T>energy n.7 - Dicembre 2014

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Periodico trimestrale di Total E&P Italia S.p.A. | Numero 7 | DICEMBRE 2014 Reportage La giusta miscela IN AZIONE Le ricadute sul territorio INNOVAZIONE Navigare nel sottosuolo PROTAGONISTI Destinazione Mare del Nord

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Editoriale: Nella giusta direzione Reportage: La giusta miscela In azione: Le ricadute sul territorio • Sette miliardi di euro • Cosa ruota attorno allo 0,5464 • Il tesoretto delle royalties • Più vantaggi con il decreto "Sblocca Italia" • Fatti & Cifre MondoEnergia: Quando nascono i terremoti Protagonisti: Destinazione Mare del Nord Sicurezza: Per me, per te, per tutti Innovazione: Navigare nel sottosuolo Iniziative: Protagonisti della conoscenza • Il valore della didattica laboratoriale • Il diritto alla quotidianità

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ReportageLa giusta

miscela

IN AZIONELe ricadutesul territorio

INNOVAZIONENavigarenel sottosuolo

PROTAGONISTIDestinazioneMare del Nord

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Trimestrale di Total E&P Italia A cura del Dipartimento Comunicazione Anno 2, numero 7

Iscrizione Tribunale Registrato presso il Tribunale di Roma 55/2013 del 20/03/2013

Editore Total E&P Italia S.p.A.Via Cornelia 498 - 00166 Roma

Realizzazione editorialeCultur-e S.r.l. Via Massaua 7 - 00162 Roma

Direttore responsabileRoberto Pasolini

Direttore editorialeMassimo Dapoto

In redazioneValentina RoticianiSimone SpagnuoloManuel BertinAnnalaura RuffoloSilvia Santoni

Scrivi alla [email protected]

www.it.total.com

07 |Le ricadute sul territorio

08 |Sette miliardi di euro

09 |Cosa ruota attorno allo 0,5464

10 |Il tesoretto delle royalties

10 |Più vantaggi con il Decreto “Sblocca Italia”

11 |Fatti & CifreIN AZIONE >>

EDITORIALE >>

05 |Nella giusta direzione

MONDOENERGIA

12 |Quando nascono i terremoti

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In redazioneValentina RoticianiSimone SpagnuoloManuel BertinAnnalaura RuffoloSilvia Santoni

Immagini Copertina: Laura Cusano

Si ringraziano Maurizio CapuanoCarmela de VivoCarlo DoglioniEnzo LardoMichela Antonia NapolitanoDavide QuaglioneDonatella Telesca

Tipografia Artigrafiche Agostini S.r.l. Anagni (FR) Località Selciatella, Z.II.Finito di stampare nel dicembre 2014

I piccoli frammenti di roccia che emergono dalla perforazione sono schedati e analizzati dai geologiper conoscere il giacimento e per determinare la composizione dei fanghi di perforazione.

Realizzazione grafica Egidio Filippetti

ReportageLaura Cusano

REPORTAGE >>

15 |La giusta miscela

24 |Navigare nel sottosuolo

INNOVAZIONE >>

32 |Protagonisti della conoscenza

33 |Il valore della didattica laboratoriale

34 |Il diritto alla quotidianità

INIZIATIVE >>

SICUREZZA >>

28 |Per me, per te, per tutti

PROTAGONISTI >>

26 |Destinazione Mare del Nord

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Ambiente e sicurezza sono due parolecentrali nel definire il modo di operare di

Total, perché rappresentano la giusta chiavedi lettura di molte scelte compiute.

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EDITORIALE

Nella giustadirezione

Nathalie Limet

A.D. Total E&P Italia

Ambiente e sicurezza sono due parole centrali nel definire il modo di operare di Total. Due parole che spesso sono ricorse nelle pagine di questa rivista, e spesso tor-

neranno protagoniste di molti temi in futuro, perché rappresentano la giusta chiave di let-tura di molte scelte compiute. Non deve stupire, quindi, l’impegno di Total nel far elaborare studi e analisi preliminari che, anche se non hanno una ricaduta diretta sulla realizzazione delle opere necessarie all’avvio di Tempa Rossa, ser-vono ad inquadrare il contesto in cui l’attività petrolifera sarà svolta. Si tratta, infatti, di studi che forniscono (studio LUISS) e che forniranno (analisi di monitoraggio ambientale e sismico) delle informazioni imprescindibili per chi vuole operare al meglio. Informazioni che possono confermare la bontà delle decisioni intraprese o aiutare a indirizzare nella giusta direzione le future mosse. Il monitoraggio ambientale offrirà la “fotografia” delle condizioni dei ter-ritori interessati dalla futura attività estrattiva. Una fotografia decisamente composita che consentirà di conoscere l’atmosfera (la qualità dell’aria e gli odori), le acque superficiali (la qualità delle acque superficiali e i sedimenti fluviali), le acque sotterranee, il suolo e il sot-tosuolo (qualità del suolo, stabilità dei versanti, sismicità, subsidenza), il rumore e l’inquina-mento acustico, la vegetazione e la flora, la fauna e gli ecosistemi. E con le informazioni contenute in questa fotografia “ante operam” si potranno monitorare eventuali scostamenti e comprenderne le cause. Parallelamente, l’I-stituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), il più accreditato organismo in mate-ria di cui ci si può avvalere, in accordo con l’ARPAB, provvederà alla registrazione, alla

localizzazione e all’analisi della microsismicità nell’area del giacimento petrolifero di Tempa Rossa. Anche in questo caso, come per il moni-toraggio ambientale, i dati raccolti saranno funzionali a conoscere la sismicità naturale nell’area prima dell’avvio degli impianti. Il terzo studio, già realizzato, riguarda l’impatto econo-mico dell’investimento che Total sta facendo in Basilicata. Uno studio scientifico, frutto del lavoro dei ricercatori dell’Università LUISS Guido Carli, che sfruttando modelli economici consolidati dimostra come, per la Basilicata, l’investimento di Tempa Rossa significhi sette miliardi di euro e svariate centinaia di posti di lavoro per circa mezzo secolo. Resta però un forte punto interrogativo: i benefici saranno possibili solamente se tutte le autorizzazioni amministrative in Basilicata e in Puglia arrive-ranno in tempo e non causeranno ritardi allo sviluppo di Tempa Rossa. Ognuno deve fare la sua parte affinché Tempa Rossa possa dispie-gare i suoi positivi effetti per il Paese e per i territori coinvolti.

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IN AZIONE

Le ricadutesul territorio

Non si deve attendere che siano terminate le due fasi, la rea-lizzazione degli impianti e l’entrata in produzione, per capire che Tempa Rossa è un

progetto con le dimensioni, la durata, la spe-cializzazione da riuscire a dare uno stimolo all’economia della Basilicata.Anzi, per dirlo con le parole degli specialisti, sappiamo che grazie a questo progetto si svilupperanno effetti consistenti e durevoli sull’economia e sui livelli occupazionalidella Basilicata. La dichiarazione è di assoluto rilievo, perché riguarda il futuro della regione, come anche delle scelte energetiche nazionali, e deve essere giustamente ponderata.Non deve, infatti, restare a livello di affer-mazione generica di buon senso, ma deve essere supportata da una quantificazione scientifica di ciò di cui si parla.Solo così diventa possibile delineare con precisione il contesto di riferimento e imma-ginare il futuro economico della regione, e dare supporto alle analisi successive che si possono originare. In aiuto nel fornire concretezza a ciò di cui si parla, giunge uno studio realizzato dal “Centro Studi GRIF - Fabio Gobbo” dell’Università LUISS Guido Carli. Un lavoro redatto proprio con l’obiet-tivo di valutare, attraverso metodi scientifici, l’impatto generato dagli investimenti indu-striali legati a questo specifico progetto.Un lavoro in cui sono stati valutati comples-sivamente i diversi impatti economici diretti

e indiretti, e non ci si è limitati a calcolare il valore delle royalties che Total verserà nelle casse delle amministrazioni locali.Un lavoro approfondito, perché i ricercatori hanno voluto verificare l’incidenza degli investi-menti diretti e indiretti legati a Tempa Rossa, nei diversi comparti dell’economia regionale e sul mercato del lavoro lucano.Lo spettro, quindi, è ampio, ma offre una lettura di dettaglio sulle nuove opportunità di sviluppo che si possono originare in un contesto territoriale che tutt’ora beneficia di solide “reti sociali” e condizioni ambientali favorevoli, ma nel contempo presenta ampi margini di miglioramento, sia per quanto riguarda l’occupazione che nei margini di crescita economica.Opportunità che, grazie ai sette miliardi di euro calcolati dai ricercatori quale somma degli effetti economici degli investimenti effettuati in sei decenni da Total, possono svilupparsi appieno.Allo stesso modo, sono fondate le stime delle migliaia di occupati in Basilicata, posti creati negli anni della fase di realizzazione dei sito di Tempa Rossa.Altrettanto vale per le molte centinaia di posti di lavoro generati durante la lungafase di produzione. Numeri grandi, enormi per una realtà come la Lucania, ma fortemente ancorati alla con-cretezza. Ecco, da queste cifre può iniziare una discussione aperta sul futuro di questa regione e sulle opportunità che le si presen-teranno da qui al 2065.

Uno studio della LUISS valuta l’impatto degli investimenti a Tempa Rossa.

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Come si moltiplica il valore dell’investimento sul territorio.

Sette miliardi di euro

L’impatto economico nominale com-plessivo degli investimenti effettuati da Total in Basilicata nei prossimi decenni sarà di circa sette miliardi di euro. Ma com’è possibile arrivare a

questa cifra e stimare le conseguenze economi-che prodotte dagli investimenti di Total nell’area di Tempa Rossa? Nell’arco temporale che va dal 2007 al 2065, a vario titolo, Total verserà nel territorio lucano oltre quattro miliardi di euro di investimenti diretti. Si tratta di tasse, salari, acquisti di beni e servizi, royalties e investimenti per lo sviluppo sostenibile che saranno immessi nell’economia lucana durante questi cinque decenni. Anzi, per essere precisi, 440 milioni di euro sono computati come investimenti per la fase di costruzione del sito e degli impianti, e a questa cifra si aggiungerà una spesa che supera i tre miliardi e mezzo di euro spesi durante la fase di produzione.Quattro miliardi di euro è una cifra che può risultare astratta, a causa del grande numero che rappresenta, ma che può essere meglio compresa se comparata: essa rappresenta circa il 30% del PIL annuo della Basilicata del 2013.Ma quali effetti può generare questa somma iniet-tata nell’economia regionale nei prossimi decenni? Per rispondere, bisogna fare una premessa.Gli investimenti industriali hanno effetti diversi sul prodotto interno lordo regionale. Ciò avviene per-ché a livello locale si risente sia degli effetti diretti

originati dalla crescita di reddito disponibile, sia di una seconda voce: gli effetti moltiplicativi di red-dito, generati cioè dalla spesa in loco di parte dei denari immessi in circolazione con l’investimento. Questa seconda voce considera quella parte di reddito che, attraverso i consumi, alimenta una vir-tuosa circolazione di denaro e una redistribuzione del benessere. Per rispondere alla domanda iniziale, la somma di questi due effetti rappresental’impatto totale che gli investimenti hanno su un sistema socio-economico.Nello specifico del progetto Tempa Rossa, lo studio elaborato dal “Centro Studi LUISS” stima che ogni euro speso inizialmente in Basilicata è capace di generare 1,7245 euro di reddito addizionale per i residenti nella regione. Una cifra che si ottiene dalla somma dell’euro inizialmente investito da Total, la voce che considera l’effetto diretto sul reddito, con la quantificazione dell’effetto moltiplicativo di reddito che quest’euro iniziale genera, calcolato dai ricercatori in 0,7245 euro. Sapendo quindi l’am-montare dell’investimento o delle spese di Total fino al 2065, di circa quattro miliardi, è piuttosto facile calcolare l’impatto economico nominale complessivo di circa sette miliardi di euro.

I risultati dello studiosono pubblicati sul

Rapporto Attività 2013.

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Le fondamenta scientifiche dello studio realizzato dal GRIF.

Cosa ruota attorno allo 0,5464

D avide Quaglione, Professore Associato di Economia Applicatadel Dipartimento di Economiaall’Università di Chieti-Pescarae componente del Grif - Gruppo

di ricerche industriali e finanziarie che ha realiz-zato lo studio sull’impatto del progetto Tempa Rossa in Basilicata, spiega i passaggi più difficilidella ricerca.

Come mai i risultati presentatisono compresi tra due cifre?Nell’analisi siamo partiti dalla stima di spesa ipo-tizzata da Total, che ha un valore di massimae uno di minima.Poi, a questi due valori nominali di partenza, abbiamo applicato il tasso di interesse,in un duplice scenario: del 5% e del 7%.

Come sono stati scelti i tassi di interesse?Questa scelta poteva essere differente, ma ci siamo attenuti ai valori che sono comunemente utilizzati in letteratura scientifica nelle analisi degli investimenti industriali di lunghissimo periodo.

Cosa si intende per valore nominale?Si intende la spesa a prezzi correnti.Per rendere i valori della spesa nei diversi anni omogenei dal punto di vista finanziario, occorre ricondurli allo stesso anno base (nel caso dello studio, il 2013). Perciò la spesa per gli anni prece-denti al 2013 è stata capitalizzata, quella relativa agli anni successivi al 2013 è stata attualizzata.

Nello studio si cita 1,7245 euro.Cose si arriva a questa cifra?È la cifra che indica il reddito generato in Basilicata, per ogni euro speso.Il risultato è dato dal moltiplicatore keynesiano,

ossia una formula che presuppone il calcolodella propensione marginale al consumo. La formula si determina considerando la quota di reddito che i cittadini destinano sul territorio per i propri consumi. Per i Lucani questo valore è di poco più della metà: 0,5464.Ovviamente da questo calcolo sono esclusii consumi che non generano un impattoin regione, come l’acquisto di tutti i beni “impor-tati” in Basilicata dall’esterno (altre regioniitaliane e estero).

Per arrivare a questa cifra, si potevanoutilizzare altri modelli?Sì, esistono altri modelli. In alternativa si sarebbe potuto utilizzare i modelli che considerano il lato dell’offerta, anziché quello della domanda. Un primo modello utilizza le tavole input/output che definiscono il contributo generato da ogni singolo settore produttivo. Sono calcolate dall’Istat, ma siccome sono a scala nazionale, nel nostro caso non si potevano impiegare.Un secondo modello, sempre lato offerta, consi-ste nel somministrare a ogni soggetto della filiera economica un questionario che rilevi i costi e gli investimenti previsti. Si tratta di calcolare tutte le spese a partire da Total, per passare ai general contractor che ricevono i soldi dagli appalti di Total, per arrivare ai fornitori che eseguono i lavori per il general contractor, poi ai subfornitori che assolvono i vari compiti specifici, e così via.Il problema è che, per valutare una spesa chesi farà tra 20 o 30 anni, non è chiaro a chi sommi-nistrare il questionario. Le due strade alternative erano quindi impraticabili, ma non è un problema reale: come dimostrano molti studi scientificiche giungono a risultati generalmente moltosimili, la scelta del modello non incide sulleriflessioni conclusive.

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Il tesorettodelle royalties

Più vantaggi con ilDecreto “Sblocca Italia”

L’attività italiana del settore Esplorazione e Produzione con-tribuisce annualmente al gettito fiscale per oltre un miliardo e mezzo di euro, sommando

imposte (Ires, Irap, Robin Tax), royalties e canoni dovuti a Stato, Regioni e Comuni.In questo quadro, le attività estrattive di idro-carburi costituiscono e costituiranno una componente strategica nella sostenibilità economica dei bilanci delle amministrazioni centrali e locali.

Come si calcolano le royaltiesGli operatori petroliferi pagano alla Stato una percentuale del valore della produzione di idrocarburi: le royalties. Si tratta del 10% del valore della produzione di petrolio e gas estratti da attività su terraferma (onshore), una cifra aumentata di tre punti percentuali a partiredal 1° gennaio 2009. La produzione a mare

(offshore) ha una contabilizzazione diversa, ossia il 10% del valore della produzione di gase il 7% per la produzione di petrolio.

Chi riceve le royaltiesPer le produzioni su terraferma, le royalties si suddividono per il 55% alle Regioni, per il 30% allo Stato e per il 15% ai Comuni interessati dall’attività estrattiva. Per le produzioni offshore la suddivisione è per il 45% allo Stato e per il 55% alla Regione adiacente le produzioni entro la fascia delle 12 miglia (mare territoriale), men-tre oltre tale limite le royalties sono interamente dello Stato.

La Basilicata ha di piùLa Basilicata è tra le regioni italiane a statuto ordinario che sono state comprese nell’Obiet-tivo 1 dell’Unione Europea. Per questo motivo riceve anche la quota di royalties spettante allo Stato (pari al 30% dell’aliquota).

La Social Card ed il Fondoper lo SviluppoCon l’approvazione del Decreto “Sblocca Italia”,si è modificato l’articolo 45 della legge 99/09 che prevedeva un “bonus carburante” per i cittadini delle regioni interessate da attività estrattiva garantitodal 3% delle royalties.

Con la nuova normativa si cambia. L’impiego di questo denaro che andrà ad alimentare un fondo per le misure di coesione sociale (social card) e la promozione dello sviluppo economico.

Modifiche al Patto di StabilitàCon l’approvazione della legge 164/2014, con-versione del Decreto “Sblocca Italia”, parte delle royalties spettanti alle regioni interessate usci-ranno dal computo del Patto di Stabilità per essere utilizzate dalle regioni per la realizzazione degli interventi di sviluppo dell’occupazione e delle attività economiche, di sviluppo industriale, di bonifica, di ripristino ambientale e di mitiga-zione del rischio idrogeologico nonché per il

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Più vantaggi con ilDecreto “Sblocca Italia”

Fatti & Cifre

Nel 2013, più del 72% (pari a circa 3,94 milioni di tonnellate) della produzione italiana di greggio è dovuta

proprio alle attività estrattive in corso in terra lucana e il 16% della produzione nazionale di gas è garantita

dagli impianti attivi nella regione (oltre 1,27 miliardi di m3).

Lucania, risorsa per l’Italia

L’entrata in produzione del giacimento di Tempa Rossa accrescerà di circa il 40% l’attuale produzione annuale

nazionale di greggio, che nel 2013 si è attestata intorno a 5,48 milioni di tonnellate.

Il contributo di Tempa Rossa

Nel solo 2013, l’estrazione degli idrocarburi ha portato in dote allo Stato, alle Regioni, ai Comuni interessati dalle

attività estrattive e al “Fondo per la riduzione del prezzo dei carburanti”, oltre 420 milioni di euro di royalties.

Il peso delle royalties

L’Italia dispone di riserve già accertate di idrocarburi pari a circa 1.400 milioni di barili di petrolio e a circa 103

miliardi di m³ di gas naturale, per un totale di 275 milioni di ton di olio equivalente. A queste si aggiungono

le risorse da scoprire, stimate in 160 miliardi di m3 di gas naturale e in 1 miliardo di barili di petrolio.

Il potenziale energetico “intrappolato”

finanziamento di strumenti della programmazione negoziata. L’ammontare delle royalties utilizzabili fuori dal Patto di Stabilità sarà relativo alle ali-quote di produzione petrolifera e di gas relativa agli incrementi di produzione realizzati rispetto all’anno 2013. Un vantaggio notevole concesso alle regioni che ospitano attività petrolifere.

L’Ires resta in locoIl 30% dell’Ires (Imposta sul reddito delle società) versata allo Stato da parte delle aziende petrolifere sarà destinato ad un fondo per lo sviluppo delle regioni interessate dalle estrazioni.Il fondo sarà alimentato dalle maggiori entrate effettivamente realizzate attraverso i versamenti

delle compagnie titolari di concessioni petrolifere e gassose in terraferma con riferimento a progetti di sviluppo la cui autorizzazione all’esercizio sia stata rilasciata successivamente al 12 settembre 2013. Le maggiori entrate verranno calcolate e utilizzate per i dieci anni (periodi di imposta) suc-cessivi all’entrata in esercizio dei relativi impianti.

Quante royalties da Tempa RossaConsiderando i 18 milioni di barili che l’impianto di Tempa Rossa produrrà in un anno, e ipotiz-zando un prezzo medio del greggio di 100 dollari al barile, l’attività del giacimento sarà capace di generare a favore del territorio royalties per un valore di circa 180 milioni di dollari all’anno.

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Fonte dei dati, Ministero dello Sviluppo Economico.

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Quando nasconoi terremotiChe legame c’è tra il sisma del maggio 2012 e le attività petroliferein Emilia Romagna? La risposta della scienza.

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È l’attuale Presidente della Società Geologica Italiana, con un curriculum di tutto rilievo e socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Ecco perché Carlo Doglioni è la persona più indicata per

spiegare i risultati della Commissione ICHESE e del Laboratorio Cavone, istituiti dopo il sisma che ha scosso l’Emilia Romagna nel 2012. La geologia della zona la conosce molto bene, al punto che già nel 2010 segnalava nell’area del

modenese-ferrarese l’alta probabi-lità del verificarsi di un sisma di forte magnitudo. Com’è avvenuto.

Perché è nata la commissione ICHESE (International Commission on Hydrocarbon Exploration and Seismicity in the Emilia Region)?La commissione è stata istituita nel dicembre 2012, su richiesta del Presidente della Regione Emilia Romagna, per placare le voci di una correlazione tra il terremoto e l’attività del sito di stoccaggio di gas a Rivara. Alla commissione è stato chiesto, di valutare le possibili relazioni tra le atti-vità di esplorazione per gli idrocarburi e l’aumento di attività sismica nel terri-torio emiliano colpito dai terremoti del maggio 2012.In realtà, il sito di Rivara, nel 2012, era ed è rimasto solo un progetto su “carta”, ossia l’azienda non aveva fatto altro che presentare i progetti neces-sari alla richiesta di autorizzazione e nulla era ancora stato realizzato.È evidente che non poteva aver cau-sato il sisma, come infatti si afferma nelle conclusioni del rapporto della Commissione.

Molto scalpore ha suscitato la frase contenuta nelle conclusioni della relazione «Le informa-zioni raccolte ed elaborate non permettonodi escludere, ma neanche di provare,la possibilità che le azioni inerenti lo sfrut-tamento di idrocarburi nella concessione di Mirandola possano aver contribuito “a inne-scare” l’attività sismica del 2012 in Emilia».Da scienziato, come va interpretata quest’affermazione?

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La Commissione, nata per volontà politica, ha espresso una risposta estremamente cautelativa creando ulteriore apprensione nella popolazione, che invece chiedeva delle risposte esaurienti.In più si è allargata la questione, spostando l’attenzione alla concessione di coltivazione di idrocarburi “Mirandola”, detta anche di Cavone.

Non lo si doveva fare?Era sufficiente un parere di carattere sismologico-geologico per escludere la correlazione tra la ricerca mineraria nel sito di Cavone e la sequenza sismica del 20 e 29 maggio. Per vari motivi. Il primo è che, negli ultimi vent’anni, nell’intorno del campo di Cavone non è mai stata registrata sismicità indotta dalle attività. Il secondo riguarda la direzione dello sciame sismico, che si è mosso da una distanza di oltre 25 km verso Cavone: se la sequenza fosse stata innescata dal sito di Cavone avrebbe dovuto avere direzione inversa, cioè originarsi nell’intorno del campo di coltivazione e poi allontanarsi.Il terzo è che in quel sito si stava immettendo l’acqua precedentemente estratta dal giacimento, quindi non si sono iniettati più fluidi di quelli che vi si trovavano in origine: i casi di sismicità indotta e talora innescata avvengono, invece, quando non è rispettata la condizione naturale, ma si re-iniettano fluidi in quantità superiori a quelle originarie o si aumenta la pressione all’interno del giacimento. Infine, il campo petrolifero di Cavone si trova a circa 3 km di profondità, mentre l’ipocentro del primo evento del 20 maggio è avvenuto a circa 7-8 km di profondità: maggiore profondità significa maggiori pressioni ed è impossibile che i fluidi iniettati a Cavone possano raggiungere

profondità così grandi e così distanti, soprattutto se sono stati re-immessi nel sottosuolo alle condi-zioni di pressione naturali.I fluidi, come tutto in natura, si spostano dazone ad alta pressione verso zone a bassa pres-sione, mai l’inverso; è evidente che i fluidire-iniettati non potevano scendere verso zone con pressione superiore.Bisogna infine aggiungere che le litologie e le pieghe del suolo, in quella zona, impediscono la migrazione laterale dei fluidi, e questo vale in particolar modo in profondità.

Ci aiuta a capire cosa si è fatto nel “Laboratorio Cavone” e le conclusioni dello studio?All’inizio di quest’anno, sei scienziati americani, che negli anni scorsi dopo la sequenza sismica del 2012 avevano già studiato la struttura dell’area, hanno fatto degli ulteriori test nella concessione di coltivazione di idrocarburi “Mirandola”, detta anche di Cavone, per fornire una risposta alle rac-comandazioni del rapporto ICHESE. Le conclusioni hanno stabilito che l’iniezione d’acqua nel campo di Cavone non ha causato pressurizzazione del sistema e «…non vi è alcuna ragione fisica per sospettare che le variazioni di pressione agli ipocentri derivanti dalle attività di produzione o iniezione del campo di Cavone abbiano innescato la sequenza del maggio 2012…». Per arrivare a queste conclusioni si sono iniet-tati fluidi nel sottosuolo ed è stata monitorata la possibile sismicità indotta; sono stati raccolti mol-tissimi valori di pressione, temperatura e portata. Con questi dati è stata realizzata la simulazione geomeccanica auspicata dalla commissione ICHESE, simulazione che ha dimostrato come le sovrapressioni misurate durante l’esperimento a Cavone si esauriscano nel giro di alcune centinaia di metri dal pozzo di reiniezione. Considerato che c’è una distanza di oltre 20 km tra i due punti (pozzo di Cavone ed epicentro) e che durante le simulazioni si sono registrati solo piccoli effetti a una distanza massima di qualche centinaio di metri, il rapporto degli studiosi ha escluso la correlazione tra il campo di Cavone e la sequenza sismica del maggio 2012.

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MONDOENERGIA

www.labcavone.itwww.assominerariacavone.orgwww.socgeol.it

PER APPROFONDIRE

GLOSSARIO

Terremoto indottoEvento sismico prodotto dall’attività antropica in un’area in cui non necessariamente si sarebbe potuto generare un terremoto in un futuro prossimo.

Terremoto innescatoL’evento sismico sarebbe comunque avvenuto, ma è stato anticipato da una perturbazione generata dall’attività umana.

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La giustamiscela

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La giustamiscela

REPORTAGE

Sotto la maniglia, racchiuso nelle vasche,c’è il fango di perforazione. Esso svolge più compiti:

ridurre gli attriti dello scalpello, trasportare in superficie i detriti,sostenere le pareti del pozzo e saldare eventuali fratture.

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Dalle vasche, il fango è pompato all’interno della batteria di perforazione. Poi risale in superficie

attraverso l’intercapedine foro-batteria per essere recuperato e riutilizzato.

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Il vibrovaglio setacciai frammenti di roccia

estratti dal pozzo,che sono analizzati dai geologi. I dati

ricavati consentono di valutare la corretta

composizionedel fango.

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La bilancia misura la densità del fango,ossia il peso specifico. Quando i valori si scostano dai desiderata, si interviene sulla “ricetta” del fango per

appesantirlo o alleggerirlo.

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Anche la scorza del grano

(tegumento) è impiegata

per colmare le fratture. Con il vantaggio

che si degrada completamente grazie all’azione

batterica.

La lana minerale, in

combinazione con il

carbonato di calcio, aiuta a colmare spazi

e fratture. È solubile al 99%.

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Il carbonato di calcio è impiegato

per colmare le fratture

che farebbero circolare fluido

nel pozzo.

Differente granulometria di carbonato

di calcio. Perché anchela dimensione

conta nella preparazione del fango di

perforazione.

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Navigarenel sottosuoloUn’idea francese, sperimentata per la prima volta in Italia,che ha cambiato la produzione petrolifera mondiale.

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Sembra tutt’oggi impossibile, per chi non è addetto ai lavori. In effetti per oltre cento anni, nel campo dell’esplorazione petrolifera tutti l’hanno ritenuta irrealiz-zabile. Eppure oggi, 35 anni dopo la sua

ideazione, si può affermare che non solo si può fare, ma che quest’idea ha completamente stra-volto le previsioni produttive dei campi petroliferi del Pianeta. Sì, perché da quei lontani primi anni ‘80, la perforazione orizzontale di un pozzo ha per-messo di moltiplicare la produttività di un campo petrolifero anche di dieci volte, rispetto allo scavo di un pozzo verticale.

La storia comincia a LacqPrima del 1980, i pozzi petroliferi erano scavati verticalmente o, al massimo, con un’angolazione di 70°. L’idea di riuscire a raggiungere un angolo di 90° appariva ancora come pura fantascienza. Un limite fisico che due ingegneri francesi, André Jourdan e Jacques Bosio, trent’anni fa hanno deciso di oltre-passare, entrando nella storia. E così, tra il 1980 e il 1981, due pozzi pilota sonostati scavati a Lacq, in Francia. L’anno seguente,nel 1982, al largo delle coste abruzzesi, è stato il campo offshore di Rospo Mare il teatro della prima applicazione industrializzata della tecnica di perfora-zione orizzontale. Il resto è storia e, a partire da quel lontano 1982, i pozzi orizzontali sono diventati indispensabili nella maggior parte dei progetti di sviluppo petrolifero.

La perforazione orizzontaleScavare un pozzo orizzontale non è cosa da poco, da un punto di vista tecnico e dei costi. Eseguire un pozzo orizzontale, infatti, costa molto di più,da un minimo del 20% fino a due o tre volte il costo di realizzazione di un pozzo verticale o deviato.D’altro canto questa tecnica consente di scavare

un numero minore di pozzi per sviluppare il giaci-mento, e ciò ha effetti positivi sia sui costi globali di sviluppo del campo petrolifero che sull’ambiente, grazie a un impatto assai più ridotto a parità di produzione.Investimento che è ripagato al momento dell’entrata in produzione del giacimento, quando la produtti-vità si moltiplica.

Vantaggi tecniciÈ piuttosto evidente anche ai profani che scavando un lungo tratto orizzontale del pozzo si può aumen-tare l’esposizione della zona produttiva.Un pozzo orizzontale consente di ottenere portate di produzione più elevate e minore differenza tra le pressioni di fondo pozzo e di testa, in fase di eroga-zione. Addirittura, nel caso di strati già svuotati con pozzi verticali, un successivo pozzo orizzontale può raggiungere, e drenare, anche le zone più marginali del campo, che altrimenti non verrebbero sfruttate. E, quando i tecnici si trovano di fronte a giacimenti fratturati, questa tecnica di perforazione accresce le probabilità di intersecare le fratture dalle quali il pozzo produce. Però, i vantaggi di una perforazione orizzontale non si limitano all’aumento della produzione.

A volte i giacimenti non sono facilmente accessibili, per esempio si trovano sotto località abitate, laghi, fiumi, su terreni impervi. È logico immaginare come, grazie a un foro orizzontale, tutte queste difficoltà possano essere risolte. Infine, c’è un ulteriore risvolto positivo per l’ottimizzazione della produzione.Un pozzo orizzontale riduce il rischio di richiamare

Leggi suT>energy n. 5 la storia

del giacimento di Lacq.

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Fori principali

Pozzi a “ventaglio”

GiunzionePozzi laterali opposti

Pozzi laterali sovrapposti

INNOVAZIONE

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in pozzo gas o acqua, poiché può essere direzionatoa sufficiente distanza sia dalla cappa di gas che dalla tavola d’acqua.

A Tempa RossaA Tempa Rossa, nello specifico sul pozzo TR-1, i tecnici sono impegnati in un intervento di side-track con un dreno orizzontale di 1.500 metri, che permetterà

di aumentarne notevolmente la produttività.Ecco che anche in Basilicata, grazie a questa tecnica inventata trent’anni fa, sarà necessario perforare un minor numero di pozzi, a parità di produzione. Di conseguenza, riducendo il numero di pozzi, si ridu-cono anche le infrastrutture necessarie al mantenimento del campo, quali piazzole di perforazione, strade di servi-zio, aree di sosta, mezzi di trasporto.

Motore di fondo. La deviazione è ottenuta montando, prima del motore, una riduzione che crea l’angolo desiderato tra l’asse della batteria di perforazione e l’asse del sistema turbina-scalpello. Questa tecnica di perforazione è simile sia utilizzando le turbine che motori idraulici volumetrici (Positive Displacement Motors, PDM).

Steerable systems e geosteering. È l’ultima generazione di attrezzature. Si utilizzano sia i PDM sia semplicemente la rotazione delle aste di perforazione. L’innovazione sta nell’inserimento, appena sopra lo scalpello, di sensori che rilevano l’andamento della traiettoria del pozzo in tempo reale e in modo continuo.Ciò permette di pilotare lo scalpello di perforazione dalla superficie per poter seguire la traiettoria prevista.È possibile registrare anche alcuni log per caratterizzare le formazioni dal punto di vista geologico.Tutte queste informazioni consentono di “navigare nel sottosuolo”.

Due tecniche per curvare a 90°

I pozzi a corto raggio. Sono la versione più avanzata della perforazione orizzontale. Il foro è realizzato con gradienti angolari tra 30° e 60° ogni metro, con possibilità, quindi, di arrivare al tratto orizzontale in meno di tre metri.

Pozzi multilaterali. Molto spesso, dalla stessa sezione di foro verticale, vengono perforati più tratti orizzontali,così da interessare una maggiore superficie del reservoir.

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DestinazioneMare del Nord

MAURIZIO CAPUANOInnamorato della geologia.

ETÀ31 anni

RUOLOFuturo Mud Logger

LUOGO DI LAVOROMare del Nord

AMA DEFINIRSIUn gigante buono

GLI ALTRI LO VEDONOPreciso, quasi pignolo

DOVE SI VEDE TRA 10 ANNI Lontano da Napoli

Uscito dal mondo dell’Università, volevo iniziare subito a lavorare. Nonostante mi fossi laureato con il massimo dei voti in Geologia a 23 anni, non ho trovato spazio, profes-

sionalmente parlando. Allora ho capito che dovevo rendere più appetibile il mio curriculum». Da qui la decisione di Maurizio Capuano, originario di Napoli, che si innamora della geologia guardando il Vesuvio, di partecipare al master in Petroleum Geoscience: «Ho atteso con impazienza l’avvio della seconda edizione, poiché un mio amico che ha frequentato la prima edizione si è visto aprire numerosi sbocchi professionali. Io voglio fare carriera in questo settore, quindi mi è sembrata la strada ideale da percorrere». E, infatti, le aspettative non sono andate deluse. La parte teorica del corso di studi ha completato la sua preparazione con l’opportunità di con-frontarsi con professionisti affermati e di fama

internazionale nel settore della geologia, come Piero Casero. Ma la parte più entusiasmante, per Maurizio, è stato il periodo di team-project, quando gli studenti sono stati messi alla prova in due settimane di studio su dati reali per realizzare la progettazione di un giacimento petrolifero.Così, a partire dall’analisi della carta geologica,a Maurizio e agli altri studenti è stato chiesto di mettere a punto le strumentazioni di indagine, dall’individuazione del numero dei sensori, fino alla determina dell’ubicazione e della profon-dità dei pozzi, sempre considerando la fattibilità economica del progetto. E dopo tanto studio, finalmente si giunge al contratto di lavoro tanto atteso. «Ho inviato il mio curriculum alla Geolog specificando che avevo frequentato il Master.Questo si è rivelato essere un importante biglietto da visita. Ho superato il colloquio in inglese e ora sono in procinto di partire per ope-rare su una piattaforma».

Nel nostro campo, la preparazione offerta dal corsoè una rarità in Italia.

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DONATELLA TELESCAOltre alla teoria, fino ai fatti.

ETÀ26 anni

RUOLOPHD presso l’Università degli Studi della Basilicata

LUOGO DI LAVOROSardegna e Mare del Nord

AMA DEFINIRSIEntusiasta

GLI ALTRI LA VEDONOPerfezionista

DOVE SI VEDE TRA 10 ANNI In una compagnia petrolifera

Il passaparola tra amici che avevano frequentato l’edizione precedente ha funzionato.

Maurizio Capuano e Donatella Telesca si iscrivono al master in Petroleum Geoscience

dell’Università della Basilicata, cofinanziato da Total, perché poteva inserirli nel mondo del lavoro.

Dopo un anno ciò è accaduto, ma con una sorpresa: stessa destinazione, Mare del Nord.

PROTAGONISTI

Credo che la prontezza nelle rispo-ste e la familiarità con la materia siano risultate le carte vincenti durante il colloquio d’esame per ottenere il dottorato di ricerca.

Due qualità migliorate durante il master dell’U-niversità degli Studi della Basilicata, che in quei giorni stavo concludendo». In particolare, la padronanza della materia non deve essere sfuggita a uno dei membri della commissione, il rappresentante della compa-gnia DONG E&P Norway, società finanziatrice del dottorato vinto da Donatella Telesca. Così, a gennaio, la 26enne potentina è attesa in Norvegia per la presentazione del suo progetto di studio da svolgere nel triennio del dottorato. «Passerò i prossimi anni a studiare le caratteri-stiche geologiche di un luogo della Sardegna che sembra presentare le stesse caratteristiche

fisiche presenti nei fondali del Mare del Nord. In base ai risultati ottenuti, poi, la compagnia norvegese saprà se e come intervenire nel sottosuolo del Mare del Nord, dove effettuare queste analisi risulterebbe più complicato».Donatella, dopo la laurea in Geologia all’Univer-sità di Napoli, si è iscritta al master in Petroleum Geoscience seguendo la strada suggerita da alcuni compagni di studi che avevano frequen-tato la prima edizione. Poi la svolta, con la scelta di partecipare al bando di dottorato e il vantag-gio di poter allegare un curriculum arricchito del titolo di frequenza al master di II livello. L’opportunità di portare a compimento un’a-nalisi geologica sul campo, che avrà un effetto immediato sull’operatività di un’azienda, entu-siasma Donatella: «Amo ottenere il riscontro immediato dei risultati. Insomma, mi piace andare oltre la teoria, passando ai fatti».

Ho sempre desiderato avere un contatto forte con la natura. Anche nel lavoro.

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Per me, per te, per tutti

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SICUREZZA

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In tutti gli ambienti di lavoro e per tutte le categorie di lavoratori devono essere previste e garantite adeguate misure di protezione e prevenzione a tutela della sicurezza. Questo principio diventa la prio-

rità in un sito petrolifero, ossia in un ambiente di lavoro che necessita non solo di grande atten-zione e vigilanza ma anche della puntuale e corretta applicazione delle norme in materia di sicurezza da parte di tutti gli attori coinvolti.Questo il principio condivisibile, ma è neces-sario andare oltre alla teoria. Infatti, qualche tempo fa è nata la campagna di comunicazione del “Progetto Cultura Sicurezza – IO SICURO”, dedicata ai dipendenti e collaboratori che sono impegnati alla realizzazione di Tempa Rossa.Una campagna, come dice il titolo stesso, foca-lizzata sul tema della sicurezza. Ma con un taglio diverso, lo si dichiara proprio fin dal titolo, che chiarisce subito come, per Total, la sicurezza è una questione di cultura, che va affermata e trasmessa a tutti. E si impernia su un concetto fondamentale: ciascun lavoratore è il primo artefice della propria sicurezza. La novità di questo progetto, infatti, sta proprio nel punto di vista personale e completamente ribaltato rispetto alla tradizione.Non è solo l’azienda che impone le regole affermando cosa fare e cosa non fare, ma anche ogni singolo collaboratore che si fa carico della propria sicurezza e di quella di chi gli sta accanto.

Testimonial di me stessoIl problema di questo tipo di campagne, pur-troppo, è che spesso i messaggi non sono sufficientemente memorizzati, o per troppa sicu-rezza, o per abitudine, o per la scarsa incisività del contenuto. Però, quando si parla di sicurezza, il livello di attenzione deve sempre essere mas-simo. È necessario dunque assicurarsi che ogni singola informazione sia letta, memorizzatae fatta propria.Da qui nasce l’idea di trasformare gli stessi lavoratori di Tempa Rossa e le rispettive famiglie

in testimonial delle buone pratiche diventando protagonisti della campagna di comunicazione partecipativa sulla sicurezza. Per questo motivo, un ipotetico visitatore del cantiere potrebbe ammirare grandi cartelli con facce note che ricordano i basilari comportamenti in un sito petrolifero. Note perché sono le stesse facceche, dal vivo, si incontrano effettivamente sul cantiere e che si sono prestate a questo gioco di specchi in cui, per esempio, sono i figli a mettere il casco di protezione al proprio genitore.Un operazione semplice, ma che ha la forza di trasformare una regola in un gesto di grande valore simbolico e affettivo.

Nel cuore di Tempa Rossa sono i lavoratori, per primi, a mettersi in gioco. Perché la sicurezza è innanzitutto una questione personale.

Sono chiamate Learning Box, ma dietro al nome inglese si celano degli speciali container dedicati alla for-mazione, in cui tutto il personale è invitato a seguire diversi moduli di auto-formazione sui temi della sicu-rezza. Le Learning Box permettono, in tempi brevi, una formazione effi-cace, moderna e interattiva di tutto il personale coinvolto sul sito Tempa Rossa. E così il progetto “E-learning with Containers” si è classificato al secondo posto, tra più di cinquanta progetti presentati da tutte le filiali del settore Esplorazione & Produzione, in occasione di un seminario sulla sicu-rezza organizzato dal Gruppo Total.

LE SCATOLE DELL’APPRENDIMENTO

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Le immagini più che le paroleLa seconda novità di questa campagna, invece, risiede nel linguaggio scelto. Usualmente i concetti sono espressi verbalmente e succes-sivamente rafforzati dalle immagini. Questa volta, invece, sono le immagini a predominare sulla parola offrendo chiarezza e comprensibi-lità immediata anche in un ambiente lavorativo multiculturale quale è Tempa Rossa. Chiunque sia il lavoratore, la sua provenienza o la lingua madre poco importa. Tutti possono ammirare e comprendere gli otto pittogrammi rappresentanti i cinque rituali e i tre tabù affissi sui muri dei luoghi di lavoro: il sito Tempa Rossa, gli uffici di Roma, Milano, Potenza e Guardia Perticara. Quali sono i rituali?In cantiere controlla sempre il tuo collega e fatti controllare, rifletti sui rischi e controlla il tuo equipaggiamento, se hai dubbi chiedi, aggiornati sempre, segnala le anomalie. I tabù al contrario rappresentano i comporta-menti che mai si devono tenere in un cantiere: lavorare impreparati, trascurare anomalie e comportamenti non sicuri, o assumere inten-zionalmente comportamenti rischiosi.

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Gli istituti della valle del Sauro puntano sui laboratori praticiper migliorare la preparazione degli studenti.

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La formazione rappresenta un aspetto centrale per ottenere un futuro migliore. È un percorso lungo e cruciale per lo sviluppo delle abilità e capacità perso-nali, che inizia dalla scuola dell’infanzia

e prosegue fino ai corsi di perfezionamento post-universitari. Oggi, alla scuola è richiesto di trasmettere conoscenza, ma anche di sviluppare molte altre competenze: gli studenti devono imparare a imparare, a progettare, a comunicare, a collaborare e partecipare, ad agire in modo autonomo e responsabile, a risolvere problemi, a individuare collegamenti e relazioni, ad acquisire e interpretare informazioni. Un ampio spettro di risultati, il cui raggiungimento è una meta ambi-ziosa. Ma gli istituti scolastici della valle del Sauro, attraverso una serie di progetti sostenuti da Total, forse hanno trovato la via più opportuna.Per guardare al mondo al di là dei confini nazio-nali è nato “My Passport For Europe”. Il progetto offre ai ragazzi dei corsi di lingua inglese aggiuntivi rispetto alle lezioni già previste dal programma scolastico, tenuti da docenti madre-lingua fino all’ottenimento dei certificati rilasciati dal Trinity College. All’aspetto teorico, poi, si è affiancato anche un contributo pratico con il laboratorio linguistico multimediale, già operativo, dotato di una console centrale e 10 postazioni.

Qui il professore può far interagire i ragazzi, assegnare esercizi e mostrare video in lingua originale, verificando in modo continuativo e puntuale il grado di apprendimento dei conte-nuti proposti. Con un obiettivo, in questo caso, davvero impegnativo: far apprendere una lingua vivendola e non studiandola con il solo scopo di affrontare l’interrogazione il giorno successivo. Parallelamente sono entrati in attività anche i tre laboratori scientifici nelle scuole di Gorgoglione, dalla scuola dell’infanzia alle medie inferiori.Ogni laboratorio presenta strumenti particolari, adatti alle differenti fasce d’età e ai diversi obiettivi di conoscenza perseguiti. Per esempio, i più pic-coli si soffermano sull’osservazione degli oggetti e dei fenomeni semplici, gli alunni delle elemen-tari effettuano le prime sperimentazioni, quelli delle medie procedono all’analisi e alle sperimen-tazioni di fenomeni fisici e chimici complessi. Anche in questo caso, i laboratori stimolano una modalità innovativa di approccio didattico e di apprendimento per una materia complessa e fondamentale come sono le scienze naturali. Così, grazie a un ambiente che consente di sperimen-tare in prima persona e osservare da vicino quello che altrimenti si leggerebbe solo sui libri di testo, gli studenti possono vivere la bellezza del mondo che li circonda da veri protagonisti.

Protagonistidella conoscenza

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L’esperienza vista dai dirigenti scolastici delle scuoledi Stigliano e Corleto Perticara.

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INIZIATIVE

Il valore della didattica laboratoriale

Non hanno dubbi: la sola lezione frontale non basta più. Bisogna realizzare percorsi innovativi di formazione. Ad affermarlo sono Enzo Lardo, dirigente scola-

stico dell’istituto omnicomprensivo di Corleto Perticara, dove sono attivi i corsi con certifi-cazione Trinity College e il laboratorio per lo studio della lingua inglese, e Michela Antonia Napolitano, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo Montano di Stigliano con sedi associate in Aliano e Gorgoglione, nei cui ambienti sono stati creati tre laboratori scientifici.

Professor Lardo, perché un progetto dedicato allo studio della lingua inglese?La conoscenza di una lingua alimenta la pro-pria vita, ma amplia anche la possibilità di trovare lavoro. Non mi stanco mai di ripeterlo, e finalmente anche gli studenti ne hanno capito l’importanza grazie al progetto “My way for life”: grazie a questi corsi si ottengono i certificati Trinity College che possono dare grande presti-gio ai curricula dei ragazzi. Un’opportunità per competere sul mercato del lavoro che abbiamo pensato di offrire all’intera comunità, aprendo i laboratori anche agli adulti.

L’idea è piaciuta ed è stato un successo: l’anno scorso, quasi quaranta persone hanno parteci-pato ai corsi e hanno frequentato il laboratorio.

Gli studenti come hanno vissuto questa parte-cipazione allargata?La partecipazione di persone “esterne” alla scuola ha cambiato le prospettive dei ragazzi su ciòche stanno studiando.Sono entrati in contatto diretto con persone che vogliono migliorare il loro presente e il loro futuro attraverso l’apprendimento della lingua inglese e questo li ha stimolati.Ed è cambiato anche il modo di percepire la scuola: per gli alunni non è più un recinto, ma uno spazio di crescita aperto all’intera collettività.

Professoressa Napolitano, che valore aggiunto danno i laboratori scientifici?Il metodo dell’indagine e dell’osservazione scien-tifica dei fatti e la loro corretta interpretazione rappresentano i punti di partenza fondamen-tali per sviluppare nella mente degli studenti la curiosità scientifica nei confronti del mondo. Non solo. Nei laboratori, lavorando sulla compo-nente pratica e scientifica, si possono valorizzare anche altri ambiti disciplinari e interdisciplinari.

Ci sono in programma altriprogetti per il futuro?Grazie a Total, è stato finanziato il progetto “Digitalizzazione scuola primaria classe 2.0” che ci consen-tirà di aggiornare la scuola dotando le classi di tablet e LIM (lavagna interattiva multimediale) per creare ambienti integrati di apprendimento.E poi, con il progetto “Suoni e voci”, la scuola diventerà un ambiente musicale, dotato di impianti stereo e strumenti, per stimolare le abilità espressive.

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Il dirittoalla quotidianità

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Primo Piano

INIZIATIVE

Qual è il risultato ottenuto

grazie ai progetti di educazione

all’autonomia?

Oggi, otto dei nostri ragazzi

lavorano: cinque sono impiegati

in una cooperativa sociale, uno

all’Associazione degli Industriali

e altri due hanno aperto una

paninoteca. Un grande risultato

perché per lavorare è necessaria una

perfetta consapevolezza dei propri

doveri, ma anche dei relativi diritti,

il rispetto degli orari e la capacità

di gestire e organizzare i propri

impegni. Insomma, il percorso

personale verso l’autonomia è stato

completato con successo.

I ragazzi come vivono le attività

organizzate dall’Associazione?

I ragazzi si divertono molto, amano

trascorrere il tempo insieme. Spesso

l’Associazione organizza week-end

e vacanze, dove sono loro stessi a

decidere insieme la destinazione

del viaggio. E quando non sono in

Associazione, passano il tempo a

messaggiarsi su WhatsApp.

Qual è, oggi, l’atteggiamento

culturale e sociale nei confronti

delle persone affette da

sindrome di Down?

C’è da fare ancora molto a livello

culturale per garantire il benessere

e l’autonomia delle persone che

ne sono affette. Ma le cose sono

cambiate negli ultimi vent’anni.

Oggi i ragazzi Down si incontrano

al bar, in libreria, in palestra perché

le famiglie hanno mutato il loro

atteggiamento, e perché con i

ragazzi si lavora sul processo di

consapevolezza e accettazione della

propria condizione. Fondamentale

per raggiungere l’autonomia.

Si ascolta una storia lunga 22 anni, piena di emozioni e progetti che hanno visto crescere insieme bambini e genitori, quando si aprono le

porte della sezione di Potenza dell’AIPD, Associazione Italiana Persone Down.Una storia che si sviluppa quotidiana-mente per le 50 famiglie associate e per i volontari che svolgono le attività per rendere autonomi i ragazzi con sindrome di Down.Il lavoro di integrazione nella società, per un ragazzo Down e per la sua famiglia, comincia subito, dal momento della nascita. Le famiglie devono sapere di non essere sole e diventa fondamentale il dialogo con altri genitori che hanno vissuto la stessa esperienza.Poi, l’attenzione si allarga, perché le famiglie devono conoscere le agevola-zioni e i diritti garantiti. E, infine c’è la scuola, con cui si collabora attraverso l’Osservatorio Scolastico sull’Inclusione. Ma questo è solo l’inizio del percorso, che si dipana lungo l’intera vita del ragazzo che crescendo deve affron-tare un cammino che ha una meta ben precisa: l’educazione alla piena autonomia. Attività di cui si fa carico l’Associazione Italiana Persone Down grazie all’aiuto di molti, volontari, pri-vati cittadini e aziende come Total.A seconda dell’età si distinguono diversi percorsi. E a Potenza sono tre, per soddisfare i bisogni dei 35 ragazzi attualmente coinvolti.Durante la prima adolescenza, ci si iscrive al “Club dei ragazzi in gamba” per acquisire le autonomie di base, come prendere da soli i mezzi pub-blici o imparare a usare il denaro. Crescendo, dai 17 ai 20 anni, cambiano

i bisogni e occorre stimolare la socia-lizzazione, la capacità di organizzare da soli le uscite serali, andare al cinema o a mangiare una pizza. Ecco che c’è l’”Agenzia del tempo libero”. E quando si diventa adulti, ci si ritrova ne “I Circoli” per sperimentare spazi di vita autonoma, a prescindere dalla famiglia. Come? Sfruttando una stanza nei locali della Provincia che, dopo essere stata sistemata dai ragazzi, è diventata luogo di incontro e di ritrovo.È il loro spazio autogestito. E l’idea è piaciuta così tanto che “I Circoli” sono frequentati anche da ragazzi che vivono nei paesi limitrofi. Ma non basta. Dietro l’angolo, c’è un nuovo pro-getto, ancora più ambizioso: abituare i ragazzi a condividere con gli altri e in totale autonomia un appartamento per un intero week-end.Quando si parla di autonomia, però, non ci si può limitare alla socializzazione.Il processo verso l’integrazione sociale passa anche per la conoscenza e l’e-sercizio dei propri diritti, come il diritto di voto. In questo caso gli operatori dell’Associazione sono impegnati a spiegare le tematiche di carattere politico e a creare una vera e propria simulazione del voto in cabina.Mille aspetti della quotidianità costel-lano l’impegno dell’AIPD, il cui lavorosi può sintetizzare con l’offrire ai ragazzi Down il diritto a poter fare in autonomia i piccoli gesti della vita quotidiana per godere appieno della propria esistenza.

Una serie di progetti a sostegno dell’integrazionedei ragazzi Down. Per insegnare loro l’autonomia.

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Intervista aCarmela De VivoPresidente AIPD - Potenza

Per saperne di più...

www.aipdpz.it

INFORMAZIONI UTILI

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Una serie di progetti a sostegno dell’integrazionedei ragazzi Down. Per insegnare loro l’autonomia.

In Italia vivono 38.000 persone Down. Ne nascono circa 1.200 all’anno. Grazie ai progressi medici la speranza di vita di una persona con sindrome di Down si è attestata oggi a 62 anni, gli esperti sono convinti che in un prossimo futuro raggiungerà quella della popolazione generale.E, grazie alle associazioni come AIPD, possono godersi le piccole gioie della quotidianità, in autonomia.

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La giusta miscela

del fango di

perforazione

è l’amalgama

adatto alle rocce

attraversate in

ogni punto della

trivellazione.

Per questo,

è decisiva l’analisi

dei piccoli detriti

portati in superficie.