Tesi di Laurea

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  1 Introduzione Prima di tutto è necessario dichiarire che la tesi tratta del modo congiuntivo nelle frasi dipendenti della lingua italiana. Certo, essa non è una sintesi generale, ma sono presentati certi aspetti riguardanti le caratteristiche semantico- funzionali del modo congiuntivo nelle frasi dipendenti. La mia tesi mira a illustrare i casi particolari in cui viene usato il modo congiuntivo. L'obiettivo della tesi è rilevare le caratteristiche lessico-grammaticali del modo congiuntivo nelle frasi dipendenti. Il metodo usato e quello analitico con l'approccio deduttivo, quindi mediante un processo che va dal generale al particolare; cioè la formulazione della regola precede l'esercizio. Il valore pratico di questa tesi consiste nel fatto, che i risultati ottenuti durante l'esplorazione dell'argomento possono essere usati nell'insegnamento della lingua italiana come materiale pratico molto utile. Il valore teorico è che per dimostrare meglio i fatti osservati sono riportati esempi ricavati prevalentemente dai vari tipi di libri letterari. E per approfondimenti sono usate opere istituzionali. Quindi, la tesi è composta di due capitoli successivi:  Modalità e modi  Le caratteristiche semantiche - funzionali del modo congiuntivo nelle frasi dipendenti. Il primo capitolo è dedicato alla modalità e ai modi. Fin dall'inizio vengono precisati i concetti di "modalità" e "modo" e le sue differenze. Poi sono presi in esame i modi del verbo: modi finiti: indicativo (modo della realtà e della certezza), condizionale (modo della possibilità e del desiderio ), imperativo ( modo del comando), congiuntivo (modo dell'opinione e dell'incertezza); e modi indefiniti: infinito (esprime l'azione al grado zero), participio (esprime una relazione con la frase principale e ha spesso funzione di aggettivo оsostantivo), gerundio (esprime una relazione con la frase principale); e vengono esaminati le

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Introduzione 

Prima di tutto è necessario dichiarire che la tesi tratta del modo congiuntivo nelle frasi

dipendenti della lingua italiana. Certo, essa non è una sintesi generale, ma sono presentati certiaspetti riguardanti le caratteristiche semantico- funzionali del modo congiuntivo nelle frasi

dipendenti.

La mia tesi mira a illustrare i casi particolari in cui viene usato il modo congiuntivo.

L'obiettivo della tesi è rilevare le caratteristiche lessico-grammaticali del modo congiuntivo

nelle frasi dipendenti. 

Il metodo usato e quello analitico con l'approccio deduttivo, quindi mediante un

processo che va dal generale al particolare; cioè la formulazione della regola precede l'esercizio.

Il valore pratico di questa tesi consiste nel fatto, che i risultati ottenuti durante l'esplorazione

dell'argomento possono essere usati nell'insegnamento della lingua italiana come materiale

pratico molto utile.

Il valore teorico è che per dimostrare meglio i fatti osservati sono riportati esempi ricavati

prevalentemente dai vari tipi di libri letterari. E per approfondimenti sono usate opere

istituzionali.

Quindi, la tesi è composta di due capitoli successivi:

•  Modalità e modi

• 

Le caratteristiche semantiche - funzionali del modo congiuntivo nelle frasi dipendenti.

Il primo capitolo è dedicato alla modalità e ai modi. Fin dall'inizio vengono precisati i concetti

di "modalità" e "modo" e le sue differenze. Poi sono presi in esame i modi del verbo: modi

finiti: indicativo (modo della realtà e della certezza), condizionale (modo della possibilità e del

desiderio), imperativo (modo del comando), congiuntivo (modo dell'opinione e dell'incertezza);

e modi indefiniti: infinito (esprime l'azione al grado

zero), participio (esprime una relazione con la frase principale e ha spesso funzione di aggettivoоsostantivo), gerundio (esprime una relazione con la frase principale); e vengono esaminati le

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differenze tra loro. Successivamente vengono presentate le principali caratteristiche lessico-

grammaticali del modo congiuntivo dell'italiano. Viene precisato il concetto del "congiuntivo". 

Poi si parla dei tempi del congiuntivo: congiuntivo presente, congiuntivo imperfetto,

congiuntivo passato, congiuntivo trapassato; dell'uso dei tempi e della concordanza dei tempi: contemporaneità (che avviene contemporaneamente), anteriorità (che viene prima) о posteriorità 

(che viene dopo).

Nel secondo capitolo vengono presentate le principali caratteristiche semantico - funzionali

del modo congiuntivo nelle frasi dipendenti. In questo capitolo vengono dettagliamente

esaminati tutti i casi specifici del modo congiuntivo nelle proposizioni dipendenti,cioè il modo

congiuntivo nelle frasi dipendenti dirette da verbi + "che" e nelle frasi dipendenti dacongiunzioni оlocuzioni che richiedono il congiuntivo. E alla fine del questo capitolo si parla

della vitalità del congiuntivo nell'italiano contemporaneo.

L'attualità della tesina è che oggi il congiuntivo si usa sempre meno nell'italiano moderno. Oggi

invece ogni italiano ha rapporto con il congiuntivo soprattutto leggendo оscrivendo о - ancor più

- ascoltando i mass media, perchè questo modo si usa molto dal registro alto della società.

D'altro canto il congiuntivo è il modo tipico della subordinazione piuttosto complessa, e chi

parla preferisce la coordinazione оgli schemi subordinativi più elementari che di solito non

abbisognano di questo modo verbale. Sono poche le volte in cui il congiuntivo è di norma

usarlo, perché necessario al significato. Nella maggior parte dei casi può infatti essere

tranquillamente sostituito dall'indicativo che, godendo di più ampi usi, che è più facile. E così al

congiuntivo si continuano a riservare ambiti comunicativi di carattere più formale.

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I CAPITOLO

1. MODO, MODALITÀ E TEMPO

1.1.  IL MODO E LA MODALITÀ 

Il modo fa parte delle categorie grammaticali, intese come serie di forme flessionali che, perstruttura fonologica e contenuto, sono caratteristiche di determinate classi di parole (perciò essesono dette anche categorie morfologiche o, più precisamente, morfosintattiche) (Renzi L., 2001:p. 415). Tipiche categorie verbali sono la persona, il numero, i1 tempo, la diatesi e, appunto, ilmodo.

Tra i modi si contano comunemente l'indicativo, il congiuntivo, l'imperativo e il condizionale (ele forme verbali infinite come il participio, il gerundio, l'infinito).

Come forme verbali finite esse non hanno in comune nulla, tranne il fatto di poter esprimeredeterminati stati di cose, cioè contenuti e di porli in relazione con la realtà extralinguistica -processo che si definisce anche come predicazione. Tra le funzioni centrali dei modi c'è quella didistinguere se i contenuti es pressi sono affermati come fatti о presentati solo come raffigurazioni

soggettive ad esempio desideri о supposizioni. Ogni frase di forma verbale finita deve, nella

misura in cui si presenta come enunciato autonomo, prendere posizione rispetto alla validità ealla relazione col mondo esterno del suo contenuto. Le forme verbali non finite, invece, comed’altronde la classe dei nomi, di cui, per questo aspetto, fanno parte, non contengono alcuna

indicazione su una relazione di questo tipo; esse nominano soltanto, senza dire (predicare) nulla,p. es. piovere / piovuto, la pioggia vs. piove /piovesse.

Una simile indicazione sulla validità di uno stato di cose espresso linguisticamente viene definitamodale e ricondotta alla categoria di significato della modalità.

Termini di questo tipo sono usuali anche in una particolare forma della logica, la cosiddettalogica modale, in cui le frasi vengono distinte a seconda che siano necessariamente о

possibilmente vere oppure non vere. Anche in altre due forme speciali della logica modale che

sono importanti proprio per ciò di cui ci stiamo occupando ora, si parla di modalità. La logicaepistemica (dal greco episteme, «sapere, conoscenza») si 

occupa della struttura logica di enunciati il cui contenuto venga presentato come conosciuto

oppure come creduto. La modalità epistemica si riferisce perciò alla valutazione della validità di

un enunciato fatta dal parlante, il quale può considerare l'esistenza di uno stato di cose sicura,

probabile oppure possibile. La logica deontica (dal greco dei, «è necessario, si deve»), invece, èla logica dell'obbligatorietà, di ciò che è permesso e di ciò che è vietato, la modalità denotica

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informa in tal modo se la realizzazione di uno stato di cose sia richiesta, permessa oppure

proibita e anche, in senso più ampio, se essa sia desiderata оperseguita. Essa è perciò

strettamente connessa alla categoria temporale del futuro. Entrambe le modalità, la epistemica e

la deontica, si riferiscono quindi- all'atteggiamento-del-parlante оdel referente del SOGGETTO

della predicazione rispetto alla realizzazione di uno stato di cose. (Renzi2001: 416)

Il verbo possiede un organico e complesso sistema di forme per esprimere le categorie

del modo e del tempo. Il parlante può presentare il fatto espresso dal verbo in diversi modi,

ciascuno dei quali indica un diverso punto di vista, un diverso atteggiamento psicologico, un

diverso rapporto comunicativo con chi ascolta: certezza, possibilità, desiderio, comando ecc.

Talvolta, poi, l'uso di un determinato modo può dipendere anche da ragioni stilistiche, da una

scelta di "registro" оdi livello linguistico: cosi, per esempio, nelle subordinate rette da verbi digiudizio l'indicativo (mi pare che ha ragione) corrisponde a un livello d'espressione più popolare

rispetto al congiuntivo (mi pare che abbia ragione). In italiano disponiamo di sette modi verbali

(Dardano,Trifone 1995: 140):

• quattro modi finiti: indicativo (io amo), congiuntivo (che io ami), condizionale (io

amerei), imperativo (ama!)

• tre modi indefiniti: infinito (amare), participio (amante), gerundio (amando)

I modi finiti (l'indicativo, il congiuntivo, il condizionale, l'imperativo) sono modi finiti perchè

nella loro coniugazione indicano sempre la persona e il numero del soggetto (ovvero dicono

chi è a compiere l'azione: io, tu, egli, noi voi od essi, i modi indefiniti (l'infinito, il participio e

il gerundio) detti "forme nominali del verbo", non determinano la persona e, tranne il

participio, il numero e vengono usati spesso in funzione di 

sostantivo e di aggettivo: abbiamo già citato il participio presente amante, a cui si può

aggiungere il participio passato la (donna) amata; e si pensi ancora a infiniti quali l'essere, il

dare, l'avere, l'imbrunire, оa gerundi diventati nomi, quali laureando e reverendo.

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1.2. IL TEMPO

II tempo indica qual è il rapporto cronologico che intercorre tra l'azione оlo

stato espressi dal verbo e il momento in cui viene proferito l'enunciato. E' opportunodistinguere tra tempo fisico e tempo linguistico (o grammaticale): il tempo fisico si

riferisce alla percezione che ciascun individuo ha del fluire del tempo nella realtà, ed è

misurabile quantitativamente. Il tempo grammaticale иcostituito invece da un sistema

di relazioni temporali che permettono di collocare l'azione prima, durante оdopo il

momento in cui viene proferita la frase e di indicare l'ordine di successione dei due

avvenimenti.

Per esprimere il tempo linguistico il parlante ha a disposizione, oltre al sistema dei tempi

verbali, gli avverbi e le locuzioni avverbiali di tempo (prima, dopo, fra sette mesi, per due

anni). La non corrispondenza tra tempo fisico e tempo linguistico èevidente nei casi in cui

un tempo grammaticale passato esprime un evento che nella realta si svolge nel futuro:

Saranno necessarie almeno dodici ore per sapere chi ha vinto le elezioni. 

Il rapporto cronologico tra lo stato оl'azione espressi dal verbo e il momento in cui viene

proferito l'enunciato può essere di:

contemporaneità, quando il fatto avviene nel momento in cui si parla: Daniele canta 

anteriorità, quando il fatto avviene in un momento anteriore a quello in cui si parla:

 Daniele cantava (ha cantato, canto); posteriorità: quando il fatto

avviene in un momento posteriore a quello in cui si parla: Daniele cantera. 

II tempo che esprime la contemporaneità è il presente; il tempo che esprime

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l'anteriorità è il passato, variamente articolato nell'indicativo (imperfetto, passato prossimo e

remoto, trapassato prossimo e remoto) e nel congiuntivo ( imperfetto, passato, trapassato); il

tempo che esprime la posteriorità è il futuro, suddiviso nell'indicativo in futuro semplice e

futuro anteriore.

Sotto l'aspetto formale i tempi si distinguono in semplici, quando le forme verbali di cui sono

costituiti consistono in una sola parola (amo, temevo,partirà), e in composti, quando le forme

verbali risultano dall'unione del participio passato del verbo con una voce dell'ausiliare essere

оavere (ho amato, avevo temuto, fu arrivato, sara partito). Per comprendere meglio il

significato delle relazioni temporali possiamo visualizzare graficamente la collocazione di un

avvenimento lungo l'asse del tempo, rappresentato da una linea retta. Per far ciòoccorre fare

riferimento a due nozioni fondamentali:• il momento dell'enunciazione (= ME), cioè il momento in cui si verifica l'atto di parola:

• il momento dell'avvenimento (= MA), cioè il momento in cui ha avuto luogo l'evento

oggetto dell'atto di parola.

Per interpretare il passato remoto, il passato prossimo, l'imperfetto e il futuro dell'indicativo è

sufficiente questo elementare riferimento al fluire del tempo fisico. Il trapassato prossimo, il

trapassato remoto e il futuro anteriore, viceversa, non sono ancorati direttamente al tempo

fisico, ma sono collegati ad esso indirettamente, attraverso un'indicazione relativa di

anteriorità оposteriorità rispetto ad un evento espresso da un tempo semplice (dopo che ebbe

appreso la notizia svenne) оda un'altra determinazione temporale(alle 8 aveva già cenato). 

Per rappresentare graficamente i tempi composti dobbiamo pertanto introdurre un terzo

parametro, denominato momento di riferimento (= MR). Esso può essere costituito da un

avverbio di tempo оda un'altra determinazione temporale (alle cinque, l'anno scorso, quando

sono uscito ecc.).

Presentando i concetti del modo e del tempo che ci saranno utili nell'avanzare nella nostra

ricerca passiamo all'argomento del modo congiuntivo, i suoi tempi e la concordanza dei tempi

del modo congiuntivo.

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II CAPITOLO 

2. INTRODUZIONE AL MODO CONGIUNTIVO

Il congiuntivo è il modo della congiunzione; essenzialmente il modo atto a segnalare una

proposizione collegata a un'altra alla quale si subordina fungendo da necessario completamento

strutturale e semantico.

Per questa ragione il congiuntivo risulta, tra i modi finiti del verbo, il modo tipico di

proposizioni subordinate.

Quanto si è detto sembrerebbe non tenere conto dell'esistenza di talune proposizioni che

pur richiedendo il congiuntivo, dal punto di vista grammaticale risultano indipendenti, che

proposito, va chiarito che tale modo verbale si giustifica, in quanto queste proposizioni, dal

punto di vista logico, dipendono da un predicato sottinteso e relativo al loro significato più

оmeno genericamente volitivo оpotenziale; predicato facilmente desumibile dal contesto. Ad

essempio, la frase ottativa "Fossi tu felice, figlio mio!" è grammaticalmente autonoma; ma dal

punto di vista strettamente logico dipende da una frase sottintesa del tipo: "Io vorrei (che tu fossi

felice...)".

Le proposizione contenenti il congiuntivo risultano subordinate ad altre a livello non

solo strutturale, ma anche logico, semantico, come normalmente viene segnalato da specifici

connettivi. Le tali proposizioni si esprimono azioni, avvenimenti situazioni riconducibili ad

ambiti di caratiere soggettivo (appartamenti dunque alla sfera individuale di chi parla, scrive e

giudica оa particolari indicazioni nella proposizione reggente) che riguardano preminentemente

i significati della valontà nella sue gradazioni.Non di rado accade che il congiuntivo svolga unicamente la pura funzione grammaticale,

indicata dal suo nome: la funzione di segnale di proposizione 'congiunta" subordinatamente a

una proposizione reggente. Che è funzione non dissimile da quella di una congiunzione vera e

propria. In questi casi dunque, dal punto di vista semantico, il congiuntivo equivale all'indicativo

e lo sostituisce. Questo fatto si verifica quando una proposizione completiva con l'indicativo

venga anticipata rispetto alla sua reggente.

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La frase: "Tutti lo sanno che la terra gira intorno al sole", anticipando la completiva

diventa "Che la terra giri intorno al sole tutti lo sanno".

In questo caso, il verbo al congiuntivo: a) dal punto di vista del significato, ha solo

quello della realtà astronomica (la terra gira realmente intorno al sole), e non della soggettività; e

occupa quindi un posto che dovrebbe essere proprio dell'indicativo: b) dal punto di vista deil'uso

(pragmatico), sembra essere piuttosto un segnale per l'interlocutore che la proposizione con cui

si inizia il discorso è una subordinata, e non una principale оindipendente interrogativa

оesclamativa, come invece il Che (maiuscolo a inizio di frase) potrebbe far pensare :

Che l'aeroplano sia un uccello artificiale tutti vedono. 

Che si chiamasse Simona lo sapeva. 

Comunque, in questi casi, in base al significato niente impedisce fuso dell'indicativo оdelcondizionale, a seconda del registro оdella modalità.

Che a Torino minacciano la sua famiglia non sarà vero. 

Che sarebbe successo se lo aspettavano. 

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2.1.PRINCIPALI TIPI DI CONGIUNTIVO DELLE FRASI DIPENDENTI

Distinguiamo tre tipi principali di congiuntivo, il cui elemento comune è che essi non

compaiono in frasi che riproducano un fatto e che al contempo siano Tematiche, cioè fungano

da obiettivo della comunicazione.

2.11. IL CONGIUNTIVO VOLITIVO

Le frasi volitive sono quelle che esprimono la volontà del soggetto sintattico оdel

SOGGETTO della predicazione riguardo alla realizzazione del contenuto della frase

subordinata, cioè egli vuole оnon vuole che lo stato di cose descritto nella frase dipendente

venga realizzato (Renzi2001:416).

A differenza che nelle frasi principali al congiuntivo (Nessuno dica una parola), qui il

significato volitivo non viene indicato solo dal predicato che descrive uno stato di cose, maprimariamente da un'espressione lessicale della frase sovraordinata. Modo e modalità della frase

sovraordinata sono in questo caso privi di interesse (Voglio / Non voglio / Vorrei / ...voglia che

nessuno dica una parola), a meno che il carattere volitivo dell'enunciato non risulti

esclusivamente da essi.

Attraverso questa divisione tra frase principale modalizzante e frase subordinata

modalizzata, la volontà del SOGGETTO della predicazione può venire qualificata

esplicitamente come desiderio, preghiera, richiesta, ordine, divieto, permesso, intenzione e sim.;

d'altra parte, si può esprimere non solo la volontà del parlante, ma anche quella di qualsiasi altra

persona: Voglio / Vuole / Vogliono che nessuno dica una parola. Tra le frasi volitive si possono

includere anche quelle che presuppongono, senza nominarlo espliciamente, un portatore di

volontà оun'istanza che pone una norma, come p. Es. Costruzioni del tipo: (1) Occorre / È

necessario che tu parta subito.

Si può in tal modo distinguere tra una modalità volitiva soggettiva ed una oggettiva (o più

genericamente deontica).

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L'elemento volitivo non deve essere necessariamente contenuto nel predicato della frase

principale, ma può anche essere-introdotto; da certe congiunzioni che stabiliscono una relazione

mezzo/fine tra frase-principale .e-subordinata.

(2)Aveva nascosto i giocattoli dietro l'armadio affinché sua sorella non li trovasse, (cioè: voleva

che non li trovasse)

Le frasi subordinate dipendenti da espressioni volitive non comunicano nessun fatto,

dato che la realizzazione dello stato di cose in oggetto deve essere ancora effettuata oppure

impedita. Il fattore d'insicurezza determinato da questa componente che riguarda il futuro

accomuna quest'uso del congiuntivo alla sua utilizzazione nelle frasi dubitative. A differenza

che nelle frasi modalizzate senso dubitativo (più genericamente, in senso epistemico), qui non si

tratta però di una presa di posizione rispetto alla possibilità оprobabilità della realizzazione diuno stato di cose, quanto piuttosto dell'espressione della volontà di realizzarlo / impedirlo, il cui

possible Imporsi deve essere per il momento lasciato ancora in forse. (A prescindere da ciò, una

frase come Occorreva che lo facesse non eslcude che il contenuto della subordinata sia in effetti

notoriamente realizzato). Comunque, in entrambi i casi il contenuto della subordinata non sarà

assertivo, né nel senso logico, né in quello comunicativo della parola. Questa definizione

negativa del valore di fondo del congiuntivo si lascia giustificare dalla supposizione che

l'asserzione cioè la comunicazione di un fatto, rappresenti il caso neutrale non-marcato di un

enunciato linguistico e l'indicativo sia perciò il modo verbale non-marcato.

Una frase volitivamente modalizzata è qualcosa di basilarmente diverso da un'asserzione.

Per questo il tratto distintivo non-assertivo è, proprio per il congiuntivo volitivo, marcato in

modo particolarmente netto.

Questo spiega perché il congiuntivo volitivo è più usato che non quello dubitativo оquello

tematico. Esso è presente in tuti i registri e le distribuzioni sintattiche più spesso che gli altri due

tipi anche là dove questi fanno apparizioni sporadiche, come p. es. nell'italiano parlato оin

quello popolare.

La posizione speciale del congiuntivo volitivo in italiano è ulteriormente rafforzata dal

fatto che le frasi indipendenti al congiuntivo appartengono in prevalenza a questo tipo (perlopiù

ottativo).

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2.2. IL CONGIUNTIVO DUBITATIVO

Le frasi dubitative rientrano nell'ambito della modalità epistemica (modalità del sapere e

del credere) che riguarda la valutazione fatta dal parlante, e dal corrispondente SOGGETTO

della predicazione, della validità di un'asserzione oppure della possibilità di esistenza di uno

stato di cose (Renzi2001: 418). Il dominio di questa modalità si estende, per continui trapassi,

da una relativa certezza che Io stato di cose espresso dalla frase dipendente non è realizzato

(Non credo che /oppure da un'assoluta certezza, se viene inclusa qui la negazione netta della

verità (Non è vero che p), attraverso varie gradazioni del dubbio (Dubito / Metto in-dubbio che

 p) e dell'insicurezza fino ad una

supposizione più оmeno attenuata оrelativizzata (E possibile/Pare / Suppongo/ Credo che p). 

Detto in breve: dalla certezza della non-esistenza fino all'incertezza dell'esistenza. Il fatto che

qui si abbia a che fare con le più svariate gradazioni e forme di riserva nei confronti della verità

della frase subordinata comporta che anche l'uso del modo è soggetto ad oscillazioni più forti -

particolarmente in dipendenza del registro linguistico - che nel caso del congiuntivo volitivo. Siaggiunga inoltre che, proprio in quest'ambito, spesso il tempo verbale prende il sopravvento sul

modo, cioè al posto del congiuntivo può essere scelto un futuro (oppure anche un condizionale):  

Credo che verrà vs. Voglio che verrà.  

Sotto il livello dell'asserzione categorica di un contenuto proposizionale oppure di un So

che p, esplicito dal punto di vista modale, оdi un è certo / vero che p, si deve supporre

l'esistenza di un punto d'inversione all'altezza del quale una valutazione tendenzialmente

negativa del contenuto di verità di p si muta in una tendenzialmente positiva. Questo punto,

però, sulla base dei fatti linguistici e, soprattutto, del corrispondente usodel modo, non è

possibile determinarlo con precisione. Un certo margine d'insicurezza nei confronti della

validità di una frase è motivo sufficiente per l'impiego del congiuntivo però non necessario.

Dunque, il concetto di congiuntivo dubitativoоepistemico è inteso qui in un senso molto ampio.

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2.3. IL CONGIUNTIVO TEMATICO О FATTIVO DI VALUTAZIONE

Il congiuntivo può essere usato anche in frasi che non hanno alcun valore dubitativo:

•  a. Gli dispiace che Martina sia già partita, b. Ero felice che fossero venuti.

In (3) la verità della frase dipendente e la certezza del SOGGETTO della predicazione

оdel parlante non sono affatto in discussione.

Non viene comunicato né che qualcuno ritenga vera la frase dipendente, né che qualcuno dubiti

della sua verità. Si tratta piuttosto del fatto che la verità della frase dipendente è  presupposta dal

parlante. Questa presupposizione è condizione necessaria per frasi di questo tipo: ci si può

dolere оrallegrare solo di ciò che si ritiene sia un fatto. Predicati di questo tipo sono perciò

definiti anche fattivi e sono riconoscibili, fra l'altro, perché di regola possono reggere come

complemento il SN complesso.

•  Gli dispiace il fatto che Martina sia già partita.

Inoltre, in caso di negazione, interrogazione e condizionalità -a differenza dei verbi epistemici

trattati in

2.3.1 -il contenuto di verità della frase dipendente, ossia la valutazione della sua fattualità,rimane costante:

•  Non gli dispiace (il fatto) che Martina sia già partita.

Questa frase presuppone: Martina è già partita, sia per il parlante che per il SOGGETTO della

predicazione.

Il contenuto della frase dipendente non viene dunque comunicato, asserito come uno

stato di cose realizzato (come p. es. in Credo che è partita), bensì presupposto come fatto già

accaduto. A venir comunicato è solo il contenuto della frase sovraordinata che esprime una

valutazione, nel senso più ampio possibile, del fatto descritto nella frase subordinata. In base al

carattere della frase principale si spiega anche il termine talvolta usato di congiuntivo

soggettivo, che è pero ingannevole, poiché la resa dell'evento della subordinata in quanto tale

non contiene niente di soggettivo.

Ugualmente non del tutto appropriata è la definizione tradizionale di quest'uso del modo

come congiuntivo dopo iverba sentiendi, ai quali si attribuirebbero difficilmente

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predicati come è normale/logico, benché siano anch'essi fattivi e reggano in quanto tali il

congiuntivo:

• 

È normale che Martina sia già partita.Alla presupposizione della fattualità extralinguistico-referenziale dello stato di cose della frase

subordinata, corrisponde sul piano comunicativo la presupposizione che esso sia

informazionalmente dato. Frasi del tipo (3)-(6) vengono impiegate di norma quando il parlante

parte dal presupposto che all'ascoltatore sia noto il fatto descritto dalla frase subordinata.

Questo non significa naturalmente che una simile supposizione sia per forza corretta; sia

perché il parlante può valutare male le cognizioni dell'ascoltatore, sia perché egli può usare di

proposito questa forma di enunciato per ottenere particolari effetti retorico-stilistici.

La verità di simili frasi dipendenti è dunque presupposta inerentemente - cioè non

dipende da un contesto ulteriore - ed esse hanno quindi nel caso normale, non-marcato, un

valore comunicativo inferiore rispetto alla corispondente frase sovraordinata, possono perciò

venir definite come (interentemente) tematiche.

Il fatto che in frasi di questo tipo compaia di regola il congiuntivo dipende dal valore di

fondo di questo modo: come abbiamo detto, esso ha la funzione di connotare una frase, оuna sua

parte, come non-comunicativa. La tematicità inerente di queste frasi subordinate significa al

contempo mancanza di autonomia comunicativa, per cui il congiuntivo indirizza l'attenzione

verso l'effettiva comunicazione e cioè verso la valutazione personale espressa nella frase

principale. Si ha anche una dipendenza sintattica più forte. Mentre una frase subordinata

dipendente da un verbo epistemico come credere оparere può venire anteposta come frase

autonoma all'indicativo anche alla frase principale.

•  E già partita, credo / mi pare.questa mobilità posizionale non sussiste in presenza di frasi subordinate dipendenti da un

predicato fattivo; l'anteposizione della frase subordinata come indipendente non è possibile in

questo caso:

•  È già partita, mi dispiace.

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Una frase subordinata dominata da un predicato di questo tipo non rappresenta alcuna

comunicazione propria nel senso descritto prima. L'esempio (8) è accettabile solo se lo si

interpreta come costituito da due frasi, оcomunicazioni, autonome:•  E già partita, (e questo) mi dispiace.

Considerazioni analoghe valgono anche per una frase subordinata dipendente da un

predicato volitivo , che certo non è inerentemente tematico, ma non contiene del pari alcuna

comunicazione (asserzione):

•  Martina parte subito, voglio.

è impossible l'anteposizione della subordinata come indipendente anche in quelle frasi che

contestano esplicitamente la verità della subordinata:

•  è già partita, non credo / dubito.

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3.L'USO DEL CONGIUNTIVO NELLE FRASI SUBORDINATE

Nelle proposizioni subordinate, dove e' di uso molto frequente, il congiuntivo e' usato di norma

in dipendenza di verbi che esprimono dubbio, incertezza, desiderio, augurio, speranza, timore,

ecc, cioè1 di verbii che rimandano sempre alla valutazione оall'opinione soggettiva di chi parla

оscrive. Inoltre, il congiuntivo e' il modo di molte proposizioni dipendenti introdotte da

congiunzioni subordinanti come perche', affinchè', benche' e simili.

3.1. CONGIUNTIVO NELLE SUBORDINATE DIRETTE DA VERBI + "CHE"

(a). Paolo è già partito

(b) . Io so che Paolo è già partito 

(c.) Io penso che Paolo sia già partito 

•  La frase (a) è indipendente ed esprime una realtà oggettiva: il parlante non interviene a

modificare la realtà e quindi si ha l'INDICATIVO.

•  La frase (b) è costituita da due proposizioni, la reggente (io so) e la dipendente introdotta

dalla congiunzione che (Paolo è già partito). Il parlante non modifica la realtà, anzi la

dichiara ela conferma oggettivamente e con sicurezza. Ecco quindi ancora

l'INDICATIVO,

•  La frase (c) é costituita anch'essa da due proposizioni, la reggente (io penso) e la

dipendente introdotta dalla congiunzione che (Paolo sia già partito). Ma qui l'azione

dipendente non è autonoma. Il parlante, con il verbo reggente "penso", interviene a

modificare la realtà della frase dipendente con la sua soggettività (dubbio, incertezza), e

così si ha il CONGIUNTTVO.Caratteristica di questo modo verbale è dunque la sua

dipendenza da una proposizione reggente, che contiene un elemento semantico che

ruota intorno al concetto molto ampio e generico di soggettività.

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Questo elemento semantico "soggettività" copre un'ampia gamma di significati opinione,

dubbio, necessità, possibilità, sufficienza, volontà, desiderio, timore speranza, attesa,

stati d'animo di piacere, dispiacere, dolore, vergogna...

Questi significati, da un punto di vista formale, sono espressi:

a. da una lunga serie di verbi + che:

pensare credere ritenere supporre dubitare

sospettare immaginare volere temere proibire

aspettare attendere ordinare permettere non veder l'ora

pretendere obbligare sperare desiderare vergognarsitemere avere paura piacere dispiacere

Penso che sia opportuno agire immediatamente (Calvino1993:18) 

Credo che nella testa dell'uomo ci siano ancora più ombre che luce (Tamaro2002: 

40) 

Credevo che tu avessi capito tutto ( Tamaro2002: 28) Il direttore ordinò che tutti uscissero

un'ora dopo( Tamaro 2002:27) Non permetterò a nessuno che si dica questo di me(Tamaro S.,

2002,p. 25) Attenzione, ho paura che qualcuno si faccia male( Calvino 1993:87) Temevo che

qualcuno arrivasse in ritardo( Calvino 1993:31) Non vedo l'ora che arrivi l'estate( Tamaro

2002:45) 

b. da verbi impersonali оdi uso impersonate + che:

sembrare parere occorrere bastare importare

convenire accadere succedere capitare ecc

 Basta che tu me lo dica( Tamaro 2002:75) 

Occorrerebbe che tutti esprimessero la opinione( Calvino 1993:7) Sembra che si siano

trasferiti ( Tamaro 2002:138) 

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 A volte accade che la gente reagisca in modo imprevedibile ( Tamaro2002:138) 

Conviene che tu esca, ora(Calvino 1993:24) 

e. da locuzioni impersonali formate da: verbo "essere" + aggettivo/avverbio + che

(esprimenti, dubbio, possibilità, valutazione personale оsoggettiva):

è possibileè probabile è incerto è bene è meglio

è conveniente è opportuno è utile è male è bene

è strano è giusto è difficileecc.

 E' opportuno che tutti siano presenti fin dall'inizio( Calvino 1993:15) E' mai possibile che tu

 faccia sempre di testa tua?( Tamaro 2002:87) Epossibile che qualcuno le telefonasse per le

condoglianze a quell'ora?( Tamaro 2002:15) 

 E' bene che si cominci per tempo( Calvino 1993:46) E' diffìcile che loro partecipino 

 E' strano che non siano ancora qui( Tamaro2002:27) 

d. da locuzioni impersonali formate da: verbo "essere" + nome:

è ora è tempo è norma è legge è consuetudine 

è abitundine ecc. 

 E' ora che cominciate tutti a lavorare seriamente ( Calvino1993:78) Era consuetudine che

ciascuno portasse con sé un amico( Tamaro2002:66 ) E' tempo che lui si decida a prender 

moglie( Calvino1993:79) 

Il congiuntivo si ha anche IN DIPENDENZA DA UN CONDIZIONALE: in questo caso i tempi

sono l'imperfetto ed il t rapassato.

Vorrei che tu glielo dicessi con gentilezza( Tamaro 2002:32) 

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 Avrei voluto che tu glielo avessi detto con gentilezza( Calvino 1993:48) Desidererei che non

 partiste troppo tardi( Tamaro 2002:67) 

Si ha preferibilmente il congiuntivo, invece dell'indicativo, nei seguenti casi: - In caso di

inversione dei termini della frase: E' evidente che siete stanchi =Che siate stanchi è evidente Si

vede bene che avete capito =Che abbiate capito, si vede bene -Sostituendo la congiunzione

"che" con "come", "quanto", in che modo" So che è difficile risolvere questo problematic -

come/quanto sia difficile risolvere questo problema 

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3.1.1. LA CONGIUNZIONE "CHE

-La congiunzione CHE rappresenta il legame tra la proposizione reggente e la

dipendente dichiarativa al congiuntivo.

Talvoita "che" svolge la funzione di pronome relativo (il quale, la quale,...): in questo caso 

"che" sarà seguita dall'indicativo, dal congiuntivo оdal condizionale, a seconda del valore che

assume di volta in volta. Si ha il CONGIUNTIVO nei seguenti casi:

a» CHE relativo, eon valore finale, equivalente a: affinché, perché, ecc.

Chiama il cameriere che (affinché) ti porti il menu Di'alla mamma che venga di sopra! 

•  CHE relativo, con valore consecutivo, equivalente a: così che (cosicché), tale che,

 fatto in modo tale che, ecc.

 L'ideale per la signora era una baby-sitter che (tale che) si occupasse dei bambini durante la

sua assenza(Tamaro 2002:67) 

 E' vantaggioso per la ditta assumere nuovi collaboratori che offrano serie garanzie nei lavoro(

Calvino1993:48) 

•  CHE relativo, con valore condizionale, equivalente a se, qualora, ecc.

Unagrammaticache (se) contenesse anche dei buoni esercizi, sarebbe utilissima per gli studenti 

Studenti che (qualora) seguissero con reale interesse le lezioni sarebbero la gioia di molti

insegnanti. 

Nella subordinata al congiuntivo non è raro incontrare dei casi in cui la congiunzione

che venga omessa.

 Immagino (che) tutto sia ormai a posto. L'omissione non è possibile in tutti i contesti,

ma dipende dal verbo della frase principale. I verbi che indicano un'incertezza оun timorepermettono questo costrutto, mentre quelli che indicano volontà sono incompatibili con

l'omissione. Come si può facilmente constatare, l'enunciato

Voglio tu stia a casa.- non è grammaticalmente accettabile.

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3.2. IL CONGIUNTIVO NELLE ALTRE SUBORDINATE (CONGIUNZIONI

ОLOCUZIONI CHE RICHIEDONO IL CONGIUNTIVO)

Il congiuntivo, oltre che nelle "dichiarative" (dove è giustificato dalla presenza di verbi e

locuzioni presenti nella reggente, che esprimono "soggettività"'), si trova anche in altre

dipendenti. In tal caso esso è giustificato non da elementi semantici presenti nella reggente, ma

dal particolare tipo di dipendenza in cui viene a trovarsi di volta in volta, in quanto collegato ad

un particolare tipo di congiunzioni che lo introducono.

•  FINALE -perché, affinchè, acciocché, di modo che, ecc, esprimono il fine, lo scopo,

la destinazione dell'azione

Ogni tanto tiravo fuori dal taschino l'orologio perché tutti lo vedessero( Tamaro 2002:10) 

Per sollevarmi di quel peso Augusto assunse una donna afflnchè si ocupasse della bambina(

Tamaro2002:150) 

Si era asserragliata in se stessa perchè niente potesse offuscare l'idea che si era fatta della sua

v i t a ( Tamaro 2002:116) 

Parlo ad alta voce affinché sentiate tutti bene ( Calvino I.,1993, p. 8) Scriveva inglese, affinché 

tutti potessero leggere i suoi artico li ( Calvino1993:14) Lavorano tanto acciocché i loro figli

non abbiano mai problemi economici( Tamaro 2002:89) 

Cucina con lo scopo che tutti siano soddisfatti ( Tamaro2002: 150) 

•  CONCESSIVA - benché, sebbene, malgrado (che), quantunque, nonostante

(che), per quanto, ecc dove si esprime qualcosa che contrasta e fa da ostacolo, ma che non

impedisce lo svolgersi del fatto della reggente

 La roba degli altri mi ha fatto sempre gola, nonostante avessi ricevuto tante raccomandazioni

al contrario( Tamaro2002: 129) 

Sebbene non fossi ricco, facevo credere di esserlo con ogni bugia( Tamaro2002 : 15)

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3.2.3. RELATIVA CONCESSIVA- alcuni pronomi e aggettivi indefiniti (chiunque,

qualunque, qualsiasi, ecc), nonché avverbi оespressioni avverbiali di qualità оdi luogo

(comunque, dovunque, ovunque, ecc.) possono introdurre una proposizione relativa con

valore concessivo

Per quanti lavori tu abbia iniziato, non sei riuscito a portarne a termine uno(

Calvino1993:24) 

Qualunque cosa lui dica, non lo crederò( Tamaro2002:107)Ti

seguirò dovunque tu vada( Tamaro 2002:95) 

3.2.4. CONDIZIONALE -se, qualora, purché, a patto che, a condizione che, nel casoche, ecc dove si esprime la condizione, l'ipotesi cui è sottoposta la reggente

Se lui fosse cattivo, tutto sarebbe stato diverso (Tamar2002: 154) 

Penso che se avessi lottato ancora, se mi fossi impuntata, alla fine mio padre avrebbe 

ceduto(Tamaro 2002: 110) 

Se avessi avuto il coraggio di accorgermene in tempo, l'avrei protetta di più ( Tamaro

2002 p. 150) 

Se io avessi capito allora, che la prima qualita x

dell'amore e' la forza, gli eventi

 probabilmente si sarebbero svolti in modo diverso(Tamaro 2002: 27) Se in questo momento

scendesse una fatina, se comparisse accecandomi con il suo fulgore tra il frigorifero e la

cucina economica, sai cosale chiederei? ( Tamaro2002: 35) 

Qualora tu abbia intenzione di uscire, dammi un colpo di telefono( Tamaro 2002: 10) 

Te lo presterei volentieri, a condizione che non me lo sciupassi( Calvino 1993: 48) Se glielo

chiedessi con garbo, non saprebbe dirti di no Se fossi in te, non ci andrei( Calvino 1993: 33) 

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Se la locuzione "per quanto" viene collegata a un sostantivo, il "quanto" diventa aggettivo che

concorda con esso in genere e numero, conservando il suo valore concessivo.

•  COMPARATIVA -come se, quasi (che), ecc. dove si esprime un paragone tra

reggente e dipendente, in forma di ipotesi non reale

 Mi ricordo bene quando avevo otto anni/ Quasi mi vedessi in uno specchio( Tramaro2002: 45)  Mi guarda con due occhi come se non avesse capito la domanda( Calvino 1993:45) 

 Non mi salutava più, quasi gli avessi mancato di rispetto( Tamaro 2002: 18) Mi ascoltava con

aria allibita, come se io avessi parlato un'altra lingua( Tamaro 2002: 69) Ci tratta come se fossimo dei ragazzini( Calvino 1993: 22) 

•  ESCLUSIVA ED ACCETTOATIVA -senza che, che ... non, tranne che, eccetto

che, a meno che, ecc. dove si esprime l'esclusione di un fatto in riferimento al compimento

dell'azione della reggente

Non posso mai raccontare una barzelletta senza che mi venga da ridere per primo( T amaro

2002: 164) 

 Non potevamo raccontargli niente che lui già non sapessef Tamaro 2002: 79) Se ne è

andato senza che lo avessimo salutato ( Calvino 1993: 53) Accetto tutto da te, tranne che

tu sia falso ( Calvino1993: 40) 

•  TEMPORALE -prima che, finché non, anziché, ecc. dove si esprime un'azione

temporale posteriore alla reggente

Prima che qualcuno prendesse la parola, l'oratore si arrestò( Calvino1993: 44) Poco prima che

mi sposassi la sorella di mio padre mi aveva fatto fare un oroscopo da un suo amico astrologo

(Tamaro2002: 52) 

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 Non si alzi, Signorina, finché io non abbia finito di parlare! 

Prima che lui parta, dobbiamo organizzargli una bella festa d'addio ( Tamaro 2002: 117) 

Starò qui finché non vengano loro( Calvino 1993: 7) Dobbiamo finire anziché faccia buio 

( Calvino 1993: 67) 

•  CONSECUTIVA - cosieché, in modo che, in modo tale che, al punto che, tale

(agg.) ... che, tanto ... che, così ... che, ecc. dove si esprime la conseguenza di ciò che si

afferma nella reggente

 L'oratore parlava forte in modo che tutti potessero sentirlo bene Farò in modo tale che non se ne accorgano( Tamaro 2002: 62) 

Userò parole tali che lui possa capire( Calvino 1993: 19) 

 Non si fermò tanto lontano che la ragazza non lo vedesse( Tamaro2002: 7) 

•  CAUSALE NEGATIVA - non perché..., ma perché (indicativo), non che, non è

che, ecc. dove si esprime una causa possibile che però viene negata

Suo figlio, signiora, va male a scuola non perché sia poco intelligente, ma perché non si

impegna seriamente 

Ti dico queste cose non perché voglia la tua compassione, ma per amore della Verità( Tamaro

2002: 36) 

 Non è che sia stanco, è solo che mi sono annoiato di star qui( Tamaro 2002: 12) Non che mi

 piaccia, ma lo devo sopportare per forza( Tamaro2002: 93) No no, non è che mi sia offeso!

 

( Calvino1993: 90) 

•  INTERROGATIVA INDIRETTA- dove, quando, come, come mai, perché, se,

che cosa, chi, quanto (agg), quale (agg); in che modo, ecc. dove si esprime una domanda

un dubbio, una richiesta, una informazione, dopo verbi î locuzioni verbali come" domandare,

non sapere, non capire, non essere sicuri, voler sapere", ecc. (o sostantivi di significato analogo):

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 Non riesco a capire perché la mia idea fosse quella di passare per figlio 

di gente ricca ( Tamaro 2002: 17) 

Scusi, Signora, sa dirmi quale sia la direzione per il centro. 

 Non so se lei sia già partita oppure no 

 Le chiese perché fosse arrivata così in ritardo ( Tamaro 2002: 125) Voleva

sapere come mai non ci fossimo andati ( Calvino 1993: 21) 

3.2.5.RELATIVA IMPROPRIA -il quale, la quale, i quali, le quali, cui, che, chi e anche

dove.

Nella subordinata relativa impropria, il congiuntivo indica una condizione оrichiesta, oppure

avere valore restrittivo:Possono iscriversi al secondo corso tutti coloro che abbiano concluso il primo. L'ingegnereè

l'unico che possa sperimentare il sistema senza commettere errori. Cerchiamo un'attrice che

abbia i capelli rossi per farle interpretare un ruolo in un film. 

L'opposizione tra indicativo e congiuntivo può, anche se non deve, essere determinante ai fini

dell'interpretazione dell'enunciato. L'ultimo degli esempi appena esposti, riformulato

all'indicativo

Cerchiamo un'attrice che ha i capelli rossi, sai, si tratta della ragazza che parla francese 

suggerisce infatti l'interpretazione di un fatto reale, e che si voglia quindi indicare una

determinata persona.

L'uso del congiuntivo imperfetto nella subordinata relativa esiste ed ha valore ipotetico:

Porto ancora lo zucchero per chi ne volesse. A differenza dell'indicativo, anche in questo

caso il congiuntivo esprime un'incertezza. Nello stesso enunciato, la forma vuole indicherebbe

infatti una certezza (quella che qualcuno vuole lo zucchero).

Naturalmente, l'incertezza può essere indicata dal condizionale, laddove l'evento è sottoposto ad

una condizione:

Signora Rossi, qui all'entrata c'è un cliente che vorrebbe farle una domanda. 

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3.2.6.LIMITATIVA -per quel che, per quanto, a quanto e simili, dove si esprime una

limitazione rispetto a ciò che è affermato nella principale. Nella forma implicita sono introdotte

da in quanto a (o anche solo quanto a) più l'infinito del verbo. Sono molto comuni espressioni

come per quanto riguarda оper quanto concerne. Per quel che io ne sappia/so, non è venuto

nessuno. (Calvino 1993: 58) A quanto ne sappiamo, vivono ancora a Roma. 

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3.3. ALTRI USI DEL CONGIUNTIVO

3.3.1Anche l'ordine della frase può interferire nella scelta del modo, dato che la

frase subordinata anteposta può essere formata al congiuntivo con una certa facilità, ma non èdetto il contrario:

Che tu sia intelligente, lo sappiamo. ma Sappiamo che sei intelligente. 

•  La presenza della negazione nella frase principale può, in alcuni casi,

determinare la scelta tra indicativo e congiuntivo:

•  Dico che la tua soluzione mi sta davvero bene

•  Non dico che la tua soluzione mi stia davvero bene;

•  E che non ti capisco più

•  Non è che non ti capisca più;

•  Tua madre sa se Stefano è a casa

•  Tua madre non sa se Stefano è/sia a casa.

•  Tutto ciò significa che il pianeta è come dici tu

•  Tutto ciò non significa che il pianeta sia come dici tu.

•  OSSERVAZIONE L'uso del congiuntivo è previsto solo nel caso che il

soggett

o della frase principale e della frase subordinata siano diversi Io penso che tu stia a casa. 

Quando i soggetti coincidono, èprevista la subordinazione implicita, dato che l'uso di una

forma coniugata come quelle del congiuntivo darebbe pessimi risultati, così al posto di dire  

 Io penso che io stia a casa si dirà infatti Io penso di stare a casa. 

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4. ALTERNANZA DI CONGIUNTIVO E INDICATIVO 

NECESSITA' DEL CONGIUNTIVO

Nella lingua dell'uso medio, il congiuntivo e' di norma quando si scelgono i seguenti costrutti

subordinati:

•  Proposizioni soggettive e oggettive dipendenti da verbi ed espressioni di

volontà", divieto, pretesa, desiderio, preferenza, attesa.- Chiedo che nessuno mi

disturbi. 

•  Proposizioni finali  — Chiederòa mio fratello che gli dia una mano. 

•  Proposizioni concessive introdotte da "benché'", "sebbene", "quantunque",

"quand'anche", "ancorché"', "nonostante", "con tutto che", "per quanto" -  Benché' 

ci sia il sole, fa freddo. 

•  Proposizioni condizionali introdotte da "purché"', "a patto che", "a condizione

che" - Lo farei se avessi tempo. - Sarei uscito dopo che avessi finito. 

•  Proposizioni esclusive introdotte da "senza che" - Me lo diede senza che io

gliel'avessi chiesto. 

•  Proposizioni temporali introdotte da "prima che", "innanzi che", "avanti che" -

Voglio essere a casa prima che si metta a piovere. 

•  Propisizioni limitative introdotte da "che" -Carlo non c'e \ che io sappia. 

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4.1. L'USO FACOLTATIVO DEL CONGIUNTIVO

Il significato di volontàоdi opposizione del costrutto rispetto ai fatti espressi nella

proposizione subordinata può evolvere in giudizio piùоmeno generico di approvazioneоdisapprovazione, оsfumare in sentimento di piacere оdispiacere, оin moto di meraviglia, di

sorpresa, di rabbia:

In questi casi, l'indicativo e il congiuntivo godono di un uso alternato di maggiore

оminore formalità del registro linguistico:•   Mi sembra che Carlo non si sente bene.

•   Dottore, mi sembra che mio figlio non si senta bene.

•  Carlo, mi dispiace che ieri non sei venuto alla gita.

•  Professore, mi dispiace che ieri non sia venuto in gita con noi.

•   Non lo so se Carlo ce l'ha fatta agli esami.

•   Non so se Carlo abbia superato gli esami.

Infatti, due sono i fattori che determinano maggiormente la scelta tra il congiuntivo e

l'indicativo, nella differenza tra:

-fattore semantico (il congiuntivo sottolinea il maggiore senso di soggettività, incertezza,

dubbio, ecc. del parlante; l'indicativo sottolinea il significato oggettivo dell'affermazione del

parlante)

-fattore stilistico (registro linguistico più оmeno formale, senza una reale differenza di

significato, tuttavia nel congiuntivo prevale un "forse" mentre nell'indicativo affiora un "certo").

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Esempi di differenza semantica

Penso che hai ragione - Penso che tu abbia ragione 

Tra le DUE frasi c'è una sottile differenza di significato: la prima indica una maggiorsicurezza nell'affermazione, la seconda sottolinea il fatto che si tratta di un'opinione.

Si capisce che sono/ siano soddisfatti E' evidente che sono/ siano preoccupati 

Nel primo caso (indicativo) si parla di una realtà di fatto; nel secondo (congiuntivo) si fa un

commento in cui prevale la soggettività di chi parla.

Esempi di differenza stilistica

Che tu sia/sei in gamba, si sa( Calvino 1993:24) 

 E' lo studente più bravo che mi sia/è capitato in questi ultimi tempi 

 Era felice come uno che avesse/aveva fatto tredici al totocalcio( Tamaro 2002:94) 

Sono rari gli amici di cui ci si possa/può fidare( Calvino 1993:55) 

 E' l'unica speranza che gli sia/è rimasta( Tamaro 2002:19) 

 Mi ha chiesto se sapessi/sapevo di che si trattava( Calvino 1993:14) 

Sono contenta che tu venga/ vieni presto 

Riportiamo di seguito altri esempi dell'uso facoltativo del congiuntivo

•  Nel periodo ipotetico dell'irrealtà: se tu l'avessi fatto, sarebbe stato meglio / se lo

 facevi, era meglio. •  Dopo espressioni impersonali come: è bello / è brutto che; è naturale che; è peccato

che; è strano che; dispiace che: è bello che tu stia con noi / è bello che tu stai con noi. 

•  Dopo verbi che esprimono opinioni: credere che, parere che, sembrare che: credo che

tu abbia ragione / credo che tu hai ragione. 

•  Dopo verbi di dire e sapere, nelle forme negative e interrogative: dire 

che, (non) sapere se, оdopo verbi di richiesta: chiedere / domandare se: non dico che lui 

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abbia torto / non dico che lui ha torto; sai se sia vero? /sai se è vero?; gli ho chiesto se fosse

 passato Gianni /gli ho chiesto se è passato Gianni. 

•  Dopo verbi che indicano piacere, dispiacere, ira, rammarico, timore, sorpresa:  

essere arrabbiato, aver paura, esser contento / scontento, essere felice / infelice,

rammaricarsi, rincrescere, essere sorpreso, essere stupito, stupirsi', sono contento che tu

venga presto / sono contento che vieni presto. 

•  In espressioni comparative, superlative, indefinite: è più grande di quanto mi

aspettassi / è più grande di quanto mi aspettavo; Ugo è l'unico che sia venuto / Ugo è l'unico

che è venuto. 

• In proposizioni introdotte da che anteposte alla reggente: che tu sia forte, lo so / che sei

 forte, lo so. •  Nelle interrogative indirette: ho chiesto chi fosse / ho chiesto chi era. 

Dal punto di vista quantitativo, riportiamo di seguito i dati della tesi di F. Brunello:

Congiuntivo/indicativo nell'italiano scritto

indicativo congiuntivo

dopo verbidubitativiassertivi

29(19,07%) 123(80,92%)

Dopo verbidubitativimodalizzanti

62(25,72%) 179(74,27%)

dopo aggettiviepistemici

134(60,36%) 88(39,63%)

Dopo verbi,aggettivi, nomi,avverbi valutativi

13(19,40%) 54(80,59%)

Totale  238(34,89%) 444(65,10%)

Dunque: solo dopo aggettivi epistemici (del tipo «è sicuro che», «è probabile che»),

l'indicativo ha superato il congiuntivo. In tutti gli altri casi, il congiuntivo prevale nettamentesull'indicativo e si presenta, dunque, come un modo ben vitale e ampiamenteusato.

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Congiuntivo/indicativo nell'italiano parlatoindicativo congiuntivo

dopo verbidubitativiassertivi

64(40,25%) 95(59,75%)

Dopo verbidubitativimodalizzanti

182(41,20%) 260(58,80%)

dopo aggettiviepistemici

100(76,33%) 31(23,66%)

Dopo verbi,aggettivi, nomi,avverbi valutativi

39(33,33%) 78(66,66%)

Totale  385(45,34%) 464(54,65%)

(fonte: Stefan Schneider, Il congiuntivo tra modalità e subordinazione, Roma, Carocci, 1999 (asua volta basato su Lessico di frequenza dell'italiano parlato, a cura di Tullio De Mauro / 

Federico Mancini / Massimo Vedovelli / Miriam Voghera, Milano, ETAS,1993).

Nel parlato, ovviamente, la frequenza dell'indicativo è più alta. Ma anche qui, come

documenta Schneider il congiuntivo continua a prevalere sull'indicativo, tranne che in pochi

casi, tra i quali spicca ancora una volta quello delle proposizioni rette da aggettivi epistemici:

in questi costrutti l'indicativo è 3 volte più frequente del congiuntivo. Ma negli altri contesti

permane la prevalenza del congiuntivo, anche se le occorrenze dei due modi tendono ad

avvicinarsi (con un'espansione dell'indicativo nettamente maggiore nell'Italia centro-

meridionale rispetto all'Italia centro- settentrionale).

Conclusione 

Come abbiamo già visto la tesi tratta delle pecularità del modo congiuntivo nelle frasi dipendenti

nella lingua italiana.

Facendo un riassunto della ricerca si può dire che siamo arrivati alle seguenti conclusioni:

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•  il modo congiuntivo è il modo finito che esprime dubbio, desiderio, speranza. Indica

un'azione incerta оsemplicemente possible. Ha 4 tempi: congiuntivo presente (usato per

un'azione contemporanea ad una espressa dall'indicativo presente оfuturo), congiuntivo

imperfetto (usato per un'azione contemporanea ad una espressa da un tempo passatodall'indicativo, per un'azione passata ma continuata оnon terminata rispetto ad una espressa

dall'indicativo presente, оnel periodo ipotetico dell'irrealtà оimpossibilità), congiuntivo

passato (usato per un'azione passata e terminata rispetto ad una espressa dall'indicativo

presente оfuturo), congiuntivo trapassato (usato per un'azione passata rispetto ad una

espressa da un tempo passato dell'indicativo, оnel periodo ipotetico del terzo tipo).

•  il modo congiuntivo si usa prevalentemente nelle proposizioni dipendenti. Analizzando

abbiamo notato che la principale caratteristica di questo modo verbale è dunque la sua

dipendenza da una proposizione reggente, che contiene un elemento semantico "soggettività"

che copre un'ampia gamma di significati: opinione, dubbio, necessità, possibilità, sufficienza,

volontà, desiderio, timore, speranza, attesa, stati d'animo di piacere, dispiacere, dolore,

vergogna... Ma d'altro canto il congiuntivo si usa anche nelle proposizioni dipendenti da

congiunzioni e locuzioni con valore finale, concessive, condizionale оipotetico, comparativo,

esclusivo оeccettuativo, temporale, consecutivo, causale negativo, interrogative indirette. 

•  oggi il congiuntivo si tende a usarlo sempre meno. Nella maggior parte dei casi può infatti

essere tranquillamente sostituito dall'indicativo che è più facile. E così al congiuntivo si

continuano a riservare ambiti comunicativi di carattere più formale.

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