Teologia ecumenica e teologie nell'ecumene lezione 7

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Teologia ecumenica e teologie nell’ecumene Prof. Antonino PILERI BRUNO A.A 2013-2014 F ACOLTÀ TEOLOGICA DI SICILIA settima lezione

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Presentazione del Direttorio Ecumenico

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Teologia ecumenica e teologie nell’ecumene

Prof. Antonino PILERI BRUNO

A.A 2013-2014

FACOLTÀ TEOLOGICA DI SICILIA

settima lezione

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Pio XII morì nell’ottobre del 1958, lostesso mese venne eletto al sogliopontificio Angelo Giuseppe Roncalli. Il 25gennaio 1959 Giovanni XXIII annunciala convocazione di un ConcilioEcumenico.

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L’OsservatoreRomano del 26/27 gennaio 1959:

«Per quanto riguarda la celebrazione del Concilio Ecumenico, esso, nelpensiero del Santo Padre, mira non solo alla edificazione del popolocristiano, ma vuole essere un invito alle comunità separate per la ricercadell’unità, a cui tante anime oggi anelano, da tutti i punti della terra».

Il fine ecumenico attribuito al Concilio andava preparato gradualmente.L’assenza della Chiesa Cattolica dal Movimento Ecumenico aveva fattotrascurare la costituzione di organismi che si occupassero delle questionilegate alle relazioni con le altre Chiese.

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L’arcivescovo Lorenz Jäger propose al card. Beal’istituzione da parte cattolica di un organismo

di esperti che fosse ufficialmente responsabile deldialogo ecumenico. Questo organismo prese

forma giuridica di Segretariato per l’Unità dei Cristiani.

Card. Bea, Sermo introductorius Em.mi Cardinali Praesidis,14 novembre 1960: «Il Segretariato dunque non hasolamente un “compito informativo”, ma gli spetta dipreparare le materie che riguardano l’unità dei cristiani eche perciò sembra opportuno proporre al Concilio».

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L’interesse di Giovanni XXIII per il cammino ecumenico nonsi spense mai. Nel XV centenario della morte di S. LeoneMagno, Giovanni XXIII scrive una lettera enciclica dal titoloAeterna Dei (11 novembre 1961), nella quale ricorda la grandeconsiderazione che S. Leone aveva nei confronti dell’unitàdella Chiesa.

L’11 ottobre 1962 Giovanni XXIII apre il Concilio Vaticano IIal quale vengono invitati, osservatori della Chiesa ortodossa,ma il Patriarcato ecumenico in una lettera del 10 ottobre 1962diede risposta negativa. Il rifiuto da parte degli Ortodossi nonincise in senso negativo sulla presenza di altri osservatoricristiani ai quali venne riconosciuto lo status di delegati dellerispettive Chiese.

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Giovanni XXIII, Allocuzione, 13 ottobre1962:

«La nostra gradita presenza qui ela trepidazione che vibra nel cuore mio disacerdote, la trepidazione dei miei diretticollaboratori e ne sono certo anche vostra,consentono di dirvi che mi ardenell’animo il proposito di lavorare e disoffrire, perché si avvicini l’ora in cuiper tutti si compirà la preghiera di Gesùnell’ultima cena».

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Anche Paolo VI si espresse nei confronti degliosservatori con toni di sincera gratitudine: «Vidiciamo, dunque, ancora una volta: grazie di averaccolto il nostro invito, grazie di essere venuti;grazie per la vostra presenza alle sedute delConcilio. Siate certi del nostro rispetto, dellanostra stima, del nostro desiderio di stringerecon voi, il nostro Signore, i migliori rapportipossibili. Il nostro atteggiamento non nascondealcuna insidia, non cede ad alcuna intenzione didissimuilare le difficoltà per un’intesa completa edefinitiva; non teme la delicatezza delladiscussione, né la sofferenza dell’attesa».

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Dopo la morte di Paolo VI, Giovanni Paolo IIcontinua l’opera di apertura della ChiesaCattolica al Movimento Ecumenico. Nella suaprima lettera enciclica Redemptoris Hominis (4marzo 1979) afferma:

«Senza voler dare unarisposta particolareggiata possiamo dire cheabbiamo lavorato con perseveranza e coerenza,ed insieme con noi si sono impegnati anche irappresentanti di altre chiese e di altre comunitàcristiane e di questo siamo loro sinceramenteobbligati».

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Il Direttorio Ecumenico del 1993

Il Direttorio ecumenico (D.E) si può considerare come lo sviluppo delConcilio Vaticano II. Il n. 18 del D.E può essere letto in sinossi con U.R 3.

D.E 18: «Fin dagli inizi della Chiesa avvennero scissioni.Successivamente si manifestarono dissensi più gravi e alcune Chiesein oriente non si trovarono più in comunione con la Sede di Roma e conla Chiesa d’Occidente. Più tardi, in Occidente, divisioni più profondecausarono il formarsi di altre comunità ecclesiali».

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Il Direttorio Ecumenico del 1993

Il Direttorio ecumenico (D.E) si può considerare come lo sviluppo delConcilio Vaticano II. Il n. 18 del D.E può essere letto in sinossi con U.R 3.

D.E 18: «Fin dagli inizi della Chiesa avvennero scissioni.Successivamente si manifestarono dissensi più gravi e alcune Chiesein oriente non si trovarono più in comunione con la Sede di Roma e conla Chiesa d’Occidente. Più tardi, in Occidente, divisioni più profondecausarono il formarsi di altre comunità ecclesiali».

U.R 3: «In questa Chiesa, una e unica sono sorte fino dai primissimitempi alcune scissioni, condannate con gravi parole dall’Apostolo (1Cor 1, 11); ma nei secoli posteriori sono nati dissensi più ampi e,comunità considerevoli si staccarono dalla piena comunione con laChiesa cattolica, talora per colpa di uomini di entrambe le parti».

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Il Direttorio Ecumenico del 1993

Il Direttorio ecumenico (D.E) si può considerare come lo sviluppo delConcilio Vaticano II. Il n. 18 del D.E può essere letto in sinossi con U.R 3.

D.E 18: «Fin dagli inizi della Chiesa avvennero scissioni.Successivamente si manifestarono dissensi più gravi e alcune Chiesein oriente non si trovarono più in comunione con la Sede di Roma e conla Chiesa d’Occidente. Più tardi, in Occidente, divisioni più profondecausarono il formarsi di altre comunità ecclesiali».

U.R 3: «In questa Chiesa, una e unica sono sorte fino dai primissimitempi alcune scissioni, condannate con gravi parole dall’Apostolo (1Cor 1, 11); ma nei secoli posteriori sono nati dissensi più ampi e,comunità considerevoli si staccarono dalla piena comunione con laChiesa cattolica, talora per colpa di uomini di entrambe le parti».

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La Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa Cattolica

La Chiesa di Cristo esiste, anche se in forma imperfetta e in gradidiversi, anche nelle altre chiese e Comunità ecclesiali.

D.E 17: «I cattolici conservano la ferma convinzione che l’unica Chiesa diCristo sussiste nella Chiesa cattolica, “governata dal successore diPietro e dai vescovi in comunione con lui”. Essi confessano che latotalità della verità rivelata, dei sacramenti e del ministero, dati daCristo per l’edificazione della sua Chiesa e per il compimento dellamissione che le è propria, si trova nella comunione cattolica dellaChiesa».

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Nell’ecclesiologia preconciliare non esistevano dubbi circa l’interpretazionedell’espressione “la Chiesa di Cristo è la Chiesa cattolica romana”. Pio XIIsviluppò la teoria fondamentale contenuta nell’enciclica Mortalium Animosdi Pio XI con la lettera enciclica Mystici Corporis, che è senza dubbio ildocumento più significativo sulla dottrina dell’appartenenza alla Chiesa.

Corpo mistico di Cristo

Mystici Corporis Chiesa di Cristo

Chiesa Cattolica Romana

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Nell’ecclesiologia preconciliare non esistevano dubbi circa l’interpretazionedell’espressione “la Chiesa di Cristo è la Chiesa cattolica romana”. Pio XIIsviluppò la teoria fondamentale contenuta nell’enciclica Mortalium Animosdi Pio XI con la lettera enciclica Mystici Corporis, che è senza dubbio ildocumento più significativo sulla dottrina dell’appartenenza alla Chiesa.

Corpo mistico di Cristo Unica

Mystici Corporis Chiesa di Cristo e medesima

Chiesa Cattolica Romana realtà

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Nell’ecclesiologia preconciliare non esistevano dubbi circa l’interpretazionedell’espressione “la Chiesa di Cristo è la Chiesa cattolica romana”. Pio XIIsviluppò la teoria fondamentale contenuta nell’enciclica Mortalium Animosdi Pio XI con la lettera enciclica Mystici Corporis, che è senza dubbio ildocumento più significativo sulla dottrina dell’appartenenza alla Chiesa.

Corpo mistico di Cristo Unica

Mystici Corporis Chiesa di Cristo e medesima

Chiesa Cattolica Romana realtà

Anche con la Humani Generis l’insegnamento magisteriale ribadisce che:

«Corpus Christi Mysticum et Ecclesiam Catholicam romanam unum idemqueesset»

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ancora sul Subsistit…La LG 8 afferma quanto segue: «Questa è l’unica Chiesa di Cristo chenel simbolo professiamo una, santa, cattolica e apostolica, e che ilSalvatore nostro […] diede da pascere a Pietro […]. Questa Chiesa, inquesto mondo costituita e organizzata come società, sussiste nellaChiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai Vescovi incomunione con Lui, ancorché al di fuori del suo organismo si trovinoparecchi elementi di santificazione e di verità, che, appartenendopropriamente per dono di Dio alla Chiesa di Cristo, spingono versol’unità cattolica».

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Come si è giunti a questa formulazione?

Nel primo schema De Ecclesia, presentato dalla Commissionedottrinale presieduta dal card. Ottaviani, veniva riproposta la dottrinadella Mystici Corporis (cf. AS I/4, 15). La commissione teologica il 27ottobre 1960 costituì una sottocommissione incaricata di sviluppare loschema di base già approvato. Al padre Witte fu affidata la parteriguardante il problema ecumenico. Lo schema fu discusso durante laprima settimana del dicembre del 1962, l’accoglienza fu pessima tantoche fu ritirato.

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Tra il 1963 al 1964 fu notevolmente cambiato lo schema De Ecclesia; sigiunse alla soluzione di cambiare il testo affermando non più che la

Chiesa di Cristo «é» la Chiesa cattolica, ma che «sussiste» in essa (ASIII/1, 177).

L’insegnamento è chiaro: la Chiesa di Cristo non ha confini stabilitientro la Chiesa cattolica romana, ma nello stesso tempo la Chiesa diCristo sussiste pienamente nella Chiesa governata dal Successore diPietro e dal collegio dei Vescovi in comunione con il Papa e non maisenza di lui.

Leggendo attentamente il n. 8 della LG, ci si può rendere conto che laChiesa di Cristo che sussiste nella Chiesa cattolica non è una chiesaideale, ma è la Chiesa che Gesù ha affidato a Pietro e agli apostoli conil compito di custodirla, propagarla e governarla.

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A tal proposito la Dichiarazione della Congregazione per la Dottrinadella Fede «Mysterium Ecclesiae» del 24 giugno 1973 (AAS 65 (1973),396-408) afferma:

«Non possono quindi, i fedeli immaginarsi la Chiesa di Cristo come la somma -differenziata ed in qualche modo unitaria insieme- delleChiese e comunità ecclesiali; né hanno facoltà di pensare che laChiesa di Cristo oggi non esista più in alcun luogo e che, perciò,debba esser soltanto oggetto di ricerca da parte di tutte le Chiese ecomunità».

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La dimensione comunionale del Direttorio Ecumenico

Il Direttorio del 1993 afferma che “la comunione si realizzaconcretamente nelle chiese particolari, ognuna delle quali è riunitaattorno al proprio Vescovo” (D.E 13)

Al n. 16 il direttorio del 1993 ricorda che, essendo la comunione undono di Dio da accogliere con gratitudine, i vescovi hanno ilcompito di favorire e salvaguardare la diversità che nelle loro chieseparticolari si manifesta come una dimensione della cattolicità dellaChiesa.

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Organismi operativi a livello di Chiese particolari

Il documento del Segretariato per l’Unità dei CristianiCollaborazione ecumenica sul piano regionale, nazionale e locale,sottolineando fortemente l’importanza delle Chiese locali e il lororapporto in riferimento al movimento ecumenico, al n. 1113afferma: «Spetta alle chiese locali […] dirigere il lavoro ecumenicosul piano locale e assumerne la responsabilità in comunione conla sede apostolica. […] Occorre tenere presente che attualmente ungran numero di cristiani preferiscono lavorare sul piano locale ingruppi informali, di natura più spontanea, piuttosto che in gruppiformali o istituzionali».

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Organismi operativi a livello di Chiese particolari

Il documento del Segretariato per l’Unità dei CristianiCollaborazione ecumenica sul piano regionale, nazionale e locale,sottolineando fortemente l’importanza delle Chiese locali e il lororapporto in riferimento al movimento ecumenico, al n. 1113afferma: «Spetta alle chiese locali […] dirigere il lavoro ecumenicosul piano locale e assumerne la responsabilità in comunione conla sede apostolica. […] Occorre tenere presente che attualmente ungran numero di cristiani preferiscono lavorare sul piano locale ingruppi informali, di natura più spontanea, piuttosto che in gruppiformali o istituzionali».

Anche U.R 4 affida l’attività ecumenica “ai vescovi di ogni partedella terra, perché sia promossa con sollecitudine e sia con prudenzada loro diretta”.

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Organismi operativi a livello di Chiese particolari

Il documento del Segretariato per l’Unità dei CristianiCollaborazione ecumenica sul piano regionale, nazionale e locale,sottolineando fortemente l’importanza delle Chiese locali e il lororapporto in riferimento al movimento ecumenico, al n. 1113afferma: «Spetta alle chiese locali […] dirigere il lavoro ecumenicosul piano locale e assumerne la responsabilità in comunione conla sede apostolica. […] Occorre tenere presente che attualmente ungran numero di cristiani preferiscono lavorare sul piano locale ingruppi informali, di natura più spontanea, piuttosto che in gruppiformali o istituzionali».

Anche U.R 4 affida l’attività ecumenica “ai vescovi di ogni partedella terra, perché sia promossa con sollecitudine e sia con prudenzada loro diretta”.

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Il delegato diocesano per l’ecumenismo

Il delegato diocesano assiste come consigliere il Vescovo e facilita lacondivisione di esperienze, di iniziative ecumeniche tra i parroci e leorganizzazioni diocesane; nell’ambito delle attività diocesane sipreoccupa di integrare nel progetto pastorale i programmi diattuazione della dimensione ecumenica; rappresenta la comunitàcristiana cattolica presso le altre chiese o Comunità ecclesiali; si tienecostantemente in contatto con i delegati delle altre diocesi (cf. D.E 41)

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La commissione ecumenica di una diocesi

«La commissione o il segretariato sia rappresentativo dell’interadiocesi e in linea di massima, comprenda membri del clero, deireligiosi, del laicato, con varie competenze, e specialmente personeche abbiano una specifica competenza ecumenica. È auspicabile cherappresentanti del consiglio presbiterale e dei seminari diocesani oregionali siano annoverati tra i membri della commissione o delsegretariato» (D.E 43)

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Organizzazione dei fedeli

Tra gli organismi chiamati a promuovere l’ecumenismo, il Direttoriodel 1993 fa esplicito riferimento alle organizzazioni di fedeli eafferma: «Le organizzazioni dei fedeli cattolici di un territorioparticolare o di una nazione, e anche le organizzazioniinternazionali che si propongono come fine il rinnovamentospirituale, l’azione per la pace e la giustizia sociale, l’educazione avari livelli, l’aiuto economico a paesi e istituzioni, svilupperanno gliaspetti ecumenici delle proprie attività» (D.E 52)

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Organismi operativi a livello di Chiesa universale

Il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani (nn. 53-54)

Il Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani assolve il suocompito in due direzioni: presenza all’interno della Chiesa cattolicaper promuovere lo spirito e l’azione ecumenica e la promozionefraterna di relazioni, di dialogo teologico, di preghiera comune. Ildicastero rende presente all’interno della Curia romana lapreoccupazione ecumenica.

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Gruppo Misto di Lavoro fra la Chiesa Cattolica e il Consiglio Ecumenico delle Chiese

Nel 1965, prima della chiusura del Concilio, viene costituito ilGruppo misto di lavoro tra la Chiesa Cattolica Romana e ConsiglioEcumenico delle Chiese, che continua oggi a svolgere la suafunzione di collaborazione e di ponte tra la Chiesa cattolica e quelConsiglio, esaminando le possibilità di dialogo e di collaborazione.Esso, dovendo limitarsi a esaminare i problemi comuni ecomunicare i risultati alle autorità competenti, non ha alcun poteredeliberativo.

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Grazie!

Prossima lezione 28 aprile 2014

Prof. Antonino Pileri Brunowww.luxecclesiaeorientalis.org