Teoria della politica economica

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Teoria della Politica Economica Una particola branca della teoria economica studia l’interessante tema di come il policy-maker dovrebbe agire. È questa la cosiddetta teoria normativa della politica economica. Le questioni sollevate dai teorici normativi sono generalmente relative a pochi temi principali. Es.: Intervenire nell’economia o limitare i propri interventi lasciando il mercato libero di agire? Una seconda branca della teoria economica studia in che modo i policy- maker agiscono nella realtà. È questa la cosiddetta teoria positiva della politica economica. Essa tenta di individuare le ragioni per le quali i policy-maker agiscono in un determinato modo. Es.: vincoli istituzionali, convinzioni di natura teorica ecc… Teoria generale della Politica Economica Premessa: In primo luogo, le autorità di politica economica devono definire gli scopi della politica economica, generalmente espressi mediante una funzione del benessere sociale da massimizzare. Sulla base di tale funzione, le autorità devono poi identificare gli obiettivi da raggiungere. Un insieme di obiettivi ampiamente accettato è costituito dal pieno impiego delle forze di lavoro e di un tasso di inflazione pari a 0.In secondo luogo i policy-maker devono individuare gli strumenti disponibili per raggiungere gli obiettivi che si sono prefissi. In generale, esistono due tipi di strumenti di politica economica, quelli di politica fiscale e quelli di politica monetaria. Tinbergen fece uso di un semplice modello lineare. Consideriamo innanzi tutto il caso più semplice,ovvero quello in cui ci sono solamente sue obiettivi e due strumenti. Gli obiettivi vengono generalmente indicati con T 1 eT 2 mentre gli strumenti vengono indicati con I 1 eI 2 . Quando un economica aperta opera in corrispondenza di tali livelli desiderati, diciamo che si trova nel cosiddetto bliss point(letteralmente << punto della felicità>>), ovvero nel punto di massimo benessere. In questo semplice caso gli obiettivi sono una funzione lineare degli strumenti: T 1 = a 1 I 1 + a 2 I 2 T 2 = b 1 I 1 + b 2 I 2 I policy-maker possono conseguire i valori desiderati delle variabili obiettivo solamente se possono utilizzare entrambi gli strumenti, e solamente se gli effetti esercitati dagli strumenti sugli obiettivi sono tra loro linearmente indipendenti. Il sistema ammette soluzione a condizione che a 1 / b 1 ≠ a 2 /b 2 . In questo caso abbiamo che: I 1 = (b 2 T 1 –a 2 T 2 ) / (a 1 b 2 –b 1 a 2 ) I 2 = (a 1 T 2 – b 1 T 1 )/ (a 1 b 2 –b 1 a 2 ) Che cosa accade invece se a 1 / b 1 = a 2 /b 2 ? In questo caso gli strumenti esercitano sugli obiettivi effetti esattamente proporzionali e le

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Una particola branca della teoria economica studia l’interessante tema di come il policy-maker dovrebbe agire. È questa la cosiddetta teoria normativa della politica economica. Le questioni sollevate dai teorici normativi sono generalmente relative a pochi temi principali. Es.: Intervenire nell’economia o limitare i propri interventi lasciando il mercato libero di agire? Una seconda branca della teoria economica studia in che modo i policy-maker agiscono nella realtà. È questa la cosiddetta teoria positiva della politica economica. Essa tenta di individuare le ragioni per le quali i policy-maker agiscono in un determinato modo. Es.: vincoli istituzionali, convinzioni di natura teorica ecc…

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Teoria della Politica EconomicaUna particola branca della teoria economica studia l’interessante tema di come il policy-maker dovrebbe agire. È questa la cosiddetta teoria normativa della politica economica. Le questioni sollevate dai teorici normativi sono generalmente relative a pochi temi principali. Es.: Intervenire nell’economia o limitare i propri interventi lasciando il mercato libero di agire?Una seconda branca della teoria economica studia in che modo i policy-maker agiscono nella realtà. È questa la cosiddetta teoria positiva della politica economica. Essa tenta di individuare le ragioni per le quali i policy-maker agiscono in un determinato modo. Es.: vincoli istituzionali, convinzioni di natura teorica ecc…

Teoria generale della Politica EconomicaPremessa: In primo luogo, le autorità di politica economica devono definire gli scopi della politica economica, generalmente espressi mediante una funzione del benessere sociale da massimizzare. Sulla base di tale funzione, le autorità devono poi identificare gli obiettivi da raggiungere. Un insieme di obiettivi ampiamente accettato è costituito dal pieno impiego delle forze di lavoro e di un tasso di inflazione pari a 0.In secondo luogo i policy-maker devono individuare gli strumenti disponibili per raggiungere gli obiettivi che si sono prefissi. In generale, esistono due tipi di strumenti di politica economica, quelli di politica fiscale e quelli di politica monetaria.Tinbergen fece uso di un semplice modello lineare. Consideriamo innanzi tutto il caso più semplice,ovvero quello in cui ci sono solamente sue obiettivi e due strumenti. Gli obiettivi vengono generalmente indicati con T1 eT2 mentre gli strumenti vengono indicati con I1 eI2. Quando un economica aperta opera in corrispondenza di tali livelli desiderati, diciamo che si trova nel cosiddetto bliss point(letteralmente << punto della felicità>>), ovvero nel punto di massimo benessere. In questo semplice caso gli obiettivi sono una funzione lineare degli strumenti:T1= a1 I1+ a2 I2

T2= b1 I1+ b2 I2

I policy-maker possono conseguire i valori desiderati delle variabili obiettivo solamente se possono utilizzare entrambi gli strumenti, e solamente se gli effetti esercitati dagli strumenti sugli obiettivi sono tra loro linearmente indipendenti.Il sistema ammette soluzione a condizione che a1/ b1≠ a2 /b2 . In questo caso abbiamo che:I1= (b2 T1 –a2 T2 ) / (a1 b2 –b1 a2 ) I2= (a1 T2 – b1 T1 )/ (a1 b2 –b1 a2 )Che cosa accade invece se a1/ b1= a2 /b2? In questo caso gli strumenti esercitano sugli obiettivi effetti esattamente proporzionali e le autorità di politica economica dispongono quindi di un solo strumento indipendente attraverso il quale conseguire i propri obiettivi. In casi di questo tipo non è possibile conseguire entrambi gli obiettivi.Regola generale: Se in un economia caratterizzata da una struttura lineare i policy-maker si propongo di raggiungere N obiettivi, tali obiettivi possono essere conseguiti solamente se i policy-maker possono disporre di almeno N strumenti tra loro linearmente indipendenti.Prima Riflessione: gli obiettivi non sono indipendenti. Se la politica monetaria e la politica fiscale influiscono sul tasso di inflazione esclusivamente in virtù degli effetti che esercitano sul livello della produzione, conseguire i valori obiettivo sia per quanto concerne la produzione, sia per quanto riguarda l’inflazione è in generale impossibile (es. equazioni con curva di Philips).Seconda Riflessione: Se a1/ b1≈ a2 /b2 potrebbe essere possibile in senso stretto conseguire entrambi gli obiettivi solo nel caso in cui I1 e I2 assumessero valori particolarmente elevati, lontani dai loro livelli normali.

Principio della classificazione effettiva dei mercati

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Secondo questo principio ciascuno strumento dovrebbe essere assegnato all’obiettivo sul quale esercita l’effetto relativamente maggiore, e per modificare il quale gode quindi di un vantaggio comparato rispetto agli altri strumenti. La politica monetaria esercita sull’inflazione un effetto maggiore della politica fiscale. Ciò significa che, con ogni probabilità, a parità di effetto sul livello della produzione, M esercita sul tasso d’inflazione un effetto maggiore di quello esercitato da G. Quindi a2 /b2 (Politica monetaria)> a1/ b1 (Politica fiscale) l’autorità monetaria dovrebbe occuparsi del controllo dell’inflazione, mentre l’autorità di politica fiscale dovrebbe puntare sul controllo del livello della produzione.

Che fare se il numero degli strumenti è inferiore a quello degli obiettivi?

Es. Q=a1 G+ a2 M e P=b1 G+ b2 MSe per qualche motivo G=0Q= a2M e P= b2 M cioè:P= (b2 / a2)Q Vincolo TTQuando il numero degli strumenti è insufficiente, i policy-maker non possono raggiungere tutti gli obiettivi che si sono prefissi e si trovano quindi a fronteggiare il noto problema rappresentato dall’esistenza di un trade-off tra i differenti obiettivi. Che devono fare allora? Il primo passo potrebbe consistere nella definizione di una funzione di perdita sociale, ovvero di una relazione che espliciti i costi che la società subisce nel momento in cui le variabili obiettivo si scostano sui propri livelli ottimali. Questa funzione deve essere minimizzata al contrario della funzione di utilità. L’ipotesi che viene generalmente formulata è che le perdite siano direttamente proporzionali ai quadrati degli scostamenti delle variabili obiettivo rispetto ai propri livelli ottimali. Quindi: L= (Q-Q*)2

+ (P-P*)2 . Più in generale, è possibile assegnare alle perdite

derivanti dal mancato raggiungimento dei due obiettivi pesi differenti, semplicemente moltiplicando uno dei termini per un parametro, indicato con α0.L= (Q-Q*)2

+ α0 (P-P*)2

Es. Q*=0 e P*=-2 si ha L= (Q)2 + α0 (P+2)2

La mappa delle curve di indifferenza verrà rappresentata con un cerchio avente centro in (0;-2) che è il bliss point. Il grafico illustra quindi l’obiettivo delle autorità di politica economica in modo relativamente semplice: raggiungere una curva di indifferenza la più vicina possibile al bliss point. Il punto di ottimo è rappresentato dal punto di tangenza tra il vincolo TT e la curva di indifferenza più vicina al bliss point.La condizione di tangenza ci garantisce il raggiungimento della circonferenza di raggio minore possibile, alla quale è quindi associata la perdita minore possibile all’interno dell’insieme di combinazioni(Q,P) accessibili.

I diversi tipi di incertezzaIncertezza strutturale (1)(Timing della politica economica): Un particolare tipo di incertezza relativo ai reali valori dei coefficienti riguarda non l’effetto complessivo esercitato da uno strumento su un particolare obiettivo, bensì il modo in cui tale effetto risulta distribuito nel corso del tempo. Potrebbe essere possibile, per esempio, conoscere con un ragionevole grado di sicurezza che una stretta monetaria di data ampiezza tende, nel lungo periodo a ridurre il PNL nominale di un certo ammontare. Il timing preciso di tale effetto è invece più incerto.

Equazione 1: Q= αM+ εIncertezza additiva o strutturale(2): è data dalla variabile ε nota anche come disturbo e rappresenta tutti quei fattori, per esempio le condizioni meteorologiche oppure gli scioperi, che influiscono sul livello della produzione ma sono al di fuori del controllo delle autorità di politica economica.Incertezza moltiplicativa o strutturale(2): Le autorità conoscono il valore medio di α, ma non sanno esattamente quale valore assumerà nel momento in cui esse attueranno la propria politica monetaria. Di conseguenza, l’effetto esercitato dalla politica monetaria sul tasso di inflazione non può essere

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determinato con precisione. Tecnicamente il parametro α rappresenta un’incertezza di tipo moltiplicativo, poiché l’effetto di tale incertezza viene moltiplicato per lo strumento di politica economica.Dall’equazione 1 se ε=0 e M viene scelto sulla base del valore medio di α e il valore effettivo di tale parametro risulta inferiore a quello atteso (e desiderato) dalle autorità di politica economica. In altri termini, la politica monetaria risulterà eccessivamente debole e l’incremento del livello della produzione inferiore a quello ottimale.Incertezza stocastica: la previsione è soggetta ad elementi non ipotizzabili in precedenza (es. Cina chiude gli scambi)Incertezza strategica: esistenza di condizioni di interdipendenza strategica (es. banchiere centrale ed investitori sui mercati finanziari).Modello di Brainard: i policy-maker devono prestare particolare attenzione alla possibilità che le componenti casuali del modello risultino superiori ai rispettivi valori medi. Nella circostanza in cui α risulti maggiore del valore medio stimato, le variabili obiettivo possono scostarsi dai propri livelli ottimali in misura anche notevole. E poiché con una funzione di perdita quadratica[(Q-Q*)2] gli scostamenti delle variabili dai propri livelli ottimali vengono elevati al quadrato, il costo di uno scostamento elevato può diventare enorme. In conclusione, in circostanze di questo tipo le autorità di politica economica dovrebbero cercare di essere particolarmente caute, in altri termini, dovrebbero sforzarsi di limitare il proprio attivismo(fare meno cose).

La critica di Lucas alla teoria della politica economicaSecondo Lucas, i modelli econometrici di grandi dimensioni sono progettati e stimati in modo assai superficiale. Egli sostiene infatti che i coefficienti di tali modelli non descrivono la reale struttura dell’economia e sono quindi decisamente instabili. Uno dei problemi principali è rappresentato dal modo in cui i modelli econometrici tradizionali trattano le aspettative del pubblico. Le aspettative sui valori futuri delle variabili economiche vengono infatti generalmente approssimate mediante una funzione dei valori passati della variabile oggetto di previsione. In altri termini, egli dubita fortemente che nella realtà le aspettative vengano formate estrapolando meccanicamente le tendenze passate delle variabili di interesse.Secondo Tinbergen sarebbe possibile un equazione di questo tipo:Q= bo+ b1 (M- M-1)La Stima del coefficiente b1 potrebbe essere utilizzata per individuare la politica monetaria ottimale.Secondo Lucas questo è un modello inadegueato, in quanto andrebbe considerata la previsione dell’offerta di moneta Me. Quindi Q= bo+ b1 (M- Me)Nel caso in cui il pubblico sia in grado di prevedere perfettamente la crescita monetaria futura, quest’ultima non esercita alcun effetto sul livello della produzione, per la semplice ragione che l’errore nella formazione delle aspettative è uguale a 0(M- Me=0).In questo caso la stima del parametro b1 offrirebbe una guida decisamente inadeguata alla <<vera>> relazione che esisterà in futuro tra la crescita dell’offerta di moneta e il livello della produzione.