MEDIAMENTE SCUOLA DOTT.SSA ROSSELLA PAGNOTTA PEDAGOGISTA MEDIATORE FAMILIARE E SOCIALE.
TESI DI DIPLOMA DI MEDIATORE LINGUISTICO Carla Fracci ..... 39 5. Tradizioni teatrali ..... 41 -...
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SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003)
Via P. S. Mancini, 2 – 00196 – Roma
TESI DI DIPLOMA
DI
MEDIATORE LINGUISTICO
(Curriculum Interprete e Traduttore)
Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi
afferenti alla classe delle
LAUREE UNIVERSITARIE
IN
SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA
Il linguaggio del corpo e la comunicazione nella danza
RELATORI: CORRELATORI:
Prof.ssa Adriana Bisirri Prof.ssa Tamara Centurioni
Prof.ssa Marylin Scopes
Prof.ssa Claudia Piemonte
CANDIDATA:
MARINA EVANGELISTA
ANNO ACCADEMICO 2015/2016
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Alla mia famiglia,e ai Professori della SSML Gregorio VII
che mi hanno amata, sostenuta e portata fino a questo traguardo.
Con tutta la mia gratitudine.
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SOMMARIO
SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI ...................................... 1
ANNO ACCADEMICO 2015/2016 ......................................................................... 1
INTRODUZIONE ..................................................................................................... 7
PARTE I ...................................................................................................................... 11
1. La comunicazione NON Verbale ..................................................................... 12
1.1 La Danza ..................................................................................................... 14
2. Insegnare a esprimersi... ................................................................................ 16
3. La danza è un’arte antica… ............................................................................ 20
3.1 Cenni storici ................................................................................................ 22
4. Icone della Danza ........................................................................................... 32
4.1 Roberto Bolle ............................................................................................. 37
4.2 Carla Fracci ................................................................................................. 39
5. Tradizioni teatrali ........................................................................................... 41
- Teatro San Carlo di Napoli:......................................................................... 42
- Teatro dell’Opera di Roma: ........................................................................ 43
- Teatro alla Scala di Milano: ........................................................................ 44
- Teatro Massimo di Palermo: ...................................................................... 45
CONCLUSIONE ........................................................................................................... 46
PARTE II ..................................................................................................................... 49
INTRODUCTION ......................................................................................................... 50
1. Nonverbal communication ............................................................................. 51
2. Learn how to express yourself ....................................................................... 52
3. The history of dance ....................................................................................... 54
4. Dance icons .................................................................................................... 55
4.1 Margot Fonteyn ......................................................................................... 56
4.2 Rudolf Nureyev........................................................................................... 60
5. Theatre tradition ............................................................................................ 63
- The Royal Ballet .......................................................................................... 64
- English National Ballet ............................................................................... 66
CONCLUSION ............................................................................................................. 67
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PARTE III .................................................................................................................... 69
INTRODUCCIÓN ......................................................................................................... 70
1. Comunicación no verbal ..................................................................................... 72
2. Enseñar a expresarse ......................................................................................... 73
3. La historia de la danza ........................................................................................ 75
4. Estrellas de ballet ............................................................................................... 77
4.1 Tamara Rojo ....................................................................................................... 79
4.2 José Carlos Martínez ........................................................................................... 81
5. Compañías de Teatro en España .................................................................... 83
- Compañía Nacional de Danza: ................................................................... 83
CONCLUSIÓN ............................................................................................................. 86
RINGRAZIAMENTI ...................................................................................................... 88
BIBLIOGRAFIA ............................................................................................................ 89
SITOGRAFIA ............................................................................................................... 90
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“Perchè dipingo la danza? E’ il movimento della gente e delle cose che ci consola.
Se le foglie degli alberi non si muovessero, gli alberi sarebbero infinitamente tristi e la loro
tristezza sarebbe la nostra”.
Edgar Degas
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INTRODUZIONE
Ho scelto questo argomento per la tesi perché della
mediazione linguistica ne ho fatto il mio lavoro. Infatti, grazie alla
conoscenza delle lingue e alla capacità di tradurre le mie lezioni di
danza, riesco a trasmettere alle bambine la passione e l’amore per
quest’arte. Loro sono troppo piccole per avere un’adeguata
istruzione, non sanno neanche leggere o scrivere, quindi è molto
importante focalizzare l’attenzione sui loro movimenti, sulla
voglia di apprendere qualcosa a loro sconosciuta, sulla diversità di
compiere gli stessi passi mostrati dall’insegnante in una loro
fantasiosa sequenza. Il mio lavoro dunque, è quello di comunicare,
attraverso i movimenti del corpo, una storia senza la necessità di
utilizzare alcuna parola. Fin da bambina sono stata affascinata
dalla leggiadria che esprimeva la ballerina classica, la quale
nonostante il suo corpo così esile, eseguiva alla perfezione
passi tanti complessi, mantenendo un equilibrio costante. Questo è
stato il motivo per cui ho deciso all’età di soli quattro anni
di iniziare a studiare questa disciplina caratterizzata da rigorose
regole e comportamenti sui quali si fonda fin dall’epoca del
Rinascimento. Da quel giorno la danza classica è diventata la
mia passione, alimentata giorno dopo giorno dalle ripetute prove e
dalle esibizioni. Questa disciplina mi ha accompagnato durante la
crescita influenzando la formazione del mio carattere e soprattutto
del mio corpo. All’età di tredici anni volevo entrare a far parte
dell’Accademia Nazionale di Danza di Roma dove potevo
migliorare la mia tecnica e diplomarmi, ma la mia insegnante non
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mi ha incoraggiata, al contrario mi ha derisa e non mi ha permesso
di andare. L’anno seguente ho lasciato quella palestra per andare a
studiare con il maestro Paganini e il maestro Martelletta, i quali mi
hanno aiutata a prepararmi per quell’audizione, e all’età di sedici
anni ho riprovato quell’esame. Sono riuscita, dopo varie
scremature, ad arrivare fino alla fine della lezione, ma non sono
entrata nella scuola perché ormai avevo sviluppato il mio fisico e,
come sappiamo tutti, loro fanno una rigida selezione dunque non
avrebbero potuto “modificarmi” secondo i loro canoni. Ero delusa,
triste, arrabbiata, ma quest’ostacolo non mi ha buttata giù, anzi mi
ha spinta a fare di più, a dare sempre il massimo in ogni mia
esibizione. Inoltre, il titolo di studi che ho scelto, mi ha permesso
di continuare a coltivare questa passione tanto da insegnare danza
classica in scuole internazionali, là dove posso praticare la
conoscenza di diverse lingue. Il mio sogno si è avverato e
realizzato: non sarò una ballerina professionista riconosciuta nel
mondo, ma posso sentirmi orgogliosa e privilegiata di essere
diventata, a soli ventidue anni, una ballerina e maestra di danza di
un certo livello e spessore.
Questo sicuramente grazie ai continui sacrifici, alla volontà
e all’impegno, alla serietà e soprattutto alla devozione che mi ha
sempre accompagnata nel mio percorso.
Per questa ragione ho deciso di analizzare questo tema così
importante per la mia carriera.
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- Nel primo capitolo ho analizzato la comunicazione
soffermandomi su quella non verbale. Ho spiegato come sia
possibile comunicare anche solamente attraverso un
movimento, come si insegni a far trasparire i sentimenti e gli
stati d’animo senza dover esprimere neanche una parola,
soprattutto come sia possibile che quest’arte sia universale e
comprensibile in tutti i paesi del mondo.
- Nel secondo capitolo mi sono concentrata sulla danza come
mezzo di comunicazione, analizzandola fin dalle sue origini.
Essendo una ballerina di danza classica, ho pensato di
focalizzarmi maggiormente su questa disciplina.
- Nel terzo e quarto capitolo, ho esaminato più da vicino le
figure dei ballerini che hanno segnato la storia della danza a
livello nazionale ed internazionale e le differenze teatrali e
culturali tra di essi.
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La comunicazione non verbale è il principale strumento che
l'uomo possiede per comunicare. Si tratta di tutta quella parte della
comunicazione che non passa attraverso il linguaggio, ma si esprime
attraverso le espressioni facciali, i movimenti degli occhi e della bocca,
la postura, l'andatura, l'occupazione dello spazio, il timbro e tono della
voce.
Questo tipo di comunicazione è il linguaggio più immediato e
primordiale che possediamo, infatti il bambino da subito usa questo
canale espressivo per esprimere le sue emozioni.
In seguito, con l'acquisizione del linguaggio, la comunicazione
non verbale continua a rivestire la sua importanza, perché rafforza,
sostiene, e conferma quello che esprimiamo verbalmente.
La comunicazione non verbale è quella parte della
comunicazione che comprende tutti gli aspetti di uno scambio
comunicativo che non riguardano il livello puramente semantico del
messaggio, ossia il significato letterale delle parole che compongono il
messaggio stesso, ma che riguardano il linguaggio del corpo, ossia la
comunicazione non parlata tra persone. Il linguaggio corporale si
presenta al nostro stato conoscitivo come verbale poiché è discorso, è
motivo di verbalizzazione di ciò che espressa, anche se questo non può
non coincidere con ciò che indica. Il linguaggio verbale è sempre
corporale, per chi l’espressa o per chi lo riceve. Il corpo quindi è
una pluralità di segni, di diversa comprensione, secondo il motore in
grado di comprendere.
Il linguaggio del corpo, in altre parole il linguaggio di un simbolo
in continuo movimento, un simbolo che cambia di forma in forma, di
momento in momento, un simbolo che ci presenta agli altri, che ci mette
a disposizione di ciò che normalmente definiamo come ‘altro’, o che noi
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stessi definiamo come ‘altro’ ogni volta che percepiamo un’identità
esterna a lui, esterna al corpo, al simbolo di noi, al nostro manifestarci.
1.1 La Danza
Una forma di comunicazione non verbale, in cui il movimento
corporeo è di fondamentale importanza, è la danza. Bisogna ricordare
che l'uomo ha danzato, prima di aver parlato, quindi fin dalle sue origini,
nei riti, durante le feste, in occasione di cerimonie, di eventi e di
guarigioni, l’uomo ricorre alla danza. La danza è una carriera misteriosa,
che rappresenta un modo imprevedibile di ballare. Le qualità necessarie
sono tante. Non basta soltanto il talento, è necessario affiancare alla
grande vocazione, la tenacia, la determinazione, la disciplina e la
costanza. La danza, come la vita, è ricca di fantasia, piena di armonia e
ha un linguaggio universale; è un sogno che si realizza ogni giorno
imparando, passo dopo passo, il difficile mestiere di un ballerino. La
danza apporta all’uomo un senso di liberazione, che si realizza sia nel
fisico che nello spirito. La danza è energia vitale e creativa, è espressione
completa della persona, è pratica di consapevolezza corporea ed in
quanto tale può divenire via di guarigione, regola di vita o anche via di
accesso ad una dimensione di assoluto. Attraverso il corpo, nella danza,
sono espresse emozioni e sensazioni che determinano un cambiamento
nella persona, la quale avverte un ampliamento delle proprie potenzialità,
partecipando ad un percorso creativo, individuale e collettivo. Si tratta di
un viaggio alla ricerca della propria identità, riscoprendo le proprie
radici, che mette l’uomo contemporaneo in relazione con popoli lontani.
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La danza è un potente ed antichissimo canale di espressione motoria che
si attua grazie all’insieme delle diverse parti del corpo, che in maniera
implicita o esplicita partecipano al movimento. La musica passa
attraverso il corpo e permette di esprimere le emozioni più intime. La
sbarra è la base di questa complicata disciplina; si esegue ogni giorno
come riscaldamento, come potenziamento e come perfezionamento e
grazie a lei si cresce e si imparano molti passi tecnici essenziali. Nella
danza ci si può rifugiare in ogni momento perché lei sa sempre come
confortarti e come sprigionare a meglio ogni stato d’animo. Solo dopo
aver intrapreso questo percorso ho capito che per diventare una grande
ballerina bisogna fare dei sacrifici, ma dopo aver raggiunto degli
obiettivi ti rendi conto che questa disciplina ti regala una sensazione
molto bella: la soddisfazione. Quando si danza si dimentica tutto: il
dolore delle scarpette e la fatica dell’esecuzione della coreografia sono
annullate dalla magia del palcoscenico e dalle soddisfazioni che
anch’essa ti riserva. Questo è il linguaggio più bello che possa nascere
solo dentro di te.
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2. Insegnare a esprimersi...
Nella danza il corpo abbandona i gesti abituali per prodursi senza
intenzionalità e senza destinazione in un tempo assolutamente nuovo
perché senza limiti e senza costrizioni. Tale liberalità permette
all’individuo di esprimersi senza condizionamenti, di attivarsi senza
riferirsi a un codice, senza tener conto che i confini tra corpo e anima si
annullano. Dalla mia esperienza come ballerina, insegnante e coreografa
posso indicarvi come, sin da piccoli, s’insegna a esprimersi senza dire
alcuna parola. Durante la lezione di riscaldamento si eseguono esercizi di
stretching, eseguiti in maniera dolce e lenta, attivando adeguatamente le
parti del corpo: piedi, gambe, bacino, schiena, spalle. In seguito, si
procede con le diagonali, dove vanno insegnati i diversi passi base, da
riutilizzare nelle varie combinazioni, durante i balletti.
La coreografia si insegna poco a poco e lezione dopo lezione. Si
può alternare alla coreografia, un momento di gioco, svago ed
improvvisazione, mettendo sì la musica, ma senza insegnare alcun
balletto, anzi cercare di stimolare l’inventiva e la creatività delle
bambine per far sì che non provino vergogna di fronte ad altre persone e
per farle sentire anche importanti assegnando loro il compito di
coreografe per dieci minuti.
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Ovviamente insegnare una sequenza ad un bambino non è un
lavoro semplice e necessita sempre di nuove e simpatiche idee per
mantenere costantemente alto il livello di attenzione degli allievi. La
prima operazione da compiere per creare una coreografia di danza, è
senza dubbio quella di scegliere il tema da cui trarre ispirazione.
Dopodiché, è necessario scegliere anche la base musicale su cui costruire
il balletto. Le coreografie dovranno essere eseguite in relazione allo stile
e alla musica adottata, con una buona capacità interpretativa dei
ballerini, ma importante anche è l’abilità del coreografo nel determinare i
giusti ruoli, sia a livello di tecnica ed estro che di struttura fisica degli
allievi.
Molto importante rilevare l’interpretazione delle singole ballerine,
poiché come già sottolineato in precedenza, oltre ad una forte e perfetta
esecuzione tecnica, dovranno rispecchiare le caratteristiche del
personaggio e non è per niente un compito facile. Ci sono infatti ragazze
che devono fare i conti con la loro timidezza, altre invece che sono
troppo esuberanti e non riescono a ridimensionare questo loro estro ed
egocentrismo, ci sono quelle che la prendono come una sfida personale e
lavorano più duramente affinché possano raggiungere il risultato.
Dunque una brava ballerina è quella che sa esprimere al meglio i propri
sentimenti ed è in grado di inserirli all’interno del balletto rendendolo
suo, e facendo provare le sue stesse emozioni al pubblico. Insegnare ai
bambini è molto complicato, in quanto non è semplice far amare loro le
materie, trasmettere la passione e far capire loro come comportarsi di
fronte altre persone il giorno del saggio.
Bisogna ricordarsi comunque che i bambini ben stimolati e
appassionati alle lezioni sono come spugne e apprendono tutto
velocemente e nel migliore dei modi. Infatti tendono ad eseguire gli
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stessi passi e a copiare le stesse espressioni facciali dell’insegnante,
quindi se si fa tutto con dolcezza e sempre con il sorriso, si ascolta il loro
corpo e il loro bisogno di esprimersi si capisce inoltre che si può
imparare dai più piccoli soprattutto perché non hanno schemi né vincoli,
loro sanno usare la fantasia e spaziare in essa, loro non hanno inibizioni
né paura dello specchio e di ciò che potrebbero vedere. Per questo
motivo anche io come insegnante devo imparare dalla loro libertà.
Durante l’anno mi fanno arrabbiare, non ascoltano, fanno come
vogliono, ma quando arriva il grande momento, loro sanno che devono
farlo al meglio, mi guardano con la coda dell’occhio per avere
rassicurazioni e per avere i suggerimenti sui passi, sanno che non
possono deludermi, aspettano il mio incitamento prima di entrare e
cercano i complimenti appena hanno finito. Vogliono a tutti i costi
vedere la loro maestra esibirsi perché hanno bisogno di apprendere e
ripetere gli stessi movimenti e trasparire leggiadre, sorridenti e perfette
come lei. Mi aspettano dietro le quinte per darmi la stessa carica che
trasmetto io a loro, e se le guardo, a soli quattro anni, mi fanno un
l’occhietto come per dire “ce la farai!” I nostri sorrisi sono emozionanti
per tutti, perché lasciano trasparire l’amore, il coinvolgimento, il
rapporto e la fiducia instaurata durante l’anno. I bambini sono così
spontanei, pieni di fantasia e ricchi di sentimenti, che su quel
palcoscenico, il giorno del debutto, eseguono in maniera impeccabile la
coreografia, anche sbagliando i passi, ma con l’espressione del loro volto
e le movenze così uniche da farmi ogni volta uscire le lacrime da dietro
le quinte.
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“Ogni sacrificio e devozione torna indietro come un boomerang sotto
forma di riconoscenza e amore smisurato. E tutto questo non ha prezzo
né un valore quantificabile! Ecco tutta la ricchezza che ha in sé ogni
Insegnante devota”.
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Come si può raccontare di danza? Certamente attraverso storie
parallele dei suoi autori, dei balletti, delle musiche. Ma non basta.
Occorre anche l’immaginazione per capire un mondo d’arte che
soprattutto è da vedere, e che è affidato alla memoria di chi è stato
presente. Ci sono date, biografie, ma per certi aspetti il passato della
danza resta misterioso. Che cosa sappiamo in realtà dei primi secoli del
Seicento francese? E perfino del repertorio dell’Ottocento, non ci sono
stati tramandati che pochi titoli… Non abbiamo documenti completi
dell’era dei Balletti russi.
La musica è passata attraverso i tempi in quanto scritta:
possediamo le partiture, così come abbiamo i quadri e la letteratura.
Possiamo leggere Shakespeare e Virgilio, possiamo appendere quadri
alle pareti e ammirare affreschi di tanti secoli fa. Per la danza ci sono
indicazioni: la danza del Rinascimento, la danza classica o accademica
sono state sì codificate, ma come grammatica. Lo spettacolo è stato
tramandato oralmente, potremmo dire che è il movimento e la conquista
dello spazio.
Abbiamo le trame di migliaia di balletti, abbiamo le musiche
certo, e talvolta le scenografie e i costumi. Il resto è lasciato alla fantasia
e alla logica.
Il ballo è antico come l’Uomo, si usa dire. Cerchiamo di riferirci
dunque a questo protagonista della vita e alle sue scoperte.
Il muto alfabeto della danza è capace di esprimere il tutto?
Certamente, e nella più assoluta libertà.
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3.1 Cenni storici
La danza probabilmente è la prima forma di espressione che
l’uomo abbia mai sperimentato. Fin dall’epoca primitiva aveva un valore
del tutto religioso che si è tramandato per molti secoli, fino ad arrivare al
Medioevo in cui ha assunto un valore nella vita sociale di corte. Nelle
corti aristocratiche saper danzare diventava una qualità necessaria per
entrare a far parte dell’educazione dei nobili fin dall’infanzia. Nel
Cinquecento si aprirono le scuole di ballo, la prima delle quali fu istituita
a Milano, e da quel momento la danza diventò balletto diretto da un
maestro di ballo, il coreografo. Agli inizi del 1600 in Francia fu allestito
il primo balletto, e proprio grazie a Luigi XIV la danza classica si
ufficializzò: egli fondò la prima accademia di danza “l’Academie Royale
de Danse”. All’inizio i danzatori erano soltanto di sesso maschile,
solo in seguito furono introdotte le ballerine e, contemporaneamente a
questo evento, Raoul Aouger Feuillet scrisse in una raccolta le
posizioni e i passi base e l’uso dell’en dehors, ancora oggi utilizzati.
Nel Settecento la danza classica sviluppò la sua tecnica e ampliò i
virtuosismi fino al punto di scadere in mera acrobazia. A fine
secolo, in pieno Illuminismo, fu istituita una riforma perché la danza
trovasse forme espressive più eleganti e coerenti alla sua nobile origine
e, in particolar modo, che fosse minimizzata a movimenti “innaturali”.
Nel secolo XVIII si cominciava a dare maggiore spazio alle
performance femminili e a promuovere la libertà del movimento da
parte di numerosi coreografi francesi. Dunque, l’Ottocento fu il secolo in
cui prevalse la danza femminile su quella maschile e fu introdotto il tutù
accanto alla scarpetta da punta. Negli anni del Romanticismo il balletto
subì il fascino di personaggi, scenari, temi letterari e il balletto “la
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Sylphide” cambiò lo stile del balletto stesso e la tecnica. In quegli
anni i personaggi rappresentati avevano il tema soprannaturale
dominante, per cui la ballerina doveva eseguire movimenti precisi e
corretti tecnicamente per esprimere e comunicare la leggiadria di una
figura immateriale che impersonava: la scarpetta da punta accentuava
questo aspetto dando l’impressione che la danzatrice si alzasse sulle
punte per volare oppure che camminasse senza toccare il suolo. Le
storie dei balletti erano incentrate nel dramma degli amori infelici,
dell’impossibile raggiungimento di una gioia intensa perché così
prossima alla malinconia dell’uomo che fu caratteristico del
Romanticismo. In Russia il coreografo Petipa e il musicista Cajkovskij
diedero origine ad alcuni balletti classici famosi: Il lago dei cigni, Lo
schiaccianoci, e La bella addormentata. In quegli anni si perfezionava
sempre più la tecnica degli esercizi e si richiedevano requisiti fisici
molto più precisi che selezionavano le ballerine che volevano cimentarsi
nell’attività professionistica. Per tale motivo i ballerini cercavano di
tendere alla perfezione tecnica limitando l’espressività.
Tuttora le ballerine “forzano” molto i limiti fisici dettati da madre
natura, per raggiungere la perfezione tecnica, senza curarsi
assolutamente di come il corpo ne risenta nel corso degli anni di studio.
Il corpo della danza è un corpo antico che ci parla con le sue braccia, le
sue mani, i suoi piedi, con ritmi musicali, interni e apparentemente
esterni, che fa dello spazio che occupa un luogo dinamico di poteri; un
corpo che obbliga al silenzio al momento del suo manifestarsi.
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Il XX secolo rappresenta un periodo nel quale la danza è
sottoposta ad un’attenta indagine ed un profondo ripensamento. Se
esaminiamo il progredire nel corso del secolo delle idee sull’uomo e
sulle sue possibilità di comunicazione ed espressione attraverso il
movimento, emergono le caratteristiche e le peculiarità della danza come
esperienza sociale e di partecipazione rituale collettiva, come evento
artistico e realtà spettacolare. Infatti, un corpo che danza rivela tanto se
stesso e la persona che incarna quanto la sua appartenenza ad una
società. La cultura “impone” all’individuo un linguaggio del corpo che
ha il compito di trasmettere dei significati attraverso i quali vengono poi
strutturate le relazioni interpersonali e organizzata la realtà che ci
circonda. La nostra modalità di mostrarci e di essere con gli altri è il
risultato di convenzioni che, contemporaneamente, ci “proteggono”
dall’altro e creano delle forme strette, limitate e limitanti, difficili da
rompere, in quanto creano stabilità, orientamento e identità. La capacità
del corpo di esprimere significato attraverso espressioni, gesti,
movimenti, modalità di curarlo sono quindi il frutto di un involontario
apprendimento di codici definiti e determinati che creano il nostro gusto
e la nostra sensibilità, e che ci sono trasmessi attraverso l’educazione e le
abitudini che incontriamo e viviamo. Ed anche la danza è una realtà
regolata da aspetti sociali e culturali ben definiti, è una manifestazione
nello stesso tempo del corpo singolo e di quello collettivo, riconosciuto
come degno di attenzione e di interessi. Nei corpi che si armonizzano
nella danza si ha una sincronizzazione di gesti e movimenti,
accompagnata da una serie di strumenti come luci, musica, costumi, ecc.,
che vanno ad amplificare il senso comune profondo di gesti, espressioni,
colori, modalità di vestire, movimenti, posture. La danza quindi è stata
storicamente sempre utilizzata nelle diverse situazioni con funzioni
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anche particolari: oltre a rappresentare idee, quindi oltre ad essere una
vera e propria arte, la danza è divenuta di volta in volta la portavoce di
valori morali e religiosi, di istanze rituali, di esigenze pratiche, di
ornamento legato al folclore e alla tradizione (nel Settecento), mezzo per
educare ed insegnare valori e principi. Le tecniche ed i principi, che
rendono vivo il corpo del danzatore sulla scena e che determinano quello
spazio di artificialità necessaria all’attività espressiva vengono posti
come indicazioni utili alla prassi ovvero come “leggi pragmatiche”.
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Muoversi, danzando, vuol dire allontanarsi dalla monotonia di
ogni giorno, far emergere le proprie capacità creative con l’utilizzo della
fantasia. La danza è un movimento corporeo che nasce da un forte
desiderio di espressione. “La danza non è composta di movimenti isolati,
è tutto l’insieme a determinare il modo di comportarsi di ciascuna parte
del corpo.” Ogni singola parte del corpo ha la sua importanza nella
realizzazione del ritmo, e nello stesso tempo, ad ogni movimento tutto il
corpo, nel suo insieme, partecipa. La danza scioglie il corpo dai legami
con la vita quotidiana. Quando si balla non esiste nient’altro che il
proprio corpo, niente costrizioni, niente condizionamenti, nessuna
restrizione, solo l’ebbrezza di essere liberi.
La danza come materia, come studio applicato, come pratica
interna alla formazione educativa, offre uno strumento presente e reale a
chi guida il processo formativo, guida che riconoscerebbe i momenti
dell’individuo in crescita, facendo di essi un oggetto di analisi, e la danza
come tecnica, meccanica e dinamica del movimento corporeo, offe a chi
la pratica la grande possibilità di poter ri-condurre un’espressione al suo
relativo contenuto. Praticare o riflettere sul movimento scenico, evento
che è proiezione teatrale di tutto ciò che si danza nell’interno dell’essere
umano, non può oggi che essere se non dal suo pensiero, con e verso il
suo pensiero, per capire e decifrare la mente che fa di un corpo, un corpo
danzante. Se rifiutassimo ancora una volta la possibilità di porre al
centro dell’arte dinamica il corpo dell’artista che fa del suo fisico uno
specchio trasparente disponibile alle anime altrui, indipendentemente dei
tanti punti di vista con cui si puó affrontare il tema, non vivremmo il
momento di concepire e quindi studiare la trasfigurazione del corpo
umano come fenomeno linguistico, la trasformazione del corpo umano
come testo interpretabile. Interpretare un testo, significa nutrirsi dei
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conoscimenti sufficienti e necessari per cui si possa formalizzare ciò che
percepiamo in una visione che, per quanto propria, non perde di vista
l’aspetto di comunicazione pubblica. La struttura mentale che si utilizza
per tradurre e in secondo tempo interpretare, processo che avviene di
fronte a un testo, un ragionamento, un’immagine, è il cammino che
viviamo quando ci rapportiamo al nostro corpo come possibile forma
artista, forma pubblica e comunicativa. In un corpo di danza l’assenza
della tecnica, come saggezza e conoscenza in grado di rapportarsi agli
altri saperi, annulla la comunicazione pubblica. Definiamo co-
municazione ‘ció che si muove assieme ad altro’. Se ci si dimentica per
un momento che la coreografia si pre-costruisce per un evento pubblico
ovvero per un ascolto, una visione uditiva, non ci sarebbe niente da
raccogliere: l’arte semina frutti di cui abbiamo il dovere di fare un uso
intelligente verso la con-divisione.
Il corpo che danza crea spazio, un fattore o una dimensione che
per l’arte è tempo. Kant li definisce come sorgenti conoscitive, forme
pure di tutte le intuizioni sensibili. Si tratta di un intervallo tra confini,
limitati o determinati dal movimento o dalle linee che siamo costretti a
immaginare per poter realmente visualizzare quella parte di spazio che
definiamo come posto o luogo di una determinata posizione, e quanto
più grandi si fanno dette linee più comuni è lo spazio tra il corpo che
danza e il corpo che guarda. Una volta percepito lo spazio artistico, che
si forma e si abbandona continuamente per la stessa natura dinamica del
corpo danzante, in altre parole uno spazio in continua trasformazione,
per essere direttamente proporzionale agli elementi che caratterizzano il
movimento della comunicazione, una volta percepito lo spettatore si
ritrova con il proprio pensiero che contempla, osserva, i movimenti di un
pensiero altrui, un pensiero che non si manifesta verbalizzando e che il
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pensiero di chi guarda può solo percepire. È lo spettatore che lo
verbalizzerà, manifestandosi come l’autore assoluto e originale di quelle
parole che sonoramente esprimono il pensiero percepito, determinerà
uno stile per trasmettere quanto ha visto. Può succedere di sentir dire ‘mi
è piaciuta quella danza, pero non l’ho capita’, il corpo in danza chiede di
essere capito? No. Il corpo in danza chiede di essere visto, con calma,
senza pregiudizi, né questioni, perché l’arte per natura desidera aprire
questioni e crea giudizi. Lo spettatore che contempla il movimento per
quello che è, permette che la comunicazione dell’oggetto si manifesti
secondo la sua forma e il suo stile, solo rispetto a un possibile contenuto
si può ragionare, tutto il resto si accetta come reale e unicamente
possibile, dove la rappresentazione dell’oggetto e l’oggetto coincidono,
per il corpo che guarda quello è un giudizio riflettente estetico
determinante. Questo succede soprattutto perché il corpo in movimento è
carico di significati simbolici, riflettuti, realizzati, scelti e coordinati, che
assumono forma come se di un ‘hic et nunc’ vitale si trattasse. Significati
che realizzano un habitat che separa lo spettatore dal disordine collettivo
cui siamo soggetti quotidianamente, e lo obbliga ad utilizzare la funzione
ordinata e concentrata della sua mente. L’arte permette sempre un
dialogo tra un testimone e chi non c’era.
Il corpo in danza, è un corpo privo di parole e con voce, che si
formalizza in suoni e significati secondo chi la ascolta. Nel caso in cui la
voce sia percepita, riconosciuta o semplicemente scoperta, ciascuno di
noi, grazie al suo sapere delle cose, la formalizzerà foneticamente di
modo che, pur essendo oggettiva, offerta pubblicamente, risulterà
soggettiva, nel preciso momento in cui è ascoltata e tramandata per
saperi diversi, tanti quanti siano i presenti al suo manifestarsi. Un
movimento non sostituisce le parole, è esso stesso parola, così come le
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parole sono gesti, espressione. Non è difficile dire ‘ti amo’,
foneticamente è molo semplice, e non sono parole sconosciute alla nostra
cultura, anzi, si utilizzano spesso senza limiti di contesto. Il corpo in
danza non esegue un movimento, è movimento. Si muove e si esprime
davanti ai nostri occhi senza pudore e con un ragionamento sottile,
anteriore al pubblico incontro, ed è reale e tangibile astrazione: si
immagini un corpo che danza intrecciando le sue braccia, per il corpo
che guarda non si tratta di assistere ad alcune delle tante braccia
possibili, sono le uniche, le uniche che esistono in quel momento e in
quella relazione virtuale di spazio, per lo spettatore risulta chiaro: il
ballerino e il suo braccio che si muove, coincidono.
Perché tutto ciò possa accadere, abbiamo bisogno che la mente che
danza e la mente che osserva siano entrambe in uno stato di attenzione
particolarmente alto, che la concentrazione sia assoluta. Danzando
obblighiamo agli altri a non pensare ad atre cose che non siano presenti
nella nostra danza o che il nostro corpo non stia esprimendo o
mostrando. Il ‘hic et nunc’ non è solo un fenomeno che appartiene al
corpo della danza, anche lo spettatore è un ‘hic et nunc’, dove è
chiaramente impossibile poter ripetere, perché quel movimento osservato
e ballato in quell’istante avviene una volta, una volta soltanto, per una
volta si manifesta e per la stessa unica volta si percepisce. Per questo
motivo l’evento di un corpo che si muove artisticamente è un dialogo tra
persone particolarmente attente, intelligenti e sensibili.
31
“La Danza a mio avviso non si limita ad essere un semplice
esercizio, un divertimento, un’arte ornamentale e qualche volta
un gioco di società; è una cosa seria e, sotto certi aspetti, cosa
molto venerabile. Qualsiasi epoca che abbia capito il corpo
umano, o che abbia almeno provato il sentimento del mistero di
quest’organizzazione, delle sue risorse, dei suoi limiti, delle
combinazioni di energia e di sensibilità che esso contiene, ha
coltivato e venerato la Danza”.
Paul Valery, Philosophie de la danse, in Oevres, 2 voll., Gallimard,
Paris, 1957, vol I, p. 1391.
33
Esistono, ai giorni d’oggi, personaggi artistici conosciuti
come icone a livello internazionale. Senza dubbio in Italia
abbiamo due meravigliosi interpreti che ci hanno resi importanti e
orgogliosi: Roberto Bolle e Carla Fracci. Ballerini dotati sin da
bambini, che nel giro di poco tempo, sono stati conosciuti in tutto
il mondo. La nostra Carla Fracci addirittura è diventata ballerina
quasi per caso. Lei, che da bambina sognava di fare la
parrucchiera, passò l’esame di ammissione al Teatro alla Scala di
Milano e si distinse presto per carattere e determinazione. E così,
da “tranvierina”, soprannome che le era stato dato con riferimento
al mestiere di suo padre, divenne, poco più che ventenne, una
“Giulietta d’alto stile”, come la definì il poeta Eugenio Montale
quando la vide danzare in ‘Giulietta e Romeo’ nel 1958.
Dalla Scala all’American Ballet Theatre, fino ai successi
internazionali di Mosca e Tokyo, sempre accanto a grandi partner.
Tra i più amati, Rudolf Nureyev con il quale l’étoile ha
interpretato balletti che hanno segnato la storia della danza:
‘Giselle’, ‘Les Sylphides’, ‘La bella addormentata’.
E nel suo repertorio ci sono anche “sperimentazioni” di alta
poesia danzata come quella di Gelsomina, tratta da ‘La strada’ di
Federico Fellini, e di Filumena Marturano, di Eduardo De
Filippo. Carla Fracci, oltre ad essere una grandissima etoile, è
inoltre una donna umile con grande senso di sensibilità artistica e
di professionalità, la quale regala consigli preziosi ai giovani
danzatori che hanno scelto di fare di quest’ arte affascinante la
loro professione:
34
«Per fare della danza una professione ci vuole molta
tenacia, non bisogna mai perdersi d’animo ed esercitarsi
assiduamente perché ognuna può aspirare a diventare
Ballerina, anche se solo alcune arriveranno a essere “quella
Ballerina”, la luce splendente al centro dello spettacolo».
Quando si parla di ballerini inglesi si pensa subito a
Margot Fonteyn e al suo storico partner Rudolf Nureyev (anche
se russo, lo si conosce come ballerino del Royal Ballet e come
stella internazionale). Profilo Donna rende omaggio alla figura di
Margot Fonteyn. Una delle ballerine più famose al mondo,
interpretò tutti i personaggi di primo piano della danza classica.
Per i suoi meriti artistici fu definita Prima Ballerina
Assoluta e le venne conferita dalla Regina d'Inghilterra
l'onorificenza di Dama.
L’incontro con il partner d’eccezione inizia negli anni
Sessanta e segnerà per sempre la storia del balletto. È il 1961, il
ballerino russo è in tournée in Europa e chiede asilo in Francia,
scappando dalla Russia. Margot Fonteyn invita Nureyev a un gala
di beneficenza a Londra. L’impressione, o il chiacchiericcio,
sembra suggerire che Margot Fonteyn, ormai quarantenne, stia
per ritirarsi dalla scena e inoltre gli impegni di una ballerina
internazionale non sono facilmente conciliabili con quelli di un
marito ambasciatore, Roberto de Arias. Ma non ci riesce,
probabilmente l’intesa con Nureyev è troppo forte. La prima
performance che li vede insieme è Giselle (1962) al Royal Opera
House di Londra. Un successo strepitoso. Durante i lanci di
35
bouquet, Nureyev si inginocchia davanti a Margot per il
baciamano. Un gesto che salda un’unione che durerà una vita, sia
sul palco sia nell’amicizia che li legherà, nonostante la diversità
delle loro storie personali e nonostante i vent’anni che li separano.
Regalano al mondo la magia del loro straordinario feeling, fin
quando Margot avrà cinquantotto anni.
La Spagna invece ha una tradizione ben diversa: sappiamo
tutti che non si può parlare di danza classica in questo paese, ma
unicamente di flamenco, è per questo motivo che non si sente
molto parlare di ballerini spagnoli famosi per la danza classica,
fatta eccezione per Tamara Rojo, ballerina canadese, ma
cresciuta in Spagna, dove ha iniziato il suo percorso da ballerina.
In un’intervista racconta: «A 9 anni ho iniziato a studiare con
Victor Ullate a Madrid. A 16, la svolta: un provino improvviso a
Parigi. Da preparare in due settimane. Decido di buttarmi.
All'esame, ballo senza paura. E senza speranza. Ci sono ballerine
russe, americane, francesi. Mi dico: chi volete che si ricordi della
spagnola? In Spagna non c'è nemmeno una vera tradizione di
balletto. Poi, alla fine dei cinque assoli richiesti, la giuria non
batte ciglio. Penso: Non mi prenderanno mai. E invece, sono io la
vincitrice: io, la spagnola minuta, quella senza chance, quella più
fragile». Da quel momento non ha mai smesso di ballare ed ha
lasciato il suo paese recandosi in Inghilterra, per approfondire
ovviamente i suoi studi e migliorare il suo talento, tant’è che ha
preso parte al Royal Ballet, dove attualmente continua ad essere
ballerina.
Mai fidarsi delle apparenze: Tamara è alta come uno
scricciolo, ma determinata come un falco. È diventata famosa per
36
la sua tecnica formidabile: nelle variazioni di Esmeralda, roteando
su se stessa come una trottola, non ha eguali oggi. Sembra non
soffrire il dolore. E nemmeno la gravità. «Non è solo la
determinazione a caratterizzarmi. Ma la passione.
Un altro ballerino spagnolo di danza classica è José Carlos
Martinez, anche lui ha lasciato la Spagna e si è diretto verso la
Francia dove è primo ballerino dell’Opera di Parigi.
Nel 2011 diventa direttore artistico della Compañía
Nacional de Danza, attraverso cui José Carlos Martínez intende
incoraggiare e diffondere l’arte della danza, passando dal
repertorio classico, al neoclassico e al contemporaneo, includendo
creazioni del repertorio spagnolo e internazionale per raggiungere
un pubblico più vasto e proiettare la compagnia in un contesto
nazionale e internazionale in un quadro di piena autonomia
artistica e creativa.
37
4.1 Roberto Bolle
È il più famoso ballerino italiano di danza classica e uno
dei più conosciuti e stimati al mondo. È primo ballerino del
Teatro alla Scala e dal 2009 ricopre lo stesso ruolo
nell’American Ballet Theatre di New York.
Nel corso della sua carriera si è esibito con le principali
compagnie di danza al mondo, tra cui il Royal Ballet di
Londra, la compagnia del Bolshoi di Mosca e la Tokyo Ballet.
Nell'ottobre 2002 è protagonista di Romeo e Giulietta al teatro
Bolshoi di Mosca. Nel marzo 2003 interpreta al Covent Garden
di Londra La bella addormentata e in luglio, a San Pietroburgo,
danza Il lago dei cigni. Nello stesso anno gli viene riconosciuto
il titolo di "étoile" del Teatro alla Scala.
38
Bolle è anche molto impegnato in beneficenza: dal 1999
è Ambasciatore di buona volontà per l’UNICEF.
39
4.2 Carla Fracci
Nacque nel 1936 a Milano e sin dal 1946 ha studiato nella
scuola del Teatro alla Scala diplomandosi nel 1954. Dopo due anni
diviene danzatrice solista, quindi prima ballerina nel 1958. Tra la
fine degli anni cinquanta e durante gli anni settanta ha danzato con
alcune compagnie straniere, quali il London Festival Ballet, il
Sadler's Wells che è l’attuale Royal Ballet e il Royal Swedish
Ballet.
Dal 1967 è una ballerina dell'American Ballet Theatre. La
sua notorietà si lega alle interpretazioni di ruoli romantici e
drammatici, quali Giselle, La Sylphide, Giulietta. Ha danzato con
vari ballerini, tra i quali Rudolf Nureyev, Vladimir Vasiliev,
Mikhail Baryshnikov, Gheorghe Iancu e Roberto Bolle. Alla fine
degli anni ottanta dirige il corpo di ballo del Teatro San Carlo di
Napoli.
40
Dal 1996 al 1997 dirige il corpo di ballo dell'Arena di
Verona. Dal 1994 è membro dell'Accademia di Belle Arti di
Brera, dal 1995 è presidente dell'associazione ambientalista
Altritalia Ambiente e nel 2004 viene nominata Ambasciatrice di
buona volontà della FAO.
Dal novembre del 2000 al luglio del 2010 dirige il corpo di
ballo del Teatro dell'Opera di Roma. Nel 2013 pubblica una sua
biografia, a cura di Enrico Rotelli, Passo dopo passo. La mia
storia, Mondadori, 2013.
41
5. Tradizioni teatrali
Nel capitolo precedente ho elencato i ballerini più eccelsi,
che hanno girato il mondo con la loro leggiadria, passione e
perfezione, che hanno caratteristiche fisiche e tradizionali senza
dubbio differenti, ma che parlano una lingua comune, uguale per
tutti i popoli. Essi comunicano senza aprire bocca, perché non
serve emettere suoni per far comprendere la danza, la si capisce e
fa emozionare alla stessa maniera e con la stessa intensità di un
discorso.
Questi ballerini hanno scritto la storia della danza, loro sono
la danza per eccellenza pur non avendo avuto lo stesso percorso
alle spalle.
Infatti, ognuno di loro si è formato tecnicamente nella
propria città di origine, fino ad arrivare nei teatri più prestigiosi
del mondo, e toccare, con il loro talento, non solo il palcoscenico,
ma anche i cuori degli spettatori.
Proprio grazie alla loro capacità espressiva, e alla loro
bravura tecnica, possiamo parlare di compagnie internazionali,
che si sono esibite nei cinema, nei teatri, per le strade e si sono
visti persino in tutte le nostre televisioni.
Infatti, è proprio selezionando ballerini talentuosi e dotati
come Carla Fracci o Margot Fonteyn, che si sono formati i corpi
di ballo più conosciuti nel mondo.
In Italia, al di là dei teatri dell’opera che possiedono ancora
una compagnia al loro interno, di cui parlerò a breve (Scala di
Milano, Teatro dell’Opera di Roma, San Carlo di Napoli, Teatro
42
Massimo di Palermo), sono inoltre conosciute compagnie più
piccole: il più creativo e prestigioso ai giorni d’oggi è il Balletto di
Toscana, guidato da Cristina Bozzolini, mentre l’Aterballetto non
ha ancora trovato la propria forma.
- Teatro San Carlo di Napoli: il più antico teatro d’Opera in Europa e
nel mondo ancora attivo. Inaugurato il 4 Novembre 1737, in
occasione del giorno dell’onomastico del re Carlo di Borbone, dal
quale prese il nome il teatro. Nel 1812 nacque la Scuola di Danza
più antica d’Italia con una compagnia. Il teatro ha ospitato la
Fonteyn, Nureyev, Bolle e la Fracci tra tanti altri artisti.
43
- Teatro dell’Opera di Roma: teatro romano dedicato al balletto e alla
lirica. Al suo interno si è formata la Scuola e la Compagnia
riconosciuta a livello internazionale. Ha sempre avuto una
stagione di balletto molto popolare nella città e oltre. Hanno
ballato al Teatro di Roma compagnie quali American Theatre e
Royal Ballet.
44
- Teatro alla Scala di Milano: considerato uno dei più prestigiosi al
mondo. Non si è formata una compagnia all’interno di questo
teatro, si occupa quindi di formare professionisti per il mondo
dello spettacolo grazie alla Fondazione Accademia d'arti e
mestieri dello spettacolo Teatro alla Scala. L'Accademia eroga
corsi di formazione professionale di Danza. Una volta culminati
gli 8 anni di corso, i professionisti verranno indirizzati nelle
diverse compagnie internazionali per proseguire la loro carriera.
45
- Teatro Massimo di Palermo: Simbolo dell’eccellenza
musicale italiana in terra di Sicilia, il Teatro Massimo è
il più grande edificio teatrale d’Italia, e con i suoi 7730
metri quadrati di area, il terzo più grande d’Europa, alle
spalle delle Opere di Parigi e Vienna. Progettato
dall’architetto Giovanni Battista Filippo Basile e da suo
figlio Ernesto, nel 1897 ci fu la serata di inaugurazione,
mentre ancora si lavorava per completarlo. Vanta di un
corpo di ballo già pronto per una nuova stagione.
46
CONCLUSIONE
Scopo di questa tesi è stato quello di analizzare, più da vicino,
attraverso la figura del ballerino, il linguaggio del corpo, la prima
forma di comunicazione utilizzata per esprimere emozioni quando gli
uomini non avevano ancora sviluppato l’uso della parola. Mi sono
inoltre soffermata sulla storia della danza, quando è nata e
sviluppata, ed i suoi maggiori interpreti internazionali, sottolineando
le differenze tra le culture e le compagnie teatrali. Un altro elemento
di cui mi sono servita per approfondire questo lavoro, è stata la mia
esperienza personale, attraverso cui ho potuto esprimere più da
vicino le difficoltà, i sacrifici e gli ostacoli che si devono affrontare
affinché si raggiunga il successo e l’obiettivo prefissato. Inoltre,
come ho già detto, questo lavoro è stato determinante per la mia
formazione culturale e mi ha donato la capacità di tradurre anche
nella vita quotidiana, non solo nell’ambito lavorativo, il carattere e i
comportamenti delle persone.
Che cosa ci si può aspettare dal balletto nei prossimi anni?
Quali ulteriori progressi sono possibili?
La risposta è che il balletto è destinato ad essere lo spettacolo
musicale che ha più chance di popolarità per l’avvenire, grazie alla
sua qualità di non aver bisogno dell’intermediazione della parola. Se
l’opera è statica, il balletto è in rapidissimo movimento.
Ogni anno vengono prodotte decide di nuove coreografie e il
repertorio si allarga in modo travolgente. Poiché ora il balletto gode
47
di un crescente favore di pubblico, la sua vita è fiorente in ogni parte
del mondo. Il balletto di è impossessato della scena nel modo più
totale: ha recepito filosofia e poesia, è diventato fatto sociale e
perfino politico. La danza, applicata al corpo umano, si è rivelata
inoltre uno dei più utili mezzi terapeutici anche sul piano della
psicologia, in quanto veicolo di disciplina interiore e progetto di
armonia fisica.
50
INTRODUCTION
I choose this topic for my thesis because Linguistic Mediation
become my job. In fact, thanks to my knowledge of languages, I can pass
down to children my passion and my love for this art. They do not have
an adequate education, they are not able to write and read, so I focus on
their movements, their freedom to express themselves. My aim is to
communicate, through the movements of body, a story without using any
words. When I was a child, I was fascinated by classical dancers who on
stage appear to be diaphanous and fragile creatures, and it was only as I
grew up and began studying dance seriously that I realized they actually
need the strength and stamina of an athlete to perform their complex
choreographies. I started to dance at the age of 4, and today I continue to
practice this discipline. Since then, ballet has been my passion and my
life; it has also become my job. I auditioned to enter the Dance Academy
of Rome, but due to my age and because physically I did not meet their
standards, I was not accepted. At the time, I was disappointed and angry,
but this setback did not discourage me, on the contrary, it has made me
stronger and helped me to give more and more during my performances.
Moreover, my university allows me to practice languages during
my ballet classes, because I teach ballet in international schools, where I
can constantly improve my languages. My dream has become true: I will
never be an international ballet icon, but I am proud of myself for
succeeding, at the age of 22, in becoming a ballet dancer and teacher.
This is why I chose body language and dance as a communication
medium as the subject of my degree thesis.
51
1. Nonverbal communication
Nonverbal communication between people the process of sending
and receiving messages without using either spoken or written words. It
is the first element that people use to communicate. It is the primordial
language which we have; in fact children express their feelings through
it. Dance is one of the earliest forms of nonverbal communication. Man
started to dance in the primitive era, during ceremonies or events. It is
full of fantasy, harmony and it has a universal language; it is a dream
which becomes true every day learning, step by step, the difficult
profession of dancer. Dance brings to people a sense of liberation at both
physical and emotional level. Dance is vital and creative energy, it is the
expression of the person, it is the practice of body awareness and can
become a rule of life or even the path to acquire an absolute dimension.
When dancing, people express emotions and feelings through their body
and this can even lead to their changing.
52
2. Learn how to express yourself
In dance, the body abandons customary gestures and yields
unintentionally and without destination to a new time with neither limits
nor constraints. This freedom allows people to express themselves
unconditionally, without a distinction between body and soul.
I can show you how to teach children to dance and express their
feelings without speaking. During the class they learn the basic ballet
steps and positions; later they have a few minutes to extemporize and
create an individual and personal choreography, which is important to
prepare them for the final show on the stage.
Well-stimulated children learn everything quickly and in the best
possible way. In fact, they try to look and catch the steps of their teacher,
and tend even to copy his or her facial expressions, so if you demonstrate
with a smile, and listen to their body and their need to express
themselves, you will understand that they are not bound to pre-
established patterns and preconceptions. They know how to use their
imagination and they lose themselves in it; they have no inhibitions or
fear of the mirror and of what we might see. When the day of the show
arrives, they know they have to dance better than in the rehearsals; they
expect my encouragement before going on stage and the compliments
when they have finished. They cannot wait to see me perform and they
give me the same encouragement as I give to them. From the wings, they
try to catch my attention; they wink at me as if to say, "You can do it!"
Our exchanged smiles are touching for everyone, because they
transparently reveal love, involvement, relationship and trust established
during the year. Children are so spontaneous and full of emotions, that,
even if they get the steps wrong the day of their debut on the stage, their
53
facial expression and movements look so unique and perfect, that every
time they really move me to tears.
54
3. The history of dance
Dance is probably the first form of expression that man has ever
contended with. In the primitive era, it had a religious value that was
passed on for many centuries, up to the Middle Ages when it became
important in the social life at court. Knowing how to dance was a
necessary quality for the aristocracy and they received dancing lessons
from childhood onwards. In 1600 dance schools opened, the first of
which was established in Milan, and dance became ballet directed by a
choreographer. In the 16th century in France, the first rules of ballet
were introduced, and thanks to Louis XIV ballet was made official: he
founded the first dance academy, "the Academie Royale de Danse".
At the beginning, only men were allowed, but during the 19th
century female dance prevailed, and in this period the tutu and pointe
shoes were introduced.
Dancing means escaping from the monotony of every-day life, and
bringing out your own creative skills with the help of your imagination.
Dance is bodily movement, born of people’s strong desire to express
themselves.
"Dance is not composed of isolated movements, but sequences of
movements that determine the behavior of each part of the body". Each
single part has its importance in producing rhythm, but at the same time,
with every movement the whole body participates. Dance liberates the
body from the ties of daily life. When you dance there is nothing but
your body, no limits, no restrictions, only the desire to be free.
55
4. Dance icons
Nowadays, there are dancers recognized as international icons.
Talented artists who, in a short time, have become famous worldwide.
When we talk about English dancers, we have to mention Margot
Fonteyn and her historic partner, the international star Rudolf Nureyev,
who although originally from Russia, he is known as a dancer of the
Royal Ballet. The Italian magazine “Profilo Donna” plays homage to
Margot Fonteyn. One of the most famous dancers in the world, during
her career she performed all the main characters in the classical ballet
repertoire. Thanks to her artistic qualities, Queen Elisabeth II awarded
her the title of Dame. She first met her exceptional partner in the Sixties,
an encounter that would mark the history of ballet. It was 1961, and
while the Russian dancer was on tour in Europe he defected from the
USSR and sought political asylum in France. Margot Fonteyn invited
Nureyev to a charity gala in London.
Rumors going around at that time seemed to suggest that Margot
Fonteyn, now forty years old, was about to retire from the ballet scene,
also because her commitments as an international dancer were not easily
compatible with those of her ambassador husband, Roberto de Arias.
However, she did not retire, some say because the harmony she found
with Nureyev was perfect and too
strong.
56
4.1 Margot Fonteyn
Although she was born in England in 1919, she spent her
early childhood in China. When she was 14, her family
returned to England, and Margot, who had begun studying
ballet at the early age of 4, became a pupil at the dancing
school attached to the Sadler's Wells Theatre in London.
At the age of 16, she made her debut in the London-
based company, dancing the waltz of the snowflakes in the
“Nutcracker”, and in 1935, she was chosen by the Royal Ballet
to perform the roles of main characters. Her interpretation as
prima ballerina in the role of Aurora in “The Sleeping Beauty”
by Tchaikovsky went down in history.
When speaking of Fonteyn William Chappell, designer
at Vic/Sadler’s Wells Ballet once said, «Her work is made
57
memorable by her inherent musical sense. In performance
Fonteyn appears to take the music into her feet… she herself
makes music with her own movements».
Roland Petit and Martha Graham are other
choreographers with whom she worked. Her first performance
in Giselle, one of the most difficult roles in the classical
repertoire, was in 1937 at the Sadler’s Wells Theatre and
William Chappell remembers an episode of the night before
the show. It was 4 a.m. and Margot was awake practising one
more time… “You haven’t forgotten” people said tentatively
“that you are dancing Giselle tomorrow? Don’t you think you
should go to bed?”. “Oh, no!” said the young dancer in
innocent amazement, “I’m not a bit tired”. I have no doubt she
was not in the least tired, but she was also quite unaware of the
magnitude of the performance that awaited her. “Of course I
had nightmares about it” she told me many years later “and I
do still. The nightmares I have now are much, much worse
because today I realize fully how many things can go wrong,
how much can be lacking, how much has to be given to the
part. I was nervous when I first did it, because it is always
alarming to perform, but then it was only a straightforward
form of nerves. Today I always rest and go to bed as early as
possible the evening before I do Giselle or Swan Lake or The
Sleeping Beauty and my nightmares each time become more
frightening”.
58
After the war, at the age of 26, she took part in the
reopening of Covent Garden with the ballet "Sleeping Beauty",
which was followed by major works such as “Symphonic
Variations" and “Cinderella" until the triumph achieved in
New York where she received the title of “prima ballerina" in
1949.
In an article in the Italian magazine “Corriere della Sera”
about the ballet Firebird, performed at Teatro alla Scala,
Eugenio Montale said, «The main interest is the presence of
Margot Fonteyn in Stravinsky’s Firebird, probably an
unparalleled dancer». «Michael Somes danced with Margot
Fonteyn in her appearances. A legendary winged figure, she
59
appears as an acrobat with her virtuosity never stifling the
spirit. The audience cheers were overflowing and endless».
In 1960, she decided to retire from the stage, but
Nureyev invited her to dance with him in Giselle at the Royal
Opera House. An amazing success. After she had thrown her
bouquet into the audience, Nureyev knelt before Margot to kiss
her hand. A gesture that sealed a union that would last a
lifetime, both on stage and in the friendship that bound them,
despite the diversity of their personal histories and despite the
twenty-year difference in their ages.
They gave the world the magic of their extraordinary
chemistry, until Margot was fifty-eight years old.
60
4.2 Rudolf Nureyev
Born in 1938, he was a Russian dancer and choreographer;
one of the greatest dancers of the XX century, together with
Baryšnikov. Due to the breaking up of Russian cultural life caused
by World War II, Nureyev was unable to get into a dance school
until 1955, when he entered the Vaganova Ballet Academy, and
within two years he had became one of the most famous dancers
in Russia. Nureyev was soon known internationally for his
technical prowess but also for his physical beauty. He danced in
many theatres until he met Fonteyn and became a dancer of the
Royal Ballet in London for the rest of his career.
Nureyev worked on the classics, revisiting many of them. He
rearranged famous ballets such as Nutcracker, Don Quixote, and Romeo
and Juliet, but he also tried his hand at personal creations like The
Tempest (Shakespeare), and Manfred, where, however, he proved to be
too tied to the romantic taste of the past.
61
The Nutcracker was certainly his most successful work; the
choreography and dramaturgy in the hands of Rudolf, the mix of
moments of childlike insouciance with a sense of the tragic, is winning.
Clara for Nureyev becomes a paradigm of the transition from childhood
to adulthood, and not simply a symbol of the ambiguous, an unclear
tormented identity, perhaps even identifying with Rudolf himself, with
his dilemmas and nostalgia.
The struggle of the mice and toy soldiers is emblematic, and
reflects the agitation, worry and the confused fears in the soul throughout
adult awareness.
Just the teasing of her brothers and cousins, the indifference of
adults that makes Clara feel unappreciated, a misfit.
Clara does not fit in the family sphere, with its rigidity and its
obligations, but in the sphere of dreams, freedom, imagination, where
she finally turns into a fairy and can dance a grand pas de deux with her
prince.
What is the ugly nutcracker, targeted by teasing kids and adults, if
not a symbol of our dreams, of our deepest aspirations, perhaps
frustrated by the reality that surrounds us?
It is even more significant, then, that in the dream the toy will turn
into Prince Charming, the person who makes it possible to escape to a
better world.
The Nutcracker in dramaturgical terms is therefore anything but
poor, far from weak, anything but an excuse to put together a suite of
sugary dance and to be interpreted as in the past. Also here, as in more
pretentious subjects, there are rich tones and meanings that, together
with the music of Tchaikovsky's masterpiece, finally makes a ballet that
may well be able to bear comparison with other more complex plots.
62
Nureyev, by ‘dusting off a little' sugar, produced the highest
degree of all these dimensions, so that this ballet has always been
considered "the most psychological", "the most Freudian" of his works.
The versatility of the choreographer is reflected in the dramatic
steps, complicated as always in Nureyev’s work, but here albeit
outweighing the traditional choreography, remain more or less the same
as the original by Petipa.
This Nutcracker is a very Russian ballet indeed, not only because
Tchaikovsky’s music accompanies Nureyev’s choreography, but because
both Tchaikovsky and Nureyev transfused a lot of themselves in their
artistic production, and in themselves there is a lot of Russian sentiment.
63
5. Theatre tradition
In the last chapter, I have listed the most sublime dancers, who
have travelled around the world with their grace, passion and perfection,
who have undoubtedly different physical and traditional characteristics,
but who speak a common language that is the same for everyone. They
communicate without saying a word, because it is not necessary to make
sounds to understand dance, it touches you in the same manner and with
the same intensity as speech.
These dancers have written the history of dance, they represent the
dance par excellence, despite not having received the same training.
In fact, they all acquired their technique in their respective cities of
origin, but they became international names after gaining experience
dancing in the most prestigious theatres in the world, and thanks to their
talent, not only reached, the stage, but also the hearts of the audience.
Considering their expressive capacities, and their technical skills,
we can speak of international companies, who perform in our cinemas
and theatres. It is thanks to talented dancers like Carla Fracci and Margot
Fonteyn, that the best-known dance companies in the world were
founded.
The English National Ballet and the Royal Ballet are two of the
most famous and prestigious companies in Great Britain and in the
world.
64
- The Royal Ballet is an internationally renowned classical ballet
company, based at the Royal Opera House in Covent Garden in
London.
The Royal Ballet was one of the foremost ballet companies
of the 20th century, and continues to be one of the world's most
famous ballet companies to this day, generally noted for its artistic
and creative values. The company employs approximately 100
dancers and has purpose built facilities within the Royal Opera
House. The official associate school of the company is the Royal
Ballet School. It also has a sister company, the Birmingham Royal
Ballet, which operates independently. The Prima ballerina
assoluta of the Royal Ballet was Dame Margot Fonteyn. Tamara
Rojo was previously a principal dancer with The Royal Ballet, and
continues to perform with the company as a guest artist.
65
Prima ballerina assoluta is a title awarded to the most notable of
female ballet dancers. To be recognized as a prima ballerina assoluta is a
rare honor, traditionally reserved only for the most exceptional dancers
of their generation. Originally inspired by the Italian ballet masters of the
early Romantic ballet, and literally meaning absolute first ballerina, the
title was bestowed on a prima ballerina who was considered to be
exceptionally talented, above the standard of other leading ballerinas.
The title is very rarely used today and recent uses have typically been
symbolic, either in recognition of a prestigious international career, or
for exceptional service to a particular ballet company. There is no
universal procedure for designating who may receive the title, which has
led to dispute in the ballet community over who can legitimately claim it.
It is usually a ballet company that bestows the title; however some
dancers have had the title officially sanctioned by a government or head
of state, sometimes for political rather than artistic reasons.
66
- English National Ballet, is one of the four major ballet companies in
Great Britain, the others being the Royal Ballet, the Birmingham
Royal Ballet and the Scottish Ballet. The English National Ballet
is one of the foremost touring companies in Europe, performing in
theatres throughout the United Kingdom as well as conducting
international tours and performing at special events. The company
employs approximately 67 dancers and a symphony orchestra,
(English National Ballet Philharmonic). It has an associate
school, the English National Ballet School, which is independent
from the ballet company. The company regularly performs
seasons at the London Coliseum and has been noted for specially
staged performances at the Royal Albert Hall.
Tamara Rojo is the artistic director of the company, as well as a
lead principal dancer.
67
CONCLUSION
The aim of this thesis was to analyze more closely, through the
figure of the dancer, body language, the first form of communication
used to express emotions when man still had not developed spoken
language.
I also focused on the history of dance, when it was born and
developed, and its major international performers, highlighting the
differences between their cultures and theatre companies.
Another element that made it possible for me to describe and
explain certain parts of this degree thesis, was my personal
experience, through which I could express more accurately the
difficulties, sacrifices and obstacles that need to be addressed in
order to achieve success and reach predetermined goals. What can
we expect from ballet in the coming years? What further progress is
possible?
The answer is that ballet is destined to be the kind of show
with more chances of popularity in the future, thanks to its quality of
not needing the intermediation of spoken language. If lyric opera is
static, ballet is constantly in movement.
Since currently ballet is enjoying a growing popularity with
audiences, it is flourishing all over the world.
70
INTRODUCCIÓN
He elegido este tema para mi tesis porque la mediación lingüística
se ha convertido en mi trabajo. De hecho, gracias al conocimiento de los
idiomas y a mi capacidad de traducir mis clases de ballet, puedo
transmitir a los niños amor y pasión por esta forma de arte. Ellos no
saben leer ni escribir, por este motivo tenemos que centrar la atención en
sus movimientos y libertad de expresarse. Por lo tanto, mi trabajo es el
de comunicar, a través de los movimientos del cuerpo, una historia sin la
necesidad de utilizar cualquier palabra.
Desde que era niña me fascinó la gracia de la bailarina clásica que,
a pesar de su cuerpo tan delgado, ejecuta perfectamente todos los pasos,
manteniendo un equilibrio constante. Fue esa la razón por la cual decidí,
a la edad de cuatro años, empezar a estudiar esta disciplina que se
caracteriza por sus estrictas reglas y comportamientos que existen desde
el Renacimiento. Desde entonces, el ballet se ha convertido, día tras día,
en mi pasión, mi vida y, actualmente, en mi trabajo. Su rígida disciplina
me ha acompañado durante mi infancia y adolescencia, influyendo en la
formación de mi carácter y, sobre todo, de mi cuerpo. Intenté entrar a
formar parte de la Academia Nacional de Danza en Roma, donde podía
mejorar mi técnica y graduarme, pero mi maestra no quería que lo
hiciera a los doce años, y decidí hacerlo por mi cuenta a los 16 años.
Desgraciadamente mi edad ya no era adapta y mi cuerpo estaba ya
formado y por eso no superé la prueba. Estaba decepcionada y enojada,
pero aquel obstáculo nunca me desmoralizó, al contrario me ha
71
fortalecido aún más y me ha dado mayor seguridad en mí misma, me ha
ayudado también a darlo todo en mis actuaciones.
Además, la universidad me ha permitido seguir cultivando esta
pasión ya que estoy enseñando ballet en escuelas internacionales, donde
puedo aprovechar mis conocimientos de varios idiomas. Mi sueño se ha
hecho realidad: no he llegado a ser una estrella internacional, pero me
siento orgullosa y privilegiada de ser una maestra y bailarina de un cierto
nivel y alcance. Sin duda alguna, gracias a los continuos sacrificios, mi
voluntad y empeño, la seriedad y, sobre todo, la pasión que siempre me
ha acompañado en mi camino.
Estos son los motivos por los que he decidido analizar este tema
en mi Tesis.
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1. Comunicación no verbal
La comunicación no verbal es el proceso en el que se produce un
envío y recepción de mensajes sin palabras, es decir, mediante indicios,
gestos y signos. Esos mensajes pueden emitirse a través de gestos,
lenguaje corporal o posturas, expresiones faciales y contacto visual. Este
es el principal método que el hombre posee para expresar sus
sentimientos. Es el tipo de lenguaje primordial que utilizan los niños
para comunicar. El ballet es una forma de comunicación no verbal para
la cual el movimiento del cuerpo es imprescindible. Tenemos que
considerar que el hombre, desde sus orígenes, ya comunicaba con sus
movimientos en las ceremonias antes de saber hablar.
La danza, como la vida, está llena de emociones y fantasías, tiene
un lenguaje universal, es un sueño que se cumple cada día, paso tras
paso. La danza lleva al hombre a la libertad, a la energía vital y a la
creatividad de la persona. En la danza, utilizando el cuerpo, se expresan
sentimientos y cualquier tipo de emoción que permiten al intérprete
comprender cuáles son su verdadera capacidad. La danza es nuestro
refugio que, en cualquier momento, nos da la posibilidad de expresar no
importa qué estado de ánimo.
73
2. Enseñar a expresarse
Cuando se baila, el cuerpo abandona su expresividad habitual para
utilizar una nueva en un mundo sin límites ni constricciones. Está
demostrado que es posible enseñar a los niños a expresarse sin
pronunciar una palabra: durante la clase aprenden los pasos básicos y
diversas posiciones; a continuación tienen unos minutos para improvisar
y crear su propia “coreografía”; el saber hacerlo les será útil el día del
espectáculo para que, cuando estén en el escenario ante el público, no se
sientan cohibidos.
Cuando los niños están muy motivados, aprenden todo
rápidamente y bien. Tienden a realizar los mismos pasos del maestro y
copiar sus expresiones faciales, por lo tanto si él todo lo hace con una
sonrisa en los labios, escucha su cuerpo y atiende a su necesidad de
expresarse, entenderá que se puede llegar incluso a aprender de los
pequeños, porque ellos no tienen límites ni prejuicios, saben cómo usar
su imaginación y el escenario, no tienen inhibiciones ni lo que ven en el
espejo les asusta. Cuando llega el día del espectáculo, saben que tienen
que hacerlo lo mejor posible, saben que no pueden decepcionar a su
maestro, esperan su impulso antes de salir y aguardan sus felicitaciones
cuando todo ha terminado.
Le esperan detrás del telón para darle la misma carga emocional
que él les transmite, y su mímica también habla: “¡Tú sí que puedes!”.
Nuestras sonrisas son sinceras demostrando nuestro amor y nuestra
confianza mutua que ha ido creciendo durante el año. Los niños son tan
espontáneos, tienen tanta fantasía y emociones, que el día del debut, en
el escenario, llevan a cabo la coreografía de manera impecable con
75
3. La historia de la danza
La danza es, probablemente, la primera forma de expresión que el
hombre ha utilizado. Desde tiempos prehistóricos tuvo un valor religioso
que se ha ido transmitiendo a lo largo de los siglos, hasta llegar a la Edad
Media cuando se convirtió en una parte esencial de la vida de Corte, y
saber bailar se convirtió para la aristocracia en una cualidad necesaria en
su educación social ya desde la infancia.
En el siglo XVI se abrieron las escuelas de danza, la primera de las
cuales en Milán, y desde ese primer momento estuvo dirigida por un
coreógrafo. A principios del siglo XVII, en Francia, se crearon las reglas
del ballet y, gracias a Luis XIV, se hicieron oficiales: fundó la primera
academia de baile, la "Académie Royale de Danse".
Al principio, los bailarines eran solo hombres pero, durante el
siglo XIX, prevalecieron las bailarinas; en efecto, con ellas tutú y
zapatillas de ballet empezaron a ser una parte fundamental de sus
indumentos.
Bailar significa alejarse de la monotonía de todos los días y poner
en práctica la propia capacidad creativa usando la fantasía. La danza son
movimientos corporales que llevan implícito un profundo deseo de
expresión. Alguien dijo que la danza no es moverse como un gimnasta,
sino el conjunto de manifestaciones rítmicas de todo el cuerpo.
Cada parte del cuerpo tiene una importancia que marca el ritmo así
como también, y al mismo tiempo, cada movimiento de todo el cuerpo.
La danza libera el cuerpo de sus vínculos con la vida cotidiana. Cuando
bailamos no existe nada más que nuestro propio cuerpo, no hay
restricciones, sólo la emoción de ser libre.
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4. Estrellas de ballet
En la actualidad, hay artistas reconocidos como estrellas
internacionales. Bailarines que, en poco tiempo, han llegado a ser
conocidos en todo el mundo. España tiene una tradición diferente
respecto a Inglaterra o a Italia: no se puede hablar estrictamente de danza
clásica en ese país, sino sólo del folklore regional, expresión popular de
antiguas raíces: por ejemplo, el flamenco tiene un extenso valor cultural
y se ha convertido en un icono español a los ojos del mundo. Cantantes y
guitarristas animan a los bailarines a interpretar, con una rítmica
especial, el duende gitano. La danza española sigue conservando las
características de la comunidad popular donde nació y nunca se ha visto
contaminada por la danza moderna con el paso del tiempo. La técnica es
diferente: el uso del tacón, las castañuelas y las faldas que voltean son
imágenes únicas e imborrables.
La transición desde lo popular hasta la escena teatral no ha
cambiado el carácter intrínseco de estos bailes. Hoy en día, el
representante más importante de la danza española sigue siendo Antonio
Gades, bailarín de flamenco y coreógrafo de numerosos ballet, incluso la
Carmen de Bizet, obra con muchos temas y bailes populares.
Por ello, debido a la tradición popular, no es frecuente oír hablar
de famosos bailarines españoles de danza clásica, exceptuamos a la
bailarina española Tamara Rojo quien, en una entrevista, declaró: "1A los
9 años empecé a estudiar con Víctor Ullate en Madrid. A los 16, el punto
de inflexión: una audición imprevista en París. Tuve que prepararla en
dos semanas. Decidí lanzarme. Hay bailarines rusos, americanos,
1 Diario italiano Velvet, Tamara Rojo, una vita sulle punte.
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franceses. Yo digo: ¿Quién se puede acordar de la española? En España
no hay ni siquiera una tradición de ballet real.
Luego, al final de los cinco solos requeridos, el jurado no se
inmutó. Creo que no van a elegirme. En cambio, yo soy la ganadora: Yo,
la española minuta, la más frágil que no tenía ninguna posibilidad".
A partir de aquel momento nunca dejó de bailar y se trasladó a
Inglaterra para profundizar sus estudios y mejorar sus interpretaciones,
de hecho, conquistó un puesto en la compañía del “Royal Ballet”, del
que actualmente sigue formando parte. Nunca hay que fiarse de las
apariencias: Tamara es una mujer menuda y no muy alta, pero pone una
inmensa obstinación en su trabajo. Se hizo famosa por su impecable
técnica en las variaciones de la Esmeralda del Jorobado de Notre Dame,
girando sobre sí misma sin parar, no tiene rival en la actualidad. Parece
no sufrir el dolor ni sentir la gravedad. “No sólo es la determinación que
me caracteriza. Sino la pasión.”
Otro bailarín español es José Carlos Martínez. Él también se fue
de su país a Francia donde, todavía hoy, es el primer bailarín de la Ópera
de París.
En 2011 fue nombrado director artístico de la Compañía Nacional
de Danza, gracias a la cual José Carlos ha conseguido, con total
autonomía artística y creativa, su objetivo de promover y apoyar el arte
de la danza, en concreto clásica, neoclásica y contemporánea, incluidas
obras del repertorio español e internacional, y poder llegar así a un
público más amplio, y proyectar la Compañía en un contexto nacional e
internacional.
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4.1 Tamara Rojo
Sus primeros pasos los dio en la Escuela de Víctor Ullate
(1983-1991), formando parte de una generación de bailarines
que hoy triunfan por los escenarios de todo el mundo.
Tras formar parte de la compañía de Víctor Ullate de
1991 a 1996, en la que interpretó los papeles principales de
importantes obras de ballet, durante un año trabajó con el
Scottish Ballet y, más tarde, en 1997, ingresó en el English
National Ballet, donde rápidamente pasó a ser la primera
bailarina y donde permaneció hasta el año 2000. También fue
80
primera bailarina del prestigioso Royal Ballet de Londres, de
2000 a 2012 y, en 2013 volvió al English National Ballet pero
esta vez en calidad de directora.
Ha recibido numerosos reconocimientos: Medalla de
Oro en el Gran Prix de la Ville de París, Medalla al Mérito de
las Bellas Artes, Premio Príncipe de Asturias de las Artes y
Commander de la Orden del Imperio Británico, por citar tan
solo algunos de los galardones otorgados a la bailarina.
81
4.2 José Carlos Martínez
Es el director de la Compañía Nacional de Danza, Bailarín
Estrella de la Ópera de París, Comendador de la Orden francesa
de las Artes y las Letras, Premio Nacional de Danza.
Inicia sus estudios de ballet en Cartagena con Pilar Molina.
Ganó el Prix de Lausanne e ingresó en la Ópera de París. En
1988, Rudolf Nureyev le eligió personalmente para formar parte
del “Cuerpo de Baile” del Ballet de la Ópera de París. Tras ganar
la Medalla de Oro en el Concurso Internacional de Varna, en
1997 fue nombrado Bailarín Estrella del Ballet de la Ópera de
París, la más alta categoría del Ballet.
Fue Premio Nacional de Danza en 1999. Es el único
bailarín que ha recibido los tres premios internacionales más
prestigiosos de danza: el Premio Benois de la Danza, la Medalla
de Oro del Concurso Intemacional de Varna y el Premio de
Lausanne. Fue galardonado con la medalla de honor del Festival
Internacional de Granada por su labor en la Compañía Nacional
de Danza.
Dentro del repertorio de José Carlos como bailarín destacan
los grandes ballet del repertorio clásico como El Lago de los
Cisnes, Giselle, Don Quijote, La Bayadera, La Bella Durmiente,
Raymonda, Paquita, Cascanueces, Romeo y Julieta y los ballet
neoclásicos de Frederick Ashton y George Balanchine entre otros.
Interpretó también obras de grandes coreógrafos del siglo XX y
XXI como Maurice Béjart, Martha Graham o Roland Petit. A
partir de 2008 puso en escena una serie de espectáculos con su
82
proyecto artístico "José Martínez en Compañía" con la idea de
hacer volver a España a los numerosos solistas nacionales que
desarrollan su carrera en el extranjero.
En 2012 creó Sonatas y, en 2013, versionó para la CND
Raymonda y Giselle. En 2015 lo hizo con el Don Quijote que
estrenaría en diciembre en el Teatro de la Zarzuela de Madrid con
un gran éxito de crítica y público.
José Carlos Martínez es el Director Artístico de la
Compañía Nacional de Danza española desde septiembre de
2011.
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5. Compañías de Teatro en España
- Compañía Nacional de Danza:
La Compañía Nacional de Danza fue fundada en 1979 con
el nombre de Ballet Nacional de España Clásico cuyo primer
Director fue Víctor Ullate.
En febrero de 1983 se hizo cargo de la Dirección de los
Ballet Nacionales Español y Clásico María de Ávila, poniendo
especial énfasis en abrir sus puertas a coreografías como las de
George Balanchine.
En junio de 1990, Nacho Duato fue nombrado Director
Artístico de la Compañía Nacional de Danza, cargo que ejerció
durante veinte años, hasta julio de 2010. Su incorporación supuso
un cambio innovador en la historia de la coreografía incluyéndose
en el repertorio de la compañía otras nuevas y originales de
demostrada calidad.
El 17 de diciembre de 2010 el Ministerio de Cultura hizo
público el nombramiento de José Carlos Martínez como nuevo
Director de la Compañía Nacional de Danza. Martínez tomó
posesión del cargo el 1 de septiembre de 2011.
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El proyecto del bailarín Estrella del Ballet de la Ópera de
París para la Compañía Nacional de Danza se basaba, y sigue
haciéndolo, en la promoción y la difusión del arte de la danza y su
extenso repertorio, reservando un amplio espacio a obras de
reciente creación española, sin olvidar a los grandes coreógrafos
de hoy. Se trata de acercar la danza a mayores sectores de público
e impulsar la proyección nacional e internacional de la CND, de
conferirle una nueva identidad, incluyendo en su repertorio piezas
de otros estilos como el clásico y el neoclásico, siempre sin
olvidar la danza contemporánea y de vanguardia.
El director artístico de la Compañía Nacional de Danza,
Nacho Duato, cumplió su amenaza de abandonar su puesto en
julio de 2010, sumiendo a la institución en graves problemas.
Un día antes de tomar un avión con destino a Estados
Unidos, donde la CND iba a realizar una gira hasta el 15 de mayo,
Duato comunicaba telefónicamente a la gerente de la Compañía
que renunciaba a la prórroga de su contrato, que cesaba en 2011.
El equipo del anterior ministro de Cultura, César Antonio Molina,
85
ya había decidido poner fin a la presencia de Duato antes de su
renuncia. El plazo cumplía ese mismo año. "Se trata de una
medida que habría debido calmar los ánimos en el seno de la
Compañía y ofrecer a Duato la oportunidad de protagonizar la
transición hacia un nuevo proyecto"2. Tras varias reuniones con
profesionales del sector, el Ministerio decidió que la CND debía
estar abierta a otros coreógrafos españoles o internacionales, sobre
todo a otro tipo de manifestaciones artísticas de la danza.
La bailarina Tamara Rojo o el bailarín José Carlos Martínez
mantuvieron contactos con el ministerio de cultura. Ambos
estaban a la cabeza de una serie de posibles sustitutos. Al final, se
decidió nombrar para el puesto de director a José Carlos Martínez,
ya que él podía aportar algo especial a la Compañía. De hecho, el
bailarín cambió de forma radical el cuerpo de baile, las
coreografías y la variedad técnica.
2 Declaración del Ministerio de Cultura
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CONCLUSIÓN
El objetivo de esta tesis fue analizar, a través de la figura de la
bailarina, el lenguaje corporal, la primera forma de comunicación
utilizada para expresar las emociones cuando los hombres aún no habían
desarrollado el uso de la palabra. También me he centrado en la historia
de la danza, cuando nació y se desarrolló, y sus estrellas internacionales,
señalando las diferencias entre culturas y compañías de teatro. Otro
elemento que me ha ayudado a profundizar este trabajo ha sido mi
experiencia personal a través de la cual he explicado las dificultades, los
sacrificios y los obstáculos a los que hay que enfrentarse para alcanzar el
éxito. Además, este trabajo ha sido fundamental para mi formación
cultural y me ha donado la capacidad de traducir tanto en la vida
cotidiana como en el mundo de trabajo, el carácter y el comportamiento
de las personas.
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RINGRAZIAMENTI
Alla fine del mio percorso universitario vorrei ringraziare la
mia famiglia perché mi ha sempre sostenuta, e sono certa che, in
qualsiasi momento della vita, potrò sempre contare sul loro
assoluto ed incondizionato appoggio.
Un grande grazie va anche a tutti coloro che ho incontrato in
questi anni e con i quali ho condiviso momenti di gioia. Ognuno di
loro ha contribuito per farmi diventare la persona che sono oggi.
Inoltre desidero porre il mio ringraziamento alla Relatrice
Prof.ssa Adriana Bisirri e a tutti i professori che mi hanno seguito
durante il mio percorso, in particolare alla Prof.ssa Olga Colorado,
alla Prof.ssa Marilyn Scopes e alla Prof.ssa Claudia Piemonte.
Dall’inizio del mio percorso universitario alla stesura della
tesi, con la loro competenza e umanità hanno guidato e arricchito
la mia formazione. Tuttavia, grazie alla mia curiosità e alla mia
devozione, ho riscontrato una crescita complessiva sia nell’ambito
prettamente linguistico che in quello personale.
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BIBLIOGRAFIA
Citazione a pagina 19 di Paola Dragone – Don’t stop dancing
Tamara Rojo, una vita sulle punte. La Repubblica – Velvet,
2008.
Carla Fracci immagini. Risorsedanza.com
Carla Fracci. A cura di Enrico Rotelli, Passo dopo passo. La
mia storia, Mondadori, 2013.
Marina Evangelista. Immagini personali a cura di Alessio
Bartoloni designer.
La danza e il balletto, guida storica dalle origini a oggi. A cura
di Mario Pasi.
Tamara Rojo. Fotografata da Jack Devant, Ballet
photography.
Citazione Carla Fracci. Ballerina – manuale sull’arte del
balletto classico, firmato da Roberto Baiocchi. Giunti, 2015.
90
SITOGRAFIA
- Wikipedia.org
- www.skuola.net
- http://velvet.repubblica.it/dettaglio/tamara-rojo-una-vita-
sulle-punte/34621?page=1
- https://es.wikipedia.org/wiki/Jos%C3%A9_Carlos_Mart%C3%AD
nez_(bailar%C3%ADn)
- http://cndanza.mcu.es/es/la-compania
- http://www.dancevillage.com/compagnie/
- http://www.powercoin.it/it/perth-mint-australia/453-balletti-
famosi-famous-ballets-set-5-monete-argento-1-tuvalu-2010.html
- http://www.operaroma.it/
- http://www.teatrosancarlo.it/
- http://www.teatromassimo.it/
- http://www.teatroallascala.org/it/index.html
- http://www.robertobolle.com/it/
- http://www.nureyev.org/
- http://www.nureyev.org/rudolf-nureyev-biography-margot-
fonteyn/
- https://www.nationaltheatre.org.uk/
- http://www.londraweb.com/covent_garden.htm
- https://www.coventgarden.london/
- http://www.roh.org.uk/about/the-royal-ballet
- http://www.ballet.org.uk/the-company/