Terzo Cap - L'informazioni nelle mani del lettore

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    Linformazione nelle mani del lettore

    I grandi cambiamenti storici, quelli che alterano in manieraradicale il mondo in cui pensiamo ed agiamo, si manifestano

    impercettibilmente nella societ; fino a quando un bel giorno,

    allimprovviso tutto ci che conosciamo diventa obsoleto e ci

    rendiamo conto di vivere in un mondo completamente nuovo

    Jeremy Rifkin,

    Lera dellaccesso

    Nellambito della sociologia della comunicazione le teorie

    sugli effetti sociali dei media si distinguono in base alla concezione

    che queste teorie hanno delle audience dei media. La maggior partedi queste teorie sono state basate su una concezione

    esclusivamente passiva degli individui e delle collettivit riceventi

    i messaggi mediali. Anche quando si teorizzata una certa attivit

    e possibilit di scelta nelle mani del pubblico, non si mai andati

    oltre una serie di considerazioni che valutavano delle reazioni

    nei confronti dellattivit mediale dei mezzi di comunicazione di

    massa, reazioni che possono essere anche libere ed autonome, ma

    che sono pur sempre reazioni ad unattivit di comunicazione. Le

    teorie sociologiche che prendono in considerazione le mutazioni

    del pubblico in quanto nuovo produttore di messaggi, anche di

    massa, sono praticamente inesistenti, anche se la letteratura su

    questo argomento sempre pi nutrita. Nella mia tesi di laurea

    triennale provai a considerare da un punto di vista sociologico

    quelle che nellepoca odierna sono le peculiarit di un pubblico che

    sempre pi attivo grazie alla comunicazione in rete via computer.

    Le teorie sulle audience passive, come anche quelle sulle

    audience attive, non possono prescindere dalle considerazioni sul

    contesto storico, economico e sociale in cui prendono forma: ma

    non possono prescindere neanche dalle peculiarit dei mezzi di

    comunicazione che luomo elabora e si mette a disposizione

    1

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    nelle diverse epoche storiche. Per questo motivo con la diffusione

    molto ampia di internet possibile parlare di audience attive non

    solo nella scelta dei contenuti di cui fruire, ma anche nella

    produzione stessa di questi contenuti. In inglese, user generated

    content(contenuti generati dallutente), in gergo internettiano: web

    2.0. Questo status comunicativo del pubblico dei media molto

    evidente nel campo dellinformazione perch con la produzione dei

    messaggi mediali, non pi nelle mani dei soli esperti e

    professionisti, ma anche in quelle del pubblico, la produzione del

    flusso informativo passa in buona parte nelle mani di quello che

    era considerato, fino a poco pi di un decennio fa, esclusivamente

    il ricevente delle notizie1.

    Marxianamente parlando, si potrebbe sostenere che ci che

    sta avvenendo, tramite lespansione dei reporter diffusi, sia una

    riappropriazione dei media in quanto mezzi di produzione piuttosto

    che mezzi di rappresentazione: mezzi di produzione economica, produzione dellimmagine del mondo, produzione di bisogni e

    desideri2.

    Si viene cos a creare un flusso circolare e non pi verticale

    dellinformazione in cui le posizioni in campo sono diventate

    simmetriche tra emittente e destinatario.

    Ad esempio, in seguito al terremoto che colp la citt di Los

    Angeles nel 1994, venne fuori con tutta la sua potenza innovativa

    la forza informativa della rete. Il critico dei media John Katz

    scrisse, nel suo Online or Not, newspaper suck: Quando nel

    gennaio 1994 un utente Prodigy utilizz il suo modem senza fili

    per diffondere in rete la notizia del terremoto di Los Angeles ben

    1 A. Neri,Audience attiva: il caso indymedia, tesi di laurea triennale Roma Tre, Roma,20052 M. Pasquinelli, a cura di, Media activism. Strategie e pratiche della comunicazioneindipendente, Derive Approdi, Roma, 2002, p. 14

    2

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    prima che CNN e lAssociated Press riuscissero a lanciare i loro

    dispacci un nuovo medium giornalistico era nato. Entro pochi

    minuti sia gli abbonati di Prodigy che quelli di altre BBS avevano

    messo in piedi forum e altri gruppi di discussione per fornire

    informazioni, localizzare lepicentro, tranquillizzare familiari

    lontani e anche organizzare i soccorsi. Nessuna struttura

    informativa era stata mai capace di fare, anche lontanamente,

    qualcosa del genere3.

    Da allora di progressi in questa direzione ne sono stati fatti

    molti.

    3.1 Un nuovo soggetto: il lettore utente

    Internet ha profondamente cambiato quello che stato per

    anni il ruolo dei destinatari dellinformazione. La figura assunta

    da questi con lavvento della rete ha subito cambiamenti radicali,

    ancor pi profondi di quelli subiti dalla professione giornalistica.

    Se una rivoluzione c stata proprio questa: narrare gli eventi

    non pi appannaggio dei soli giornalisti [] lutente della rete

    non pu essere catalogato entro gli schemi tradizionali

    dellaudience, nellaccezione di passivo ricettore di messaggi,

    massificato destinatario di informazioni [] su internet il lettore,

    commenta, replica, interagisce con una naturalezza e una frequenza

    sconosciute persino a radio e Tv4.

    Tramite la rete, tutte quelle persone che, pur non praticando

    il mestiere di giornalista, ne hanno lo spirito, possono contribuire

    allinformazione sviluppando quel fenomeno definito come

    3 R. Staglian, Giornalismo 2.0. Fare informazione al tempo di internet, Carocci,Roma, 2004, p. 314 C. Baldi, R. Zarriello,Penne digitali, Centro Documentazione Giornalistica, Roma,2005, p. 21

    3

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    leditoria del popolo per il popolo5, in quanto si tratta di

    uninformazione che proviene dal basso, si sviluppa ed destinata

    ad un pubblico che sia allo stesso livello del mittente.

    Il ruolo del lettore navigatore profondamente cambiato

    soprattutto grazie alla peculiarit principale della rete:

    linterattivit. Internet restituisce un ampio potere al lettore, che si

    sottrae alla schiacciante gerarchia del quotidiano stampato, per

    rivendicare un ruolo attivo nella co-costruzione del circuito

    mediatico. E per questo che non si parla quasi pi di audience

    bens di utenza. Non si tratta, tuttavia, di una semplice questione

    terminologica, ma del profondo mutamento del ruolo del lettore

    destinatario dellinformazione6.

    Nel web sono nate numerose forme di discussione e di

    collaborazione tra giornalista e lettore che qualcuno ha

    addirittura paragonato al fenomeno della logica a sciame, ovvero

    lapparente caos che fa funzionare alla perfezione gli alveari:sistema, questo, che consentirebbe lemergere di quella

    intelligenza collettiva di cui parla Pierre Levy, dove lunione di pi

    teste garantisce un esito migliore di quello che si otterrebbe

    procedendo in solitario7.

    Uno dei primi progetti in questo ambito che pu fungere da

    esempio indicativo riguarda lesperienza di Plastic

    (www.plastic.com). Lo slogan di questa testata web indicativo e

    recita cos: Recycling the web in real time, ovvero Riciclare il

    web in tempo reale. In questo sito la collaborazione tra utenti e

    giornalisti non ristretta allambito della pubblicazione di

    materiale informativo, ma funge da piazza virtuale dove

    5 Ibidem., p. 1106 E. Carelli, op. cit., p. 547Ibidem., p. 63

    4

    http://www.plastic.com/http://www.plastic.com/
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    giornalisti e utenti si possono incontrare per suggerire e discutere

    le notizie pi interessanti, le opinioni, le indiscrezioni che

    circolano online8. Nella pratica, lattivit di questo sito consiste

    nella pubblicazione, da parte dei pochi redattori della testata, di

    redattori di testate partner o degli utenti stessi, di brevi riassunti di

    un caso da discutere, che forniscono il link allarticolo web che

    tratta il caso specifico. A questo punto, i lettori senza alcun filtro

    editoriale discutono e commentano la questione posta alla loro

    attenzione.

    Riccardo Staglian ha definito questa pratica come una sorta

    di metagiornalismo in rete. Parafrasando il titolo di una famosa

    opera di Pirandello, Staglian descrive cos lattivit

    metagiornalistica: Nel giornalismo 2.0 il caposervizio uno,

    nessuno e centomila. Sono i lettori che contano [] loro segnalano

    i pezzi da commentare e poi assegnano voti ai commenti altrui.

    Tutti hanno diritto di parola, ma solo chi dice cose intelligentiemerger dal rumore di fondo9. Nello specifico dellattivit di

    Plastic, inizialmente la maggior parte delle idee veniva proposta da

    giornalisti professionisti ma, in poco tempo, si raggiunto il

    traguardo del sorpasso nella proposizione di idee e articoli da parte

    dei semplici lettori. Chiunque si imbatta in un articolo che gli

    susciti curiosit, approvazione o sdegno, pu lanciare nello stagno

    di Plastic il sasso della provocazione e attendere le risposte di altri

    lettori. Se la proposta fatta dai lettori passa il vaglio dei due

    redattori della testata viene pubblicata. E qui lincontro tra lettori e

    giornalisti, un piccolo filtro editoriale che consenta alla testata di

    8Ibidem, p. 579 R. Staglian, op. cit., p. 174

    5

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    non pubblicare fake10 o dare spazio ad attivit di disturbo come i

    troll11.

    Infine, Plastic non prova a nascondere la sua natura, che

    Staglian ha definito come metagiornalistica; lo si comprende

    anche ricordando semplicemente il suo slogan citato in precedenza.

    Secondo lautore di Giornalismo 2.0: Plastic unoperazione

    parassita, di metagiornalismo (perch c pur sempre un redattore

    che decide cosa passa e cosa no) cannibale, che inizia il suo

    compito l dove i giornali normali lo hanno finito (con la messa in

    linea del pezzo)12.

    3.2 Cityzen journalism o Be the media

    Chiunque ha qualcosa da dire pu farlo,comportandosi, di fatto, come un giornalista

    Riccardo Staglian

    In rete sempre pi cittadini hanno la possibilit di diventare

    dei veri e propri reporter amatoriali, per passione o per diletto,

    hanno la possibilit di raccontare e commentare in rete i fatti che

    pi li hanno colpiti, senza subire filtri o sottostare a precise linee

    editoriali. Questo consente di ridefinire la rappresentazione della

    realt veicolata dai media tradizionali. La realt sociale pu essere

    descritta e presentata in maniera soggettiva, con parole e immagini

    diverse, da diversi individui, o gruppi di individui, in funzione del

    loro trascorso storico e delle loro opinioni. Secondo Furio Jesi

    lobiettivo dei media la creazione di una visione globalizzata. Per

    non essere spinti ai bordi della collettivit come entit invisibili, gli

    10 Nel gergo internettiano ifake sono notizie false.11 I troll sono internauti che si inseriscono negli spazi aperti del web 2.0 per creare

    disturbi a chi partecipa alle attivit dei vari siti e liste di discussione. Si riconoscono in

    quanto raramente argomentano le proprie opinioni ma usano spesso provocazioni,

    insulti e quantaltro possa rendere una discussione inutile, pesante e fastidiosa.

    Sostanzialmente svolgono vere e proprie attivit di boicottaggio.12 R. Staglian, op. cit., p. 176

    6

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    individui devono esporsi e rendersi visibili. Il mostrarsi, quindi,

    diviene una forma estrema di difesa nei confronti

    dellomologazione dei messaggi mediali. Il protagonismo una

    strategia di resistenza che ha come obiettivo la difesa degli

    individui e dei media dalla progressiva omologazione e che

    difende, rendendole visibili, quelle concezioni della realt che non

    vengono esposte tramite i percorsi mediali tradizionali13.

    Il giornalismo dei cittadini (citizen journalism) non un

    fenomeno nuovo, bench nel tempo si sia diversificato e ora sia

    diventato pi potente che mai. In passato erano i giornali di

    quartiere, le radio cittadine e i canali televisivi pubblici che

    facevano questo tipo di giornalismo, ma si sono a lungo limitati a

    riportare notizie locali e temi che si rivolgevano a un pubblico ben

    preciso. Non sono mai stati presi in considerazione da un largo

    pubblico e non hanno avuto grande risonanza14.

    In Italia questo fenomeno non pi un fenomeno raro, manon ancora molto diffuso come lo oltreoceano e anche in alcuni

    paesi asiatici e come lo sta diventando in certi paesi europei.

    Infatti, il caso pi eclatante di cityzen journalism riguarda il

    sito dinformazione partecipata della Corea del Sud Ohmynews.

    Questo sito nato nel 2000 per mano del giornalista Oh Yeon-ho in

    reazione al conservatorismo della stampa coreana. Linformazione

    dei media principali del paese controllata dal potere statale, ecco

    perch un giornale on-line scritto da 25 mila cittadini-redattori

    pagati a pezzo riuscito a guadagnarsi consensi e credibilit non

    solo nel pubblico ma anche presso le istituzioni.

    13 E. Tedeschi, Vita da fan, Roma, Meltemi, 2003, p. 2914 Marlis Prinzing, Giornalismo partecipativo: al posto giusto nel momento giusto, Die

    Welt del 10.08.2006, ripreso dallo European Journalism Observatory:

    http://www.ejo.ch/index.php?option=com_content&task=view&id=108&Itemid=158

    7

    http://www.ejo.ch/index.php?option=com_content&task=view&id=108&Itemid=158http://www.ejo.ch/index.php?option=com_content&task=view&id=108&Itemid=158
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    Questa esperienza, che prosegue tuttora, mette in risalto

    anche il fatto che i cittadini sentono maggiormente il bisogno di

    prendere in mano le redini dellinformazioni in contesti politici e

    sociali che limitano pesantemente lesercizio di una stampa libera

    da ogni genere di condizionamenti.

    Un altro network di cittadini e media gestiti

    collettivamente per una narrazione radicale, obiettiva e

    appassionata della verit il network indymedia15.Lobiettivo che

    si pone questo network quello di costringere i media

    tradizionali a collaborare con loro tramite la diffusione dei

    contenuti prodotti dal network16. Il suo slogan molto eloquente:

    Dont hate the media, become the media, Non odiare i media,

    diventa media.

    Tutti questi esempi di come i cittadini possano produrre

    informazione dal basso consentono di parlare effettivamente del

    reporter diffuso, ovvero di colui che testimone di un evento e loracconta con i linguaggi pi disparati di cui pu disporre grazie

    alle tecnologie digitali di massa. Una delle grandi differenze tra

    linformazione tradizionale e le nuove forme dinformazione

    correlate ad internet sta proprio in questo. Il giornalista di

    15www.indymedia.org16 Il nome Indymedia labbreviazione di Indipendent Media Center che consiste in

    una rete di informazione indipendente e globale. Lobiettivo di Indymedia di creareun sistema esterno alla cultura socio-politica dominante, dando nuovi poteri ai cittadini,

    migliorandone le opportunit e laccesso allinformazione, creando un modello di

    comunicazione ed informazione realmente pluridirezionale e non unidirezionale come i

    media mainstream. Linformazione di Indymedia completamente aperta, ogni

    dichiarazione o notizia passibile di commento, discussione e, eventualmente,

    correzione, grazie al principio della pubblicazione aperta che consente a chiunque di

    poter partecipare ai contenuti del sito. Possiamo considerarla a tutti gli effetti una

    forma alta di libert di espressione e di creazione. Per quanto riguarda la credibilit

    delle notizie pubblicate sul sito, essa non si basa sul nome o sullautorevolezza della

    testata, bens sulla qualit e lattendibilit delle fonti da cui proviene la notizia che

    vengono rese pubbliche. In pi queste fonti possono essere integrate dando al lettore il

    compito importante di giudicarle, correggerle o integrarle, risolvendo eventuali

    problemi di incompletezza delle informazioni pubblicate.

    8

    http://www.indymedia.org/http://www.indymedia.org/http://www.indymedia.org/
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    professione non partecipa agli eventi, li racconta da un punto di

    vista esterno, molto spesso senza conoscere la situazione reale di

    cui si tratta, ma facendo una cronaca limitata ai fatti. Molto spesso,

    se facciamo riferimento alle teoria base della notizia, quella delle

    cinque W, le risposte alla domanda Why? (perch?) vengono

    disattese o tralasciate mentre si da molto pi risalto a quel How?

    (come?) che spesso consente di trattare largomento in maniera pi

    sensazionalistica. Il reporter diffuso, colui che racconta ci che

    vive e vede, ha dichiaratamente un punto di vista interno alla

    vicenda, non ambisce ad essere oggettivo nel suo racconto ma, pi

    semplicemente, contribuisce con la sua verit alla descrizione di un

    fatto o di un evento. Nel momento in cui numerosi punti di vista su

    uno stesso argomento vengono resi pubblici, il racconto della

    verit acquista pi sfaccettature che consentono, molto spesso, una

    narrazione pi completa dei fatti.

    Ci che importante per i professionisti dellinformazione non pensare a questo fenomeno come un rimpiazzo del proprio

    mestiere e del proprio ruolo nel mondo della comunicazione, bens

    come un valido aiuto, come un appoggio nel migliorare il racconto

    dei fatti. In fondo, si tratta quasi sempre di racconti di testimoni,

    una delle fonti tipiche da cui ogni reporter attinge nellesercizio del

    suo mestiere.

    Lo scontro tra questi due soggetti della comunicazione

    avviene soprattutto quando il pezzo elaborato dal giornalista ha

    delle finalit che esulano da quelle tipiche della professione e

    sconfinano negli interessi della politica, della finanza o nella difesa

    di una parte in causa della vicenda trattata, piuttosto che di

    unaltra. Il giornalista non deve prendere parte alla disputa, ma

    raccontarla ascoltando e dando voce alle diverse parti in causa.

    9

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    Quando questo non avviene, i diretti interessati hanno la possibilit

    di trovare visibilit al di fuori delle organizzazioni mediali

    tradizionali. Lesistenza della nuova figura del reporter diffuso

    affonda le sue basi nelle peculiarit della rete e, come i giornalisti

    online, si diffonde e sviluppa tramite, e di conseguenza, con essa.

    Per spiegare questo fenomeno Franco Carlini applicava al

    giornalismo una teoria generale secondo cui la caratteristica

    principale della rete la disintermediazione, ovvero leliminazione

    di ogni figura a mezza via tra la domanda e lofferta, che si tratti

    delle agenzie di viaggio o di quelle immobiliari, delle banche come

    appunto dei giornalisti o, persino, dei politici17.

    Nel campo dellinformazione mediata dal computer il flusso

    delle informazioni pu andare direttamente dalla fonte al lettore

    senza passare dalla mediazione giornalistica. Nel momento in cui

    ogni cittadino che ne avesse voglia attinge a delle fonti e ne media

    il contenuto nei confronti di altri lettori, svolge il lavoro tipico delgiornalista pur non possedendo delle qualit e dei modi di agire

    fondamentali nella professione, a partire da un comportamento

    legato a delle regole deontologiche. Questo potrebbe portare a

    considerare ogni cittadino, che si cimenta in questa attivit, non

    tanto come giornalista, perch privo di regole deontologiche e

    professionali, ma come un medium che filtra i contenuti dalle fonti

    e li mette a disposizione di altri lettori. Per questo molti osservatori

    di questo fenomeno stanno ridefinendo le loro opinioni a riguardo

    spostando la concezione dellattivit del lettore-utente attivo dal

    considerarla pi che unattivit giornalistica vera e propria al

    considerarla come unattivit mediale in un senso pi esteso.

    17 Cit. in C. Baldi, R. Zarriello, op. cit., p. 114

    10

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    E questa una delle conclusioni alle quali si giunti durante

    il seminario Citizen Journalism I media siamo noi svoltosi a

    Perugia nellambito della seconda edizione del Festival

    Internazionale del giornalismo. I relatori dellincontro hanno

    sottolineato che sempre pi difficile capire chi ascoltare

    nellambito dellinformazione partecipata, a quale cittadino-

    reporter dare maggior credito. Per fare ci bisogna comprendere

    bene cosa intendiamo per informazione in modo tale da poterla

    distinguere da tutte quelle comunicazioni che le assomigliano, ma

    che non rientrano in quel campo specifico. Non detto che i

    citizen che decidono di comunicare tramite la rete ambiscano a

    diventare dei giornalisti, anzi. Per questo motivo diversi

    osservatori preferiscono definire i cittadini che fanno informazione

    come citizen media e non citizen journalist, perch questo termine

    d a queste persone unaccezione pi professionale che ancora

    gelosamente difesa dai professionisti del settore. Molti di coloroche partecipano hanno alle spalle una professione e un lavoro che

    consente lorodi svolgere lattivit di comunicazione personale in

    maniera assolutamente autonoma e volontaria, mediando appunto,

    tra le loro conoscenze e quelle di un pubblico che, grazie

    allinterattivit, pu contribuire ad arricchirne il contenuto dei

    discorsi. Il risultato di questa attivit comunicativa la creazione

    di informazione che molto spesso, proprio perch partecipata,

    risulta essere pi completa dellinformazione creata dai

    professionisti allinterno del loro lavoro redazionale. I media

    mainstream sono sempre pi consapevoli di questa situazione e

    mirano a consolidare sempre pi i rapporti tra i reporter diffusi e

    linformazione professionale con risultati che danno benefici alla

    completezza e ampiezza dellinformazione e al suo pluralismo.

    11

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    E ci, come sappiamo, condizione necessaria per poter parlare di

    informazione libera, anche se di strada da fare in questa direzione

    ce n ancora molta, in Italia pi che in altri paesi.

    3.3 Il giornalismo professionale incontra linformazione

    dei cittadini

    In giro per il mondo lincontro tra il giornalismo

    professionale e i cittadini che vogliono produrre volontariamente

    informazione pu vantare un gran numero di casi ed esperimentidiversi. Alcuni di essi funzionano, altri stanno registrando dei

    problemi, ma le modalit dincontro tra i due soggetti principali del

    flusso informativo differiscono da caso a caso, sia nelle modalit,

    sia nei risultati. Vi possono essere due modalit principali con cui

    il giornalismo pu entrare in contatto con la partecipazione dei

    cittadini.

    La prima si realizza quando sono gli editori degli old media

    che decidono di aprire i loro prodotti alla partecipazione dei

    cittadini, oppure di creare dei nuovi prodotti che prevedono un

    certo tipo di apertura nella produzione dei contenuti. La seconda

    modalit di relazione quella che riguarda direttamente i

    giornalisti, che creano prodotti informativi cercando i liberarsi

    dalle influenze politiche e della propriet editoriale con lobiettivo

    di democratizzare linformazione.

    Come ho gi detto, impossibile tracciare una linea comune

    tra i tanti progetti in atto, se si esclude il tema dellapertura alla

    collaborazione nella creazione delle informazioni. Per

    comprendere in maniera profonda questa interrelazione sociale, pi

    o meno paritaria e simmetrica, che si viene a creare tra informatori

    delite, giornalisti, e informatori diffusi, i cittadini attivi,

    12

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    necessario fare riferimento, descrivendoli, ad alcuni di quei

    progetti che per ora si stanno dimostrando come buoni esempi. Tra

    questi non ho considerato volutamente tutte quelle esperienze che

    sono partite da grandi gruppi editoriali che hanno fatto la storia dei

    media e del giornalismo in Europa e nel mondo, in quanto hanno

    fatto partire le loro esperienze di partecipazione facendo leva su un

    pubblico molto vasto e fidelizzato. Tra questi ci sono testate come

    il New York Times, la BBC, Mtv, la CNN e molte altri grandi

    gruppi mediali.

    Un lavoro a parte meriterebbe anche lesperienza di Current

    TV. Si tratta di un canale televisivo telematico (ma che viene

    trasmesso anche via satellite su una frequenza Sky) innovativo e

    partecipato. Il 30% dei suoi contenuti viene prodotto dagli utenti.

    L8 maggio 2008 il suo ideatore, vincitore di un premio Nobel ed

    ex Vice Presidente degli Stati Uniti, Al Gore ha presentato

    ledizione italiana di Current Tv a Roma durante unincontro con iblogger e tutti coloro che sono interessati ad una Tv i cui contenuti

    sono user generated.

    Gli editori e i reporter diffusi

    I grandi editori, nellesercizio della loro azione sul mercato,

    agiscono tenendo sempre bene in mente che tutto quello che stato

    creato di buono fino a quel momento non pu rischiare di essere

    messo sottosopra a causa dellinversione di rotta che internet sta

    imponendo al mondo dellinformazione. Tutte le grandi testate

    fanno solo piccoli passi nella direzione della partecipazione,

    perch devono affrontare un problema fondamentale quale il

    finanziamento di grandi strutture redazionali e la soddisfazione

    13

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    delle aspettative di profitto delle grosse propriet editoriali, molto

    spesso quotate in borsa.

    La pratica che accomuna questi grandi soggetti economici

    quella di limitare fortemente il contributo dei reporter diffusi ai

    casi eclatanti, ai casi in cui la testata non riesce ad avere del

    materiale di qualit autoprodotto, soprattutto per quello che

    riguarda documenti video o fotografici. I video di particolari

    eventi, che vengono fatti magari col telefonino cellulare da parte di

    chi vi ha assistito, vengono usati dalle testate perch non possono

    avere altre testimonianze dirette18. In questi casi la partecipazione

    accessoria e dipende anche dalla capacit del professionista di

    andare a scovare il materiale tra i siti di socialnetwork come, per

    esempio, YouTube o Flickr. Molti grandi gruppi editoriali, inoltre,

    come il Gruppo lEspresso-Repubblica, hanno creato un vero e

    proprio portale web19, esterno ai siti delle proprie testate, in cui si

    offre una piattaforma gratuita per la creazione di blog20

    da parte del pubblico; questi, per, davvero raramente vengono considerati

    come basi o fonti da cui partire per collaborare con i contenuti

    delle testate principali. Questo servizio strumentale allattivit

    economica delleditore in questione, non a quella informativa.

    Dalla Francia, invece, arriva un esempio positivo che

    coinvolger anche il nostro paese.

    Proprio nei giorni in cui sto scrivendo questo capitolo leggo

    in diversi siti internet specializzati21 e blog22 in rete che a giungo

    18 Gli esempi che possibile citare sono ormai numerosissimi. Ad esempio le immagini

    dello Tsunami in Indonesia del 2006 o le immagini degli attentanti terroristici di

    Londra e Madrid.19www.kataweb.it20 Del concetto di blog dei suoi usi e delle conseguenze che comporta nel giornalismo

    ne parler approfonditamente nel prossimo capitolo.21http://www.lsdi.it/2008/05/15/a-giugno-parte-agoravox-italia-mentre-nasce-in-

    belgio-una-fondazione/22http://www.pandemia.info/post/1906214.html

    14

    http://www.kataweb.it/http://www.kataweb.it/http://www.kataweb.it/http://www.lsdi.it/2008/05/15/a-giugno-parte-agoravox-italia-mentre-nasce-in-belgio-una-fondazione/http://www.lsdi.it/2008/05/15/a-giugno-parte-agoravox-italia-mentre-nasce-in-belgio-una-fondazione/http://www.lsdi.it/2008/05/15/a-giugno-parte-agoravox-italia-mentre-nasce-in-belgio-una-fondazione/http://www.lsdi.it/2008/05/15/a-giugno-parte-agoravox-italia-mentre-nasce-in-belgio-una-fondazione/http://www.pandemia.info/post/1906214.htmlhttp://www.pandemia.info/post/1906214.htmlhttp://www.pandemia.info/post/1906214.htmlhttp://www.kataweb.it/http://www.lsdi.it/2008/05/15/a-giugno-parte-agoravox-italia-mentre-nasce-in-belgio-una-fondazione/http://www.lsdi.it/2008/05/15/a-giugno-parte-agoravox-italia-mentre-nasce-in-belgio-una-fondazione/http://www.pandemia.info/post/1906214.html
  • 8/14/2019 Terzo Cap - L'informazioni nelle mani del lettore

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    dovrebbe sbarcare in Italia la testata di giornalismo partecipativo

    franceseAgoravox23 che attiva gi, oltre che in Francia, anche in

    Belgio e nel Regno Unito.

    Agoravox la prima testata di giornalismo partecipativo

    nata, nel 2005, in Francia ed stata ideata da persone che

    arrivavano da un esperienza di imprenditoria editoriale e non di

    giornalismo. Carlo Ravelli, uno dei fondatori della testata, ricorda

    in unintervista ad una rivista universitaria del settore, poi riportata

    su www.lsdi.it, che lassunto di base dal quale partita la creazione

    di questa testata che il giornalista non pi il solo soggetto

    qualificato a trattare linformazione, perch adesso lo stesso

    compito lo svolgono anche i cittadini. Continuare a sostenere che i

    giornalisti sono gli unici soggetti a saper fare informazione,

    secondo Ravelli, equivale a sottovalutare la gran parte dei

    cittadini, che sono abbastanza intelligenti per rispettare qualche

    regola di base (verificare, andare alle fonti, separare le opinioni daifatti). La testata si caratterizza per una forte impronta

    partecipativa e di senso civico. Dal punto di vista economico la

    strada scelta stata quella dellaccesso completamente gratuito,

    mentre le entrate dovrebbero derivare dalla pubblicit e dalla

    nascita di una Fondazione, sul modello americano, che attiri

    finanziamenti mantenendo il prodotto editoriale il pi lontano

    possibile da ogni genere di influenza, rispettando allo stesso tempo

    la filosofia free del web. La Fondazione in questione sta per

    nascere (nei giorni in cui scrivo) in Belgio.

    Dal punto di vista pi strettamente editoriale e della

    produzione redazionale Agoravox prevede lesistenza di una

    politica editoriale molto trasparente e presentata sul sito internet24.

    23http://www.agoravox.fr/24http://www.agoravox.fr/article.php3?id_article=60

    15

    http://www.lsdi.it/http://www.agoravox.fr/http://www.agoravox.fr/http://www.agoravox.fr/article.php3?id_article=60http://www.agoravox.fr/article.php3?id_article=60http://www.agoravox.fr/article.php3?id_article=60http://www.agoravox.fr/http://www.lsdi.it/http://www.agoravox.fr/article.php3?id_article=60
  • 8/14/2019 Terzo Cap - L'informazioni nelle mani del lettore

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    Questa linea portata avanti da una sorta di Comitato editoriale

    composto da giornalisti ed esperti di vari settori, che hanno il

    compito di selezionare i contenuti che vengono proposti alla testata

    e di girovagare sul web alla ricerca di sempre nuovi e interessanti

    redattori tra i reporter diffusi. Esistono dei criteri specifici nella

    selezione dei contenuti, che fanno riferimento ad una linea

    editoriale precisa. I commenti alle notizie pubblicate sono aperti,

    ma la redazione effettua un controllo a posteriori su di essi

    riservandosi il diritto di verificarli ed eventualmente, in base a

    delle precise ragioni, cancellarli dal sito. Il tutto dichiarato

    pubblicamente sul sito internet della testata. La redazione

    composta invece da un numero di persone che vanno da un minimo

    di 4 ad un massimo di 7. La grande forza di Agoravox, come

    sostiene Ravelli, sono le migliaia di reporter che propongono ogni

    giorno migliaia di articoli. Infatti, uno degli obiettivi futuri

    dichiarati da Ravelli quello di creare una piattaforma, confilosofia open source (quindi a produzione aperta), in cui ognuno

    pu crearsi il suo spazio, il suo blog.

    Un esempio di grande editore politico che ha aperto la sua

    produzione ai contributi dei cittadini Radio Radicale il cui

    progetto di giornalismo partecipativo si chiama fai notizia25. In

    questo caso, laspetto pi critico del progetto riguarda il pubblico

    di nicchia a cui si rivolge, in quanto certamente un progetto

    aperto e partecipativo, ma deriva da una testata che voce di una

    parte politica molto precisa e decisamente minoritaria nel paese.

    I giornalisti professionisti incontrano i reporter diffusi

    25http://www.fainotizia.it/popular

    16

    http://www.fainotizia.it/popularhttp://www.fainotizia.it/popularhttp://www.fainotizia.it/popular
  • 8/14/2019 Terzo Cap - L'informazioni nelle mani del lettore

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    Se, invece, a collaborare fossero tutti coloro in grado di

    produrre informazioni, giornalisti e cittadini, senza avvalersi di

    professionalit imprenditoriali?

    Anche in questo caso le numerose esperienze che possono

    registrarsi in giro per il mondo stanno sortendo risultati diversi e a

    volte contraddittori. Mai come in questo caso il rapporto che si

    viene a creare tra i due soggetti principali dellinformazione,

    giornalista e lettore, legato a fattori culturali, sociali, economici e

    strutturali che caratterizzano il mondo della professione e la societ

    specifica in cui viene esercitato. Insomma, linformazione

    veicolata dallincontro tra giornalisti e cittadini dipende molto di

    pi dalla realt della vita vissuta, con tutti i suoi aspetti, e molto

    meno dalle influenze politiche ed economiche imposte dallalto. In

    questi casi le esigenze economiche, politiche e sociali vengono

    fuori con forza, ma lo fanno seguendo un percorso che va dal basso

    verso lalto.Un buon esempio, anche in questo caso, ci giunge dalla

    Francia e si chiama Mediapart26.Questo progetto punta in maniera

    pi chiara, rispetto ad Agoravox, ad un giornalismo di qualit e al

    valore aggiunto che solo il giornalista professionista pu dare ad

    uninformazione. Edwy Plenel, giornalista ed ex caporedattore di

    Le Monde, tra i fondatori della testata, ritiene che la qualit, anche

    in rete, vada pagata. I pagamenti tramite abbonamenti

    contribuiscono a mantenere lindipendenza della testata da ogni

    genere di influenza, creando un circuito in cui giornalisti e lettori

    sostengono la loro testata sia tramite la partecipazione ai contenuti,

    sia sotto laspetto economico. Solo cos, secondo Plenel, si pu

    riuscire a mantenere una reale indipendenza. Questa modalit

    26http://www.mediapart.fr/

    17

    http://www.mediapart.fr/http://www.mediapart.fr/http://www.mediapart.fr/
  • 8/14/2019 Terzo Cap - L'informazioni nelle mani del lettore

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    rischia per di creare una sorta di circolo chiuso, in cui alcuni

    giornalisti di grande qualit creano una testata seguita soprattutto

    da un pubblico gi a loro fedele eche, in pi, partecipa con forme

    non eccessivamente aperte, alla produzione degli articoli: questi

    ultimi, comunque, sottostanno alle modalit della professione

    giornalistica che i fondatori della testata hanno preso come base

    della propria organizzazione editoriale.

    Sul piano economico ravvisabile la prima grande

    differenza col modello editore-lettore descritto nel paragrafo

    precedente. Nel far pagare un abbonamento ai propri lettori si

    esplicita un desiderio di fidelizzazione tra la testata e il lettore, una

    sorta di rapporto e di supporto interpersonale che si viene a creare

    tra le due parti deboli del mondo della comunicazione che, per

    essere indipendenti e con la schiena dritta, hanno bisogno di

    affrancarsi dal mondo delleconomia e degli investimenti. Questo

    desiderio intimamente legato alla concezione del giornalistacome cittadino, che svolge un ruolo sociale pubblico e che

    risponde prima di tutto agli interessi dei propri lettori. Tra questi

    giornalisti non c molta dimestichezza col mercato, con le sue

    fonti di finanziamento e neanche con la visione etica che vi sta alla

    base, ovvero quella dellarricchimento economico individuale, alla

    quale si risponde con unaltra visione etica che valuta il

    giornalismo come una delle basi per la costruzione di una societ

    pi giusta e trasparente.

    Plenel, in unintervista ripresa anche da www.lsdi.it, ci tiene

    a definire la propria testata come un giornale indipendente,

    quindi un prodotto giornalistico e, nellaccezione pi romantica

    del termine,puro. In questo modello, egli ritiene che non bisogna

    18

    http://www.lsdi.it/http://www.lsdi.it/
  • 8/14/2019 Terzo Cap - L'informazioni nelle mani del lettore

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    far fare ad altri il lavoro dei giornalisti: partecipazione vuol dire

    collaborazione attiva tra redazione e lettori27.

    Dal punto di vista dellorganizzazione editoriale, la

    partecipazione dei lettori avviene tramite la creazione, allinterno

    della piattaforma del sito, di blog personali in cui ognuno decide la

    propria linea editoriale. Ma la gerarchia delle informazioni che

    vengono pubblicate viene scelta e adottata dai giornalisti

    professionisti che lavorano nella redazione.

    Qui si pu notare la seconda grande differenza tra i due

    modelli. I giornalisti sono legati alla propria professione con un

    profondo sentimento di attaccamento e quindi non riescono ad

    immaginare che persone che non abbiamo alle spalle la professione

    possano riuscire a fare comunque della buona informazione.

    Leditore del caso precedente si era proprio liberato di questo

    sentimento professionale offrendo legittimit ai contenuti prodotti

    da non professionisti, considerandoli alla stessa altezza.

    Si pu vivere di giornalismo partecipativo?

    Come abbiamo visto nei due esempi citati in precedenza,

    esistono numerosi modelli di applicazione redazionale della

    partecipazione dei cittadini alla co-produzione dei contenuti

    informativi di una testata, le cui differenze si riflettono in ci che

    attiene il sostentamento economico di tali testate. Ma c anchechi

    critica il modello del giornalismo partecipativo dal punto di vista

    del lettore che partecipa. Ovvero, alcuni osservatori ritengono che

    pubblicare contenuti prodotti dai lettori che poi, tramite la

    pubblicit o un abbonamento, pagheranno per leggere ci che essi

    stessi hanno scritto, si configura come una sorta di sfruttamento del

    27http://www.lsdi.it/2008/03/24/giornalismo-partecipativo-quello-reale-non-e-perfetto-

    ma-non-si-puo-non-crederci/

    19

    http://www.lsdi.it/2008/03/24/giornalismo-partecipativo-quello-reale-non-e-perfetto-ma-non-si-puo-non-crederci/http://www.lsdi.it/2008/03/24/giornalismo-partecipativo-quello-reale-non-e-perfetto-ma-non-si-puo-non-crederci/http://www.lsdi.it/2008/03/24/giornalismo-partecipativo-quello-reale-non-e-perfetto-ma-non-si-puo-non-crederci/http://www.lsdi.it/2008/03/24/giornalismo-partecipativo-quello-reale-non-e-perfetto-ma-non-si-puo-non-crederci/http://www.lsdi.it/2008/03/24/giornalismo-partecipativo-quello-reale-non-e-perfetto-ma-non-si-puo-non-crederci/http://www.lsdi.it/2008/03/24/giornalismo-partecipativo-quello-reale-non-e-perfetto-ma-non-si-puo-non-crederci/
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    lettore che serve ad arricchire chi ha ideato la testata. Questa critica

    non tiene per conto della consapevolezza e della volontariet con

    la quale il cittadino lettore utente decide di prendere parte alla

    produzione di informazioni.

    Comunque, qualche cosa comincia a muoversi anche sotto

    questo punto di vista. Nel 2006 in Germania il Bild, giornale

    specializzato in scandali e gossip, ha incominciato ad attirare la

    partecipazione dei suoi lettori proponendo una somma di 500 euro

    per ogni foto che gli fosse stata inviata e poi pubblicata. Il rischio

    di questo caso specifico quello di sviluppare una rete di

    paparazzi diffusi e non di reporter.

    Una grossa testata che ha deciso di dividere i propri profitti

    con i suoi collaboratori digitaljournal.com

    (www.digitaljournal.com), che nasce come giornale online

    specializzato sul mondo digitale nel 1998, ma dal 2006 ha aperto i

    suoi meccanismi di produzione di notizie ai suoi lettori. I temitrattati sono di attualit e sempre aggiornati, oltre a diverse

    rubriche su svariati argomenti. Gli utenti contribuiscono tramite

    linvio di articoli alla redazione, tramite blog personali e con

    linvio di foto e video. Ogni articolo, ogni foto e ogni video pu

    essere votato e commentato.

    La grande novit di cui si pu vantare questa testata quella

    di condividere i propri incassi derivati dalla pubblicit con gli

    utenti che collaborano nella produzione delle informazioni. Il

    pagamento viene calcolato solo sul numero degli articoli di

    informazione checiascun cittadino-giornalista consegner piuttosto

    che semplicemente sulla popolarit dei singoli articoli28. In questo

    calcolo non rientra lattivit legata ai blog, n alla messa in rete di

    28http://www.digitaljournal.com/corporate/about_us.php

    20

    http://www.digitaljournal.com/http://www.digitaljournal.com/corporate/about_us.phphttp://www.digitaljournal.com/corporate/about_us.phphttp://www.digitaljournal.com/corporate/about_us.phphttp://www.digitaljournal.com/http://www.digitaljournal.com/corporate/about_us.php
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    foto o video. Chi ritiene di poter essere pagato per il suo

    contributo, comunque, deve prima sottoporre, per lapprovazione,

    il proprio lavoro alla direzione del Digital Journal, che si accerter

    delle capacit degli aspiranti collaboratori. Seppur ancora in

    minuscola parte, digitaljournalism.com pu vantare di essere una

    delle prime comunit di informazione a condividere i propri ricavi

    con i propri lettori. La somma che lazienda ha dichiarato di aver

    versato ai propri cittadini-giornalisti di circa 38.000 dollari29.

    Questo , per, un caso molto isolato, per adesso

    sostanzialmente tutti gli esperimenti e i progetti innovativi che

    prevedono la partecipazione dei cittadini alla creazione delle

    informazioni si basano esclusivamente sullapporto volontario di

    questi e sul loro forte desiderio di prendere parte alle dispute

    pubbliche e alla realizzazione di uninformazione pi pluralistica,

    democratica e completa.

    In conclusione, in entrambi i modelli di cui ho parlato si

    possono registrare delle incongruenze o degli aspetti critici dovuti,

    anche, alla novit nel campo dellinformazione che rappresentano.

    In Italia, siamo molto indietro nel campo dellinformazione

    partecipata, anche se esistono alcuni esperimenti di tipo generalista

    come www.comincialitalia.it e www.lamianotizia.com. Il nome di

    questultimo riprende il nome della testata coreana Ohmynews di

    cui ho scritto in precedenza. Esiste anche unesperienza chiamata

    Youreporter.it (www.youreporter.it) in cui si chiede agli utenti di

    mettere a disposizione video e fotografie che sono apertamente

    29 La cifra aggiornata al 26 aprile 2008 ed stata presa da

    http://www.lsdi.it/2008/04/26/un-sito-di-cj-comincia-a-pagare-i-suoi-cittadini-

    giornalisti/

    21

    http://www.comincialitalia.it/http://www.lamianotizia.com/http://www.youreporter.it/http://www.lsdi.it/2008/04/26/un-sito-di-cj-comincia-a-pagare-i-suoi-cittadini-giornalisti/http://www.lsdi.it/2008/04/26/un-sito-di-cj-comincia-a-pagare-i-suoi-cittadini-giornalisti/http://www.lsdi.it/2008/04/26/un-sito-di-cj-comincia-a-pagare-i-suoi-cittadini-giornalisti/http://www.lsdi.it/2008/04/26/un-sito-di-cj-comincia-a-pagare-i-suoi-cittadini-giornalisti/http://www.lsdi.it/2008/04/26/un-sito-di-cj-comincia-a-pagare-i-suoi-cittadini-giornalisti/http://www.comincialitalia.it/http://www.lamianotizia.com/http://www.youreporter.it/
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    destinate ad essere utilizzate dai media mainstream purch citino la

    fonte di provenienza.

    Questi esperimenti, diversi tra loro, attraversano ancora una

    fase in cui registrano un pubblico relativamente piccolo rispetto ad

    Agoravox, che pu vantare circa un milione di lettori unici al

    mese, 35.000 reporter diffusi e circa 700 articoli pubblicati ogni

    mese prodotti dagli utenti.

    In Italia c ancora molta strada da fare in direzione del

    giornalismo 2.0 (user generated). Questo soprattutto per quanto

    riguarda lincontro tra i professionisti dellinformazione e i lettori

    perch, nel nostro paese, sembra svilupparsi con maggiore forza e

    velocit il fenomeno dei blog non legati a testate giornalistiche,

    partecipative o meno.