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TERRANOVA, UNA COOPERATIVA SOCIALE DI DONNE PER LE DONNE PRESENTAZIONE SINTETICA a. Cenni storici 2 b. Descrizione di massima dell’idea imprenditoriale 2 c. Collocazione sul mercato e dimensione 3 d. Team aziendale e curriculum vitae 4 e. Obiettivi, strategie e risultati attesi 4 f. Legami strategici e partnership 6 PIANO DI MARKETING E PIANO DI PRODUZIONE g. Assistenza Terza età 7 h. Assistenza Infanzia 8 i. Assistenza Adolescenza 10 j. Assistenza Single 10 k. Laboratori artistico-artigianali 11 Sartoria - Bigiotteria 11 Restauro e decorazione mobili 13 Oggettistica 13 Mosaico 14 l. Laboratori di arteterapia 15 m. Servizi di progettazione, formazione ed elaborazione dati 16 n. Servizi editoriali e multimediali 17 o. Servizi eco-compatibili di pulizie, manutenzioni e riciclo civili ed industriali 17 p. Laboratori teorico-pratici di Permacultura ed Orto Sinergico 19 La dimensione ambientale 19 La dimensione territoriale 21 La dimensione economica 22 La dimensione etico-sociale 23 q. Disagio psichico femminile: psichiatrizzazione o auto-determinazione? 25 BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA 30 LA QUE SABE ASSOCIAZIONE 2010 1

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TERRANOVA, UNA COOPERATIVA SOCIALE DI DONNE PER LE DONNE

PRESENTAZIONE SINTETICA

a. Cenni storici 2

b. Descrizione di massima dell’idea imprenditoriale 2

c. Collocazione sul mercato e dimensione 3

d. Team aziendale e curriculum vitae 4

e. Obiettivi, strategie e risultati attesi 4

f. Legami strategici e partnership 6

PIANO DI MARKETING E PIANO DI PRODUZIONE

g. Assistenza Terza età 7

h. Assistenza Infanzia 8

i. Assistenza Adolescenza 10

j. Assistenza Single 10

k. Laboratori artistico-artigianali 11

Sartoria - Bigiotteria 11

Restauro e decorazione mobili 13

Oggettistica 13

Mosaico 14

l. Laboratori di arteterapia 15

m. Servizi di progettazione, formazione ed elaborazione dati 16

n. Servizi editoriali e multimediali 17

o. Servizi eco-compatibili di pulizie, manutenzioni e riciclo civili ed industriali 17

p. Laboratori teorico-pratici di Permacultura ed Orto Sinergico 19

La dimensione ambientale 19

La dimensione territoriale 21

La dimensione economica 22

La dimensione etico-sociale 23

q. Disagio psichico femminile: psichiatrizzazione o auto-determinazione? 25

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA 30

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PRESENTAZIONE SINTETICA

a) Cenni storici

Per analizzare il contesto dal quale nasce l’idea di costituire una cooperativa sociale di donne, è necessario illustrare brevemente il progetto e l’associazione che ne hanno gettato le basi.Si tratta dell’iniziativa, svoltasi nel corso del 2009, “Amministratrici donne per le donne - Progetto di azioni positive degli Enti Locali volti all’espansione dell’accesso al lavoro e dei percorsi di carriera, all’incremento delle opportunità di formazione, qualificazione e riqualificazione delle donne”, finanziata dalle Pari Opportunità regionale, promossa dal Comune di Sagrado, con partners i Comuni di Fogliano-

Redipuglia, Ronchi dei Legionari, San Canzian d’Isonzo e Turriaco, con il coordinamento dell’associazione femminile di volontariato “La que sabe” (colei che sa).

Nel 2006 tale associazione nasce per sostenere le donne che soffrono di un disagio psichico (non propriamente clinico), derivante da sovraccarichi di stress, di incombenze, di violenze, di discriminazioni, di solitudine o indigenza; nasce in seno al Centro di Salute Mentale di Monfalcone e si occupa dal principio di Arteterapia e di progettualità imprenditoriale. (All.

n. 1 “Relazione d’attività La que sabe”)Dalla gestione di progetti sociali rivolti alle donne, insieme alla capacità di sinergia con gli Enti Locali, l’associazione ha maturato delle competenze che sono sfociate nel progetto intercomunale sopraindicato, realizzando quell’aggregazione femminile utile a fondare il nucleo della cooperativa. (All. n. 2 “Depliant “Amministratrici donne per le donne”)

b) Descrizione di massima dell’idea imprenditoriale

L’idea imprenditoriale che ruota intorno alla figura della donna, ai suoi bisogni e ai suoi talenti, si suddivide in due filoni principali che nella cooperazione sociale vengono codificati come di tipo A (assistenza) e di tipo B (inserimento lavorativo di persone svantaggiate).

Il settore Assistenza mirerà a sostenere in particolar modo le donne lavoratrici, nei cui nuclei familiari, anche mono-parentali siano presenti minori, anziani o disabili.Il modello di intervento vedrà un’interazione (caring - empowerment) con le donne che affrontano problemi di conciliazione lavoro-casa (ovvero tra lavoro secolare e lavoro di cura) e le donne operanti nella coop, nel principio per cui il potere di agire su problemi di vita è diffuso e ripartito tra tutti coloro che hanno disponibilità/interesse verso il benessere comune.Pertanto la modalità di intervento si baserà sulla personalizzazione del “servizio alla persona”, che assume così un carattere relazionale tra le parti, importante quanto la prestazione in sé, e si fonderà sulla condivisione (sharing) tra chi offre l’intervento e chi lo riceve.Premesso ciò il settore Assistenza prevede di erogare anche una serie di servizi che “il mercato del welfare” in genere poco contempla, o perlomeno trascura, e che esulano dai bisogni primari (es. pasti, pulizie e sanità) ma che sono ugualmente indispensabili per garantire la qualità del tempo trascorso da bambini, ragazzi ed anziani, in assenza di familiari adulti.Saranno incentivati i momenti di aggregazione tra bambini ed anziani.

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Nello specifico il settore A attiverà:

1. Servizi integrativi per l’infanzia e l’adolescenza (dopo-scuola, accompagnamento, centri estivi, gite, laboratori) con orari personalizzati e iniziative contro la dispersione scolastica;

2. Servizi integrativi per la terza età (accompagnamento, sartoria, restauro mobili, cura della persona, manutenzione casa, giardinaggio, compagnia, gite, feste, dog-sitter);

3. Spesa a domicilio;4. Gestione spazi di aggregazione di Arteterapia e Fiabaterapia in sede;5. Gestione nidi aziendali e rete servizi integrativi sperimentali a domicilio;6. Gestione spazi pubblici a progetto con Enti locali e Scuola;7. Coordinamento progetti autogestiti con adolescenti;8. Mutuo aiuto familiare - Centro d’ascolto (con l’ass. La que sabe);9. Coordinamento Banca del Tempo e G.A.S (Gruppo d’Acquisto Solidale).

Il settore B di inserimento lavorativo si rifà ai laboratori artistico-artigianali attivati dal progetto “Amministratrici donne per le donne” e intende focalizzarsi in un’ottica di responsabilità sociale delle imprese (SA8000), a partire dalla responsabilità ecologica.I laboratori di• Sartoria• Restauro e decorazione mobili• Oggettistica - Bigiotteria• Mosaicoe quant’altro potrà nascere dalla creatività femminile, saranno improntati sulla filosofia del riciclo e dell’utilizzo di materiali sani ed eco-compatibili.I laboratori diventeranno showroom e spazio per momenti di formazione per disabili, anziani, bambini e adolescenti.Le attività del settore B in progetto si possono così riassumere:

1. Laboratori artistico-artigianali 2. Corsi e seminari3. Social-marketing - Elaborazione dati - Progettazione4. Editoria - Radio on line - Eventi - Teatro - Videoarte5. Servizi eco-compatibili di pulizie, manutenzioni e riciclo civili ed industriali

c) Collocazione sul mercato e dimensione

Anche nel caso della collocazione sul mercato, occorre fare una distinzione fra settore A e B.Nel campo dell’assistenza si ritiene di poter agire sul territorio mandamentale, inteso come “Basso Isontino”, operando in sinergia con altre cooperative sociali e con i servizi di base pubblici.Nel campo dell’inserimento lavorativo, il mercato è inteso come provinciale e regionale, senza escludere la globalità di sbocchi che offre oggi il commercio elettronico, per il quale la coop attiverà da subito, canali e formule pubblicitarie.In merito alla dimensione si prevede di partire con una ventina di socie, ma secondo le proiezioni del piano la cooperativa potrà impiegare più di cento persone.

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d) Team aziendale e curriculum vitae

Il nucleo fondatore della cooperativa è composto dalle seguenti socie, di cui si allega curriculum personale (Allegato 3)1.   Coccomini Luisa 2.   Coslovaz Ardemia3. Cravin Federica 4.  Gandin Paola 5. Gandolfo Elena 6. Guarnier Sandra 7. Milleri Emanuela 8. Mora Denise9. Mora Karin 10. Voncina Alessandra 11. Zampar Giada

e) Obiettivi, strategie e risultati attesi

L’impronta femminile della cooperativa determina lo scopo sociale stesso per cui nasce; l’obiettivo di creare occupazione qualificante e gratificante per le donne si intreccia con quello di sostenere le donne lavoratrici nella conciliazione tra vita privata e professionale.Un recente progetto dell’Assessorato alle Pari Opportunità della Provincia di Gorizia, denominato “Il buon lavoro di parità” [1], ha evidenziato i fattori di ostacolo, sia socio-culturali che organizzativi, all’incremento dell’occupazione femminile in provincia, dove si aggira sul 55% (vedi Trattato di Lisbona che si prefigge il 60% entro il 2010). Tali ostacoli sono prevalentemente riconducibili alla difficoltà di conciliazione con la gestione familiare che le donne affrontano quotidianamente.La rigidità nell’organizzazione del lavoro, l’inadeguatezza degli orari, l’impossibilità a trasferimenti, la carenza di servizi per la famiglia, la limitazione a partecipare ad attività formative o di aggiornamento, la regressione di carriera in seguito a maternità, la difficoltà di gestione del tempo gravato da responsabilità familiari, sono i fattori di ostacolo alla realizzazione professionale femminile che noi vogliamo affrontare e superare.Quella che viene definita la “mission” si ispira pertanto alla creazione di una nuova cultura di genere che abbatta pregiudizi e stereotipi sessisti, già peraltro superati in molti paesi e continenti.In quest’ottica lo scopo è quello di offrire servizi di assistenza alle donne lavoratrici con minori, anziani o disabili a carico, personalizzandoli in base alle reali esigenze, anche professionali. Ciò risulta necessario in assenza di una condivisione della problematica “conciliazione” (L.53-8/3/2000) anche da parte del mercato del lavoro, della società civile, delle istituzioni, nel qual caso i servizi sarebbero fruibili ed accessibili per tutti e le realtà sessiste discriminatorie a discapito della donna, potrebbero mutare a favore di un’armonizzazione tra i generi ed una conseguente evoluzione sociale.L’indagine conoscitiva del progetto “Amministratrici donne per le donne”, svolta nei cinque comuni isontini con un target di donne tra i 30 e i 60 anni (Allegato 4) e mirata ad individuare i bisogni e la percezione delle pari opportunità, ci dimostra che il 18% delle donne intervistate rileva una carenza di servizi ad anziani e disabili, il 60% una carenza di iniziative rivolte all’infanzia e all’adolescenza, il 10% una mancanza di luoghi di aggregazione per famiglie e un altro 12% sente la necessità di servizi di lavori domestici.

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Un altro dato interessante emerso dai questionari è che le donne sono consapevoli della mancanza di pari opportunità di cui sono vittime e la distribuiscono per il 47% nel campo del lavoro, del 21% in politica, del 26% in famiglia e del 6% nel campo dell’istruzione.Indicativo pure il dato che dimostra che le donne rinunciano ad occuparsi di politica prevalentemente per l’impossibilità di godere di orari di lavoro flessibili.

In quanto alla vocazione o predisposizione imprenditoriale delle socie fondatrici, c’è da fare un’ulteriore analisi per sondare se il bisogno di “mettersi in proprio” scaturisce da una carenza di offerte di lavoro o da una volontà di autogestione ed autodeterminazione in ambito lavorativo. Ci viene naturale propendere per la seconda ipotesi ma è da valutare quanto l’attuale crisi globale, abbia incentivato la molla dell’iniziativa in un’idea di business.Una pubblicazione del Comitato Imprenditoria Femminile di Gorizia “Magicamente imprenditrice” [2] ha evidenziato che le 304 imprese a prevalenza femminile (pari al 22%) devono fare i conti con pregiudizi di genere, per ottenere credibilità e credito di capitali e incontrano altresì una certa difficoltà ad inserirsi nei network sociali ed informali.Per superare questo limite sarà nostra cura attivare all’interno della coop strategie del cosiddetto “carrer development”, assumendo pratiche di lavoro flessibile e servizi di sostegno alla famiglia, sviluppando le capacità individuali in percorsi formativi permanenti, nella sensibilizzazione ed informazione atte a promuovere il senso di sicurezza e la fiducia in sé. La ricerca sull’imprenditoria femminile nella provincia di Gorizia, ha messo in luce anche i fattori di successo che i talenti delle donne esprimono nella facilità di relazioni, nella capacità di ascolto, di empatia, attraverso fantasia, curiosità e sensibilità, con la flessibilità e l’apertura all’innovazione, il tutto sostenuto da competenza, grinta e determinazione.Tra i fattori di insuccesso troviamo in primo luogo la difficoltà di accesso al credito e la nostra cooperativa sociale intende ovviare a questa discriminante pratica, sia operando con partners garanti, sia accedendo a bandi di gara pubblici per l’attivazione di progetti mirati.Sempre secondo la ricerca della dott. Renata Kodilja (Università degli Studi di Udine-Gorizia) i punti critici dell’imprenditoria femminile possono essere ridimensionati aumentando la formazione personale e professionale e curando l’informazione, quale strumento di diffusione efficace della nostra mission, nonché dei servizi e prodotti offerti. In merito all’informazione saremo molto presenti sul web e coglieremo tutte le opportunità che esso offre, cercando di impiegare personale femminile anche in ambito informatico per sfatare il gap di genere in tale settore.

Gli obiettivi generali di sostegno all’universo femminile per il superamento di ogni prevaricazione di genere, dovranno poi misurarsi con obiettivi più specifici che ogni settore di attività si prefiggerà, sulle basi delle competenze e del mercato, che saranno comunque accomunate da una basilare responsabilità sociale d’impresa, con l’intenzione di accedere alla certificazione SA 8000 ed attuare gli standard etici previsti. Uno degli obiettivi specifici è intervenire nel mondo del lavoro nero femminile sommerso e vastissimo nel campo dell’assistenza, soprattutto di donne italiane.

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Dalla duplice applicazione di pratiche di conciliazione per soci e collaboratori della coop e per l’utenza che andremo a sostenere, ci aspettiamo di veder crescere la consapevolezza generale sui temi di lavoro di cura e di poter essere da esempio per altre imprese in cui le donne, penalizzate in partenza, possano invece esprimersi professionalmente al meglio. A tal fine, sarà nostro interesse promuovere azioni di formazione ed informazione a tutte le imprese volte ad attivare flessibilità e nidi aziendali.

Nel settore artigianale di produzione le aspettative sono rivolte a quel mercato di consumo critico che è fortunatamente in aumento rispetto ai consumi di massa dell’usa-e-getta. La qualità dei materiali usati e l’applicazione della certificazione etica di impresa sociale, porteranno a consolidare il nostro commercio in un mercato in espansione, fondato su coerenza, fedeltà e continuità, proiettato nel futuro sostenibile.Una recente ricerca (luglio 2009), pubblicata dalla rivista di marketing “Mark-up”, dimostra come, nonostante la crisi e il calo dei consumi, il mercato del biologico sia in netto aumento (es. +43% ortofrutticoli) e si stia consolidando poiché divenuto irrinunciabile per un certo tipo di consumatore consapevole. [3]Infatti, le proiezioni future di mercato, mettono in luce che “sulla spinta di questa forte tensione dei consumatori verso l’etica, l’ecologia e il rispetto delle norme sociali, molte imprese stanno mutando i loro comportamenti e non possono più pensare di attuare politiche contrarie a questi principi senza una reazione da parte dei consumatori.” [4]

f) Legami strategici e partnership

Agire socialmente significa rapportarsi inevitabilmente con le istituzioni preposte che coordinano piani di zona distrettuali, considerando anche la progettualità e le competenze che le onlus promuovono dal basso.Sarà quindi nostro interesse entrare nel circuito di fiducia dei Servizi sociali pubblici per intervenire laddove ci viene segnalato e per proporre iniziative, servizi e momenti formativi alternativi, volti agli operatori e agli utenti.

Nella stesura del presente piano d’impresa la costituenda cooperativa Terranova ha preso contatto con cooperative sociali operanti sul territorio, per verificare le basi di collaborazione, di scambio e di supporto reciproco, in un prossimo futuro.I partners naturali saranno poi tutte quelle realtà associative che perseguono gli stessi obiettivi e sono in sintonia con il nostro oggetto sociale, avvicinandosi in percorsi comuni, progetti condivisi ed interscambio.

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PIANO DI MARKETING E PIANO DI PRODUZIONE g) Assistenza Terza Età

Abbiamo ritenuto di utilizzare i dati demografici dell’Osservatorio Provinciale sulle Politiche Sociali della Provincia di Gorizia [5], elaborati al 31.12.2007, considerato che il nostro target sono gli anziani anche auto-sufficienti, i neo-pensionati e tutta la popolazione dai sessant’anni in su.

PROV. GORIZIA Uomini Donne Totale

dai 60 ai 100 anni 18.347 25.609 43.956

dai 60 ai 74 anni 12.656 14.323 26.979

BASSO ISONTINO Uomini Donne Totale

dai 60 ai 100 anni 9.162 12.544 21.706

dai 60 ai 74 anni 6.340 7.176 13.516

Visto che i Servizi sociali intervistati quantificano una percentuale di circa il 30% di anziani che dispongono di un reddito adeguato alle loro esigenze, e che quindi tale fascia non si rivolge ai Comuni per ottenere contributi pubblici e servizi agevolati, terremo conto di questa percentuale per calcolare il potenziale della clientela.Inoltre circoscriviamo tale percentuale al solo Basso Isontino (Monfalcone, Turriaco, San Canzian d’Isonzo, Ronchi dei Legionari, Grado, Fogliano-Redipuglia, Staranzano, Doberdò del Lago e San Pier d’Isonzo), in quanto è da qui che vogliamo operare e farci conoscere sul territorio, nonostante, sulla base dei dati del progetto regionale “Professioniste/i in Famiglia”[6] e del relativi sportelli di incontro domanda-offerta siti negli Uffici per l’impiego provinciali, nell’Alto Isontino si riscontra minore offerta di servizi.Da segnalare, in merito a questi sportelli, il notevole aumento (+43% dal II al III trimestre 2009) dei servizi erogati e quindi delle richieste di assistenza per anziani e non-autosufficienti da parte delle famiglie.

BASSO ISONTINO TOTALE 30%

dai 60 ai 100 anni 21.706 6.512

dai 60 ai 74 anni 13.516 4.055 L’approccio strategico allo sviluppo del settore “Assistenza Terza Età” prevede sia una pubblicità presso le associazioni a tutela dell’anziano, presso gli ambulatori medici e l’Università della Terza Età ma anche uno stretto rapporto con la pianificazione del Servizio Sociale distrettuale, il quale peraltro lamenta proprio una carenza di offerta da parte delle imprese sociali, della serie di servizi che vogliamo attivare.Consideriamo anche che le ditte costituenti l’albo dei soggetti accreditati a svolgere attività di assistenza domiciliare nel Basso Isontino sono solo cinque.La pianificazione istituzionale del servizio domiciliare integrato prevede:1. Cura e igiene della persona2. Mobilizzazione3. Prestazioni domestiche (pulizia casa, pasti)4. Accompagnamento per commissioni, visite mediche, ecc.5. Supporto alla vita di relazione

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6. Controllo e monitoraggio della situazione

Di questi sei ambiti di intervento noi vogliamo concentrarci sui punti 4) e 5) che troppo spesso vengono sacrificati a vantaggio degli altri, risultanti indispensabili alla mera sopravvivenza dell’anziano.Sarà quindi nostra cura attivarci presso i nove Comuni con progetti mirati a coadiuvare i servizi di base con i nostri servizi ricreativi, culturali ed aggregativi, per poterci rivolgere anche a quella fascia di popolazione anziana meno abbiente, grazie ai contributi dei singoli Comuni.

Anche la mobilizzazione sarà un’area di cui ci occuperemo attivando corsi di ginnastica dolce e posturale, utilizzando la palestra presente a piano terra nei momenti in cui sarà libera dalle attività scolastiche.

In conclusione la politica di sostegno socio assistenziale alla fascia della Terza Età promuove, incentiva e sviluppa l’”invecchiamento attivo” [7] con percorsi formativi di prevenzione e benessere, cultura e turismo sociale, impegno civile e storia orale, tutte iniziative che mettano al centro l’anziano come risorsa nello scambio generazionale e per l’intera collettività.Così come per tutti i settori di assistenza, si andranno a monitorare i bisogni sociali di questa fascia di popolazione e ad improntare dei servizi flessibili e differenziati ad hoc o degli abbonamenti che prevedano, a scelta, cura della persona, accompagnamenti singoli e collettivi, piccole manutenzioni della casa, cura del giardino, dog/cat sitter, arte-terapia, commissioni presso Caf, Patronati, agenzie, enti, spesa a domicilio, sartoria, restauro mobili.

Periodicamente si organizzeranno momenti aggregativi in sede, unendo laboratori di sartoria, mosaico, decorazione e quant’altro con anziani e bambini insieme, in un percorso di creazione di fiabe [progetto di fiaba-terapia “La storia siamo noi” - tra memoria e fantasia] ed offerte a tema di danza-terapia, musico-terapia, psicomotricità, teatro e quant’altro..

h) Assistenza Infanzia

La cooperativa intende attivare una serie di servizi integrativi rivolti all’infanzia, progettati e realizzati allo scopo di garantire risposte flessibili e differenziate alle esigenze delle famiglie e dei bambini. Tali servizi possono avere caratteristiche educative, ludiche, culturali e di aggregazione sociale e prevedono modalità strutturali, organizzative e di funzionamento diversificate.Con riferimento ai dati elaborati dall’Osservatorio Provinciale sulle Politiche Sociali di Gorizia sui minori residenti nel Basso Isontino al 31/12/2008 [5], possiamo valutare il nostro target

del 10% su un totale di 10.602 minori dai 0 ai 17 anni, quantificando quindi un potenziale di n. 1.060 minori ai quali offrire i nostri servizi.Provvederemo ad informare tutti gli attori sociali rivolti all’infanzia dell’attivazione dei nostri servizi, nonché divulgare materiale informativo sui pacchetti abbonamento e sulla nostra disponibilità alla personalizzazione del servizio.

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La strategia di azione spazierà su tre direttrici principali:1) Servizi a domicilio flessibili e differenziati;2) Coordinamento e gestione rete di Tagesmutter (secondo le disposizioni della recente

modifica della legge sull’infanzia regionale);3) Attività in sede (centri estivi, doposcuola, attività sportive)Non si esclude in futuro di avere le forze e l’esperienza per concorrere alla gestione di nidi aziendali sul territorio, dove la coop promuoverà le politiche di conciliazione e di cultura dell’infanzia.I bisogni che andremo a soddisfare sono principalmente quei bisogni che le donne, soprattutto le lavoratrici, implicano un’ottimizzazione dei tempi e dei ritmi delle attività dopo-scuola dei loro figli.L’approccio avverrà attraverso la compilazione di un calendario dove mamme e papà evidenzieranno le loro reali esigenze in merito all’accudimento dei figli in loro assenza.Sulla base di questa analisi dei tempi, la cooperativa adatterà i servizi che offre con la flessibilità che la distingue.Sarà inoltre istituito un servizio emergenze a chiamata, organizzando turnazioni e reperibilità anche notturna e festiva, del gruppo di baby sitter qualificate operanti in coop. Ogni singolo caso sarà valutato sul piano finanziario, mantenendo comunque l’offerta del pacchetto ad abbonamento per chi necessita di servizi generici, non necessariamente personalizzabili.Riteniamo che la gamma di servizi che offriamo possano soddisfare anche le esigenze dei figli adolescenti, nella fattispecie dei servizi a domicilio (servizio scuolabus, aiuto nello svolgimento dei compiti di scuola, animazione, accompagnamento in strutture sportive, preparazione pasti).Per quanto riguarda le attività presso la sede, vanno distinti due momenti:1) Visite periodiche in sede per gruppi di anziani e minori con eventi formativi [progetto

di fiaba-terapia “La storia siamo noi” - tra memoria e fantasia], danza-terapia, musico-terapia, psicomotricità, teatro, giardinaggio e quant’altro..

2) Centri estivi e visite guidate.E’ rilevante anche evidenziare che alcuni momenti ricreativi e formativi saranno rivolti all’intera famiglia, permettendo ai genitori di condividere gli spazi e le attività coi loro figli e costituendo di fatto, un centro d’ascolto per genitori/famiglie/separat*.

Le analisi del mercato ci portano a credere che sul territorio ci sia una notevole richiesta di servizi all’infanzia/adolescenza, sostenuta anche dalla politica delle locali Commissioni Pari Opportunità e dalla nostra ottima Consigliera di Parità dott. Fulvia Raimo, le quali, negli ultimi anni, si sono dimostrate attente sostenitrici delle politiche di conciliazione dei tempi.Secondo il questionario distribuito nel corso del 2009 alle donne dai 30 ai 55 anni, nei Comuni di Sagrado, Fogliano, Turriaco, San Canzian d’Isonzo e Ronchi dei legionari (Allegato 4), la segnalazione di carenza di servizi all’infanzia/adolescenza, si è rivelata pari al 60% delle intervistate.Siamo certe pertanto che i nostri servizi troveranno non solo grande accoglienza e diffusione ma che saranno utili anche a creare e sviluppare la consapevolezza dell’importanza della conciliazione dei tempi delle donne.

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i) Assistenza adolescenza

Fermo restando quanto detto nel precedente paragrafo, va aggiunto che le attività residenziali rivolte agli adolescenti vogliono essere laboratorio permanente di auto-conoscenza, sperimentazione e responsabilizzazione.Verranno privilegiate l’autogestione e la possibilità di organizzare eventi e attività da parte dei giovanissimi, sempre comunque accompagnati da un operatore/ice di coordinamento e supervisione.L’educazione alla conoscenza del territorio, del bio-regionalismo e del rispetto per la Natura, accompagneranno costantemente i percorsi formativi individuali e di gruppo, armonizzando le antiche conoscenze con lo spirito innovativo tipico dei giovani, infondendo loro fiducia ed un equilibrio emotivo indotto dal fare-arte.Ampio spazio verrà dedicato ad iniziative volte ad incoraggiare gli studi e quindi combattere la dispersione scolastica e l’analfabetismo di ritorno.

j) Assistenza single

Secondo le analisi dell’Osservatorio Provinciale sulle Politiche Sociali di Gorizia, basate sull’elaborazione dei dati del Censimento 2001, i nuclei unipersonali presenti nel Basso Isontino sono n. 8.547, pari al 29,6% della popolazione [5].Da questa percentuale l’O.P.P.S. ha ulteriormente suddiviso per genere e macroclassi di età i dati delle anagrafi comunali della popolazione residente al 31/12/2007.Ne è emerso che i single, nel Basso Isontino, sono così ripartiti:

Età M F Totale

Bambini 0-14 - - -

Giovani 15-24 2,20% 0,90% 1,40%

Giovani adulti 25-49 53,30% 20,40% 34,80%

Adulti 50-64 21% 20,50% 17,40%

Anziani 65-84 20,30% 50,50% 37,30%

Grandi anziani >85 2,90% 13,40% 8,80%

Se escludiamo la fascia di anziani e quindi di pensionati, avremo una percentuale di single adulti pari al 53,6%, ovvero n. 4.581 persone che si presume lavorino.Continueremo a calcolare il 10% di questo target per il calcolo del nostro piano d’impresa economico.I bisogni maggiormente rilevati dai single lavoratori (full-time) sono principalmente quelli legati alla cura della casa, del giardino, al disbrigo di pratiche burocratiche nonché al fare la spesa.Sulla base di questi bisogni verranno proposti degli abbonamenti mensili che soddisfino tali esigenze, attivando un rapporto di fiducia con la cooperativa che garantisce continuità di servizio, serietà e inquadramento assicurativo delle operatrici coinvolte.La pubblicità del settore sarà sicuramente mediatica, senza escludere poi l’efficacia del passaparola che in genere funge da raccomandazione da parte di chi gode già del servizio e ne fa buona pubblicità nella sua rete di contatti.

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La razionalizzazione dei costi nell’ambito delle commissioni burocratiche (certificati, attestazioni, fisco) verterà su convenzioni con Patronati, Caf e agenzie specializzate, nonché con agricoltori locali, negozi, supermercati e farmacie.Il lavoro di rete del Comune di Monfalcone, svolto grazie al servizio Pari Opportunità nei progetti “Tieni-ti il tempo” e “Le acrobate”, ci sta già semplificando l’azione sul territorio monfalconese, sensibilizzato dall’Amministrazione.

La coop vuole essere anche punto di raccolta per l’istituzione di un G.A.S. Gruppo di Acquisto Solidale, che si rifornisca da produttori locali, preferibilmente biologici, sia per i soci che per tutta l’utenza coinvolta nella spesa a domicilio.

PIANO DI MARKETING E PIANO DI PRODUZIONEk) Laboratori artistico-artigianali

La crisi del consumismo e della finanza sta facendo riscoprire il gusto per il riciclaggio creativo, che sta diventando un trend in ogni ambito, dall’abbigliamento all’arredamento ecc.. L’inversione di tendenza si nota anche dalla riapertura di botteghe artigianali che sembravano scomparse per sempre, senza contare la nascita di spacci di scambio usato tra privati.La crisi industriale ha quindi rimesso in moto l’artigianato e scatenato lo spirito imprenditoriale verso un mercato sempre più cosciente del valore duraturo dei beni artigianali.In sintonia con la filosofia del riciclaggio e dell’eco-compatibilità, i nostri laboratori si caratterizzeranno per:a) l’impronta artisticab) l’attenzione per l’ambientec) l’opportunità di inserimento lavorativo di persone svantaggiated) l’uso di materiali naturali di scarto.Una nota particolare va alle attitudini femminili in ambito artigianale-artistico che verranno incentivate ed evidenziate e che andranno a caratterizzare la produzione dei laboratori, intesi come fucine di talenti femminili.

Sartoria - Bigiotteria

Il laboratorio di sartoria si rivolgerà all’utenza assistita a domicilio e al mercato locale, offrendo sia linee moda che creazioni su misura rivolte al pubblico femminile, giovanile e a quello delle taglie forti.I fattori rilevanti di successo da noi individuati sono:a) l’originalità e l’esclusività abbinate al risparmio derivante dal recupero e rinnovo di

abiti usati;b) l’opportunità di soddisfare le esigenze delle persone di taglia forte, offrendo

praticità, comodità e tendenza;c) la creazione di abiti su misura e da cerimonia, coordinati ad una vasta gamma di

accessori e bigiotteria, realizzati anche con tessuti biologici;d) la creazione di capi ed accessori rivolti alla fascia giovanile con la collaborazione

degli studenti della scuola IPCIA di Gorizia per operatori della moda e tecnici dell’abbigliamento, raccolti in una linea moda denominata “La que sabe”;

e) l’esclusivo settore di tessitura con filati naturali non trattati;f) la realizzazione di telerie e biancheria di arredo per la casa;

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g) una vetrina on line volta al mercato globale.

E’ interessante l’esperienza calabrese di “Cangiari”, sartoria artigianale finanziata dalla BCC locale, gestita da una cooperativa sociale nata per diffondere cultura della legalità e che sta recuperando l’antica arte del ricamo, utilizzando fibre biologiche e naturali, con grande successo, tale da essere definita la prima griffe di moda etico sociale.Citiamo: “Quella che fino a poco tempo fa sembrava una scommessa fin troppo ambiziosa (creare una linea di abbigliamento etica, realizzata dalle cooperative sociali specializzate in sartoria e ricamo della Calabria) è diventata adesso una realtà. Lo dice con orgoglio e commozione Vincenzo Linarello, il presidente del Consorzio Sociale Goel. “In Calabria esiste una tradizione di ricamo e sartoria di altissimo livello che si andava perdendo. Con la nascita di Cangiari possiamo dare una speranza di lavoro e riscatto a tanti giovani, creando un indotto imprenditoriale capace di valorizzare le risorse del territorio senza depauperarlo”. “Mi piace pensare che in questo progetto la bellezza dell’etica e l’etica della bellezza possano camminare insieme” [8].

La nostra sartoria vuole arricchire le sue creazioni con la maglieria, il ricamo, la tessitura e la pittura su stoffa, attivando anche dei corsi per adolescenti e per adulti.

In quanto alla concorrenza, in provincia sono presenti 26 sartorie, più o meno una ogni 5.000 abitanti dell’Isontino, e si rivolgono o al mercato delle cerimonie o alle piccole riparazioni, organizzate anche in franchising.La vera concorrenza viene senz’altro dal pret-à-porter dei grandi magazzini che sfornano abiti a prezzi irrisori, anche di qualità discreta, però ci sono due fattori da evidenziare:- l’abito su misura ha sempre il suo fedelissimo mercato;- i nostri prezzi saranno contenuti in quanto basati sul riciclo e l’ammodernamento di

abiti usati.Inoltre noi crediamo che i consumatori stiano diventando sempre più consapevoli che alla base della crisi c’è anche lo sfruttamento di minori e donne che confezionano abiti in condizioni malsane e in pieno stato di sfruttamento, in qualche parte del mondo..

La sartoria offrirà i suoi servizi a tutte le famiglie assistite, compreso il servizio di stiratura.Potrà altresì servire le società sportive presenti nell’area per confezionare o riparare le divise dei ragazzi.Rilevante sarà la nostra capacità di pubblicizzazione del laboratorio di sartoria, anche come punto di aggregazione di donne che vogliano condividere il lavoro manuale con altre donne.

La sartoria avrà inoltre una grande valenza riabilitativa e terapeutica per quelle donne che si trovino in stato di emarginazione e/o disagio e di integrazione sociale per donne immigrate.L’esperienza della sartoria multietnica, organizzata dalle associazioni “La fabbrica delle bucce” e “La que sabe” a Monfalcone nel 2008, soprattutto con donne del Bangladesh, ha dimostrato che l’universalità femminile si esprime naturalmente nel contesto di una sartoria, dove creatività, stili e buon gusto si fondono in un clima conviviale ed artistico.

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Restauro e decorazione mobili

Il laboratorio di decorazione e restauro mobili sarà delocalizzato dalla sede centrale ma resterà comunque nel paese di Turriaco, presso il laboratorio della restauratrici e nostra maestra d’arte Liviana Fedel.Lo spazio sarà inizialmente limitato e condizionerà la produzione e la possibilità di fare inserimento lavorativo di persone svantaggiate.L’idea originaria di showroom dove si restaurano e si ricreano mobili d'arte decorati quali pezzi unici, sarà comunque senz’altro mantenuta e realizzata concretamente, seppur in maniera contenuta.Nelle case i mobili necessitano sempre di manutenzione di svariato tipo, dal rinnovo di gommalacca, al rivestimento, o la sostituzione di cerniere, serrature e maniglie, al mantenimento di cura del legno dall’usura del tempo, ma anche alla valorizzazione e alla riscoperta del vecchio mobile riportato a nuova bellezza attraverso un restilyng vero e proprio in modo da renderlo in armonia anche con l'arredamento più contemporaneo; il laboratorio si prefigge dunque una professionalità più completa che comprende anche la figura della progettazione d'arredo.Laddove vi sarà la necessità il laboratorio di restauro opererà anche presso e per le famiglie assistite dalla cooperativa stessa. Le analisi di mercato ci mostrano che nelle filiere della cooperazione sociale i laboratori di falegnameria e restauro mobili sono funzionali ed inevitabili, pertanto necessari nella rete di famiglie che l’assistenza tesse sul territorio.In ogni caso non ci rivolgiamo propriamente al marketing poiché il nostro laboratorio associa la decorazione al restauro.L’originalità delle creazioni artistiche verranno esposte in varie ubicazioni o mostre e nella sede stessa della cooperativa.Il potenziale di questo laboratorio andrebbe misurato in uno spazio più ampio, soprattutto in merito agli inserimenti lavorativi ma cogliamo volentieri uno start-up di formazione permanente per la costante e preziosa presenza della maestra Liviana Fedel.

Oggettistica

Inseriti negli spazi comuni della sede troveranno posto degli angoli di creazione di piccoli oggetti e giocattoli con materiali di scarto dei nostri laboratori, utilizzando anche altri materiali naturali, attraverso innumerevoli tecniche, stili, idee delle nostre maestre d’arte.Tali laboratori avranno una funzione educativa-ricreativa nell’area minori in momenti pomeridiani o durante i centri estivi.Quando non saranno dedicati ai minori possono produrre bigiotteria “La que sabe” multietnica, decorazioni per la sartoria, addobbi e quant’altro. In questo settore così particolarmente creativo e libero verranno avviati inserimenti lavorativi di donne cosiddette svantaggiate, le quali, immerse in una delle tante forme dell’arteterapia, potranno ritrovare l’equilibrio emotivo, esprimere il proprio talento ed ammirarlo.

La sostenibilità di tali laboratori proverrà dall’uso di materiali riciclati e dai contributi dell’area assistenza infanzia e della sartoria. Il mercato dell’oggettistica artistica è senz’altro saturo e in totale crisi, di questi tempi è realistico pensare che i consumatori privilegino l’acquisto di beni strettamente necessari. Certamente però non possiamo negare che il mercato degli oggetti eco-

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compatibili sia una nicchia sempre più nutrita e a caccia di giocattoli sani e di oggetti con assenza di agenti chimici e allergeni, a portata di mano e a prezzi contenuti.

Le creazioni “in serie” di questa produzione artigianale-artistica verranno anche commercializzate sul sito Internet.

Mosaico

L’esperienza del progetto “Amministratrici donne per le donne” ci ha dato modo di sondare il grande interesse presente sul territorio per l’arte del Mosaico. Infatti il successo del laboratorio a Ronchi dei Legionari ha visto un’alta partecipazione ma soprattutto un forte interesse a proseguire la formazione e ad approfondire le tecniche.Pertanto si è deciso di dare finalmente uno spazio stabile ad una scuola permanente di

mosaico greco-romano e di mosaico ceramico.[Vedi http://claudiabarros.altervista.org/, sito ufficiale della nostra maestra, coadiuvata dal mosaicista Dario Puntin, sempre molto attivo nella diffusione dell’arte musiva.]I corsi teorici-pratici saranno un percorso che andrà dal taglio delle tessere alla composizione armoniosa nell’accostamento delle stesse per la realizzazione del soggetto. Verranno approfonditi i materiali lapidei, la durezza, i colori granatura interna, le superfici ed i

soggetti, fino ad arrivare alle tecniche di mosaico ceramico adatto alle grandi superfici.La formazione di un gruppo di mosaiciste appassionate darà modo di sviluppare un settore d’impresa da impiegare nell’ambito edile, al fine di realizzare mosaici su case, muri e ambienti su commissione dei privati, anche tramite imprese partner.Si prevede di elaborare dei progetti di riqualificazione urbana in collaborazione e col patrocinio dei Comuni locali, attivando anche quegli Enti che sostengono persone che, temporaneamente o cronicamente, vivono uno stato di svantaggio.

Dopo la fase di formazione del gruppo la cooperativa investirà in pubblicità, diffondendo le immagini dei manufatti ed esponendoli nelle sale pubbliche del territorio.

Aspetto critico del laboratorio è senz’altro lo spazio in quanto condiviso con quello di oggettistica, ma ciò potrebbe rivelarsi un vantaggio nei momenti di aggregazione di minori e di anziani per l’offerta dei materiali e la scelta diversificata di espressione artistica.Punto di forza sociale del settore Mosaico sarà l’inserimento a scopi socio-riabilitativi, rivolto a persone in terapia presso il Centro di Salute Mentale.A questo proposito citiamo l’esperienza del Comune di Aprilia, così descritto nella tesi di laurea di Federica Manieri [9]:“La produzione dell'opera murale musiva "Il Faro di Anzio", del 1997, in esposizione permanente al Parco Manaresi di Aprilia, è stata sostenuta dall'Amministrazione Comunale di Aprilia che intendeva investire in interventi socio-assistenziali, ed è stata condotta dal Primario Psichiatra del D.S.M. di Aprilia Anna Maria Meoni con la collaborazione tecnica e interattiva del Maestro Mosaicista Ildebrando Casciotta.L'obiettivo manifesto era la progettazione ed esecuzione di un mosaico; invece la finalità psichiatrica era la verifica delle capacità residue, sotto il profilo socio-relazionale, in pazienti cronici del Centro di Salute Mentale, attraverso la realizzazione

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di un compito complesso, con intenti socio-riabilitativi.La creazione del mosaico si è protratta per 9 mesi, con frequenza bisettimanale ed un numero totale di 72 sessioni di 3 ore ciascuna, ed è stata supportata dalla tecnica della Gruppoanalisi applicata, che ha favorito l'assoluta libertà di ideazione ed espressione da parte di tutti i soggetti ed ha consentito lo sviscerarsi di emozioni e contenuti inconsapevoli, rimossi o repressi. L'opera infatti è stata concepita all'interno del gruppo dalla sua nascita (dai bozzetti disegnati su carta) fino alla sua risoluzione (la produzione vera e propria del mosaico) ed è stata interamente e liberamente ideata dai soggetti attraverso l'interazione delle loro menti. Il contributo del Maestro Mosaicista Brando è stato un supporto tecnico volto a consentire, con la tecnica del mosaico, la realizzazione plastica delle idee creative che appartengono completamente ai membri del gruppo escludendo rigorosamente qualsiasi intervento direttivo artistico.”

Il laboratorio si sosterrà con le iscrizioni ai corsi e, successivamente, col mercato dell’edilizia, nonché da finanziamenti pubblici e privati su progetto.

l) Laboratori di Arteterapia

“La natura multidisciplinare (artistica, psicologica e pedagogica) dell’Arteterapia inserisce l’arteterapeuta tra le diverse figure professionali coinvolte nei programmi di prevenzione e cura. L’Arteterapia contribuisce alla diagnosi, alla presa in carico e al trattamento del disagio psicologico e sociale. Gli interventi possono avere finalità preventive, riabilitative, terapeutiche o psicoterapeutiche e sono rivolti a differenti utenze: minori, anziani, disabili, psichiatrici, ammalati Aids, pazienti oncologici e cardiopatici, inoltre: nelle dipendenze, nelle condotte trasgressive, nei disturbi alimentari, nell’area benessere.È una disciplina che, utilizzando le tecniche e la decodifica dell’arte grafico-plastica, ha l’obiettivo di ottenere dall’utente manufatti che racchiudono pensieri ed emozioni che, messi a fuoco nel percorso di Atelier, diventano simboli comunicabili.[..] La messa in forma visiva e concreta rende condivisibili le immagini e, grazie alla strategia di base della terapia artistica, permette agli utenti di rendere riconoscibili desideri, traumi, aspirazioni, inquietudini e problemi che altrimenti rimarrebbero sopiti e non compresi. All’interno d’una protetta e concordata relazione d’aiuto, grazie a un percorso di cura individualizzato e tutelato, tramite segni, forme e materia, nasce il rinforzo, la possibilità si esprimere e quindi la gestibilità del malessere.” [10]

Usiamo le parole ufficiali degli arteterapeuti associati per esplicare la funzione dei nostri laboratori di arteterapia, volti a dare benessere ad anziani e minori che godranno dei servizi della cooperativa sociale Terranova.Verranno anche organizzati corsi pubblici a pagamento o finanziati a progetto per determinate forme di arte e di arteterapia.

Particolare rilevanza avrà la Fiabaterapia, vista l’esperienza di formazione passata e presente dell’associazione La que sabe. Anche in questo caso preferiamo citare la nostra maestra e socia Piera Giacconi [11] per chiarire il concetto di questo potente strumento laico e millenario di autoconoscenza.

“Le fiabe della tradizione ci raggiungono attraverso il tempo per trasformare il nostro atteggiamento nei confronti della Vita e favorire il cambiamento, che dipende non dai

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nostri mezzi, ma dalla capacità del nostro cuore - rimasto innocente come quello di un bambino - di concepire il miracolo: diventare cosciente, quando la situazione sembra

non avere soluzioni. vi sono vittime nelle fiabe, perché la vita sostiene sempre la vita: il polo negativo è funzionale, necessario per educare e far maturare il cuore - la cui visione è chiusa a causa dell’intelletto orientato ai condizionamenti, che presto distrugge tutti i sogni.Questa millenaria saggezza accompagna l’uomo a realizzare i sogni apparentemente impossibili (trovare l’anima gemella, costruire la casa, progettare e realizzare un’attività o un’opera innovativa, diventare genitori, trovare il lavoro adatto a noi, terminare gli studi…)Quando siamo sfiduciati, quando gli ostacoli sembrano prevalere, quando i colpi si susseguono senza senso apparente - lì le fiabe ci

invitano a tenere aperto il nostro cuore, a continuare a credere.Sono una medicina potente e naturale, a base di quelle qualità infinite che la Vita ha depositato in ciascuno. Sentire l’esigenza di un cambiamento, partire da un lamento per ritrovarle ed espanderle, nutrire il nostro quotidiano con esse, per poi sviluppare la creatività ed i talenti che giacevano come addormentati.Alla riscoperta del Re, dell’Eroe e della Fata che vivono in noi. Per riscoprire il proprio valore!”

Per tornare al linguaggio da business plan, possiamo aggiungere che diventa impossibile analizzare la concorrenza nel campo dell’arteterapia, poiché laddove viene praticata è funzionale ai servizi di assistenza e riabilitazione, con funzioni anche aggregative, socializzanti, di cerchio di condivisione e crescita.Nel campo della fiabaterapia, l’esclusività del metodo Debailleul, ci vede unica presenza sul territorio nazionale.

La sostenibilità dei laboratori sarà garantita dalle iscrizioni dei privati e da finanziamenti pubblici.

m. Servizi di progettazione, formazione ed elaborazione dati

La lunga esperienza nel volontariato e la professionalità delle nostre socie ci permetteranno di istituire anche servizi di progettazione per conto terzi, sia nel mondo del sociale (associazioni e coop sociali), sia per Enti pubblici e privati che necessitino di accedere a bandi di finanziamento, partnerariati, progetti.Il settore si ispirerà al social-marketing sia per avviare ricerche di mercato o indagini conoscitive, sia per diffondere e pubblicizzare buone pratiche in ambiti sociali, educativi e di salute. “Secondo gli studi di Philip Kotler, il marketing sociale può definirsi come l'utilizzo delle strategie e delle tecniche del marketing per influenzare un gruppo target ad accettare, modificare o abbandonare un comportamento in modo volontario, al fine di ottenere un vantaggio per i singoli individui o la società nel suo complesso. Introdotto nel 1971, il marketing sociale trova le proprie radici in molteplici discipline (es. la psicologia, la sociologia, l’antropologia, le teorie economiche e della comunicazione) che contribuiscono a esaminare e comprendere cosa determina il comportamento umano, inteso quale risultante di fattori ambientali, sociali e individuali. Nella realizzazione pratica di progetti di marketing sociale, l’utilizzo integrato di molteplici leve (marketing mix: prodotto, prezzo, comunicazione, canali di distribuzione e partner) crea opportunità concrete affinché gli individui e le collettività

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scelgano in modo responsabile e consapevole comportamenti favorevoli alla tutela del benessere fisico, sociale e psicologico. Il ricorso alla sola comunicazione quale leva per il cambiamento dei comportamenti non può pertanto essere identificato come attività di marketing sociale, ma ad esempio come “comunicazione sociale”. Nonostante utilizzi principi e tecniche del marketing (es. rapporto di scambio costi/benefici, attenzione ai destinatari, concetto di marketing mix), il marketing sociale è profondamente diverso da quello commerciale per valori e finalità. Nel marketing commerciale si ricerca un vantaggio economico per chi vende (ovvero per chi attua l’iniziativa), mentre nel marketing sociale l’obiettivo primario è ottenere un beneficio - sociale, di salute - per i destinatari del progetto. Allo stesso modo, strategie di 'societal marketing' o 'cause-related marketing' attuate da soggetti profit possono creare un contesto favorevole alla promozione di benefici sociali, ma integrano tale obiettivo in un più ampio progetto di impresa, senza identificarlo come unico scopo.” [12]

Oltre al social-marketing il team si dedicherà al coordinamento della formazione interna ed alla programmazione di corsi e seminari per la cittadinanza.

Nel settore sarà possibile anche istituire un servizio di elaborazione dati per appalti di digitalizzazione audio, di inserimento verbali, bilanci o archivi nel quale occupare anche socie svantaggiate.

n) Servizi editoriali e multimediali

La nostra peculiarità di impresa femminile attenta alle pari opportunità, alla valorizzazione della donna e ad una cultura di genere ci vede soggetto ideale per la diffusione di queste tematiche.Pertanto, oltre ad operare in questo senso attraverso l’associazione La que sabe, attiveremo in cooperativa un settore editoriale che curi la redazione di una fanzine al femminile e la gestione di una radio on line.

Una delle tematiche che affronteremo costantemente sarà il confronto tra donne italiane e donne straniere. Far dialogare le culture è uno degli scopi del progetto editoriale, al fine di ribadire l’universalità della donna -non solo in quanto vittima delle guerre degli uomini- ma nei suoi saperi antichi e per diffondere con l’esempio la convivenza creativa di culture-etnie diverse.La radio si occuperà anche di questioni e donne locali, dando voce all’ottica femminile di tutte le estrazioni sociali.

Certamente la radio potrà essere anche veicolo della cooperazione sociale isontina e di tutto il mondo artistico locale, diventando col tempo un punto di riferimento d’informazione ed intrattenimento per tutti i bisiachi vicini e lontani.Sarà anche uno strumento di diffusione dei servizi scambiati all’interno della nostra Banca del Tempo.

I progetti editoriali si sosterranno con le sponsorizzazioni e bandi dedicati al settore.

o) Servizi eco-compatibili di pulizie, manutenzioni e riciclo civili ed industriali

La cooperativa offrirà alle famiglie assistite, a condomini, uffici ed imprese una gamma di servizi di base caratterizzati dall’uso di materiali sani e dalla filosofia del riciclo, la riparazione piuttosto che l’immondezzaio.

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Nel ramo delle pulizie verranno utilizzati esclusivamente prodotti a zero inquinamento, rivolgendoci a quel mercato etico a cui facciamo volentieri riferimento.

Le manutenzioni di casa e giardino verranno offerte a domicilio ad anziani e famiglie che ne abbiano necessità e si prefigurano come interventi di modesta entità.

In quanto al riciclaggio di materiali non riciclabili, intendiamo in futuro attivare una raccolta e riutilizzo di materiali che generalmente vengono destinati al “rifiuto secco”.Il volume e relativo ingombro provocato da tale attività presuppongono comunque una sede più adeguata dell’attuale.Citiamo dal sito del movimento per la Decrescita [13]:“..(ne sono prova in questo senso i corsi universitari indirizzati sul tema della sostenibilità, meeting e workshop promossi da realtà diverse nell’ultimo periodo sull’importanza di riciclo e riutilizzo così come il FuoriSalone alla prossima Fiera del Mobile di Milano tutto all’insegna della sostenibilità ambientale applicata al settore del mobile), a questo punto possiamo avere buone ragioni per dire che la produzione di rifiuti andrà stabilizzandosi per poi invertire la tendenza. L’utilizzo di materiali rigenerabili e il reimpiego di quelli non riciclabili sarà fondamentale in questo processo.”

Il settore occuperà tutto quel mercato nero sommerso che lascia sempre le donne senza una pensione propria e darà spazio anche a soci uomini.

I servizi si sosterranno con la clientela privata o pubblica a cui saranno rivolti.

NOTA: Il seguente paragrafo su Permacultura ed orto sinergico è stata scritta immaginando una sede diversa dall’attuale, infatti la denominazione “TERRANOVA” proviene dagli albori della nostra nascita di cooperativa in quanto avrebbe dovuto essere la nostra sede, vicina all’Isola della Cona e tra due fiumi, gli alberi, i campi, i tramonti, il mare..Inseriamo ugualmente questo paragrafo come fonte d’ispirazione per tutti i settori della cooperativa ed inoltre aggiungiamo con piacere che, in merito all’orto sinergico, avremo la collaborazione e la disponibilità dell’orto didattico e sinergico denominato “La Grande Madre”, ubicato ad Aquileia [14]. L’orto è gestito con il supporto del Club Unesco e dell’associazione nazionale “Civiltà contadina” e si prefigge:- la realizzazione di una maggiore coscienza ecologica attraverso il recupero e la diffusione:a) della cultura contadina, legata all'autosostentamento e all'autosufficienzab) della manualità e dell'artigianato, tipici del mondo rurale,c) delle diverse tecniche artistiche che si ispirano ed utilizzano gli elementi naturali.- percorsi di ortoterapia rivolti a :a) persone con handicap fisici e/o mentali lievi;b) persone con disagio psichico lieve in fase di superamento/autonomia o persone che stanno vivendo un periodo stressante;c) adolescenti e preadolescenti a rischio di devianza e bambini "indaco";tutti accompagnati dai relativi operatori- insegnare a donne disoccupate a lavorare la terra con l'ottica di prepararle ad un inserimento lavorativo nel settore agricolo".

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p) Laboratori teorico-pratici di Permacultura ed Orto SinergicoLa dimensione ambientaleLa dimensione territorialeLa dimensione economicaLa dimensione etico-sociale

La dimensione ambientaleLa sede della cooperativa vuole diventare un punto di riferimento locale di educazione al rispetto e al sostegno della biodiversità e del bioregionalismo. Così come dimostrano gli ecovillaggi nel mondo, sarà possibile diventare modello vivente di sostenibilità e rappresentare un’effettiva ed accessibile strategia per affrontare il degrado del nostro ambiente ecologico.Una delle funzioni concrete sarà quella di proteggere la biodiversità presente sul territorio. Per Biodiversità, o diversità biologica, si intende la variabilità fra gli organismi viventi di tutte le specie comprese in un ecositema ed anche la variabilità degli ecosistemi presenti in un’area, sia quelli terrestri che quelli acquatici, ed ovviamente la complessità di cui fanno parte.Conoscenza di fauna e flora e monitoraggio sono alla base della conservazione e della gestione del patrimonio biologico: gli inventari forniscono le conoscenze di base ed il monitoraggio misura le variazioni.In questo impegno di proteggere la biodiversità del luogo saremo supportati dalla vicinanza della Riserva Naturale della Cona, dove già avviene un monitoraggio costante del biotopo della foce del fiume Isonzo.“Il bioregionalismo è nato in California verso la metà degli anni '70 e le sue idee sono state propagandate in tutto il mondo da filosofi, ecologisti, scrittori e poeti, facendo presa sulle persone più sensibili e alla ricerca di un diverso e più profondo rapporto con la natura. Il bioregionalismo è legato al territorio - luogo - in cui si vive, considerato come un insieme omogeneo dal punto di vista morfologico e da quello degli esseri viventi, un insieme in cui tra le piante, gli animali, i monti, i suoli, e le acque, l'uomo è solamente una parte della complessa rete ecosistemica, in una prospettiva non più antropocentrica bensì biocentrica.Il termine bioregione viene dalla parola greca bios (vita) e da quella latina regere (governare). Si tratta quindi di un territorio geografico omogeneo in cui dovrebbero essere predominanti le regole dettate dalla natura e non le leggi che spesso l'uomo ha definito artificialmente a proprio uso e consumo.Ognuno di noi vive all'interno di una bioregione e lo sforzo da fare è quello di riconoscerla, ritrovarsi in essa come nella propria casa, e di questa conoscere tutte le potenzialità e le risorse naturali, sociali e culturali, alla ricerca di un modo di vivere sostenibile e locale in armonia con le leggi della natura e con tutti gli esseri viventi e non viventi”. [15]Sulla base quindi del modello offerto dagli ecovillaggi che applicano di fatto un vivere sostenibile sotto tutti i punti di vista, anche il centro Terranova si propone come un centro di sperimentazione di relazioni armoniche con l’ambiente e può diventare un catalizzatore di trasformazioni positive all’interno del sistema sociale.Gli abitanti di questo cantiere di sperimentazione sociale saranno così in grado di elaborare un modello che integri con la realtà del territorio giuliano questa proposta necessaria di costruzione condivisa di un futuro sostenibile.Sul piano dei cicli naturali questa integrazione sarà cercata, progettata, sperimentata, verificata e diffusa, rispetto a:I. Orto sinergico - Educazione al consumoII. Flussi di energiaIII. Ciclo dell’acqua

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IV. Equilibrio del boscoV. Ciclo della materia

I. Orto sinergico - Educazione al consumoPer quanto riguarda le coltivazioni, nel disegno permaculturale dell’insediamento, verranno seguiti i principi dell’agricoltura sinergica (Emilia Hazelip). Tale sistema (adattamento alle condizioni climatiche, colturali europee dell’agricoltura naturale di Masanobu Fukuoka) mira a permettere ai terreni coltivati di mantenere la stessa capacità di autofertilizzazione di un suolo selvatico.I principi dell'agricoltura sinergica sono:- Fertilizzazione continua del suolo tramite una copertura organica permanente (niente concime chimico né naturale);- Coltivazione di specie annuali in associazione a colture complementari con l'integrazione di alberi azoto-fissatori.- Assenza di aratura o di qualsiasi altro tipo di disturbo del suolo (il terreno si lavora da solo);- Il suolo si area da solo, se noi evitiamo di provocarne il compattamento.E' una coltivazione intensiva poiché basata sulla convinzione, ampiamente dimostrata da vari microbiologi, che non è la terra che fa le piante ma le piante che creano suolo fertile attraverso i propri essudati radicali, i residui organici che lasciano e l'attività chimica in interazione sinergica con microrganismi, batteri, funghi e lombrichi presenti nella rizosfera.I prodotti ottenuti con tale pratica hanno una diversa qualità, un diverso sapore, una diversa energia e una maggiore resistenza agli agenti patogeni.La presenza di diverse specie e diverse famiglie consociate rendono superfluo anche la rotazione delle colture eccetto per alcune specie (es. i cavoli).L'eventuale necessità di nutrimento del suolo (carenza di materiale organico) è soddisfatta con "concimi verdi" ossia con la coltivazione di piante che crescano anche in terreni poveri (rape da foraggio, senape, segale...) e che non verranno raccolte ma lasciate a decomporsi nel terreno stesso.La creazione dell’orto sinergico e della spirale delle piante aromatiche/officinali, avverrà come primo momento formativo di base per tutti coloro ne fossero interessati in quanto verrà strutturato come corso (Associazione Basilico - Antonio de Falco) [16].I frutti dell’orto rientreranno nella nostra ottica di autosufficienza ed abolizione di pesticidi, antibiotici, estrogeni, coloranti, conservanti e chimica varia.Oltre al cibo, l’educazione al consumo critico partirà dalla riduzione dei beni di consumo ai quali sono associati inquinamento, sfruttamento, spreco, intossicazione. Il consumo consapevole di beni diventa una risorsa fondamentale per controllare tutte queste variabili ed incidere sulla costruzione del futuro sostenibile, riconoscendolo come strumento chiave per avviare processi di cambiamento, per costruire la sostenibilità a partire dal nostro agire quotidiano.Un centro come Terranova è un sistema ideale per avviare processi di consumo consapevole all’interno di una comunità. Diventa facile lo scambio di informazioni sull’origine dei beni acquistati o da acquistare e diventa facile operare quale Gruppo di Acquisto Solidale (G.A.S.) che pone questa consapevolezza e l’acquisizione e lo scambio di informazioni alla base del nostro agire.

II.Flussi di energiaIl fallimento dei carburanti fossili sta favorendo la ricerca sull’energia rinnovabile come naturale, intelligente ritorno ad una sana boccata d’aria.

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Nel centro si realizzerà un “Osservatorio energetico” che raccoglierà tutti i dati relativi alla progettazione partecipata ed alla gestione del sistema energetico, analizzando ogni componente del sistema in cui vi siano significativi consumi di energia.L’edificio, le attività agricole, la mobilità, il consumo di beni e l’utilizzo delle risorse idriche saranno oggetto di studio per l’ottimizzazione energetica generale.III.Ciclo dell’acquaSarà nostro impegno ritornare a percepire, utilizzare, scaricare l’acqua in modo consapevole, operando per:• ridurre al minimo gli sprechi d’acqua• consumare quanto possibile l’acqua disponibile localmente• distinguere diversi tipi di acqua in funzione degli utilizzi• garantire che l’acqua scaricata abbia una qualità non inferiore a quella dell’acqua

utilizzata (biodegradabilità 100%)

IV. Equilibrio del boscoIl bosco è il polmone del pianeta, rifugio di animali e patrimonio di energia.Il bosco come risorsa ambientale ed energetica potrà essere sperimentato su piccola scala all’interno dei 700 mq di alberi che circondano il Centro.Abbiamo comunque la fortuna di godere dei boschi e boscaglie golenali presenti nell’habitat fluviale, ampiamente studiati dalla Riserva naturale. [17]

V. Ciclo della materiaUno dei principi base della Permacultura è di avere meno residui possibili che, di qualsiasi natura siano, possono potenzialmente produrre inquinamento.Anche le materie prime dei laboratori produrranno degli scarti di lavorazione che divengano materia prima per altre o per successive fasi di lavoro.Residui organici o di potatura verranno compostati.

La dimensione territoriale

Si è scelto come base concettuale del Centro la Permacultura, disciplina di progettazione del territorio che punta all’integrazione armoniosa dell’uomo con l'ambiente attraverso un approccio sistemico ai problemi ambientali, sociali ed economici che colpiscono tutti gli insediamenti umani.Il suo obiettivo è quindi   quello di progettare insediamenti duraturi, il più possibile simile agli eco-sistemi naturali, usando una sapiente miscela di idee nuove e d’antica saggezza, che si traduce in uno stile di vita "non predatore" e "non parassitario".Diffusa nel mondo dall'australiano Bill Mollison, la Permacultura è allo stesso tempo un concetto pratico e un atteggiamento filosofico.E' applicabile ad un villaggio come ad una fattoria o solo ad un giardino, alla città, al deserto, nel tentativo di creare un ambiente produttivo che ci fornisca cibo, energia, rifugio, necessità materiali e non, così come infrastrutture economiche e sociali che permettono di mantenerlo tale.E' una sintesi di ecologia e geografia, osservazione e progettazione. Include tutti gli aspetti della cultura e dell'ambiente umano, urbano e rurale ed i suoi impatti locali e globali.Inoltre racchiude l'etica e la cura della Terra giacché il suo uso sostenibile non può essere separato dagli aspetti filosofici e dal modo di vivere.Partendo da uno spirito di cooperazione con la natura e con gli altri e di cura della Terra e delle persone, la Permacultura presenta un nuovo punto di vista per disegnare

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ambienti che tengano conto delle diversità, della stabilità e della resistenza degli ecosistemi naturali.Si prefigge anche, di rigenerare la terra e di preservare quegli ambienti che permangono intatti.

Necessita di un'attenta pianificazione che parte dalla verifica dello stato delle risorse umane, materiali e naturali disponibili sul luogo, per poter organizzare, in seguito, l'insediamento utilizzando al meglio queste risorse, contenendo, per quanto possibile, l'apporto esterno dell'energia fossile e del trasporto e cercando di armonizzare al massimo la relazione tra cicli naturali ed attività umane.Prevede poi una suddivisione in zone ovvero una razionalizzazione dello spazio occupato, rispetto agli spostamenti necessari durante il lavoro.E' un modo di economizzare energia.Ultimo principio, ma non meno importante, è la tendenza all'autosufficienza. Produrre per il proprio consumo, ovvero, far sì che la realtà che si va a costruire permetta il soddisfacimento dei bisogni delle persone che ne fanno parte: concetto che non si traduce in isolamento ma, il suo contrario, poiché esigenze molto forti sono senz’altro socializzare, condividere e promuovere un modo di vivere "sostenibile e appagante".

Per quanto concerne l’edificio, verranno inizialmente progettati gli ambienti tenendo conto dell’orientamento rispetto al sud e rispetto alle condizioni climatiche locali, nonché alla presenza degli alberi circostanti.Con il tempo la cooperativa investirà in interventi prioritari in tema di isolamento termico, autosufficienza energetica, bioarchitettura, costruzione di spazi a basso impatto ambientale.Di grande rilevanza territoriale l’adiacente riserva naturale Isola della Cona che già opera su principi di Permacultura, rispettando e proteggendo i naturali cicli di fauna e flora alla foci del nostro Isonzo.Il radicamento nelle campagne del mandamento attiverà anche degli scambi con le aziende agricole presenti ed un monitoraggio dei terreni in abbandono in quel lembo di terra tra i due fiumi, Isonzo ed Isonzat.

La dimensione economica

La creazione e la gestione di solide e sostenibili economie locali presuppone un equilibrio tra l’economia di scambio (baratto o dono all’interno di gruppi legati da elementi di condivisine affettiva, culturale, ideale), l’economia di ridistribuzione (l’amministrazione del bene comune) e l’economia di mercato, ossia lo scambio di merci e servizi attraverso il denaro.Tipico esempio di sinergia dei tre livelli è il fenomeno in forte espansione dei G.A.S. Agli aspetti pratici di risparmio di denaro e controllo della qualità delle merci, si unisce nel GAS il senso profondo del com-munere, del creare comunità, del rieducarsi ad effettuare scelte consapevoli e condivise, dello scambiare informazioni e sensazioni, di ritrovare il senso di partecipazione ad un   gruppo – tribù, perduto da tempo tra i meandri monocordi e alienati dei supermercati. Verrà quindi proposta la creazione di un GAS locale, e subito attivati contatti con altre esperienze analoghe esistenti a livello provinciale e regionale. Tramite questa rete, si promuoveranno produzioni locali sia interne alla cooperativa sia provenienti dalla bioregione, siano esse di natura materiale, sotto forma di beni e merci, o immateriale,   sotto forma di servizi e competenze. Analogamente, una Banca del Tempo risulterà utilissima alla creazione e rafforzamento

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della solidarietà e della conoscenza reciproca,  e l’accesso alla Finanza Etica, nelle sue varie forme.La ricchezza prodotta da beni e servizi andrà a nutrire al contempo gli aspetti materiali, sociali e culturali della comunità che ruoterà attorno a Terranova, tanto quanto la restrizione funzionalistica dell’economia usa-e-getta ha dimostrato di produrre squilibri ed iniquità, disagio e malessere.Una riduzione cosciente dei consumi corrisponderà allora ad una maggiore qualità della vita. Saranno pertanto incentivate le autocostruzioni di tecnologie appropriate, soprattutto attraverso le attività proposte agli adolescenti. [18]I laboratori artistico-artigianali hanno la caratteristica di produrre “pezzi unici” perché il lavoro manuale porta sempre all’oggetto qualcosa di chi lo produce. Ed è spesso considerato un’arte perché richiede una totale dedizione. Artigianato ed arte si confondono e li contraddistingue l’utilità della produzione.La valorizzazione del lavoro manuale, dei beni della natura e del gusto personale fa del lavoro artigianale la fucina della creatività; rispettando i propri ritmi di produzione il lavoro manuale riporta inoltre a una dimensione naturale l’agire dell’uomo nel mondo ed ha una grande valenza pedagogica e formativa.

La dimensione etico-sociale

Riteniamo sia in sintonia con la creazione di un centro di Permacultura, alimentare l’educazione alla Pace e fare rete con altre realtà che si dedicano a questa tematica.Occorrono luoghi di liberazione della creatività e di generazione della fiducia.La guarigione, intesa come ricerca di sintonia con l’Universo, può trovare in piccole comunità alimento all’energia di trasformazione degli squilibri derivanti dal distacco della nostra cultura dalla natura originaria dell’essere.La terra siamo noi.L’orientamento generale del programma formativo è finalizzato all’educazione alla pace.Indicativamente il programma prevede di affrontare, elaborare e sperimentare i seguenti temi:• il metodo del consenso nella gestione interna della cooperativa [19]• generazione di fiducia nel rapporto tra le persone• cammini di guarigione spirituale • collaborazione con fauna e flora• interruzione della catena mondiale di paura e violenza attraverso la creazione di una

concreta informazione di pace• porre le basi per comunità capaci di sopravvivenza e sussistenza.

Tra le varie emergenze che affliggono il mondo dei nostri tempi, senz’altro ne possiamo riconoscere una sociale. Il “sociale” comprende la vita quotidiana di ognuno di noi, le relazioni che abbiamo con gli altri, con la nostra famiglia, con le organizzazioni ufficiali e le aggregazioni informali, con le istituzioni. In una parola potremmo dire che “il sociale” si riferisce alla vita spicciola, concreta e localizzata, fatta da una parte di relazioni interpersonali con amici, parenti, conoscenti e dall’altra delle relazioni con l’ambiente naturale in cui viviamo. Il sociale è forse l’unica vera nostra realtà di persone, ma il continuo richiamo alla globalità, alla tecnologia, a modi e tempi di vita distanti dai nostri bisogni, ci impoveriscono del contatto con gli altri esseri umani e con la natura.

La degradazione del “tessuto sociale” comincia a presentare il conto ed è a volte un conto salato per le amministrazioni del territorio. Il nostro mondo super tecnologico e sconnesso dagli ambienti naturali è impregnato di solitudine, di conflitti familiari e

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lavorativi, di incomunicabilità inter-generazionale e inter-culturale. Talvolta quando si sta male non si riescono più a trovare amici o parenti in grado di ascoltarci per alleviare le nostre inquietudini e si è costretti a ricorrere agli specialisti  anche per quello.

Chi lavora sul campo si rende facilmente conto che il disagio sociale, fatto di mille voci e di mille sguardi, non è affrontabile soltanto con servizi più o meno istituzionalizzati che rispondono al bisogno, ma piuttosto con un lavoro di ricucitura delle reti naturali di sostegno sociale (il vicinato, la solidarietà di quartiere), il rinforzo di stili di vita salutari connessi all’ambiente naturale, la promozione di una cultura della cooperazione e dell’accoglienza.

Una soluzione possibile potrebbe essere quella di non tentare sempre di rispondere a un problema esclusivamente attraverso l’intervento di esperti o servizi qualificati, con evidenti e insormontabili problemi di dimensionamento delle risorse, ma investire direttamente sulla formazione della popolazione. Rendere la gente in grado di auto-organizzarsi, auto-aiutarsi, auto-prevenire, attivarsi per il reperimento delle risorse necessarie al benessere dei membri della piccola comunità.

Alcuni autori chiamano questo processo l’empowerment della comunità, cioè il passaggio dalla necessità di assistenza alla capacità di azione, al poter fare.

Dunque l’idea nuova che si fa sempre più strada è formare la gente, metterla in grado di tessere naturalmente delle reti di sostegno e di produrre un contesto umano più vitale dove il disagio individuale trovi al tempo stesso un ostacolo nel generarsi e un aiuto nell’essere gestito.

Ma come si fa a realizzare una trasformazione del genere su gruppi di persone? Certamente non è cosa che si può fare in un’aula con lavagna e quaderni …. È qualcosa che va scoperto sperimentandolo direttamente in una comunità che già ha radicate in sé queste caratteristiche.

E’ in questo quadro che proponiamo il turismo sociale nel nostro eco-villaggio diurno come una possibile realizzazione di percorsi formativi per rigenerare nei gruppi umani l’entusiasmo verso la vita, la solidarietà e il contatto con la natura.

Gli eco-villaggi sono dei laboratori di ricerca socio-ambientale-esistenziale. Qui si creano e si sperimentano nuovi modelli di sviluppo, nuove tecnologie, nuovi stili di vita individuali e di gruppo.

In un eco-villaggio, il valore dominante non è il successo, il profitto o l’efficienza, ma il benessere e la realizzazione degli individui, della comunità e dell’ambiente naturale visti come un tutt’uno.

Per questo diciamo che l’eco-villaggio alimenta il sorriso, come testimonianza di uno stato di benessere interiore, come riflesso naturale del piacere di vivere.

Ci sono sei principali motivi per sorridere durante una visita presso un Centro che assomiglia ad un ecovillaggio:

1. L’immersione nella Natura2. Il tempo comunitario: dalla routine al rituale creativo..3. Il clima sociale: caldo, allegro, accogliente, non giudicante4. Il lavoro come fonte di piacere e di socializzazione5. La coltivazione dell’orto: le radici della vita6. I percorsi di sviluppo del potenziale umano.

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q. Disagio psichico femminile: psichiatrizzazione o auto-determinazione?

In quanto all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate nei laboratori artistico-artigianali, la cooperativa sociale Terranova privilegerà la popolazione femminile che, nonostante i notevoli passi avanti realizzati per le pari opportunità fra i generi dal 1977 ad oggi, resta pur sempre “soggetto debole” rispetto all’universo maschile.

Di fatto assistiamo ancora a fenomeni di discriminazione ed esclusione sul mercato del lavoro e nella sfera politica, alla maggior precarizzazione e ad un massiccio sfruttamento nel mercato nero del lavoro, senza contare le tragiche cifre dei fenomeni di violenza, a livello globale.

Ma la scarsa autonomia e la conseguente caduta di autostima non sono la sola causa degli altissimi rischi per la salute della donna, poiché, in quanto condizionata culturalmente e socialmente, a prendersi carico di tutte le responsabilità del management familiare, tende a generare patologie di somatizzazione e crolli psichici.

Citeremo il prezioso seminario internazionale sul disagio psichico femminile del 1988, promosso dal Servizio Donne di Salute Mentale di Napoli, diretto dalla dott. Elvira Reale, con il supporto della Medicina Preventiva e Riabilitativa del C.N.R., per sintetizzare il nostro pensiero in merito alla salute mentale delle donne oggi.

Il seminario, tenuto da donne impegnate nell’attività clinica e di ricerca nei vari paesei europei ed extraeuropei, ha ridefinito i concetti di malattia “alla luce dell’analisi del ruolo e della vita quotidiana femminile. La malattia non è più considerata come dato oggettivo, ma come punto di vista della persona e del suo contesto di vita. La malattia rappresenta cioè il giudizio - della donna su di sé e del contesto sulla donna - di una incapacità ad adempiere alle proprie funzioni di ruolo. La malattia è un percorso che la donna compie attraverso richieste e giudizi svalutativi del contesto che la inducono o la confermano in una percezione di sé incapace in quanto malata.

Non interessa valutare la scarsa funzionalità della donna, ma arrivare a definire le pretese del contesto nei confronti della donna. Intendiamo il ricorso allo psicofarmaco e al ricovero come un fallimento del tentativo di sottrarre la donna al percorso della malattia e al rischio di una impropria medicalizzazione del suo disagio.” [1]

L’individuazione e l’analisi del contesto di vita delle donne vittime di depressione o altre manifestazioni di disturbo, hanno messo in luce situazioni di stress da lavoro familiare non condiviso, il burn-out* del lavoro di cura o il maltrattamento nelle relazioni familiari.

Alcune ricerche dimostrano che spesso il lavoro esterno è un fattore di protezione poiché supporta le donne dal punto di vista dell’autonomia economica e dell’autonomia psico-sociale rispetto alla famiglia e al partner.

“Quindi, anche se le donne sono impiegate maggiormente in quei tipi di lavoro definiti ad ”High Strain” (elevata domanda con bassa libertà di decisione), anche se questa tipologia è fortemente collegata all’usura delle energie psico-fisiche e quindi più stressante di altre, il lavoro esterno rispetto al carico familiare può essere un moderatore dello stress. Una donna lavoratrice, oltre all’autonomia economica e dal partner, ha più occasioni per mantenere la stima di sé, di ottenere gratificazioni, è stimolata a mantenere la cura di sé, ad accrescere le proprie risorse e competenze, nonché a socializzare.

* Burn-out: o “Sindrome dello scoppiato”, dato da stress, sovraccarico di mansioni, compiti, dalla loro urgenza, convulsività e coinvolgimento emotivo.

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In determinate condizioni però il lavoro esterno può diventare un elemento di potenziamento dello stress se ripete, accrescendole, le condizioni di stress familiare” (discriminazione, mobbing, molestie sessuali, subalternità rispetto ai colleghi uomini.

“All'interno di questo rapporto tra il contesto e la donna sono leggibili tutti gli elementi (fattori) che entrano nella formazione del disagio psichico e che danno luogo alla definizione della donna come persona  malata:

a. sovraccarico di lavoro e di responsabilità;b. giudizi svalutativi del contesto; c. mancanza di gruppi esterni di riferimento; d. percezione soggettiva di incapacità; e. restrizione delle attività e degli interessi personali; f. riduzione del progetto personale; presenza di malesseri fisici.”

La ridefinizione di disagio psichico femminile (si parla di epidemia di depressione femminile) ha portato le ricercatrici del sopracitato seminario a rivedere anche il concetto di cura.

“La cura non rappresenta lo sforzo di ripristinare l’equilibrio che precede l’evento malattia bensì consiste nel raggiungimento di un livello di benessere che spesso la donna non ha mai avuto e che consiste nel capovolgimento dell’ottica del ruolo femminile. Questo si concretizza attraverso il lavoro della maternità, in un ‘fare per altri e in un essere al servizio dei bisogni altrui’; la cura allora significa raggiungere la possibilità di fare ‘per sé’ più che fare per ‘gli altri’, e di considerare se stessa come fine e non più come mezzo.

La guarigione allora sarà riuscire a condurre la donna all’individuazione delle ragioni del suo malessere, a far sì che riconosca nelle richieste eccessive del suo contesto di vita e nei giudizi svalutativi degli altri, i luoghi del percorso che l’hanno indotta a considerarsi e definirsi malata..

Sarà pertanto aiutata affinché non si riconosca più come malata ma riconosca altrove i luoghi e i modi del suo ammalamento.” [20]

E’ opportuno ora analizzare una realtà sociale in cui la cura al diffuso disagio psichico, soprattutto femminile, viene affrontata prevalentemente (su scala nazionale 99,98%) in maniera farmacologica dai Servizi preposti.

“La percezione di malattia, così come la donna la esprime, si compone di due elementi:

a. un malessere fisico e/o psichico che non trova alcuna corrispondenza organica (patologia di un organo specifico) e che viene descritto fenomenologicamente in vari modi: tremito, senso di svenimento, palpitazioni, mal di testa, perdita di memoria, confusione mentale, turbe percettive, ecc.;

b. l'interruzione di una serie di funzioni di ruolo, presentata come dipendente da questi malesseri e come prova della propria incapacità, diversità, anormalità. L'elemento nodale che spinge la donna a parlare di malattia, o - il che é la stessa cosa - a cercare un aiuto tecnico di tipo specifico (psicologico, psichiatrico), é costituito dalla sensazione di vivere una situazione non controllabile con le proprie forze ma che necessita di una gestione tecnica esterna.   

L'incapacità é sicuramente quella che ha maggior peso per la formazione della percezione di malattia..   

Questa incapacità consiste nel non riuscire o nel non poter fare le cose che attengono alle proprie funzioni di ruolo perché ci si percepisce impossibilitati da un qualche

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fenomeno a carattere naturale o costituzionale, o comunque sottratto al proprio potere di gestione e di controllo.   

Questa incapacità in quanto malattia assume il carattere della incolpevolezza: "non sono io che non lo voglio fare, ma é la malattia che non me lo consente di fare".

L'assunzione del punto di vista della malattia comporta quindi la deresponsabilizzazione della persona rispetto al malessere; e in rapporto a ciò: la dipendenza dal tecnico e la sua delega al controllo per proprio conto. [21]

In questa fase quindi la donna si affida e si aggrappa esclusivamente al farmaco, deputandolo a panacea di tutti i mali ed assumendo una dipendenza psichica, ma anche fisica, da quello che identifica come un salvagente nel mare della pazzia.

Anche il solo tenerlo in borsetta le dona conforto ed infatti numerose ricerche dimostrano i benefici dei placebo. Ma che un’ulteriore dipendenza determini una guarigione è indubbio ed improbabile; diventa doveroso porre una riflessione anche sul ruolo della psichiatria di Stato.

“La psichiatria può vantare con il suo metodo classificatorio ed i suoi interventi più strettamente medico-farmacologici una generalità che altri metodi non possiedono: la psichiatria può intervenire in ogni circostanza, su qualsiasi persona, anche contro la volontà dell'utente, nei circuiti pubblici come in quelli privati; è l'unica deputata a gestire le situazioni di crisi ed è l'unica che garantisce, attraverso il ricorso al farmaco, o al trattamento "fisico", l'immediato silenziamento della crisi.

La psichiatria d'altra parte può ricomprendere più interventi di diverso tipo: da quello fisico-farmacologico, che più strettamente le compete per tradizione, a quello psicologico, a quello psicoterapico, a quello sociale. Ognuno di questi interventi si esplica sempre all'ombra dell'intervento medico-farmacologico: come supporto di quello o come sopportato da quello.

Il suo strumento principale, quella diagnostico, costituisce anche lo strumento centrale (quindi fondante) di ogni altro tipo di intervento. [22]

Il percorso di inserimento lavorativo nella cooperativa sarà pertanto anche un percorso di autocoscienza affinché la donna riconosca i suoi sintomi come una reazione al reale malessere di vivere che ha provocato la sua “caduta”. Utilizzeremo tutti gli strumenti disponibili e tutte le professionalità presenti in cooperativa per aiutarla e sostenerla a prendere in mano le redini della sua vita ed uscire dall’intontimento che molti psicofarmaci inducono.

Per fare chiarezza, vorremmo sottolineare qui che non siamo contrari all'uso degli psicofarmaci in quanto tali, ma che li consideriamo alla stregua di qualsiasi altra sostanza o 'droga' che dir si voglia, con la convinzione che ognuno sia libero di farne l'uso che desidera, avendo però il diritto di essere realmente informato sui possibili effetti desiderati e su quelli indesiderati, e senza peraltro essere costretto ad assumerla. Riteniamo anche scorretto il fatto che spesso si presentino gli psicofarmaci non come possibile strumento per contenere momentaneamente un 'sintomo' o una sensazione insopportabile, ma come "medicine che guariscono da una malattia". Senza, quindi, demonizzarne l'uso vogliamo fornire alcune istruzioni per sopravvivere ai trattamenti farmacologici non desiderati e alle prescrizioni di psicofarmaci troppo spesso superficiali ed irrazionali. Vogliamo ricordare innanzitutto la "sostanziale equivalenza terapeutica" tra diverse categorie di farmaci, l'efficacia temporanea legata in larga misura all'effetto suggestivo (effetto placebo), gli effetti di tossicità dovuti all'uso associato di più psicofarmaci (talune prescrizioni somigliano a veri e propri cocktail), la valenza ricattatoria che nei manicomi come nei servizi territoriali ha la

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prescrizione e l'assunzione di psicofarmaci, pena l'accertamento e il trattamento sanitario obbligatorio. Vogliamo amplificare la problematica della libera scelta e dell'uso consapevole di sostanze farmacologiche attraverso questi primi suggerimenti. [23]

Gli effetti collaterali di ansiolitici, neurolettici ed antidepressivi a danno del fisico, soprattutto se somministrati contemporaneamente, tendono a venir minimizzati e spesso viene denunciato il fatto che i foglietti delle controindicazioni vengano rimossi dalle confezioni degli psicofarmaci, da parte dei Servizi.

In realtà la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia che l’assunzione di neurolettici non sia protratta per periodi superiori ad alcune settimane mentre notiamo che molte donne in terapia vengano medicalizzate per periodi di gran lunga superiori (anche anni).

Inoltre spesso si omette di spiegare il cosiddetto “Effetto paradosso”, ovvero l’accentuazione dei sintomi che il farmaco stesso dovrebbe curare.

“La persona che assume neurolettici spesso si sente stordita, fa fatica a connettere e ad associare le idee fra loro, si sente staccata dalla realtà come se tutto fosse ovattato. Gli antipsicotici possono anche incidere sul comportamento causando cambiamenti repentini di umore, periodi di calma alternati a periodi di iperattività, inusuali modi di parlare, incluso il "parlare senza mira" o a voce molto alta. Questi comportamenti vengono sovente etichettati come "disordine mentale ricorrente" e vengono usati come giustificazione per ricorrere ad un ulteriore uso di neurolettici, ma in realtà sono causati dai farmaci stessi (psicosi tossiche).

Si arriva paradossalmente lungo questo percorso a confondere sintomi ed effetti collaterali. Quindi diventa difficile rompere questo circolo vizioso come stanno a dimostrare le migliaia di "pazienti" cronici o a rischio di cronicità che affollavano e affollano manicomi e servizi psichiatrici territoriali.Gli effetti collaterali sono indicati nei foglietti delle indicazioni dei farmaci, va comunque sempre tenuto presente che la risposta è altamente soggettiva.” [24]

Limitare l’abuso di queste potenti sostanze psicotrope che creano dipendenza fisica al pari di una qualsiasi droga pesante, significa intervenire anche sulla salute fisica della donna in quanto gli effetti collaterali a danno del corpo sono altrettanto insidiosi di quelli a danno della mente.

Per citarne solo alcuni, sappiamo che gli ansiolitici (o tranquillanti minori) diminuiscono le capacità psicomotorie e cognitive, provocano amenorrea e galatorrea; i neurolettici (o tranquillanti maggiori) possono provocare aumento di peso, distonia acuta, acatisia, parkinsonismo, discinesia tardiva; gli antidepressivi tipici e atipici se associati ad altri farmaci possono causare ipertensione, collassi cardiocircolatori e mancanza di coordinazione motoria; il relativo calo dell’attenzione associato al mio-rilassamento possono essere anche causa di incidenti. [Fonte: Telefono Viola]

Riportiamo infine un articolo del Comitato per i Diritti Umani:PSICOFARMACI: TROPPI CONSUMI E POCA INFORMAZIONE.

Il consumo di psicofarmaci in Italia è aumentato in modo preoccupante negli ultimi anni. Secondo l'Osservatorio Nazionale sull'impiego dei medicinali (Osmed) dal 2000 al 2003 si è registrato un aumento del 75%.

Nel rapporto ESPAD 2007 dell’Osservatorio Europeo sulle droghe e Tossicodipendenze, uno studio svolto in 35 Paesi europei su 100 mila studenti tra i 15 e i 16 anni, per

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stimare l’andamento del consumo di tabacco, alcol, cannabis, inalanti e psicofarmaci tra i giovani, quelli italiani sono al quinto posto per tranquillanti e sedativi.

Gli psicofarmaci consumati vanno dagli analgesici, agli antidolorifici, dai sedativi e tranquillanti, agli stimolanti.

Gli analgesici e gli antidolorifici, assunti per rilassarsi o dormire o per migliorare l’umore, sono a base di oppioidi, agiscono sul cervello bloccando la percezione del dolore e molti stimolano il piacere.

I sedativi e i tranquillanti, usati per insonnia, ansia e tensione, rallentano le funzioni del sistema nervoso centrale e dunque le funzioni motorie.

Gli stimolanti sono di solito impiegati per migliorare la qualità dell'attenzione, la percezione di forza e energia. Tutti farmaci spesso assunti con altre droghe o alcol, incentivando certi effetti collaterali o causandone di sconosciuti.

Tra i principali effetti secondari che si manifestano con l'uso prolungato ci sono: sedazione, rallentamento dei riflessi, incoordinazione motoria, difficoltà di memoria, confusione mentale, riduzione dell'attenzione, letargia, eruzioni cutanee, nausea, cefalea, riduzione della libido, vertigini.

La comparsa di queste manifestazioni varia da individuo a individuo.Tutte le benzodiazepine danno dipendenza fisica e se l'assunzione viene interrotta

all'improvviso, può verificarsi una vera e propria sindrome di astinenza, caratterizzata da insonnia, vertigine, cefalea, anoressia e, nei casi più gravi, anche ipotensione, ipertermia, psicosi, epilessia, crampi muscolari, sudorazione e coma.

Recenti studi hanno dimostrato che queste sostanze provocano assuefazione, tolleranza e dipendenza che si manifesta con agitazione, dolori muscolari e alle ossa, insonnia, diarrea, vomito e tremori.

La morte per overdose a causa di depressione del sistema respiratorio è una possibile conseguenza dell'abuso di analgesici e antidolorifici; quello di sedativi e tranquillanti può sfociare nelle convulsioni mentre l'abuso di stimolanti porta tremori, contrazioni muscolari, affaticamento, palpitazioni cardiache.

L'abuso di tali sostanze sta aumentando anche a causa della disinformazione. Le strade che conducono all'uso di queste sostanze sono diverse e molto spesso le persone sono all'oscuro degli effettivi pericoli.

Così si crea un vortice di giustificazioni e poi di dipendenze. Alcune persone subiscono anche abusi da somministrazioni eccessive.

A scopo informativo e di prevenzione i volontari del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani rendono disponibili gratuitamente materiali informativi, ed è possibile segnalare abusi subiti per trattamenti di questo tipo.

Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani onlus [25]

Anche la cooperativa Terranova offrirà informazione, tutela e terapie complementari o alternative, alle socie lavoratrici che presentino già dipendenza farmacologica o che si trovino in uno stato di burn-out; il viaggio di auto-conoscenza in corsi e seminari, l’attività artistica e sportiva, l’assertività e la circolarità dell’ambiente di lavoro, il ritrovato talento e la salutare autostima saranno gli strumenti principali per condividere non solo l’autonomia economica ma soprattutto la propria auto-determinazione, in quanto persona e in quanto donna.

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BIBLIOGRAFIA SITOGRAFIA

[1] “Il buon lavoro di parità” “Progetti di azioni positive degli Enti Locali volti all’espansione dell’accesso al lavoro e dei percorsi di carriera, all’incremento delle opportunità di formazione, qualificazione e riqualificazione delle donne - anno 2007” - Assessorato alle Pari Opportunità Provincia di Gorizia, 2008

[2] “magicamente imprenditrice - Comunicazione, innovazione e responsabilità sociale delle PMI femminili” a cura di Renata Kodilja - Comitato dell’Imprenditoria Femminile CIAA Gorizia, 2009

[3] Muzio Anna “In calo i consumi, ma tiene il bio” - Mark up, strumenti per il marketing e i retail - 22 Luglio 2009

<http://www.mark-up.it/articoli/0,1254,41_ART_2737,00.html?lw=10020;25>

[4] “Consumo: scelgo IO!” di Equonomia.it <http://www.equonomia.it/articolo.asp?articolo_codice=11>

[5] Osservatorio Provinciale sulle Politiche Sociali di Gorizia<http://opps.provincia.gorizia.it/>

[6] “Professionisti/e in famiglia” Agenzia regionale del lavoro della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia - Assistenti familiari 3° trimestre 2009

[7] Legge regionale Liguria n. 48 del 3 novembre 2009 <http://www.edizionieuropee.it/codiceliguria/>

[8] Consorzio Sociale GOEL di Gioiosa Jonica (RC) <http://www.cangiari.it>

[9] Tesi di laurea su mosaico e psicoterapia di Federica Manieri<http://www.psychomedia.it/pm-thesis/manieri/indice.htm>

[10] De Gregorio Achille, 2004 Arte Terapeuti Associati <http://www.arteterapia.it/?page_id=9>

[11] Sito ufficiale fiabaterapia metodo Debailleul Dott. Piera Giacconi <http://www.lavocedellefiabe.com>

[12] Definizione di “social marketing” da <http://it.wikipedia.org/wiki/Marketing_sociale>

[13] Bertaglio Andrea, “La produzione ecologica. Riciclo, riutilizzo e ricreo”, 10 Aprile 2010 Movimento per la Decrescita Felice

<http://www.decrescitafelice.it/?p=905>

[14] Orto didattico “La Grande Madre” - Aquileia (UD) <http://www.ortodidattico.it/>

[15] Panzarasa Stefano “Bioregionalismo” - AAM Terra Nuova, 21 Luglio 2005<http://www.aamterranuova.it/article79.htm>

[16] Sito ufficiale Associazione Basilico <http://www.associazionebasilico.it>

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Page 31: TERRANOVA, UNA COOPERATIVA SOCIALE DI DONNE PER … · del riciclo e dell’utilizzo di materiali sani ed eco-compatibili. I laboratori diventeranno showroom e spazio per momenti

[17] Sito ufficiale Riserva Naturale Regionale Foce dell’Isonzo Isola della Conahttp://www.isoladellacona.it/paginegalleria/ambienti.html

[18] Ecoistituto delle Tecnologie Appropriate, Cesena<http://www.scuolacreativa.it/progetto_laboratorio.html>

[19] Utopie onlus, Metodo del consenso<http://www.utopie.it/nonviolenza/metodo_del_consenso.htm>

[20] “Introduzione” di Elvira Reale (Resp. Unita’ Operativa CNR, USL Napoli “Servizio Donne Salute Mentale”) al “I Seminario Internazionale sul disagio psichico della donna” 1-3 giugno 1988

[21] La percezione di malattia - Elvira Reale http://www.salutementaledonna.it/perc_malattia.htm]

[22] “Conclusioni e proposte” di Elvira Reale (Resp. Unita’ Operativa CNR, USL Napoli “Servizio Donne Salute Mentale”) al “I Seminario Internazionale sul disagio psichico della donna” 1-3 giugno 1988

[23] Telefono Viola http://www.ecn.org/telviola/]

[24] “Effetti collaterali - uso e abuso di psicofarmaci” a cura del Telefono Viola - http://www.ecn.org/telviola/]

[25] http://www.ccdu.org

Un sentito ringraziamento all’Associazione Basilico dal quale progetto di ecovillaggio nel parco naturale del Cilento, è tratto e liberamente adattato il paragrafo sulla Permacultura.

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