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TEORIA DEL DIRITTO E DELLO STATO RIVISTA EUROPEA DI CULTURA E SCIENZA GIURIDICA 2011 N. 3

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TEORIA DEL DIRITTO E DELLO STATORIVISTA EUROPEA DI CULTURA E SCIENZA GIURIDICA

2011 N. 3

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Theory of LAW AND STATe

TEORIA DEL DIRITTO E DELLO STATORIVISTA EUROPEA DI CULTURA E SCIENZA GIURIDICA

rechTS- uND STAATSLehre

Théorie Du DroiT eT De L’éTAT

TeorÍA DeL Derecho y DeL eSTADo

2011 N. 3

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Copyright © MMXIARACNE editrice S.r.l.

[email protected]

via Raffaele Garofalo, 133/A-B00173 Roma(06) 93781065

isbn 978-88-548-4488-9issn 1721-8098-11002

Finito di stampare nel mese di dicembre del 2011 dalla « ERMES. Servizi Editoriali Integrati S.r.l. », 00040 Ariccia (RM), via Quarto Negroni 15, per conto della « Aracne editrice S.r.l. » di Roma.

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V

indice

Articoli e saggi

Campagnoli m.n., Al di là dei confini, al di qua delle mura: il terrorismo suicida

VeCChio g., Giustizia sociale, Stato, diritti

Interpretazioni e opinioni

garibo peyró a.-p., Laicismo y laicidad en España

leotta F., Contradictory Trends in Contemporary Federal and Regional Systems? A Theoretical Speculation on Subsidiarity, Asymmetry and Globalization

Discussioni e recensioni

mangiameli s., recensione a a. D’atena, Diritto regionale, To-rino 2010

Letteratura e diritto

salazar C., Letteratura e diritto in Philip K. Dick: note sparse su Rapporto di minoranza

Abstracts

pag.

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387

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421

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Articoli e saggi

maria noVella Campagnoli

Al di là dei confini, al di qua delle mura: il terrorismo suicida

sommario: 1. Fra evoluzioni, trasformazioni e nuove accezioni… lo spettacolo del ter-rorismo suicida. – 2. Conflitto asimmetrico, irregolarità e mimetismo: dal giusto nemico al partigiano, dal partigiano al terrorista. – 3. La guerra “san-ta”, la guerra “giusta” e la pace “calda”.

1. Fra evoluzioni, trasformazioni e nuove accezioni… lo spetta-colo del terrorismo suicida

Nel nome di Allah, misericordioso e com-passionevole (…) il confronto cui siamo chiamati con i regimi apostati non conosce dibattiti socratici (…), ideali platonici (…) diplomazia aristotelica.

Manuale di Al-Qaeda

Il superamento del bipolarismo ideologico-politico che ha caratterizzato gli anni della “Guerra fredda” (1), il progresso tecno-scientifico, applicato principalmente al settore delle telecomunica-

(1) “Noi crediamo ingenuamente che il progresso del Bene, la sua crescita in potenza in tutti gli ambiti (scienze, tecniche, democrazia, diritti dell’uomo), corri-sponda a una disfatta del Male. Nessuno sembra aver capito che il Bene e il Male (…) sono irriducibili l’uno all’altro e il loro rapporto è inestricabile. (…) Nell’universo tra-dizionale, si aveva un bilanciarsi del Bene e del Male, secondo un rapporto dialettico che assicurava in un modo o nell’altro la tensione e l’equilibrio dell’universo morale – un po’ come nella guerra fredda il faccia a faccia delle due potenze garantiva l’e-quilibrio del terrore. (…) Questo bilanciarsi si spezza a partire dal momento in cui si ha estrapolazione totale del Bene (egemonia del positivo su qualsiasi forma di ne-gatività, esclusione della morte, di ogni forza avversa in potenza – trionfo dei valori del Bene su tutta la linea). (…) l’equilibrio è rotto, ed è come se il Male riprendesse allora un’autonomia invisibile (…) è un po’ quello che si è prodotto nell’ordine poli-tico con la scomparsa del comunismo e il trionfo mondiale della potenza liberale: è a questo punto che è comparso un nemico fantomatico, il quale invade per perfusione

Teoria del diritto e dello Stato, 2011/3ISBN 978-88-548-4488-9

ISSN 1721-8098-11002DOI 10.4399/97888548448891

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maria noVella Campagnoli – Il terrorismo suicida

zioni e degli armamenti (2), ed il fenomeno della globalizzazione, hanno contribuito a ridisegnare completamente lo scenario geo-politico mondiale (3) determinando una svolta epocale nel modo di pensare la guerra (4), la politica ed il diritto (5). Di qui, nuove sfide e

tutto il pianeta, filtra dappertutto (…) uscendo da tutti gli interstizi della potenza: l’Islam” (J. bauDrillarD, Lo spirito del terrorismo, trad. it., Milano 2002, 18-21).

(2) Anzitutto, si rammentino le illuminanti e sempre attuali osservazioni di hannah arenDt (“la rivoluzione tecnologica, una rivoluzione nella fabbricazione degli strumenti, è stata particolarmente marcata in campo militare” [Sulla violenza, trad. it., Parma 2008, 6]) e di simone Weil (“se il pericolo è così grave è certo in parte dovuto alla potenza degli strumenti di distruzione che la tecnica ha messo nelle nostre mani” [Sulla guerra. Scritti 1933-1943, trad. it., Milano 2005, 55]). Inoltre, si ricordi quan-to affermato non molto tempo fa da Virilio (“Civilizzazione o militarizzazione della scienza? Se la verità è ciò che è verificabile, la verità della scienza contemporanea è, più che l’ampiezza di un progresso, quella delle catastrofi tecniche da essa provocate. Trascinata per circa mezzo secolo nella corsa agli armamenti (…) la scienza si è evolu-ta unicamente nella prospettiva della performance limite (…). Divenuta progressiva-mente TECNO-SCIENZA, prodotto della confusione fatale tra strumento operativo e ricerca esplorativa, la scienza moderna si è separata dai suoi fondamenti filosofici e si è sviata (…)” [La bomba informatica, trad. it., Milano 2000, 1 ss.]) e – con particolare riferimento alla complessa relazione fra tecnica, guerra e terrorismo – da DerriDa (“il rapporto tra la terra, il territorio e il terrore è cambiato e bisogna sapere che questo dipende dalla conoscenza, cioè dalla tecno-scienza. È la tecno-scienza che annulla la distinzione tra guerra e terrorismo” [J. DerriDa, Autoimmunità, suicidi reali e simbo-lici. Un dialogo con Jacques Derrida, in G. borraDori, Filosofia del terrore. Dialoghi con Habermas e Derrida, Roma-Bari 2003, 109]).

(3) Si rammentino le parole di pierre léVy che, riflettendo sullo scenario mondiale ridisegnato dal progresso tecno-scientifico e sull’avvento della virtualiz-zazione, ha introdotto il concetto di deterritorializzazione ed è stato fra i primi a sostenere che lo spazio tradizionale (quello dei luoghi, delle città, delle nazioni, dei limiti e dei confini) è stato via via soppiantato da uno spazio assolutamente inedito. Uno spazio caratterizzato della simultaneità e dell’ubiquità, che ha determinato un nuovo nomadismo, modificando in maniera sensibile non solo l’economia di mercato, ma anche, e soprattutto, le relazioni fra gli individui e fra i singoli Stati (Il virtuale, Milano 1997, in particolare, 9-14). Inoltre, si pensi a quanto affermato da Virilio a proposito del “crepuscolo dei luoghi” e del “deserto” che oggi si situa all’interno delle nostre città (Città panico. L’altrove comincia qui, trad. it., Milano 2004, spec. 104 ss.).

(4) In tal senso, quanto avvenuto durante l’11 settembre è davvero para-digmatico: la comunità mondiale è stata raggiunta tutta insieme e tutta nello stesso momento dalla notizia degli attentati. E a poco a poco ci si è resi conto che la guerra en forme, la guerra simmetrica, aveva ceduto il passo ad una nuova forma di conflitto: alla guerra de-materializzata (C. CorraDi, Sociologia della violenza, Il corpo come strumento della guerra: le missioni suicide, Roma 2009, 80-81).

(5) Si ricordi quanto sottolineato già diversi anni fa da sergio Cotta: “il si-stema giuridico dell’età tecnologica assomiglia a quelle case giapponesi il cui interno muta, per un gioco di pareti mobili, secondo le differenti necessità di chi le abita” (La sfida tecnologica, Bologna 1968, 181). Oggi, infatti, il diritto sembra divenire sempre

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Interpretazioni e opinioni

ana-paz garibo peyró

Laicismo y laicidad en España

somario: 1. ¿Una legislación de vanguardia? – 2. Las novedades legislativas: breve análisis crítico. – 3. La respuesta de la sociedad española. – 4. La cuestión religiosa desde la perspectiva de la historia constitucional española. – 5. Un Estado laico. – 6. Concluyendo: ¿Qué le pasa a España?

1. ¿Una legislación de vanguardia?

Durante las dos últimas legislaturas se han precipitado una serie de acontecimientos en España que se han constituido en fuente de gran tensión social, alterando sobremanera la convivencia demo-crática de los españoles conseguida gracias a la Transición política ocurrida casi 30 años antes.

El 14 de marzo de 2004 el Partido Socialista venció en unas elecciones en las que hasta dos días antes ni la más optimista de sus encuestas (ni de las encuestas oficiales) les hacía soñar con la más mínima posibilidad de triunfo. No es objeto de mi ponencia el análi-sis de lo sucedido en España entre los días 11 y 14 de marzo de aquel año, baste saber que el nuevo Presidente del Gobierno español, José Luis Rodríguez Zapatero, se encontró en el Palacio de la Moncloa contra todo pronóstico y después de haber llegado a la candidatura de una manera un tanto rocambolesca, sin contar con un curriculum que le avalara en la vida política española y siendo poco conocido para la inmensa mayoría de los españoles. Su gobierno no tardaría demasiado en sorprender a la opinión pública anunciando una serie de reformas legislativas que afectaban a temas relativos a derechos fundamentales.

Se anunciaron proyectos de ley que incidirían directamen-te en materias tan cruciales como la protección de la vida humana prenatal, la regulación del matrimonio y sus causas de disolución y el desarrollo del derecho a la educación primaria y secundaria. To-

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ISSN 1721-8098-11002DOI 10.4399/97888548448893

pag. 387-403

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ana-paz garibo peyró – Laicismo y laicidad en España

dos estos proyectos acabarían cristalizando respectivamente en las siguientes leyes:

a) ley 13/2005, de 1 de julio, por la que se modifica el Código Civil en materia de derecho a contraer matrimonio. Más co-nocida como “ley del matrimonio homosexual”;

b) ley 15/2005, de 8 de julio, por la que se modifican el Código Civil y la Ley de Enjuiciamiento Civil en materia de separa-ción y divorcio. Bautizada enseguida por la opinión pública y los medios de comunicación como la “ley del divorcio ex-press”;

c) ley orgánica 2/2006, de 3 de mayo, de Educación, que intro-duce la controvertida nueva asignatura llamada “Educación para la ciudadanía” en los planes de estudios de la educación primaria y secundaria;

d) y más recientemente la Ley Orgánica 2/2010, de 3 de marzo, de salud sexual y reproductiva y de la interrupción volun-taria del embarazo, popularmente llamada la nueva ley del aborto.

Las novedades o modificaciones que tales leyes introducen de manera muy resumida serían las siguientes.

2. Las novedades legislativas: breve análisis crítico

Las dos leyes del 2005 han venido a revolucionar la regula-ción de la institución del matrimonio, que era ya pacífica desde que la reforma del Código civil de 1981 la adaptara a las exigencias de los principios y normas de la Constitución de 1978. Así el nuevo artí-culo 44 del Código civil español institucionaliza el matrimonio entre personas del mismo sexo (1). Se dirá que ello se hace en desarrollo de los valores constitucionales “cuya plasmación debe reflejarse en la regulación de las normas que delimitan el estatus del ciudadano, en una sociedad libre, pluralista y abierta”, siendo esos valores “la promoción de la igualdad efectiva de los ciudadanos en el libre desa-rrollo de su personalidad (artículos 9.2 y 10.1 de la Constitución), la

(1) Artículo 44 del Cc: El hombre y la mujer tienen derecho a contraer ma-trimonio conforme a las disposiciones de este Código. El matrimonio tendrá los mis-mos requisitos y efectos cuando ambos contrayentes sean del mismo o de diferente sexo.

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Discussioni e recensioni

stelio mangiameli

Recensione aA. D’AtenA, Diritto regionale, Torino 2010

1. Con il Suo “Diritto regionale”, Antonio D’Atena dona alla comunità scientifica e alla comunità degli studenti che si approcciano al regionalismo italiano, verosimilmente per la preparazione di un esame, un volume che solitamente si definisce un “manuale”, e cioè un “libro che riporta, con un funzionale criterio divulgativo e informativo, le nozioni fondamentali relati-ve a una disciplina determinata” (Devoto-Oli). Ora, chiunque abbia letto il Diritto regionale di D’Atena si accorge subito come l’opera sia difficilmente inquadrabile in questa definizione, non perché non vi sia lo sforzo da parte dell’Autore di prefigurarsi il lettore giovane e non pienamente esperto; anzi, proprio per questa prefigurazione, che traspare proprio dalla presentazione, il linguaggio dell’opera è stato calcolato – se così possiamo dire – pensando alle mani di chi avrebbe avuto maggiormente bisogno del libro.

Tuttavia, la definizione di “manuale” appare palesemente insuffi-ciente a definire quest’opera. Non si tratta, infatti, di una produzione per la didattica che magari nel corso del tempo può essere rivista, come anche ambiziosi giovani pure di recente hanno fatto, costruendo con i diversi ma-teriali dell’accademia un prodotto destinato al mercato degli studenti. Sia-mo, invece, in presenza di un libro di sintesi magistrale delle ricerche di uno studioso – forse oggi il più eminente del panorama italiano ed uno dei più autorevoli di quello europeo – che da ben un quarantennio segue il regiona-lismo italiano in ogni suo aspetto e che ha preso parola su ogni vicenda che ha caratterizzato questa esperienza del nostro ordinamento. Di conseguen-za, in un percorso siffatto la stessa scrittura del manuale si realizza come una ulteriore parte della Sua ricerca. Un libro del genere ben difficilmente può essere considerato un semplice prodotto per il mercato degli studenti.

Dietro non vi è solo la convinzione che è azzardato scrivere prema-turamente un manuale di una disciplina particolarmente specialistica come il diritto regionale, ma anche l’idea che il manuale non è un prodotto ogget-tivo e asettico, bensì il più significativo contributo di uno studioso che di lui deve riflettere la personalità scientifica, nel comunicare idee ed informazio-ni, e che, perciò, richiede un accumulo di esperienza e di interiorizzazione delle conoscenze che necessariamente richiedono tempo e fatica.

Teoria del diritto e dello Stato, 2011/3ISBN 978-88-548-4488-9

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stelio mangiameli – Diritto regionale

2. La diversità che caratterizza questo manuale è, perciò, la ricchez-za scientifica, la personalità dell’impostazione, l’omogeneità dell’approfon-dimento e la continuità del metodo. Nel ringraziare Crisafulli e Sandulli, “Maestri – come Lui dice – alla cui scuola si è formato”, non vi è una mera clausola di stile, ma il riconoscimento per un insegnamento che si è seguito in modo convinto è che ha fruttato quel metodo sistematico di interpretazio-ne della Costituzione e dei dati dell’ordinamento, in chiave positiva, sì da consentire una valutazione giuridica compiuta degli accadimenti e dei com-portamenti dei soggetti istituzionali impegnati nella vicenda del regionali-smo italiano, primo fra tutti lo stesso giudice costituzionale, le cui decisioni non sono state accolte come un dato di fatto indiscutibile, ma sono state al contrario sempre valutate criticamente in relazione al dato costituzionale interpretato sistematicamente.

Questo metodo è stato coerentemente seguito nell’esame della vi-cenda regionale; il pensiero va alla monografia su L’autonomia legislativa delle Regioni del 1974 e agli scritti successivi che con piena coerenza hanno continuato nell’esame del regionalismo italiano.

Tuttavia, nel tempo una qualche variazione ha avuto anche il meto-do: a me pare che si sia sviluppata una certa inclinazione al “realismo”, che ha permesso anche una certa comprensione delle aporie della realtà rispetto al dato formale; tanto più quando il dato formale perdeva aderenza rispetto alla realtà, per effetto del passaggio del tempo, o quando non conteneva sin dall’inizio una effettiva aderenza con la realtà, né quella fattuale, né quella dell’ordinamento; come è stato il caso di molte disposizioni del testo novel-lato del Titolo V.

Ne hanno beneficiato proprio le decisioni del giudice costituzionale, le cui soluzioni hanno trovato giustificazione nella necessità che il sistema si potesse razionalizzare – di qui il carattere realista degli assunti – a fronte di dati di difficile armonizzazione sul piano dell’interpretazione sistematica.

3. È ovvio che questa inclinazione può essere spiegata in vario modo. Tuttavia, in questo caso, potrebbe derivare dalla circostanza che la riflessio-ne sulla scrittura del manuale è avvenuta nel corso di un tempo in cui era entrato in crisi il modello di regionalismo nato dal disegno dell’Assemblea costituente e nel quale la classe politica italiana ha intrapreso uno sforzo di ridisegno dei livelli di governo e particolarmente di quello regionale: oggetto della riflessione sono perciò diventate non solo le disposizioni costituzionali in essere, ma anche quelle in divenire e, alla fine, quelle che con le leggi di revisione si sono definitivamente affermate.

Nel trattare gli argomenti D’Atena, in modo sintetico, ma non per questo meno efficace, ripercorre ogni punto dell’ordinamento regionale: l’o-rigine della questione e le soluzioni cui l’ordinamento concreto era perve-nuto, il travaglio della transizione, la formulazione nuova e definitiva, così offrendo di questa la comparazione con il passato ed esaminando anche le problematiche cui la nuova disposizione ha dato vita in questo decennio di

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Letteratura e diritto

Carmela salazar

Letteratura e diritto in Philip K. Dick: note sparse su Rap-porto di minoranza

sommario: 1. Premessa. – 2. Rapporto di minoranza (The minority report, 1956) – 3. Dal racconto di Dick al film di Spielberg (Minority report, USA 2002). – 4. “Cos’è reale?” La Pre-crimine e il paradosso dei “futuri multipli”. – 5. “Cos’è umano?” La Pre-crimine e il bilanciamento tra libertà e sicurezza. – 6. Una domanda inquietante: Rapporto di minoranza è un racconto profetico?

Io non sono un narratore, io sono un filosofo.

Philip K. DiCk

1. Premessa

L’ampia produzione di Philip K. Dick (Chicago, 1928-1982), “figura totemica” (1) della letteratura fantascientifica – ma forse sarebbe meglio dire: della letteratura fantastica – offre al giurista molteplici suggestioni. Si prenda in considerazione, ad esempio, la particolare elaborazione, da parte dello scrittore, della metafora del “doppio” che ciascuno di noi, “lo sappia o no, porta dentro di sé” (o a fianco a sé, quale compagno di strada, come sug-gerisce il neologismo Dopplegänger creato ad hoc da J.P. Richter) (2).

Dick ripropone il topos letterario dell’alter ego in due diverse di-mensioni (3): per un verso, l’intera specie umana appare esposta alla mi-

(1) J. lethem, Philip K. Dick: un’introduzione (1999), trad. it. in iD., Crazy friend. Io e Philip K. Dick, Milano, 2011, 13.

(2) La citazione è tratta da G.D. Bonino, Introduzione, in aa.VV., Io e l’altro. Racconti fantastici sul Doppio, a cura di G.D. Bonino, Torino 2004, VIII s.

(3) La speciale attenzione al tema da parte di Dick può, forse, collegarsi alla tragica circostanza della morte della sorella gemella Jane a pochi giorni dalla nascita. Di certo, lo scrit-tore sviluppò, in proposito, una sorta di “sindrome del sopravvissuto” corredata da un profondo senso di colpa, come si ricava da alcune interviste da lui stesso rilasciate nel corso degli anni: cfr. L. Sutin, Divine invasioni. La vita di Philip K. Dick (1989), trad. it., Roma 2001, 34 ss.

Teoria del diritto e dello Stato, 2011/3ISBN 978-88-548-4488-9

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Carmela salazar – Diritto e letteratura in Philip K. Dick

naccia di essere distrutta e rimpiazzata da parte degli androidi, come ad es. accade in Modello 2 (Second Variety, 1952) dove robot non antropomor-fi, sempre più “intelligenti” e sempre più capaci di portare a termine con spietatezza il compito per il quale sono stati originariamente programmati dagli esseri umani, vale a dire uccidere il nemico in occasione di una guerra atomica, inventano e producono a loro volta macchine indistinguibili da uo-mini, donne e bambini, di cui si servono per sterminare i pochi sopravvissuti al conflitto globale. In questa visione, il ritorcersi della tecnologia contro la specie umana, innestandosi sul leit motiv tipicamente dickiano degli “uni-versi in disfacimento” (4), evoca questioni etico-giuridiche di ampio rilievo, come ad es. quelle ruotanti intorno alla identificazione dei limiti opponibili alla ricerca scientifica all’interno delle democrazie o, ancora, quelle relative ai diritti delle generazioni future, per non parlare della problematica defini-zione della “guerra giusta”.

Ancora più interessante si presenta la seconda variante dello sche-ma del “doppio fantastico”, che chiama in gioco il rapporto uomo-macchina in una dimensione peculiare, inedita sino al momento in cui Dick non la sfruttò in Impostore (Impostor, 1953): l’androide che non sa di essere tale, ritenendosi umano ed opponendo una strenua quanto inutile resistenza all’accettazione della realtà, una volta scoperta la sua vera natura.

Nel futuro immaginato dall’autore, il raggiungimento della possi-bilità di costruire robot in grado di “replicare” gli umani in tutto e per tutto, consente a questi ultimi di produrre in serie laboriose “formiche elettriche”, programmate per alleggerire la “specie superiore” dalla fatica del vivere (5). Tali novelli schiavi, a differenza di quelli del passato, sono ignari della loro situazione, anche perché, grazie all’impianto di ricordi, emozioni e sensa-zioni “artificiali” (eppure, in grado di generare una “psiche sintetica” che mima perfettamente quella vera), conducono una vita “normale”, identica a quella di chi li circonda. Ma proprio perché l’inganno arriva a tale livello di perfezione, si sfalda il confine tra ciò che è umano e ciò che umano non è. Il lettore non può che compatire l’angoscia con cui l’androide – ritrovandosi improvvisamente in un’“atopia assoluta” (6) – si rende conto di essere “altro” da ciò che riteneva e avverte di essere intrappolato in un destino (letteral-mente) predeterminato, sul quale non gli è dato di influire. Aberrante, per contro, appare la produzione di “creature” delle quali i loro “creatori” umani ritengono di poter disporre a piacimento, incuranti del fatto che essi stessi le abbiano dotate di sentimenti, speranze e sogni, come lascia intendere l’ironica e al tempo stesso dolente domanda che dà il titolo, nella lingua

(4) Cfr. F. Rispoli, Universi che cadono a pezzi. La fantascienza di Philip K. Dick, Milano 2001.

(5) La definizione è tratta dal titolo del racconto La formica elettrica (The electric ant, 1969).

(6) Si riprende l’efficace formula con cui è stata definita la situazione dei protagonisti della tragedia greca, in particolare di quelle sofoclee: v. F. Rella, Introduzione, in SoFoCle, Edipo re, trad. it. di L. Correale, Milano 2007,10.

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Abstracts

Campagnoli m.n., Beyond the boundaries on this side of the wall: the suicide terrorism 311

While terrorism is certainly not a new phenomenon, it is equally true that, through the ages, it has taken on new meanings and always – especially since September 11 – this particular form of political violence has been shown in as a decidedly unusual: the global-suicide. After undescore the characteristics of terrorism tout court and highlighted the peculiarities of Islamic suicide ter-rorism, the A. analyzes the changes undergone by some legal cat-egories like: “enemy”, “sovereignty”, “war” and “peace”, pointing out the inadequacy of Western paradigms to the reading of the phenomenon.

VeCChio g., Social justice, State, rights 357

Is it possible to imagine a system of rights and duties able to guar-antee a social justice beyond the correction of the will of the parts in a contract? That’s an instrument used by the case law, that rec-ognizes more and more rights on the basis of the civil extracon-tractual liability. In fact, the history of the social rights have had a lot of limits, cause of financial problems. Such limits bring to think that the dualistic model State-person must be abandoned, involving also other parts of society in pursuing the social justice. The Constitution helps this survey. For example it contains the labor principle and the personalistic citizenship model (Art. 1 and 2 Const.). Thanks to the last one every citizen is bound to the du-ties inspired by the social solidarity. In addition, the constitutional legislator of 2001 considered this element with the subsidiarity principle, both in the horizontal sense and in the vertical sense (Art. 118 Const.). These elements make the above mentioned dual-ism not more useful and bring to a co-responsiblity of the private people.

Teoria del diritto e dello Stato, 2011/3ISBN 978-88-548-4488-9

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abstraCts

garibo peyró a.-p., Laicism and Laity in Spain 387

The article 16 of the Spanish constitution would have settled the so-called “religious question”. As a matter o fact, by consecrating religious freedom and by declaring the State secularism, our consti-tution opts for a laity model applauded by doctrine. This article also regulates the cooperation relations between the Spanish State and the Catholic Church, the majority one in this country. During the last two Terms a group of legislative modifications which affects to fundamental rights (such as marriage, education or the legal protec-tion of the foetus) has called that intended state laity into question. In this way, the Spanish model seems to digress towards attitudes that deserve to be qualify as laicism and that could risk the attempt to impose an “official” doctrine.

leotta F., Contradictory Trends in Contemporary Federal and Re-gional Systems? A Theoretical Speculation on Subsidiarity, Asym-metry and Globalization 405

Subsidiarity is the key-word of contemporary federal and regional systems, that imposes a functional flexibility in the allocation of powers, to fulfil citizens’ interests and needs. In the light of this principle, we can read two main trends in autonomistical schemes. On the one hand, there is a (strong) tendence towards an asymmet-rical differentiation within the system. On the other, the pressures of globalization impose to public entities to adapt their organization to the new dimension of socio-economic interests. But there could be a contradiction between these two trends, that has to be underlined.