella matrice del materiale che
contiene le fibre mentre !!è il modulo di Young delle fibre.
Sostituendo le equazioni sopra scritte in quella della !! e assumendo una
casualità tridimensionale uniforme per le funzioni di densità di probabilità ! !
e ! ! si ottiene lo stress di bridging delle fibre pre-picco.
!! ! = !! 2!!∗
!!−!!∗
!"# 0 ≤ ! ≤ !∗
dove !! ≡ !"!! !! !! /2,! ≡ ! (!!/2) e dove:
!∗ ≡2!
1 + ! !!!!!!
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
46
che corrisponde al valore massimo attendibile di !! per le fibre con la massima
lunghezza d’ancoraggio pari a !!/2. Il fattore di smorzamento ! in quest’ultima
equazione è definito in termini di coefficiente di smorzamento !:
! ≡2
4 + !! 1 + !!"!
lo stress post picco rapportato all’apertura della fessura può essere derivato
dall’equazione di!!(!) usando solo l’equazione di !(!)e il risultato è espresso
dalla seguente equazione:
!! ! = !! 1 − ! − !∗ ! !"# !∗ < ! ≤ 1
Si è riscontrato che i risultati di quest’equazione sono comparabili con i dati
sperimentali ottenuti da provini sia con fibre metalliche sia con quelle
polimeriche. Nel ricavare le equazioni di !! ! è necessario prestare attenzione
a scontare il contributo di quelle fibre che sono scivolate fuori dalla matrice.
Questo aiuta ad eliminare il contributo di tutte quelle fibre con lunghezza
d’ancoraggio ! minore dell’apertura della fessura nel processo d’integrazione
per ottenere !! ! .
Le forze d’attrito ! possono essere espresse da una funzione di scivolamento
locale, per fare ciò è stata impiegata una comoda forma polinomiale che sembra
descrivere bene i dati sperimentali per il pull-out delle fibre:
! !! = !! + !!!! + !! !! !
dove le costanti !!, !! ! !!devono essere determinate sperimentalmente per
ogni combinazione di fibre, matrice e tipologia di processo produttivo.
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
47
Questo perché lo slittamento locale precedentemente alla rottura completa è in
generale molto basso quindi si può semplificare quest’ultima equazione in:
! ! = !! !"# ! ≤ !∗
! ! = !! + !!! + !! !! !"# ! > !∗
Bisogna considerare inoltre che una fessura nella matrice che si avvicina a una
fibra isolata può essere intrappolata grazie all’interfaccia di separazione formata
dalla fibra stessa (effetto Cook-Gordon). Osservazioni dirette di quest’effetto
per mezzo di microscopi SEM suggeriscono che le superfici di distacco possono
estendersi da 200!" fino a oltre 1000 !", questo dipende probabilmente dalla
disomogeneità dell’interfaccia della microstruttura. Di conseguenza ci si aspetta
uno spostamento addizionale !!" legato allo stiramento elastico della lunghezza
di separazione ! , poi chiamata parametro Cook-Gordon. Per una singola fibra,
lo spostamento addizionale può essere stimata come segue:
!!" =4!"!!!!!!
sostituendo quest’equazione nell’equazione d’integrazione di !!, !!" può essere
scritta come:
!!" =4!"!!!!
!!
quindi la larghezza totale della fessura w può essere approssimativamente data
da:
! = ! + !!"
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
48
Questa procedura permette di calcolare lo stress di bridging della fibra
indirettamente come funzione della larghezza totale della fessura w. Infine, va
riconosciuto che alla formazione di una crepa nella matrice, e prima della
formazione di un eventuale frattura, la fibra si trova già in uno stato stressato. Il
livello del pre-stress !!"! può essere stimato dalla spartizione del carico tra fibra
e matrice nel punto di rottura della matrice. Questo porta a:
!!"! = !!!!!!"!!!!
dove !!" è la deformazione di fessurazione della matrice, tipicamente intorno
al 0.02% per i materiali cementizi, e !! and !!sono rispettivamente il fattore
d’efficienza per l’orientazione e il fattore d’efficienza per la lunghezza. Ci si
aspetta che il pre-stress della fibra si riduca con l’avanzare del processo di
separazione, e che si riduca a 0 quando la fibra è completamente espulsa.
Ovvero quando !⟶ !∗. Come prima approssimazione si può assumere che il
livello di pre-stress diminuisca linearmente con l’apertura della fessura, così
che:
!!" ! =!!"! !∗ − !
!∗ !"# ! < !∗
!!" ! = 0 !"# ! ≥ !∗
dove
!∗ = !∗ + !!"(!! = !!)
risulta che lo stress di bridging che la fibra riesce a sopportare prima di
collassare è formato da due componenti, cioè:
!!" ! = !! ! + !!"(!)
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
49
2.5 PROVE CARATTERIZZANTI IL COMPORTAMENTO DEI
CALCESTRUZZI FIBRORINFORZATI.
Le metodologie di prova impiegate per normali materiali cementizi non sempre
possono essere estendibili anche ai materiali fibrorinforzati, questo perché nei
calcestruzzi ordinari si adotta l’ipotesi di comportamento elastico fino a rottura,
i materiali fibrosi invece presentano un comportamento elastoplastico. Tale
comportamento deve essere assolutamente valutato, perché è proprio
quest’aspetto che fornisce al calcestruzzo fibrorinforzato quelle caratteristiche
tipiche per il quale è utilizzato.
2.5.1 COMPRESSIONE
I materiali cementizi ed in particolare i calcestruzzi presentano ottime resistenze
meccaniche a compressione, quindi lo studio degli effetti dati dall’aggiunta di
fibre è stato incentrato su quelle caratteristiche dei materiali che non sempre
risultano soddisfacenti, come la resistenza a trazione, a flessione e ad urto.
Tuttavia grazie alla semplicità di prova e all’elevata diffusione dei dispositivi di
prova, sono numerose le esperienze e i dati sulla resistenza meccanica a
compressione. I materiali cementizi presentano una microstruttura ricca
d’imperfezioni e piccole fessure che tendono a espandersi e a propagarsi fino a
rottura quando il materiale è soggetto a sollecitazioni di compressione. Gli
aggregati presenti possono ostacolare o favorire la propagazione delle fessure. Il
primo caso si verifica quando c’è buona adesione tra aggregato e malta
cementizia. In questo caso la fessura, per deviare intorno ai granuli dell’inerte,
deve allungare il suo tragitto, e quindi richiede un’energia maggiore per
propagarsi, e tutto ciò provoca un aumento del carico sopportabile. Nel secondo
caso invece la presenza di difetti nell’interfaccia tra pasta cementizia e
aggregato può favorire la propagazione della fessura.
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
50
Per tutto ciò che è stato in precedenza esposto, si potrebbe concludere che la
presenza di fibre dovrebbe aumentare la resistenza a compressione, in quanto le
fibre contrastano la propagazione delle fessure nella direzione ortogonale a
quella del carico. In realtà l’aumento della resistenza a compressione è minore
del previsto a causa di scorrimenti tra fibre e matrice, infatti, aumentano talvolta
di pochi punti percentuali, secondo il dosaggio, qualora non siano esattamente
uguali a quelli del materiale puro. Ciò si spiega col fatto che le fibre, sotto
l’azione di carichi assiali di compressione, si comportano come elementi snelli,
si destabilizzano e non oppongono alcuna resistenza nei confronti di
quest’azione.
Come si può osservare dal grafico successivo (figura 19), la resistenza a
compressione non è sostanzialmente influenzata dalla presenza di fibre,
qualunque sia la loro natura. Si ha un certo miglioramento del comportamento
nella fase discendente della curva sforzo-deformazione, dovuto al fatto che le
fibre contrastano l’apertura delle fessure.
Figura 19: Effetto dell’aggiunta di fibre di polipropilene ed acciaio sulla resistenza a compressione in
provini di calcestruzzo cilindrici [M. Collepardi, L.Coppola 1990].
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
51
2.5.2 TRAZIONE.
Lo studio di prove in cui il materiale viene sottoposto a tensione monoassiale
può permettere di giungere a risultati importanti. I tre tipici andamenti della
curva sforzo-deformazione sono indicati nella figura 20.
Figura 20: Curve sforzo-deformazione per diversi tipi di calcestruzzi fibrorinforzati
[D.J. Hannant, 2000].
Le curve B e C si basano sull’assunzione che lo sforzo nel materiale
fibrorinforzato cresca costantemente. Per le tre curve, il ramo OX definisce il
modulo elastico (!! ) del conglomerato non fessurato. Le curve A e C si
riferiscono a materiali in cui non ci sono abbastanza fibre da poter sopportare il
carico dopo una prima fase di sviluppo delle fessure continue nella matrice.
Nella curva A in particolare le fratture si formano in corrispondenza di X e le
fibre velocemente vengono espulse dalla matrice (crisi per pull-out) assorbendo
una certa quantità di energia. Questo è il tipico comportamento di compositi
abbastanza deboli come calcestruzzi rinforzati con fibre corte di polipropilene.
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
52
Nella curva C, l’alto carico richiesto per la propagazione della frattura porta a
un istantaneo rilascio di energia e ad un altrettanto istantaneo fenomeno di pull-
out, o anche rottura delle fibre. Comunque possono esistere microfratture stabili
prima del raggiungimento del picco di sforzo.
La curva B è tipica di materiali con una sufficiente concentrazione di fibre tale
da sopportare il carico quando nella matrice si creano e si sviluppano le fessure.
Il tratto orizzontale della curva è il risultato di fratture multiple a sforzo
costante, mentre il tratto successivo rappresenta la fase in cui le fibre iniziano a
staccarsi dalla matrice. Si può notare che nelle curve A e B le fibre non entrano
in gioco per aumentare significativamente lo sforzo relativo alla prima
fessurazione (!!).
È importante ora definire il volume critico di fibre, che in una fase fessurativa
permette di sopportare il carico a cui il composito era soggetto in una fase pre-
fessurativa. Si esprimono i volumi delle fibre e della matrice come frazioni del
materiale composito posto uguale a uno, si ottiene:
!! = !!!! + 1 − !! !!
!! = !!!! + !!(1 − !!)
dove:
− !! ,!! ! !! sono rispettivamente i moduli di Young del composito della
matrice e delle fibre.
− !! ,!! ! !! sono le tensioni relative rispettivamente al composito, matrice
e fibre.
− !!è la percentuale in volume di fibre.
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
53
Ponendo per ipotesi, !! = !! si ottiene:
!! = ! !!
con n coefficiente di omogeneizzazione:
! =!!!!
si riesce quindi a ottenere:
!! =!!
1 + ! − 1 !!
Si definiscono:
− !!" = deformazione corrispondente alla fessurazione della matrice.
− !! =sforzo relativo alla fessurazione.
− !!"#$% = volume critico di fibre.
− !!" = tensione di rottura della matrice.
− !!" = resistenza delle fibre o sforzo relativo al pull-out.
Al momento della creazione della fessura si ha:
!! = !!" e !! = !! !!"
sostituendo si ottiene:
!! = !!"#$% !! !!" + 1 − !!"#$% !!"
Dopo la creazione della frattura questo sforzo viene a gravare sulle fibre, si
suppone quindi che ci siano abbastanza fibre da sopportarlo, quindi il volume
delle fibre è pari a quello critico:
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
54
!! = !!"#$%!!"
Dall’uguaglianza delle ultime due equazioni si ottiene:
!!"#$% =!!"
!!" − !! !!" + !!"
Infine l’orientazione delle fibre può avere un grande effetto sulla
determinazione di !!"#$%, in quanto una distribuzione casuale delle fibre può
ridurre il numero di fibre stesse attorno ad una fessura. Per fibre che si sfilano
prima di rompersi, come accade solitamente per le fibre d’acciaio, studi hanno
mostrato che !!"#$% effettivo, chiamato !!"#$%,!"" cioè per una disposizione
casuale delle fibre, è pari a 2 volte al volume critico relativo al caso di
distribuzione allineata, trovato precedentemente nell’ultima relazione scritta.
Quest’amplificazione raggiunge valori maggiori nel caso le fibre si rompano
prima di sfilarsi; perché si verifichi ciò le fibre d’acciaio devono avere
lunghezze elevate, sviluppando quindi tensioni richieste per l’estrazione
maggiori di quelle di rottura.
Se questo valore critico del volume viene raggiunto, è possibile ottenere una
fessurazione multipla nella matrice. Questa è una situazione desiderabile in
quanto trasforma un materiale tipicamente fragile con una singola superficie di
frattura in un materiale decisamente più duttile. Il risultato al quale si vuole
tendere è quello di ottenere un grande numero di fessure che abbiano
un’apertura molto piccola; questo può ridurre molti problemi, tra i quali il
rischio di penetrazione di materiali aggressivi nella matrice. Grandi resistenze
dell’ancoraggio tra fibre e matrice aiutano a pervenire a questi risultati.
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
55
Figura 21: Relazione tra l'apertura della fessura e il volume di fibre [D.J. Hannant, 2000].
Il grafico precedente (fig. 21) mostra la relazione che intercorre tra l’apertura
media della frattura alla fine del fenomeno fessurativo e il volume delle fibre. Si
può notare che grandi variazioni del valore dell’apertura della fessura si hanno
per piccole variazioni di volume, quando questo volume assume percentuali
basse. Per ottenere risultati migliori bisogna utilizzare percentuali di fibre
comprese tra 2 e 5%. Dal punto di vista pratico le prove che portano allo studio
di questi fenomeni possono essere eseguite mediante l’utilizzo di macchine di
prova universali. Comunemente vengono usati campioni che si presentano sotto
forma di cilindretti di materiale fibrorinforzato, e sottoposti a classiche prove di
trazione per determinare la resistenza ultima a trazione. Per la natura fragile del
calcestruzzo, prove di trazione diretta sono difficili da portare a termine, ma se
correttamente eseguite possono fornire informazioni importantissime. Oggi
ancora non esistono metodi standard per le prove a trazione diretta, infatti, sono
state sviluppate diverse tipologie di prova che si basano su differenti modalità di
carico.
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
56
Per assicurare una riuscita ottimale della prova, il dispositivo di prova deve
soddisfare i seguenti requisiti minimi:
− L’apparecchiatura nel suo complesso deve essere abbastanza rigida da
poter evitare una fase di scarico non stabile dopo il raggiungimento del
picco massimo di carico.
− Non deve essere introdotto dal dispositivo di carico un disallineamento
del provino per evitare sollecitazioni di tenso-flessione.
− L’apparecchiatura deve presentare un’elevata rigidità rotazionale per
prevenire deformazioni flessionali nel provino.
Figura 22: Rappresentazione schematica di un dispositivo di prova a trazione diretta [Y.Wang, 1990].
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
57
Alla luce di ciò, spesso, questi tipi di prove vengono condotte con l’ausilio di
macchine (fig. 22) ad alta capacità, per le quali il massimo carico richiesto dalla
prova è solo una piccola percentuale del carico che possono offrire; questo
assicura una buona rigidità del dispositivo di prova. La deformazione della
macchina di prova, se presente, è dovuta alla scarsa rigidità delle giunzioni tra
cella di carico e ossatura vera e propria della macchina.
Come già detto, uno sbagliato posizionamento del provino può indurre sforzi
sconosciuti che possono compromettere i risultati della prova stessa. Questo
perché un posizionamento eccentrico del provino può causare sforzi flessionali.
Il processo di collasso del provino non intagliato comporta in successione:
− Una deformazione elastica lineare.
− La formazione di microfessure.
− Un addensamento di queste vicino ad un piano preferenziale.
− La formazione di macrofessure sul piano.
− La propagazione della fessura in tutto il piano.
− La trasmissione dello sforzo da una parte all’altra della fessura da parte
delle fibre.
Alla luce del fatto che tutti i provini contengono disomogeneità, potrebbe essere
introdotta una deformazione flessionale se non s’introducessero vincoli alla
rotazione degli estremi del provino. La figura seguente (fig. 23) mostra alcuni
dettagli del macchinario di prova:
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
58
Figura 23: Dettagli del dispositivo di prova per trazione diretta [Y.Wang, 1990].
L’apparecchiatura si compone di una coppia di due pesanti piatti in acciaio
saldamente collegati al resto del dispositivo di prova; un piatto è collegato alla
cella di carico, mentre l’altro ad un pistone. Il provino viene incollato mediante
adesivi epossidici ai due piatti. La maggiore rigidità della macchina rispetto al
provino è assicurata mediante l’eliminazione di ogni tipo di collegamento
“morbido”.
La misurazione dell’apertura delle fessure viene eseguita mediante due LVDT
(linear variable differential transformers), montati su due superfici laterali
opposte del provino. La prova viene eseguita utilizzando velocità costanti del
pistone. La macchina è a controllo di spostamento. La prova si divide in quattro
fasi, le prime due relative al posizionamento e all’incollaggio del provino ai
piatti, la terza parte consiste in una fase di carico ad una velocità ridotta del
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
59
pistone per poter mettere in luce in maniera più chiara i dettagli relativi al tratto
di ascesa del diagramma sforzo-apertura della fessura, mentre l’ultima parte si
riferisce ad una velocità maggiore del pistone in quanto in questa fase la prova è
meno sensibile alla velocità del pistone stesso.
Una delle conclusioni più significative è che la deformazione massima cresce
all’aumentare della percentuale di fibre nel calcestruzzo fibrorinforzato.
2.5.3 FLESSIONE.
Le principali applicazioni dei calcestruzzi fibrorinforzati richiedono che questi
materiali siano sottoposti principalmente a sforzi di flessione. Risulta
importante quindi studiare il loro comportamento sotto questo tipo di azioni,
anche alla luce del fatto che la trattazione teorica di aspetti come la resistenza a
trazione è molto differente e spesso non paragonabile alla resistenza a flessione.
La resistenza a trazione per flessione può essere fino a tre volte superiore a
quella di trazione diretta, anche se, secondo la teoria dell’elasticità, esse sono
un’espressione dello stesso valore.
La principale ragione di questa differenza è costituita dal comportamento duttile
che caratterizza i compositi fibrosi sottoposti a trazione ed in conseguenza del
quale la forma del diagramma delle tensioni di trazione della sezione trasversale
di una trave inflessa in fase di fessurazione non è più quella triangolare.
La figura 2.19 mostra una trave fessurata e rinforzata con fibre. La distribuzione
delle tensioni è lineare e l’asse neutro è spostato verso la zona compressa.
L’effetto delle fibre, come precedentemente descritto, è quello di provvedere a
trasmettere la forza attraverso la fessura, tenendone unite le due facce.
Comunque gli esatti sforzi nelle fibre sono ignorati e per semplicità viene
assunto un diagramma equivalente degli sforzi (fig. 24 d). La forma di questo
diagramma dipende da vari fattori quali il volume di fibre, la resistenza del
vincolamento e l’orientazione delle fibre.
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
60
Figura 24: Distribuzione delle tensioni e delle deformazioni in una trave fessurata [D.J. Hannant, 2000].
Il secondo diagramma della figura 25 mostra l’andamento delle tensioni tipico
per un materiale fibrorinforzato dopo la fessurazione, dove le fibre vengono
estratte ad un carico costante lungo la fessura. In questo diagramma !!" è la
resistenza ultima a trazione dopo la fessurazione e !!"#$ è lo sforzo di
compressione sulla faccia superiore della trave.
Figura 25: Andamento delle tensioni a flessione. a) comportamento elastico a tensione e a compressione.
b) comportamento elastico a compressione e plastico a tensione [D.J. Hannant, 2000].
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
61
Una stima cautelativa della distanza dell’asse neutro dalla superficie compressa
è D/4 e con quest’assunzione il momento resistente dato dai due diagrammi di
tensione può essere paragonato.
Per il primo diagramma il momento resistente assume il valore:
!! =16 !!" ! !
! Mentre per il secondo:
!! =1332 !!" ! !
! Dall’uguaglianza delle due relazioni si trova:
!!" = 2.44 !!" ⟹ !!" = 0.41 !!" Questo implica che è possibile il verificarsi di un aumento della resistenza a
flessione a patto che nel caso di trazione la resistenza residua dopo la
fessurazione superi di 0.41 volte la resistenza massima.
Per chiarire questo comportamento è utile analizzare qualche esempio. La figura
26 mostra due curve caratteristiche sforzo-deformazione per sollecitazione
monoassiale di trazione. La prima figura (fig. 26 a) corrisponde al caso in cui
non sia raggiunto il volume critico di fibre a trazione. Si nota che dopo la
fessurazione è presente una tensione pari a 0.41 volte la tensione ultima, quindi,
per ciò che è stato detto prima, non si avranno riduzioni nella capacità di
sopportare un carico flessionale dopo la fessurazione. Ciò implica che il volume
critico nella flessione è stato raggiunto. Per ottenere un comportamento duttile a
flessione, infatti, non è necessario che sia duttile anche a trazione. Nel secondo
caso (fig. 26 b), diversamente dal primo, il volume critico di fibre a trazione è
stato raggiunto, e per questo la capacità di sopportare un carico flessionale dopo
la fessurazione sarà 2.44 volte maggiore della tensione ultima di trazione.
Cap. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI FIBRORINFORZATI
62
Figura 26: Curve sforzo-deformazione per sforzo monoassiale [D.J. Hannant, 2000].
La condizione limite nella figura 26 b si ottiene quando l’asse neutro raggiunge
la faccia compressa della trave, mantenendo sempre il massimo valore di
resistenza a trazione !!". In questo caso l’uguaglianza dei momenti resistenti è:
12!!" !
! =16!!" !
! ⟹ !!" = 3 !!"
Questa analisi semplificata del problema mostra perché la resistenza a flessione
di una malta o di un calcestruzzo fibrorinforzati sia stimata pari a 2-3 volte la
resistenza a trazione. Anche il volume critico effettivo di fibre a trazione sarà
quindi moltiplicato per il coefficiente 0,41 per ottenere il volume critico
effettivo a flessione che risulta essere quindi:
!!"#$%,!"",!" = 0.41 !!"#$%,!"" = 0.41 ∙ 2 ∙ !!"#$%
Questo è solo un approccio teorico, i risultati di tutto ciò devono essere
verificati tramite prove di laboratorio.
Le modalità di prova secondo le diverse normative sono illustrate nei paragrafi
successivi.
Cap. 3: PROVE SPERIMENTALI A FLESSIONE PROPOSTE DALLE DIVERSE NORMATIVE.
63
Cap. 3: PROVE SPERIMENTALI A FLESSIONE
PROPOSTE DALLE DIVERSE NORMATIVE.
La caratterizzazione della resistenza a flessione può essere determinata secondo
diverse modalità, ognuna corrispondente ad un riferimento normativo diverso.
Tutte le prove, sebbene si differenzino tra loro, sono tese a determinare la
resistenza a flessione e l’aumento di duttilità provocato dalle fibre. Da ognuna di
queste prove si determina mediamente che l’introduzione di fibre d’acciaio
lascia sostanzialmente invariata la tensione di prima fessurazione della matrice,
ma consente di ottenere una resistenza a flessione superiore al valore
corrispondente del calcestruzzo senza fibre. Purtroppo non sono ancora stati
pubblicati riferimenti normativi per quanto riguarda fibre di materiale diverso
dall’acciaio, anche se negl’ultimi tempi si è notato un crescente interesse
soprattutto per le fibre polimeriche, la speranza è quella di avere presto linee
guida anche per questa tipologia di fibre.
Le prove che saranno in seguito analizzate sono quelle riferite alla normativa:
− ASTM C 1018 - 97 normativa americana.
− UNI 11039 - 2003 normativa italiana (attualmente non in vigore).
3.1 ASTM C 1018-97.
Questa prova serve per stimare parametri correlati alla tenacità e legati all’area
sottesa dalla curva sforzo-deflessione. I parametri determinati vengono chiamati
indici di tenacità. Questi parametri sono determinati dividendo l'area sotto la
curva carico-deflessione fino ad un criterio di deflessione specificato, per l’area
della stessa curva fino a una deflessione in cui si ritiene avvenga l’apertura della
prima fessura (a partire da questo punto la curva carico-deflessione assume un
andamento non lineare).
Cap. 3: PROVE SPERIMENTALI A FLESSIONE PROPOSTE DALLE DIVERSE NORMATIVE.
64
Gli indici di tenacità sono dunque numeri adimensionali che caratterizzano
la tenacità dopo l’inizio della fessurazione fino a un punto di fine
deflessione, e sono così definiti:
− !!: numero ottenuto dividendo l’area corrispondente ad una deflessione pari a 3 volte la deflessione di prima fessurazione ! per l’area sottesa alla curva corrispondente a prima fessurazione.
− !!":numero ottenuto dividendo l’area corrispondente ad una deflessione pari a 5,5 volte la deflessione di prima fessurazione ! per l’area sottesa alla curva corrispondente a prima fessurazione.
− !!": numero ottenuto dividendo l’area corrispondente ad una deflessione pari a 10,5 volte la deflessione di prima fessurazione ! per l’area sottesa alla curva corrispondente a prima fessurazione.
Vengono anche introdotti dei fattori, sempre adimensionali, di resistenza
residua; essi rappresentano la forza rimasta dopo la prima frattura esprimendo la
media del carico post fessurazione sopra uno specifico intervallo di deflessione
come percentuale del carico di prima fessurazione:
− !!,!": numero ottenuto dalla relazione !!" − !!. − !!",!": numero ottenuto dalla relazione !!" − !!".
L’importanza di questi parametri dipende dalla natura dell’applicazione
proposta e dalla serviziabilità richiesta in termini di fessure e deflessioni. La
presenza di fibre può in certi casi aumentare significativamente gli indici di
tenacità e i fattori di resistenza residua, mentre in altri casi si registrano
incrementi rilevanti solo nella resistenza corrispondente alla prima fessurazione
e non negli indici di tenacità e i fattori di resistenza residua.
Gli indici di tenacità e i fattori di resistenza determinati attraverso questo
metodo riflettono il comportamento post-fessurativo di un conglomerato
cementizio fibrorinforzato sotto carichi flessionali quasi statici. I valori assoluti
di resistenza determinati computando gli indici di tenacità sono abbastanza
Cap. 3: PROVE SPERIMENTALI A FLESSIONE PROPOSTE DALLE DIVERSE NORMATIVE.
65
significativi dal punto di vista pratico poiché dipendono direttamente dalle
caratteristiche geometriche del provino e dalle modalità di carico.
Per eseguire la prova sono utilizzati travetti in calcestruzzo fibrorinforzato di
350 mm di lunghezza e 100 mm X 100 mm come dimensioni della sezione
trasversale.
Questi provini sono sottoposti a flessione su tre punti (fig. 27); la macchina
di prova deve lavorare in controllo di spostamento, poiché lavorando a
controllo di carico non si potrebbe determinare il tratto di curva ! − !
dopo la fessurazione. Il carico deve essere applicato al provino senza
eccentricità e senza provocare contributi torsionali, per non
compromettere i risultati della prova.
Figura 27: Prova di carico su tre punti [ASTM C 1018-97]
Cap. 3: PROVE SPERIMENTALI A FLESSIONE PROPOSTE DALLE DIVERSE NORMATIVE.
66
La misura della deflessione del provino può essere effettuata nella mezzeria e
deve essere eseguita mediante trasduttori elettronici.
Le curve che si ottengono sono essenzialmente di due tipi: il primo in cui il
tratto che precede la prima fessurazione presenta un andamento concavo (fig.
2.27 a), e un secondo in cui questo tratto è convesso (fig. 2.27 b). In entrambi i
casi, il punto corrispondente alla prima fessurazione (A) è il punto in cui la
curva presenta un netto cambiamento di pendenza.
Figura 28: caratteristiche di una curva sforzo-deflessione.
Cap. 3: PROVE SPERIMENTALI A FLESSIONE PROPOSTE DALLE DIVERSE NORMATIVE.
67
Questa prova richiede un minore tempo di preparazione rispetto a test che
prevedono provini intagliati, tuttavia ciò non è detto che comporti una maggiore
economicità. Infatti, per provini con bassi contenuti di fibre si può formare una
fessura instabile che determina l’esito negativo della prova e quindi la necessità
di utilizzare un nuovo campione.
3.2 UNI 11039-2003.
La presente norma è stata elaborata dall’UNICEMENTO, ente federato all’UNI,
nell’ambito del Sottogruppo di lavoro "Calcestruzzo rinforzato con fibre" del
Gruppo di lavoro "Calcestruzzi speciali". E definisce le caratteristiche e i
requisiti del calcestruzzo rinforzato con fibre d’acciaio e descrive per provini
costituiti da questo materiale un metodo di prova per la determinazione della
resistenza a prima fessurazione e degli indici di duttilità. Ora questa norma
risulta non in vigore perché sostituita dalla norma UNI EN 14651, che
purtroppo non si è riusciti a reperire. Per tale motivo si spiega la prova con la
vecchia modalità.
Il provino deve avere dimensioni 150 mm x 150 mm x 600 mm. La macchina di
prova utilizzata è conforme alla norma UNI EN 12390-4 per quanto riguarda: la
misurazione e l’accuratezza nell’indicazione della forza, la frequenza della
taratura e la sicurezza. Si tratta di una prova a quattro punti; il dispositivo di
applicazione del carico è costituito da:
− Due cilindri superiori.
− Un elemento in grado di ripartire equamente e uniformemente il carico
applicato alla macchina di prova fra i due rulli.
− Due cilindri inferiori di supporto.
Cap. 3: PROVE SPERIMENTALI A FLESSIONE PROPOSTE DALLE DIVERSE NORMATIVE.
68
Lo schema di carico è rappresentato in figura 29.
Figura 29: Schema di carico di una prova a flessione secondo la norma UNI 11039-2: 1) cilindri di carico liberi di ruotare e inclinarsi; 2) cilindro di supporto; 3) Cilindro di supporto libero di ruotare e di
inclinarsi [UNI 11039-1, 2003].
La misura del carico è compiuta attraverso un trasduttore di forza. Il provino è
dotato di un intaglio nella sezione di mezzeria per forzare (e controllare) la
posizione della sezione fessurata, esso ha una lunghezza di 45 mm ed è
sagomato a V nella sua parte terminale in modo tale da controllare il punto
d’innesco della fessura. Come spostamento di riferimento si utilizza l’apertura
di fessura misurata sia all’apice (Crack Tip Opening Displacement, CTOD) sia
all’estremità inferiore dell’intaglio (Crack Mouth Opening Displacement,
CMOD); quest’ultima misurazione è utilizzata come variabile di controllo. Il
CMOD deve essere aumentato ad una velocità costante di (0,05 ± 0,01)
!!/!"#. Per valori di CMOD maggiori di 0,65 mm la velocità di spostamento
può essere progressivamente aumentata fino a (0,5 ± 0,02) !!/!"# con una
accelerazione non maggiore di 1 !!/!"#!.
Cap. 3: PROVE SPERIMENTALI A FLESSIONE PROPOSTE DALLE DIVERSE NORMATIVE.
69
Procedendo in questo modo si riesce ad evitare quasi sempre il propagarsi
instabile delle fratture, sia nei provini fibrorinforzati sia nel calcestruzzo
semplice. In figura 30 è riportato lo schema dell’intaglio secondo normativa.
Figura 30: Schema dell’intaglio: 1) apice della struttura, 2) portatrasduttore per la misurazione della
CTOD, 3) intaglio 4) portatrasduttore per la misurazione della CMOD, [UNI 11039-1, 2003].
Il carico di prima fessurazione si può determinare attraverso il CTOD.
Quest’ultimo però deve avere un valore di riferimento da prendere in
considerazione (!"#!!). Il !"#!! è il valore dello spostamento all’apice della
fessura corrispondente all’innesco convenzionale del processo fessurativo del
calcestruzzo di base.
Esso può essere ottenuto mediante due metodi:
− Eseguendo direttamente una prova su un provino realizzato con la
stessa matrice di calcestruzzo ma senza fibre (metodo diretto).
− Assumendo convenzionalmente un valore pari a 25!" determinato
da un’analisi statistica basata su una popolazione di provini di
calcestruzzo ordinario di resistenza a compressione variabile tra 25 e
80 !"# (metodo indiretto).
Cap. 3: PROVE SPERIMENTALI A FLESSIONE PROPOSTE DALLE DIVERSE NORMATIVE.
70
Come si nota nella figura 31, determinato il valore di riferimento, lo si inserisce
nel grafico carico - CTOD relativo al calcestruzzo fibrorinforzato analizzato e si
ottiene il valore del carico di prima fessurazione !!!, definito come massimo
del carico rilevato dal diagramma carico - CTOD in corrispondenza di valori di
CTOD compresi tra 0 e !"#!!.
Figura 31: Esempi di diagrammi carico-COTD per la determinazione del carico di prima fessurazione
[UNI 11039-2, 2003].
Noto il carico di prima fessurazione è possibile determinare lo sforzo di prima
fessurazione (!!! ), che per la normativa si determina convenzionalmente
assumendo una distribuzione lineare degli sforzi nella sezione reagente in
corrispondenza dell’intaglio:
!!! =!!!!
! ℎ − !! ! [!"#]
Restano da determinare gl’indici di duttilità !! ! !!, la normativa li definisce:
− D0: indice di duttilità dell’SFRC nel campo di apertura media di fessura
!"#!!"# compreso fra (0-0,6) mm, con !"#!!"# valore di !"#$ al
netto di !"#!!; tale indice è espresso dal rapporto tra la resistenza
equivalente !!" !!!,! e la resistenza di prima fessurazione !!!.
Cap. 3: PROVE SPERIMENTALI A FLESSIONE PROPOSTE DALLE DIVERSE NORMATIVE.
71
− D1: indice di duttilità dell’SFRC nel campo di apertura media di fessura
!"#!!"# compreso fra (0,6-3) mm; esso è espresso dal rapporto tra le
resistenze equivalenti !!" !,!!! e !!" !!!,! .
Tali indici sono definiti come:
!! =!!" !!!,!
!!! !! =
!!" !,!!!
!!" !!!,!
La norma definisce le resistenze equivalenti come il valor medio dell’integrale
della resistenza convenzionale a flessione dell’SFRC calcolato in un intervallo
predeterminato di apertura di fessura. Quindi !!" !!!,! e !!" !,!!! sono le
resistenze equivalenti post-fessurazione, relative all’intervallo di !"#!!"#
compreso tra 0 e 0,6 mm e tra 0,6 e 3 mm rispettivamente. Tali resistenze sono
definite come:
!!" !!!,! =1
! ℎ − !! !!!0.6
!!" !,!!! =1
! ℎ − !! !!!2.4
dove:
!! = !(!"#$)!(!"#$)!.!
!
!! = !(!"#$)!(!"#$)!
!.!
Cap. 3: PROVE SPERIMENTALI A FLESSIONE PROPOSTE DALLE DIVERSE NORMATIVE.
72
rappresentano le aree sottese dalla curva di carico - CTOD nei due intervalli di
!"#!!"# definiti in precedenza. La figura 32 rappresenta quanto detto sopra.
Figura 32: Esempio di curva carico-CTOD[UNI 11039-2, 2003].
La normativa UNI 11039 prevede di classificare il calcestruzzo fibrorinforzato
in base ai tre parametri !!, !,!! ! !!. Per quanto riguarda lo sforzo di prima
fessurazione, la normativa prevede le classi di resistenza riportate nella tabella
3.1.
Tabella 3.1: Classi di resistenza previste dalla UNI 11039 per lo sforzo di prima fessurazione [UNI 11039-2, 2003].
Cap. 3: PROVE SPERIMENTALI A FLESSIONE PROPOSTE DALLE DIVERSE NORMATIVE.
73
Le classi previste per gli indici di duttilità sono riportate nella tabella 3.2; si può
notare la presenza di tre gruppi di classi, caratterizzate dalle sigle !! ,!! ! !!,
che identificano rispettivamente un comportamento degradante (dall’inglese
softening), un comportamento plastico (plastic) e un comportamento incrudente
(hardening). Il comportamento degradante è diviso in tre classi, !!!,!!! ! !!!,
come il comportamento incrudente che è suddiviso nelle tre classi
!!!,!!! ! !!!. Tabella 3.2: Classi previste dalla UNI per gl'indici di duttilità.
La normativa definisce che un SFRC con un indice di duttilità !! inferiore a 0,5
non sia classificabile come calcestruzzo fibrorinforzato.
Inoltre l’UNI 11039 impone precise caratteristiche al materiale composito
finale, infatti, la composizione e i costituenti del calcestruzzo di base dell'SFRC
(cemento, aggregati, acqua, eventuali aggiunte e/o additivi) devono essere tali
da soddisfare i requisiti previsti dalla UNI EN 206-1 e dalla presente norma. Le
fibre di acciaio) devono soddisfare i requisiti specificati da UNI 11037. L'SFRC
deve essere progettato in modo che la dispersione delle fibre di acciaio nella
matrice sia omogenea e casuale.Il cemento utilizzato deve essere scelto tra
quelli elencati dalla UNI EN 197-1. In considerazione della specificità
dell'SFRC il contenuto minimo di cemento non può essere minore di 330
!"/!! e comunque deve soddisfare quanto prescritto dalla UNI EN 206-1 in
relazione alla classe di esposizione.
Cap. 3: PROVE SPERIMENTALI A FLESSIONE PROPOSTE DALLE DIVERSE NORMATIVE.
74
Il dosaggio minimo di fibre non deve essere minore di !"/!!. Sono ammessi
dosaggi minori, purché siano giustificati attraverso dati sperimentali ottenuti in
sede di prequalifica dell’SFRC, nei casi seguenti:
− Per rapporto d’aspetto delle fibre maggiori di 60.
− In applicazioni speciali, per esempio getti con spessore paragonabile alla
lunghezza delle fibre.
Cap. 4:PRINCIPALI APPLICAZIONI PER IL CALCESTRUZZO FIBRORINFORZATO.
75
Cap. 4:PRINCIPALI APPLICAZIONI PER IL
CALCESTRUZZO FIBRORINFORZATO.
Come si osserva per un qualsiasi altro materiale composito, almeno nelle prime
fasi dello sviluppo, l’aggiunta di un rinforzo in forma di fibre ha un ruolo
ausiliario, di resistenza nei confronti di fenomeni degradanti per il materiale ma
mai compromettenti della sua integrità strutturale. Sotto quest’aspetto il
calcestruzzo non rappresenta una eccezione tant’è che le prime applicazioni del
fibrorinforzato si osservano nella realizzazione di pavimentazioni industriali in
cui il rinforzo risulta complementare prima, sostitutivo poi, della classica rete
elettrosaldata, con evidenti benefici economici ed applicativi, ma col solo
scopo di evitare la fessurazione e poter aumentare la campitura dei giunti anti
ritiro.
Solo recentemente si è assistito a una reale crescita dell’applicazione del
prodotto rinforzato a tutti i settori dell’ingegneria strutturale, in veste di
materiale innovativo in termini di resistenza e facilità di utilizzo. Attualmente il
principale campo di applicazione rimane quello delle pavimentazioni, ma il
fibrorinforzato viene efficacemente impiegato nel rivestimento delle gallerie,
nel ripristino di strutture lesionate, o ancora nella stabilizzazione del suolo e nel
rivestimento delle scarpate; risulta inoltre ottimale l’utilizzo nella realizzazione
di strutture in ambiente salino, come moli o banchine e piattaforme marittime,
dove la possibilità di sostituire le armature metalliche elimina alla fonte i
fenomeni di degrado del calcestruzzo dovuti all’attacco di cloruri
Non c’è dubbio sul fatto che l’evoluzione del materiale, e il principale campo di
ricerca, siano rivolti alla possibilità di applicare il fibrorinforzato alle strutture
intelaiate in completa sostituzione delle armature metalliche.
Cap. 4:PRINCIPALI APPLICAZIONI PER IL CALCESTRUZZO FIBRORINFORZATO.
76
4.1 PAVIMENTAZIONI INDUSTRIALI
Le pavimentazioni in calcestruzzo vengono troppo frequentemente relegate a un
piano secondario in quanto sono impropriamente considerate elementi “non
strutturali”. Questo comporta la mancanza della normale attenzione agli aspetti
progettuali ed esecutivi che è riservata ad altri elementi strutturali (travi, pilastri
etc.), per i quali esiste una consolidata tradizione.
Nella realtà le pavimentazioni sono strutture (piastre su appoggio continuo)
sottoposte a sollecitazioni di tipo flessionale dovute al trasferimento dei carichi
superficiali al sottofondo. Gli strati di supporto della pavimentazione reagiscono
a tali sollecitazioni subendo dei cedimenti che dovranno essere di entità
modesta, in modo da non comprometterne la funzionalità questo evidenzia
come la progettazione di pavimentazioni sia governata maggiormente dagli stati
limite d’esercizio (controllo della fessurazione e delle deformazioni) e meno
influenzata dagli Stati Limite Ultimi. Le pavimentazioni in calcestruzzo rappresentano l’oggetto di contestazione
nella maggior parte delle controversie che riguardano gli edifici civili e
industriali, con danni considerevoli a causa dei notevoli volumi di calcestruzzo
in gioco che richiedono onerosi interventi di riparazione o di parziale
sostituzione. Per fornire un dato significativo, si consideri che circa l’80% delle
contestazioni nelle forniture di calcestruzzo è rappresentato da quelle relative
alle pavimentazioni industriali, che in Italia assorbono circa il 10% della
produzione totale di calcestruzzo.
Nel caso di pavimenti poco sollecitati e/o di notevole spessore, l’armatura può
essere omessa se tutti gli sforzi di trazione sono affidati alla resistenza a
trazione del calcestruzzo (Figura ); anche in questo caso è opportuno prevedere
l’utilizzo di armatura “non strutturale” per contenere gli effetti del ritiro,
costituita da una rete elettrosaldata (posizionata nella parte centrale dello
spessore) o da microfibre sintetiche.
Cap. 4:PRINCIPALI APPLICAZIONI PER IL CALCESTRUZZO FIBRORINFORZATO.
77
Figura 33: Diverse tipologie di rinforzo nelle pavimentazioni. a) pavimentazione senza armatura, b) pavimentazione con armatura convenzionale, c) pavimentazione in FRC senza armatura convenzionale.
[G.Plizzari, pavimentazioni in FRC].
Quando le pavimentazioni sono più sollecitate o quando si vuole contenere lo
spessore del calcestruzzo, è necessario prevedere un’armatura strutturale che
resista agli sforzi di trazione. Quest’armatura può essere costituita dalla classica
rete elettrosaldata tuttavia l’utilizzo di questa tecnologia presenta numerosi
svantaggi tra cui:
− La necessità di mantenere nella posizione corretta la rete superiore
durante le operazioni di getto, quando i posatori camminano sulla rete.
− La poca efficacia della rete elettrosaldata per pavimentazioni con spessori
di grandezza maggiore di 100 mm.
− Problemi di corrosione e durabilità della rete, soprattutto in ambienti
aggressivi come quelli marini.
Cap. 4:PRINCIPALI APPLICAZIONI PER IL CALCESTRUZZO FIBRORINFORZATO.
78
− L’inutilità della rete se non perfettamente collocata nella lastra di
calcestruzzo.
− La difficoltà di stoccaggio e di movimentazione dei rotoli di rete
elettrosaldata, che possono essere anche molto costosi.
Tutti questi fattori in aggiunta alla necessità di ridurre i tempi di controllo per
verificare la corretta sovrapposizione di tutti i fogli di rete, hanno spinto
all’utilizzo di un rinforzo basato su fibre strutturali che permettono di utilizzare
la tecnologia del calcestruzzo proiettato, non si corrodono, non danneggiano un
eventuale barriera al vapore e inoltre permettono un miglior controllo delle
fessure rispetto alla rete elettrosaldata, grazie al sistema di armatura
tridimensionale che creano.
La presenza del fibrorinforzo, che rappresenta un’armatura diffusa, comporta
altri vantaggi come la riduzione della fessurazione strutturale, una minore
permeabilità (cioè maggiore durabilità) in aggiunta ad una maggiore resistenza
all’impatto e alla fatica. L’utilizzo di fibre può quindi ridurre sia i costi di
manodopera necessari per la posa dell’armatura tradizionale sia i tempi di
controllo necessari alla Direzione Lavori per verificare la corretta disposizione
della rete di armatura.
Al fine di fare chiarezza sul comportamento delle pavimentazioni in FRC, di
caratterizzare opportunamente il materiale e di stabilire valide regole di
progettazione e di realizzazione, il Conpaviper ha attivato il Gruppo di Lavoro
“Calcestruzzi Fibrorinforzati”. Tale Gruppo ha prodotto una prima bozza di
Linee Guida per le pavimentazioni in calcestruzzo fibrorinforzato, il cui
obiettivo primario è quello di introdurre il concetto di prestazione del FRC nel
processo di realizzazione di un pavimento industriale.
Cap. 4:PRINCIPALI APPLICAZIONI PER IL CALCESTRUZZO FIBRORINFORZATO.
79
Figura 34: Esempi di pavimentazioni in Calcestruzzo rinforzato con fibre.
Le Linee Guida prevedono che la classificazione del calcestruzzo
fibrorinforzato si basi sulla sua tenacità, cioè sulla resistenza opposta dal
materiale all’avanzamento del processo di frattura, che rappresenta una
proprietà intrinseca del materiale stesso.
Cap. 4:PRINCIPALI APPLICAZIONI PER IL CALCESTRUZZO FIBRORINFORZATO.
80
4.2 CLS FIBRORINFORZATO NELLA PREFABBRICAZIONE.
L’utilizzo del FRC nella prefabbricazione risulta particolarmente interessante in
quanto, oltre a migliorare le caratteristiche dei prodotti (con particolare
riferimento alla fessurazione ed alla durabilità), permette una notevole
industrializzazione del ciclo produttivo riducendo i costi di manodopera
necessari per la realizzazione degli elementi [14]. Inoltre, il controllo delle
caratteristiche del materiale può essere meglio garantito dalla continuità del
processo di produzione. Gli elementi prefabbricati che possono ottenere
miglioramenti delle loro prestazioni attraverso l’uso del FRC sono i seguenti:
− Piccoli elementi non strutturali nei quali il rinforzo fibroso è
principalmente impiegato per migliorare la duttilità e limitare i fenomeni
fessurativi.
− Tubi in calcestruzzo per realizzare canalizzazioni sotto pressione.
− Sottostrutture ferroviarie precompresse sottoposte a carichi ciclici che
generano problemi di fatica.
Sono inoltre in corso studi molto avanzati per la produzione di strutture
scatolari per garage e altri tipi di contenitori. Un interessante esempio
applicativo è rappresentato dai pannelli esterni di tamponamento degli edifici
industriali che non assolvono una particolare funzione statica principale in
quanto sono in genere autoportanti e soggetti alla sola azione esterna del vento.
Le fibre possono essere impiegate in sostituzione delle armature minime
trasversali in elementi strutturali come le travi precompresse o gli elementi
prefabbricati di copertura.
Il maggiore controllo sul processo produttivo del calcestruzzo contribuisce
inoltre all’ottenimento di manufatti con caratteristiche meccaniche
costantemente elevate, grazie al limitato scarto osservato sulla distribuzione del
rinforzo in fibra, con conseguenti buone prospettive per una produzione in serie
controllata.
Cap. 4:PRINCIPALI APPLICAZIONI PER IL CALCESTRUZZO FIBRORINFORZATO.
81
La prefabbricazione leggera fa uso di una notevole quantità di calcestruzzo per
la realizzazione di manufatti che a volte sono sottoposti a sollecitazioni molto
modeste in cui è sufficiente un rinforzo minimo per garantirne la duttilità. Altre
tipologie di elementi devono resistere a carichi importanti, come le piastre per
tombinature carrabili, dove i fori per i chiusini provocano la concentrazione
degli sforzi; l’ottimizzazione del rinforzo di questi elementi consiste
nell’abbinare un’armatura convenzionale, nei punti in cui gli sforzi sono
concentrati, al fibrorinforzo nei punti in cui gli sforzi sono diffusi.
4.2.1 TEGOLO DI COPERTURA PREFABBRICATO IN CALCESTRUZZO
FIBRORINFORZATO.
Il tegolo prefabbricato è un prodotto standard, che si colloca come elemento di
copertura tra due travi alari in calcestruzzo precompresso, ad esempio per la
copertura di capannoni industriali. Tali elementi sono realizzati in calcestruzzo
armato precompresso e devono sopportare, oltre al peso proprio, il carico
standard per le coperture di 1,50 !"/!!.
Figura 35: Schema di tegolo di copertura [brochure ISTRICE].
Allo scopo di valutare i benefici che l’adozione di fibre strutturali, può portare
nella produzione di tali elementi, è stata condotta una prova di flessione avente
a oggetto un tegolo armato tradizionale e un tegolo modificato, dove si sono
sostituite le armature secondarie con le fibre, in un quantitativo di 10 Kg/m3 di
calcestruzzo; la figura 35 mostra i risultati dei test fatti.
Cap. 4:PRINCIPALI APPLICAZIONI PER IL CALCESTRUZZO FIBRORINFORZATO.
82
Figura 36: Diagrammi freccia-tempi per tegolo standard e per tegolo fibrorinforzato, con la freccia nelle
ordinate e i tempi nelle ascisse [brochure ISTRICE].
Infine viene mostrato il confronto relativo tra la freccia del tegolo standard e la
freccia media del tegolo fibrorinforzato, rapportata alla freccia media del tegolo
standard. Le prove a lungo termine non hanno evidenziato significativi
incrementi delle frecce assolute in un tempo di 22 ore. Si osserva che il tegolo
fibrorinforzato presenta sempre delle frecce inferiori all’omologo tegolo
tradizionale armato, con un beneficio che si colloca in un intervallo che spazia
dal 23% al 15%. Il prodotto che ne deriva presenta quindi migliori proprietà
meccaniche che si accompagnano a un aumento della durabilità del manufatto,
con un ridotto quantitativo di armatura suscettibile di fenomeni di ossidazione.
Figura 37: Diagramma freccia-tempi che mette in relazione la freccia media del tegolo standard
(curva nera) con quella del tegolo fibrorinforzato (curva grigia) [brochure ISTRICE].
Cap. 4:PRINCIPALI APPLICAZIONI PER IL CALCESTRUZZO FIBRORINFORZATO.
83
I tegoli precompressi sono utilizzati per realizzare ampie campate di copertura.
Nel caso specifico il tegolo era dotato, oltre che dell’armatura di
precompressione lungo le nervature, di una rete elettrosaldata sull’elemento
lastra, spesso 5 cm. Quest’ultima armatura è stata completamente sostituita. Le
prove in seguito realizzate, con carichi applicati sia in mezzeria del tegolo sia
sullo sbalzo delle mensole laterali, hanno evidenziato una resistenza
dell’elemento fibrorinforzato paritetica a quella ottenuta con un’armatura
metallica; quest’ultima è però ben più costosa e difficile da inserire su uno
spessore così esiguo.
4.2.2 CONCI PREFABBRICATI IN CLS FIBRORINFORZATO PER
GALLERIE.
Una delle possibili e allo stesso tempo più promettenti applicazioni strutturali
del calcestruzzo fibrorinforzato è certamente quella che si riferisce alla
costruzione degli anelli in conci prefabbricati per il rivestimento di tunnel
scavati con l’impiego delle moderne TBM integralmente automatizzate (fig.
38). La presenza delle fibre d’acciaio nel conglomerato cementizio conferisce a
quest’ultimo una duttilità che comporta una risposta migliore alle sollecitazioni
esterne, soprattutto nelle fasi di manipolazione, trasporto, installazione dei conci
e durante la spinta dei martinetti della TBM nelle fasi di avanzamento dello
scavo.
Cap. 4:PRINCIPALI APPLICAZIONI PER IL CALCESTRUZZO FIBRORINFORZATO.
84
Figura 38: Fresa a tutta sezione TBM [M.Cremona, G.Morselli, 2010].
Figura 39: Galleria realizzata con scavo meccanizzato TBM [M.Cremona, G.Morselli, 2010].
In particolare, l’uso delle fibre in sostituzione parziale o totale dell’armatura
tradizionale in questo tipo di elementi strutturali, è conveniente quando:
Cap. 4:PRINCIPALI APPLICAZIONI PER IL CALCESTRUZZO FIBRORINFORZATO.
85
− Le condizioni tipiche del terreno incoerente, generalmente sotto falda,
rendono difficili le previsioni delle sollecitazioni che agiscono nelle
sezioni trasversali e assiali del tunnel e di conseguenza, molte delle
ipotesi fatte nella progettazione del rivestimento di gallerie costruite con
macchine di scavo integrale (TBM) devono essere accettate benché
abbiano un impatto negativo importante sull’esecuzione o sugli aspetti
economici. Da questo punto di vista, il poter contare sulle caratteristiche
di tenacità di un materiale, come il calcestruzzo rinforzato con fibre di
acciaio, è di fondamentale importanza. La combinazione dei momenti
flettenti e delle forze normali applicate in direzione tangenziale risulta
specialmente favorevole per l’utilizzo di questo materiale in sostituzione
(per lo meno parziale) della tradizionale armatura; inoltre l’utilizzo delle
fibre permette di diminuire in maniera sensibile gli spessori di questi
elementi, che nel caso di progettazione con calcestruzzo standard
vengono sovradimensionati per tenere conto delle eventuali condizioni di
sollecitazione non simmetriche.
− Si vuole avere un miglior controllo dei possibili crolli locali di porzioni
del rivestimento.
− Si vuole creare una protezione passiva al fuoco riducendo il fenomeno
dello spalling in caso d’incendio in galleria (in modo particolare il
calcestruzzo rinforzato con fibre sintetiche).
La sostituzione parziale o totale dell’armatura tradizionale comporta
significativi vantaggi economici nella fase di prefabbricazione, riducendo
l’impiego della mano d’opera, il peso complessivo dei materiali di armatura,
velocizzando i getti nei casseri e limitando le fasi di controllo della posa delle
gabbie di armatura.
Cap. 4:PRINCIPALI APPLICAZIONI PER IL CALCESTRUZZO FIBRORINFORZATO.
86
Figura 40: Armatura ottimizzata in un concio prefabbricato [M.Cremona, G.Morselli, 2010].
In tale contesto, si inserisce l’Esperimento d’incendio di una cassa del veicolo
della Linea C della Metropolitana di Roma, dove la Officine Maccaferri SpA ha
promosso e sviluppato proposte sulla realizzazione dei conci prefabbricati per i
quali è stato previsto l’utilizzo di un’armatura con Fibre d’acciaio abbinate a
Fibre di Polipropilene come efficaci elementi di protezione passiva al fuoco, per
la riduzione del fenomeno di “spalling” del calcestruzzo. L’esperimento
d’incendio si è svolto il 30 Ottobre 2009.
All’interno del sito individuato per la realizzazione della prova, è stata
realizzata una galleria di circa 110 m di lunghezza avente le stesse
caratteristiche dimensionali e funzionali della Linea C della Metropolitana di
Roma che al tempo era in costruzione. Questa galleria è stata realizzata
utilizzando in parte i conci con armatura tradizionale, come da progetto, e in
parte con armatura mista tradizionale abbinata a fibre d’acciaio e fibre di
polipropilene.
Cap. 4:PRINCIPALI APPLICAZIONI PER IL CALCESTRUZZO FIBRORINFORZATO.
87
Figura 41: L’esperimento di una prova d’incendio in una cassa della Linea C della metropolitana di Roma
[M.Cremona, G.Morselli, 2010].
La verifica strutturale dei conci prefabbricati con l’impiego di calcestruzzi ha
previsto una ottimizzazione dell’armatura lenta tradizionale posizionata lungo il
perimetro esterno dove le analisi evidenziano la concentrazione degli sforzi e
un’armatura diffusa con fibre, riducendone il peso complessivo. La verifica di
questa tipologia costruttiva ha evidenziato come l’armatura ottimizzata, cioè
tradizionale più mix di fibre di natura diversa, produca un dominio di resistenza
della sezione in grado di contenere tutte le combinazioni di carico
corrispondenti alle azioni prodotte dal terreno a breve e lungo termine. Allo
stesso tempo, tale configurazione permette di contrastare i possibili fenomeni
fessurativi dovuti alle condizioni transitorie come la movimentazione e il
montaggio attraverso la spinta della TBM oltre a determinare una maggiore
efficienza alle alte temperature.
Cap. 4:PRINCIPALI APPLICAZIONI PER IL CALCESTRUZZO FIBRORINFORZATO.
88
4.2.3 STRUTTURE DI STOSTEGNO IN CLS FIBRORINFORZATO.
La valutazione della stabilità dei pendii, costituiti da materiale eterogeneo, in
cui blocchi lapidei e materiale clastico di varia pezzatura sono immersi in una
matrice fine limoso-argillosa, è un problema complesso sia da un punto di vista
geotecnico, sia da un punto di vista strutturale. La spiccata eterogeneità dei
materiali coinvolti rende difficile l’analisi geotecnica, e in particolare la scelta
dei parametri meccanici più adatti per il terreno. Tale incertezza, associata
all’inevitabile semplificazione geometrica del pendio in esame, impedisce
spesso di giungere a una precisa valutazione del fattore di sicurezza per il
pendio anche in assenza dell’opera di sostegno; ancora più difficoltosa risulta
quindi essere la valutazione dell’incremento del fattore di sicurezza in presenza
dell’opera di sostegno. Perciò risulta molto importante utilizzare materiali con
una crisi duttile, e non una collasso di tipo fragile senza preavviso. Per tale
motivo in questi anni si è visto un sempre
maggior utilizzo di calcestruzzi
fibrorinforzati anche per strutture di
questo tipo. Ad esempio il polo regionale
di Lecco del Politecnico di Milano ha
sviluppato un lavoro di ricerca in un sito
in provincia di Como, con il
finanziamento della regione Lombardia.
Tale lavoro consiste nella progettazione
ed esecuzione di un’opera di sostegno su
una parete sub-verticale di materiale
eterogeneo debolmente cementato,
formata da quattro graticci prefabbricati (6 x 2.5 x 0.3 m) e dieci piastre (0.8 x
0.8 x 0.3 m) posizionate su cinque livelli, usate come contrasto per ancorare in
profondità 26 tiranti costituiti da sette trefoli di diametro 0.6” ciascuno (fig. 42).
Figura 42
Cap. 4:PRINCIPALI APPLICAZIONI PER IL CALCESTRUZZO FIBRORINFORZATO.
89
L’introduzione di fibre di
acciaio nella miscela ha
consentito di evitare altri
usuali sistemi di rinforzo. Le
piastre sono realizzate con
calcestruzzo fibrorinforzato
ad alte prestazioni, armato
con quattro barre ad
aderenza migliorata, inserite
in prossimità dei quattro lati
contro terra. Le barre sono
inoltre saldate alle estremità a opportuni golfari filettati, così da facilitarne il
sollevamento, il trasporto, e, una volta messe in opera, il mutuo collegamento
per mezzo di cavi in acciaio. Ogni piastra è stata ancorata alla parete per mezzo
di tiranti in acciaio post-tesi lunghi 14 metri.Le dieci piastre sono state
realizzate in calcestruzzo ad alte prestazioni fibrorinforzato con 100 !"/!! di
fibre in acciaio ad alto contenuto di carbonio, di lunghezza 13 mm e diametro
0.16 mm, e posizionate opportunamente in parete. Il materiale ha una resistenza
a compressione cubica di 116 !"# e, in accordo alla normativa UNI 11039,
una resitenza di prima fessurazione !!! = 13.16 MPa e resistenze residue
!"! !!!.! = 12.06 !"# e !"! !.!!! = 9.76 !"#.I principali vantaggi di
questa soluzione progettuale sono il limitato peso, il costo ridotto e la facilità di
messa in opera infatti non è necessario predisporre uno strato di malta di
allettamento tra piastra e terreno, tanto da suggerirne l’impiego (ad esempio
tramite elicotteri) anche in luoghi con accesso limitato o impervio. Il costo
ridotto è conseguenza dell’ottimizzazione del volume di materiale impiegato, e
risulta essere sostanzialmente competitivo nei confronti
Figura 43: foto reale del sito
Cap. 4:PRINCIPALI APPLICAZIONI PER IL CALCESTRUZZO FIBRORINFORZATO.
90
di una piastra tradizionale in acciaio, che avrebbe un costo
approssimativamente cinque volte maggiore. L’utilizzo di calcestruzzo
fibrorinforzato, inoltre, grazie all’elevata tenacità e durezza, è particolarmente indicato per problemi d’interazione terreno-struttura nei quali non siano note a
priori le condizioni di appoggio.
Figura 44: Schema tipo di una piastra utilizzata nell’opera di sostegno.
Come ricordato, infine, il fatto che non sia necessario alcuno strato di malta
rende le operazioni di messa in opera particolarmente rapide. Da un punto di
vista realizzativo, la semplicità delle armature utilizzate rende particolarmente
semplice un processo di prefabbricazione in serie automatizzata. La struttura di
sostegno nel suo complesso è quindi molto modulare e adattabile alle varie
esigenze, e può essere combinata con altri elementi strutturali, fino a ottenere
sistemi anche complessi. Un tale sistema di piastre può anche essere accoppiato
a sistemi di sostegno tradizionali come le reti in acciaio, così da stabilizzare
eventuali meccanismi di rottura sia profondi, sia superficiali, combinando il
confinamento agente in profondità con l’effetto di contenimento degli strati
superficiali offerto dalle reti.
Cap. 4:PRINCIPALI APPLICAZIONI PER IL CALCESTRUZZO FIBRORINFORZATO.
91
4.2.4 PANNELLI DI TAMPONAMENTO PREFABBRICATI IN CLS
FIBRORINFORZATO.
Questi elementi possono essere prodotti impiegando le fibre in sostituzione
delle armature, in genere reti elettrosaldate, disposte nelle due facce della
parete, mentre sono mantenute le armature principali presenti nei cordoli
perimetrali. Alcuni studi effettuati sui pannelli di tamponamento hanno mirato
all’ottimizzazione della geometria del manufatto considerando i requisiti statici,
la possibilità di industrializzare il processo produttivo e di ridurre il peso
globale del pannello. Dopo aver definito un sistema di carico a controllo di
spostamento e un telaio di contrasto, sono stati provati pannelli disposti
orizzontalmente (configurazione di carico maggiormente onerosa) soggetti
pertanto alla flessione longitudinale da peso proprio e alla flessione trasversale
dovuta all’azione del vento. La sperimentazione su elementi in scala reale ha
mostrato un comportamento dei pannelli in SFRC analogo a quello dei pannelli
tradizionali in termini di rigidezza e di resistenza ultima.
Figura 45: Sistema di carico per un pannello di tamponamento [G.Plizzari, M. di Prisco].
Cap. 4:PRINCIPALI APPLICAZIONI PER IL CALCESTRUZZO FIBRORINFORZATO.
92
4.2.5 TRAVI PRECOMPRESSE IN CLS FIBRORINFORZATO.
La possibilità di sostituire l’armatura minima traversale (costituita da staffe) con
l’utilizzo di FRC può permettere un rilevante risparmio di manodopera. Il
comportamento a taglio di manufatti in FRC è stato studiato in letteratura con
prove sperimentali su travi in scala reale senza armatura tradizionale, con
armatura minima a taglio, e in calcestruzzo fibrorinforzato. La sperimentazione
ha simulato il comportamento di una trave vicino agli appoggi, dove sono
necessari importanti quantitativi di armatura trasversale, e nelle zone centrali
della trave dove è richiesta la disposizione della sola armatura minima. I
risultati hanno evidenziato un comportamento delle travi in FRC simile o
migliore rispetto a quello delle travi con armatura a taglio minima determinata
in accordo con le prescrizioni dell’Eurocodice 2. Inoltre, la resistenza a taglio è
notevolmente incrementata (~ 20%) se si utilizzano le fibre di acciaio in
aggiunta all’armatura trasversale convenzionale. Si è infine notato che le fibre
permettono una significativa riduzione dell’apertura delle fessure per taglio. La
figura 42 mostra, una prova di taglio su trave precompressa in SFRC.
Figura 46: Prova di taglio su una trave in calcestruzzo fibrorinforzato . [G.Plizzari, M. di Prisco].
Cap. 4:PRINCIPALI APPLICAZIONI PER IL CALCESTRUZZO FIBRORINFORZATO.
93
4.3 INTERVENTI DI RESTAURO CON CLS FIBRORINFORZATO.
Un altro campo d’applicazioni per i materiali rinforzati con fibre è quello del
restauro delle opere già esistenti, infatti, molte ditte tra cui la ditta Fili&Forme
hanno provveduto a eseguire diversi test su malte da ripristino rinforzate. La
tipologia di malte prese come riferimento è quella classificata secondo la UNI
EN 1504/3 “Prodotti e sistemi per la protezione e la riparazione delle strutture
di calcestruzzo. La caratterizzazione delle malte senza e con l’aggiunta di fibre
è stata condotta secondo le principali prove indicate dalla UNI EN 1503/2, sono
state pertanto condotte le seguenti misure:
− Lavorabilità mediante spandimento su tavola a scosse (UNI EN 13395-1).
− Massa volumica a fresco (UNI EN 1015-6).
− Ritiro/Espansione contrastata fino a 28 gg su una terna di provini di malta
5x5x25 cm secondo UNI 8147 modificata con maturazione ad UR 60%
dopo 1g di stagionatura umida.
− Misura della resistenza di prima fessurazione e delle classi di duttilità su
terne di travi come indicato nella UNI 11039/2.
Tabella 3: Composizione e prestazioni allo stato fresco delle male da ripristino confezionate con diversi tipi di fibra
[brochure ISTRICE].
Cap. 4:PRINCIPALI APPLICAZIONI PER IL CALCESTRUZZO FIBRORINFORZATO.
94
4.3.1 PALAZZO STORICO A BOLOGNA.
L’adozione di microfibre sintetiche nella realizzazione degli intonaci interni ha
consentito di realizzare strati di intonaco fibrorinforzato mantenendo l’integrità
delle pareti. Questo tipo di fibra ha permesso di aggirare problemi di
movimentazione e stoccaggio connessi all’uso di reti elettrosaldate in
determinati contesti “angusti” del centro storico (possibilità limitate di
circolazione dei mezzi pesanti per l’arrivo dei materiali, scale e locali poco
spaziosi all’interno degli edifici storici).
L’abbandono delle reti ha
consentito un notevole
risparmio anche in termini di
costo della mano d’opera,
difettosità di posa delle reti e
di riduzione dei tempi di
lavoro. L’intonaco
fibrorinforzato ha permesso
inoltre il livellamento di zone
irregolari delle pareti senza
avere riduzioni di lavorabilità
e applicabilità. Infine l’uso di
tale tecnologia ha ridotto
drasticamente le fessure dovute al ritiro igrometrico conferendo all’intonaco
compattezza e durabilità. Nel palazzo sono stati ripristinati anche i solai con
struttura di legno e le cui volte accoglievano affreschi; per esigenze di tipo
statico e di alleggerimento si sono realizzati massetti in calcestruzzo alleggerito
fibrorinforzato con fibre polimeriche, evitando anche in questo caso l’uso di reti
elettrosaldate.
Cap. 4:PRINCIPALI APPLICAZIONI PER IL CALCESTRUZZO FIBRORINFORZATO.
95
4.3.2 CHIESA DEL XII SECOLO IN PROVINCIA DI TREVISO
Sono stati eseguiti gli intonaci esterni in grassello di calce fibrorinforzato con 3
Kg/m3 di fibre polimeriche. L’intonaco fibrorinforzato ha consentito di livellare
le irregolarità della parete muraria dovute alla composizione di pietre di varia
natura e dimensioni. Allo stesso tempo, è stata ottenuta un’ottima applicabilità e
un ottimo stato di finitura evitando azioni invasive connesse all’uso delle reti
metalliche.
96
BIBLIOGRAFIA (1) Articolo L. Lanzoni A. M. Tarantino A. Nobili
(2) Calcestruzzo fibrorinforzato per le strutture del futuro G. Plizzari M. di
Prisco C. Failla.
(3) Documento CNR 2006.
(4) Norma UNI EN 12350-2 :Prova sul calcestruzzo fresco - Parte 2: Prova
Slump.
(5) UNI EN 12350-3:Prova sul calcestruzzo fresco - Parte 3: Prova Vébé.
(6) Galli G., Grimaldi A., Rinaldi Z., Optimal design of FRC structural
elements, 2003.
(7) Zollo R.F., Fiber-reinforced concrete: an overview after 30 years of
development, Elsevier Science, 1996.
(8) Shah S.P., Do fibers increase the tensile strength of cement-based matrixes
ACI Journal, 1991.
(9) Calcestruzzi fibrorinforzati: dalle linee guida del CNR ai nuovi campi
d’impiego. G.Plizzari 2009.
(10) Collepardi M., Scienza e tecnologia del calcestruzzo, Hoepli, 1991.
(11) Marfia , Sonia, Modellazione del calcestruzzo fibrorinforzato, 2007.
(12) Hannant D.J., Cement-based composites, Elsevier Science, 2000.
(13) ASTM C1018-97.
(14) Pavimentazioni in fibrorinforzato. G.Plizzari.
97
(15) M.Cremona, G.Morselli, 2010 L’impiego del calcestruzzo fibrorinforzato.
98
SOMMARIO
INTRODUZIONE ................................................................................................... 2
CAP. 1: CARATTERISTICHE GENERALI DEI CONGLOMERATI
CEMENTIZI FIBRORINFORZATI. ........................................................ 4 1.1 GENERALITÀ. ................................................................................................. 4 1.2 CALCESTRUZZO. ............................................................................................ 5 1.3 FIBRE. ............................................................................................................... 7 1.5 PROPRIETÀ DELL’IMPASTO FRESCO. .................................................. 11 1.6 PRODUZIONE .............................................................................................. 15
CAP. 2: CARATTERISTICHE PECULIARI DEI CONGLOMERATI
CEMENTIZI FIBRORINFORZATI. ...................................................... 20 2.1 PROPRIETÀ CHIMICO-‐FISICHE. ............................................................. 20 2.1.1 RITIRO. ...................................................................................................................... 20 2.1.2 DURABILITÀ. .......................................................................................................... 21 2.1.3 CICLI DI GELO E DISGELO. ............................................................................... 21 2.1.4 ESPOSIZIONE AL FUOCO. .................................................................................. 22
2.2 COMPORTAMENTO MECCANICO. ......................................................... 23 2.3 CONCETTI DI MECCANICA DELLA FRATTURA. ................................. 25 2.3.1 CRITERIO ENERGETICO DI GRIFFITH ........................................................ 26 2.3.2 CRITERIO LOCALE O TENSIONALE DI IRWIN. ........................................ 32 2.3.3 EQUIVALENZA DELL’APPROCCIO TENSIONALE DI IRWIN CON
L’APPROCCIO ENERGETICO DI GRIFFITH. ........................................................... 38 2.4 RUOLO DELLE FIBRE NELLA PROPAGAZIONE DELLA FRATTURA.
................................................................................................................................ 41
99
2.5 PROVE CARATTERIZZANTI IL COMPORTAMENTO DEI
CALCESTRUZZI FIBRORINFORZATI. ........................................................... 49 2.5.1 COMPRESSIONE .................................................................................................... 49 2.5.2 TRAZIONE. ............................................................................................................... 51 2.5.3 FLESSIONE. ............................................................................................................. 59
CAP. 3: PROVE SPERIMENTALI A FLESSIONE PROPOSTE
DALLE DIVERSE NORMATIVE. .......................................................... 63 3.1 ASTM C 1018-‐97. ........................................................................................ 63 3.2 UNI 11039-‐2003. ....................................................................................... 67
CAP. 4:PRINCIPALI APPLICAZIONI PER IL CALCESTRUZZO
FIBRORINFORZATO. ........................................................................... 75 4.1 PAVIMENTAZIONI INDUSTRIALI .......................................................... 76 4.2 CLS FIBRORINFORZATO NELLA PREFABBRICAZIONE. .................. 80 4.2.1 TEGOLO DI COPERTURA PREFABBRICATO IN CALCESTRUZZO
FIBRORINFORZATO. ...................................................................................................... 81 4.2.2 CONCI PREFABBRICATI IN CLS FIBRORINFORZATO PER
GALLERIE. .......................................................................................................................... 83 4.2.3 STRUTTURE DI STOSTEGNO IN CLS FIBRORINFORZATO. ................ 88 4.2.4 PANNELLI DI TAMPONAMENTO PREFABBRICATI IN CLS
FIBRORINFORZATO. ...................................................................................................... 91 4.2.5 TRAVI PRECOMPRESSE IN CLS FIBRORINFORZATO. .......................... 92
4.3 INTERVENTI DI RESTAURO CON CLS FIBRORINFORZATO. .......... 93 4.3.1 PALAZZO STORICO A BOLOGNA. ................................................................... 94 4.3.2 CHIESA DEL XII SECOLO IN PROVINCIA DI TREVISO .......................... 95
BIBLIOGRAFIA ....................................................................................................... 96