Terrasanta 3 10 dicembre 2016 ENTRARE NELLA TERRA … · 4. A Maria di Nazaret l'angelo dice: “Il...

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1 Terrasanta 3 10 dicembre 2016 ENTRARE NELLA TERRA SANTA benedizione biblica per chi compie il viaggio nella Santa Città pp. 7 1° giorno - Sabato 3 dicembre: partenza Milano - Roma - Tel Aviv Ritrovo a Linate alle 9.30 (area 3) volo per Roma alle 12.00. Alle 13.10. ripartenza alle 14.45. Arrivo a Tel AVIV alle 19.05 (ora locale +1h). Arrivo alle 21.00 in pullmann LO SGUARDO DI GESÙ SULLA CREAZIONE PANORAMA DELLA TERRA 1. In questa riflessione propongo di fermarci sulla creazione di Dio, contemplata in questo paese attraverso la coscienza di Gesù. Qui è vissuto e cresciuto. 2. Gesù ha molto forte il senso della benedizione del creato e prende ben sul serio il mondo, questo mondo, questa terra, non solo la vita "futura". Gesù ha amato questa terra, questo mondo!La vita eterna è questa vita in questa terra glorificata. È questo il "cielo"! Dio non ha creato un altro mondo: non c'è altro mondo che questo. È vero, però, che questo mondo è destinato a essere glorificato. 3. Non dobbiamo fuggire da questo mondo per andare da un'altra parte (1 Cor 5,9-10). Bisogna rimanere qui e qui vivere nella benedizione. * Nella storia della salvezza l'alleanza con Noè viene prima dell'alleanza del Sinai. È l'alleanza della creazione restaurata e confermata dopo il diluvio. Dio sarà fedele sempre a questa creazione; l'arcobaleno significa l'alleanza perenne con questa creazione. Il discorso mi sembra questo: prima del male c'è il bene; prima del peccato e della sua redenzione c'è la creazione, la realtà positiva del mondo. Il male si trova all'interno di una creazione buona. Le cose che Dio ha fatto sono buone e non bisogna scartarne nessuna. Il mondo non è cattivo, è fatto da Dio. Il male entra nel mondo, ma non fa parte di ciò che Dio ha creato. 4. Perché Gesù era tanto interessato a cacciare i demoni? Perché lì egli incontrava una devastazione della creazione. Gesù guariva dalle malattie per risanare il mondo che Dio ha fatto. Come Dio che, venendo a visitare il mondo che ha fatto bene, vedendolo così devastato dice: “Così me lo avete ridotto! Io ho seminato del buon seme nel mio campo. Da dove viene dunque questa zizzania?”. Gesù è venuto a liberare e reintegrare la creazione del Padre devastata dal maligno (1 Gv 3,8). 5. Bisognerebbe riacquistare nella creazione il senso dell'ospitalità, dell'essere ospiti di Dio. La creazione non è una vigna da saccheggiare, un bosco dove ognuno può abbattere gli alberi senza alcun ritegno. Non si tratta solamente di buona educazione.

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Terrasanta 3 – 10 dicembre 2016

ENTRARE NELLA TERRA SANTA benedizione biblica per chi compie il viaggio nella Santa Città pp. 7

1° giorno - Sabato 3 dicembre: partenza Milano - Roma - Tel Aviv

Ritrovo a Linate alle 9.30 (area 3) volo per Roma alle 12.00. Alle 13.10.

ripartenza alle 14.45. Arrivo a Tel AVIV alle 19.05 (ora locale +1h).

Arrivo alle 21.00

in pullmann

LO SGUARDO DI GESÙ SULLA CREAZIONE – PANORAMA DELLA TERRA

1. In questa riflessione propongo di fermarci sulla creazione di Dio, contemplata in questo paese attraverso la coscienza di Gesù. Qui è vissuto e cresciuto.

2. Gesù ha molto forte il senso della benedizione del creato e prende ben sul serio il mondo, questo mondo, questa terra, non solo la vita "futura". Gesù ha amato questa terra, questo mondo!La vita eterna è questa vita in questa terra glorificata. È questo il "cielo"! Dio non ha creato un altro mondo: non c'è altro mondo che questo. È vero, però, che questo mondo è destinato a essere glorificato.

3. Non dobbiamo fuggire da questo mondo per andare da un'altra parte (1 Cor 5,9-10). Bisogna rimanere qui e qui vivere nella benedizione. * Nella storia della salvezza l'alleanza con Noè viene prima dell'alleanza del Sinai. È

l'alleanza della creazione restaurata e confermata dopo il diluvio. Dio sarà fedele sempre a questa creazione; l'arcobaleno significa l'alleanza perenne con questa creazione. Il discorso mi sembra questo: prima del male c'è il bene; prima del peccato e della

sua redenzione c'è la creazione, la realtà positiva del mondo. Il male si trova all'interno di una creazione buona. Le cose che Dio ha fatto sono buone e non bisogna scartarne nessuna. Il mondo non è cattivo, è fatto da Dio. Il male entra nel mondo, ma non fa parte di ciò che Dio ha creato.

4. Perché Gesù era tanto interessato a cacciare i demoni? Perché lì egli incontrava una devastazione della creazione. Gesù guariva dalle malattie per risanare il mondo che Dio ha fatto. Come Dio che, venendo a visitare il mondo che ha fatto

bene, vedendolo così devastato dice: “Così me lo avete ridotto! Io ho seminato del buon seme nel mio campo. Da dove viene dunque questa zizzania?”. Gesù è venuto a liberare e reintegrare la creazione del Padre devastata dal maligno (1 Gv 3,8).

5. Bisognerebbe riacquistare nella creazione il senso dell'ospitalità, dell'essere ospiti di Dio. La creazione non è una vigna da saccheggiare, un bosco dove ognuno può abbattere gli alberi senza alcun ritegno. Non si tratta solamente di buona educazione.

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C'è qualcosa di più profondo: il senso della creazione di Dio, la coscienza di essere figli nella casa del Padre.

e pernottamento presso i P. Maroniti.

2° giorno - Domenica 4 dicembre: GERUSALEMME "Città e radice

santa".

Introduzione alla giornata.

LA CITTÀ DI GERUSALEMME - L'ISTITUZIONE

Gesù è un cittadino! La consapevolezza, quindi, di essere figlio di Davide, appartenente al clan davidico dei "natzorei" (cf. Mc 10,46-48; Lc

1. Di qui l'importanza straordinaria che Gerusalemme, e specialmente il tempio di Gerusalemme, ha per Gesù. Quando egli sta a Gerusalemme, lo si trova sempre nel

tempio, passeggia e insegna nel tempio. E così pure i primi discepoli.

La chiesa non è semplicemente il regno di Dio, ma è il germe del regno di Dio. Ed è

molto delicato il rapporto tra di loro. Non bisogna identificare la chiesa con il regno; ma non bisogna nemmeno separare la chiesa dal regno. Abituiamoci con cura a vedere nella chiesa un seme del regno di Dio.

2. Amare l'essere "operai del regno", un regno che non proviene da questo mondo, ma che è presente in questo mondo. Il Signore ci aiuti a essere totalmente leali e sinceri verso la chiesa del Nuovo Testamento, che è ancora quella di oggi, sia pure in mezzo a tante metamorfosi. Non secondo un modo e uno stile mondano; non da gente di corte, ma da gente di fede. Liberiamoci dalla mondanità, per conseguire la vera fedeltà.

IL MURO OCCIDENTALE

Per secoli questa sezione è stata chiamata il “Muro del Pianto”; gli ebrei del vicino QUARTIERE EBRAICO venivano qui a pregare e a piangere sulla distruzione del Tempio. Le abitazioni giungevano fino a 4 mt. dal muro, ma dopo il 1967 furono rase al suolo insieme a una serie di moschee ayyubite e mamelucche per creare l'attuale piazza e il nome venne cambiato in qualcosa che ricordava meno da vicino il triste passato.

Le grandi pietre della parte inferiore del muro presentano margini tagliati nel caratteristico stile erodiano. Esse facevano parte del muro di ritenzione costruito da Erode il Grande nel 20 a.C. per sostenere la spianata del Tempio.

LECTIO Rm 11

La radice santa

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Visita alla spianata, muro occidentale, quartiere ebraico. Pranzo al

saccoPomeriggio: Camminata sui tetti della città, mercato Suk e

Muristan -

S. Messa P. Maroniti o Patriarcato. pp241

3° giorno - Lunedì 5 dicembre: GERUSALEMME. "In Lui siamo stati

salvati".

Introduzione alla giornata. Visita al Santo Sepolcro, tombe sepolcrali -...

pranzo al sacco Pomeriggio: Cenacolo (Dormizione), strada romana,

palazzo di Caifa (Gallicantu), carceri, Valle del Cedron, Basilica delle

Nazioni (Getsemani). Ritorno in pullman in albergo.

Al tramonto: Dominus Flevit - S. Messa e riflessione. pp. 245

4° giorno - Martedì 6 dicembre. Visita a Betlemme "Tutti là siamo

nati!".

Introduzione alla giornata.

Betlemme città di Davide (2Sam 23,15-16) e di Gesù (Lc 2,1-7) che da ricco che era si fece povero (Fil 2,5-11); il campo dei pastori (Lc 2,8-20). La parola guida è VITA NUOVA; quella vita che nasce dal morire a se stessi.

Maria e Giuseppe erano nativi di Betlemme e si spostarono a NAZARET solo a causa del clima di insicurezza prodotto dalla dinastia erodiana (Mt 2); la loro lunga

residenza in Galilea diede a Luca l'impressione che essi vi fossero sempre vissuti ed egli doveva trovare una ragione perché fossero a Betlemme al momento della nascita di Gesù (Lc 2,1-7). Tirò in ballo, erroneamente, il censimento di Quirino, che avvenne in realtà il 6 d.C. La sottolineatura greca della frase: “e lo depose in una mangiatoia perché non vi era posto per loro nell'albergo” (Lc 2,7) può essere resa anche con “lo depose in una mangiatoia perché non vi era spazio nella stanza”. I Vangeli non fanno alcun riferimento a una grotta e tuttavia, nel II sec. d.C., Giustino e il Protovangelo di Giacomo parlano della grotta in cui nacque Gesù. Molte case nella zona sono ancora costruite davanti a grotte e forse dovremmo considerare la possibilità che Giuseppe (che allora viveva con i suoi genitori) abbia portato la moglie in questa zona retrostante della casa in modo che potesse partorire lontano dalla confusione del soggiorno; la parte della casa formata dalla grotta era usata abitualmente come ricovero degli animali in caso di cattive condizioni atmosferiche.

Da Gerusalemme in pullman breve sosta nel deserto per riflessione. A

Betfage. Verso Betlemme: La Natività (pullman): i mosaici restaurati

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della basilica. Grotta del Latte. Pranzo al Casanova dei frati francescani.

Pomeriggio: Visita della cittadina a piedi. Chiesa Melchita. Scuola dei

Salesiani, Museo dei Presepi (provenienti da molte nazioni). Laboratorio

artistico (con prodotti in legno e madreperla, prodotti da artigiani

Betlemiti e invalidi). Piccole compere personali.

Visita e S. Messa alla Creche. pp251

5° giorno - Mercoledì 7 dicembre: da Gerusalemme a Nazareth "Andate

in Galilea, là mi vedrete!".

introduzione alla giornata. Gerusalemme (Messa cappella dei crociati)

pp 248 e nel pomeriggio trasferimento in pullman a Cana di Galilea

(pranzo al sacco) e poi a Nazareth: cena e pernotto presso i pp.

Beterramiti

6° giorno - Giovedì 8 dicembre - SS. IMMACOLATA "Nazareth "Andate

in Galilea, là mi vedrete".

La Parola di Dio

Annuncio del mistero dell’Incarnazione: il Figlio di Dio si fa uomo in Maria, la vergine di Nazareth (Mt 1, 18-25; Lc 1,26-38). Il cantico sul mistero di Nazareth: proclamato da Maria ad Ain Karim presso Elisabetta (Lc 1,46-55). Trent'anni di Gesù a Nazareth nel ricordo dei Vangeli dell’infanzia (Mt 2,23; Lc 2,39-52). Gesù rifiutato dai suoi concittadini, non può fare il profeta a Nazareth (Mt 13,53-58; Mc 6,1-6; Lc, 4,16-30).Gesù, il nazareno: ricordi e considerazioni del 4° Vangelo (Gv 1,45-46; 7,1-9; 7,40-52; 18,4-7; 19,19).

Introduzione alla giornata. Visita Basilica dell'Annunciazione con gli

scavi e la casa della Santa Famiglia. Sinagoga. Chiesa dell'angelo

Gabriele. Pranzo in albergo pp. Beterramiti. Pomeriggio: Sepphoris, la

capitale della Galilea ai tempi di Giuseppe e Gesù, visita dei resti della

città romana. Monte del precipizio, terrazza naturale sulla valle di

Esdrelon. Panoramica da Nazareth Illit. S. Messa P. Betharam. libretto

pp. 229

MEDITATIO. LA CASA DI NAZARET: “IL SIGNORE È CON TE".

1. A Nazaret il Signore dice a Sion: “Io sono con te”. “Sì! Davvero il Signore è in mezzo a noi!”(cf. Es 17,7). Questa volta poniamoci, nella coscienza di Maria.

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2. “Il Signore è con te” (Lc 1,28). “Il Signore prende carne in te, e questo per opera dello Spirito santo” (Lc 1,35). Nazaret è il luogo del compimento perfetto dell'alleanza.

3. Tutto il dramma dell'alleanza si può riassumere anche alla luce della tragedia di Meghiddo, nella tentazione del popolo a Massa e a Meriba: “Il Signore è in mezzo a noi si o no?” (Es 17,7), Non è una tentazione da poco quella di Massa e Meriba. Il discorso è se YHWH è Dio o no, se “Dio con noi”, c'è o non c'è, se Dio è quello che ha detto di essere (“Io sono colui che sono qui con te”) oppure ha mentito. La risposta di Dio è: “lo sono colui che, anche quando sembra che non ci sia, ci sono!”. “lo sono colui che sempre c'è”. Sarà più tardi, sul Carmelo, l'oggetto della sfida tra Elia e i profeti di Baal (cf. 1 Re 18).

4. A Maria di Nazaret l'angelo dice: “Il Signore è con te”. Questa volta è totalmente chiaro e certo che “egli è con te”. Egli prende carne in te, e tu non puoi più dubitare che il Signore sia “in mezzo a te”. “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del tempo” (Mt 28,20). “Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20).

Che cosa doveva capire Maria di Nazaret a questo annuncio? Quello che può comprendere una persona che conosce le Scritture a memoria, che su di esse ha riflettuto e pregato tutta la vita, che le sente leggere e rileggere nella liturgia sinagogale: la formula dell'alleanza su di lei. Dobbiamo entrare in Maria, perché è lei la risposta all'alleanza.

7° giorno - Venerdì 9 dicembre: il lago di Galilea: "Mi ami?... pasci le

mie pecorelle".

Introduzione alla giornata.

Il lago di Gesù

Spesso i Vangeli ricordano la presenza di Gesù sul lago di Tiberiade1. Da quando Egli

lascia Nazareth per venire a stabilirsi a Cafarnao, probabilmente come ospite di Pietro, le acque del lago dovettero spesso rispecchiare la figura del Maestro. Qui, nella “Galilea delle genti” (il circondario dei pagani e dei galilei “bastardi”), dopo essere stato 5, 6 mesi presso il Battista nella valle del Giordano, Gesù improvvisamente annuncia: “L’iniziativa regale di Dio è già in atto!” Qualcuno si converte, i più si rifiutano. Gesù, incontrando la gente dei paesi lungo la sua riva, si fermava a conversare con loro, annunciando il suo messaggio circa il Regno. Marco lo ricorda al cap. 2, 13-14. Una pagina importante dei Vangeli è quella delle

parabole del Regno di Dio. Marco introduce quel testo nella maniera seguente: “Di nuovo si mise ad insegnare lungo il mare. E si riunì attorno a Lui una folla enorme, tanto che Egli salì su una barca ... Insegnava loro molte cose in parabole e diceva loro nel suo insegnamento ….” (4,1-3).

Quel lago, con la vita quotidiana dei suoi pescatori, suggerì a Gesù spunti di riflessione e di confronto con il messaggio che andava annunciando:

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“Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare...” (Mt 13, 47-50).

Il lago dei discepoli “Passando lungo il mare (lago) di Galilea, Gesù vide Simone e Andrea ...” (Mc 1,16-20). Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. Ed Egli disse a loro:"Venite in disparte, in un luogo solitario e riposatevi un po'. Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte. Molti però li videro partire e capirono e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro ...” (Mc 6, 30-34).

Uomini di poca fede!

L'episodio della tempesta sedata è lì ad ammonire coloro che seguono Gesù, che la vicenda cristiana ed ecclesiale può ancora attraversare burrasche: Mt 8,23-27. Perché avete paura, uomini di poca fede? E' l'interrogativo ed il richiamo di sempre a quanti vogliono essere discepoli. Aver fede, per superare la paura. Gesù è nella stessa barca… non si è da soli. Matteo, nel disporre in certa maniera i suoi racconti, sembra suggerire altri insegnamenti connessi con I'esperienza dell'imbarcarsi con Gesù: (a) seguire un simile Maestro comporta generosità radicale nelle scelte, senza pentimenti e senza mezze misure (cfr. Mt 8,18-22); (b) una volta saliti nella sua barca si può approdare a lidi non tanto tranquilli e gratificanti. Infatti, dopo la notte di tempesta in mare la barca di Gesù approdò dove due indemoniati "erano tanto furiosi che nessuno poteva più passare per quella strada"

(cfr. Mt 8,28~s4). Con lui però, con il Maestro e guida dei discepoli, nessuna paura: non si resta soli, né si finisce sconfitti.

L'ultimo incontro

Gv riferisce alla fine del suo Vangelo un'ultima esperienza dei discepoli con il loro maestro. Gesù è ormai Risorto. Ritornati in Galilea, dopo gli avvenimenti pasquali, alcuni discepoli sono nel lago. Si legga Gv 21,1-14. Un pranzo d’addio. Ma nello stesso tempo l’indicazione circa il modo di incontrarlo ancora nel tempo della Chiesa: il Maestro e Signore, guida ancora i discepoli in barca e a loro offre il suo convito: l'Eucarestia. Sapendo che sarebbe venuto a mancare quel tipo di presenza che aveva assicurato loro durante la sua esistenza terrena, Gesù promette che, comunque, non sarebbero rimasti orfani: Lui sarebbe vissuto con loro e per loro, sempre. Così la barca dei discepoli prese il largo con fiducia attraverso lo spazio e il tempo: il lago di Tiberiade ormai è diventato grande come un oceano, come il mondo intero. E il tempo Gesù si è prolungato nel tempo dalla Chiesa.

A Tiberiade traversata sul lago fino a Ginnosar (1 h). In pulmann fino a

Magdala. Passiamo per Corazim. Saliamo al monte delle Beatitudini.

Pranzo dalle suore. Pomeriggio: in pullman a Bethsaida la città di Pietro

e Andrea. Visita agli scavi e alla sorgente. Spostamento a Cafarnao e poi

a Tabga. Infine Primato di Pietro. S. Messa sulle rive del lago. pp.238

Cena. Pernottamento

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8° giorno - Sabato 10 dicembre: partenza da Nazaret per Milano

"Annunziarono a tutti che egli è vivo".

Introduzione alla giornata. Èmmaus. S. Messa alla Chiesa di San Pietro a

Tel Aviv. pp.235 Pranzo a Tel Aviv.

Alle 14.30 in aereoporto Ben Gurion rientro a Milano. Volo 17.05 . A

Roma alle 19.55 (ora locale +1h) e ripartenza alle 22.00. Arrivo a

Milano Linate alle 23.10.

CAFARNAO: LA GIORNATA TIPO DI GESÙ (MC 1,14-39; LC 4,14-15.31-44)

Come si svolgeva il ministero di Gesù?

* Andiamo a Cafarnao e prendiamo in considerazione quella che Marco e Luca presentano, fin dall'inizio, come la giornata tipo del ministero messianico in Galilea, fino alla salita di Gesù a Gerusalemme. I testi sono: Mc 1,14-39; Lc 4,14-15..31-44; Gv 1,19-2,12.

1. Seguendo Marco, troviamo prima di tutto la chiamata dei primi cinque discepoli (1,16-20; 2,13-14. Cf. Lc 5,1-11.27-32).

Probabilmente c'è stato un periodo in cui i discepoli andavano e venivano, tornavano a casa loro, e quindi ci può essere stata una certa indeterminatezza nel loro elenco iniziale. Certamente, quando, a metà del ministero di Galilea, dopo la grande crisi (Mc 3,6 = Lc 6,11), Gesù chiama i Dodici, egli chiama persone che già lo conoscevano e in

qualche modo lo seguivano.

2. C'è poi l'insegnamento nella sinagoga, di sabato (Mc 1, 21-22; Lc 4,14-15.31-33). Un insegnamento con autorità, con potenza, che fa dire alla gente: Questo è un insegnamento nuovo!

In tutto il vangelo questo insegnamento è assolutamente primario: dovunque Gesù va, là egli comincia a insegnare. Insegna nelle sinagoghe (cf. Lc 4,15.44; ecc.), perché è là che egli trova la gente. Gesù non è un maestro di frodo, che insegni alla macchia.

3. Nella sinagoga esce fuori l'indemoniato, e Gesù caccia il demonio (Mc 1,23-28; Lc 4,33-37). Il ministero esorcistico è fondamentale per cogliere esattamente la qualità del

messianismo di Gesù, almeno stando ai vangeli.

Tutti i giorni noi siamo alle prese con il peccato e con la mediocrità spirituale. Che cos'è il ministero della confessione, la celebrazione dell'eucaristia, la predicazione, se non un esorcismo continuo sul mondo per far avanzare il regno di Dio e far retrocedere il regno del maligno? Ecco perché, dove arriva Gesù, i demoni escono fuori. Gesù tocca la radice di tutto.

4. C'è poi la guarigione della suocera di Pietro. Dunque, la guarigione dalle malattie. Deve essersi trattato di un fatto molto importante, se è riferito con cura dai tre sinottici. Probabilmente questa signora era la padrona di casa, e forse proprio da questo momento è cominciata l'ospitalità per Gesù nella casa di Pietro, a Cafarnao. Nel

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mondo orientale sono le donne che comandano in casa. La suocera da quel momento "si mise a servirli" (Mc 1,31), cioè si fece anch'essa discepola (cf. Lc 8,3).

5. Al mattino seguente, c'è la preghiera personale di Gesù, in un luogo deserto (Mc 1,35.45. Cf. Lc 4,42). Gesù dunque non diceva: «Tutto è preghiera», non "pregava facendo sempre qualche cosa d'altro", ma si ritirava a pregare esplicitamente, in un luogo deserto. Questo «erémos», di cui parlano gli evangelisti è forse un luogo determinato nei pressi di Tabgha. Gesù non pregava per darci il buon esempio. Si sarebbe messo in piazza! È andato in un luogo deserto, perché aveva sul serio bisogno di pregare (cf. Mt 4, 1; 14,13.15.23; Mc 1,1213; 6,31-32.35.47; 9,2 Lc 9,12; Gv 6,15; 11,54). Del resto, l'unico modo di dare buon esempio è quello di fare sul serio le cose, e non farle per farsi vedere.

TABGHA

1. l'apparizione dopo la risurrezione, 2. quando Gesù conferì a Pietro la responsabilità di capo (Gv 21); 3. la moltiplicazione dei pani e dei pesci (Mc 6,30-44); 4. il discorso della montagna – le beatitudini (Mt 5-7).

CHIESA DELLA MOLTIPLICAZIONE DEI PANI E DEI PESCI

prima moltiplicazione dei pani e dei pesci (Mt 13,1-3; Mc 3,7-12; 4,1).

CHIESA DEL PRIMATO DI PIETRO

Cappella bizantina del IV-V secolo, intorno a una roccia chiamata Mensa Christi (chiesa del Primato di Pietro). Qui, dopo la triplice riparatrice confessione di amore, Simone di Giovanni ridiventò Pietro. Il pescatore di pesci fu riconvertito dal Risorto nel primo pastore del gregge di Gesù (Gv 21: un capitolo che può essere letto come gli “Atti degli apostoli” del quarto evangelista). “Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra e del pane” (Gv 21,9).

Lì vicino si trova una piccola grotta dove, ancora secondo Egeria, Gesù pregava

(erémos topos: Mc 1,35.45; Le 4,42; 5,16). È questo probabilmente anche “il monte” dell'ultimo appuntamento in Galilea dato dal Risorto ai suoi discepoli (Mt 28,7.10.16-20; Mc 16,7; 1Cor 15,6). Qui probabilmente Gesù ha trascorso in orazione un'intera notte di “crisi messianica”, prima di scegliere i Dodici (Lc 6,11-19; cf. Mc 3,6.13-35).

SALITA A GERUSALEMME

INVOCAZIONE ALLO SPIRITO SANTO

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VIENI SPIRITO DI SAPIENZA facci gustare la dolcezza della parola di Dio, la tenerezza del suo amore,

l’infinita pace che ci viene dal rispondere alla sua vocazione, alla chiamata che lui ha scritto nei nostri cuori.

VIENI SPIRITO DELL’INTELLETTO donaci di saper guardare la nostra vita per scoprire in essa la Tua presenza,

che è amore che chiama ad amare.

VIENI SPIRITO DI SCIENZA rendici capaci di conoscere e seguire Cristo nel cammino della vita

che ci viene svelato e proposto da Te giorno dopo giorno.

VIENI SPIRITO DI FORTEZZA irrobustisci la nostra fede, rendi docile e mite il nostro cuore

nell’ascolto della volontà del Padre.

VIENI SPIRITO DI CONSIGLIO suggerisci ciò che conviene domandare al Signore

e fa che ci comportiamo in maniera degna della vocazione che abbiamo ricevuto.

VIENI SPIRITO DI PIETÀ crea in noi una coscienza di figli amati infinitamente dal Padre,

fatti ad immagine del Figlio Gesu’, ricolmi della gioia dello Spirito.

VIENI SPIRITO DI TIMORE, donaci la vera fiducia nel Padre

e rendici attenti ai segni che lui pone nel nostro cammino

cantico dei tre gg pp 294 Benedictus pp. 294 Magnificat pp295 Veni creator pp.295 SALMO 120 pp110 SALMO 121 pp.112 SALMO 123

S A te levo i miei occhi,a te che abiti nei cieli. 1C Ecco, come gli occhi dei servi alla mano dei loro padroni; come gli occhi della schiava,alla mano della sua padrona,

2C così i nostri occhi sono rivolti al Signore nostro Dio, finché abbia pietà di noi.

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T Pietà di noi, Signore, pietà di noi, già troppo ci hanno colmato di scherni, noi siamo troppo sazi degli scherni dei gaudenti, del disprezzo dei superbi.

SALMO 124 pp. 109

SALMO 125

S Chi si abbandona nel Signore è come il monte Sion: non vacilla, è stabile per sempre.

1C Come i monti cingono Gerusalemme,così il Signore è intorno al suo popolo da ora e per sempre.

2C Non durerà il dominio degli empi sul possesso dei giusti, affinché non cadano i credenti attratti dal male.

S La tua bontà, Signore, sia con i buoni e con i retti di cuore. T Quelli che vanno per sentieri tortuosi il Signore li accomuni alla sorte dei

malvagi. Dà pace su Israele!

SALMO 126

S Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion, ci sembrava di sognare. T Allora la nostra bocca si aprì al sorriso, la nostra lingua si sciolse in canti di

gioia. Allora si diceva tra i popoli:

S “Il Signore ha fatto grandi cose per loro”. T Grandi cose ha fatto il Signore per noi, ci ha colmati di gioia.

1C Riconduci, Signore, i nostri prigionieri, come i torrenti del Negheb. 2C Chi semina nelle lacrime mieterà con giubilo.

S Nell'andare, se ne va e piange portando la semente da gettare, ma nel tornare, viene con giubilo,portando i suoi covoni.

salmo 129 pp. 111 salmo 41 pp.293 salmo 99 pp. 293

QUALE GIOIA - SALMO 122

QUALE GIOIA MI DISSERO ANDREMO ALLA CASA DEL SIGNORE

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ORA I PIEDI, O GERUSALEMME, SI FERMANO DAVANTI A TE.

1. Ora Gerusalemme è ricostruita come città salda, forte e unita.

2. Salgono insieme le tribù di Jahvè per lodare il nome del Signore d'Israele.

3. Là sono posti i seggi della sua giustizia i seggi della casa di Davide.

4. Domandate pace per Gerusalem sia pace a chi ti ama, pace alle tue mura.

5. Su di te sia pace, chiederò il tuo bene, per la casa di Dio, chiederò la gioia.

6. Noi siamo il suo popolo, Egli è il nostro Dio possa rinnovarci la felicità.

Shaalù-Shalom Yerushalayim

Shaalù, shalom, Yerushalayim ( 8 volte) Shalom, shalom, shalom / Shalom, shalom, shalom Shaalù, shalom, Yerushalayim Shalom, shalom, shalom / Shalom, shalom, shalom Shaalù, shalom, Yerushalayim

Prega per la pace di Gerusalem (3 volte) Gerusalem e pace vivrà Prega per la pace di Gerusalem (3 volte) Gerusalem e pace vivrà Shalom, shalom, shalom / Shalom, shalom, shalom Shaalù, shalom, Yerushalayim Shalom, shalom, shalom / Shalom, shalom, shalom Shaalù, shalom, Yerushalayim …

GIOVANI E VECCHI SI RALLEGRERANNO E INSIEME LE FANCIULLE DANZERAN Io cambierò il dolore in allegrezza Io li consolerò

Si canterà amore e libertà Gran festa ci sarà La pace tornerà Si canterà amore e libertà Gran festa ci sarà La pace regnerà Giovani e vecchi si rallegreranno e insieme le fanciulle danzeran …

Io cambierò il dolore in allegrezzaIo li consolerò Si canterà amore e libertà Gran festa ci sarà La pace tornerà Si canterà amore e libertà Gran festa ci sarà La pace regnerà ( 2v) E anche gli alberi dei campi batteran le mani

E anche gli alberi dei campi batteran le mani E anche gli alberi dei campi batteran le mani .. E voi tornerete con gioia. (per 3 volte

SHEMÀ ISRAEL

Shemà Israel Adonai eloenu Adonai ehad Shemà Israel Adonai eloenu Adonai ehad

Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo.

HINNEH MAH TOV

Hinneh mah tov umah na'im Shèvet achim gam jàchad Hinneh mah tov Shèvet achim gam jàchad

Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!

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ALLELUIA (PASSERANNO I CIELI)

Alle-alleluia, a-alleluia, alleluia, alleluia, alleluia, alleluia, alleluia. Passeranno i cielo e passerà la terra, la sua parola non passerà, alleluia, alleluia. Alleluia...

ALLELUIA E POI

Chiama, ed io verrò da te: Figlio, nel silenzio mi accoglierai. Voce, e poi, la libertà, nella tua Parola camminerò. Alleluia, … Danza, ed io verrò con te: Figlio, la tua strada comprenderò. Luce, e poi, nel tempo tuo oltre il desiderio riposerò.

E SONO SOLO UN UOMO

Io lo so, Signore, che vengo da lontano, prima del pensiero e poi nella tua mano, io mi rendo conto che tu sei la mia vita e non mi sembra vero di pregarti così.

"Padre d'ogni uomo" e non ti ho visto mai, “Spirito di vita” e nacqui da una donna, “Figlio mio fratello” e sono solo un uomo, eppure io capisco che tu sei verità.

E imparerò a guardare tutto il mondo con gli occhi trasparenti di un bambino, e insegnerò a chiamarti “Padre nostro” ad ogni figlio che diventa uomo. E imparerò a guardare tutto il mondo con gli occhi trasparenti di un bambino, e insegnerò a chiamarti “Padre nostro” ad ogni figlio che diventa uomo. Io lo so, Signore, che tu mi sei vicino, luce alla mia mente, guida al mio cammino, mano che sorregge, sguardo che perdona, e non mi sembra vero che tu esista così.

Dove nasce amore Tu sei la sorgente, dove c'è una croce Tu sei la speranza, dove il tempo ha fine Tu sei vita eterna: e so che posso sempre contare su di Te!

E accoglierò la vita come un dono, e avrò il coraggio di morire anch'io, e incontro a te verrò col mio fratello che non si sente amato da nessuno. (2 V)

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SERVO PER AMORE

Una notte di sudore sulla barca in mezzo al mare e mentre il cielo s'imbianca già tu guardi le tue reti vuote. Ma la voce che ti chiama un altro mare ti mostrerà e sulle rive di ogni cuore le tue reti getterai.

Offri la vita tua come Maria ai piedi della croce e sarai servo di ogni uomo,servo per amore, sacerdote dell'umanità.

Avanzavi nel silenzio fra le lacrime e speravi che il seme sparso davanti a te cadesse sulla buona terra. Ora il cuore tuo è in festa perchè il grano biondeggia ormai, è maturo sotto il sole, puoi riporlo nei granai.

ECCOMI QUI

Eccomi qui di nuovo a te signore, eccomi qui: accetta la mia vita; non dire no a chi si affida a te, mi accoglierai per sempre nel tuo amore.

1 Quando hai scelto di vivere quaggiù / quando hai voluto che fossimo figli tuoi ti sei donato ad una come noi / e hai camminato sulle strade dell’uomo.

2 Prima che il padre ti richiamasse a sé / prima del buio che il tuo grido spezzerà /tu hai promesso di non lasciarci più di accompagnarci sulle strade del mondo.

3 Ora ti prego conducimi con te / nella fatica di servir la verità sarò vicino a chi ti invocherà / e mi guiderai sulle strade dell’uomo.

OGNI MIA PAROLA

Come la pioggia e la neve scendono giù dal cielo e non vi ritornano senza irrigare e far germogliare la terra,

così ogni mia parola non ritornerà a me senza operare quanto desidero, senza aver compiuto ciò per cui l’avevo mandata. Ogni mia parola,ogni mia parola.

VOGLIO ESALTARE

Voglio esaltare il nome del Dio nostro: è lui la mia libertà! Ecco il mattino, gioia di salvezza: un canto sta nascendo in noi!

vieni, o signore, luce del cammino, fuoco che nel cuore accende il «sì»! lieto il tuo passaggio ritmi la speranza, padre della verità.

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Voglio esaltare il nome del Dio nostro: grande nella fedeltà! Egli mi ha posto sull’alto suo monte, roccia che non crolla mai.

Voglio annunciare il dono crocifisso di Cristo, il Dio con noi! Perché della morte lui si prende gioco, Figlio che ci attira a sé!

TU SEI LA MIA VITA

Tu sei la mia vita altro io non ho, tu sei la mia strada la mia verità. Nella tua parola io camminerò, finché avrò respiro fino a quando tu vorrai. Non avrò paura, sai, se tu sei con me:io ti prego resta con me.

Credo in te Signore nato da Maria, Figlio eterno e santo, uomo come noi. Morto per amore vivo in mezzo a noi: una cosa sola con il Padre e con i tuoi, fino a quando – io lo so – tu ritornerai per aprirci il regno di Dio.

Tu sei la mia forza altro io non ho,

tu sei la mia pace la mia libertà. Niente nella vita ci separerà: so che la tua mano forte non mi lascerà, so che da ogni male tu mi libererai:e nel tuo perdono vivrò.

Padre della vita noi crediamo in te, Figlio Salvatore noi speriamo in te: Spirito d’amore vieni in mezzo a noi: tu da mille strade ci raduni in unità. E per mille strade, poi, dove tu vorrai, noi saremo il seme di Dio.

PANE DEL CIELO

Pane del cielo sei tu, Gesù, via d’amore: tu ci fai come te.

No, non è rimasta fredda la terra: tu sei rimasto con noi, per nutrirci di te, pane di vita; ed infiammare col tuo amore tutta l’umanità.

Sì, il cielo è qui su questa terra: tu sei rimasto con noi, ma ci porti con te nella tua casa, dove vivremo insieme a te tutta l’eternità,

No, la morte non può farci paura: tu sei rimasto con noi. E chi vive di te vive per sempre, Sei Dio con noi, sei Dio

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per noi, Dio in mezzo a noi.

QUANDO LA TUA SAPIENZA

Quando la tua sapienza, mio Signore, vide che il mondo, vuoto, restava senza amore, ne fece la dimora di un uomo e di una donna. (2 v.)

Quando vedesti l’uomo, mio Signore, vinto dal suo peccato, vagare senza meta, ancora più l’amasti e a lui venisti incontro. (2 v.)

Mentre la tua Parola, mio Signore, come una luce amica guidava i nostri passi, colmava il nostro cuore di fede e di speranza. (2 v.)

Tanto ci amasti infine, mio Signore, quanto la vita stessa dell’unico tuo Figlio: con noi divise il pane, la gioia ed il dolore. (2 v.)

Come una donna in grembo, mio Signore, porta la vita nuova del figlio che le è dato, così la terra intera attende il tuo ritorno. (2 v.)

Resto col lume acceso, mio Signore, rendi la mia speranza più forte dell’attesa: se tu mi stai vicino, quel giorno ti vedrò. (2 v.)

COME TE

Come te, che sei sceso dal cielo ad insegnarci l’amore di Dio e hai preso su di te la nostra povera e fragile umanità.

Come te che non ti sei tenuto come segreto l’amore di Dio,ma sei venuto qui a rinnovare la vita dell’umanità. Io non mi tirerò indietro, io non avrò più paura di dare tutto di me.

Per amore dell’uomo, d’ogni uomo come me mi son fatto silenzio, per diventare come te. Per amore tuo mi farò servo d’ogni uomo che vive, servo d’ogni uomo per amore.

Come te, che hai lasciato le stelle per farti proprio come uno di noi, senza tenere niente hai dato anche la vita, hai pagato per noi. Davanti a questo mistero come potrò ricambiare, che cosa mai potrò fare?

GRANDI COSE

Grandi cose ha fatto il Signore per noi, ha fatto germogliare i fiori fra le rocce. Grandi cose ha fatto il Signore per noi, ci ha riportati liberi alla nostra

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terra. Ed ora possiamo cantare, possiamo gridare l’amore che Dio ha versato su noi.

Tu che sai strappare dalla morte, hai sollevato il nostro viso dalla polvere. Tu che hai sentito il nostro pianto, nel nostro cuore hai messo un seme di felicità.

il signore è il mio pastore pp. 192 beati quelli pp. 296 cantico dei redenti pp.297 sei tu signore il pane pp.297 è giunta l'ora pp. 297 il pane del cammino pp. 298 chiesa di Dio pp.299 se tu m'accogli pp. 299 mistero della cena pp. 299 quanta seta nel mio cuore pp.299 lo spirito di cristo pp. 300 un solo spirito pp. 300 giovane donna pp. 301 maria tu che hai atteso pp. 301 santa maria del cammino pp. 302 Dio s'è fatto come noi pp.302 venite fedeli pp.302 tu scendi dalle pp. 303 astro del ciel pp.303

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AL CALVARIO:IL MISTERO DELLA DISCESA AGLI INFERI

1. È questa la passione interiore di Gesù Messia: la sua visita, infatti, è per Gerusalemme una spada di divisione, un evento di discernimento e di giudizio, fin dal giorno del rifiuto incontrato a Nazaret, sua patria. Il pensiero del destino d'Israele, di Gerusalemme e del suo tempio lo accompagna per tutta l'ultima "salita". Gesù non può togliersi dalla mente e dal cuore Gerusalemme e la sua liberazione. Il tempio di Gerusalemme è « la casa del Padre suo» e il culmine della sua tentazione. La città è, insieme, il luogo della sua accoglienza regale (Lc 19,29-40) e del rifiuto del

suo regno da parte dei suoi. Per questo dico che il pianto di Gesù su Gerusalemme, lungamente preparato da tutto il terzo vangelo, rappresenta una chiave d'importanza capitale per la comprensione del dramma del messianismo di Gesù e di tutta la passione del suo cuore, specialmente prima della Cena pasquale e della sua agonia nel Getsemani.

2. La morte di Gesù è "un esser buttato via", perché inservibile per tutti. È possibile prendersi gioco di lui. Pilato sa benissimo che quello che i giudei gli dicono sul conto di Gesù non è la verità; è convinto di trovarsi di fronte a un innocente, e non lo vuole uccidere. O meglio, condannerebbe molto più volentieri Barabba. I giudei sanno benissimo che il "messianismo" di Gesù non è pericoloso per i romani. Per farlo condannare, però, bisogna presentarlo ai romani come pericoloso per loro. C'è tutto un gioco di menzogne, e Gesù viene "consegnato" da una mano all'altra, dal satana a Giuda, da Giuda ai capi giudei, dai capi giudei a Pilato, da Pilato ai crocefissori, perché si tratta di un "Messia che non serve a nessuno". Sul Calvario, con una certa dose di "follia", noi celebriamo la morte del Messia, ne cantiamo cioè il valore, ne esaltiamo lo spessore di vittoria.

3. La caduta precipitosa di Gesù nell'esilio dal Padre. «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?» (Mt 27,46; Mc 15,34. Cf. Sal 22,2; Is 49,14; 54,7). Con la sua morte, Gesù è caduto in una lontananza estrema dal Padre, perché il Padre è il Vivente. Non tanto per il fenomeno fisico e biologico della morte,

quanto per il suo significato. La morte, sappiamo, è il salario del peccato (Rm 6,23) e di per sé ha un unico significato: la negazione di Dio, la sua sconfitta. La morte vera, dunque, ha punto solo Gesù. Egli, infatti, è morto di una morte che nessuno, prima di lui, gli aveva redenta. Noi tutti moriamo e moriremo di una morte che è stata redenta dal Cristo; moriamo, cioè, di una morte capace di benedizione. 4. La nostra morte può diventare un luogo di benedizione solo perché è redenta dalla morte di Gesù; non c'è regione della morte in cui noi dobbiamo passare, dove non si possa dire: "Qui è già passato Gesù".

L'ANASTASIS: LA SUPREMA REALTÀ’ DI GESÙ MESSIA RISORTO

1. l'Anastasis, la rotonda della risurrezione, il sepolcro vuoto del Signore, che è insieme testimone della sua morte, della sua sepoltura e della sua risurrezione.

2. I vangeli della risurrezione vanno letti come una graduale iniziazione volta a promuovere i discepoli a un mondo nuovo, determinato e riempito dalla presenza del

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Risorto. II mondo, cioè, dove Gesù vive adesso, che noi raggiungiamo solo attraverso la fede, e che è poi il mondo più vero. Questi vangeli sono per noi come la scuola di una lingua nuova. Per imparare una nuova lingua, si ha bisogno di potersi riferire a una lingua precedente. In quei "quaranta giorni", il Signore utilizza ancora qualche espressione dell'antica: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato"; "Figlioli, non avete nulla da mangiare?"; «Venite a mangiare». Egli cammina con i suoi e parla con loro in aramaico; ecc., ma per insegnar loro una lingua diversa, in modo tale che l'antica lingua venga gradualmente abbandonata e si usi invece la nuova. In Israele oggi si ha un buon esempio di questo con la moderna lingua ebraica. 3. L'ascensione (o assunzione) è l'ultima manifestazione visibile (cioè l'ultima parola

pronunciata da Gesù nell'antica lingua), per insegnare ai discepoli che egli non se ne va, ma ormai sta, ed è raggiungibile, nella sfera "celeste" dell'esistenza umana. Tanto è vero che, dopo l'ascensione, l'evangelista Luca ci dice che i discepoli tornarono in città non tristi (cf. Lc 24,17), ma con grande gioia, e stavano sempre nel tempio lodando Dio (cf. Lc 24,52-53).

4. I vangeli della risurrezione rappresentano una risposta alle domande della comunità primitiva: "Ove sta il Signore risorto? Che cosa fa? Come si entra in contatto con lui?" Le risposte sono diverse: egli sta in mezzo alla chiesa; lo si incontra nella frazione del pane, nella missione data ai suoi; cammina con i discepoli quando li vede tristi e smarriti; guida la pesca della chiesa nel mondo; lo si vede nell'ottavo giorno (Gv 20, 26; At 20,7; 1 Cor 16,2; Ap 1,10. Cf. Mt 28,1; Mc 16,1; Lc 24,1; Gv 20,1). Sono questi altrettanti crocevia segnalati ai discepoli che hanno bisogno di orientarsi nel nuovo mondo, dove il Signore non lo si vede più con il suo corpo terreno, ma lo si incontra dovunque, tanto è vero che "apparso anche a Simone"(cf. Lc 24,34). Constatiamo, infatti, negli Atti degli apostoli, che la vita dei discepoli dopo la risurrezione di Gesù è trasformata. Essi ormai vivono in un mondo in cui, si potrebbe dire, "vedono" il Signore. La vita di questi uomini è davvero trasfigurata: mentre prima

fuggivano di fronte alla croce del maestro, adesso la loro vita è condizionata sotto tutti gli aspetti da lui risorto. Anche se non lo vedono più e non lo incontrano più la loro vita è piena di lui.

5. ll giorno dell'ascensione diventa il giorno in cui Gesù consegna loro il diploma del corso della lingua nuova: ormai essi hanno capito dove egli si trova, non c'è più bisogno di vederlo con gli occhi, anzi è bene per loro che egli "se ne sia andato" perché essi ricevano lo Spirito e parlino ormai solamente il nuovo linguaggio (cf.

Gv 16,7). Che cosa fa il Risorto durante la nostra storia? Ci dona lo Spirito, ci accompagna con lo Spirito, ci guida mediante lo Spirito. 6. La grazia propria della Terra del Santo è quella di rivelarci che la nostra vera patria, che è il cielo (Eb 11,13-16; 13,14), altro non è se non questa nostra terra e questa nostra umile storia, ma trasfigurate dal Salvatore, il Signore nostro Gesù Cristo, e conformate al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose (Fil 3,20-21. Cf. Rm 8,18-25).

Da Gerusalemme la vista verso oriente è impedita dal Monte degli Ulivi che si eleva di circa 100 mt. sopra la città. La familiarità di Gesù con il Monte degli Ulivi derivava dal

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fatto che, quando si trovava nell'area di Gerusalemme, egli alloggiava presso i suoi amici a Betania (Lc 10,38; Mc 11,11). La concentrazione di cimiteri (cristiano, ebraico e musulmano) sull'estremità sud-occidentale del Monte degli Ulivi e sull'altro lato della valle del Cedron sotto le mura del Tempio è dovuta alla credenza secondo cui il Cedron è la valle di Giosafat, dove verrà riunita l'umanità per essere giudicata da Dio.

DOMINUS FLEVIT

Il pianto più drammatico sul monte degli Ulivi, però, è quello messianico di Gesù, nel giorno del suo ingresso trionfale a Gerusalemme, quando pianse sulla pace della città (Lc 19,36-44; cf. Mt 21,8-11; Mc 11,8-11; Gv 12,12-13.16-19; e anche Tb 13,15-16). Secondo Lc 22,41, il luogo dove egli fu arrestato era a “un tiro di sasso” dal Getsemani. Sembra che la stessa tradizione sia attestata da Egeria per la fine del IV sec.

GETSEMANI

Dopo aver mangiato la Pasqua Gesù “uscì con i suoi discepoli al di là della valle del Cedron dove c'era un giardino” (Gv 18,1) sul Monte degli Ulivi chiamato Getsemani (Mc 14,26.32). Il luogo era noto a Giuda “perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli” (Gv 18,2), forse per riposarsi (mentre rifletteva sulle esperienze della giornata) prima di cominciare a salire i ripidi gradini sulla strada che portava a Betania. Gesù sapeva che la sua vita era in pericolo (Gv 11,8.16); sospettava Giuda di tradimento (Mc 14,17-21). La fuga sarebbe stata facile; avrebbe potuto differire l'inevitabile. Solo nella preghiera poteva trovare una risposta all'angosciosa domanda se restare o scappare. Secondo l’evangelista Luca, Gesù era solito sostare nel Getsemani (che significherebbe “frantoio delle olive") e passarvi la notte in preghiera (cfr. Lc. 22,39). Era una località situata sulla valle del Cedron, fra il tempio da un lato e il Monte degli Ulivi dall'altro, non lontano probabilmente dalla via che portava verso Betfage e Betania. Quella sera, dopo la cena pasquale e di addio ai suoi discepoli, Gesù viene nel Getsemani per pregare, accompagnato da alcuni suoi intimi. I ricordi evangelici di quell’ultima preghiera di Gesù sono come sguardi e meditazioni diverse, ma pure convergenti, sul mistero del Getsemani: 1. Matteo fa risuonare in quel giardino di Ulivi la preghiera del Padre Nostro: sia fatta

la tua volontà; non ci indurre in tentazione (cfr. Mt. 26,36-46); 2. Marco indica probabilmente, nel triplice ritorno di Gesù presso i discepoli, perché

abbiamo da vegliare con Lui, un invito pressante a prepararsi alla prova e forse a non lasciare Lui, Gesù, solo nella prova (cfr. Mc. 14,32-42); 3. per Luca Gesù è stato nel Getsemani il Maestro e l'esemplare di ogni discepolo

che affronta la prova pregando: Dio non manca di consolare chi prega nel tempo della tentazione (cfr. Lc 22, 39-46); 4. per tutti gli evangelisti, e anche per altri testi biblici che si riferiscono al

Getsemani (cfr. Gv 12,27-29; Ebr 5,7-10), quello è un luogo e un momento di incontro di Cristo tentato con quanti nella storia dell'umanità e dei credenti in Cristo vivono i loro tempi di prova e di tentazione. Infatti, fa da sfondo tematico al testo circa il Getsemani il duplice salmo sull’israelita esiliato: Sal 42-43.

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TOMBA DELLA VERGINE

Transito di Maria o Dormitio Mariae (siriaca, etiopica e greca), di origine palestinese (del secolo II). Il Nuovo Testamento non parla della morte di Maria.

LECTIO: GROTTA DEL GETSEMANI

pregare nella grotta dell'Arresto di Gesù (il “Frantoio”), uno dei luoghi più antichi custoditi dalla comunità giudeocristiana (fino al sec. IV), Cf. Mt 26,47-56; Mc 14,43-52 (un podere della famiglia di Marco?); Lc 22,47-53; Gv 18,3-11.

Durante la preghiera silenziosa all’orto del Getzemani preghiamo sulle nostre paure e sul coraggio di Gesù che si lascia frantumare (Getzemani=frantoio) come un oliva per darci l’olio del perdono e dell’amore (Eb 2,14-18). La parola che ci guida è OFFERTA DI SÉ.

Discesa alla depressione del Giordano. Il deserto col suo fascino ci incatena: è luogo di peccato e morte (Gen 19; Deut 29,21-28; Is 5; Lc 4), ma anche luogo di amore (Os 11) e di Alleanza (Es 19). Scendiamo verso Gerico, splendida oasi dove contempliamo la bellezza del dono della creazione (Sal 89; Sal 104; Sap 10-12) e della terra (Gs 6, 1-21). A Gerico Dio salvò il suo popolo attraverso una prostituta (Gs 2), a Gerico Zaccheo fu chiamato a scendere dalle sue sicurezze e idee (Lc 19). Da Gerico a Qumran, importante luogo ove sono stati ritrovati i più antichi manoscritti della Bibbia. Conosciamo la comunità degli Esseni e riflettiamo sull’importanza della Parola di Dio nella nostra vita (Mt 12,48-49; 1Ts 2; Is 55). La parola guida è RISPOSTA.

L'ALLEANZA NEL DESERTO - IL MONTE SINAI

1. Nella Bibbia l'alleanza viene sempre dopo il peccato. Anche l'alleanza di Dio con Noè viene dopo il diluvio. L'alleanza del Sinai viene dopo la schiavitù d'Egitto e la perdita d'identità del popolo. L'alleanza è una risposta di Dio al peccato. Ed è per questo che essa, in genere, si fa o si rinnova nel deserto. È proprio l'inizio di una bonifica del deserto.

2. L'alleanza suppone appunto una volontà di Dio di liberare dal peccato, di portar fuori dalla confusione dell'idolatria (Sodoma), per rimettersi nella verità. Allora il deserto diventa il luogo dove risuona la parola di Dio. L'alleanza ha luogo in seno alla creazione, ma giù, nel profondo della sua desertificazione, dove la creazione è quasi ridotta al nulla, a causa del peccato. Qui l'alleanza la fa germogliare di nuovo. Ecco perché l'alleanza è

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spesso, quasi sempre, caratterizzata dal cambiamento del nome: “ Tu sei Giacobbe, ti chiamerai Israele; tu sei Abram, ti chiamerai Abraham (= padre di molti popoli); tu sei Simone, ti chiamerai Pietro”.

3. L'alleanza è la bonifica della creazione, far regredire il deserto e a vincerlo per ristabilire il giardino. Questa bonifica, però, è interamente nelle mani di Dio, e l'uomo non può far altro che obbedire. Noi siamo capaci di devastare il giardino, non di ripiantarlo. Soltanto il Signore è capace di farlo rivivere, ed egli sa come si deve fare. L'alleanza non è, prima di tutto, una rivelazione, ma un evento amicale, una proposta di amicizia. E' soprattutto una chiamata alla comunione, a un coinvolgimento reciproco: “ Tu sei per me e io sono per te”. L'ultima edizione dell'alleanza è la sequela di Gesù: “ Seguimi, perché io sono il tuo Signore e tu sei il mio discepolo”. Marco dice: “Chiamò a sé quelli che egli volle... che stessero con lui” (Mc 3,13-14).

4. L'alleato sa che la salvezza per lui sta nell'essere con il Signore, non il luogo dove il Signore lo conduce. Sono le parole di Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6,68). “Non so dove tu ci conduci, ma non possiamo andare con altri se non con te. SI VEDE QUI COME, PER NOI, RIMANERE NELL'ALLEANZA VUOL DIRE RIMANERE DISCEPOLI. Per noi, ormai, l'unico modo di essere uomini è essere discepoli di Gesù Cristo. LA FEDELTÀ ALL'ALLEANZA E LE MORMORAZIONI: IL CAMMINO NEL DESERTO

1. L'alleanza, infatti, mette in cammino le persone. La vita umana diventa il cammino verso la terra che Dio ci prepara. Diventa il pellegrinaggio, il viaggio, la salita verso la casa di Dio, scandita dai "Salmi delle salite". Pensiamo al cammino di Gesù da Nazaret a Gerusalemme.

2. Il cammino, poi, diventa una prova (cf. Dt 8,2), una rieducazione del popolo a quella che è la carta fondamentale dell'umanità: il rapporto con Dio, il rapporto con gli altri e il rapporto con la terra. Anche nell'alleanza, però, si fanno i peccati, le cadute. Il peccato di base, che comprende tutti gli altri, è la mormorazione. La protesta di Massa e Meriba mette in dubbio il nome e l'essere stesso di Dio. È il rammarico per essere stati scelti ed essere usciti dalla condizione normale; il rammarico per non essere stati lasciati in pace a fare la vita di tutti; il rammarico di ritrovarsi strani. 3.Contro tutto questo, invece, c'è la gioia della Torah la gioia di essere stati scelti, di essere popolo di Dio, la gioia di tutto l'essere, fedele ai sì e ai no dell'alleanza, la gioia di essere in cammino verso il monte di Dio.

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Potremmo riflettere un poco sui nostri voti alla luce dell'alleanza. La gioia di appartenere al Signore, che rende saldi come se si vedesse l'invisibile. Come si dice di Mosè: “Rimase infatti saldo, come se vedesse l'invisibile” (Eb 11,27b).

4. È forse il momento di pensare anche ai nostri Mosè, cioè alle persone che, nel nostro cammino, hanno rappresentato per noi dei punti di riferimento, che ci hanno condotto al Signore. Noi tutti abbiamo incontrato degli uomini che non ci hanno legato a sé, ma che sono stati come Mosè: camminavano davanti a noi come se vedessero ciò di cui ci parlavano. E invece ciò di cui ci parlavano non si può vedere, perché il Signore è invisibile. Però stavano saldi, come se vedessero l'invisibile. Tali dobbiamo essere anche noi.

GERICO IL DESERTO PRODOTTO DAL PECCATO

1. Se guardiamo il nostro pianeta, riconosciamo facilmente il contrasto tra giardino e deserto: esistono infatti deserti sconfinati nel mondo. Nella terra d'Israele, però, tutto, anche il contrasto, è concentrato in miniatura. Sotto questo punto di vista, come pure per tanti altri, sembra che il Signore abbia creato questo paese come un piccolo laboratorio del mondo. Qui giardino e deserto sono adiacenti. Nella meditazione precedente abbiamo guardato al deserto stando, in un certo senso, nelle oasi, cioè vedendolo come una possibilità della terra di Dio, una possibilità negativa che la terra creata da Dio si trasformi in deserto, se l'uomo l'interpreta in una maniera falsa.

2. La terra diventata deserto, deserto di sale e di aridità, terra sottratta alla benedizione, regione di morte. Gesù tiene molto presente la sorte di Sodoma. in Mt 10,14-15, In Mt 11,21-24: In Lc 17,28-30

3. II deserto è la fine del mondo, la distruzione del mondo fatto da Dio, conseguenza di confusione (ricordate che Sodoma è la città dell'omosessualità, dell'inversione cioè del senso delle cose quali Dio le ha create), è la sterilità della vita, la morte. Qualche cosa che la Bibbia, e dunque anche Gesù, vedono come una possibilità sempre incombente. Una minaccia, però, derivante dal peccato, non tanto da cataclismi naturali. Il deserto è qualche cosa a cui la Bibbia non si abitua mai. Questo mi sembra importante. Sapere bene che quella creazione bella, luminosa è quello che Dio vuole. Si deve sapere pure, però, che questo mondo può essere corroso dal deserto, come questa terra d'Israele. Sapere che questa sterilità non l'ha fatta Dio, che il deserto non viene da lui. C'è, ma non viene da Dio. Quindi, non ci si deve mai abituare al peccato, al male, all'ingiustizia, cioè al sovvertimento del senso delle cose quali Dio le vuole e, da parte sua, le fa. Gesù ha sentito di vivere in un mondo dove c'è il peccato, anzi l'ha

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sentito molto più di noi, perché era innocente. La sua innocenza rende più tragica la sua agonia.

4. Noi potremmo far memoria qui dei nostri deserti, contemplare le nostre sterilità, passeggiare tra i nostri peccati. Rimane sterile tutto ciò che è fatto al di fuori del timore del Signore, dell'obbedienza, della preghiera, della coscienza pura, della carità (cf. 1 Pt 3,16.21; ecc.). Far buon uso dei nostri peccati. Perché, se i peccati vengono dimenticati e nascosti sotto i mobili della nostra coscienza, nessuno può perdonarli. Se invece io li tiro fuori, allora essi sono perdonati. “Ti ho manifestato il mio peccato, non ho tenuto nascosto il mio errore”. Ho detto: "Confesserò al Signore le mie colpe".

6. Anche noi partecipiamo a questa missione che è la missione di tutta la chiesa di Gesù. Siamo mandati a far rifiorire il deserto, aiutando gli uomini a partire dal deserto in cui stanno, irrigandolo con lo Spirito del Cristo risorto, per far rifiorire la terra. Ecco perché tanta importanza al sacramento della riconciliazione.

TRA IL GIARDINO E IL DESERTO - GERICO

1. Continuiamo il nostro cammino spirituale nella terra di Dio contemplata attraverso gli occhi di Gesù. Gesù ha certamente visto delle oasi in questo paese: Gerico, per esempio. Che cosa ha suscitato in lui il contrasto tra giardino e deserto, tra oasi e deserto, così presente in tutto il suo paese? Che cosa gli ha ricordato?

2. Il giardino occupa un posto importante nella tradizione biblica. * Nel racconto della creazione tutta la terra è un giardino. Il giardino di Eden non dev'essere pensato come un giardino in mezzo al deserto, ma come un mondo tutto giardino. Eden è tutto il mondo creato da Dio: questa è la creazione di Dio, così Dio ha fatto, e intende continuare a fare il mondo: un giardino. * Il giardino è il luogo del dialogo, dell'incontro, dell'amore. Anche il Getsemani è un giardino, il giardino di un'agonia d'amore tra Gesù e il Padre: “'Abba'!” (Gv 18,1.26. Cf. Mc 14,36). E il luogo del sepolcro, dove Gesù risorto incontrerà Maria di Magdala, è pure un giardino (Gv 19,41; 20,15).

3. In questo paese, però, le oasi sono contornate da deserti. Se Dio non ha potuto creare altro se non un giardino, perché c'è il deserto? Gerusalemme stessa è una città-giardino sul limitare del deserto. Certamente Gesù ha vissuto e considerato questo contrasto. Non come noi, per i quali il deserto è una cosa straordinaria che attira turisticamente: ci mettiamo turbanti sul capo, ci facciamo fotografare sui cammelli, ecc. Gesù ha

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vissuto il deserto come lo vive il popolo della Bibbia, cioè come un assaggio della morte.

4. Dio non crea un luogo di morte, perché egli è il Dio vivente. La terra, dunque, come Dio la vuole è un giardino ospitale, il luogo dell'ospitalità divina. L'uomo, infatti, viene posto nel giardino come l'ospite di Dio. Lv 25,23: “La terra è mia e voi siete presso di me come stranieri e ospiti”. La terra è di Dio, non è l'uomo il padrone della terra. “Noi davanti a te siamo solo stranieri e pellegrini come tutti i nostri padri” (1 Cr 29,15). Ciò che è essenziale per vivere nel giardino, perché la terra resti un giardino, è il timore del Signore, la fede, l'obbedienza, la relazione dialogale dell'ascolto della sua parola, cioè il rimanere interlocutori di Dio: dire a Dio "tu", come Dio dice a noi "tu". Vivere nel giardino comporta un grande rispetto, delicatezza, lealtà, cura di non manomettere l'ambiente, anche quando ci crediamo soli. Gesù si muove sulla terra come ospite del Padre, anzi come Figlio. Si è, invece, nel deserto quando la terra viene male interpretata. Tutti sanno che in questo paese il deserto è avanzato sotto la dominazione dei turchi, perché i turchi interpretarono questo paese solo come luogo di saccheggio, preoccupandosi unicamente di far pagare le tasse agli arabi. E allora il deserto è venuto su dal Neghev fino a Bersabea. Se si interpreta la terra come luogo di preda e di saccheggio, di soddisfazione della cupidigia (cf. Nm 11,34), allora il giardino regredisce e dilaga il deserto. È quello che sta succedendo in tanti luoghi della terra a causa di disastri ecologici. Il deserto è la terra maltrattata e sottratta alla benedizione. Ecco perché l'autore biblico non si può rassegnare. Dio non ha creato il deserto. Il deserto viene da qualche altra cosa: appunto, dal peccato degli uomini.

5. La volontà di Dio è che siamo degli uomini di benedizione, di rivelazione e non di nascondimento, d'incontro e non di fuga, di sì e non di no. Questo non dipende dalle cose, ma da noi, dai nostri occhi, dal nostro cuore. Ci sono degli occhi che vedono doni, e ci sono degli occhi che scorgono prede; occhi colmi di gratitudine e di eucaristia, e occhi colmi di cupidigia. Dipende dal cuore. Ecco perché ciò che importa di più non sono le cose che facciamo, ma ciò che noi siamo.